Allenamente 4

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Le civiltà dei fiumi

La tecnologia Le piene del Nilo erano la principale fonte di ricchezza per l’Egitto, ma se erano troppo intense e improvvise potevano trasformarsi in una calamità che portava morte e distruzione. Per far fronte a questi pericoli, fin dai tempi più remoti gli Egizi avevano imparato a controllare e a regolare il flusso delle acque. Il livello del Nilo veniva misurato con il nilometro, un pilastro a tacche che consentiva di verificare l’altezza delle acque. Nelle zone raggiunte dalla piena si costruivano bacini artificiali e argini che avevano lo scopo di raccogliere e contenere un eventuale eccesso di acqua. L’acqua veniva poi fatta defluire lentamente, in modo che non provocasse danni e anzi depositasse sul terreno una grande quantità di limo. Per irrigare i campi più lontani dal corso del Nilo gli Egizi costruirono numerosi canali, che servivano anche come vie di comunicazione. Vi erano poi pozzi e cisterne che permettevano di conservare l’acqua piovana per le esigenze della vita di tutti i giorni. I falegnami egizi, data la scarsità di alberi ad alto fusto, erano diventati abilissimi negli incastri: riuscivano così a unire i pezzi di legno e a ottenere grandi superfici. Si servivano di semplici trapani ad archetto per praticare i fori in cui infilavano poi pioli di legno; non usavano i chiodi.

Approfondimento

Lo shaduf

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Lo shaduf era uno strumento semplice, ma ingegnoso, che serviva per attingere l’acqua dai pozzi e dai canali. Un sostegno verticale reggeva una lunga pertica che oscillava. Alle sue estremità erano legati un peso e un contenitore. Si spingeva il peso in alto e il recipiente si abbassava per riempirsi di acqua.


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