QuiBolzano nr7 2021

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SPECIALE Estetica

foto: profilo Facebook @FlorianPuff

Bici

In montagna con la bicicletta pag. 4

FOTO GALLERY

SOCIALITÀ

Lauree online

“Coltiviamo relazioni”

IN ALLEGATO MAGAZINE GIARDINO

I volti sorridenti dei neo-dottori altoatesini

I centri giovanili hanno reagito alla pandemia

Uno spazio green su misura per noi

pag. 14

pag. 8


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L’ultimo chilometro Siamo in un’epoca in cui facciamo sempre più fatica a parlare di futuro. Molte sono infatti le incognite in merito e quest’ultimo periodo di emergenza sanitaria non ha fatto che moltiplicarle ulteriormente. A ben vedere, poi, quando pensiamo al “futuro” possiamo farlo i due modi ben diversi, in grado di rivelare il significato che diamo a tale termine. Forse non molti sanno che la parola futuro deriva dal termine latino futurus, participio futuro appunto del verbo essere. Il futuro, da quel che vediamo nell’etimo, è dunque una declinazione dell’essere. Alcune popolazioni sudamericane, spazialmente, hanno un’idea invertita di passato e futuro: per loro il passato sta avanti, perché è noto, si vede; il misterioso futuro arriva alle spalle. E forse non sarebbe una cattiva immagine da adottare: lavora meglio il carpentiere ben presente sui mattoni posati, di quello che rimastica il progetto ultimo, assorto. Invertirebbe anche lo sguardo della discendenza: non sarebbe il padre che guarda il figlio, ma viceversa. Ciò realizzerebbe il vecchio detto della Terra che non è eredità dei genitori, ma “prestito dei figli”. Ma torniamo a noi: quando pensiamo al futuro cosa facciamo? Facciamo rife-

rimento a noi stessi in modo prevalente o quasi esclusivo? Oppure ci rendiamo conto che il futuro è qualcosa che va ben al di là della nostra individuale esistenza? Si tratta di una questione non da poco, dalla quale derivano scelte politiche, economiche e EDITORIALE sociali, alle quali siamo tutti chiamati con urgenza. Se agli adulti che hanno in mano il volante spetta in questo momento una indispensabile predisposizione alla solidarietà intergenerazionale, non meno importante è il compito che spetta ai più giovani, chiamati a loro volta a mantenere i nervi saldi. A loro spetta il compito di essere interpreti credibili del nostro futuro, chiedendo sì spazi necessari e rivendicando diritti sacrosanti, ma anche tralasciando accuse e rivendicazioni che odorano di irresponsabilità. Nell’ultimo chilometro in uscita dalla pandemia le generazioni non possono fare altro che sostenersi a vicenda, approfittando in maniera matura della maggiore consapevolezza conseguita.

QUIINTERVISTA A CHRISTIAN BACCI

Tenacia e solidarietà Nella vita fa il tributarista libero professionista e nel tempo libero si dedica al volontariato per l’associazione Volontarius ONLUS nella quale ricopre la carica di vicepresidente e coordinatore del progetto “aiuti senza spreco” (cacciatori di briciole, briciole market e farmacia solidale). È anche membro del tavolo di coordinamento provinciale per la lotta allo spreco e nel direttivo del centro aiuti per l’Africa. La cosa che più mi piace di me stesso. La tenacia. La volta in cui sono stato più felice. Cerco di essere felice ogni giorno (bisogna essere felici tutti i

giorni) e lo si può essere sentendosi utili. Vivere per gli altri non è soltanto la legge del dovere, è anche la legge della felicità (Auguste Comte). La persona che invidio di più. Quella che riesce a mantenere

I quindicinali che ti informano

la calma anche davanti alle più grandi provocazioni. La persona che ammiro di più. In realtà sono due: i miei genitori. Un libro da portare sull’isola deserta. Il piccolo principe. L’ultima volta che ho perso la calma... ...mi avevano mancato di rispetto. La mia occupazione preferita. Organizzate il salvataggio del cibo che andrebbe buttato e distribuirlo a chi ne ha bisogno. Il paese dove vorrei vivere. Un’isola deserta con temperature estive tutto l’anno. Il mio musicista preferito. U2. Il mio pittore preferito Vincent van Gogh. Non sopporto... Le ingiustizie. La qualità che preferisco in un uomo. La solidarietà. La qualità che preferisco in una donna.

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L’empatia. Dico bugie solo... In presenza del mio avvocato. La mia paura maggiore. Che i volontari si facciano male. L’oggetto a cui sono più legato. Un anello ricordo, regalato da mia nonna. Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando... ...mi sono reso conto che ero riuscito a creare insieme a chi ha creduto in me un gruppo di amici che condividevano lo stesso obiettivo e la speranza in un mondo migliore. Il mio motto. Il regalo più grande che tu possa fare a qualcuno è il tuo tempo, perché quando regali a qualcuno il tuo tempo, regali un pezzo della tua vita che non tornerà mai più indietro. Dove mi vedo tra 10 anni. A fare quello che sto facendo ora. Nel mio frigorifero non manca mai... La verdura.


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STORIA DI COPERTINA

L’INTERVISTA

foto dell’intero servizio: profilo Facebook @FlorianPuff

Florian Puff durante una delle sue escursioni

In montagna con la bicicletta Florian Puff, 61 anni, gestisce un bar nel centro storico di Bolzano. Durante la prima fase della pandemia i media gli dedicarono attenzione in quanto era stato tra i primi esercenti del capoluogo ad adottare misure di protezione che gli consentissero di tenere aperta la sua attività. Ma quello che molti non sanno è che Florian Puff nel privato è uno sportivo appassionato di montagna che pratica l’arrampicata su ghiaccio, lo scialpinismo e il mountainbike “estremo”. // Di Till Antonio Mola A fine marzo ha destato attenzione un suo video, postato sul profilo Facebook, dal titolo “Dolomiten Bikepacking”. Si tratta di un circuito di 4 giorni (e tre notti) affrontato in mountainbike: 150 chilometri di lunghezza per un totale di 7000 metri di dislivello, da solo nella natura, con tenda e sacco a pelo, utilizzando il più possibile percorsi off-road. La magia del video sta nell’esperienza della solitudine nei luoghi simbolo delle Dolomiti, oggi deserti a causa del lockdown (nello specifico l’Alpe di Siusi e le piste da sci sulle pendici del gruppo del Sella). Florian Puff, cosa la spinge a cercare rifugio nella natura?

Con la mia attività la giornata lavorativa è di 14 ore, ma con il lockdown di colpo mi sono trovato ad avere tantissimo tempo libero. Il periodo più duro è stato sicuramente il primo lockdown, quello in cui ci siamo tutti trovati relegati in casa senza la possibilità di abbandonare il comune di residenza. Se vivi a Bolzano e sei appassionato di scialpinismo, arrampicata su ghiaccio e mountainbike in altura, non è il massimo... Quando con l’inverno ci siamo ritrovati nuovamente in lockdown, la novità era data dalle nuove norme che consentivano a chi girava in bicicletta di uscire dal territorio comunale. È stato così che ho cominciato ad andare a fare scialpinismo con la bici. Ho tro-

vato il modo di fissare gli sci sulla mountainbike e sono partito alla volta di Obereggen. Lì ho messo gli sci, ho fatto la mia escursione e alla fine sono rientrato a Bolzano con la bici. Senza restrizioni sarei partito in auto, avrei fatto la mia escursione con gli sci e la sera sarei tornato a casa soddisfatto. Se invece decidi di partire in bici, ti devi imporre di partire la mattina alle quattro e devi mettere in bilancio almeno due ore per salire. Ho fatto 10-12 escursioni così, con la mountainbike e poi gli sci, ma è un’esperienza massacrante. Quindi ho cominciato a ragionare su delle alternative, finché sono giunto alla conclusione che avrei lasciato gli sci a casa e che sarei

Florian Puff

partito in mountainbike. Ho studiato percorsi diversi dalla strada asfaltata, ma comunque percorribili nonostante la neve. E ho cominciato a esplorare nuovi sentieri, un’esperienza nuova, non ultimo per via della neve e del ghiaccio presenti... Non ha mai avuto il timore di scivolare, di “impiantarsi” durante una discesa e di cadere in malo modo? Ho fatto esperienza di tutto (ride, ndr). Comunque impari presto a capire che ci sono situazioni in cui puoi solo smontare dalla bicicletta e spingerla. Ha una mountainbike particolare? Per


STORIA DI COPERTINA

5 Uno degli splendidi scenari delle escursioni in bicicletta

Il mio mountainbike estremo in altura si ispira al backbiking, una disciplina che abbina tenda, sacco a pelo e bicicletta queste escursioni ha montato dei rapporti particolarmente leggeri o usa gomme chiodate? Gomme chiodate mai, quelle servono se vai esclusivamente su ghiaccio. La bici l’ho adattata da tempo alle mie esigenze, è già concepita per performance estreme, i rapporti sono leggeri, ma a me interessa anche la velocità. Certo, sento che con l’età comincio anche a perdere la potenza di un tempo. Cerco poi di pianificare le escursioni in modo da essere sulla neve al mattino, fino a mezzogiorno. Il pomeriggio percorro possibilmente tratti con fondo asciutto. Immagino che conti anche il fattore peso... I materiali sono importanti, la bici pesa 14 chili e, per quanto riguarda il bagaglio, cerco di economizzare quanto più possibile. Il mio bagaglio è montato sul manubrio, con il portapacchi agganciato alla sella e in più uno zainetto. In tutto 10 chili circa di bagaglio. Utilizzo materiale tecnico, caldo e resistente ma leggero: dall’abbigliamento, a tenda e sacco a pelo. Poi devo portarmi dietro un fornelletto, in queste escursioni è sempre importante assumere liquidi caldi, e l’acqua naturalmente la ricavo sciogliendo la neve. Poi devi pensare che ogni tanto ti tocca scendere dalla bici, altrimenti rischi di stare in sella per 15 ore al giorno. Io poi mi porto dietro una macchina fotografica. Un tempo ero un appassionato fotografo ma ultimamente, specie per questi giri, mi porto dietro solo una fotocamera compatta che stia

in tasca. Ne uso una buona, ma non mi piacciono le action cam, perché tendono a distorcere molto. Per il video che si vedono sul mio profilo Facebook ho fatto diverse riprese, ma senza guardare il risultato di ogni singola ripresa. Ogni video deve andar bene perché non posso compromettere la batteria. Una di riserva la porto dietro, ma non c’è possibilità di ricaricarla. Bisogna risparmiare dove si può, quindi

si lascia a casa tutto il superfluo. Come le è venuta l’idea di una quattro giorni in solitaria, solo lei e la natura? Due o forse tre anni fa mi sono imbattuto in una parola nuova: backbiking. Si tratta di un concetto che interpreta la filosofia della tenda e del sacco a pelo, abbinati alla bicicletta. Il termine era associato a una manifestazione che si svolge ogni anno in Toscana, il

BACKBIKING NELLE DOLOMITI

Tuscany Trail, alla quale ho partecipato. La notte dormiva in tenda, in posti con una vista meravigliosa. Ha mai avuto paura? La notte senti tantissimi rumori. Un tempo non ci pensavo, però in linea teorica so che c’è la possibilità di incontrare qualche animale, penso all’orso o ai lupi, anche se la possibilità è remota. Statisticamente in Alto Adige vivono più cervi che lupi, eppure non ne incontri quasi mai. Io per ogni evenienza ho sempre a portata di mano uno spray al peperoncino, nella speranza di non doverlo mai usare.

TUSCANY TRAIL

L’ultimo trail di Florian Puff si è svolto dal 23 al 27 marzo, tutto in solitaria. Ecco il dettaglio del percorso svolto, giorno per giorno. Martedì 23 marzo: Bolzano – Tires – San Cipriano – Lavina Bianca, Schönblick (Aica) – Umes – Laghetto di Fiè – Alpe di Siusi con sosta per la notte a Spitzbühel. Mercoledì 24 marzo: Spitzbühel – Rifugio Molignon (Mahlknechthütte) – Tir-

ler – Selva Gardena – Passo Gardena (sosta per la notte). Giovedì 25 marzo: da Passo Gardena lungo le piste da sci fino a Corvara – San Martino in Badia – Antermoia – Passo delle Erbe – San Pietro (Val di Funes) – Chiusa – Villandro – Alpe di Villandro. Venerdì 26 marzo: Alpe di Villandro – Sella Sasteiger Sattel – Corno del Renon – Pemmern – Soprabolzano – Bolzano.

(www.tuscanytrail.it) “Un’avventura di 500 km in sella alla tua bicicletta, da Nord a Sud, in ‘autosufficienza’ come veri avventurieri del ventunesimo secolo. Un itinerario caricato sul GPS e via ognuno con il proprio passo, senza tempo limite, perché l’avventura è un diritto che deve essere alla portata di tutti. Ad oggi è l’evento al mondo che detiene il maggior numero di partecipanti presenti: 1230. Un’evasione dalla routine quotidiana, uscirai dalla tua ‘comfort zone’ e ti ritroverai a vivere intere giornate con i ritmi dettati solamente dall’alba e dal tramonto. I più avventurosi tra di voi sicuramente non perderanno l’occasione per dormire sotto il cielo stellato con la tenda o solamente il sacco a pelo.”


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LETTERE AL GIORNALE

LE VOSTRE NOTIZIE E LE VOSTRE OPINIONI

Sempre in dialogo con i nostri lettori Recentemente, grazie a un post critico in Facebook abbiamo avuto occasione di rilanciare il filo rosso che manteniamo con i tanti appassionati che seguono le nostre tre edizioni che sono, lo ricordiamo, Qui Bolzano, Qui

Merano e Qui Bassa Atesina. Nello specifico ai lettori che non ricevono o non ricevono regolarmente il nostro giornale gratuito presso il loro domicilio abbiamo spiegato di segnalare la cosa all’indirizzo email:

redazione@quimedia.it Lo stesso indirizzo resta il punto di riferimento anche se si desidera scrivere al giornale per porre quesiti o proporre commenti e opinioni. A proposito: proprio nei giorni scorsi ci sono giunti i due

contributi che publichiamo qui sotto, ringraziando coloro che ce li hanno inviati, confermandoci il fatto che il nostro giornale resta sempre in dialogo con i suoi lettori, parlando della loro realtà e del loro mondo.

LETTERA NUMERO 1

La scuola come veicolo del muoversi sano Gentile direttore, di seguito alla lettura dell’articolo apparso sul QuiBolzano nr. 6 del 25 marzo ultimo scorso intitolato “Attività motoria e pandemia” abbiamo sentito la necessità di mettere per iscritto alcune riflessioni. Siamo insegnanti di scienze motorie o, come ci piace di più, di educazione fisica. Di conseguenza, leggere che noi bolzanini, in seguito alla immobilità forzata dovuta al Covid, ci siamo ingegnati per continuare a mantenerci in forma o riscoperti

ad un certo punto dello scorso anno ha potuto riprendere allenamenti e campionato con tutti gli accorgimenti necessari. La nostra riflessione verte invece sul fatto che, se è vero che improvvisamente tutti si sono resi conto che il movimento “fa bene”, che aiuta a combattere le situazioni stressanti, che è necessario per non soccombere all’apatia che può conseguire al lockdown motorio, del mondo della scuola, nella quale anche non si può attualmente svolgere praticamente le nostre lezioni, nessuno, o pochi, ne parlano. E non La lettera che abbiamo ricevuto in redazione parlo dei diretti interessati, ovvio. Noi siamo stati e siamo tuttora consapevoli di cosa è stato tolto a noi, ma anche ai nostri studenti da questa DAD purtroppo inevitabile: per tanti di loro amanti dell’attività motoria non può ciò che si fa a scuola è l’unica attività motoria svolta durante la settiche farci piacere. Non vogliamo qui addentrarci nelle problematiche che mana. Magari nemmeno per pigrizia, hanno travolto il mondo dello sport ma per mancanza di tempo, per disabitudine, per problemi legati alla agonistico, amatoriale, dilettantistisalute. Quindi le due (due!?) ore di co, ricreativo: è evidente a tutti che da più di un anno gli addetti ai laginnastica a scuola dovrebbero servori si stanno attivando affinché le vire a compensare una vita perlopiù loro attività non risentano in modo sedentaria. Per come la vediamo noi, irreversibile dello stop dovuto alla il nostro ruolo di educatori fisici sta pandemia, cosa che ha toccato ananche, se non soprattutto, nel creare che personalmente una di noi. Inolabitudini di vita sane condividendo tre una di noi è anche mamma di un con i nostri studenti esperienze e coragazzo che appartiene a coloro che noscenze che possano entrare a far parte del proprio quotidiano. Allora hanno dovuto rinunciare alla propria passione, anche se fortunatamente, se per che si dedica allo sport inteso praticando uno sport all’aria aperta, come attività agonistica ai vari livel-

li la preoccupazione è giustamente quella di non interrompere una costruzione di performance e di non perdere un serbatoio di sportivi in erba, per noi educatori fisici è quella di non interrompere un consolidamento del movimento rivolto a tutti, inteso come consapevolezza di sé, dei propri limiti, delle proprie possibilità. Certo, siamo stati bravissimi, fantasiosi, collaborativi, per trovare modi e stimoli per mantenere viva la motivazione nei nostri studenti; abbiamo studiato e preparato ogni tipo di attività da fare con distanziamento in presenza o online a distanza (con tutti i limiti che non stiamo qui ad elencare), ma forse l’aspetto su cui riflettere bene è che la consapevolezza che abbiamo maturato sull’importanza dell’attività motoria non deve durare il tempo, fin troppo lungo a dire il vero, di una pandemia,

bensì diventare stimolo affinché le scienze motorie diventino pilastro di una scuola rinnovata, attuale, che faccia bene al corpo come alla mente (non lo dicevano già i latini?). Il nostro lavoro a scuola diventerebbe così formativo per le abitudini della popolazione scolastica, preventivo per la salute dei cittadini e, non ultimo, propedeutico per gli atleti di domani. La nostra speranza è quindi che la scuola, luogo nel quale tutti entrano e passano molti anni (soprattutto in età evolutiva) della loro vita, diventi veicolo del muoversi sano, indipendentemente dalle possibilità attitudinali, fisiche, psichiche di ognuno, sfruttando positivamente la consapevolezza che ci è stata regalata da questo periodo così triste della nostra vita.

Enrica Piccoli Daniella Marcolini

LETTERA NUMERO 2

Un GRAZIE agli “angeli azzurri” Qualche mese fa ho letto su vostro giornale la proposta di notificarvi persone singole o gruppi meritevoli di essere ringraziati per l’impegno svolto nell’interesse della comunità. A mio modesto parere le/ gli infermiere/i che prestano servizio presso persone che non possono recarsi, a causa di invalidità, negli ambulatori, meriterebbero una menzione sul vostro giornale, che è molto letto. Io li chiamo “angeli azzurri”, indossano giub-

betti blu e girano in bici (in tutte le stagioni). A parte il Covid 19, che basterebbe di per sé, pensate a come svolgono il loro servizio nelle case dove non sempre è facile lavorare come negli ospedali con tutte le strutture necessarie. Fortunatamente, nonostante l’età, non ho necessità del loro servizio, ma meritano un GRAZIE!

Bruna Emeri via Resia


CENTRO – PIANI – RENCIO MONUMENTI DA RISCOPRIRE

La scultura di via Einstein foto: Google Maps

pietra, il travertino e il marmo, l’artista fa parlare alle sue opere “il linguaggio del vento”: il vento, a volte lieve brezza, a volte impetuoso, forte e devastante, modellatore di forze scolpite. Ogni scultura di Sestilio Burattini è animata da due tensioni apparentemente contrastanti: una spinge la massa scultorea verso l’esterno e l’aperto in una specie di slancio; l’altra al contrario spinge la materia formata verso un nucleo interno, in un vuoto circoscritto per involuzione. Ispirandosi sempre alla tematica del vento, lo scultore umbro, che fu anche docente di tecniche di marmo e pietre dure presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia,

Segno dell’impegno del Comune di Bolzano anche per far apprezzare l’opera di artisti, locali e non, è la scultura che si trova sulla rotonda in via Einstein, zona aeroporto. Si tratta dell’opera dal titolo “Volo Radente” e fu esposta, come si legge sulla targa posta accanto all’opera, al 5° Simposio internazionale di scultura – Castelraimondo, 10-30 agosto 2009. E l’autore? Si tratta di Sestilio Burattini, nato a Magione (Perugia) il 4 aprile 1947, ormai accreditato nel mondo come artista di livello internazionale. Le sue opere, che punteggiano an-

che tante rotatorie, si trovano in collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero. Utilizzando la

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della quale è anche accademico di merito, si è fatto apprezzare in Italia e all’estero. Per l’Italia, con le mostre dal 1976 in poi: tra esse a Roma dal 12 febbraio al 12 marzo 2010 e a Montefalco (Perugia) dal 19 marzo al 15 giugno 2016. Per quanto concerne l’estero, un vero trionfo Sestilio Burattini l’ebbe lo scorso settembre nella Repubblica popolare cinese, con la colossale opera in bronzo, selezionata tra quelle di numerosi artisti confluiti da tutto il mondo; è opera da record, di altezza, ben otto metri, basamento escluso, e di peso. Con tale opera l’autore ha messo in comunicazione tra loro mondi apparentemente distanti. Che dire? Complimenti e auguri!

Leone Sticcotti

VACCINARE PROTEGGE! Per me. Per te. Per noi.

GIOVANI

“It’s time to move” Su iniziativa del centro giovanile papperlapapp e nel pieno rispetto delle norme di sicurezza i giovani oggi possono semplicemente cambiare aria, usufruendo di un accompagnamento individuale da parte dell’operatore sociale. Cosa c’è in progreamma? Di tutto: fare una bella chiacchierata o praticare delle attività sportive e ricreative come andare con lo skateboard o disegnare fumetti.

Per info e iscrizioni via WhatsApp: 371 4638531 www.papperla.net Si tratta di un’iniziativa gratuita. „Mi sto vaccinando per proteggere me stesso e gli altri. Mi sto vaccinando per poter tornare alla normalità!”

AUGURI Artù

Astrid Santoni Coordinatrice della campagna vaccinale, CS di Bolzano

Il 26 marzo abbiamo festeggiato 7 anni con te! Diego e Daniela

vaccinazioneanticovid.it


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LE PIETRE DI BOLZANO Flavio Schimenti architetto

MEMORIE URBANISTICHE

La Via Crucis sul Monte Calvario del Virgolo a Bolzano In tutta l’Europa cattolica, fra il XVII e il XVIII secolo, vennero istituite le Vie Crucis per rammentare la “passione di Cristo”, aumentare la devozione popolare, nel contesto di una nuova sensibilità culturale, politica e religiosa. L’istituzione di tali vie sacre o di “vie dolorose” si deve in particolar modo a Carlo Borromeo, vescovo di Milano (1538-1584), che raccomandò che fossero collocate in un ambiente naturale, di rilevante interesse paesaggistico e caratterizzato da una già consolidata tradizione di fede e di pellegrinaggi. A Bolzano un simile sito fu individuato nel promontorio porfirico del Virgolo, con la sua chiesa dedicata a San Vigilio e all’eremo annesso, già meta di pellegrinaggi sin dall’epoca medievale. In Alto Adige un precedente storico lo troviamo a Dobbiaco, dove nel 1519 Christoph e Kaspar Herbst, dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, realizzarono la prima “via crucis” nel Tirolo del Sud. I “Sacri Monti”,

STORIE DAL MULTIVERSO

verranno chiamati soprattutto in Lombardia e in Piemonte, mentre qui da noi prenderanno il nome di monti del Santo Sepolcro o del Calvario. Si tratta di ben dodici siti in tutto l’Alto Adige. Saranno soprattutto i due

ordini religiosi mendicanti, quello dei Francescani e quello dei Cappuccini, a favorirne la costruzione e ad alimentarne le pratiche di devozione popolare. A Bolzano l’istituzione della via Crucis del Virgolo si deve a un frate cappuccino proveniente dal convento di Rosenheim in Germania. Nel 1678, con pochi mezzi, iniziò la costruzione delle sette cappelle poste sul declivio sinistro del Virgolo in direzione della chiesa di S.Vigilio. Ben presto, nella realizzazione dell’opera verrà coinvolta l’intera città. Le cappelle, di gusto secente-

sco, furono realizzate con forme e dimensioni diverse a seconda dello spazio che si poteva ricavare dalle roccie sovrastanti. Alla realizzazione dei gruppi scultorei venne chiamato l’artista Georg Mayr Senior di Fiè allo Sciliar. Le raffigurazioni sono volutamente di forma altamente teatrale, ricche di pathos e in qualche modo assurgeranno quasi al grottesco. La prima cappella rappresenta il “Commiato di Cristo da Maria”, le altre “Cristo nell’ orto degli ulivi”, “La cattura di Cristo”, Cristo deriso”, “La flagellazione”, “Il martirio di Cristo” “La salita al Calvario” e infine il gruppo della crocifissione e la “Grotta del Calvario”. La stazione finale di tale via sacra fu costituita dalla costruzione della chiesa del Calvario, realizzata nel 1683 dagli architetti Andrea e Pietro De Lai. Si tratta di un pezzo importante della città che per diversi secoli ha vissuto un’intensa dimensione di fede, soprattutto durante tutto il periodo pasquale e non solo.

LA SATIRA

Roberto Tubaro

Esistono infiniti universi paralleli dove le cose non sono del tutto come noi le conosciamo.

L’arrivo di Vittoria ha obbligato i “Ferragnez” a trasferirsi lontano dallo stress della metropoli milanese. “Ci avevano offerto un attico a Gries, ma è troppo vicina a Bolzano. Così abbiamo scelto Merano” ha dichiarato Fedez. “Per avere un po’ di pace abbiamo comprato il giardino del Trautmansdorff, che ora si chiamerà Ferragnezdorff” ha aggiunto Chiara Ferragni. “Ora viviamo nel castello e fra non molto prenderò il posto di Sissi”.


CENTRO – PIANI – RENCIO

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SPAZI DI AGGREGAZIONE

Noi dei centri giovanili coltiviamo relazioni – continua Penazzi – è di imparare a ‘prenderci cura’ di qualcosa perché crediamo che le relazioni umane e sociali, come le piante del nostro orto, daranno i loro frutti se impariamo a coltivarle prendendocene cura quotidianamente.” Oggigiorno è sempre più ricorrente nell’immaginario collettivo la figura del giovane svogliato e senza più passioni dopo mesi di lockdown. Cosa percepite voi da parte dei giovani? “Hanno una voglia immensa di ritrovarsi, la risposta da parte loro è stata buona anche nel periodo a distanza. Già durante il ‘lockdown duro’ – racconta Penazzi – i ragazzi, in accordo con la Biblioteca Amadori, hanno partecipato alla ‘bicicletta della soliAndrea Penazzi darietà’ distribuendo libri a domicilio. Nonostante ci impegniamo sempre a sostenere chi ha più difficoltà, i legami sociali sono difficili da mantenere con tutti, la presenza è fondamentale.” Un riscontro positivo tra i giovani lo ha trovato anche Maria Lo Russo, del centro giovanile Vintola18: “pensavo di trovarmi un vuoto, invece la partecipazione, sia online che in presenza, è stata assidua e numerosa. Il nostro servizio è per molti giovani un sostespiega Andrea Penazzi del centro gno importante, questo grazie alle giovanile Pierino Valer di Don Bodiverse opportunità artistiche, amsco. “Abbiamo inoltre in progetto la bientali e culturali che vengono ofrealizzazione di un orto da coltivare ferte. Bisogna però trovare il giuinsieme ai nostri ragazzi. L’obiettivo Sono numerose le attività proposte in questo periodo dai centri giovanili di Bolzano. Questi, tenendo conto dell’attuale emergenza, animano la vita dei quartieri sottolineando l’importanza della socialità e delle iniziative culturali, il tutto è rivolto ai giovani ma assume un ruolo fondamentale anche per l’intera città. Dalla scuola alle relazioni, i centri giovanili sono venuti incontro alle necessità del momento. “Abbiamo attivato il progetto ‘dopo scuola’ rivolto agli scolari più piccoli, avendo l’occasione di riunirci in presenza in concomitanza con la riapertura degli edifici scolastici. Con i ragazzi più grandi organizziamo, in vista dell’estate, le attività da proporre ai più piccoli durante le vacanze”

SCRIVI A... Vuoi segnalarci qualcosa che funziona o deve essere assolutamente cambiata nella nostra città? Conosci persone o belle storie che, secondo te, meritano di essere raccontate? Vuoi fare un augurio (gratuito) a un amico o a un parente? Telefona allo 0471 081582 o scrivi a redazione@quimedia.it

Maria Lo Russo

sto equilibrio tra attività digitali e in presenza.” “Dopo il viaggio a Scampia fatto a ottobre – racconta Lo Russo – abbiamo deciso di realizzare un video

e abbiamo vinto il premio ‘legalità’ al Festival ‘Restart’ di Roma. Qui abbiamo conosciuto la realtà di un altro centro giovanile e, insieme, abbiamo voluto creare dei podcast che raccontassero la lotta contro la mafia, uno di questi è stato realizzato anche grazie a una testimonianza che i ragazzi hanno potuto ascoltare in prima persona (saranno disponibili a breve).” Per i prossimi mesi sono previste diverse iniziative, tra le quali un corso di storytelling per realizzare dei video, e uno di teatro, già proposto a distanza, sempre “con la consapevolezza – conclude Lo Russo – che ai giovani è necessario trasmettere delle competenze trasversali per affrontare il mondo di domani.”

Andrea Dalla Serra

NUOVI SERVIZI

Quello spazio che... ti manca Se la tua vita è troppo piena, forse hai solo bisogno di spazio. Spazio in più dove mettere mobili, attrezzature, documenti... Ma non serve affittare o comprare box o cantine per liberare lo spazio in casa o in ufficio! Lo spazio che cerchi esiste e, anche se “non è tuo”, puoi usarlo come e quanto vuoi! Non stiamo scherzando! C’è uno spazio fatto apposta per te, che puoi disegnare sulle tue esigenze, ma che non devi acquistare. Ci occupiamo di rendere questo spazio sicuro, pulito e ideale per ospitare le tue cose

e i tuoi oggetti cari. Puoi accedervi in piena autonomia per tutto il tempo che vuoi e liberarlo in qualunque momento, con un semplice preavviso. Hai fatto l’abbonamento alle tue serie TV preferite e al tuo shop online... quando pensi di dedicarti un po’ di spazio per te? Ora che lo sai inizia a pensare cosa metteresti nel tuo spazio in più (la cabina armadio, le scarpe, i mobili, le tue collezioni...). (inserzione pubblicitaria) Per saperne di più: Tel. 0471 1800019 - casaforte.it


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GRIES – SAN QUIRINO

MASSIME E AFORISMI

Nuovo libro di Dobrilla: “Imparare dagli altri” Giorgio Dobrilla, Primario Gastroenterologo Emerito all’Ospedale San Maurizio di Bolzano e docente presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Padova e di Parma, probabilmente non ha bisogno di presentazioni in Alto Adige. Già autore di numerose pubblicazioni scientifiche, articoli e libri divulgativi, ha recentemente pubblicato il suo nuovo volume “Imparare dagli altri – commento critico a frasi celebri di tutti i tempi”, edito da Gedi Editore con la collaborazione di Alessandro Cimino. Il libro raccoglie 150 massime e aforismi commentati criticamente nello spazio di una pagina. Essi sono in parte una collezione dei suoi scritti per la rubrica “Asterisco”, usciti negli ultimi anni ogni sabato per l’inserto settimanale Monitor dell’Alto Adige, e in parte materiale inedito. Il libro si apre infatti con la prefazione del direttore dei quotidiani “Alto Adige” e “L’Adige” Alberto Faustini, che spiega come la rubrica e il libro del Dottor Dobrilla abbiano lo scopo di far pensare attraverso citazioni immortali, che l’autore riesce a interpretare mettendone in luce l’attualità e regalando loro nuova vita. Il libro del Dottor Dobrilla non è solo un aiuto intellettuale per i lettori, che ven-

gono stimolati a interrogare se stessi per diventare cittadini più attenti e consapevoli, ma è anche un aiuto pratico a chi ha bisogno poiché a fine anno tutti i proventi del libro verranno devoluti in beneficenza all’associazione “Volontarius” e “Cacciatori Briciole”, per la stima personale che lo lega al fondatore e coordinatore del gruppo Christian Bacci. La passione per gli aforismi, racconta il Dottor Dobrilla, lo accompagna da quando era ragazzo: “ho sempre avuto l’abitudine di annotarmi le frasi che in qualche modo mi colpivano, chiunque fosse l’autore”. Il concetto di im-

parare dagli altri, ci tiene a specificare Dobrilla, non equivale affatto a “fare come gli altri”, anzi, gli aforismi sono da leggere e giudicare in modo critico. Non tutti infatti sono positivi e imparare dagli altri può significare anche osservare gli esempi negativi ed evitare gli stessi errori. Le citazioni all’interno del libro spaziano da Mark Twain a Marco Aurelio, da Confucio a Oscar Wilde, e mostrano come a distanza di secoli alcuni problemi non siano cambiati e come il mondo sia in parte sempre lo stesso. La lunghezza di una pagina per ogni commento è voluta per permetterne la comoda lettura, per esempio aprendo il libro in maniera casuale e trovando Demostene accanto a Carl Gustav Jung. Mentre il primo afferma “credo proprio del buon citta-

dino preferire le parole che salvano da quelle che piacciono” il secondo osserva che “pensare è molto difficile e per questo la gente preferisce giudicare”, due frasi che non potrebbero essere più attuali alla luce dei quotidiani fenomeni di populismo, pseudoscienza e cattivo uso dei social network. L’insegnamento centrale del libro è non smettere mai di riflettere su se stessi e sulle proprie azioni, ma essere sempre presenti con il pensiero in ogni sfera della vita. Per questo il libro è suddiviso in dieci sezioni che riflettono vari aspetti della nostra realtà: la medicina, i sentimenti, la cultura, l’informazione e la scienza, la filosofia e la società, la politica con la storia e le leggi, la sincerità e le bugie, la fede, la ricchezza e la povertà. Pensare significa proprio ciò che il Dottor Dobrilla fa nel suo libro: non accettare una citazione o un esempio altrui acriticamente, ma sviscerarlo e interrogarsi su cosa esso significhi per sé, come si applichi nella propria realtà e cosa se ne possa ricavare di utile per migliorare se stessi e magari, in piccola parte, il mondo.

Greta Sofia Lampis

I BOLZANINI ALLA GUIDA

Quali sono le regole per i monopattini Durante la pandemia i monopattini hanno fatto il loro ingresso in grande stile nel traffico cittadino, suscitando però grande incertezza sul comportamento che devono avere sulla sede stradale. Abbiamo chiesto al comandante dei vigili urbani Sergio Ronchetti di illuminarci in merito. I monopattini sono stati equiparati alle biciclette. Quindi i conducenti dei monopattino hanno l’obbligo di comportarsi esattamente come i conducenti delle bici. Questo vuol

dire utilizzare esclusivamente le ciclabili, ove esse vi siano. Il monopattino deve naturalmente avere anche le luci funzionanti, come la bicicletta, sia davanti che dietro. Una cosa che molti non sanno è che in presenza di oscurità i conduttori dei monopattini oltre alle luci sul mezzo devono anche indossare un gilè rifrangente, mentre i ciclisti quest’obbligo non ce l’hanno, com’è noto. Colgo l’occasione per ricordare che le principali infrazioni che registriamo e multiamo per quanto riguarda bici e monopattini sono proprio quelle che riguar-

dano l’assenza delle luci. In secondo luogo voglio ricordare che sia bici che monopattini non possono transitare sui marciapiedi, pena la sanzione. Esistono marciapiedi promiscui, che sono opportunamente segnalati. Ma un marciapiede che non riporta tali indicazioni è per forza di cose riservato ai pedoni. Si tratta di comportamenti molto pericolosi, che ci ven-

gono spesso segnalati soprattutto dagli anziani che fanno già fatica a stare in piedi e si ritrovano con i ciclisti che fanno lo slalom alle loro spalle. Concludo ricordando che anche in bicicletta e monopattino non è consentito l’uso del telefono cellulare, che distrae e impedisce di essere nelle condizioni di fare una frenata, se necessaria.


UN LIBRO TI ASPETTA‘21 23 APRILE . GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO

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Il 23 aprile si celebra la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore indetta dalla conferenza generale dell’Unesco. L’idea è nata in Catalogna più di 400 anni fa. Fu scelto il 23 aprile perché è il giorno in cui morirono nel 1616 due scrittori considerati i pilastri della cultura universale: Miguel de Cervantes e William Shakespeare. Don Chisciotte, Amleto, Otello, Re Lear, sono tutti personaggi che prendono forma dal genio di questi due scrittori e che, da allora, ci sono familiari. L’obiettivo della Giornata è quello di promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale. Il messaggio è rivolto principalmente ai giovani che, tramite la parola scritta, possono ripercorrere le gesta delle donne e degli uomini

che hanno contribuito al progresso sociale e culturale dell’umanità. La letteratura ha un potere immenso, semplici simboli convenzionali uniti in una certa maniera come in una formula alchemica, danno vita a risultati sorprendenti, capaci di generare rivoluzioni non meno potenti di quelle dettate dalla scienza. Il libro e la lettura rappresentano un mezzo indispensabile di approfondimento e di conoscenza di noi stessi, degli altri e del mondo, e soprattutto nei periodi di incertezze e precarietà, ci aiutano a guardare avanti fiduciosi. Per questo, il 23 aprile, sul canale YouTube UnLibroTiAspetta, sarà visibile un video con tante citazioni e frasi che ci raccontano perché è bello e importante leggere e amare i libri.


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SENZA CONFINI Paolo Bill Valente scrittore, giornalista (e altro ancora)

SOCIETÀ

“Non neghiamo ai nostri ragazzi presente e futuro” Il tempo del Covid sarà ricordato a lungo da tutti e in modo particolare da coloro che hanno subito dei danni, alcuni dei quali irreparabili, o le conseguenze, alcune delle quali con effetti nel lungo periodo. Pensiamo alle morti e alle aziende fallite, ai debiti e all’impoverimento, ma anche al disagio sul piano delle relazioni umane. Gli insegnanti e i genitori sanno bene, dopo mesi di didattica a distanza, che cosa significa per i ragazzi non essersi potuti riunire nel gruppo scolastico. Non si tratta solo di avere appreso di meno e forse peggio (a parte coloro che proprio non hanno i mezzi tecnici per partecipare), ma di aver dovuto rinunciare a una dimensione essenziale dell’esperienza scolastica, quel-

la relazionale, che non può essere spostata sul piano virtuale. Chi si occupa da oltre un secolo di educazione, come gli scout, sa che cosa il Covid ha tolto ai ragazzi. Qualche giorno fa le associazioni scout della Provincia hanno scritto ai responsabili della politica altoatesina.

Hanno fatto presente come da subito i gruppi si sono attivati per mettere in atto i protocolli di sicurezza (utilizzo delle mascherine, distanziamento fisico, disinfezione delle mani, svolgimento di attività all’aperto, misurazione della temperatura con tenuta registro presenze)

per garantire ai ragazzi un ambiente sicuro. Purtroppo è dallo scorso mese di ottobre che, in assenza di linee guida, l’attività in presenza non è stata possibile. Le associazioni sportive hanno potuto riprendere regolarmente gli allenamenti usufruendo di test a titolo gratuito. Lo stesso parrebbe opportuno fosse garantito a chi si spende in azioni di tipo educativo. “Come genitori, come educatori, come adulti crediamo che i ragazzi abbiano bisogno di uscire dall’isolamento e dalla solitudine sociale in cui per troppo tempo sono stati costretti a vivere”. Non dimentichiamo che questi giovani sono i primi a rispettare a far rispettare le regole per la protezione di tutti. A differenza di molti adulti.

L’INIZIATIVA

Artmaysound compie 15 anni Nel maggio di quindici anni fa, partiva nella struttura di Villa delle rose la prima edizione del festival di fumetto e musica di Bolzano, ArtMaySound, nato da un’idea di Mattia Filippin, un giovane frequentatore del centro giovani dell’Associazione La Stradader Weg appassionato di comics. ArtMaysound si è poi spostato in piazza Walther, ha animato piazza della Mostra, il Museion, Parco Firmian e infine, l’anno scorso in un’edizione ridotta, anche il Parco dei Cappuccini. Negli anni il festival ha portato a Bolzano grandi nomi del fumetto: Silvia Ziche, Donald Soffritti, LRNZ, Matteo Cuccato, Giorgio Salati e tanti altri. Nonostante l’emergenza sanitaria, l’anno scorso la macchina organizzativa non si è fermata: con il coordinamento dell’Associazione La Strada-Der Weg e con il lavoro di rete di tantissime altre realtà attive sul territorio, ha raddoppiato gli eventi del festival, facendone una versione online, Artwebsound, il primo festi-

val online di musica e fumetto, e Artlivesound, un evento in presenza che ha portato ancora musica e fumetto nelle piazze bolzanine, nel rispetto delle norme COVID-19. Anche quest’anno, con questo compleanno importante del festival, lo staff organizzativo, formato da educatori, operatori culturali, giovani volontari, appassionati e professionisti del settore, Artmaysound riproporrà una versione online, il 7 e 8 maggio, e in settembre la versione in presenza, sperando che possa essere fattibile portare avanti una manifestazione pubblica in sicurezza. Il tema di quest’anno sarà Punti di Vista: mai come in questo periodo siamo bombardati da informazioni sulla situazione che stiamo vivendo e il modo migliore per muoversi in questa infodemia è avere un punto di vista critico sulla realtà; da ognuno dei nostri balconi abbiamo il nostro punto di vista del mondo; provare a capire i punti di vista degli altri è la

chiave empatica delle nostre relazioni quotidiane; cambiando il punto di vista per vedere le cose, possiamo trovare la chiave per leggere e vivere con resilienza e ottimismo anche una situazione critica, proprio come quella che stiamo vivendo. Questi sono gli stimoli che gli organizzatori vogliono dare con le interviste, con le mostre virtuali, con i webinar, con i concerti e anche con la chiamata alle arti che scade il 16 aprile 2021. La chiamata alle arti invita tutti, professionisti e amatori del disegno e dell’illustrazione, ad inviare delle opere inedite su questo tema e inviarle alla mail

del progetto COOLtour, servizio che porta avanti la macchina organizzativa del festival. Per saperne di più, basta consultare il sito e i canali social di COOLtour: tra l’altro proprio sulla pagina FB di COOLtour si svolgerà tutto il programma e il palinsesto del festival. “Curiosi!? Per ora non vi resta che connettervi! Ma portate pazienza, il festival – speriamo – tornerà presto nelle piazze di Bolzano e avremo modo di festeggiare insieme a voi il nostro quindicesimo compleanno”, dice all’unisono lo staff di COOLtour, condividendo con noi il suo grintossissimo punto di vista.


DON BOSCO – FIRMIAN

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L’INIZIATIVA

Cosa ti rende felice? All’incirca un mese fa è comparso sulle passeggiate del lungo Isarco un albero ornato di piume e farfalle colorate, da cui pendono frasi delle poesie di Pablo Neruda e ai cui piedi poggia una domanda apparentemente banale: “Cosa ti rende felice?”. Scovata l’artista, Martina Buraschi, ha raccontato la sua storia. Come è nata l’idea? Con le mie amiche Elena, Eva e Sabrina abbiamo pensato di portare un po’ di bellezza e di gioia nel parco. L’idea è stata, prima ancora che fiorissero gli alberi, di vestirne uno spoglio con delle farfalle e delle piu-

me, qualcosa che desse speranza e gioia alle persone che passano. La scritta “Cosa ti rende felice?” è lì proprio perché la gente non si pone più questa domanda. Dietro abbiamo messo anche altri quadri che sono lì per essere presi e portati via: chi vuole può prenderli, proprio perché la bellezza va condivisa. È legata alla situazione che stiamo vivendo? No! È una cosa che secondo me deve esserci sempre, perché corriamo troppo e non ci fermiamo mai per sorprenderci, per lasciarci stupire dalla bellezza di quello che abbiamo intorno. È lì per sensibilizzare le persone.

Come reagisce chi passa di lì? Le persone si fermano, guardano, chiedono. Chiedono sempre se sei parte di un’associazione, non ammettono che il singolo possa fare qualcosa. Sono molto colpite da questa cosa, non sono abituate alla

gratuità. La gente mi ringrazia, perché dice che ho fatto qualcosa di bello per il parco. Una ragazza ci ha detto, per esempio, che si era arrabbiata con una persona perché aveva preso un quadro. Abbiamo risposto che non doveva arrabbiarsi perché i quadri sono lì per essere presi. È rimasta stupita, e allora ho fatto scegliere anche a lei un quadro da portarsi via, perché è bella la gratuità. Come ha scoperto l’arte? Ho scoperto l’arte quando mi hanno diagnosticato il Parkinson. Da lì ho dovuto rallentare un po’ tutto nella mia vita. Sono sempre stata un’amante della natura e ho ini-

ziato a vedere negli alberi cose da pitturare. Poi ho incontrato delle ragazze che come me sono molto sensibili all’arte. Siamo un gruppo di amiche, ed è molto bello, perché la forza delle donne sta nelle donne, nello stare insieme. Le donne, secondo me, sono molto forti se sono unite. A cos’altro si dedica? Oltre a questo, io sono un’infermiera, ma non posso più veramente fare questo lavoro. Però ho creato questa figura, all’interno dell’ospedale, e accompagno i bambini che devono affrontare delle lunghe terapie facendoli dipingere. Nella sala di ADMO abbiamo poi creato una donna-albero che simboleggia la vita, sul quale è attaccato un cuore per ogni donatore. È un rito che adesso facciamo sempre: quando qualcuno dona, attacca un cuore con il suo nome sull’albero. Un altro compito importante è quello di decorare la sala dove vengono ac-

colte le donne che attendono l’esito della mammografia, perché è molto spoglia e bianca. Insieme alle colleghe vogliamo renderlo un posto accogliente per sostenere le donne in un momento così delicato. Cosa la spinge a fare tutto ciò? Ho sempre pensato a quale fosse il mio scopo nella vita, e siccome non so ancora esattamente quale sia, almeno quello che so fare lo faccio per gli altri, per quello che serve. Non sono fautrice di niente, da sola, ci sono molte persone che mi sostengono. Tutti possono fare qualcosa, non sono io ad essere brava, forse ho solo più coraggio degli altri. Ecco, ho meno inibizione; c’è gente più brava di me che si crea molti problemi a fare le cose, invece bisogna proprio farle, bisogna buttarsi in questa vita.

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FOTO GALLERY

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SORRISI DI LAUREA IN DAD Durante la pandemia la vita non si è fermata, anzi. Lo dimostrano questi scatti fotografici realizzati da COOLtour e dedicati ai giovani altoatesini che si sono laureati nei diversi atenei. Le corone d’alloro e i loro volti soddisfatti possono essere un’utile iniezione di fiducia anche per i molti che vivono con grande fatica questo difficile periodo.

Eilish Campaner, Università IUAV a Venezia

Alessio Laratta, Facoltà di Giurisprudenza di Trento

Alex Celesti, dottore magistrale inxxx Scienze Sociali

Diego Bertorelle Facoltà di scienze motorie a Verona

Mirko Rattin, Corso di laurea in Viticoltura ed Enologia xxx

Claudio Dandaro, Arti visive – Pittura a Brescia

Michela Chieregato, Facoltà di scienze politiche e delle dinamiche sociali di Roma

Melanie Oselini, Laura Magistrale in Accounting e Finanza

Gabriel Stecchi, Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica a Trento

Stefano Corbo, dottore in Scienze dell’educazione

Andrés Mucci-Alma Laurea in mediazione linguistica

Selene Colombi, Servizio Sociale UNIBZ

L’INIZIATIVA

KIDS 4 KIDS online Venerdì 9 aprile alle 20.30 si terrà, online su Zoom e gratuitamente, l’evento “KIDS 4 KIDS”. La serata nasce da una collaborazione tra l’associazione MusicaBlu, tramite il suo centro giovani BluSpace, e l’associazione Diabetes Union Alto Adige Südtirol. Nel corso dello spettacolo si alterneranno momenti di presentazione dei progetti del BluSpace, musica live e intervalli magici, fino alla chiusura con la preziosa partecipazione del “raccontastorie” Luca Chieregato. A inaugurare il palco virtuale sarà “Fumetti Spartiti”, laboratorio condotto dall’artista Valentina Stecchi

(@vitadavignetta) nel quale verrà proiettato il video “Il frutteto musicale”, basato sull’omonima storia di Gianni Rodari e arricchito da musica, rumori e disegni dei bambini del BluSpace. Si ascolteranno poi due canzoni nate dal laboratorio di scrittura di canzoni di Caterina Cropelli, cantautrice di origine trentina che inoltre si esibirà live per il pubblico di “Kids 4 Kids”. A seguire, il mini-spettacolo di carte magiche “Il Mago Leo” di Leonardo Nesler. Ma durante la serata non mancherà la danza: ci saranno, infatti, un’esibizione di Pole Dance di Rossana Cicalò e un video offerto da MOTUS

nel quale Sara Rigo Santangelo e gli altri insegnanti faranno ballare gli spettatori al ritmo delle musiche della Disney. “Kids 4 Kids” è un incontro che vuole mettere al centro la fantasia e la creatività di alcuni bambini, e attraverso questi sensibilizzare e informare tutti i partecipanti, piccoli e grandi, riguardo al lavoro che

svolge sul territorio l’associazione Diabetes Union in sostegno delle persone con diabete e delle loro famiglie. Prima di passare alle esibizioni, infatti, ad aprire la serata sarà un intervento del presidente dell’associazione, Gianluca Salvadori, che racconterà al pubblico le iniziative e i progetti presenti e futuri, così come i traguardi degli ultimi anni. Il link per partecipare all’incontro si trova sull’evento Facebook “KIDS 4 KIDS” oppure può essere richiesto all’associazione o al BluSpace. Per maggiori informazioni chiamare il numero 331 7538866.


VINI

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CULTURA VINICOLA

foto dell’intero servizio: Cantina Merano / Helmuth Rier

Cantina Merano: delizie raffinate per il palato

cantiniere Stefan Kapfinger consiglia il Sauvignon Blanc “Mervin” della raffinata linea “Vigneti & Rarità”. Un vino bianco molto elegante e filigranato che si sposa perfettamente anche con piatti di pesce, verdure grigliate e formaggi di capra.

La primavera si preannuncia con i primi fiori, teneri germogli e giornate più miti. Lasciamoci dunque alle spalle la malinconia invernale e affidiamoci a vini bianchi freschi, aromatici e vibranti oppure a vini rossi raffinati e vellutati della Cantina Merano che restituiscono immediatamente colore, sapore e brio alla nostra vita quotidiana.

atesino DOC Brut Riserva 36. L’elegante bottiglia inconsuetamente chiara e il bouquet complesso di crosta di pane, lievito, vaniglia e frutta matura Vi conquisteranno.

A breve inizia la tanto aspettata stagione di una vera delizia: gli asparagi! Come vino ideale da abbinare a questa pregiata e delicata verdura, il nostro maestro

Quale modo migliore per risvegliare gli spiriti stanchi dal letargo invernale se non con il “brivido” di bollicine a grana fine e un’acidità vivace e fresca? Godetevi un sorso rivitalizzante dello spumante alto-

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VINI MERANESI: VERA PASSIONE!

Foto: Julia Lesina Debiasi

Una scelta eccellente e davvero azzeccata per il tanto amato piatto d’agnello a Pasqua è sicuramente il Pinot Nero Riserva “Zeno” della linea “Vigneti & Rarità”. Questo vino prodotto da piccoli acini d’uva selezionati e di altissima qualità viene affinato in botti di rovere che conferiscono a questo straordinario Pinot Nero quel tocco finale d’eccellenza. Ideale da abbinare a selvaggina e arrosti, ma anche a pollame in generale, arrosto di coniglio e formaggi duri. Lasciatevi sedurre! www.cantinamerano.it


ALIMENTAZIONE

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PRODOTTI BIOLOGICI E BIODINAMICI

GianniBio: la tua spesa a domicilio i prodotti freschi, scoprire da dove vengono e farti suggerire una ricetta, vieni a trovarci nei nostri punti vendita. Con un minimo di 30 euro di spesa, te la consegnamo noi in giornata!

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ESTETICA

ESTETICA

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Questo anno segnato dalla pandemia, dall’home office, dal restare a casa, dalle serate trascorse sempre davanti al televisore ci ha impigriti. Un anno fa era diverso: credevamo di uscire presto da questa impasse, il motto era “andrà tutto bene”, le palestre erano chiuse, ma in fondo – pensavamo – un po’ di pausa non può fare certo del male. L’estate ci ha portato al mare, l’autunno ci ha nuovamente segregati in casa, e da lì – anche se è difficile da ammettere – abbiamo iniziato un po’ tutti ad adagiarci: l’abito per andare in

Proviamo a sentirci più belli La primavera splende in tutta la sua bellezza, e con lei fiorisce la voglia di vivere e di amare. Amare noi stessi, per primi, la nostra anima, il nostro intelletto, ma anche il nostro aspetto fisico; perché è innegabile: sentirsi più belli e più curati serve per compiere quel pur piccolo passo verso il raggiungimento di quella felicità che a tratti sembra esserci stata negata dalla pandemia. ufficio si è trasformato nella stessa comoda e larga tuta, il trucco è diventato più svogliato, la barba più incolta, gli elastici per racco-

gliere i capelli hanno preso il posto della messa in piega. Rialziamoci: parrucchieri e centri estetici sono aperti, il sole splende, l’estate è

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ESTETICA

Un dettaglio importante per l’autostima

La maggior parte delle persone danno per scontata la vista di sé stessi allo specchio. Ma cosa succede quando questo cambia a causa di una malattia o di altre circostanze? Heinrich Strimmer, con la sua azienda Dermokapil, si è specializzato nell’aiutare in questi momenti di crisi. Il tricologo, parrucchiere e artigiano qualificato crea acconciature secondarie e offre alle donne consulenze gratuite sulle tecniche di bellezza e di trucco durante la radioterapia e la chemioterapia insieme all’Assistenza Tumori di Bolzano. Il cancro è spesso una prova di forza per chi ne è colpito. Quando la paura, il panico, l’incertezza e il dolore determinano la routine quotidiana, è tanto più importante che ci siano posti come Dermokapil e persone come Heinrich Strimmer. Sa come si sentono i suoi clienti perché 6 anni fa anche lui ha combattuto la malattia e ha vinto. Sono la sua empatia e la sua sensibilità per ogni dettaglio a rendere l’azienda così preziosa. La privacy è molto importante qui, perché tutti possono entrare dall’ingresso principale del negozio in Mariaheimweg, mentre l’ingresso laterale del salone di parrucchiere “New Hair” e dell’oasi di bellezza “Exit-Center” è riservato ai clienti con appuntamento, invisibile ai passanti e lontano da sguardi indesiderati. Un profumo piacevole, un’illu-

minazione tenue e una musica rilassante offrono tutto ciò di cui il cuore, l’anima e il corpo hanno bisogno. Dermokapil è l’unico studio di tricologia e consulenza per parrucche in Alto Adige e, oltre alla vendita di seconde acconciature, offre una vasta gamma di altri servizi contro la caduta dei capelli e i problemi del cuoio capelluto. Anche l’infoltimento

dei capelli e le estensioni fanno parte dei tanti servizi che offre Dermokapil, così come i trapianti di capelli in collaborazione con cliniche specializzate. Heinrich Strimmer può vantare la bellezza di 36 anni di esperienza professionale e offre, oltre al tema delle seconde acconciature e della bellezza, anche un salone di parrucchiere “normale” per uomini e donne, uno studio cosmetico all’avanguardia e uno studio di manicure per chi vuole avere le unghie sempre all’ultima moda. Lui e la sua squadra fanno in

modo che una visita a Dermokapil sia una pausa dalla vita quotidiana. Inoltre, il certificato “Maestro d’Arte” non solo offre consulenze su seconde acconciature e bellezza, ma è anche attivo come relatore in vari corsi e formazioni, perché una cosa è chiara per Heinrich Strimmer: accompagna i clienti una parte importante del loro percorso di recupero. (inserzione pubblicitaria)

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ESTETICA

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HairLounge: il look La bellezza che per il grande passo dura nel tempo... Hair Lounge offre cambi di colore, diversi tagli nonché pettinature per occasioni speciali come balli di maturità e matrimoni in un ambiente rilassante. Particolare attenzione è dedicata proprio alla realizzazione

del look giusto per questo romantico evento. Ma come scegliere l’acconciatura adatta per il giorno del fatidico Sì? La scelta dell’acconciatura dovrà seguire lo stile del vostro matrimonio: per una cerimonia più ricercata ed elegante è consigliato un raccolto o un semi raccolto, mentre nel caso di un rito più informale potrete sentirvi libere di lasciare sciolti

i vostri capelli – aggiungendo magari un piccolo dettaglio – o di raccoglierli con una coda alta. Anche con i capelli corti è possibile realizzare il giusto look da sposa, giocando con sfumature di colore e arricchendo il tutto con gli accessori giusti. Un fiore, una coroncina, un fermaglio e per le più eleganti una tiara possono essere una scelta azzeccata sia per il corto che per il capello lungo, facendo attenzione a non esagerare se si indossa già il velo. Nei mesi precedenti al grande giorno Vera saprà seguirvi passo passo nella costruzione della vostra immagine, provando insieme a voi varie acconciature fino ad ottenere il risultato desiderato. E lo sposo? Anche lui dovrà puntare sul taglio e la cura dei capelli. L’esperienza dell’hairstylist è necessaria per creare un look perfetto che vi farà sentire speciali nel vostro giorno più bello, restando fedele alla vostra personalità e valorizzandovi al massimo. Vera Hofer vi aspetta. (inserzione pubblicitaria) HAIR LOUNGE Via Matteotti, 10 - Merano Tel. 0473 055 333 info@hairlounge-meran.it www.hairlounge-meran.it

Un make up perfetto, notte e giorno: Vis a Vis è un’azienda specializzata nel trucco semipermanente di nuova generazione che offre trattamenti capaci di esaltare la bellezza della donna grazie a tecniche innovative finalizzate a valorizzare, e non a trasformare, l’aspetto di una persona. Con il trucco semipermanente si correggono lievi imperfezioni estetiche del viso ed esaltarne i lineamenti: trattamenti non invasivi, né dolorosi, basta mettersi nelle “mani giuste”.

Il trucco semipermanente è una tecnica innovativa che permette di marcare, ridisegnare e armonizzare le linee e i colori del viso grazie a pigmenti bioassorbibili fissati nell’epidermide, lo strato più superficiale della pelle. Un buon professionista sa che per ottenere il risultato migliore è fondamentale eseguire un disegno preciso della zona da pigmentare per avere un’idea esatta dell’effetto finale che si otterrà. È la soluzione per chi vuole apparire sempre al meglio, dalla mattina alla

sera, ed essere in ordine in ogni occasione. La soluzione per tutte quelle donne sempre di corsa e con poco tempo da dedicare a loro stesse: con il trucco semipermanente il tempo che passerai davanti allo specchio sarà solo quello per ammirarti.

Le labbra Sulla base delle caratteristiche individuali si compensano eventuali irregolarità dei contorni o del colore adeguandoli alla carnagione. Prima si studia la forma ideale delle labbra, correggendone le irregolarità e poi si traccia il contorno o l’intera sfumatura labiale. Le tecniche utilizzate sono diverse: si va da un semplice contorno labbra dall’effetto naturale che permette di sottolineare o correggere una forma irregolare delle labbra, al contorno labbra semipermanente o al tatuaggio che viene eseguito con la tecnica della micropigmentazione e dona un effetto più naturale, anche se decisamente più importante. (inserzione pubblicitaria)

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Il 15 ottobre 2016, in via Matteotti 10, Vera Hofer ha aperto il suo salone per uomo e donna a Merano. Prima ha lavorato come apprendista da un parrucchiere in centro città e partecipato a diversi corsi di formazione.

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“La nostra clientela ha fiducia in noi” “I clienti si fidano di noi, si affidano alle nostre cure, e questo ci gratifica. Anche perché in questo periodo abbiamo tutti bisogno di sentirci un po’ più belli”: sono le parole di Lisa Bonaldi, estetista specializzata in trucco permanente e Portavoce dell’Unione estetica e benessere del Cna, che si esprime sulla situazione di parrucchieri ed estetisti in questo strano periodo segnato dalla pandemia. Signora Bonaldi, è trascorso un anno dallo scoppio della pandemia: come avete vissuto questo periodo? Quando abbiamo chiuso per la prima volta siamo rimasti tutti sopraffatti dallo stupore e dalla paura, anche solo di perdere il lavoro; ma poi ci siamo subito rimboccati le maniche: ho contattato il presidente del Cna, Claudio Corrarati, e gli ho proposto di incontrarci online per creare

delle linee guide ancora più restrittive in vista di una riapertura. Quali sono queste linee guida? Abbiamo inasprito le misure di sicurezza che adottavamo già prima: utilizziamo guanti, camici e mascherine monouso, disinfettiamo tutto lo spazio condiviso dal cliente. Io, in particolare, che mi occupo di trucco semipermanente, se devo trattare il viso di

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una cliente utilizzo sia la mascherina Fpp2 che lo schermo. Queste linee guida sono poi state approvate dall’Asl, così quando ci hanno fatto riaprire eravamo già pronti. Poi, però, avete dovuto nuovamente chiudere… Già, c’è stato anche quel periodo in cui nelle zone rosse restavano aperti solo i parrucchieri e non i

Lisa Bonaldi Portavoce dell’Unione estetica e benessere di Cna

centri estetici. Lì abbiamo fatto un ricorso al Tar del Lazio ed abbiamo vinto la causa, per fortuna.

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Che clima si respira, la clientela è preoccupata? La clientela ha piena fiducia in noi, perché vede che siamo ligi alle regole, addirittura ci dicono (scherzando) che siamo quasi esagerati, e questo ci rallegra molto. Spero solo che tutti seguano queste regole: vedo che qualcuno viene multato, e a loro rivolgo la nostra preghiera di rispettare le regole, altrimenti per la trasgressione di pochi dobbiamo rimetterci tutti. Quando avete riaperto come sono andati gli affari? Dopo la chiusura dei primi due mesi dell’anno scorso, appena ab-

Una petizione contro l’abusivismo In vista del Dpcm di prossima emanazione Cna, Confartigianato e Casartigiani si mobilitano a sostegno del settore Benessere promuovendo una petizione affinché la riapertura delle imprese in zona rossa possa arrestare il dilagare dell’abusivismo. Anche Cna Benessere e Sanità del Trentino Alto Adige sta promuovendo l’iniziativa tra gli associati e anche tra i clienti di acconciatori e centri estetici. “La chiusura delle attività legali – sottolinea la Cna regionale unitamente alle tre confederazioni sta incentivando il lavoro a domicilio da parte di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti professionali e non rispettano le nor-

biamo riaperto c’è stato un boom. Con l’ultima chiusura, quella di novembre dicembre e gennaio, dopo febbraio abbiamo fatto un po’ di fatica a tornare alla nor-

me di sicurezza per poter svolgere l’attività né tantomeno i protocolli anti Covid, contribuendo in tal modo alla diffusione del virus”. “Il settore, a tutela di clienti e dipendenti – rimarcano le confederazioni – si è dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienicosanitarie. Non è un caso che saloni di acconciatura e centri estetici, in questi mesi, non abbiano rappresentato fonte di contagio proprio in virtù delle modalità organizzative che hanno adottato lavorando su appuntamento e non generando assembramenti. Sarebbe a questo punto

malità: la gente aveva un po’ più di ansia, ma anche solo di uscire di casa. Verso la fine di febbraio il clima è cambiato, ora si lavora bene come tutti gli anni, perché

ingiustificato che il Governo confermasse il divieto di apertura di tali attività nelle zone rosse, con obbligo per le Province e le Regioni di adeguarsi, e altrettanto incomprensibile sarebbe reiterare la discriminazione che nei decreti dello scorso autunno aveva portato alla chiusura dei soli centri estetici”. Cna, Confartigianato e Casartigiani chiedono al Governo segnali immediati di attenzione permettendo ai saloni di acconciatura e ai centri estetiste di riprendere la propria attività anche in zona rossa. È possibile firmare la petizione a questo link: chng.it/kQY4SsphXp

la primavera è il periodo migliore: la sente la voglia di curarsi dal punto di vista estetico, perché in questo mondo grigio oggi c’è bisogno di sentirsi belli.

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Come vede il prossimo futuro, cosa si auspica? Mi auguro che da dopo Pasqua piano piano si inizi a riaprire tutto, spero che con il caldo il virus si indebolisca e che per l’autunno ci siano tanti vaccinati in modo che si possano tenere le attività aperte.

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BICI

BICI

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Gli amanti della bicicletta in provincia di Bolzano sono decine di migliaia e tante sono le mutazioni del mezzo a pedali così come le discipline sportive o del tempo libero che lo coinvolgono. Una cosa è certa: molti durante la pandemia hanno considerato l’importanza della bicicletta come fedele compagna nel tempo libero e negli spostamenti per lavoro. Ora la primavera – e l’inevitabile miglioramento della situazione sanitaria grazie alla diffusione dei vaccini – ci invita davvero a considerare la bici come un’inseparabile compagna

Una primavera sui pedali, per ripartire in salute Gli spostamenti su due ruote, già molto praticati in Alto Adige, stanno vivendo in questi giorni un ulteriore incremento legato alla situazione sanitaria e alle indicazioni sull’atti vità motoria consentita. per le nostre escursioni, siano esse nei fondovalle o nei boschi. Naturalmente ognuno di noi è invita-

to a pedalare su mezzi adatti al percorso prescelto e con un settaggio predisposto a regola d’arte. In questo

speciale trovate notizie e riferimenti ad alcuni migliori professionisti del settore, attivi nel nostro territorio.


BICI

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Bolzano: mura storiche per il noleggio In piazza Verdi a Bolzano si inizia a lavorare al risanamento del vecchio edifico del distributore nel quale, entro l’estate, aprirà un noleggio bici. Durante un sopralluogo Daniel Alfreider, Assessore provinciale alla Mobilità e l’Assessore alla Mobilità del Comune capoluogo Stefano Fattor, hanno approfondito il progetto. “La stazione fa parte di una rete di noleggio bici a livello provinciale; per questo, una volta terminati i lavori, sarà possibile noleggiare comodamente le bici a Bolzano e restituirle lì o in un’altra stazione di noleg-

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Nel capoluogo in piazza Verdi l’ex distributore viene risanato. Il 6 aprile è stato dato il via ai lavori. Precdentemente aveva avuto luogo un sopralluogo dell’Assessore provinciale alla Mobilità daniel Alfreider e dell’Assessore alla Mobilità del Comune capoluogo Stefano Fattor con i tecnici responsabili. Con il servizio di noleggio biciclette a Bolzano, si aggiunge un importante pezzo del puzzle al sistema di mobilità pubblica del capoluogo provinciale, che collega molti mezzi di trasporto. gio”, spiega a questo proposito Daniel Alfreider. “Con il servizio di noleggio biciclette, si aggiunge un importante pezzo del puzzle al sistema di mobilità pubblica del capoluogo provinciale, che collega molti mezzi di trasporto. Vogliamo innanzitutto attirare gli ospiti vicini e lontani che hanno in programma un’escursio-

ne in bicicletta da o per Bolzano e vogliono restituire la bici in un’altra stazione di noleggio senza gravare sul sistema dei trasporti pubblici”. L’anno scorso un’azienda si è assicurata il noleggio di biciclette in diverse stazioni ferroviarie dell’Alto Adige vincendo una gara d’appalto.

In futuro, dunque, in piazza Verdi ci saranno un’officina per biciclette e una stazione self-service gratuita con una pompa e semplici attrezzi. Inoltre, ci saranno un servizio informazioni sul trasporto pubblico e un punto vendita per la bikemobil Card. L’edificio di piazza Verdi appar-

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I partecipanti al sopralluogo

tiene al Comune di Bolzano, che lo mette a disposizione della STA - Strutture Trasporto Alto Adige SpA. “L’edificio, che ospitava una stazione di servizio, è stato costruito nei primi anni ‘50 su progetto degli architetti Pelizzari – Plattner – Gubiani. Particolarmente sorprendente la copertura a sbalzo, che dà forma al sogno di velocità e dinamismo dell’epoca. Il complesso sotto tutela, è composto da un seminterrato e da due piani superiori con una copertura a sbalzo”, spiega in merito l’Assessore alla Mobilità del Comune di Bolzano Stefano Fattor.

“L’edificio è strategicamente ben posizionato all’ingresso della città e non lontano dal centro storico, il che lo rende ideale per un futuro utilizzo come servizio di noleggio biciclette”, spiega Fattor. La STA ha ora iniziato i lavori di ristrutturazione, con alcuni adattamenti necessari. “Rinnoveremo i muri interni, l’impianto elettrico e l’approvvigionamento idrico, oltre a installare nuove finestre”, afferma Giampaolo Vattai, responsabile tecnico STA. I costi totali dei lavori di ristrutturazione ammontano a 1,2 milioni di Euro.

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Dai “rottami” al prim breve storia della m È difficile dire quando sia nato il mountain biking. In un certo senso, l’ha fatto insieme alla bicicletta. Da sempre, infatti, i ciclisti hanno ritoccato i propri mezzi per renderli adatti a essere usati su percorsi tortuosi, accidentati e montani. Esperti, militari e semplici amatori... moltissimi hanno provato ad affrontare strade impervie su due ruote. Ma quand’è che per la prima volta è stata prodotta consapevolmente una bicicletta a questo scopo? Quella della mountain bike è prima di tutto una storia di progresso tecnologico.

dall’alba del ciclismo, dal momento che nel diciannovesimo secolo solo la minor parte delle strade era

Come si legge sul sito del “Marin Museum of Bicycling”, in un certo senso il mountain biking è esistito

pavimentata e di volta in volta potevano rendersi necessari dei riassetti delle biciclette.

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mo prototipo: mountain bike l’idea di mountain biking. Tuttavia, più o meno tutti concordano sul fatto che il “moderno” mountain biking nasca appunto in California e, più nel dettaglio, nella Contea di Marin, negli anni Settanta. Il sito mountainbikeplanet.com riporta la storia di Charlie Kelly che, se non si considerano come mountain bike gli accrocchi improvvisati precedenti agli anni Settanta, potrebbe essere il primo ad aver pensato di produrre una bicicletta che fosse specificamente destinata a consentire di affrontare meglio i percorsi off-road. La persona a cui lo chiese fu Joe Breeze. Kelly era solito discendere i pendii del Monte Tamalpais, ma i danni che le biciclette riportavano su quei tracciati erano tali da renderle talvolta inutilizzabili dopo poche escursioni. La richiesta che fece a Breeze fu dunque di produrre una bicicletta che permettesse ai ciclisti di conquistare nuovi record su simili percorsi. Breeze accettò e, nell’autunno del 1977, completò il prototipo Breeze 1, a oggi ritenuto il primo costruito specificamente per l’uso fuoristrada. Nel 1978, Breeze vinse il Repack Race proprio sulla sella di questa bicicletta.

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Un esempio che viene riportato a questo proposito è il racconto dell’avventurosa impresa di un gruppo di ciclisti che, nel 1896, pedalarono da Missoula, in Montana, fino al Yellowstone National Park e ritorno. Lo scopo? Testare le biciclette per usi militari su strade montane dissestate. Da allora si contano molte storie di ciclisti, amatori e non, che hanno messo mano a telai, manubri e ruote per renderli più adatti a percorsi off-road e ottenendo i cosiddetti “clunkers”, cioè “rottami”. Molte gare avvenivano sulle “fire roads” della Contea di Marin, le “strade di fuoco” californiane, chiamate così per l’incredibile arsura che le caratterizzava nei giorni di alta temperatura. Per via di questa incredibile calura, al termine delle gare si rendeva spesso necessaria una nuova lubrificazione dei mezzi, in inglese chiamata “repack”. Da qui deriva la “Repack Race”, una gara downhill nata appunto in California negli anni Settanta. Ma dal momento che, come abbiamo detto, la modifica delle biciclette per particolari percorsi accidentati si è diffusa insieme alle biciclette, è difficile collocare in un preciso punto temporale la prima mountain bike o più in generale


VETRINA

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La bussola dei DIRITTI

Assegno unico per i figli: è legge È stata approvata il 30 marzo la Legge che prevede l’assegno unico e universale per i figli: dal mese di luglio 2021, tutte le famiglie riceveranno un massimo di 250 euro al mese per ogni figlio. L’assegno è definito “unico”, in quanto esso andrà a sostituire tutte le attuali forme di sostegno che il sistema riconosce alla famiglia (detrazioni Irpef per carichi familiari relative ai figli, assegni al nucleo, bonus bebè, bonus natalità, bonus mamme, assegno per il terzo figlio...); è definito “universale” in quanto esso sarà corrisposto ogni mese a tutti i contribuenti, sia lavoratori autonomi che dipendenti. L’assegno sarà riconosciuto sotto forma di credito d’imposta o di denaro e sarà riconosciuto per ogni figlio a carico, dal settimo mese di gravidanza fino al diciottesimo anno di età e con importo maggiorato dal secondo figlio in poi. Potrà essere corrisposto fino al compimento dei 21 anni, ma con un importo ridotto e direttamente a favore del figlio maggiorenne, qualora quest’ultimo risulti iscritto all’università o svolga un tirocinio, oppure ancora sia impegnato nel servizio civile o svolga un

lavoro a basso reddito o sia registrato come soggetto disoccupato. L’assegno subirà una maggiorazione non inferiore al 30% e non superiore al 50% qualora si sia in presenza di un figlio con disabilità, rispettivamente minorenne o maggiorenne e di età inferiore a ventuno anni, con graduazione dell’importo in base alle condizioni di disabilità. L’assegno non sarà considerato per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate, dei trattamenti assistenziali e di altri benefici e prestazioni sociali (previsti da altre norme) in favore dei figli con disabilità. Inoltre l’assegno sarà compatibile con il Reddito di cittadinanza (e della Pensione di cittadinanza). Nella determinazione dell’ammontare complessivo dell’assegno e del beneficio economico del Reddito di cittadinanza, si dovrà però tener conto della quota relativa ai minori appartenenti al nucleo familiare.

Hai una domanda da rivolgere al nostro esperto? Scrivi a redazione@quimedia.it La risposta verrà pubblicata nei prossimi numeri del giornale.

Avv.to Dott. Massimo Mira Bolzano

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Algoritmi e passi predefiniti Nello scorso numero abbiamo parlato di cosa sono gli algoritmi, soffermandoci su un aspetto centrale: un algoritmo segue una sequenza di passi di calcolo ben definiti e, a parità di ingresso, l’algoritmo produrrà sempre lo stesso risultato. Questa caratteristica viene meno in quegli algoritmi che vengono utilizzati in intelligenza artificiale per “imparare” a riprodurre un

prio comportamento (ad esempio, modificando una serie di configurazioni interne in modo da cambiare che risultato verrà prodotto dato un certo input). In particolare si usano allo scopo algoritmi di apprendimento “supervisionato”, a testimoniare che l’algoritmo impara come se avesse un docente. Cosa fa il docente? In realtà non insegna nulla: fornisce semplicemente

certo comportamento, e capire questa differenza è centrale per capire poi perché questa nuova generazione di algoritmi si comporta talvolta in modo sorprendente, talvolta fallendo miseramente. Prendiamo il caso di tradurre una frase dall’italiano all’inglese. Definire un algoritmo che sia in grado di effettuare la traduzione per una qualunque frase italiana di senso compiuto sembra un compito irrealizzabile se seguiamo la definizione classica di algoritmo. Tantissimi ricercatori, sia in campo accademico che industriale, stanno affrontando queste problematiche. Tra questi, una corrente propone di risolvere il problema nel modo seguente. Si prende “algoritmo di apprendimento” capace di riconfigurare internamente il pro-

una lunghissima serie di esempi di frasi italiane tradotte in modo soddisfacente in inglese. Dopo essersi allenati su milioni e milioni di frasi tradotte, questi algoritmi di ultima generazione mostrano di saper tradurre anche su esempi nuovi, mai visti. E più vengono allenati, più sembrano diventare bravi. Ma come sempre, c’è sempre un ma... dov’è finita la “chiara sequenza di passi” degli algoritmi classici? E quanto l’algoritmo dipende dai dati? Vi lascio con una richiesta. Provate a scrivere queste due frasi in diversi traduttori online, e controllate cosa viene prodotto nella traduzione: “Dorme e mangia con suo papà. Stira e mangia con suo papà”.

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“Ma questo immobile vale…” È abbastanza frequente vedere immobili proposti in vendita a prezzi molto alti, alcuni proprio fuori mercato. Eppure, i proprietari di questi immobili sono intimamente convinti che ad un prezzo inferiore verrebbero di fatto svenduti. “Svendere” infatti vuol dire vendere un bene al di sotto del valore… ma di quale valore? In altri casi ci sono immobili in vendita ad un prezzo interessante, però alcuni acquirenti riescono a dire: “Per me vale 30.000 euro in meno”.

È evidente che ci sia una grande confusione e che spesso si fatichi a distinguere i concetti di PREZZO,

COSTO e VALORE. Per il venditore il PREZZO è la somma di denaro che vuole ricevere per cedere l’immobile. In questo caso il prezzo coincide con il VALORE che il proprietario attribuisce al suo immobile. Per l’acquirente il COSTO è la somma di denaro necessaria per comprare l’immobile. Il VALORE, invece, è la somma di denaro che è disposto a spendere per comprarlo. A questo punto è facile intuire come entrino in gioco componenti estremamente soggettive. Ogni immobile “vale” i soldi che qualcuno è disposto a spendere; se nessuno è disposto, quell’immobile “vale” zero! Ognuno di noi può attribuire un valore diverso al medesimo immobile: per alcuni il prezzo richiesto è esagerato, altri sarebbero disposti a spendere anche somme più elevate pur di averlo. Ma esiste qualche parametro per favorire un punto di incontro tra queste

posizioni opposte? Certo, esiste ed è anche oggettivo: si chiama VALORE DI MERCATO. La corretta valutazione di un immobile è utile sia al venditore sia all’acquirente: al venditore serve per determinare un prezzo credibile ma anche vantaggioso, evitando così una lunga permanenza dell’immobile sul mercato ed il rischio di una sua svalutazione; all’acquirente serve invece per formulare una proposta d’acquisto quanto più possibile oggettiva e massimizzare la probabilità che la trattativa vada a buon fine. Risultato: la compravendita è rapida e tutti hanno raggiunto l’obiettivo!

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leggere senza occhiali. Ecco quindi finalmente una lente che dà una visione per lontano perfetta senza disturbi, una intermedia molto buona, una vicina buona, soprattutto in condizioni di grande luce e che consente una versatilità di utilizzo ampissima. I pazienti attivi e dinamici che vogliono soddisfare appieno le proprie esigenze visive e svolgere senza problemi di vista le attività quotidiane ora possono fare affidamento sulle nuove lenti intra-oculari che cor-

reggono la presbiopia. La modalità di impianto prevede un intervento mini invasivo e la creazione di un taglio di 2.2 mm attraverso il quale si aspira il cristallino naturale e si inserisce quello artificiale. Senza punti di sutura. L’intervento dura circa 15 minuti ed è eseguito in anestesia topica, solo con gocce di collirio instillate prima dell’operazione; non è necessario il ricovero. Dopo l’intervento il paziente dovrà effettuare la terapia post operatoria, instillando gocce di collirio antibiotico e antinfiammatorio e mantenere piccole precauzioni come evitare il contatto e polveri per circa 15 giorni. Normalmente nel giro di qualche giorno Simulazione della visione postoperatoria la visione riprende con impianto nuova lente intraoculare trifocale

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GRUPPI STORICI

La Spritz Band e il suo doppio Andrea Maffei e la sua Spritz Band non se sono stati con le mani in mano e hanno pubblicato nelle ultime due settimane due prodotti relativi ai due distinti progetti capitanati dall’autore bolzanino. Il primo è una ristampa adeguatamente rimasterizzata del disco del 1993, intitolato “Il treno per Nottingham”. Il secondo è invece un video de “Il Suonatore Jones” che presenta una riuscita versione aggiornata de “Il testamento di Tito” di Fabrizio De Andrè.

Anche se la situazione attuale per i concerti continua a essere infausta (si tratta praticamente di una crisi mondiale), abbiamo visto che la scena provinciale non dorme, nemmeno sonnecchia, anzi, continua a mantenere un atteggiamento vispo. Nelle ultime settimane Andrea Maffei e la sua Spritz Band hanno messo a segno due bei risultati, pubblicando poco prima di Natale una ristampa adeguatamente rimasterizzata del loro disco del 1993 Il treno per Nottingham e, tanto per chiarire che non vivono nel passato, a distanza di poche settimane il gruppo, nel suo formato deandreiano Il Suonatore Jones, ha messo on line un video con una riuscitissima versione aggiornata de Il testamento di Tito. Ma andiamo con ordine: la ristampa del disco del 1993 è stata un’idea di Willy Vontavon, che all’epoca era una delle menti della Liederszene, l’associazione/etichetta che si era fatta promotrice di quella prima pubblicazione: riascoltando il disco Vontavon si è detto che forse era il caso di dargli una nuova chance, approfittando del fatto che con le nuove tecniche digitali si sarebbe potuto dare una bella rinfrescata a del materiale che era già buono in partenza.

“La nuova versione – ci ha raccontato Andrea Maffei – suona indubbiamente più fresca. Il lavoro di rimasterizzazione ha reso il suono più digeribile, e secondo me poi il contenuto musicale dimostra di essere ancora attuale, o forse più ancora i testi, in particolare per il periodo che stiamo vivendo. Chi lo ascolta si rende certo conto che è stato pensato ventisette anni fa, ma grazie a questa nuova veste rimane godibilissimo, anche perché l’operazione di alto livello che è stata fatta rende davvero i suoni più attuali. Un disco così ha bisogno di essere ascoltato con attenzione e se il veicolo musicale è più fruibile allora anche la parte che concerne i testi ne guadagna. Chiaramente non è un disco da sottofondo, da ascoltare tenendo il ritmo col piede”. Il lavoro di sartoria tecnologica dietro questa ristampa è opera di Armin Rainer, uno dei tecnici del suono più

prestigiosi della nostra regione, uno la cui fama va comunque oltre i confini altoatesini. Il lavoro di Rainer rende giustizia ad un disco che, col senno di poi, pagava il dazio di uscire dai Newport Studios, molto all’avanguardia per gli anni novanta ma in realtà con una concezione sonora legata al decennio precedente che rendeva un po’ plastificate e simili tra loro tutte le sue produzioni. Per quanto riguarda invece il video de Il testamento di Tito (youtu.be/ vZNgktAI8X0), arriva a ruota di alcuni altri video dedicati a canzoni che la formazione bolzanina ha

postato recentemente (Sally, Avventura a Durango e Coda di lupo, questa in versione rigorosamente con mascherina), e sta a ricordarci che l’Andrea Maffei Spritz Band è anche il Suonatore Jones la miglior cover band in circolazione dedicata al repertorio del cantautore genovese, e non siamo solo noi a dirlo, il giudizio è condiviso anche da Pier Michelatti, bassista storico di Faber. “Mentre gli altri tre brani che abbiamo postato sono ripresi in sala prove – prosegue Maffei – questo lo abbiamo pensato con una regia più in stile lockdown, con ognuno di noi ripreso a casa propria e poi assemblato con un bel lavoro di videografica fatto da Marco Polenta. In pratica il brano è quasi tutto dal vivo, anche se il montaggio non lo farebbe supporre. È un brano lungo, con dieci parti, portarlo avanti in un colpo solo è impegnativo. È una testimonianza di questo periodo in cui ciascuno è vivo, o semivivo, a casa sua… tra l’altro due musicisti vengono da Trento, e non è così semplice trovarsi a fare le prove”. Quello che ci dovremo aspettare per il futuro dalla Spritz Band è quindi un po’ di tutte e due le incarnazioni: “Non è che perché il gruppo esiste ormai da tanti anni – conclude Maffei – si appenda la chitarra al chiodo e si vada a godersi la pensione. Crediamo molto in quello che facciamo e in futuro è probabile che i due repertori si fondano insieme”.


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Grafica e impaginazione Andrea Mercurio Prodotti QuiMedia: QuiBolzano, QuiMerano, QuiBassaAtesina, registrati presso il Tribunale di Bolzano n. 8 del 8.03.2008, n. 6/ del 4.03.2008, n. 3 del 20.02.2010 Tiratura complessiva QuiMedia 77.500 copie

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