Il diritto all’abitare inteso come affermazione di un esserci nella società non è per tutti soddisfatta. I rifugiati sono considerati ‘invisibili’, un paradosso se consideriamo che proprio perché definiti dall’assenza di un riparo essi sono all’opposto i ‘più visibili’ essendo costretti a praticare ed adattare il loro abitare allo spazio pubblico. L’assenza di una casa, per loro, non si traduce mai in un’assenza dell’abitare perché anche in casi di estrema precarietà e povertà non rinunciano ad esistere.
Ciò nonostante, viene spesso tracciata una linea tra noi e loro, perché vengono considerati estranei da respingere. La stessa linea è quella che separa le aree geografiche; è definita, imposta, di conseguenza crea confini nel mondo. Nella realtà, con tale crisi, questi confini sembrano essere costruiti ovunque e di conseguenza, l’architettura diventa la cartina del problema stesso.