Il manuale dei cibi fermentati

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Michela Trevisan

Il manuale dei cibi fermentati

Oltre 50 ricette per sfruttare al meglio le proprietĂ nutrizionali degli alimenti fermentati e imparare a prepararli: dalle olive in salamoia al sidro, dal kefir al ÂŤformaggioÂť di mandorle.


INDICE DELLE RICETTE =ricetta per vegan Aceto aromatico Aceto di mele Aceto di vino Amasake Barbabietole fermentate Boza (Turchia) Brovada Cagliata fresca Capperi di tarassaco sottolio Capperi di tarassaco sottaceto Capperi di tarassaco sotto sale Capperi sotto sale Carote fermentate Cavolfiori fermentati Cetriolini in salamoia Chhang (birra tibetana di orzo) Cipolle fermentate con il miso Cipolle rosse all'aceto balsamico Crauti Crauti alla senape “Crauti� di carote Crauti in insalata Dosa e idli Formaggio di mandorle Formaggio di yogurt (labneh) Idromele Insalatini Kefir d'acqua Kefir di latte Kefir di limone

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Kiesel Kvass Limone lattofermentato Melanzane alla senape Mele fermentate Olive in salamoia Olive schiacciate Olive sotto sale Panfrutto Panificare con il lievito di birra metodo diretto metodo indiretto, con biga Pasta madre Peperoni rossi fermentati Pizza con lievito madre, cipolle e rosmarino, al modo di Claudio Pomodori verdi fermentati Rejuvelac Senape fai da te Sidro Smetana Spumantino di sambuco Tarhana Tzatziki Verdure lattofermentate Yogurt casalingo Zenzero sottaceto Zuppa di crauti alla tedesca Zuppa di tarhana

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SOMMARIO Presentazione di Roberto Prefazione

1 Di passioni e antichi fermenti

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La mia esperienza (passione) di “fermentatrice” Una storia in fermento Perché fare prodotti fermentati oggi

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Capitolo

CAPITOLO

2 Capire la fermentazione

Che cosa è mai? I vari tipi di fermentazione: Lattica Alcolica Acetica Propionica CAPITOLO

3 Idee in fermento

Che cosa si può fermentare Le materie prime: dove trovarle, come sceglierle L'attrezzatura Gli alimenti fermentati possono essere pericolosi? Benefici degli alimenti fermentati I bambini possono mangiare gli alimenti fermentati?

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4 La fermentazione quotidiana

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Fra tradizione e innovazione Alimenti: yogurt, formaggio, pane, verdure

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CAPITOLO


lattofermentate, crauti, frutta Bevande: kefir, birra, vino, idromele, spumantino di sambuco, rejuvelac Condimenti: aceto Sostanze nervine: caffè, tè, cacao Altri cibi fermentati: salsa di soia, miso, tempeh, amasake, smetana

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5 Ricettario

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Gli alimenti Le bevande I condimenti Altre preparazioni

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CAPITOLO

Scritti in fermentazione (bibliografia) Fervidi ringraziamenti

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PERCHÉ FARE PRODOTTI FERMENTATI OGGI I prodotti fermentati sono nati, come abbiamo visto, dall'esigenza della conservazione di verdura, frutta, latte, pesci ed alimenti in generale, prima della possibilità di conservare con il freddo artificiale. E quindi, apparentemente, con la diffusione del frigorifero sembrerebbero del tutto superati ed inutili, anzi una perdita di tempo! Invece tutt'oggi conservano una degna nicchia nelle tradizioni alimentari dei vari paesi, in parte per il legame con le tradizioni e quindi i sapori, in alcuni paesi del mondo (come ad esempio in Africa ed in India) ancora per necessità, ma anche perché si stanno via via dimostrando i numerosi vantaggi dal punto di vista nutrizionale e di conseguenza per la salute. Inoltre, dal punto di vista del gusto, sono sempre più saporiti delle materie prime di partenza; dal punto di vista nutrizionale perché avviene un'amplificazione della componente vitaminica; dal punto di vista terapeutico perché aiutano a mantenere una flora batterica equilibrata per l'intestino, e questo sappiamo essere il necessario punto di partenza per un sistema immunitario equilibrato. Anche se la sopravvivenza dei batteri lattici lungo il tratto digerente suscita ancora pareri discordanti, l'esperienza insegna che lo yogurt e le verdure fermentate aiutano a ripristinare un equilibrio della flora batterica intestinale, in modo sicuramente più evidente durante il decorso di un'influenza o di un'infezione intestinale. Inoltre è indubbio che i prodotti diventino con la fermentazione non solo più digeribili, ma anche a volte capaci di migliorare la digestione degli alimenti con cui si accompagnano (tipica associazione carne e crauti o verdure fermentate...). Infine, ma non ultima, è la grandissima soddisfazione nel veder lievitare un pane impastato con la pasta madre o leggere negli occhi delle persone sorpresa e profondo piacere nel mangiare una giardiniera di verdure fermentate invece che una giardiniera di verdure sottaceto!

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Capitolo 2 Capire la fermentazione


CHE COSA È MAI? La fermentazione è un processo apparentemente spontaneo – e per molti secoli è stato ritenuto tale – e che non sembra sostenuto da forme viventi, perché non sono visibili a occhio nudo. Solo le scoperte di Pasteur hanno evidenziato che tutti questi processi sono effettuati da microrganismi quali lieviti e batteri, che grazie alla presenza di enzimi specifici trasformano alcune sostanze prevalentemente zuccherine, presenti negli alimenti, producendo acidi, alcol e sostanze aromatiche; questi cambiano profondamente il sapore, le caratteristiche nutrizionali e spesso anche la consistenza dell'alimento di partenza, come nel caso della produzione del formaggio dal latte. La radice del verbo "fermentare" deriva dal latino fervere, cioè ribollire, perché la caratteristica fondamentale delle fermentazioni è la produzione di sostanze volatili (anidride carbonica, alcoli ecc.) che formano delle bolle gassose, e fuoriuscendo dal liquido danno questo caratteristico ribollire. Oltre alle sostanze volatili, in alcuni processi di fermentazione vengono prodotte sostanze solubili come l'acido lattico, l'acido acetico e quello propionico. Tutte queste sostanze, comprese quelle fortemente aromatiche prodotte durante la fermentazione delle spezie e delle sostanze nervine (te, caffè, cacao), sono vere armi chimiche di difesa che i microrganismi utilizzano per la competizione con gli altri microbi. La fermentazione è un processo che parte “spontaneamente” quando i microrganismi presenti nell'aria si depositano sugli alimenti. È proprio quel processo di trasformazione che quotidianamente cerchiamo di contrastare, per preservare le caratteristiche di sapore e di consistenza degli alimenti. Nei processi di fermentazione viene utilizzata proprio questa trasformazione, addomesticandola, piegandola e indirizzandola verso il prodotto finale che vogliamo ottenere. Detto questo, appare chiaro come le fermentazioni dipendano dall'ambiente in cui iniziano, dalla flora batterica della persona che ha preparato gli alimenti ed anche dalla flora che rimane sull'alimento come residuo dell'alimento stesso, sia esso ortaggio, latte o carne, residuo proveniente dal terreno o dall'animale di provenienza. Il manuale dei cibi fermentati

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In quest'era di “globalizzazione-omologazione” spaventa, a dir poco, la potenziale sconfinata differenza di sapore e consistenza ottenibile da preparazioni di questo tipo. Per non parlare di possibili eventuali fermentazioni anomale e sgradevoli, se non addirittura tossiche. È su quest'ultimo punto, tra l'altro evento rarissimo in popolazioni abituate alla pratica quotidiana della fermentazione, che si basa l'allarmismo e il terrorismo effettuato dall'industria alimentare. Ci troviamo quindi a consumare quotidianamente alimenti privi di vita, come latte pastorizzato o ancor più ultrafiltrato, che infatti non va a male – cioè non fermenta – prima di quindici giorni, mentre il latte crudo, anche ben conservato, inizia a fermentare al massimo dopo 3-4 giorni dalla mungitura; o come molluschi e frutta secca trattati con solfiti, succhi di frutta pastorizzati... Tutto questo timore nei confronti di una perdita di controllo nella produzione degli alimenti ha creato sicuramente una miglior garanzia igienica, ma a fronte di un'impressionante uniformità di sapori, con enorme perdita di gusto, sensazioni ed emozioni. A fianco di questo potremmo anche sottolineare la maggior difficoltà digestiva di questi alimenti e la minor salute che ne deriva per la nostra flora batterica intestinale e di conseguenza per il sistema immunitario. Gli alimenti troppo “puliti” infatti non possiedono più quel tanto prezioso corredo enzimatico e di micrororganismi tanto utili al nostro intestino per digerire nel modo migliore e per mantenere in equilibrio la flora batterica. Quando gli alimenti arrivano troppo sterili nel nostro apparato digerente la digestione è più faticosa. Fin dalla nascita infatti siamo abituati ad avvalerci della flora batterica della pelle della madre per rendere più digeribile il latte materno. Ai bambini allattati al biberon che hanno difficoltà digestive, nella maggior parte dei casi basta aggiungere dei fermenti lattici al latte in polvere umanizzato! La fermentazione, come vedremo maggiormente in dettaglio, può essere considerata una trasformazione dei cibi di cui migliora la conservazione, effettuando anche una sorta di predigestione ed arricchimento, perché aumenta sempre il contenuto in vitamine del gruppo B ed in alcuni casi, come nel caso dei crauti fermentati, anche il contenuto di vitamina C. Contemporaneamente, soprattutto nelle fermentazioni acide, vengono eliminati eventuali batteri patogeni. 28

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Inoltre da questa trasformazione degli alimenti otteniamo cibi più resistenti al deterioramento e quindi un effetto conservante, ed un netto miglioramento del gusto, perché durante i processi fermentativi vengono prodotte sostanze dal sapore piacevole.

I VARI TIPI DI FERMENTAZIONE Lattica Questo tipo di fermentazione batterica è molto preziosa, perché grazie all'acidità si produce un gusto gradevole ed un buon grado di digestione e di conservabilità degli alimenti. È anche ben conosciuta per il suo utilizzo nella produzione dello yogurt. Viene eseguita dalla classe di batteri chiamati lattobacilli, in grado di trasformare il glucosio in acido lattico in un ambiente privo di ossigeno. Questo tipo di trasformazione viene eseguita anche nella nostra muscolatura, quando eseguiamo uno sforzo che supera le disponibilità di ossigeno del muscolo. L'acido lattico introdotto con gli alimenti, analogamente all'acido ascorbico (vitamina C), favorisce la trasformazione del ferro presente nei vegetali riducendolo dalla forma ferrica a quella ferrosa, più stabile nell'ambiente alcalino dell'intestino tenue. Quindi, ad esempio, aggiungendo un po' di crauti o di verdure fermentate all'interno di un pasto ci sarà una migliore assimilazione del ferro delle carote, dei fagioli, dei ceci ecc. Inoltre, per lo stesso principio, nel pane a lievitazione naturale il ferro presente nelle farine di cereali integrali sarà più assimilabile. I batteri lattici principalmente utilizzati sono rappresentati dalle seguenti specie: Lactobacillus lactis, Lactobacillus casei, Lactobacillus bulgaricus, Streptococcus thermophilus, Lactobacillus acidophilus, Bifidobacterium bifidum. Vi sono delle profonde differenze tra i diversi ceppi batterici sulla possibilità di ricreare la flora batterica del nostro intestino, perché mentre i primi ceppi sono solo transienti, non riescono cioè a insediarsi e colonizzare il nostro intestino, gli ultimi due possono attecchire e riprodursi. Quindi, poiché all'interno del "classico" yogurt sono presenti Lactobacillus bulgaricus (Lactobacillus delbrueckii ssp. bulgaricus) e Streptococcus thermophilus (Streptococcus salivarius ssp. thermophilus), Il manuale dei cibi fermentati

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L'Acido Lattico Nella produzione dell'acido lattico vi è una profonda differenza tra noi ed i batteri. Sia il glucosio che l'acido lattico, in quanto molecole organiche, sono presenti in due forme speculari (isomeri) chiamate forma destrogira – simbolo L(+) – e levogira – simbolo D(-) – in base alla capacità di deviare la luce polarizzata, rispettivamente verso destra o verso sinistra. Gli atomi delle due molecole sono gli stessi, ma sono “montati” in modo speculare. Nel corso dell'evoluzione, noi organismi superiori abbiamo scelto di utilizzare solo una delle due forme, mentre i batteri continuano a produrle ed utilizzarle abbastanza indistintamente entrambe. Tutto ciò, che a molti avrà fatto allungare la barba di numerosi centimetri, ci interessa molto da vicino, perché sia nello yogurt che nella produzione dei crauti durante le prime fasi della fermentazione viene prodotto l'acido lattico in forma L(+), ovvero quello che si forma anche nel nostro organismo e da noi utilizzabile, ma man mano che la fermentazione procede l'ambiente diviene più acido e questo favorisce la trasformazione della forma D(-). Questa forma di acido lattico entra nel nostro organismo solo quando viene ingerito con gli alimenti, e non venendo riconosciuto dal corpo viene eliminato attraverso l'urina, in accoppiata con calcio, magnesio, potassio che servono a tamponare l'acidità di questa molecola. Questo tipo di acido lattico risulta avere un'azione un po' decalcificante ed è quindi sconsigliato soprattutto ai bambini. L'acido lattico L(+) invece, una volta assorbito, in parte sarà ossidato (bruciato) creando energia, l'altra parte invece verrà immagazzinata sotto forma di glicogeno muscolare ed epatico. Ma in più questa forma di acido lattico migliora la funzionalità del muscolo cardiaco e la respirazione cellulare.

possiamo pensare di considerare questi dei batteri vivi ma non vitali, cioè incapaci di riprodursi nell'intestino. Diversamente, i prodotti che contengono Bifidobacterium bifidum e Lactobacillus acidophilus, quest'ultimo particolarmente efficace contro i microrganismi patogeni intestinali, sono chiamati "probiotici" proprio per sottolineare la loro capacità di ricolonizzare l'intestino. Non bisogna dunque confondere i comuni yogurt con i probiotici, poiché alla base della produzione si impiegano batteri diversi. 30

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Alcolica Viene eseguita da lieviti che trasformano gli zuccheri in alcol. Anche questa è una trasformazione anaerobica, che avviene cioè in ambiente privo di ossigeno. I lieviti sono un gruppo di circa 160 specie di microrganismi monocellulari. Non tutti sono utili, anzi, alcuni ben noti causano infezioni come tutta la famiglia conosciuta con il nome di Candida, altri fanno ammuffire la frutta e la verdura. Molti dei lieviti utilizzati nella panificazione e nella produzione di bevande alcoliche fanno parte della famiglia dei Saccaromiceti, il cui nome significa “funghi dello zucchero”. Durante il processo di fermentazione i lieviti producono anche un’altra ampia gamma di sostanze, dall’acido succinico ad esteri aromatici (combinazione di acidi ed alcol), prodotti solforati che ricordano il profumo di affumicato. Inoltre durante tutto il processo le cellule di lievito in parte muoiono, ed il disgregarsi di queste cellule nell’alimento lo integra soprattutto di vitamine del gruppo B, aumentandone il valore nutrizionale rispetto agli ingredienti di partenza. L’alcol puro è un liquido incolore composto di molecole di etanolo

Alcol e cellule L’alcol presente nelle bevande alcoliche, come risaputo, crea dipendenza e danneggia le cellule dell'organismo, prevalentemente quelle del sistema nervoso e del fegato. Il danno cellulare è dato dalla penetrazione nella membrana cellulare da parte dell'alcol, che disturba l’azione delle proteine di membrana (tra cui trasportatori, recettori…). Quando la concentrazione di alcol nella membrana cellulare supera la soglia critica, la membrana non tiene più e la cellula si disgrega, inizialmente disidratandosi, con perdita della corretta funzionalità, e poi morendo. Questa situazione crea dapprima infiammazione del tessuto e poi danni via via maggiori ed irreversibili. La sensazione di euforia e piacere che ci pervade dopo il consumo di alcolici è proprio la conseguenza dell'alterazione del segnale nervoso dovuta alla presenza dell'alcol nella membrana della cellula nervosa.

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CH3CH2OH. La parte iniziale CH3 è simile e pertanto affine a grassi ed oli, mentre la parte OH terminale risulta più affine all’acqua. L’alcol risulta quindi un liquido versatile, anche nelle preparazioni culinarie. Per queste sue caratteristiche penetra anche molto facilmente nelle cellule del nostro organismo. In alcuni tipi di fermentazioni alcoliche, come ad esempio nella produzione di superalcolici, vengono prodotti alcoli a lunga catena che, avendo una struttura simile ai grassi, danno a queste bevande una struttura densa, oleosa. Il famigerato metanolo invece viene prodotto in quantità ridottissime dai lieviti ed è una molecola molto più piccola, CH3OH, che viene velocemente trasformata dal nostro organismo in acido formico, che si deposita nella retina e nel cervello, danneggiando le cellule. L’alcol è volatile e questa è la caratteristica sfruttata nella lievitazione degli impasti con lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae).

Acetica È una fermentazione secondaria alla fermentazione alcolica, in cui l’alcol viene trasformato in acido acetico da batteri acetici in presenza di ossigeno. La fermentazione avviene perciò sulla superficie del liquido, dove i batteri acetici formano, insieme ad altri microrganismi, una pellicola chiamata “madre”. L’acido acetico è un conservante molto efficace. Già ad una concentrazione dello 0,1% , corrispondente ad un cucchiaino da tè di aceto in una tazza d’acqua, inibisce la crescita della maggior parte dei microbi, anche del temuto Clostridium botulinum. Questo è il motivo per cui le verdure da conservare sottolio vengono prima scottate nell'aceto bollente o in una miscela di acqua o vino e aceto. Le conserve di pomodoro e le verdure fermentate, grazie alla loro acidità, non permettono lo sviluppo del botulino. La struttura chimica dell'acido acetico è molto più simile a quella di un grasso che non all’acqua, e per questo è molto efficace come detergente per sgrassare superfici e stoviglie ma anche per rimuovere gli odori indesiderati, perché le molecole aromatiche degli alimenti sono chimicamente dei grassi. 32

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Propionica È la trasformazione dell’acido lattico in acido propionico ed anidride carbonica. Questa trasformazione è desiderata nella produzione dell’Emmental e dei formaggi svizzeri con caratteristiche simili, ed è quella che crea i caratteristici buchi. Inoltre essendo l’acido propionico tossico per la maggior parte dei microbi, ma non per noi, tale produzione rende il formaggio naturalmente molto più resistente all’ammuffimento. L'acido propionico è anche presente nel nostro intestino. Infatti viene prodotto dalla flora batterica intestinale per fermentazione delle fibre solubili introdotte con gli alimenti. È importante perché essendo una molecola piccola e volatile raggiunge velocemente il fegato, dove inibisce l'HMGC CoA reduttasi, un enzima chiave nella sintesi del tanto temuto colesterolo. Perciò assumere fibre solubili attraverso le verdure crude e cotte, nei fagioli, nell'avena ecc. si rivela utile per la riduzione del colesterolo “cattivo”.

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Capitolo 3 Idee in fermento


CHE COSA SI PUÒ FERMENTARE Tutti gli alimenti si possono fermentare! La fermentazione è uno dei metodi di conservazione del cibo più antichi e semplici. Non richiede di avere a disposizione nessuna fonte energetica, solamente la materia prima del sale o dell'acqua di mare, ed un contenitore, che in alcune culture a tutt'oggi può essere costituito semplicemente da un buco scavato nella terra. Possiamo fermentare e quindi conservare: frutta (dalle olive ai limoni, le banane, le susine ecc.) e verdura (dai cavoli alle carote, le rape, i cetrioli e tutti gli altri tipi di verdura), ma anche carni e pesci, di cui però non ci occuperemo in questa sede. Una categoria particolare di fermentazioni è quella delle salamoie, cioè della fermentazione in acqua salata. La salamoia incoraggia la crescita di quelle popolazioni di batteri fermentanti che producono acido lattico ad azione conservante (se leggete le etichette dei prodotti in commercio, a volte viene aggiunto come conservante). Questo metodo è ancora molto diffuso anche in Italia per la conservazione di alcuni frutti simbolo del bacino mediterraneo: le olive. Allo stesso modo si possono produrre ottime giardiniere con tutti i tipi di verdure, oppure fermentare i cetrioli, sia interi che a pezzi. In quest'ultimo caso il prodotto finale però non si conserva a lungo. Si possono fermentare succhi per ottenerne bevande con leggero o moderato grado alcolico (sidro, spumantino di sambuco, vino ecc.), il latte per ottenere deliziosi yogurt, kefir o formaggi. Si può fermentare anche semplicemente l'acqua con i fermenti del kefir: con aggiunta di un po' di zucchero, fichi secchi e succo di limone si ottiene una bevanda estiva estremamente rinfrescante. Insomma è un mondo appassionante, completamente da riscoprire ed assaporare.

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VERDURE LATTOFERMENTATE INGREDIENTI Verdure miste: carote, cavolfiore, sedano, pomodori verdi, pomodori maturi, peperoncini, cipolle, aglio ecc. sale acqua alloro, pepe, ginepro ecc. a piacere PREPARAZIONE Lavare e tagliare le verdure come in uso nelle giardiniere e riporle in barattoli di vetro aggiungendo a piacere aglio e aromi (alloro, pepe bianco ecc.). Questi, oltre ad insaporire, aiutano la fermentazione lattica, evitando la formazione di muffe e batteri indesiderati che finirebbero col rovinare il prodotto finale. Sciogliere 30 g circa di sale marino integrale per litro d'acqua e portare ad ebollizione, lasciar raffreddare e versare sulle verdure fino a ricoprirle. Chiudere infine con un tappo in modo non ermetico. Lasciare riposare le verdure in un ambiente ad almeno 20°C per 10 giorni. A questo punto la giardiniera è pronta! Può essere conservata in frigorifero o in un ambiente a bassa temperatura. ACCORGIMENTI SUPPLEMENTARI Per evitare l'eventuale sviluppo del botulino prima che l'ambiente diventi sufficientemente acido, basta avere l'accortezza di agitare il barattolo capovolgendolo almeno una volta al giorno finché non parte la fermentazione, oppure – ancor meglio – rovesciare in un contenitore il liquido e rimetterlo nel barattolo per tre o quattro volte, in modo da ossigenarlo. La quantità di sale può essere leggermente diminuita e si possono trovare ricette anche di fermentazioni senza sale. Attenzione però che il sale è indispensabile alla turgidità delle verdure, meno se ne utilizza più le verdure si ammorbidiranno in conseguenza dell'azione dell'acidità, come accade nella marinatura. Il manuale dei cibi fermentati

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Michela Trevisan, nata a Venezia, è vegetariana dal 1985. Nel 1988 fa la prima esperienza in un’azienda agricola bio e si laurea in biologia a Padova con una tesi sui cloroderivati nell’acqua potabile. Con la nascita dei figli Andrea e Martino inizia la professione di nutrizionista con corsi di svezzamento e consulenze. Ha lavorato come aiuto cuoca in un ristorante vegetariano e commessa in un negozio di alimenti bio, accrescendo l’esperienza di nutrizionista, madre e cuoca, e insieme le passioni per le leggi di mercato e la biochimica. Realizza menu per asili nido, tiene corsi di alimentazione per scuole di naturopatia e per la kousminiana «Cibo è salute». Dopo l’esperienza nel campo dell’alimentazione naturale si specializza in scienza dell’alimentazione. Ora scrive il suo primo libro.

www.terranuovaedizioni.it La fermentazione è una tecnica antichissima, davvero vecchia come il mondo. Eppure, nell’ultimo secolo è stata trascurata a causa della dilagante necessità di controllo sugli eventi naturali e del timore di malattie e contaminazioni. Sterilizzando gli alimenti abbiamo ottenuto prodotti «sicuri» da un punto di vista sanitario, ma meno digeribili e meno saporiti e quindi meno appaganti e nutrienti. Questo libro vuol essere di stimolo a riappropriarci di quella fetta di contatto con la natura all’interno della quale possiamo muoverci «in sicurezza», in parte addomesticandola e in parte affidandoci a lei, utilizzandone gli sfaccettati vantaggi che ci offre. L’autrice mette a disposizione la sua esperienza di «fermentatrice» e le sue competenze di biologa per raccontarci tutto sulla fermentazione: che cos’è, come è nata e come si ottiene, quali sono i cibi fermentati e quali i loro vantaggi. Scopriremo così che farsi in casa questi alimenti salutari non è affatto difficile. E, contemporaneamente, scopriremo dei sapori nuovi. Con questo libro impareremo a preparare in casa alimenti che già conosciamo bene come lo yogurt, il pane, i crauti, l’aceto, le olive, i cetriolini, la birra, la salsa di soia, ma anche alimenti meno conosciuti come il kefir, il miso, l’idromele, il tempeh, l’amasake, il sidro, la smetana, la brovada, lo spumantino di sambuco, il «formaggio» di mandorle... e tanto altro ancora.

ISBN 88-88819-38-9

€ 10,00


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