Terre di Confine #6

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FANTASY segreta, terribile profezia del Principe che distruggerà il mondo. La sua morte viene decretata ufficialmente dopo il mancato superamento delle prove; l’Imperatore volge le spalle al figlio, mentre solo con fatica, a stento, il neonato viene strappato all’Imperatrice. Il rito per il passaggio alla morte viene celebrato al cospetto di tutta la corte, vestita di blu (feeling blue, in inglese, indica uno stato di depressione, tristezza; da qui il colore del lutto in questo mondo alternativo). L’Imperatrice però si ribella, l’ultimo gesto di una madre disperata: raccoglie le poche energie rimaste e, benché non osi toccarlo, resta a levitare sulla culla del bambino, proteggendolo. Le sue lacrime incidono scie di sangue sulla pelle del neonato. Joram non muore; viene rapito e quindi salvato da una donna che ha perso il suo bambino e che, resa folle dal dolore, alleva il figlio dell’Imperatore come se fosse il proprio. Gli insegna a nascondere la sua menomazione, ad utilizzare ogni risorsa, muscoli, cervello e giochi di prestigio, per coprire con l’inganno la mancanza della magia. Col passare degli anni, l’intelligenza e la volontà di Joram lo spingono a cercare di apprendere l’arte proibita, la Tecnologia: bandita in seguito alle Guerre del Ferro che sconvolsero Thimallan, essa gli permette di vagheggiare la creazione di un’arma micidiale… Non è l’unico d’altronde ad interessarsi a questa Arte, anche altri anelano a quelle conoscenze vietate; il destino li farà incontrare, e proseguire per un cammino guidato da un fato oscuro.

Commento. Come si vive in un mondo in cui il destino è scritto dalle capacità magiche possedute alla nascita? La risposta che pare balzare agli occhi dalle prime pagine di questo ciclo è semplice e diretta: si vive male. Se cercate un fantasy che si sviluppi in modo classico e finisca con un lieto fine, probabilmente questa non sarà l’opera per voi. D’altra parte, essa unisce una trama interessante ad elementi di una certa originalità, come per esempio la presentazione di un intero mondo umano fondato sulla magia, con regole, dinamiche e personaggi di indubbia attrattiva; un pregio per il lettore in cerca di qualcosa di nuovo. Senza contare che gli Autori centellinano con abilità le rivelazioni e le scoperte, mantenendo alta la tensione narrativa durante tutti e tre i libri.

Non si tratta di una storia dirompente, rispetto ai romanzi fantasy in generale: in fondo di mondi alternativi ed eroi non così puri si è sempre sentito parlare; tuttavia, la volontà di stupire e ribaltare certi luoghi comuni è evidente. La suddivisione in caste (un involontario o almeno indiretto omaggio all’India antica, e anche non tanto antica) è un ulteriore elemento di riflessione. Similmente a quanto accade in India, a Thimallan c’è una ragione “magica” e natale alla base della stratificazione sociale, resa particolarmente rigida dal fatto che le differenze magiche, nel mondo ideato da Weis e Hickman, sono oggettive. Anche nel Medioevo la divisione in classi sociali era così intensamente pervasiva e schematizzata, legata ad una precisa situazione economica, e ad una regione (l’Europa, ma una valutazione simile può essere fatta anche per il Medioevo giapponese) ferma e chiusa nei confini blindati di un’economia immobile. Non appena questi fattori mutarono, il cambiamento fu dirompente. A Thimallan i cambiamenti devono ancora arrivare, e tutto è cristallizzato (un simbolo forse ne è l’Imperatrice, ingabbiata e prigioniera della Vita, quando tutto ciò che la riguarda è morte), un mondo chiuso ed ostile. Questa chiusura assoluta richiede una soluzione

Lettura: La Spada Nera

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