M02 - Magazine per il Destination Management in Alto Adige

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In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue

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Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige A P R I L E  /  M A G G I O  /  G I U G N O 2 0 1 2

AMBIENTE: SI PUÒ FARE DI PIÙ Passo dopo passo verso una maggiore sostenibilità


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centrali idroelettriche producono in Alto Adige 5,5 miliardi di KWh

 che consentono di coprire il fabbisogno annuo di 1.600.000 famiglie. Una famiglia composta da 4 persone consuma in media 3.500 KWh l’anno. (Fonte ASTAT 2011)


Allora esiste veramente! Quasi quasi mi verrebbe da chiamarla N-Word, questa parola che come nessun’altra negli ultimi anni è stata così spesso usata e abusata: sostenibilità. Di fatto chi la pronuncia intende dire che le risorse dovrebbero essere usate solo nella misura in cui sia possibile rigenerare le relative scorte. E questo vale per l’ecologia, l’economia e l’ambito sociale. La sostenibilità insomma è un concetto giudizioso. Volendo lanciare una provocazione si potrebbe dire che soste­nibilità significa non spendere più di quanto si ha in tasca, non lavorare più di quanto lo consentano le proprie capacità, non consumare più energia di ­quanta se ne possa ricavare dalle fonti rinnovabili. Io non so come ve la passiate voi: sta di fatto che dallo scoppio della bolla immobiliare statunitense del 2008 alla quasi bancarotta della Grecia dei giorni nostri, si ha l’impressione che in quanto a sostenibilità si predichi bene ma si razzoli male. Anche in Italia non ci siamo fatti mancare le nostre belle emergenze legate alla sostenibilità. E da noi? Forse è il caso di dare un’occhiata a quanto accade nel nostro Alto Adige: noi ci abbiamo provato in questo numero di M. Auguro ai lettori ed a me stesso che dopo aver letto queste 40 pagine si possa chiudere il giornale e, tirando un sospiro di sollievo, esclamare: “Allora esiste veramente, la sostenibilità”! Hubert Hofer, direttore del TIS

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Sommario COPERTINA: Sostenibilità 8 Sulle spalle del futuro Avere un approccio responsabile verso le risorse naturali: ecco l’undicesimo comandamento per salvare l’ambiente.

26 Aria pesante? Fatti furbo Il progetto INTERGREEN vuole risolvere in modo intelligente il problema del traffico a Bolzano.

15 Energia verde Ma quanto è verde l’Alto Adige? Tramite un’infografica possiamo capire meglio quanto e come consumiamo.

28 L’arte di guardare lontano A metà maggio si svolgerà a Bressanone la seconda edizione delle "Giornate della sostenibilità".

1 6 L’albergo senza anidride carbonica Ecco come l’Hotel Feldmilla di Campo Tures è riuscito a diventare un albergo a neutralità climatica.

MARKETING

18 Sole e vento L’esperto di energia Wolfram Sparber delinea il futuro del consumo energetico in Europa. 20 Il futuro è già oggi Veicoli elettrici, bus a idrogeno: ecco come l’Alto Adige sta passando gradualmente alla mobilità sostenibile. 24 Leader nel settore verde La BLS sfrutta la posizione di avanguardia dell’Alto Adige come argomento per attirare investitori.

30 Latte bio a marchio Alto Adige Dati e fatti di questa nicchia di mercato che cresce sempre più ed ora ha anche un proprio logo. 34 Giovani talenti, nuovi sguardi Il Premio Media Alto Adige porta in Alto Adige i giornalisti e i fotografi del futuro.

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mailbox made in alto adige uno sguardo oltre i confini l’opinione menti nell’occhio dei media mercato

BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano Direttore responsabile: Reinhold Marsoner | Caporedattore: Barbara Prugger | Redazione: Jessica Braun, Maria C. De Paoli, Bettina König, Eva Pichler, ­Cäcilia Seehauser, Gabriela Zeitler Plattner | Coordinamento: Ruth Torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: Lukas Nagler | Design-Consult: Arne Kluge | Fotografie: Frieder Blickle, Alex Filz, Max Lautenschläger, iStockfoto, Benjamin Pritzkuleit, www.suedtirol-rad.com | Prestampa: typoplus, via ­Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa ­rivista è sufficiente inviare una mail con il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione presso il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005

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MAILB OX

chitetti e agenzie. Nella prima parte del convegno saranno illustrate le particolarità del “lavoro di confine”, mentre la seconda parte sarà dedicata allo “speed dating”, un veloce momento di incontro per favorire la reciproca conoscenza dei partecipanti. Per iscriversi: info@eos.camcom.bz.it

FORUM 2012

Fari puntati sulla qualità della vita

La nuova piattaforma BLS c­ onnette la banca dati con i siti web aziendali

MADE IN ALTO ADIGE

La nuova piattaforma web per aziende IN VETRINA. Sul sito della BLS è stata creata una nuova piattaforma interamente dedicata alle aziende altoatesine: si chiama “Made in Alto Adige” ed è una sorta di vetrina per la location economica Alto Adige, nella quale vengono presentate aziende locali di qualsiasi settore e dimensione. Alla base c’è l’idea che, tramite la presentazione delle imprese altoatesine, si può mostrare quanto l’Alto Adige sia attivo e attraente come polo economico e quante aziende di spicco ci siano. La nuova piattaforma offre poi un ulteriore vantaggio concreto alle imprese stesse ma anche ad imprenditori ed investitori non locali, laddove consentendo agli interessati di trovare velocemente e facilmente partner per cooperazioni e nuovi progetti. In vetrina attualmente ci sono aziende che operano in tutte le zone dell’Alto Adige, tra le quali citiamo Dr. Schär, Leitner, Thun e Salewa. Le imprese interessate possono rivolgersi alla collaboratrice della BLS Valentina Casale (casale@bls.info). www.bls.info

SMART

Social media a portata di tutti INNOVAZIONE. Il progetto smart intende rafforzare la competitività delle piccole e medie aziende locali avvalendosi dei social media. “Oggigiorno non esiste azienda che non utilizzi Internet, tutta6   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

via gran parte di esse trascura i social network”, afferma Michaela Kozanovic, responsabile del progetto smart all’interno del TIS. Il progetto Interreg IV si occupa proprio di questo aspetto e pone particolare attenzione sull’utilizzo dei social media, che possono fornire un notevole contributo al reperimento ed alla fidelizzazione della clientela nonché alla interazione tra partner e fornitori. smart prevede un’articolata serie di attività: nell’ambito di un concorso di idee interregionale, ditte di vari settori economici con sede nel Tirolo del Nord e in Alto Adige possono confrontarsi in maniera creativa con l’utilizzo dei social media all’interno della propria azienda. Per l’occasione è stato anche creato un sito web con le offerte formative del settore, un blog, istruzioni per l’uso ed esempi di best practice. www.smart-regio.eu

MARKETING. Il Forum SMG di quest’anno, interamente dedicato alla qualità della vita, si svolgerà il 14 giugno nella consueta cornice del Waltherhaus ed ospiterà 600 esponenti dei settori turismo, alimentazione e servizi nonché rappresentanti di agenzie ed esperti di marketing. Ad accompagnare il pubblico in un viaggio alla scoperta dei megatrend sarà il ricercatore nel campo dei valori e filosofo del futuro Andreas Giger, il quale approfondirà quello che a suo parere è il valore dominante del XXI secolo: la qualità della vita. L’SMG Forum è l’evento principale organizzato da Alto Adige Marketing, che da oltre 10 anni porta alla ribalta i temi e le tendenze principali in fatto di destination marketing. Per iscriversi inviare una mail a: events@suedtirol.info. www.smg.bz.it (gzp)

IMPRESE SENZA CONFINI

La creatività si incontra al Brennero

EXPORT. La posizione geografica di confine offre notevoli vantaggi alle aziende che esercitano attività transfrontaliere, siano esse altoatesine o del Tirolo del Nord. Ecco allora che EOS, in collaborazione con la Camera di commercio del Tirolo, ha organizzato per il 9 maggio un meeting per imprenditori dedicato all’economia creativa. I locali della Loacker Moccaria, all’interno del Designer Outlet Brennero, accoglieranno rappresentanti di tipografie, studi grafici, ar-

L’SMG Forum è diventato un appuntamento fisso per gli operatori del turismo ed i professionisti del marketing


MADE IN ALTO ADIGE

LA SCHEDA

Oggetto: Movit®

Produttore ��������������������������������� Pircher Oberland, Dobbiaco Progetto ���������������������������������Hangar Design Group, Milano Particolarità ������������������ certificazione CasaClima MobileHome Premi ���������� Compasso d’Oro ADI, cat. design per l’ambiente 2011 Design �������������������������������������������������������������������� 2010 La casetta che non sa stare ferma: il termine inglese “mobile home” sta a indicare un’unità abitativa semovente, utilizzata in particolare nei campeggi e regolarmente allacciata a rete elettrica, idrica e fognaria. Il modello Sunset della Movit, oltre ad essere

stato premiato per il design, vanta anche la certificazione Casa Clima MobileHome che impone l’utilizzo di materiali ecologici, un consumo ridotto di acqua e corrente nonché la raccolta differenziata. Piccola ma ben fatta: la mobile home Sunset infatti in 34 m2 è riuscita a farci stare due stanze da letto, una cucina abitabile e un bagno. Le ampie vetrate panoramiche regalano a chi ci abita la sensazione di apertura e di contatto con la natura. Movit è il nuovo marchio di Pircher Oberland: tutti i modelli vengono progettati dal gruppo di design industriale Hangar e realizzati dalla Pircher. www.pircher.eu/movit


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | Sulle spalle del futuro

SULLE SPALLE DEL FUTURO Altri due gradi e poi basta: il riscaldamento globale non può permettersi di più. Il problema è che non tutti sono pronti a ridurre le emissioni-serra e ad usare in maniera responsabile le risorse. Testo: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Carlo Stanga

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ette di mattina, la sveglia ci butta già dal letto, di corsa sotto la doccia e poi una tazza di the: a occhio e croce abbiamo prodotto 1,8 kg di CO2. Se al posto del the beviamo un cappuccino e ci aggiungiamo una fetta di pane, ecco che il conto sale a 370 grammi di biossido di carbonio. Ancora: una banana e un bicchierone di latte valgono altri 420 grammi, e se volete sapere anche l’equivalente in CO2 di un uovo sodo e di una spremuta d’arancia, andate sul sito della General Electric (vedasi box a pagina 14). Sappiate comunque che una confezione di 6 uova, secondo il colosso americano, equivale a 1,8 kg di anidride carbonica. Siamo appena all’inizio della giornata e non siamo ancora usciti di casa. Quando è il momento di andare al lavoro, il contatore di CO2 accelera decisamen-

te. Le emissioni di una utilitaria moderna oscillano, a seconda di marca e modello, tra 150 e 250 grammi al chilometro. Chi prende il treno evita di “regalare” all’ambiente 60 grammi di CO2, che diventano 80 per chi viaggia in bus. L’anidride carbonica viene liberata dalla combustione di combustibili fossili. In tutto il mondo la sua quota di incidenza sull’effetto serra e sui conseguenti mutamenti climatici è pari al 70-80%, laddove il colpevole principale è il traffico. Solo in Europa si calcola che auto, camion, bus e moto siano responsabili del 20% circa dell’intera produzione di CO2. Oggi le industrie automobilistiche e gli Stati cercano di combattere questo “killer climatico” con motori a basso consumo, nuove tecnologie e concetti alternativi. Soprattutto la Germania si sta dando parecchio da fare, ma anche l’Alto Adige ha imboccato la strada della riduzione delle emissioni, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale (il bi- » A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   9


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | Sulle spalle del futuro

lancio provinciale di quest’anno prevede 195 milioni di euro al capitolo Mobilità, ovvero il 139% in più di quanto veniva stanziato nel 2003) ma anche individuando nuove priorità come la progressiva introduzione della mobilità elettrica (vedasi articolo a parte).

Lotta alle emissioni La lotta all’inquinamento atmosferico non deve comunque limitarsi al traffico. La battaglia per abbattere le emissioni di CO2 infatti si gioca anche, anzi soprattutto, sul terreno dell’elettricità e del calore. Abbassare i riscaldamenti, spegnere gli apparecchi elettrici, usare la lavatrice a pieno carico, preferire lampade a basso consumo: solo con questi banali accorgimenti, una famiglia di 4 persone può risparmiare in un anno fino a 2 tonnellate di CO2. Ancora più importante, ai fini della tutela ambientale, è la maniera in cui energia e calore vengono prodotti ed il grado di efficienza energetica di un edificio. A questo proposito le direttive di Bruxelles sono chiare: entro il 2021 tutte le nuove costruzioni comunitarie dovran-

no essere NZEB (nearly zero energy buildings, ovvero edifici ad emissione quasi zero), ed entro il 2050 dovrà essere drasticamente ridotta la dipendenza dai carburanti fossili. La data peraltro non è stata scelta a caso, se pensiamo che gli stessi giganti petroliferi come BP prevedono che proprio verso la metà del XXI secolo le riserve di petrolio dovrebbero esaurirsi. Tra l’altro non sarà solo il petrolio a finire, ma tutti i combustibili fossili: sempre secondo la BP, abbiamo gas sufficiente ancora per 62 anni e carbone per altri 216, ovviamente se il consumo dovesse mantenersi sui livelli attuali. L’addio a petrolio e gas, secondo la road map della UE, avverrà in più tappe. Entro il 2020 i paesi comunitari dovranno abbassare del 20% le emissioni, aumentare del 20% l’efficienza energetica e sempre del 20% la quota di energie rinnovabili. L’Alto Adige è partner della campagna UE Sustainable Energy for Europe (SEE) e finora ha ampiamente assolto ai propri doveri. Già oggi infatti la nostra provincia copre il 56% del fabbisogno energetico (traffico escluso) con fonti rinnovabili e tra otto anni si dovrebbe arrivare al 75 per cento.

SOSTENIBILITÀ S T O R I A D I U N A PA R O L A La parola sostenibilità è ormai diventata alla moda, anche se non siamo assolutamente di fronte ad un neologismo. In origine il termine era usato nella silvicoltura, e già nel 18° secolo si diceva: ­“taglia tanta legna quanta ne può ricrescere”. Oggi invece la sostenibi­lità non è più usata solo nell’acce­zione ecologica: “Il termine identifica un principio gene­rale che promuove un approccio responsabile con ogni tipo di risorsa”, si può leggere sul sito del ­Politecnico di Darmstadt. Il significato più ampio di sostenibilità, che oltre all’ecologia comprende l’economia e il sociale, è stato coniato nel 1992 in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo svoltasi a Rio de Janeiro, durante

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la quale venne emessa la famosa Agenda 21, ovvero il più importante documento ­politico su sviluppo e ambiente del 21° secolo. Per Angela Merkel la sostenibilità è anche sinonimo di giustizia vissuta nonché di requisito imprescindibile per il futuro della nostra società. “Tutto quello che oggi noi facciamo o lasciamo, può ­togliere ai nostri figli e nipoti la possibilità di vivere nel ­benessere e in un ambiente intatto”, ha scritto la cancelliera tedesca nel 2011 in occasione della Giornata nazionale della sostenibilità. Oltre 100 anni fa, il leggendario capo dei Sioux Toro Seduto sentenziava: “La ­terra non ci è stata donata dai nostri ­padri, ma ci è stata data in prestito dai nostri figli”.

Un potenziale enorme 930 centrali idroelettriche che ogni anno producono il doppio dell’energia consumata sul territorio; 70 centrali di teleriscaldamento alimentate a biomassa che forniscono calore a 20.000 famiglie; 32 impianti a biogas funzionanti con gli scarti di allevamenti animali, lavorazione lattiero-casearia e industria alimentare; e ancora 4.151 impianti fotovoltaici, 195.000 metri quadri di collettori solari e alcuni impianti eolici: ecco i dati monstre che può vantare la produzione energetica altoatesina. Ma le enormi potenzialità dell’Alto Adige in questo settore sono testimoniate anche da istituzioni di successo come l’agenzia CasaClima, da progetti edilizi come il nuovo quartiere bolzanino Casanova o da località come Prato Stelvio: il comune alle pendici dello Stelvio ricava l’intero fabbisogno di elettricità e calore dei suoi 3.000 abitanti da energie rinnovabili. E non solo: la metà della corrente prodotta a Prato viene immessa nella rete elettrica nazionale. Nel 2010 Prato è diventato anche il primo comune italiano ad autarchia energetica capace di vin-


cere la medaglia d’oro nella RES Champions League, un concorso a livello europeo che premia città e comuni particolarmente attivi nel settore delle energie rinnovabili. Nel 2011 il riconoscimento è stato assegnato anche a Dobbiaco, Brunico e Bolzano. “Se non investiamo in una rete moderna e intelligente non potremo mai sfruttare appieno le potenzialità delle energie rinnovabili”, afferma Pietro Calò, amministratore delegato di Leitwind, azienda che realizza parchi eolici, riferendosi alle grosse perdite di corrente che ancora oggi caratterizzano le linee tradizionali. Le quali, inoltre, sono ormai pressoché sature. Calò propone quindi una radicale ristrutturazione, intendendo con ciò non solo autostrade energetiche più veloci, ma anche i cosiddetti smart grids. Si tratta di soluzioni intelligenti dotate delle più moderne tecniche di informazione e comunicazione e destinate a modificare radicalmente le abitudini di consumo. “Volendo semplificare al massimo, si può dire che oggi il nostro rapporto con l’energia si limita ad un interruttore: spento o acceso. Molto di più non si può fare. Il futuro invece è total-

mente diverso: tramite cellulare o computer i nostri figli e nipoti potranno controllare, in qualsiasi parte del mondo essi si trovino, il loro consumo energetico. Produttori e consumatori di energia comunicheranno tra di loro ed il contatore diventerà un terminale”. Tutto ciò accrescerà l’efficienza e consentirà sostanziosi risparmi. “Ma c’è un ulteriore effetto collaterale positivo: i consumatori – conclude Calò – saranno molto più coinvolti nell’intero processo, diventando più attivi e di conseguenza più consapevoli”. Tutela del clima significa però anche gestire in maniera oculata i rifiuti, “che possono giocare un ruolo molto significativo” secondo Giulio Angelucci, direttore dell’ufficio gestione rifiuti della Provincia. In Alto Adige si producono ogni anno quasi due milioni di tonnellate di immondizia, riconducili per la maggior parte alle attività di edilizia, industria e artigianato. I rifiuti urbani ammontano a 236.000 tonnellate, di cui oltre il 55% è già soggetto a raccolta differenziata e la percentuale è in costante crescita. Logico quindi che Giulio Angelucci tracci un bilancio ecologico positivo: “Nel 1994 lo

smaltimento dei rifiuti urbani provocava ogni anno l’emissione di 100.000 tonnellate di CO2. Oggi sono diventate 60.000 e stiamo lavorando affinché siano sempre di meno, grazie a tecnologie più avanzate e ad un ulteriore aumento della differenziata”. Il discorso è valido per ognuno di noi: meno rifiuti, più differenziata. Ogni anno, secondo la General Electric, un cittadino medio produce con i suoi rifiuti, , 230 chili di CO2. Sulla homepage di GE inoltre, inserendo nel motore di ricerca la parola “rifiuti”, si viene a sapere che i pannolini usa e getta di un neonato generano mediamente 550 chili di biossido di carbonio.

Quando il cibo è nemico del clima Il nostro personale bilancio climatico comunque non si ferma qui, riservandoci altre sorprese in materia di stili alimentari. I vegetariani e le persone che assumono circa 2.000 calorie al giorno possono essere definiti amici del clima, in quanto la loro alimentazione libera ogni anno una quantità di CO2 compresa tra 0,65 e 0,98 tonnellate. A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   1 1


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Un carnivoro ben allenato invece arriva a toccare facilmente quota 1,82 tonnellate; d’altronde, sempre secondo General Electric, basti pensare che un semplice hamburger mette sulla bilancia due chili e mezzo di anidride carbonica. Questo perché, tra le altre cose, gli allevamenti bovini generano i pericolosi gas serra. Ad ogni modo, per sapere qual’è l’effetto sul clima della propria alimentazione, è sufficiente andare su uno dei tanti siti che calcolano il CO2 di ogni prodotto alimentare. Si avrà anche la possibilità – indicando se si preferisce la doccia o il bagno, come si riscalda l’appartamento e da dove si prende l’elettricità, quanta tv si guarda ogni giorno e a quanti gradi si lava la biancheria – di conoscere la propria impronta ecologica e testare la sostenibilità del proprio stile di vita. Tra un pasto e l’altro, di solito si addenta una bella mela succosa. Attenzione però: mentre un frutto che arriva dal proprio giardino è a emissione zero, per una mela locale e stagionale si calcolano già 10 grammi di CO2, che diventano 80 per una Golden acquistata in un supermercato e addirittura 150 a pezzo se è d’importazione.

Una parola molto amata In origine il termine sostenibilità veniva usato nella silvicoltura (vedasi box a parte), poi anche il linguaggio agricolo ha subìto il suo fascino. “La Cantina sociale di Terlano paga 500 euro a ettaro ai soci che rinunciano completamente ai diserbanti”, rivela Wolfgang Drahorad, collaboratore didattico alla Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano. “Questi soldi dovrebbero permettere di acquistare i macchinari necessari e risarcire i vignaioli per il surplus di lavoro necessario per la falciatura”. Terlano comunque è solo una delle testimonianze del nuovo vento che soffia su vigneti, frutteti, prati e campi dell’Alto Adige. “Oggi – dice Drahorad – i terreni vengono analizzati con regolarità e si elaborano dei piani di concimazione. Una volta invece le cose non erano così”. In passato il contadino si fidava del suo intuito e dell’esperienza, e l’uso eccessivo dei fertilizzanti non rappresentava un problema perché si pensava che non potessero fare male. Oggi invece si assiste ad un diverso approccio anche nei con-

ENERTOUR A L L A S C O P E R TA D E L L ’ E N E R G I A Castelli medioevali e panorami dolomitici mozzafiato, ma anche e soprattutto edifici certificati CasaClima e impianti di pro­ duzione di energia rinnovabile: ecco i contenuti di una moderna offerta turistica che parte dall’Alto Adige per portare in Alto Adige. Il progetto enertour, decollato nel 2006 su iniziativa del Tis innovation park e della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, ogni anno attira un pubblico sempre maggiore di esperti del settore, aziende, studenti e cittadini interessati. L’anno scorso si sono contati 1.500 partecipanti, che hanno potuto scegliere tra 150 oggetti diversi sparsi su tutto il territorio provinciale. “Dal 1992 ad oggi – dice Sepp Walder del TIS innovation park – in Alto Adige sono stati investiti 1,6 miliardi di euro nella realizzazione e nello sfruttamento di fonti di energia rinnovabile. Questo fa sì che già oggi il 56% del nostro fabbisogno di corrente e calore sia coperto proprio da queste fonti. Senza dimenticare che

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questo settore dà lavoro a 450 aziende”. Insomma tanti buoni motivi per conoscere più da vicino questa realtà altoatesina. “Durante le nostre visite offriamo ai partecipanti tecnologie da toccare con mano, tante cono­scenze ed esperienze pratiche nonché contatti con esperti ed aziende”, prosegue Walder. Ma anche il territorio trae vantaggi dall’iniziativa, laddove ­“viene rafforzata l’immagine dell’Alto Adige come Klimaland”. Il concetto enertour è destinato ad essere ulterio­rmente sviluppato tramite una diversificazione dell’offerta: dal 2012 infatti sono previste visite guidate per esperti, escursioni energetiche per turisti e famiglie nonché viaggi studio per studenti delle scuole superiori e professionali.

Da qui potrete accedere a brevi filmati sul tema dell’energia. www.enertour.bz.it


fronti della lotta ai parassiti. Drahorad si horad – consente di risparmiare, solo riferisce alle nuove biotecnologie che nella coltivazione frutticola, due terzi “confondono” gli insetti in maniera tale d’acqua”. da contrastarne l’accoppiamento, agli uccelli nidificanti che vengono volentieri Ambiente ed economia ospitati tra i rami ed alle siepi che attirano gli animali utili. Ma l’attenzione verso A chiedere un approccio responsabile la sostenibilità influisce anche nella scel- nei confronti delle risorse naturali orta delle varietà: “Il fatto che molte varietà mai non sono più solo gli eco-radicali, vengano piantate solo in determinate ma anche una vasta parte della politica e zone dove possono prosperare in manie- dell’economia. La critica alla crescita ra ottimale, non è dovuto solo alla ricerca sfrenata è stata sdoganata nel momento di una migliore qualità”. Un esempio ar- in cui tanti hanno capito che una nuova riva dalla Golden Delicious, che sta sem- mentalità rappresenta anche un fattore pre più scomparendo dal fondovalle economico. dove la buccia tende a diventare rugosa, Di questo crescente interesse verso la mentre continua ad essere coltivata sui tutela del clima e la sostenibilità, giusto pendii oppure in Val Venosta. per fare un esempio, sta approfittando la Quando si parla di riscaldamento UmweltBank AG di Norimberga: l’anno globale e mutamenti climatici, gli agro- scorso la banca tedesca per l’ambiente ha nomi non possono fare a meno di pensa- fatto registrare un’ulteriore crescita pasre all’acqua. “Le strategie di adeguamen- sando da 9,6 a 11 milioni di utile. Non to non possono prescindere da un siste- solo: nel 2011 le azioni della UmweltBank ma di irrigazione efficiente”, si legge nel sono state il migliore titolo tra gli istituti Rapporto sul clima elaborato dall’Eurac. bancari germanici quotati in Borsa. Con i Una tecnica alla quale sempre più conta- depositi dei suoi 92.000 clienti, la banca dini si stanno rivolgendo è quella dell’ir- “verde” finanzia progetti ambientali che rigazione a goccia, che “a differenza vanno dalla casa ecologica agli impianti dell’irrorazione a pioggia – afferma Dra- solari passando per le centrali ibride.

C ASACLIMA UN CONCET TO VINCENTE Negli ultimi anni il panorama edilizio altoatesino è stato caratterizzato da continui nuovi impulsi, tra i quali spicca senz’altro il fenomeno CasaClima. Varato nel 2002, ha dato vita nel 2006 all’omonima Agenzia. In appena 10 anni hanno visto la luce, nel solo Alto Adige, oltre 3.000 nuovi edifici che soddisfano i criteri di efficienza energetica ed hanno ricevuto la certificazione CasaClima A, B o Gold. Il 75% di tutti gli immobili altoatesini ha più di 25 anni di età, e pertanto solo un risanamento energetico è in grado di abbassare i costi energetici e le emissioni di CO2. Come prima cosa questi edifici devono essere valutati dal punto di vista energetico, ed anche questo servizio è offerto dall’agenzia CasaClima. È inoltre possibile calcolare le ricadute sull’ambiente dei singoli immobili, mentre abitazioni, alberghi, intere aree abitative e cantine possono richiedere le rispettive certificazioni di sostenibilità. CasaClima Work&Life si occupa della valutazione di uffici, aziende e fornitori di servizi, rilasciando un sigillo dopo aver preso in considerazione gli aspetti ecologici, socio-culturali ed economici.

La certificazione CasaClima MobileHome si riferisce invece ad una interpretazione moderna del bungalow, mentre il sigillo Qualità CasaClima intende aiutare i consumatori nella scelta della porta e della finestra giusta. Ogni anno poi l’agenzia ­assegna i CasaClima Awards ai migliori progetti messi in atto, ed a fine gennaio si svolge a Bolzano la fiera specializzata ­Klimahouse, giunta quest’anno alla settima edizione. A tutto ciò bisogna aggiungere che nel corso di questi anni il concetto CasaClima ha profondamente influenzato il ­know-how dell’edilizia e dell’artigianato, e che dal 2002 a oggi oltre 20.000 persone di 12 diverse nazioni hanno partecipato alle offerte formative dell’agenzia. E che questo prodotto sia anche esportabile, lo dimostra il grande successo riscosso sul mercato italiano.

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COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | Sulle spalle del futuro

Una sola ricerca su Google equivale a un'ora di accensione di una lampada a basso consumo

Fare qualcosa per l’ambiente e al contempo risparmiare denaro: ecco la ricetta vincente del campeggio Moosbauer di S. Maurizio. Dal 2007 il campeggio bolzanino è socio di Eco Camping. “Questa associazione – spiega il titolare Klaus Egger – è nata in sordina 13 anni fa in Germania, con appena 10 piazzole sul lago di Costanza”. Oggi la rete di Eco Camping comprende 280 campeggi in tutta Europa, 11 dei quali sono altoatesini. “A convincermi da subito è stato l’approccio professionale. Il concetto si occupa di sostenibilità e tutela del clima – dice Egger – ma anche di qualità e costi, ed ai membri dell’associazione vengono forniti tutti gli strumenti necessari”. Per quanto riguarda le cose da cambiare, ogni socio decide a seconda della propria situazione. “Noi abbiamo realizzato la copertura dell’impianto solare per l’acqua calda, per igienizzare la piscina siamo passati dal cloro al sale, abbiamo installato i sensori di movimento e dotato rubinetti e docce di riduttori per risparmiare acqua, ci siamo dotati di un centro di riciclaggio che raccoglie anche lampadine e bombole di gas e infine abbiamo aumentato di parecchio la quantità di prodotti locali nel ristorante e nello shop”, informa Egger. 1 4   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

Nel 2007, come detto, la sua struttura ha ottenuto la certificazione Eco Camping, che prevede regolari controlli triennali. “Certo, tutte queste modifiche ci sono costate soldi e impegno. Però i lavori mi hanno consentito di conoscere meglio il mio campeggio e di capire dove è possibile migliorare l’efficienza”. L’economia ecologica comunque, secondo Egger, è possibile solo quando sostenibilità e management della qualità viaggiano di pari passo.

Cercansi modelli da imitare Sono le 8 di sera di venerdì e non sapete ancora come passare la serata? Se per cercare l’ispirazione vi tuffate sul web a caccia di idee, sappiate che una sola ricerca “costa” come un’ora di luce. Per essere più chiari: ogni richiesta inviata ad un motore di ricerca genera un costo energetico equivalente ad una lampadina a basso consumo accesa per 60 minuti. La solita General Electric ha fatto i conti per bene: ogni anno le ricerche sul web generano 22.600 tonnellate di CO2. Pensiamoci quando ci connettiamo a Internet. Anche perché i cambiamenti climatici sono già in atto e di segnali ce ne sono

a iosa. Agli Inuit dell’Artide il terreno si sta sciogliendo sotto i piedi, i nomadi del Sahel si rosolano i piedi sulla sabbia ardente, l’innalzamento del livello dei mari si mangia fette intere di costa. Raccolti persi, siccità, fame e povertà stanno trasformando milioni di persone in profughi ambientali. “La lotta per gli spazi vitali e le risorse aumenterà, e con essa il pericolo di nuove guerre”, afferma Peter Hennicke, per tanti anni presidente del Wuppertal Institut für Klima, Umwelt, Energie. Anche in Alto Adige il riscaldamento globale si farà sentire, possiamo esserne certi. Quello che non dobbiamo fare è rimanere con le mani in mano. Perché anche un territorio così piccolo, anche il posto più sperduto, ogni singola persona, pur non potendo cambiare da sola la situazione, può però essere da esempio per gli altri. “Chi dimostra con i fatti – spiega Hennicke – che è possibile adottare un’economia sostenibile e vincente, non fa del bene solo a sé stesso ma genera un effetto domino”. Altre aziende seguiranno questa via, e nel lungo periodo ci riuscirà l’intera economia. “Ecco perché, per ottenere un nuovo mondo ecologico ed un Green New Deal globale, è estremamente importante che ci siano dei pionieri coraggiosi”.

C O 2 E I M P R O N TA ECO LO G I C A CO2 – ogni persona, ogni azione, tutto ciò che facciamo genera anidride carbonica. Per avere una panoramica efficace del biossido di carbonio generato basta andare sul noto sito di statistiche www.gereports.com ed effettuare la ricerca “How much CO2 is created by” ­oppure scansionare il QR-Code. Per calcolare l’impronta ecologica è dispo­nibile anche un programma elaborato dal TIS innovation park in collaborazione con vari partner. www.footprint.bz.it


COPERTINA: SOSTENIBILITÀ | Infografica

Il consumo energetico dell’Alto Adige per settori

ELETTRICITÀ

MOBILITÀ

100 %

99 %

0 %

1 %

SETTORI

C A LO R E

68 %

32 %

Energia verde Le centrali idroelettriche altoatesine producono il doppio dell’energia consumata in provincia; il resto viene esportato nelle regioni vicine. L’energia ricavata da fonti rinnovabili è dovuta per il 95% all’acqua, seguono il biogas, il fotovoltaico e l’eolico. Nel settore del calore il 32% del fabbisogno è coperto da energie rinnovabili. In Alto Adige tantissimi edifici vengono riscaldati da impianti di teleriscaldamento a biomassa oppure con impianti a combustio-

31 % 25 % 44 %

ENERGIA

38 %

rinnovabili

62 %

non rinnovabili

ne domestici, a legna o solari. Diversa la situazione nel settore industriale, dove dominano le fonti fossili. Ma le cose vanno ancora peggio nel settore della mobilità – e non solo in Alto Adige – in quanto il numero di veicoli che circolano con carburante non fossile è irrilevante. Nella nostra provincia comunque la situazione dovrebbe cambiare sensibilmente nei prossimi anni, stando alle intenzioni della pubblica amministrazione. Intanto, se si considera l’intero consumo energetico, la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili è decisamente ancora sotto la metà. A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   1 5


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | L’albergo ecologico

Noi compensiamo. L’Hotel Feldmilla di Campo Tures è il

primo albergo a neutralità climatica dell’Alto Adige. Gli inevitabili residui di anidride carbonica vengono compensati finanziando un progetto ecologico in Guatemala.

NON SI PUÒ FARE A MENO DI NOTARLA. delle pompe di calore alimentate dal La vecchia turbina svetta maestosa nel- torrente Aurino, e quando l’acqua flula luminosa sala per la colazione, tra viale diventa troppo fredda, allora ci moderni tavolini e comode poltrone in serviamo della centrale di teleriscaldalegno. Vistosa e inusuale, tuttavia per- mento del Comune, alla quale siamo fettamente coerente con il posto: la pe- allacciati dall’anno scorso”. Nel 2005 sante ruota in ghisa, infatti, rappresen- l’hotel è stato sottoposto ad un ampliata meglio di qualunque altro oggetto la mento qualitativo e ad un pressoché grande forza che anima l’Hotel Feldmil- totale risanamento energetico. la di Campo Tures. Nel 2011 è stato nominato primo albergo a neutralità cli- Sotto la lente d’ingrandimento matica dell’Alto Adige, ma la famiglia Leimegger ha avuto da sempre un ap- Nonostante tutto, l’albergo non è riusci- dipendenproccio imprenditoriale sostenibile. to a diventare “a emissione zero”: ti”, rivela “In effetti – spiega la giovane titolare “Nell’ultima parte del percorso che por- Ruth Leim­ Ruth – abbiamo sempre lavorato e vis- ta al titolo di ‘hotel a neutralità climati- egger, che per suto secondo questo principio. Adesso ca’ ci siamo fatti assistere da un’agenzia alcuni mesi ha abbiamo anche deciso di far fruttare di consulenza di Monaco. Gli inviati di dovuto raccogliere questi nostri speciali punti di forza”. ClimatePartner hanno analizzato nei una montagna di dati. Ruth Leimegger si riferisce alla piccola minimi dettagli non solo l’albergo, ma “Alla fine è stato possibile centrale elettrica che la sua famiglia ge- anche il nostro stile di vita. Persino le rilevare la nostra impronta stisce fin dal 1939 e approvvigiona di nostre auto private sono state messe ecologica in termini di CO2, quancorrente l’albergo. “Quindici anni fa sotto la lente d’ingrandimento, così tificare le emissioni residue e indiviinoltre abbiamo installato in cantina come il tragitto casa-lavoro dei nostri duare i punti deboli del sistema”.

CAMPO TURES ANIDRIDE CARBONICA ADDIO

Nel 2008 è diventato il primo comune dell'Alto Adige a rispettare i canoni di Agenda 21. Ora Campo Tures vuole diventare la prima località della provincia senza anidride carbonica. “Ci stiamo lavorando da 6 anni”, dice il sindaco Helmuth Innerbichler. Il concetto energetico ad ampio raggio si basa sullo sfruttamento di vento, acqua, sole, geotermia e biomassa. Il programma verde elaborato dal comune pusterese (5.280 abitanti su una superficie di 167,47 km quadrati) prevede l'introduzione della gestione energetica municipale di tutti gli edifici pubblici. “Questa operazione non ci è costata nulla, anzi ottimizzando la gestione abbiamo ridotto le spese del 15%”, informa Innerbichler. L'amministrazione locale ha invece investito 20 milioni nella centrale di teleriscaldamento a biomassa, i cui lavori di realizzazione saranno ultimati nel 2013: quando andrà a pieno regime, coprirà i due terzi del fabbisogno di calore dell'intero territorio comunale. “Una parte è già in funzione ed ha riscosso un successo superiore alle aspettative”. Calore dal cippato, corrente dal sole: a Campo Tures sono stati installati finora ben 200 impianti fotovoltaici, che produ

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cono complessivamente 3,3 megawattora. “Questo corrisponde ad un risparmio annuo di CO2 di oltre 900.000 chili”, precisa il sindaco. Alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica contribuiscono anche i veicoli alimentati a gas del cantiere comunale, l'illuminazione fotovoltaica nelle strade della zona produttiva ed il nuovo asilo a Molini di Tures realizzato secondo lo standard CasaClima A. “Noi stimoliamo la popolazione a utilizzare fonti energetiche rinnovabili ed a produrre energia pulita. La distribuzione dell'energia rimane comunque sempre di competenza del Comune”, precisa Innerbichler. A Riva di Tures un privato ha installato, a quota 1.700 metri, una turbina eolica; a Campo Tures invece un gruppo di contadini e allevatori ha fondato una cooperativa che gestisce l'impianto a biogas Biowatt. Il primo cittadino ha a cuore anche un altro progetto che “prevede il risanamento energetico di 50 abitazioni e per il quale l'amministrazione comunale ha predisposto un pacchetto di consulenza con il quale assistiamo i proprietari della case sia negli aspetti tecnico-amministrativi che in quelli pratici”.


Colazione con vista sulla turbina: all’Hotel Feldmilla di Campo Tures succede anche questo

Attualmente il Feldmilla emette 13 tonnellate l’anno di anidride carbonica. Per capirci meglio: “13 tonnellate l’anno – spiega Simon Köppen di ClimatePartner – equivalgono a circa 12 chili a pernottamento, vitto compreso. Invece in un albergo di media grandezza questo valore è pari a circa 30 kg”. Attenzione però: le emissioni residue del Feldmilla non sono dovute né alla struttura né alla produzione di energia, ma soprattutto agli acquisti: “Oggi come oggi per noi è impossibile affidarci solo ai prodotti locali, in quanto determinati alimenti da noi sono disponibili solo in alcune stagioni o addirittura non esistono”, dice Ruth Leimegger. In alcuni casi – come ad esempio per le uova – si tratta anche di una questione di prezzi. “Per la colazione utilizziamo solo uova fresche del contadino, almeno fin quando riuscia-

mo a procurarcele. Per cucinare però sarebbero troppo care”. Ad ogni modo, i continui tentativi di spiegare agli ospiti i vantaggi di una cucina regionale e stagionale stanno dando i loro frutti. “Sempre più gente capisce che qui siamo in mezzo alle montagne e non è il caso di volere a tutti i costi gli ananas”. Senza dimenticare peraltro che da un 4 stelle ci si attende una certa qualità “e noi non possiamo non tenerne conto”.

una centrale idroelettrica con relativa formazione del personale a Pueblo Nuevo Vinas. “I nostri clienti trovano l’idea geniale”, probabilmente anche perché durante il soggiorno gli ospiti hanno modo di conoscere la filosofia dell’albergo. “I clienti fanno colazione accanto alla turbina e sul menu trovano tutte le informazioni relative”, spiega Ruth Leimegger. Per la giovane albergatrice comunque la certificazione di hotel a neutralità climatica non rappresenta solo il punto d’arrivo dopo anni di sforzi, benCompensazione? Sì, grazie sì l’inizio di una nuova era aziendale. Condivisione assoluta invece, da parte “Questo riconoscimento ci ha fatto salidegli ospiti, per il supplemento di 20 re agli onori della cronaca, e siamo stati centesimi che viene richiesto per ogni contattati da nuovi operatori turistici pernottamento. “Con questi soldi com- specializzati in vacanze eco-sostenibipensiamo le nostre emissioni finan- li”. All’orizzonte insomma si profila ziando un progetto a tutela del clima in un’ottima chance per rivitalizzare le Guatemala”, ovvero la costruzione di basse stagioni. (mdp) A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   1 7


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | L’intervista

Sole e vento. Europa, anno 2050: quale sarà la situazione in fatto di produzione e consumo di energia? Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili dell’eurac, illustra i possibili scenari con molte certezze e alcuni punti di domanda.

WOLFRAM SPARBER Wolfram Sparber (classe 1976) ha studiato fisica applicata alla Technische Universität di Graz e alla Universidad Autònoma de Barcelona. Dal 2005 dirige l’Istituto per le energie rinnovabili dell’Accademia Europea di Bolzano. Vicepresidente della piattaforma tecnologica europea per i sistemi di riscaldamento e raffreddamento rinnovabili, dal dicembre 2011 è anche presidente della SEL spa. Dal 2006 ­Sparber è inoltre professore ospite presso la Libera Università di Bolzano, la Ritsumeikan Asia Pacific University in Giappone ed il Politecnico di Milano.

Wolfram Sparber, entro il 2050 la UE intende ridurre in una misura variabile tra l’80 ed il 95% le emissioni di CO2 degli Stati aderenti. Ciò significa che tra meno di 40 anni ogni auto viaggerà a batterie e tutte le case saranno riscaldate dal sole? Bruxelles sta in effetti promuovendo una campagna di decarbonizzazione, che però potrà avere successo solo nel momento in cui i paesi EU riusciranno a coprire l’intero fabbisogno elettrico e calorico, e in gran parte anche quello veicolare, con energie rinnovabili. Il rimanente 5-10% di biossido di carbonio sarà imputabile ai grandi processi industriali ed all’annoso problema del traffico. Su cosa punterà l’Europa? In fatto di produzione elettrica locale sarà il fotovoltaico a giocare il ruolo principale. Anche la tecnologia solare termica ha grandi potenzialità, e mi riferisco in particolare a Spagna e California dove tramite enormi specchi parabolici si cattura il calore del sole e lo si indirizza su tubi in cui scorre acqua o olio termico, i quali a loro volta azione le classiche turbine a vapore. Il calore può essere immagazzinato anche 1 8   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

fino a 16 ore, cosicché il sistema è pressoché indipendente dall’irradiazione solare e consente di produrre energia anche nelle ore serali. Tanto sole insomma, ma anche vento e acqua? L’idroelettrico è molto efficiente, però è già stato sfruttato in maniera massiccia e ritengo che a livello europeo ci siano ormai pochi margini di ulteriore sviluppo. Dobbiamo invece ancora capire se le centrali mareomotrici sono in grado di offrire nuove opportunità. Dal punto di vista strettamente tecnico sono molto interessanti, in quanto i rotori possono essere installati non solo lungo le coste ma anche negli stretti, dove le correnti sono più forti. Il vento invece continuerà ad essere di grande attualità, in quanto la produzione di energia eolica costa molto poco. In futuro quindi, oltre ai pannelli fotovoltaici sul tetto, ognuno avrà anche una pala eolica in giardino? Questo scenario mi sembra già molto meno probabile, poiché i piccoli impianti risultano vantaggiosi solo a determinate condizioni. Dico piuttosto che aumenteranno i parchi eolici, soprattutto lungo le coste europee. Oggi si discute anche della possibilità di produrre gas metano con l’energia eolica eccedente, avvalendosi di un particolare processo chimico. E l’intero processo è in gran parte privo di emissioni, in quanto nella produzione di gas la quantità di anidride carbonica sottratta all’atmosfera viene poi liberata al momento della combustione. Questo procedimento inoltre consentirebbe di continuare ad utilizzare la rete del gas e le centrali a gas.

E l’energia nucleare? Dopo l’incidente di Fukushima molte cose sono cambiate, tant’è che in Giappone oggi 50 impianti su 54 sono inattivi. Dopo l’uscita dal nucleare della Germania e il No referendario dell’Italia, il consenso per l’atomo sta vacillando anche in Francia. E attualmente ci sono molte discussioni anche per le centrali a carbone a emissioni zero, in cui il CO2 prodotto dalla combustione viene catturato e stoccato sottoterra. Questo procedimento, che gli inglesi chiamano “Carbon Capture and Storage” (CCS), lascia ancora molti dubbi. Malgrado il gas venga immagazzinato in strutture geologicamente sicure, noi non sappiamo ancora molto sui rischi di fuoriuscite. Finora abbiamo parlato soprattutto di elettricità. Qual è la situazione del calore, ovvero dell’energia termica? L’energia termica non può essere trasportata lontano, pertanto ogni regione deve trovare delle situazioni sul posto. Attualmente in Alto Adige oltre il 50% del fabbisogno di calore è coperto da combustibili fossili. Nei prossimi

“Al momento solo l’1% dei vecchi edifici viene ogni anno adeguato dal punto di vista energetico” anni si prevede un maggiore sfruttamento della biomassa, nasceranno alcuni impianti a biogas e, come è successo in Svizzera, anche da noi probabilmente si ricorrerà sempre più a pompe di calore alimentate elettricamente. Le quali, peraltro, con un kw/h di corrente riescono a produrre da tre a quattro kw/h di calore. Buone potenzialità ha anche lo sfruttamento del calore di scarico prodotto dalle industrie. Ad ogni modo i grandi cambiamenti potranno avvenire solo riducendo radi-


calmente i consumi e aumentando l’efficienza energetica degli edifici. Nelle nuove costruzioni si è già fatto tanto, basti pensare a CasaClima. Adesso però bisogna porsi la questione di come accelerare il risanamento termico dei vecchi stabili. Al momento appena l’1% delle vecchie cubature viene ogni anno adeguato dal punto di vista energetico. Con questi ritmi ci vorrebbe un secolo per risanare tutti gli edifici e ridurre in maniera significativa i consumi, mentre invece la roadmap tracciata dalla UE dice che abbiamo solo 40 anni di tempo. Ancora più complicata appare una sensibile riduzione delle emissioni legate al traffico… Il traffico era e rimane un punto critico. C’è bisogno innanzitutto di una rete di trasporto locale efficiente, ma anche di un radicale cambio di mentalità. Usare invece di possedere: questa dovrebbe essere in futuro la filosofia del traffico. L’applicazione però risulta difficile nelle zone periferiche, mentre in tanti grandi centri urbani è già realtà: i pendolari si spostano sui mezzi pubblici, per uscire si chiama un taxi, chi deve fare dei giri si rivolge al Car SharingPoint più vicino, per trasportare oggetti ingombranti basta affittare un furgone. E per il weekend con la fidanzata ci si può anche permettere una cabriolet. Parliamo di elettromobilità. Di sicuro c’è che le due ruote sono destinate ad essere elettrificate; in Asia ad esempio questo processo è già fortemente sviluppato. Ma anche i veicoli ibridi sono destinati ad aumentare notevolmente. L’Alto Adige si è posto come obiettivo di ottenere entro il 2050 l’autarchia energetica: è un traguardo realistico? L’Alto Adige ha tutte le carte in regola per puntare ad un bilancio energetico pressoché vicino allo zero, ovvero a produrre in un anno la stessa quantità di energia consumata ancorché inserita nella rete energetica europea. Ma per raggiungere questo obiettivo nel lungo periodo, è necessario già oggi porsi delle chiare priorità.


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | Elettromobilità

Il futuro è oggi Uno degli obiettivi strategici dichiarati dell’Alto Adige è la progressiva introduzione della mobilità elettrica. Intanto sono state già create le condizioni per il trasporto pubblico.

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Il piacere della guida a zero emissioni: in tutto il mondo si stanno sviluppando tecnologie che rendano questo sogno realtà

emissioni, silenziosità assoluta – ecco cosa attende a fine settembre i partecipanti all’ADAC eRally Südtirol. All’insegna del motto “Alps Zero”, 25 auto elettriche gireranno l’Alto Adige in lungo e in largo per 5 giorni e su 5 itinerari diversi. La particolarità di questa gara, organizzata dalla rivista dell’ADAC Motorwelt e da Alto Adige Marketing (SMG), è proprio il fatto di essere riservata a veicoli di serie a trazione elettrica e con quattro ruote. L’evento nasce dalla crescente richiesta di una mobilità sostenibile per l’ambiente, ma intende anche far capire quanto l’Alto Adige si stia sforzando per creare una nuova mobilità. In questo periodo si assiste a livello globale ad uno sviluppo frenetico di tec2 0   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

nologie e concetti, e sono soprattutto Giappone, Usa, Cina e Germania – ma anche l’Europa comunitaria – ad investire centinaia di milioni di euro in ricerca. In questo scenario si inserisce pure l’Alto Adige, il quale – afferma l’assessore provinciale Thomas Widmann – “ha individuato nella progressiva introduzione della mobilità elettrica uno dei suoi obiettivi strategici”. Così facendo la nostra provincia si dimostra all’avanguardia tra le regioni dell’arco alpino, dove la tematica non è stata ancora affrontata con un concetto globale.

Un sistema molto articolato Secondo l’assessore Widmann, il massiccio ampliamento dell’offerta di bus e treni nonché alcune efficaci soluzioni come l’intermodalità treno-funivia o ferrovia-bici, hanno già creato i presup-

posti per l’introduzione in Alto Adige dell’elettromobilità. Il primo obiettivo ora sarà quello di creare una flotta di veicoli elettrici per il trasporto pubblico locale. Laddove la tecnologia lo consenta, in futuro i bus dovrebbero viaggiare ad elettricità o idrogeno. E una volta ultimato l’impianto di produzione di idrogeno previsto a Bolzano Sud, avremo a disposizione persino un carburante “fatto in casa”. Ma il trasporto pubblico è solo una parte di un sistema molto articolato che spazia dal car-sharing agli scooter elettrici, dalle bici elettriche agli impianti di risalita ed alle funivie. Peraltro stiamo parlando di un settore in cui l’Alto Adige possiede delle particolari competenze ed ha pertanto la possibilità di applicare tecnologie già testate. La Ripartizione mobilità della Provincia inoltre sostiene la diffusione di escursioni tematiche su


bici elettriche, che saranno utilizzate per testare le future stazioni di ricarica e di scambio delle bici. Va da sé che, come sostiene Widmann, il passaggio ad una mobilità sempre più povera di emissioni non apporterà vantaggi solo in termini di ecologia e salute, ma anche economici. Basti pensare al turismo, dove il percorso intrapreso può essere sfruttato come Unique Selling Proposition e come valore aggiunto, oppure – come ritiene l’assessore provinciale – alla creazione di posti di lavoro qualificati o ancora alle opportunità che la green technology offre a tante aziende. A proposito di aziende: tra quelle che si sono già cimentate su questo terreno spicca la Letsmove di Gargazzone, specializzata in mobilità dolce e nella vendita di bus elettrici. “Recentemente – rivela Daniel Campisi di Letsmove – la Ripartizione mobilità ha commissionato uno studio per capire se in futuro sarà possibile usare bus elettrici sulle linee che portano a San Vigilio di Marebbe, Prato Piazza e Alpe di Siusi”.

I prezzi? Ancora troppo alti E qual è la situazione nella mobilità privata? Secondo un’indagine condotta dall’istituto di scienze sociali applicate INFAS di Bonn, in Germania 9 automobilisti su 10 usano l’auto per meno di 100 km al giorno. Ciò significa che, con le

auto elettriche attualmente disponibili sul mercato, più della metà degli automobilisti germanici potrebbe risolvere già oggi il problema degli spostamenti quotidiani. E in futuro, quando gli accumulatori saranno ancora più potenti, si potrebbero addirittura soddisfare le esigenze del 97% di chi si sposta in auto. Fino ad allora però, sempre secondo l’indagine, a scoraggiare l’acquisto di un’auto elettrica saranno i prezzi troppo alti.

Questa tesi peraltro non trova concorde Daniel Campisi: “Chi pensa questo o non ha fatto per bene i conti o non ha considerato tutti i fattori”. Secondo Campisi i veri motivi sono altri: “Oggigiorno tutti noi abbiamo un enorme bisogno di libertà, cosa che viene massicciamente diffusa dalla pubblicità automobilistica. Perciò il possessore di una macchina vuole essere sicuro di poter andare e tornare in qualsiasi momento dal lago di Garda”. Cosa che per ora non è possibile con un veicolo a sola trazione elettrica. “A molti consumatori inoltre mancano le informazioni neces-

sarie. Oggi nessuno è in grado di dirmi quanto può durare una batteria”. A questo si aggiungono anche gli ostacoli burocratici: “Ad oggi – perlomeno in Italia – è impossibile tramutare un’auto con motore a scoppio già immatricolata in una elettrica, registrandola nuovamente come veicolo elettrico”. Campisi denuncia quindi un vuoto normativo che dovrebbe essere colmato: “In questo caso la pubblica amministrazione ha i margini per intervenire”. Ad ogni modo, malgrado le varie difficoltà, “l’elettromobilità diventerà la tecnologia dominante anche nella circolazione individuale”, afferma dalla Germania la Siemens nel suo recente rapporto sullo sviluppo urbano sostenibile. Il pensiero è condiviso dall’associazione nazionale germanica e.Mobilität, secondo la quale “l’ora di cambiare il sistema è già scoccata”. Non mancano tuttavia le voci contrarie, e sono tante. Una per tutte: secondo dati forniti dal colosso petrolifero Shell, ancora nel 2030 l’80% delle auto circolanti in Germania sarà alimentato da carburanti tradizionali. Sono solo dei menagramo che definiscono utopia il sogno di una nuova mobilità, ribatte Daniel Campisi, che replica con una provocazione: “Così come è stato fatto per i pacchetti di sigarette, su ogni tubo di scappamento si dovrebbe scrivere: attenzione, nuoce gravemente alla salute”. (mdp)

Un sistema di intermodalità efficace e già collaudato in Alto Adige: treno & bici a noleggio A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   2 1


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À Uno sguardo oltre i confini

Ecco come gli altri trattano il tema della sostenibilità 4

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CLUB VACANZE SOSTENIBILI Premio ambientale TUI 2011

Il robinson Club Cala Serena di Maiorca si è aggiudicato l’edizione 2011 del TUI Umwelt Champion 2011 nella categoria “alberghi più ecologici”; a deciderlo sono stati i voti di 500.000 turisti. Da anni ormai Cala Serena è un modello in fatto di management sostenibile potendo disporre di lavatrici ad ozono che economizzano energia e detersivi, di un ciclo dell’acqua complementare che consente di effettuare gli scarichi dei wc con acqua ad uso industriale e tanto altro ancora. “Ma l’ottima valutazione del villaggio è dovuta principalmente al grande impegno di tutti i collaboratori e del direttore Klaus Augustin. Gli ospiti del villaggio vacanze hanno apprezzato enormemente la politica ambientale del robinson Club”, dice Harald Zeiss, direttore del management sostenibile della TUI, che definisce il Club iberico “uno straordinario modello”. robinson è la catena alberghiera che fin dalla sua nascita, risalente al 1970, in Germania si impegna più di tutti per la tutela dell’ambiente e la sostenibilità. Morale: la clientela premia chi da anni si ­impegna per garantire sostenibilità. 2

NO AUTO, NO STRESS Un modello di mobilità dolce

Da oltre 10 anni la piccola località alpina di Werfenweng, nel Salisburghese, punta sul turismo sostenibile. La particolarità consiste nel fatto che gli ospiti che arrivano in treno, oppure lasciano in reception le chiavi dell’auto per l’intera durata del soggiorno, possono usare gratuitamente un’ampia gamma di mezzi di locomozione ecologici. Dalla navetta alle auto elettriche, dalle bici reclinate a quelle normali fino all’attrezzatura per fare sci di fondo: insomma tutto quanto possa desiderare uno spirito verde, e 2 2   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

per giunta gratis. “Nei primi 4 anni di vita di questa iniziativa – racconta con orgoglio Peter Brandauer, sindaco di Werfenweng – i pernottamenti sono passati da 162.000 a 212.000, e questo senza aumentare i posti letto. Tutti i veicoli elettrici vengono caricati presso un distributore solare nella piazza del paese oppure presso la centrale a energia solare situata sul versante sud della zona, che produce 294.000 kWh di corrente l’anno”. L’energia solare prodotta a Werfenweng è pari al consumo di circa 150 abitazioni e quindi copre abbondantemente il fabbisogno dei mezzi di trasporto elettrici. Morale: anche la sostenibilità è (ancora) un’opportunità per distinguersi. 3

SCARPE VECCHIE COME NUOVE Anche i grandi non buttano via nulla

Con i prodotti della linea nike Better World, il colosso sportivo americano mette al centro della strategia aziendale la sostenibilità. La collezione attuale di scarpe infatti propone modelli realizzati quasi per intero con materiali sostenibili e per l’83% con materiale di riciclo, percentuale che arriva addirittura al 100 per cento in alcuni prodotti come le giacche da allenamento. nike si è posta degli obiettivi decisamente ambiziosi: entro il 2011 produrre scarpe realizzate esclusivamente con materiali ecologici e con colle idrosolubili. Poi toccherà al settore dell’abbigliamento (entro il 2015) e man mano a tutti i rimanenti prodotti fino al 2020, quando tutta la produzione dovrebbe rispettare il principio del “cradle to cradle” ed essere al 100% sostenibile. Il progetto contempla tra le altre cose un articolato programma di riciclaggio, con scarpe vecchie che diventano fondo per campi sportivi, nonché la volontà di raggiungere entro il 2017 la neutralità climatica. Morale: tra 10 anni sarà del tutto normale camminare con scarpe sostenibili.

SOSTENIBILITÀ CON L’IT Il software per risparmiare energia

SAP, il terzo fornitore mondiale di software, ha capito che con i propri prodotti è in grado di giocare un ruolo decisivo in materia di sostenibilità. Come? Poiché i suoi clienti producono una quantità di anidride carbonica superiore di ben 10.000 volte alla propria, SAP ha deciso di tentare di ridurre fino ad un sesto le emissioni globali di biossido di carbonio. Grazie al programma Sustainability Performance, i clienti sono in grado di capire dove si annidano i più grandi “succhiatori” di energia. Anche all’interno della propria azienda SAP persegue obiettivi ecologici e si è prefissata di ridurre massicciamente la produzione di CO2 entro il 2020. SAP Germania da parte sua si è già data da fare riducendo il consumo di carta del 25% (pari a 372 tonnellate) e utilizzando per i propri usi aziendali esclusivamente carta riciclata certificata. Morale: un software non mette solo a disposizione dati, ma è in grado di tutelare l’ambiente. 5

TRIONFO SPAGNOLO Capitale verde europea 2012

Dopo Stoccolma e Amburgo, nel 2012 il titolo di capitale verde europea è stato assegnato a Vitoria Gasteiz. La città spagnola di 250.000 abitanti si è meritata il riconoscimento della UE grazie soprattutto alla sua “cintura verde”, una vasta area che circonda la città come una sorta di anello. “Il territorio originario era coperto da vegetazione naturale solo in parte, e noi l’abbiamo ampliato di molto tramite il risanamento di ampie zone degradate. Adesso praticamente ogni cittadino non deve percorrere più di 300 metri a piedi per trovarsi nel verde”, spiega Erika Diaz de Argandoña, co-responsabile del progetto “Vitoria Gasteiz European Green Capital 2012”. Grazie ad ulteriori misure è stata poi incrementata la varietà di flora e fauna. Vitoria Gasteiz si è posta un ­altro obiettivo ambizioso: diventare nientemeno che la “città verde del futuro”. Morale: passare al verde può essere da esempio per molti. (gzp)


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COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | Green sells

Com’è verde la mia valle. Green Region Alto Adige: con questo slogan

l’agenzia provinciale di insediamento BLS ha lanciato una campagna per spiegare ad imprenditori ed ­investitori le potenzialità dell’Alto Adige come location economica e provincia leader in campo ambientale.

MENTRE OGGI TUTTI parlano di “green”, l’Alto Adige già da tempo si è dato un’anima verde: in tema di energie rinnovabili e di efficienza energetica, infatti, la nostra provincia è all’avanguardia in Italia e riscuote consensi anche all’estero grazie al suo know-how. CasaClima, il pacchetto provinciale per il clima, la rete di ricerca e sviluppo: i fatti parlano da sé. Insomma a nessun’altra regione come l’Alto Adige l’appellativo di Green Region calza a pennello. “Il nostro ruolo di avanguardia in Italia nel settore della Green Energy è indiscusso, come peraltro confermano svariati studi e ricerche”, sottolinea l’assessore provinciale Thomas Widmann. È quindi del tutto ovvio che questa situazione rappresenti, per l’agenzia provinciale di insediamento Business Location Südtirol – Alto Adige (BLS), un ottimo argomento di marketing per rendere appetibile a imprenditori e investitori l’Alto Adige come location economica.

– grazie al boom delle tecnologie verdi – rappresenta un mercato molto promettente, l’Alto Adige rappresenta il “calzascarpe” ideale per entrare nello Stivale. Basti pensare che, oltre al fatto di essere

“Calzascarpe” per lo Stivale L’allegoria è valida sia per il mercato tedesco che per quello italiano, i due mercati principali su cui si muove la BLS. E in effetti l’Alto Adige è visto come una regione ideale per un’azienda germanica che voglia entrare nel mercato tricolore. Soprattutto per le aziende che si occupano di efficienza energetica ed energie rinnovabili, e per le quali l’Italia

A LT O A D I G E G R E E N ­ R E G I O N D ’ I TA L I A ? Alcuni passaggi del sondaggio ISPO 2011

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all’avanguardia in Italia nel settore verde, la nostra provincia offre alle aziende tedesche ulteriori vantaggi come il bilinguismo, la stabilità e la politica di sovvenzioni. Va da sé che la strategia di comunicazione di BLS in Germania si è adeguata a questa realtà coniando lo slogan “Alto Adige, il trampolino per lan-

ciarsi in Italia”, dimostratosi molto efficace a giudicare dalle numerose richieste di insediamento pervenute da diverse regioni tedesche. Passiamo all’Italia. Se sul mercato germanico fin da subito è lanciato il messaggio che per entrare nello Stivale bisogna partire dall’alto, sul mercato nazionale invece nei primi tempi il posizionamento dell’Alto Adige non era ben definito. “Fino al 2011 in Italia non avevamo ancora adottato una strategia che fosse chiaramente riconoscibile. Abbiamo dovuto quindi cercare una soluzione per delineare il nostro profilo e l’abbiamo trovata nella definizione di Green Region, perché questa è la nostra forza e perché in questo campo possiamo dare punti alla concorrenza. Prima però volevamo capire se i destinatari si sarebbero riconosciuti in questa definizione”, racconta il direttore di BLS Ulrich Stofner. Il compito di chiarire questo dubbio è stato affidato al noto istituto di ricerca milanese ISPO, i cui collaboratori hanno intervistato 4 esperti di comunicazione, 4 rappresentanti dell’imprenditoria e altrettanti del turismo nonché 3 esponenti del settore “verde” in merito a potenzialità, interesse, pro e contro dei termini inglesi e del marchio Green Region accostati all’Alto Adige. L’indagine ha rivelato che in Italia la provincia di Bolzano già oggi, soprattutto nel mondo dell’economia, gode della fama di regio-

“L’Alto Adige possiede già adesso tutte le ­peculiarità di una regione verde, potendo ­contare sulla giusta cultura e sensibilità sia degli amministratori che degli abitanti”.


ne ecologica, e pertanto la definizione verde si adatta alla perfezione alla pubblicità della location economica.

Sono i contenuti che contano Il denominatore comune degli intervistati comunque è stato che il concetto di Green Region non deve essere una scatola vuota, ma è necessario riempirla con contenuti seri e politicamente condivisi. Preoccupazioni che Stofner giudica legittime ma che tuttavia non riguardano l’Alto Adige: “Naturalmente il concetto di regione verde non si limita ai settori della comunicazione e del marketing, ma riguarda anche lo sviluppo del prodotto globale, nel caso specifico l’Alto Adige come location economica. Questo processo peraltro già da tempo è stato intrapreso grazie ad una politica ambientale ed energetica molto lungimirante, e mi riferisco ad esempio alla visione di un Alto Adige ‘Klimaland’ prospettata dall’assessore provinciale Michl Laimer o allo sviluppo della mobilità sostenibile propugnato dall’altro assessore provinciale Thomas Widmann”, dice Stofner. Ciò che conta adesso è non dormire sugli allori e continuare sulla via dello sviluppo, “altrimenti ci sorpasseranno da destra e da sinistra, perché anche la concorrenza è ben attrezzata”. Il prossimo passo importante in questa direzione è alle porte: il Parco tecnologico di Bolzano. La BLS ha il compito di realizzare sull’areale del Parco tecnologico i moduli per le aziende e assegnarli. Assieme al TIS innovation park, BLS farà insediare aziende che si occupano di ricerca e sviluppo

in quei campi in cui l’Alto Adige vorrebbe sviluppare eccellenze, in particolare nel settore “green” con riferimento a energia, prodotti alimentari e tecnologie sostenibili. “Se vogliamo creare un modello vincente di Green Region abbiamo bisogno di politiche adeguate in fatto di ambiente, clima e mobilità, ma anche di un giusto sostegno all’insediamento aziendale e all’innovazione in questo settore. In

questo contesto il Parco tecnologico può giocare un ruolo decisivo nella misura in cui diventerà una sorta di faro per lo sviluppo sostenibile, attirando di conseguenza altri insediamenti che a loro volta apportano sul territorio nuovo know-how e innovazione”, sintetizza l’assessore provinciale Widmann. Un

“L’Alto Adige è all’avanguardia in tema di salubrità e di cultura ­ecologica ed ha già investito parecchio in questo settore”.

simile scenario accrescerebbe l’appeal della location e la sua competitività.

Creatività & potenzialità La campagna pubblicitaria sul mercato italiano è decollata lo scorso autunno, quando la BLS ha lanciato l’immagine di un Alto Adige Green Region. Finora le inserzioni sono state ospitate da quotidiani e riviste a diffusione nazionale che si occupano di economia o di Green Energy. Va da sé – e non potrebbe essere altrimenti – che la scelta dei soggetti ha avuto come colore dominante il verde ed un contesto naturale. I testi dei messaggi invece riguardano fatti concreti, ovvero dati e cifre che attestano la leadership dell’Alto Adige nel settore ambientale. Avvalendosi di inserzioni accattivanti e creative, la campagna di annunci si pone l’obiettivo di portare l’attenzione sul ruolo di leader italiano in questo settore della location Alto Adige. “Siamo riusciti a trovare un’idea creativa che non solo si è rivelata azzeccata, ma ha ancora ampi margini di maturazione e crescita. Finora i nostri soggetti si sono limitati a menzionare solo alcuni dati “verdi”, ma con le potenzialità che ha l’Alto Adige in questo settore ne seguiranno sicuramente tanti altri”, informa la responsabile marketing della BLS Birgit Mayr, la quale inoltre è fermamente convinta di aver individuato le leve giuste per pubblicizzare in maniera efficace la location economica Alto Adige: “Noi comunichiamo un aspetto del nostro territorio che è assolutamente eccezionale e inconfondibile. E sono certa che questo posiziona(bk) mento ci rafforzi parecchio”.

“In fatto di sostenibilità l’Alto Adige può vantare una politica moderna, e mi riferisco a CasaClima, alla Fiera, alle svariate iniziative ambientali”. A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   2 5


COPERT I N A : S OS T EN I B I L I T À | Traffico

Aria pesante? Fatti furbo Le code non sono solo fastidiose, ma sono anche una delle cause principali dell’inquinamento dell’aria. Il progetto INTEGREEN punta in maniera intelligente a rendere più sopportabile dal punto di vista ambientale il traffico nel capoluogo bolzanino. Ecco come.

Code e ingorghi non sono infrequenti nel capoluogo altoatesino, tanto che sui tragitti brevi una bici elettrica si dimostra decisamente più veloce

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ntegreen opera su più piani d’azione. Da una parte vuole regolamentare in maniera dinamica, intelligente ed ecologica il traffico; dall’altra vuole far capire alla cittadinanza quanta differenza c’è – in termini di impatto sull’ambiente e sulle proprie tasche – tra l’usare la macchina o prendere il treno. integreen però non si ferma qui e fornisce consigli utili a quanti non possono proprio rinunciare alla propria auto, spiegando ad esempio come anche un corretto stile di guida possa essere di aiuto all’ambiente. Grazie alla combinazione di tutte queste misure, il progetto si è posto l’ambizioso obiettivo di ridurre l’inquinamento dell’aria in misura variabile tra il 15 ed il 30%. Da qualche mese si aggirano per le strade di Bolzano alcuni speciali veicolisonda che raccolgono informazioni sul

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traffico, grazie ai quali è possibile analizzare nel dettaglio il flusso veicolare e calcolare i suoi effetti sulla qualità dell’aria. Le informazioni dovrebbero anche consentire di capire come regolare il traffico per farlo scorrere fluidamente: come devono essere sincronizzati i semafori per farli diventare verdi o rossi al momento giusto, evitando che si formino code? Quali sono le strade più trafficate nelle ore di punta e quali possono essere i percorsi alternativi? L’aspetto tecnico del progetto viene curato dall’Austrian Institute of Technology (AIT), specializzato nell’analisi delle infrastrutture del futuro. Il progetto prevede anche un forte coinvolgimento della Centrale operativa del traffico, alla quale spetterebbe il compito di comunicare tempestivamente la presenza di code e altri disagi agli automobilisti per consentire loro di imboccare percorsi alternativi.

Bus, treno, auto o E-Bike...? Oltre ad occuparsi di misurazioni tecniche e rilevazione dati, il progetto si dedica anche alla sensibilizzazione della popolazione in materia di mezzi di trasporto sostenibili, forme di mobilità intelligente e stili di guida ecologici. Questo perché non sono solo i semafori mal regolati o le code a causare danni all’aria e all’ambiente: per conseguire dei miglioramenti duraturi è necessario che gli automobilisti capiscano quali effetti può avere sull’ambiente la scelta di un mezzo di locomozione piuttosto che un altro. Ad esempio: come cambia la mia impronta ecologica se vado da qui a lì in macchina oppure in autobus? E quanto mi costa ognuna delle due alternative? Tutto inizia già nel momento in cui si decide di recarsi in un posto. Nella


maggior parte dei casi sarebbe meglio fare a meno dell’auto, e non solo per una questione ambientale: spesso infatti con la macchina si impiega più tempo che con altri mezzi di trasporto. “Noi stessi – spiega il Project Manager del TIS Roberto Cavaliere – abbiamo voluto sperimentarlo. Tre nostri collaboratori si sono spostati da Bolzano Sud in centro: uno ha preso la macchina, l’altro il bus e il terzo è andato con la bicicletta elettrica. Il primo ad arrivare è stato quello in bicicletta”. Un risultato che si spiega anche con il fatto che Bolzano può vantare una buona rete di piste ciclabili. “Il problema delle auto è che si perde tempo non solo a causa del traffico e dei semafori, ma anche nella ricerca del parcheggio”, aggiunge Roberto Cavaliere. Equale sia il mezzo di trasporto più ­veloce per arrivare alla meta, in futuro potrebbe dircelo addirittura il nostro cellulare: diverse applicazioni per smartphone, le cosiddette Multimodal Journey Planner, sono infatti in grado di fornire la soluzione multimodale più efficiente per una determinata fascia oraria, indicandoci quali mezzi di trasporto usare e tenendoci anche aggiornati su eventuali modifiche della situazione del traffico.

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“È ora di dire basta all’aria pesante”, esordisce Ivan Moroder, direttore dell’ufficio mobilità del Comune di Bolzano. "La novità di questo progetto consiste nel fatto che agisce su diversi livelli proponendo, oltre a soluzioni tecniche, anche misure di sensibilizzazione. integreen intende far capire alla gente quanto sia facile fare qualcosa di buono per l’ambiente, e come ognuno nel proprio piccolo possa dare un contributo. Tra l’altro guidare in maniera corretta non fa bene solo all’aria, ma anche al portafoglio”. Per guida corretta si intende viag­ giare nella maniera più regolare possi­ bile, rinunciando quindi a strappi in acce­lerazione, brusche frenate e guida sportiva. E risparmi per le tasche degli automobilisti possono arrivare anche utilizzando in maniera parsimoniosa l’impianto di climatizzazione. integreen è un progetto di mobilità condotto dall’amministrazione comunale di Bolzano (nell’ambito del progetto “Bolzano. Fonte di Energia”) in collaborazione con il TIS innovation park e l’Austrian Institute of Technology (AIT), che viene sostenuto finanziariamente dal programma LIFE+ (ep) dell’Unione Europea.

integreen organizza lo scambio di dati ambientali sulla viabilità tra la centrale operativa e i protagonisti del traffico A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   2 7


COPERT I N A : S OS T E N I B I L I T À | La manifestazione

L’arte di guardare lontano. Sfruttare il periodo di crisi per

far nascere modelli di sviluppo diversi e sostenibili: a metà maggio un convegno a Bressanone si propone di lanciare nuove idee e indurre ad agire.

IN TEMPI DI CRISI la sostenibilità viene tenuta in maggiore considerazione oppure viene decisamente trascurata? La domanda è lecita, così come le risposte sono svariate trattandosi di un tema controverso. Per alcuni la crisi economica non lascia scampo alla sostenibilità, in quanto la morsa creditizia condiziona la politica per il clima e le sue applica­zioni pratiche al pari del settore bancario o dell’industria automobilistica. Altri invece ritengono che un rallentamento economico sia l’occasione giusta per far nascere un modello di sviluppo soste­nibile. A questo secondo gruppo appartiene Günther Reifer: “Adesso è il momento giusto”, dice il co-fondatore del Terra Institute di Bressanone e membro del direttivo dell’associazione per l’Economia del bene comune. “Non possiamo più andare avanti con gli stessi modelli economici e sperare che questa volta i risultati siano diversi. Questo non è più possibile”. Dello stesso parere è l’indiana Vandana Shiva, fisica quantistica nonché attivista per la biodiversità: “Il modello dominante dello sviluppo economico si è dimostrato invivibile. Il dio denaro sta consumando l’ultima goccia d’acqua e l’ultimo fazzoletto di terra del pianeta”. La recente crisi ha altresì dimostrato in maniera inconfutabile, sostiene Reifer, come in un sistema chiuso sia impossibile pensare che la crescita possa essere infinita: “Ora tocca a ognuno di noi, non importa se imprenditore o consumatore, prendersi la propria parte di responsabilità e dimostrarsi lungimirante. Ciò non significa peraltro che si debba guardare solo al futuro, quanto piuttosto che dobbiamo badare alle cose essenziali della vita”. 2 8   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

Sostenibilità e crescita Siemens, Viessman, Puma o REWE: sono alcuni esempi di grandi realtà commerciali che sono riuscite a coniugare il successo imprenditoriale con la responsabilità sociale e la tutela dell’ambiente. Le aziende appena citate sono state tutte insignite negli ultimi anni del premio tedesco per la sostenibilità, un riconoscimento che viene rilasciato a quelle

Smuovere le acque, concentrare le idee, invogliare ad agire: ecco gli obiettivi delle Giornate della sostenibilità

imprese che adottano comportamenti sostenibili per la crescita. “Nel momento in cui io, imprenditore, continuo a mettere al centro del mio agire la quantità e il prezzo, non solo non faccio del bene al nostro pianeta, ma divento corresponsabile”, afferma Günther Reifer. L’assunto secondo il quale in tempi di crisi ci si butta sulla merce di massa, non può quindi che trovarlo in disaccordo: “Noi possiamo e dobbiamo

rieducare la clientela”. La teoria di Reifer è appoggiata da Jakob von Uexküll, il fondatore del premio Nobel alternativo: “L’economia purtroppo è ancora in larghissima parte nelle mani di gente che ha paura del futuro, invece che di imprenditori degni di questo nome”. A metà maggio Jakob von Uexküll, assieme a Vandana Shiva e Claus Hipp, sarà a Bressanone per partecipare ad un congresso nell’ambito della seconda edizione delle Giornate della sostenibilità, organizzate dal Terra Institute e dal Centro Convegni dell’Abbazia di Novacella. Obiettivo dichiarato della manifestazione è quello di sensibilizzare e incoraggiare il grande pubblico ad adottare comportamenti sostenibili. “Di questo si parlerà all’interno del convegno ma anche nei vari seminari che proporremo ed in un incontro destinato a bambini e ragazzi”, informa Reifer. Gli organizzatori precisano che non si parlerà solo di teoria ma anche di idee e approcci che possono essere tramutati in realtà, secondo una formula sempre più apprezzata. Quest’anno per la prima volta le Giornate della sostenibilità non si fermeranno a Bressanone ma andranno in tournèe: “In autunno, con altri partner e relatori, saremo a Verona, Monaco e Innsbruck”. (mdp)

G I O R N AT E D E L L A SOSTENIBILITÀ Iniziatori: Günther Reifer, Evelyn Oberleiter, Terra Institute, Andreas Wild, Centro Convegni Abbazia di Novacella dal 10 al 13 maggio 2012 a Bressanone www.thinkmoreabout.com


COPERTINA: SOSTENIBILITÀ | L’opinione

So | ste | ni | bi | li | tà la; Il concetto di sostenibilità illustra l’utilizzo di un sistema rigenerabile, intendendo con ciò che questo sistema rimane immutato nelle sue proprietà essenziali e che la sua sostanza è in grado di rigenerarsi in maniera naturale.

La parola se la passa troppo bene Per Florian Kronbichler il termine sostenibilità non è solo un’espressione discutibile dal punto di vista grammaticale: i Verdi appioppano a questa parola solo il significato positivo, il termine è stato del tutto ammorbidito e anche l’economia ci marcia sopra.

Illustrazione: Carlo Stanga

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vete presente il concetto dell’omeopatia? Un r­ imedio è tanto più efficace quanto più viene diluito. Se faccio questo esempio è per spiegare perché sostenibile e sostenibilità sono delle parole omeopatiche (a parte l’effetto placebo: ma di questo parleremo dopo). Come ha fatto questo agget­tivo così modesto, neanche corretto dal punto di vista grammaticale (a essere precisi si dovrebbe dire ­sostenente), a diventare così popolare? Non parlo di inflazione perché suonerebbe come un deprezzamento, un termine che non è il caso di associare a sostenibile. Sta di fatto che oggi chi vuole contare deve essere sostenibile. Sostenibile è bello, democratico, nel suo nome ci campa l’intera economia, e possiede anche sex appeal. Ad ogni modo non ho ancora risposto alla mia domanda. Perché questa parola, questa “sostenibilità” se la passa così bene? Malgrado io mi sforzi, non riesco a trovare nel vocabolario un’altra parola così irresistibile. E le cose stanno così ormai da tanto tempo. L’anno in cui Sepp Kusstatscher era ancora europarlamentare e in Germania si giocavano i mondiali di calcio – le notti magiche in salsa tedesca – capitò che il nostro verde Sepp, sulla strada verso la natia Villandro, si imbatté nei pressi di Stoccarda in un gruppo di tifosi in trasferta presumibilmente “calorosi”. Sta di fatto che questa visione fece maturare nella mente di Sepp dei foschi pensieri, che in seguito affidò al proprio blog. Sul web Kusstatscher affermò che non c’era nulla di buono in queste masse chiassose, definendole non sostenibili. Ma come? Una festa calcistica non è sostenibile? Allora scrissi un commento velenoso sulle parole di Sepp, il quale rispose osando affermare che di sostenibile c’era solo quello che lui e il suo partito difendevano. Anche ciò che è brutto può essere sostenibile. E in questo caso si tratterebbe di qualcosa di sostenibilmente brutto.

Oggi devo ammettere che fu una grande sottigliezza linguistica. È chiaro che in origine la parola aveva un suo significato letterale ed equilibrato. Voleva dire: qualcosa che dura, si mantiene nel tempo, a prescindere dal fatto che sia buono o cattivo. Un giorno però – alla fine è stato dimostrato – arrivano i Verdi tedeschi che scoprono la parola, la ripuliscono o, per dirla in termini omeopatici, la diluiscono e da allora la usano solo nel senso buono, quello verde. Era nata una parolina magica: la sostenibilità made in Germany. Stiamo parlando degli anni Ottanta. Finalmente la Germania aveva partorito un’altra parola che avrebbe fatto il giro del mondo diventando sustainable in inglese, durable in francese e appunto sostenibile in italiano. Ma solo nella lingua tedesca sono stati eliminati tutti gli altri significati. Sta di fatto che oggi un prodotto o un procedimento devono essere, oltre che sostenibili, anche rintracciabili. Ma come è arrivata la parola da noi? Nel caso della sostenibilità non ci sono dubbi: a importare in Alto Adige la ­parola dall’effetto placebo (non significa nulla ma fa bene) è stato indiscu­ti­bilmente Hans Glauber, idea­tore dei Colloqui di Dobbiaco. E Dobbiaco può essere considerata anche la porta d’ingresso verso la Mitteleuropa della sostenibilità. Il cosmopolita scomparso nel 2008 carpì il termine agli ecosocialisti a Francoforte, lo importò a Dobbiaco e lo diffuse in Alto Adige. Glauber ha anche evitato che la parola diventasse monopolio dei granivori verdi. Ma anche la sostenibilità, al pari di altri valori allora alternativi, col tempo è stata cavalcata dai politici di turno. Poi se ne è impadronita anche l’economia, che l’ha nobilitata, abusata e ora ci campa sopra. Oggi come oggi non saprei indicare qualcosa che non venga spacciato per sostenibile. Certo, se fossi maligno di natura, potrei essere molto cattivo. Sostenibilmente. Florian Kronbichler, 60 anni, è giornalista free lance a Bolzano. I suoi editoriali e commenti vengono pubblicati su giornali in lingua tedesca e italiana. A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   2 9


MARK E T I N G

Latte bio, che passione Con una quota di mercato dell’1,5%, la produzione di latte biologico in Alto Adige rappresenta ancora un settore di nicchia. Un settore che però è in continua crescita, è sempre più apprezzato e ora si è dato anche un proprio marchio.

IL PRIMO LATTE BIO è stato lanciato sul mercato 14 anni fa dalla Latteria Merano. Si può quindi dire che l’Alto Adige sia entrato relativamente tardi nel settore del latte biologico, visto che in Europa la produzione era stata avviata già negli anni ’90. Ad ogni modo da allora in poi le cose sono andate decisamente bene, tanto che oggi la domanda è addirittura superiore all’offerta e sono sempre più i caseifici che alla lavorazione convenzionale affiancano quella biologica. Nel 2000 lo ha fatto la Latteria Vipiteno, che non si è limitata al latte ma ha ampliato l’offerta agli yogurt ed al burro biologici. Nel 2004 è stata fondata la “Psairer Bergkäserei” (Caseificio Montano della Val Passiria), che produce esclusivamente latticini biologici. Nel 201o infine si sono aggiunti il Centro Latte Bressanone e la Mila di Bolzano. Anche la gamma di prodotti è nel frattempo aumentata: se prima la vendita si limitava al latte fresco, oggi sugli scaffali dei supermercati si possono trovare burro, yogurt, mozzarella e formaggi da taglio. Insomma il settore biologico tira, anche se le cifre dicono 3 0   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

che i 5 milioni di latte bio prodotto rappresentano appena l’1,5% dell’intera produzione lattearia altoatesina.

Lavoro più leggero, vita più intensa Helene e Peter Nössing vivono nel maso Schmalzerhof di Flaines, frazione di Campo di Trens. Hanno l’aspetto rilassato e soddisfatto, e un motivo c’è: da quando, nel 2000, hanno abbandonato la produzione tradizionale del latte optando per il bio, la vita quotidiana nel maso è cambiata. “Lavoro ce n’è sempre – dicono all’unisono – ma in noi c’è sempre stata la tendenza ad essere più vicini agli animali, ai prodotti e alla natura. E da quando non abbiamo più la pressione della resa massima per mucca, si lavora in maniera più leggera e la vita è diventata più intensa”. Per i due contadini dell’alta Val d’Isarco il passaggio al biologico non è stata che una logica conseguenza, visto che comunque il loro approccio all’allevamento di bestiame non era stato mai improntato solo all’aspetto economico.

Oltre ad essere contadina bio, Helene Nössing è anche vicesindaco di Campo Tures ed è attiva in varie associazioni. A lei e suo marito in Alto Adige si aggiungono altri 600 contadini (su un totale di 12.000) che praticano l’agricoltura biologica, 80 dei quali producono latte. Il latte bio viene pagato 62 centesimi al chilo, decisamente di più del latte convenzionale che viaggia sui 48 cents. E anche il mercato tira: oltre che sul mercato locale, i prodotti altoatesini hanno successo soprattutto nelle altre regioni italiane. Ma parallelamente all’offerta biologica e alla moda di “essere bio”, cresce anche la confusione: cos’è veramente bio? E come si fa a riconoscere i prodotti biologici?

Cosa significa bio e cosa vuol dire convenzionale? I prodotti bio, in linea di massima, devono essere naturali, ricchi di sostanze nutritive e poveri di sostanze nocive. Nel settore caseario il termine “bio” indica innanzitutto un allevamento rispettoso degli animali, spazi sufficienti per muo-


versi e riposare, illuminazione e alimen- È nato il logo bio Alto Adige tazione naturali. Tutti questi fattori deLa Federazione latterie Alto Adige ha terminano la qualità del latte bio e la differenza con il latte convenzionale (ve- recen­temente realizzato un nuovo mardasi tabella in basso). “Convenzionale” chio destinato all’economia lattierocasea­ria altoatesina, che viene assegnasignifica che l’obiettivo principale dell’allevamento è quello economico, to – a prescindere dal consorzio di ­appartenenza – a tutti quei prodotti reaanche se ovviamente pure l’agricoltore lizzati secondo i criteri dell’agricoltura “convenzionale” ha tutto l’interesse che il biologica. Il logo richiama decisamente suo bestiame si mantenga sano a lungo. In Alto Adige esistono diversi consor- il Marchio Ombrello e l’immagine posizi biologici – citiamo tra gli altri Bioland, tiva dell’Alto Adige, sfruttando così le Naturland, Demeter e Unione Coltivato- sinergie. Ricordiamo che il marchio ri Alternativi – e quasi tutti adottano cri- “Qualità Alto Adige” è presente dal 2006 teri più severi di quelli prescritti dalla UE. sugli imballaggi dei latticini prodotti in Per produrre bio comunque non è obbli- Alto Adige ed è garanzia di qualità congatorio essere associati ad un consorzio. trollata.

Allevamento di bestiame bio

obbligatorio il pascolo o almeno un recinto

“Il nuovo logo bio – spiega Annemarie Kaser, direttrice della Federazione latterie Alto Adige – non è che un passo avanti per il piccolo settore della produzione biologica di latte. Questo nuovo logo non vuole sostituire il marchio di qualità e si differenzia anche visivamente per i colori, tuttavia si intuisce che appartiene alla stessa “famiglia” dei marchi altoatesini”. Il marchio è stato presentato ufficialmente in marzo e si pone un duplice ambizioso obiettivo: da una parte incentivare la produzione locale di latte biologico, e dall’altra sfondare sul mercato italiano grazie alla positiva associazione con l’immagine dell’Alto Adige. (cs)

Allevamento di bestiame convenzionale accesso all’aperto

pascolo o recinto non obbligatori

zone di riposo

lettiera non obbligatoria; solitamente si usa una lettiera sottile o un materasso di gomma

6 m² per capo; nelle stalle a stabulazione fissa circa 3 m²

superficie della stalla

per le nuove costruzioni le misure sono simili; in Alto Adige esistono però ancora tante stalle a stabulazione fissa di circa 3 m² per capo

una per animale

mangiatoia

unica, spesso sovraffollata

lettiera obbligatoria

vietato il foraggiamento solo con insilati di erba e/o mais. In estate erba fresca e pascolo; in inverno fieno e insilati; pochi mangimi concentrati

foraggiamento

consentito per tutto l’anno il foraggiamento a base di insilati. Utilizzo elevato e frequente di mangimi concentrati

di intensità ragionevole e per lunghi periodi

allevamento

intensivo e per lunghi periodi

con latte materno nelle prime 12 settimane

allevamento di vitelli

tramite sostituti del latte o latte

leguminose e letame

concimazione

letame; consentiti anche i fertilizzanti a base di azoto

latte di qualità superiore accertata, grazie all’elevato contenuto di grassi acidi Omega-3

qualità del latte

si cerca di fornire una buona qualità poiché un alto contenuto di grassi consente di spuntare un prezzo migliore

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MENT I

La passione per l'acqua. Norbert Troyer è cresciuto in una centrale idroelettrica ed è molto fiero della sua azienda, perché fabbricando turbine contribuisce a fare dell'acqua una fonte di energia pulita. Storia di una famiglia e della sue grandi passioni. Testo: Jessica Braun Foto: Max Lautenschläger

“UN CLIENTE MI HA PERSINO detto che queste forme sono erotiche”, racconta Norbert Troyer rimettendo il pesante cucchiaio assieme agli altri. In effetti, le pale a forma di cucchiaio delle turbine Pelton fabbricate a Vipiteno dalla ditta Troyer hanno, se non proprio un aspetto erotico, quanto meno una forma sensuale, come una sorta di mezza mela argentata privata della polpa. Tant’è che parecchi clienti di Norbert Troyer, dopo aver ordinato una turbina o una centrale idroelettrica completa, subito dopo aver firmato il contratto lo implorano di regalare loro una pala Pelton “per metterla sul tavolino del soggiorno”.

suoi operai che fresano, smerigliano, saldano. “Attenzione alle schegge, tagliano”, ammonisce riferendosi a una montagna di riccioli d’oro metallici. Sono gli scarti della fresatura, con cui lo stesso Norbert giocava da bambino. “Mio nonno faceva il guardiano di una centrale, e anche l’edificio in cui sono cresciuto era una centrale”. La profonda competenza familiare che si trasmette di generazione in generazione è richiesta in tutto il mondo, e capita spesso che i quattro Troyer che guidano l’azienda e i loro 90 collaboratori abbiano così tanto lavoro da dover rifiutare nuove commesse.

corre il rischio di inondare un’intera vallata o ancora sul fatto che una centrale non deve necessariamente essere brutta e rumorosa. In tal senso la piccola centrale di Vipiteno è un modello, “quasi silenziosa”. E per rafforzare il concetto, Troyer tende l’orecchio. La costruzione si trova su un ripido pendio, di fronte ad un mulino. Si sente scorrere il torrente che una volta alimentava le pale del mulino, ma dalla centrale non arriva pressoché nessun rumore. Solo quando Troyer apre le porte, il brusio delle turbine si diffonde all’esterno. “Questa centrale alimenta l’intero comune”, dice. A guardarlo così, con una mano in tasca dei pantaloni e l’altra sulla turbina, Norbert Troyer somiglia molto a suo nonno. E oltre al genio per la tecnologia e la passione per le turbine, dall’avo ha ereditato l’amore per la fotografia. Ma se Valentin Troyer amava immortalare macchine e operai, il nipote preferisce L’azienda vipitenese realizza, conse- azionare lo scatto all’aperto, nella natugna e installa 25 impianti l’anno. Troyer ra. E cosa gli piace di più fotografare? indica il nuovo stabilimento di produ- Troyer si illumina in viso e confessa che zione, costruito accanto al vecchio: “Spe- “le cascate sono un bellissimo soggetto”. ro che questo sia grande abbastanza. Ma Insomma, sembra proprio che la dinaanche dell’altro pensavamo la stessa stia dei Troyer abbia bisogno di due cosa...”. Il “vecchio” capannone infatti cose essenziali nella vita: la passione e ha solo 10 anni di vita, e ciò significa che l’acqua. l’azienda cresce in fretta. I cambiamenti climatici e la maggiore coscienza ambientale fanno sì che l’acqua, in quanto fonte di energia rinnovabile, stia diventando sempre più importante, come testimonia la crescente richiesta di turbiTURBINENBAU ne. Ma anche se l’energia ricavata TROYER SRL dall’acqua è “pulita” dal punto di vista ecologico, Norbert Troyer è spesso coVia Karl von Etzel 2 stretto a far riflettere qualche potenziale I-39049 Vipiteno cliente sulla compatibilità ambientale Tel. +39 0472 765 195 di una centrale idroelettrica, sul fatto info@troyer.it | www.troyer.it che per portare corrente in un posto si

“Se i bambini giocano con l’acqua, o fanno un laghetto o deviano il corso. È una cosa che tutti abbiamo dentro.” Anche se non lo dà a vedere, Norbert Troyer è molto fiero della sua azienda in continua espansione, fondata dal nonno nel 1934 e da allora rimasta a conduzione familiare. Certo il successo è dovuto anche alla location naturale: da sempre in Alto Adige l’uomo ha visto nell’acqua una fonte di energia. Fiumi, torrenti e cascate portano acqua dalle montagne a valle con tanta forza che le centrali idroelettriche altoatesine producono corrente sufficiente a soddisfare l’intero fabbisogno della provincia, e persino vendere l’eccesso di produzione. “Quando i bambini giocano sulle rive di un corso d’acqua, di solito o ci fanno un laghetto oppure ne deviano il corso. È una cosa che tutti noi abbiamo dentro”, dice Troyer. L’imprenditore 37enne si aggira per l’officina salutando cordialmente i 3 2   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2


Uomini e macchine: Norbert Troyer con una delle sue turbine


MARK E T I N G

Giovani talenti, nuovi sguardi L’edizione 2011 del Premio Media Alto Adige, che vede in lizza giovani giornalisti e fotografi stranieri dell’area linguistica tedesca, è andato ad un articolo sul Graukäse e ad un reportage fotografico sullo scrittore altoatesino Joseph Zoderer.

I membri della giuria Lautenschläger e Baumgartner con la vincitrice del Premio Media Alto Adige per la fotografia Insa Chatérine Hagemann

CON IL NUOVO NOME di Premio Media Alto Adige, SMG e Fondazione Cassa di Risparmio hanno conferito a fine gennaio scorso i premi destinati ad un giovane giornalista e ad un giovane fotografo che si sono occupati di Alto Adige. La cerimonia è andata in scena nel centro culturale del Grand Hotel di Dobbiaco, dove Sandra Stricker – giovane giornalista di Monaco – ha ricevuto il premio per la stampa (giunto all’ottava edizione) mentre la fotoreporter amburghese Insa Cathérine Hagemann si è aggiudicata la quinta edizione del premio per la fotografia. Questa la motivazione del premio giornalistico letta dal giurato nonché laudator Ekkehart Baumgartner, professore all’Accademia per la moda e il design di Monaco: “Attraverso una storia sul formaggio Graukäse, Sandra Stricker è riuscita a cogliere le tradizioni del territorio ed a trasmetterle al lettore. L’autrice inoltre ha saputo utilizzare al me3 4   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2

glio il mezzo stilistico della personalizzazione, con il formaggio che diventa quasi persona, usando un linguaggio estremamente preciso e plastico”. Da parte sua la vincitrice del concorso per giovani fotografi, Insa Cathérine Hagemann, ha convinto la giuria con gli efficaci ritratti del noto scrittore altoatesino Joseph Zoderer. “Le sue foto – ha detto Max Lautenschläger, fotografo professionista nonché laudator della giuria fotografica, elogiando le opere della giovane amburghese – ritraggono Zoderer mentre si confronta con quei posti che hanno marcato la sua esistenza”.

Conoscere ora i talenti di domani Alto Adige Marketing e Fondazione Cassa di Risparmio assegnano annualmente il Premio Media Alto Adige a quei giovani giornalisti e fotoreporter che, grazie a ta-

lento, spirito di osservazione e intuito, raccontano l’Alto Adige secondo la loro prospettiva. Il premio è stato istituito nel 2004 per i soli giornalisti, quindi nel 2007 è stata creata la sezione dedicata alla fotografia; ogni categoria è dotata di un montepremi di 3.000 euro. L’obiettivo del Premio Media Alto Adige è duplice: da una parte mostrare il territorio da angolature nuove, dall’altra allacciare contatti con i giornalisti e fotografi del futuro. I destinatari del concorso – gior-

VEDERE, A S C O LTA R E , L E G G E R E Trovate tutte le informazioni sul Premio Media Alto Adige e i reportage dei vincitori in internet: www.altoadigepremiomedia.it


nalisti e fotografi provenienti da Germania, Austria e Svizzera – hanno il compito di esprimere un punto di vista alternativo dell’Alto Adige, sfruttando il distacco di un “non-sudtirolese”. Tra i vari generi giornalistici la scelta è caduta sul reportage, che come nessun’altra forma scritta consente un’ampia libertà giornalistica: in quanto cronaca fedele ai fatti, ma dallo stile personalizzato, confezionato con un linguaggio artistico, presuppone un’elevata capacità d’immedesimazione, approfondita comprensione e competenza analitica. Per quanto concerne il tema da trattare, i giornalisti possono scegliere liberamente tra ambienti e ritratti, argomenti storici e d’attualità. A guisa di “videocamera pensante”, i reporter devono trasmettere quanto vivono in prima persona, senza però sostituirsi a quelle impressioni visive che solo una documentazione fotografica riesce a dare. Il Premio Media Alto Adige prevede anche una categoria per giovani fotografi, che accompagnano i giornalisti nelle loro ricerche, immortalandole.

Due giurie specializzate Entrambe le sezioni del Premio si avvalgono di una rinomata giuria specializzata, che decreta i due vincitori in base a precisi criteri. La giuria giornalistica è composta da Stefanie Rigutto (SonntagsZeitung), Ekkehart Baumgartner (docen-

L'emblema del Premio Media Alto Adige

te di comunicazione), Bene Benedikt (Alpin), Sönke Krüger (Welt, Welt am Sonntag, Berliner Morgenpost), Michael Meyen (docente Università di Monaco di Baviera), Markus Perwanger (RAI Sender Bozen), Mario Vigl (ADAC Motorwelt) nonché, dal 2011, dall’altoatesino “emigrato” all’estero Erwin Brunner, caporedattore dell’edizione tedesca di National Geographic. La giuria fotografica può contare su Frieder Blickle, Max Lautenschläger, Thomas Linkel, Sadie Quarrier, Helmuth Rier, Stefano Scatà, Thomas Schweigert e Rebecca Swiftt. Ad inizio anno sono usciti i bandi 2012 del Premio Media Alto Adige, giunto alla nona edizione per quanto riguarda i giornalisti ed alla sesta per i fotografi. Tra tutti i candidati sono stati selezionati 6 finalisti per ogni categoria, che hanno guadagnato il diritto di venire in Alto Adige per sviluppare “in tandem” (un giornalista e un fotografo) le loro tematiche.

In seguito alla crescente importanza assunta dai video e dal settore dei social media, gli organizzatori hanno deciso che a partire dal 2013 il concorso verrà allargato a queste due nuove categorie. Già oggi peraltro i reportages vincitori possono essere “ascoltati” grazie alla voce prestata da Christian Brückner, attore tedesco noto anche come interprete di audio-libri. “Questi reportages – informa Christoph Engl, direttore di SMG – sono andati più volte in onda su RAI Sender Bozen e sull’emittente austriaca Ö1. E sebbene il ritorno mediatico non sia il primo obiettivo di questo premio, ovviamente è molto positivo per l’Alto Adige il fatto che i reportages realizzati per il concorso vengano pubblicati su grandi testate tedesche come Welt am Sonntag, Alpin������������������������������������ , Berliner Morgenpost, Berliner Zeitung o ancora la Frankfurter Sonntagszeitung”. (gzp)

Immagini che raccontano storie: da alcuni anni il Premio Media Alto Adige comprende anche una sezione dedicata ai giovani fotografi A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2 | M   3 5


NELL’O CC H I O D E I M E D I A

Ecco cosa dicono di noi. L’Alto Adige raccontato da giornali, riviste, web e TV: le arrampicate estreme nelle Dolomiti, gli antichi riti del fuoco o la nostalgia di una natura incontaminata. Gli appassionati del lifestyle made in South Tyrol sono sempre di più. Polonia: Magazin Voyage Rivista di viaggi - Il più importante magazine turistico polacco dedica ben 15 pagine alle tante sfaccettature dell’inverno altoatesino. Dallo sci sull’Alpe di Siusi al wellness delle Terme di Merano, passando per una visita alle cantine di Alois Lageder fino ad arrivare all’inevitabile “Bombardino”, la bevanda più popolare tra gli sciatori polacchi. Edizione febbraio 2012

Italia: D Settimanale - Il supplemento ad alta tiratura di Repubblica suggerisce, in una sorta di round up dedicato al wellness in montagna, 4 località di cui ben tre altoatesine. Ecco allora che in competizione con il Grandhotel Kronenhof di St. Moritz troviamo l’oasi del benessere Rosalpina a S. Cassiano in Badia, l’Adler di Ortisei e il Berghofer di Redagno. Edizione gennaio 2012

Germania: Feel Good Rivista di viaggi e costume – L’edizione invernale della rivista patinata tedesca, che si rivolge principalmente a edonisti e amanti delle vacanze “tutto design”, contiene un reportage dedicato all’Hotel ImperialART di Merano. Secondo il magazine germanico, a conferire fascino a questo albergo è il mix particolare tra oggetti d’arredamento imperiali e moderni accenti di design. Inverno 2011

Germania: ZDF: Winterwunderland Programma tv – Durante l’inverno i canali ZDF, ZDFneo e 3sat hanno trasmesso il magazine “Winterwunderland – Geschichten rund ums Sellamassiv”, che ha permesso ai telespettatori di conoscere il pesce fresco del ­Rifugio Comici nonché il corso di cucina contadina di Rosa Piccolruaz che propone specialità tradizionali ladine. Il programma ha anche presentato il gruppo musicale ladino Ganes e due slackliner nella Città dei sassi.

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Germania: i-ref Magazine WebMagazine culturale – Il blog berlinese è frequentato ogni mese da ben 250.000 persone e sono già tanti gli interventi targati Alto Adige. I post più diffusi? Transart, il vignaiolo Franz Graf Pfeil, le corse dei cavalli avelignesi oppure “Hugo” nel locale di tendenza bolzanino Fischbänke. i-ref informa e fa venir voglia di Alto Adige ai giovani dei grandi centri urbani.


Olanda: Flower Power Travel Rivista di viaggi retrò Flower Power Travel dedica 4 pagine al lato sostenibile dell’Alto Adige: mobilcard, vacanze ecologiche nel Vigilius Mountain, degustazioni di vino biologico nella ­cantina Lageder o una visita al Kräuterschlössel. ­Insomma, tutto ciò che serve per rendere sostenibile una vacanza. Edizione inverno 2011

Austria: Servus in Stadt und Land Rivista di tradizioni e costume – L’allegato a Servus TV contiene 6 pagine dedicate ­all’antica tradizione dello “Scheibenschlagen” (lancio di dischi ardenti) della Val V ­ enosta. La rivista è una delle pubblicazioni più diffuse nate in Austria negli ultimi anni e ­dall’autunno del 2011 è in vendita anche in Svizzera, Liechtenstein e Alto Adige. Edizione febbraio 2012

Inghilterra: Daily Mail Ski Magazine Blog di avventure e infotainment Alla fine della scorsa estate il giornalista di viaggi britannico Matt Caroll si è lanciato alla scoperta dell’Alto Adige, immortalando in un video-blog le sue esperienze sportive e culinarie. Tra le tante cose il giovane cronista ha percorso il Sellaronda in MTB, si è arrampicato sulla Via Ferrata, ha camminato sul Sentiero dei Kaiserjäger e fatto jogging sull’Alpe di Siusi. Tutte le sue testimonianze, sia su carta che on line, sono state pubblicate sul Daily Mail Ski Magazine. I suoi video sono visibili anche su www.smg.bz.it.

Italia: Case da abitare Design e Living - L’allegato del Corriere della Sera presenta, in quattro pagine formato tascabile, il designer meranese Harry Thaler con i suoi interni ed il suo progetto per il Museion “Artist in Residence”. In stile purista e utilizzando legno locale, Thaler ha arredato la zona di riposo dell’atelier per artisti realizzato accanto al Museion. Edizione febbraio 2012

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MERC ATO

Ricca di sole, fresca & succosa: la mela altoatesina si è presentata così a Fruit Logistica 2012

BERLINO, GERMANIA TUTTI FRUTTI: Fruit Logistica è il salone ortofrutticolo più importante del mondo, che in febbraio attira a Berlino 2.400 espositori da tutto il pianeta. Tra questi non poteva mancare l’Alto Adige, che oltre ai prodotti già noti ha presentato alcune novità. Per l’occasione l’Organizzazione Export Alto Adige EOS ha allestito uno stand collettivo per i consorzi di frutta VOG e VI.P, l’associazione produttori di frutta e verdura all’ingrosso Fruttunion e le aziende di trasformazione della frutta VOG Products e From. Alla conferenza stampa indetta presso lo stand altoatesino, presenziata da oltre 30 giornalisti esteri, tra le altre cose è stata presentata la fiera internazionale Interpoma, che si svolgerà nel prossimo autunno a Bolzano. 3 8   M | A P R I L E , M A G G I O, G I U G N O 2 0 1 2


“Io investirei i miei soldi sul sole e sull’energia solare. Ma non dobbiamo aspettare che petrolio e carbone siano finiti, prima di iniziare”. Thomas Alva Edison inventore statunitense, 1847 - 1931


via libera Sali a bordo e vai!


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