Regia Alè edizioni Tecnograf

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Supplemento a Maison e Masonette n.5 del 27/7/2017

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100 25 SETTEMBRE 2019

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La voce dei tifosi

OSPIZIO PIEVE BARAGALLA RUBIERA

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Un compleanno singolare in occasione del derby col Carpi

CENTO PER DUE REGGIANA E REGIA ALÉ

1919 • 2O19

Cento anni di cuore granata di Roberto Tegoni Eccoci qua, ancora a scrivere pieni di entusiasmo per una squadra che ci fa battere il cuore. Lo speciale numero 100 di Regia Alè cade proprio nel giorno esatto del centenario della nascita della nostra Reggiana. Nostra, perché è di tutti noi reggiani e non che la domenica – dallo stadio o da casa, a Reggio o fuori, in tutti i modi possibili – ci informiamo delle sorti dei granata. Mi piace parlare ai tifosi veri. Quelli che stanno sfogliando questo giornale. Quelli che c’erano anche l’anno scorso e che c’erano sessant’anni fa, quando la Regia conosceva la vergogna della Quarta serie a seguito della penalizzazione inflitta per un presunto tentativo di corruzione dell’ingegnere Giorgio Degola nei confronti dei dirigenti del Parma, che ci costò la retrocessione. Brutte storie, torbide, non chiare. Ne abbiamo conosciute tante, come queste. Non dello stesso tipo, ma dal tenore simile. I fallimenti di Foglia e Piazza, guarda caso presidenti non reggiani. Anni bui di società galleggianti senza lilleri che ci facevano penare un 13° posto. Sconfitte contro

squadre – con tutto il rispetto – dal nome impronunciabile, o gol subiti da cognomi incredibili che per stessa natura del cognome non avrebbero potuto ambire a più di una terza serie. Uno stadio inavvicinabile durante l’estate. I campi di allenamento trasformati in frutteto. I cugini che vanno e vengono dalle serie superiori con una semplicità imbarazzante. E noi ad “andare in oca” per un qualsiasi motivo. A brontolare tra di noi. A mangiare la “menta” della serie C e non solo per vent’anni, col ricordo sbiadito dei “bei tempi” della serie A. Un ricordo che, nel mio cuore, non esiste nemmeno, avendo trent’anni e non avendo coscienza di quel periodo d’oro, perdonerete la nota personale. Beh, signore e signori, noi siamo ancora qui. Ad innamorarci di una squadra che dopo quattro partite è capace di fare quattro passaggi consecutivi. Di un attaccante che fa gol. Di un allenatore che viene accusato di ruffianeria se sostiene di volersi accomodare sulla panchina più vicina alla Sud, per “sentire meglio la città”.

Siamo qui a tremare al pensiero che il ritorno

alla maglia granata, dopo un mese di divise stile Decathlon, possa portare sfortuna, visto il filotto di partite di inizio stagione con le suddette maglie standard. Siamo completamente fuori di testa. Facciamo e distruggiamo. Amiamo e odiamo. Siamo un popolo granata che ha sofferto troppo in questi anni.

Che se la fa letteralmente addosso davanti ad una squadra che non vincerà il campionato, ma darà (quasi) sempre l’idea di potercela fare contro chiunque. E ci farà divertire, o per lo meno ci proverà. Non siamo abituati. Non più, da un po’ di tempo. Perché ogni volta che sembrava la volta buona… Non era la volta buona. Il centenario è una festa. Godiamocela. Ubriachiamoci di calcio. Festeggiamo Severino “Umberloun” Taddei e quella manica di ragazzi che nel 1919 fondarono quel giocattolino che ogni maledetta domenica ci fa battere il cuore. Lo facciamo adesso e lo faremo ancora, noi zoccolo duro che non se n’è andato prima e non se ne andrà più. Siamo ancora qua, a scriverlo e a gridarlo più forte che mai: FORZA REGGIANA!

IL POLEMICO GRANATA Il ruolo del Polemico Granata non è sempre facile. Oggi ad esempio, mi sarebbe piaciuto festeggiare i 100 anni della nostra Reggiana senza trovare intoppi o problemi che affliggono la nostra squadra e i suoi tifosi.

Vorrei che nell’anno del centenario tutto filasse liscio e che le pagine di questa rubrica rimanessero inesorabilmente vuote. Sarebbe davvero bello, almeno per questa volta, sentirsi inutili. E invece, ancora una volta abbiamo un problema che, per una squadra professionistica prima in classifica, è grande come una casa. Da più di dodici mesi la Reggiana è costretta a vagare per i campi di tutta la provincia senza trovare una casa dove potersi allenare con stabilità. Mister Alvini aveva chiesto di poter continuare ad allenarsi allo Sporting di Cavazzoli, un impianto dotato di due terreni tenuti in perfette condizioni e di una palestra perfettamente attrezzata. Sarebbe stata una soluzione gradita dalla squadra sia per l’ottima condizione in cui versa la struttura, sia per la comodità del campo che non si trova lontano dalla sede di Via Giglioli Valle. Ancora una volta però la Reggiana ha dovuto fare i bagagli per trovare una nuova soluzione e risolvere il problema, almeno fino alla riconsegna dei campi di Via Agosti. La situazione di questi ultimi non è immobile o abbandonata a se stessi, come qualcuno ha sottolineato sui social nei giorni scorsi. E’ vero, su alcuni campi ancora l’erba cresce incolta e si trovano in un desolante stato di abbandono, ma sul campo principale invece i lavori di messa a punto sono cominciati in estate e

sono ormai volti al termine. E’ stato necessario intervenire sugli spogliatoi e sugli impianti delle docce, oltre al totale rifacimento del manto erboso tristemente dimenticato dopo il fallimento dei Piazza. La situazione per la vecchia sede della Reggiana si è finalmente sbloccata, ma la proprietà potrà passare al Comune solo in estate. Nel frattempo però, otto squadre del settore giovanile granata potranno allenarsi proprio su quel campo rimesso a nuovo. Il problema rimane per la prima squadra, che probabilmente dovrà migrare al circolo tennis di Albinea. Sono stati infatti effettuati dei lavori di manutenzione su due terreni che dovrebbero ospitare nei prossimi mesi la formazione di Alvini. La situazione complessiva è comunque paradossale, considerando che in più di un anno non si è riusciti a mettere una pezza al disastroso buco lasciato dal fallimento degli americani.

La cosa è amplificata dal fatto che la Reggiana si trovi quasi sorprendentemente prima in classifica. Se fossimo infatti nella parte destra del tabellone, probabilmente questo problema sarebbe meno risaltato. Alvini ha già mostrato in conferenza stampa il suo fastidio per la situazione in cui è costretto a far lavorare una squadra che, ogni settimana, dimostra sempre di più di poter lottare per i primi posti in questo campionato. Il Mirabello ancora una volta si trova al centro delle polemiche, in quanto è stato indicato da molti come possibile soluzione per la Reggiana, già utilizzato in passato da Barilli per la prima squadra e l’Accademia Granata. L’impianto di via Matteotti però versa ancora in pessime condizioni, con

di matteo moratti

il fondo erboso inadeguato per una squadra professionistica. Non dimentichiamoci che il Genoa voleva rifiutarsi di giocare l’amichevole d’agosto per il timore di possibili infortuni ai propri calciatori. Alla fine si decise ugualmente di giocare vista l’amicizia che lega le società e la grande affluenza di pubblico. L’abbandono alla gara sarebbe stato invece un segnale fortissimo, che avrebbe dato un risalto nazionale ad una situazione che non vede la Reggiana responsabile in prima linea. Insomma cara Reggiana, tu diventi sempre più vecchia, ma i problemi restano in una città che ancora non ha capito il potenziale che potrebbe dare una squadra competitiva ad alti livelli. Per tornare grandi servono però, oltre che a tanti soldi e molta fortuna, anche strutture e impianti adeguati.

Si sa, uno lo abbiamo perso all’asta nel 2013 e adesso non abbiamo neanche più un campo di allenamento stabile. Se ancora non abbiamo trovato una casa per allenamenti e partite (clamorosa l’ennesima inversione di campo obbligata in coppa Italia contro la Juventus Under23), la Reggiana dopo 100 anni continua ad essere ospitata nel cuore di migliaia di tifosi granata. Guardati intorno, oggi è il tuo compleanno e i reggiani hanno risposto presente, perché la Reggiana non è solo una squadra di calcio, ma un modo di essere e un simbolo della collettività. Non temere cara Reggiana, qualunque cosa accada la tua gente ti sosterrà sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Buon compleanno Ac Reggiana 1919. Altri 100 di questi anni, come sempre, con un po’ di sana polemica.

REGGIANA CARPI

CLASSIFICA

P. G.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

13 11 11 11 8 8 8 7 7 7 7 6 5 5 4 4 3 3 3 2

Narduzzo Libutti Lunetta Spanò Costa Espeche Varone Staiti Scappini Rossi Marchi

Allenatore: Massimiliano Alvini

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Nobile Rossoni Sabotic Ligi Lomolino Saber Pezzi Carta Saric Vano Maurizi

Allenatore: Giancarlo Riolfo

MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE 2019 ORE 20,30 CITTÀ DEL TRICOLORE PROSSIMO TURNO:

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DOMENICA 29 SETTEMBRE 2019

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Quindici promozioni

La squadra del centenario I migliori allenatori

Dal 1919 ad oggi la Reggiana ha conosciuto quindici promozioni, delle quali tre (compreso l’ultimo ripescaggio) dalla IV serie (C2, D) alla serie C, quattro dalla B alla A, un ripescaggio dalla Promozione (seconda serie) alla Prima divisione, una sorta di serie A a gironi subregionali, sette dalla C alla B. Se il ripescaggio del 1920 proiettò i granata, allora in maglia nera con bordi bianchi, in una sorta di maxi campionato unico, la stagione del 1923-24 vide la Reggiana approdare in una massima serie a soli due gironi, cosi come quella del 1926-27. La promozione in B del 1939-40, dopo dieci anni di serie C, fu il suggello di un trionfo nel girone e nelle finali. Poi nel 194546 i granata disputarono un campionato di C-B culminato nell’ammissione alla serie cadetta. La promozione in C dopo tre anni di IV serie (1953-56) avvenne dopo lo storico spareggio col Bolzano (giugno 1956) con una doppia vittoria (1 a 0 sia al Mirabello sia in Tirolo). Quella in B del 1957-58 fu conquistata matematicamente dopo una sconfitta alla penultima. Quella del 1964, sempre dalla C alla B, fu forse la più netta.

Una sola sconfitta, a Lodi, e la seconda con un distacco abissale. Le altre sono ricordate dai più: la promozione della Reggiana di Galbiati del 1971 e quella di Fogli dieci anni dopo, sempre dalla C alla B. E infine quella di Marchioro dalla C alla B nel 1989, poi la storica promozione in A del 1993, bissata dalla Regia di Ancelotti nel 1996. Negli ultimi vent’anni solo la gioia della promozione, dopo il primo fallimento, dalla C2 alla C1 del 2008 e il ripescaggio di quest’anno. Infine questo inizio di campionato di serie C più promettente che mai e dal finale tutt’altro che scontato.

Complicata assai, ma tentiamola utilizzando anche la panchina. In porta dico, senza tema di smentita, Luca Bucci, un vero acrobata (riserve Boranga, Piròn Ferrari e Satiro Lusetti).

Terzini direi Vincenzi (fu all’Inter e in Nazionale) e Martiradonna (vinse lo scudetto col Cagliari).

Riserve De Agostini, Corradini e Calvani. Linea mediana: Francini, Filippo Galli, Mazzanti (fu al Verona, é morto giovane, era una sorta di gigante buono). In panchina Bon (grande mediano che poi fu al Palermo), Carrera (ha poi giocato nel Vicenza del grande Paolo Rossi), il ceco Hayos, che giocò nella Reggiana in serie A nel 1925-26. Alle ali (o esterni d’attacco) Frignani (giocò nel Milan e in Nazionale) e Dante Crippa (per quel che ha fatto a Reggio é il migliore di tutti i tempi). Riserve degli esterni d’attacco Morello, Schenardi, Facchin (fu poi al Catania e al Torino, e a Reggio fu capocannoniere nel 1963-64). Passiamo alle mezze ali o centrocampista e mezza punta. Direi Felice Romano (l’unico che vestì contemporaneamente la maglia granata e quella azzurra della Nazionale nel periodo 1921-1925), poi Matteoli (vinse lo scudetto con l’Inter e fu nazionale). Alternative di altissimo livello sono: Greatti (vinse con Martiradonna lo scudetto col Cagliari di Gigi Riva), Aigotti (fu l’unico giocatore del Milan a segnare tre gol all’Inter in un derby e prima col soprannome di Piombo sfondò le reti del Mirabello) Powolny (l’austriaco che venne a Reggio nel 1924 e poi fu all’Inter), Catalani, detto il professore. Punta Silenzi (ma anche Carnevale, Ravanelli e Padovano). Li metto in ordine di simpatia. Apro il dibattito.

Cominciò Karl Sturmer, un viennese che insegnava calcio a Reggio Emilia nei primi anni venti. Era un tipo fantastico. Se a un giocatore mancava il sinistro in allenamento gli toglieva la scarpa destra. Fu l’allenatore della Reggiana delle origini. Gli spetta la palma del migliore allenatore degli anni venti. Morì in Romagna ucciso da un tedesco (in circostanze ignote) nel 1945.

Negli anni trenta darei una menzione a Vilmos Vanicek che portò la Reggiana di Lusetti, Duo, Malagoli, Romanini in serie B dopo il decennio nero degli anni trenta. Era un cecolsovacco, che poi ritornò a Reggio per un breve periodo nel dopoguerra. Negli anni quaranta allenatore e portiere granata, parlo del campionato 1947-48 che ci vide ammessi alla B unica, fu Piero Ferrari (Piròn).

Reggiano, era stato al Bologna e in Nazionale. Nessun dubbio per gli anni cinquanta: Gigi Del Grosso, pilota della formula uno granata che dalla IV serie arrivò a sfiorare la serie A. Negli anni sessanta Romolo Bizzotto, morto recentemente ultra novantenne, che fu il mister di Crippa e compagnia e nel 1969 arrivò a un palmo dalla serie A. Negli anni settanta Ezio Galbiati, prima portiere e poi allenatore. Portò la Reggiana in B nel 1971 e l’anno dopo ai primi posti tra i cadetti.

Negli anni ottanta-novanta Pippo Marchioro, forse assieme a Del Grosso il numero uno dei mister granata della storia, che trascinò la Reggiana in quattro anni dalla serie C (1989) alla serie A (1993), con Carlo Ancelotti, che con la promozione in A del 1996 iniziò la sua superba carriera internazionale. Nel 2000 Alessandro Pane e nel 2010-2020 un nome ce l’avrei, ma aspetto a spenderlo.

1919 • 2O19

In arrivo il quarto volume della storia della Reggiana (1996-2019)

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25 SETTEMBRE 1919

AL BAR FALCELLI NASCE L’ASSOCIAZIONE REGGIANA DEL CALCIO

Severino Taddei aveva cominciato a giocare a football a Reggio. Era stato uno dei primi ad appassionarsi al nuovo sport che nella sua città faticava ad attecchire. Giocatore della “Robur”, poi del “Reggio football club”, aveva dovuto trasferirsi a Torino per il servizio di leva. Dopo il 4 novembre del 1918 Taddei tornò nella sua città. Bisognava rifondare il calcio, proprio come negli anni dieci bisognava inventarlo. Tutto era tremendamente cambiato. Alcuni giocatori del Reggio football club (maglia granata), sorto nel 1912, e della Juventus Reggio (maglia bianconera), sorta nel 1914, come il bravo Eugenio Iori, Attilio Vanneselli, Ido Bertani, erano morti al fronte e così il primo cronista sportivo reggiano: Ido Bertani. Altri avevano staccato la spina con lo sport per guadagnarsi, in modo più accettabile, il pane necessario. E il messia arrivò. Era lui, Severino Taddei, nato a Reggio nel 1897, che aveva combattuto sul Carso. Con la pallottola che gli fischiava nelle orecchie, ben più pericolosa della palla da football, rimbalzata contro il muro del manicomio. Manicomio? Sì, perché da ragazzo Severino aveva disputato una gara nel campo Camparini di via Guasco. E un suo tiro micidiale era finito, infatti, proprio sul muro di cinta del manicomio. La palla s’era sgonfiata e la partita era stata sospesa. Proprio roba da matti. Morirà nel maggio del 1956, ancora relativamente giovane e dopo aver giocato, oltre che nel Torino, anche nel Modena, e dopo essere divenuto allenatore e arbitro,

anche di serie A, e commissario di campo. Finirà la carriera con il prestigioso ruolo di rappresentante dell’Emilia nella Lega nazionale del calcio.

Quando si ripresentò a Reggio, Severino Taddei, a guerra ultimata, dunque, non c’era quasi nessuno che rimpiangesse il football, nemmeno coloro che si erano appassionati prima. Lui aveva appena 21 anni. C’era tanto dolore a Reggio, per quei 6mila giovani morti al Fronte, e nelle famiglie reggiane erano pochi coloro che potevano evitare di piangere. Un figlio o un fratello morto in guerra erano come inevitabili, tristi, ma eroici trofei. E li si mostrava con il convincimento di avere offerto un contributo ad un tempo “il più nobile e straziante”, come scrisse Pietro Petrazzani, che diverrà nel 1922 il primo sindaco fascista di Reggio, dopo essere stato a lungo socialista e amico di Prampolini. Già nel 1917 in Russia c’era stata la rivoluzione bolscevica e in tanti, in Italia, in questo primo dopoguerra, s’erano infatuati del mito dei soviet. A Reggio, dopo la morte di Luigi Roversi, nel 1917, era subentrato come sostituto, anche se non ancora come sindaco, quel Giorgio Palazzi, figlio di Corrado, grande personalità di ispirazione radicale, anche se di famiglia aristocratica e possidente, il cui fratello Vittorino diverrà poi presidente della Reggiana calcio. Calcio? Occuparsene con quel clima, non doveva essere facile. Eppure lo sport aiuta a superare anche i momenti più difficili. E ci mancava anche l’epidemia di spagnola,

che se fosse arrivata davvero a Reggio in grande stile, era perfino peggio degli austriaci e austriacanti vari coi loro fucili e mantelli bianchi. Dal novembre al dicembre del 1918 non è segnalata alcuna gara calcistica a Reggio, mentre nel giugno di quell’anno si era svolta una gara tra il Reggio e i Bombardieri di Scandiano davanti a un pubblico imponente. Il Reggio si schierava con: Bonilauri, Bertolani, Zuccoli; Pietranera, Vacondio, Gianetto; Benedetti, Suzzi, Taddei, Casalini, Del Rio. Pietro Pietranera diverrà poi dirigente e segretario della Reggiana calcio e anche commissario tecnico granata. Una risorta Juventus Reggio cedeva al Correggio per 3 a 2, poi, il 21 agosto, si costituiva l’Unione sportiva Edera. Nel maggio del 1919 l’Edera incontra l’Undici di Modena per la Coppa del “Corriere dello Sport”, e soccombe per 2 a 0 ai cugini d’Oltre Secchia. L’incontro si svolge alla Palestra ginnastica (al campo Camparini di via Guasco o al Campo ginnastica fanteria del Mirabello?).

Nel giugno del 1919, mentre Costante Girardengo vince il Giro d’Italia, si disputa un Torneo calcistico al Mirabello a cui partecipano diverse squadre, tra le quali il Montecchio e la Jocunditas di Carpi, nel quale l’Edera batte

sanamento del campo del Mirabello che si presentava già allora acquitrinoso, fangoso e concesso dal maresciallo Della Santa, noto sportivo reggiano. Dell’Edera, poco dopo, non si sente più parlare. Il 15 giugno del 1919 si presenta ufficialmente, con quasi tutti i calciatori dell’Edera, l’Unione sportiva Reggiana, frutto dell’unificazione delle due squadre più rappresentative di Reggio: il Reggio e la Juventus.

A settembre nasce ufficialmente l’ “Associazione calcio Reggiana”, che si presenta come “Associazione Reggiana del calcio”.

E’ ufficialmente datato 25 settembre l’atto di nascita della squadra che inizierà di lì a poco il suo primo campionato di Promozione emiliana. Essa è frutto della fusione tra l’ “Unione sportiva Reggiana” e l’ “Audax” di Reggio. Primo presidente è il conte Giuseppe Cassoli, suo vice è Gaetano Galloni, consigliere è il ragioniere Gino Andreotti, la sede è situata al Bar Falcelli. La prima partita della nuova squadra è quella contro la Spal di Ferrara, che si disputa al Mirabello il 19 ottobre del 1919, anche se già il 5 ottobre la nuova Reggiana aveva affrontato lo “Sport club giovanile”, perdendo per 1 a 0, e con un gol viziato da fallo di mani, duramente contestato

Una formazione della Reggiana del 1919-20. Da sinistra: Tarabusi, Robba, Bottazzi, Casalini, Crotti, Terenziani, Bietti, Valenzano, Vacondio, Levrini, Boiardi. l’Audax di Reggio per 4 a 0. Questa la formazione dell’Edera: Dall’Orto; Vacondio, Del Rio; Giannetto, Taddei, Leone; Bottazzi, Levrini, Cagnoli, Suzzi, Casalini. Questo Mino Casalini (1899-1946) è tra i promotori del ri-

dai giocatori della Reggiana, che per protesta se ne andarono dal campo.

La prima partita intera, quella con la Spal, finisce 3 a 3 e si gioca in un campo Mirabello rimesso a posto. Si lascia dunque il vecchio campo della

Badia, dove giocava il Reggio prima della guerra, che verrà presto urbanizzato, preferendo il Mirabello. La Reggiana si iscrive così al suo primo campionato di Promozione emiliana, assieme alla stessa Spal, all’Audax di Bologna, al Parma e al Piacenza. Il campionato è ad alti e bassi, tuttavia alla fine la Reggiana, oltre al Parma e al Piacenza, che vince il girone, hanno accesso alla categoria superiore, definita I Divisione emiliana, cioè una sorta di serie A a gironi regionali, anzi subregionali. Ottima la vittoria coi cugini del Parma al Mirabello, purtroppo vendicata al ritorno da un clamoroso 3 a 0 per i figli di Maria Luigia. La prima era stata un pareggio a reti bianche contro l’Audax di Bologna, poi pareggio anche a Ferrara contro la Spal e, dopo la vittoria col Parma, era arrivata la imprevista sconfitta interna contro il forte Piacenza con un pirotecnico 4 a 3.

Ottimo il ritorno con la Reggiana che vince tre partite su quattro (ad eccezione del capitombolo di Parma vanno sotto tutte: Audax, Spal e Piacenza).

La formazione tipo dei reggiani, che indossavano la maglia nera coi bordi bianchi (quella della Juventus) era: Tarabusi, Bietti, Robba; Anceschi (Vacondio), Boiardi, Gobbi; Bottazzi, Lervini, Cagnoli, Valenzano, Crotti.

Alla fine del campionato si aspetta la decisione delle autorità calcistiche e la decisione è quella di ammettere anche Parma e Reggiana, oltre al Piacenza, alla categoria superiore. Finisce il campionato a febbraio e la Reggiana non si arrende proseguendo la sua attività con diverse partire amichevoli. Il 25 aprile arriva lo squadrone dell’Internazionale, che si batte contro la Reggiana in un’avvincente partita. E viene ospitata al nuovo Ristorante popolare: minestra, pane, secondo piatto, frutta o formaggio e un quarto di vino, solo 3 lire e 60 centesimi. Poi, d’estate, ci si può anche divertire in città col nuovo “Excelsior club” situato in Palazzo Busana, e viene ospitata, per la prima volta a Reggio, la musica jazz e il fox-trott. Chi ama i gorgheggi di Mimì e di Violetta arriccia il naso. Chi sa se anche i giocatori della Reggiana ne avranno approfittato…

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