Il Corno Premana - N. 4 2016

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PERIODICO PREMANESE ANNO LIII - N. 4 - NATALE 2016

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Sommario

in questo numero DALLA PARROCCHIA Il filo della preghiera ____________________________4 IN TÉMP DE L’ÜNE ______________________________5 CULTURA L’angolo della poesia ____________________________6 Omaggio a Orlando Sora _______________________13 Un’Ultima Cena nella sala dei Disciplini____________23 IL TRAMONTO DI UN’EPOCA Sperando sia solo un arrivederci… _________________7 PERSONAGGI Ciao Maestro! _________________________________8 ATTUALITÀ Fondazioni ___________________________________14 “Non si diventa uomini gratis” ___________________20 Premana commissariata ________________________21 Sempre più in là_______________________________39 Giornata del risparmio _________________________40 Borse di studio Banca della Valsassina_____________41 STORIA Risuonano da settant’anni ______________________15 La Premana‐Pagnona compie cent’anni____________30 50 anni fa ____________________________________45 Lo skilift di Ronco______________________________46

ANNIVERSARI 100 anni di bene ______________________________18 35° anniversario Rifugio Varrone _________________36 INTERVISTA 40 anni all’asilo _______________________________24 ESPERIENZE Fatevi avanti, giovani oriundi! ___________________26 Roma, Giubileo delle corali ______________________32 I “Lupi” a Premana ____________________________33 Dal diario di un pellegrino ______________________38 Giovani e lavoro ______________________________44 SCUOLA _____________________________________27 EVENTI Rivive l’antico, l’antico rivive… ___________________28 RICORDIAMO _________________________________31 RACCONTI A proposito di Funghi __________________________34 AMBIENTE I nostri sentieri su Open Street Map_______________42 SPORT Medaglie a‐ranze _____________________________47 VARIE ED EVENTUALI___________________________48 HOBBY E TEMPO LIBERO Cruciverba dialettale ___________________________50

la redazione

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IL TRAMONTO DI UN’EPOCA PERIODICO PREMANESE ANNO LIII - N. 4 - NATALE 2016

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Bellati Carlo Gianola Elena Bellati Giovanni Gianola Sandro Bertoldini Mario Gianola Silvia Codega Gabriele Migliore Francesco Codega Morris Pomoni Paola Codega Nicola Pomoni Stefano Codega Roberto Sanelli Giovanni Codega Rocco Tenderini G. Battista Fazzini Gabriella Tenderini Luca Fazzini Giovanni Sampietro Marco - Introbio Fazzini Pietro Referente per Pagnona Tenderini Buttera Cinzia - Tel. 0341.890.533

in copertina Perdonateci, lettori, se osiamo pensarlo: i 212 numeri e i 53 anni de “Il Corno” hanno scandito un'epoca per il nostro paese.

Ora si chiude.

Chissà che un domani nuove forze e nuove motivazioni non possano portare all'alba del ritorno.

Chi vivrà, vedrà.

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CORNO” c/o Oratorio di Premana - via Venezia, 28 Tel. 0341.89.02.13 - 0341.89.03.06 - 0341.89.02.42 Mail: ilcorno@ilcorno.net Sito: www.ilcorno.net Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 91 del 18-3-1964

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Dalla Parrocchia

Il filo della preghiera Le “nostre” suore ci scrivono Carissimi Premanesi, siamo le vostre suore, le suore Adoratrici di Premana: sr Piera, sr Saula, sr Giovannina, sr Maria, sr Paola, sr Marilena.

Sono trascorsi due mesi dalla partenza delle suore da Premana, dopo 115 anni di presenza. È stata una presenza discreta, orante, educativa, confortante, dinamica, nel cuore delle famiglie e del paese. Il dispiacere e la sofferenza per non essere più presenti a Premana con una nostra comunità c’è; non possiamo negarlo. Ma in questi giorni, scambiandoci fra noi pensieri e sentimenti lungo i corridoi della Casa Madre di Rivolta, ci si è accesa una luce. In fondo, il nostro essere come Adoratrici in una parrocchia è sempre, prima di tutto, una presenza di preghiera, di adorazione, di ricordo a tutti, più o meno esplicitamente, che Dio esiste, ci ama e tutti siamo in cammino verso di lui.

E allora, ci siamo dette, possiamo continuare a essere presenti a Premana più che mai, in modo diverso ma non

meno forte. La nostra nuova modalità di presenza sarà... un filo! Un filo sottile, impercettibile ma potente, indistruttibile. Perché sarà il filo della

preghiera. Ci siamo organizzate in modo che ogni giorno della settimana una di noi pregherà in particolare per voi. Ci saremo, continueremo a esserci, con il nostro impegno di preghiera per voi, per ogni premanese, in particolare per i giovani, i bambini, le famiglie, gli anziani e i malati, le persone sole.

Ci saremo con la preghiera a sostegno

lava ava ì ssi la

S

-service Lavanderia self

Via Prealpi Premana - presso parcheggio cooperativa

4

dei sacerdoti e dei catechisti.

Lanceremo fili di preghiera in particolare per le vocazioni, per la vocazione di ciascun giovane premanese.

Proprio come il Sindaco ci ricordava la sera del saluto, le suore Adoratrici hanno servito e coltivato la vocazione di generazioni di giovani donne, ora mamme, nonne, zie, suore. Chiederemo con forza ogni giorno al Signore di benedire ciascuno di voi, di accompagnarvi, sostenervi e illuminarvi. Siamo certe che il Signore non vi abbandona al salvàdech, perché siete nelle sue mani forti!

E, in un mondo che cambia così velocemente, è lui l’unica certezza che ci rimane! È poco. Un piccolo filo... sottile ma forte, perché dall’altro capo del filo c’è il Signore!

Ve lo lanciamo, certe che proprio questo è il regalo più prezioso che possiamo fare al nostro paese che ci ha trasmesso la vita, la fede e la vocazione alla vita consacrata.

Le Suore Adoratrici di Premana Rivolta d’Adda, 1 ottobre 2016

NUOVO CONSIGLIO A.C. L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, in occasione dell’annuale assemblea dell’Azione Cattolica, è stato rinnovato il consiglio parrocchiale, che risulta così composto: Piera Tenderini - Presidente Armida Gianola - Segretaria Monica Gianola - Responsabile adulti Luciana Gianola - Responsabile ACR Clara Pomoni - Educatore ACR

In témp de l’üne

APP...LICHIAMOCI! Le nuove tecnologie si evolvono ogni giorno e molto spesso rendono più comoda la vita delle persone velocizzando processi lavorativi, rendendo più facile la comunicazione o, più banalmente, creando una moderna tipologia di svago e divertimento. Una di queste è definita con una abbreviazione (derivante ovviamente dall’inglese) ormai entrata nel linguaggio quotidiano: app. Di queste apps ce ne sono tantissime, quasi una per ogni esigenza; molte utili, altre meno, ma comunque disponibili subito attraverso un semplice gesto e un cellulare.

Per alcuni però non è proprio tutto così semplice e idilliaco come appena descritto…

Nel terzo millennio stiamo vivendo tra Apple, Microsoft e pure Nintendo.

Noi siamo in Italia, il bel paese, ma sembra che tutti parlino inglese.

“Termini nuovi e moderni”, mi dicono, “tecnologie che a te non si addicono!”

Io vecchio non sono, quindi non mollo; va bene “antico”, ma non proprio pollo!

Ore a studiare il telefonino; non proprio mio, del moderno cugino.

Abbiate pietà, non ho connessione; sarà la mia futura missione.

Lo schermo è grande e colorato, né tasti né numeri, non ne è dotato... “È touch”, mi spiegano, “devi toccarlo; attento però: devi solo sfiorarlo!”

Ci son riquadri con dentro un disegno che se poi tocchi ti si apre un regno.

Proviamo, mi dico, tanto se sbaglio spengo l’aggeggio o... sul muro lo scaglio!

Qui inizia l’avventura: come in un supermercato troviamo un prodotto per ogni esigenza, su uno smartphone ormai ci sono applicazioni di ogni sorta. Alcune sostituiscono oggetti di uso quotidiano e risultano quindi di facile utilizzo; altre sono invece più complesse, con più funzionalità e innumerevoli varianti.

Si chiamano apps, o almeno mi pare, se il termine sbaglio mi dovete scusare.

Utili, forse, vediamo a che cosa (se adesso riesco a capirci qualcosa).

Già familiare mi sembra un’icona: è una lampadina… chissà se funziona!

Tocco ed osservo: qualcosa si accende sul dorso del “coso” c’è il flash che risplende.

Poi vedo un omino un po’ stilizzato che a correre sembra tutto impegnato.

Premo di nuovo e si apre stavolta qualcosa che i battiti del cuore ascolta.

Oddio è complicato, torniamo indietro!

Non posso correre nemmeno un metro.

C’è un numero grande in uno schedario; sì, questa è un’app utile: è il calendario.

C’è anche un microfono un po’ vecchio stile, lo sfioro, e una voce tanto gentile: “Son Siri”, mi dice, “posso aiutarti?”

Io penso: “Tu parli! Meglio evitarti!”

Se il pavimento tu vuoi a livello cerca la “bolla”, ti calza a pennello!

Serve la nota da dare al soprano?

Spuntano magici i tasti del piano.

Stan lavorando ad una che faccia aprire l’ombrello alla prima goccia.

Io ne sogno una che come d’incanto mi faccia la barba quando son stanco.

Io e il cellulare siam come una coppia, barcolla, si insulta, ma infine non scoppia e anche se infondo è mal assortita vedrete… sarà per tutta la vita. Ól Bòcia

BIANCHERIA SEMPRE FRESCA! La sorella incontra il fratello che da qualche mese vive da solo.

Lui non se la cava male, ma lei è sempre premurosa: “Allora, come va coi mestieri di casa? ‘j èet cambièe i lenzööi?”

“No, no, quìj éi cambio quant ch’és vèghe la sindone!!”

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Cultura

L’ANGOLO DELLA POESIA Quando il mondo esplode nella sua esultanza di colori danzanti nel silenzio e il cuore tuo percepisce l‘evento e lo penétra e lo assorbe è meraviglioso intuire, talvolta, per la frazione d’un istante, la presenza del Creatore. È una percezione lucida della mente che ti invade a sorpresa oltrepassando l’emozione della bellezza e della pace e ti da pienezza, esultanza di spirito, coscienza piena di far parte d’un disegno infinito dove pure il tuo esistere ha un senso, una collocazione precisa: in manus Tuas.

***

IN MANUS TUAS Paròle nöe quant che ‘l mè cöör al cante senza savè ‘l perchè in-t-ól maar de la vite scì grant, illüminàa avèrt sü in-t-ól mesdì.

Té sée preśént, él sòo, e mi ‘m figűro de vedè in-t-ól sóol la gran manòvre Tóe per tegnè impée ‘l mónt.

Stüpéndo!

Com’al è bèl ól céel de stamatìin e bèl ól fióor che s’èvre e soridént ól tóos che dòrme in brasce a la só mam; (al lé sà mighe epüür al è contént).

E ‘l mè respìir adès al mööf ün còrp che nó gh’è piű, sparìi in-t-ól maar scì viif de l’emozióon...

Parola nuova quando il mio cuore canta senza saper perché nel mare della vita sì grande, illuminato aperto sul mezzogiorno.

Penìin... l’óm ‘l è penìin e ‘l sbàt da sempre per la só gran vöie d’intént l’ünivèrso; e ‘l và a travèrs...

Epüür, s’T’ij dèe ‘ne maan, al pö intuì ‘l respìir dól Creatóor e tocà có la pónce dól cöör ól Ciarél de la paas.

Tu ci sei, lo so, e m’immagino di vedere nel sole il Tuo gran daffare per reggere il mondo.

Stupendo!

Com’è bello il cielo stamattina e bello il fiore che sboccia e sorridente il bimbo che dorme in braccio a sua madre; (lui non lo sa eppure è contento).

E il mio respiro ora muove un corpo che non c’è più, disperso nel mare così vivo dell’emozione...

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Piccolo... l’uomo è piccolo e da sempre si dà da fare per la sua gran voglia di capire l’universo, e va errando...

Eppure, se Tu gli dai una mano, può intuire il respiro del Creatore e toccare con la punta del cuore la Sorgente della pace.

E sénto che T’ij sée in-té ‘stó mesdì.

Laghem sempre cantà dól bèl de ‘st’emozióon senza me üre, laghem soltà per àrio da la graan contentèzze e respirà l’armonìe ch’ém tire fò de mì…

E retrovàt dapè e lagà ‘ndà la crape su in-t-ól Tò bràsc ch’ém fig ro de carne...

In manus tuas, Segnóor, laghem dormì.

AB

Sento che ci sei in questo meriggio.

Lasciami sempre cantare il bello di queste emozioni senza misura, lasciami esultare per la gioia e respirare l’armonia che mi fa trasalire E ritrovarti accanto e posare il mio capo sul Tuo braccio che mi immagino vivo...

Nelle tue mani Signore, lasciami dormire.

Il tramonto di un’epoca

Sperando sia solo un arrivederci…

Cari lettori, non è semplice iniziare un discorso come questo dopo oltre cinquant’anni di giornale e forse, proprio per questo, è meglio venire subito al sodo ed essere il più sinceri possibile: questo numero de “Il Corno” sarà l’ultimo. O almeno per ora.

Di questi tempi i giornali chiudono per mancanza di fondi o perché diventati quasi obsoleti, venendo rimpiazzati dalle nuove tecnologie legate alla comunicazione.

“Il Corno” non ha di questi problemi: il suo “conto corrente” non è in rosso e gli abbonati sono affezionati a queste pagine di vita locale.

Il problema vero è che sono venuti a mancare due pilastri portanti per portare avanti un giornale.

Il primo è il direttore; un capo che coordini le riunioni, i redattori, che tenga sotto controllo ogni aspetto legato agli articoli e alla stampa.

Insomma, non è un ruolo semplice. Soprattutto se chi tenta di ricoprirlo non lo fa come primo lavoro, ma per pura passione. E, forse, proprio perché “Il Corno” è un giornale che nasce da questa passione, non ha una vera e propria struttura aziendale, con ruoli ben precisi, in cui

quando il personale viene a mancare viene subito sostituito. “Il Corno” è fatto da persone che, oltre ad avere una famiglia, hanno un lavoro (o almeno tentano di averlo) e che spesso, in un paese come Premana, hanno altri mille impegni legati ad altre associazioni (ASP, ProLoco, Croce Rossa, Soccorso Alpino, ecc.). Il direttore andrebbe individuato fra queste persone; uno che abbia il tempo, le capacità il carisma per rivestire questo onorevole (e oneroso) ruolo.

Negli ultimi quattro anni si è “tirato avanti” a fatica, ma, come è già stato scritto su queste pagine, la situazione era precaria, e lo sapevamo (come vi abbiamo confidato diverse volte, l’ultima sul numero di Pasqua 2016).

Non si nasce “imparati” (diceva Totò). Anche se ci fosse qualcuno disposto a provarci non avrebbe l’esperienza del mestiere; senza contare il fatto che un ipotetico candidato dovrebbe dedicare gran parte del proprio tempo libero al giornale. In questo momento nessuno se la sente di prendersi questa grande responsabilità, o forse, semplicemente, nessuno ne è all’altezza.

La seconda base che si sta

sgretolando è quella della redazione. Si può dire che la nostra è sempre stata composta da due categorie: chi scrive gli articoli (chi più, chi meno) e chi funge da contatto con le diverse realtà che “Il Corno” tratta, portando gli spunti necessari agli articoli stessi. Una categoria ha bisogno dell’altra vicendevolmente affinché il giornale funzioni.

In questo momento delle oltre venti persone che fanno parte della redazione, poche sono quelle che scrivono e correggono gli articoli. Questo non tanto per “mancanza di personale”, ma per mancanza di “penne”. Inutile dirlo: negli ultimi anni alcune grandi firme sono sparite dal nostro giornale; c’è chi è venuto a mancare e chi per altri validissimi motivi (salute, famiglia) non è più presente in redazione.

In poche parole: ci è mancato l’apporto di alcune persone importanti in poco tempo e trovare nuove leve non è facile, anche se continuiamo a sperarci e ad invitare volenterosi a darci una mano; vanno bene giovani, pensionati, o di mezza età: tutti possono provarci!

E il rischio di vedere il nostro giornale perdere tono, qualità, brio, il rischio, detto in

altre parole, di una morte lenta, non vogliamo assolutamente correrlo.

Per questi motivi abbiamo deciso che a gennaio la nostra redazione non si riunirà, come è stato negli ultimi cinquant’anni, per preparare il numero di Pasqua.

Abbiamo tentato di trovare una soluzione, ma con grande dispiacere non l’abbiamo trovata.

Ci piange il cuore chiudere qui un giornale che è durato quanto una vita, ma Vi preghiamo di non volercene.

La speranza è quella di rimanere in qualche modo “in sospeso”, magari anche pubblicando qualcosa sul nostro sito internet (www.ilcorno.net) e cercando di far comunque vivere l’associazione culturale “Il Corno”, nell’attesa che magari arrivi qualche rinforzo, e con la speranza che nei prossimi mesi ci si riesca a rinsaldare e a ripartire, magari con qualche aggiustamento organizzativo.

Scriveteci (ilcorno@ilcorno.net), parlateci, consigliateci. Ci farebbe piacere.

Il nostro desiderio per Natale è che questo non sia un addio, ma un arrivederci.

La Redazione

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ANNO L - N. 4 - NATALE 2013 E-mail: ilcorno@ilcorno.net Sito: www. ilcorno.net

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Personaggi

CIAO MAESTRO! Per mesi aveva avuto seri problemi di salute il Maestro Sacchi, ma quella sera di fine luglio 2016 era finalmente tornato a Premana per dirigere il suo Coro (e caro) Nives. Tutti gli davano una pacca sulle spalle, felici di rivederlo in forma. Fu il solito concerto memorabile, ma, forse per la lunga pausa, con un’emozione e un’intensità diverse, nuove, forse.

Nessuno si sarebbe immaginato che quella sera sarebbe stata l’ultima occasione che il Padreterno gli aveva concesso per fare quello che amava di più: stare, in compagnia della musica, in mezzo alla gente a cui, ricambiato, voleva bene.

Un malore lo colse la notte successiva, e mai più si riprese.

Così iniziava il finale di una grande storia di un grande uomo.

FRANCESCO SACCHI 22/01/1937 - 06/10/2016

Da quasi cinquant’anni eri una presenza così famigliare e costante in paese che la tua mancanza si noterà.

Conoscesti Premana da giovane diplomato, negli anni Sessanta, quando facevi le tue prime esperienze di insegnamento alla scuola media. Ól Giovàn (Tartarél), allora presidente del coro Nives, ti chiese la disponibilità e nacque un’intesa profonda, foriera di frutti meravigliosi.

Sei cresciuto anche tu con i coristi più anziani, che consideravi un po’ come fratelli; hai allevato decine di nuovi cantori, plasmandone le voci. Hai trovato tra di noi dei talenti, una predisposizione naturale al canto e una passione che hai saputo

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coltivare ed esprimere al meglio nel Nives. Il Nives è una tua creatura, tu e il coro eravate una cosa sola e la tua impronta resterà indelebile per molti anni.

A Premana hai donato dedizione e portato cultura.

Con i premanesi hai coltivato amicizie, rapporti.

Anche con il “nostro” Toni hai collaborato: Ól prűm basìin è diventato un classico del repertorio premanese, entrando nel cuore di tutti.

In più occasione collaboratore alle iniziative editoriali de Il Corno: il Dizionario Dialettale Premanese, I Promessi Sposi in dialetto. E poi le colonne sonore: quanto a fondo hai saputo penetrare la verità delle parole per trarne poesia in

suoni. Il mattino sorge ad est, film prodotto sempre da Il Corno, fu l’ultima grande fatica, l’ultima perla.

La tua passione poi ha reso possibili esperienze indimenticabili. Come non ricordare – fra i tantissimi concerti, rassegne e concorsi - le trasferte all’estero, la visita al Papa e poi quel Concerto per la Pace, tenuto nel maggio 1997 nella cattedrale di Sarajevo, a pochi mesi dalla fine dell’assedio alla città durato quattro anni. Quando il coro, in una serata indimenticabile, riuscì a commuovere il popolo bosniaco. È parso naturale che nel no-

vembre 1998 il Consiglio Comunale ti conferisse la cittadinanza onoraria: chi più di te la poteva meritare? Per la ultra trentennale guida del coro, certo, ma anche per quella sinergia, quella corrispondenza che, attraverso il coro, aveva lasciato il segno in Premana. Premana tutta, non solo il Coro Nives, ricorderà la grande competenza di musicista “del Sacchi”, il modo tutto suo di gesticolare e muoversi sul palco; ma anche la gentilezza dell’uomo, la sua sobrietà, la sua sensibilità.

Ciao Maestro, ciao Francesco.

La Redazione

Era una domenica mattina del mese di giugno, pioveva a dirotto, mi trovavo alla Rasga e mi incamminai verso Premana.

Dopo dieci minuti di strada incontrai un gruppetto di persone, mi sembravano forestieri. Erano imbacuccate e con l’ombrello.

Io li salutai, ma uno mi chiamò per nome e mi chiese come stavo. Sorpreso mi accorsi che era il maestro Sacchi con la famiglia (ero stato nel coro qualche anno prima). Chiesi dove andavano con quel brutto tempo e mi risposero che andavano a Premaniga al past del Coro Nives. Dissi loro che avevano sbagliato strada e che dovevano ritornare a Premana. Tornarono indietro con me fino a la Prodàce e mi ricordai che c’era un sentiero in mezzo al bosco che portava a Mosnìich e proposi loro di percorrere quel sentiero per accorciare il percorso, poi lì, avrebbero trovato senz’altro qualcuno a cui chiedere altre indicazioni; e così fecero. Ma dopo un po’ mi venne un dubbio: e se si perdono con quel tempo?

Ma dopo qualche giorno venni a sapere che sono giunti a Premaniga sani e salvi.

Albino Pomoni

Personaggi

“Posso provare, ma non ho mai diretto un Coro” Così rispose il Maestro Francesco Sacchi, allora insegnante di musica alle scuole medie di Premana, ai tre emissari (Remo, Fredo,

Toni) mandati dal Coro Nives alla ricerca di un nuovo direttore, dopo che Vittorio De Col, primo maestro del Nives, aveva lasciato l’inca-

DA FACEBOOK

A volte arrivavi a scuola molto assonnato: “Ho suonato jazz fino alle quattro “ dicevi, ma subito si faceva lezione, solfeggi, “la danza della schiava Anitra” e altre canzoni mai sentite ci insegnavi. Poi il nostro Maestro è diventato il Maestro del nostro Coro Nives. La stima e l’amicizia continuavano e quando venivo ai concerti, quella mano che mi stringevi salutandomi mi lusingava molto! Caro Maestro per fortuna ci hai lasciato le tue canzoni, canzoni che hai musicato proprio per noi perché tu amavi Premana e di questo ti ringraziamo.

Riposa in pace, Maestro Sacchi, e gioisci ora nell’ascoltare il coro degli Angeli. (Livia Gianola) Dici Maestro Sacchi, ed io non posso che pensare a ól prüm basìin... Grazie per tutto quello che hai fatto (anche) per Premana. Le persone passano, il Bene fatto rimane. (Bob) Conserverò il ricordo dei lunghi pomeriggi passati insieme a lavorare alla colonna sonora de “Il Mattino sorge ad Est”, tra la tua musica e mille interminabili racconti. È stato un onore averti conosciuto. Ciao Maestro Sacchi. (Stefano Tagliaferri) Oggi Lecco e Premana hanno perso un pezzo della loro storia. In particolare la nostra comunità perde una persona che è stata determinante per la nostra crescita culturale. Ciao Maestro! (Nicola Fazzini)

rico per altri impegni.

Da allora, per quasi cinquant’anni Sacchi condivise con noi la sua attività musicale, fino all’ultimo con-

certo di fine luglio, nella Chiesa dell’Immacolata per la giornata dell’accoglienza.

Fu il concerto d’addio, quella stessa notte infatti un malore improvviso lo colpì, accompagnandolo entro breve tempo alla sua dipartita.

Professionista preparato e stimato, apprezzato in tutto il territorio lecchese, oltre che per le sue doti musicali, per la sua umanità ed umiltà.

Autorevole nelle sue competenze ma molto alla mano e disponibile, ha praticamente accompagnato per tutti questi anni il Coro, divenendo per tutti il punto di riferimento, condividendo con esso, esperienze, successi, vicissitudini artistiche ed umane, facendo del Nives

Quando si andava a casa sua, andava a finire che prima di venir via si sedeva al piano e suonava qualcosa: troppo bello sentirlo e vederlo suonare! (Tere Bellati) Anche se per poco tempo, troppo poco, ho avuto anch’io nei miei primi mesi di coro l’occasione di conoscere una persona con una passione, una gioia e una serenità che nascono dalla musica che mi hanno colpito fin dall’inizio. Da oggi, ad ogni concerto, accanto al maestro ci sarà sempre Sacchi che dirige facendo il gesto del violino, con gli occhi chiusi e un trasporto che forse non ritroveremo più in nessun’altro maestro! (senza nulla togliere al nuovo Francesco... che si ritrova con una bella eredità!) (Francesco Tenderini) Se il coro Nives si distingue dagli altri cori è per l’anima, quella che sapeva passare il Sacchi con i suoi movimenti e le sue espressioni durante i concerti.

Sono onorato di essere stato diretto da lui e non dimenticherò il suo sorriso dell’ultima volta che abbiamo cantato assieme. (Massimo Sanelli) Ho avuto la fortuna e il privilegio di essere diretto da questo grande uomo per sei anni... anni in cui lui mi ha saputo trasmettere l’amore e la passione per la musica e il bel canto... grazie maestro, ad ogni concerto lei sarà sempre con noi...SEMPRE!!! (Marco Gianola)

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Personaggi

una realtà apprezzata nel paese, dando ad esso un valore aggiunto che Premana riconobbe dando a Sacchi la cittadinanza onoraria.

Alla sua guida il coro divenne prezioso ambasciatore in tanti paesi italiani ed esteri di questa nostra realtà montanara, portando bellezza, armonia, arte, esempio di solidità comunitaria, fiera delle proprie tradizioni culturali, di fede, di tenacia del lavoro, di perseveranza negli impegni, di amore verso la propria terra.

Tante e varie furono le vicende vissute sotto la guida di Sacchi. Come non ricordare le uscite in Belgio tra gli emigrati italiani, in Friuli colpito dal terremoto, a Sarajevo appena uscito dalla terribile guerra di Bosnia, con Sacchi che dopo l’emozione e la tensione del concerto in cattedrale, durante il rinfresco, si sciolse, improvvisando al pianoforte

una performance di classici, reminiscenza di quando, giovane pianista si esibiva nei piano bar dei locali notturni medio orientali.

Vogliamo ricordare ancora le tante Pasque fatte con gli ospiti della Nostra Famiglia di Bosisio Parini, i vari concerti nelle carceri, a Roma dal Papa o nell’aula di Montecitorio con altri Cori provenienti da tutta Italia per la consueta rassegna natalizia, gli incontri con le varie comunità premanesi sparse un po’ in tutta Italia.

I concorsi canori con le ansie e le trepidazioni per i giudici delle giurie, le rassegne e gli scambi con altri Cori italiani ed esteri e tante, tante altre uscite che nemmeno più ci ricordiamo.

Sacchi, ci ha sempre condotti e diretti con mano ferma, forte del suo talento e del suo carisma, della capacità di saper armonizzare le differenze, valorizzare le

peculiarità dei singoli, ascoltare con disponibilità suggerimenti e considerazioni.

Non va dimenticata la sua attività di ricerca e di valorizzazione del patrimonio di canti tradizionali di cui è ricca la nostra comunità; facendo ricerche, pubblicando raccolte di canti, armonizzando testi dialettali, incidendo parecchio materiale che altrimenti, la frenesia moderna, rischiava di dimenticare per sempre.

Proficua poi la collaborazione con i poeti premanesi, quali Carlo Del Teglio e Antonio Bellati, dando corpo a nuovi canti di indubbia qualità, entrati ormai a buon diritto ad arricchire il vasto repertorio popolare e specifico premanese.

Tanto altro si potrebbe scrivere del maestro Sacchi, ma avendolo ben conosciuto, sarebbe il primo a dire che ciò può bastare tale era la sua modestia e semplicità.

Un grazie va alla sua famiglia che generosamente ce l’ha “prestato” per così tanti anni. Sappiamo della trepidazione della moglie Adila per certe salite a Premana il martedì, in inverno, nel cuore della notte, con parecchi centimetri di neve sulle strade. Raramente lui mancava alla scuola, sempre puntuale, coerente con gli impegni presi, da serio professionista ed esemplare lavoratore quale era. “Mah! Al mé paar scì ün pivìde!” Così commentò ól Remo dopo quel primo incontro nel quale si chiedeva la sua disponibilità a guidare il Nives. Mai giudizio un po’ affrettato fu più benaugurante!!

Grazie, grazie tante Maestro Sacchi.

Premana ti ringrazia per quella volta di quasi cinquant’anni fa, che ci hai provato.

Per tutto il Coro Ceser

Musicista per vocazione Sono tanti i ricordi e le emozioni che affiorano ripensando ai dodici anni di percorso comune col Maestro Sacchi per andare alla scuola settimanale del Nives (circa 25.000 km percorsi assieme, più o meno). Molti, in realtà, riguardano esperienze e aneddoti che Franco amava raccontare del suo passato trascorso nel Nives, come il concerto nella calura estiva di piazza Navona, a Roma, con una delle prime divise del Nives, a quanto pare assai calorifica.

O la volta in cui, presentandosi elegantemente di nero vestito in una chiesa prima di un concerto venne chiamato ‘reverendo’. Ancora sorrido nel ricordarmi una serata estiva quando, salendo in auto a Premana, il finestrino del passeggero (cioè io, quella sera) rimase incastrato a mezz’aria.

Ecco che a Balisio si scatena un temporale monsonico.

Fermatici sotto la tettoia del distributore, Franco estrae dal baule un telo

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col quale tappiamo alla bell’e meglio di ottenere il massimo dal coro, nei il buco nella portiera, e via a proseguire concerti ma anche in ogni singola il tragitto con me a reggere il telo dal- scuola. Che commentava, soddisfatto o (raramente) meno scendendo verso l’interno perché non volasse via.

Sicuramente l’impressione principale casa, il martedì sera.

Martino che mi resta dell’amicizia con Franco è quella di un uomo appassionato del suo lavoro. Un fulgido esempio di musicista per vocazione.

Nei nostri viaggi intavolava conversazioni sulle nostre famiglie, la politica (e io evitavo accuratamente di approfondire), la Lecco che fu (e da lui ho appreso tanto).

Ma non mancava mai la musica. Anzi, era costante la preoccupazione di essere sempre all’altezza e Pranzo alla Peppa 1977

Personaggi

...Lui la girava sempre in musica!

Difficile raccontare in qualche pagina de “Il Corno” la vita, i ricordi, il personaggio o la musica di Francesco Sacchi. Ci vorrebbe un intero numero se si vuole comunicare tutto ciò che il Maestro è stato per il nostro paese, per il Coro Nives e per la musica.

Si può cominciare parlando di lui da bambino figlio d’arte, alle fine degli anni ‘40, quando accompagnava al pianoforte così ad orecchio il quartetto musicale di cui suo padre era membro. Bambino prodigio, presto indirizzato con gli studi verso una vita di musica prima a Milano e poi a Piacenza, dove cominciò subito a comporre o ad armonizzare lavori di buon livello. Seguì poi un periodo della sua giovinezza in giro per il mondo, facendo piano bar sulle navi da crociera, tornando poi nella sua Lecco degli anni ‘60 mettendo su famiglia e dedicandosi all’insegnamento.

Raccontata così sembrerebbe una storia a lieto fine di un uomo che ha raggiunto il suo obiettivo, cioè vivere della sua passione: la musica.

Ma non è così perché è proprio qui che comincia la storia, l’avventura di Sacchi con Premana quando a fine degli anni ‘60 fu mandato fin su in cima alla Valsassina ad insegnare musica alle scuole medie.

Il Coro Nives in quegli anni era senza direttore e non si

sapeva quale strada prendere per rilanciare l’attività del Coro dopo circa 12 anni dalla sua nascita.

Fu così che il Remo, che a quei tempi vestiva i panni di presidente, provò ad andare alle scuole per chiedere

stro canto popolare adattando al Coro alcuni classici come “Él matinèe”, “La Molinère” ed altri.

In seguito in collaborazione con le “penne” del nostro paese, Del Teglio e Bellati, diede vita a brani che reste-

30/12/1998 - Il Maestro Sacchi e il Dr. Paracchi ricevono la cittadinanza onoraria dal sindaco Morris Codega

a Sacchi se l’idea di dirigere il Nives fosse o meno una cosa fattibile.

La risposta del maestro fu positiva anche se non priva di dubbi e perplessità dato che non aveva nessuna esperienza in questo campo.

“Proviamo, poi vedremo cosa riusciremo a fare” disse senza immaginarsi nemmeno lontanamente di cosa stava riservando il destino per lui e per noi.

Il suo più grande pregio fu quello di non voler imporre la sua figura musicale con il bagaglio della sua formazione ed esperienza ma il mettersi a servizio del Coro cercando di capire la cultura musicale del Nives e soprattutto di Premana.

Subito si innamorò del no-

ranno per sempre piccoli gioielli musicali legati a tutti noi. Sacchi comprese così profondamente il canto premanese da riuscire a compiere lavori anche in senso opposto, ovvero scrivendo musiche di brani che poi nei decenni sono entrati a far parte del nostro repertorio popolare, due esempi su tutti “La Valle” e “Ól prüm baśiìn”. Sedendoci ora attorno ad un tavolo a parlare del Maestro Sacchi, sono moltissimi i ricordi che vengono a galla: curiosità, fatti, vicende curiose e tanto altro ma tutte collegate dallo stesso filo: la musica.

Sì, perché lui faceva musica ma soprattutto era musica.

Potevi lanciare qualsiasi argomento che lui la girava

sempre in musica.

Se in un locale c’era un pianoforte o qualche altro strumento non poteva non provare a suonarlo.

Se dopo i concerti si finiva a cantare alla promàne con un calice in mano, gli si illuminavano gli occhi e rimaneva lì in ascolto con un sorriso che toccava le orecchie.

Ricordo con simpatia una sera, tornando in pullman da un concerto, cantavamo la “Ninna nanna del contrabbandiere” da poco incisa da Davide Van De Sfroos, improvvisando armonie un po’ bizzarre per riempire con un po’ di colore il brano.

Il Maestro si alzò, venne in fondo al pullman con carta e penna chiedendo ad alcuni di noi di ripetere i virtuosismi musicali appena tentati all’interno delle strofe…

Il martedì seguente giunse a scuola con la partitura per il Coro completa a 4 voci, ispirata alle nostre fantasie del sabato sera. È grazie a questi grandi e piccoli momenti che è cresciuta l’amicizia tra noi, anno dopo anno per quasi 50 anni.

Per noi coristi è stato ed è tuttora una figura importantissima della nostra vita, il Maestro c’era ai nostri matrimoni, ai funerali dei nostri cari sempre con elegante educazione e rispetto di tutti.

Roby

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Personaggi

Grazie, Maestro!

Tanti sono i ricordi del Maestro Sacchi in 43 anni di coro Nives. Nei numerosi viaggi o concerti, rassegne, concorsi molto spesso stavo nei posti davanti sul pullman, vicino a lui; il tempo per arrivare alla meta poteva essere di una, due o più ore, come quando siamo andati a Liegi in Belgio portando ai nostri connazionali emigrati colà in cerca di lavoro: “Un fiore dall’Italia” ebbene, lui parlava sempre, ma sempre e soltanto di musica! Non ho mai conosciuto nessuno con la passione così intensa per il proprio lavoro!

Questa è la cosa che più di tutte, mi ha stupito di questa

persona. Parlando dei vari generi di musica: leggera, classica, sinfonica, operistica , jazz ecc. diceva che se eseguita bene è tutta bella da ascoltare per gli appassionati di quest’arte!

Grazie, Maestro, per quello che mi hai insegnato e per la fiducia che hai avuto in me nel coro Nives e per la scuola di pianoforte (strumento “base” della musica) che hai fatto ai miei figli e nipoti.

Non ti dimenticherò mai!

Benedetto

UN ALTRO FRANCESCO ALLA GUIDA DEL “NIVES” Francesco Bussani è nato a Lecco nel 1995. Avviato allo studio del pianoforte nel 2005 da Sr. Antonietta Olgiati (FMA), nel 2009 prepara, sotto la guida del M° Francesco Sacchi (con il quale ha studiato anche teoria e solfeggio, armonia e composizione), l’ammissione al Conservatorio di Como presso il quale oggi frequenta il X anno di corso nella classe del M° Mario Patuzzi, con cui ha seguito anche corsi di perfezionamento. Per la preparazione dell’esame di compimento medio, si è avvalso dell’aiuto del M° Isabella Chiarotti. Ottenuta la maturità classica nel 2014, è triennalista della Laurea in Lettere_Scienze dell’antichità presso l’Università degli studi di Milano.

Fin da piccolo interessato al mondo del coro, collabora, e ha collaborato, in veste di cantore con diverse realtà corali: Concentus vocum (direttore M° M. Gabbrielli) con il quale è stato spesse volte solista; Accademia Corale di Lecco (M° A. Scaioli); Ensemble vocale Calychantus (M° P. Ferrario); Coro alpino lecchese (M° F. Sacchi). A seguito della malattia e della scomparsa del M° Sacchi, assume la direzione del Coro alpino lecchese (dicembre 2015) e del Coro Nives di Premana (febbraio 2016). Dal 2014 è direttore della corale parrocchiale della chiesa di San Giuseppe al Caleotto (LC), presso la quale collabora anche come organista. Dal 2009 al 2014 è stato organista presso

la chiesa dei Santi Vitale e Valeria in Lecco.

Da sempre affascinato dall’orchestra, ha seguito a Riva San Vitale (CH) un corso di direzione tenuto dal M° Marco Boni e dal M° Michele Patuzzi nell’anno accademico 2015-2016. Nello stesso anno è stato assistente-direttore del M° Pierangelo Gelmini per la formazione della nuova orchestra dei corsi preaccademici del Conservatorio di Como.

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Cultura

Omaggio a Orlando Sora 35 anni fa moriva a Lecco il pittore che affrescò nel 1954 la cappella del Rosario in S. Dionigi

Il 31 marzo di 35 anni fa moriva a Lecco il pittore Orlando Sora. Marchigiano, era nato a Fano il 18 febbraio 1903. Dopo aver frequentato la scuola d’arte della città natale, nel 1927 si trasferì a Milano e nel 1931, per interessamento di Ettore Bartolozzi, a Lecco dove rimase con la famiglia fino alla morte. Artista di straordinario talento, fu grandemente apprezzato da Mario Sironi, Carlo Carrà, Aldo Carpi e altri. Il suo corpus pittorico è notevolissimo. Tra le sue opere più famose ricordiamo: il magnifico affresco della chiesa del Caleotto (1951), in cui si ritrova la lezione di Giotto e di Masaccio, reinterpretata dalla sua acuta sensibilità di artista, il grande dipinto sulla volta del Teatro della Società di Lecco (1979), l’affresco dell’Ufficio Postale e molti altri dipinti murali che ingentiliscono gli ingressi di altrettanti palazzi privati lecchesi.

L’affresco al Caleotto non è l’unica opera di soggetto sacro realizzata dal Sora: famosa è la sua Via Crucis (1967) nella chiesetta di S. Maria della Neve ai Piani d’Erna, sul Resegone, oltre

agli affreschi mariani della cappella del Rosario in capo alla navata destra della chiesa parrocchiale di S. Dionigi a Premana.

Il Sora li realizzò nel 1954 (si tratta del suo secondo esperimento di pittura a fresco dopo quello nella chiesa del Caleotto), mentre le decorazioni di volte, archi e colonne furono opera del pittore Francesco Muttoni di Oggiono.

Gli affreschi del Sora raffigurano episodi della Vita della Madonna: dall’Annunciazione angelica alla Natività, dalla tragica disperazione del Calvario alla gloria dell’Assunzione fino alla sua Incoronazione nella lunetta centrale. I lavori alla cappella iniziarono all’inizio del mese di agosto del 1954 e si conclusero nel mese di novembre dello stesso anno, come si ricava dal Liber chronicus della parrocchia di Premana. Il Sora concluse la sua opera nell’ottobre, come si ricava da un articolo di Carlo Del Teglio apparso su “La Provincia” di Como il 15 ottobre. Sul “Corriere della Provincia” di lunedì 15 novembre 1954 apparve un entusiastico e profondo articolo a firma di Carlo Del Teglio titolato “Orlando Sora con l’affresco di Premana consacra la sua alta personalità di maestro”. Il poeta e scrittore premanese, dopo aver ripercorso il

cammino artistico del pittore lecchese, esaltò le “doti plastiche e figurative di questo artista dalla tempra robusta” e la sua spiritualità: “…guardando la soavità di certi volti, il composto panneggio delle figure che paiono evocate, in virtù di un’intensa idealizzazione, da un fondo spirituale vibrante di liricità, estatiche nella loro essenzialità espressiva ci si affaccia a quell’ineffabile abisso ch’è il mondo intimo d’ogni artista in cui, come nel caso di Orlando Sora, assiduamente vive lo sforzo, che può diventare spasimo, la ricerca, l’anelito verso la luce, verso la ‘charitas’ che purifica e libera l’uomo dalla materia”. Tra gli ammiratori dell’affresco premanese anche il sen. Pietro Amigoni (1904-1963) immortalato su una foto assieme al Parroco e all’affrescatore Sora.

Marco Sampietro

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Attualità

FONDAZIONI Fondo “Fratelli Bellati” Già sul numero de Il Corno uscito a Natale del 2014 era stata data la notizia della costituzione nell’ambito del Fondo patrimoniale della Comunità di Premana di un nuovo Fondo, denominato “Fratelli Bellati”, nato su iniziativa del Toni Bellati. La rendita annua del fondo “Fratelli Bellati”, come prescritto dal regolamento depositato, viene destinata permanentemente per i seguenti scopi: • sostegno a missionari premanesi (preti, suore, laici impegnati in via continuativa) privilegiando iniziative specifiche rispetto ad interventi “a pioggia” • promozione di incontri e conferenze su tematiche riguardanti la famiglia e le problematiche giovanili • salvaguardia e cura del territorio • promozione di eventi culturali (convegni, mostre, iniziative editoriali...)

• tutela e studio della storia e della cultura premanese • assistenza a famiglie premanesi bisognose • sostegno alle parrocchie dell’Alta Valsassina per il recupero del patrimonio storico culturale.

Sono stati finora erogati i contributi derivanti dalla rendita 2014 e 2015.

Nel 2014 i fondi disponibili, pari a € 2.200,00, sono stati destinati all’iniziativa “Un’ambulanza per i poveri di Piscobamba”, promossa e sostenuta dal missionario prema-

nese Padre Paolo Pomoni.

Per quanto riguarda il 2015, i 12.000 € a disposizione sono stati così erogati: - € 6.000 - Saint Ambrose Mission - Lusaka (Zambia), dove opera Don Angelo Bellati. Progetto: miglioramento dell’impianto idraulico della casa parrocchiale di Situmbeko e costruzione di nuove docce per la comunità.

- € 3.000 - Conferenza San Vincenzo, Premana - La somma è stata destinata a supportare alcuni nuclei familiari in cui sono presenti soggetti affetti da disabilità, che talvolta necessitano di trascorrere alcuni giorni presso strutture specializzate, al fine di dare sollievo alle famiglie stesse almeno per brevi periodi.

- € 1.500 - Associazione Amici del Museo, Premana - Progetto: conservazione e valorizzazione del patrimonio immateriale presente nel Museo di Premana. Le voci di spesa principali riguardano l’acquisto di un nuovo televisore e il trasferimento su DVD delle vecchie videocassette.

- € 1.000 - Istituto Comprensivo Statale “Giovanni XXIII”, Premana. Progetto: “Atelier Creativi”, sviluppato per partecipare al bando PON (Programma Operativo Nazionale) per il miglioramento dell’offerta formativa in ambito digitale.

- € 500 - Biblioteca Parrocchiale, Premana. Progetto: acquisto di un PC per creare un archivio informatico dei volumi presenti.

Fondazione Comunitaria del Lecchese Due progetti presentati da realtà premanesi hanno ricevuto un contributo dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese Onlus, entrambi a valere sul primo bando 2016.

Un primo progetto è stato presentato dall’Associazione Penne Nere di Premana, riguardante un intervento per la riqualificazione dell’area in località “Acquaduscio” con realizzazione di rampa d’accesso per passeggini e carrozzine e posa di nuove panchine e tavoli. Costo totale dell’intervento: € 7.800, a cui la Fondazione ha contribuito al 50% (€ 3.900).

La Casa Madonna della Neve ha partecipato al bando col

progetto Una vita migliore, un lavoro più leggero. La richiesta era finalizzata all’acquisto di nuove attrezzature, migliorative rispetto agli standard normali, per una più confortevole degenza degli ospiti della R.S.A. e per una migliore assistenza da parte degli operatori sanitari della stessa: 5 nuovi letti elettrici e 10 sistemi carro-ponte per la movimentazione dei degenti allettati. Al progetto è stato destinato il contributo della Pro-Loco di Premana ricavato dalla manifestazione “Premana Rivive l’Antico”. Importo totale € 20.000, quota finanziata dalla Fondazione: € 10.000.

La Redazione de

il Corno porge ai suoi affezionati lettori i migliori auguri di buon Natale 14

Storia

RISUONANO DA SETTANT’ANNI 9 NOVEMBRE 2016 Ben sì è ricordato don Mauro di questo anniversario. Le campane a mezzogiorno suonarono a festa, suonarono a lungo.

Settant’anni fa veniva installato il nuovo concerto di campane, poiché il preesistente era stato requisito quattro anni prima per farne armi fa guerra. In tanti ancora ricordano quel giorno: le campane appese al castello addobbato di ra-

moscelli di pini e fiori, la solerzia dei preparativi, i grandi falò di Ronco, Porscìil e Dalben della sera precedente alla festa , e l’inclemenza del tempo. I premanesi presenziarono compatti alla grande cerimonia. È sempre bello rileggere la cronaca di importanti avvenimenti, lo facciano dalle pagine di VIT DE QUAI SÓRT che ben ha ricordato tale evento.

* * *

- Cessato il conflitto mondiale, subito i premanesi si preoccuparono di dare al nostro campanile un nuovo e miglior concerto di campane. Venne tosto costituito all’uopo un comitato di aiuto al Rev. parroco don Giuseppe Carelli.

Del comitato facevano parte tutti i maggiorenti del paese a partire dal parroco e da Padre Croci e dai fabbricieri, comprendenti anche numerosi membri eletti dalla popolazione.

Di questo comitato venne eletto presidente Codega Antonio Metilde.

Continuiamo a leggere.

- Il comitato pro campane ha diramato un appello a tutti i capi famiglia e simpatizzanti di Premana perché le nostre principali campane, che da quattro anni, in forza di un infausto decreto mancano al bel concerto di cinque che riempiva la ridente nostra valle con le sue armoniose note, abbiano a far risentire i loro concerti. (...) Perciò il comitato si è messo al

lavoro ed avrebbe devisato un concerto di sei campane in tono di re naturale del peso di circa ql. 43 Esso chiese ad ogni capo famiglia e a tutti coloro che amano Premana di voler segnalare quello che intendono dare, sia in denaro che in natura, anche con versamenti rateali.

La Cia da Lère con le sue testimonianze aveva ricordato come le ragazze, appena giunte le campane erano state invitate a pulirle con acqua e sapone, ma, quando arrivò il Metìlde a controllare, non gli parevano pulite abbastanza e ha continuato lui con un acido ed un pennello perché a noi gelavano le mani.

Pure il quotidiano L’ITALIA si interessò alla nostra festa, e l’inviato G.P. Fabretto così aveva scritto e pubblicato: 10 Novembre - BATTESIMO DI SACRI BRONZI SOTTO UNA BUFERA DI NEVE. Premana 9 notte. La sorpresa ce l’ha fatta il tempaccio, ma è stato in fondo una nota di colore locale che ci voleva.

Quando l’auto che percorreva la Valsassina dentata di rocce tra verdi gengive di pascoli e ondulata di pianori e di boschi, caldi dell’oro autunnale, si lanciata nella vertiginosa strada a gi-

ravolta oltre Margno e, mordendo la salita, è giunta a Premana, sulla piazza spiccavano come sposine in riga le sei argentate campane nuove, appese ad un castello di travi ornate di verde e fiori.

Pesanti cortine di nebbia lattiginosa si srotolarono da Pizzo dei Tre Signori e dal Legnone, invadendo i boschi di castagno a strapiombo sul borgo e colmando le vallette: tra il velo nebbioso palpitavano, in fondo, le fiammelle accese sulle tombe dei valligiani raccolte nel breve cimitero. (...) Allegri falò sulle baite lontane, ghirlande di luci sfavillanti dalla cuspide del campanile alla facciata della chiesa, e fragorosi scoppi di mortaretti hanno annunciato a sera la festa di Premana che si accingeva ad inaugurare le sei campane nuove, volute in sostituzione delle cinque vecchie, rapinate dal vortice della guerra.

Il paesaggio natalizio sì è completato stamane, quando è cominciato a nevicare fitto ed in un breve Premana è apparsa come un isola di case, dai tetti d’ardesia, sparse in saliscendi, una fiabesca isola tra il bianco della nebbia invadente, i gradoni terrosi dell’anfiteatro alpestre incombente sulla piazza sembravano spicchi di panettone zuccherato e le fronde degli alberi piegarono sotto il carico immacolato, come nei panorami svizzeri e svedesi. Ma anche con la neve la giornata tanto attesa si è svolta in un clima di schietta esultanza, che ha avuto per focolare la chiesa dove mons. Lorenzo Balconi

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Storia

dell’Istituto Missioni Estere di Milano, assistito dal parroco di Pagnona, dal predicatore padre Matteo dei Minori di Dongo e dal professor don Tenderini e dal clero locale ha celebrato il suo pontificale.

La chiesa gremita risplendeva di luci.

I premanesi han voluto fare le cose per bene, dalle cassepanche della sacrestia, con le antiche argenterie sono stati tolti i preziosi storici paramenti che i primi lontani lavoratori del luogo, emigrati a Venezia e per le tante contrade del mondo, vollero mandare alla loro chiesa.

Tutte le donne indossavano la loro vesta della festa, la lunga ricca gonna pieghettata, un nero o marrone, il corsetto di velluto, il largo fazzoletto bianco, ricamato, per copricapo. Spettacolare e pittorico colpo d’occhio che armonizzava con l’austera bellezza del tempio.

La cantoria di s. Bartolomeo di Como ha eseguito musiche dell’Andriselli, Pecchia e Bottazzo, ed una nota di viva commozione ha preso la folla, alla cui testa vollero essere presenti il sindaco Carlo Pomoni e le altre rappresentanze del comune, quando mons. Balconi volle sintetizzare nella sua omelia il significato cristiano della giornata che accoglieva tutto il popolo, dopo anni di dolore, per festeggiare la consacrazione delle nuove campane volute ed acquistate per volontà e con il contributo di tutte indi-

stintamente le famiglie del luogo.

Premana è veramente straordinario, bisogna arrivarci e viverci in mezzo magari per un giorno solo e sotto la neve, per scoprire i caratteri e afferrarne le bellezze autentiche e non soltanto naturali ma anche morali e spirituali. (...) Oggi giornata di pura festa spirituale, le industrie e le officine sono ferme, spenti i forni, inanimati i trapani, le “berte”, le morse, le incudine, i magli ed i cento strumenti di lavoro che forgiano cento oggetti diversi. (...) Il tempo non ha guastato nulla.

Tanto che l’ordine delle cerimonie si è svolto regolarmente e, sotto una vera tempesta di neve Mons. Balconi, in mezzo al popolo attento e festante ha proceduto alla consacrazione dei sacri bronzi: sei campane dal timbro squillante - ql. 44 di bronzo - istoriate e dedicate non solo ai santi quassù familiari, ma anche al popolo, ai bambini chiamati a “cantar lodi del Signore”, ai contadini, ai legnaioli, ai pastori, agli operai della fabbrica Italicus, ai professionisti, artigiani, esercenti, ai caduti di guerra. (...) Un popolo non solo fisicamente ma anche moralmente sano quello di Premana, così che quando dopo i vesperi e la consacrazione mons. Balconi volle ancora ricordare il significato delle campane secondo la liturgia, il loro invito alla vita spirituale e all’ascesa delle concordia e all’amore

cristiano, le sue parole caddero vive e sentite nel cuore di ognuno. (..) Oggi la piccola Premana dai suoi mille metri, insegna alle città, alle metropoli.

Lo squillo delle sue campane che passerà echeggiando nella valli, risvegli nell’anima della Patria la voce dimenticata e sia motivo di speranza e di un sereno e più cristiano avvenire. * * * E sul cronicon parrocchiale a quella data leggiamo: - Quando il concerto fu installato, le campane suonarono a distesa per l’intera prima notte, ininterrottamente.

E la gioia fu grande * * * Collocate sulla torre per la prima volta nel 1867 in numero di tre e via via portate al numero di cinque anche se il campanone, la più grossa verso la fine dell’Ottocento, s’era incrinata per il tanto scampanare e dovette essere per ben due volte rifusa.

Ricordare è dovere, ricordare è riconoscenza.

Le campane hanno raccontato e raccontano la storia di Premana, fanno gioire per una nascita, scandiscono i momenti della vita, annunciano mestamente la morte.

PRECISAZIONI DI UN (EX) CAMPANARO Nei giorni di “Premana Rivive l’Antico”, è stata esposta, credo in modo permanente, accanto alla porta della Sagrestia della nostra Chiesa Parrocchiale, una nuova e bella insegna che illustra il “concerto” delle nostre campane, proprio in occasione del 70° della loro posa.

Trattasi di un “concerto” a sei campane, che sostituiva il precedente requisito per fondere cannoni per la guerra, che invece era di cinque campane.

Un plauso caloroso a chi ha ideato e realizzato artisticamente questa insegna (anche così sì fa un po’ di storia).

Qualche giorno dopo, soffermandomi a leggere con calma e attenzione, mi si affianca un giovanotto di una volta (all’incirca della mia età), uno di quelli che qualche volta ha avuto l’opportunità di partecipare attivamente al suono delle Campane a Festa – in gergo si diceva: “Sonà in pée”, che non vuol dire suonare stando in posizione eretta, ma

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suonando le campane quando queste si trovano già rivolte verso l’alto –.

Scorrendo lo scritto manifestava qualche perplessità e mi diceva: «Pensavo che l’ordine delle campane fosse esattamente il contrario».

Anche questo corrisponde a una certa verità (pensavo), allora tenterò di svelare l’arcano. Azzardo un’ipotesi, del resto lo fanno anche i veri storici, non è vero Sampietro?

(Inteso come Marco Sampietro, redattore de Il Corno).

Chi ha scritto il testo della bella insegna (oltre settant’anni fa) sicuramente, assieme a una certa cultura, doveva avere anche nozioni di musica.

Cercherò di spiegarmi meglio: se vi mettete davanti a una tastiera di pianoforte – ma va bene anche una pianola – e individuate un DO (sulle pianole dei nostri ragazzini c’è anche scritto), andando verso destra (proprio come a

Storia

scrivere) il tono musicale diventa più acuto dando vita alla scala musicale (a questo punto credo che al Nigi e all’Adriano si siano rizzati in piedi i capelli!!!).

Ora poniamo che la campana col tono più grave, ovvero la più grossa sia appunto il DO, la seconda il RE, la terza il MI, la quarta il FA, la quinta il SOL e la sesta il LA. In questa giusta logica è stato espresso appunto l’elenco così come lo leggiamo.

Per eseguire il concerto di campane a festa (in pée) si inizia dal LA. Infatti provate appunto con la pianola o col pianoforte a eseguire in sequenza: LA-SOL-LA-FA-SOL-MI-FA-REMI-DO-RE-DO. Il risultato approssimativo (non teniamo in conto dei tasti neri, i semitoni, altrimenti mi perdo) sarà come il concerto di campane a festa.

Naturalmente chi materialmente “comandava” i più o meno occasionali campanari diceva appunto: “Prüm-Segónd-Terz-Quart-Quint-Gròs”.

La perplessità più che lecita del mio interlocutore dovrebbe essere spiegata.

Ci sarebbe tanto da dire su quando si suonavano le campane prima che si realizzasse la loro elettrificazione, ma sarà per un’altra volta.

Se invece di chiarire i concetti, li ho ulteriormente incasinati, forse vuol significare che sto diventando un vero giornalista!

Nico

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Anniversari

100 ANNI DI BENE

Nel 2016 festeggiano dei significativi compleanni due istituzioni che operano a Premana nel campo dell’assistenza ai bisognosi: la Conferenza San Vincenzo è attiva da 60 anni, mentre la Venerdì 25 novembre è stata organizzata una serata sul tema: LA CASA MADONNA DELLA NEVE VERSO UN NUOVO AMPLIAMENTO. In tale occasione, con l’aiuto del Dr. Pietro Riva, dirigente dell’ATS (la vecchia ASL), sono stati proposti alcuni spunti e riflessioni sulle prospettive che ci attendono e sulle diverse tipologie di servizi che si possono prestare nel campo dell’assistenza alla persona. Tutto questo per iniziare almeno a confrontarsi in merito a come destinare i nuovi spazi che si potranno ricavare dalla ristrutturazione degli immobili adiacenti all’attuale Casa Madonna della Neve (donati dalle famiglie Pomoni e Tenderini). Si tratta di più di 300 mq., in parte sicuramente da dedicare all’ampliamento dell’attuale RSA, che soffre della carenza di spazi, ma prevalentemente da destinare ad una nuova e diversificata offerta di servizi.

La ristrutturazione sarà da affrontare nel

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Casa Madonna della Neve (che ne è diretta “emanazione”) opera da 40 anni.

A fine novembre 2016 sono state festeggiate queste importanti ricorrenze.

medio termine, ma la priorità è quella di intervenire avendo le idee chiare, e non rischiare di iniziare con lavori poco mirati, a rischio di modifiche in corsa con conseguente spreco di risorse (che necessiteranno ingenti!). Domenica 25 novembre è stata invece giornata di festeggiamenti, iniziati presso la Casa Madonna della Neve, proseguiti con la Santa Messa e conclusi col classico pranzo.

IL SALUTO DI DOMENICA MATTINA 40 anni di Casa Madonna della Neve.

Il primo pensiero che mi viene in mente è: “Quante persone ha coinvolto questa benemerita iniziativa?”.

Se parliamo di ospiti siamo nell’ordine delle centinaia, parlando del personale si tratta di decine, mentre se il riferimento è ai volontari l’ordine di grandezza è quello delle migliaia di persone

Il Consiglio della Casa Madonna della Neve (con Padre Angelo a fare le veci del Parroco)

Anniversari

coinvolte nell’arco di quattro decenni.

In questa giornata di festa mi piace rivolgere l’attenzione non tanto a chi è stato destinatario di un’opera di bene così importante (gli ospiti, come abbiamo sentito durante la serata di due giorni fa, non mancheranno mai!), ma proprio a chi è stato protagonista attivo, dai benefattori ai volontari che si sono succeduti in tanti anni.

La ragione più importante per festeggiare è l’esserci, da sempre, di queste persone. Ogni persona adulta sa che dà più soddisfazione offrire un regalo (sapendolo gradito) piuttosto che riceverlo. Questo è quello che è successo

per 40 anni in questa Casa, e che continua a succedere ogni domenica, anzi, ogni giorno.

Finché ci saranno persone felici di offrire il proprio lavoro, il proprio tempo, la propria pazienza, ricevendo in cambio solo un sorriso (o magari anche solo... un rimbrotto!), la nostra Casa continuerà ad essere un fiore all’occhiello per il nostro paese e un motivo di orgoglio per ogni premanese. Se dovesse venir meno questo aspetto, allora rimarrebbe un’Azienda, un’importante Azienda (una delle prime 4/5 di Premana come personale impiegato) ma senza un’anima, senza il cuore pulsante di tanti volontari che oggi la

rende quasi unica. Ringrazio le tante persone che molto si danno da fare per questa istituzione, dai Consiglieri fino a tutti coloro che lavorano nell’ombra. Auguriamoci che non vengano mai meno, e che col loro esempio e la loro testimonianza riescano a coinvolgere altre persone, anche più giovani, per cercare di alimentare un cambio generazionale che per la verità (da noi come in tante altre associazioni ed iniziative) fatica a verificarsi. Buona giornata a tutti!

Il Presidente della Casa Madonna della Neve Giovanni Bellati

L’INTERVENTO A PRANZO DEL PRESIDENTE DELLA SAN VINCENZO Oggi è una giornata di festa!

Oggi celebriamo una tappa importante nella vita del nostro paese!

Un anniversario di due istituzioni caritative che si occupano e si preoccupano dell’attenzione agli anziani e alle persone bisognose.

60 anni fa nasceva ufficialmente la Conferenza San Vincenzo; a dire la verità, detta Conferenza cominciò ad operare prima, cioè almeno nel 1952, ma ottenne l’aggregazione ufficiale al consiglio di Parigi solo nel 1956 per questo motivo: (scrive il Consiglio Superiore di Milano): “Egregio Presidente e caro confratello, Mi sono giunti i fogli per la richiesta d’aggregazione per la Conferenza di Premana da Lei presieduta.

Sono spiacente di doverglieli rimandare perché una delle condizioni tassative per ottenere l’aggregazione a Parigi è che le adunanze siano settimanali e non soltanto quindicinali.

La prego dunque di cercare di mettersi al corrente e appena avrà potuto ottenere le adunanze settimanali, mi rimandi le domande e sarà

mia premura inoltrarla al Consiglio generale di Parigi per l’approvazione”.

Il Presidente Paolo Fazzini non si perse d’animo e, con lui, altre persone negli anni seguenti si adoperarono nell’assistenza agli anziani e alle persone bisognose di Premana.

Da queste persone nacque l’idea di pensare che anche per il nostro paese ci fosse la possibilità di avere una casa di riposo. (dal verbale della Conferenza San Vincenzo del 18 dicembre 1973): “...dal mese di agosto fino a oggi durante tutte le adunanze, si è parlato della casa di riposo o centro assistenziale per gli anziani o comunque bisognosi; già si è trovata una casa disponibile; occorre sistemarla e l’Ing. Berera ha già steso il progetto; sono state interpellate le autorità religiose, civili e sanitarie, nonché gli organi superiori della Conf. S. Vincenzo e sembra che tale iniziativa sia approvata, e si potrà contare anche sul loro contributo”.

Nel 1976 ci fu l’apertura della Casa Madonna della Neve!

(Dal verbale Conferenza San Vincenzo del 16 novembre 1976):

“Si parlò poi della necessità di altro personale nella Casa Madonna della Neve, essendo gli ospiti saliti a quattro, e si decise di far fare un po’ di ore al mattino a una donna che si è offerta.

Si decise anche di fare la domanda per l’installazione del telefono.

Il presidente lesse una lettera di Mons. Domenico Tenderini che ci dice che ora ha inizio la parte più delicata e impegnativa e che non mancheranno gli ostacoli, ma nulla deve fermarci nel bene iniziato e sarà molto felice di venire presto a celebrare la S. Messa nella Cappella della Casa”.

Ecco, da allora a oggi tante persone si sono avvicendate, nei vari ruoli, a far sì che persone anziane e bisognose trovassero una risposta alle loro necessità.

Oggi noi guardiamo con grande riconoscenza a queste persone, ne ammiriamo la lungimiranza e da loro vogliamo prendere esempio: una lezione di vita, affinché, anche per il futuro, l’impegno e l’attenzione verso queste realtà non vengano mai meno.

Il Presidente della Conferenza San Vincenzo Luca Tenderini

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Attualità

“NON SI DIVENTA UOMINI GRATIS” Riprendiamo l’intervento che il Prof. Silvano Petrosino ha tenuto a Lecco in occasione dell’incontro intitolato “Dialoghi di vita buona” incontro facente parte di quelle serate proposte dal nostro Cardinale per promuovere il dialogo tra gli attori sociali, economici e educativi-.

La serata del 6 ottobre tenutasi a Lecco aveva Mentre pensavo a cosa dire mi è venuto in mente un passaggio che troviamo in “Timidezza e dignità”, libro dello scrittore norvegese Dag Solstad.

Il personaggio del racconto, si reca ad un convegno di filosofia a Città del Messico; l’autore scrive: “Aveva visto con i suoi occhi come le masse povere affluivano nella grande città incantate dalla possibilità di vivere proprio lì, lasciavano la grigia e povera quotidianità del contado per una disperata esperienza da baraccopoli alla periferia delle metropoli e non volevano andare via da lì. […] Perché? Il fascino… è il fascino di essere contemporanei alle grandi automobili, ai programmi televisivi, ai ristoranti esclusivi, le code nel traffico, le luci della pubblicità dei cinema, le lotterie, le ville di lusso dietro le mura, con le guardie armate ai cancelli. La fame poteva torcere gli intestini, ma il fatto di essere contemporanei al programma televisivo te li fa dimenticare.

I sogni spengono la sete, i sogni appagano”.

Questa è una grande ipotesi, quella cioè di costruire città sul fascino. Las Vegas, ad esempio, è assolutamente all’interno di una logica consumistica, alcuni dicono tecno nichilista, altri parlano di capitalismo.

Si può pensare di costruire una città centrata sul gioco d’azzardo, sulla prostituzione e su un consumo compulsivo. Questa tentazione - affascinante, ma al contempo inconsistente - nella tradizione biblica si chiama idolo.

per titolo: “Lecco, cosa fa una città, dove si trova l’anima di una città, c’è un’idea di vita in questa città oggi?

Cosa guardare per scoprire l’anima di questa città?”.

Crediamo che quello segue possa valere in gran parte anche per Premana e i suoi abitanti.

Due importanti caratteri dell’idolo sono il carisma e la lucentezza, elementi di forte attrazione attraverso cui molte città sono state costruite. Il fascino è idolatrico, dà qualcosa che il contado non dà e ritengo difficile tornare indietro da questo concentramento nelle città.

Il problema è se c’è un’alternativa, senza scadere nei già triti discorsi moralistici e consumistici.

Mi è poi venuta in mente la definizione che San Tommaso dà di sobrietà: la sobrietà non è la rinuncia ai piaceri, perché non si può vivere senza di questi, ma è la rinuncia a quei piaceri che rompono i legami.

L’alternativa al mondo descritto da Solstad, quindi, non è la solitudine conventuale. È un modo di stare insieme che può essere diverso, sobrio, nel senso di Tommaso.

E questa sobrietà non è poi così lontana; la troviamo nella nostra tradizione: molte città italiane danno spesso la possibilità di vivere insieme e bene, attraverso buoni trasporti e servizi, senza dimenticare la qualità della vita legata alle sane abitudini.

Qui lo dico ai politici e anche agli imprenditori: si può, non è impossibile da fare, bisogna accettare di rinunciare ad alcuni piaceri. Non si diventa uomini gratis; l’umanità è legata alla capacità decisionale di ognuno, escludendo alcune cose per dar peso ad altre più importanti (non luccicanti).

Quindi di fronte all’immagine idolatrica che tutto concede, c’è la possibi-

lità della rinuncia. Perché, attenzione, la strada in cui tutto è sempre concesso è una strada di distruzione, di morte, di insoddisfazione. Hai un godimento iniziale, un brivido; poi avviene il disastro. Gli studiosi hanno fatto un’osservazione interessante: dopo anni di forte urbanizzazione e di ricchezza, nelle città stanno nascendo degli orti legati alla necessità di nutrirsi. Le persone hanno fame e non arrivano alla fine del mese. Questo è un segno di crisi del sistema idolatrico; c’è un ritorno alla sobrietà e all’umanità nuovo e alternativo. Bisogna saper riconoscere queste innovative forme di sobrietà, valorizzarle e dar nuovamente fiducia all’uomo.

Si possono fare i fuochi d’artificio e vivere circondati dagli idoli attraenti, pieni di illusioni. Ma si può anche fare di meglio, fermarsi e accettare un po’di sobrietà.

Quello che ho detto, in fondo è tutto scritto nella Bibbia. La questione degli idoli, ad esempio,è ben trattata nei passi riguardanti il vello d’oro costruito da Aronne per accontentare il popolo. L’idolo fa godere, dà un punto d’appoggio all’inquietudine. Ma intorno all’idolo si raccoglie sempre una scena di distruzione dei legami e di morte.

La rinuncia allora non è al piacere, ma al male. La Bibbia infatti continua a ripeterlo: fa quello che vuoi, ma non idolatrare perché in questo modo ti autodistruggi.

Auguri e complimenti a ENRICO GIANOLA, laureatosi in fisioterapia lo scorso 4 novembre, con il punteggio di 109 all'Università Bicocca di Milano.

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Attualità

PREMANA COMMISSARIATA Apprendiamo solo poco prima di andare in stampa le notizie che riguardano l’Amministrazione Comunale, interessata da dimissioni a valanga dei consiglieri (l’intero gruppo di maggioranza). Tutto è ruotato attorno alla “vicenda centrali”.

La prefettura ha sospeso Sindaco e Consiglio comunale e nominato il Commissario Prefettizio, la dott.ssa Nicoletti Marcella, per garantire la gestione provvisoria dell’Ente, fino alle elezioni anticipate che si terranno probabilmente nella prossima primavera.

Una situazione mai verificatasi nella storia amministrativa del paese, come non era mai accaduto che un’amministrazione fosse diffidata da un gruppo di cittadini.

Nelle ultime settimane giunta e consiglieri hanno subito pressioni, intimidazioni, insulti, che non hanno risparmiato i funzionari (il segretario comunale è stato scortato dai carabinieri fino alla

macchina): episodi mai visti nel nostro paese, che si professa civile.

Non conosciamo fino in fondo i dettagli di una vicenda iniziata già da anni, che ha interessato più legislature e che ha assunto da tempo toni accesissimi, a nostro parere decisamente sopra le righe.

Il Corno non avrà modo di tornare sull’argomento come avrete letto su altre pagine. Al momento ci sembra solo di poter osservare che gli eccessi non premiano nessuno, che la radicalizzazione dello scontro non porta ad alcun risultato e che alla base di qualsiasi questione da affrontare comunitariamente ci sia una corretta e tempestiva comunicazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. Oltreché, naturalmente, il dovuto rispetto reciproco.

Solo un flusso preciso, puntuale e trasparente di informazioni (in particolare nella fase di stipula delle convenzioni) poteva garantire una dialettica costruttiva. Diversamente resta solo lo spazio per i pregiudizi, le supposizioni, i malintesi ed i processi alle intenzioni. E

forse è proprio quello che è successo in questi anni.

E quel che è peggio sta nel fatto che vicende arrivate a questi estremi lasciano strascichi che fuoriescono dalle sedi istituzionali, e purtroppo coinvolgono e deteriorano anche i rapporti personali; e questo, in un paese come il nostro, è il risvolto peggiore, perché si invelenisce il tessuto sociale.

Pensiamo che quanto successo non lasci né vincitori né vinti, ma solo tanta amarezza e l’auspicio che il nostro Paese possa ritrovare un minimo di unità di intenti, armonia e desiderio di spendersi per il bene comune, senza l’obiettivo di sopravanzare nessuno.

Con la consapevolezza che solo gli strumenti democratici garantiscono i diritti di ciascuno.

A livello nazionale si sente spesso dire che servirebbe tornare allo “spirito della Costituente”.

Forse vale lo stesso anche nella nostra piccola ma vivace realtà.

La Redazione

COMUNICATO STAMPA Il gruppo consiliare “Vivere Premana”, in accordo ed in sintonia con il sindaco Fazzini, ha presentato le proprie dimissioni come ultima ed irrevocabile decisione.

Ciò è avvenuto con tempistiche diverse da parte dei diversi membri del gruppo, a dimostrazione – se ce ne fosse bisogno – di quanto sia stata logorante e sofferta tale scelta, maturata in conseguenza delle vicende che hanno interessato il Comune negli ultimi anni e che hanno preso una imprevedibile ed amara svolta nelle scorse settimane.

Per inciso vogliamo ancora una volta sottolineare quanto gli Enti realmente investiti delle decisioni in merito alla questione non abbiano supportato in modo adeguato e puntuale l’Amministrazione Comunale, lasciandola di fatto nelle more di una procedura che avrebbe potuto essere di moto proprio avviata dai funzionari preposti.

Questo Consiglio è stato palesemente soggetto a condizionamenti, che hanno in alcuni casi rasentato quelle che andrebbero definite “pressioni” solo per usare un eufemismo.

Come gruppo e come Amministratori abbiamo considerato questa situazione gravissima e paradossale: l’Amministrazione che anni fa ha approvato e fir-

mato la convenzione non è stata a suo tempo diffidata; la Provincia che recentemente ha sollecitato la concessione dello sgravio non è stata diffidata.

Non nascondiamo che abbiamo vissuto come un atto di vigliaccheria le diffide ricevute da comitati ed associazioni negli ultimi giorni, così come gli articoletti (le inchieste son ben altra cosa!) diffusi in rete: prediche di qualche coraggioso che non rischia nulla e che si è sempre guardato bene dall’assumere responsabilità amministrative. È troppo facile andare a colpire l’anello più debole della catena. Ma l’anello debole non è stato solo questo Consiglio, è stata la Comunità di Premana!

Perché la Comunità tutta, i cui bisogni non si limitano alla salvaguardia delle acque, sarebbe chiamata a fare fronte – e da subito – alle pretese di chi vuole esclusivamente speculare sul territorio comunale.

Certa stampa, negli ultimi giorni, ha optato per i titoli caldi, richiamando l’attenzione sul fatto che il destino di una valle era nelle mani di undici persone. Ha dimenticato di precisare che anche il destino delle casse comunali era nelle mani di quelle stesse undici persone.

L’istruttoria condotta in seguito al rinvio unanime nel

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Cultura

Consiglio Comunale dello scorso 19 Settembre, per verificare i margini di manovra, ha prodotto pareri legali parzialmente rassicuranti per quanto riguarda la posizione dei singoli Amministratori. E tuttavia non si può dire altrettanto per l’Ente, il quale si sarebbe esposto ad un rischio che le casse comunali – delle quali eravamo responsabili – non avrebbero potuto in alcun modo sostenere, anche solo (ed è il minimo) per quanto riguarda le spese legali.

La necessità di affrontare la richiesta risarcitoria avrebbe rischiato di bloccare qualsivoglia attività amministrativa da subito e per anni: fino al raggiungimento della sperata – e peraltro non certa – vittoria legale.

In soldoni: avremmo dovuto compiere un atto di coraggio difendendo la posizione, incassare lodi e pacche sulle spalle e, da domani, elevare al massimo la pressione fiscale, tagliare i servizi, licenziare il personale a tempo determinato e rendere impensabile qualunque opera pubblica… fino a data da destinarsi.

Questo non è coraggio. È incoscienza. E Premana non lo avrebbe meritato.

Per noi, Sindaco compreso, finisce qui.

Siamo consapevoli però che le osservazioni già pre-

sentate a suo tempo alla Provincia da noi – unica Amministrazione ad averlo fatto con elementi concreti di negatività – rimarranno nell’ultima Conferenza dei Servizi come traccia per le Amministrazioni che si succederanno. È quella la sede in cui si gioca la partita, ma senza sgravio, ci hanno detto, non si può convocare.

La nostra, ribadiamo, è una decisione presa con lacerante sofferenza da ciascuno perché, se mai fossimo arrivati in Consiglio, qualunque decisione non avrebbe avuto quella piena e totale libertà di scelta, serena ed autonoma; senza cioè l’adeguato equilibrio che è attributo indispensabile per soggetti chiamati a rappresentare l’intera collettività.

Si è generato un clima dove qualcuno ha puntato i cannoni contro il proprio Comune senza voler nemmeno ascoltare TUTTI i possibili risvolti per TUTTA la cittadinanza; troppo spesso ci si dimentica – e ci si è troppo spesso dimenticati, anche a livello locale – che la vera ed unica prerogativa per un consigliere comunale deve essere quella del servizio a tutta la Comunità e non solo ad una parte, o peggio ancora a se stesso ed ai propri interessi, pubblici o privati che siano.

Il gruppo “Vivere Premana”

REFERENDUM

SI/NO/SI/NO/SI/NO/SI/NO/SI/NO/SI/NO/SI/NO/SI/NO I risultati del referendum confermativo sulla riforma costituzionale, tenutosi lo scorso 4 dicembre, ha dato a Premana, come capita spesso, un responso in controtendenza rispetto all’esito su scala nazionale.

Innanzi tutto un dato positivo si riscontra per affluenza alle urne, superiore alla media nazionale.

Quanto all’esito, le chiavi di lettura politica sono diverse a seconda che si faccia riferimento all’orientamento di voto delle liste presenti in Consiglio Comunale, o al panorama politico generale.

Senz’altro può apparire per certi versi sorprendente che un paese storicamente in larga parte schierato su posizioni leghiste e di centrodestra sia stato fra i pochi in provincia e in regione ad aver dato la maggioranza al “sì”.

Se invece ci si riferisce all’analisi del voto che lo interpreterebbe come voto generico di protesta rispetto alle condizioni economiche, alla disoccupazione, alla povertà crescente, e che individuerebbe una certa correlazione tra le aree di maggior benessere e la percentuale dei “sì”, allora potrebbe indicare che, rispetto al contesto generale, non tiriamo avanti neanche male.

Ad ognuno la propria interpretazione.

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Cultura

Scoperta un’Ultima Cena nella sala dei Disciplini nell’oratorio dell’Immacolata

L’Ultima Cena apparsa dopo i lavori di restauro nella sala dei confratelli nell’oratorio nell’Immacolata.

È stata recentemente restaurata la sala dei Disciplini che aveva sede nell’oratorio dell’Immacolata.

Ubicata alle spalle dell’altare, a cui si accede tramite due porte con cornici in marmo e ante settecentesche, la sala, oggi adibita a sacrestia, ospitava un tempo le riunioni dei confratelli di S. Maria dei Disciplini, come stanno a dimostrare ancora oggi alcuni arredi lignei di pertinenza di questo pio sodalizio: due lunghe panche addossate alle pareti dove sedevano i confratelli e un sedile tardobarocco, oggi collocato nel presbiterio e un tempo riservato al priore della confraternita.

Prima dei restauri la sala presentava una decorazione pittorica tardottocentesca offuscata nella sua resa visiva da consistenti accumuli di fumo, polveri e sporco incoerente.

Dopo una esplorazione oggettiva delle superfici e degli impianti decorativi si è proceduto ad un progetto di restauro conservativo delle decorazioni. Sono state dunque restaurate le vele della

volta dove sono affrescati: la Gloria dell’Eucaristia; la croce e il pastorale, il teschio, la croce e il libro, la clessidra con colomba e aspersorio; l’ostensorio tra nuvole e cherubini; l’Agnus Dei, l’agnello pasquale seduto sul libro dei sette sigilli che tiene tra le zampe un vessillo con l’iscrizione “ECCE AGNUS DEI”; turibolo, navicella, libro. L’attenzione si è poi concentrata sull’affresco posto sulla parete contrapposta all’ingresso raffigurante l’Occhio divino in triangolo con raggi luminosi. Indagini condotte sulla parete hanno rivelato la presenza di un affresco preesistente che, in accordo con Committenza, Direzione Lavori e Organismi di Tutela, si è optato di riportare alla luce. È emersa così una rappresentazione dell’Ultima Cena, seppure degradata e di non alta raffinatezza esecutiva ma sicuramente anteriore al dipinto soprammesso.

L’affresco, piuttosto sbiadito, raffigura una tavola imbandita, attorno a cui si dispongono i commensali: al centro

Gesù con l’aureola e gesto benedicente e lungo i quattro lati del tavolo rettangolare i discepoli senza attributi iconografici utili per identificarli.

Le modalità esecutive, a detta del restauratore, “ s e m b ra n o avere potenziali elementi di somiglianza con quelle osservabili in relazione ai dipinti emersi all’interno dell’Oratorio della Confraternita del Santissimo presso la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo in Vendrogno (LC) durante l’intervento di restauro attuato negli anni ’90 del XX secondo: tale raffigurazione riporta le iniziali e la località di origine dell’esecutore, Giuseppe Ambrosioni.

Tale possibile similarità necessiterebbe naturalmente di opportuno ed ulteriore approfondimento”. Giuseppe Ambrosioni era nativo di Branzi (BG) e fu attivo nella seconda metà del Settecento: nel 1746 decorò la sala della confraternita del SS. Sacramento a Vendrogno e nel 1748 affrescò e datò il medaglione raffigurante la Madonna della Cintura tra un Santo Vescovo (forse S. Agostino o S. Eusebio) e S. Giacomo sulla volta della sacrestia della chiesa della Madonna della Cintura a Pasturo.

(Dati desunti dalla Relazione finale di restauro di Giacomo Luzzana, Civate 2016) Marco Sampietro

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Intervista

40 ANNI ALL ’ ASILO Ottobre 2016: la maestra Pinuccia va in pensione. Quando e come è iniziata la tua carriera di maestra?

Mi diplomai a luglio del 1974 e a settembre iniziai a fare la maestra nell’asilo di

scontato proseguire gli studi.

Io ebbi la fortuna, dopo la terza media, di andare al C.O.E. di Barzio dove inizialmente frequentai il corso di stenodattilografa. Successivamente la sig.ra Carla

all’ambiente scuola che, man mano, è diventata la mia seconda casa.

Nel corso degli anni ho condiviso l’esperienza educativa con moltissime colleghe Suore, con varie Direttrici e con

insegnanti laici. Com’è cambiato - se è cambiato - l’insegnamento nel corso degli anni?

Diversi insegnanti si sono susseguiti fino agli attuali colleghi (ormai ex!!!).

Taceno. Aveva lasciato l’unica sezione allora presente una suora laica. L’asilo era ubicato nell’edificio dove si trova attualmente la Scuola dell’Infanzia Statale. Rinunciai l’anno successivo perché seppi che a Premana veniva aperta una nuova sezione.

Il 5 novembre del 1975 fui assunta dall’Amministrazione dell’Ente Morale Asilo B. P. Berri.

Airoldi, allora preside a Premana, mi “spinse” a frequentare la Scuola Magistrale.

In un anno come privatista recuperai due anni e frequentai il terzo alla scuola “Mazzucconi” di Rancio dalle Suore.

Suore aventi mansioni diverse.

Con tutte ho avuto un rapporto soprattutto di rispetto e di stima ma, con alcune, oserei dire anche di amicizia.

Non sarei sincera se non dicessi che non sono mancati inevitabili momenti di difficoltà, normali, credo, in qualsiasi ambiente lavorativo.

La scuola nel corso degli anni è cambiata dal punto di vista didattico, e non solo, come è normale che sia, indipendentemente dalla figura religiosa o laica.

L’asilo, che aveva prevalentemente il ruolo di accoglienza e di supporto alla famiglia, è diventato negli anni una “scuola di comunità” che mette al centro l’esperienza di crescita del bambino. Negli anni duemila la nostra scuola ha messo a disposizione una nuova risorsa: una insegnante aggiuntiva oltre agli insegnanti di sezione.

Questo ha permesso di “distrutturare” le sezioni in gruppi omogenei per età, garantendo ai bambini attività specifiche per i loro

Se non ricordiamo male, sei stata la prima maestra d’asilo laica a Premana. Prima di te, nella secolare storia della Scuola Materna, furono solo le Suore ad occuparsi di questo gravoso incarico. Come ti è venuto in mente di intraprendere questa carriera?

In quegli anni non era così

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Per te, maestra laica in un ambiente gestito da religiose, com’è stato l’inserimento e il vivere quotidiano con le Suore stesse?

Suor Eligia fu la mia prima direttrice. Non ricordo bene i primi giorni ma so di essere stata accolta, inserita e aiutata da subito.

Dalle Suore ho imparato oltre a prendermi cura e ad amare i bambini a me affidati - a curare e volere bene

Hai insegnato a diverse generazioni. Approssimativamente quanti bambini hai avuto nella tua classe in tutta la tua carriera?

Non saprei… Facendo una media di nove/dieci piccoli ogni anno… Direi indicativamente 400!

Col tempo sono arrivati altri

Intervista

bisogni di apprendimento ed esperienze con forte valenza educativa.

Sono passati gli anni, tanto è cambiato nella società e, di riflesso, anche nella scuola.

La scuola si trova di fronte a bambini che fanno sempre più fatica a rispettare le regole, ad accettare le frustrazioni, a gestire le proprie emozioni.

Quest’anno, inoltre, le Suore hanno lasciato Premana.

Cosa ne pensi?

La storia di un’istituzione è dotata di grande senso: la memoria è importante per educare. Il mio essere stata in questa scuola ha radici profonde.

Per questo il riaprire la scuola a settembre senza la presenza delle Suore è stato motivo di tristezza proprio per la mancanza di una figura che appartiene da sempre a una realtà. Sono certa che comunque la nostra

scuola di ispirazione cristiana saprà mantenere nel tempo i valori che la rendono tale.

Qual è stata l’evoluzione della Scuola Materna dal punto

di vista strutturale?

La storia è piuttosto complicata: cercherò di essere precisa e sintetica.

Nel 1975 ero la maestra della Sezione Margherite che aveva come aula il locale della ex cassa rurale (ora magazzino della Cooperativa). Dovevo portare i bambini in bagno nel vecchio asilo e quindi attraversare la strada… I bambini andavano a casa alle 13…

Poi, da gennaio del 1976, la nuova Scuola Materna: tre sezioni, una sala da pranzo spaziosa, un bellissimo salone (chi non ricorda il castello, lo scivolo, la giostra e i cavalli di ferro?).

Parte della sala da pranzo si trasformò, successivamente, nello spazio laboratorio.

Dopo il 2000 è stato ricavato il nuovo salone per il gioco libero nonché per le attività di psicomotricità; più o meno contemporaneamente, il crescente numero di bambini richiedeva l’apertura

sciolini, Scoiattoli e Coccinelle.

Infine l’apertura della “Sezione Primavera” che occupava dapprima l’aula di Educazione Religiosa per poi essere trasferita, con la chiusura della quarta sezione, nell’aula riservata alle Coccinelle. A gennaio 2016 è avvenuto lo spostamento nel nuovo ambiente ricavato nella parte vecchia della scuola (ristrutturato e pensato come punto gioco prima e poi destinato, appunto, alla Sezione Primavera).

Purtroppo, a causa dei numeri non sufficienti, la Sezione Primavera non è partita in questo Anno Scolastico 2016/2017 e pertanto una delle classi della Scuola dell’Infanzia ha occupato questo nuovo spazio, permettendo la chiusura totale del primo piano oltre a quello occupato dalle Suore. Speriamo che la nostra scuola non debba ulteriormente ridimensionarsi!!!

bambini”?

Non vorrei peccare di presunzione ma mi piace ricordare le parole che i genitori mi hanno lasciato come saluto: «Grazie per l’infinita pazienza, per la dolcezza e l’amore… Grazie per la dedizione e l’impegno profusi nella tua MISSIONE di insegnante. La nostra Scuola dell’Infanzia educa al Vero, al Bene e al Bello e tu per prima ci hai insegnato ad usare insieme le tre lingue di cui parla Papa Francesco: “quella della mente, del cuore e delle mani”. Hai contribuito a scrivere un pezzetto della storia di ognuno di noi e per questo te ne saremo sempre riconoscenti.». È la stessa riconoscenza e stima che ho sempre avuto verso tutti i genitori.

della quarta sezione che è stata ricavata in metà del vecchio salone mentre l’altra metà venne utilizzata come aula di Educazione Religiosa. Anche le sezioni cambiarono nome: Pulcini, Pe-

Per amor di precisione, attualmente le Sezioni si chiamano Orsetti, Volpacchiotti e Pesciolini.

rico di emozioni speciali e per ogni insegnante carico di ansia e lavoro per il “lavoretto”, gli addobbi e la recita (con tutto quello che comporta). Se è vero che la

Come sono stati i tuoi rapporti con i genitori dei “tuoi

Raccontaci un po’ le peripezie per preparare le numerose recite...

Il periodo che precede il Natale è per ogni bambino ca-

segue a pag. 26

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Esperienze

FATEVI AVANTI, GIOVANI ORIUNDI! Un momento cruciale per molte associazioni e compagnie (tra cui inseriamo anche la nostra redazione) è il cambio generazionale. Spesso chi dà il via a uno di tali gruppi ha una passione incondizionata per qualcosa (che sia la storia, la scrittura, lo sviluppo del territorio, ecc.) che riesce a trasmettere euforicamente agli altri componenti.

Quando gli anni passano e i fondatori ormai non ci sono più, trovare nuovi “adepti” non è semplice; bisogna riu-

scire a trasmettere quell’ardente interesse iniziale (tema dell’associazione stessa) senza però avere la testimonianza di chi provava proprio quel forte trasporto. Inoltre i tempi cambiano, come d’altronde le abitudini e le passioni dei ragazzi. Come fare allora ad avvicinare le “giovani leve”?

Bisogna trovare in qualche modo un punto d’incontro tra passioni di ieri e di oggi e rinvigorire così la voglia di portare avanti il progetto iniziale.

La Scuola di Sant’Ilario e San Rocco di Venezia ci ha provato lo scorso 22 ottobre: la presidentessa Donatella Tenderini ha organizzato una gita a Murano per tutti i veneziani oriundi premanesi, stimolando in particolare la partecipazione dei più giovani.

Dopo aver visitato una tipica vetreria, i partecipanti si sono riuniti a tavola per mangiare in compagnia un buon pranzo a base di pesce, conoscendosi così meglio e parlando della storia della Scuola.

Il risultato: oltre ai vecchi componenti della Scuola, si sono fatte avanti nuove giovani coppie e famiglie con bambini.

Vedere in un’occasione come questa che i ragazzi si scambiano i numeri di telefono per ritrovarsi e conoscersi meglio e che i bambini si divertono giocando assieme è stata una grande gioia. Si può dire che un passo verso l’obiettivo del rinnovo generazionale dell’associazione è stato fatto anche solo per essere riusciti a far conoscere tra loro i componenti della nuova generazione.

Un plauso quindi alla Scuola di Sant’Ilario e San Rocco e un forte incoraggiamento ai giovani oriundi.

Silvia

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storia del Natale è sempre la stessa, è pur vero che ogni anno noi insegnanti vorremmo che i bambini la proponessero alle famiglie in modo sempre diverso e soprattutto in modo da lasciare veri messaggi.

Preparare il copione, scegliere i canti, affidare le parti ai bambini, pensare ai costumi e a come sistemare il palco, le gradinate. E poi ancora imparare le canzoni, le piccole frasi, le danze. I bambini sono bravissimi a

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calarsi nel personaggio e velocissimi ad imparare… Tutto ciò è meraviglioso e sento che questo mi mancherà molto. Chissà quali emozioni proverò quest’anno in veste di nonna...

Qualche ricordo particolare?

Aneddoti? Curiosità?

Potrei raccontare tante cose… Mi viene in mente la bambina che entrando il primo giorno chiedeva alla mamma: «Qual è la mia Pinuccia?».

O ancora: «Come si chiama la tua maestra?» chiese tempo fa qualcuno ad un bambino. «Si chiama Suor Pinuccia!».

Uno degli ultimi giorni che ho passato con i bambini chiedevo loro come mai quella mattina fossero agitati più del solito e la loro risposta fu: «Siamo arrabbiati perché vai via...». «Io ce l’ho la soluzione!» - aggiunse Tommaso - «Siccome la mia nonna viene spesso a portarmi, lei viene a portare i

suoi nipotini e così la vediamo!».

Tanti sono i ricordi e me li porto tutti nel cuore.

Ora permettici una domanda che avrai fatto migliaia di volte ai “tuoi” bambini...

Cosa farai da grande?

Non vorrei avere crisi d’identità… Non farò più la maestra, farò solo la moglie, la mamma, la nonna e farò la pensionata per altrettanti...

41 anni??? Magari!!!

Scuola

NUOVO CONSIGLIO DI ISTITUTO TRIENNIO 2016/2019

LE SCUOLE RINGRAZIANO Il dirigente, i docenti e gli alunni dell’ICS Giovanni XXIII di Premana colgono l’occasione per ringraziare pubblicamente le ditte CAMP SPA, SANELLI AMBROGIO SNC e TRATTAMENTI TERMICI SNC per aver sostenuto, con i loro generosi contributi a favore della nostra scuola, la partecipazione ad alcuni spettacoli presso il teatro “La Scala” di Milano.

Si ringrazia inoltre il FONDO F.LLI BELLATI di Premana che ha permesso, con una erogazione di Euro 1000, il cofinanziamento del progetto “Scuola Digitale” che prevede, tra l’altro, l’acquisto di materiale informatico e di robotica.

Presidente

Vice P.

LETTERINE DI NATALE

Maria, la moglie del Pino de la Cie recentemente scomparso, ha ritrovato fra le memorie del marito, la tipica letterina di Natale del tempo, che tutti i bambini preparavano a scuola per i loro genitori, gesto prezioso che dava un significato al Natale di certo più autentico del consumismo odierno.

Da notare anche l’augurio del Maestro Pietro Fazzini. Un ricordo sicuramente emozionante ed emblematico dei tempi che furono.

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Eventi

RIVIVE L’ANTICO, L’ANTICO RIVIVE… #proposteperpremana: serie, serissime e semiserie La manifestazione ha un valore promozionale. E va bene.

La manifestazione ha in sé una potenziale funzione terapeutica. Ci riporta per qualche giorno a ritmi più umani, ad apprezzare le cose semplici - nel modo di mangiare e di vestire, di giocare – e a valorizzare i rapporti umani. Ci sospinge, quasi con forza, a tornare con il pensiero ai nostri avi, a riscoprire la bellezza della manualità e della sobrietà, dell’essenziale. Anche a riflettere su come esprimiamo, nel canto, la nostra identità.

La manifestazione potrebbe lasciare qualcosa in più, per non esaurirsi in una bella occasione, per non essere fine a se stessa. Cosa?

Il tempo fra le diverse edizioni – che sappiamo non essere affatto un tempo morto – può permettere di “ravvivare” (anche perché, altrimenti, fra qualche anno si tratterà di “resuscitare”).

TRASMETTERE la passione e le competenze manuali per coltivare lavori ormai scomparsi, coinvolgendo gli ultimi testimoni ancora in grado di insegnare l’arte alle nuove generazioni. Ad esempio il museo potrebbe farsi promotore di alcuni corsi di fabbro aperti a giovani desiderosi di imparare e fare esperienze nuove. Alcune lodevoli iniziative promosse - nel canto, nella cucina, fà ól cóoton - hanno riscosso ottimi risultati.

MANTENERSI in allenamento con lo sfalcio dei prati, il taglio dei boschi, la manutenzione dei sentieri. È un argomento trattato a ripetizione, ma si corre il rischio, fra qualche anno, di dover resuscitare anche questi lavori.

ASSIMILARE ed apprezzare il nostro dialetto e la nostra storia: magari attraverso corsi promossi dalla scuola con il supporto de Il Corno.

RECUPERARE e valorizzare dei siti di archeologia industriale e testimonianze storiche, fruibili in modo permanente

Sposà fò de stagióon: per “l’Antico” capita anche questo

e non solo per due giornate ogni biennio: l’area del Cameróon, la Bisàghe, il centro storico, siti collegati da percorsi tematici.

Volendo, poi, potremmo perfino fantasticare un po’. Si potrà fare “tecnologia” a scuola con ól pojàt, e la casìne dal lac?

E voi signore, che ne direste di gettarvi alle spalle una volta per tutte l’ansia del “cosa mi metto oggi”? Ól cotóon è pratico ed elegante al tempo stesso, lo vedete all’“antico” quanto vi dona… magari con qualche variante…

La Redazione

LA STORIA DELL’ANTICO L’antico è la storia di un’amicizia. Perché crediamo che tutte le cose belle nascano da un sentimento positivo: l’amore, l’amicizia, la generosità, la condivisione, l’altruismo. E quando una storia inizia sotto il segno di questi grandi valori, non può che essere ricca, interessante ed emozionante. Quando questa storia è iniziata, c’era un ragazzo entusiasta e visionario, il Roby, che per dirla “alla Steve Jobs” era un po’ folle, ma ci credeva profondamente nella sua visione ed era affamato di

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idee, di aiuto, del concretizzare questo disegno che aveva in mente e che a molti sembrava davvero troppo grande da potersi realizzare. Ma molte persone hanno creduto in lui, nella bontà del suo intento e soprattutto della sua persona, molti amici lo hanno sostenuto in questa impresa. Grazie al Roby e a coloro che hanno creduto in lui, questo antico ha preso Vita; e grazie anche al grande contributo del comitato, in particolar modo dello Stefano, il primo antico ha preso la sua

forma! Era il 2003 e noi eravamo ancora giovani, entusiasti, pieni di voglia di vivere e “spaccare il mondo”. E così quando siamo entrati in PRO LOCO nel 2004, abbiamo raccolto con un po’ di paura mista a grinta la sfida di far crescere questo antico e portarlo avanti nel tempo.

Il nostro gruppo, quelli dell’antico, quelli della PRO LOCO, quelli che tutti noi sappiamo bene chi siamo, era inizialmente un misto di amici, conoscenti, non amici e poco conoscenti.

Eventi

Un bel gruppo variegato insomma.

Ma una cosa ci ha accomunato sin dall’inizio: l’entusiasmo. Questa bella parola che sa di Vita, sa di allegria, sa di conquista, sa di fiducia! Questo entusiasmo ha fatto sì che fossimo tutti accomunati, sebbene non ci conoscessimo granché. E proprio questo entusiasmo, ci piace credere, ha portato questo antico negli anni a diventare grande pian piano: e mentre cresceva l’antico, “il PRA” come lo abbiamo nominato fra noi (perché lo abbiamo nominato tanto, tanto e tante ma tante di quelle volte che serviva una sigla breve!), crescevamo anche noi, e soprattutto la nostra amicizia. Sarà una coincidenza di tempo, luogo e circostanze, ma fra noi in seno all’antico è nata davvero una grande e forte amicizia! Negli anni, in PRO LOCO, ne abbiamo fatte di tutti i colori. Ci credevamo tanto, ci piaceva tanto, ma soprattutto ci piaceva farlo insieme: questa è stata la nostra grande forza e ciò che ci ha permesso negli anni di organizzare e gestire questa manifestazione che è immensa, laboriosa e richiede davvero tanto tempo e tanto impegno. Con orgoglio possiamo dire che questa manifestazione ha raggiunto un buon livello. Negli anni l’organizzazione si è perfezionata, sia sul percorso che a livello logistico, abbiamo cercato di imparare dai nostri errori e abbiamo sempre fatto grandi sforzi per migliorarci e migliorare, per capire cosa poteva essere fatto “in più”, per trovare cosa andava cambiato, per ascoltare i suggerimenti delle persone, soprattutto dei premanesi che lo vivono sotto tanti aspetti. Resta fermo il fatto che tutto può essere migliorato, che non va persa la voglia di crescere perché si può e si deve sempre, crescere.

Come siamo cresciuti, con l’antico, noi e la nostra amicizia.

Perché in mezzo a tutto questo, sopra, sotto, dentro e fuori tutto questo c’eravamo noi: “gli organizzatori”, quelli che discutevano per ore di ogni minimo dettaglio, che tiravano tardi il mercoledì, quelli “sopra e sotto”, quelli che mangiavano la pizza insieme in sede, quelli che “sparavano cazzate” fino alla una e poi… c’era da lavorare!

Quelli che fanno le cene per discutere delle cose e poi si discute sempre di tutt’altro. Quei figli dell’antico!

È stata questa la grande forza e ricchezza dell’antico, e noi crediamo che sia questa la caratteristica principale di questa manifestazione: il sentimento positivo che si respira passeggiando nell’antico, quell’aria di festa e di genuina voglia di stare insieme che si percepisce. Perché crediamo davvero che senza l’entusiasmo di una grande amicizia, non ci sarebbe stato l’entusiasmo di un antico che ora è diventato grande. Lo diciamo non con presunzione, ma perché siamo davvero grati a questo antico di averci regalato l’opportunità di vivere insieme dei momenti indimenticabili. Ed allo stesso tempo siamo fieri di avere contribuito a costruire, pezzo a pezzo, questa manifestazione che crediamo sia unica e speciale nel suo genere.

Facendo delle considerazioni sull’antico, sappiamo bene che ci sono molteplici aspetti da considerare: per questa riflessione da condividere con i premanesi abbiamo voluto tralasciare i

numeri, i traguardi, i problemi concreti e le difficoltà; per tutto questo ad ogni edizione facciamo un’assemblea conclusiva nella quale diamo un ragguaglio generale sull’andamento della manifestazione. Questa volta volevamo parlare di qualcosa che sta sotto, ma che riteniamo di fondamentale importanza: l’amicizia. Se ci pensiamo bene quello che sta dietro a tutto il volontariato che si fa in questo paese, a nostro parere, speciale ed unico come il suo antico, è il sentimento di amicizia che lega delle persone che fanno grandi piccole cose insieme. Senza questo sentimento, si incappa nelle incomprensioni, nelle invidie e si annega nella difficoltà.

Nei nostri cuori, dopo questa nona edizione di Premana rivive l’antico, rimane intatta questa immagine bella, poetica e dolce del nostro antico, della nostra Premana.

Pro Loco - Premana

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Storia

La Premana-Pagnona compie cent’anni I lavori iniziarono nel settembre del 1916 e si conclusero tra la fine del ’17 e l’inizio del ’18

Dal Liber chronicus, anno 1916

A proposito della Premana-Pagnona, si legge nella prima edizione della Guida Illustrata della Valsassina di Fermo Magni stampata nel 1904: “A Piazzo, all’estremità del piano si stacca dalla provinciale a sinistra una buona mulattiera selciata che scende tutta a zigzag tra gli anfratti che formano la riva del Varrone. La strada è lunga, ma orridamente bella; un ponticello ad arco (m. 678) ci porta al di là del torrente.

Il luogo è eminentemente pittoresco.

Di Pagnona che ci sta sopra centocinquanta metri si vede solo il campanile.

La strada piega a destra, ma svolta subito a sinistra, valica il Varroncello, torrente che scende dal Legnone, su un nuovo ponte ad arco, passa presso la cappelletta di Salavaar e sale serpeggiando tra i prati ed i castani alla Torre, che sorge presso la Contolégie, un profondo burrone che s’inabissa sotto la parte più orientale del villaggio”

(p. 165).

Nella seconda edizione, uscita nel 1926, si legge: “A Pagnona ora si arriva per carrozzabile da Dervio e dalla Val Casargo seguendo la strada per Premana fino a Piazza Gorla sull’orlo del Varroncello, dove viene appunto ad innestarsi all’altra la strada militare che scende a Dervio. Una volta si seguiva la mulattiera che al Passo di Piazzo si stacca dalla provinciale a sinistra, scende tra gli anfratti fino alle acque del Varrone che varca su un ponticello (m. 678)” (p.

214). A distanza di ventidue anni, dunque, il panorama valsassinese era cambiato in modo netto e irreversibile; tra le grandi trasformazioni

sono da annoverare le vie di comunicazione che migliorarono grazie alla sostituzione di mulattiere con strade carreggiabili, come nel caso della Premana-Pagnona. La costruzione di questa strada è legata alla cosiddetta Linea Cadorna di cui abbiamo parlato su “Il Corno” a. LII, n. 4, Natale 2015, pp.

14-15. I lavori di costruzione iniziarono nel settembre del 1916 e si conclusero tra la fine del ’17 e l’inizio del ’18, come si legge sul Liber chronicus della parrocchia di Pagnona: “Nel settembre di quest’anno [1916] si diè principio ai lavori per la costruzione della strada militare da Piazza Gorla a Tremenico, che durarono sin alla fine del 17 ed in principio del 18. La morale e la religione, per l’invasione della manodopera forestiera, rimasero un poco danneggiate”. La strada venne benedetta dal card. Andrea Carlo Ferrari in occasione della visita pastorale effettuata nel giugno del 1918.

Marco Sampietro

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Ricordiamo

ELENA BUTTERA 29/01/1924 - 05/10/2016 TERESA TAGLIAFERRI 08/08/1931 - 15/09/2016

INNOCENTA LIZZOLI 21/05/1936 - 12/10/2016

VIRGINIA POMONI 04/02/1927 - 22/11/2016

VILMA MAINETTI BARONE 27/09/1961 - 17/11/2016

DIONISIA GIANOLA 07/05/1925 - 10/11/2016 GIULIA FAZZINI 13/05/1930 - 14/11/2016

VIDALIO TAGLIAFERRI 25/09/1935 - 05/10/2016

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Esperienze

ROMA, 21-22-23 OTTOBRE 2016 GIUBILEO DELLE CORALI È stata una tre giorni intensa ed irripetibile!

Scampato lo sciopero dei treni di venerdì mattina, abbiamo raggiunto la capitale in tarda mattinata dedicando tutta la giornata alla visita dei famosi monumenti storico-artistici di Roma favoriti da un clima primaverile.

Sabato mattina sveglia all’alba per raggiungere prima possibile Piazza San Pietro ed accaparrarsi i posti più avanti possibile per assistere all’udienza del Papa. La piazza e Via della Conciliazione erano talmente gremiti di folla che una volta entrati negli spazi transennati era impossibile muoversi in qualsiasi verso. Il giorno dopo abbiamo saputo dalla tele cronaca che eravamo circa 120mila persone. ln attesa dell’ora delle prove per il concerto della sera ci siamo concessi uno spuntino in un bar non lontano da Piazza San Pietro e, mentre eravamo seduti ai tavolini esterni al locale, la Raffi, con la spontaneità tipica dei premanesi esclama: “Ardi ol Frisina!!” che passando sul marciapiede a pochi passi da noi risponde con un sorriso altrettanto spontaneo “Ci vediamo dopo” intuendo dai

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foulard che portavamo sulle spalle che eravamo una corale partecipante al concerto.

Dopo una paziente coda ai check-in di ingresso dell’aula Nervi entriamo e prendiamo posto a sedere.

Sul palco la corale della Diocesi di Roma, cinquecento persone fra coristi adulti e bambini e i musicisti dell’orchestra, noi coristi in platea 12mila, pronti per l’esecuzione del concerto dedicato all’anniversario di elezione al soglio pontificio di Papa Giovanni Paolo II. Dopo pochi minuti di prove per riscaldare la voce il concerto ha inizio e ... non è facile tradurre in parole l’emozione trasmessa dall’armoniosità del canto perfetto del coro, dalla solennità dell’orchestra e la musica dirompente ed avvolgente, dalla delicatezza delle voci bianche dei bambini, dalle luci colorate che ombreggiavano la scultura bronzea sullo sfondo del palco, dalla impeccabile direzione di Monsignor Frisina, dagli applausi scroscianti al termine di ogni esecuzione ... in due parole MAGNIFICO E IRRIPETIBILE l!

La serata passa velocemente ed usciamo dall’aula veramente emozionati e soddisfatti

di una simile esperienza. La domenica mattina ci aspetta la processione alla Porta Santa, partendo dal fondo della strada che imbocca Via della Conciliazione e l’accesso alla Basilica, riservata per l’occasione solo alle corali presenti all’evento, per la partecipazione alla Messa e al seguente Angelus del Papa in piazza.

Nel tardo pomeriggio, dopo la visita a Santa Maria Mag-

giore prendiamo il treno per il rientro a Premana, al collo il foulard consegnato a tutti i coristi intervenuti e in valigia la preghiera del corista che Mons. Frisina ha scritto e regalato per l’occasione.

Una copia della preghiera l’abbiamo incorniciata ed appesa in cantoria in ricordo di una così emozionante esperienza.

Il gruppo cantori partecipanti al Giubileo

Esperienze

I “LUPI” A PREMANA Nei fogli preparatori al nostro incontro dei “Lupi della Monte Bianco” – cioè di quanti facendo l’alpino avevano trascorso buona parte del periodo di leva in La Thuile - era scritto che si sarebbe alloggiato a Casargo, presso la Scuola Alberghiera e che, se si voleva, si poteva fruire della manifestazione “Premana rivive l’antico”. Mi ero detto dentro di me: vado perché così ho l’occasione di rivedere alcuni volti di amici, di miei alpini dei primi anni ’60, pensando a quelli del luogo che ben ricordano il Fazzini ed il Gianola che all’incirca da un anno era mancato, nonché di altri che mi avevano assicurato la loro presenza.

L’organizzazione sarà spartana, sempre pensavo, e la manifestazione sarà la solita solfa che ormai va di moda nei paesi di montagna, semi abbandonati quali il mio in Val di Susa.

Il viaggio l’ho fatto con gioia nel cuore, con tanti ricordi, con la speranza del bene e del migliorare che sempre mi ha accompagnato e che sicuramente avrei tratto dall’incontro.

Giungo alla Scuola Alberghiera: grande, bella, accogliente; poi parlando e guardando varie fotografie poste in bella mostra scopro l’elevato numero di allievi e del corpo istruttori/docenti.

Nei giorni di permanenza, oltre ad apprezzare (gustando) le qualità dell’insegnamento, incontro dei “maestri” di elevatissima caratura. In sostanza, un’ottima sistemazione, un’accoglienza ed una qualità di ristorazione da hotel a cinque stelle. Di certo gli allievi, se volenterosi, avranno fortuna nel mondo! In sintesi, una piacevole sorpresa!

Ma la vera sorpresa è stata quella della manifestazione di Premana. Da buon alpino il percorso è stata una bella passeggiata, ecco il perché delle scarpe consigliate! Ma ciò che più mi ha colpito è stata la vera differenza da altre manifestazioni similari. La coralità, la partecipazione, la convinzione, i sentimenti di quanti hanno lavorato per presentare come era il passato.

Non poi così lontano ma sembra in effetti un’eternità perché tanti mestieri mezzo secolo fa o poco più erano an-

cora assai vivi. Bello vederli ripresentare da persone che li avevano praticati, bello vederne alcuni ancora operanti in tanti settori, bello rivedere presentare le feste semplici, agresti che si svolgevano alla chiusura o in momenti particolari negli alpeggi. Ho visto tutti gli abitanti partecipare, dai bimbi agli anziani, dimostrando un fermo credo nella propria identità di montanari, di gente di Premana. Ne sono stato colpito e commosso; commozione che si è unita al rivedere tante persone la cui vita per un periodo è trascorsa in parallelo alla mia, nel ricordare momenti lieti e persone ormai scomparse, nel conoscere con grande nostalgia la famiglia del mio alpino Gianola, la sposa, il figlio, la progenie.

Altri faranno il resoconto del nostro incontro di Lupi, ricorderanno la commovente Messa alla chiesetta del Btg. Morbegno al Pian delle Betulle, le conviviali di elevata caratura, la gioia di un qualche abbraccio particolare con persone che non si vedevano da tempo, come pure è successo a me.

Per me dire che quelle giornate sono state una iniezione di fiducia e di speranza è poca cosa. Di certo l’Italia può contare su persone così che operano per istruire, educare, non far dimenticare il passato con lo sguardo e lo slancio al futuro: questa è la nostra forza di italiani, questo è ciò che ci può sempre far andare a testa alta.

Generale Aldo Varda

Mettere per scritto i miei pensieri non è mai stato il mio forte ma in questo caso speciale vorrei esprimere a tutti voi premanesi la mia gratitudine per le belle giornate passate con voi in occasione del nostro raduno alpino “Lupi della Monte Bianco” di La Thuile. Il mio paese, La Thuile ad alcuni di voi suscita certamente qualche sentimento nostalgico per il periodo passato alla caserma Monte Bianco nel pieno della più bella gioventù. Ho quindi alcuni amici di Premana conosciuti durante e dopo la cosiddetta naia che sono rimasti, nonostante siano passati più di 50 anni, nei miei ricordi più cari. Vi ringrazio quindi di cuore per l’accoglienza e mi complimento per la perfetta organizzazione sia come ospitalità che come qualità. Bellissima la rievocazione degli antichi mestieri che avete sapientemente presentato e ottimo il cibo gustato in quei giorni. Commovente poi la S MESSA celebrata nella cappella degli alpini al Pian delle Betulle cantata magistralmente dal vostro coro e conclusasi con il commovente canto alla Madonna.

GRAZIE ANCORA DI TUTTO E CORDIALI SALUTI Bruno e Alina Boscardin

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Racconti

A PROPOSITO DI FUNGHI Qualche anno va bene, qualche altro va male, ed è argomento sempre attuale al bar o in piazza, dopo messa. L’importante è non rimetterci l’incolumità fisica per un porcino più o meno.

Ricordiamo un’avventura di qualche anno fa vissuta a causa dei funghi. Prudenza, dunque!

Antonio (fongiàt come il padre, la madre, il fratello, la sorella) garzone edile nell’azienda artigiana paterna, per conquistare sul terreno l’ambita supremazia familiare come ricercatore di funghi, decide di avventurarsi là dove nessuno osa e dove il bottino è pressoché sicuro: gli anfratti sovrastanti la Deleguàsche, proprio i minuscoli terrazzini della muraglia rocciosa che sostiene il lago di Losa, da dove i partigiani spararono ai tedeschi che risalivano ignari la strada di Maria Teresa.

Erano giorni di piogge torrenziali. Il lavoro nell’azienda paterna era sospeso a causa del maltempo: una pacchia per il giovane muratore dal pensiero fisso: i funghi porcini.

Sono le sei. Solo l’occhio esperto di Antonio riesce a distinguere l’acciottolato della mulattiera che dal paese, fra oscuri castagneti, porta al torrente.

Il brontolio dei tuoni, rumore di sottofondo ricorrente in quei giorni e in quelle notti, si confonde con il rumorio del torrente spumeggiante, che trascina, evidentemente, con le sue acque rigonfie grossi massi rotolanti.

Come attraversare? Nessun problema: da anni due funi sono state tese attraverso l’alveo, sovrapposte ad intervallo dell’altezza di una persona.

Un gioco, un divertimento, uno spasso: non c’è nemmeno il brivido del pericolo per Antonio, anche se, sotto il suo peso, le funi nel bel mezzo del tragitto lo portano a farsi sfiorare dagli spruzzi di quel torrente minaccioso. È tosto di là, risale velocemente il sentiero che affianca il ruscello, un rigagnolo, di solito, ma ora presuntuoso torrentello.

Non si sofferma a cercare, ora che il

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primo chiarore lo permetterebbe, fra l’erba fradicia delle piccole radure o sotto gli sparsi ontani le sagome fascinose dei porcini: sa che qui da giorni il terreno è stato battuto, tormentato, persino rivoltato dai bastoni nervosi dei fongiàt concorrenti.

Sarà passato anche il padre? E la sorella?

Ma l’idea fissa, coltivata da giorni, è una sola: tornare in quei siti dove l’anno prima aveva fatto un bottino

incredibile, uno zaino pieno; dove, onestamente, aveva avuto paura.

Sì, perché in quei terrazzini sospesi nel vuoto, su quella parete nera di muschio prospiciente la cappella, il ponte e i tornanti della strada, umidiccia anche nelle stagioni più secche, faceva sempre bottino pieno ma... ogni volta, sulla via del ritorno, dopo l’ennesima strizza, si riprometteva di non tornare più in quel sito orribile, anche se i terrazzini presentavano sempre, in bella vista, porcini grandi e piccoli, affacciati alle sporgenze come gerani ai balconi delle baite tirolesi.

Aveva ormai deciso: aggiro il lago, mi infilo in quella larga feritoia, esco sulla parete ed ispeziono i terrazzini, faccio il pieno e ritorno, è l’ultima volta.

Stavolta i terrazzini erano sì punteggiati da quelle care creature tondeggianti, ma, se ne accorse Antonio, erano mollicci, fradici di pioggia, pericolosamente morbidi al piede...

Prendo solo quelli che vedo da qui, poi vado...

Nessun rumore, nessun segno premonitore: quella zolla erbosa, dove Antonio aveva posto un piede per chinarsi a ghermire l’enorme porcino solitario, dolcemente scivolò...

Antonio si ritrovò a tu per tu con la roccia nuda e umida, si aggrappò disperatamente, tentò un impossibile abbraccio, forse chiamò la mamma...

Non si fermava... un terrazzino... cadeva ancora... il giovane corpo, senza controllo, batté violentemente contro un abete abbarbicato alla parete: un colpo terribile alla gamba, un dolore lancinante...

Antonio, trattenuto dall’albero ad una cinquantina di metri a picco sopra le acque gorgoglianti fra i massi del torrente, perse conoscenza.

Quando si riprese, il dolore sempre intenso fu tosto sovrastato dalla preoccupazione.

Era già pentito, Antonio: che stupido, doveva pensarlo, la pioggia di questi giorni...

Pensò al padre: chissà che predica...però anche lui è caduto da un tetto, non può gridare tanto... semmai il fratello Oscar...

Ma il dolore alla gamba era insopportabile: una frattura, senza alcun dubbio.

Pure evidente l’impossibilità a muoversi, per il malanno subìto e per la precarietà del sito ove era atterrato.

Che fare? Impossibile muoversi.

Racconti

Richiamare l’attenzione dei passanti nel tratto visibile della mulattiera di là dal torrente. “È sabato; pure col maltempo, qualcuno salirà agli alpeggi”.

E si rassegnò all’attesa, stringendo i denti per reggere al dolore e con lo sguardo fisso a quel tratto di strada, aspettando un salvatore.

Dopo un tempo lungo come un’intera mattinata, ecco due sagome che si muovon svelte lungo la mulattiera.

Appena si avvicinano al tratto leggermente in discesa: “Aiuto, aiuto!...”

Antonio intuisce: non odono, perché il frastuono del torrente è troppo forte...e poi parlano fra loro, accidenti, è evidente dai gesti...

E trascorre un tempo lungo come un’altra intera mattinata!

Rigagnoli di pioggia scivolano sul suo corpo dai sovrastanti dirupi.

Rigagnoli di sangue scivolano dal viso, dalle braccia scorticate.

E il tempo scorre, interminabile.

“Eccone un altro, è solo: aiuto! aiuto! aiuto!...

Si ferma, guarda in questa direzione! aiuto! aiuto! aiuto!...

Mi sente, perché sta perlustrando con lo sguardo: aiuto! aiuto! aiuto!”.

Giuliano saliva con passo spedito verso l’alpeggio di Barconcelli. La pioggia battente gli richiamava un’idea fissa: perché il Tita non aveva accettato l’invito a salire con lui a riverniciare l’interno della baita? Sarà andato per funghi ... È probabilmente su quei roccioni di Losa, lui che è una guida alpina... Titóon sarà nella zona del lago...

“Aiuto, aiuto!...”

“Gesummaria, c’è uno che chiama aiuto, non c’è dubbio, ma non vedo nessuno. Sarà lui? Questo è un grido d’aiuto, ma non si muove nulla. Torno in paese a chiamare quelli del Soccorso Alpino!

Dopo venti minuti l’alpino Giuliano, ex fondista, era già al telefono.

“Pronto, c’è il Tita?” “ Sónt mì!”

“Allora non sei tu che chiamavi aiuto da Losa. Senti, mi è successo questo...”.

Dopo un’ora tutta la squadra del Soccorso era al Gebbio, con le attrezzature tecniche da recupero in parete.

Un gruppo attraversa il torrentaccio gonfio sulle due funi; un gruppo risale la mulattiera, si piazza dopo il ponte, sopra la cappella, oltre i tornanti, per una probabile necessaria teleferica.

Gracchiano le radioline: “L’abbiamo localizzato, è l’Antonio dell’Os-ce, fratturato, multiescoriato, probabilmente svenuto, ripetutamente, ma ora cosciente...”.

E subito il dilemma: riportare il ferito a ritroso lungo l’itinerario d’accesso, con superamento del torrente sulle funi? Impossibile.

Occorre piazzare una fune che attraversi il torrente e calare la barella. È deciso: provvedere di conseguenza!

Soccorso alpino improprio: mai capitato di ripulire una ceppaia di ontano selvatico con motosega, al margine di un torrente minaccioso, ed a lavoro ultimato osservare sconsolati che l’intera ceppaia, ghermita dalle acque, scompare nel tumultuoso torrente...

La fame che assale indistintamente lo stomaco vuoto dei soccorritori segnala che è abbondantemente superato il mezzodì, quando una barella con “ferito condizionato” attraversa la stretta valle appesa ad una corda da roccia mediante due moschettoni: come i boscaioli con i carichi di legna!

Un medico presta le prime cure e poi via, sulle spalle dei soccorritori. Ci vorrà un’ora per risalire al paese; la via di fondovalle è interrotta da più frane, cadute in mattinata.

E piove. E tuona. E ripiove.

Al Gebbio un volontario, aggregatosi spont a n e a m e n t e, come altri, ai soccorritori del

CNSA, con spirito previdente ha preparato in baita un pentolone di tè.

Come alla Marcialonga, lunghe sorsate e poi via, verso l’autoambulanza in attesa.

Le radioline gracchiano: è crollato un muro a monte dello stabilimento Sanelli. Un soccorritore deve rientrare in fretta e furia ad occuparsi del muro.

Giornata disgraziata! E piove.

Alle sedici e trenta Antonio è disteso in un candido lettino dell’ospedale di Lecco.

Sonnecchia: i sedativi hanno fatto effetto.

Alle diciotto passa l’inserviente per raccogliere le prenotazioni per la cena.

“Pastina in brodo o risotto coi funghi...”

Antonio ha un sorriso amaro: gli hanno detto che deve accontentarsi di una flebo, il cui liquido gocciolerà dentro le sue vene per tutta la notte... come se non fosse gocciolato a sufficienza durante il giorno.

Per i funghi dovrà aspettare. gf

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Anniversari

RIFUGIO CASERA VECCHIA DI VARRONE: 35° ANNIVERSARIO DI INAUGURAZIONE

Sono passati quasi quarant’anni dalla prima idea, da quando i soci dell’allora giovane sezione del CAI di Premana pensarono ad un proprio rifugio sul territorio.

E la Caśère véğie de Varóon, in stato di abbandono, poteva essere la soluzione ideale.

Quante proposte, quante discussioni, quanta passione, quanta voglia di fare!

E in pochi anni si passò dalle idee ai fatti: richieste, progetti, autorizzazioni; poi, nell’estate del 1979, l’apertura del cantiere che impegnò i volontari per due anni.

Giornate, giornate, giornate di lavoro di soci, volontari, amici.

Peripezie, risate, determinazione; spirito di gruppo coltivato insieme ad un piatto di pasta e un bicchiere (si fa per dire) di vino.

Il giorno dell’inaugurazione, 2 agosto 1981, resterà memorabile: una festa, un past con più di mille persone presenti.

La cónche de Varóon non aveva e mai più avrebbe visto tanta gente insieme.

35 anni dopo, in una luminosa domenica di autunno, i protagonisti di quella storia si sono ritrovati per festeggiare

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Il presidente Adriano Pomoni ha voluto esprimere un sincero ringraziamento ai presenti e in generale a coloro che hanno contribuito in diversi modi al compimento dell’opera, chiedendo venia se qualcuno era stato dimenticato e consegnando ai presenti un semplice ricordo della giornata.

La festa al rifugio ha fornito l’occasione anche per premiare i più fedeli soci CAI. La consegna dei piccoli distintivi blu, dal design inconfondibile e un po’ retrò, è avvenuta ricordando le parole del nuovo presidente generale, Vincenzo Torti: «Al di sopra di tutto, con l’iscrizione al Club Alpino Italiano sarai partecipe di uno storico e ininterrotto disegno di solidarietà che si esprime nella manutenzione di rifugi e sentieri, nel soccorso degli infortunati e nell’attenzione costante per i giovani e gli anziani che amano la montagna».

Il presidente Pomoni ha ringraziato per la loro lunghissima militanza e fedeltà al sodalizio i soci, ancora protagonisti di questo disegno di solidarietà.

la “loro creatura”. È stata una giornata di ricordi, certo, ma anche un modo per raccogliere i fili sparsi di una condivisione, di una storia tuttavia viva.

Alcuni di loro mancavano all’appello: come non ricordarli?

Il Lempi, il Guere e l’Adriana, il Cleo, il Güstino, la Carla…

Anche tra i capanàt che si sono succeduti alcuni ci hanno lasciato: il primo, l’Ambrogio Sanelli, poi ol Gioàn e la Rosa, ól Toni Fóle, la Lena, l’Angelo…

Domenica 16 ottobre il Consiglio sezionale ha invitato coloro che, tra i tanti volontari e sostenitori, si erano più prodigati con dedizione, tempo, energie, per l’ideazione e la realizzazione di questa splendida costruzione, a servizio della gente di montagna.

Nell’era delle App, il ricordo e la riconoscenza sono merce rara, ma pur sempre fondamentali per rendere più umani La prima pagina di bollini i rapporti.

Anniversari

Qualcuno purtroppo ci ha prematuramente lasciato, qualcuno non era presente per ragioni di salute o altri impegni, tutti erano sicuramente vicini con lo spirito e nel ricordo affettuoso.

Alcuni soci CAI “storici” già da qualche anno avevano raggiunto il traguardo del 50° o del 25° bollino: la circostanza ha permesso di porre riparo a questa pecca. È stato conferito il distintivo a ben 9 iscritti che hanno raggiunto e oltrepassato il mezzo secolo di fedeltà: Nino Griggi socio dal 1959 Giovannino Fazzini socio dal 1961 Benedetto Codega socio dal 1964 Marilena Gianola socia dal 1966 Ceser Gianola, Tullio e Toni Fazzini soci dal 1962 al 2012 Mario Fazzini socio dal 1963 al 2012. È stato consegnato alla memoria anche il distintivo di Adriana Gianola, socia dal 1966 al 2015.

Sono quindi stati premiati ben 15 soci che hanno raggiunto o superato i 25 bollini: Savina Pomoni (dal 1974), Raffaella Gianola (dal 1984), Adriano Gianola (dal 1985), Gigi e Paola Pomoni (dal 1986), Nicola Fazzini (dal 1988), Eddy Codega (dal 1989), Ermanno Berera, Osea Codega, Giovanni Gianola, Chiara e Giovanni Tenderini (dal 1990), Giobbe Codega e Antonio Pomoni (dal 1991), Carlo Fazzini (dal 1992).

La giornata è continuata in armonia, gamp sót al taol, rievocando le avventure e le peripezie dei decenni trascorsi e progettando idee per il futuro del sodalizio.

Morris

Due tessere ormai storiche!

80 ANNI PER IL ’36 TANTI AUGURI!!

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Esperienze

Dal diario di un pellegrino Il pellegrino è per definizione uno straniero errante (dal latino per - al di là; ager - campo) e, proprio per questo, forse nessuno meglio di lui è in grado di descrivere così bene le sensazioni e le emozioni legate a quella esperienza meravigliosa che è il viaggio.

Antonia e Domenico Güüs di Carrara hanno voluto condividere con noi alcune righe del loro diario scritto percorrendo un tratto della via Francigena, da San Giminiano a Roma, in occasione del Giubileo.

Con il Da siamo partiti alla volta di quel posto che tra colli coloriti è di torri ben composto.

È stagione che si accorcia per i vini più preziosi, quelli della valle d’Orcia dei vigneti maestosi.

È l’inizio, prima luce del cammino faticoso; verso Roma ci conduce col Suo amore prodigioso.

E Vignoni, gorgogliante, per le terme è famosa.

Con quell’acqua zampillante che stanche membra riposa.

Gimignano poi lasciamo per paesi medioevali; a Siena noi arriviamo tra natura ed animali.

Ed infine, ecco Roma!

Il buon Papa dal balcone, con l’ispanico idioma, dà la Sua benedizione.

La val d’Arbia è colorata con i toni della creta come terra appena arata ben descritta da un poeta.

Già finita è l’esperienza; ed il treno corre in fretta per tornare alla partenza dove Davide ci aspetta.

Antonia

GIORNADE AL P.I.P. Sabato 29 ottobre, in collaborazione coi volontari della Protezione Civile e della Squadra Antincendio, abbiamo organizzato una giornata di pulizia presso l’area industriale di Giabbio.

La collaborazione tra i parecchi intervenuti ha consentito di ripulire accuratamente una buona parte dei

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prati e dei canali adiacenti ai capannoni del PIP. La giornata si è poi conclusa con un ottimo pranzo in compagnia presso “La Peppa”.

Ringraziamo ancora tutti i volontari e ci auguriamo di poter riproporre l’iniziativa anche il prossimo anno.

Associazione StaFFFeste

Attualità

SEMPRE PIÙ IN LÀ Nel 1985 il periodico premanese IL GRILLO riportò, con tanto di fotografia, i premanesi residenti che avevano superato gli 85 anni. Erano 10: cinque uomini e cinque donne.

Ad oggi, novembre 2016, la statistica è decisamente cambiata; i numeri sono molto diversi.

Si è occupato della ricerca Carlo Ambrosioni Preòst con l’aiuto di Pomoni Alfredo e di Codega Clelia, classe 1927, “memoria in acciaio inox”, aggiunge il Carlo. Un elenco dettagliato, un lavoro minuzioso e curioso, di cui si perdonano volentieri eventuali inesattezze o omissioni.

Tra gli 85 e i 99 anni siamo a quota 102.

I nostri ricercatori hanno fatto le cose per bene, distinguendo i residenti fissi, da coloro che la residenza l’hanno fuori Premana (anche se molti trascorrono con noi molto tempo durante l’anno).

Abbiamo 63 residenti a Premana e 39 fuori Premana che rispondono comunque ad un cognome premanese.

In cima alla classifica c’è Lorenza Fazzini Costa, classe 1917, residente a Venezia.

Fra i premanesi alla classe 1919 troviamo Gianola Luigi Lalo, Brumana Agnese e Gianola Sofia.

Rappresenta a Premana la classe 1920 solo Ambrosioni Ersilia... a vederla non ci si crede!

Padre Angelo Gianola unico rappresentante della classe 1921.

Classe 1923 - Gianola Gemma, Pomoni Adele e Todeschini Brigida (Cedro), Bertoldini Marta (Taan, VE) Berera Maria Minelli (MI), Tenderini Anna (Menüü, VE), Tenderini Caterina ved. Sanelli. Totale: 7.

Classe 1924 - Un solo residente in paese: Tenderini Teodoro; Bellati Emilia e Berera Iside fuori Premana. Totale: 3.

Classe 1925 - Gianola Silvio, Milanti Maria e Pomoni Felicita, tutti residenti a Premana. Totale: 3.

Classe 1926 - a Premana risiedono Codega Ines, Pomoni Maria, Tenderini Maria e Spazzadeschi Martina. Fuori paese, ma sono spesso tra noi: Gianola Sergio, Tenderini Franco (MI), Gianola Pierino (VR), Griggi Pina e Pomoni Felice (NO). In totale 9 sono i novantenni.

Classe 1927 - I 6 residenti sono: Pomoni Marta, Tenderini Marta, Tenderini Amalia, Fazzini Rina, Codega Clelia, Bellati Irene. Fuori Premana 3: Bellati Giacomo, Bertoldini Elvina (Piaz), Gianola Amilcara. Siamo in totale a quota 9.

Classe 1928 - Fazzini Franco Lère, Fazzini Mario, Pomoni Fiorentino, Berera Maria (Orlando) e Tenderini Odilia risiedono in paese. Non residenti: Bertoldini Maria (Piaz), Berera Teodoro, Berera Tarcisio (BG), Gianola Franca Güüs e Gianola Celsa (MI). In totale: 10. segue da pag. 40

Gli over ‘85 nel 1985

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Attualità

BCC CREDITO COOPERATIVO

GIORNATA DEL RISPARMIO: OPEN DAY ALLA BANCA DELLA VALSASSINA Cremeno, 28 ottobre 2016 Il 31 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Risparmio.

La ricorrenza è legata al nome di un importante economista italiano, Maffeo Pantaleoni, che ne ispirò la proclamazione in un discorso tenuto a Milano nel 1924, durante il I° Congresso Internazionale del Risparmio.

Il risparmio venne proposto come base dell’educazione non solo economica della società, da intendere quindi come disciplina fondamentale di tutta la comunità, per un uso migliore, individuale e sociale, della ricchezza.

Da allora, il 31 ottobre, giorno di chiusura del Congres-

so, sarebbe stato dichiarato in tutti i Paesi il “giorno del risparmio”.

La Banca della Valsassina Credito Cooperativo, consapevole dell’importanza della formazione generale e di quella economico-finanziaria, celebra questa ricorrenza organizzando, presso la Sede sociale di Cremeno e le filiali di Introbio e Premana, un Open Day dedicato a oltre cento alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado: gli studenti hanno così l’opportunità di avvicinarsi a temi e concetti economici fondamentali e di conoscere la funzione delle banche, in particolare il modo di “fare banca” del Credito Cooperativo.

Dopo il successo delle precedenti edizioni, la Banca della Valsassina vuole essere ancora una volta al fianco degli studenti con l’obiettivo, da un lato, di stimolare un’accurata riflessione su valori quali il risparmio, la solidarietà, la cooperazione ed il mutualismo; dall’altro, permettere ai ragazzi di entrare a diretto contatto con il mondo dell’economia e della finanza attraverso una realtà creditizia come la Banca della Valsassina, istituzione che fa della territorialità e della vicinanza alla gente il suo tratto peculiare.

"La celebrazione della Giornata Mondiale del Risparmio, spiega il Presidente della Banca, dott. Abramo Gia-

nola –rappresenta un’occasione per trasmettere ai giovani il significato e le indicazioni per mettere in pratica nella quotidianità un comportamento virtuoso orientato al risparmio, non solo in senso economico, ma anche legato alla tutela dell’ambiente e del bene comune.

Tutto ciò in coerenza con i principi statutari della Banca della Valsassina che nello svolgimento della sua attività persegue il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche dei soci e dei clienti, promuovendo l’educazione al risparmio e alla previdenza, la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio.”

segue da pag. 39

Classe 1929 - In 17 sono a quota 87 anni. 7 a Premana: Gianola Antonio, Cedro Giuliano, Gianola Emilio (Mèi), Tenderini Giuseppe, Fazzini Lucia, Griggi Elsa, Regazzoni Romana. 10 fuori Premana: Bellati Riccardo, Borghetti Pierina, Calcagni suor Piera, Gianola Caterina (Böc), Gianola Maria (Galinéi), Spazzadeschi Graziella, Fazzini Gabriella, Tenderini Maria (Torciài), Pomoni Dionigi (NO) e Brumana Andreina (Parlasco).

Classe 1930 - 11 residenti: Bellati Antonio, Bellati Dionigi, Codega Renato, Spazzadeschi Carlo, Gianola Giuseppe, Calcagni Elisabetta, Ratti Teresa, Codega Maria, Gianola Dionisia (Barone), Todeschini Daria, Fazzini Olimpia (Toldo).

Fuori Premana abbiamo Ambrosioni Tarcisio e Berera Arnaldo a Bergamo e Pomoni Andrea a Novara. Totale: 14.

Classe 1931 - In 24 han festeggiato gli 85 anni! 16 sono residenti e precisamente: Gianola Giorgio, Fazzini Biagio, Sanelli Dante, Tenderini Mario, Pomoni Alfredo, Gianola Maria, Fazzini Gabriella, Fazzini Maria, Fazzini Franca, Lizzoli Maria, Rizzi Maria, Spazzadeschi Emilia, Todeschini Lina, Pomoni Lidia, Pomoni Lina, Pomoni Maria. Abitano in diverse parti dell’Italia: Spazzadeschi Ermes, Tenderini Giorgio, Berera Lucia, Gianola Dorina, Gianola Giulia, Pomi Silvia, Tenderini Domenica (Torciài) e Brumana Agnese.

Una ricerca interessante e curiosa, emblematica del cambiamento demografico in atto. Grazie a chi ha avuto l’idea di riproporla, a distanza di 21 anni.

Congratulazioni a FRANCESCO TENDERINI, laureatosi in mediazione linguistica con la tesi: REALTA' E PERCEZIONE DELLA CONVIVENZA LINGUA DIALETTO NELL'ITALIA CONTEMPORANEA: UNA RICERCA SU PREMANA.

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Attualità

BORSE DI STUDIO BANCA DELLA VALSASSINA - LE PREMIAZIONI La Banca della Valsassina Credito Cooperativo ha consegnato le borse di studio riservate ai Soci e ai Figli dei Soci della Banca che si sono distinti negli studi o che abbiano discusso brillanti tesi di laurea nell’ultimo anno accademico.

Oltre quaranta gli studenti premiati delle scuole medie, superiori e dell’università.

Ai ragazzi, un po’ emozionati, il Presidente dott. Abramo Gianola ha ricordato come la Banca li accompagni già dalla nascita (omaggiandoli con un libretto di deposito a risparmio) e continui a sostenerli nel loro percorso di crescita.

“Al fine di favorire gli studi e premiare il merito scolastico vogliamo continuare ad elargire questi riconoscimenti, richiamandoci ai valori ispiratori delle banche di credito cooperativo, quali il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli appartenenti alle comunità locali.

Da sempre riserviamo alle giovani generazioni una speciale attenzione, nella ferma convinzione che il futuro del nostro territorio, il nostro domani, dipenda anche dalla loro formazione”.

“L’erogazione di tale contributo- continua il dott.

Gianola – vuole essere un modo concreto per sostenere lo studio e valorizzare gli studenti, stimolandoli a perseverare nell’eccellenza. Vogliamo far sentire la nostra presenza affinché continuino la strada intrapresa oggi nel-

Gli studenti premiati laurea e diploma

Gli studenti premiati scuola secondaria di primo grado

lo studio e nel mondo del lavoro domani”. “È infatti determinante, la presenza, nella nostra realtà, di giovani adeguatamente formati e motivati, che raccolgano la sfida dei cambiamenti che ci attendono.

Abbiamo bisogno di impegno e costanza e, questa sera, stiamo parlando per l’appunto a ragazzi con queste caratteristiche”.

I neolauerati sono stati omaggiati anche di un’azione sociale, entrando quindi a far parte della compagine della Banca. “La Banca è di tutti noi, sta anche a voi farla crescere” – con queste

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parole si è rivolto in particolar modo a loro il Presidente.

Alla premiazione è seguito un momento conviviale e le foto di rito.

Gli studenti premiati sono: Laurea Magistrale: Merlo Enrico, Invernizzi Davide; Laurea Breve: Canepari Arianna, Galli Elena, Isacchi Sara, Gianola Valentina, Tenderini Eleonora, Greppi Anna, Brumana Andrea, Beri Chiara, Fazzini Giacomo; Scuola Secondaria di 2° grado: Pensotti Roberta, Selva Valentina, Leone Carlotta, Pomoni Mauro, Invernizzi

Lorenzo, Corti Chiara, Greppi Giulia, Fraccaro Carlotta, Vittori Gabriele, Prada Elena; Scuola Secondaria di 1° grado: Bellati Serena, Bellati Silvia, Baruffaldi Maddalena, Invernizzi Arianna, Pomoni Emma, Rota Conti Matteo, Gianola Matilde, Tenderini Ruben, Selva Angelica, Codega Nicolò, Ghislanzoni Riccardo, Gianola Melissa, Mauri Chiara, Meregalli Martina, Maroni Lorenzo, Denti Aurora, Accorsi Stefano, Fazzini Giuseppe, Codega Nicole, Agostoni Benedetta.

Congratulazioni a Martina Bettiga laureatasi in Scienze dell'Educazione con 110 e Lode all' Università Milano Bicocca.

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Ambiente

I nostri sentieri su Open Street Map Camminare con il G.P.S. (sperém de mighe scapüscià) Quest’estate sono stato sgamato dai bregamìin (cólpe dól Ròch) mentre percorrevo, avanti e indietro, gli innumerevoli sentieri, più o meno visibili, che attraversano in lungo e in largo la conca di Varrone: Pian da l’Aque, Coldére, Tempestàde, Tronèle, ecc. A domanda tentai di rispondere con una balla, ma non risultai credibile e dovetti rassegnarmi a spiegare per filo e per

in bici in sé, quanto il fatto che la bici mi permetteva di conoscere posti che con altri mezzi non mi sarebbe stato possibile e che a piedi avrebbe richiesto troppo tempo e fatica.

Insomma mi piaceva soprattutto andare in giro a cercare posti e percorsi nuovi, mai fatti e mai visti prima.

Col risultato di perdermi ogni tre per due o finire spesso in vicoli ciechi.

segno cosa stessi in realtà facendo.

Stessa cosa adesso con quelli de “Il Corno”: insomma, i lettori abbiano pazienza, ma non è colpa mia.

Tutto cominciò una decina d’anni fa, quando, in seguito ad un intervento al ginocchio, il medico mi convinse ad andare in bici: però su strada non mi piaceva e avevo paura del traffico per cui optai per la MTB. Imparare ad andare in MTB a sessant’anni, oltre che faticoso, è anche tecnicamente molto difficile: infatti non imparai un tubo.

Però mi piaceva. Non tanto l’andare

Così cercai di porre rimedio, dapprima con supporti cartacei (cartine), poi con apparecchi GPS (Garmin) e infine con le APP degli smartphone (che poi sono sempre GPS).

E fu così che scoprii OPENSTREETMAP Ma cos’è ‘sto OPENSTREETMAP? OpenStreetMap (o OSM) è una mappa liberamente modificabile dell’intero pianeta; è un progetto che punta a creare e a rendere disponibili dati cartografici, liberi e gratuiti a chiunque ne abbia bisogno; permette a chiunque sulla terra di visualizzare, modificare

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ed utilizzare dati geografici.

Funziona un po’, insomma, come wikipedia cui è in qualche modo legato: in sintesi una mappa gratuita di tutto il globo realizzata ed aggiornata dagli stessi utenti.

OSM è una specie di enorme contenitore dove, oltre ai tracciati delle strade o dei sentieri, è possibile inserire, e quindi poi ricavare, informazioni di ogni tipo senza limite alcuno.

Sul sito www.openstreetmap.org è possibile vedere una sintesi cartografica di questa mappa, ma, in realtà, sono enormemente di più le informazioni lì contenute e quindi utilizzabili.

Perché allora non si vedono tutte?

Come ho detto, OSM è un enorme contenitore di informazioni cartografiche ed è attraverso OSM che i mappatori inseriscono tutti i dati che ritengono utili. Però non è utilizzato, e non è utilizzabile, direttamente così com’è dagli utenti interessati; sarebbe troppo pesante e mostrerebbe un sacco di dati che in quel momento magari non servono.

Chi va a fare un giretto in bici in Valtellina, che se ne fa dell’Africa o dell’Australia? Ma anche che gliene frega di dove sono i distributori di benzina?

Viceversa quest’ultimo dato potrebbe risultare utile ad un automobilista, cui non interessano invece le pendenze e le difficoltà tecniche dei sentieri, che a loro volta interessano però ai bikers.

Insomma ogni categoria di utenti ha bisogno di mappe ad hoc, cioè di map-

Ambiente

pe che visualizzino solo i dati utili a quegli utenti e non anche gli altri; le mappe quindi effettivamente messe a disposizione e utilizzate sono perciò le mappe basate su OSM e non OSM stesso.

Ciò che queste mappe specifiche visualizzano o meno dipende appunto da chi è l’utente: le mappe per escursionisti, ad esempio, visualizzano informazioni diverse da quelle per automobilisti o, poniamo, per chi va a cavallo.

Tutte però attingono e ricavano i dati che servono da OSM, il grande contenitore di dati cartografici: per questo sono obbligatoriamente libere e gratuite oltre che affidabili perché fatte da gente del posto e costantemente aggiornate.

La visualizzazione e quindi l’utilizzo di queste mappe specifiche basate su OSM, scaricabili gratuitamente da internet, richiedono o apparecchi GPS specifici tipo Garmin oppure più comodamente apposite APP scaricabili facilmente e gratuitamente sul proprio cellulare.

Personalmente per la bici o a piedi uso ORUXMAPS, a detta dei più l’APP migliore per questo tipo di uso.

ORUXMAPS utilizza mappe OSM scaricabili da www.OpenAndroMaps.org.

Con ORUXMAPS è possibile sia registrare il percorso che si sta facendo sia seguire, come su un navigatore, tracce fatte da altri o scaricate da internet o anche predisposte a tavolino con Google Earth.

Per riuscire a districarsi nella ragnatela di sentieri in cui ci si imbatte, che so, in Brianza o nel parco del Ticino o sugli altipiani dolomitici, Oruxmaps

(o similare) risulta, oserei dire, pressoché indispensabile.

Oruxmaps salva, e quindi anche legge, sia in formato KML che in GPX: ciò rende facilissimo lo scambio di tracce e percorsi tra diversi utenti.

L’impressione è che le mappe basate su OSM stiano pian piano affermandosi a scapito di altre mappe per il momento più conosciute tipo google maps. Del resto basta confrontare due diverse rappresentazioni di una stessa zona per rendersi conto di quanto più complete e attendibili risultino le mappe di OSM rispetto ad altre mappe.

Anche per l’automobile ormai si stanno diffondendo APP (gratuite) su cellulare che utilizzano mappe OSM (altrettanto gratuite). Personalmente per l’auto utilizzo “Offline Maps” o anche “OsmAnd+”, ma ce ne sono anche altre, tutte altrettanto valide.

L’ulteriore enorme vantaggio di tutto ciò sta nel fatto che la navigazione, con qualsiasi APP, avviene OFFLINE; cioè non serve essere collegati a internet perché la mappa è in locale e lo strumento attivo è l’antenna GPS e non il segnale telefonico: funziona insomma dappertutto, anche dove il cellulare non prende; anzi funziona anche senza SIM e quindi non consuma i Gb di cui eventualmente si dispone.

Ma veniamo alla questione iniziale (e poi chiudo).

Ad un certo punto (e siamo a circa 5 anni fa), costatando che del territorio di Premana, su OSM, erano presenti ben pochi dati (quasi niente sentieri, poche strade, pochi alpeggi, niente lööch, ecc.), mi ha preso lo sfizio di poter contribuire, come utente mappatore, ad inserire un po’ di dati in

Petroli Valsassina di Manzoni Giovanni

OSM pur limitandomi, appunto, al solo territorio di Premana. È vero che a noi premanesi in realtà non servono: tutti conosciamo il nostro territorio e non andiamo certo in giro con le mappe OSM. Però, per i non pochi escursionisti e bikers che frequentano da un po’ di tempo le nostre montagne, potrebbero invece risultare molto utili.

Ecco allora che ho deciso di registrarmi sul sito di OSM come mappatore e di cominciare a mappare.

All’inizio pochi dati per volta; con prudenza; anche per imparare pian piano l’utilizzo degli strumenti a disposizione; poi via via sempre più.

Fatto sta che, attualmente, il mappare sentieri e quant’altro per OSM è diventato il mio hobby prevalente: una scusa come un’altra per andare in giro.

Ecco quindi spiegato il motivo della mia frequente presenza quest’estate in Varrone: frequente presenza che aveva non poco preoccupato i bregamìin (Rocco compreso) circa il mio stato di salute mentale.

Un bel po’ di dati sono riuscito ad inserirli (per vedere, andare su www.openstreetmap.org e zoommare su Premana); certo resta ancora molto da fare, ma se non crepo subito…

E, per chi fosse eventualmente interessato ad ulteriori informazioni in merito, sono naturalmente disponibile; sapete dove trovarmi: a casa o, molto più spesso, al bar.

Anche se dubito che qualcuno della generazione nata con l’iPad possa aver bisogno di informazioni da uno come me della generazione nata con il pallottoliere.

Bebo

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Esperienze

GIOVANI E LAVORO

ESPERIENZE ALL’EST ERO Continuiamo il giro del mondo fra i giovani premanesi che lavorano all’estero, proponendo l’intervista con una giovanissima che da poco più di un anno lavora in Inghilterra:

Cristina Bellati, classe 1995 Da quanto tempo ti trovi all’estero? È dall’ottobre 2015 che vivo in Inghilterra, dunque ormai da più di un anno.

Dove vivi?

Attualmente vivo a Luton, a 20 minuti da Londra.

Sei stata in altri paesi esteri in precedenza?

Sono stata a Londra 3 mesi a inizio 2015 per studiare e perfezionare il mio inglese.

Per quale motivo ti sei trasferita?

Oltre alla volontà di fare un’esperienza di lavoro e di vita all’estero, ho preso al volo un’occasione che mi si è presentata mentre ero a Londra a studiare: un colloquio di lavoro per la Ryan Air, andato a buon fine.

Quale lavoro stai facendo?

Faccio la hostess proprio per Ryan Air. Hai fatto altri lavori in precedenza?

No, non ho fatto altri lavori, quello che sto facendo ora è la mia prima esperienza lavorativa.

Stai svolgendo il lavoro che cercavi oppure hai dovuto adattarti a quello che offriva il mercato?

Sto decisamente facendo il lavoro che cercavo… è sempre stato il mio sogno nel cassetto quello di fare la hostess e poter in qualche modo girare e visitare il mondo. È un po’ di famiglia visitare e girare per il mondo, e questo sicuramente mi ha aiutato nella mia scelta.

Quali sono gli aspetti positivi e negativi rispetto al mondo del lavoro in Italia e rispetto alle tue aspettative?

Come dicevo, questa è la mia prima esperienza di lavoro e dunque non conosco i vari aspetti positivi o negativi rispetto alla realtà italiana. Posso solo dire, in base a quello che ho potuto sentire da colleghi e altri giovani italiani che ho incontrato facendo questo lavoro, che in Inghilterra rispetto all’Italia ci sono maggiori opportunità per trovare un lavoro.

Pensi di tornare in Italia o prevedi di stabilirti definitivamente all’estero?

Non lo so ancora, per ora vorrei continuare la mia espe-

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rienza lavorativa all’estero, magari cambiando paese se mi si presenterà l’opportunità.

Se rientrerai in Italia tornerai ad abitare a Premana?

Premana è dove sono cresciuta, lì ho la mia casa, la mia famiglia e i miei amici. Al momento non saprei rispondere, ho solo 21 anni e sinceramente non ho ancora pensato a cosa farò tra qualche anno.

Consiglieresti ad altri di cercare lavoro all’estero? Quali consigli/suggerimenti gli daresti?

Lavoro per la Ryan Air perché ho saputo cogliere un’opportunità che mi si è presentata. Penso che un’esperienza all’estero possa solo fare bene in quanto aiuta a vedere il mondo con occhi diversi. Ovviamente non ci sono solo aspetti positivi ma anche quelli negativi, e non è tutto rose e fiori. Sicuramente consiglio quest’esperienza a quei giovani che hanno il desiderio e la volontà di confrontarsi con altre realtà.

Qual è il tuo punto di vista in merito al futuro di Premana, in particolare relativamente alla possibilità di creare nuovi posti di lavoro adatti alle aspettative delle nuove generazioni?

Argomento molto difficile... non penso che Premana possa offrire a tutti i giovani il posto di lavoro desiderato ma penso ci possa essere qualche nuova opportunità nel settore del turismo.

Storia

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Storia

Lo Skilift di Ronco Alla fine dello scorso ottobre è stato definitivamente smontato l’impianto di skilift di Ronco ovvero l’impianto di risalita per la rinomata stazione invernale, un’iniziativa degli “abitanti” di Ronco. Correva l’anno 1983, quando, un tenace gruppo capitanati dal Toni dól Nìis, con l’ausilio del Claudio Güz realizzarono l’opera in officina: tante ore di lavoro, la sera fino a tardi e pure di sabato, costruire i pezzi, assemblare il tutto. Quando tutto fu pronto si parte per Ronco per procedere all’impianto, dopo aver fatto i rispettivi basamenti. Prima di tutto si mette in piedi il palo in cima con il suo volano sotto il motore e i vari accessori. Montato quello in fondo, cioè alla partenza, bisogna tirare le corde, ma succede che il basamento con gli impianti e i tiranti per tirare le corde al tée mighe, al ne vée tüt. Allora altre ore di lavoro per rifare un basamento più consistente, tant’è che quindi giorni dopo finalmente al và. I quattordici soci si alternavano ogni domenica, uno alla partenza e uno all’arrivo per controllare che tutto vada per il meglio. Ogni domenica il pienone, e non succede nessun incidente.

Soci e rispettivi famigliari sciavano gratis, altri non facenti parte del gruppo,

dietro modesto contributo, potevano sciare ma non eran visti di buon occhio, perché in caso di incidenti non si sapeva come metterla. Niente assicurazione, niente soccorso piste... Ci è sempre andata bene, solo una gamba rotta per l’ Aldo, ma è finita subito lì. Ai primi tempi, per battere la pista si usava un rullo in metallo con annesso un supporto che il volontario di turno trascinava prima in salita poi in discesa. Poi ad un certo punto è arrivato ól gat e di questo ne abbiamo già parlato. Le giornate clou sono state quelle dei giochi

della gioventù edizione invernale. 130 bambini che, dopo le competizioni sciavano gratis, era divertente guardarli ma bisognava cascia fò quatro öc e quatro orèc. Per quelle occasioni l’ASP dava un contributo per affrontare le spese benzina per il funzionamento dell’impianto. Da cinque anni il “grande” skilift non è più funzionante, metterlo a norma... un problema—- ma chissà quanti dei nostri campioni hanno imparato le prime nozioni dello scii a Ronco...

Rocco

NOTIZIE DALLA CROCE ROSSA Un altro importante servizio può essere fornito dalla Croce Rossa di Premana grazie alla donazione che l’Avis ha fatto per l’acquisto di un nuovo strumento che serve per riconoscere precocemente una disfunzione cardiaca in atto nel paziente, garantendo così un immediato e mirato intervento.

Questo presidio si chiama ELI 10 e permette di fare un vero e proprio elettrocardiogramma attraverso l’applicazione di una serie di elettrodi che rilevano il tracciato del cuore, e che viene spedito alla Centrale Operativa dove un medico potrà leggerlo e, in caso di necessità, inviare un mezzo di soccorso avanzato (automedica) in supporto all’ambulanza. Oltre a rinnovare i ringraziamenti all’Avis, bisogna ringraziare anche i nostri volontari che per rendere operativo l’ELI 10 si sono dovuti prestare per seguire un piccolo corso di tre ore, tenuto da un infermiere del 118, dove è stato spiegato il suo funzionamento.

Passando ad altro, diamo alcuni numeri che riguardano i servizi effettuati durante l’anno e si sono così ripartiti: 280

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trasporti 118, 60 trasporti privati in ambulanza, 600 viaggi con i doblò per servizi dialisi e disabili e 20 manifestazioni sportive. Con questi numeri si capisce quanto è importante e indispensabile la presenza di questo servizio sul nostro territorio, ma nonostante la tanta voglia di fare e di aiutare le persone in difficoltà non nascondiamo che riusciamo a farlo faticosamente per lo scarso numero di volontari. Per questo cogliamo l’occasione per lanciare un appello: non lasciamo morire questo servizio!

Proprio per cercare di ovviare a questa situazione, il prossimo anno partirà un nuovo corso per diventare volontari: non occorre essere medici, come al contrario si pensa e come viene fatto credere, ma è sufficiente avere del tempo da poter mettere a disposizione per aiutare chi è nel bisogno. Noi siamo fiduciosi e confidiamo nella sensibilità delle persone sperando che ci siano nuovi amici che abbiano la voglia e il coraggio di mettersi in gioco.

C.R.I. - PREMANA

Sport

MEDAGLIE A-RANZE Ai campionati italiani di sci-alpinismo, prove veloci, di Madonna di Campiglio, Mirko Sanelli conquista tre podi in tre gare nella categoria cadetti. Bronzo nella sprint, argento con la staffetta Alpi Centrali e ancora argento nel vertical.

Altri nove nostri ragazzi in gara nel vertical, qualcuno al debutto, con promettenti prestazioni.

Il Team A-ranze dell'A.S. Premana alza l'asticella!

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Varie ed eventuali

CHE SORPRESA IN VETTA!

La neve, anche quest’anno, si sta facendo parecchio attendere, ma alle prime nevicate di novembre, se si sale in quota, c’è un’alta probabilità di trovarsi al cospetto di sculture naturali sorprendenti. Ecco com’erano la Madóne e ól baitél dól Rodónt domenica 27 novembre.

Li avreste riconosciuti?

(Foto Domenico Gianola)

DALL’AEREO

TANTI AUGURI nonna MARIA peri tuoi 85 anni, da tutta la tua famiglia

In una giornata di rara limpidezza può capitare che da un aereo si possa godere di una vista così. La foto è stata presa dalla cabina di pilotaggio del volo Air Dolomiti LH1896 Monaco di Baviera-Torino il 19 ottobre scorso.

(Da Lele Tenderini, Venezia)

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Varie ed eventuali

MANUTENZIONI D’AUTORE Sempre in tema di manutenzione e valorizzazione dei sentieri ci sembra doveroso segnalare e documentare lo splendido intervento di ripristino del selciato sulla mulattiera che porta a Promanìghe in zona Stopadüre, che, dopo i lavori sulla nuova strada, era ridotta ad üne caravìne. L’autore di tale “opera d’arte” è il Mario Bertoldini Segnóor, che volontariamente, con passione, perizia e competenza mette a disposizione il suo tempo libero per la conservazione di questi manufatti. Grazie e complimenti al Mario ed a tutti coloro che hanno a cuore il nostro territorio.

PATATE DA RECORD

Questo è il sorprendente raccolto di Renata, senza nemmeno aver seminato!

La sola rimanenza di “patatine” dello scorso anno, ha prodotto questo risultato: 0,74 e 0,5 kg.!

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ORIZZONTALI 1 La Messa più bella - 7 Attrezzi sportivi per inverni avari - 9 Effeminato, frivolo - 10 - Vd. fig.1 - 12 Abbreviazione per... Achille - 13 Moél senza la testa - 14 Vd. fig.2 - 17 - Gare col testimone - 20 Veicolo da neve - 24 Luogo panoramico in quel di Esino - 25 Grida - 26 Botteghino - 27 Vd. fig.3.

VERTICALI

Fig. 2

1 Latticino prodotto con ricotta e panna - 2 Vd. fig.4 - 3 Vd. fig.5 - 4 Vd. fig.6 - 5 Estivo - 6 Lo è un gianduiotto - 8 Un decimo di chilo - 11 Recinto per animali - 15 Plurale della... 8 vert. - 16 Sciocca - 18 Fermarsi quasi del tutto - 19 Comprende i solàm - 20 Un Maurizio premanese - 21 Ripetuto significa a poco a poco - 22 Località a ovest del paese - 23 Tanti sono i sacramenti.

La soluzione verrà pubblicata su www.ilcorno.net a partire dal 30 gennaio 2017

Fig. 6

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Fig. 3

Fig. 5

Fig. 4

Numeri telefonici utili • Municipio Premana - Via V. Emanuele, 15 Tel. 0341.890.437 - 0341.890.127

• Dott. Christian Genovese Tel. 389.5764774

• Municipio Pagnona - Via Nuova, 2 Tel. 0341.890.420

• Dott.ssa Laura Rinaldi - Via M. di Cefalonia, 15 Tel. 0341.819.167

• Parrocchia S. Dionigi - Via V. Emanuele, 1 Tel. 0341.890.369

• Emergenze incendi Cell. 348.76.53.883

• Emergenze sanitarie Tel. 112

• Scuola Materna - Via Venezia Tel. 0341.890.289

• Trasporti con auto CRI: Pietro Bertoldini (Piro) Tel. 349.6744718

• Scuola Elementare - Via V. Emanuele, 15 Tel. 0341.890.111

• Delegazione CRI Premana Tel. 0341.890.358

• Scuola Media - Via Papa Luciani Tel. 0341.890.345

• CRI servizi secondari: Regazzoni - Casargo Tel. 0341.840.589 - Cell. 347.519.35.92

• Museo Etnografico: Codega Samuele Tel. 0341.890.103

• Guardia Medica (sabato e domenica) Tel. 0341.819.191

• Casa Madonna della Neve Tel. 0341.890.288

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