Tutto l'amore che resta

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a cura di Maria Falvo · prefazione di Ines Testoni

Tutto l’amore che resta

Affrontare e superare la perdita del nostro amico a quattro zampe

Tutto l’amore che resta

Affrontare e superare la perdita del nostro amico a quattro zampe

a cura di Maria Falvo

prefazione di Ines Testoni

7.

8.

9. Passi avanti nel diritto per favorire la relazione con gli animali familiari di Maria Falvo

10. Un differente punto di vista: la “continuità”

i cicli di nascita e morte di Maria Falvo

11. La Via del Buddha di Angelo Vaira

12. Gli animali hanno un’anima. Sarà per questo che si chiamano anima-li? di Massimo Wertmüller

13. Le ceneri animali: il Comune di Milano si adegua!

In quali altri luoghi , in Italia, è possibile seppellire insieme animali e familiari umani?

in cimiteri per animali in Italia

normativa: come gestire le spoglie

Prefazione

di Ines Testoni

Tutto l’amore che resta parla di un sentimento del tutto speciale. Mi riferisco a quello che nasce tra animali umani e non1, che percorrono insieme un tratto della loro esistenza nel mondo, ovvero della loro vita inevitabilmente ricca tanto di gioie quanto di difficoltà e sofferenze. Si tratta di un legame che non è ancora pienamente compreso dalla cultura dominante e che, per questo, subisce diverse forme di delegittimazione. La maggior parte delle persone non comprende infatti che, quando si investe emotivamente in una relazione, tutto ciò che la mette in crisi o la recide porta a conseguenze dolorose per ogni parte coinvolta.

Questo libro entra dunque nel merito di un argomento ancora non troppo conosciuto, che però si inscrive in una tendenza culturale importante, in cui gli umani stanno cominciando a capire di non essere indubitabilmente i migliori sulla faccia della terra. Se la vita è un valore, di fatto tra i viventi gli umani sono i maggiori responsabili della distruzione degli equilibri naturali che la garantiscono. In tale spazio si inscrive l’attività della Lega Anti Vivisezione (LAV), associazione italiana che si impegna per la difesa dei diritti degli

1. Da questo momento in poi, utilizzerò il termine umano per semplificare il concetto di animale umano.

Prefazione animali, contestando ogni forma di sfruttamento e violenza nei loro confronti. L’opposizione a pratiche crudeli e strazianti, insieme alla valorizzazione della ricerca di metodologie scientifiche alternative e alla promozione di un’etica della compassione e della responsabilità, esprime a tutto tondo il rispetto della dignità degli animali e la condanna dell’uso degli esseri viventi come meri strumenti a disposizione della volontà di potenza umana.

Parallelamente sta crescendo anche la consapevolezza che molta violenza si muove all’unisono con la pratica della rimozione sociale di ciò che riguarda la morte. Infatti, le azioni più crudeli contro gli animali e gli umani più deboli vengono perlopiù censurate, per cui a livello sociale non se ne ha percezione. E la soppressione di tutto ciò che riguarda finitezza e finitudine ci sta avviluppando in rappresentazioni del mondo pericolosamente illusorie e disfunzionali. Come dimostra la Terror Management Theory (TMT) grazie ormai a centinaia di evidenze empiriche, sopprimiamo sistematicamente la riflessione e la comunicazione intorno alla morte per difenderci dall’angoscia che essa causa. La TMT mette in evidenza come la consapevolezza della morte influisca profondamente sul comportamento umano, portando le persone ad adottare dinamiche psicologiche complesse per distanziarsi dal confronto diretto con la propria mortalità. Di fronte alla consapevolezza della finitezza, gli umani sviluppano strategie di negazione e distorsione, per evitare di confrontarsi con contenuti che mettono in allarme e suscitano potenzialmente terrore evocando la morte. Tali difese inconsapevoli decretano il successo sociale di tutto ciò che garantisce distrazione, ma, per quanto esse siano efficaci nell’immediato nel ridurre l’ansia, di fatto contribuiscono all’adozione di comportamenti disfunzionali, come lo sono il consumismo, l’esercizio della violenza o l’indifferen-

TuTTo l’amore che resTa za, tutti supportati da atteggiamenti fondati su razionalizzazioni inconsistenti.2

Si inscrive in tale scenario, come esempio emblematico, il lutto delegittimato, ovvero la reazione sociale per cui il dolore che qualcuno prova a causa di una perdita viene svalutato con argomentazioni che lo misconoscono e ne sminuiscono la portata, fino a giungere addirittura a negarlo, invalidarlo o giudicarlo inappropriato. È questo il caso in cui una perdita non rientra nei canoni tradizionali dei lutti accettati, come lo è per esempio la morte di un familiare stretto. Ho studiato questo fenomeno specifico rispetto al dolore provato per la morte di un animale domestico e mi dedico a questo argomento ormai da anni.3 Questi studi illustrano come gli umani che si sono affezionati a un animale soffrano spesso come se avessero perso un familiare e di conseguenza si sentono non compresi

2. Discuto di tutto questo in modo esteso in Il grande libro della morte (Il Saggiatore), Il terzo sesso (Il Saggiatore).

3. Si vedano De Cataldo, L., Ronconi, L., & Testoni, I. (2014), Pet grief support. A research on grief between representation of death and euthanasia, in I. Testoni (Ed.), Seeing beyond in facing death. Spirituality from sick body to salvation – Contents, care and relationships in different cultures, pp. 72-73, Padova University Press; Testoni, I., & De Cataldo, L. (2017), Un lutto speciale. Delegittimazioni culturali e rappresentazioni della morte nella perdita di un animale domestico [A special kind of grief. Cultural delegitimizations and representations of death in the case pet loss], «Psicoterapia e Scienze Umane», 51(3), 413-438. https://doi.org/10.3280/PU2017-003004; Testoni, I., De Cataldo, L., Ronconi, L., & Zamperini, A. (2017), Pet loss and representations of death, attachment, depression, and euthanasia, «Anthrozoos», 30(1), 135148. https://doi.org/10.1080/08927936.2017.1270599; Testoni, I., De Cataldo, L., Ronconi, L., Colombo, E. S., Stefanini, C., Dal Zotto, B., & Zamperini, A. (2019), Pet grief. Tools to assess owners’ bereavement and veterinary communication skills, «Animals», 9(2), 67. https://doi.org/10.3390/ani9020067; Testoni, I., De Vincenzo, C., Campigli, M., Caregnato Manzatti, A., Ronconi, L., & Uccheddu, S. (2023), Validation of the HHHHHMM scale in the Italian context: Assessing pets’ quality of life and qualitatively exploring owners’ grief, «Animals», 13(6), 1049. https://doi.org/10.3390/ani13061049.

e non supportati. La loro sofferenza può essere altrettanto profonda e complessa quanto quella per la morte di un congiunto. Questo è dovuto al fatto che gli animali spesso ricoprono ruoli significativi nella nostra esistenza, diventando compagni di vita, amici e membri della famiglia o del team di lavoro.

Il lutto è una delle esperienze più difficili e dolorose da affrontare, e può essere elaborato solo se chi soffre è supportato da un ambiente che offre comprensione e sostegno emotivo. La sua delegittimazione per un verso impedisce a chi lo vive di affrontarlo in modo sano, rallentando il processo di elaborazione, e per l’altro ci rende tutti più insensibili e indifferenti alla sofferenza altrui.

La delegittimazione della sofferenza che viene provata per questo tipo di perdita è dovuta a una carenza culturale diffusa, soprattutto ove si mantenga la visione tradizionale che considera gli animali come esseri privi di soggettività, ridotti a materia vivente, senza una propria dimensione psichica fatta di emozioni e processi cognitivi.

La convinzione che gli animali siano “cose” o esseri di poco valore è avallata dalle religioni tradizionali occidentali che, a partire dal testo biblico, li pongono come creature inferiori, completamente subordinate alla volontà umana. Le culture sciamaniche e orientali hanno sempre visto i nostri compagni di viaggio come esseri da rispettare e venerare, ma questa visione è stata sopraffatta da quella tradizionale occidentale, responsabile, tra l’altro, di una storia di violenza e sopraffazioni contro tutto ciò che è natura. Fintanto che la società sarà carente di rappresentazioni degli animali che supportino un linguaggio in grado di esprimere cordoglio e vicinanza per la loro morte, chi soffre si sentirà solo e smarrito nella propria tristezza.

TuTTo l’amore che resTa

Dirigo da ormai un ventennio il Master “Endlife” in Death Studies & The End of Life4, per comprendere e, in un certo senso, cercare di ridurre o di eliminare le conseguenze negative che l’interdizione di ciò che riguarda una riflessione rigorosa e attenta sul senso del morire comporta in termini di conseguenze individuali e sociali.

Tra gli allievi più appassionati di questo percorso di formazione ci sono proprio i veterinari, perché sono delle sentinelle speciali sia della relazione umano/animale sia di ciò che ne mette a repentaglio gli equilibri.

I veterinari sperimentano in prima persona i sentimenti di attaccamento ai propri pazienti, ai quali dedicano competenza, tempo e attenzione. Contemporaneamente vivono tutte le difficoltà legate al lutto vicario, determinato dal mantenere un rapporto con persone che devono subire il dolore della perdita senza essere compresi.

Negli ultimi anni sta però sorgendo una nuova visione del mondo. Veterinari d’avanguardia, movimenti animalisti e, più di recente, antispecisti, come la LAV, stanno mettendo in discussione la concezione tradizionale del rapporto tra viventi. Questa nuova sensibilità sociale riconosce che gli umani empatizzano naturalmente con gli animali. Se vogliamo abitare in una società veramente sana, inclusiva e pacifica, dobbiamo riconoscere e valorizzare questo tipo di esperienze, conferendo agli animali e al nostro rapporto con loro un nuovo senso di cittadinanza e appartenenza al mondo che quotidianamente pensiamo e costruiamo.

È all’interno di questa sensibilità che il lutto per la perdita di un animale viene considerato importante, non solo per chi lo sta 4. Il nome del master è in inglese, ma le lezioni sin tengono in italiano. Per informazioni endlife@inestestoni.it. Si vedano anche i siti: https://endlife.psy. unipd.it/ e https://uel.unipd.it/master-e-corsi/endlife-death-studies-theend-of-life-for-the-intervention-of-support-and-the-accompanying

vivendo, ma anche per la società intera che può crescere favorendo lo sviluppo di una cultura in grado di comprendere il dolore legato alla morte. Tutto l’amore che resta esplora un sentimento che probabilmente abbiamo sempre provato, fin dall’inizio del nostro apparire sulla terra, ma che non siamo stati in grado di comprendere appieno. Questo libro, descrivendo a più voci un legame speciale, che nasce come vissuto d’amore unico nel proprio genere, ci aiuta a comprendere che cosa significa affrontare la morte di un animale che amiamo.

Ines Testoni (www.inestestoni.it)

Full Professor of Social Psychology, FISPPA Department – UniPd, Italy

Member Academic Board PhD Human Rights Program – SPGI, UniPd, Italy

Coordinator of AIP Thematic Group of Palliative Psychology – Italy

Director of Master EndLife in Death Studies & The End of Life –UniPd, Italy

Director of Master in Creative Arts Therapies for Resilience – UniPd, Italy

Director of EndLife NoteBook Series – Padova University Press (ENB/PUP)

Co-Editor of Bloomsbury Emanuele Severino Series – London

Director of WebSite Death Education 4 Palliative Psychology (DE4PP) www.de4pp.org/moodle

Wiki: https://en.wikipedia.org/wiki/Ines_Testoni

Orcid: 0000-0002-2325-6450

Scopus: www.scopus.com/authid/detail.uri?authorId=54790194400

WOS: www.webofscience.com/wos/author/summary/ da75e73d-0f37-4c9e-8ff8-3216f74fbf5a-011043d033/doc-relevance/1

Contatti

Tel: 049 8276646

Email: ines.testoni@unipd.it

Perché questo libro

Ritrovarsi con la sua cuccia vuota, lasciar andare via il nostro amico a quattro zampe… impossibile non sentirsi investiti da un dolore profondo. Non è semplice trattare questo tema, così intimo e doloroso. Infatti crediamo che la perdita di un animale con il quale abbiamo condiviso esperienze e quotidianità, magari crescendo insieme, non può essere sminuita o considerata un lutto di serie B perché gli animali – lo sanno bene milioni di persone (42%) che in Italia vivono con un animale, per lo più cani e gatti – sono membri acquisiti del nostro nucleo familiare. Sì, fanno parte della nostra famiglia allargata!

Condividere la nostra vita con loro genera emozioni che restano scolpite per sempre nei nostri ricordi e nel cuore. Rassegnarsi a lasciarli andare quando l’età è ormai avanzata o quando sopraggiunge una malattia è inevitabilmente molto doloroso: ci sentiamo smarriti e impotenti… Esternare, descrivere e condividere questo sentimento di sofferenza per la perdita di un nostro compagno a quattro zampe è importante per rimarcare quella dignità che non sempre gli viene riconosciuta dalla società ma che appartiene, senza alcun dubbio, a ogni individuo vivente.

La realtà – dobbiamo ammetterlo – è che non esiste una formula magica per superare il dolore causato dalla perdita di un affetto,

TuTTo l’amore che resTa in una riflessione sullo choc legato alla vicenda degli animali ingiustamente soppressi presso il rifugio Cuori Liberi. Infine, chiude il volume l’attore e doppiatore Massimo Wertmüller. Le loro voci si intrecciano per comporre un racconto costruito attraverso diverse discipline e punti di vista, una ricchezza di esperienze e di riflessioni di grandissima importanza per chi si trova ad affrontare lo stato d’animo che suscita la perdita di un animale. Parlarne e condividere questa circostanza può essere una delle strade consigliabili per elaborare il lutto.

Le sofferenze suscitate dalla perdita dei nostri amici a quattro zampe meritano rispetto e attenzione. Nello stesso tempo, un fatto è certo: essersi presi cura di un animale – dalle passeggiate alle vacanze e ai giochi insieme, fino alle terapie veterinarie o alla scelta del cibo migliore – è un atto d’amore e questo legame affettivo non può che restare indelebile nei nostri ricordi. Nulla potrà spezzarlo!

Ovviamente anche il dolore assume mille sfaccettature e può essere più o meno acuto, a seconda che venga affrontato con consapevolezza e rassegnazione verso la brevità e volatilità della vita, oppure che sia causato da un evento improvviso o, al contrario, arrivi alla fine di una vita lunga e piena del nostro animale. Una sofferenza tanto più delicata da gestire se provata da un bambino o da un anziano. Questo libro cerca di far emergere la pluralità di aspetti che danno sostanza ai legami e al dolore, e rivendica il diritto di soffrire per quella cuccia di colpo vuota, per quella relazione fatta di gesti scambievoli unici, dove non è la parola a prevalere ma l’empatia e il legame reciproco e profondo.

Chi vive o ha vissuto con un animale conosce il valore inestimabile di questo legame e nel libro abbiamo voluto rompere il silenzio su

1. Animali, ieri e oggi

Ho visto la mia nonna paterna – che allevò cinque figli, una dei quali handicappata, tra la campagna e la città di Gubbio, dopo essere stata qualche anno col suo sposo bracciante in Alsazia, da emigrante, guadagnando di che costruire, con l’aiuto dei parenti, una casa di pietra tutta nostra –, ho visto la mia nonna analfabeta e troppo indaffarata per lamentarsene, piangere per la morte dell’amata gatta Cita quando quella tornò una volta dai suoi vagabondaggi trascinandosi e lamentandosi. Ero io ad averla chiamata Cita pensando alla scimmia di Tarzan, alla quale somigliava per il naso schiacciato a causa di un sasso tiratole, per perfido divertimento, da un bambino del vicinato. Le porte che davano sulla strada o sull’aia nelle case di un tempo avevano un buco fatto ad arte in un angolo in basso che era chiamato la gattaiola, perché permetteva ai gatti casalinghi di uscire e rientrare a loro piacimento. Amati e stimati i gatti soprattutto perché, cacciavano i topi. Amati e stimati i cani perché abbaiando avvertivano della presenza sull’aia di estranei, di notte, e perché accompagnavano un mio zio adolescente quando portava a pascolare quattro pecore, e anche, occasionalmente, accompagnavano me quando la nonna mi chiedeva di portare i maiali che allevavamo – a salvezza dai duri inverni – a pascolare sotto le querce che segnavano i sentieri. Ma, in qualche modo, non era solo al mondo animale – che

TuTTo l’amore che resTa

che le case avessero vasche da bagno. Si piangeva un po’ ma poco, perché ne restava sempre uno per il nostro divertimento, per i nostri giochi… E a quell’uno ci si affezionava e della sua morte, quando eravamo bambini, si poteva anche piangere…

E oggi? Oggi che cani e gatti sono animali domestici e sono anche i soli (gli uccelli, i piccioni, volano troppo in alto e non si lasciano acciuffare e carezzare perché, giustamente, non si fidano degli umani) a popolare i nostri appartamenti cittadini, con la funzione ridotta a quella della compagnia e in rari casi – per quanto riguarda i cani – dell’aiuto a vecchi, storpi, ciechi...

Ricordo l’inizio di un bel film di Otar Ioseliani, I favoriti della luna, che mostrava nelle prime scene tanti e tanti parigini che portavano a spasso il loro cane o cagnolino, e il regista si diceva sbalordito che questi animali non avessero alcuna funzione pratica, economica, ma solo quella della compagnia, accolti e amati soltanto “per la loro bellezza”, non per la loro utilità.

Forse è proprio per questo che la morte di cani e gatti “di compagnia”, una morte perlopiù naturale, assistita a volte da un veterinario quando l’animale soffre di malattia o di vecchiaia, commuove i solitari che siamo diventati, dentro i nostri minimi ambienti, dentro il nostro piccolo cerchio degli affetti. E sì, in ogni caso, la morte di un essere che ci è stato vicino, a cui siamo stati vicini, continua a essere dolorosa – anche, oggi, perché può sembrare a chi tra di noi ne sa e ne capisce meglio o che ne sa di più sugli annunci di una morte che incombe sull’umanità tutta e insieme sull’animalità tutta e sulla natura tutta, di cui sappiamo l’alta probabilità ma di cui facciamo finta di non sapere.

Quante specie viventi già muoiono o agonizzano? Gli esperti ce lo dicono, ma noi facciamo finta di niente, e consoliamo la nostra

1. animali, ieri e oggi

solitudine, le nostre nascoste paure, “consumando”. Coinvolgendo nella nostra ipocrita attesa anche tanti animali, non solo i cani e i gatti che abbiamo vicini. Piangere per la loro morte singolare è più che mai, oggi, piangere anche sulla vicina morte dell’umanità, piangere sulla morte di tante specie animali, piangere su quel che ferocemente e senza rendercene conto abbiamo contribuito a perdere, contribuiamo a perdere. Più che mai i versi famosi di John Donne sulla campana che non suona a morte per degli sconosciuti ma suona anche per ciascuno di noi, per ogni mortale, ci invitano a piangere sulla morte dei singoli esseri viventi, su quelli che ci sono stati e ci sono più vicini. Ogni perdita dovrebbe esserci di monito ad amare di più il vivente, e così non è. Si piange solo per ciò che si è avuto vicino, e ogni perdita è irrimediabile, quella di un uomo come quella di un animale. E di una specie.

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