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Erri de Luca IN NOME DELLA MADRE Feltrinelli, 2006 Recensioni a cura di Serena Naldini

In nome della madre Genere: Narrativa Autore: Erri de Luca Editore: Feltrinelli Anno: 2006

Nella premessa di questo libro che si beve tutto d’un fiato, l’autore indica i Vangeli di Matteo e Luca come fonti del racconto. La protagonista è Miriàm/Maria che intona l’intera narrazione in prima persona, centrando l’asse della storia su un elemento che nei Vangeli resta marginale: “l’accensione della natività nel corpo femminile, il più perfetto mistero naturale”. La scrittura percorre dieci mesi lunari, la durata di una

gravidanza dal concepimento alla nascita. Ed è soprattutto il respiro della luna, astro femminile per eccellenza, che accompagna il viaggio di questa donna speciale, prescelta, ma nello stesso tempo, normale, verso il momento del parto, affrontato da sola, meravigliata della sapienza del proprio corpo. A trapuntare la linea di questa attesa, la voce di Miriàm, densa di saggezza ma anche lieve come musica, scuote le certezze che fondano la visione maschile del mondo, razionale e normativa, affermando uno sguardo femminile di una calma contagiosa. “Intorno a te c’è una barriera di grazia, una fortezza”, dice Iosef/Giuseppe alla sua compagna. “Tu la spargi, Miriàm: pure su di me”. È uno sguardo che celebra il corpo, “zolla di terra” che schiude lo spazio per diventare, da uno, due; un corpo che si moltiplica ma al contempo si fa leggero, si spinge verso l’alto “da aver voglia di metter[si] a saltare”, perché è un corpo che pensa l’amore e dall’amore viene pensato. È uno sguardo che celebra l’amore che prende il

sopravvento sulla legge, su ogni codice. E da solo basta a ribaltare i destini. Amore potente, ma umano, fatto di carezze sui capelli, complicità e tenerezza, e di una Miriàm che si incanta davanti alla bellezza del suo Iosef. È uno sguardo che celebra la partenza, e la gioia della partenza, quando si abbandona una comunità che non ci appartiene più, appena guidati dalla speranza, travestita da certezza, di un altrove migliore. È uno sguardo che celebra la preghiera come parola che dà senso alle cose della terra. Dopo il parto di Ieshu/ Gesù, Miriàm, abbracciata per una lunga notte al bimbo che dovrà presto consegnare all’umanità, rivolge al Cielo il suo commovente canto di madre appena nata. E quando si chiude il libro, le corde vibrano ancora. Un’ultima nota: una mano maschile ha scritto queste pagine. Questo fatto, da solo, dimostra che ogni dialogo tra mondi differenti, se desiderato, è possibile.


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