Terre di Confine #8

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FANTASY que, lontani anni luce dai mirabolanti draghi di Licia Troisi che trasportano comandanti di fanteria. Nel romanzo della Novik, queste creature hanno uno spessore psicologico paragonabile a qualsiasi personaggio umano: di Temeraire, infatti, possiamo apprezzare la crescita fisica e mentale, un ingrediente prezioso che conferisce realismo alla storia. A proposito di realismo, chi si aspetterebbe la vanità di una donna di fronte a un bel gioiello da parte di un rettile grande e grosso? Per non parlare del legame drago-cavaliere, descritto di volta in volta come un sentimento paterno, come l’affiatamento che unisce due compagni d’armi e, in qualche occasione, quasi come l’affetto che lega due amanti: nulla, infatti, nemmeno la famiglia, può intromettersi in tale prezioso rapporto. Per quanto riguarda il protagonista umano della vicenda, anch’egli è soggetto a un cambiamento che non solo è del tutto percepibile ma anche plausibile nel suo evolversi. Nonostante l’opposizione del padre, lo scetticismo degli antichi camerati e i suoi stessi dubbi (gli aviatori infatti, agli occhi dei più, rappresentano una strana e chiusa categoria, completamente dediti al benessere del proprio drago), il capitano saprà trovare la sua giusta dimensione all’interno dell’aviazione inglese, portandovi anzi una ventata di novità proprio per il suo ruolo di “parvenu”. La descrizione dell’addestramento ci permette così di apprezzare lo spessore psicologico di molti protagonisti. Per contro, questo strumento toglie spazio all’azione, che in molte parti della storia manca. Ciò è forse comprensibile, trovandoci nella prima parte di quella che si prospetta come una trilogia; tuttavia la presenza dei draghi e la situazione bellica crea ben altre aspettative: la vicenda è narrata in modo tanto realistico che il lettore s’immedesima in quest’atmosfera da Seconda Guerra Mondiale, da Battaglia d’Inghilterra… ma, come dicevo, l’azione poi latita, o almeno i colpi di scena non sono così frequenti come ci si aspetterebbe. Solo verso la fine il brivido della battaglia finalmente emerge: l’invasione di Dover è descritta con dovizia di particolari e, bisogna ammetterlo, anche con una certa originalità, tratteggiando una sorta di operazione “Leone marino” ante litteram; sarà proprio in questa occasione che il nostro protagonista, il drago

“Temeraire” Todd Lockwood, 2006

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Temeraire, saprà sfoggiare al momento giusto abilità che capovolgeranno le sorti dello scontro. Un altro aspetto che senz’altro manca nella narrazione è un punto di vista più globale: il tutto si svolge attraverso gli occhi del capitano Laurence e, dove egli non è direttamente presente, il lettore non riesce a vivere avvenimenti e situazioni. La battaglia di Trafalgar, per esempio, rappresenta una grande occasione perduta, e noi ne conosceremo lo svolgersi solo tramite i racconti, un po’ enfatici, che arriveranno da fuori alla base aerea scozzese dove avviene l’addestramento dei draghi. A tutto questo bisogna aggiungere il fatto che nulla di ciò che accade in campo francese è percepibile per il lettore: possibile che un “cattivo” dalle caratteristiche così straordinarie come Napoleone, la cui figura non è certo identificabile con il Sauron della situazione, non sia degno di una maggiore attenzione? In me, inoltre, sono affiorate molte curiosità ucroniche: quale è stato il ruolo dei draghi nelle vicende vicine al periodo storico descritto, quelle che hanno portato alla Rivoluzione Francese? Per non parlare delle precedenti, che hanno visto i Romani e gli Spagnoli dominare l’Europa. Questi aspetti affioreranno forse nei prossimi volumi della saga, insieme al ruolo preminente che sembra già ora rivestire, nel mondo della Novik, la Cina: chiave di volta e giustificazione di questa superiorità sono ancora una volta i draghi, con le razze orientali descritte come più forti rispetto a quelle europee. Le appendici, dunque, pur preziose, potevano essere sfruttate in modo migliore e, personalmente, avrei fatto tranquillamente a meno di un capitolo di anticipazioni. Per concludere il mio giudizio è senz’altro positivo, anche se mi auguro che la vera sostanza della vicenda emerga nei prossimi capitoli della saga. n Stefano Baccolini

Lettura: Il Drago di Sua Maestà

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