Terre di frontiera / Ottobre 2016 - Numero 7 Anno 1

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SALUTE E INDUSTRIA. NE PARLIAMO CON L’ONC DI EMMA BARBARO

Nel Salento ci si ammala, nel Salento si muore. Secondo uno studio condotto dal Cnr sull’impatto del particolato primario e secondario sulla salute della popolazione salentina il numero di morti annui oscillerebbe tra i 7 e i 44. Proporzioni impressionanti su una popolazione di poco più di un milione di abitanti. Degli effetti correlati alle esposizioni agli agenti inquinanti di derivazione industriale sulla salute umana e di malformazioni neonatali abbiamo parlato con il dottor Maurizio Portaluri, oncologo e direttore responsabile dell’associazione Salute Pubblica.

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Dottor Portaluri, l’area salentina è caratterizzata da numerosi e molteplici impianti industriali: le due centrali a carbone di Brindisi, il petrolchimico e l’Ilva di Taranto costituiscono solo alcuni esempi illustri. Sulla base delle più recenti risultanze scientifiche in materia, sugli studi fatti e certificati, quali tipi di patologie si riscontrano con maggiore frequenza? A quale tipologia di inquinante sono correlate? Dal registro europeo delle emissioni sappiamo che la Puglia è una ragione in cui l’industria introduce nelle diverse matrici ambientali un quantitativo elevato di inquinanti che supera di gran lunga i parametri di legge previsti in Italia. Si tratta degli Idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e della diossina - quest’ultima soprattutto a Taranto -, ma anche di metalli pesanti, amianto e arsenico. Si consideri ad esempio l’area di Manfredonia. Ben oltre i singoli inquinanti vi sono situazioni in cui il particolato, che è un vettore di molteplici sostanze, è particolarmente elevato. Certo, non tutti questi inquinanti sono di derivazione industriale. Alcuni sono strettamente correlati alle attività umane. Se consideriamo generalmente il parametro della mortalità negli ultimi decenni, possiamo certo affermare che la situazione sia

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migliorata in virtù dei miglioramenti di condizioni di vita e reddito. Ma una ricerca in corso di pubblicazione su “Epidemiologia & Prevenzione” mostra chiaramente che nelle province salentine - Brindisi, Lecce e Taranto - la mortalità per malattie respiratorie, tumorali e non, è aumentata ed è più elevata della media nazionale a partire dagli anni Settanta. Quali categorie di popolazione risultano, nel complesso, maggiormente colpite? A Taranto sono stati condotti alcuni studi sui bambini dimostrando, sulla base dei ricoveri registrati, un eccesso di malattie respiratorie. Anche a Brindisi è stato studiato l’effetto dell’innalzamento del particolato sui ricoveri ospedalieri per malattie cardiorespiratorie - un fenomeno già rilevato in molte città in cui il tasso di inquinamento è più elevato - ed è stato confermato che a soffrire di più nelle giornate in cui il livello di inquinamento è maggiormente avvertito sono gli anziani, probabilmente cardiopatici e broncopatici. Ma nelle province di Brindisi e Taranto, al di là di patologie respiratorie, si parla con sempre maggiore frequenza anche di malformazioni neonatali. Quali studi sono stati condotti sulla materia?


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