Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

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Alimentazione · Ambiente · Medicina

aprile 2011 · n° 260 ·  3,80

il mensile per l’ecologia della mente e la decrescita felice · dal 1977

Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R.

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Schiavi delle banche Dieta e igiene orale contro l’alito cattivo

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Costellazioni familiari

dossier Curare il cancro: e se voltassimo pagina?

Gabon: un paradiso da proteggere 07/03/11 13.30


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La Glutammina partecipa anche alla formazione del glutatione, glutatione un potente antiossidante, antiossidante che protegge le cellule dai pericoli ossidativi. È di aiuto nel recupero dopo intensi sforzi fisici e mentali, utile dopo certi traumi ed è altrettanto preziosa nel proteggere l’integrità della mucosa del tratto gastrointestinale, in particolare del colon. Glutammina in polvere di Natural Point (confezione da 120g) è prodotta seguendo elevati standard qualitativi.

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a Glutammina è l’aminoacido più presente nel corpo umano: oltre che nei muscoli, si trova in quantità discrete anche nel sistema nervoso, nell’intestino, nel fegato, nel cuore e viene utilizzata da tutte le cellule, in particolare da quelle deputate alle difese immunitarie immunitarie, per produrre energia. La Glutammina svolge un ruolo importante nella regolazione dell’equilibrio acido-base, acido-base proteggendo così l’organismo dall’acidosi. Essa concorre a difenderlo grazie alla trasformazione dell’ammoniaca, un residuo tossico dell’organismo, in forme innocue, che vengono poi eliminate dai reni oppure convertite in urea dal fegato.

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CONSIGLI E NOTIZIE DEL MESE VEGETALE 4 OROSCOPO Ariete Ferdinando Alaimo

SPECIALE 23 caraffe filtranti

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Acqua: con o senza filtro? Gabriele Bindi

AD APRILE 5 NELL’ORTO Aprile temperato

non è mai ingrato Enrico Accorsi e Francesco Beldì

AGRICOLTURA NATURALE

32 Quale via per la permacultura? Roberto Manzone

6 BIONEWS 8 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI

MONDO VEGAN

36 «Pericoloso sarà lei!» Dora Grieco e Adriano Fragano

NUOVI PARADIGMI

10 Schiavi delle banche Andrea Bizzocchi

53

Questo numero è stato chiuso il 3 marzo 2011 Tiratura: 21.300 copie REDAZIONE (055 3215729 int. 4) info@aamterranuova.it Direttore responsabile: Mimmo Tringale redazione@aamterranuova.it skype: mimmo.tringale Vicedirettore: Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Caporedattore: Nicholas Bawtree nicholas@aamterranuova.it - 340 5708387 skype: nicholas.bawtree Grafica e impaginazione: Andrea Calvetti andreacalvetti@me.com Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Enrico Accorsi, Ferdinando Alaimo, Michela Baccini, Nicholas Bawtree, Francesco Beldì, Claudia Benatti, Andrea Bertaglio, Gabriele Bindi, Andrea Bizzocchi, Pasquale Boscarello, Najla Calistri, Benedetta Campi, Federica Del Guerra, Adriano Fragano, Paolo Giordo, Dora Grieco, Andrea Grossi, Francesca Guidotti, Giuliana Lomazzi, Roberto Manzone, Silvia Moro, Pietro Pinti, Silvia Ricci, Elena Rocca, Vanessa Sartori, Alice Savorelli, Nadia Tadioli, Troglodita Tribe, Silvia Turrin, Roy Virgilio e la Rete Semi Rurali. PUBBLICITÀ (055 3215729 int. 5) Sergio Tonon - pr@aamterranuova.it skype: sergio.aam Francesca Messinese (055 3215729 int. 3) distribuzione@aamterranuova.it Maria Pia Tinaglia (347 3648161) promozione@aamterranuova.it skype: mariapia.tinaglia Piccoli annunci (055 3215729) Federica Del Guerra - annunci@aamterranuova.it Ufficio stampa (366 4437458) Maria Patrelli Campagnano ufficiostampa@aamterranuova.it Ordini rivista e libri (055 3215729 int. 2) Silvia Farina ufficiodistribuzione@aamterranuova.it Eva Di Giovanni distribuzionelibri@aamterranuova.it Distribuzione rivista (055 3215729 int. 3) Francesca Messinese distribuzione@aamterranuova.it Amministrazione (tel 055 3215729 int. 6) Cristina Michieli cristina@aamterranuova.it Massimo Bragagni amministrazione@aamterranuova.it Olga Bossa ufficioamministrazione@aamterranuova.it Responsabile magazzino: Antonella Ambrosi Stampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)

VIAGGI

un paradiso 40 Gabon: da proteggere Silvia Turrin

SPAZIO AVI – VEGETARIANI.IT

16 Prevenire l’alitosi Giuliana Lomazzi

62 LAVORI VERDI

44 Gestore di albergo diffuso Elena Rocca EQUO E SOLIDALE

CUCINA NATURALE

Pasqua scegli 21 Per la pasticceria naturale! Pasquale Boscarello

45 Chi specula sulla fame Dario Scacciavento ENERGIA

gratuita: 46 Energia solo una chimera? Roy Virgilio

La carta utilizzata per questa pubblicazione è prodotta dalle cartiere Cariolaro e certificata dal marchio Der Blaue Engel (Angelo Azzurro) rilasciato dal Ministero dell’ambiente tedesco per i prodotti cartacei realizzati con fibre provenienti al 100% da carta straccia, di cui almeno il 65% proveniente dalla raccolta differenziata. La cartiera certifica che la cellulosa non è sbianchita con prodotti contenenti cloro o sbiancanti ottici, ma con ossigeno e acqua ossigenata.

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RETE SEMI RURALI

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Pomodoro !02),% q N q € !02),% q N q €

IL RICETTARIO DI TERRA NUOVA

IIL L MENSI MENSILE LE PER L L’ECOLOGIA ’EC OLOG IA DELL DELLA A MENTE E LA L A DECRESCITA DECRES CITA FELICE · DAL 1977

Le ricette da ritagliare e conservare! Quarta sezione: tofu, tempeh, seitan

Alice Savorelli

Il filtro è servito

tofu, tempeh, seitan

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Pandemia silenziosa

L’ALMANACCO DI TERRA NUOVA

Linguine con ragù di seitan e zucchine Ingredienti per 2 porzioni 2-3 cucchiai di olio extravergine d’oliva • circa 3 cm di porro pulito e tritato • un cucchiaio di shoyu • 4-5 pomodori essiccati ammollati in acqua filtrata per circa 10 minuti, poi sciacquati, strizzati e frullati per ottenere una pasta • una zucchina pulita e tagliata a cubetti • circa 190 g di seitan al naturale tritato o macinato • pepe bianco macinato fresco • circa 150 g di linguine integrali • prezzemolo fresco spezzettato (a piacere).

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■ Scaldate l’olio d’oliva in una padella capiente e dal fondo pesante o in un wok, e fate appassire il porro a fiamma viva. Unite lo shoyu, la pasta di pomodori essiccati e la zucchina; abbassate il fuoco e fate cuocere per qualche minuto. Aggiungete anche il seitan macinato e il pepe e proseguite la cottura per un altro paio di minuti, mescolando di tanto in tanto. Spegnete e mettete da parte. Cuocete le linguine in abbondante acqua leggermente salata, scolatele al dente e unitele al ragù. Fate saltare a fiamma vivace per circa un minuto e servite completando con l’olio d’oliva e il prezzemolo.

Il ricettario di

Aprile 2011

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53 DOSSIER Curare il cancro:

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orale Dieta e igiene or ale contro contr o l’alito cattivo

paradiso adiso Gabon: un par proteggere da pr oteggere

Copertina: ©istockphoto.com/Ljupco elaborazione: A. Calvetti

e se voltassimo pagina? Nicholas Bawtree e Mimmo Tringale

ECO-DETERSIVI

naturali… 62 Detersivi a tutto tondo Nadia Tadioli

69 PAGINE VERDI

NATURALE 70 SALUTE Costellazioni familiari Gabriele Bindi NATURALE 75 ALIMENTAZIONE Formaggi light: stiamo freschi! Giuliana Lomazzi

TERRA NUOVA DEI LETTORI

91 La salute non è in pillole Peppe Di Girolamo GENITORI E BAMBINI

Se il bimbo non dorme RIMEDI NATURALI

67 Maca: la pianta afrodisiaca Silvia Moro

COME POSSO FARE?

Eliminare le muffe in modo naturale

96 SEGNALIBRO a cura di Federica Del Guerra Agricoltura biodinamica: dalla teoria alla pratica

I

tumori oggi rappresentano una patologia sempre più diffusa e nei paesi più industrializzati la prima causa di morte. A questo tema, e in particolar modo alla possibilità di ricorrere alla medicina non convenzionale, è dedicato l’ampio dossier di questo numero. Voglio limitarmi qui ad affrontare un aspetto particolare della questione: la dimensione sociale del fenomeno. Con oltre 7,6 milioni di decessi all’anno nel mondo, di cui 170 mila in Italia, il cancro oggi rappresenta una vera e propria pandemia, che attraversa ogni paese e ogni frontiera senza grandi clamori e campagne allarmistiche. Perché tutto questo silenzio? La risposta è molto semplice: la proliferazione delle patologie oncologiche è una dichiarazione di fallimento dell’attuale modello medico-scientifico. Mentre sempre più oncologi, compreso il nostro Veronesi, sono concordi nel definire il cancro una malattia provocata essenzialmente dall’esposizione ad agenti chimici tossici, dall’altra si consente in nome del progresso la presenza nell’ambiente di almeno 280 mila sostanze dichiaratamente nocive (dati Società americana di chimica), a cui ogni anno se ne aggiungono altre 150 di nuove (censimento delle Agenzie regionali per l’ambiente). Nei confronti del cancro, la medicina contemporanea si comporta come quel bambino che per salvare il suo villaggio tenta di tappare le falle della diga con un dito. Per salvarci la pelle, bisogna invece svuotare rapidamente la diga. Smettere di ingrossare il fiume, alimentato ogni giorno da troppi veleni. La cura più efficace contro il cancro è curare il Pianeta. Prenderci cura della Terra. Praticare uno stile di vita in grado di migliorare la salute nostra e delle persone che ci sono vicine. È questa la medicina più efficace.

98 I libri di Terra Nuova Edizioni DI VISTA 100 SPUNTI Ecogenitori Benedetta Campi Lavori in un centro di alimentazione naturale? Una Bottega del Mondo? Hai un punto vendita o un’attività in sintonia con la nostra testata?

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oroscopo vegetale

Ferdinando Alaimo

ARIETE

La raccolta di questo mese:

Rafano e Impatients

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uando il sole, nel suo moto apparente, doppia l’equinozio di primavera, la sua luce accende di verde il Pianeta e una potente manifestazione di forze si verifica in natura. I nostri antenati simboleggiarono questo urgente risveglio con l’Ariete, animale coraggioso, deciso, impulsivo. Designarono col nome di Marte, antico dio di quella vitalità prorompente e aggressiva che si celebra a primavera, l’insieme delle funzioni che il sole esercita in questo periodo sul Pianeta. A questa funzione marziana si deve innanzitutto la «guerra» alla stasi invernale, si deve al suo fuoco vitale il riemergere sulla terra dei fili d’erba e dei nuovi virgulti: la magia verde del suo manto vegetale. Alcune piante, ad esempio il Peperoncino, il Rafano o l’Impatiens, saranno più di altre segnate da questo fuoco e quindi distinte come piante «marziane» rispetto ad altre caratterizzate da funzioni lunari, oppure venusiane, saturnine ecc. In base a questo paradigma olistico ritroveremo le stesse funzioni animare ogni organismo, anche il nostro. Così, ad esempio, saranno funzioni dovute al fuoco di Marte, «pianeta rosso» e maschile, quelle che presiederanno alla circolazione del sangue arterioso o alla produzione di ormoni sessuali come il testosterone. Dal punto di vista di questa erboristeria planetaria sarà allora evidente che nel caso di squilibrio delle suddette funzioni, ad esempio di un organismo affetto da «stasi invernale», potremo ricorrere ai benefici di una pianta marziana per restituire fuoco e vitalità, «primavera» somatica e psichica al nostro malato.

Parole contadine

Rafano

Impatients

Potremo in questo caso servirci del Rafano, una pianta erbacea che ama climi freschi e terreni umidi, dotata di una grossa radice biancastra ricca di essenze solforate piccanti. Basta ingerirne poca per sentirne in tutto il corpo il calore: il Rafano stimola la circolazione sanguigna, se ne avvertono gli effetti soprattutto a livello periferico, alle estremità del corpo, spesso fredde per una insufficiente e lenta irrorazione sanguigna; dinamizza inoltre tutti i processi metabolici ed esercita su tutte le mucose un’azione disinfettante e antisettica. Lo si assume fresco: 2-4 g di radice grattugiata al dì, o in tintura madre: 10-15 gocce in un po’ d’acqua al dì. Da evitare nelle infiammazioni acute, in gravidanza e in casi di ipotiroidismo. Se invece siamo abitati da un eccesso di energia marziana, che a livello emozionale e psicologico si manifesta con attitudini di impazienza, insofferenza e intolleranza nei confronti del nostro prossimo, tanto da allontanarlo e da lasciarci soli con le nostre irritazioni, allora, seguendo le indicazioni del dottor Bach, potremo ricorrere al fiore di una pianta che ci assomiglia: l’Impatiens. Una pianta chiamata anche «noli me tangere» (non mi toccare) poiché basta sfiorarla perché le valve molto elastiche della sua capsula, con uno scatto repentino, si aprano e proiettino i semi in ogni direzione. Il dottor Bach prescrive di assumere questo suo rimedio ponendone sotto la lingua 4 gocce almeno 4 volte al dì. n

Zappilografia i dice che «april di bei colori orna la via», ma in questo mese era così tanto il lavoro da fare che non c’era tempo per guardare i fiori. Si finiva di potare e di seminare la verdura nell’orto, poi si legavano le viti. Poco dopo sugli olivi cominciavano a formarsi i mignoli, che poi diventavano piccoli fiori giallo-verdi. Era importante che i mignoli uscissero presto per avere tanto olio, infatti si diceva: «Se mignola d’aprile, vacci col barile. Se mignola di maggio, giusto per l’assaggio. Se mignola di giugno, vacci con il pugno!».

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Tratto da Il libro di Pietro (Terra Nuova Edizioni) l’autobiografia di un contadino cresciuto ai tempi della mezzadria.

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In aprile bisognava zappare, zappare, zappare. Perché cresceva sì quel che si era seminato, ma crescevano anche le erbacce. Zappare era un lavoro che non piaceva a nessuno, perché venivano i calli alle mani e un gran mal di schiena. Dalle nostre parti c’era un contadino che fu chiamato a fare la leva. Lui stava in coda e sentiva l’ufficiale che chiedeva agli altri qual era la loro occupazione. Davanti a lui uno disse: «Faccio lo stenografo». Poi un altro: «Faccio il tipografo». Quando toccò al nostro amico lui non voleva essere da meno, allora disse: «Faccio lo zappilografo!».


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nell’orto ad aprile

Enrico Accorsi e Francesco Beldì

Aprile temperato non è mai ingrato

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ell’orto aprile è un mese in cui il lavoro diventa frenetico: si susseguono semine, trapianti, cure alle piante e primi raccolti. Per le semine e i trapianti possiamo fare riferimento alla tabella 1 ed è un’ottima scelta combinare le indicazioni fornite con le informazioni della colonna «agricoltura e giardinaggio» dell’almanacco che trovate al centro del giornale. In questo mese possiamo seminare in semenzaio: anguria, cetriolo, lattughe e indivie, melone, porro, zucca e zucchino. Prima di iniziare i trapianti di cetriolo, melanzana, peperone, pomodoro, sedano e zucchino attendiamo che le temperature minime siano stabilmente sopra i 10° C per evitare che improvvisi ritorni di freddo facciano morire le piantine. In caso di rischio di gelate, proteggiamole con tessuto non tessuto (TNT) o con piccoli tunnel realizzati con teli di plastica trasparenti. Ricordiamoci, invece, di togliere il TNT dalle colture come ravanelli, radicchi e lattughe da taglio, spinaci e bietole, che non hanno più bisogno di protezione. In questa stagione le erbe spontanee crescono rapidamente. Se abbiamo deciso di utilizzare materiali organici per la pacciamatura (paglia, foglie, cippato, compost ecc.) questo è il momento giusto per coprire l’aiuola con il materiale prescelto. Lo spessore dello strato varia da 5 a 20 cm. L’uso della pacciamatura organica è una scelta che rispetta l’ambiente e tutela la fertilità del terreno, ma se nel nostro orto sono presenti arvicole (topolini) o il grillotalpa, è meglio preferire le zappature, perché la lavorazione ripetuta del terreno disturba questi parassiti. In aprile compaiono anche i primi afidi (pidocchi). Utilizziamo preventivamente il macerato polivalente per ridurre o annullare la presenza di questi (e altri) insetti. Se questo intervento non fosse sufficiente, interveniamo con un trattamento serale utilizzando sapone di Marsiglia (20 g in un litro d’acqua) o alcol alimentare a 90° (1,5 cucchiai per litro d’acqua). n

Il macerato polivalente Mettiamo in un sacchetto di cotone o iuta alcuni spicchi d’aglio, una manciata di rosmarino, una di lavanda (anche le foglie) e le foglie di due piante di ortica. Immergiamo il tutto in 3 litri di acqua per almeno 7 giorni, mescolando ogni tanto. Per diminuire l’odore aggiungiamo bentonite (un’argilla che si trova nei negozi di enologia o di edilizia) o litotamnio (un’alga calcarea reperibile nei negozi per l’agricoltura). Trascorsa almeno una settimana, misceliamo un bicchiere di macerato a 1 litro d’acqua e irroriamo le piante ogni 7-10 giorni. Si può usare il macerato anche mescolato all’acqua di irrigazione: l’effetto repellente in questo caso si manifesterà verso gli insetti terricoli.

+10/20 0 – 5/10 – 10/20 – 20/25 – 20/30 – 25/30

I periodi indicati nella tabella 1 sono riferiti alla Valle Padana (0). Le zone colorate indicano di quanti giorni si possono ritardare (con il +) o anticipare (con il –) le semine e i trapianti.

tab. 1 Semine e trapianti di aprile Ortaggio Bietola da coste e da orto Carota Cavolo cappuccio

Materiale

Periodo

seme

tutto il mese

seme

tutto il mese

piantina

tutto il mese

Cetriolo

seme

dalla 2ª decade

Cetriolo

piantina

fine mese

Fagiolo e fagiolini

seme

da metà mese

Indivia e lattuga

piantina

tutto il mese

Lattuga da taglio

seme

tutto il mese

Melanzana, peperone, pomodoro Patata Prezzemolo, radicchio da taglio, ravanello Sedano

piantina

fine mese

tubero

fino a metà mese

seme

tutto il mese

piantina

fine mese

seme

tutto il mese

Zucca e zucchino

seme

dalla 2ª decade

Zucca e zucchino

piantina

fine mese

Spinacio (varietà tardive)

tab. 2 Distanza fra le file e le piante Distanza fra le file (cm)

Distanza fra le piante (cm)

Anguria

150

200

Cetriolo

120

60

80/40

8/5

Indivia, lattuga

30

25

Melanzana, peperone, pomodoro

80

50

Melone

150

50

Frutta e verdura di stagione

Prezzemolo, radicchio da taglio

10

continua

Verdura: barbabietole, broccoli, carciofi, cavolfiori, cavoli, cavolini di Bruxelles, cicoria, dolcetta, erbette, finocchio, lattuga a cappuccio, lattuga riccia, rabarbaro, rafano, scalogni, sedano rapa, spinaci, tarassaco. Frutta: arance amare, arance dolci, pompelmi. Erbe aromatiche: alloro, aneto, erba cipollina, prezzemolo, rosmarino, salvia, timo.

Sedano

60

25

Zucca

100

200

Zucchino

100

80

Ortaggio

Fagiolo e fagiolini (con o senza sostegni)

La distanza fra le file è indicativa. È consigliabile deciderla basandosi sulla larghezza dell’attrezzo utilizzato per controllare le erbe spontanee (qualche centimetro in più). Per altre piante controllare le tabelle dei mesi precedenti.

Terra Nuova · aprile 2011

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bionews Transgenesi o mutagenesi. Questo è il dilemma… Il riso ottenuto attraverso la tecnologia Clearfield ha invaso l’Italia. Introdotto nel 2006, oggi occupa diverse migliaia di ettari. La buona notizia è che non si tratta di ogm. La cattiva notizia è che siamo di fronte al solito pacchetto «seme-pesticida», tipico dell’agricoltura convenzionale e assolutamente deleterio per la salute umana e per l’ambiente. Clearfield letteralmente significa «pulire i campi» e, in effetti, il suo obiettivo è quello di eliminare dai campi il riso «crodo», una varietà selvatica rossa che cresce naturalmente insieme alle varietà commerciali. Grazie alla tecnologia Clearfield è stata ottenuta una varietà di riso (il più conosciuto è Libero), che è in grado di sopravvivere alle irrorazioni dell’erbicida «Beyond». Non è difficile credere al fatto che sia un’unica multinazionale (BASF) a vendere entrambi i prodotti del pacchetto (Libero+Beyond). La promessa è quella di ridurre sensibilmente l’utilizzo degli erbicidi nei campi di riso (di 10 volte), ma non si tiene conto dell’aumento delle

Le api volano, gli ogm anche Il polline e le api si muovono liberamente, senza rispettare confini, barriere, proprietà private. Se ci sono ogm nelle vicinanze, la contaminazione genetica è garantita. Ciò che non è ancora chiaro, invece, sono i diritti e i doveri di chi ha inquinato e di chi ha subìto l’inquinamento: chi paga i danni? Che fine fanno i prodotti contaminati? Il caso che sta facendo discutere, questa volta, riguarda la Germania. I prodotti dell’apicoltore Karl Heinz Bablok sono stati contaminati accidentalmente nel 2005 dal

resistenze delle cosiddette «erbacce» o «infestanti», che costringe dopo pochi anni ad aumentare la quantità delle sostanze chimiche utilizzate, con effetti disastrosi di inquinamento delle falde e di riduzione della biodiversità. È interessante notare che l’azienda, pur commercializzando ogm, ci tiene a rassicurare i consumatori sul fatto che il riso Libero non sia stato ingegnerizzato, ma ottenuto attraverso un processo di mutagenesi «tradizionale». Tale processo consiste nella somministrazione di radiazioni ionizzanti o sostanze chimiche (in questo caso di etilmetilsulfonato), che modificano il Dna vegetale. Non esistono garanzie sui rischi legati alla mutagenesi, ma il riso Libero è regolarmente iscritto al Registro nazionale delle varietà vegetali (insieme a tante altre varietà «mutate»). Inoltre, la BASF ha promesso agli agricoltori che, dopo il riso, arriveranno sul mercato il girasole (già pronto), la colza, le lenticchie e il frumento. Tutti firmati Clearfield.

mais Mon810 della Monsanto, coltivato nei vicini terreni sperimentali appartenenti allo stato della Baviera. La questione è se debbano essere soggetti a specifica autorizzazione. Ritenendo di essere stato danneggiato, l’apicoltore si è dunque rivolto alle autorità giudiziarie tedesche, che hanno a loro volta interpellato la Corte di Giustizia Europea. Per il momento si è espresso solo l’avvocato generale, che non sembra avere dubbi: i prodotti apistici contenenti ogm possono costituire un rischio per la salute e vanno sottoposti a specifica autorizzazione. (s. c.)

La carta dei produttori bio La prima Assemblea nazionale dei produttori biologici, organizzata da FederBio lo scorso febbraio, ha fatto nascere la Carta dei produttori, un «patto» per un modello agricolo rurale sostenibile. La carta si rivolge alle istituzioni, ai consumatori e alle diver-

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di Simona Capogna

se forze sociali per promuovere un cambiamento degli stili di vita e dei valori fondanti della nostra società. Al governo si chiede una politica fiscale più vantaggiosa che riconosca l’impegno per la preservazione degli ambienti naturali, mentre i sistemi di controllo dovrebbero semplificare e ridurre gli adempimenti burocratici. Tra gli altri punti, la valorizzazione della Rete nazionale di filiera corta bio e un tavolo interprofessionale per la riduzione dei costi.

Se l’Amazzonia produce CO2 Nel 2010 in Amazzonia c’è stata un’emergenza siccità, che unita alla deforestazione ha portato il polmone verde del Pianeta a rilasciare più anidride carbonica di quanta ne abbia assorbita. Un fenomeno già verificatosi nel 2005, a soli 5 anni da un evento che non si dovrebbe verificare più di una volta ogni secolo. L’allarme, lanciato da uno studio dell’Università di Leeds e dell’Amazon envi-


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bionews

17milioni ronmental research institute, documenta come la foresta, capace da sola di assorbire un quarto dell’anidride carbonica globale, rischia di trasformarsi da «polmone della Terra» in un’enorme minaccia per la lotta ai cambiamenti climatici. È capace infatti di rilasciare quantità di CO2 superiori a quelle degli Usa. (a. b.)

Olio di semi ogm in Puglia I volontari di Greenpeace hanno scovato in Puglia due oli prodotti con soia geneticamente modificata, commercializzati dalla Dentamaro Srl di Bari. Se vuoi difendere il tuo cibo, invia subito una lettera alla Dentamaro Srl per chiedere di non usare più ogm nei propri prodotti, sottolineando che «la sicurezza e gli effetti a lungo termine degli alimenti ogm rimangono ancora sconosciuti» e che una volta rilasciati nell’ambiente sono incontrollabili. La lettera può essere indirizzata a Dentamaro Srl, via Caduti Del Lavoro 2/D, 70126 Bari. Oppure si può compilare il format di spedizione sul sito www.greenpeace.it

Sono le persone in Europa affette da allergie alimentari. Tra questi si contano ben 3,5 milioni di giovani sotto i 25 anni, mentre la quota di bambini sotto i 5 anni nell’ultima decade è raddoppiata. I ricoveri per shock anafilattico nella fascia fra 0 e 14 anni sono aumentati di 7 volte e le visite ambulatoriali pediatriche per allergie alimentari sono triplicate. Le reazioni allergiche appaiono in continuo aumento, probabilmente a causa di cambiamenti nutrizionali e di inquinanti. Tra le cause, la European academy of allergy cita anche la mancata esposizione ai batteri, che impedisce al sistema immunitario di allenarsi e maturare. In Italia, secondo un recente studio dell’Università di Torino, l’alimento più allergizzante negli adulti è la nocciola (26%), seguita dalla verdura (14%), dalla frutta fresca, soprattutto pesche e albicocche (12%), crostacei (10%), pesce (7%), legumi (6%), semi (6%), grano (5%).

Gli ogm diminuiscono ancora in Europa I terreni coltivati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2010 sono calati del 3%. Un trend negativo che esaspera lo scivolone del 2009, in cui si registrava addirittura un -12% rispetto all’anno precedente. Secondo la Coldiretti le coltivazioni biotech sono in calo perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati. Dal rapporto annuale Isaa (International service for the acquisition of agri-biotech applications) traspare tuttavia che, a livello mondiale, le col-

tivazioni ogm hanno raggiunto il miliardo di ettari in 29 paesi. Solo i cittadini possono azionare il pedale del freno!

Il bio verticale e orizzontale L’Italia è leader europea per numero di operatori certificati bio, ma il mercato interno è molto più limitato se si confronta ad esempio con quello tedesco. I margini di crescita però hanno numeri a due cifre, con un aumento dell’11,6% solo nel 2010. Nel nostro paese il consumo di prodotti biologici rimane ancora prerogativa dell’Italia settentrionale, che acquista oltre il 70% dei prodotti. Ma il Sud non sta a guardare, e in Sicilia si supera addirittura il 25% di crescita. L’ulteriore buona notizia è che a sostenere il trend non è soltanto la grande distribuzione. Il dettaglio tradizionale, seppure numericamente poco rilevante, è il canale che ha fatto segnare la crescita più marcata, con un più 29,3%. In più bisognerebbe aggiungere l’incidenza, difficilmente calcolabile, di gruppi d’acquisto e mercati contadini locali. Il bio cresce in verticale ma anche in orizzontale.

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Come ogni anno è arrivato il periodo delle grandi pulizie pasquali. Rari, preziosi momenti in cui ne approfittiamo per tirare a lucido la nostra casetta, per renderla immacolata, linda e profumatissima. Bagno, cucina, vetri, pavimenti verranno passati al vaglio e lustrati senza pietà tornando finalmente a splendere. In aiuto a questa massiccia campagna di pulizie che ci aspetta durante le feste, accorrono centinaia di prodotti dall’aria aggressivissima che promettono meraviglie. Macchie, unto, polvere, calcare, grasso, sporcizia, microbi di ogni tipo scompariranno tremando alla loro vista. E poi per completare la disinfezione, una bella spruzzata di deodorante per interni e la nostra casa sarà degna di apparire in una pubblicità della televisione. Purtroppo dopo questa cura massiccia di detersivi, smacchiatori, anticalcari, deodoranti, antimuffa, lustra-vetri, lava-pavimenti, il nostro caro nido domesti-

co sarà anche diventato un ricettacolo di sostanze inquinanti e pericolose degne di far rabbrividire il più spietato costruttore di armi chimiche: ammoniaca, benzene, stirene, eteri glicolici, formaldeide, diossina, paradiclorobenzene, formolo, acetaldeide, perborato sodico, ipoclorito di sodio, solo per citarne alcuni. Ma quel bel profumo di pulito, quello splendore diffuso val bene un po’ di ustioni agli occhi e ai polmoni, attacchi d’asma, problemi respiratori, nausea, tosse, dermatosi e, magari, a lungo andare, perfino il cancro. Chi si sognerebbe mai di usare semplicemente sapone di Marsiglia, aceto, limone, sale, bicarbonato e acqua bollente? Non hanno certo quell’aria aggressiva e pulitissima che hanno i detersivi industriali, quel profumo inebriante, quella promessa di sterilità e asetticità assoluta, anche se pulirebbero con gli stessi risultati, risparmiando la vita a noi e all’ambiente.

e internet contrasta col diritto comunitario: in nome del diritto d’autore si stravolgono infatti le esigenze di sviluppo e apertura del patrimonio culturale, costrette in questo modo a piegarsi alla cultura del sospetto e della chiusura. n Firma anche tu per scongiurare questa eventualità su: www.sitononraggiungibile.it

Gruppi d’acquisto: i primi finanziamenti

Diritto d’autore e internet Le associazioni Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet, Assoprovider e lo Studio Legale Sarzana hanno inviato all’Agcom (Autorità garante per le Comunicazioni) un documento in cui contestano il procedimento sommario con cui l’Authority interverrebbe preventivamente in caso di sospetto di violazione del diritto d'autore sul web. L’approccio proposto dall’Agcom nella consultazione su diritto d’autore

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Nasce in Umbria la prima legge regionale che riconosce e finanzia i gruppi d’acquisto solidali. È il riconoscimento di una lunga storia che parte dallo storico gruppo sorto a Fidenza nel 1994, che lentamente si sta ramificando in tutta Italia. La legge fissa un tetto minimo di partecipanti al gruppo (15

unità) e vincola i finanziamenti al consumo dei prodotti di filiera corta caratteristici del luogo d’origine, oltre al requisito essenziale che non esistano fini di lucro. La Regione Umbria contribuirà alle spese di funzionamento mediante aiuti de minimis, per un periodo non superiore ai tre anni. Il gruppo d’acquisto dovrà essere attivo da almeno sei mesi. n Fonte: Altracitta.org

Dvd usa e getta Un dvd con autodistruzione incorporata. Non è un gadget da 007, è l’ultima novità proposta da 01 Distribution. Si chiama dvd 48 ore: ti guardi il film da un normale apparecchio, ma dopo due giorni dal primo inserimento diventa inutilizzabile. Una trovata abbastanza inutile, oltre che inquinante, essendo l’ennesimo prodotto usa e getta destinato a trasformarsi in un rifiuto non riciclabile in brevissimo tempo. n Altroconsumo

di Troglodita Tribe - trogloditatribe.wordpress.com

Prodotti per la pulizia della casa

ecologia informatica

CONSIGLI PER I NON ACQUISTI

di Silvia Ricci

dalla parte dei consumatori


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dalla parte dei consumatori

opinioni

ecologia informatica

di Troglodita Tribe - trogloditatribe.wordpress.com

di un

egan Alieni

È bello pensare che esistano altri mondi, altre persone non umane con diverse intelligenze, diverse sensibilità. Sono tante le persone che si appassionano a una simile idea. In fondo è difficile che su miliardi e miliardi di pianeti, solo sulla Terra si siano verificate le condizioni necessarie per la vita. E allora molti scrutano il cielo stellato, sperando di vedere il mitico ufo. Ma per chi cerca Altre Vite, non è indispensabile trovare un ufo. Anche qui sulla Terra, da sempre, esistono persone non umane intelligenti, sensibili, capaci di comunicare, persone non umane che abitano su questo pianeta e hanno una vita sociale organizzata in famiglie, branchi, stormi, alveari. Persone non umane che comunicano con canti, fischi, danze, colori, ululati. Persone non umane che usano utensili per la loro vita quotidiana. Avete presente il solito film di fantascienza, quando gli extraterrestri arrivano in pace con una meravigliosa astronave e l’esercito si schiera puntando fucili, mitra, missili, cannoni? Poi un soldato spara, sparano tutti e comincia il finimondo? Più o meno, con tutte le Altre Vite intelligenti e sensibili di questo pianeta stia-

mo facendo la stessa cosa, anzi peggio. Li deportiamo levandoli dal loro ambiente naturale. Li imprigioniamo e li uccidiamo per mangiare la loro carne. Li costringiamo a partorire solo per appropriarci del loro latte, per poi uccidere i loro cuccioli. Ci divertiamo ridicolizzandoli con stupidi spettacoli, li facciamo ammalare e li torturiamo per testare inutilmente dei farmaci e dei cosmetici. Quale sarebbe la definizione che affibbiereste a degli extraterrestri che, giunti sulla Terra, si comportassero in questo modo con noi umani? Ci sono sempre più uomini e donne che non accettano più questo comportamento. Si chiamano antispecisti. Come per tutti i movimenti per la libertà e l’uguaglianza vengono considerati intolleranti ed estremisti. A differenza di tutti gli altri movimenti di liberazione però si rivolgono principalmente a popolazioni oppresse di persone non umane, che nella situazione odierna non hanno nessuna opportunità di liberarsi da soli. Essi cercano, con tecniche pacifiche, creative, a volte provocatorie, di porre fine a una misera follia diffusa, quella di chi accetta che un animale debba servire un altro animale. Non è una moda, non è una dieta alimentare, non è una religione. Provate ad approfondire: antispecismo.wordpress.com/un-manifesto

11%

È la percentuale di tutta l’energia elettrica consumata dai dispositivi elettrici ed elettronici in stand-by, secondo una ricerca del Politecnico di Milano. Ogni anno spendiamo tra i 50 e i 60 euro per tenere i nostri apparecchi spenti. (a.b.)

di Andrea Grossi - www.andreagrossi.net

Facebook na rete sociale (in inglese social network) consiste di un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Questo mese parleremo della rete sociale più famosa in assoluto, ma gli argomenti sono applicabili a qualunque rete. Facebook è nata nel 2004 da un’idea semplice e geniale: il nome si riferisce agli annuari con le foto di ogni singolo soggetto (facebook, appunto) che alcuni college e scuole preparatorie statunitensi pubblicano all’inizio dell’anno accademico e distribuiscono ai nuovi studenti e al personale della facoltà come mezzo per conoscere le persone del campus. Mark Zuckerberg non ha fatto altro che portare su computer l’annuario della sua università, quella di Harvard, rendendolo interattivo. Da allora si è espanso ed è uscito dai confini universitari per abbracciare, nel 2010, più di 500 milioni di utenti. Tramite Facebook possiamo entrare in contatto con chiunque: i vecchi compagni di scuola, i colleghi di lavoro, persone che condividono i nostri stessi hobby e molto altro ancora. Possiamo far vedere a chiunque cosa ci piace, cosa non ci piace e portare in rete porzioni più o meno abbondanti della nostra vita. Possiamo considerare questa rete sociale come un insieme di blog riuniti sotto un unico sito. Con tutti i pro e i contro che questo comporta. Il «contro» peggiore è quello di farci prendere la mano e quindi di riversare tutto in rete, distruggendo così la nostra intimità e magari rivelando cose che non avremmo voluto rivelare. Un altro rischio è quello di accettare richieste di contatti da sconosciuti o, peggio, da persone che non sono quello che dicono di essere, esponendo quindi i fatti nostri a qual-

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cuno che potrebbe, nei casi più estremi, usare le informazioni a scopi illegali. Senza contare, ovviamente, il solito problema dello spam, delle richieste di partecipare a giochi oppure di unirsi a gruppi. Questa rete sociale però è dotata di tutti i mezzi per evitare intrusioni di utenti sconosciuti o non graditi e per rendere pubblici soltanto i dati che noi vogliamo rendere tali e soltanto alle persone che noi vogliamo rendere edotte. È necessario però prendersi la briga di leggere con attenzione tutte le opzioni a riguardo: queste sono davvero tante e non è certo possibile riportarle in questo trafiletto. È possibile, ad esempio, fare in modo di mantenere una persona nella lista di amicizie evitando che i suoi messaggi appaiano nella nostra bacheca; è possibile scegliere cosa far vedere e a chi tramite un insieme di filtri che si possono trovare all’interno delle impostazioni della privacy. Visto che Facebook permette di creare applicazioni da condividere (una delle più diffuse è Farmville, la simulazione della gestione di una fattoria) è stato reso possibile bloccare le singole applicazioni senza per forza cancellare l’utente che ci ha invitato a usarle. Nei casi più estremi è possibile bannare un utente: questo significa che possiamo interdire totalmente l’accesso alle nostre informazioni a chiunque riteniamo opportuno. Un utente bannato non sarà più in grado di trovarci all’interno della rete sociale: ai suoi occhi noi siamo spariti, con tutte le conseguenze positive e negative che questo comporta. Come sempre, è il buonsenso e l’intelligenza più delle contromisure digitali, che possono rendere la nostra partecipazione a Facebook una fonte di divertimento invece di un’esperienza sgradevole.

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nuovi paradigmi

Schiavidellebanche Il signoraggio bancario è la grande truffa con la quale le élite mondiali ci costringono a indebitarci. Intervista esclusiva all’avvocato Marco Della Luna, grande esperto del tema. di Andrea Bizzocchi

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n tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, uno stuolo di esperti che abbraccia trasversalmente ogni nazionalità e appartenenza politica si affanna a cercare cause e possibili soluzioni, invocando una ripresa economica quale panacea di tutti i mali. Tuttavia, con un’analisi più approfondita, ci si rende conto delle mille incongruenze non solo relative alla cosiddetta crisi, ma soprattutto relative a un si-

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stema monetario, strumento principe di governo delle oligarchie mondiali, che con la crisi ha molto a che fare. Abbiamo provato a fare il punto della situazione con l’avvocato Marco Della Luna, autore di Euroschiavi, La Moneta Copernicana e di altri saggi socioeconomici. Le sue parole lasciano senza fiato e con poche speranze, ma è proprio questo il motivo per cui abbiamo deciso di trattare il tema sulle pagine del nostro

giornale: perché l’informazione è il primo passo verso la libertà. Avvocato Della Luna, nonostante la crisi sembra che ci sia sempre più ricchezza, più produzione e più denaro. Eppure sia i privati cittadini, sia gli Stati sono sempre più indebitati nei confronti delle banche. Com’è possibile? Non è solo possibile, è inevitabile. Per una ragione aritmetica. Si tratta di una conseguenza dell’uso di una «mo-


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neta-debito», che quasi tutto il mondo ha adottato. Mi spiego meglio. Tutta la liquidità esistente, composta per l’8% da moneta legale e per il 92% da moneta contabile bancaria (cioè prestiti), è generata mediante operazioni di indebitamento. Lo Stato si procura denaro di nuova emissione dalla banca centrale emettendo titoli del debito pubblico oppure accendendo prestiti. Le imprese, i privati e gli enti pubblici si procurano liquidità accendendo prestiti dal sistema bancario, che appunto ha il monopolio della creazione di denaro, di liquidità. Tutti questi prestiti sono gravati di interesse, perlopiù composto. Quindi, se originariamente abbiamo 1000 miliardi di liquidità complessiva con un corrispondente debito verso il sistema bancario di 1000 miliardi di capitale, dopo un anno al 10% di interesse avremo sempre 1000 miliardi di liquidità, ma 1100 miliardi di debito. Dopo due anni, 1000 di liquidità contro 1210 di debito. E così via. Se invece immaginiamo che ogni anno gli interessi passivi siano pagati, dopo un anno il totale del debito sarà 1000 e il totale della liquidità sarà sceso a 900, perché 100 sono stati dati al sistema bancario per pagare i debiti. Dopo due anni, la liquidità rimasta sarà scesa a 800, e così via. In tal modo si produce una scarsità, una rarefazione monetaria dell’economia, che genera insolvenze, disinvestimenti, disoccupazione e recessione. Insomma, il nostro sistema bancario pre(te)nde dalla società più denaro di quanto ne dia? Esatto. Si crea così uno sbilanciamento permanente. Quindi in ogni caso sarà necessario, per la società, accendere continuamente ulteriori debiti col sistema bancario in modo da procurarsi il denaro per pagare gli interessi passivi. Questo è relativamente sostenibile finché il Pil cresce adeguatamente, ma quando questo rallenta, si ferma o diminuisce, scoppiano le crisi di liquidità, perché Stato, imprese e cittadini non riescono più a pagare gli interessi sui debiti accumulati. Non ci riescono, beninteso, nel loro complesso, perché le singole imprese e i singoli Stati ci rie-

scono eccome, in quanto più abili o forti nel finanziarsi e nell’attrarre a sé i liquidi (redditi e investimenti) rimasti in circolazione, sottraendoli agli altri. Questo è ciò che oggi si definisce «virtuosità». Quindi la liquidità circolante è sempre inferiore al debito? Sì, e quest’ultimo cresce in modo esponenziale, non lineare. Crescendo il totale del debito, crescerà anche il totale degli interessi passivi da pagare annualmente, così come crescerà la quota di reddito complessiva utilizzata per pagare gli interessi passivi (crescerà quindi anche il costo finanziario delle attività produttive), togliendola agli investimenti e ai consumi. Dopo breve tempo, per pagare interessi e rate di rimborso, sarà necessario contrarre nuovi debiti, e così via. Ma il sistema bancario prende buona parte dei crediti che accumula e che sa che non potranno venir ripagati, e li cartolarizza e coriandolizza. Li trasforma cioè in bond, e li rifila ai risparmiatori, oltre a incorporarli in fondi d’investimento e fondi pensione, spacciandoli per sicuri o a basso rischio. Questi titoli poi scoppiano in tasca a chi li ha comprati. Così è accaduto coi mutui subprime e coi bond della Parmalat: si tratta di una serie di gigantesche frodi bancarie. I governi e le autorità monetarie lo sapevano e hanno lasciato fare, anche perché inizialmente questo business aumenta il pil, sostiene i consumi, crea consenso sociale. Il boom economico degli Usa di Clinton conteneva alla base questo meccanismo; infatti in un secondo tempo si è tradotto in una serie di bolle economiche. Purtroppo la gente non possiede le cognizioni per capire, collegare, prevenire. Può un simile sistema raggiungere mai una stabilità? L’attuale sistema economico non può assicurare a lungo termine stabilità di mercato, perché è per sua natura sbilanciato e generatore di crisi. Le crisi si fanno tanto più frequenti quanto più è sbilanciato il sistema. L’importante è capire che non stiamo parlando di anomalie, perturbazioni passeggere, incidenti

evitabili. C’è piuttosto un’alternanza tra fasi di «gonfiaggio» e di «collasso». E la classe politica cerca di cavalcarle entrambe, al fine di trarre vantaggio sia dalle fasi di boom che da quelle di sboom. Per contro, questo sistema raggiunge una stabilità politica, nel senso che crea una dipendenza indissolubile della società nei confornti del sistema bancario, quale monopolista di moneta e credito. Si assicura quindi un controllo stabile della società attraverso gli strumenti della finanza. A essere indebitati sono sia i privati cittadini che gli Stati, ma poiché lo Stato è fatto da persone, in realtà i cittadini sono indebitati due volte. Una volta per il debito contratto come privati (il mutuo, i finanziamenti per l’auto, il divano ecc.), un’altra per il debito pubblico, pagato attraverso il prelievo fiscale. Dico bene? Sì, è così. Lo Stato e gli enti pubblici si indebitano, fanno spese e investimenti, assumono dipendenti, e inizialmente ciò crea benessere e consenso verso i politici, che quindi si rafforzano e realizzano i loro affari. Poi però l’indebitamento incomincia a farsi sentire, sempre più pesante, a causa dell’andamento esponenziale di cui abbiamo parlato, e le finanze dello Stato, dei Comuni, degli enti pensionistici eccetera vanno in crisi. È quello che da sempre succede con gli aiuti ai paesi in via di sviluppo o a quelli in difficoltà. Quando dalla fase della spesa espansiva si cade in quella del debito insostenibile, si impongono tagli della spesa e maggiore tassazione, nonché privatizzazioni. In tal modo, attraverso il debito pubblico, anche le imprese e i cittadini più «bravi» possono venire attaccati nei loro guadagni e risparmi.

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Questo meccanismo è anche responsabile della crescente diseguaglianza economica? Ossia del fatto che quote sempre maggiori di reddito e ricchezza si vanno concentrando in fasce sempre più ristrette di popolazione? Certamente. Si tratta di meccanismi monopolistici, che concentrano una quota sempre maggiore di reddito e di ricchezza (compresi i crediti) nelTerra Nuova · aprile 2011

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nuovi paradigmi

le mani dei soggetti che partecipano al cartello che ha il monopolio della produzione dell’energia, delle materie prime e soprattutto del denaro e del credito. Tutto questo a scapito del resto della società, dei produttori di ricchezza reale, dei risparmiatori, degli emarginati. Su scala globale. In un mondo dominato dai grandi cartelli sovranazionali, è automatico che la ricchezza, come il potere politico, si concentri nelle mani delle élite proprietarie di questi cartelli, e che il resto della popolazione tenda all’impoverimento, come infatti sta avvenendo da circa vent’anni. Immagino che questo si possa definire «monopolio del signoraggio». Quando è nato tutto questo? A cosa risale? Non si tratta di un artificio moderno. Quello che viene definito signoraggio classico risale ai tempi delle monete d’oro: il sovrano emetteva una moneta che conteneva un valore aureo di 50, imponendo però un valore «legale» di 100. In tal modo il sovrano spendeva 50 per l’oro, ma ricavava 100, guadagnando 50. Questo guadagno è detto signoraggio. In una fase successiva, nel Rinascimento, il signoraggio prese un’altra forma: gli orafi, che custodivano l’oro dei clienti in deposito nei loro forzieri, rilasciavano certificati attestanti la quantità d’oro depositata. Ben presto però questi cominciavano a emettere più certificati dell’oro custodito. In altre parole, se avevano depositi d’oro per 100, sapendo che i depositanti nell’insieme potevano ritirare al massimo il 10% del totale del deposito, emettevano certificati per 1000: 100 per l’oro effettivamente depositato, e 900 come denaro che prestano a interesse. Questi certificati presero il nome di «banco» o «banconote». Il guadagno degli orafi era notevole e soprattutto gratuito: essi ricevevano in consegna oro per 100 fiorini e facevano prestiti per 900, con un interesse del 10%. In questo modo a fine anno incassavano 90 fiorini, il tutto praticamente gratis. Questo modo di arricchirsi viene chiamato signoraggio da interessi. Il sistema bancario odierno non si comporta molto diversamente rispetto agli scaltri orafi fiorenti-

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ni del Rinascimento. L’unica differenza è che invece dell’oro utilizzano come copertura la carta - cartamoneta o bond - oppure semplici crediti verso soggetti che appaiono solvibili, anche se spesso non lo sono. Quello di oggi si chiama signoraggio monetario. E qual è la differenza tra signoraggio monetario e signoraggio creditizio? Il signoraggio monetario è quello che realizzano i proprietari-gestori delle banche centrali di emissione emettendo a costo zero moneta legale e ricevendo in cambio titoli del debito pubblico. Il signoraggio creditizio invece è quello che le banche realizzano concedendo credito - operazione anche questa a costo pressoché zero. Infatti le banche non si preoccupano neppure di prestare il denaro dei depositanti. Come se ciò non bastasse, questo denaro al 92% non è denaro vero e proprio: si tratta di bonifici, assegni e così via; in altre parole creazioni contabili di altre banche, che gli istituti di credito si girano tra loro. Le banche non prestano «soldi»: quando erogano un mutuo non fanno altro che stampare un assegno circolare o eseguire un accredito elettronico, o ancora aprire una lettera di credito. Nessuna di queste operazioni richiede che la banca abbia una copertura in oro o in beni patrimoniali reali. Quindi la banca crea liquidità dal nulla a costo zero e su di essa si fa pagare gli interessi. Sta dicendo che noi in realtà non saremmo tenuti a pagare mutui e finanziamenti vari, perché la banca non ci dà denaro ma solo impulsi elettronici? In base all’articolo 1813 del Codice Civile, non c’è mutuo se non c’è consegna di danaro reale, ossia in contanti o moneta legale. Poiché i mutui vengono erogati senza concedere danaro in contanti, ma semplicemente stampando un assegno circolare, eseguendo un bonifico o altre operazioni contabili analoghe, a norma di legge non sono validi. In teoria quindi non c’è nessun obbligo di restituire il capitale, né tantomeno di pagare gli interessi di un mutuo. Sembra assurdo, ma è proprio così. E qualche giudice inizia a

dare ragione a questa interpretazione della legge. Quali sono le garanzie delle banche quando erogano un prestito? E che cos’è la riserva frazionaria? Le banche non ci danno soldi, come ho spiegato, ma registrazioni contabili elettroniche, oppure pezzi di carta, nella forma di assegni circolari. In tutti i casi si tratta di una promessa di pagamento di determinate somme di denaro, cioè di moneta legale, ossia banconote. La questione quindi è: considerando 1000 il totale delle promesse di pagamento di moneta legale emesse dal sistema bancario, compresi i libretti di risparmio e gli attivi dei conti correnti, quanta moneta legale hanno le banche nei loro depositi per far fronte alle richieste di pagamento in contanti? Ebbene, mediamente hanno 2. Il 2 per mille. In altre parole, se tutti i clienti di una banca andassero contemporaneamente a incassare in contanti i propri libretti, assegni, attivi di conto corrente e così via, le banche sarebbero in grado di restituire solo l’1,5 per mille, perché assegni circolari e conti correnti sono, nel loro insieme, quasi totalmente scoperti. Ovviamente, in condizioni normali una corsa alle banche per ritirare i depositi è altamente improbabile. Questo però è avvenuto più volte nella storia, e ultimamente nel 2008, quando nel Regno Unito la banca Northern Rock venne nazionalizzata dopo essere stata travolta dalla crisi. La riserva frazionaria, cioè la possibilità che la banca possa erogare crediti per non più di, poniamo, 10 volte le proprie riserve, poteva esistere quando la banca aveva una garanzia effettiva, ossia riserve in oro o in altri beni reali, valute legali solide. Oggi tali riserve sono «superate». La banca di credito usa come riserva il proprio giro d’affari, il proprio rating, e in ultima istanza, specialmente quando si lancia in speculazioni ampie e azzardate, usa i soldi dei contribuenti, che sono chiamati a ripianare le sue perdite. Oggi sostanzialmente la riserva, la garanzia delle banche, è rappresentata dai contribuenti. E lo si è visto nei molti salvataggi di banche operati negli ultimi anni


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dalla mano pubblica, il che equivale a dire che i cittadini hanno salvato se stessi. Anche se in realtà ci siamo stretti ancora di più il cappio attorno al collo…

cratico, giudiziario, ma in condizione di esercitare controllo e guida sugli altri Stati. Anche l’Imf (Fondo monetario internazionale), la Wb (Banca mondiale) e la Wto (Organizzazione mondiale del commercio) Ma i redditi da signoraggio compaiono fanno parte dello stesso schema. almeno nei bilanci delle banche? Perché in caso contrario, oltre ad essere Se le politiche dei governi sono di fatredditi di fatto illeciti, sono anche al to imposte da questi organismi, vuol netto delle tasse… dire che i governi non contano nulla, Quando creano mezzi monetari, e andare a votare altrettanto… vuoi emettendo moneta legale, vuoi Purtroppo è così. I governi e i parcreando moneta creditizia, le banche lamenti sono dei prestanome, dei paregistrano nella loro contabilità rafulmini, delle facciate che nasconun’uscita patrimoniale pari al valo- dono il vero potere, che è quello del re capitale della creazione moneta- cartello monetario mondiale. Essi si ria o creditizia eseguita, in modo da prendono le responsabilità giuridiannullare il ricavo che realizzano. che, politiche e morali verso la soCioè si comportano come se aves- cietà civile per gli atti di un potere sero un costo pari al 100% del valore che non è loro. monetario creato. Ma questo costo non esiste. In tal modo, le banche Insomma, era meglio il re? eludono il fisco e creano disponibi- Più o meno era la stessa cosa. I re, i lità extracontabili, che vengono ge- monarchi, da sempre o quasi svolstite attraverso circuiti bancari in- gevano un ruolo analogo, cioè eraternazionali che godono del diritto no sudditi del potere finanziario. Le alla segretezza. Un esempio è il di- storie delle grandi monarchie sono ritto del Lussemburgo, quello delle storie di grandi debiti e insolvenze. Cayman Islands e le prerogative di alcuni istituti bancari speciali. La loro Questi organismi sono pubblici o prigestione rientra nella cosiddetta vati? dark pool finance, ossia nella finan- Anche nei casi in cui, come la Banza non dichiarata, sotterranea, da cui ca d’Italia, hanno formalmente uno partono gigantesche operazioni spe- statuto di diritto pubblico (che però culative su titoli, monete e altro. I ge- assicura una gestione del tutto pristori dei fondi d’investimento fanno vata), essi sono autocratici, ossia finta di ignorare l’esistenza di tutto non rispondono esternamente. Sono questo, e non ne parlano ai loro organi della comunità finanziaria clienti, che altrimenti potrebbero globale. citarli in giudizio per danni. Anche le università non trattano di questa E chi li elegge? realtà. L’economia insegnata uffi- Non sono elettivi. I loro dirigenti cialmente nasconde la realtà. sono espressi dalla comunità bancaria internazionale. A volte è preCi può svelare quali sono gli organi- vista una ratifica, puramente formale, smi dietro il signoraggio? di un ministro o del governo. Sono le banche centrali di emissione, i loro proprietari, i loro gestori. La Non si capisce perché l’Italia o quaBanca d’Italia è al 94,5% di proprietà lunque altro Paese dovrebbe cedere la di finanzieri privati, in buona parte propria sovranità monetaria a degli stranieri. Le banche centrali di emis- organismi privati… sione di quasi tutto il mondo sono In realtà si può capire benissimo: percoordinate dalla Banca dei regola- ché le pecore cedono la propria lana menti internazionali di Basilea, la a un pastore privato? Perché il paquale, come del resto la Banca Cen- store si prende la lana senza bisogno trale Europea, ha lo statuto interna- della loro autorizzazione, avendo a zionale di uno stato sovrano, esente che fare con animali inermi e inda ogni controllo politico, demo- consapevoli.

Ci sono stati uomini politici che hanno tentato di liberarsi dal giogo del sistema bancario? Sì, qualcuno ci ha provato. Abramo Lincoln e John Kennedy, in epoche diverse, provarono a comportarsi altrimenti. Ambedue, per frenare l’indebitamento pubblico degli Stati Uniti emisero dollari come Stato (Tesoro) anziché ricorrere alla Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti d’America, o a banche straniere. Ma in tal modo misero in pericolo il sistema del signoraggio, e guarda caso entrambi sono stati assassinati: il primo con una pistola, il secondo con un fucile. Ci sono partiti politici che cercano di cambiare questa realtà? Ovviamente no. Se lo facessero, sarebbero automaticamente emarginati. Quando qualche politico italiano ci ha provato, il suo partito lo ha prontamente neutralizzato. Il monopolio del credito e della moneta, cioè la sovranità monetaria, non è semplicemente un mezzo per estrarre ricchezza dalla società a costo zero, ma anche il principale strumento per governarla. Come giudica le monete complementari, come per esempio gli Scec in Italia? Sono ottimi strumenti didattici per far capire che cos’è la moneta e da cosa riceve valore. Le monete complementari possono essere validi integratori monetari in periodi come quello attuale, o dopo guerre e catastrofi. Funzionano in società corrette e serie. È per questo che il circuito della moneta complementare svizzera Wir non ammette italiani… È eccessivo affermare che anche le guerre, l’inflazione, le crisi economiche, in realtà sono uno stratagemma per creare una sempre maggior dipendenza dal sistema bancario, e quindi poter governare con un controllo sempre maggiore su popolazioni inconsapevoli? Generalmente, profitto e potere sono ciò per cui le organizzazioni, politiche, religiose o economiche, fanno le cose. Sotto varie coperture morali e giuridiche. Giudichi lei. Terra Nuova · aprile 2011

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nuovi paradigmi

Insomma, più si va avanti più si lavora per pagare questi interessi che non sarebbero affatto dovuti. È per questo motivo che si lavora sempre di più ma contestualmente la qualità della vita peggiora? La rincorsa esponenziale degli interessi e le inevitabili crisi ricorrenti determinano condizioni di insicurezza, sopraffazione, impoverimento. Oggi a questi fattori si somma il fatto che stiamo rimbalzando contro i limiti fisici dello sviluppo, ossia l’esaurimento di risorse naturali e della capacità della Terra di assorbire l’inquinamento. La decrescita ci sarà presto, ma purtroppo rischia di essere molto involontaria e molto infelice.

Lo schiavo che sa di essere schiavo e non ha diritto a nulla si sforza poco, rende poco, non è motivato né responsabilizzato. Il cittadino, e soprattutto il piccolo imprenditore che ha ipotecato la casa e indebitato tutta la famiglia per tirare avanti, sgobba con moglie e figli anche sedici ore al giorno per non fallire, per pagare fisco, banche e fornitori, senza cassa malattia, né cassa integrazione, né tfr, né ferie, né diritti sindacali: è lo schiavo perfetto.

Secondo alcuni a livello nazionale sì. C’è chi, come il mio amico Nino Galloni (autore di Prendi i soldi e scappa, e con cui ho scritto La moneta copernicana), dice che bisognerebbe prendersi la sovranità monetaria togliendola ai banchieri privati, emettendo moneta statale senza debito per destinarla a impieghi produttivi come ricerca, innovazione, infrastrutture, investimenti. In questo modo si potrebbe rilanciare economia, occupazione, qualità della vita. Ma questo è irrealizzabile, perché i signori della moneta hanno praticamente tutto il potere nelle loro mani. E non è nemmeno auspicabile, perché genererebbe uno sviluppo industriale tale da produrre in breve una catastrofe ecologica e una guerra mondiale per accaparrarsi le risorse rimaste.

Com’è possibile che la gente non si renda conto di un meccanismo così perverso che ci strangola l’esistenza? Panem et circenses? «Vulgus vult decipi» dicevano i LaQual è la percentuale del bilancio sta- tini («Il popolo vuol essere imbrotale che serve a pagare gli interessi pas- gliato», ndr). La quasi totalità della sivi sul debito pubblico? popolazione non s’impegna per inIn Italia è circa il 22%, ma è in au- formarsi e per capire. E anche se capisse, purtroppo non ha i mezzi Ma arrivare alla sovranità monetaria mento. per reagire. non significa automaticamente destiSiamo schiavi, paradossalmente più nare il denaro al rilancio industriale. È schiavi degli schiavi, perché quelli al- In conclusione, la sola risposta sarebbe chiaro che non sarebbe la soluzione di meno se potevano fuggivano… puntare alla sovranità monetaria… tutti i mali, ma comunque un passo ne-

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cessario per uscire da questo tragico vicolo cieco in cui siamo stati cacciati… È un passo indispensabile se si vuole uscire dal buco nero del debito e rilanciare l’economia, ma è anche un passo impossibile, per due ragioni. Primo: chi ha il monopolio del denaro, quindi il potere vero (comprese le forze armate), non è disposto a cederlo. Secondo: se i popoli ottenessero la sovranità monetaria e con essa rilanciassero le economie, distruggerebbero in pochi anni la biosfera devastandola con l’inquinamento, con la sovrappopolazione, con le guerre per le materie prime.

per saperne di più Bibliografia essenziale • Marco Della

Luna, Euroschiavi, Arianna Editrice, 2005

• Marco Della

Luna, Basta Italia, Arianna Editrice, 2009

• Marco Saba, Bankenstein, Nexus, 2006 • Giacinto Auriti, Il

Paese dell’Utopia, Tabula Fati, 2003

• Nino Galloni, Misteri

dell’euro, misfatti della finanza, Rubbettino, 2005

• Domenico De

Simone, Un’altra moneta (scaricabile gratuitamente dal sito www.signoraggio.com)

• Robert Musil, L’uomo

senza qualità, Einaudi, 2005

Su internet • www.marcodellaluna.info • www.centrostudimonetari.org • www.movisol.org • www.signoraggio.com

E come singoli individui? Come singoli, invece, dipende dalle inclinazioni di ciascuno. La scelta è ampia: rassegnarsi, insorgere, fregare il sistema, vivere alla giornata… Da ultimo, quali consigli concreti può dare ai lettori di Terra Nuova? Evitare investimenti mobiliari, specie in titoli e indici strutturati, e soprattutto, non mi stancherò mai di ri-

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peterlo: evitare di indebitarsi. E poi: puntare sull’associazionismo e sull’autoproduzione (gruppi d’acquisto solidale, gruppi di acquisto terreni e così via). Ma soprattutto vivere al me-

glio il tempo che resta da vivere in condizioni abbastanza buone, facendo ciò che si ha desiderio di fare, senza rinviare i nostri progetti a un futuro lontano. l

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Prevenire l’alitosi La gente fugge non appena aprite bocca? Non disperate, i rimedi ci sono, e vanno dall’igiene orale a una dieta vegetariana sana ed equilibrata.

di Giuliana Lomazzi

Un disturbo antichissimo

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Già Ippocrate (IV secolo a. C.) sottolineava l’importanza di gengive sane per avere un alito fresco, ma la più antica testimonianza relativa all’alitosi risale al 1550 a. C.: si tratta di un rimedio a base di vini ed erbe, da utilizzare per sciacquare la bocca. Naturalmente i collutori non mancano nemmeno oggi e possono essere efficaci al momento, ma più che coprire il cattivo odore bisogna pensare di eliminarlo alla radice risalendo alle cause. Tutti sappiamo che cibi come aglio, cipolla e porri lasciano nell’alito strascichi che possono durare anche 2-3 giorni. Ma in questo caso basta aspettare fiduciosi, masticando semi aromatici (finocchio, anice, cardamomo o coriandolo) per tamponare il problema. Altri due grandi colpevoli dell’alito cattivo sono fumo e alcol, che a differenza di aglio e simili non apportano benefici.

enché si dica «mal comune, mezzo gaudio», chi soffre di alitosi (ossia di cattivo odore emesso con l’espirazione) non si consola al pensiero che nel mondo ne sono affette quasi una persona su 2, Italia compresa. Come immaginabile, il disturbo ha un forte impatto sociale: sentirsi evitati provoca un calo dell’autostima e un aumento dello stress. Interessanti i dati raccolti in 3 anni dall’Aira (Associazione italiana ricerca alitosi) e resi noti nel 2007. Circa 600 persone si sono rivolte ai suoi specialisti: di queste, il 12% si era accorta da sola del problema, mentre il 37% è stato avvertito da altri. L’88% delle persone ha sottolineato l’impatto sociale dell’alito pesante. Inoltre il 31% ha denunciato influenze negative sul lavoro, il 69% sulla vita privata. Ma perché ci sono persone che soffrono di alitosi?

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Fin qui, stiamo parlando però di cause esterne. Quelle che ci interessano maggiormente sono invece quelle interne: per il 90% dei casi, infatti, tutti i problemi nascono in bocca e dipendono da una cattiva igiene orale. Il restante 10% viene attribuito a problematiche diverse (problemi respiratori o gastrointestinali); perciò, se la questione non la risolve il dentista, bisogna rivolgersi a un internista. Ma per quanto riguarda la bocca c’è molto che possiamo fare.

Nutrire i batteri È questo che si fa lavandosi male i denti. L’igiene orale inadeguata, infatti, non riesce a eliminare tutti i residui alimentari e provoca l’accumularsi della placca batterica su denti, gengive e lingua. I batteri si nutrono dei residui di cibo e danno origine a composti non esattamente profumati.


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www.vegetariani.it Spesso poi ci si accanisce sui denti trascurando invece la lingua, sopratutto nella parte posteriore; come dimostrano gli studi scientifici sull’alitosi, il problema risiede spesso proprio lì in fondo, dove si possono accumulare più facilmente i batteri: si calcola che i casi di alitosi siano dovuti per il 90% proprio alla patina che si forma sulla lingua, organo sulla cui superficie irregolare i batteri possono annidarsi facilmente. Non solo: secondo alcuni studi la pulizia della lingua può contribuire a impedire l’accumulo di placca sui denti. Non a caso l’ayurveda, pur senza conoscere le moderne ricerche, ha sempre sottolineato il valore di questa operazione quotidiana.

cata inferiore. Muovere lo spazzolino in senso orizzontale non serve, perché le setole non riescono ad agire e a inserirsi tra gli spazi dei denti. La sera, prima della spazzolatura, è bene passare tra i denti un filo interdentale cerato, pulendo bene en-

Operazione bocca profumata Come noto, i denti vanno lavati dopo ogni pasto, ma è bene non aspettare più di 20 minuti, altrimenti i batteri cominciano ad agire. Muniamoci dunque di un efficiente spazzolino, di durezza media, e cominciamo a spazzolare dall’alto in basso l’arcata superiore e dal basso in alto l’ar-

trambi i lati. Questa operazione può essere completata da un valido scovolino. Alla fine è bene pulire anche la lingua, massaggiando delicatamente il dorso con lo spazzolino o con lo strumento apposito. A questo scopo bisogna tirar fuori la lingua e

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Associazione Vegetariana Italiana - Campagna soci 2011 L’AVI non ha scopo di lucro e non riceve alcuna sovvenzione statale o privata: per questo il contributo dei singoli è assolutamente vitale. Iscriviti adesso! Socio propugnatore: euro 100 In omaggio l’abbonamento a Terra Nuova per un anno e il dvd La Terra divorata, versione italiana del video narrato da Paul McCartney. Socio sostenitore: euro 50 In omaggio l’abbonamento a Terra Nuova. Socio simpatizzante: euro 25 Informazioni e sconti per i corsi. Soci residenti all’estero: euro 60 In omaggio l’abbonamento a Terra Nuova. Negozi, associazioni, gruppi, studi medici: euro 70 Network ristoranti: euro 150 con nominativo pubblicato sul sito. Anziani: offerta libera (senza diritto di voto) Socio Onorario a vita L’AVI può essere beneficiaria di donazioni, lasciti, erogazioni. Per tali generose manifestazioni di sostegno sarà riconosciuta la qualifica di Socio Onorario a vita (importo minimo da versare 1300 euro). Puoi inviare la cifra a mezzo assegno o C/C postale, specificando la causale del versamento e se sei già vegetariano o vorresti diventarlo. Bonifico bancario Numero conto: 0000005235 – Intestazione conto: Associazione Vegetariana Italiana CIN: U ABI: 05584 CAB: 33470 – BBAN: U0558433470000000005235 IBAN: IT17U0558433470000000005235 Causale: Iscrizione AVI (se nuovo socio) oppure Rinnovo quota anno 2011 (se già socio) Versamento postale Numero conto: 17124207 Intestazione conto: Associazione Vegetariana Italiana Causale: Iscrizione Avi oppure Rinnovo quota anno 2011 (se già socio)

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spingere lo spazzolino più in fondo possibile muovendolo verso l’esterno. Questa fase può essere un po’ fastidiosa, perché agendo in fondo alla bocca si può avere una sensazione di rigetto, tuttavia con il tempo ci si fa l’abitudine. È bene insistere, perché la pulizia della lingua è spesso risolutiva per il problema dell’alitosi. Inoltre, ripulire le papille gustative serve a percepire meglio i sapori e a favorire la secrezione degli enzimi digestivi. Infine, il collutorio. In commercio se ne trovano di qualità a base di erbe, ma farseli in casa non è affatto difficile. Si può optare per infusi di timo, salvia o menta, deodoranti e antisettici; in alternativa si può scegliere un decotto di chiodi di garofano, che ha le stesse proprietà ma in più può attenuare eventuali dolori. La pulizia del cavo orale è sicuramente fondamentale non solo per un alito fresco, ma anche per prevenire carie e altre patologie che interessano la bocca. Tuttavia l’alitosi richiede qualche accorgimento in più:


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www.vegetariani.it L’AVI partecipa ad «Officinalia» Castello di Belgioioso, 30 aprile - 2 maggio 2011 Dal 30 aprile al 2 maggio l’Associazione Vegetariana Italiana sarà presente alla XXIV Mostra mercato dell’alimentazione biologica, biodinamica e dell’ecologia domestica presso il Castello di Belgioioso, a Pavia in via Garibaldi 1.

Sarà proposta una versione sana ed etica del fast-food realizzata in diretta dallo chef Simone Salvini per il pubblico della fiera. È un’idea nata dal desiderio di dimostrare che un piatto vegano/vegetariano può essere anche veloce da preparare e più gustoso dei finger food a base di prodotti di origine animale.

Per maggiori informazioni: www.belgioioso.it/officinalia/index.asp

bisogna infatti fare attenzione a i pasti con un vegetale crudo, orquello che mangiamo e a come lo taggio o frutta che sia. «Per esempio le carote e le mele, fibrose e crocmangiamo. canti, esplicano un’azione di pulizia Prevenire a tavola della bocca» dice il medico. «Studi precisi correlano certi cibi con Non solo: iniziare ogni pasto in una maggiore acidità orale» esordi- questo modo stimola il recupero delsce Gabriele Piuri, medico e dotto- la tolleranza immunologica, con efrando in nutrizione sperimentale e fetti antinfiammatori. Questo si clinica (autore di testi su www.eu- spiega facilmente sapendo come il cirosalus.com). «L’aumento dell’acidità bo si suddivide nello stomaco: conin bocca» spiega «favorisce la proli- trariamente alla comune convinzioferazione dei batteri e quindi la fer- ne, illustra il nostro specialista, non mentazione, con i suoi cattivi odori». avviene una distribuzione a strati Piuri punta il dito in primis contro orizzontali ma a strati concentrici, a troppi carboidrati semplici, che cau- partire dalle pareti. Una specie di masano un aumento dell’acidità orale e trioska, insomma. «I vegetali forquindi una maggiore crescita dei mano così uno strato protettivo di batteri responsabili anche della ca- antiossidanti, con un vero e proprio rie. La dieta va dunque modificata effetto barriera. Così è possibile pure prevenire le ipersensibilità aliperché la saliva sia più basica. «Non esistono divieti alimentari as- mentari, anch’esse possibili responsoluti» continua Piuri «anche se ov- sabili dell’alito cattivo». viamente una dieta stile fast food non Nella sua esperienza, Piuri ha riaiuta». Oltre a bilanciare sempre scontrato spesso un legame tra alicarboidrati e proteine (per evitare di to cattivo e intolleranze, in particoconsumare solo i primi, con le con- lare a lieviti e latte: del resto, sono seguenze dette sopra), è bene iniziare cibi di cui è meglio non abusare.

Un ruolo importante lo svolge poi la masticazione. Occorre abituarsi a masticare a lungo, magari appoggiando le posate sul piatto tra un boccone e l’altro o contando fino a 50. Sminuzzando il cibo si impedisce che rimangano fra i denti dei residui che poi, putrefacendosi, emanano cattivo odore. Infine Piuri mette in evidenza l’importanza di una depurazione generale dell’organismo.

L’ora della depurazione La primavera, quando l’organismo si risveglia dal torpore invernale, è il momento ideale per la disintossicazione. Non a caso in questo periodo si trovano erbe come il tarassaco, amico del fegato e depurativo del sangue. Proprietà depurative le vanta anche il prezzemolo, che si rivela tra l’altro antisettico per il tubo digerente e il sangue in genere. Tutto l’anno, poi, abbiamo a disposizione le alghe, il cui potere disintossicante e depurativo è ben noto. Di grande aiuto può essere infine il tè verde. l

Corsi di cucina vegana con lo chef Simone Salvini Lo chef dell’Associazione Vegetariana Italiana, Simone Salvini, terrà presso il ristorante dell’Hotel Hilton di Milano due corsi di cucina vegana a tema:

«Erbe e tofu» domenica 3 aprile «Veloce e semplice con i gusti e i colori della primavera» domenica 10 aprile A seguito del grande riscontro ottenuto finora, l’incontro con la magia delle preparazioni culinarie dello chef Salvini si è trasformato in un appuntamento fisso: due domeniche al mese per tutto il 2011, sempre presso l’Hotel Hilton in via Luigi Galvani 12. Chi ha già partecipato ha potuto cogliere la profondità che caratterizza gli incontri, che non si limitano a impartire dei consigli tecnici da mettere in pratica ai fornelli: si tratta di un vero e proprio connubio tra una filosofia basata sull’amore per la vita in ogni sua forma e l’arte di cucinare alimenti naturali e sani.

Questa nota distintiva è apportata dalla carismatica figura dello chef Salvini che, nella preparazione dei piatti, amalgama i principi della disciplina ayurvedica - oggetto dei suoi studi - e la variegata esperienza maturata fra ristoranti irlandesi (Dublino, Galway), indiani (New Delhi, Punjab) e italiani. Durante la preparazione verranno distribuiti assaggi di quanto cucinato, veranno forniti ricettari e schede informative e al termine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Costo dei corsi: euro 110 per soci AVI; euro 130 per chi non è socio Per chi arriva da fuori Milano è possibile pernottare presso l’Hotel Hilton a un prezzo speciale contattando direttamente il numero 02 69831. Per iscriversi al corso, avere informazioni o proporre che ne venga organizzato uno nella tua città, scrivi a info@vegetariani.it, chiama il numero 02 45471720 o visita il sito www.vegetariani.it.

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ari amici, per la Pasqua di quest’anno, vi propongo dei dolci di piccola pasticceria che, oltre ad essere di una bontà e squisitezza uniche, si presentano in una forma semplice ma raffinata, adatta al clima delle festività. Sono ricette facili da preparare, con ingredienti sani ed economicamente alla portata di tutti. Questi dolci non contengono glutine, prodotti di derivazione animale e zuccheri raffinati, così potrete soddisfare tutti, ma proprio tutti gli amici che allieteranno la vostra tavola. Se sarete ospiti, potrete portarli come regalo, al posto dei classici pasticcini da bar: vi garantisco un goloso successo.

Secondo la tradizione cristiana, la Pasqua glorifica la resurrezione di Cristo. Gesù, scendendo tra gli uomini, mostra la via dell’Amore che conduce alla consapevolezza divina, insegnandoci a rispettare il nostro corpo che è il tempio di Dio. Noi tutti respiriamo l’ambiente dove viviamo: il Pianeta. Per questo dobbiamo onorare gli esseri umani, gli animali e la natura, mantenendo la Terra in buona salute. Con queste ricette, nel mio piccolo, ho tentato di essere in sintonia con questo spirito, utilizzando ingredienti che nutrono il corpo nel rispetto dell’ecosistema. Auguro una buona Pasqua a tutti! l

Ricette Mele ripiene ai frutti di bosco • • • • • •

4 mele Golden o Renette 160 g di frutti di bosco 100 g di malto di riso 1 bicchiere di vino rosso (facoltativo) ½ cucchiaino di cannella in polvere 1 pizzico di sale

Servono: coltellino ben affilato, pirofila leggermente oleata ■ Fate cuocere a fuoco dolce per 10

minuti circa i frutti di bosco con il malto, il vino (o se preferite un bicchiere d’acqua), la cannella e il pizzico di sale in una padellina. Lavate le mele e scavate ognuna con un coltellino dalla parte del picciolo, formando una piccola cavità. Sistemate i frutti nella pirofila leggermente oleata, riempiteli con i frutti di bosco e irrorateli abbondantemente con il liquido di cottura. Cuocete le mele nel forno già caldo a 180° per 35-40 minuti (ogni tanto irroratele con il liquido di cottura usando un cucchiaio). Servite le mele ai frutti di bosco ben calde. Buonissime! Le ricette continuano a pag. 22 Ë Terra Nuova · aprile 2011

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cucina naturale

Palline morbide al cocco 250 g di farina di cocco 200 g di malto di mais • 50 g di crema di mandorle • la buccia grattugiata e il succo di un limone • 1 cucchiaino di cannella • 1 pizzico di sale Per guarnire: 30 g di farina di cocco Servono: pirottini piccoli â– Radunate in una ciotola gli ingredienti asciutti: il cocco, la buccia di limone, il sale e la cannella; mescolate e aggiungete il malto con la crema di mandorle e il succo di limone. Amalgamate per bene fino a ottenere un composto omogeneo e leggermente duro. Se risultasse troppo duro versatevi 1-2 cucchiai d’acqua, se fosse troppo morbido aggiustatelo con del cocco. Prelevate piccole porzioni di composto e formate con le mani palline grandi come una noce. Passatele nel cocco cosĂŹ da ricoprirle uniformemente, quindi mettetele nei pirottini e trasferitele su un piatto da portata. Questa ricetta è dedicata a tutti gli amanti del cocco! •

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Frittelle di riso 200 g di riso semilavorato • 200 g di malto di riso • 80 g di farina di riso bianca • 40 g di crema di mandorle • 25 g di farina di cocco • una bustina di lievito per dolci e un pizzico di sale • ½ cucchiaino di vaniglia • la buccia grattugiata di mezzo limone • 800 ml di latte di soia Per la finitura: 100 g di malto di riso • 10 gocce di olio essenziale o la buccia di mezza arancia Servono: olio per friggere, carta da cucina â– Versate in una casseruola il latte di soia, aggiungete il riso giĂ lavato e il sale. Portate a ebollizione, abbassate il fuoco al minimo e coprite. Fate assorbire completamente il liquido (occorrono circa 30 minuti) e lasciate raffreddare. Quando il riso è freddo aggiungete la farina di riso, il lievito, la buccia di limone, la vaniglia, la crema di mandorle, il cocco e il malto di riso. Mescolate bene il tutto e fate riposare mezz’ora circa. Nel frattempo scaldate a bagnomaria il malto con l’olio essenziale di arancia finchĂŠ non sarĂ morbido e fluido. Friggete il composto di riso versandolo un po’ per volta a cucchiaiate in abbondante olio (la temperatura dell’olio è giusta quando una frittella immersa sale subito a galla). Appena le frittelle saranno dorate da entrambe le parti toglietele con la schiumarola e mettetele a scolare su carta da cucina. Disponetele su un vassoio di portata e cospargetele con il malto aromatizzato all’arancia. Eccezionali!


di Gabriele Bindi

Le caraffe filtranti migliorano il sapore dell’acqua del rubinetto e abbattono il contenuto di cloro e calcare.

Di contro portano via preziosi sali minerali e possono facilitare la proliferazione batterica. Una carrellata dei risultati di vari test, in attesa di un’acqua pubblica di qualità per tutti.

L

e battaglie ambientaliste forse a qualcosa sono servite. L’acqua del rubinetto negli ultimi tempi ha guadagnato una nuova fiducia da parte dei cittadini. Secondo una recente indagine condotta da Cra Nielsen per Aqua Italia, negli ultimi quattro anni oltre 7 milioni di italiani sono torna-

ti a bere acqua del rubinetto, e attualmente il 74% della popolazione dichiara di bere acqua dell’acquedotto. Il problema però è rimasto il solito: siamo i primi consumatori europei di acqua minerale, e i terzi al mondo. Ogni anno acquistiamo ben 12,5 miliardi di litri d’acqua in bottiglia (prevalente-

mente di plastica). Centinaia di camion trasportano casse di minerale su e giù per la Penisola. Sulla sorte dell’acqua del rubinetto incidono le consuetudini, ma anche i gusti, su cui le rassicurazioni ecologiste valgono ben poco. Dal lavandino esce acqua potabile, ma spesso non in grado di soddisfare il Terra Nuova · aprile 2011

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caraffe filtranti

Acqua: con o senza filtro?

SPECIALE

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SPECIALE caraffe filtranti palato. Come in ogni scelta, oltre all’intelletto entrano in gioco i sensi. Sono il gusto, l’olfatto e la vista a fare la differenza. L’acqua di casa, diciamolo, spaventa soprattutto per due motivi: per il sapore di cloro e per quelle fastidiose incrostazioni di calcare che si sedimentano su lavabi e lavandini. Così ci chiediamo: «Se l’acqua danneggia tubazioni ed elettrodomestici, vuoi vedere che non possa danneggiare anche me?». Nella nostra mente scrosciano idee contrastanti, spesso poco fondate. Cosa privilegiare? La salute o l’ecologia? Il piacere o il risparmio? I sistemi di filtraggio dell’acqua in questo senso sembrano la manna dal cielo. L’aspetto pratico ed ecologico si sposa con il privilegio di bere un’acqua dal gusto più che accettabile. Certo, per eliminare il gusto di cloro basterebbe lasciare l’acqua per mezz’ora in un recipiente. Ma non diamocela a bere: la maggior parte degli italiani si fida ancora poco di controlli e tubazioni. In questo numero ci siamo occupati essenzialmente di filtri domestici

per l’acqua potabile nella loro variante più semplice e a buon mercato: le caraffe filtranti da tavola. Da qualche anno questi oggetti si sono imposti in cucina come soluzione convincente e facile da capire: l’acqua scorre lentamente attraverso un filtro intercambiabile. La cartuccia, che in alcuni modelli è anche riciclabile, è costituita da carboni attivi e da resine a scambio ionico, a cui possono venire aggiunti sali d’argento, conosciuti per la buona capacità battericida. Con 30 euro di acquisto, e 6 euro al mese per i ricambi, ce la possiamo anche cavare.

somma, il gusto è gradevole e il calcare per miracolo scompare. Ma siamo sicuri che le caraffe ci restituiscano un’acqua davvero sana?

Quando il carbone attivo si satura, si comincia ad avere un rilascio progressivo delle molecole precedentemente trattenute, che possono anche combinarsi tra loro e formare sostanze poco salutari.

Buchi nell’acqua C’è chi le caraffe le usa regolarmente e dice di aver felicemente risolto ogni problema di gusto. C’è addirittura chi mette l’acqua filtrata nel ferro da stiro, per evitare la formazione del calcare. Se questa fosse la riprova definitiva, non ci resterebbe che dire: il sistema funziona! Al punto che, come ci ha segnalato pochi mesi fa un appassionato lettore, «sembra un po’ di bere acqua distillata». In-

Se confrontiamo i test effettuati da varie associazioni di consumatori europei, purtroppo il risultato è un po’ sconcertante. A una prima prova di laboratorio le caraffe mantengono in larga parte ciò che promettono: abbattono il cloro, eliminano il calcare e hanno una buona efficacia nel trattenere solventi ed erbicidi. Più difficile verificare il filtraggio di sostanze come il piombo, perché ormai

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solo molto raramente è rintracciabile nelle tubazioni. Tuttavia, una cosa è il laboratorio, ben altro è l’uso domestico quotidiano. Il problema, come hanno rilevato le analisi chimiche più rigorose, è che con il passare del tempo non solo nelle caraffe si riduce la capacità filtrante, ma l’acqua diventa addirittura più carica di contaminanti. Il concetto è molto semplice

da capire. «I carboni funzionano un po’ come delle spugne» ci spiega Maurizio Casiraghi, docente di evoluzione biologica e molecolare all’Università Bicocca di Milano. «Quando il carbone attivo si satura, si comincia ad avere un rilascio progressivo delle molecole precedentemente trattenute, che possono anche combinarsi tra loro e formare sostanze poco salutari».

Caraffe filtranti in sintesi PREGI • eliminano il calcare e parzialmen-

te anche il cloro • il gusto dell’acqua è gradevole • favoriscono il consumo di acqua del

rubinetto riducendo l’uso di acqua in bottiglia

DIFETTI • deprivano l’acqua di sali minerali

importanti • c’è pericolo di rilascio incontrolla-

to di nitriti, ammonio e argento • si rischia la proliferazione batterica • richiedono una manutenzione ac-

corta (conservare sempre in frigo)

©istockphoto.com/kalimf

Anche in caso di corretta manutenzione con la periodica sostituzione delle cartucce, i filtri a carboni attivi perdono progressivamente la loro funzione, e dopo appena due settimane le decantate prestazioni delle caraffe risultano per lo più disattese. Come dimostra il test effettuato da Altroconsumo (luglio 2007), per mezzo della loro porosità i carboni attivi riescono a trattenere alcu-

domestica

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SPECIALE caraffe filtranti ne sostanze, soprattutto inquinanti organici come pesticidi e solventi industriali. Non riescono però a eliminare con altrettanta efficacia i batteri e i nitriti. L’esempio di Altroconsumo mostra come dopo quindici giorni di uso in alcuni campioni di acqua fitrata, si possa trovare una quantità di nitriti ben superiore a quella contenuta nell’acqua di partenza. Stessa sorte per l’ammonio, che viene liberato dai carboni attivi in una quantità ben superiore al limite di legge. Ma il problema principale dei carboni attivi, come ci segnalano i chimici intervistati, è la capacità di diventare un potenziale luogo di coltura per alcuni batteri, come mo-

strano alcune ricerche commissionate da associazioni di consumatori fuori frontiera. Se il test di Altroconsumo è stato eseguito in condizioni di assoluta attenzione igienica, la rivista francese Que Choisir nel marzo dello scorso anno ha voluto sottoporre l’acqua alla prova del fuoco. Le caraffe sono state cioè osservate nel loro normale utilizzo domestico, seguendo le abitudini di trenta famiglie. Ebbene, dentro le mura domestiche, tutti i buoni risultati ottenuti in laboratorio vengono ribaltati. Come in uno strano maleficio, vengono riesumate e moltiplicate tutte le sostanze filtrate in precedenza, come piombo, nitrati, calcare, tracce di argento e pesticidi.

Meglio le caraffe o il rubinetto? A

bbiamo intervistato Maurizio Casiraghi, ricercatore in zoologia presso il dipartimento di biotecnologie e bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca, dove è docente di evoluzione biologica e molecolare. Casiraghi è uno degli ideatori di ImmediaTest (www.immediatest.com), un kit che permette di valutare la qualità dell’acqua del rubinetto di casa, permettendo di misurare alcuni dei parametri chimici più significativi e di confrontarne i valori con quelli previsti dalla legge. A quanto sembra gli italiani si preoccupano molto delle particelle di sodio o del calcare. Ma siamo sicuri di conoscere davvero l’acqua? La gente generalmente è interessata a conoscere se l’acqua è dura o sa di cloro. Ultimamente qualcuno tira fuori il problema dell’arsenico, perché l’ha sentito dire in televisione. Un allarmismo spesso ingiustificato, perché gli acquedotti forniscono per la maggior parte dei casi acqua sicura e di qualità. È dunque il calcare il nemico del popolo? Senza dubbio il problema del calcare è molto sentito, credo che dipenda dal peso di alcune campagne pubblicitarie. Abbiamo tutti in mente la serpentina della lavatrice incrostata negli spot dell’anticalcare. Alla fine ci è venuto il sospetto che un’acqua un po’ più dura possa combinare lo stesso guaio anche dentro di noi. Ma tra il corpo umano e un elettrodomestico c’è molta differenza. Vuol dire che non si formano calcoli e incrostazioni? Con l’aumento della temperatura, il carbonato di calcio precipita e il calcare si deposita sul bordo delle pentole. Ma noi non ingeriamo acqua bollente, e il corpo comunque gesti-

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Colpa della scarsa manutenzione o dell’uso in condizioni igieniche approssimative.

Il problema principale dei carboni attivi è la capacità di diventare un potenziale luogo di coltura per alcuni batteri.

Il dottor Casiraghi su questo aspetto è categorico: «Il rischio più elevato è quello delle contaminazioni batteriche. Per evitare proliferazioni bisogna ricordarsi di cambiare a

sce i carbonati in modo diverso. Tanto per intenderci, i calcoli renali sono costituiti principalmente da ossalati di calcio, un altro tipo di molecola rispetto ai carbonati. Alcuni medici continuano a consigliare acqua leggera, ma esistono diversi studi che smentiscono il legame tra calcoli e acqua dura. Per di più i carbonati sembrano avere una funzione positiva sulla sistema cardiocircolatorio.

«Abbiamo tutti in mente la serpentina della lavatrice incrostata negli spot dell’anticalcare. Alla fine ci è venuto il sospetto che un’acqua un po’ più dura possa combinare lo stesso guaio anche dentro di noi. Ma tra il corpo umano e un elettrodomestico c’è molta differenza» Nell’acqua del rubinetto ci sono altri residui di cui ci dobbiamo preoccupare? L’acqua di casa generalmente è molto sicura. Tra gli elementi più problematici compaiono senza dubbio i nitriti, e in misura inferiore i nitrati. Si tratta di due forme diverse dell’azoto, conseguenza evidente di un elevato impiego di concimi. Dosi elevate di accumulo di queste sostanze possono causare anche una malattia, piuttosto rara, che colpisce i bambini: la metaemoglobinimia. Presso quali acquedotti si registrano maggiori concentrazioni di nitriti? Tendenzialmente in zone di pianura, dove c’è un impatto antropico rilevante e un apporto massiccio dell’agricoltura, come in Pianura Padana. Gli acquedotti di pianura però in molti casi subiscono dei trattamenti adeguati e subiscono il controllo costante, sia da parte delle Asl che dell’ente erogatore. L’acqua di rete di Parma ad esempio è molto vicina al valore massimo di 50° di durezza, ma ha un ottimo filtro che


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tempo debito le cartucce. E le caraffe vanno necessariamente mantenute in frigorifero, anche quando sono vuote. Il cambio di qualità purtroppo al gusto non è percettibile». Anche in Germania, con qualche anno di anticipo, le caraffe facevano un buco nell’acqua. La tedesca Stiftung Warentest già nel lontano 2000 aveva valutato negativamente l’efficacia delle caraffe filtranti. La maggior parte dei filtri presi in esame poteva ridurre il contenuto di metalli pesanti, ma finiva per rilasciare altre sostanze aggiuntive, come l’argento. Un fatto di per sé inaccettabile, dato che il filtraggio, in linea di principio, non dovrebbe sovraccaricare l’acqua con altre sostanze. Bisogna inoltre sottolineare un giudizio piuttosto univoco: anche in caso di perfetta efficienza, rimane comunque il fatto che l’acqua risulta essere simile più o meno all’acqua distillata. Con l’obiettivo di contenere le sedimentazioni, vengono trattenuti minerali fonda-

mentali come il calcio e il magnesio. Conseguentemente, come ci spiega Maurizio Casiraghi, aumenta anche l’acidità e la capacità di reagire a contatto con materiali di cottura o di deposito.

neutralizza altre sostanze pericolose. L’acqua è monitorata e trattata in modo diverso anche in funzione delle variazioni stagionali: nei periodi di siccità deve essere più controllata e filtrata, mentre se piove è maggiormente diluita, e si ha meno necessità di intervenire.

ta. Resta solo un problema di odore, risolvibile semplicemente lasciando decantare l’acqua in un recipiente largo. Nel nostro kit non a caso abbiamo escluso il cloro, perché è talmente sotto la soglia che il valore sarebbe stato sempre negativo.

L’acqua del rubinetto quindi è già filtrata? Certo, già depurata e filtrata. Il principio è quello di filtrarla in parte, deprivandola di tutti i principi, per poi immetterla di nuovo in rete. Tendenzialmente viene fatta un’osmosi inversa, mescolando l’acqua distillata con l’acqua della falda. Sarebbe impossibile e troppo costoso filtrarla tutta. Sembra un vero intruglio! Ma poi è vero che è più controllata? Fino a pochi anni fa erano molto più controllate le acque dell’acquedotto. Adesso da circa tre anni si impongono controlli molto più accurati anche per l’acqua in bottiglia. Bisogna dire la verità: le due normative si sono molto avvicinate. Quindi niente pregiudizi ideologici: oggi sono ben controllate anche le minerali! Paradossalmente il parametro durezza è l’unico che risulta consigliato e non obbligatorio. Consideriamo che con i sistemi di filtrazione domestica, come l’osmosi inversa o il carbone attivo, l’acqua viene spesso portata sotto il valore soglia. E cosa mi dice dei trialometani, ovvero dei derivati del cloro? Sono pericolosi per la salute? In che modo possono formarsi? Il cloro è fondamentale, perché nel nostro complesso sistema idrico, anche se l’acqua scorre, da qualche parte esistono sempre delle vasche di accumulo. E qui potrebbe subire delle contaminazioni batteriche. La clorazione, opportunamente misurata e controllata, è la grande soluzione che ha abbattuto questi problemi. È vero, il cloro reagisce con i composti azotati creando cloroammine. Ma l’acqua del rubinetto non è l’acqua di una piscina. Anche nel caso di un forte odore di cloro rimane comunque ampiamente al di sotto della soglia tollera-

Alcuni test di laboratorio hanno mostrato che con i filtri a carbone attivo si aggiungono all’acqua sostanze come ammonio, argento o altri metalli pesanti. Bisogna preoccuparsi? Questi carboni attivi sono delle spugne. Trattengono bene gli inquinanti, ma oltre un certo livello si saturano e cominciano a generare un rilascio progressivo. Alcune delle molecole intrappolate si combinano tra di loro, dando luogo ad altre sostanze non presenti nell’acqua di origine. Quindi le caraffe filtranti sono da buttare? Dal mio punto di vista no. In caso di adeguata manutenzione non abbiamo evidenze di grossi problemi. È assolutamente necessario però sostituire il filtro e mantenere le caraffe in frigorifero, anche quando non si usano. Il principale problema è di tipo microbiologico e si verifica quando l’acqua staziona a temperatura ambiente. Adesso vogliamo la verità: lei le usa o no le caraffe filtranti? Tendenzialmente berrei acqua del rubinetto, ma mia moglie preferisce quella filtrata e a volte la bevo anch’io. In realtà credo che si potrebbe anche variare. L’acqua può essere più dura in estate, più leggera in inverno. Si potrebbe scegliere su base stagionale. Dovremo diventare dei sommelier dell’acqua? Esattamente, ce ne sarebbe proprio bisogno. Durante un percorso elaborato insieme a Legambiente abbiamo proposto spesso il gioco dell’assaggio dell’acqua. Il confronto è tra due diverse bottiglie di acqua minerale gassata e due di acqua del rubinetto addizionata con anidride carbonica. Le risposte sono risultate totalmente casuali: nessuno riesce a riconoscere la differenza. Terra Nuova · aprile 2011

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SPECIALE caraffe filtranti Caraffe e sceriffi: problemi con la legge E se le caraffe filtranti fossero illegali? L’articolo 5 del decreto ministeriale 443/90 parla un linguaggio insolitamente cristallino: «In considerazione dei documentati rischi di proliferazione batterica e di rilascio incontrollato di microinquinanti, i semplici filtri a carbone attivo da soli non sono ammessi per il trattamento domestico delle acque potabili». A quanto pare gli apparecchi a carboni attivi dovrebbero disporre, per legge, di un sistema che disinfetti l’acqua dopo il trattamento, con raggi UV, ozono o argento,

ma non è chiaro cosa contengano esattamente molte delle cartucce in commercio. «Anche se nessuno ci vuole credere, per la legge italiana le caraffe sono fuori legge, perché non idonee al trattamento dell’acqua potabile per uso alimentare» è l’aspro commento di Paolo Bernardi, responsabile dell’azienda AQsystem. «Le caraffe da tavola sono tutte costituite con filtri a carbone attivo, alcuni anche con sali d’argento, mescolati con resine a scambio ionico. Il carbone attivo elimina il cloro e rende l’acqua piacevole al palato, mentre le resine abbassano notevolmente o comple-

Acqua di casa: possiamo fidarci? L’

acqua dell’acquedotto è davvero la migliore? Una domanda politicamente scorretta che non potevamo eludere dalla nostra ricerca. Abbiamo chiesto un parere a Michela Trevisan, biologa e nutrizionista, autrice di Terra Nuova, che sul cloro ha un’opinione un po’ diversa. L’acqua del rubinetto è senz’altro la più ecologica, su questo non ci piove. Possiamo dire con altrettanta facilità che non presenta problemi di nessun tipo? Dipende. È vero solo nei casi in cui l’acqua del rubinetto derivi da falda profonda, al di sotto della falda freatica. In rari casi potrebbe essere «buona» anche l’acqua di superficie, se priva di inquinanti derivati dall’agricoltura e dall’industria e non sottoposta a clorazione. La clorazione sembra una condanna… Il tema dell’acqua mi ha appassionata fin dall’università. Nel 1988 scrissi una tesi di laurea sui metodi alternativi alla clorazione dell’acqua. Già da una decina d’anni, infatti, esistevano chiare evidenze scientifiche di come la clorazione, eseguita su acque di superficie, portasse alla formazione di sostanze cancerogene, come ad esempio i trialometani. Di questo tema ancora irrisolto si parla pochissimo e lo si divulga ancora meno, anche perché la soluzione, probabilmente unica, sarebbe quella di intervenire sui fatiscenti acquedotti italiani, ormai ridotti a colabrodo tanto da produrre una perdita di acqua in alcune zone fino al 60%. Da questi buchi chiaramente a ogni caduta di pressione possono entrare batteri e altri inquinanti. Per questo motivo in Italia è impensabile al momento utilizzare in tutto il territorio sistemi di potabilizzazione con disinfettanti diversi dal cloro – come l’ozono, l’acqua ossigenata o gli UV utilizzati in altri paesi europei – perché, non

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tamente la durezza scambiando il calcio con il sodio. Il risultato è un gusto buono, un tè limpido e l’eliminazione di residui calcarei nel ferro da stiro. Il cliente ha così la sensazione che il filtro funzioni bene, ma le cose stanno diversamente». Citando il decreto 443/90, Bernardi ricorda che l’uso dei filtri a carbone attivo è ammesso solo se questi sono batteriostatici e dotati di specifico nulla osta. «Dovrebbero essere in possesso di approvazione ministeriale come filtri a struttura composita, ma è un documento che di fatto nessuna caraffa ha in dotazione. Inoltre sia il DM 443/90 che

essendo persistenti, non garantirebbero la salubrità dell’acqua all’uscita dal rubinetto. Cosa succede esattamente all’acqua sottoposta al cloro? Le acque superficiali contengono sostanza organica derivata dalla decomposizione di animali e vegetali, che a contatto con il cloro porta alla formazione di cloroderivati (alogenati). Per queste sostanze, a causa della loro comprovata azione mutagena e cancerogena, la legge ha stabilito dei limiti. Ma per le sostanze cancerogene non esistono limiti a rischio zero. Nelle acque sorgive, o di falda profonda, dove la sostanza organica non è presente, queste sostanze non si formano. È sufficiente lasciare decantare l’acqua per disperdere il cloro? In realtà ciò che si disperde è solo il cloro libero sotto forma di gas, che è un irritante per le mucose delle alte vie respiratorie. Quello più pericoloso, che ha reagito con la sostanza organica, rimane nell’acqua. Qual è il tuo consiglio da nutrizionista? Quale acqua dobbiamo bere? Da nutrizionista e ambientalista dico che è fortunato chi può disporre di una fonte di falda profonda. Personalmente quando viaggio in automobile mi porto sempre dietro dei bottiglioni di vetro. Quando andiamo in montagna, o quando passo per una fonte di falda profonda, li riempio. A chi può disporre solo di acqua di superficie dall’acquedotto e non ha fonti a portata di mano consiglio di alternare, magari tra acque a basso e acque ad alto residuo fisso. Alcune rinomate acque in bottiglia infatti sono troppo povere di minerali per essere l’unica acqua che beviamo. Al contrario di quanto si sente dire spesso, il calcio e il magnesio dell’acqua si assorbono bene e aiutano l’equilibrio dell’apparato digerente. In questo senso è meglio variare anche le marche, perché se ci sono degli inquinanti è bene non accumularli. Ovviamente se optiamo per la bottiglia bisogna scegliere sempre e solo quella di vetro, con vuoto a rendere!


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il DL 31/2001 vietano l’abbassamento della durezza sotto i 15 gradi francesi, con la motivazione che il calcio è importante nell’acqua per diversi motivi, compresa la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Perché dunque eliminarlo e sostituirlo con il sodio?».

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«Anche se nessuno ci vuole credere, per la legge italiana le caraffe sono fuori legge, perché non idonee al trattamento dell’acqua potabile per uso alimentare.»

Mentre stavamo per chiudere il nostro articolo è poi sopraggiunto un fatto nuovo: ai produttori di caraffe filtranti è stato inferto un attacco frontale senza precedenti. A fine febbraio, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta sulle caraffe filtranti, raccogliendo la denuncia di Mineracqua, la federazione italiana delle industrie delle acque minerali, che ha fornito i risultati delle analisi svolte all’Università La Sapienza di Roma. Il pm Raffaele Guariniello ha aperto un fascicolo per diffusione di alimenti pericolosi e frode in commercio, affidando ai Nas il compito di fare approfondimenti. Secondo quanto è stato denunciato da Mineracqua, i tre modelli di caraffe sottoposti ai test, delle marche Brita, Coop Viviverde e Auchan Laica, peggiorerebbero la qualità dell’acqua: in primo luogo, le sottraggono gli «elementi nutritivi» abbattendo i valori di iodio, fluoro e calcio. Ma il presidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, segnala anche problemi di carattere igienico: il filtro, stando allo studio depositato, può rilasciare sostanze indesiderabili e l’apparecchio, per essere bonificato completamente, dovrebbe essere lavato a una temperatura superiore ai cinquanta gradi. «Le caraffe filtranti esaminate rilasciano particelle nere fini e finissime derivanti da un filtro a carbone at-

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SPECIALE caraffe filtranti tivo presente nel sistema filtrante, ma un filtro idoneo non dovrebbe rilasciare alcuna particellaÂť ha dichiarato Fortuna. ÂŤSi può supporre che in aree geografiche con acque piĂš ricche di sali la durata dell’efficacia della caraffa filtrante risulterĂ ancora inferiore a quella verificata nei test, mentre in aree con acque a basso contenuto di sali, il trattamento determinerĂ non conformitĂ piĂš marcate. Ne consegue che l’efficacia della caraffa non potrĂ essere la stessa in tutto il territorio nazionaleÂť. Ăˆ del tutto evidente che siamo di fronte a un’offensiva commerciale da parte di chi ha interessi economici ben precisi. Ma intanto, come si usa dire in Italia da un po’ di tempo a questa parte, è bene che la giustizia faccia il suo corso. La smentita piĂš tempestiva nel frattempo è arrivata da Brita, leader mondiale che da 45 anni produce solo caraffe filtranti: ÂŤAbbiamo le certificazioni di due ministeri della salute, quello tedesco e quello austriaco. I filtri sono poi garantiti dagli enti certificatori Tuv e Tifq. Questo esposto è frutto di una guer-

Acqua sprecata

ra tra acque potabili e acque minerali. Le nostre caraffe si lavano in lavastoviglie, e stiamo iniziando a mettere a nostre spese i bidoni per la raccolta dei filtri, che vengono riciclati e rigenerati. Inoltre avvertiamo i consumatori di non utilizzare l’acqua filtrata se hanno problemi cardiaci o di insufficienza renaleÂť. La guerra dell’acqua forse è giĂ cominciata e non ce n’eravamo accorti. Vedremo in tribunale chi riuscirĂ ad avere la meglio. Comunque sia, per le nostre beneamate caraffe emergono problematiche che sarĂ senz’altro difficile riuscire a gestire dal punto di vista commerciale.

L’acqua del rubinetto è giĂ filtrata Malgrado tutte le nostre sventure, viviamo ancora in un Paese opulento e fortunato. Un paese ricco di sorgenti, in cui non manca di che vivere. C’è cibo in abbondanza e una rete idrica nazionale, che con tutti i suoi difetti garantisce acqua potabile pressochĂŠ a tutta la popolazione. Lasciamo perdere per un attimo la riflessione sugli sprechi, i disservizi e

(Rapporto Blue Book 2009)

Ogni italiano consuma in media 237 litri d’acqua potabile al giorno. Ecco dove vanno a finire. PER BAGNO E DOCCIA

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PER CUCINA

la vetustitĂ dei nostri acquedotti: l’acqua del sindaco è piĂš sicura di quanto si possa credere. Se pensiamo che sul Pianeta una persona su otto non ha ancora accesso all’acqua potabile e che ogni anno oltre un milione e mezzo di bambini sotto i 5 anni muoiono per la sua carenza, possiamo proprio affermare di essere nati con la camicia. Fatta questa premessa, dobbiamo sicuramente fare di piĂš per salvaguardare un bene comune essenziale e tanto conteso dalle multinazionali. Secondo il Rapporto Blue Book, ogni giorno si perdono dalle condutture 104 litri d’acqua per abitante, pari al 27% di quella prelevata. E come se non bastasse, l’Italia è al primo posto in Europa per i consumi di acqua pro capite. Se lo standard qualitativo della nostra acqua potabile è ancora insufficiente o non soddisfa le esigenze degli utenti, bisogna cominciare a pensare di rivedere le reti idriche municipali e mettere in discussione le soluzioni di filtraggio e purificazione. Questioni che di per sĂŠ potrebbero rendere superfluo il ricorso a un filtraggio successivo. PerchĂŠ, ricordiamolo, i filtri domestici riescono a togliere quel fastidioso sapore di cloro, ma hanno senso di esistere solo su un’acqua resa potabile giĂ a monte. Le acque di migliore qualitĂ all’origine, derivate da sorgenti e pozzi profondi, necessitano in genere di trattamenti semplici, e il cloro potrebbe essere sostituito benissimo dall’uso di raggi ultravioletti e ozono. Sistemi che non lasciano residui chimici pericolosi e non incidono sul sapore, facendoci risparmiare un bel po’ di acqua minerale. La gestione del ÂŤcaso arsenicoÂť, dopo che Bruxelles ha negato la deroga ai limiti per la potabilitĂ a 128 comuni italiani, ha mostrato un volto ulteriore della faccenda. Le aziende private o mistoprivate hanno disatteso il compito di far rientrare l’acqua del rubinetto nei valori consentiti dalla legge. In occasione del referendum magari potremmo ricordarcene. Insieme al diritto per un’acqua pubblica se ne potrebbe rivendicare anche un altro: il diritto all’acqua buona! l

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La casa editrice

Edizioni Mediterranee [Roma] promuove il convegno

coordinamento di Paola Giovetti 4-8 maggio 2011 • Centro Internazionale Congressi “Le Conchiglieâ€? Viale G. D’Annunzio, 227 - 47838 RICCIONE Il congresso di Riccione si rinnova: nuovo il tema “Nuova coscienza e guarigioneâ€?, nuova l’impostazione e in gran parte nuovi i relatori. Per citarne solo alcuni: il medico statunitense Patch Adams, ideatore della “terapia del sorrisoâ€?, il grande Maestro spirituale Faisal Muqqadam (Kuwait), il medico cinese Sun Junqin, Maestro di Qigong e di spiritualitĂ orientale, il francese Pierre Jovanovic, grande esperto di angeli, lo psicologo islandese Erlendur Haraldsson, famoso per le inchieste sulla vita dopo la vita e la reincarnazione, il grande esperto di Cabala Nadav Crivelli (Israele), la dottoressa Daisy Chacko Chittarackal (India), medico ayurvedico e tanti altri che renderanno questo evento un’esperienza unica. Una grande proposta, tanti preziosi stimoli e insegnamenti perchĂŠ Nuova coscienza e guarigione, temi fondamentali del nostro tempo, diventino una realtĂ viva e operante.

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21.00 – Presentazione dei seminari di due giorni (mercoledÏ 4 e giovedÏ 5) e dei due seminari di un giorno di Sun Junqin

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08.00 – Apertura delle iscrizioni ai seminari 10.00 – Inizio dei seminari

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10.00 – Inizio del seminario di un giorno: Corso di Qigong 14.00 – Apertura della segreteria 17.00 – Proiezione del filmato: Il mistero della santa casa di Loreto, di Studio 3TV 18.00 – Incontro con Satyam Umberto Bidinotto: Il vero volto dietro alla maschera della personalitĂ : l’enneagramma come strumento per ritrovare la propria essenza 21.00 – Maestro Sun Junqin: Educhiamo alla salute 08.00 – Apertura della segreteria 08.15 – Meditazione su “Il respiro del Nome Divinoâ€? guidata da Nadav Crivelli 09.00 – Apertura dei lavori 09.15 – Filippo Falzoni Gallerani: Rebirthing ad approccio transpersonale – La respirazione come strumento di risveglio e liberazione 10.00 – Daisy Chacko Chittarackal: Ayurveda e longevitĂ 10.45 – Intervallo 11.15 – Patch Adams: Come non avere mai piĂš un giorno triste nella vita 12.00 – Joyce Dijkstra: Danze meditative: viaggio verso la guarigione (con coinvolgimento del pubblico) 15.00 – Faisal Muqqadam: Essenza: il profumo dell’essere, alla scoperta di te stesso 16.00 – Erlendur Haraldsson: Vita dopo la morte e reincarnazione 17.00 – Intervallo 17.00 – Inizio seminario di Patch Adams: Vivere una vita di gioia 17.30 – Erlendur Haraldsson: Medium nordici a effetti fisici (Sala Madreperla) Luisiana Furlanetto: Esperimenti di visualizzazione (Sala Polivalente) Enza Carifi: Metamorfosi: l’arte della trasformazione REMÂŽ (Sala Gorgonia) 21.00 – Incontri di approfondimento con relatori e docenti

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8 maggio

08.00 – Meditazione sulla gioia guidata da Enza Carifi 09.00 – Nadav Crivelli: Cabala e guarigione 09.45 – Demetrio Giordani: Il Sufismo, la via spirituale dell’Islam 10.30 – Intervallo 11.00 Stefano Gasperi: PerchĂŠ l’uomo si ammala? L’evoluzione del concetto di malattia da Ippocrate a Rudolf Steiner 11.45 – Tania Rivkina: Prolungate la vostra giovinezza 15.00 Parliamo di angeli: Paola Giovetti: Gli angeli nelle tradizioni religiose, nell’arte e nell’esperienza; Grazia Francescato: In viaggio con l’arcangelo: un’avventura condivisa; Pierre Jovanovic: Gli angeli nelle esperienze in punto di morte, in particolare dei bambini. Conduce Enzo Decaro 17.00 – Intervallo 17.30 Roberto Sassone: Sri Aurobindo e Mère. La nuova umanitĂ 18.15 Giuliana Colella: Incontro con la poesia di Rumi e la musica Sufi per un’esperienza interiore di ascolto della voce di Dio in noi 21.00 Serata di intrattenimento con la partecipazione di Pippo Franco 09.00 – “Meditazione integraleâ€? guidata da Roberto Sassone 10.00 – Osvaldo Sponzilli: Il recupero della vera anima della medicina 11.00 – Lisetta Carmi: Babaji, il guru immortale. La mia esperienza sull’Himalaya e a Cisternino 12.00 – Estrazione dei premi e chiusura dei lavori SEMINARI DI UN GIORNO (ore 10-13/14-17) Enza Carifi: Metamorfosi: l’arte della trasformazione REMÂŽ Giuliana Colella: Rumi, le leggi spirituali della vita e il suono HU Stefano Gasperi: Medicina steineriana: la malattia quale disarmonia nei rapporti tra corpo, anima e spirito Tania Rivkina: Prolungate la vostra giovinezza Roberto Maria Sassone: Laboratorio di coscienza integrale del corpo (la nobile Via del Guerriero) Piera Vitali: L’arte di superare il passato e vivere la magia del presente

Per ricevere il programma definitivo e dettagliato e per informazioni, rivolgersi alle Edizioni Mediterranee srl Via Flaminia, 109 00196 Roma - tel. 06/3235433 fax 06/3236277 - e-mail: convegni@edizionimediterranee.net www.edizionimediterranee.net - o alla coordinatrice del Convegno, d.ssa Paola Giovetti, via Archirola 33 41124 Modena - tel. 059/306746


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agricoltura naturale

Quale via per la permacultura? Inauguriamo con questo articolo il racconto di un cammino, personale e collettivo, nella direzione della sostenibilità e di una scelta permaculturale. L’intento è quello di tirare le fila dei percorsi di singoli, di coppie o gruppi che si adoperano in Italia e all’estero per mettere in pratica i principi e le pratiche della permacultura. di Roberto Manzone

L’

obiettivo di questo primo articolo, come quello di un libro e di un documentario che seguiranno, è quello di disegnare un quadro delle esperienze di permacultura in Italia e fare una mappatura elastica e funzionale utile a chiunque voglia conoscere in maniera più approfondita le realtà esistenti e i tempi con cui i principi e le tecniche di progettazione sono messe in pratica. Per chi vuole fare permacultura, questo progetto in evoluzione può diventare una guida multimediale da consultare e arricchire volta per volta di nuove applicazioni e realtà.1 Usando il linguaggio della permacultura, si potrà creare un sistema pulsante ed efficiente, nonostante le poche risorse a disposizione. Que-

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sto lavoro consegnerà una galleria di volti e storie personali dislocate lungo tutta la nostra penisola: il lato umano quindi, oltre che tecnico, sarà il riferimento principale.

Le prime esperienze in Italia Per chi scrive, il cammino di avvicinamento alla permacultura comincia intorno al 2008 con il corso di progettazione in permacultura presso la Cascina Santa Brera di Milano, e prosegue negli anni con l’approfondimento e la messa in pratica di quanto letto e studiato, con l’obiettivo anche di accreditarsi come progettista in permacultura. Da allora questa disciplina ha rappresentato per me un’esperienza pratica e teorica ricca e stimolante, che ha cam-

biato profondamente la mia vita. La finalità di questo lavoro è l’acquisizione di stimoli e modelli che possano dare fiducia a questo tipo di esperienza, contribuendo a fare rete e sviluppare le interrelazioni. Tralasciamo per il momento l’elenco di principi e tecniche della permacultura. Per questo si può fare riferimento al volume Introduzione alla permacultura di Bill Mollison (Terra Nuova Edizioni) e al sito ufficiale dell’Accademia italiana (www.permacultura.it), dove ne vengono riportati i principi e la storia, nonché i corsi organizzati in Italia. Cerchiamo invece di ripercorrere i passaggi fondamentali che hanno portato la permacultura nel nostro Paese.


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Nella primavera del 2000 Richard Wade e Inés Sánchez, entrambi provenienti dalla Spagna, tengono il primo corso di progettazione in permacultura in Italia presso l’ecovillaggio di Torri Superiore.

Incontriamo Marino Barboncini Da quell’esperienza è nato il primo gruppo di pionieri che oggi diffondono la permacultura in Italia attraverso corsi, laboratori e incontri. Marino Barboncini è uno di questi. Ed è proprio da lui che iniziamo questa carrellata nel mondo della permacultura. Lo incontriamo durante la raccolta delle olive, una buona occasione per verificare sul campo cosa significa per lui «fare permacultura». Dopo anni di attività come agronomo, certificatore di produzioni biologiche per conto dell’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab) e infine di promotore della permacultura, Marino ha scelto una vita ritirata e meditativa. È ritornato a vivere nel piccolo podere di famiglia di Peciano, nei pressi di Cortona. Oggi, insieme all’energica madre Rita, si occupa principalmente della vigna, dell’uliveto, di qualche animale, dell’orto e della conservazione dei semi. Il suo voler essere uno sperimentatore indipendente e libero da condizionamenti accademici, formativi, politici e sociali, è di per sé un percorso di responsabilizzazione che rispecchia profondamente molti dei principi della permacultura.

«Cambiare è duro verso un mondo che non conosci. Il mondo ti alletta, ti alimenta di sempre nuovi bisogni per farti restare in uno stato dormiente». Sono pensieri che richiamano subito un’atmosfera collodiana, in cui il Lucignolo di turno ci prende per mano per condurci in un mondo di favole dove il divertimento è eterno. La nostra vita è invece reale e chiede attenzione, responsabilità e presenza. «Di cosa abbiamo effettivamente bisogno?» si chiede ad alta voce Marino. «Ma ce lo domandiamo mai per davvero?». «In questo periodo mi sento di andare verso una scelta fruttariana. Sento che mi basterebbe, ma questo lo dico dopo essere stato un allevatore. Mi chiedo se forse anche tagliare le foglie di una lattuga è come ammazzare». Quando mi presento raccontando il mio progetto, Marino mi riprende subito, mettendomi in guardia dal rischio in cui può cadere chi legge su questi temi: «Bisogna stare attenti a non prendere tutto per buono, perché poi nel tentativo di stare dietro alle guide e verificare l’attendibilità di certe informazioni, c’è il rischio di perdersi. Ogni volta che proponi un concetto, la cosa migliore è procedere autonomamente». Marino, insomma, è in continua verifica. Per lui un gesto, un’azione, una valutazione può legarsi solo a un momento, a un luogo, a un contesto specifico. Questo è uno dei motivi per cui ha scelto di preparare tre orti diversi: uno della mamma, uno suo e uno in condivisione. Dopo anni di

Da sinistra a destra: Marino e la serra di limoni. Marino con la mamma Rita in un momento di raccolta delle olive. Una delle serre per l’orto e il frutteto. L’orto in condivisione.

sperimentazione ha constatato che a distanza di pochi metri il terreno, l’esposizione, la pendenza e tanto altro, costituiscono un habitat ideale per l’una o l’altra specie. È così che in un orto crescono i finocchi ma non vengono bene i pomodori e in un altro, a pochi metri di distanza, troviamo splendidi pomodori ma di finocchi neanche l’ombra.

La filosofia dei contributi agricoli Lo Stato e il suo sistema di contributi tiene in piedi il sistema del green power, fondato sulla dipendenza e la deresponsabilizzazione, sull’assistenzialismo anziché sull’attenzione alla pratica agricola. Ad esempio in Val di Chiana, dove si trova il podere, in passato si davano i contributi per coltivare la barbabietola da zucchero, poi per i girasoli… l’ennesima spinta all’industrializzazione senza pensare al territorio e a chi ci vive. Anche se sono passati solo pochi anni, sembra lontanissimo il periodo in cui Marino faceva da consulente per le aziende agricole che volevano la certificazione biologica. Oggi, oltre a mettere in guardia chi si avvicina all’agricoltura con l’idea di poter ottenere agevolazioni e contributi, ha deciso di cancellarsi Terra Nuova · aprile 2011

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SegnaLibro

dall’ordine degli agronomi e vivere principalmente di un’economia di scambio, sobrietà e decrescita. In fondo Marino, con i suoi tre ettari e mezzo, ha tutto quello che gli serve: una casa, l’orto gestito con metodi biologici tradizionali per le esigenze familiari, una rigogliosa vigna di un ettaro (che include molteplici varietà di uva, tra cui sangiovese, trebbiano, malvasia, moscato), un uliveto di circa un ettaro (che include esemplari di frantoio, moraiolo, lec-

Bill Mollison

e

Reny Mia Slay

Introduzione alla

PERMACULTURA

cino, dolciagocia, pendolino e alcune varietà sperimentali) e un ettaro di bosco. «Se non ti adegui» afferma «il sistema ti identifica come la strega, l’inetto, l’evasore, e ti spinge a confrontarti con chi ha i soldi. Negli ultimi cinquant’anni di industrializzazione pesante abbiamo perso il contatto con la natura e con i nostri veri bisogni. Ci siamo lavati, vestiti, arricchiti, ma quanti danni abbiamo arrecato a noi stessi e all’ambiente! La civiltà industriale di primo acchito offre più sicurezze, ma a un prezzo altissimo. Forse ne diventeremo consapevoli solo quando il Pianeta sarà irrimediabilmente avvelenato!». Mio bisnonno era solito dire: «Morirete di fame in una madia di pane», per dire che nonostante la grande abbondanza di cibo non sappiamo come nutrirci.

Un progetto in continua trasformazione

INTRODUZIONE ALLA PERMACULTURA di Bill Mollison e Reny Mia Slay Terra Nuova Edizioni EA011, pp. 240, euro 20,00 (per gli abbonati euro 18,00)

L’arte di coniugare i saperi di discipline diverse per progettare un orto in armonia con la natura. Il libro si può ordinare presso la redazione di Terra Nuova: tel 055 3215729 – libri@aamterranuova.it online su www.terranuovalibri.it oppure con l’apposito coupon a pag. 99

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Lo stile di potatura applicato è misurato alla capacità produttiva della pianta e non tanto sulla geometria. Ultimamente Marino è molto impegnato nel progetto dell’associazione Ape, per le esperienze di condivisione, costituita da quattro soci e alcuni simpatizzanti che si incontrano periodicamente per scambiarsi le conoscenze, verificare le necessità di ciascuno, promuovere un’economia mutualistica. Sono nuovi e vecchi contadini, ognuno con indirizzi e percorsi diversi, ma uniti da un comune desiderio di condivisione. «Nel periodo della raccolta delle olive, posso contare

sull’aiuto degli amici di Ape e a mia volta ricambio offrendo il mio lavoro quando mi è richiesto. In questo modo abbiamo avviato tre nuovi orti, ci si scambia i semi e ci confrontiamo sulle tecniche di coltivazione». Da quando ha deciso di tornare in campagna, Marino ha sperimentato varie attività: ha conciato pelli di capra, provato a fare il caucciù, a coltivare banani, ha cominciato perfino a cucirsi da sé i propri vestiti. Tutto questo sempre con l’obiettivo di raggiungere il massimo grado di autosufficienza. «Per il momento i soldi che incasso dalla vendita dell’olio e del vino se ne vanno quasi tutti per le spese di carburante e di manutenzione dell’auto che uso soprattutto per raggiungere i miei figli ad Arezzo».

Fare esperienza Marino ripete spesso la stessa raccomandazione: «Devi conoscere e fare esperienza. Non si può imparare leggendo, importante è anche la fede con la quale si fanno le cose. In fondo siamo come dei pionieri di buone pratiche, in continua ricerca. Anche se quello che facciamo non è del tutto nuovo, ci troviamo a ripartire da zero». Marino produce miele, carne, uova, formaggi. In ogni attività viene dedicata un’attenzione particolare per capire come usare e valorizzare il cosiddetto «effetto margine», un concetto chiave della permacultura. Alcuni esempi? «Le ghiande delle querce vengono utilizzate per nutrire le capre: sono un ottimo integratore, di cui si è dimenticato il valore.


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Da sinistra a destra: Le capre sopra i rami di ulivo potati. La capanna costruita vicino alla vigna come zona di ristoro. Raccolta di semi di granturco.

Alcune piante vengono lasciate a seme, per recuperare antiche varietà». Gli sfalci delle potature vengono anch’essi utilizzati come foraggio per le capre, e molte delle erbe spontanee vengono utilizzate per l’alimentazione. Il confine con il bosco limitrofo è lasciato senza recinzione per permettere il facile accesso agli animali. In definitiva, si cerca di sfruttare al meglio, attraverso l’osservazione, le potenzialità presenti nell’ambiente circostante. Ad esempio, la rosa canina, che ospita un parassita della mosca dell’olivo, viene lasciata crescere in tutte le siepi che delimitano i campi. Per lo stesso motivo vengono salvaguardate le piante dimenticate tipiche della zona: la stevia, eccellente per dolcificare; il guado, ottimo per tingere; il mocco, che può sostituire le lenticchie; il rubiglio, buono per sostituire il pisello. Anche se è stato uno dei primi tecnici italiani a interessarsi alla permacultura, Marino volutamente non fa parte del collegio dei tutor dell’Accademia italiana e non interviene nei corsi. «Ognuno cerca la sua strada. Io non sento la missione educativa. Mi sento ancora nella fase di apprendimento, di studio, di sperimentazione. Preferisco fare rete qui nel territorio dove vivo. Fare permacultura è anche immaginare un modello quando non ce l’hai. E provare a realizzarlo».

Leggere il territorio Rispondendo alle indicazioni della permacultura, Marino cerca di tra-

sformare i limiti in opportunità via via che riscopre il territorio in cui vive, facendosi guidare non da un’ottica di efficientismo e di massimizzazione della produzione, bensì dalla ricerca di armonia con l’ecosistema. «Le popolazioni che hanno vissuto in queste terre per secoli hanno dimostrato che si può vivere con poco. Il territorio va saputo leggere: spesso dall’ambiente provengono segnali molto chiari, dalle piante spontanee che si riproducono senza l’intervento umano alle fonti d’acqua che riemergono… si tratta di riconoscere questi segnali e interpretarli per ricostruire la rete ecologica».

L’ottica produttiva e del guadagno dimentica sempre che anche la fertilità del terreno è un valore. Non viene riconosciuta solo perché ha tempi lunghi ed è difficile da monetizzare nell’immediato in termini di bilancio aziendale. «Lavorando sulle cose vive è difficile fare paragoni, ma basta guardarsi attorno per vedere che qui ora nasce qualcosa che prima non c’era: così come accade quando un bosco si estende su un campo lasciato incolto o in un orto si sviluppano nuove piante». «È una farsa pensare di tenere un contadino nel suo terreno se poi non fa più il contadino» riflette Marino salutandomi. «Quello che legittima il suo lavoro è la produzione di alimenti molto apprezzati dai consumatori che parlano dei luoghi d’origine e non sono anonimi come quelli prodotti da una qualsiasi multinazionale». l

Note 1. Potete scrivere a robertomanzone@gmail.com o visitare il forum specifico all’indirizzo: http://forum.aamterranuova.it/forum_topics.asp?FID=22.

ECOVILLAGGIO TORRI SUPERIORE

In viaggio verso la transizione

Corsi teorico-pratici per prepararsi al cambiamento SECONDA EDIZIONE

26/27 marzo: Facilitazione e consenso 2/3 aprile: Biochar e stufe pirolitiche 9/10 aprile: Fare cesti in rami di salice 16/17 aprile: Orto biodinamico

7/8 maggio: Erbe commestibili 14/15 maggio: Saponi e creme 21/22 maggio: Comunicazione empatica 28/29 maggio: Dalla lana al feltro 9/12 giugno: Costruzione di muri in terra cruda

30/04 - 01/05: Training per la transizione con Ellen Bermann e Cristiano Bottone 30/05 - 12/06: ProgettazioneinPermacultura corso certificato di 72 ore 25-26/06: Vivere e lavorare insieme con Willi Maurer e Claudia Panico Informazioni e iscrizioni: tel 0184 215504 info@torri-superiore.org • www.torri-superiore.org

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mondo vegan

«Pericoloso sarà lei!» Nutrie e piccioni in città, cinghiali e volpi in campagna: sono solo alcuni degli animali con cui l’uomo trova difficoltà a convivere. E se invece di abbracciare sempre il fucile facessimo un piccolo esame di coscienza?

U

na volpe entra in una casa ai margini del bosco e morde una bambina che sta tranquillamente dormendo nel suo lettino. Un branco di cinghiali invade un campo coltivato e distrugge il raccolto. Un orso si ostina in scorribande nelle fattorie seminando il panico tra i contadini. Siamo circondati da animali selvatici pericolosi e ostili, sempre pronti ad azzannare, graffiare, distruggere e seminare panico tra gli inermi appartenenti alla nostra specie. Ma è proprio così? È questo che realmente accade, o è semplicemente il parto della fantasia malata di chi vuole fare di ogni singola notizia una tragedia

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per instillare timore e paura tra la gente? O peggio: siamo noi gli invasi, o semplicemente siamo gli invasori e come tali veniamo trattati? Questa serie di domande è chiaramente pura retorica, perché la ri-

Contrariamente a topi, volpi e tutti gli altri animali, la nostra specie non tende ad adattarsi all’ambiente in cui vive, ma lo trasforma per adattarlo alle sue esigenze.

sposta la conosciamo già. La specie umana, nella sua continua ricerca di conquista e di spazi e risorse da sfruttare, ha invaso l’intero Pianeta. Pare vi siano solo poche specie animali capaci di essere presenti in quasi tutto il globo. Tra di esse i topi, le mosche e gli umani. Che tale prerogativa sia merito dell’estrema adattabilità di questi animali è indubbio, ma vi sono dei distinguo: possiamo senza ombra di dubbio dire che difficilmente topi e mosche riuscirebbero a deviare il corso di un fiume o a interromperlo per costruire una diga di proporzioni mastodontiche (come in Cina), o a radere al suolo migliaia di ettari di foresta amazzo-

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di Adriano Fragano e Dora Grieco


senza terre. L’orsa viveva libera, e abituata ad avere del cibo dagli albergatori, che la usavano come richiamo per i turisti, ha creduto di potersi fidare di noi. Ma appena si è avvicinata un po’ di più al centro abitato, per lei è finita la libertà: è stata catturata e rinchiusa in un piccolo recinto vicino Trento. Era il giugno del 2007. Da allora, dopo molte manifestazioni capeggiate dall’associazione No alla caccia che ha fatto opera di diplomazia con le istituzioni, il 25 agosto 2010 Jurka ha trovato di nuovo casa. Non la libertà, ma un posto un po’ Jurka: un simbolo di libertà più grande: ora continuerà la sua vita Le terre selvagge non esistono qua- presso il «Parco alternativo della si più. Tutte, tranne alcuni luoghi in- Foresta Nera per orsi e lupi» in vivibili o dai quali non è possibile ri- Germania, presso Bad Rippoldsau cavare nulla, sono sfruttate per l’uso Schapbach. e il consumo di noi animali umani, destinate alle coltivazioni, sfruttate per gli allevamenti, occupate dalle discaL’agricoltura veganic riche, sezionate per le cave, divise e introduce nella pratica frammentate da strade asfaltate e ferrovie, costruite con città cementiagricola una forte ficate… Per gli animali selvatici è quaimpronta etica. si impossibile spostarsi ed è difficile vivere. Per loro resta sempre meno spazio e quando escono dalle loro «riserve», non hanno scampo. Jurka è la prova vivente dell’incomUn caso emblematico è quello di Jur- patibilità fra noi e gli altri animali che ka, un’orsa che ha riempito i cuori vivono liberi in natura. Tuttavia la videgli attivisti animalisti di tutto il ta non è difficile solo per gli orsi. È mondo. Jurka è diventata un simbolo sempre più raro incontrare nelle per tutti gli animali selvaggi rimasti zone boschive cervi, caprioli, le-

©istockphoto.com/Maxim Kulko

nica tanto da disboscare in un anno una superficie pari a quella dell’intero territorio del Portogallo. O anche incendiare, avvelenare, contaminare ampie regioni in ogni dove. Se tale premessa può apparirvi catastrofista, vi basterà leggere qualche notizia sullo stato del nostro Pianeta per ricredervi. Quindi contrariamente a topi, volpi e tutti gli altri animali, la nostra specie non tende affatto ad adattarsi all’ambiente in cui vive, ma piutosto lo trasforma per adattarlo alle sue esigenze. In questo modo si pone totalmente al di fuori di ogni logica naturale.

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pri… Incontri che quando avvengono ci possono toccare il cuore. Ma il loro passare veloce, silenzioso, fugace, porta a un unico pensiero: riusciranno a sopravvivere alla stagione di caccia? Qualora ciò accadesse non significherebbe per loro la salvezza, dato che da sempre gli animali ancora liberi dalla schiavitù che imponiamo loro sono considerati «dannosi» per i raccolti, per l’agricoltura… insomma per i nostri interessi. E quindi diventano vittime di una persecuzione senza tregua.

Coltivare e convivere Eppure c’è chi ci sta materialmente provando a cambiare i metodi di produzione di cibo per il nostro sostentamento, mediante pratiche non invasive e rispettose dell’ambiente e degli altri animali. Ci sono gruppi sempre più numerosi di persone dedite ad attività come l’agricoltura veganic, che unisce il rispetto dell’ambiente a quello per esseri senzienti, introducendo nella pratica agricola una forte impronta etica. Ad esempio in Germania risiede la Fondazione Gabriele, che mette in atto da diversi anni un’agricoltura definita «pacifica». Sul loro territorio gli animali che vivono in libertà, come caprioli, volpi, lepri e uccelli, ritrovano il loro spazio vitale naturale grazie a un sistema di biotopi appositamente realizzati per loro: varie aree boschive, specchi d’acqua, zone asciutte e così via. In questo sistema si trovano anche campi coltivati senza l’uso di letami e liquami, così la natura nel suo complesso può respirare e molte specie animali e vegetali tornano a ripopolare la zona. Terra Nuova · aprile 2011

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Inoltre, parte del raccolto viene appositamente lasciato nei campi, ad uso e consumo degli animali liberi. Ciò che viene proposto è un nuovo approccio al concetto di convivenza, che prevede il soddisfacimento dei nostri bisogni e nel contempo il rispetto nei confronti degli altri abitanti del nostro Pianeta, un concetto lontano da tutto quello che l’agricoltura, la produzione industriale e l’industria rappresentano. L’agricoltura e l’orticoltura vegane sono esperienze consolidate soprattutto nel mondo anglosassone. Si tratta perlopiù di fattorie o di esperienze comunitarie in cui è possibile sperimentare finalmente metodi non violenti, mediante i quali ottenere prodotti dalla terra. L’agricoltura vegana è simile per alcuni versi a quella biologica, ma non consente l’uso di letame, sangue, farine di pesce, farina d’ossa, o qualsiasi altra pratica che esiga l’uso di sostanze di derivazione animale diretta o indiretta. Si tratta di un’attività che ci riavvicina alla terra con un nuovo approccio improntato al rispetto e non allo sfruttamento. Questo ci permette di scoprire un nuovo tipo di relazione con gli altri animali per tessere la trama di una possibile nuova convivenza, restituendo alla natura, e agli animali, una parte delle colture raccolte senza sentirsi derubati o minacciati da chi ha lo stesso nostro diritto alla vita.

Ma chi li crea questi disastri? Di recente si sono verificati dei vasti allagamenti nel Veneto a causa di forti piogge e del dissesto idrogeologico di alcune zone della regione. Qualcuno, anche con ruoli istituzionali o amministrativi, ha avanzato l’ipotesi che la causa del cedimento degli argini dei fiumi sia stata l’opera demolitrice delle nutrie. Ciò può facilmente farci capire in quale condizione di ipocrisia siamo ridotti a vivere. Con tutta la buona volontà,

nemmeno un esercito di nutrie stacanoviste sarebbe mai riuscito ad allagare un paio di province venete: la causa di tali disastri va ricercata altrove. Invece, per tutta risposta, nel Veneto viene presentato un disegno di legge (stanziando 250 mila euro da suddividere in tre anni) che prevede il censimento di questi animali e successivi piani di abbattimento. Come sempre si risolvono i problemi di convivenza abbracciando i fucili e sterminando chi non può vivere come noi esigiamo. A sparare potranno essere la polizia provinciale, gli agenti venatori volontari, ma anche i proprietari agricoli muniti di licenza di caccia. A nessuno però importa se questa presenza di nutrie, ritenuta massiccia, è dovuta, come sempre, a un «errore» umano.

loro prolificare, trattandosi anche di un animale che si adatta facilmente e si nutre di soli vegetali. La stessa cosa si può dire per i cinghiali importati dai paesi dell’est Europa e dall’ex Jugoslavia, liberati in Italia per diventare prede dei cacciatori. Questi animali si sono in breve riprodotti, rappresentando un problema per le coltivazioni e diventando oggetto di numerose campagne di sterminio da parte di cacciatori autorizzati anche al di fuori del periodo di caccia. Come dire: oltre al danno la beffa! C’è da notare inoltre che molto spesso le specie introdotte per motivi venatori – come nel caso del cinghiale – non essendo originarie della zona, entrano in competizione con le specie autoctone, provocandone spesso una drammatica diminuzione, se non addirittura l’estinzione.

Nemmeno un esercito di nutrie stacanoviste sarebbe mai riuscito ad allagare un paio di province venete.

Condividere spazi comuni

La nutria1 è originaria dell’America del Sud ed è stata introdotta da noi per essere allevata per la sua pelliccia (detta di Castorino). Ma a seguito del fallimento degli allevamenti di nutrie per la produzione di pelliccia, molti individui sono stati intenzionalmente liberati per evitare i costi di smaltimento dei corpi. Da qui il

Non è facile con-vivere, dividere spazi comuni, relazionarsi in armonia rispettando le altrui esigenze. Non lo è tra umani, a maggior ragione non lo è tra umani e altri animali. La convivenza prefigura un impegno da parte dei diretti interessati a non invadere lo spazio altrui, a rispettare le esigenze di chi ci vive accanto, e soprattutto a prevenire i danni e non fare errori ai quali poi è difficile rimediare. Solo così si può sperare di poter condurre un’esistenza serena all’interno di queta nostra casa comune che si chiama Terra. Noi però ci comportiamo come un inquilino tiranno e violento, che prende tutto ciò che vuole e che vuole tutto ciò che vede, senza pensare a quanto male fa agli altri, e senza pensare alle conseguenze che queste azioni provocano alla casa in cui vive anche lui. Noi esseri umani siamo come dei potenti bambini viziati che non riescono a controllare i propri movimenti e distruggono tutto ciò che toccano, ma la cosa più grave è che siamo sempre pronti a scaricare la colpa di

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mondo vegan


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per saperne di più

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Sitografia consigliata sull’agricoltura veganic • www.veganorganic.net • www.goveganic.net/spip.php?article97 • www.fondazione-gabriele.org/cms/it/broschuere-gabriele-stiftung/ la-coltivazione-pacifica.html • www.spiralseed.co.uk/forestgarden/ • www.veganorganic.net/ • www.pfaf.org/user/default.aspx • www.spiralseed.co.uk/ • www.friendsofanimals.org/actionline/fall-2004/veganics.html • www.goveganic.net/spip.php?article97

quanto accade sugli altri, rendendoli doppiamente vittime. E così ecco che, come abbiamo detto, una volpe entra nella nostra casa per mordere i nostri figli, dei cinghiali devastano le nostre colture, un orso semina il panico nelle nostre proprietà. Ma ci siamo mai soffermati a pensare che forse ciò che reputiamo nostro è anche loro? Che le nostre case, i nostri campi, le nostre aziende sorgono dove prima vivevano questi animali, che ora non sanno più dove poter andare? In ecologia si parla di «radiazione adattativa» quando una specie vivente che si ritrova in un ambiente naturale nuovo tende a occupare tutto lo spazio a sua disposizione fino a quando non si ristabilisce un nuovo equilibrio. La nostra tendenza alla radiazione adattativa esiste da millenni e non accenna a fermarsi: ogniqualvolta ci troviamo di fronte a nuovi spazi ce ne impossessiamo soggiogando, modificando, trasformando e distruggendo per plasmarli secondo la nostra ottica, senza lasciare alla natura la possibilità di ristabilire un nuovo equilibrio.

La città vietata agli animali E la convivenza in città? I territori urbanizzati sono di fatto vietati agli altri animali. Non solo perché di fatto sono inospitali dal punto di vista territoriale e architettonico, ma perché proprio non li vogliamo. Le nostre metropoli cementificate ospitano solo cani (rigorosamente al guinzaglio) e gatti di proprietà. Persino i cani e i gatti randagi sono di

proprietà dei sindaci, che però non sempre li accudiscono a dovere. Nemmeno gli uccelli, soprattutto i piccioni, sono ben accetti, e vengono allontanati con apposite reti o pungiglioni messi sui palazzi o a chiudere gli anfratti che potrebbero ospitarli. Non parliamo poi di topi, ratti e altri animali, considerati «infestanti» e sterminati senza alcuna pietà.

Molto spesso le specie introdotte per motivi venatori non sono originarie della zona, pertanto entrano in competizione con le specie autoctone.

di vederli solo se incatenati o chiusi dietro a delle sbarre.

C’è spazio per tutti Immaginiamo un mondo dove c’è spazio per tutti, dove non c’è più la caccia, dove gli animali tornano a essere selvaggi, e si svuotano gli allevamenti. Un mondo dove ci sono terre incontaminate dalla nostra presenza. Immaginiamo di vedere una lepre saltare libera in un campo e pensare semplicemente che è bella. Immaginiamo di incontrare gli animali liberamente e spontaneamente durante una passeggiata, instaurando con loro un rapporto, un contatto, solo se è voluto da entrambi. Tutto ciò sarà mai possibile? È solo una mera utopia? A dire il vero, ogni tanto salgono alla ribalta anche notizie positive, che testimoniano incontri fra noi animali umani e gli animali selvatici, che avvengono con il dovuto rispetto. Caprioli, volpi e anche lupi, se non scacciati o uccisi, si fidano di noi e tornano regolarmente a farci visita e a mangiare il cibo che offriamo loro. Succede nei piccoli paesi di montagna, ed è un segnale che la convivenza è possibile. Sta a noi non tradire questa loro fiducia. Quindi, a ben vedere, se non fossimo così aggressivi, crudeli e invadenti, sulla Terra ci potrebbe essere spazio per tutti: ciascuno con le proprie esigenze e aspirazioni, ciascuno in grado di vivere una vita serena e felice. Basterebbe poco per poter soddisfare i nostri bisogni fondamentali, ma ci si dovrebbe accontentare, e ciò non è certo né facile né scontato per la nostra specie. l

Tutto è stabilito da leggi, ordinanze, regolamenti che riguardano gli animali da compagnia e non. Soprattutto si tratta di divieti: è vietato dare da mangiare ai randagi, è vietato lasciare liberi i cani se non in aree apposite, è vietato persino dare da mangiare ai piccioni, contro i quali si scatenano di frequente ordinanze per l’abbattimento, spesso anche cruento. Sono moltissime le ditte specializzate che offrono servizi per eliminare o allontanare questi uccelli. Continuiamo a ospitare circhi con animali, dove un pubblico ignaro (ancora?) e divertito assiste a scene da medioevo, costringendo gli animali a esibirsi in giochi e acrobazie assurde, per poi, a fine spettacolo, incatenarli o rinchiuderli in strette gabbie: viviamo 1. Per sapere chi è veramente la nutria: in città senza animali e pretendiamo nutria-myocastor.blogspot.com Terra Nuova · aprile 2011

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viaggi

Gabon: un paradiso

illegale di animali selvatici e taglio indiscriminato degli alberi ad opera delle grandi compagnie del legname, rappresentano le principali minacce alla flora e alla fauna gabonese. Come se ciò non bastasse, dal 1983 le epidemie del virus Ebola hanno notevolmente diminuito il numero di gorilla e scimpanzé. Per fortuna, da di Silvia Turrin – foto: © Fondazione Trust the Forest qualche anno sono in atto progetti per contrastare il degrado della biol Gabon, affacciato sull’Oceano raro okoumé, l’ozigo, palme ram- diversità. Atlantico, è un piccolo stato picanti, orchidee – e una miriade di dell’Africa centro-occidentale, animali, tra cui impala, bufali, ele- 13 parchi nazionali con una superficie che non rag- fanti, gorilla, scimpanzé, mandrilli. Di fronte al rischio di vedere digiunge i 270 mila km². Eppure, no- Tuttavia, come sta avvenendo in al- mezzate le incredibili risorse natunostante l’esigua estensione, le sue ri- tre parti del mondo, dal Brasile al- rali del proprio paese, nel 2002 il pregogliose foreste nascondono un’in- l’Indonesia, anche il ricco e variega- sidente Omar Bongo ha preso la credibile varietà di specie vegetali – to ecosistema del Gabon è in costante storica decisione di firmare 13 decreti ebano, mogano, legno amaranto, il pericolo: bracconaggio, commercio per istituire altrettanti parchi na-

da proteggere

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Questo piccolo stato africano racchiude un inestimabile patrimonio di biodiversità. Da scoprire e da tutelare. zionali. Un progetto ambizioso, che necessita di costanti finanziamenti e appoggi esterni, attraverso il quale vengono tutelati circa 30 mila km² di foresta e salvaguardati vari habitat, come le paludi ricche di mangrovie, e diverse specie animali, come i bufali nani e le rare tartarughe liuto. La coscienza ecologica del governo del Gabon sta quindi cercando di prevalere sulla politica di sfruttamento che sino a qualche anno fa dominava. Una scelta importante è stata quella di affidare alla fondazione ambientalista Trust The Forest i diritti sulla foresta equatoriale primaria dell’Ipassa-Mingouli Langoué. Scoperta soltanto alla fine degli anni ’90, questa ricca zona boschiva si estende nella zona nord-orienta-

All’inizio del nuovo millennio, questo paradiso terrestre rischiava però di scomparire, a causa del taglio indiscriminato di alberi secolari, con una media di 200 piante al giorno. Da qui la decisione del governo di affidare i diritti della foresta dell’Ipassa Mingouli Langoué a Trust The Forest, di cui è presidente il professor Gustavo Gandini, con l’obiettivo di salvaguardarla e valorizzarla per inle del paese, tra le province del- centivare anche forme di ecoturismo. l’Ogooué-Ivindo e dell’OgoouéLolo, lungo il fiume Ivindo. Al suo Una corsa contro il tempo interno si trova uno spettacolare Tutto è iniziato negli anni ’90, quanbacino idrogeologico, costituito dal- do un italiano, Giuseppe Vassallo, le cascate di Kongou e di Mingouli, ed è abitata da una delle più si- In alto: Elefanti nel parco dell’Ivindo. gnificative concentrazioni di specie Sotto: Cucciolo di lontra sulla riva del fiume Dji Dji. animali dell’intero continente.

Negli ultimi 50 anni sono state distrutte più foreste tropicali che nei precedenti 8000. Un dato agghiacciante, che dovrebbe spronare ad agire in fretta.

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uomo d’affari divenuto console onorario del Gabon, ha organizzato la prima spedizione nella foresta dell’Ivindo, dove scorre l’omonimo fiume. Sorvolando l’area, Vassallo si era reso conto dell’enorme ricchezza naturalistica presente in questo paradiso non ancora colonizzato da alcuna attività umana. L’area era conosciuta e abitata soltanto da gruppi di pigmei; grazie al loro aiuto, Vassallo ha potuto scoprire le spettacolari cascate di Kongou e di Mingouli, ammirare piante rigogliose, fiori di una moltitudine di colori, scimpanzé e branchi di elefanti che si spostavano tranquillamente da una zona all’altra. Su questo scrigno di ricchezze naturali stava per incombere la seria

minaccia dello sfruttamento intensivo. La Rougier Ocean Gabon, una tra le più potenti compagnie di tagliatori di legname, aveva infatti ottenuto la concessione governativa ad addentrarsi nelle regioni più interne del paese: tra i suoi obiettivi figurava proprio la regione dell’Ivindo. È così che Vassallo, appoggiato da amici e colleghi, ha concepito il progetto Ipassa-Mingouli, al fine di tutelare una delle ultime foreste primarie rimaste sulla Terra. Un’idea coraggiosa, perché si pone contro gli interessi di società del legno gabonesi e straniere, che pur di realizzare profitti distruggono intere distese di alberi, compromettendo l’habitat degli animali e delle popolazioni

locali. Per attuare questo ambizioso progetto, nel 2000 venne fondata a Libreville la Fondation internationale Gabon eco-tourisme (Figet), alla quale il governo del Gabon affida 120 chilometri quadrati della foresta dell’Ivindo, un tratto compreso fra la città di Makokou e le cascate di Mingouli. Il decesso prematuro di Giuseppe Vassallo, principale artefice di questo risultato, non interruppe l’importante iniziativa. Anzi, la collaborazione tra la Figet e Gustavo Gandini, professore alla facoltà di veterinaria dell’Università Statale di Milano, ha dato vita nel 2001 a Trust the forest, primo progetto a livello mondiale che unisce esigenze economiche alla salvaguardia delle foreste tropicali primarie.

Fidarsi della foresta Negli ultimi cinquant’anni sono state distrutte più foreste tropicali che nei precedenti 8000. Un dato agghiacciante, che dovrebbe spronare ad agire in fretta. Trust the forest si prefigge proprio questo: salvaguardare, prima che sia troppo tardi, uno degli ultimi polmoni verdi incontaminati dell’Africa. Grazie all’operato di questa associazione, il governo del Gabon ha dato una svolta alla politica ambientale, riconoscendo alla fondazione il potere di acquisire diritti di salvaguardia su una superficie di 3000 km2 della foresta primaria Ipassa-Mingouli Langoué, incorporata nel Parco nazionale dell’Ivindo. Alla dimensione puramente naturalistica, Trust the forest affianca anche tematiche sociali, coinvolgendo nei propri progetti direttamente le popolazioni locali, al fine di realizzare progetti di ecoturismo. «Grazie ai fondi raccolti» spiega Gandini «abbiamo trasformato il villaggio di Loa-Loa, che prima era poverissimo. Ora c’è una scuola e sono state costruite alcune abitazioni. Lavorano con noi otto persone che prima vivevano di caccia, spesso illegale. Grazie alla creazione del Parco, queste persone guadagnano di più Sopra: Turisti lungo il fiume Ivindo. Sotto: Le cascate Kongou.

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La scuola costruita da Trust the Forest nel villaggio di Loa Loa.

come guide turistiche, tassisti e piroghieri, sentendosi maggiormente soddisfatte». Il Gabon è un Paese che si è da poco aperto alla cultura ecologista e alla protezione dell’ambiente. Tuttavia il cammino è ancora molto lungo e le minacce sono sempre dietro l’angolo, come dimostra il recente tentativo di un’azienda cinese (la China Na-

le ong Brainforest, Figet e Trust the Forest. Per l’avvio delle attività era stata costruita una strada, tagliando diversi alberi. Ora quella strada si sta ricoprendo nuovamente di vegetazione», racconta Gandini. Oltre allo sfruttamento delle ricchezze minerarie, sul Gabon incombe sempre la minaccia dei tagliatori di legname. «Per impedire che ciò accada» conclude Gandini «è necessario creare occupazione per le popolazioni locali e far crescere l’attaccamento verso il Parco. Solo così è possibile sviluppare quel tessuto socio-economico che vive con tional Machinary Equipment Import e per il Parco, trasformandolo efExport Corporation), per fortuna fettivamente in una realtà ecoturistica bloccato, di costruire una diga che sostenibile». l avrebbe prosciugato le cascate e distrutto un’ampia fetta di foresta. «La diga era progettata per produrTrust the forest re corrente elettrica al fine di estrarwww.trusttheforest.org/figet.swf re ferro a Belinga. Il programma è Parco Ivindo–Figet stato interrotto e la diga si realizzewww.ivindo.org rà altrove, grazie all’intervento del-

per saperne di più

Chiarone di Capalbio (GR) , 11 giugno - 10 settembre 2011

In riva al mare

Cucina Masticare è meditare.

Camminare

Camminare è meditare.

Convivialità Con nvivialità

Fare insieme è convivialità.

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IL LAVORO VERDE DEL MESE

di Elena Rocca

Gestore di albergo diffuso Chi gestisce un albergo diffuso deve essere un esperto di turismo sostenibile e di storia locale, e in generale saper valorizzare il «patrimonio immateriale».

L’

albergo diffuso è un «albergo orizzontale»: non si tratta cioè di un singolo edificio, ma di un insieme di più edifici situati a breve distanza all’interno di un centro abitato. Stiamo parlando insomma di una struttura di accoglienza che invece di nascere e svilupparsi ex novo in un determinato territorio, di solito rompendone l’equilibrio, nasce dall’intenzione degli abitanti di piccole località ricche di storia, cultura e patrimonio naturale, al di fuori delle rotte più conosciute del turismo nazionale. L’edificio centrale svolge, in genere, il ruolo di reception e di luogo per la ristorazione e la raccolta informazioni, mentre gli ospiti alloggiano negli edifici circostanti, posizionati a una distanza inferiore ai 200 metri. Gli alberghi diffusi nascono in Italia alla fine degli anni ’70 come opportunità di rilancio del territorio friulano dopo il terremoto, promuovendo un turismo che valorizzasse la tradizione e l’architettura locale con restauri mirati e coerenti. Il primo esperimento attivo si sviluppò, nel 1989, a San Leo nel Montefeltro. Da allora la formula si è estesa su tutto il territorio nazionale e resta un settore ancora ricco di possibilità di diffusione per nuovi itinerari di turismo sostenibile.

Come nasce un progetto I progetti di albergo diffuso nascono spesso da obiettivi di recupero del patrimonio architettonico di zone geografiche a rischio di spopolamento, promuovendo una riscoperta del territorio, che aiuti anche la creazione di nuovi posti di lavoro. A differenza di altre strutture di ospitalità diffusa, come ad esempio i bed & breakfast o gli affittacamere, l’albergo diffuso necessita di un intervento coordinato fra diversi attori locali. Per questo nasce spesso non dall’idea di una singola persona, ma dal contributo di un’associazione costituita da proprietari degli immobili, esper-

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ti di management turistico ed enti pubblici locali. Questa collaborazione rispecchia le esigenze e i bisogni del turista fruitore di questo tipo di turismo «alternativo»: qualcuno che abbia il desiderio di conoscere una realtà sia per il suo patrimonio materiale (architettonico, storico, archeologico e naturalistico), sia per quello immateriale (relazioni e tradizioni). La normativa in materia fa riferimento ai singoli regolamenti regionali legati all’ospitalità diffusa. Attualmente solo Sardegna, Friuli e Marche sono dotate di un quadro legislativo specifico.

Come formarsi Agli albergatori e operatori che vogliono occuparsi di ospitalità diffusa sono richieste competenze e conoscenze sicuramente più vaste rispetto a un amministratore turistico classico. Queste

strutture ricettive devono occuparsi non solo della gestione economica e strutturale, ma anche studiare strategie di promozione efficaci per riscoprire le potenzialità del territorio. Si sono così sviluppate negli anni diverse offerte formative, sia locali che nazionali. A livello territoriale sono molto spesso i gruppi d’azione locale a incentivare, in collaborazione con i Comuni, percorsi di promozione e specializzazione. Presso l’albergo diffuso di Folgaria Monte Prat è stata creata la Scuola internazionale di specializzazione in albergo diffuso (Sisad), che offre sia seminari laboratorio che spaziano dall’idea progettuale al marketing collaborativo, sia attività specifiche di consulenza. Altro punto di riferimento importante per chi volesse attivare un albergo diffuso è l’Associazione italiana alberghi diffusi (Adi). l

Per saperne di più • •

Manuale dell’albergo diffuso di G. Dall’Ara, Franco Angeli editore, 2010. Rapporto Undp: Albergo diffuso. Developing tourism through innovation and tradition, scaricabile gratuitamente su www.sisad.it

Contatti Scuola internazionale di specializzazione in albergo diffuso tel 348 0438828 - www.sisad.it • Associazione nazionale alberghi diffusi tel 0874 471608 - www.alberghidiffusi.it •


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equo e solidale

Chi specula

sulla fame

In tempi di forti incertezze finanziarie, c’è chi vede nelle derrate alimentari niente più che un buon investimento. di Dario Scacciavento

C’

è un miliardo di persone che soffre la fame o non può permettersi un pasto regolare. Ma chi si occupa di finanza ha gli occhi bendati, e chi investe dei soldi in borsa potrebbe anche non sapere di contribuire alle speculazioni sulla fame. I derivati sui prodotti agricoli, infatti, sono diventati sempre più attraenti per gli investitori, e i prezzi dei cereali e degli altri alimenti primari sono andati alle stelle.

Cibo e sommosse Già nel 2008 il Pianeta aveva attraversato una crisi devastante, con un aumento improvviso dei prezzi di riso, grano e mais. In 25 paesi esplosero delle sommosse legate al cibo, e ora più di 100 milioni di persone si sono aggiunte all’elenco di quelle malnutrite o sottonutrite. La lezione però non è servita, e adesso la situazione sembra ancora più drammatica. Purtroppo la verità si conosce solo un po’ per volta. Lo scorso settembre gli esperti di oltre 75 paesi membri della Fao dichiaravano che «non vi sono indicazioni che suggeriscano una crisi alimentare mondiale imminente». Dopo un mese la stessa organizzazione lanciava il primo segnale d’allarme, rendendo noto che i prezzi dei prodotti alimentari avevano toccato livelli record. All’inizio del 2011 le preoccupazioni si sono fatte improvvisamente più serie: «esiste il rischio concreto di una crisi alimentare globale» ha affermato il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, smentendo le previsioni di appena tre mesi prima. «A rischio crisi sono soprattutto i paesi africani». Puntualmente, dopo alcuni giorni crollava il regime tu-

nisino e scoppiava la rivoluzione in Egitto, il più grande importatore di grano del mondo intero (l’Italia è al quarto posto). L’aumento del prezzo del pane è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Tenere la barca pari, per molti paesi che non producono beni alimentari a sufficienza e non hanno garanzie sull’equa distribuzione delle risorse, è diventato sempre più difficile. Ma per adesso possiamo ritenerci fortunati. Lo sottolinea Luca Chinotti, esperto di politiche agricole di Oxfam Italia: «I buoni raccolti in alcuni paesi poveri stanno compensando gli effetti del rincaro internazionale. Se i prezzi rimangono elevati, però, in pochi mesi milioni di persone saranno colpite da un’altra grande crisi. I poveri nei paesi in via di sviluppo spendono fino all’80% del loro reddito in cibo. Gli alti prezzi alimentari li costringono a svendere la loro terra o a sacrificare l’istruzione dei loro figli semplicemente per mettere del cibo in tavola». Sulla crisi alimentare pesa la riduzione potenziale dell’offerta della Russia, il primo esportatore mondiale di grano. L’ondata di caldo dello scorso luglio, infatti, ha provocato danni incalcolabili e un notevole calo della produzione. Nel momento in cui scriviamo, anche le notizie dalla Cina sono poco confortanti: la grave siccità che ha colpito il nord del paese potrebbe mettere a rischio il raccolto di grano e altri cereali. I cambiamenti climatici, sommati alla crescita della domanda dei paesi emergenti, fanno schizzare i prezzi verso l’alto. Ma ad influire pesantemente su queste dinamiche sono proprio le speculazioni finanziarie sulle materie prime alimentari, a cui diverse organizzazioni internazionali

chiedono con un appello di porre fine attraverso misure concrete di stabilizzazione dei prezzi. Come ci spiega Elisa Dolci di Altromercato: «Il meccanismo segue una logica spietata: nei periodi di crisi e di incertezza dei mercati finanziari, gli investitori si rifugiano nelle commodity alimentari, causando degli aumenti improvvisi dei prezzi del cibo». Oltre ai disagi per la popolazione mondiale, viene creato un forte scompiglio tra i contadini, che non possono prevedere da un mese all’altro a quale prezzo potranno vendere i propri prodotti. L’appello internazionale e le pressioni di una fetta sempre più larga della società potrebbero favorire la nascita di riforme utili a stabilizzare i prezzi del cibo. Tanto più che i governi del G20 hanno già identificato tale obiettivo come una massima priorità. Purtroppo sullo scenario internazionale si osservano delle forti pressioni dell’industria finanziaria per inibire l’azione dei governi.

Equo vuol dire garanzia Nel frattempo sappiamo che la filiera corta, come il commercio equo e solidale, offre maggiori garanzie nel campo della sovranità alimentare. Le esportazioni di beni come tè o caffè permettono di sostenere le produzioni agricole destinate al mercato locale, per far sì che i contadini non abbandonino i piccoli appezzamenti di terra, ricchi di biodiversità e capaci di nutrire, su scala locale, un numero più elevato di persone. l Terra Nuova · aprile 2011

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energia

Energiagratuita: solo una chimera? Sul web impazzano video e foto di sistemi meccanici e magnetici capaci di produrre energia gratuita. Cerchiamo insieme di capire cosa c’è di vero. di Roy Virgilio

E

nergia illimitata, gratuita. Energia a disposizione di tutti. Sempre più spesso, da alcuni anni a questa parte, si sente parlare di free energy. Questo termine, che letteralmente vuol dire «energia libera» o «gratuita», raccoglie in sé diversi significati, desideri e punti di vista. Ma può esistere una fonte energetica che possiede queste caratteristiche? È solo una chimera irraggiungibile, o esistono delle basi scientifiche che ne supportano la possibile esistenza?

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Energia di punto zero Iniziamo la nostra ricerca nella fisica quantistica. Senza scendere in particolari difficilmente comprensibili o che richiederebbero almeno un

La domanda fondamentale è: possiamo sfruttare quest’energia per fargli fare del lavoro utile?

libro per essere descritti, bisogna sapere che in questa disciplina è stato ben verificato che il «vuoto», il vuoto quantistico, non è per nulla vuoto. Come l’atomo, che letteralmente significa «indivisibile», è frazionabile in nucleo ed elettroni e in altre decine di particelle più piccole, così il vuoto continua a chiamarsi vuoto solo per ragioni storiche, ma è esattamente l’opposto. È un continuo ribollire di particelle ed energia che fluttuano, appaiono, si annullano e scompaiono. Il vuoto quantistico è in effetti un supporto per tutte le altre particelle dell’universo come il mare è il supporto per qualsiasi corpo o nave che vi galleggi sopra. E questa fluttuazione, questa vibrazione, è sempre presente, anche


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allo zero assoluto (-273° C) quando tutto dovrebbe essere congelato e immobile. Da qui il nome di «energia di punto zero».

Quello dello sfruttamento dell’energia di punto zero è un prossimo traguardo che metterà a disposizione dell’umanità un’energia pressoché illimitata, disponibile ovunque e a bassissimo costo.

Quindi il vuoto è ovunque ma non è vuoto. Possiede una sua quantità di energia e interagisce con tutto ciò che esiste nell’universo. Fin qui il concetto è assodato scientificamente. Ma, per tornare alla free energy, la domanda fondamentale è: possiamo sfruttare quest’energia per fargli fare del lavoro utile? Possiamo rendere organizzata questa forma di energia altamente caotica? Se riusciamo a imbrigliare l’energia del mare (in verità ancora quasi per niente) potremmo fare la stessa cosa con il vuoto?

Come estrarre l’energia? Alcuni fisici di fama mondiale (ad esempio Y. Aharonov e D. Bohm) hanno dimostrato1 con esperimenti pratici che ciò è, in teoria, possibile. Bisogna trovare però il giusto

sistema per estrarre questa energia. Sul web impazzano video e foto di sistemi meccanici e magnetici, che pare siano riusciti nel «miracolo» di produrre più energia di quanta ne necessitassero in entrata, ovvero di conseguire la tanto agognata «overunity», sfruttando l’energia di punto zero. Intanto c’è da fare un chiarimento: di per sé l’overunity non è nulla di fantascientifico. Esistono in commercio decine di sistemi overunity, ovvero sistemi che emettono più energia di quanta ne richiedono: dalla semplice «pompa di calore» che fa funzionare il nostro frigorifero o impianto di riscaldamento (in genere emettono dalle 2 alle 4 volte l’energia richiesta), al pannello fotovoltaico che addirittura possiede un COP (Coefficiente di Performance) che è pari a infinito visto che crea energia senza essere alimentato. Se non sapessimo che un pannello fotovoltaico capta ed emette l’energia ottenuta dal sole penseremmo di aver trovato un sistema che viola il principio di conservazione dell’energia. Ma ovviamente nessuno si sogna di affermare questo, né per i pannelli fotovoltaici, né per nessuna pompa di calore o apparato overunity oggi accettato. Perché invece questi fantomatici sistemi «free energy» sono visti come il diavolo o come bufale senza speranza? Semplicemente perché cercano di ottenere l’energia dal vuoto quantistico, l’energia di «punto zero». Cosa che fino ad ora, almeno che si sappia, nessuno è mai riuscito a fare. Certamente l’approccio molto casereccio, spesso troppo superficiale, degli apparati presentati sul web e la mancanza di solide basi scientifiche dei ricercatori che si cimentano in queste scoperte di confine producono l’effetto di danneggiare tutto il settore e così quasi sempre l’argomento è trattato con un atteggiamento di discredito e incredulità. Ma nella marea di accrocchi effettivamente inutili, si nascondono progetti, prototipi e persone molto valide.

Il sistema a moto perpetuo di Finsrud

Il sistema O. R. B. O. della società Steorn

I progetti validi Nel mio percorso di ricerca delle energie di confine mi sono imbattuto in molti sistemi banali e inconcludenti, ma anche in progetti molto interessanti. A partire dal sistema a moto perpetuo di Finsrud (www.progettomeg.it/finsrud_progettomeg.htm), una vera opera d’arte che sembra realizzare il moto perpetuo (senza però possibilità di ottenerne energia), al M.E.G. (Motionless Electromagnetic Generator)2 coperto da due brevetti in Usa, al sistema O.R.B.O. della società Steorn3, che nonostante diversi problemi e ritardi continua a essere sviluppato mostrando anomalie difficilmente spiegabili.

L’approccio molto casereccio e la mancanza di solide basi scientifiche dei ricercatori che si cimentano in queste scoperte di confine producono l’effetto di danneggiare tutto il settore. Probabilmente questi ultimi due sistemi potrebbero fornire una prima valida strada per l’estrazione dell’energia di punto zero, ma attualmente nessuno dei prototipi ha di fatto avuto successo. Per adesso. Ma ogni passo effettuato in questa direzione è un tassello in più verso il primo estrattore di free energy. Terra Nuova · aprile 2011

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energia

Inoltre lo studio e l’applicazione pratica di questi principi scientifici porta a strade parallele non previste. È il caso, ad esempio, del motore elettrico che sfrutta il principio del «Parallel Path». Due ricercatori romani che inseguivano il sogno di realizzare un congegno free energy, grazie a costanza, condivisione delle conoscenze e una buona dose di manualità e competenza elettronica, hanno ottenuto non un motore overunity ma un motore con un’altissima efficienza, una semplicità costruttiva notevole (quindi bassi costi di realizzazione) e delle proprietà tecniche interessantissime che potranno aiutare il settore dei veicoli elettrici a superare i problemi di bassa autonomia. Il prototipo, sviluppato in libera collaborazione sul forum Energeticambiente.it4, una volta raggiunta una certa maturità è stato portato per dei test e verifiche presso l’università di Tor Vergata, dove ha suscitato estremo interesse per le sue peculiarità. Oggi il motore è in fase brevettuale pres-

so l’università e in sviluppo per limiti all’intuizione e alle scoperte produrre un motore hub per scoo- possibili. ter elettrici. Quello dello sfruttamento dell’energia di punto zero è un prossiLa forza di internet mo traguardo che la fisica stessa ci Questo è un esempio di come le sco- indica come possibile da raggiunperte o i miglioramenti tecnici pos- gere e che metterà a disposizione sano davvero nascere negli scantinati dell’umanità un’energia pressoché e crescere sul web grazie alla gran- illimitata, disponibile ovunque e a dissima forza di interazione e con- bassissimo costo. La strada è tracdivisione delle informazioni. ciata, la struttura teorica è presente. Manca solo la chiave di volta. Chi la troverà potrà cambiare il deSul web impazzano video e stino dell’umanità. Buona ricerca a tutti! l foto di sistemi meccanici e

magnetici in cui si dichiara di essere riusciti a ottenere più energia in uscita di quella necessaria in entrata. Se le persone che sviluppano questi sistemi lo fanno con onestà e posseggono le basi fondamentali per affrontare i problemi con cognizione di causa e competenza, non ci sono

Quantum Acqua Funziona solo con energia naturale

Note 1. Una delle dimostrazioni principali è pubblicata su Physical Review, vol. 115 n° 3 del 1 agosto 1959 2. Per approfondire: www.progettomeg.it/ tecnica2006.html 3. Per approfondimenti: www.energeticambiente.it/apparati-meccanici/14715902steorn-vivo-e-sembra-faccia-sul-serio.html 4. Le diverse discussioni che racchiudono la storia e lo sviluppo di questo prototipo sono visibili nella sezione Parallel Path di energeticambiente.it: www.energeticambiente.it/parallel-path/

riporta l acqua di casa buona come quella di fonte, senza il problema del calcare

Si installa senza alcuna opera idraulica nè elettrica Alza l energia dell acqua e del luogo armonizzando tutte le perturbazioni Previene nuove incrostazioni ed Elimina tutte le vecchie Ripulisce l acqua da ogni informazione Scompaiono i batteri pericolosi per la salute Senza alcuna manutenzione Garanzia 30 giorni soddisfatti o rimborsati 5 anni di garanzia

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tofu, tempeh, seitan

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Linguine con ragù di seitan e zucchine Ingredienti per 2 porzioni 2-3 cucchiai di olio extravergine d’oliva • circa 3 cm di porro pulito e tritato • un cucchiaio di shoyu • 4-5 pomodori essiccati ammollati in acqua filtrata per circa 10 minuti, poi sciacquati, strizzati e frullati per ottenere una pasta • una zucchina pulita e tagliata a cubetti • circa 190 g di seitan al naturale tritato o macinato • pepe bianco macinato fresco • circa 150 g di linguine integrali • prezzemolo fresco spezzettato (a piacere). ■ Scaldate l’olio d’oliva in una padella capiente e dal fondo pesante o in un wok, e fate appassire il porro a fiamma viva. Unite lo shoyu, la pasta di pomodori essiccati e la zucchina; abbassate il fuoco e fate cuocere per qualche minuto. Aggiungete anche il seitan macinato e il pepe e proseguite la cottura per un altro paio di minuti, mescolando di tanto in tanto. Spegnete e mettete da parte. Cuocete le linguine in abbondante acqua leggermente salata, scolatele al dente e unitele al ragù. Fate saltare a fiamma vivace per circa un minuto e servite completando con l’olio d’oliva e il prezzemolo.

Il ricettario di

Aprile 2011

Il ricettario di

Aprile 2011

tofu, tempeh, seitan

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Insalata di cavolo cappuccio e tofu Ingredienti per 2 porzioni Un cucchiaio d’olio di semi di sesamo tostato • un cucchiaio di tamari • un cucchiaio di mirin • 200 g di tofu al naturale tagliato a cubetti • un quarto di cavolo cappuccio pulito e tagliato a listarelle • un pugnetto di insalatini di zenzero spezzettati • olio extravergine d’oliva a piacere • 2 cucchiai di acidulato di riso • sale marino integrale q.b. • semi di sesamo nero a piacere.

Scaldate l’olio di sesamo, il tamari e il mirin a fiamma vivace in una padella dal fondo spesso, o in un wok, e fatevi saltare il tofu. In un’insalatiera, riunite il cavolo cappuccio e gli insalatini di zenzero e mescolate delicatamente. Condite con l’olio, l’acidulato di riso e il sale, e mescolate di nuovo. Aggiungete quindi il tofu saltato e completate con i semi di sesamo.


TN0411 50-51 almanacco_almanacco 03/03/11 10.01 Pagina 1

Aprile

ven

05:42 18:27

Ecocentrica (f), La Spezia, [fino al 3] Energy Days (f), Firenze [fino al 3] Agrofer (f), Cesena [fino al 3]

sab

05:40 18:28

Naturalvercelli (m),Vercelli, piazza Cavour dalle 8 alle 20 [ogni 1° sab] - www.comunedivercelli.it

dom

05:38 18:30

lun

05:36 18:31

mar

05:34 Qinming Jie, festa dei defunti (cinese) Mercato di Maddaloni (m), Caserta, via Ficucelle, dalle 8 alle 18.30 [ogni giorno] 18:32

mer

05:32 18:33

gio

05:31 18:35

ven

05:29 Nascita del Buddha Shakyamuni (zen, buddista) 18:36

sab

05:27 18:37

dom

05:25 18:39

lun

05:23 18:40

mar

05:22 18:41

mer

05:20 18:42

gio

05:18 Capodanno Tamil (induista) 18:44

ven

05:16 18:45

sab

05:14 18:46

1 첚 2 쐞첚 3 첛 4 첛 5 천 6 천 7 천 8 킉첝 9 첦 첝 10 킌 첝 11 첞 12 첟 13 첟 14 철 15 철 16 철 17 첇 첡 18 첦 첡 19  20 킈  21 캸 첣 22 첣 23 첤 24 쐡 첤 25 척 26 척 27 척 28 첚 29 첚 30 dom lun

o iun Dig

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R E T E S E M I RU R A L I De

Mercatini bio (m), fiere (f) e convegni (c)

I

tel 338 4009572 [ogni lun]

Mercol bio (m), Imola, Centro sociale La Stalla, via Serraglio 20 dalle 16.30 alle 19.30 [tutti i mer] gas-imola@liste.retelilliput.org Annunciazione della Santa Vergine Maria (ortodossa) Mercatino Bio-Bio (m), Chieti, via Arniense e piazza della Pescheria [tutti i gio pomeriggio] tel 0871 400075

Shabat-par-Metzorà, festa solenne (ebraica) Mercato della Terra in Umbria (m), Umbertide, p.zza Matteotti [tutti i sab] Bioetica (f),Treviso [fino al 10] Mercatino biologico Casa del Parco, Roma, via Casaletto 400 [ogni 2ª dom] www.valledeicasali.com

Bioquartiere (f), Firenze, piazza Nannotti Bio Marché (m), Budrio, piazza Antonio dalle 17 alle 20 [ogni lun] tel 338 4009572 Nascita di Rama-Navami, incarnazione di Vishnu (induista) Bio Pomposa (m), Modena, piazza Pomposa [tutti i mar mattina e sab tutto il dì] tel 059 2032542

Agrimercato di San Francesco (m), Grosseto Chiostro della chiesa di San Francesco, dalle 8 alle 13 [tutti i mer]

Orti e Horti (f), Lastra a Signa (Fi), Parco Vivai Belfiore [fino al 17]

Per approfondire i temi riportati si consiglia di consultare: • R. Bocci, M. F. Nonne, Pomodoro (Lycopersicon esculentum Mill.), Scheda tecnica n° 8 della Rete Semi Rurali, novembre 2009, Scandicci (Fi) • www.semirurali.net

Elezione a Guru Amar Das Sahib (sikh) Mercato agricolo biologico, Roma, Parco di Aguzzano, dalle 9 alle 14 [ogni 3° sab] Ecofesta (f), Pisa, Ponsacco [fino al 17] Domenica delle Palme (apostolica, cattolica) 05:13 Mercato di San Miniato (m), Pisa, p.le Dante Alighieri, solo la mattina [ogni 3ª dom] 18:47 Fierucola di S. Spirito (f), Firenze Biur Hamez , digiuno dei primogeniti (ebraica) 05:11 Mercato contadino (m) a Piacenza, piazza Cavalli dalle 8 alle 17.30 [ogni lun e ven] online@mercatidelcontadino.it

05:09 18:50

Martedì gras (m), Ravenna, via Chiavica Romea presso Centro Sociale Spartaco

mar mer

05:08 Festa delle Fate (pagana) 18:51

gio

05:06 Festa del Ridvàn (bahà'ì) Mercato di Morbegno (m), Sondrio, via V° Alpini, dalle 8 alle 13 [tutti i gio] 18:52

ven

05:04 18:54

sab

05:03 18:55

dom

05:01 18:56

Sul carattere popolare del pomodoro… Il pomodoro passò dagli aztechi ai colonizzatori e da essi alla cucina spagnola sulla Penisola. Nel XVII secolo appare con discreta frequenza nella spesa di privati e istituzioni pubbliche andaluse. L’Italia fu il primo paese europeo, dopo la Spagna, a ricevere il pomodoro, ed è proprio in Italia che appare per la prima volta la salsa di pomodoro in un ricettario, Lo Scalco della moderna, opera di Antonio Latini, pubblicato a Napoli nel 1694. Del carattere popolare del pomodoro è indizio la frequenza con cui esso appare nei ricettari conventuali del XVIII secolo:

dalle 17 alle 20 [tutti i mar] www.spartaco.org/gras

Festa di Lela, dio dell’amore carnale (neo-paganesimo slavo) VeganFest (f), Lucca, Camaiore [fino al 25] Officinalia (f), Belgioioso [fino al 25] Mercato di Calamandrana (m), Asti, piazzale della Stazione

«Questi servono più come condimento, sapore e carattere dei piatti che come ingrediente principale.» «Con un po’ di pomodoro sono tutti buoni cuochi.»

[tutti i sab mattina] tel 348 7228403

– dal ricettario del religioso navarrino Antonio Salsete

lun

Pasqua (cattolica, armena apostolica, evangelica, ortodossa) Saluserbe (f), Rimini, Saludecio [fino al 25] Mercatino bio (m) a Bergamo, Cittadella in Città Alta [ogni dom] tel 035 956050 Festa della Liberazione 04:59 7° giorno di Pesach, si mangiano di nuovo cibi lievitati (ebraica) 18:57 Mercato di vendita diretta (m),Trieste, piazza Ponterosso [tutti i giorni]

mar

04:58 18:59

mer

04:56 Celebrazione di Dan Wedo, spirito del re di Francia Luigi IX (afroamericana) Campagna Amica, Nuoro, piazza Veneto, dalle 9 alle 13 [tutti i mer] 19:00

gio

04:55 Nam mio ho renge kyo, Nichiren Daishonin lo recita per la prima volta (buddista) 19:01

ven

04:53 19:03

sab

Festa di Oshun, dea della bellezza e dell’amore e patrona dei fiumi (santería) 04:52 Festa dei disoccupati e dei precari (laica italiana) 19:04 Art in Fiera (f), Firenze, Fortezza da Basso [fino all’8 maggio]

«In tempo di pomodori non ci sono cattive cuoche.» – vecchio proverbio di Pamplona

Sempre nel XVII secolo: «Appaiono anche ricette per fare la conserva e per poter dunque disporre del pomodoro per periodi più lunghi. […] Il pomodoro si combina con una grande varietà di prodotti: verdure, carne, pesce, uova.»

Mercato Bio (m), Genova, palazzo a fianco del circolo Arci Riva del Corso dalle 8 alle 13 [tutti i mar] tel 335 8358990

– Montanari e Sabban, 2004

L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o »

Mercato bio (m), Lugano, piazza della Riforma [tutti i mar e ven] dalle 7 alle 12 - tel 061 3859610

Per comunicare la presenza di mercatini biologici, fiere, ricorrenze e per altre segnalazioni, scriveteci a info@aamterranuova.it tel 055 3215729 interno 4. I mercatini del biologico sono soggetti a cambiamenti: si consiglia pertanto di verificarne direttamente la presenza.

L E G E N DA a l t r i s i m b o l i Giorni favorevoli per tagliare legname da costruzione. Giorni favorevoli per tagliare legname da ardere.

Pomodoro

l Pomodoro (Lycopersicon esculentum Mill.) è originario della regione montagnosa delle Ande, tra Perù, Ecuador e Bolivia, e delle Isole Galapagos. Introdotto in Europa come specie ornamentale nel XVI secolo, è stato poi coltivato per usi alimentari a partire dal XVIII secolo. Dopo la patata, è l’ortaggio più consumato al mondo come prodotto fresco e trasformato. È coltivato a tutte le latitudini, su una superficie totale di circa 3 milioni di ettari, pari a circa i 2/3 di tutta la superficie mondiale dedicata all’orticoltura. La pianta normalmente raggiunge un’altezza che varia dai 50 cm ai 2 metri. Pelosa sia sul fusto che sulle foglie, può avere portamento eretto o sarmentoso (prostrato o rampicante). Il fiore è perfetto. Solitamente portato su infiorescenze a racemo ascellari o terminali, è composto da 5 sepali verdastri e 5 petali di colore giallo più o meno intenso. Il frutto è una bacca, di forma, dimensione e colore variabili in relazione alla varietà; presenta una buccia liscia e una polpa carnosa, che si suddivide internamente in logge contenenti semi. La diversità nelle forme (tondo, a cuore, a peretta, ovale, costoluto, ciliegino ecc.), nei colori e nelle dimensioni del frutto è impressionante. Oltre ad essere particolarmente apprezzato per i suoi usi culinari (da mensa, da salsa, da concentrato ecc.), il pomodoro è un ortaggio ricchissimo di vitamine A, B, K e C. I semi sono piatti, tondeggianti, pelosi e ricchi di lipidi (20-25%). Di colore giallo più o meno intenso, qualche volta si presentano bruni. Le loro dimensioni variano da circa 1,7 a 3,2 mm.

Capodanno Hindi (induista) Bio Marché (m), Faenza (Ra), via Corbari (estate), via Canal Grande (inverno)

18:49

L’ALMANACCO DI

50.011 dallacomparsadell’Homo Sapiens

gia rdi no Le gn am e Im b e v ianc ern ar icia e re Pa ne

Sole sorge/ Ricorrenze tramonta 45° religiose e civili

to e

Luna fasi e transiti

Or

o d e l l a Fo re s t a

(3 aprile – 3 maggio)

Co nse r

2 ª LU NA Z I O N E

IN CHE ANNO SIAMO ? 1432 islamico persiano 1390 5113 induista Kali Yuga cinese 4708 2011 gregoriano berbero 2961 ebraico 5771 2555 buddista

Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare. Giorni favorevoli/sfavorevoli per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.

Giorni consigliati/sconsigliati per la preparazione di conserve. Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche. Giorni consigliati per praticare un digiuno.

Giorni consigliati/sconsigliati per tagliare i capelli.

캸 Nodo Lunare Nord (o ascendente) 첦 Nodo Lunare Sud (o discendente)

NELL’ORTO. Giorni favorevoli per seminare ortaggi da frutto, fiore, foglia e radice. Agli ortaggi da foglia fanno eccezione quelli come le lattughe e lo spinacio, che rischiano di andare prematuramente in seme, e gli ortaggi che attecchiscono come cavoli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fagiolini, fave e mais, e le piante da radice, si seminano in luna calante per evitare un eccessivo rigoglio di fogliame. Trapiantare tutti gli ortaggi. Raccogliere erbe aromatiche e medicinali. NEL FRUTTETO. Piantare e trapiantare gli alberi e gli arbusti da frutto a debole vigoria. NEL GIARDINO. Seminare i fiori. Piantare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Mettere a dimora e trapiantare le piante da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizomatose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per divisione dei cespi.

NELL’ORTO. Seminare gli ortaggi che accestiscono, cioè che mettono fronde dal basso del fusto (cavoli, sedano, bietole da coste) o che non devono andare prematuramente in semenza (insalate, lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, porro, spinacio). Piantare e trapiantare i bulbi di cipolle, aglio, porro ecc. Lavorare il terreno e concimare. NEL FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da frutto vigorosi. Sfrondare e fare le potature estive degli alberi e arbusti da frutto. Innestare a gemma e a marza. Lavorare e concimare il terreno. NEL GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbusti e le siepi. Spuntare e cimare tutte le piante da fiore e gli arbusti. Lavorare e concimare il terreno. Disegni di Massimo Astore



tofu, tempeh, seitan

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Tempeh con datterini e capperi Ingredienti per 2 porzioni 300 g di tempeh al naturale tagliato a cubetti • 3-4 cucchiai di olio extravergine d’oliva (e un po’ per servire) • 2 cucchiai di shoyu • uno spicchio di aglio pelato e tagliato a metà • 16-18 pomodori datterini puliti e tagliati in quarti • mezzo peperoncino rosso fresco pulito e tritato • una manciata di capperi sotto sale ammollati in acqua filtrata per circa 10 minuti, poi sciacquati, strizzati bene e quindi tritati • timo essiccato e spezzettato a piacere • origano essiccato e spezzettato a piacere. ■ Scottate il tempeh in acqua bollente per un paio di minuti, poi scolatelo e mettetelo da parte. In un wok o in una padella scaldate l’olio con lo shoyu a fiamma vivace, fate insaporire con l’aglio e saltate il tempeh per qualche minuto. Aggiungete i datterini, il peperoncino tritato e i capperi, cuocendo sempre a fiamma viva per alcuni minuti. Completate con il timo e l’origano, mescolate, togliete dal fuoco e servite con un filo di olio d’oliva.

Il ricettario di

Aprile 2011

Il ricettario di

Aprile 2011

tofu, tempeh, seitan

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Hemp-fu alla rucola Ingredienti per 2 porzioni 200 g di hemp-fu al naturale tagliato a cubetti • 2 cucchiai di shoyu • un mazzetto di rucola fresca pulita e tritata • una manciata di prezzemolo pulito e tritato • il succo di mezzo limone • paprika a piacere • olio extravergine d’oliva a piacere • sale marino integrale q.b. ■ Fate saltare brevemente e a fuoco medio l’hemp-fu nello sho-

yu, in una padella dal fondo spesso o in un wok. Togliete dal fuoco e fate raffreddare. Riunite poi in una ciotola l’hemp-fu, la rucola tritata e il prezzemolo; irrorate con il succo di limone, aggiungete la paprika, l’olio d’oliva e il sale, e mescolate il tutto. Servite come antipasto o secondo piatto accompagnato da verdure.


DOSSIER

TN0411 53-61 dossier tumori 1.0_x 03/03/11 13.36 Pagina 53

CURARE IL CANCRO:

e se voltassimo pagina? di Nicho las Bawt ree e Mimm o Tring ale

do l’Oms, il canon il cancro è in corso una lotta impari: nel 2000, secon ni, nello stesmilio 10 e ne perso di cro ha ucciso nel mondo 6,2 milioni 1 Cancer Sorican l’Ame do secon 2007, so anno, si sono ammalate ; nel casi 12 minuovi i e ni milio 7,6 tati diven sono ciety, i morti nei dodici mesi ta la malattia prolioni2. L’oncologia convenzionale da cinquant’anni affron la chemioterapia (farponendo sostanzialmente tre approcci: la chirurgia, rne l’efficacia non maci) e la radioterapia (radiazioni ionizzanti). Per valuta la percentuale di bensì e, si utilizza il parametro della guarigione permanent re chi è ancoconta a va si cioè sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi: trattamento. suo dal e re tumo del ra vivo dopo cinque anni dalla scoperta

Terra Nuova · aprile 2011

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TN0411 53-61 dossier tumori 1.0_x 03/03/11 13.36 Pagina 54

DOSSIER Malgrado alcuni volti noti to; 84,1 su 100 se si tratta di La lotta al tumore è impari e oggi, del mondo accademico cancro all’utero14 e 86,8 in dopo cinquant’anni di chemioterapia, annuncino da anni che «la caso di linfoma di Hodgguerra sta per essere vin- radioterapia e chirurgia, la malattia miete kin (in questo caso la sota», i dati a disposizione pravvivenza a 10 anni è del ancora tante vittime. Si può fare di più? 79,3%)15. non sempre consentono di condividere tale ottimiPer diverse tipologie di E se si valutassero altre strade? smo. Dati che, peraltro, tumore la sopravvivenza a Una sfida che deve avere un solo non è facile reperire. In 5 anni è aumentata dagli Italia sono stati istituiti i anni ’70 a oggi, per altre è obiettivo: il bene del malato. Registri Tumori, che racrimasta stabile. Ci sono colgono e valutano i casi clinici. I dati t’anni6. Il NCI afferma che «i pa- però alcuni tumori che mostrano un complessivi nel nostro Paese non zienti con cancro al pancreas a qual- trend differente. Per esempio, per chi sempre sono di facile accesso da par- siasi stadio possono essere conside- si ammalava di tumore alla laringe te della popolazione e non sempre rati candidati per sperimentazioni negli anni ’70 la sopravvivenza a 5 sono di immediata interpretazione o cliniche stante la scarsa risposta alla anni era del 66,8%, mentre la percompleti, benché sempre più ricer- chemioterapia, alla radioterapia e centuale di sopravvivenza di coloro catori vi si dedichino per imple- alla chirurgia convenzionalmente ai quali lo stesso tumore è stato diamentarne quantità e qualità. I Regi- utilizzate»7. gnosticato tra il 1999 e il 2006 è più stri in Italia sono 34 e hanno dibassa, pari al 62,9%16. mensioni locali: alcuni si limitano a Per quanto riguarda la leucemia, ocun singolo Comune, altri alla procorre differenziare: nel caso di leuMalgrado alcuni volti noti vincia, altri ancora a una regione. cemia linfocitica, dopo 5 anni sono del mondo accademico Qui abbiamo scelto di analizzare i ancora vivi 66,4 pazienti su 100, dati forniti dal National Cancer Inmentre per la leucemia mieloide la annuncino da anni che stitute americano (NCI), che raccopercentuale di sopravvivenza si ab«la guerra sta per essere glie informazioni su una base nubassa drasticamente al 24,2%17. Il mericamente ampia. E sono proprio NCI spiega però che se la leucemia vinta», i dati a disposizione questi dati a scoraggiare, in molti linfocitica è acuta, «il 35-40% degli non sempre consentono di casi, l’ottimismo. adulti ha una sopravvivenza attesa di condividere tale ottimismo. 2 anni sottoponendosi a una cheSopravvivenza e tumori mioterapia aggressiva e a cure di Utilizzando i dati del NCI, proviasupporto. […] I pazienti che hanno mo a esaminare le varie tipologie di Il cancro al fegato, sempre stando ai una ricaduta dopo la remissione, setumore e la relativa sopravvivenza a dati del NCI, dopo 5 anni uccide in condo l’atteso, soccombono in circa cinque anni dalla diagnosi (le stati- media 85,6 persone su 100, dopo ven- un anno, anche se ottengono una sestiche disponibili sono aggiornate al t’anni dalla diagnosi ne restano vive conda completa remissione»18. 2006). Il tumore più diffuso al mon- 3,28. Anche sul tumore all’esofago i do è quello ai polmoni. Dopo 5 an- risultati delle terapie non sono ecla- L’efficacia della ni dalla diagnosi e seguendo i pro- tanti: a 5 anni dalla diagnosi sono an- chemioterapia tocolli di trattamento convenzionali, cora vivi 18,9 pazienti su 100, che ca- A fronte dell’utilizzo generalizzato sono vive 6,3 persone su 100 se il tu- lano a 10,3 dopo dieci anni e a 2,9 dei farmaci chemioterapici, ci sono more è «a piccole cellule», 18,2 per- dopo vent’anni9. Per quanto riguar- dunque tumori che regrediscono e alsone se è «non a piccole cellule» (la da il mieloma, la sopravvivenza a 5 tri che non regrediscono, tumori che statistica fa una media delle diverse anni è di 38,5 pazienti su 100, men- uccidono e altri che lo fanno molto fasce di età e dei diversi stadi del can- tre dopo dieci anni sono ancora vivi meno o meno velocemente. Perché? cro)3. Inoltre, spiegano gli esperti del 17-18 pazienti10. E in che misura, quindi, la chemioNCI, « nessuna modalità di scree- Risultati maggiormente positivi sono terapia influisce su regressioni e soning per la diagnosi precoce ha mo- stati ottenuti su altri tipi di cancro. A pravvivenza? Uno studio australiano strato di modificare la mortalità dei 5 anni dalla diagnosi il 45,3% delle ha tentato di dare una risposta alla sesoggetti considerati ad alto rischio di donne affette da tumore alle ovaie è conda domanda, giungendo a una sviluppare cancro ai polmoni»4. ancora in vita (il 37,8% dopo 10 conclusione sorprendente. Lo studio, Per quanto riguarda il mesotelioma, anni)11; la sopravvivenza a 5 anni è del pubblicato nel 2004 su Clinical Onla sopravvivenza a 5 anni è in media 69,6% per i pazienti con cancro ai cology, non ha forse avuto quella ridi 7,7 persone su 100, 3 su 100 a die- reni (la percentuale scende al 55,7% sonanza che risultati simili senza ci anni5. Altro tumore con progno- dopo 10 anni)12 e del 65,8% se il tu- dubbio meriterebbero e, se dibattito si infausta è quello al pancreas, con more ha attaccato il colon13; 68,5 scientifico si è aperto, non ne è giunsolo 5,7 persone su 100 ancora vive pazienti su 100 sopravvivono alme- ta notizia all’orecchio del pubblico. dopo 5 anni e 1,9 su 100 dopo ven- no 5 anni se l’organo bersaglio è il ret- I ricercatori autori dello studio, due

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del dipartimento di oncologia dell’ospedale di Sidney e un terzo afferente a una struttura pubblica, hanno affermato: «la sopravvivenza relativa a 5 anni per i pazienti con cancro diagnosticato in Australia tra il 1992 e il 1997 è stata del 63,4%. In questa analisi abbiamo stimato che il contributo della chemioterapia citotossica curativa e adiuvante alla sopravvivenza a 5 anni negli adulti è stato in media del 2,3% in Australia e del 2,1% negli Stati Uniti19. […] Complessivamente, solo 13 dei 22 tumori maligni considerati hanno mostrato qualche miglioramento nella sopravvivenza a 5 anni e il miglioramento era maggiore del 10% in soli tre tipi di tumori. I cinque tipi di cancro“più sensibili” alla chemioterapia, cioè cancro ai testicoli, linfoma di Hodgkin e non Hodgkin, cancro alla cervice e alle ovaie, rappresentavano l’8,4% dell’incidenza totale di cancro in Australia nel 1998. In questo gruppo, la sopravvivenza a 5 anni dovuta solamente al-

la chemioterapia citotossica è stata del 14%. In Australia nel 1998, i cinque tipi di cancro più diffusi (colon-rettale, seno, prostata, polmoni e melanoma) coprivano il 56,6% dell’incidenza totale di tumore. In questo gruppo, la sopravvivenza media a 5 anni dovuta alla sola chemioterapia citotossica è stata dell’1,6%».

Il contributo della chemioterapia citotossica curativa e adiuvante alla sopravvivenza a 5 anni negli adulti è stato in media del 2,3% in Australia e del 2,1% negli Stati Uniti. E gli autori proseguono: «L’impatto minimo sulla sopravvivenza nei più comuni tipi di cancro contrasta con la percezione di molti pazien-

Sopravvivenza a 5 anni in pazienti affetti da tumore

ti, che pensano di ricevere un trattamento che aumenterà in maniera significativa le loro possibilità di miglioramento. In parte, ciò riflette la presentazione dei risultati come“riduzione del rischio” piuttosto che in termini di benefici assoluti di sopravvivenza e attesta una sovrastima della percentuale di risposta in cui viene inclusa anche la malattia stabile. L’esempio più calzante di sopravvalutazione della chemioterapia si ha nel cancro al seno, dove questa terapia è stata introdotta come esempio di nuova cura per i tumori solidi. In Australia nel 1998, solo 4638 di 10.661 donne con nuova diagnosi di tumore al seno erano adatte a ricevere chemioterapia adiuvante (44% del totale). Dai nostri calcoli emerge che solo 164 donne (3,5%) hanno avuto un beneficio in termini di sopravvivenza da tale chemioterapia. In altre parole, in media, è stato necessario trattare 29 donne per averne una in più che sopravvivesse a 5 anni».

Anno della diagnosi 1999-2006

(dati National Cancer Institute)

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DOSSIER Gli autori dello studio si soffermano anche sul tipo di farmaci utilizzati: «Malgrado l’avvento di farmaci nuovi e migliori […] che permetterebbero di prevenire il vomito e la sepsi neuropenica, ci sono stati piccoli cambiamenti nei regimi utilizzati per trattare i tumori “chemio-sensibili”. […] Altre innovazioni, come il trapianto di midollo osseo per il cancro al seno, non hanno mostrato benefici. Similarmente, l’aggiunta di antracicline e taxani al trattamento adiuvante per il cancro al seno riesce a migliorare la sopravvivenza nel sottogruppo trattato solo dell’1%, ma a rischio di tossicità cardiaca e neurotossicità. […] Nel cancro al seno, il regime ottimale per la chemioterapia citotossica nella malattia recidiva/metastatica non è ancora stato definito, malgrado oltre 30 anni di ricerca e l’abbondanza di studi randomizzati. E non ci sono evidenze convincenti per affermare che l’uso dei regimi con farmaci più recenti e costosi dia maggiori benefici rispetto ai regimi usati negli anni ’70. Inoltre, due revisioni sistematiche della chemioterapia nel cancro al seno recidivo e meta-

statico non sono riuscite a dimostrare alcun beneficio in termini di sopravvivenza. È stata anche notata in molti studi l’assenza di dati sulla qualità della vita».

Dalle corpose monografie dello Iarc pubblicate negli anni emerge che parte dei farmaci chemioterapici sono potenzialmente cancerogeni.

Quella dei ricercatori australiani è dunque una critica all’utilizzo massiccio dei chemioterapici malgrado i dati sull’efficacia non siano sempre positivi. Si legge ancora: «A fronte dell’impatto minimo della chemioterapia citotossica sulla sopravvivenza a 5 anni e della mancanza di progressi significativi negli ultimi 20 anni, essa è da considerarsi un palliativo. Malgrado, infatti, per diversi tumori si possa ottenere un controllo dei sintomi con la chemioterapia, è raro che ciò venga ri-

Gli approcci non convenzionali E

sistono, e vengono praticati da decenni, diversi metodi terapeutici cosiddetti non convenzionali, la cui «non convenzionalità» spesso non sta solo nella tipologia di farmaci proposta, ma anche nell’approccio alla malattia stessa. La scelta di proporne qui alcuni non è dettata dal fatto che essi rappresentino l’alternativa «corretta», migliore o auspicabile. Semplicemente per alcuni di essi, di cui si parla di seguito, esiste una documentazione prodotta nel tempo sotto forma di casistica clinica o di studi di efficacia, più o meno positivi. L’auspicio vero è che, con mente aperta, il problema venga affrontato a tutto campo, mettendo sempre al primo posto la vita delle persone.

Il Metodo Di Bella È la terapia messa a punto dal fisiologo modenese Luigi Di Bella. Non si tratta di farmaci «alternativi», in quanto vengono utilizzati farmaci e sostanze che rientrano a pieno titolo nella farmacopea convenzionale. L’intervento di elezione non è tanto la chirurgia, quanto invece la somministrazio-

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portato e nella maggior parte dei casi la sopravvivenza nei pazienti che rispondono alla terapia non supera i 12 mesi. […] Per giustificare i continui finanziamenti e l’uso diffuso dei farmaci usati per la chemioterapia citotossica, è urgente e necessaria una rigorosa valutazione del rapporto costo-efficacia di queste cure e del loro impatto sulla qualità della vita».

La tossicità delle cure I trattamenti convenzionali, stante i dati fin qui illustrati, non hanno sempre un elevato grado di efficacia. Ma c’è un altro problema legato ai trattamenti oncologici standard: la loro tossicità. A valutare la cancerogenicità (cioè la capacità di causare cancro) dei farmaci antineoplastici è stato lo Iarc (International agency of carcinogenic risks to humans), agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità. Dalle corpose monografie pubblicate negli anni, emerge che parte dei farmaci chemioterapici sono essi stessi potenzialmente cancerogeni per l’uomo e che su altri non sono stati prodotti sufficienti dati per poter fare questa valutazione.

ne di sostanze, come la somatostatina, la melatonina, i retinoidi, le vitamine E, D e C, più un citostatico di sintesi, che impediscono l’angiogenesi (cioè lo sviluppo dei vasi sanguigni intorno al tumore che nutrono il tumore stesso) e inducono l’apoptosi (cioè la morte) delle cellule tumorali. Malgrado l’assai discussa sperimentazione condotta in Italia nel 1998 si sia conclusa con una valutazione negativa del metodo, migliaia di pazienti hanno continuato a curarsi con esso e sono state vinte centinaia di cause nei tribunali da parte di malati che, dimostrando il miglioramento delle proprie condizioni, hanno ottenuto dalle Asl il rimborso delle spese sostenute per i farmaci. Nel 2010 la rivista medica Neuroendocrinology ha ospitato una pubblicazione del figlio del fisiologo, anch’egli medico, il dottor Giuseppe Di Bella, che ha riportato i risultati preliminari di uno studio osservazionale retrospettivo su 553 pazienti trattati con il metodo Di Bella (MDB)1: «I dati hanno documentato un evidente miglioramento della qualità di vita e un sensibile incremento delle mediane di sopravvivenza per ogni patologia e stadio rispetto ai dati reperibili in letteratura relativi alla chemioterapia e/o anticorpi monoclonali. Sono anche documentate le cause invalidanti, che hanno totalmente destituito di ogni credibilità scientifica la sperimentazione del MDB effettuata in Italia nel 1998». Sperimentazione, quella di 12 anni fa, che non era nata sotto i migliori auspici.


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altri farmaci antineoplastici. Riguardo l’etoposide, si legge che «uno studio di coorte su pazienti con istiocitosi delle cellule di Langerhans e numerosi studi di coorte su teratomi o cancri al polmone trattati con chemioterapia contenente etoposide hanno mostrato un aumento del rischio di lucemia mieloide acuta». Lo Iarc conclude definendo il farmaco «probabilmente cancerogeno per l’uomo»; stessa conclusione è stata raggiunta per il teniposide. Il mitoxantrone è stato invece definito «forse cancerogeno per l’uomo», in quanto sono stati riportati casi di leucemia mieloide acuta dopo trattamento con questa sostanza; medesima definizione per l’amsacrina. Il potenziale cancerogeno dei farmaci

«C’erano state interrogazioni parlamentari e manifestazioni di piazza a sostegno di questo approccio così demonizzato dall’oncologia convenzionale. Se ne chiedeva l’erogazione da parte del servizio sanitario nazionale» spiega Giuseppe Di Bella. «Il Ministero, sotto pressione, decise per una sperimentazione di fase 2 che non aveva alcun senso, perché i farmaci erano noti nelle loro caratteristiche chimiche, biochimiche, farmacologico-tossicologiche. Era invece auspicabile verificare l’effetto delle molecole del MDB in situazioni neoplastiche iniziali, non inquinate da pregressi trattamenti, dando serietà scientifica allo studio utilizzando un gruppo di controllo e il doppio cieco. Ma questo non è stato fatto. L’impostazione della sperimentazione era assurda. L’obiettivo posto era quello della regressione del tumore del 50% in sole otto settimane di trattamento su pazienti in condizioni disperate o terminali, già trattati con radio e chemio e non più responsivi a tali trattamenti. Peraltro, non era stato definito un gruppo di controllo per confrontare i risultati del MDB con quelli dei trattamenti convenzionali su pazienti in condizioni simili. È evidente che si è preferito mettere in piedi una sceneggiata, peraltro con gravi anomalie, come ad esempio la presenza di acetone nello sciroppo ai retinoidi fornito dal Ministero». Negli anni successivi alla sperimentazione, la letteratura scientifica ha dato notizia di diversi casi di remissione completa e guarigione di tumori solidi in pazienti trattati con il Me-

antineoplastici pone problemi non solo per i malati, ma anche per il personale che deve manipolare e preparare queste sostanze; su questo sono stati pubblicati diversi studi. «Molti farmaci citostatici, comunemente usati nelle terapie anticancro, mostrano attività citotossica e sono classificati come potenzialmente cancerogeni, mutageni o teratogeni nell’uomo. L’esistenza del rischio di tumori secondari dovuti ai trattamenti con questi farmaci è stata confermata da numerosi studi»: questo è quanto sostenuto dai medici ricercatori dell’università Federico II di Napoli in un articolo comparso sul Journal of Occupatio-

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Dalla valutazione riportata nel volume 26 dello Iarc, aggiornata al 199820, si evincono informazioni interessanti. «Ci sono sufficienti evidenze per attestare la cancerogenicità nei ratti» dell’antineoplastico bis-cloroetil-nitrosurea, mentre «i dati tratti dagli studi sull’uomo non sono adeguati per valutarne la cancerogenicità»; per la bleomicina non ci sono dati sufficienti per la valutazione della cancerogenicità sia sugli animali che sull’uomo, mentre per il clorambucile ci sono evidenze limitate di questo effetto sull’uomo. L’evidenza è ritenuta sufficiente per dimostrare il potenziale cancerogeno della ciclofosfamide e del treosulfan, così come della procarbazina e della vincristina, quando il regime chemioterapico intensivo include agenti alchilanti e altri farmaci. Per il cisplatino e l’isofosfamide non sono mai stati prodotti dati in proposito; per il 5-fluorouracile e la 6-mercaptopurina i dati «sono insufficienti per arrivare a una conclusione». In una monografia pubblicata nel 2000, il volume 76 dello Iarc21, vengono presi in considerazione alcuni

todo Di Bella in assenza di intervento chirurgico, chemioterapia e radioterapia2. Infine, le sostanze biologiche utilizzate dal fisiologo modenese, come somatostatina, melatonina e retinoidi, vengono oggi utilizzate anche dagli oncologi convenzionali. • INFORMAZIONI: www.metododibella.org è il sito ufficiale della Fondazione Di Bella, e offre la possibilità di mettersi in contatto con medici prescrittori. Per informazioni: tel 051 230369 oppure 052 239662. La federazione nazionale delle associazioni di pazienti che si curano con il MDB fornisce informazioni sul sito www.dibella.org.

Il metodo Pantellini: l’ascorbato di potassio La Fondazione Pantellini, con i medici e gli scienziati che ne fanno parte, studia e utilizza da anni l’ascorbato di potassio per il trattamento delle malattie degenerative, tra cui il cancro. A scoprire le virtù di questa sostanza fu il biochimico toscano Gianfrancesco Valsè Pantellini che, dopo oltre due decenni di verifiche, pubblicò sulla rivista Patologia Medica due studi fondamentali sull’argomento, nel 1970 e nel 1974. «Da tali studi si evince che lo stress ossidativo è coinvolto nello sviluppo del cancro, poiché in grado di danneggiare la cellula» spiega il dottor Guido Paoli, fisico e responsabile scientifico della Fondazione. «E proprio l’ascorbato di potassio, sale derivato dalla vitamina C, totalmen-

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DOSSIER nal Health22. Lo studio continua affermando che «mentre la comparsa di effetti tossici è considerata «accettabile» nei pazienti in vista di possibili effetti terapeutici, la comparsa di tumori primari in persone sane non può essere accettabile»; e in questo caso gli autori si riferiscono al personale sanitario che viene a contatto con queste sostanze. Esistono poi effetti collaterali che si manifestano nel giro di breve tempo dall’assunzione del farmaco antineoplastico che, in genere, vanno dalla diminuzione di globuli bianchi, emoglobina e piastrine fino all’aumento di glicemia e colesterolo, possibili problemi cardiaci, stomatiti, mucositi, nausea e vomito.

Radioterapia: la tossicità La radioterapia viene utilizzata perché danneggia il DNA delle cellule cancerose, ma può anche danneggiare le cellule normali. Secondo le informazioni fornite dal NCI23, le radiazioni possono danneggiare alcuni tipi di tessuti normali più facilmente di altri; per esempio gli

organi riproduttivi (testicoli e ovaie) sono più sensibili delle ossa. Sempre dal NCI si evince che «se un’area del corpo è stata precedentemente trattata con terapia radiante, il paziente potrebbe non essere in grado di ricevere altre radiazioni nella stessa area una seconda volta; dipende da quante radiazioni ha ricevuto durante il trattamento iniziale». Oltre alla radioterapia eseguita dall’esterno, cioè con radiazioni provenienti da fonti esterne al corpo e dirette a esso, esiste anche la brachiterapia, cioè una radioterapia che prevede l’impianto di sorgenti radioattive (barre, capsule ecc.) all’interno dell’organismo e direttamente nell’area tumorale. Nella brachiterapia temporanea, dove la sorgente radioattiva viene lasciata nel corpo qualche minuto o qualche ora e poi tolta, il paziente diventa radioattivo e lo resta fino al momento in cui la fonte di radiazione viene rimossa. Nella brachiterapia permanente, invece, dove la sorgente radioattiva viene lasciata nel corpo fino al suo decadimento, il pa-

te atossico e privo di effetti collaterali, è in grado di limitare tali danni». Il dottor Paoli spiega che «a causa dello stress ossidativo, si innescano processi che inducono una modificazione della respirazione cellulare e del pH intracellulare, portando a una alterazione di forma e azione delle proteine e degli enzimi citoplasmatici, con un trasferimento di informazioni non corrette fra «periferia» e «centrale operativa», cioè il DNA. In tal modo arriviamo alla mutazione del DNA nucleare e alla cancerogenesi. Dall’esperienza e dai dati del dottor Pantellini prima e della Fondazione adesso, l’ascorbato di potassio, anche e soprattutto nella nuova formulazione con ribosio, sembra interferire in modo importante con questo processo, proteggendo la cellula contro lo stress ossidativo e inibendo il meccanismo di proliferazione incontrollata. Inoltre, l’ascorbato di potassio può operare efficacemente anche a livello di prevenzione». «Dall’esperienza clinica di più di 7 anni» aggiunge il dottor Andrea Bolognesi, consulente medico della Fondazione Valsè Pantellini, «posso affermare che tale metodica, applicata secondo precisi criteri e nella sua interezza, cioè affiancando all’ascorbato di potassio con ribosio farmaci di supporto, è sempre utile nella complessa gestione della malattia oncologica avanzata. I suoi risultati minimi consistono nel permettere al paziente una dignitosa convivenza con la malattia, sostenendo quelle risorse che l’organismo ha per sua natura, senza creare alcun danno iatrogeno. In altri casi è possibile un rallentamento della progressione della malattia, se non addirittura un arresto. Naturalmente la Metodi-

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ziente diventa radioattivo e resta tale anche per settimane o mesi. «La quantità di radiazioni che raggiunge la superficie della pelle è solitamente molto bassa» spiegano gli esperti del NCI, ma comunque tali radiazioni «possono essere captate da appositi strumenti e il contatto con donne incinte o bambini piccoli dovrebbe essere limitato». E ancora: «Alcuni tipi di terapia radiante sistemica possono rendere temporaneamente radioattivi i fluidi corporei del paziente (come saliva, urine, sudore e feci) e potrebbe rendersi necessario limitare i suoi contatti con altre persone durante questo periodo, soprattutto con bambini al di sotto dei 18 anni e con donne incinte». Il NCI illustra anche gli effetti collaterali della radioterapia. Quelli acuti vanno dall’irritazione cutanea al danno alle ghiandole salivari, dalla perdita di capelli a problemi urinari, secondo la zona trattata. L’affaticamento è un altro effetto collaterale della terapia radiante, oltre a nausea e vomito. Ci sono anche

ca Pantellini non esclude l’uso contemporaneo sia di terapie classiche che eterodosse». • INFORMAZIONI: il sito web della Fondazione Pantellini www.pantellini.org fornisce notizie, approfondimenti e riferimenti per consulenze mediche - tel 055 499634.

I metodi nutrizionali: Gerson e Kousmine «Questi metodi nutrizionali si basano su due assunti fondamentali» spiega il dottor Paolo Giordo, medico prescrittore che da anni studia e applica tali strategie terapeutiche. «Il primo è che il nostro organismo, per poter esplicare le normali funzioni fisiologiche che lo mantengono in salute, necessita di una grandissima quantità di micronutrienti, molti dei quali attivi anche a dosaggi infinitesimali. Il secondo assunto è relativo al concetto di intossicazione cronica: il nostro corpo è bersagliato da una miriade di composti chimici, a cui fa fronte con un’attivazione immunitaria spesso sbilanciata e con l’accumulo di tossine che risultano di lento e difficoltoso smaltimento. Si tratta dunque di mettere il nostro sistema immunitario nelle condizioni di equilibrio fisiologico che gli consentano di fare il proprio lavoro. I metodi Gerson e Kousmine si basano su un’aumentata introduzione di alimenti freschi, biologici, vitali che possano fornire al corpo tutte le sostanze di cui ha bisogno, eliminando le proteine animali o riducendole al minimo per non creare ulteriori scorie da smaltire in un organismo già intossicato, malato e non al meglio delle proprie funzioni. Vengono introdotti molti succhi di frutta e verdura pressati a fred-

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rabile? La strada finora imboccata è quella giusta? C’è qualcosa che potrebbe essere rimesso in discussione per dare risposte migliori agli ammalati?

Come mai, malgrado decenni di ricerca, le terapie convenzionali non sono ancora riuscite ad averla vinta sul cancro e i trattamenti usati continuano a presentare effetti a distanza, come fibrosi, le- cancro al seno. In genere, il rischio una tossicità non ignorabile? sioni dell’intestino, perdita di memoria, infertilità e, benché definito raro, un cancro secondario causato dall’esposizione alle radiazioni. Il NCI afferma che «i cancri secondari che si sviluppano dopo terapia radiante dipendono dalla parte del corpo che viene trattata. Per esempio, le ragazze trattate con radiazioni al torace per linfoma di Hodgkin hanno un rischio maggiore di sviluppare, nell’arco della loro vita,

di cancro secondario è più alto se le persone trattate sono bambini o adolescenti». Seppure parzialmente, anche l’oncologia convenzionale si sta ponenGli interrogativi legittimi do alcune di queste domande e si colA questo punto sorgono spontanee gono segnali da non sottovalutare. I e legittime alcune domande. Come National Institutes of Health (NIH) mai, malgrado decenni di ricerca, le americani (l’insieme dei 27 centri e terapie convenzionali non sono an- istituti che fanno capo al diparticora riuscite ad averla vinta sul can- mento di salute americano e nei cro e i trattamenti usati continuano quali rientra anche il National Cana presentare una tossicità non igno- cer Institute) hanno istituito il Na-

do, accompagnati da una dieta prevalentemente vegetariana. In questo modo si modifica anche il pH, che torna a livelli di alcalinità, e si ricrea un ambiente ossigenato, favorevole alla salute e sfavorevole al cancro, che predilige l’acidosi e la carenza di ossigeno». «Inoltre Gerson ha introdotto l’uso dei clisteri di caffè, che hanno lo scopo di aprire i dotti biliari e favorire una più rapida disintossicazione del fegato, considerato l’organo chiave dei processi di guarigione del corpo» aggiunge Giordo. «Kousmine consiglia, invece, piccoli clisteri a base di oli spremuti a freddo per utilizzare le sostanze vitaminiche in essi contenute. Lo smaltimento delle cellule morte e delle scorie viene aiutato dall’aggiunta di enzimi proteolitici, capaci di disgregare tali materiali. Un numero enorme di persone ha tratto grandi benefici da questi metodi nutrizionali, arrivando anche alla guarigione da malattie oncologiche gravi, a patto di aver saputo applicare rigorosamente le regole e aver abbracciato un nuovo modello di salute che non deriva da farmaci esterni bensì dal restituire al proprio corpo le chiavi della sua autoguarigione». • INFORMAZIONI: esistono due cliniche dove i pazienti vengono curati con il metodo Gerson, una in California e l’altra in Ungheria. Negli Stati Uniti esiste anche il Gerson Institute, www.gerson.org. In Italia un medico prescrittore è il dottor Paolo Giordo, che si è formato proprio presso la clinica californiana del Gerson Institute. Lo si può contattare scrivendo a paologiordo1@virgilio.it oppure telefonando al 348 3742090. Riguardo al metodo Kousmine, si può

consultare il sito www.kousmine.eu, oltre a quello della Fondazione Kousmine (www.kousmine.com). Per informazioni ci si può rivolgere al dottor Sergio Chiesa, tel 0321 833503 - 348 4663617.

L’approccio di Hamer Il medico tedesco Ryke Geerd Hamer ha sviluppato una diversa concezione della malattia. Nel 1978 muore tragicamente suo figlio diciannovenne e subito dopo gli viene diagnosticato un tumore del testicolo. Riflette quindi su un possibile rapporto di causa-effetto tra i due eventi e, lavorando in un reparto di ginecologia oncologica, inizia a interrogare le sue pazienti alla ricerca di un trauma emotivo nel periodo precedente l’insorgenza del cancro. Scopre così che spesso la malattia è successiva a un evento traumatico. Questo lo porta sia ad estendere le sue ricerche, sia a presentarle all’ospedale in cui lavora e all’università dove si è formato, ma viene licenziato. In seguito è stato anche radiato dall’ordine dei medici, arrestato e condannato. Hamer ritiene che la malattia sia la risposta dell’organismo a un trauma esterno e che il nostro corpo sia in grado, se l’individuo supera tale trauma, di guarire da solo. «Hamer codifica in cinque leggi il modo di comportarsi del nostro organismo, che risponde a programmi biologici ancestrali» spiega il dottor Giordo. La prima legge sostiene che la malattia è scatenata da un conflitto emotivo che ci coglie impreparati ed è vissuto in solitudine. Tale conflitto ha conseguenze su tre livelli: psichico, cerebrale e organico. La seconda legge dimostra la biTerra Nuova · aprile 2011

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DOSSIER Quando si sceglie la chemioterapia Quando un malato di tumore sceglie la chemioterapia, esiste la possibilità di integrare questo trattamento con interventi medici non convenzionali e con le cosiddette «discipline del benessere». Lo sa bene il dottor Bruno Marzocchi, direttore dell’Unità di cure palliative dell’Hospice Roberto Ciabatti di Grosseto, che utilizza da tempo agopuntura, musicoterapia, shiatsu e tecniche di rilassamento per alleviare gli effetti collaterali dei farmaci antineoplastici e anche per contenere le sofferenze di coloro che sono giunti alla fase terminale del cancro. «Ho potuto constatare che le cure palliative costituiscono un aspetto importantissimo dell’approccio al cancro e noi le utilizziamo in maniera integrata con le terapie convenzionali» spiega Marzocchi, che tiene anche a distinguere le tre branche della medicina praticate dai medici, cioè agopuntura, omeopatia e fitoterapia, dalle cosiddette discipline del benessere, come i massaggi shiatsu, reiki e le tecniche di rilassamento, che vengono praticate anche da personale non medico. «Noi siamo molto soddisfatti dei risultati» aggiunge Marzocchi. «Abbiamo constatato che il ricorso alle medicine non convenzionali migliora la qualità della vita dei malati e io stesso sono promotore di studi clinici che mirano a dare piena dignità scientifica ad alcune delle discipline del benessere, come ad esempio l’aromaterapia, sulla quale sta partendo una sperimentazione. Al momento ci avvaliamo già di approcci non convenzionali, come ad esempio l’agopuntura, che è in grado di ridurre del 10-15% il vomito provocato dai chemioterapici». Un approccio integrato è anche quello utilizzato dal dottor Paolo Giordo, anch’egli di Grosseto, formatosi alla scuola di

tional center for complementary and alternative medicine (centro nazionale per la medicina complementare e alternativa), dove un intero settore è dedicato al trattamento non convenzionale dei tumori24. Sebbene le cure alternative siano trattate

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INFORMAZIONI: Hospice Roberto Ciabatti, via Senese (presso Ospedale Misericordia), tel 0564 483473 - crl@usl9.toscana.it Dottor Paolo Giordo, tel 348 3742090 - paologiordo1@virgilio.it

ancora con una certa diffidenza, questo è un passo importante, poiché si iniziano ad effettuare sperimentazioni cliniche anche su trattamenti non convenzionali, sebbene spesso essi siano somministrati con funzione adiuvante rispetto ai trat-

fasicità di questi episodi: nella prima fase si ha il conflitto attivo, con dominanza del sistema simpatico; se il conflitto attivo viene avviato a soluzione, si passa alla seconda fase, di riparazione e di guarigione, dominata dal sistema parasimpatico. La terza legge è quella che definisce come hanno origine i tumori e le malattie oncoequivalenti. Hamer ha osservato che alcuni tumori si sviluppano nella prima fase e si riducono nella fase di riparazione, mentre altri tumori si comportano in modo opposto. Questo significa che le cellule che proliferano nella fase del conflitto attivo hanno il loro «relè» nel tronco cerebrale e nel cervelletto (cervello cosiddetto antico), mentre le cellule che proliferano nella seconda fase hanno scopo di riparazione e hanno un relè nel cervello recente, costituito dalla corteccia cerebrale. La fase di riparazione, pertanto, secondo Hamer può portare alla proliferazione cellulare, in quanto avviene su pregresse lesioni di tipo ulcerativo o necrotico comparse nella fase attiva. La quarta legge riguarda il sistema dei microbi, considerati come «operai specializzati» agli ordini del cervello: essi

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Di Bella e di Gerson. Questo approccio riesce a massimizzare l’efficacia di diversi metodi e terapie integrandoli tra loro e personalizzando la cura per ogni paziente, prediligendo le medicine non convenzionali. «Da me arrivano sia pazienti che hanno scelto la chemioterapia ma che ne vogliono ridurre gli effetti collaterali preservando per quanto possibile il proprio sistema immunitario, sia coloro che invece vogliono affrontare il cancro con terapie non convenzionali, o perché rifiutano la chemioterapia o perché tali farmaci non sono indicati o vantaggiosi nel loro caso» spiega il dottor Giordo. «Cerco sempre di integrare al meglio conoscenze, metodi e terapie, personalizzando per quanto possibile la cura del singolo paziente, senza rigidità o schematismi eccessivi. Utilizzo metodi nutrizionali, farmaci biologici, alcuni ascorbati cellulari e piante medicinali, con risultati che ritengo molto buoni sia nel caso del contenimento degli effetti collaterali della chemioterapia sia nei pazienti che vogliono evitarla. Ciò che ritengo utilissimo e che auspico possa diffondersi, è l’integrazione delle diverse conoscenze e dei diversi strumenti oggi in possesso del medico per una loro applicazione intelligente ed efficace, nel costante tentativo di ridurre al minimo l’utilizzo di sostanze che possono risultare tossiche per l’organismo».

tamenti convenzionali, come nel caso dell’agopuntura, usata per ridurre alcuni degli effetti collaterali della chemioterapia e della radioterapia, o con funzione di prevenzione, come nel caso di vitamine e fitoterapici.

lavorano solo nella seconda fase della malattia, quella di riparazione, attivandosi nella fase di risoluzione del conflitto sino a riparazione avvenuta, per poi ritornare inattivi. «Tra tutti i microrganismi, i funghi e i micobatteri ripuliscono i tumori derivanti dall’endoderma e governati dal tronco cerebrale e quelli derivati dal mesoderma cerebellare: essi “rosicchiano” il tumore» prosegue Giordo. «I batteri hanno la funzione di spazzini per i tumori e di restauratori delle lisi degli organi. I virus, infine, collaborano alla ricostruzione degli organi derivati dall’ectoderma e retti dalla corteccia cerebrale. Ognuno di noi vive in simbiosi con microrganismi che l’uso sconsiderato di antibiotici e vaccini cerca di alterare e distruggere. Questo porta alla quinta legge: la malattia ha sempre un senso, in quanto è necessaria all’individuo non inteso come singolo bensì come facente parte di un programma che guarda al più alto interesse della sopravvivenza della specie. Per questo la malattia rappresenta al tempo stesso il problema e la sua soluzione. Alla natura infatti non interessa il singolo individuo e, se questo non è in grado di risolvere i


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Oncologia integrata Da sette anni a questa parte è attiva negli Stati Uniti la Society for integrative oncology, società per l’oncologia integrata (SOI), un’organizzazione multi-disciplinare non profit costituita da medici e personale sanitario, che studia e applica le terapie complementari e la fitoterapia nel trattamento dei malati di cancro25. Questo ente sostiene l’approccio che vede nelle medicine complementari un aiuto per migliorare la qualità della vita nei pazienti che affrontano comunque le cure convenzionali. Non approfondisce invece, per scelta, approcci «alternativi» diversi dalle terapie standard, considerandoli genericamente «unproved», cioè non dimostrati, senza però fare distinzioni.

Un numero sempre crescente di pazienti cerca metodi terapeutici diversi da quelli convenzionalmente proposti.

È comunque un fatto che tali centri, come quello dei NIH o come la SOI, nascono sull’onda di un fenomeno che non si può più ignorare: un numero sempre crescente

di pazienti cerca metodi terapeutici diversi da quelli convenzionalmente proposti, farmaci meno tossici, una valutazione della propria malattia che non tenga conto solo del tumore ma dell’intera persona e trattamenti che garantiscano una migliore qualità della vita. Perché avviene questo? È la domanda che

l’oncologia convenzionale dovrebbe porsi. Meno si studiano le terapie non convenzionali e più si rischia di giudicare aprioristicamente tali trattamenti e le persone che li scelgono, più si disimpara ad ascoltare il malato, e più si rischia di allontanarlo e isolarlo nella sua disperazione. l

Note 1. www.epicentro.iss.it/1/problemi/tumori/tumori-oms.asp 2. http://pressroom.cancer.org/index.php?s=43&item=82 3. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_15_lung_bronchus.pdf 4. www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/non-small-cell-lung/healthprofessional 5. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_17_mesothelioma.pdf 6. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_22_pancreas.pdf 7. http://www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/pancreatic/healthprofessional 8. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_14_liver_bile.pdf 9. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_08_esophagus.pdf 10. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_18_myeloma.pdf 11. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_21_ovary.pdf 12. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_11_kidney_pelvis.pdf 13. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_06_colon_rectum.pdf 14. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_07_corpus_uteri.pdf 15. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_09_hodgkins.pdf 16. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_12_larynx.pdf 17. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_13_leukemia.pdf 18. www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/adultALL/healthprofessional 19. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849 20. http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol26/volume26.pdf 21. http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol76/mono76.pdf 22. «Evaluation of occupational exposure to antiblastic drugs in an italian hospital oncological department». J Occup Health, 2008;50:48-56 23. www.cancer.gov/cancertopics/factsheet/Therapy/radiation 24. http://nccam.nih.gov 25. www.integrativeonc.org/index.php/about-us-new

conflitti della vita, è adattativamente non idoneo a viverla. È crudele ma, secondo Hamer, è la legge della vita. Questa visione della malattia non propone specifiche tecniche terapeutiche, se non quelle che portano alla risoluzione del conflitto che ha innescato la malattia». Tale visione è senza dubbio opposta a quella convenzionale, dove le malattie sono considerate aggressioni per lo più esterne che devono essere

combattute con tutti i mezzi di cui la medicina dispone. • INFORMAZIONI: ci si può rivolgere all’associazione Alba, Leggi Biologiche Applicate, tel 010 6123110, www.albanm.com. Note 1. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20881933 2. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20010503, …/19855352, …/19112416

Trattamenti non convenzionali: in breve Cosa utilizza

Finalità

Metodo Di Bella

Farmaci presenti nella farmacopea convenzionale.

Blocco dell’angiogenesi e induzione della morte delle cellule cancerose senza chemioterapia, radioterapia o chirurgia.

Metodo Pantellini

Ascorbato di potassio.

Protezione delle cellule dallo stress ossidativo e inibizione della proliferazione incontrollata delle cellule cancerose.

Metodi nutrizionali

Alimenti freschi, vegetali e ricchi di micronutrienti.

Ossigenazione dell’organismo, disintossicazione, ripristino dell’integrità del sistema immunitario per favorire l’autoguarigione.

Metodo Hamer

I farmaci, naturali e omeopatici, sono ridotti al minimo.

Il corpo, attivandosi per risolvere il conflitto che sta alla base del cancro, si ripara da solo e guarisce.

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©istockphoto.com/Paola Canzonetta

ecodetersivi

Detersivi ecologici… a tutto tondo I consumatori più attenti non si fermano agli ingredienti di un detersivo, ma allargano l’attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto. Il nuovo standard che sta mettendo a punto Icea, va proprio in questa direzione. di Nadia Tadioli

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n principio era l’Ecolabel. I consumatori non dovevano fare altro che controllare sul prodotto l’esistenza del fiorellino che certificava la rispondenza ai criteri fissati dalla direttiva europea. Troppo poco per i «palati» più attenti e raffinati, perché quello che questo marchio promette è «solo» un ridotto inquinamento ambientale dopo l’uso, per il resto il detersivo può essere farcito di sostanze sintetiche e di origine petrolchimica. «I nuovi criteri, che sono al momento in fase di stampa, contengono nuovi parametri molto interessanti, come il consumo di energia o la quantità di plastica utilizzabile» sostiene il chimico Fabrizio Zago, che partecipa

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ai gruppi di lavoro Ecolabel a Bruxelles. «Insomma, parliamo di una serie di modifiche che rendono ancora più ecologico questo marchio». Gli amanti del naturale invece preferiscono una più marcata presenza di materie prime vegetali o di origine vegetale. Gli idealisti infine sono alla ricerca di tensioattivi e ingredienti certificati biologici. Insomma l’attenzione si allarga anche alla prima fase della vita del prodotto, anzi all’intero ciclo di vita: produzione, trasporto, vendita, uso e dismissione.

to va proprio in questa direzione. «Il disciplinare esisteva già, ma andava aggiornato» spiega Alessandro Spadoni, responsabile per Icea del settore cosmetici e detersivi. «Così è stata creata una commissione aperta ad associazioni dei consumatori, attori della distribuzione, aziende del settore, che ragionando insieme stanno dando vita alle nuove linee guida». Anche Terra Nuova sta partecipando alla creazione del nuovo standard: riunione dopo riunione ci siamo confrontati con le diverse anime della detergenza verde, come la ditUna commissione aperta ta Pierpaoli, che per andare verso la Lo standard per la certificazione dei naturalità più spinta sta progettandetersivi che Icea sta mettendo a pun- do di produrre in casa tensioattivi a


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base di olio d’oliva, come dire potere lavante a chilometri zero. Oppure la strategia severa di Officina Naturae, che spinge per uno standard dai parametri molto stringenti. O ancora Sanecovit, che coniuga naturalità e potere lavante. Non è tutto: lo spirito ecumenico del gruppo di lavoro è arrivato a coinvolgere anche altri enti certificatori come Bioagricert, che pure ha un proprio standard sulla detergenza, o Fairtrade, per capire se era possibile unire ecologia e commercio equo e solidale. Naturalmente è solo un inizio, ma già Riccardo Cozzo, amministratore delegato di Bioagricert, si è dichiarato molto interessato. «Lo sforzo di Icea, il principale ente di certificazione nazionale, è davvero importante» afferma Zago. «Rendere sempre più sicuro, scientificamente inattaccabile e conosciuto il marchio Icea, significa anche ridurre la sovrabbondanza di marchi privati e togliere il terreno sotto i piedi agli ecofurbi».

I due livelli dell’ecodetergenza La certificazione si sdoppia e prevede uno stesso marchio con due diciture diverse: detergenza bio-naturale e detergenza ecologica. In questo


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ca, quanto è ecologico l’imballaggio e, naturalmente, anche quanto lava! La bella novità è che questo foglio di calcolo sarà messo a disposizione anche dei B IO IO LEA DETERG consumatori sul sito di Icea: C digitando il nome di un prodotto certificato, si pomodo si vanno a soddisfare le varie tranno avere dettagli sulle sue peresigenze: i puristi potranno sceglie- formance ambientali e detergenti re fra un detersivo biologico puro a dei vari prodotti. partire dalla materia prima, con tensioattivi magari autoprodotti in Ita- Lo standard che verrà lia, i più spicci invece si assicureranno Per quanto riguarda i parametri delcon la detergenza ecologica che l’impatto ambientale, quelli adottadopo l’uso non andranno a inquinare ti da Icea ricalcano fedelmente Ecooltre misura i fiumi e i mari. label, vale a dire che il livello di tosIl tutto ruota attorno a un foglio di sicità acquatica del detersivo che ficalcolo messo a punto da Fabrizio nisce nello scarico dei lavandini non Zago, consulente Ecolabel e parte at- può essere superiore a quello fissativa nella creazione del nuovo stan- to dall’etichetta ecologica dell’Unione dard, che scruta impietosamente il Europea. Grande attenzione nel detersivo sotto tutti i punti di vista: nuovo standard è posta sugli imbalquanto inquina le acque reflue, quan- laggi e sulla loro riduzione o sul riuto sono biodegradabili i tensioattivi tilizzo. Per esempio, non potranno sia in presenza che in assenza d’aria, essere in pvc e possibilmente doquant’è alta la percentuale di ingre- vranno essere di un unico materiale dienti di origine naturale o biologi- (contenitore, tappo ed etichetta) per

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facilitare il riciclo. Spazio alle ricariche e ai prodotti concentrati, perché questi non solo diminuiscono le materie prime utilizzate negli imballaggi, ma riducono anche i camion che affollano le nostre strade per il trasporto dei prodotti. I detersivi certificati biologici dovranno contenere un elevatissimo livello in peso di ingredienti da agricoltura biologica o raccolta spontanea (includendo anche l’acqua che li costituisce) e per i tensioattivi e gli altri prodotti di sintesi sarà necessario comprovare l’origine naturale delle materie prime. Nell’ecodetergenza, invece, è concesso l’utilizzo di prodotti derivanti da agricoltura convenzionale, purché non ogm. Gli ingredienti di origine animale sono ammessi solo quando non richiedono l’uccisione dell’animale. Si privilegiano quindi prodotti come il miele o la cera provenienti da allevamenti biologici. Le materie prime di origine minerale infine non possono contenere, se non in tracce, metalli tossici come piombo, nichel, cromo. l

La Tua Libertà di Scelta, la Tua Scelta Naturale Hedera Natur investe da oltre vent’anni nella ricerca di una qualità che aggiunga all’efficacia dell’azione detergente un impiego corretto sotto l’aspetto ambientale e della cura della persona.

Hedera Natur Srl - www.hederanatur.com almacabio@hederanatur.com

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le aziende informano

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Officina Naturae è felice di presentare Solara, la nuova linea di detergenti concentrati per la casa con ingredienti italiani a km zero.

Solara: detersivi ecologici a km zero Anni di ricerca hanno permesso di sviluppare una linea completa di prodotti con tensioattivi derivati da materie prime «locali». Solara è formulata utilizzando oli vegetali italiani e limitando o eliminando l’uso dell’olio di cocco o di palma. PERCHÉ QUESTA NUOVA LINEA DI OFFICINA NATURAE? Avevamo già escluso i tensioattivi derivati dal petrolio per evidenti problemi etico-ambientali, ma era possibile fare di più? Ci siamo chiesti quanto fosse sostenibile per l’ambiente utilizzare solamente tensioattivi derivati dall’olio di cocco, così ne abbiamo analizzato il ciclo di produzione. L’olio di cocco, prima di diventare una materia prima adatta ad essere utilizzata nella formulazione di un detersivo o cosmetico, deve subire una serie di trasformazioni: • raccolta delle noci in paesi lontani, • lavorazione ed estrazione dell’olio, • confezionamento e stoccaggio, • trasporto per decine di migliaia di chilometri, • trasformazione in materia prima adatta all’uso in un detergente o cosmetico. Stesso percorso e stesso impatto ambientale anche nel caso di un olio di cocco da commercio equo solidale e/o biologico. Ci siamo quindi posti, come sempre, una serie di domande. Quanto di questo olio si può effettivamente considerare ancora olio vegetale quando arriva in Europa per la sua trasformazione? Quanto petrolio si è consumato per produrre una singola molecola di origine vegetale, in tutti i diversi passaggi della sua lavorazione, trasformazione o del suo lunghissimo viaggio? Come già detto, il percorso non cambia nel caso si tratti di olio da commercio equo o solidale e/o biologico perché, pur essendoci una maggior attenzione alla provenienza o alle prime fasi di lavorazione, i trasporti e i passaggi industriali sono i medesimi. Avendo avviato da tempo la produzione della linea di detergenza per la casa Aequa, realizzata con olio di cocco da commercio equo e solidale, ci siamo chiesti tuttavia se limitare l’utilizzo di questo olio potesse poi creare problemi a realtà di paesi in via di sviluppo. La nostra conclusione è stata questa: possiamo comunque acquistare quei prodotti del commercio equo e solidale che sicuramente non sono reperibili in Italia, come caffè, cacao, spezie o artigianato tipico e quindi sostenere progetti e realtà locali. Secondo noi però è poco sostenibile utilizzare oli esotici quando per trasformarli dobbiamo consumare ingenti quantità di petrolio, la cui estrazione e trasformazione crea notevoli danni ambientali e sociali proprio nei paesi che vogliamo aiutare.

A seguito di queste considerazioni, condivise con persone che operano da anni nell’equo e solidale, abbiamo avviato un lungo percorso di studi e ricerche sulle fonti italiane di oli vegetali, che permettessero di ottenere tensioattivi non etossilati. Abbiamo creato così la nuova linea Solara. I PUNTI DI FORZA DELLA NUOVA LINEA Ingredienti a km 0 Materie prime italiane, reperibili facilmente, a breve distanza, la cui coltivazione, lavorazione e trasporto hanno un basso impatto ambientale. Formule concentrate Nuove formule particolarmente concentrate, il cui dosaggio è più basso anche rispetto agli altri detergenti di Officina naturae. Meno imballaggi Non ci siamo però fermati solo al detergente: abbiamo studiato anche un imballaggio ecosostenibile in termini di peso, materiale e ciclo di vita. È stato quindi prodotto, in totale autonomia, un flacone in ecodesign, cioè pensato e disegnato «ecologicamente», in modo che avesse il migliore rapporto tra dimensioni, volume occupato e quantità contenuta. Il flacone è stato realizzato utilizzando anche plastica riciclata post consumo. Quali i molti vantaggi? • Minore produzione di CO2 • Minore consumo di cartone • Minore consumo di risorse primarie • Minore volume trasportato • Minore spazio occupato nelle abitazioni e nei punti vendita. CERTIFICAZIONI E TEST Tutti i prodotti sono certificati Eco Bio Detergenza Icea, quindi garantiscono un basso impatto ambientale e un’efficacia paragonabile a un prodotto convenzionale. I prodotti che vengono a contatto con la pelle sono dermatologicamente testati e nickel tested. RISPETTO PER GLI ANIMALI Tutti i prodotti rispettano il disciplinare VeganOK. Altre informazioni, guide all’uso, ecodizionario e ricette di autoproduzione su www.officinanaturae.com

Officina naturae - Rimini - tel 0541 790715 - fax 0541901063 - info@officinanaturae.com

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rimedi naturali

che per l’anemia, la perdita di memoria, la tubercolosi e l’artrite. La prima descrizione botanica risale al 1843 ad opera del dottor G. Walpers che utilizzò una specie proveniente dal dipartimento di Puno in Bolivia dove all’epoca, a differenza di oggi, era largamente diffusa. I primi studi clinici sulle proprietà afrodisiache, invece, risalgono agli anni 60 del XX secolo grazie al lavoro della dottoressa G. Chacòn, la prima a studiare gli alcaloidi della radice e il loro effetto fertilizzante.2

Costituenti principali

Maca:

la pianta afrodisiaca Usata per millenni dalle popolazioni andine per aumentare la fertilità, trova oggi conferma delle sue proprietà negli studi più recenti. di Silvia Moro

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l Lepidium meyenii, nome botanico della Maca, è una piccola pianta erbacea tipica delle regioni andine, soprattutto delle province di Junìn e Pasco nel Perù centrale. Cresce in condizioni climatiche totalmente avverse e questo ci farà capire meglio, poi, la sua azione sul nostro organismo: ad un’altitudine di 3000-4000 m, la Maca vive a basse temperature, continuamente scossa da venti forti; a causa dell’altitudine subisce intense irradiazioni solari e abita zone caratterizzate dalla scarsa presenza di ossigeno, dove la vegetazione si alza dal terreno solo di pochi centimetri. Fin dall’epoca pre-incaica, la radice di Lepidium è stata utilizzata dalle popolazioni locali come alimento rinvigorente e come offerta nelle celebrazioni dedicate agli dei, insieme al mais e alle patate. Si hanno tracce di colture fin dal 1600 a. C., ed era considerata una pianta afrodisiaca, soprattutto per gli uomini, che

rafforzava corpo e mente e aumentava la fertilità insieme al desiderio sessuale. Nel periodo incaico, grazie agli ingegnosi e complessi sistemi di coltivazione del mitico popolo, la Maca si sviluppò anche ad altitudini più basse coprendo vastissime aree di terreno: gli inca erano riusciti a organizzare una rotazione stagionale delle zone coltivate per far riposare il terreno1. Documentazioni attestano che gli spagnoli, negli anni della conquista, furono così colpiti e incuriositi dalle importanti virtù della radice tanto da includerla nei tributi pagati dagli indigeni. I conquistadores si accorsero che, dando da mangiare la radice agli animali portati dalla Spagna, risolvevano i problemi di infertilità e di riproduzione delle bestie dovuti al cambio di clima e all’altitudine; per i soldati, invece, risultò un ottimo rimedio contro l’affaticamento fisico e mentale sempre dovuto al totale cambio ambientale. Tradizionalmente la Maca veniva utilizzata an-

La radice di Maca ha un elevato potere nutrizionale ed è per questo che si presenta come uno degli alimenti fondamentali delle popolazioni andine. L’analisi dei suoi costituenti risulta completa e molto interessante: è ricca di proteine, di minerali, ha un discreto contenuto di carboidrati, ma soprattutto contiene tutti gli amminoacidi essenziali e non, a parte il triptofano. Il basso livello di grassi e un relativo apporto calorico la rendono ideale nell’aumentare la resistenza fisica negli sportivi e nelle persone sottoposte a intenso sforzo corporeo. È una pianta energizzante e possiamo definire il rimedio come adattogeno, cioè che «adatta» l’organismo e la psiche a situazioni di cambiamento e stress: stimola il sistema nervoso e aumenta la concentrazione e la capacità mnemonica. Stimolando il sistema immunitario, invece, aumenta le difese aspecifiche dell’organismo. L’aspetto più interessante e studiato della radice di Maca è senza dubbio quello relativo all’attività afrodisiaca e stimolante sessuale. Le sperimentazioni di laboratorio della fine degli anni novanta avevano già mostrato come l’influenza degli estratti sulla vita sessuale e la spermatogenesi fosse notevole. Non è ancora chiaro attualmente quali siano i principi attivi responsabili di tale attività: vi sono ipotesi che imputano l’aspetto afrodisiaco a due acidi grassi polinsaturi, il maene e il macamide, e a quattro alcaloidi per la spermatogenesi e l’ovogenesi. Uno studio clinico ha valutato l’effetto dell’estratto di Maca su voTerra Nuova · aprile 2011

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rimedi naturali

Posologia Radice polverizzata: dai 5 ai 20 g al dì in acqua o succo di frutta. Estratto secco: da 5 a 8 mg per chilo di peso corporeo1.

Controindicazioni Non sono note controindicazioni specifiche: la Maca si presenta come una droga sicura. Tuttavia per il non chiaro meccanismo d’azione dei principi attivi, deve essere assunta sotto stretto controllo di un professionista in caso di tumore alla prostata, al seno e in qualunque altra forma di tumore di natura ormonale. Cautela in gravidanza e in allattamento. 1. www.simn.org

lontari sani maschi di età compresa tra i 24 e i 44 anni: la dose giornaliera era di 1500 o 3000 mg per quattro mesi. La sperimentazione ha dato come risultato un aumento del volume del liquido seminale, del numero di spermatozoi e della motilità degli stessi.3 Un altro recente studio ha invece considerato l’azione di Maca su 50 volontari con disfunzione erettile per tre mesi. La sperimentazione anche in questo caso ha dato risultati positivi sia sulle prestazioni sessuali sia sull’aspetto psico-sociale dei soggetti4. Il meccanismo d’azione degli estratti sembra che non agisca aumentando i livelli ormonali e questo riguarda anche la sfera femminile: infatti in uno studio clinico su donne in menopausa si è visto che la Maca migliora nettamente i tipici disturbi neurovegetativi del climaterio quali depressione, stanchezza e vampate, ma non influenza l’assetto ormonale.

Indicazioni È chiaro che una delle principali indicazioni sarà l’astenia sessuale e l’infertilità maschile di un certo tipo. Ottimo l’uso della Maca in menopausa e in tutte le situazioni di debolezza psico-fisica, quindi come immunostimolante e in caso di stress. Sarà utile per migliorare le performance degli sportivi e aumentare in modo sano ed equilibrato la massa muscolare. Per il suo alto potere nutritivo, la radice è adatta a soggetti convalescenti e con carenze proteiche.

Cosa si trova sul mercato La scelta in commercio di un buon estratto di Maca non è cosa semplice. Purtroppo la poca chiarezza riguardo al ruolo specifico dei principi attivi non ha ancora permesso di rea-

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lizzarne una standardizzazione. In questo modo è possibile trovare in vendita un po’ di tutto senza la certezza di una reale efficacia. Inoltre, il successo della radice negli ultimi anni ha fatto sì che la tradizionale preparazione e scelta delle piante all’origine subisse delle «modificazioni» in nome dell’aumentata richiesta sul mercato. I tuberi freschi di Maca appena raccolti vengono sottoposti a una lenta essiccazione che va dalle sei alle otto settimane. Esposti il giorno e ritirati la notte, acquistano un sapore più dolce grazie al sole, che ne modifica alcuni costituenti. Terminato questo tempo viene fatta una selezione molto importante: vengono scelte solo le radici più piccole, perché maggiormente ricche di costituenti ed elementi nutritivi. Le altre più grosse, ma più povere a livello nutrizionale, sono destinate all’alimentazione animale. Non sempre questi processi vengono rispettati ed è per questo che anche la Fao di Roma si sta interessando, insieme al governo peruviano, alla regolamentazione della produzione e dell’importazione della Maca per tutelarne sempre meglio le virtù. l Note 1. Obregon Vilches L, Maca - planta medicinal y nutritiva del Perù, Istituto di Fitoterapia Americano, Lima (1998). 2. Gloria Chacon, Maca - planta milenaria del Perù con propriedades altamente nutricional y medicinal, Lima (2001). 3. Gonzales G. F. et al, «Lepidium meyenii (Maca) improved semen parameters in adult men», Asian Journal of Andrology, 3(4):301-3, (2001). 4. Zenico T. et al, «Subjective effects of Lepidium meyenii (Maca) extract on wellbeing and sexual performances in patients with mild erectile dysfunction: a randomised, double-blind clinical trial», Andrologia, 41(2):95-9, (2009).


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PAGINE I D R E V SALUTE NATURALE 70 Costellazioni familiari ALIMENTAZIONE NATURALE 75 Formaggi light: stiamo freschi! BIOEDILIZIA  ENERGIE RINNOVABILI 78 Progettazione consapevole ECOCOSMETICI e DETERGENTI 79 Una nuova sfumatura nei cosmetici ecologici

ECOTESSUTI 80 Ricicuci: più ecologico di così… AGRICOLTURA 81 Esperienze e corsi ECOTURISMO 82 Carnet de voyage BACHECA 84 Spazio aperto per gli annunci dei lettori

20 APRILE Scadenze per l’invio di annunci e inserzioni pubblicitarie: per il numero di maggio: 20 MARZO • per il numero di giugno: contenuto

ogni responsabilità in merito al Si prega di contattare la redazione per assicurarsi della pubblicazione degli annunci inviati oltre tale data. La redazione declina e contenenti richieste di denaro. giornale del editoriale linea la con coerenti non inserzioni le pubblicare non di diritto il riserva si e e all’attendibilità degli annunci


PAGINEVERDI

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SALUTE NATURALE

Costellazioni familiari Scopo delle costellazioni familiari è smascherare il condizionamento esercitato dai legami con ambiente, cultura e famiglia d’origine. Portarne alla luce i nodi irrisolti significa compiere un passo fondamentale per vivere a pieno le nostre potenzialità. di Gabriele Bindi

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gnuno ha il potere di prendere in mano il suo destino. È un refrain che abbiamo già sentito, che a molti potrà fare paura ma che, confessiamolo, ci rende orgogliosi di appartenere al genere umano. Eppure questa convinzione alimenta uno dei più grossi miti della modernità. Il mito della completa emancipazione dell’uomo moderno, la tanto decantata pretesa di poter determinare la propria vita in piena autonomia. Di

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solito è la realtà stessa a metterci di fronte a un muro, contro cui ci troviamo a sbattere. Senza volerlo finiamo per rimanere intrappolati in meccanismi inconsci, che superano la nostra volontà. La verità, direbbe Hellinger, è che viviamo all’interno di un sistema. Un sistema regolato da proprie leggi, che sopravanzano la nostra capacità di decisione personale e che condizionano le nostre vite. Leggi che ci legano al nostro ambiente di origine, alla nostra cultura, in altre pa-

www.mappasalute.it role alla nostra famiglia. E che, se non vengono rispettate, ci impediscono di essere davvero liberi e felici. Secondo la concezione di Bert Hellinger, l’inventore delle costellazioni familiari, nella «terapia» familiare non entrano in gioco solo i nostri genitori, come vorrebbe la psicologia classica, ma esercitano la loro influenza anche altre figure, per più di una generazione. Nonni, zii, parenti, persone ormai morte, dimenticate o di cui non conoscevamo neppure l’esistenza. Insomma, se pensavamo di aver tagliato i ponti con il passato, ci sbagliavamo di grosso. Tanto più che ad avere maggior peso sembrano proprio essere quelle figure familiari di cui siamo poco a conoscenza. Membri che sono stati esclusi, rifiutati, nascosti, o più semplicemente privati del loro diritto di appartenenza. «Il nostro libero arbitrio può esistere soltanto nella misura in cui riusciremo ad accettare il nostro destino» ci spiega Giovanni Crivellaro, psicologo, direttore dell’Istituto di metapsicologia applicata. «Per lasciare andare, abbiamo bisogno di accettare. Solo conoscendo il passato potremo lasciarcelo alle spalle».

La messa in scena Ogni sistema è governato da leggi ben precise, che possono venire infrante. Lo scopo delle costellazioni familiari è quello di ristabilire l’ordine spezzato. Ovvero quello portare alla luce i «disordini» del sistema familiare, aiutandoci a sciogliere quei legami nascosti che continuano a condizionarci a nostra insaputa. La messa in scena del conflitto, di fatto assomiglia a una rappresentazione teatrale. All’interno di un cerchio la persona, con l’aiuto del facilitatore, inscena il proprio sistema familiare, con i partecipanti che vengono chiamati a rappresentare i membri della propria famiglia. Le persone si muovono in una sorta di campo di influenza energetico, entrano in risonanza con il ruolo che devono rappresentare, ricevono delle informa-


zioni e offrono segnali che il facilitatore, insieme ai partecipanti, sarà in grado di percepire e decodificare. Chi ha avuto occasione di vedere al lavoro il «vecchio» Hellinger, converrà che la sua pratica assomiglia più a una sorta di rituale magico piuttosto che a una seduta di psicoterapia di gruppo. Non per niente il metodo delle costellazioni familiari è stato più volte criticato dalla psicoterapia classica, per evidenti discrepanze e deviazioni rispetto ai principi di base della prassi terapeutica. Ma di fronte alle critiche Hellinger non si scompone. Le costellazioni familiari, sostiene, costituiscono essenzialmente un’esperienza personale, che ognuno può compiere in piena autonomia, verificandone direttamente l’efficacia. In Germania Hellinger ha condotto costellazioni in presenza di centinaia di spettatori e anche in programmi televisivi, riscuotendo una vasta popolarità, ed esponendosi inevitabilmente a critiche di ogni genere. Con un po’ di conoscenze base di tedesco, ognuno potrà vedersi una costellazione di Hellinger su internet (You Tube), accorgendosi di come egli riesca a guidare l’intero processo come uno sciamano. Hellinger si basa su intuizioni e osservazioni che fanno riferimento a una precisa concezione dell’amore, ovvero a quell’ordine supremo che regola il sistema familiare: nel momento in cui esso viene infranto, ecco che sorgono dei problemi come malattie, disagi e sofferenze varie. «La prima regola fondamentale di un sistema è che tutti hanno diritto di appartenere» dice la prima legge. Potrebbe trattarsi di una persona disabile, uccisa o lasciata in un angolo, la cui esclusione causa malattia e sfor-

tuna per generazioni future. Se qualcuno è stato escluso o emarginato, qualcun altro deve prendere il suo posto, riscattarlo, onorarlo. Una legge, secondo Hellinger, ferrea e indissolubile: «nel campo spirituale dell’amore, c’è un’anima collettiva che cerca continuamente di ripristinare ciò che è stato rinnegato e vuole riportare l’ordine».

Liberarsi dal passato «L’obiettivo è portare alla luce gli irretimenti, lasciare agli altri il loro destino per potersi riprendere il proprio» ci spiega Crivellaro, che nelle costellazioni familiari ha rinvenuto un metodo efficace per affrontare i traumi di natura sistemica. «Il punto di partenza è sempre il sintomo. La persona potrebbe avere problemi di vario tipo: al lavoro, con i soldi, con il partner. Stabilito questo, ci si interroga sulle cause ricercando i cosiddetti irretimenti, ovvero quei vincoli che legano la persona al destino e le impediscono di affrontare con serenità la sua vita». L’intero processo delle costellazioni familiari poggia sul riconoscimento di queste trame invisibili, grazie all’intuizione e alla capacità del conduttore di cogliere segnali corporei e far sì che i personaggi agiscano in base al proprio sentire. Hellinger, in fondo, non ha scoperto nulla di nuovo. Mette semplicemente in luce degli aspetti arcaici che nella nostra visione del mondo facciamo un po’ fatica ad accettare. «Che lo si voglia riconoscere o meno» prosegue Crivellaro «esiste un legame di sangue tra le persone di una famiglia, un fatto naturale che riguarda anche piante e animali. È evidente che quando un figlio combatte continuamente contro la propria Bert Hellinger (1925), teologo e psicologo tedesco, è l’ideatore delle costellazioni familiari. Una pratica che si impone dagli anni ’80 in Germania e che si radica nella terapia familiare sistemica. Esistono diverse scuole, alcune delle quali si discostano dall’impostazione di Hellinger. In Italia le costellazioni familiari non rispondono a una regolamentazione professionale. Sito ufficiale della Hellinger Schule (in italiano): www2.hellinger.com/it

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madre non fa che rafforzare il suo legame. Potrà reclamare quanto vuole la propria indipendenza, ma il proprio odio gli impedirà di distaccarsi in modo sano, continuando a condizionarlo nei vari ambiti della vita, nell’amore o nella carriera professionale».

Rispettare le gerarchie dicendo grazie L’aspetto teorico più difficile da digerire, però, è forse quello di ordine gerarchico. Una concezione che ha reso Hellinger difficilmente comprensibile a una generazione di intellettuali e psicanalisti nati sotto il segno del ’68. Egli infatti riconosce l’esistenza di un ordine gerarchico temporale tra figli e genitori e accenna a una visione che molti hanno ritenuto «tradizionalista». In realtà Hellinger ha sostenuto più volte di non esprimere giudizi di valore, ma che si limita a osservare ciò che vede. Secondo la sua concezione, chiunque entri per primo in un sistema ha una certa precedenza gerarchica sugli altri: i genitori sui figli, il primogenito sugli altri e così via. Così come è vero che una moglie non potrà mettersi al posto del marito, perché uomo e donna sono profondamente diversi. I problemi sorgono quando questa gerarchia non viene rispettata. Ristabilire l’ordine, tuttavia, non significa doversi consacrare al culto del passato. «Si tratta semplicemente di riconoscere gratitudine verso chi ci ha dato la vita» spiega ancora Crivellaro. «Per prendere in mano la tua vita devi inchinarti di fronte al destino che ti ha portato fin qua. Imparare a dire grazie, per poi poter chiudere il ciclo». Per uscire dal circolo vizioso, in definitiva, non occorrono grandi gesta. Ad agire è proprio l’esperienza del riconoscimento, nella consapevolezza di aver ristabilito l’ordine dell’amore. «Succede come nella fisica quantistica» chiarisce Crivellaro con un’eloquente metafora. «L’osservazione influenza direttamente il sistema osservato. Allo stesso modo quando guardi un irretimento del passato anche il conflitto si modifica. E a questo punto c’è qualcosa, nella tua vita, che può davvero cambiare». l Terra Nuova · aprile 2011

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di Giuliana Lomazzi

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na volta c’era la distinzione tra formaggi grassi, semigrassi e magri, caduta nel 1992 con la nuova legge europea. Ma il concetto di magro riguardava la differenza con il prodotto più ricco di grasso, e non la scarsissima presenza di lipidi. Tutto è relativo, insomma. Oggi si parla di formaggi leggeri per definire quelli contenenti il 20-35% di grassi e di magri per indicare quelli che ne contengono meno del 20%. Come si vede non è una percentuale irrisoria, se pensiamo per esempio che le uova contengono l’11% di grassi. Tuttavia resta piuttosto diffusa l’idea che i prodotti freschi, in quanto ricchi di acqua, siano più magri e leggeri degli altri. Ma per sua natura il formaggio è ricco di grasso quindi, salvo rare eccezioni, il contenuto di lipidi è sempre piuttosto alto. Non è difficile scoprirlo avventurandoci tra i banchi del supermercato e guardando le etichette, che quasi sempre riportano anche i valori nutrizionali.

Freschezze sotto la lente

Formaggi light: stiamo freschi! Freschezza fa rima con leggerezza? Quando si parla di formaggi non è sempre così. Anzi, spesso quelli dall’aspetto «angelico» si rivelano essere i più grassi.

In estate, quando il caldo infierisce, molti mangiano pomodoro e mozzarella «per stare leggeri». Bene, la mozzarella è un tipico esempio di formaggio fresco ritenuto magro, benché i grassi siano nell’ordine del 1719% (23-24 per la bufala). Certo, anche nel parmigiano il tenore lipidico è di circa il 25%, ma se ne mangia meno, circa 50 g per porzione contro i 120 di una mozzarella. E dove le mettiamo le calorie? Alcuni pensano di sostituire vantaggiosamente la carne con una mozzarella, senza sapere che 100 g di questo latticino danno 240 calorie circa, mentre a pari peso il vitello (e badate bene, non vi sto suggerendo di mangiarlo!) non ne dà più di 166, con un tenore lipidico massimo di 10 g. Ci sono poi formaggi come la crescenza e lo stracchino, che chissà perché sono considerati leggeri, tanto che in alcuni ospedali venivano (spero non più) serviti a cena. Qui arriviamo a 300 calorie per etto e 25 g di grassi. Dato che si tratta di un formaggio molto umido, basta un pezzo apparentemente piccolo per arrivare a 100 g. Tra l’al-

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ALIMENTAZIONE NATURALE

Un’occhiata sugli scaffali Il tofu-formaggio Fra i latticini light si trova anche un prodotto un po’ diverso dal solito, a base di latte parzialmente scremato, tofu (contenuto fino al 40%) e fermenti vivi. Le calorie comunque non sono bassissime (305 per 100 g); i grassi sono 25 g, di cui 13 saturi. Il sapore è gradevole.

Fusi light Il mercato offre formaggini, formaggi tipo mozzarella o sottilette. Anche se i formaggi fusi di oggi sono fatti con più attenzione e privi di polifosfati, resta il fatto che non sempre si parte da prodotti di qualità e che la lista degli ingredienti è piuttosto lunga: in genere si trovano proteine del latte, sali di fusione, stabilizzanti, correttori di acidità e a volte conservanti. I grassi sono abbastanza contenuti, ma certo non ci troviamo davanti a prodotti molto naturali.

Capra e pecora I formaggi caprini e pecorini hanno un contenuto di grassi generalmente più elevato di quelli vaccini. Però danno meno problemi di digeribilità, perché il latte di pecora e quello di capra hanno sieroproteine simili a quelle del latte materno. Spesso, poi, i latticini di capra sono più adatti per chi ha intolleranze; ma ciò non vale per tutti, quindi è meglio usare cautela.

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tro, a volte questi latticini di produzione industriale contengono conservanti. Si potrà obiettare che simili valori non stupiscono, visto che il formaggio è cremoso. Che dire allora del quartirolo, ritenuto magro perché asciutto, ma con un tenore lipidico di almeno il 25% e un apporto calorico intorno alle 290 calorie? Ma torniamo ai formaggi cremosi, per sottolineare come alcuni tipi, venduti nelle vaschette, possono arrivare a 30 g di grassi. Certe marche ne offrono varianti con lo yogurt, che può alleggerire le calorie totali introducendo benefici fermenti vivi. Purtroppo se la lavorazione prevede il riscaldamento, i fermenti vanno persi. Abbiamo poi i tomini, cilindretti venduti in vaschette trasparenti. I più famosi sono i caprini, a scapito del nome spesso preparati con latte vaccino. Qui il tenore lipidico si aggira sul 20%, ma può arrivare anche al 40 e oltre nei petit suisse. Tra l’altro questi tomini contengono talvolta dei conservanti. Insomma, fresco può andare bene, ma a patto di verificare il contenuto lipidico e di scegliere prodotti di qualità, davvero freschi e senza additivi. E i prodotti light?

Light è davvero leggero? Con questi prodotti il rischio principale è di consumarli a cuor leggero, pensandoli poco calorici. Secondo alcuni studi degli anni passati l’idea della leggerezza spinge a mangiare di più, con il risultato che si assumono quantità di grassi uguali o addirittura superiori a quelle date

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dalla versione non «alleggerita». In effetti, anche se un formaggio ha il 40% in meno di grassi, come si può trovare in etichetta, non vuole per forza dire che ne abbia pochi: se in origine conteneva per esempio 30 g di lipidi si fa presto a fare i conti… In certi casi è poi necessario ricorrere ad addensanti (farina di semi di carrube, alginato di sodio) per rendere omogeneo il prodotto, e a volte anche ad acidificanti come l’acido citrico, peraltro additivi innocui. Certo, così i grassi calano, ma ne vale davvero la pena? Le proprietà organolettiche originarie saranno conservate?

gro contiene 0,1 g di grassi e non è particolarmente saporito, meglio mescolarlo a frutta o verdura. La versione con panna è più saporita ma ha ovviamente più grassi. La ricotta vaccina tradizionale è preparata con solo siero, senza aggiungere latte né panna; i grassi sono intorno all’8%. Per inciso, c’è anche un formaggio magro stagionato: è il graukäse o formaggio grigio, realizzato con coagulazione acida senza caglio nell’arco alpino tirolese. Versatile e di gusto intenso, ha un contenuto di grassi intorno al 2%: un record!

I veri magri sono pochi

Conclusioni

I fiocchi di latte, preparati tradizionalmente con una cagliata di latte scremato fresco, poco caglio e fermenti lattici, quindi cotti brevemente e addizionati con crema di latte, hanno un contenuto di grassi del 4%. Di origine mitteleuropea, sono diventati famosi negli Usa come cottage cheese. Il mercato ne offre vari tipi, a volte addizionati con addensanti e magari un po’ più grassi: sempre meglio verificare l’etichetta. Il quark è un altro formaggio dell’Europa centrale, reperibile anche in alcuni negozi di prodotti bio. Si ottiene dalla coagulazione acida del latte senza caglio. Il tipo ma-

Per chi non ha problemi di colesterolo o di intolleranze non è il caso di demonizzare i formaggi di qualità (biologici o meglio ancora biodinamici), solo perché ricchi di grassi, sostanze che tra l’altro svolgono azioni importanti per l’organismo. Quelli freschi, poi, hanno il vantaggio di avere meno sale. Quindi ogni tanto concediamoceli, e approfittiamone per andare a caccia di prodotti tradizionali, a volte più leggeri perché non addizionati con panna per arrotondare il gusto e magari sono ottenuti da latte di animali di razze protette. Facciamoci una salutare passeggiata in alta montagna in cerca dei formaggi di malga, contenenti anche omega 3 perché l’erba di quei pascoli è più ricca di nutrienti. Senza contare che le mucche al pascolo stanno certo meglio di quelle chiuse in stalla. l

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Progettazione consapevole di Viviana Vignandel

Intervista all’architetto Steve Hart, sui principi della permacultura applicati all’edilizia. teve Hart, architetto neozelandese da trent’anni, si dedica alla diffusione delle pratiche di permacultura.

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Steve, in che modo applichi i principi della permacultura in architettura? La permacultura è anzitutto un concetto pratico, dove ogni attività è sostenuta da molti elementi, ciascuno dei quali a sua volta svolge più funzioni. Il mio obiettivo è quello di integrare il mondo dell’architettura con i principi della permacultura, in modo da apportare soluzioni concrete per qualsiasi tipologia di progetto e diffondere un’«architettura ecologica».

macultura le pratiche che permettono di essere parte armonica all’interno dell’ecosistema.

Quale rapporto c’è tra architettura ecologica e design paesaggistico? Spesso concepiamo le nostre case come realtà perfette scollate dal loro ambiente, come un concetto assoluto scollegato dal contesto. Dobbiamo invece integrare il «giardino» (in senso lato) con la casa, e viceversa. Tetti vegetali e mattoni in terra cruda sono l’esempio concreto più evidente di questo concetto. Integrando queE di cosa si tratta? Nell’architettura ecologica si progettano strutture con- sti elementi in dinamiche architetturali si riducono le socepite per essere in relazione con l’ambiente. Esistono stanze inquinanti e si guadagna in comfort termico, otsvariate interazioni nell’ambiente in cui viviamo, da quel- tenendo un edificio che respira con noi. l le biologiche a quelle sociologiche: l’architetto attuale Per saperne di più non può prescindere da esse e può trovare nella perAssociazione La casa di paglia, Fortunago (Pv) tel 347 9339432 - alain@lacasadipaglia.org

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Ricicuci: più ecologico di così… di Maria Ferdinanda Piva

n bruco diventa una farfalla. E nello stesso modo un ombrello inservibile si trasforma in una borsa per la spesa. Gli abiti e gli accessori più ecologici sono quelli che non si acquistano, ma che vengono riciclati: è la specialità di Ricicuci, una cooperativa di Casale Monferrato che raccoglie capi d’abbigliamento usati e tessuti di vario tipo, come le lenzuola, per ricavarne qualcosa di nuovo e poi metterlo in vendita. Ricicuci esiste dal 2007 ed è figlia della cooperativa sociale Senape, una sigla che sta per Solidarietà Ecologia Natura Animali Producono Economia. Ne fanno parte persone svantaggiate e/o escluse dal lavoro, affiancate da un alto numero di soci volontari. Recentemente sono stati assunti anche un’insegnante stabile di cucito e varie persone con contratto di borsa lavoro. «Calcoliamo che ogni anno, fra abiti, coperte e copriletti, l’italiano medio butta via 15-20 chili di tessuto» sintetizza Mirella Ruo, socia volontaria e fondatrice di Senape. Ricicuci pratica innanzitutto una cernita su questo ben di Dio: da una parte ciò che è effettivamente inservibile viene mandato nei canili per fare le cucce ai randagi; dall’altra il materiale ancora in buone condizioni viene inviato al laboratorio per vivere una seconda vita. «Le nostre creazioni che riscuotono più successo sono le borse ricavate da giacche e cappotti, e soprattutto le sporte per la spesa create riutilizzando la tela degli om-

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brelli» prosegue Ruo. «Sono molto resistenti, in tasca e nella borsetta occupano meno spazio di quelle di tela, si lavano facilmente e sono subito asciutte». Nei programmi di Ricicuci, il prossimo passo è cominciare a rimodernare e riadattare abiti fuori moda, eliminando contemporaneamente le parti lise: «Un tubino diventa tutt’altra cosa se si inseriscono dei teli laterali» esemplifica Ruo. Il negozietto Ricicuci di Casale Monferrato si trova in via Alerami 13 ed è aperto dal martedì al sabato (9.30-12.30; 15.30-19.30). Il punto di raccolta e il laboratorio creativo sono in via Lanza 116, sempre a Casale Monferrato, dal via san gallo 84r firenze martedì al venerdì (9-13). www.altarosa.it 055.46.25.190

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ECOTURISMO

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Carnet de voyage

ghi che visitiamo, è affascinante anche provare a raccontare il nostro viaggio attraverso altri strumenti. Il Comune di Brugnera (Pn) bandisce il primo concorso Appunti di viaggio… in concorso. nazionale per Carnet de Voyage: un modo particolare sistono molti modi di viaggiare e altrettanti per rac- di raccontare le emozioni del viaggio. Si rivolge a tutcontare il viaggio. Se è possibile viaggiare in ti quelli che hanno un buon rapporto con il disegno. Atmodo più consono all’ambiente e con rispetto per i luo- traverso carta, matite, acquerelli o chine si può toccare questa dimensione «artigianale» del viaggiare, ma anche sperimentare una relazione più coinvolgente e personale con i luoghi visitati. Non ci sono limiti di età ed esiste una sezione per scuole secondarie inferiori e superiori. I lavori saranno oggetto di una mostra a giugno 2011; in giuria, rappresentanti del Comune ed esperti di fumetto e fotografia. l

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Terra Nuova · aprile 2011

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Fiere e convegni TERRA FUTURA, dal 20 al 22 maggio nella suggestiva cornice della Fortezza da Basso l’ottava edizione della rassegna espositiva di associazioni e organizzazioni del non profit e della società civile, imprese eticamente orientate, enti locali e istituzioni; opportunità di approfondimento, aggiornamento e dibattito nella ricca programmazione culturale tra workshop, convegni e seminari; vivaci momenti di animazione tra laboratori e spettacoli e numerose iniziative speciali. Per informazioni: www.terrafutura.it RIMINIWELLNESS dal 12 al 15 maggio si svolgerà la sesta edizione della kermesse regina del fitness, del benessere e dello sport organizzata da Rimini Fiera. Novità della sesta edizione sarà Thermalia, il Salone interamente dedicato al turismo termale. L’evento ospiterà il meglio dell´offerta italiana e straniera e si propone come punto di incontro dei saperi e delle professionalità del settore. Per informazioni: www.riminiwellness.com TUTTAUNALTRAFESTA FAMILY 2011. Fiera del mercato equo, Milano, 13/14/15 maggio, c/o PIME via Mosè Bianchi 94. Un momento fondamentale di mercato equo all’ingrosso e al dettaglio, che vede la Famiglia protagonista di spazi e approfondimenti dedicati. Una festa/mercato che prevede i tradizionali stand, la presenza di un’area esterna dedicata ai laboratori creativi per bambini e per adulti, convegni, spettacoli, mostre, aree ristoro. Per informazioni: Centro Missionario PIME, tel 02 43822300 fiera@pimemilano.com www.tuttaunaltrafesta.it FESTA DELL’ENERGIA: 22 MAGGIO organizzata da: Istituto tecnico «Mattei» di Urbino, Provincia, Comune, Università e numerose aziende del settore. Coinvolge 3000 studenti e la cittadinanza urbinate in convegni, mostre, laboratori, expò tematico. Per informazioni: saltafossi1@gmail.com www.itisenergie.altervista.org

VEGANFESTEXPÒ internazionale 2011, 22-25 aprile 2011, Villa Le Pianore in Camaiore (Lu). La grande fiera expò internazionale del mondo ecologico e vegan. Il LifeNetwork di Promiseland.it organizza il primo expò internazionale dedicato interamente al mondo Vegan ed EcoBio. L’evento avrà luogo nella splendida Villa Le Pianore di Camaiore, uno degli angoli più belli della Versilia, dal 22 al 25 aprile 2011. Per informazioni: www.veganfest.it NATURA BIO 28/29 MAGGIO a Correggio (Re). Quest’anno il Festival degli Stili di Vita Sostenibili si svolge in primavera! Con conferenze e convegni, workshop e trattamenti olistici, laboratori per adulti e bambini, bar e ristorazione biologica, spettacoli e intrattenimenti. Mostra mercato con prodotti bio, cosmesi e abbigliamento naturale, bioedilizia, commercio equosolidale, artigianato creativo, ecoturismo e altro ancora. Per informazioni: tel 059 682977 - 338 8772984 www.fieranaturabio.it FIERA DELLE AUTOPRODUZIONI. 27 marzo dalle 10 alle 23 in p.zza Municipio a Molfetta (Ba). Mercatino di prodotti agricoli autocertificati, artigianato etnico e locale, laboratori di autoproduzioni. Per informazioni: www.myspace.com/454472703 malakia78@libero.it CHIARISSIMA 2011 è in programma a Chiari (Bs), nella Villa Mazzotti, venerdì 27, sabato 28 e domenica 29 maggio ad ingresso libero. Seconda edizione del festival del Ben-Essere e della vitalità, idee per una vita più sana. Per informazioni: tel 030 7001366 - 335 5335776 www.chiarissima.com

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Bacheca FESTIVAL LA CITTÀ OLISTICA. IV edizione, due giorni di soluzioni, buone pratiche ed esperienze per un futuro sostenibile Villa Sorra- Panzano di Castelfranco Emilia (Mo) 27-29 maggio. Il Festival dedicato in particolare alle associazioni e comunità intenzionali impegnate nelle discipline olistiche, nelle economie alternative/valute complementari, alle culture sciamaniche e alle esperienze di comunità ed ecovillaggi per guarire le persone, l’economia, il pianeta e la socialità. Per informazioni: tel 0125 789773 segreteria@conacreis.it FESTA DEL NATURALE 30 marzo in via Montegrappa 3, Comacchio. Assaggi di cibi e bevande, omaggi e sorprese, presentazionedellanuovaassociazioneNaturalMente ilcuiscopoècondividereediffonderelacultura del benessere naturale con corsi, incontri, corsi di cucina e terapie varie, iniziativediscambiotraisoci(bancadeltempoedelbaratto),tuttonell’otticadiunavita più semplice, naturale, creativa. Per informazioni: Erboristeria il Fiordaliso, tel 0533 81569 www.naturalmente.in www.ilfiordaliso.eu ECOFESTA BENESSERE 14° edizione. Sabato 16 e domenica 17 aprile a Ponsacco (Pi) anche con la pioggia. Articoli benessere, casa ecologica, cibo bio, erboristeria, artigianato, libreria, Shiatsu, Reiki, riflessologia, massaggio, Trager, Feldenkrais, naturopatia, Ayurveda, EFT, Aurasoma e test intolleranze, Tai Chi, Qi Gong, Tao Yoga, «Ossa per la Vita», biodanza, Rebirthing, Counselling e le 5 leggi biologiche del dr. Hamer. Per informazioni: tel 347 0883927

VENITE A TROVARCI AGLI STAND di Terra Nuova che saranno allestiti in occasione delle seguenti manifestazioni:

Ecocentrica La Spezia, Centro Fieristico, dal 31 marzo al 3 aprile Energy Days Firenze, p.zza Annigoni, dal 1 al 3 aprile Agrofer Cesena Fiere, dal 1 al 3 aprile Bietica Cison di Valmarino (Tv), il 9 e 10 aprile Bioquartiere Firenze, p.zza Nannotti, il 10 aprile Orti e Horti Lastra a Signa (Fi), dal 15 al 17 aprile Ecofesta Ponsacco (Pi), il 16 e 17 aprile Fierucola Firenze, p.zza S.Spirito, il 17 aprile Saluserbe Saludecio (Rn), il 24 e 25 aprile Veganfest Camaiore (Lu), dal 22 al 25 aprile Officinalia Belgioioso (Pv), dal 22 al 25 aprile Art in fiera Firenze, Fortezza da Basso, dal 30 aprile al 8 maggio Saremo lieti di incontrare i nostri lettori per scambiarci pareri, opinioni e curiosità... ci sono offerte per abbonarsi, acquistare i nostri libri, aderire alla Mappa della Salute, dell’Ecoturismo, della Bioedilizia e dei Negozi Bio. Un benvenuto a tutti quelli che gradiranno la nostra compagnia! Per altre informazioni: tel 055 3215729 Terra Nuova · aprile 2011

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Bacheca CIBIO: FIERA SUGLI ALIMENTI DI QUALITÀ. Prodotti tipici delle regioni italiane ed un settore riservato alle produzioni biologiche, Genova, Magazzini del Cotone: da venerdì 13 a domenica 15 maggio. Privati e operatori del settore potranno gustare ed acquistare prodotti ricercati e selezionati nel panorama della produzione di qualità. Ingresso gratuito. Venerdì h 15-20; sabato e domenica h10-20. Per informazioni: Scribac Italia, tel 010 388693 - 392 4471610 XII GIORNATA DELL’ALLATTAMENTO MATERNO. Convegno 2011 de La Leche League Italia. 8-9 aprile a Trevi (Pg) presso Hotel La Torre. Come ogni anno un aggiornamento specializzato e crediti per diverse categorie professionali Il sabato avranno luogo anche due workshop. Chi è interessato può richiedere il programma completo a: lll2011@daltours.it. Per maggiori informazioni: www.lllitalia.org IO NON TREMO. Rimini 7-21 maggio. Incontri per tecnici, scuole e popolazione sui terremoti e loro dinamiche. Stimolare la curiosità e invitare a porsi domande per una consapevolezza sul rischio sismico. Per informazioni: www.ionontremo.it OFFICINALIA XXV MOSTRAmercato dell’alimentazione biologica-biodinamica e dell’ecologia domestica, Castello di Belgioioso, 22-25 aprile. Officinalia è nata con il desiderio di divulgare le caratteristiche dell’agricoltura biologica e biodinamica,

di conoscerne e apprezzarne i ritmi, il susseguirsi naturale delle stagioni, di apprezzare il ritorno alle tradizioni e alle proprie radici. Per informazioni: tel 0382 970525 www.belgioioso.it info@belgioioso.it SALUS ERBE XXIV EDIZIONE domenica 24 e lunedì 25 aprile dalle 9.30 alle 20.00 in centro storico a Saludecio (Rn). Mercatino di erboristeria, prodotto agroalimentare, giardinaggio e artigianato naturale. Per informazioni: Promo D, tel 0541 827254 www.promo-d.com ORTI E HORTI. Fiera primaverile per l’orto amatoriale, III edizione, parco dei Vivai Belfiore, loc. S.Ilario, Lastra a Signa (Fi). Manifestazione con lo scopo di approfondire e promuovere la cultura e coltura dell’orto, mettendo in mostra e in vendita collezioni di piante da orto antiche e rare, sementi di ortaggi locali e dimenticati, collezioni di piante officinali, aromatiche e varietà selvatiche e commestibili, non dimenticando i frutti antichi, sempre presenti nell’orto antico e contemporaneo. Per informazioni:tel 328 3847235 - 347 5900869 www.vivaibelfiore.it info@vivaibelfiore.it associazioneapelatina@gmail.com SAGRA DEL SEITANA FIRENZE il 4-5 giugno a Pozzolatico: appuntamento con l’etica e la cultura vegan. Agli ormai famosi «arrosticini di seitan», affiancheremo un esposizione di prodotti e associazioni, incontri e riflessioni su animalismo, veganismo, antispecismo. L’evento, non a scopo di lucro,

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Organizzazione evento Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. tel. +39 049 8726599 - email info@terrafutura.it

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Aprile 2011

La salute non è in pillole di Peppe Di Girolamo

Mi piacerebbe approfondire il tema di copertina del numero di gennaio «Integratori sì, integratori no», e vorrei farlo rifacendomi all’igienismo naturale, una filosofia di vita che poggia anche su solide basi scientifiche, a partire da Pitagora e Ippocrate fino ad arrivare ai giganti dell’altro ieri, quali Erheth, Trall, Tilden e Shelton, per non parlare dei ricercatori e divulgatori del nostro paese, uno fra tutti Valdo Vaccaro. Secondo l’igienismo le vitamine sintetiche sono proprio un’altra cosa rispetto a quelle naturali, contenute per esempio nella frutta fresca. A parte il fatto di non riuscire a riprodurre il fitocomplesso presente in frutta e verdura, le vitamine di sintesi sono degli elementi che il nostro corpo semplicemente non riconosce, e che devono quindi essere espulse senza tanti complimenti. L’unico ruolo che hanno è perciò quello di «stimolanti», cioè il corpo si mette in

moto per disfarsene, e l’accresciuta energia che occorre per farlo può facilmente essere scambiata per energia derivante dall’assunzione. In realtà è vero il contrario e questo evidentemente porterà a future ricadute energetiche a cui rimedieremo con ulteriori integrazioni sintetiche, privandoci di energia preziosa per conservare la nostra salute. In misura e con modalità diverse è una stimolazione analoga a quella che ci procura qualsiasi altra sostanza estranea e quindi nociva, come il caffè, l’alcol, lo zucchero industriale. Non si parla mai di un fattore fondamentale che aiuta a discriminare alla base: la differenza sostanziale tra vitamine e minerali organici, e le stesse controparti inorganiche. È un dato abbastanza risaputo che gli unici esseri viventi in grado di trasformare i minerali da inorganici a organici, e di sintetizzare le vitamine naturali, sono le piante, attraverso il processo della fotosintesi. Questo è certamente un fatto elementare, ma che non viene assolutamente considerato quando si parla di vitamine e minerali. I minerali organici, colloidali, e le vitamine contenute nei frutti sono le uniche sostanze che il nostro organismo riconosce come assimilabili. I minerali cristallini (compreso il sale, sia di salina che di misegue a pag. 92

dƒi letTori La vostra opinione è importante Lo staff di Terra Nuova ringrazia tutti coloro che hanno partecipato al Questionario 2010/2011. Sono giunti in redazione ben 1102 questionari, un risultato importante e inaspettato, e soprattutto un motivo in più per portare avanti insieme gli ideali di decrescita, sobrietà ed ecologia che Terra Nuova promuove dal lontano 1978. Sono stati estratti a sorte i 5 vincitori del concorso, che vedeva come premio finale 5 abbonamenti annuali alla rivista. Fra squilli di trombe e rullar di tamburi, ecco i nomi dei fortunati vincitori: Giuliana Negri di Milano Rosaria Bosio di Peia (Bergamo) Elvira Paracini di Roma Franco Tron di Perosa (Torino) Marietta Tozzi di Sermoneta (Latina) Grazie ancora per la vostra preziosa collaborazione. Vi invitiamo a non perdere il numero di maggio, dove verrà pubblicato un resoconto approfondito del questionario, con tutte le risposte ricevute e i vostri preziosi suggerimenti e consigli. Queste pagine sono dedicate interamente ai contributi dei lettori. Potete mandare articoli, lettere, domande, commenti, critiche, foto, poesie, disegni, blog… e chi più ne ha più ne metta! Si raccomanda per quanto possibile la brevità, per dare spazio a un maggior numero di contributi. Ci riserviamo di tagliare i testi molto lunghi (il segno «[…]» indicherà le parti tagliate). Il materiale va spedito a: Terra Nuova dei Lettori, via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze lettere@aamterranuova.it

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segue da pag. 91

La salute non è in pillole niera) e le vitamine sintetiche non sono riconosciuti allo stesso modo e sono trattati né più e né meno come elementi tossici. Lo stesso grave errore avviene mettendo sullo stesso piano gli zuccheri contenuti nella frutta con lo zucchero estratto dalle piante, ma che poi subisce un processo che lo priva di tutti gli altri elementi, lo devitalizza e lo rende praticamente inorganico. È vero anche il «principio del minimo» di cui si parla nell’articolo, riguardo all’assimilazione dei minerali. Il professor Gustav von Liebig (1803-1873), colonna della chimica tedesca, insegnò a Giessen, Heidelberg e Munchen. La sua legge del minimo dice che lo sviluppo delle creature viventi è regolato dalla fornitura dell’elemento compositivo minimamente presente nel gruppo. Questo principio ha un’importanza fondamentale, ma viene regolarmente ignorato dal miope nutrizionismo ufficiale. È una legge che si applica a tutti i nutrienti, micro e macro che siano. Il calcio non può essere assimilato da solo in fase anabolica costruttiva, ma ha bisogno di una precisa quota di fosforo, e di una minore quota di ferro. Se non c’è abbastanza fosforo e ferro, possiamo mangiare tutto il calcio che vogliamo e lui dovrà tornarsene fuori dal corpo il più presto possibile. Le vitamine, inoltre, anche se estratte da fonti naturali, una volta ridotte in pasticche o in succhi commercializzati perdono la loro efficacia. L’ossidazione devitalizza i succhi freschi appena spremuti già dopo pochi minuti, figuriamoci quelli confezionati o ridotti in polvere per pastiglie. Anche se questi preparati conservassero la loro vitalità (è molto dubbio), chi ci garantisce sulle fonti da cui provengono? Anche il bio è un mercato con le sue leggi economiche ed evidentemente gli conviene screditare la frutta o le verdure non bio, e ai produttori di tavolette o succhi conviene screditare la frutta in generale a favore dell’integra-

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zione «artificiale». Ma voi veramente credereste che quattro o cinque pastiglie derivate dalla «lavorazione» della rosa canina siano più salutari in termini vitaminici del caco appeso all’albero del mio giardino o di una qualsiasi arancia di mercato con le foglie verdi ancora attaccate? Finanche la frutta e le verdure fresche e naturali, se inseguite come elementi singoli da inserire nella dieta, come fossero «integratori», quindi misurati e pesati, falliscono nel tentativo di assicurarci una vita complessivamente sana, perché l’effettivo assorbimento di vitamine e minerali è legato anche a uno stile di vita globalmente sano – giusto riposo, corretta attività fisica, positiva gestione dello stress – alla vita emotiva e all’esposizione all’aria e al sole. Da questo punto di vista, per fare un esempio, è errato pensare che lo scorbuto dei marinai del passato fosse causato solo dalla carenza di vitamine. Era certamente legato anche alle condizioni di vita complessive che vi erano durante le lunghe traversate in mare. A dimostrazione di questo possiamo citare il fatto che gli eschimesi di un tempo sopravvivevano senza frutta e verdure fresche per tutta la loro vita, e non per pochi mesi. Certo, l’aspettativa di vita di questi popoli era bassa e i malanni causati dai cibi grassi e altamente proteici erano molto diffusi, ma la loro vita, seppur breve e travagliata, procedeva senza la minima assunzione di frutta e verdura. Ma allora noi oggi, in questa nostra società, come dovremmo alimentarci? Una risposta proviene da un esperimento avvenuto nel 2000, che nel mondo occidentale si è cercato di far passare inosservato. È stato condotto dalla University of Cambridge e guidato dalla dottoressa Khaw con il suo team di nutrizionisti1. La ricerca ha avuto luogo nel Norfolk (Inghilterra orientale), su un campione di ben 20 mila uomini e donne tra i 45 e i 79 anni, testato a intervalli regolari per 4 anni sui contenuti di vitamina C nel sangue. I risultati hanno dimostrato in modo chiaro e incontrovertibile che le malattie e le morti di tutti i tipi, e in particolare quelle da disturbi cardiocir-

colatori e da cancro, erano inversamente proporzionali ai quantitativi di vitamina C nel sangue dei soggetti testati. Detto in soldoni, tanta vitamina C naturale nel sangue uguale meno malattie e meno morti; poca vitamina C naturale nel sangue uguale più malattie e più morti. La conclusione di questa ricerca, condotta si noti bene non da gruppi vegetariani o igienisti ma da ricercatori inglesi della medicina ufficiale, è che se vogliamo ridurre i rischi di morire anzitempo di malattie come l’infarto e il cancro, i due maggiori killer mondiali, dobbiamo mangiare non molta, ma moltissima più frutta e più verdura cruda di quanta ne consumiamo attualmente. In aggiunta però a un buon esercizio fisico, a una dieta salubre e leggera, a uno stop drasticototale-immediato alle sigarette per chi fuma e alla massima moderazione negli alcolici. Insomma, un incremento di frutta e verdura crude (tutte ottime fonti di vitamina C attiva) può dare un contributo decisivo al nostro benessere. Frutta e verdure crude qualsiasi, purché fresche, non necessariamente bio, né tantomeno ridotte in polvere o in succhi da viaggio. 1. Khaw K. T., Bingham S. et al, «Relation between plasma ascorbic acid and mortality in men and women in EPIC-Norfolk prospective study», University of Cambridge School of Clinical Medicine (Uk), The Lancet, mar 3;357(9257):657-63,(2001).

Caro Peppe, grazie per questo tuo interessante approfondimento. Ci permettiamo però di precisare che la scelta di frutta e verdura bio non solo ci tutela dall’impatto sulla salute dei pesticidi di sintesi, di cui spesso rimangono residui nei prodotti convenzionali, ma ci assicura anche un apporto maggiore di elementi nutritivi. Lo abbiamo mostrato nel nostro articolo «Biologico è meglio – ad affermarlo sono oltre 100 studi che ne dimostrano la superiorità nutrizionale» (TN di novembre 2009), che saremo lieti di fornire gratuitamente in pdf a chi ne faccia richiesta (lettere@aamterranuova.it). Un estratto si può trovare su www.aamterranuova.it/ article3897.htm.


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salute Screening mammografico: cosa fare? Sono da due anni un vostro felicissimo abbonato. Vi scrivo per chiedervi un’informazione relativa allo screening mam-

mografico. Come ho potuto leggere sulla vostra rivista, la mammografia è più dannosa che utile. Allora vi chiedo: cosa bisogna fare? Nessun esame diagnostico? O ci sono reali alternative? Se sì, a chi bisogna rivolgersi? Vi chiedo questo perché mia madre, che ha 62 anni, vuole fare a tutti i costi la mammografia, come ogni anno. Io la sto convincendo a non farla, ma lei vi rinuncerebbe solo se conoscesse un’alternativa. Spero che possiate aiutarmi. Alessio Caro Alessio, per quanto riguarda possibili alternative, ti giriamo una segnalazione che abbiamo ricevuto direttamente da uno studio medico di Rovereto sulla Secchia, in provincia di Modena. Lo studio, dove puoi contattare il dottor Guidi, si interessa da diversi anni di senologia. Si tratta del poliambulatorio Phy-

sios, che si è dotato di uno strumento che utilizza una luce laser, DOBI comfortscan, che unito all’ecografia pare che abbia una spiccata sensibilità nell’ambito della diagnosi precoce del tumore mammario. Il dottor Guidi ci ha informato che la LILT lo sta usando da più di un anno e nella sede di Bologna ha allestito un camper con ecografo e DOBI per raggiungere il maggior numero di donne. Precisiamo che non abbiamo avuto modo di sperimentare l’apparecchio né finora qualcuno ci aveva chiesto possibilità alternative alla mammografia. Se tua madre dovesse decidere di rivolgersi a questo studio, ci piacerebbe conoscere le sue impressioni, in modo da poterle diffondere a chi dovesse avere la stessa necessità. Lo studio ha sede in via Chiesa Nord 52, 41016 Rovereto s/S (Novi di Modena), tel 059 672544 - physios@physios.it

Brodi alla maniglia Vi scrivo per segnalarvi un curioso tentativo pubblicitario di una famosa ditta di «brodi». Appesa alla maniglia della mia porta, mi sono ritrovato una colorata bustina di carta (almeno questo ecologicamente corretto) contenente un brik con «un’importante novità alimentare». Un fantastico 3/4 di litro di brodo di carne, eccezionale, comodissimo e forse buonissimo, era lì tutto per me. Ma adesso cosa me ne faccio? I signori pubblicitari hanno dato per scontato che tutti a questo mondo possano o vogliano mangiare il loro brodo. Ma io non sono tutti. Io e mia moglie siamo abituati a scegliere, e trovarsi un brik di brodo fuori dalla porta non è scegliere. Chissà a quanti portoni «sfitti» hanno appeso il simpatico fardello, chissà a quanti portoni di altrettanti amanti del classico brodino casalingo o a quanti portoni di vegetariani o vegani (come nel mio caso) hanno fatto questo «regalo». Allora ripeto, cosa me ne faccio di questo brikke (da pronunciare alla fiorentina)? Gianni - viverepositivo.blogspot.com

Negozi alla spina Ho letto su TN di febbraio del negozio di prodotti sfusi «Pesonetto» di Pesaro. A questo proposito, vi segnalo una mappatura di negozi che offrono lo sfuso, che lanciai tempo addietro su Zoes: www.zoes.it/it/content/georef/prodotti-sfusi-e-vuoto-rendere. Molte indicazioni riguardano negozi (anche supermercati) che offrono detersivi alla spina. Oliver

Assegni dell’Anima: una bomboniera perfetta Vorrei utilizzare il vostro blocchetto degli assegni della Banca dell’Anima come bomboniera per il mio matrimonio e dovrei quindi acquistarne una quantità considerevole (circa 80). Vorrei sapere se per un quantitativo di questo tipo potreste farmi un prezzo particolare. Grazie, Alessandra Gentile Alessandra, lieti e onorati per questa vostra scelta, possiamo fornirvi gli assegni scontati del 40% sul prezzo di copertina. Congratulazioni!

I topi mi hanno distrutto l’orto! L’anno scorso ho sperimentato tecniche di permacultura e agricoltura sinergica nel mio orto, che avrebbe dovuto coprire gran parte del fabbisogno alimentare della mia famiglia… peccato che la cosa sia piaciuta anche alle arvicole, quei graziosi topolini che vivono sotto terra scavando gallerie, mangiando le radici di ogni tipo di ortaggio, fregandosene di gatti, cani, serpenti, rapaci diurni e notturni, bottiglie più o meno rovesciate, bottiglie oscillanti, e persino veleni. Praticamente hanno distrutto oltre il 90% del mio orto… piantine appena trapiantate sparivano o si afflosciavano dopo qualche giorno per attacchi alla radice, piante distrutte dopo neanche un mese, pomodori svuotati (se Terra Nuova · aprile 2011

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genitori e bambini Se il bimbo non dorme

toccavano il terreno), per non parlare di 600 euro di bulbi di zafferano scomparsi in una stagione! L’orto confina su un lato con un filare di querce secolari e sugli altri con un prato decennale. È un terreno argilloso totalmente privo di sassi: fango se piove, roccia lavica d’estate… Perfetto se fornito di irrigazione localizzata a goccia e pacciamatura di paglia/erbe tagliate. A questo punto accetto suggerimenti, per non dover andare sempre al supermercato! Grazie, Matilda • Rispondono Enrico Accorsi e Francesco Beldì. Cara Matilda, il primo consiglio è quello di leggere «Il mio orto biologico» (Terra Nuova Edizioni), dove viene trattato proprio questo argomento. Secondo: aggiungere a quanto detto nel libro anche l’utilizzo di concimi a base di pannelli di ricino. In una situazione del genere va detto che si deve assolutamente evitare la pacciamatura (in paglia o con altri materiali) e procedere faticosamente a controllare le erbe con la zappa. Le lavorazioni infatti disturbano e allontanano i topi. Purtroppo (per noi) sotto la paglia topi e arvicole vivono felici! La permacultura e l’orto sinergico dovranno attendere che la loro popolazione diminuisca sensibilmente.

la foto

Vi spedisco una foto per la vostra nuova rubrica! Queste sono le mie apette… Un bacio da una vostra cara abbonata. Manuela

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Ho letto molto attentamente un articolo sul vostro sito che riguarda il sonno dei neonati, e temo che il mio bambino abbia risentito di qualche mia mancanza nei primissimi mesi di vita. Ho cercato di essere sempre presente e mi sono privata dell’aiuto di chiunque, anche per gelosia, per stare sempre con il mio piccolo, stradesiderato (non ho avuto il mio latte fin da subito, purtroppo). Adesso mi accorgo che, a 10 mesi, lui non ha quasi mai dormito e piange per un nonnulla. Dove ho sbagliato? Ha sentito le mie debolezze? Le mie stanchezze? Continuiamo a non dormire e lui, specialmente di notte, cerca me per stare in braccio. Mi dicono che è stato abituato troppo in braccio, ma a me è sempre sembrato bisognoso di quel contatto e negarglielo mi faceva stare male. Adesso mi sembra che lui con me riesca a prendersi tutti gli spazi che vuole, senza freni, notte compresa. Sono stanchissima e così anche il mio compagno che, ultimamente, cerca di venire in mio aiuto. Come posso recuperare i miei errori, tranquillizzare il mio bimbo e aiutarlo a prendere i suoi naturali ritmi di sonno notturno? Sonia • Risponde Clara Scropetta, custode della nascita. Cara Sonia, è difficile rispondere senza incontrarsi e approfondire. Per esempio: dove dorme il bambino? Come ti regoli con l’allattamento artificiale e lo svezzamento? Usate il succhiotto? All’età di dieci mesi vi possono essere grandi scatti di crescita e il bambino esplora il mondo sempre più per conto proprio. A volte ciò è accompagnato da un’accresciuta richiesta di sicurezza e conforto. Improvvisi cambiamenti nella vita quotidiana (inserimento al nido, traslochi) possono spesso avere forti ripercussioni. Personalmente non conosco controindicazioni a soddisfare la richiesta di contatto fisico di un bambino, ma è importante trovare strategie soddisfacenti per tutti. Adottare la fascia portabebè e organizzarsi per dormire il più vicino possibile (almeno condividendo la stessa stanza) possono rivelarsi scelte azzeccate. Al momento delle poppate, così come quando gli si offre il succhiotto, il bambino andrebbe tenuto in braccio come se fosse al seno, teneramente contenuto. Anche dormire vicino potrebbe offrirgli parte di quella sicurezza che cerca. Quando la famiglia intera soffre per mancanza di sonno, si può arrivare al limite delle forze ed entrare in un circolo vizioso. L’obiettivo è quello di ripristinare una comunicazione efficace, in cui si comprendono le richieste del piccolo e si riesce a rispondervi in modo adeguato. Sarà tanto più semplice quanta più serenità riuscirete a ritrovare. In fin dei conti, il periodo di intenso accudimento del bambino dura poco, se visto nell’arco di un’intera vita. Magra consolazione, si dirà, quando si è immersi in una realtà che pare ingestibile. Eppure può fare miracoli rimettere tutto in una prospettiva concreta, centrandosi sul momento presente e trovando il modo di riposarsi a sufficienza. Non appena la situazione si sarà normalizzata, i disturbi del sonno potrebbero svanire come per incanto. Certo, ogni bambino ha un suo ritmo ed è importante avere aspettative realistiche, basate sulla fisiologia. La psicologa perinatale, la puericultrice, la doula, potrebbero offrire un prezioso accompagnamento emotivo e pratico, mentre l’osteopata potrebbe riconoscere e trattare blocchi legati alla vita intrauterina o al momento della nascita. Sono certa che troverete la soluzione adatta e saprete far tesoro degli «errori», che permettono di evolvere e far fluire sempre meglio l’amore.


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come posso fare? Eliminare le muffe in modo naturale Gentilissima redazione, vi leggo sempre molto volentieri e non mi perdo un numero della rivista, che colleziono con cura. Nel vostro articolo sull’igiene ambientale parlavate delle muffe e come combatterle, elencavate dei prodotti come la soda e l’alcol etilico per rimuovere in maniera ecologica le macchie già esistenti, ma come soda a quale prodotto vi riferivate? Bicarbonato? E come alcol a quanti volumi? Infine, l’acqua ossigenata a 130 volumi dove potrei procurarmela? Grazie e cordiali saluti, Agostina • Risponde Roberto Mosca, esperto di pitture naturali roberto@springcolor.it Cara Agostina, innanzitutto parto dalle maniere non ecologiche di combattere le muffe. Non ti consiglio di usare varichine, candeggine, acidi cloridrici né i detergenti antimuffa a spruzzo, poiché normalmente sono tossici

per chi li usa, a meno che non siano detergenti naturali ai fenoli vegetali, con la composizione completa degli ingredienti in etichetta. A livello fai da te, funzionano soda caustica (carbonato di sodio), alcol etilico (e altri alcol come il peracetico, però più difficili a reperire) e acqua ossigenata. C’è da dire tuttavia che non tutti i ceppi delle muffe sono uguali: alcuni sono più resistenti agli acidi e altri agli alcali, per cui si è visto che ad ogni passata di antimuffa una certa percentuale di batteri rimane in vita (mediamente ci vogliono addirittura sedici passate di acido cloridrico per sgominare il 100% delle muffe). È evidente che ogni battericida può essere pericoloso per chi lo usa, in particolare

Incontriamoci

bisogna fare attenzione agli occhi e alle mani. In più c’è da considerare che un acido o un alcale forte possono macchiare o corrodere la pittura, già comunque mangiata dalle muffe che si nutrono delle sue parti organiche, dopo aver bevuto l’acqua della condensa che normalmente si forma negli angoli o nei punti con più ponte termico. Se la pittura è bianca ti consiglio di passare acqua ossigenata a 130 volumi (si trova in ferramenta o in certi colorifici) direttamente sulle muffe con la spugna, proteggendoti le mani con guanti di plastica e gli occhi con occhiali da lavoro poiché è molto corrosiva. L’acqua ossigenata funziona bene anche se diluita con acqua normale e non crea esalazioni particolari. Se la pittura è colorata e non vuoi creare macchie, sarebbe meglio usare un detergente naturale ai fenoli vegetali (olio di rosmarino, di timo, di garofano) o al limite il più blando alcol etilico (almeno 94-96°). Lascerei perdere la soda, perché è un sale che a lungo termine può rimanere in parete, creando altri problemi. Se hai qualche altra domanda scrivici ancora.

Il meeting eco-conviviale di

da GIOVEDÌ 2 a DOMENICA 5 GIUGNO presso il centro ecocompatibile Il Girasole a Rispescia (Gr), alle porte del Parco Naturale della Maremma Accorciamo le distanze! Progettiamo il nostro futuro insieme!

SOGGIORNO IN PENSIONE COMPLETA CON TUTTE LE ATTIVITÀ E I LABORATORI INCLUSI

L’occasione per conoscere da vicino chi ogni mese scrive e collabora a Terra Nuova, partecipare a nuovi progetti e sperimentare saperi comuni.

• In camere da 2 a 6 letti presso il centro «Il Girasole» euro 160 a persona da giovedì 2 a domenica 5 giugno euro 120 a persona da venerdì 3 a domenica 5 giugno Bambini: fino a 4 anni gratis; riduzioni dai 4 ai 12 anni

Con conferenze e gruppi di lavoro, workshop di autoproduzione, comunicazione e benessere, laboratori per bambini, escursioni e tanta convivialità. Soggiorno con cucina vegetariana, con prodotti biologici e tipici.

• Con pernottamento nel proprio camper presso il centro «Il Girasole» euro 120 a persona da giovedì 2 a domenica 5 giugno euro 90 a persona da venerdì 3 a domenica 5 giugno Bambini: fino a 4 anni gratis; riduzioni dai 4 ai 12 anni NB: Per poter partecipare è richiesto l’abbonamento a Terra Nuova

Prenotazioni obbligatorie entro il 30 aprile. I posti presso il centro «Il Girasole» sono limitati! Incontriamoci è organizzato da Terra Nuova in collaborazione con Associazione Volver

Informazioni e prenotazioni:

Patrizia tel 059 682977 338 8772984 – associazionevolver@gmail.com Terra Nuova · aprile 2011

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a cura di Federica Del Guerra

I LIBRI DEL MESE

AGRICOLTURA BIODINAMICA: DALLA TEORIA ALLA PRATICA

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uesta è una guida alle pratiche di base per l’applicazione del metodo biodinamico ed è destinata a chi desidera iniziare o migliorare in questo tipo di agricoltura. Di facile e chiara lettura, vi accompagnerà nel percorso di conoscenza, approfondimento e messa in pratica di questo metodo, che permette di coltivare frutta e verdura senza far uso di concimi e pesticidi chimici di sintesi. La tecnica della biodinamica porta alla realizzazione di un «organismo agricolo» individuale e inserito nel proprio territorio terrestre e cosmico, garantendo così la salubrità dei prodotti e l’equilibrio duraturo, nell’ottica della salute della terra, dell’agricoltura e dell’uomo. Il testo tratta quindi delle pratiche relative all’impiego dei preparati biodinamici da spruzzo e da cumulo, al comMANUALE PRATICO DI AGRICOLTURA BIODINAMICA´ di Pierre Masson, Terra Nuova Edizioni cod. EA076, pp. 180, € 14,00 (per gli abbonati € 12,60)

LA DISLESSIA

di Eva Benso Il Leone Verde cod. EV398, pp. 156 € 18,00

La dislessia viene vissuta troppe volte come un grave handicap sociale e cognitivo. Anche da ciò l’idea e l’esigenza di un manuale/guida per genitori e insegnanti (teoria, trattamenti e giochi) che spieghi come riconoscere i segni, con quali strumenti intervenire in ambito clinico e scolastico e quale giusta interpretazione dare a un evento spesso enfatizzato o sottovalutato. La parte riservata agli esercizi ludicoricreativi permette di allenare il bambino divertendolo e interessandolo alla lettura con l’uso di illustrazioni, fiabe o attività, a loro volta tappe di un percorso propedeutico.

FEGATO SANO

di Salvatore Ricca Rosellini Edizioni L’Età dell’Acquario cod. EV402 pp. 152, €16,00

Le malattie del fegato, come la steatosi, l’epatite cronica e la cirrosi, sono purtroppo molto diffuse. È quindi importante che ciascuno impari a conoscere e a proteggere un organo tanto essenziale. Il libro ne descrive in maniera semplice e

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postaggio e all’uso Pierre Masson delle diverse tisane ed estratti vegetali Manuale pratico di come protettori o stimolanti della vita del suolo e delle piante. Un capitolo speciale è dedicato alla cura degli alUna guida facile e chiara per chi vuole iniziare beri e completano o migliorare l’applicazione l’opera alcune indidel metodo biodinamico. cazioni di base per la viticoltura, per le sementi e per la coltivazione dei sovesci. Lo scopo di questa guida non è quello di creare un documento completo sul metodo biodinamico, ma di fornire le basi indispensabili per iniziare la pratica. In Italia, le associazioni che lavorano seguendo questi principi sono molte e troppo spesso poco conosciute: alla fine del libro troverete tutte le indicazioni per contattarle.

completa la struttura e le più importanti funzioni, insegnandoci a prevenirne e a curarne le principali patologie (spesso causate da vita sedentaria, alcol, sostanze tossiche e virus dell’epatite). Un ruolo chiave è svolto dall’alimentazione: ci sono cibi da evitare e altri invece da valorizzare. Inoltre alcuni alimenti, vitamine, minerali, erbe o bevande sono fondamentali per il benessere del fegato e quindi dell’intero organismo.

REVOLUTION. LA RIVOLTA DEI MAIALI

di Andrea Malgeri Stampato dall’autore cod. EV401 pp. 80, € 8,50

Una storia di fantasia che racconta, tramite il fumetto, cosa accade negli allevamenti e nei mattatoi. Vignette adatte a ragazzi e adulti mostrano come vivono gli animali negli allevamenti per l’alimentazione umana. I maiali protagonisti della storia sono stati «umanizzati» perché potessero raccontare i loro patimenti, perché potessero raccontare il loro diritto alla vita negato, nonché la speranza di salvezza in un’alleanza tra gli animali non umani e noi animali umani. In un mondo in cui si fa un gran parlare dei diritti degli animali, questo fumetto ci fa riflettere su come stiano realmente le cose, concentrandosi in particolar modo sulla vita e il destino dei maiali da allevamento, affiancando i mattatoi ai campi di concentramento nazisti.

agricoltura biodinamica

IKREA

di AA. VV. Altreconomia Edizioni pp. 72, € 4,00

Ikrea non è solo un libro di fai da te, ma una proposta creativa: vi troverete le istruzioni per autocostruire 10 mobili, dal letto alla libreria, ma anche le intuizioni per realizzarne altri 100. La materia prima è il «greenpallet», frutto di una filiera virtuosa per l’ambiente e la legalità. Il testo traduce nella pratica termini quali riduzione, riciclo, recupero, riuso e responsabilità, rappresentando una chiave per liberare l’eco-designer che è in voi. Dal salotto alla cucina, idee per fare da sé mobili davvero ecologici e trasformare la propria casa.

UN GIARDINO PER STARE BENE

di Cristina Borghi Urra Edizioni pp. 230, € 16,50

Stando nel verde e occupandosi di piante e fiori possiamo contribuire al nostro benessere. Alla descrizione delle diverse modalità curative del verde e della natura fa seguito una seconda parte pratica e operativa, che illustra nel dettaglio come realizzare i giardini del benessere, per chi sta bene, e i giardini della cura per chi è malato.


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IL PERICOLO NEL PIATTO

SE LA SCUOLA AVESSE LE RUOTE

Come proteggersi dal cibo killer che consumiamo ogni giorno e da tutti i veleni che non sappiamo di mangiare? Un’inchiesta in grado di rispondere ai dubbi e alla paure dei consumatori storditi dalle false promesse e dai messaggi equivoci dell’industria agroalimentare. Mentre il «cibo tossico» diventava il nostro pane quotidiano, certe malattie come l’alzheimer o alcuni tipi di cancro hanno conosciuto parallelamente un’espansione senza precedenti. Rapporto causa-effetto? Molti studi dimostrano questa terribile relazione. Dal tumore al seno che colpisce milioni di donne e persino diversi uomini, fino ai danni provocati sul cervello dei bambini, passando per le patate fritte cancerogene e il pollo arricchito con proteine di maiale.

Questo libro racconta di un professore atipico, che fa lezione in bicicletta insegnando storia, geografia e vita quotidiana mentre pedala con i suoi alunni tra chiese e musei, parchi e aperta campagna. Insegna così ai ragazzi che la vita va assaporata lentamente e soprattutto a muoversi nel mondo anche senza il navigatore. Attraverso le sue esperienze dirette, spiega come la bicicletta sia uno dei modi migliori per andare in esplorazione del mondo e confrontare ciò che si è studiato nei libri con la realtà, in antitesi alle gite organizzate con l’autobus a noleggio in stile mordi e fuggi. L’autore regala consigli e aneddoti gustosi e alla fine del libro propone un vero manuale per provare a ripetere le sue esperienze di professore a pedali.

CIBI KILLER´ di William Reymond, Nuovi Mondi cod. EV405, pp. 256, € 16,00

SE LA SCUOLA AVESSE LE RUOTE di Emilio Rigatti, Ediciclo Editore pp. 176, € 14,50

DAL TRASMETTERE AL COMUNICARE

di Danilo Dolci Sonda Edizioni pp. 296, € 18,00

Fin dagli anni ’50 Danilo Dolci ha saputo costruire una rete di collaboratori, intellettuali e non, che si sono interrogati in profondità sul senso del comunicare e sulle sue implicazioni sociali, politiche e quindi umane. La tesi di questo saggio, pubblicato per la prima volta nel 1988, attinge proprio da questo lungo e intenso lavoro di confronto e di riflessione, e si può riassumere così: la comunicazione di massa non esiste. L’autore denuncia i danni derivanti in ogni ambito da rapporti unidirezionali, trasmissivi, violenti e propone l’alternativa della comunicazione, della maieutica reciproca, della nonviolenza. Quello di Dolci è un approccio attualissimo nel cercare una strada pedagogicamente efficace all’interno di una società liquida.

FACCIAMOCI UN DONO

di G. Honegger Fresco Edizioni La Meridiana cod. EV403, pp. 80, € 13,50

Questo libro è stato immaginato come un piccolo pozzo di risorse per stare piacevolmente con i propri figli imparando a giocare con la prima infanzia. Non sarete sommersi da consigli per gli acquisti. Al contrario. Un grappolo di mandorle può trasformarsi in un gregge e una ghianda può

divenire il pastore, con un tappo si può creare una torre o anche una nave… Le tante proposte di gioco, infatti, hanno tutte un ambito casalingo: suggerimenti semplici, oggetti reperiti in casa, a costo zero o quasi. Tutto può divenire utile per compiere ogni volta lo stesso volo dell’immaginazione nel proprio mondo interiore. Al centro c’è il bambino e il suo stupore nella scoperta.

AMBIENTIAMOCI. RACCONTI DI ECOLOGIA

di Giorgio Nebbia Stampa Alternativa cod. EV404, pp. 240, € 10,40

L’ecologia è il racconto della vita, il copione del grande dramma, bellissimo e terribile, che si svolge sul palcoscenico del nostro pianeta. Un luogo pieno di protagonisti, dall’umile scarabeo che ricicla i rifiuti degli animali più grossi agli esseri umani che lasciano andare i propri escrementi nei fiumi e nel mare, dalle silenziose coloratissime piante come la ginestra, alle fabbriche in cui si inventano nuove merci e ai laboratori in cui si cerca di svelare i segreti della natura. Questo libro si propone di raccontare vita, morte e miracoli di alcuni protagonisti, ve-

getali, animali, umani ed esseri inanimati come l’acqua, la spiaggia, il mare, l’aria del cielo, il terreno dei pendii. Tante piccole storie in cui domina la solidarietà fra esseri viventi e il loro ambiente circostante.

I CICLI PLANETARI NELLA STORIA MONDIALE

di André Barbault Edizioni Federico Capone pp. 172, € 20,00

Riedizione aggiornata del testo di Barbault, astrologo francese, che indaga su quali saranno le sorti del secolo che stiamo vivendo. Con previsioni cicliche fino al 2096 in grado di delineare gli equilibri e gli squilibri mondiali e le loro interazioni dal punto di vista politico, economico, sociale, ambientale e ideologico, l’autore affronta il difficile campo della mondiologia e cerca di fare luce sul periodo storico in corso, confrontandolo con le stesse configurazioni celesti che nel corso dell’ultimo millennio hanno accompagnato importanti svolte epocali. Non sarà da escludere che dalla società del nostro secolo si origini un Uomo nuovo capace di dar vita al ritorno del tanto atteso Umanesimo dell’Era dell’Acquario.

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i libri contrassegnati da una stella si possono acquistare in redazione telefonando al n. 055 3215729 (Valentina, libri@aamterranuova.it) oppure online sul sito www.terranuovalibri.it; tutti gli altri si possono acquistare in libreria o direttamente presso le case editrici indicate nella recensione. Terra Nuova · aprile 2011

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Alimentazione e menopausa

Paolo Giordo

ricette di Federica Del Guerra

Tutti i segreti per vivere la menopausa con naturalezza e in sintonia con il proprio corpo attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata.

ALIMENTAZIONE E MENOPAUSA Tutti i segreti per vivere la menopausa con naturalezza e in sintonia con il proprio corpo attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata

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Com attravers

di Paolo Giordo cm 19 x 19 cod. EA063 - pp. 120 - â‚Ź 14,00 (per gli abbonati â‚Ź 12,60) Rosanna Passione

i ricettari

CAVOLI E ZUCCHE IN CUCINA

Oltre 100 ricette attinte dalla tradizione ma anche nuove con cavoli e zucche, due preziosi ortaggi spesso trascurati nelle diete convenzionali

Veronika Sophia Robinson

secondo natura

Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’allattamento al seno

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a colori

di Rosanna Passione cm 19 x 19 cod. EA073 - pp. 120 - â‚Ź 13,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,70)

Allattare

Alice Savorell

ALLATTARE SECONDO NATURA

Tutto quello che non vi hanno mai detto sull'allattamento: dalla nascita alle prime poppate, fino allo svezzamento naturale del bambino di Veronika Sophia Robinson cm 15 x 21 cod. EA047 - pp. 280 - â‚Ź 13,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,70)

Cerca i libri di Terra Nuova Edizioni nelle migliori librerie, nei negozi di alimenti biologici o richiedili direttamente a: Editrice Aam Terra Nuova, via Ponte di Mezzo 1 • 50127 Firenze • tel 055 3215729 • libri@aamterranuova.it Lo sconto del 10% per gli abbonati viene applicato solo per gli ordini effettuati presso la redazione di Terra Nuova: dal sito www.terranuovalibri.it (previa abilitazione), tramite il coupon qui allegato o telefonicamente.

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L’UNICO MONDO L’unico mondo CHE ABBIAMO Thich Nhat Hanh

che abbiamo traduzione di Diana Petech

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La pace e l’ecologia secondo l’etica buddhista

Dalle parole del maestro zen Thich Nhat Hanh, la pace e l’ecologia secondo l’etica buddhista di Thich Nhat Hanh cm 11,5 x 16,5 cod. EA069 - pp. 200 - ₏ 13,00 (per gli abbonati ₏ 11,70)

Pasquale Boscarello

BISCOTTI AL NATURALE

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Oltre 90 ricette per preparare in casa semplici e golosi biscotti senza latte, uova, burro e zucchero bianco

a colori

LIBERI DA ALLERGIE E INTOLLERANZE

Michela Trevisan

Liberi da allergie e intolleranze

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini di Michela Trevisan cm 15 x 21 cod. EA049 - pp. 160 - â‚Ź 11,00

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini

di Pasquale Boscarello cm 19 x 19 cod. EA053 - pp. 120 - â‚Ź 12,00 (per gli abbonati â‚Ź 10,80)

(per gli abbonati â‚Ź 9,90)

â‚Ź 15,00

con i todo ltura

do l’uso chimici

Come riconoscere e utilizzare i piĂš efficaci preparati a base di argilla, propoli e piante medicinali per prendersi cura della propria salute senza ricorrere ai farmaci di sintesi.

Come riconoscere e utilizzare i piĂš efficaci preparati a base di argilla, propoli e piante medicinali per curarsi senza ricorrere ai farmaci di sintesi di Silvia Moro cm 15 x 21 cod. EA068 - pp. 195- â‚Ź 12,00

LIB

Lucio Sciamanna

AUTOCOSTRUZIONE dei PANNELLI FOTOVOLTAICI

Guida ai rimedi naturali

GUIDA AI RIMEDI NATURALI

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Silvia Moro

AUTOCOSTRUZIONE dei PANNELLI FOTOVOLTAICI MANUALE PRATICO

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AUTOCOSTRUZIONE DEI PANNELLI FOTOVOLTAICI

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Manuale pratico con Dvd per realizzare un impianto fotovoltaico di tipo domestico di Lucio Sciamanna cm 15,5 x 18 - cod. EA029 pp. 64 + DVD - â‚Ź 12,00

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(per gli abbonati â‚Ź 10,80)

APRITE LE ORECCHIETTE

202 pillole esilaranti e corrosive sulla mala educazione alimentare per conoscere gli errori piĂš comuni a tavola, evitare cibi ÂŤspazzaturaÂť, dimagrire senza soffrire e curarsi col cibo ÂŤgiustoÂť di Pino Africano cod. EA056 - pp. 220 - â‚Ź 13,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,70)

â‚Ź 18,00

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RISVEGLIARE

Carla Hannaford

ZIONE USA

IL CUORE BAMBINO Risvegliare il cuore bambino Come stimolare la crescita

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Come stimolare la crescita felice del bambino attraverso il dialogo, il gioco e il contatto con la natura.

e attinte ma n cavoli e ziosi rascurati enzionali

Alice Savorelli

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CUCINARE LE ALGHE

119 ricette per preparare appetitosi e sorprendenti piatti con le verdure di mare, ricche di vitamine, sali minerali e altri preziosi principi nutritivi

di Alice Savorelli cod. EA066 - pp. 120 - â‚Ź 13,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,70)

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felice del bambino attraverso il dialogo, il gioco e la natura e riscoprire, da adulti, una profonda connessione con il mondo di Carla Hannaford cm 15 x 21 cod. EA067 - pp. 200 - â‚Ź 14,00

i ricettari

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Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita

(per gli abbonati â‚Ź 12,60)

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UCCHE

Stefano Cattinelli

Amici fino in fondo

mento

r sul c/c postale n°69343903 intestato a: Editrice Aam Terra Nuova srl, via Ponte di Mezzo 1 50127 Firenze di cui allego ricevuta

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(per gli abbonati â‚Ź 8,10)

LE FUNZIONI DEGLI ORGASMI

Un’indagine rivoluzionaria sugli ormoni dell’amore che regolano accoppiamento, parto e allattamento, e che possono rappresentare un’esperienza di profonda trasformazione di Michel Odent cod. EA054 - pp. 120 - ₏ 13,00

CUCINARE I LEGUMI

100 ricette alla portata di tutti per riscoprire il sapore e il valore nutrizionale dei legumi

i ricettari

a colori

di Rosanna Passione cm 19 x 19 cod. EA058 - pp. 120 - â‚Ź 13,00 (per gli abbonati â‚Ź 11,70)

Bill Mollison

e

Reny Mia Slay

Introduzione alla

PERMACULTURA

INTRODUZIONE ALLA PERMACULTURA

L’arte di coniugare i saperi di discipline diverse per progettare un orto in armonia con la natura di Bill Mollison e Reny Mia Slay cm 21 x 28 cod. EA011 - pp. 240 - ₏ 20,00 (per gli abbonati ₏ 18,00)

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Riflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita di Stefano Cattinelli cm 15 x 21 cod. EA008 - pp. 128 - â‚Ź 9,00

Rosanna Passione

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di Benedetta Campi

Ecogenitori Mi chiamo Benedetta Campi e faccio la prima media. Fino a qua tutto normale. Ma c’è un problema: io e le mie sorelle abbiamo dei genitori ecologisti. 15 marzo, ore 7.30 Come al solito una battaglia con la mamma! Come fa a non capire che il panino con olio e aglio non è adatto per la merenda a scuola? Ho cercato di spiegarle che è out, ma non c’è modo di metterglielo in testa.

Ore 17.00 Ho finito i compiti. Adesso Lucia e Marta si staranno messaggiando a palo. E io? Io niente cellulare! Gloria ha provato a chiederlo, ma mamma ha iniziato il suo blablabla su quanto le onde elettromagnetiche fanno male e papà ha continuato la tiritera sulla «sobrietà». Ma quando potremo averlo il cellulare? Io ho paura che le mie amiche mi facciano diventare una out se continuo a stare senza. ús Ban

Ore 11.00 Ho rimediato delle patatine da Lucia ma ho ancora fame. Tiro fuori il panino della mamma di nascosto. Accidenti, almeno non fosse integrale!

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Ore 10.55 Finalmente l’intervallo! Fingo di non avere la merenda. Speriamo che Marta abbia qualcosa da darmi.

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Ore 7.55 Anche oggi siamo partiti in ritardo: Cristina, mia sorella gemella, si è rifiutata di indossare le scarpe biodegradabili e, come al solito, è toccato a me metterle. Spero che resistano e che non mi tocchi cambiarle a metà mattina.

un incubo. Per fortuna a pranzo c’era papà e abbiamo avuto il permesso di mettere il ketchup sul riso bollito (ci accontentiamo proprio di poco vero?). Solo che poi lui ha la mania del risparmio energetico e parla di efficienza e di pompe di calore. Così poi ogni volta che arriva l’inverno dobbiamo infilar© is ci sotto le coperte per scaldarci. Postoc kph oto sibile che non capisca che abbia.co m /C mo freddo? Il freddo lo sopa porterà bene lui con la sua pancia…

Ore 11.25 Con questo alito ho finto di ripassare per non dover par- Ore 18.45 lare con nessuno prima dell’ora di storia. Ma adesso la Questa è l’ora peggiore! In una famiglia normale si guarFrescobaldi mi ha chiamato alla lavagna. da insieme la televisione. Noi dedichiamo 20 minuti a fare yoga. E la mamma non ci lascia scampo. Se sapesOre 11.30 se che noi sorelle diciamo che andiamo a fare Yoghi e L’interrogazione è durata poco ed è andata bene (7 e Bubu… e io preferirei vedere i cartoni. mezzo!), anche se non avevo studiato molto. Mi toccherà ringraziare la mamma per il panino all’aglio. Ore 21.30 Sulla cena un velo pietoso. Cristina non ha mangiato la Ore 14.00 minestra e mamma ha fatto una scenata. Meno male che All’uscita da scuola pioveva. Lo so che è una paura in- adesso sono a letto. Finisco di scrivere e mi leggo Togiustificata, ma temo sempre che le scarpe biodegrabi- polino. li possano sciogliersi, così il tragitto fino a casa è stato Buona notte diario! l

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DALLA TRADIZIONE GIAPPONESE IL SUCCO FRESCO RICAVATO DALLE MIGLIORI QUALITĂ€ DI PIANTINE D’ORZO Perchè scegliere il Green Magma? X Green Magma è una ricca fonte di CloroďŹ lla UN DEPURATORE NATURALE

Un bicchiere di Green Magma ogni mattina, è una maniera istantanea per garantire ai nostri corpi una buona quantitĂ quotidiana degli importanti nutrienti che i cibi ‘verdi’ contengono.

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