FARE MEGLIO ITALIANO.L'agroalimentare si fa sistema

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2. MODELLI COLLABORATIVI NELLA GENERAZIONE DI VALORE: LA TRANSIZIONE IN CORSO

purché il processo sia realmente trasparente e tale trasparenza garantita; C. i marchi doc (legati al luogo) e i marchi aziendali (comprese le private label dei distributori) possono arricchire di significati, di informazioni e di “promesse garantite” i percorsi che specificano la provenienza e le localizzazioni produttive attraversate dalla filiera; D. i territori, le imprese produttrici (agricole e industriali) e le imprese distributrici che vogliono generare valore attraverso la riconoscibilità dei loro prodotti e delle filiere in cui sono impegnati dovrebbero investire e auto-regolarsi per arricchire il prodotto fornito al consumo finale con qualità, caratteristiche distintive, marchi riconoscibili, racconti di esperienze vissute comunicati in modo adeguato. Dovrebbero altresì potenziale l’ampiezza e la capillarità delle filiere alimentate in modo da raggiungere i potenziali clienti (trasformatori, distributori e consumatori interessati); E. il presidio dell’idea motrice a cui appoggiare questi significati (l’“italianità”, l’italian cooking, la dieta mediterranea ecc.) non è solo compito delle imprese, ma anche un terreno specifico su cui occorre mobilitare la politica pubblica e anche le comunità di senso che danno valore alle differenze distintive dei territori. Nessuna delle cose sopra descritte può essere realizzata da singole imprese La collaborazione tra che, operando su base individuale, si i diversi soggetti della limitano ad avere col resto della filiera e del contesto anonimi rapporti di filiera e dei contesti mercato. La collaborazione tra i diversi territoriali attraversati è soggetti della filiera e dei contesti terun elemento fondativo ritoriali attraversati è dunque un elemento fondativo della generazione del valore nelle nuove filiere. Le modalità collaborative possono essere di tipo informale, specie se si basano su rapporti già consolidati dalla storia o dalla tradizione. Ma possono anche assumere forme giuridicamente esplicite e garantite, sulla base di contratti o norme di regolazione presidiate dall’iniziativa pubblica. La formalizzazione degli assetti collaborativi realizzati (reti, alleanze, cooperazioni, ecc.) è necessaria in tutti i casi in cui si tratta di fare investimenti a rischio nella co-produzione di valore e di assumere rischi condivisi su progetti complessi, che superano le capacità di azione dei singoli. In particolare, nell’agroalimentare i processi collaborativi devono favorire la co-innovazione tra produttori agricoli e industria di lavorazione degli stessi (nuovi prodotti, nuove tecniche, nuovi significati). Ma devono fa-


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