The chronicles of Nova Terra - Seryth

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Carlo Salvato

- T he Chronicles of Nova Terra -

Seryth

Artbook



Carlo Salvato

- The Chronicles of Nova Terra -

Seryth Artbook


- Prefazione Dopo l’Armageddon, il terribile cataclisma che ha distrutto la Terra, la razza umana fu costretta a cercare un nuovo pianeta su cui trasferire il suo dominio e grazie ad un’avanzata tecnologia approdarono su un nuovo pianeta, appartenente ad un diverso universo fisico, varcando una soglia dimensionale. Chiamarono questo pianeta Nova Terra e vi si stabilirono definitivamente, ma la fisica umana non aveva più valore qui, la gravità era diversa, gli elementi completamente nuovi, niente era più come prima. Impiegarono poco tempo a scoprire una nuova potente forma di energia: la “Magia”. Gli scienziati la definirono “Energia Divina” ed era reperibile in natura a partire da quattro elementi chiave: terra, aria, fuoco e acqua. Ogni energia di base aveva differenti applicazioni e venne alla luce l’esistenza di quattro aree del pianeta opposte le une alle altre in ognuna delle quali dominava la forza di un elemento rispetto agli altri. Queste aree vennero ribattezzate “Poli Elementali” e bastò poco tempo affinchè la vera natura dell’uomo prendese il sopravvento anche su questa nuova splendida terra: vennero creati quattro regni, ognuno legato ad un elemento e ben presto fu la guerra, perchè si sa, è prerogativa umana la cupidigia. Inizialmente gli scienziati utilizzavano particolari congegni per poter usufruire della magia, ma nel giro di pochi secoli non furono più necessari e gli umani cambiarono, diventando affini solo alla magia del loro regno. La guerra durò in tutto sette secoli e vide morte e dolore protagoniste della sua immensa devastazione, ma dal suo epilogo nacquero quattro guerrieri destinati alla leggenda: Gli Avatar. Erano individui di potenza incommensurabile, gli unici che conservavano ancora intonsi i geni della vera razza umana, l’unica che aveva la facoltà di governare ogni elemento senza limiti.


Essi erano Aar’hak Meth Signora della Sorgente Limpida, Kreth Lur Detentore della Fiamma Arcana, Yriel Vaath Signora del Vortice Silente e Asriel Looth Signore della Terra. Da soli loro quattro misero fine alla guerra che dilaniava il mondo degli uomini e fondarono L’Accademia, la quale sorgeva al centro delle Terre. La pace durò a lungo, La guerra fu battezzata “dell’Oblio” e i Quattro presero il controllo di un regno ciascuno, lasciando il loro posto ai loro figli e così fu di generazione in generazione. Col passare dei millenni la Guerra dell’Obliodivenne una leggenda e la genesi della razza umana un mito, poi un sussurro ed infine svanì. Durante tutto questo la razza dei Miorj-T’hahal rimase nascosta a studiare questi nuovi invasori, ma ben presto furono scoperti. Erano una razza molto resistente, capace di adoperare una magia sconosciuta agli uomini, la Metamorfosi. Tramite la caccia si cibavano dei cuori ancora pulsanti delle loro prede, acquisendo la capacità di mutarsi in esse: non importava che fossero Draghi o topi, loro potevano diventare ciò che mangiavano. I Quattro regnanti per paura del loro potere decisero di sterminarli e lo fecero nella maniera più brutale che conoscevano. Solo un bambino, figlio di una cacciatrice devota alla dea Aksha sopravvisse, ma ad un caro prezzo: Vide uno dei quattro Avatar sventrare la madre e strapparne il cuore, portandolo via. Quando tutto cessò il bambino, Seryth, uscì allo scoperto e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. I cadaveri della sua gente erano li, divelti, fatti a brandelli, sbudellati e da ognuno di essi mancava solo il cuore. Pieno d’odio il bambino fece voto alla Dea e giurò che avrebbe sterminato la razza umana come loro avevano fatto con la sua, poi sparì per anni, fino ad oggi....


Seryth Breth Os’elm

Seryth era in piedi davanti a lui. L’avatar della capitale non credeva ai suoi occhi, come poteva essere ancora vivo un membro di quel Clan? I suoi occhi spalancati, attanagliati dal terrore erano testimoni di tutto, vigili e attenti come non mai, ma la sua ragione continuava a rifiutare la presenza del ragazzo come fosse un fantasma. Ma un fantasma poteva essere tanto vivo? Egli respirava, i suoi possenti muscoli pulsavano, i suoi pugni si stringevano, i suoi occhi non erano colmi d’ira, ma non potevano perdonare.



Ivith Eldeyst’sh

Non ebbe modo di vederla chiaramente finchè non se la trovò di fronte: Era alta, con lunghi capelli neri e lisci come una cascata di pece e gli occhi del colore del sangue degli uomini. Protetta dall’oro e vestita di porpora si ergeva al suo cospetto placida e sicura di se, fumando la sua pipa d’argento, segno di nobiltà. [...] Avrebbe dovuto capirlo sin dal principio, bastava guardare il colore dei suoi capelli. Una tale maestria in combattimento e nell’uso di elementi opposti poteva significare soltanto una cosa: la ragazza era un’avatar.



La Dea Aksha

Aksha, la dea del popolo Miorj-T’hahal, Dea della caccia, della bellezza e della devozione. Infatti solo chi era devoto a lei e alla sua causa riusciva a controllare le sue bestie, le sue forme. Era sempre raffigurata come una donna bellissima, in una mano un pugnale di ossidiana, simbolo del sacrificio, nell’altra un cuore pulsante, simbolo del potere della tribÚ.



Demoskynos Raa’th Junn Demoskynos non aveva mai avuto bisogno di armi, non che non ne avesse a disposizione, ma semplicemente non aveva mai incontrato nessuno capace di sopravvivere ad un suo colpo a mani nude. Per lui il mondo ruotava attorno a se, come un anello anzi, una catena alimetare. Gli uccelli mangiano topi e serpi, i leoni le gazzelle, le iene le carcasse, ma lui no, divorava ogni cosa come un buco nero, un pozzo senza fondo che risucchia chiunque verso il basso. La sua fame non aveva inizio e non aveva fine poichè era talmente grande che nemmeno l’universo avrebbe potuto porvi fine. Quando era ancora un uomo era sempre stato ingordo e in agonia lo sarĂ sempre e per sempre. Il suo peccato, la gola.



Il’Ocos Adalgheist Drahan’usjen

Il’Oco abbozzò una risatina sarcastica e disse -Stai scherzando vero? Tu, vorresti affrontare me, Il’Ocos Adalgheist Drahan’usjen, con quel misero bastincino affilato? I grandi giocano solo con le lame pericolose bambina mia!- concluse schernendola mentre estraeva la sua spada.



La lussuria

La sua lussuria era tanto evidente che persino le bestie si inchinavano a lei, il demone antico Il’Ocos era capace di sedurre chiunque la guardasse, sebbene pochi individui potessero resisterle. Seryth non era fra questi, ma fortunatamente Ivith si. Per un avatar era facile evitare il potere della seduzione sebbene fosse quello di un demone.



Il Palazzo degli Eletti -Eccolo là- disse Ivith -Il palazzo degli Eletti-Palazzo dei genocidi suona meglio- aggiunse Seryth in tono grave. -Non essere sciocco, non puoi pensare di assaltarlo, non sei abbastanza forte e lo sappiamo bene, anche tu ricordi il nostro scontro non è vero?-Stupida sarai tu, maga da quattro soldi, finora non ho mai usato le mie tre forme più potenti, non potevo rischiare di adirare il dio della foresta dei miei avi.- disse sicuro di se -ma se devo dirla tutta, forse, non hai tutti i torti-È per questo che verrò con te- Aggiunse lei tornando ad ammirare la rocca in tutta la sua maestosità. [...] Seryth guardò la rocca un’ultima volta dalla sua amata collina. Portava ancora le crepe che le erano state inflitte dalla potenza del suo popolo.



Viverna

Era noto a tutti che le viverne amavano l’aria di mare, infatti erano molto poche le città portuali del continente. Sebbene fossero animali molto rari, quasi in via d’estinzione, una di quelle bestie era capace di tenere testa ad un intero esercito. -Sei un folle- disse Ivith -Non puoi davvero credere di poter affrontare una viverna da solo-Io posso e lo farò.- replicò secco Seryth e si fiondò sulla sua preda come fa il leopardo con la gazzella. La possente bestia si stagliava sulla scogliera, in attesa del suo nemico, in attesa del suo destino.



Kaj’Hal -E quindi hai mangiato i cuori di tutte queste bestie esatto?-Esatto.-E puoi trasformanti completamente in ognuna di esse.Seryth annuì con la testa e riflettè fra se e se, iniziando a pentirsi di non averla sbranata prima, quando poteva. -Qual’è stata la più difficile da ottenere?- Chiese lei esaltata. Seryth sbuffò infastidito - Il kaj’hal. Sono agilissimi lo sai? Sono velocissimi sulle brevi distanze, degli scattisti nati, ma la loro vera forza si rivela nei luoghi intricati: la loro coda è micidiale, la usano sia per muoversi che per attaccare, sono degli assassini perfetti.-



Darmathian Il Darmathian aveva un che di viscido, o almeno così sembrava a Ivith, ma era comunque maestoso e potente. La sua corazza pettorale era dura come l’acciaio, le sue pinne potenti, il suo veleno mortale e in quella forma Seryth lo era ancora di più. - Ora che sei un serpente così grosso ti senti più appagato ragazzo? Sai dalle mie parti si dice che colui che cerca cose grandi in realtà voglia compensare una mancanza in mezzo alle gambe. Ahahah, dai vieni serpentello...Disse lei spavalda, ben sapendo che l’unico modo di batterlo era spingerlo fuori dall’acqua. Seryth resistette alla sua provocazione, ma accettò la sua sfida cambiando nuovamente forma.



Leviathan

Ivith scatenò sul leviatano la forza del mare in maniera tanto violenta che nemmeno il suo signore potè difendersi. Un enorme muro d’acqua si abbattè sulla bestia sbilanciandola e facendola collassare contro la scogliera, poi gridò -ORA!Seryth non se lo fece ripetere due volte: lanciò un’astremità della corda agganciandola alla mandibola del mostro poi spiccò un grande salto dalla scogliera. Trattenne il pugnale fra le mani con tutta la sua forza e lo affondò senza pietà nelle carni del leviatano. Non avrebbe lasciato per nulla al mondo che il potere del re dei mari gli sfuggisse.



La Metamorfosi

Aveva solo sentito parlare da suo padre dei mutaforma, ma non ne aveva mai visto uno. Rimase di sasso. Seryth si slanciò in un grande salto e mentre era a mezz’aria il suo corpo iniziò a mutare: dapprima i lineamenti del viso e gli arti, poi il torso e la schiena con la comparsa di una coda ossuta che si ricoprì di un folto pelo del colore della cenere. Quando atterrò sulle zampe posteriori aveva già assunto le sembianze di un lupo gigante della foresta. Era durato un attimo.



“Partiamo fra le stelle cercando la salvezza Esplorando il cielo per una nuova casa Rinnegando le nostre sanguinose origini. Sperduti come infanti cantiamo A nostra madre che nel suo grembo ci accompagna. Non siamo degni del suo amore ma non ci odia. Dimentichiamo i nostri peccati e rinasciamo come uomini nuovi. Y dnas, santa madre, benedici sempre il nostro cammino.�

-Canti del crepuscolo-


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