Tablet Roma Luglio-Agosto 2016

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Risonanza Magnetica Nucleare ad ALTO CAMPO 1,5T

Convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale e con le principali assicurazioni

SENZA LISTA DI ATTESA



Editoriale di Stefano Quagliozzi

Roma: è ora che qualcosa si muova. Dopo l’esperienza di un sindaco di destra, Alemanno (2008-2013) e dopo l’esperienza di un sindaco di sinistra, Marino (2013-2015) è la volta di una “sindaca” – scusate ma alla parola al femminile ancora non sono abituato – che ha conquistato la poltrona di primo cittadino con i voti dell’antipolitica, ma anche con i voti della destra e della sinistra, di cittadini rimasti delusi dai propri riferimenti storici nei partiti tradizionali. Cosa è successo, dunque? Ormai litri d’inchiostro hanno raccontato l’ascesa di Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle ed i successi dei candidati a sindaco che lo stesso movimento ha collezionato in 19 casi su 20 col successo nei ballottaggi di altrettanti comuni italiani e ben 12 affermazioni su 14 per l’elezione dei minisindaci nei Municipi di Roma in cui si è votato. Adesso, però, appena verrà nominata la nuova Giunta e si procederà con l’insediamento della nuova sindaca, bisognerà rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare di gran lena a Roma, perché altrimenti tra scandali, commissariamenti e sfiducia crescente nella politica, si rischia la paralisi totale in ogni aspetto della vita quotidiana: dalle società partecipate ai rifiuti urbani, dalla mobilità al lavoro, dalla sicurezza, alle periferie fino al degrado che è sbarcato anche nei quartieri “in” delle zone più centrali e che diviene oggi, nostro malgrado, il biglietto da visita della città per i milioni di turisti stranieri che ogni anno si recano nel bel Paese, per trascorrervi le loro vacanze.

Buona

Pasqua!

E allora, assieme a chi ha a cuore la Città Eterna, formuliamo l’augurio di proficuo lavoro alla nuova Giunta capitolina, nella speranza che la voglia di fare dei tantissimi nuovi consiglieri di maggioranza, ma anche quelli d’opposizione, possa dare quella sferzata d’orgoglio necessaria a eliminare il torpore di cui sembra sprofondata Roma, ridando dignità e grandezza alla città più bella del mondo. E assieme a queste parole di speranza per la rinascita di Roma, vorrei salutare tutti i lettori di Tablet che si apprestano ad andare in vacanza, augurando a tutti un’estate spensierata e riposante e dandovi appuntamento a settembre, periodo che si prevede caldo per la politica, per una ripresa dell’attività che auspichiamo davvero convinta e ricca di risultati positivi.

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TABLET ROMA

ANNO 4 NO 41 LUGLIO 2016 SOMMARIO

PRIMO PIANO 8 LA PASSIONE RIBELLE

TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT Foto di copertina

RICETTA DEL MESE 10 INSALATA GOURMET

OSTIA LOVE 16 DA RAVENNA A BONIFICARE E COSTRUIRE OSTIA

TABLET CONSIGLIA 34 E’ TEMPO DI SEGWAY

editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Annamaria De Callisti, Barbara Donzella,Valentina Ecca, Massimo Gallus, Simona Gitto , Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Giuseppina Montaruli, Daniele Romani, Davide Sagliocco, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia

DECALOGO 40 TIPI DA SPIAGGIA

TENDENZE 44 I COLORI DELL’ESTATE

Impianti a gas

É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 4 Luglio 2016

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P rimopiano di Cristina Ippoliti

Paola Mastrocola e “La Passione Ribelle”

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Ad ogni fine anno scolastico corrisponde una maturità. Il giro di boa. Recentemente ho letto un libro riguardante l’impreparazione alla scelta, alla vita, alla decisione, e l’esperienza di chi ancora ha passione, per il proprio lavoro, per il futuro. Un libro per l’estate, un libro da leggere durante l’estate. Per arrivare meno sperduti a Settembre. Per capire che la scuola non fa, a volte vorrebbe fare, molto spesso non può fare. Un libro sul presente, sulla famiglia, sul futuro dei figli. Sui soldi, sulla sete di soldi, sulla meraviglia del suo opposto, del tempo inutile, dello studiare per lo studiare. La Passione Ribelle. “Chi studia è sempre un ribelle. Uno che si mette dall’altra parte rispetto al mondo e, a suo modo, ne contrasta la corsa. Chi studia si ferma e sta: così, si rende eversivo e contrario. Forse, dietro, c’è sempre una scontentezza: di sé o del mondo. Ma non è mai una fuga. È solo una ribellione silenziosa e, oggi più che mai, invisibile. A tutti i ribelli invisibili è dedicato questo libro.” I temi trattati sono molteplici. Queste le mie pagine preferite. Mero collezionismo, erudizione, superbia, voglia di potersi mostrare colti? “La maggioranza dei libri che leggiamo e studiamo sembrano sparire nel nulla. In realtà, credo che vadano a finire in qualche parte segreta di noi che non controlliamo consapevolmente, ma che fa di noi quello che siamo. Meglio così. La consapevolezza di una lettura è solo erudizione, serve allo sfoggio di apparire colto tra i colti. Lasciar cadere invece, fare sprofondare i libri in noi, non sapere più dove siano andati, non averne idea: questo è studiare. [pagine 19-20]. “[…] bisognerebbe poter diventare qualcuno […] senza studiare, se si studia solo per diventare qualcuno. Così lo studio rimarrebbe intatto e puro, non contaminato da alcun fine. E verrebbe scelto da chi vuol studiare non per diventare ma per essere.” [pagine 90-91]. Semplicemente non abbiamo tempo. “La vita ci prende in mille modi, ci lega con infiniti lacci. Solo se spegniamo ogni tanto le connessioni siamo di nuovo liberi. Per qualche ora almeno: un’oasi temporale di pace mentale, un momento di calma piatta dove fare il morto e lasciarci portare

dalle onde. […] Penso che il far dieci cose in una sia una triste necessità dei nostri tempi, non una risorsa meravigliosa come ci danno a credere. È solo un’ulteriore incombenza che l’umanità si è presa, rendendosi sempre più schiava.” [pagina 86]. “Stare è esattamente il contrario di tutto quello che abbiamo intorno oggi: un vortice continuo. Nulla sta, tra le cose della nostra vita attuale. Non sta il lavoro (che è precario), la famiglia (che è variamente polverizzata o allargata), i figli (in perpetuo movimento). Soprattutto non stiamo noi: mai fermi un attimo, mai concentrati su una cosa sola per volta, isolati a far niente. Se ci capita una domenica senza impegni, una sera senza Internet o tivù, ci viene l’ansia. Per questo, proprio perché il mondo va dalla parte opposta, troverei bello che almeno un certo tempo quotidiano fisso lo dedicassimo a stare.” [pagina 80]. Che ruolo ha Internet in tutto questo? O meglio l’uso che ne facciamo, e che permettiamo ai nostri ragazzi di farne. “Adesso è come se ci avessero tagliato in due. Visconti dimezzati digitali. Da una parte ci siamo noi, impegnati solo a vivere, in un perenne, convulso presente. E dall’altra, fuori da noi, c’è la nostra memoria, che non fa parte di noi, ci è stata staccata e inscatolata. Ce la portiamo appresso, come un pacco. […] Se tutto si esternalizza, dentro di noi cosa resta? […] A noi sta succedendo […], ma non per una disgrazia: per il progresso.” [pagina 70] “Il sapere è quel che resta dopo aver ricevuto le “informazioni”, è quel che è sceso dentro di noi, si è misteriosamente amalgamato con la nostra vita e le nostre conoscenze già depositate, ed è diventato altro, qualcosa di ampio e profondo.” [pagina 71] “Le informazioni e le conoscenze che ci occorrono stanno ormai fuori di noi […] e sono continuamente e facilmente disponibili a tutti […]. Quella specie di “deposito” personale (e interno”) che ci deriva dall’aver studiato, ci darà la bussola per orientarci. Per gli altri, nativi digitali e affini, non so. Ho qualche timore. È probabile che, non conoscendone un’altra, si faranno bastare la conoscenza digitale, facile e immediata e la chiameranno “Nuovo Sapere”.” [pagina 57].


L’era digitale della non interiorizzazione del sapere. Tutto è facilmente trovabile online. La memoria sta morendo. Tutto può essere manipolato, artefatto, tramite una pagina web. Perché lo studio è diventato un peso per le famiglie? Perché c’è tempo per tutto e non per la scuola? Perché la scuola è diventata solo un peso? Perché leggere è ormai un peso? È roba da sfigati. “[…] quando diciamo che i nostri ragazzi devono studiare, non vogliamo dire che debbano passare gran parte del loro tempo chini sui libri, pomeriggio e sera, soli e concentrati. Non vogliamo dire questo perché questo non ci piace per niente, e mai augureremmo loro una vita del genere.” [pagina 75]. “Può succedere addirittura che questo studio dia fastidio: in qualche modo peggiora la vita quotidiana di tutti, è un problema […].” [pagina 78]. “Dietro un ragazzo che non riesce a finire l’università, spesso, troppo spesso, c’è una preparazione inadeguata e manchevole alle spalle, di cui nessuno si è mai lamentato e nessuno si è mai fatto carico. Infine, se le famiglie tenessero davvero allo studio, dovrebbero aver cura che i figli non passassero pomeriggi interi attaccati a videogiochi e social network; […] pensiamo che sia bene studiare, ma poi farlo è un’altra cosa, e se si potesse evitarlo sarebbe meglio. Ecco cosa vorremmo: che si potesse andare a scuola senza studiare.” [pagina 73]. “[…] a nessuno importa che un insegnante studi o non studi, legga o non legga, scriva o non scriva. […] non importa alle famiglie, che vogliono innanzi tutto che il figlio sia promosso e non venga più di tanto disturbato con compiti eccessivi, brutti voti e rimproveri che potrebbero “demotivar-

lo”, intristirle o addirittura umiliarlo.” [pagina 34]. La scuola deve essere relegata ad un angolo. Chi ancora si preoccupa del rendimento scolastico, si preoccupa dei voti, della media, del voto del compagno di classe, di essere il primo, mai di cosa resta dentro. Si può ancora studiare senza secondi fini, semplicemente per se stessi? Per il piacere di studiare? “[… ] studiare deve essere un gesto a sé stante, sganciato da ogni fine o utilità immediata. Non si studia per, si studia e basta, per il piacere che si prova al momento o per il piacere che ce ne verrà poi, quando avremo studiato, cioè incamerato alcune nozioni che ci serviranno ad accedere a mondi altrimenti impenetrabili. […] La scuola e l’università stanno andando esattamente nella direzione opposta: promuovono uno studio utile, concreto, immediatamente spendibile per fini pratici, economici, sociali. Chiediamo ai giovani di scegliere Facoltà che li immettano direttamente nel mondo del lavoro. E stiamo cercando di cambiare la scuola in modo tale che quasi esclusivamente prepari al lavoro. […] il rischio è di perdere tutto ciò che non ci appare immediatamente utile e usufruibile, e che però arricchisce la nostra sostanza umana: le materie umanistiche prima di tutto, cioè appunto lo studio di tutto ciò che riguarda l’uomo in quanto tale e il senso del suo stare al mondo. Tutta roba che non porta alcunché di concretamente utile in campo lavorativo.” [pagina 89]. “Siamo alla fine dell’università[…] la lenta morte dell’università come centro di critica umanistica. [pagina 38]. […] Non si prova più il desiderio di “cercare”, di leggere altro, di frequentare libri nascosti, […]. La biblioteca di Borges, quel labirinto pieno di sorprese in cui un tempo ci piaceva perderci, è finita nel nulla.” [pagina 41]. Un libro che merita, che fa pensare. Scritto da un’insegnante per se stessa, per i colleghi, e per le famiglie. Con un’irriducibile voglia di stare a scuola per i ragazzi, per salvarli dal disinteresse, dalla televisione, dall’epoca del non pensiero. Date una possibilità a questo libro, e fatevi un regalo prima del nuovo anno scolastico.

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L a ricetta del mese di Davide Sagliocco

Insalata gourmet con uova di quaglia, ciliegie, ortaggi e dressing al formaggio Con Luglio non poteva mancare una bella insalata, ma per rendere il piatto ancora più buono e un tantino più originale, ho pensato a qualche variante. Mi sono assegnato un ambizioso compito per casa: costruire l’insalata gourmet. E non c’entrano le ricette o i condimenti, vorrei tipo codificare una formula o meglio il mio pensiero, la mia creatività. Golosa, sana, benefica, economica e sempre applicabile. Prima di tutto aggiungerò le ciliegie. Aggiunta all’insalata la frutta dà un tocco di stile e sapore. Aggiunge dolcezza e acidità a supporto delle percezioni sensoriali. Uova di quaglia e ortaggi, hanno sapori decisi e consistenza croccante. I diversi tagli permettono di variarne la percezione. Il tutto condito con il dressing che andrà a creare un contrasto con la dolcezza del piatto, trasformando questo semplice piatto in una insalata gourmet. Ecco come fare l’insalata definitiva, dopo non tornerete più indietro.

Ingredienti e procedimento per il Caesar Dressing

Definirlo condimento sarebbe riduttivo, nemmeno vinaigrette o citronette è appropriato. Il dressing è un concentrato di tecnica e conoscenza che decreta il successo di un’insalata, vedrete come cambia il risultato. Una ricetta nella ricetta In una ciotola, aggiungete un uovo freschissimo, 2 g di aceto di vino bianco, 30 g di parmigiano, uno spicchio di aglio, qualche goccia di salsa worcestershire, il sale, il pepe macinato fresco e cominciate a frullare il composto con un mixer a immersione, unendo poco alla volta l’olio extravergine di oliva, fino ad ottenere una salsa densa simile alla maionese.

Mettiamoci al lavoro

Rassodate le uova di quaglia calcolando tre minuti dall’ebollizione, toglietele dal fuoco e lasciatele raffreddare sotto acqua fredda corrente; sgusciatele e tagliatele a metà. Lavate con cura i fiori di zucca, eliminando il pistillo e le ciliegie. Mondate e sbollentate le verdure per qualche minuto, scolate e lasciatele raffreddare in acqua e ghiaccio in modo che la clorofilla degli ortaggi rimanga ben colorata e lucida.

Cosa ci serve per quattro persone

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otto uova di quaglia 200 g di ciliegie fresche otto fiori di zucca 400 g di fagiolini freschi 200 g di piselli sgranati 500 g di asparagi 80 ml di olio extravergine di oliva 5 g di sale 2 g di pepe macinato fresco Per decorare, qualche granello di pepe rosa essiccato Caesar Dressing ( Salsa al formaggio )

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Disponete tutti gli ingredienti in un piatto da portata, aggiungete le uova di quaglia e condite il tutto con un’emulsione di olio, sale e pepe. Aiutandovi con una tasca da pasticceria senza beccuccio, aggiungete ad ogni piatto la Caesar Dressing, decorando con granelli di pepe rosa essiccato.



+Eventi Roma di Valentina Ecca

Luglio suona alla grande!

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“Luglio suona bene” è in titolo di una nota rassegna musicale capitolina, quest’anno si può dire che Luglio suona alla grande. Si perché guardando il cartellone degli eventi di questo mese si potrebbe uscire tutte le sere senza farsi mai mancare dell’ottima musica. Si parte con l’indie‘n’roll dei Joe Victor, band romana che, per la festa di Radio Rock, suonerà a Villa Ada il 2 luglio. Sempre il 2, e si bissa il 3 luglio, David Gilmour suonerà a Circo Massimo. Lo storico membro dei Pink Floyd promette uno spettacolo imperdibile nella suggestiva location romana. Per gli amanti della chitarra e di un sound insolito Bombino sarà a Villa Ada il 3 luglio. Il Jimi Hendrix del Sahara partecipa alla rassegna Roma Incontra il Mondo. Una delle storiche voci degli anni ’80 porterà il suo Greatest Hits Tour alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica il 7 luglio: Cyndi Lauper. I suoi più grandi successi ripercorsi e arrangiati dalla compositrice e cantante icona di un’epoca. La musica prosegue due grandi eventi in contemporanea il 15 luglio: Antonello Venditti alla Cavea dell’Auditorium PdM e gli Skunk Anansie al Rock in Roma di Capannelle. Senza un attimo di respiro si prosegue con il concertone di Bruce Springsteen al Circo Massimo il 16 luglio. Inutile dire che si tratterà di un evento storico che porterà uno dei più grandi musicisti e intrattenitori del mondo a Roma. Torna il folk più tradizionale con l’usignolo di Woodstock, Joan Baez. L’artista, politicamente impegnata, sarà alla Cavea dell’Auditorium il 18 luglio. Un’altra leggenda che partecipò allo storico raduno del 1969, Woodstock appunto, sarà a Roma con il suo Luminosity Tour 2016. Si tratta di Carlos Santana che, il 19 luglio, riempirà la Cavea dell’Auditorium PdM con il suo sound rock latino e sperimentale che, da sempre, lo contraddistingue. Sempre alla Cavea si terrà lo spettacolo del pianista jazz Stefano Bollani. L’artista porterà sul palco un nuovo progetto dal titolo Stefano Bollani Napoli Trip il 20 luglio. Sarà un vero e proprio mini festival metal quello che si terrà il 24 luglio all’Ippodromo Capannelle; ben sette band apriranno il ritorno degli Iron Maiden in Italia. Bullet for My valentine, Anthrax, Saxon, Sabaton, The Raven Age, The Wild Lies e A Perfect Day si alterneranno tutto il pomeriggio prima di lasciare il palco allo storico sestetto britannico capitanato da Bruce Dickinson. Tutto un altro genere è invece quello che porteranno i Massive Attack all’Autorium PdM il 27 luglio. Con un sound innovativo e sempre all’avanguardia la band inglese sarà a Roma alla fine del mese. Chiudiamo in bellezza con un altro “suddito della regina”: Sir Gordon Matthew Thomas Sumner in arte Sting. Il geniale polistrumentista britannico sarà a Roma il 27 luglio alla Cavea dell’Auditorium PdM con il Back to Bass tour durante il quale riproporrà i suoi più grandi successi. Un luglio indimenticabile quello di quest’anno per Roma che non si fa mancare nulla e si candida ad essere, finalmente, una capitale musicale a pieno titolo.

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MICHELE VEGLIATO

e SPERLONGA BEACH GAMES

Torna l’estate e con lei gli eventi di Michele Vegliato questa volta nella splendida cornice di Sperlonga L’ h o t e l A m y c l a e mettendo a disposizione la sua struttura ha consentito lo svolgimento e il buon esito della gara. Manubri, ginnastica, tavole da surf a fare da contorno ad una gara emozionante. Trenta gli atleti partecipanti divisi in 6 batterie che si sono affrontati sulla spiaggia e nel mare: ”fino all’ultima ripetizione”, tutto sotto l’occhio vigile di Michele e dei giudici di gara , che controllando tempi e ripetizioni stabiliscono il team e il singolo atleta che raggiunge il maggior numero di ripetizioni alla fine del tempo prestabilito. Vincitori: Categoria donne: Claudia Angelini Categoria Uomini: Andrea Gentile Team vincente batteria 4 È questa la PRIMA EDIZIONE di SPERLONGA BEACH GAMES… 74Gym Studio Centro Commerciale “Le Terrazze” - Casalpalocco tel. 340 3760504


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Da Ravenna a bonificare e costruire Ostia

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L’area a nord e a sud di Ostia, facente parte dell’Agro Romano, era una palude da risanare e una fabbrica di zanzare e malaria. Si componeva di tre aree distinte: la prima era caratterizzata da piccole colline che contribuivano all’allagamento delle aree più basse, la seconda era paludosa e la terza, più vicina al mare, era caratterizzata dalle dune. I primi tentativi di bonifica, per una sistemazione idraulica e per restituire all’area la massima produttività delle saline, iniziarono dalla metà dell’ottocento. Ma la svolta ci fu l’8 aprile del 1883, quando si costituì l’Associazione Generale degli Operai Braccianti del Comune di Ravenna e fu eletto presidente Armando Armuzzi. La necessità di ricerca di lavoro portò Armuzzi a prendere in considerazione le grandi opere pubbliche e ad intervenire alla bonifica idraulica dell’Agro Romano. Il 24 novembre del 1884 oltre 400 braccianti si radunarono al Teatro Mariani di Ravenna e poco dopo, tra una folla festante al grido di “pane e lavoro”, si diressero verso la stazione. Dopo una sosta di una notte a Falconara nelle Marche, arrivarono a Fiumicino tra il 25 e il 26 novembre e nei giorni successivi si attivarono per dare inizio ai lavori di bonifica del territorio. Da Fiumicino, gli uomini e le donne, divisi in squadre di lavoro, partirono per le varie destinazioni locali (Ostia, Fiumicino e Maccarese). Alcuni di loro si imbarcarono, attraversando il Tevere, su un traghetto manovrato da un vecchio barbuto. I braccianti videro in lui una sorta di Caronte e così ribattezzarono ironicamente il suo traghetto con il nome “Passo di Caronte”; mentre il barcone, largo e piatto, che li conduceva da una sponda all’altra si chiamava “Scafa”. Ad Ostia risiedevano e lavoravano 220 tra operai e addetti ai servizi. L’organizzazione, coordinata da Federico Bazzini, prevedeva squadre di 10 operai agli ordini di un caposquadra e un gruppo di fornai, macellai, barbieri, calzolai e 12 donne che si occupavano delle pulizie. L’intervento prevedeva l’isolamento di tutte le zone sotto il livello del mare e le aree in prossimità dei terreni rialzati. La separazione fu avviata con la costruzione di canali che raccoglievano l’acqua eccedente convogliandola direttamente nel mare. Dopo l’entrata in funzione delle idrovore e il conseguente svuotamento degli stagni, si scavò il sistema di drenaggio delle acque basse. I tempi di realizzazione, previsti inizialmente per una durata di 48 mesi, compresi quelli estivi dove per l’elevata possibilità di contagio

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della malaria non era possibile lavorare nelle paludi, si protrassero provocando un innalzamento dei costi. Alla fine ci vollero sette anni agli scariolanti romagnoli, che erano gli addetti al trasporto della terra con l’utilizzo di una carriola in legno, per bonificare i tremila ettari di terreno tra Castelfusano e Maccarese. Nel 1890, a bonifica terminata, si avviò una prima esperienza di coltivazione con tre-quattro famiglie, l’esperimento, dai risultati incoraggianti, portò alla decisione di inviare sul posto una trentina di famiglie con lo scopo di costruire e avviare una struttura agricola. Ma il territorio lidense apparve in larga parte non adatto alla coltivazione e i risultati furono inferiori alle aspettative. Dopo oltre venti anni di presenza dell’Associazione Braccianti ad Ostia si mise fine all’impresa ma per i romagnoli, che nel 1902, diedero vita alla “Società Cooperativa Agricola”, guidati nuovamente da Armando Armuzzi, fu l’inizio di una nuova storia nel territorio. I Ravennati non solo resero abitabile e vivibile un luogo malsano, ma avviarono come protagonisti la costruzione di Ostia e l’attuale sviluppo urbanistico.


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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò

VACANZE DA RUNNER!

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Ci siamo divertiti con il risveglio della primavera, abbiamo sfruttato le lunghe giornate di giugno e imparato a lottare con primi caldi, ma ora arriva uno dei nemici più subdoli per i runners, perché niente sa essere convincente ed ammaliante come… una vacanza! La tentazione è forte, mollare tutto e riposarsi completamente sembra la soluzione più semplice, ma se siete veri appassionati sapete che non è così, che correre non è un lavoro e che non si sente il bisogno di staccare la spina. Ma indubbiamente viaggiare, trovarsi in un luogo di villeggiatura, avere orari meno routinari con amici o famiglie al seguito, possono essere ostacoli nel nostro stile di vita di corridori. Diciamo subito che bisogna cambiare punto di vista e vedere la vacanza come uno stimolo anche nel nostro mondo running: allenarsi è possibile ma certamente non bisogna perdere l’obiettivo di godere dello stacco dalla vita quotidiana. E sarà piacevole scoprire nuovi paesaggi, nuovi percorsi, nonché luci ed odori diversi, approfittando per correre anche ad orari differenti da quelli che si incastrano nel nostro solito calendario. Stabilite piccoli programmi senza stress e vedrete che i risultati saranno di vostra soddisfazione, mentre per i professionisti ovviamente ci vogliono tabelle specifiche e ben studiate. Se proprio non riuscite a concedervi i vostri “momenti run” tra nottate folli con amici o vacanze al villaggio col partner che reclama la vostra presenza, balli di gruppo e bambini che soffrono il mal d’auto… diciamo che fino ad una settimana di mancanza di allenamento possiamo concedervelo. Sarà consigliabile finire gli ultimi giorni prima di partire con allenamenti un pochino più intensi, senza esagerare, e poi rientrare progressivamente. Se pensate invece che per voi sia arrivato il momento di riposare completamente da un anno durissimo, vi aspettano un po’ di sottoallenamento ed un rientro fuori forma. Pazienza, se non siete professionisti potete permettervelo e ricominciare con il solito grande spirito del runner. Occhio

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almeno all’alimentazione ed a non finire sovrappreso, che si smaltisce in diversi mesi, oltre i 2kg. può essere davvero tosta. Al contrario c’è chi vede la vacanza come l’occasione per superallenarsi ed incrementare con poca logica l’impegno atletico: nulla di più sbagliato, si rischiano infortuni e tornati alla routine i miglioramenti si perdono subito. Preferibili allora le rigeneranti vacanze sportive nelle nostre bellissime montagne italiane, ad esempio in Trentino, dove alcuni masi offrono percorsi alpini da corsa o da nordic walking o in molte altre località di villeggiatura che offrono location mozzafiato tra boschi, prati e strutture private attrezzate per il fitness. Altra alternativa che si sta diffondendo sono gli Hotel Running Friendly (googlate gente, googlate!) che offrono accompagnatori esperti come al famoso 360° Running di Barcellona. Altre strutture sono ben invece posizionate tra parchi e zone naturalistiche, con percorsi tipici per i runner come i lungo laghi o il centrocittà da sfruttare al mattino presto o semplicemente superattrezzati per benessere e fitness. Oppure perché non cercare una maratona all’estero e costruirvi la vacanza intorno? Un’idea per tutte, il 20 agosto in Islanda, a Reykjavík si corre maratona, mezza, 10 km e le varie Fun Run! Per chi rimane, invece, saranno imperdibili i 6,5 km della 12esima edizione della trasteverina Corsa de’ Noantri il 17 luglio ed i 21 km della Roma By Night Run il 28 agosto, assolutamente da cerchiare sul calendario. Tante altre occasioni in provincia con la We run for Africa a Frosinone, 10 km il 31 luglio alle 20.30, la Corri Cisterna a Cisterna di Latina, 9km sempre il 31 luglio alle 19, la Una Corsa per la Vita a Montefiascone (VT), 8 km il 4 agosto alle 20:30 ed infine la AmatriceConfigno ad Amatrice (RI), 8,5 km il 21 agosto alle 16:00. Stay Tablet, Stay Run, Stay Sudato o Riposato!





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Dopo aver ef fettuato alcuni sondaggi, è emerso che la maggior parte delle persone pensa che nei ristoranti “all you can eatâ€? il cibo non sia di qualitĂ Possiamo assicurare che nel nostro ristorante si serve solo cibo di ottima qualitĂ . Pur avendo un menĂš molto vasto


M usica di Valentina Ecca

Rockin’1000,

che il Dio del rock ti benedica! Eccoci di nuovo a parlare di loro, del collettivo Rockin’1000 che il 26 luglio 2015 portò in scena la più “numerosa” performance musicale della storia del rock. Misero insieme, infatti, mille musicisti provenienti da tutta Italia che eseguirono il brano “Learn to fly” dei Foo Fighters diretti dal direttore Marco Sabiu. Il flash mob fu organizzato per chiedere alla band americana di inserire nelle proprie date europee un concerto a Cesena. Il video caricato su Youtube conta, ad oggi, più di 31 milioni di visualizzazioni e l’evento ha avuto una risonanza incredibile in tutto il mondo. Tanto hanno fatto i mille di Cesena che, alla fine, i Foo Fighters sono andati nella città dell’EmiliaRomagna e hanno tenuto un concertone di tre ore al Carisport. Abbracci, lacrime e tanta emozione hanno caratterizzato la performance dell’ex batterista dei Nirvana che si è dimostrato, per l’ennesima volta, il più illuminato fra le rockstar in giro negli ultimi tempi. Ma veniamo a Fabio Zaffagnini, mente del progetto. Il ragazzo e il suo team hanno deciso di non fermarsi qui ma di costruire qualcosa di più grande e ambizioso: Un intero concerto eseguito dalla più grande rock band del mondo!

Follia allo stato puro direte? Probabile, però il team vincente di Cesena non si arrende e così ha “prenotato” lo stadio Orogel per mettere in piedi, il 24 luglio 2016, la più grande celebrazione che la storia del rock abbia mai conosciuto. Già perché qui non si tratta di Woodstock o di Coachella, qui sono gli appassionati, i signor nessuno, quelli che suonano nei pub per 50 euro a serata (se gli va bene) a salire sul palco. Nessun nome da grandi copertine o festival, solo gente che ha fatto della musica una missione vera. Il tutto per riprodurre quella energia e quella pelle d’oca che i mille riuscirono a creare nell’incredibile esecuzione di “Learn to fly”. Questa volta si punta più in alto, mille musicisti e un intero concerto per celebrare il rock con i suoi brani più significativi. Il progetto, visto il successo del precedente, ha diversi grandi partener e sponsor ma occorrono, comunque, dei finanziamenti in più. Ecco perché, sono in vendita i biglietti per l’evento. Questa volta, infatti, ci sarà anche il pubblico a condire e a rendere la performance un unicum nella storia. L’augurio è che non deluda le aspettative già molto alte, visto quello che accadde l’anno scorso. In bocca al lupo Rockin’1000, che il Dio del rock vi benedica!

Tablet Roma incontra

di Cristina Anichini

le favole di Nonna Betty

dall’albero Pinuccio a Celestino delle stelle Le sue favole sono scritte secondo la tradizione con cui generazioni passate sono cresciute, pur mantenendo tutta l’originalità dell’autrice. Favole che venivano lette ai bambini ma che contenevano segnali e grandi insegnamenti spesso rivolti al mondo adulto. La morale non è esplicita, non è intezione dell’autrice, ma si percepisce forte l’impegno con cui scrive mandando un messaggio chiaro e netto di insegnamento senza salire in cattedra.

“Mi piace molto pensare, cari bambini, che ogni qual volta leggerete queste favole vi sentirete avvolti da un caldo e amorevole abbraccio: è quello di una nonna che ha il cuore pieno d’amore per tutti voi ed in particolare per il suo nipotino Gabriele. Leggetele attentamente! Scoprirete che ci sono tanti buoni sentimenti (amicizia, lealtà, gratitudine, solidarietà, tolleranza) che vi aiuteranno ora, ed anche quando diventerete più grandi, ad essere persone migliori. La vita, se vogliamo, può essere meravigliosa. Con amore Nonna Betty” Per gli acquisti on line:

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tablet

Elisabetta Garosi, in arte e di fatto Nonna Betty, è una gentile e simpatica signora che risiede a CasalPalocco dal 1963. Ha innata in sè la passione e l’amore per la scrittura e i racconti tanto da scrivere storie per i bambini che, su spinta della nuora, ha di recente pubblicato in una raccolta acquistabile on line e presso la Libreria Origami de “Le Terrazze”. “Le favole di Nonna Betty” le ha cominciate a scrivere quando il suo nipotino Gabriele aveva 4 anni, una età in cui i bambini curiosi riempiono genitori e nonni di domande su ciò che gli accade intorno e sui propri sentimenti ed emozioni. Nonna Betty ha pensato che uno dei modi migliori di dare risposte a tutto ciò fosse il racconto, una storia con cui introdurre e spiegare al mondo dell’infanzia, e non solo, accadimenti gioiosi e traumatici, senza alcun peso, ma con la leggerenza femminile di chi porta con sè un bagaglio di esperienze e di cultura che vuole trasmettere alle generazioni future perchè possano essere migliori. E così narra di amicizia, di generosità, di differenze e di povertà, di abbandono e anche di perdite. Storie delicate e brevi che addolciscono gli eventi e che partono dal cuore, complete di contenuti che Elisabetta esprime tra realtà e fantasia. Si leggono passione e dedizione e un amore viscerale per il nipotino.

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S istema Binario

Wacom Bamboo Spark 2

di Simona Gitto

Il piacere di scrivere nell’era digitale

tablet

Nel nostro mondo, ormai del tutto digitale, quella di scrivere (specialmente se a mano) è diventata un’attività un po’ desueta, dobbiamo ammetterlo. Oggi è chiaramente molto più semplice e veloce usare una tastiera piuttosto che armarsi di carta e penna (oltretutto puntualmente, al momento del bisogno, non ce n’è mai una in giro per casa), e questo è valido a cominciare dal semplice appunto fino alla stesura di un romanzo. Ma, diciamocielo, niente potrà mai sostituire il piacere di scrivere a mano. È quasi un rituale, una pratica che anacronisticamente sarebbe bello salvaguardare o perlomeno conciliare con le innovazioni tecnologiche ormai inarrestabili. In America, la risposta più semplice e immediata è stata RocketBook: un quaderno di 80 pagine unito ad una normale penna. Il vero punto di innovazione è nel concetto di cloud: un’app specifica legge il contenuto che noi personalmente scriviamo sul quaderno e lo converte in file pdf o jpeg ad alta risoluzione, da inviare, poi, a diversi servizi di cloud storage (tra i quali Dropbox, OneNote, Google Docs). La precisione di questo sistema di archiviazione è favorita anche dalla presenza, in ogni pagina, di un QR code che permette di rispettare l’ordine delle pagine una volta online, indipendentemente dalla successione in cui sono state salvate. Il RocketBook porta con sé anche un pizzico di sana magia tech, un aspetto che, è inutile mentire, rende tutto molto più spettacolare. Per scrivere sul quaderno si potrebbe utilizzare qualsiasi tipo di penna, ma se avessimo con noi la speciale Pilot FriXion, dotata di un inchiostro che svanisce a contatto con il calore, se mai volessimo riavere le nostre pagine intonse, belle bianche, basterebbe “cuocere” il quaderno nel forno a microonde insieme ad una tazza piena d’acqua per circa 30 secondi e voilà, come nuovo! (la startup ci tiene a precisare, comunque, che l’inchiostro non sparisce davvero, scolorisce semplicemente, dunque l’utilizzo massimo consigliato per questa pratica è di una ventina di volte). Anche il costo sembra proprio una magia: poco più di 20 euro per quaderno e penna speciali, la cui comparsa sul mercato è prevista per questa estate. L’azienda Wacom, invece, finora impegnata quasi esclusivamente nello sviluppo dei pennini capacitivi, vuole essere un faro di speranza per una riconciliazione degli utenti digitali di oggi con l’uso di carta e penna. Il suo asso nella manica è Bamboo Spark, un set composto da una penna a inchiostro con un circuito elettrico, un bloc notes e un porta blocco. È proprio quest’ultimo porta blocco il pezzo forte, trattandosi di una tavoletta grafica che memorizza i movimenti della penna sul foglio tramite impulsi elettromagnetici. La tavoletta si sincronizza, in fase di scrittura, con la sua app, inviando successivamente i dati al nostro dispositivo e salvandoli sul cloud

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in formato pdf, jpeg o will (tecnologia a inchiostro digitale). Non sarà proprio come scrivere a mano, certo, ma la presenza del quaderno di carta ci può dare questa illusione. Il RocketBook o il Bamboo Spark sono regali perfetti per i nostalgici della carta. Ma è giusto essere equi, e per chi non volesse proprio saperne più nulla, la scelta potrebbe ricadere su Phree, la smartpen digitale di paternità israeliana, che consente di scrivere letteralmente su qualsiasi tipo di superficie (un muro, un tavolo, una mano…). Grazie ad un tracciatore 3D integrato è in grado di visualizzare quello che scriviamo, trasformarlo in testo e inviarlo al nostro dispositivo. In questo modo si sarebbe liberi di scrivere in qualsiasi momento e su qualsiasi cosa. E allora addio a fogli e quaderni. Anche se non deve essere necessariamente tutto bianco o nero. Per i più tolleranti, che non disdegnano la carta ma non vogliono cedere del tutto al gusto retrò della scrittura a mano, ci sono soluzioni “ibride”: esistono smartpen, come ad esempio Mobile Notes di e-pens, Staedtler990, o aPen di Yashi, dotate di un sensore di movimento che insieme ad una memoria interna creano file da inviare a pc e tablet; o ancora, penne con microcamera a infrarossi, che registrano quel che viene scritto per poi digitalizzarlo (è il caso della Neosmartpen, per dirne una). Ce n’è un po’ per tutti i gusti, basta saper scegliere. Ma soprattutto non importa cosa, l’importante è cominciare a scrivere. phree-smartpen


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Bilancia… non ti temo!!!

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Luglio… tempo d’estate, di vacanze, di sole, di mare… eccoci tutte qui a fare la prova costume e a scoprire, ahimé, che… proprio non ci siamo! Bisogna buttare giù qualche chilo!!! E allora… mettiamoci a dieta! Il “mondo delle diete” presenta un’offerta vastissima, per tutti i gusti: a zona, a punti, iperproteica, dissociata, metabolica, cronodieta, del gruppo sanguigno, vegetariana, vegana, crudista, ecc, ecc. Si corre il rischio di confondersi, ma in fondo ciò che si deve fare per dimagrire è molto semplice: dieta ipocalorica e attività fisica. Mangiare di meno e muoversi di più. Bella scoperta, direte voi… Ma allora, se è così semplice, perché molto spesso le diete non funzionano? Cosa succede “nella testa” di chi sta a dieta? I disturbi del comportamento alimentare sono numerosi: le tristemente conosciute Anoressia e Bulimia, il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder), la Sindrome dei mangiatori notturni (Night Eating Syndrome), i Disturbi alimentari atipici o NAS (Non Altrimenti Specificati). In questo articolo parleremo del Dieting. Il termine si riferisce alla dipendenza dalla dieta: si tratta di un fenomeno dilagante ed in continua espansione, poiché tra le dipendenze del nuovo millennio si fa strada l’ossessione per la perdita di peso. Il Dieting è la tendenza a sentirsi costantemente in obbligo di stare a dieta, spesso “fai-da-te” e senza buon senso, con diete iniziate e mai finite, incostanti e mal strutturate, che creano appunto l’effetto yo-yo, causa numero uno della dipendenza. Non è semplicemente una preoccupazione per la propria forma fisica, giustificata non solo dall’estetica e da motivi di salute legati al mantenimento del proprio peso forma. Sembra invece essere quasi una droga che spinge a stare costantemente e perennemente a dieta. In Italia, si stima che circa il 70% delle ragazze sia a dieta, spesso senza riuscire a seguirla in modo corretto. Quello che accade è che problemi di peso insignificanti, magari semplicemente qualche chilo in più, finiscono con il trasformarsi in problemi di peso più gravi, a causa proprio dell’effetto yo-yo che fa riacquistare i chili persi in fretta. Questo contribuisce ad aumentare i casi di obesità, che in Italia tocca il 33,4% della popolazione (3°Rapporto per l’Obesità in Italia). Ma il Dieting comporta numerose altre conseguenze negative: un senso di grande frustrazione: il fisico si adatta alla condizione di ristrettezza bruciando meno calorie e non si arriva mai al risultato tanto auspicato. Il Disturbo da dieta cronica (Dieting) è dunque caratterizzato da un controllo esasperato del peso, da una costante attenzione alla dieta e da sentimenti di angoscia ogni volta che questo varia. Le persone Dieter svolgono apparentemente una vita normale, che però è polarizzata verso questo unico interesse e viene limitata dalle esigenze della dieta: per esempio è problematico uscire a cena con amici e condurre una vita sociale accettabile. Quanto scritto fa spostare l’attenzione sui fattori psicologici delle persone Dieter e sui “perché” dei loro insuccessi. Il perenne “stare a dieta”, cognitivamente induce un pensiero

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irrazionale di tipo dicotomico (tutto-niente) che si struttura lungo un continuum che va dalla estrema restrizione alla totale disinibizione. In pratica funziona in questo modo: “devo stare a dieta” (restrizione) – faccio uno sgarro e rompo la dieta – allora mangio di tutto e di più (disinibizione)”. E questo accade sempre, poiché nessuno riesce a sopportare regimi alimentari estremamente rigidi per lungo tempo. E allora, cosa possiamo fare? L’American Dietetic Association sostiene che una dieta che funzioni non debba essere rigida e austera ma sostenibile e piacevole, attenta anche al lato emotivo e alla gratificazione e consiglia di affidarsi ad un professionista, così da acquisire la capacità di gestire voglie, tentazioni e situazioni difficili, per esempio occasioni sociali e impegni di lavoro, con consapevolezza e semplici strategie vincenti da attuare nella quotidianità, tenendo nella giusta considerazione abitudini alimentari e di vita scorrette ma anche i gusti, le preferenze e gli aspetti emotivi legati al significato che il cibo ha per ognuno di noi. Per superare la dipendenza da dieta cronica non si deve essere legati al grammo o allo schema fisso ma puntare su un risultato a medio-lungo termine, senza sacrifici immani che danno risultati immediati ma spesso poco duraturi. La psicoterapia può aiutare in questo percorso? Sicuramente sì. L’approccio teorico che “va più di moda” è quello Cognitivo comportamentale: la confutazione delle credenze e dei pensieri irrazionali, che spesso “sbarrano” la strada di chi fa una dieta; le strategie di gestione del peso corporeo, semplici e funzionali. Ma, allo stesso modo, anche l’Analisi Transazionale Socio Cognitiva è molto utile, poiché insegna alle persone ad usare flessibilmente i propri Stati dell’Io, invece che in modo Critico o Ribelle (ho sforato? Allora sono una schifezza, per cui mi punisco e mi faccio ancora più male ingozzandomi di tutto), in una modalità Libera e Protettiva, nella quale imparo a darmi libertà e permessi nei confronti di una insostenibile restrizione (imparare a gestire le voglie e le tentazioni senza finire nel “buco nero” della disinibizione) e sostegno e incoraggiamento in caso di “cadute”.



CELLULITE ADDIO!

Sconfiggiamo

la ce llu lite d all’ i nte r n o CARBOSSITERAPIA

con

la

Con il termine "cellulite" si intende una serie di alterazioni della cute e del sottocute, originate a loro volta da un rallentamento del flusso del microcircolo .Ciò crea una stasi venosa che innesca un edema (formazione di liquido) a livello interstiziale, determinando effetti negativi sulle cellule adipose. Il risultato che ne consegue sono fibrosi (indurimento dei tessuti) e micro/macro noduli. Esteticamente appare la "pelle a buccia di arancia o a materasso”. Uno dei metodi più efficaci di medicina estetica per contrastare la cellulite è la carbossiterapia.

La carbossiterapia consiste nell’iniezione a livello del sottocute di anidride carbonica medicale. Si tratta di una sostanza (CO2) che produciamo normalmente con la respirazione, per questo motivo non è dannosa né pericolosa. Protocollo terapeutico:

P e r

c o s a

è

e f f i c a c e ?

- !ridurre le adiposità localizzate, poiché ha un'azione diretta sugli accumuli adiposi, mirando al loro scioglimento.

- !migliorara la funzionalità del microcircolo - aumentare l'elasticità cutanea, migliorando la

compattezza della pelle

Si tratta di una somministrazione sottocutanea di anidride carbonica a scopo terapeutico: mediante un ago sottilissimo, viene iniettata una prestabilita quantità di CO2 in uno specifico punto. L’ anidride carbonica viene somministrata mediante un apparecchio medicale che controlla il flusso; NON esiste il rischio di emboli gassosi. Secondo l’ultima tecnica ideata non risulta dolorosa, crea solo un leggero fastidio e non richiede alcuna anestesia.

Effetti della CO2medicale:

• Riabilitative della microcircolazione • Lipolitica (adiposità localizzata) • Antiaging (stimola l’attività dei fibroblasti) • Antinfiammatoria naturale • Drenante

Quante sedute sono necessarie per apprezzare dei miglioramenti? «I risultati sono visibili al termine di un ciclo: in genere sono necessarie 10 sedute,! l’ideale è farne una alla settimana, (due nelle prime sedute). Ognuna dura dai 5 ai 30 minuti, a seconda delle parti da trattare». !E per quanto durano gli effetti? «Fino a sei mesi. Dopo sono necessarie dalle tre alle cinque sedute di mantenimento». Siamo a ridosso dell’estate: ancora in tempo? «Non ci sono controindicazioni di trattamento durante i periodi caldi, anzi viene molto utilizzata per chi soffre di edema degli arti inferiori, ritenzione idrica e linfostasi». Quali altre indicazioni ha? «Sindrome di Rnault, Terapia del dolore, Contratture muscolari, Epicondilite, elastosi cutanea, Psoriasi».

M e d i c i n a

d e l

B e n e s s e r e

STUDIO MEDICO MEDICINA E CHIRURGIA ESTETICA VISO E CORPO BLEFAROLIFTING NON CHIRURGICO CHIRURGIA DERMATOLOGICA DERMATOLOGIA ESTETICA CHIRURGIA E DIAGNOSTICA SENOLOGICA NUTRIZIONE - HOLTER METABOLICO RIABILITAZIONE LINFO VASCOLARE CARBOSSITERAPIA ANTALGICA E FUNZIONALE TRICOLOGIA E TRAPIANTO DI CAPELLI

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T ablet consiglia di Cristina Ippoliti

È tempo di Segway. Roma come non l’avete mai vista! Roma. Ammettetelo, quante volte avete sognato di viverla da turisti? Scommetto ogni mattina, ogni mattina trascorsa sul trenino, aspettando un autobus, con l’ombrello in mano, in ritardo, con gli auricolari, guardando tutti quei nordici europei, con i calzini bianchi alti e i sandali marroni aperti sulle dita, che vi permettono di riapprezzare in un baleno la vostra avventura quotidiana così troppo vicina a qualche sconosciuto sul treno delle 7,35. Beh, prendetevi un giorno di pausa, fingetevi turisti almeno per qualche ora, a patto di lasciar perdere i sandali però. Vi serviranno scarpe da ginnastica, almeno la prima volta, un’ora del vostro tempo, e la voglia di non toccare il suolo nemmeno con un dito. Mai sentito parlare di Segway? La sua invenzione si deve a Dean Kamen che ne presentò il prototipo nel 2001. Si tratta di un mezzo di trasporto a trazio-ne elettrica per la locomozione individuale, di concezione tecnologica molto avanzata. Una sorta di monopattino intelligente in grado di partire, fermarsi, fare retromarcia, con semplici e accennati movimenti del corpo del passeggero/guidatore.

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Ho confidato in Groupon anche questa volta, mi sono buttata e mi sono imbattuta in “Ninebotours Rome”. Giro sui social, per farmi un’idea. “Bellissimo il segway, esperienza da provare assolutamente, ma bravissimo Mario a rendere tutto così semplice - anche a un sasso come me - e a farti scoprire una Roma sconosciuta... anche ai romani!!!” - “Stupenda esperienza! Mario è una guida preparatissima, simpaticissima e molto cortese. Lo rifaremo molto presto.” - “Avrei voluto provarlo a Praga ma per svariati motivi non ce l’ho fatta. Con mia grande sorpresa mia figlia ha voluto farmi omaggio di un giro per le vie di Trastevere e devo dire che ho trovato il Segway favoloso per la sua praticità, facilità di utilizzo e docilità in qualsiasi situazione ma non meno importante è stata la figura del nostro accompagnatore (Mario) che oltre alla simpatia, professionalità e abilità sul mezzo, ha fatto sfoggio di una conoscenza approfondita e puntuale di arte, storia e contemporaneità di Roma e in particolare di Trastevere. Ma non è tutto: alla fine del tour siamo anche stati omaggiati di una squisita granita di caffè con panna... Un’esperienza assolutamente da provare!” - “Un tour da fare sopratutto se si è Romani per vedere degli scorci di Roma difficilmente apprezzabili diversamente. Un modo di fare turismo divertendosi”. Affare fatto. Obiettivo: alla conquista di Trastevere, dove l’effettivamente disponibilissimo Mario è riuscito a far immergere due romani, in un’atmosfera diversa, rilassante, senza traffico, eco, low cost, nella meravigliosa isola pedonale di Trastevere. Un’ora trascorsa tra i vicoli oltre il fiume di Roma, chiese, storie, tracce di antiche sinagoghe, romantici balconi, sampietrini della memoria. Finale dolcissimo grazie ad un assaggio presso il Biscottificio Innocenti, dove basta varcare la soglia di ingresso del civico 21 in via della Luce per realizzare che “fermare il tempo si può”, perché qui tutto sembra essere esattamente come era alle origini circa un secolo fa. Un pomeriggio diverso, per riscoprire una città che non è solo titoli di giornali, interessi economici, indifferenziata, e cemento, ma che ci racconta la storia nostra, e di tutti i piedi che l’hanno camminata, perché di quelli che l’hanno solo calpestata, saccheggiata, oltraggiata, ce ne siamo già riempiti le orecchie. Andiamo in centro pieni di amore, almeno per un giorno, almeno per un’ora. Insomma il Segway vi aspetta! Non dimenticatevi Tevere Expò 2016 per chiudere il pomeriggio in bellezza!



Storie dai Municipi di Roma di Barbara Donzella

Sopravvissuti a Roma

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In estate, il centro di Roma è come una centrale nucleare in cui è in atto la fusione del nocciolo. Asfalto e sampietrini cominciano a liquefarsi, inghiottiti dalle buche stradali. La gente che circola, con il cervello in perenne modalità off, ricorda quei morti viventi di film apocalittici, in cui un virus infetta la popolazione e i pochi superstiti si nascondono, per sfuggire al contagio. Ecco, io sono una sopravvissuta che si aggira, con una vecchia macchina da scrivere Olivetti Studio 44, nel sottobosco urbano, mimetizzandosi e documentando la realtà, con la remota speranza di trovare altre forme di vita senzienti. All’interno di Villa Borghese si trova il mio rifugio di cui, però, non renderò note le coordinate per ovvi motivi di conservazione. Stamattina l’afa e la sete m’hanno spinto fuori dalla tana, sino alla piazza con la fontana con l’orologio ad acqua, per comprare una lattina d’aranciata da un ambulante. Ho abbassato la guardia solo per pochi istanti, ma tanto è bastato affinché un ragazzino di circa 10 anni, con uno skate e un ridicolo cappello, mi fermasse. Aveva delle escoriazioni su ginocchia e braccia e una faccia anonima. Sarà una forma di menomazione visiva ma, a me, a quell’età, sembrano tutti uguali. Comunque sia, quella miniatura ha cominciato a fissarmi e ha chiesto: “Che stai a fa’, Signò?” Bloccandomi con l’indice destro incastrato nella lettera S, ho esclamato: “Come mi hai chiamato?”. “Coi vecchi se dice così, no? Che poi che starai a fa’ mai! Mi padre dice sempre che le femmine sono buone per una cosa sola e, se potesse, cambierebbe mi madre per una cassetta degli attrezzi.”, ha sentenziato lui. Ecco un altro prodotto di qualche subumano difettoso, ho pensato, mentre le dite accartocciavano la lattina che stringevo nella mano. “Tuo padre sì che ne capisce di donne!”, ho sibilato. Un secondo dopo, però, ho allentato la presa: “Che vuoi, allora?” “Volevo vedere quella cosa da vicino.” “Questa Cosa è una macchina da scrivere.” “E come funziona?” Insistente il ragazzino. “E’ come un pc e una stampante insieme.” e indicando una fessura stretta e lunga nella parte superiore dell’apparecchio, ho detto: “Inserisci il foglio qui e poi giri questa manopola che acchiappa la carta e la fa scorrere sul rullo. Ora puoi cominciare a scrivere come faresti con una normale tastiera, con la differenza che qui, quando batti su un tasto, si solleva un martello alla cui estremità è incisa la lettera corrispondente al bottone

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premuto, che si imprime con dell’inchiostro sul foglio.” “Ho capito! E’ un po’ uguale al mio piano. Quando batto su un tasto si alza un martelletto che colpisce una corda ed esce una nota.” “Esatto!”, forse non aveva ancora tutti i neuroni marci e ho alzato il tiro: “Il suono dei tasti ricorda un po’ il rumore dei popcorn quando scoppiano. Se vuoi sentirlo dimmi una parola e, in pochissimo, ti scriverò una storia incredibile.” Prendendosi qualche istante per pensarci, infine ha detto: “Vabbè, tanto devo aspettare gli amici miei.” e ha optato per la parola “dinamite”. “Ottima scelta. Sei un pacifista, vedo?! Ora dammi dieci minuti per scrivere.” Ero sicura che non avrebbe resistito più di trenta secondi, invece, a sorpresa, è rimasto seduto in silenzio sulla sua tavola ad ascoltare la Studio44 parlare. Appena finito, ho liberato il foglio e dopo averci soffiato sopra, per far asciugar prima l’inchiostro, gliel’ho consegnato. Fermo in piedi, con la skate in una mano e il pezzo di carta nell’altra, ha cominciato a leggere la storia de “La foresta dalle 109 gambe mozzate”. Quando, un paio di minuti dopo, ho visto le pupille bloccarsi, ho intuito avesse finito. “Non fa schifo, anche se sei femmina.” “Buono a sapersi.”, ho risposto ridendo. Lui ha cominciato a giocherellare con una crosticina che aveva sul gomito e ha mormorato: “Pensavo…mi piacerebbe vedere quella foresta.” Quelle parole inattese m’hanno incuriosito. Forse quel ragazzino non era poi tanto uguale agli altri e nonostante l’avversa eredità genetica, i dogmi sbagliati e quell’assurdo cappello da pescatore, forse, poteva essere anche lui un sopravvissuto, così ho detto: “C’eri! Raccontandotelo è un po’ come se ci sia stato anche tu.” Convinto dalla mia teoria, ha annuito. Poi, d’improvviso, un vociare in fondo al viale principale lo ha distolto e piegando velocemente il foglio in quattro, se l’è ficcato in tasca e, senza guardarmi, ha farfugliato: “Ora devo andare. Ci vediamo in giro.”, e ha buttato per terra la tavola e poggiandoci il piede sinistro, per indirizzarla, s’è dato una spinta con l’altro ed è partito in direzione del rumore. Durante il percorso ha dribblato due ragazze che, in pochi istanti, sono arrivate a un paio di metri da me. Dopo aver steso sul prato un plaid, ci si sino sono sedute, cominciando, col cellulare, a scattarsi decine di foto. Alternando espressioni imbronciate (come chi a 20 anni scopre di dover ripetere, per l’ennesima volta, la terza superiore) a pose euforiche (come avessero leccato il dorso di qualche rospo della fontana), si esaltavano a vicenda, dicendo: “Siamo proprio pazze!”. In realtà credo che la parola esatta sia Tristi, comunque… Una delle due s’è accorta che le stavo fissando, e col telefono in mano, s’è avvicinata, indicando la macchina da scrivere che avevo poggiata sulle ginocchia. “Bella quella, posso farmi un selfie?”. Certo! Se sapessi che sai scrivere, lo farei! Invece ho detto: “Fyrirgefðu!…I only speak Icelandic.” e riponendo l’Olivetti nella propria custodia, ho abbandonato la conversazione, dirigendomi verso una siepe, dove mi sono confusa col verde.



Turisti per un giorno di Cristina Ippoliti

NapoliInADay

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Prendetevi un giorno libero, viaggiate. Nessun aereo, nessun paese lontano, semplicemente una gita fuoriporta, concedetevi il tempo di conoscere, o di riscoprire, una delle città più belle, più discusse, più antiche, più storiche della Penisola. Prendetevi una giornata per andare a Napoli. Spegnete la tv, dimenticate i telefilm, la città come stereotipo, e armatevi di un piano di battaglia ben delineato, così da scoprire che l’impresa non è poi così difficile. Partendo da Roma Termini è possibile raggiungere Napoli Centrale con treni con una frequenza tra i 15 e i 30 minuti, e che vanno dagli 11 ai 50 euro, a seconda dei vari orari, dalle 6 di mattina fino a mezzanotte circa. Magari https://www.wanderio.com potrebbe fare al caso vostro, e facilitarvi la ricerca. Sicuramente di una città, in un solo giorno, si può vedere ben poco, ci si può fare un’idea, si può fare una colazione differente, assaggiare del buon vino, e sedersi in compagnia per un pranzo rilassante. Ma per un primo tentativo, diciamo che la nostra avventura sarà sicuramente facilitata dall’acquisto di un biglietto giornaliero (con 3,10 € di spesa), così da poter dare anche un po’ di sollievo ai vostri piedi. Scendendo a Toledo, la nostra passeggiata potrebbe iniziare dando un’occhiata ai Quartieri Spagnoli, e alla bellissima Galleria Umberto I, nonché al maestoso Real Teatro San Carlo. La pausa caffè, finalmente il vero caffè, è d’obbligo. Ancora meglio se accompagnata da una sfogliatella, riccia, frolla, purché ripiena di ricotta, da gustare ammirando la visuale della famosa Piazza del Plebiscito. Per via San Carlo si giunge in piazza Municipio, nella quale si trova il Palazzo San Giacomo e l’imponente Maschio Angioino. Proseguendo a piedi (da camminare ce n’è eccome, ma ne vale sicuramente la pena!) fino a Piazza Dante, si potranno ammirare diversi percorsi e tutti portano nella irrinunciabile via del Duomo. Per arrivarci si può intraprendere via San Sebastiano, in questo modo si ha la possibilità di ammirare, lungo il tragitto, il cortile del Monastero di Santa Chiara e la piazza del Gesù Nuovo. Oppure, si può scegliere di percorrere via Benedetto Croce che porta a piazza San Domenico, via San Gregorio Armeno, anche in piena estate, la strada dei presepi a Napoli, e San Biagio dei Librai, una zona che gli appassionati di libri non potranno perdersi per nulla al mondo. Entrambi i percorsi, fanno comunque giungere nella caratteristica via del Duomo. Una volta giunti qui, non resta che da ammirare, appunto, il Duomo, che risulta essere piuttosto famoso nelle credenze popolari per ospitare il sangue di San Gennaro. Assolutamente imperdibile è la Cappella Sansevero, situata in Via Francesco De Sanctis, alle spalle di piazza San Domenico Maggiore. Il Museo Cappella Sansevero è un gioiello del patrimonio artistico internazionale. Tra capolavori come il celebre Cristo velato, la cui immagine ha fatto il giro del mondo per la prodigiosa “tessitura” del velo marmoreo, enigmatiche presenze come le Macchine anatomiche, la Cappella Sansevero rappresenta uno dei più singolari monumenti che l’ingegno umano abbia mai concepito. Non dimentichiamoci che Napoli è

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sede della prestigiosa Università L’Orientale, specializzata nello studio e nella ricerca delle realtà linguistico-culturali delle aree extraeuropee. Di una giornata a parte necessita, invece, lo splendore della Napoli Sotterranea. Non lasciatevi scappare un giro fra le mura del Castello dell’Ovo, nel Borgo Marinari, per una foto ricordo dell’intero golfo. Pausa pranzo obbligatoriamente a base di pizza napoletana, consiglio personale, la più semplice e classica possibile, ma, mi raccomando, chiedetela con il “cornicione”! Che cos’è il cornicione? Andate a scoprirlo di persona, ora conoscete la strada!


Tablet Territorio riceviamo e pubblichiamo

All’Infernetto cittadini attivi per far rinascere il “Parco della Riserva Verde”, ostaggio da anni della burocrazia Dov’è il Comune? A questa domanda spesso non sappiamo rispondere. Scoraggiati, nauseati dall’assenza della politica nel nostro quotidiano, assistiamo, passivi e frustrati, al lento e progressivo degrado di tante aree pubbliche dalle grandi potenzialità, lasciate agonizzare nell’indifferenza delle istituzioni. Ciò è accaduto negli ultimi dieci anni al Parco della Riserva Verde, comprensorio situato nella zona sud dell’Infernetto: l’area pubblica era stata costruita, come da contratto stipulato con il Comune di Roma, dalla società Verona Srl - appartenente al gruppo immobiliare Prim - e si presentava nel 2007 come un luogo ridente, composto di un vasta area verde alberata e attrezzata con panchine, cestini per i rifiuti, lampioni, un lungo viale che attraversava tutto il parco con ponticelli in legno e un piazzale situato nel mezzo. Chi ha acquistato casa dalla stessa Verona Srl in quell’epoca, lo ha fatto anche e sopratutto in considerazione del fatto che il comprensorio era situato tutto intorno ad un punto verde di prestigio. Purtroppo però, come troppo frequentemente accade a Roma, la doccia fredda è arrivata dopo pochi mesi dalla consegna degli immobili e i residenti di Riserva Verde hanno visto trasformarsi quello che era un gioiello in una vera e propria giungla: erba alta mai tagliata, vandalismo impunito da parte di chi indisturbatamente ha distrutto l’arredo urbano, una scuola materna adiacente al parco deturpata dai writers, e, ciliegina sulla torta, lo spegnimento dell’impianto di illuminazione pubblica. Il parco è divenuto terra di nessuno, ostaggio della burocrazia e dell’incuria. Chi ha provato a contattare le istituzioni per sollecitare una presa in carico del problema si è trovato infatti di fronte ad una montagna invalicabile. “Signora non deve chiamare noi, ma l’ufficio Giardini”, “No, non è noi dell’Ufficio Giardini a cui deve telefonare, ma al Municipio”, “La responsabilità non è di Roma Capitale, ma della Verona”: dall’altra parte della cornetta solo abili rimpalli di responsabilità di fronte ai quali molto spesso ci si arrendeva scoraggiati. Qualcuno però ha tenuto duro, nella consapevolezza che le cose cambiano solo quando le informazioni finalmente cominciano a girare e ad essere condivise. Così è iniziato il tam tam: attraverso il volantinaggio, gli incontri sporadici nel quartiere e tante chiacchiere casuali, è stato costituito un gruppo whatsapp che mano a mano è diventato sempre più folto, e poi un secondo gruppo, e poi un gruppo Facebook......così facendo si è scoperto che non uno, non due, ma più di cento famiglie - e forse se ne aggiungeranno molte di più - erano stufe della situazione e desiderose di dire basta. Basta ad un parco divenuto luogo degradato e pericoloso: buio, con vetri rotti di bottiglia sul viale, topi attratti dai cestini di immondizia mai svuotati, alberi morti con rami pericolanti, staccionate marcite con lunghi chiodi arrugginiti a vista.

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A dicembre 2015 la volontà dei residenti ha dato vita ad un’Associazione No Profit denominata “Parco Riserva Verde”, il cui unico scopo è restituire dignità a questo angolo del quartiere che una volta veniva definito “residenziale”. La neonata organizzazione ha iniziato il suo percorso attraverso l’organizzazione in autofinanziamento di giornate di pulizia e riqualificazione dell’area, a cui ha aggiunto la volontà di accedere alle “carte ufficiali” con l’intento di sbrogliare la matassa burocratica che ha dato luogo a questa situazione iperbolica. I documenti hanno fatto emergere l’incongruenza: nonostante l’esito positivo di un collaudo del parco fatto nel lontano 2010 da parte di Roma Capitale, non è mai stato ultimato il processo con la presa in carico ufficiale dell’area da parte del Dipartimento del Patrimonio. In soldoni, manca l’ultimo tassello di un mosaico......mancando questo, tutto è andato a rotoli. Del problema è stato investito il Prefetto Domenico Vulpiani, Commissario del X Municipio, che si è dimostrato disposto ad aiutare l’Associazione a sbrogliare questa fitta matassa: per il momento solo a parole però..... Ora si attende una sua risposta. Se non arriverà, l’Associazione non potrà mai essere riconosciuta ufficialmente per la manutenzione dell’area, per la quale si è proposta a sue spese, e quindi non potrà proseguire nell’intento che si è prefissata. La speranza è che le cose vadano diversamente, altrimenti il parco che oggi ha ricominciato a “vivere” ed a popolarsi di famiglie, bambini, anziani, persone a spasso con animali domestici, rischia di tornare a versare in uno stato di triste ed estremo abbandono, a cui purtroppo oggi pare che molti si siano abituati, per non dire rassegnati.

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Decalogo di Valentina Mele

Tipi da Spiaggia

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Gli ultimi decaloghi giravano intorno alla tanto attesa e temuta prova costume, ebbene superata o meno ormai è andata. L’estate è arrivata, il caldo si è fatto un po’ attendere ma è pesantemente presente anche lui, quindi tanto vale andare al mare. Voglio confidare un segreto a quelli di voi che ritengono di non poter andare al mare a causa della prova costume: “Siamo tutti nella stessa barca”. Perciò andate al mare, perché tanto nessuno farà a caso alle vostre maniglie dell’amore, alla vostra cellulite, al vostro chiletto di troppo, sono tutti troppo impegnati a pensare ai loro. Superato questo scoglio ci sdraiamo comodi sul lettino, o direttamente sulla sabbia, ci spalmiamo di crema protettiva, o abbronzante e ci rilassiamo un po’... se non fosse per il bambino dietro di noi che inizia a urlare. Dopo una giornata di mare ho deciso di stilare una piccola lista sul giusto comportamento del bagnante. Già state arricciando il naso, vero? Sembro troppo la signorina Rottermeier di Heidi così. VI prometto che i 10 punti saranno molto facili e anche benefici per voi stessi. 10 cose da fare in spiaggia, per favore.

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1. Non Allontanarsi senza le ciabatte. Visto? É per il vostro bene. Facciamo un esempio: sono appena arrivata in spiaggia, mi sono messa la crema, mi sdraio sul mio bel lettino ed inizio a leggere il mio libro. All’improvviso qualcuno, che ha appena fatto il bagno al mare, si accorge di aver dimenticato le ciabatte sotto l’ombrellone lontano ed è costretto a correre per non bruciarsi i piedi. Risultato: passerà vicino al mio lettino correndo e lanciando miriadi di gocce di acqua salata mista a sabbia su di me e sul mio libro, scatenando la mia ira funesta. Quindi per il vostro bene NON vi allontanate mai senza ciabatte, a meno che non siate dei fachiri. 2. Non Utilizzare come telo da mare uno di quegli asciugamani in spugna pesanti pieni di pelucchi. Dopo aver fatto la doccia e, di conseguenza, spalmata di nuovo la crema addosso (per i motivi del punto n.1), ecco che mi sdraio di nuovo sul mio lettino e riprendo il mio libro. Davanti a me una persona decide di sbattere il suo pesantissimo telo, che nasconde chili di sabbia all’interno e che aveva sdraiato direttamente sulla sabbia. Il caso vuole che il vento tira proprio verso di me. Risultato: il chilo di sabbia intrappolata nel telo arriva su di me, creando con la crema appena spalmata una simpatica impanatura. Quindi portate un telo leggero, di quelli in micro fibra che trattengono pochissima sabbia, così non vi peserà neanche in borsa. 3. Per le mamme: comprare ai proprio figli un orologio resistente all’acqua


con un timer incorporato. Penso anche al bene dei vostri bambini. Dopo la seconda doccia sono finalmente immersa nel mio giallo di Agatha Christie e ne sono particolarmente rapita, quando la signora dietro di me, e a diversi metri dalla riva, inizia ad urlare al suo adorato figliolo di uscire dall’acqua perché è passata la sua ora di bagno. Il dolce fanciullo, ovviamente, non la sente e non avendo neanche un orologio non può rendersi conto di quanto tempo è che si trova lì. Risultato: vengo letteralmente stordita dalle urla della mamma che, piano piano, si avvicina sempre di più all’acqua e di conseguenza a me. Quindi attrezzate vostro figlio in modo che non abbiate bisogno di sgolarvi per tutta la spiaggia e rendere sordi i vostri vicini. 4. Cenare con i vostri vicini di cabina o di ombrellone. É importante socializzare e instaurare nuove amicizie, soprattutto al di fuori della spiaggia. Nel momento topico del mio libro, sto scoprendo chi è l’assassino sento improvvisamente parlare di barche, partite di calcetto e borse fatte a mano... Che c’entra? Mi giro e vedo che gli inquilini dell’ombrellone dietro di me conversano ad alta voce con gli inquilini dell’ombrellone di fronte, distanza 3 o 4 metri. Risultato: Concentrarsi è praticamente impossibile se l’individuo dietro urla quanti goal ha fatto nella partita del giovedì sera. Quindi non sarebbe bello organizzare una cena con i vari “amici” di ombrellone e raccontare lì tutte le prodezze calcistiche o quello che vi pare? 5. Smettere di fumare. Il punto 5 è proprio per il vostro bene. É un vizio che fa malissimo e smettere vi porterà solo benefici. Finito il giallo decido di fare un buca con il mio nipotino: una paletta io e una paletta lui. Mentre scaviamo ritroviamo un miliardo di cicche di sigaretta. Risultato: sono costretta a gettare nel cestino, togliendole fulmineamente dalle mani del nipotino più piccolo, pacchetti e pacchetti del vostro vizio, per non parlare delle inalazione di fumo della sigaretta del vicino. Quindi smettete di fumare o quanto meno non gettate le cicche nella sabbia. 6. Seguire una corretta alimentazione in spiaggia. Chissà se alla fine non si riesca a superare la prova costume in estremis. Si sa che il caldo fa passare l’appetito, perciò quale momento migliore per seguira una giusta dieta? É

l’ora di pranzo e mentre mi accingo a mangiare la mia insalata, o tramezzino con il tonno, o qualcosa del genere ecco che i miei vicini tirano fuori il tavolo con 8 sedie, occupando mezzo settore. Tovaglia a scacchi bianca e rossa, lasagna, pollo ai peperoni e chi più ne ha più ne metta. Mi aspetto anche di vedere Nonna Papera rinchiusa in cabina che prepara il dolce. Ora a parte lo sforchettare e l’odore spesso questo atteggiamento porta a molti residui in spiaggia. Quindi chi ha voglia di una bella dieta estiva? 7. Calzare una ciabatta o uno zoccolo che abbia il laccetto intorno la caviglia. É risaputo che questo genere di calzature migliorano la postura e diminui-scono il mal di schiena. In realtà non sono certa di questa informazione, ma non trovate che siano molto carine? Eccomi lì, pronta a dormicchiare un po’ dopo il pranzo quando il passeggiatore di settori, c’è in ogni stabilimento, cammina lungo tutto il mattonato (non sulla sabbia), strusciando gli zoccoli in terra. La mia tentazione è quella di fargli lo sgambetto e e sotterrare le sue fastidiosissime calzature. 8. Regalare un cellulare o un piccolo gps a tutti i bambini dai 10 anni in giù. É sempre bello fare un regalo ai propri bimbi, giusto? Riesco finalmente a chiudere un pochino gli occhi quando le signore del Bridge dietro di me (donne che ad un certo punto decidono di passare un paio di ore a giocare a carte, con tutta probabilità giocano a Burraco, ma non trovate che il Bridge suoni meglio?) iniziano a domandare distrattamente a tutti gli amichetti che passano per sbaglio lì dove sono i loro figli. Risultato: “Fede, dov’è Cicci?” “Bubu, dove sono Fede e Cicci?”. Così per tutte le due ore a seguire. Quindi che ne dite di un bel gps da installare sul costumino dei bimbi? 9. Acquistare delle cuffie. Adoro la musica e l’apprezzo in qualsiasi momento, ma quella che dico io e al volume che voglio io. Fine giornata, sono lì a cambiarmi e a decidere cosa organizzare la sera con gli amici quando ecco che mi ritrovo catapultata in una Discoteca. Musica ad alto volume che arriva da 5 cabine prima. Risultato: Fabri Fibra che a fine giornata mi fa venire il mal di testa e ha anche il coraggio di dirmi che tutti ballano tranne me? Quindi delle belle cuffie, no? 10. Godetevi le vacanze e rilassatevi, tanto per stressarsi c’è sempre tempo.

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L’avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti lorenzettiavv@gmail.com

Condominio: l’uso diretto delle cose comuni Salve a tutti e ben ritrovati. In questo articolo Vi voglio parlare dell’utilizzo delle cose comuni all’interno del Condomino e della disciplina normativa al quale il medesimo è sottoposto. Le cose comuni sono poste al servizio delle unità immobiliari private, i cui titolari sono anche comproprietari delle parti edilizie e degli impianti comuni. Il godimento di tutti i predetti beni nonché dei servizi comuni è quindi fruibile ed utilizzabile in ragione del diritto individuale sulle singole unità di cui è composto il Condominio medesimo e lo stabile in questione. Precisamente devo evidenziarvi come l’art. 1118 del codice civile stabilisca la quota proporzionale del diritto di ciascun condomino sulle parti comuni, rapportandola al valore della propria unità immobiliare. Per poter poi regolamentare l’utilizzo delle cose comuni è necessario volgere lo sguardo 1102 del codice civile il quale così recita: ”Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto. A tal fine può apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il migliore godimento della cosa. Il partecipante non può estendere il suo diritto sulla cosa comune in danno degli altri partecipanti, se non compie atti idonei a mutare il titolo del suo possesso”.

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L’uso del bene comune da parte di ciascuno deve, pertanto, risultare rispettoso dei diritti degli altri, alla luce di un costante equilibrio tra le esigenze e gli interessi di tutti i partecipanti alla comunione poiché possono usare e godere dei beni comuni i condomini a patto che detti beni siano caratterizzati per un collegamento funzionale con le proprietà esclusive rendendo il godimento degli stessi strumentale alla fruizione del bene individuale.

Se questo principio generale appare consolidato in giurisprudenza, nel concreto è lecito tuttavia chiedersi sino a che punto il condomino può servirsi del bene comune senza ledere gli altrui diritti. Risulta pertanto necessario individuare i limiti oltre passati i quali deve ritenersi che l’uso privato del bene comune impedisca agli altri comunisti di trarre pari utilità dalla cosa comune. Ebbene, a tal proposito la Cassazione ha precisato come la quota di proprietà di cui all’articolo 1118 codice civile - quale misura del diritto di ogni condomino- rilevi relativamente ai pesi ed ai vantaggi della comunione; ma non in ordine al godimento che si presume uguale per tutti, come ribadisce l’articolo 1102 codice civile. Quindi, a prescindere dalle quote di proprietà, ciascun condomino ha diritto di servirsi del bene comune nella sua pienezza ed interezza, consentendosi dunque anche un uso più intenso della cosa da parte di un singolo, a condizione che non ne esca pregiudicata la facoltà degli altri condomini di fare pari uso del bene. Per rafforzare ulteriormente tale principio, la Corte di legittimità ha avuto modo di precisare come il disposto dell’art. 1102 cod. civ. è nel senso che ciascun comproprietario ha diritto di trarre dal bene comune un’utilità - più intensa o anche semplicemente diversa da quella ricavata eventualmente in concreto dagli altri comproprietari - purché non ne venga alterata la destinazione o compromesso il diritto al pari uso. A tal fine il singolo condomino può apportare alla cosa comune anche eventuali modificazioni del caso, sempre sul presupposto che la cosa comune non perda la sua normale ed originaria destinazione. Alla stregua di tale principio, dunque, sono vietate le innovazioni che possano recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, che ne alterino il decoro architettonico. Questi pertanto devono essere considerati ad oggi i principi basilari sui quali fondare e riuscire a gestire l’utilizzo civile delle cose comuni all’interno del Condominio.



Tendenze di Giuseppina Montaruli

Un’ estate al mare con colori da invidiare!

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Ciao a tutti, eccomi ad introdurvi tutto l’occorrente per apparire più belle luminose e solari. Spesso abbronzarsi non basta per essere bellissime anche perché a volte si può apparire solo con un incarnato colorato, ma credo invece che sia necessario personalizzare il proprio aspetto!!! L’ altro giorno mi è capitato di guardare una nuova cliente con un’ abbronzatura impeccabile e poi aveva passato un correttore beige per coprire le occhiaie. Che errore, con l’ abbronzatura i correttori non servono! Per questo oggi vi parlerò di trucco estivo!!!!! Arriva l’ estate e spesso mi sento dire: ‘non mi trucco più; al massimo metto un po’di mascara....’ ovviamente chi già mi conosce sa già che non è così!!! La tendenza di questa estate: bronzo marrone sugli occhi. Color carne sulle labbra; illuminanti sullo zigomo e la bellissima terra!!! Ovviamente questo è quello che ci propongono gli stilisti però è vero anche che in estate si possono usare colori luminosi, mascara colorati, eye-liner e rossetti colorati. Se venite da me, non vi farò abbandonare il fondotinta che serve a proteggere la pelle dal sole e a idratarla. Personalmente consiglio un fondotinta che ha protezione 25 con cui puoi anche andare al mare: al tatto è una crema, ma appena lo passi sul viso si opacizza e non fa sudare la pelle. Lo consiglio a tutte perché spesso la crema solare non è sufficiente a proteggere la pelle; inoltre il fondotinta rispetta l’ abbronzatura senza farti apparire rossa e mantiene una buona idratazione. Per esperienza purtroppo sono aumentate le macchie solari e io insisto tanto sull’ acquisto di questo prodotto. Poi si sceglie una terra opaca meno aranciata si toglie l’eccesso dall’applicatore e la si passa esterna alle guance, e sulla fronte creando una T sul mento. La terra serve per uniformare l’abbronzatura. In aggiunta al trucco abbiamo la terra illuminante che si può utilizzare sullo zigomo e anche sull’occhio creando un effetto più fresco e giovanile... Sugli occhi consiglio di usare il bronzato, terra bruciata o il verde oliva; di contrasto, per dare profondità, una matita blu notte, marrone scuro o bronzata e un bel rossetto color carne, meglio se indelebili. Se invece vogliamo giocare con i colori possiamo usare matitoni occhi grigio antracite e rossetti che vanno dal rosso Ferrari al rosso corallo, al fucsia, al pesca e all’ albicocca. Poi si possono anche mettere dei pigmenti sulla palpebra mobile e poi gli eye-liner dal nero al marrone verde e bluet. Giuseppina Montaruli - Visagista La pelle abbronzata ci permette di applicare tanti colori lumiFreelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo nosi , questo ci fa apparire ancora di buon umore!!!! Buona ab349/7861613 giusymont@gmail.com bronzatura a tutte !!!

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Mestieri A cura della Città dei Mestieri

WORKING IN PROGRESS

La vita (e il lavoro) può iniziare a 40 anni “I figli sono cresciuti… adesso cosa faccio?”. “La chiusura dell’azienda, non ci voleva proprio. Come trovo un altro lavoro?”. Accade purtroppo più spesso di quanto si possa pensare, di trovarsi in una di queste situazioni. Ad un certo punto della vita, per i più svariati motivi, si può avere a che fare con la necessità di trovare un lavoro. Ma come fare? Quali percorsi intraprendere per rimettersi in gioco o per iniziare un cammino tutto nuovo? Una cosa è certa: volere è potere, come recita un vecchio proverbio ed allora… pronti per lanciarsi, senza alcun dubbio e con coraggio. Non è una mission impossible. Certo, è necessario avere le idee chiare e sapersi informare; avere una idea vincente. In primo luogo, guardarsi intorno e vedere cosa offre il mercato del lavoro, senza trascurare quelle che sono le qualità personali, l’indole e le passioni magari celate. Ci sono mestieri che vanno “di moda” ma non per questo bisogna cavalcare il trend se non si è veramente portati per quel tipo di lavoro. Viceversa ci si potrebbe trovare ad affrontare un percorso che prima o poi può portare davanti ad un muro. Quello dell’insoddisfazione. Un passo iniziale è quello di fornirsi di un curriculum e di una lettera di presentazione. Basilari per candidarsi. Se si decide di avviare una impresa ad esempio, ci si deve preparare a 360 gradi. Con corsi appositi che le associazioni di categoria organizzano, informandosi sulle agevolazioni economiche che oggi sono numerose e destinate ad esempio a donne, giovani e meno giovani. Reperire i fondi, in questo caso è fondamentale. Un budget iniziale è utile ma poi si deve camminare con le proprie gambe e le proprie capacità. Essenziale è poi sapersi pubblicizzare, trovare un luogo, un quartiere dove aprire una impresa che non sia già saturo in quel settore. Parola d’ordine professionalità e capacità. Guardarsi intorno non è poi così difficile. Nel campo della ristorazione ad esempio (per chi ha questa passione) numerose sono le possibilità. Dalla pasticceria (quante donne e perché no, uomini) sono specializzati nel cheesecake e cake

design? E magari operano solo nella cerchia familiare o delle amicizie. E allora, perché non fare di una passione un lavoro? Anche in questo caso, fare un corso per una ulteriore specializzazione è consigliabile. Altro settore di attualità è quello del bio e qui le possibilità sono soprattutto nel franchising. Scontata anche in questo caso la necessità di informarsi e non lasciare nulla al caso per evitare sorprese. Per quanto riguarda la formazione, sono le stesse ditte ad organizzarli. Un altro settore di moda e che può dare molte soddisfazioni è quello dell’organizzatore di eventi. E qui si può spaziare dalle occasioni mondane, ai convegni e work shop fino ad arrivare alle cerimonie. In questo ambito non ci si limita più ai matrimoni e quindi ecco battesimi, lauree, comunioni e chi più ne ha più ne metta. Le due parole magiche sono wedding planner. Due parole per dire organizzazione, fantasia e buon gusto. Un ambito dove, con amici fidati e con i quali condividere le qualità sopra citate, si può veramente arrivare ad essere dei numeri uno. Cerimonie vuol dire infatti, abiti da sposa, fiori, bomboniere e addobbi vari. Vuol dire contattare location, musicisti, intrattenitori. Che dire poi del campo della cosmetica ed in particolare del nail artist? Meglio conosciuta come ricostruzione delle unghie, questa specializzazione sta diventando sempre più in voga ed è remunerativa. Si può lavorare in un centro estetico ma anche come free lance. Sì, proprio così, a domicilio o comunque in ambiti di vario genere. Tante idee, tante occasioni ma un unico denominatore comune che possiamo racchiudere in tre parole: specializzarsi, appassionarsi, qualificarsi. E poi, ci vuole intraprendenza e fantasia. Il web può senz’altro aiutare a rimettersi in gioco. Basta guardare attraverso i motori di ricerca quante occasioni e quanti consigli si possono trovare. Ed a proposito di web, ecco un’altra idea per gli appassionati. Chi ci sa fare con il computer può incrementare la conoscenza con appositi corsi e fornire anche qui in free lance, la propria disponibilità. Per il reinserimento lavorativo degli over 40 sono fondamentali inoltre le politiche attive messe in atto dagli enti locali come le Regioni, che si muovono con iniziative variabili. Anche nel Lazio sono stati ad esempio lanciati di recente altri aiuti e programmi di formazione rivolti ai lavoratori colpiti dalla crisi. Ma a muoversi sono anche le agenzie per il lavoro e qui, la cernita è d’obbligo.

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Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11- Ostia Lido Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X

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S cadenzario Fiscale

Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro

Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Luglio e Agosto 2016.

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La prima scadenza è il pagamento dei contributi per i datori di lavoro domestico. Il pagamento che va dal 1° luglio al 11 luglio, secondo la nuova circolare Inps, potrà essere versato esclusivamente secondo le seguenti modalità: a) rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito “Reti Amiche” (tabaccherie); b) online sul sito internet “www.inps.it”, nella sezione Servizi on line – Elenco di tutti i servizi - Pagamento contributi lavoratori domestici; c) telefonando al Contact Center 803.164, tramite utilizzo di carta di credito; d) utilizzando il bollettino MAV. Lo Studio rammenta, che per l’anno 2016, l’INPS ha suddiviso i contributi per i datori di lavoro domestico in due tabelle scindendo il tipo di contratto applicato da tempo indeterminato a quello a tempo determinato con l’aggiunta del contributo addizionale. Si prosegue poi con la scadenza del giorno 18 luglio per i versamenti che derivano dalla dichiarazione dei redditi Unico/2016 ed Irap/2016, pertanto coloro che sono in possesso di partita IVA e le persone fisiche, dovranno effettuare il versamento relativo ad Irpef, Irap, Ires, Iva, adeguamento studi di settore ed eventuale acconto della cedolare secca sugli affitti in una sola volta o scegliendo più rate. Lo Studio rende noto che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 18 luglio prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 18 luglio coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 giugno 2016), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 18 luglio. Lo Studio aggiorna i Lettori che è stato prorogato l’invio del 730/2016 al 22 luglio 2016. Con la scadenza del 25 luglio coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Lo Studio rammenta che salvo proroga con la scadenza del 01 agosto, vi è la presentazione telematica del Mod. 770 semplificato o ordinario per i sostituti d’imposta che hanno corrisposto somme e valori per i quali hanno trattenuto la ritenuta alla fonte, i contributi previdenziali e assistenziali ed i premi assicurativi dovuti all’Inail.

entro il 22 agosto coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile, dovranno effettuare il versamento salvo proroga. 22/08 Inoltre, Il 22 agosto è scadenza dell’Iva del 2° trimestre 2016, dei contributi Inps (artigiani e commercianti) e della 3 Rata Inail.

Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it


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