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BOLLETTINOPERINAVIGANTI

Si ritorni alla “Bibbia laica” zx di Mario De Donatis*

Nell’articolo di esordio di questa rubrica, dal titolo “L’emergenza: un patto costituzionale”, ho voluto introdurre un tema che è stato oggetto di specifico seminario “Un Patto Costituzionale per la nuova legislatura”, tenutosi a Bari. Il seminario è nato da puntuali riflessioni sulla conflittualità delle diverse forze politiche in campo, resa ancora più aspre dalla campagna elettorale, durata ben tre anni, tra consultazioni europee, regionali e politiche. Con alcuni amici di generazioni diverse, impegnati nell’associazione Identità e Dialogo, si pensò di attivare un dialogo con la fondazione Istituto Gramsci e con Beppe Vacca, presidente della fondazione, abbiamo organizzato la giornata di studio. Scendiamo nel merito: perché un Patto Costituzionale? Per ritrovare un comune denominatore, un riferimento forte per l’azione delle forze politiche, partendo dal significato di alcune parole chiave della nostra cultura politica e di come le stesse cono percepite e vissute dalle espressioni più significative della società civile e dal riferimenti istituzionali del sistema Paese. Partiamo dalla sussidiarietà. Ci si rende conto che tale principio, introdotto nel Trattato di Maastrich e recepito nella nostra Costituzione con la riforma del 2001, impone una rivisitazione di ruoli e funzioni dello Stato e del sistema delle autonomie? Che tale principio impone il coinvolgimento delle articolate realtà che esprime la società, perché possano essere impegnate nella programmazione ed attuazione delle politiche di intervento? Che la stessa famiglia, così come viene riconosciuta dall’articolo 29 della Costituzione, al di là delle iniziative per l’ampliamento dei diritti civili, va vista come corpo interme-

dio, come cellula fondante la società, che trova nello stesso enunciato del principio di sussidiarietà ulteriore forza. Ed, ancora, il “principio di imparzialità” della pubblica amministrazione, anch’esso riferimento cardine della nostra Costituzione, come viene vissuto dalle forze politiche? Ed in tale ambito, come è possibile recuperare una dimensione che sia di garanzia per il cittadino, in considerazione che le legislazioni, per certi versi contraddittorie, favoriscono più la creazione di apparati fedeli alle maggioranze politiche che sistemi amministrativi competenti? Ed, infine, lo stesso principio del pluralismo democratico, della rappresentatività nelle istituzioni, come viene percepito dalle forze politiche? La recente legge elettorale è davvero da gettare via o impone, in ogni caso, la rivisitazione, alla luce della Costituzione, del ruolo dei partiti politici? Solo la reintroduzione delle preferenze può garantire una più forte partecipazione democratica? O tale partecipazione può essere garantita anche da nuove modalità, da rinnovati percorsi per l’aggregazione del consenso di cui i partiti politici si devono far carico? Come impedire, a destra come a sinistra, che oligarchie ristrette decidano, a tavolino, la composizione del Parlamento italiano? Questi alcuni degli interrogativi cui bisogna rispondere. E per farlo c’è una sola via. Ritornare alla Costituzione e considerarla, come dice Ciampi, la nostra Bibbia laica. * Presidente associazione “Identità e Dialogo”

LETTERE AL DIRETTORE In relazione ad un comunicato apparso su questo stesso giornale, riferito alle elezioni del presidente del Terziario Avanzato di Confindustria Lecce, ritengo doverose alcune precisazioni. In tale comunicato viene indicato il sottoscritto come “il candidato che l’editore Paolo Pagliaro fino all’ultimo ed invano ha tentato di imporre”. Niente di più errato. In uno scenario con quello di Confindustria Lecce sono pochi coloro che riescono ad ammettere la possibilità che io non sia stato il candidato di nessuno, tantomeno del Presidente uscente Pagliaro. Sarei quindi curioso di sapere, in quali circostanze, con quali comportamenti, azioni e parole si è cercato “fino all’ultimo” di “imporre” la mia candidatura. La verità è un’altra: se un candidato imposto c’è, è proprio Schito. E lo sappiamo tutti. E’ Schito che ha goduto degli effetti del “potere persuasorio” di qualcun altro. Questa competizione è stata vinta grazie ai voti di grandi aziende come Telecom ed Enel. Nè io nè Schito avremmo potuto (nè dovuto) orientare aziende di questo calibro a nostro favore. La mia candidatura era animata da un reale spirito di collaborazione, soprattutto a disposizione di una Presidenza che dovrebbe prendere le distanze da metodi così ottocenteschi. Mi è dispiaciuto scoprire però, che qualcuno, oltre ad aver deciso a tavolino a chi spettava la presidenza del Terziario Avanzato, aveva stabilito (a mia insaputa) che io fossi il candidato di una fazione ostile a quella di Montinari. Per evitare che davvero passi la convinzione di una mia appartenenza ad una fazione o ad un’altra, ho presentato le mie dimissioni. Torno ad occuparmi di impresa, cercando, nell’attesa che Confindustria non decida di voltare davvero pagina, altri strumenti democratici e aggregativi con cui creare progetti reali per lo sviluppo del territorio, maggiormente rappresentativi degli imprenditori non politicizzati. zx di Stefano Petrucci A beneficio di tutti sveliamo che quella del Golem è un’antichissima leggenda ebraica sul mito dell’uomo artificiale creato da una massa priva di forma. Questo Frankenstein semita ha una doppia natura: è un servo obbediente del suo creatore (un saggio rabbino) ma è muto, stolto e imperfetto. La leggenda si conclude con la distruzione del Golem da parte del rabbino. Il senso della rubrica è quello di scoprire facce nuove degne di menzione o di svelare tutte le facce possibili (che spesso sono più di due) dei personaggi pubblici. N. 26 Giugno 2006

A proposito del Golem pubblicato sullo scorso numero, cui si riferisce Petrucci: quanto scritto non era un “comunicato”. Il Tacco non pubblica comunicati, e se lo fa lo dice, non li camuffa da rubrica d’opinione come purtroppo spesso accade in alcune emittenti locali. Il vespaio che ha suscitato quel breve profilo di un personaggio esordiente, qual è Sebastiano Schito, neo presidente della sezione servizi di Confindustria-Lecce, è il segnale dello stato di salute del sistema informativo locale. Quando il sistema dell’informazione anestetizza il pubblico

privandolo dell’abitudine alla critica, succede anche che una piccola rubrica di “retroscena” faccia gridare alla lesa maestà. All’oltraggio. E si minacci (ancora!) querela per aver riferito fatti più che noti agli ambienti imprenditoriali leccesi. L’unica obiezione legittima che abbiamo ricevuto è quella di Salvatore Lia, di cui abbiamo sbagliato il nome (scrivendo Antonio). Ce ne scusiamo con i lettori e con l’interessato. M.L.M. il tacco d’Italia 45


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