Tabletroma aprile 2018

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Strategie di sopravvivenza

Trappole mentali

A forza di fare questo esercizio, capiremo quando è arrivato il momento di agire rapidamente o di aspettare. Lo sentiremo. Qualche volta siamo come mosche impazzite contro i vetri di un bicchiere rovesciato. Tremila cose da fare e una situazione che sembra senza via di uscita. Panico. Sapete cosa si fa in questi casi? Ci si prende cura di se stessi. Sembra assurdo ma è così. Anche perché se non curiamo la nostra manutenzione, difficilmente possiamo essere di vero aiuto a qualcun altro. Genitori esasperati crescono figli con grandi problemi. E allora corriamo ai ripari prima che sia troppo tardi. Usiamo la testa per capire ciò che oggettivamente soltanto noi possiamo fare e se per caso qualcuno ci può sostituire. Su, veloci, cancelliamo tutto il resto con una spugna, come gesso da una lavagna. E adesso prendiamoci tempo per noi. Facciamo uscire l’energia in eccesso. Niente di complicato. Rilassiamoci con un bagno caldo e profumato, stanchiamoci con una camminata al sole o sotto la pioggia, distraiamoci con un film divertente. Non si può continuare a riempire un recipiente colmo. L’ansia impedisce alla verità di emergere. Se mettiamo a riposo la testa, il nostro inconscio ci indicherà la strada. Impasterà fatti, pensieri, emozioni, paure, desideri reconditi e ce li restituirà in forma di direzione interiore proprio come un pane caldo e fragrante appena uscito dal forno. Parliamo con lui, diamogli l’ordine di sistemare il caos dentro di noi. Aspettiamo fiduciosi e pazienti qualche giorno e la soluzione verrà. Per ogni problema c’è una soluzione e nella maggior parte dei casi consiste in un semplice cambiamento di punto di vista. Che avverrà con un clic rasserenante dentro di noi. Dobbiamo capire quando correre e quando fermarci. Gli antichi come al solito, ne sapevano più di noi quando dicevano “Festina lente”, affrettati lentamente. E i nonni senza aver letto Freud, sapevano che “la notte porta consiglio”. Perché, durane la notte, mentre la testa riposa, cuore e pancia continuano a elaborare tutte quelle emozioni che durante il giorno soffochiamo. E ci fanno trovare la soluzione sul comodino se impariamo a fidarci e ad affidarci a loro. Provare per credere!

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Quante volte avete provato a cambiare lavoro? A smettere di fumare? A dimagrire…? Ci siete riusciti? Sì? Bravi, sarebbe bello capire come ce l’avete fatta. Se no, significa che avete disseminato di trappole la strada verso la soluzione e che ci avete lasciato un piede dentro. Tranquilli, niente sensi di colpa. Tutti noi lo facciamo. Ecco allora qualche dritta per riconoscere i nostri auto-sabotaggi e vivere meglio. La prima spia è il linguaggio che usiamo con gli altri e con noi stessi. Il primo esempio è proprio il verbo “provare”. Quando chiediamo a un amico “Hai smesso di fumare?”, e quello risponde “ci sto provando”, noi gli sorridiamo comprensivi. Ma dentro di noi qualcuno più disincantato scuote la testa, alza le sopracciglia e dice “Bello mio, non duri tanto”. Ha captato il segnale d’allarme: il famigerato verbo “provare”. In una canzone di Francesco De Gregori c’è un verso che dice: “ma chi l’ha detto che non si deve provare a provare?”. E’ vero, anche l’illusione è bella, e prendersi in giro di tanto in tanto male non fa. Cosa sarebbe la nostra vita senza tutte le bugie che ci raccontiamo? Non mangio nulla eppure non dimagrisco di un etto. Ce la metto tutta ma il latino proprio non mi entra in testa. Dai, dì La verità: non mangi come un uccellino e non studi in modo efficace! Possiamo far finta di credere alle nostre bugie, è lecito, basta che in fondo in fondo rimaniamo consapevoli che le cose stanno in maniera diversa. Girare intorno a noi stessi, perdere e prendere tempo. Anche questo ci serve. Mica possiamo essere sempre stakanovisti votati al raggiungimento dell’obiettivo a tutti i costi. Farebbe male a noi e agli altri.

Anzi, sapete qual è il segreto per stare bene? Celebrare il successo ogni volta che raggiungiamo un obiettivo importante. Cosa ci fa contenti? Un mega gelato o stare sbracati una volta tanto sul divano senza fare nulla? Bene, concediamocelo! Ma sempre guidati dal buon senso. Se dobbiamo perdere 30 chili e dopo il primo mezzo chilo ci premiamo con una bella scorpacciata, ci stiamo prendendo in giro. Gli obiettivi vanno definiti bene e celebrati meglio. Altrimenti quel gelato o quel divano rischiano di trasformarsi da miele in veleno. Non ce li godremmo più perché diventerebbero lo schema negativo che si riproduce oppure una semplice e noiosa routine. Il simbolo del nostro fallimento. La prova che non siamo capaci di alzare il sedere da quel divano e di non sapere controllare la nostra ingordigia. Un’altra spia è il verbo “smettere di”. Un obiettivo, infatti non dovrebbe mai essere formulato in termini di allontanamento da qualcosa ma di avvicinamento. Per capirci meglio, “Me ne voglio andare dall’Italia” non è un obiettivo ma una fuga. Racconta ciò che non voglio ma non ciò che voglio. Un buon obiettivo racconta sempre il futuro non il passato, guarda avanti e non indietro. E “smettere di” è un guardarsi indietro. La prossima volta vi aiuterò a formulare bene gli obiettivi. Ma adesso torniamo agli autosabotaggi. Il prossimo si chiama “testa”. La testa, intesa come razionalità, è una mega-trappola, la più grande di tutte. Per far bene le cose, non basta che il nostro cervello le trovi interessanti, bisogna essere motivati. Dobbiamo sentire battere il nostro cuore e brulicare la nostra pancia, proprio come quando siamo innamorati. Senza innamoramento non c’è obiettivo che tenga. Per carità, nessuno ci vieta di raggiungerlo. Ci sono specialisti nel raggiungimento di obiettivi. Peccato che siano spesso nevrotici. E sapete perché? Perché ascoltano soltanto la testa. Non hanno imparato a capire cosa vogliono veramente e quindi rimangono perennemente insoddisfatti, pur essendo considerati e considerandosi uomini e donne di successo. Cuore e pancia, loro sì che sanno qual è la verità! Diamo loro il giusto tempo di agire per noi, rimaniamo in attesa.

a cura di Sibling siblingcoach@gmail.com

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