Stile Italiano n°14

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© I.M.T srl

Editoriale / Editorial

STILE

Graziano: “Ne sono orgoglioso!” / Graziano: “I’m very proud of this!” Caldoro: “Uno spettacolo che affascinerà” / Caldoro: “It will be a fascinating show”

ITAL IAN

Cesaro: “Una vetrina internazionale” / Cesaro: “An international showcase”

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De Magistris: “Una Napoli più bella” / De magistris: “A more beautiful Naples” James the Great

CULTURA NEL MONDO ANNO VI N.14

ap r i l e - gi u gno

America’s Cup World Series

Speciale Napoli

Eleganza targata Napoli Una storia di uomini e di idee / History of men and ideas

Luna Rossa Again

Gioielli ritrovati / Rediscovering jewels La storia insegna / The history should teach us... Nisida è un’isola ma nessuno lo sa... / Nisida is an island but nobody knows it…

BPMed parla un linguaggio chiaro e comprensibile e si propone come un centro di ascolto e di supporto per chiunque abbia idee e progetti in grado di tradursi in attività imprenditoriali finanziabili. Una banca interattiva, perfettamente in sintonia con le comunità dei territori, dinamica nella gestione imprenditoriale, ma soprattutto efficace ed efficiente nell’operatività

Dal mare un itinerario di terra / From the sea an overland journey Eduardo incontra Pirandello / Eduardo met Pirandello Partiture dal cuore / Music from the Heart Napul’è... Mille canzoni / Naples is… a Thousand Songs Cinema anema e core / Cinema in “anema e core” style

www.bpmed.it

L’escursione di Dickens sul Vesuvio / Dickens’s Visit to Mount Vesuvius Arcus, una nuova visione per la cultura / Arcus, a new vision for culture

stile ITALIANO CULTURA NEL MONDO

I circoli velici di Napoli / Yacht Clubs of Naples

Mito, culto e misteri / Myth, Cult and Mysteries La letteratura dei sapori / The Literature of Flavors

Arte Moda Teatro Storia Musica Letteratura Cinema Tradizioni Costume Cucina e...

America’s cup. Una storia di uomini e idee Napoli dal mare: un itinerario di terra Nisida è un’isola e nessuno lo sa... Eduardo incontra Pirandello Napul’è mille canzoni... Mito, culto e misteri La dolce fisiognomica La stanza del gusto. La letteratura dei sapori Cinema anema e core

I protagonisti ISSN 977197245600

La dolce fisiognomica / The Physiognomy of Pastries

Da oggi accanto a te

2012

Mostre & Eventi / Exhibitions & Events English version

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - 70% - DCB Milano Tassa Pagata/Taxe Perceu/Ordinario

Lo spettacolo arriva a Napoli / The show reaches Naples

h glis xt n E llte d Fu he en at t Euro 10,00 USD 20,00

20014 >

9 771972 456003

trimestrale / NUMERO

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Stile Italiano / N. 14-2012

de l’energia entrata nel suo cuore. Parlando di energia quella di Napoli è fortissima. Ed è data ogni giorno dal teatro permanente della città stessa che si offre quasi sfacciatamente agli occhi di chi la osserva. Non c’è vicolo, non c’è volto, non c’è monumento che non ti penetri stagliandosi negli occhi. A Napoli anche gli sguardi più indifferenti, non sono più sfuggenti, ma diventano attenti a ogni momento in cui si vive la città che ti scorre via passo passo, parola per parola, in quel modo di esprimersi che tanto hanno evidenziato artisti e poeti da Eduardo de Filippo, Totò, Massimo Troisi e molti altri come loro. Perché il napoletano non è un dialetto, è una lingua vera e propria. Come si può tradurre l’espressione di un forte sentimento di amore che un uomo manifesta a una donna se non con “io te vurria vasà”. è molto diverso da “Ti vorrei dare un bacio”. Dentro questa frase c’è tutta la passionalità, la teatralità e la poesia che questo popolo esprime e racconta con la sua grandezza umana e storica. Dunque Napoli si è raccontata in parte in questo numero speciale, il primo di altri. Auspichiamo che questo insieme di articoli vi faccia allontanare, qualora necessario, da quei pensieri non felici, che portino mancato rispetto a Napoli e ai suoi cittadini straordinari. Per questo numero di “Stile Italiano cultura nel mondo” abbiamo potuto contare anche sulla preziosa collaborazione di personaggi napoletani eccellenti, di grande cultura e di comunicazione, senza i quali non avremmo potuto realizzare questo speciale. Eccezionale per noi è anche la concomitanza di un momento speciale per la città: le tappe della America’s Cup World Series. Ed è proprio in questo teatro di mare, di sole, di vento, di cultura e natura che si svolgeranno le regate. Per questo diciamo bravi a tutti coloro che ne hanno permesso la realizzazione e aguriamo tanto buon vento in poppa a una città che merita di essere vista, ascoltata e vissuta per quello che è sempre stata: meravigliosa! Buona Pasqua di serenità, salute, divertimento e tanta energia. English version on page 168 Angela Giannini Pagani Donadelli

Editoriale

Q Questo è un numero veramente speciale e noi di Stile Italiano ne siamo felici, anche per tutti i nostri lettori che, da anni, condividono da queste pagine le meraviglie e la straordinaria bellezza dell’Italia e delle sue eccellenze. Tra queste, sia in termini di territorio, sia di realtà di impresa, storia, costume e arte, ce n’è una in particolare, che per troppo tempo i media hanno voluto ingiustamente declassare dandone una parziale verità, attraverso un irresponsabile trattamento di immagini negative, continue e pressanti. La visione di particolarità negative non riguarda per fortuna nè la totalità del territorio nè la maggioranza della popolazione. Sto parlando di Napoli: una città che non ha uguali. Per fortuna non può che essere la sua bellezza a rimanere nella mente di milioni di persone: turisti, uomini di affari e di cultura che si portano nel cuore questa memoria, dopo un soggiorno in città e in tutta la Campania. Sono i suoi straordinari contenuti culturali esistenti sul territorio: quali imprese eccellenti con grande creatività, studiosi professionisti e un’antica tradizione e presenza aristocratica, a costituire la grande spinta propulsiva necessaria al raggiungimento di una qualità sociale che questa città vuole realizzare. Sicuramente la scelta di accogliere a Napoli un evento sportivo e internazionale quale l’America’s Cup è uno straordinario momento concreto di una volontà di cambiamento. Tornando alla sua bellezza, che abbiamo voluto raccontare su questo numero speciale e monografico su Napoli, come si fa a non ricordare: Capri, Sorrento, Amalfi, Ischia, Procida, zone di turismo e di grande cultura che oltre ad avere un mare stupendo, possono vantare una cucina unica al mondo e una personalità inconfondibile e di grande qualità. Non per nulla Stendhal scriveva: “Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo.” O ancora Johann Wolfgang Goethe nel suo Gran Tour: “Vedi napoli e poi muori!” Una volta visitata Napoli, la bellezza contemplata e vissuta dal suo essere sensibile e poetico, poteva anche essere l’ultima emozione di una vita, tale e tanto gran-


Sommario / Summary N.14 / 2012 Stile Italiano / N. 14-2012

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Editoriale / Editorial

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Caldoro: “Uno spettacolo che affascinerà” / Caldoro: “It will be a fascinating show”

Graziano: “Ne sono orgoglioso!” / Graziano: “I’m very proud of this!”

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Cesaro: “Una vetrina internazionale” / Cesaro: “An international showcase”

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De Magistris: “Una Napoli più bella” / De magistris: “A more beautiful Naples”

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James the Great

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Lo spettacolo arriva a Napoli / The show reaches Naples

34 38 50 56 68

Luna Rossa Again

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Dal mare un itinerario di terra / From the sea an overland journey

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Eduardo incontra Pirandello / Eduardo met Pirandello

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Eleganza targata Napoli Una storia di uomini e di idee / History of men and ideas

I circoli velici di Napoli / Yacht Clubs of Naples Gioielli ritrovati / Rediscovering jewels La storia insegna / The history should teach us... Nisida è un’isola ma nessuno lo sa... / Nisida is an island but nobody knows it…

102 108

Partiture dal cuore / Music from the Heart

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Cinema anema e core / Cinema in “anema e core” style

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L’escursione di Dickens sul Vesuvio / Dickens’s Visit to Mount Vesuvius

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Arcus, una nuova visione per la cultura / Arcus, a new vision for culture

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Mito, culto e misteri / Myth, Cult and Mysteries

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La dolce fisiognomica / The Physiognomy of Pastries

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Mostre & Eventi / Exhibitions & Events

82

Napul’è... Mille canzoni / Naples is… a Thousand Songs

La letteratura dei sapori / The Literature of Flavors

English version

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Graziano

“Ne sono orgoglioso!” a cura della REDAZIONE DI STILE ITALIANO

Aprile, simbolo della primavera, significherà per la città di Napoli qualcosa di unico. Per la prima volta nella sua storia la capitale del Sud ospiterà gare World Series per l’America’s Cup. Scenario suggestivo e impareggiabile, il lungomare di via Caracciolo. Ne parliamo con il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, nonché amministratore Unico di Acn, Paolo Graziano. Cosa significa per Napoli ospitare una manifestazione importante come l’America’s Cup? Perché ha fortemente voluto la realizzazione di questo evento nella sua città? In verità, ho profittato di un minimo spiraglio per cercare di ottenere la designazione di Napoli quale una delle città ospitanti le World Series. L’ho fatto in un momento difficile sotto il profilo dell’immagine internazionale della città. Eravamo in piena crisi rifiuti e non è stato facile convincere gli americani a prendere in considerazione questa possibilità. Le cose sono cambiate e ho personalmente notato che l’ipotesi stava diventando realtà, quando, all’inizio un po’ riottosi, si sono poi con-

vinti a venire a Napoli; é bastato capire in che spettacolo della natura avrebbero inscenato la loro kermesse per fargli cambiare idea. Non sarà stato così facile! Naturalmente no! Essere presi sul serio è stato solo dare il la a un concerto la cui partitura per gran parte restava da scrivere. Devo dire che, se siamo riusciti a guadagnarci l’assegnazione della gara, è stato anche per la bontà di un metodo instaurato per l’occasione. Potremmo definirlo il metodo America’s Cup. Per la prima volta a Napoli forze produttive e istituzioni di diverso colore politico, dal Comune alla Provincia di Napoli, alla Regione Campania, si sono ritrovate unite per il conseguimento di un obiettivo. Devo riconoscere che a Napoli e in Campania, sotto questo aspetto, si sono poste le premesse per una possibile svolta nel governo del territorio. All’insegna finalmente delle cose concrete, degli interessi generali della collettività e non più di logiche e beghe di partito.


Napoli ospiterà la prima tappa europea della America’s Cup World Series. Un appuntamento importante per i suoi cittadini, una preziosa occasione per rilanciare sul piano internazionale l’immagine di una città in ripresa. Delle potenzialità e delle aspettative che riguardano questo evento ci parlano le principali figure istituzionali dell’area napoletana che hanno costituito una società di scopo, l’ACN, che gestirà tutti gli eventi e le iniziative collegate alla disputa delle regate veliche dell’America’s Cup

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Caldoro: “Uno spettacolo che affascinerà”

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a cura della REDAZIONE DI STILE ITALIANO

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Incontriamo Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania. Un risultato importante. Ci sono stati momenti più duri ed altri nei quali si temeva di perdere l’appuntamento. Come si è arrivati a questa vittoria? Ha funzionato il gioco di squadra. Le istituzioni locali, con l’appoggio fondamentale dell’Unione Industriali e del suo presidente Graziano, hanno raggiunto un significativo risultato. Quando si lavora nell’interesse della comunità, quando si ricoprono incarichi istituzionali bisogna superare la logica dell’appartenenza. è da oltre un anno che lavoriamo per raggiungere l’obiettivo. Non è stato facile, ma Regione, Provincia e

Comune hanno fatto un buon lavoro. Molti erano scettici... Abbiamo lavorato nell’interesse dei cittadini. Al di là delle polemiche Napoli. E perché non altre province campane, c’erano altre possibilità ? Hanno scelto gli organizzatori. Loro avevano tutti gli elementi utili. Salerno e Caserta con la loro costa avrebbero rappresentato una ottima opzione. La Campania ha straordinarie potenzialità. Sono certo, però, che saranno numerosi i turisti che arriveranno e che ne approfitteranno per godersi le meraviglie, e sono tan-


Ravello, il World Urban Forum, abbiamo straordinarie occasioni per vincere questa sfida. Il rilancio del teatro San Carlo, che conta su un cartellone di indiscusso valore, il programma europeo per il sito di Pompei. Il primo grande progetto dal dopoguerra che si realizza con investimenti molto consistenti. E quello che faremo non riguarda solo il sito archeologico che va protetto, ma interessa soprattutto la parte extra moenia, vale a dire tutti gli interventi esterni che permettono ai cinque milioni di visitatori che vengono in quest’area ogni anno di avere tutte le condizioni idonee per arrivare e non andare via subito, ma di rimanere nella zona e vivere 9

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te, della nostra regione. Cosa rappresenta la Coppa America per Napoli e l’intera regione? Uno straordinario evento sportivo. Napoli e la Campania possono e devono proporsi alla comunità internazionale con una nuova immagine. Alle spalle lasciamo anni molto difficili, non abbiamo superato tutti i problemi ma iniziative come questa vanno nella giusta direzione. Abbiamo messo a disposizione degli organizzatori il miglior campo di gara al mondo, il piÚ suggestivo. Una sfida ambiziosa. Come intende affrontarla? La Coppa America, il Forum delle culture, il Festival di


Cesaro “Una vetrina

internazionale�


L a cura della REDAZIONE DI STILE ITALIANO

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Stile Italiano / N. 14-2012

Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli Presidente Cesaro, perché la Coppa America è un evento su cui la Provincia di Napoli ha inteso investire? “Quando decisi di entrare nell’ACN e di finanziare l’iniziativa, ho immediatamente pensato che fosse un evento in grado di innescare quel rilancio del territorio necessario per recuperare immagine e opportunità che negli ultimi anni erano state penalizzate in particolar modo dalla crisi dei rifiuti. Come Provincia di Napoli ho inteso pertanto accettare questa sfida e abbiamo cercato di dare un forte contributo in termini di idee, uomini e mezzi, affinché tale evento risultasse anche, se non specialmente, un volano per l’intera economia dell’area metropolitana”. Come avete concretizzato tutto ciò? “Ho ritenuto utile, a margine del puro avvenimento sportivo, portare avanti una serie di progetti per valorizzare la risorsa mare, il turismo e il nostro patrimonio culturale. Il tentativo è stato quello di coinvolgere la rete dei circoli nautici della provincia, i porti turistici che insistono nel golfo, sfruttando sinergie con quella rete di armatori di Napoli e provincia che il mondo ci invidia. Ma non solo. Vogliamo fortemente promuovere con iniziative appropriate i siti culturali e archeologici di Pompei ed Ercolano, anche perché proprio in questo periodo stiamo cercando finanziamenti da investitori privati internazionali da affiancare a quelli già stanziati da Unesco e Beni culturali. Abbiamo cercato di pianificare insomma una strategia complessa in grado di promuovere non solo la città capoluogo ma tutto il territorio dell’area metropolitana per allargare al suo ambito naturale, il Golfo di Napoli, l’area su cui ideare, investire e promuovere iniziative. Qual è stato il momento chiave nell’organizzazione di questo evento? Diversi, e in alcuni casi anche critici. Ma quello che mi piace sottolineare è lo spirito che ha consentito di superarli. Proprio grazie alla Coppa America infatti tra le istituzioni vi è stata una grande sinergia, che ha finalmente puntato ad un unico obiettivo condiviso nell’interesse della collettività, in cui sono stati completamente


De Magistris

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“Una Napoli più bella”

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L

a cura della REDAZIONE DI STILE ITALIANO

Luigi De Magistris, sindaco della città di Napoli Perché l’America’s Cup a Napoli? Il progetto di ospitare le regate della Coppa America era un obiettivo anche della precedente amministrazione, mai centrato e oggi invece raggiunto. Sin dal primo momento, a poche settimane della mia elezione, ho deciso di impegnarmi in prima persona per portare a Napoli questa competizione. In sinergia con Regione Campania, Provincia di Napoli e Unione Industriali della città, ci siamo costantemente tenuti in contatto con gli americani per definire i termini dell’accordo e i primi di settembre siamo volati a Plymouth per chiudere la trattativa. Insieme abbiamo raggiunto un grande successo in poco tempo: era tutt’altro che scontato. Abbiamo ottenuto non solo di

avere la prima tappa europea del circuito Ac World Series ma anche l’ultima, che si disputerà nel maggio del 2013, prima della tradizionale finale a San Francisco. Ho scommesso su questo evento perché credo sia per Napoli un’opportunità da cogliere per rilanciare a livello internazionale una nuova immagine, di una città non più invasa dalla spazzatura, più sicura, una città da visitare per la sua straordinaria cornice naturalistica e paesaggistica. è notizia di questi giorni, infatti, che SkySport inglese, una delle più importanti emittenti sportive al mondo, seguirà la diretta dell’evento insieme al canale YouTube e stiamo lavorando per chiudere accordi anche con importanti emittenti nazionali radiofoniche e televisive. Napoli avrà gli occhi del mondo puntati su di sé per una settimana e noi dobbiamo

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Si è sempre distinto per tenacia, bravura, passione. A soli 33 anni è alla quinta Coppa America, che ha vinto nel 2010 con Bmw Oracle

James the great Stile Italiano / N. 14-2012

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a cura di Antonio vettese foto di © Guilain GRENIER, Gilles Martin-Raget

James “Gimmy” Spithill è il giovane talentuoso timoniere australiano di Oracle. Vincitore della ultima edizione della Coppa a bordo del trimarano Bmw Oracle che ha battuto Alinghi nel 2010 a Valencia. La sua prima volta è stata quando aveva ancora i calzoni corti e si è trovato al timone di Young Australia. Era il 2000 e si correva ad Auckland, l’equipaggio era di giovanissimi ma lui, timoniere, era il più giovane di tutti. Impressionava per la sua determinazione in partenza, purtroppo di più non poteva fare con una barca lenta e senza grandi mezzi economici. Dopo lo hanno voluto su One World, sindacato americano condotto da Peter Gilmour, che diceva “è più bravo di me, lo lascio al timone”. Nel 2007 era il timoniere di Luna Rossa e in semifinale Louis Vuitton Cup è stato uno degli artefici della sconfitta di Bmw Oracle. è il timoniere di punta della barca americana, anche se presto avrà una dura concorrenza proprio in casa. James, ha mai regatato a Napoli? In passato ho regatato molte volte in Italia, mai a Napoli. Ho tutti gli elementi per credere che sarà un grande evento. Il pubblico potrà godere uno spettacolo mai visto prima. Le regate con i nuovi catamarani AC45 sono un gioco completamente nuovo, mai visto nel passato. Agli italiani piacerà molto. Come giudica il nuovo sindacato di Luna Rossa? Luna Rossa sarà un team forte. Lo skipper Max Sirena è

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La riconosciuta solarità dei napoletani e la loro tradizionale apertura nei confronti di altre culture si è, inevitabilmente, trasferita nelle ideazioni stilistiche dei creatori di moda partenope

Eleganza targata

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Napoli

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a cura della redazione di stile italiano

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Lo stile, la cultura, l’autenticità e le bellezze naturali sono il cuore del Made in Italy italiano. Infatti, tale espressione evoca un insieme di valori: tradizione, vocazioni originarie, territorio ma anche innovazione, tecnologia e design. La Moda, settore di punta del Made in Italy, rappresenta una quota molto significativa dell’economia europea. L’Italia, in tale scenario, occupa una posizione di leadership per numero di imprese, oltre 250.000 e un fatturato di circa 130.000 milioni di euro. Nel contesto nazionale, la Campania, con il territorio partenopeo in testa, è ben posizionata : grazie alla qualità della sua produzione, la piccola e media impresa campana del settore Moda è fortemente attrattiva sui mercati esteri. Ne abbiamo parlato con Carlo Palmieri, Presidente della Sezione Sistema Moda dell’Unione Industriali di Napoli nonchè Amministratore Delegato di Pianoforte Holding Spa che detiene i marchi Carpisa e Yamamay. Dottor Palmieri, i vostri associati rappresentano tutte le anime del Sistema Moda del territorio partenopeo che, con la qualità dei loro prodotti, ottengono successi in tutto il mondo. Certo, il nostro è un osservatorio privilegiato della crescita e dell’evoluzione di “fare impresa” d’eccellenza a Napoli: produzioni sartoriali come Kiton, Isaia, Barba, Mario Valentino e Marinella, calzaturieri e conciatori, di standing internazionale (i.e. Russo di Casandrino) oltre a brand quali Harmont & Blaine, Kocca, Push, Carpisa e Yamamay che stanno rapidamente affermandosi sui mercati nazionali ed esteri. Come crede possa influire, in termini di crescita dell’economia nazionale, il vostro comparto? Innanzitutto, ritengo che Moda, Arte e Cultura siano

i migliori ambasciatori dello Stile Italiano nel mondo e, quindi, strumenti ideali per la promozione internazionale dei nostri territori. Inoltre, in un momento di crisi economica diffusa, il dato fortemente positivo è rappresentato dalla buona performance dell’export del nostro settore e dal contributo che questa buona affermazione internazionale porta in termini di Pil ed occupazione. Napoli è bagnata dal mare. Che influenza, ritiene, questa circostanza abbia avuto sullo stile delle migliori produzioni locali? La riconosciuta solarità dei napoletani e la loro tradizionale apertura nei confronti di altre culture si è, inevitabilmente, trasferita nelle ideazioni stilistiche dei creatori di moda partenopei. Tutto ciò si tramuta in abiti ed accessori apprezzati, per caratteristiche colori e design, da uomini e donne che fanno tendenza: capi di stato, attori ed attrici, di livello internazionale, ed esponenti del mondo dello spettacolo e dello sport.


Una storia di uomini e idee

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Una leggenda costruita su passioni, sentimenti, tecnologia e volontà . è il piÚ antico trofeo dello sport internazionale

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di antonio vettese

interruzioni. Nel 1983, quando Alan Bond (uno dei grandi rider degli anni ottanta che, dopo un grande successo e aver comprato i girasoli di Van Gogh, ha fatto bancarotta) con un manipolo di australiani istigati da John Bertrand ha strappato la Coppa agli “imperatori” del New York Yacht Club che se la tenevano stretta da centotrentadue anni. è stato proprio quell’anno che l’Italia ha scoperto tutta la leggenda della Coppa. Lo Yacht Club Costa Smeralda aveva lanciato la prima sfida italiana con Azzurra, che riuscì a battersi bene con i migliori: skipper Cino Ricci, timoniere Mauro Pelaschier. Sostenitori sono l’avvocato Gianni Agnelli e sua altezza Karim Aga Khan. La sfida italiana è un indicatore anche di salute economica: essere accettati nel tempio del capitalismo anglosassone, ha un peso. E non è un caso che un anno prima l’Italia di Zoff abbia vinto uno storico campionato del mondo di calcio. La Coppa dopo quello storico primo viaggio verso l’Australia ha viaggiato ancora. L’hanno rivinta gli americani con una storica impresa di Dennis Conner, poi i neozelandesi con sir Peter Blake e una squadra di invincibili. Nel 2003 l’imprenditore svizzero Ernesto 27

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La Coppa delle cento Ghinee è una brocca forgiata nel 1848 in due esemplari (si dice) nei laboratori londinesi di Garrard, i gioiellieri della regina Vittoria. Una delle due, nel 1851, è stata il premio per una regata che ha visto la goletta America sfidare un certo numero di yacht inglesi nel Solent. La esile goletta, discendente diretta delle barche da pesca dei banchi di Terranova, batté senza pietà, in una regata attorno all’isola di Wight e sotto gli occhi della regina imperatrice, le migliori barche inglesi, molte delle quali navigavano complete di caminetti, tappeti e arredi. Quella sfida, avvenuta nell’anno di una importante esposizione universale, è stata l’inizio di una delle più belle leggende dello sport. Mostrava già una sua valenza simbolica: gli uomini del nuovo mondo, in arrivo dalle colonie erano riusciti a battere con quattro soldi e le loro idee la più grande potenza industriale e marittima del mondo. Quella Coppa diventa “America” negli anni settanta dell’800 attraverso un atto di donazione, Deed of Gift, che ne sancisce alcune regole fondamentali che, nel bene e nel male, le hanno consentito di restare il più antico trofeo dello sport internazionale che si disputa senza


Lo spettacolo arriva a Napoli

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Le prime regate del 2012 sono nella cittĂ partenopea. Il lungomare di via Caracciolo si animerĂ con gli equipaggi piĂš forti del mondo

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Dopo la vittoria di Bmw Oracle nel febbraio del 2010 Larry Ellison, uno degli uomini più ricchi del globo, ha deciso che la 34° edizione sarà disputata con grandi catamarani con ala rigida costruiti secondo una nuova formula di stazza che si chiama AC 72. Saranno grandi barche, velocissime, che vedremo in regata solo durante il prossimo anno. Nelle stagioni di regata dal 2011 al 2013 in preparazione del grande evento di San Francisco, previsto da luglio a settembre 2013, i team sfidanti partecipano a un circuito di World Series che si corre con un catamarano simile all’AC 72 ma decisamente più piccolo. Si chiama AC 45, anche lui dotato di vela alare rigida ha già espresso prestazioni notevoli. Gli equipaggi devono essere davvero reattivi, atletici. I te-

am più forti sono il defender Oracle, gli italiani di Luna Rossa, gli svedesi di Artemis Racing e i neozelandesi di Emirates Team New Zealand. Un fortissimo outsider sarà il team dell’inglese Ben Ainslie, che partecipa solo al circuito AC 45 assieme a Green Comm di Francesco de Leo, i francesi di Aleph, Team Korea e China Team. Le regate di Napoli sono quelle del primo evento del 2012 dell’A merica’s Cup World Series, il programma è articolato su regate di f lotta, match race e prove di velocità, e si corre con i catamarani della classe AC45, dotati di ala rigida. Nel week end di apertura i team avranno modo di verificare la loro preparazione in vista delle regate valide per il campionato. Sabato 7 aprile si disputeranno di-


Conclusi gli Speed Trial, gli equipaggi verranno impegnati in una regata winner-takes-all della durata di circa quaranta minuti che assegnerà il titolo di vincitore del Fleet Race Championship. Tutte le regate comprese tra l’11 e il 15 aprile saranno trasmesse in diretta su www.youtube.com/americascup. Nel corso degli eventi del 2011 a farla da padrone sono stati Emirates Team New Zealand e Oracle Racing Spithill, c’è da scommettere che le cose cambieranno nel corso del 2012. Oltre ad Artemis Racing, altro osservato speciale sarà Luna Rossa, al debutto proprio nelle acque di Napoli. Nonostante l’ingresso tardivo nel circuito, il team italiano impegnerà due equipaggi a bordo degli AC 45. English version on page174 33

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versi duelli di match race (la formula uno contro uno con cui si corre la Coppa). La domenica sono previste tre regate di flotta della lunghezza prevista di quindici minuti. Tra mercoledì e sabato i team daranno vita a undici regate di flotta con in campo tutti i concorrenti, inclusa una prova di circa quaranta minuti, utili a determinare i quattro team che avanzeranno verso le semifinali e le finali dell’evento di match race. L’ultimo giorno della manifestazione, domenica 15 aprile, si aprirà con la disputa degli AC500 Speed Trial, nel corso dei quali ogni team si metterà alla prova su un percorso lungo 500 metri. L’equipaggio che coprirà il percorso nel minor tempo sarà incoronato come vincitore della prova.


Luna again

rossa Stile Italiano / N. 14-2012

A Napoli il debutto in regata della quarta sfida voluta da Patrizio Bertelli. Lo skipper Max Sirena ha scelto un equipaggio di giovani talenti e manager di grande esperienza

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Max Sirena e Patrizio Bertelli durante la Coppa del 2007

è il 3 febbraio 1997, il progettista argentino German Frers e Patrizio Bertelli stanno discutendo sulla costruzione di un nuovo megayacht, si chiamerà Ulisse, come la barca da crociera precedente, disegnato nello stile contemporaneo. Il discorso casca sulla Coppa America, di cui Bertelli è molto appassionato. Frers gli dice guarda che sei il tipo giusto per fare la Coppa . In pochi giorni il sindacato viene costruito ed è l inizio della lunga avventura di Luna Rossa: Bertelli da allora non riesce più a fare a meno di partecipare. Nel 1997 sceglie come skipper e timoniere il napoletano Francesco de Angelis: metodico, preparato, lavora con un impegno inesauribile. Il tattico è il brasiliano Torben Grael, il progettista German Frers che chiama Doug Peterson, autore di barche vincenti come America Cubed e New Zealand 95. Si corre a Auckland nel 2000, Luna Rossa è molto rapida: la sua progressione nella Louis Vuitton Cup è formidabile e conquista il soprannome di Silver Bullet. E’ una edizione piena di colpi di scena, compresa la rottura di un albero e la finale delle regate di selezione contro AmericaOne di Paul Cayard è la più combattuta di tutti i tempi: Luna Rossa vince per 5 a 4 dopo due settimane di combattimenti furiosi. Nella sconfitta, la prima campagna di Team Prada è un successo. Luna Rossa torna anche nel 2003, equipaggio simile e nuove ambizioni. Purtroppo fin dalle prime regate si capisce che l’equipaggio fa una grande fatica a restare in regata con una barca che è rimasta una generazione indietro. Patrizio Bertelli decide di tentare il tutto per tutto cambiando la prua, ma questo non basta a farne una barca vincente e il suo cammino è segnato. Alinghi di Ernesto Bertarelli, in quella

edizione, è decisamente superiore a ogni altra barca e infatti prima vince la Louis Vuitton Cup e poi conquista la Coppa America. Il sindacato svizzero è fortissimo, la barca costruita ad un livello di affidabilità sconosciuto agli altri team e soprattutto ai neozelandesi che detengono la Coppa. Quando il trofeo arriva in Europa, sede delle regate Valencia, Luna Rossa è ancora in prima linea. Ma lo sono anche gli avversari, con un grado di preparazione veramente elevato. Luna Rossa fa bene fino alle finali della Louis Vuitton, dove incontra Emirates Team New Zealand. è una rivincita delle regate del 2000, purtroppo i kiwi sono ancora una volta più veloci. Gli italiani hanno speso molte energie per battere BMW Oracle e sono un po’ vuoti. Dopo questa edizione con le prime avvisaglie della crisi mondiale Patrizio Bertelli, che aveva condiviso con Tim e Marco Tronchetti Provera la sfida, annuncia il ritiro. Bertelli in apparenza resta fuori dal gioco, ma poi quando capisce che può condividere il design Emirates Team New Zealand e che può presentarsi a San Francisco competitivo decide di rientrare e lancia una nuova sfida attraverso il Circolo della Vela Sicilia con sede a Palermo. A Napoli è presente con due barche della classe AC 45, sono Luna Rossa Swordfish e Luna Rossa Piranha. I timonieri sono i giovani promettenti Paul Campbell-James e Chris Draper. Lo skipper Max Sirena, che per Bmw Oracle si era occupato della gestione della grande ala rigida. La costruzione del grande catamarano della classe AC 72 sta procedendo a ritmi serrati in un cantiere italiano. Verrà completato a Auckland con le parti strutturali e lì inizieranno gli allenamenti. English version on page 174


Nella pagina a fianco: Luna Rossa contro Alinghi nel 2003, campagna difficile per il team italiano, Luna Rossa impegnata a Valencia nel 2007, dove ha raggiunto la finale Louis Vuitton Cup. Lo skipper Max Sirena, che ha partecipato a tutte le sfide del team italiano, con Patrizio Bertelli durante le regate del 2007

Stile Italiano / N. 14-2012

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Circolo del Remo e della Vela Italia

Stile Italiano / N. 14-2012

Il pi첫 antico tra i circoli velici napoletani con grande attenzione al vivaio giovanile

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ALCUNI RISULTATI Numerosi i titoli iridati, nel 2005 quello vinto da Maria Stella Turizio e Maria Carolina Rendano al Campionato del Mondo Classe “420” femminile e, sempre a Brest, la medaglia di argento nella categoria maschile di Alfredo Capodanno e Vittorio Papa. Nel 2008 giunge il titolo europeo juniores “420” con Camilla Marino e Claudia Soricelli e il prestigioso “Collare d’Oro”, la più alta onorificenza conferita dal CONI per meriti sportivi ed attribuita alle Società che abbiano compiuto 100 anni di attività. Nel 2009, anno della celebrazione del 120° anniversario della fondazione del Circolo, è stata proprio la sezione Remo, la più antica del sodalizio, ad ottenere il maggior numero di vittorie, tra cui anche quella della regata di canottaggio più antica d’Italia, nella centesima edizione: la “Coppa Lysistrata”, mantenuta in bacheca anche nel 2010. Altri successi sono giunti dagli atleti Leopoldo Sansone, Giuseppe Vicino e Roberto Bianco che hanno vinto la medaglia d’oro ai Campionati Assoluti di Ravenna e hanno trionfato nelle Regate Nazionali di Piediluco. Ma il 2009 segna anche il successo della vela, grazie ai due argenti conquistati dall’equipaggio femminile Marino-Soricelli nella Classe “420” ai Mondiali Juniores (Brasile) e ai Mondiali Assoluti (Riva del Garda). Nel 2010 ancora un argento conquistato agli Europei di vela a Scarlino dall’equipaggio del C.R.V. Italia di “Le Coq Hardì” di Maurizio e Gianpaolo Pavesi, con a bordo il tattico Francesco de Angelis. Il 2011 è stato un anno d’oro per il canottaggio. Il primo successo internazionale del Circolo Italia a marzo, lo hanno conquistato i canottieri Sansone, Bianco e Vicino, membri di un otto della Squadra Nazionale di Canottaggio, che ha vinto ad Amsterdam il 39° “Head of the river Amstel”. Vinti anche quattro titoli nazionali ai Campionati Italiani di Ravenna ed uno campionati italiani U23 Gavirate daGiuseppe Vicino che a luglio si è aggiudicato un argento ai mondiali U23 ad Amsterdam e il mese successivo l’oro ai Mondiali juniores di Eton. 39

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Nell’Ottocento, quando già negli altri paesi, Inghilterra in testa, nascevano e proliferavano gli yacht club, in Italia non si poteva parlare ancora di una attività diportistica vera e propria. Fino al 1870 di barche da regata o crociera se ne erano viste poche e una certa attività c’era stata solo sui laghi Verbano e Lario. Decano tra i circoli velici napoletani è il Circolo del Remo e della Vela Italia, diretto discendente del prestigioso Canottieri Italia fondato il 20 novembre 1889 al Borgo Marinari, nel cuore di Santa Lucia, la cui attività prevalente, come suggerisce il nome, era, allora, quella del remo. La vittoria del primo Campionato Italiano di canottaggio, nel 1896, rappresentò l’inizio di una lunga serie di successi dei suoi colori, fin da allora rossoblu. La sezione vela è più giovane di circa venticinque anni: nacque, infatti, nel 1913, per poi fondersi nel 1946 col Circolo Partenopeo della Vela e assumere l’attuale denominazione. Numerosissimi i successi: negli anni cinquanta sono sette le vittorie nei campionati italiani o europei, negli anni sessanta aumentano a nove. Nel 1968 Franco Cavallo e Camillo Gargano vincono il bronzo olimpico in Messico. Tra i campioni allevati dal Circolo: un nome per tutti: Francesco De Angelis, skipper di Luna Rossa, che ha iniziato a regatare nelle acque del Golfo di Napoli, sempre sotto lo sguardo vigile del mitico “Gennarino” che ancora oggi dirige i giovani allievi. Oggi il presidente del C.R.V. Italia è Roberto Mottola di Amato, olimpionico e campione del Mondo della classe Tempest, eletto la prima volta nel 2007 e riconfermato il 24 febbraio scorso per il suo terzo mandato consecutivo. Tra i meriti del Circolo, il più importante è la particolare attenzione dedicata al vivaio giovanile, con l’esito che la maggior parte dei campioni velici italiani ha regatato o regata per i colori rossoblu. English version on pag 175


Scuola di vita, non solo di sport, per migliaia di giovani napoletani. Elaboratore di valori sociali: impegno, competizione leale, organizzazione vincente

Circolo

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Canottieri Napoli

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Fondato novantasei anni orsono, nella sua lunga storia sportiva il il Circolo Canottieri Napoli ha sempre occupato una posizione di vertice in campo nazionale ed internazionale come è testimoniato dal suo palmares 8 titoli italiani, 1 coppa dei campioni, 1 titolo europeo, 1 titolo mondiale e 1 titolo olimpico nella Pallanuoto; 4 titoli europei, 1 titolo olimpico, 1 argento olimpico e 2 bronzi olimpici, 1 medaglia d’argento ai mondiali, oltre 200 titoli italiani assoluti, oltre 300 titoli di italiani di categoria nel nuoto; 2 titoli olimpici, 1 Mondiale e 6 Titoli Europei nel Canottaggio; oltre a numerosissimi Titoli Nazionali e Europei nella Vela. La sede del Circolo Canottieri Napoli è tra le più prestigiose della Città di Napoli essendo estesa su di una superficie di oltre 7000 mq con 3500 mq coperti con saloni in grado di ospitare manifestazioni e riunioni conviviali per oltre 400 persone. Il Circolo gode di una straordinaria posizione strategica poiché è immerso nella verde oasi dei giardini del Molosiglio, ad un passo dalla diga foranea del porto di Napoli, mentre affaccia sulla stupenda baia del Molosiglio con la visione al davanti di tutto il Golfo di Napoli ed in particolare di Paesi Vesuviani, della penisola sorrentina e dell’isola di Capri. Il Circolo Canottieri Napoli offre la possibilità di ormeggio a circa centocinquanta imbarcazioni, dispone di due ampi parcheggi autonomi, due campi di tennis in terra rossa, una piscina olimpionica coperta nel periodo invernale, mentre l’attività del Circolo è molto articolata e comprende oltre alle manifestazioni sportive anche tornei di

bridge, di burraco, manifestazioni scientifiche, culturali, mondane, conferenze, corsi di ballo e di recitazione. Il Circolo Canottieri Napoli, scuola di vita, non solo di sport, per migliaia di giovani napoletani, è soggetto attivo nell’universo della comunicazione, potente elaboratore di pregiati valori sociali: impegno, competizione leale, sacrificio, organizzazione vincente. L’attività agonistica di centinaia di atleti impegnati nelle varie discipline sportive testimonia nell’ambiente i predetti valori sociali e coinvolgerà in questa azione comunicativa i soggetti che vorranno sostenere le sue attività sportiva, segnalandoli all’attenzione del contesto sociale. Conta varie discipline sportive tutte affiliate al CONI: • Nuoto; • Pallanuoto; • Salvamento; • Triathlon; • Canottaggio; • Vela; • Motonautica; • Tennis; • Bridge; nelle quali sono impegnati quotidianamente più di tremila atleti. Il presidente è il professor Curzio Buonaiuto, in carica dal giugno 2004, il vice presidente sportivo è il due volte campione olimpico Davide Tizzano (appena eletto), il vice presidente amministravito è l’avvocato Vittorio Lemmo mentre l’addetto stampa è il dr. Rosario Mazzitelli. English version on page 176

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Reale Yacht Club Canottieri Savoia

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Il Reale Yacht Club Canottieri Savoia è stato fondato nel 1893 a Santa Lucia dove è rimasto sin da allora e per i primi due anni si chiamò Canottieri Sebezia. Nel 1895 il re d’Italia, Umberto I, acconsentì al cambio della ragione sociale e si sostituì Sebezia con Savoia. Nel 1900 Vittorio Emanuele III, appena giunto sul trono di re d’Italia, assunse la presidenza onoraria del Circolo che tenne per ben 46 anni. Fu lui che volle far aggiungere al nome l’appellativo di “Reale”. Attualmente si contano circa 900 soci e il dottor Giuseppe Dalla Vecchia, più noto come Pippo, ne è il presidente dal 1991. Da allora il Circolo è progressivamente ritornato al suo antico splendore. Pippo Dalla Vecchia ha scelto fin dall’inizio di conferire una chia-

Vela, canottaggio e regate all’insegna di eleganza e raffinatezza


ra impronta di raffinatezza e rigore ai saloni e al tono complessivo del Savoia. Nei centotredici anni della sua storia sportiva il Savoia ha conquistato vittorie prestigiose nel canottaggio e nella vela, campionati del Mondo, d’Europa, anche una medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1960. Ha scuole di vela e canottaggio molto attive ed ogni anno moltissimi giovani vengono lanciati nella dimensione agonistica delle due discipline sportive ai massimi livelli. Il CONI nel gennaio del 2003 ha conferito al Circolo Savoia la massima onorificenza sportiva, la prima attribuita a una società velica italiana: il Collare d’Oro al Merito Sportivo. Nel 2011 un autorevole volume pubblicato da Mondadori, tradotto in molte lingue, ha dedicato le sue pagine ai ventiquattro circoli più belli del mondo. Il Reale Yacht Club Canottieri Savoia è tra questi, privilegio che divide con soli altri quattro circoli italiani. In questi ultimi anni è diventato il Circolo di rappresentanza della Regione Campania e del Comune di Napoli. Capi di Stato, Primi Ministri, Ambasciatori, Premi Nobel, grandi nomi della cultura mondiale in visita ufficiale nella città sono sempre ospiti del Savoia. è anche il Circolo che può vantare ben due partecipazioni alla regata velica di gran lunga più prestigiosa e celebre del pianeta, la Coppa America. Prima nell’edizione del 2003, poi nella successiva che

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si è disputata nel 2007, il Savoia lanciò la sfida alla Coppa con Mascalzone Latino. Due tra i più grandi eventi organizzativi del Circolo di Santa Lucia è sicuramente il Trofeo Marcello Campobasso, riservato ai giovani velisti dell’Optimist, un appuntamento fissato nei giorni dell’Epifania che Pippo Dalla Vecchia ideò nel 1994 e che ancora oggi allestisce e dirige. Una vera piccola Olimpiade della vela, che porta ogni anno a Napoli centinaia di ragazzini provenienti da ogni parte del mondo. English version on page 176


Diffondere l’amore per il mare, lo spirito marinaro e la conoscenza dei problemi marittimi

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Lega navale

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La Lega Navale Italiana – Sezione di Napoli è la diramazione, sul territorio partenopeo, della Lega Navale Italiana, ente pubblico che opera sotto la vigilanza dei ministeri della Difesa e dei Trasporti e Navigazione e sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica con lo scopo di diffondere l’amore per il mare, lo spirito marinaro e la conoscenza dei problemi marittimi. In particolare, la Lega favorisce la tutela dell’ambiente marino e delle acque interne e sviluppa iniziative promozionali, culturali, naturalistiche, sportive e didattiche idonee al conseguimento degli scopi dell’associazione, promuovendo e sostenendo la pratica del diporto e delle attività nautiche. Oggi, i soci della Lega Navale di Napoli sono oltre 1.000 e il parco delle imbarcazioni sociali a vela e a motore raggiunge le 80 unità. Alla guida della sezione napoletana, l’avvocato Alfredo Vaglieco, Presidente della Lega che, da due anni, è saldamente al timone dell’istituzione. Tanti i progetti in campo: dalla realizzazione di nuovi spazi sociali negli ampi locali avuti in concessione dalla Marina Militare Italiana ai sempre frequentatissimi corsi organizzati per i velisti o aspiranti tali; dagli storici appuntamenti in mare, come la Velalonga alle iniziative di carattere sociale. Una delle più importanti novità è proprio la ristrutturazione dei locali messi a disposizione dalla Marina Militare Italia-

na, con la quale la Lega ha, da sempre, un rapporto di grande collaborazione e stima reciproca. Si tratta di oltre 800 mq che si sviluppano su due livelli e che saranno destinati, in primis, ad ospitare il Centro Studi di Tradizioni Nautiche, una realtà unica nel suo genere, che si occupa della conservazione di un immenso patrimonio di documenti e reperti riguardanti la storia della navigazione a vela e a motore. Per quanto riguarda gli appuntamenti sportivi, invece, il più importante resta la Velonga che, quest’anno, giunge alla sua ventottesima edizione e si arricchisce di una importante partecipazione, quella del Rotary Club. In sinergia con la Fondazione, che promuove, quest’anno, un progetto per l’eradicazione della poliomielite, la Lega metterà in mare oltre 150 barche, più di mille persone. L’evento, una grande festa del mare, si svolgerà il 29 aprile e, come da tradizione, sarà preceduta di ventiquattr’ore dalla regata delle imbarcazioni composte da equipaggi Over 60, intitolata alla memoria dell’ammiraglio Agostino Straulino; mentre il sabato, ci saranno le regate di avvicinamento delle imbarcazioni provenienti da tutto il golfo. L’attività sportiva della sezione è incentrata, inoltre, sull’organizzazione di una serie di regate per le classi altura, minialtura, meteor e derive (laser ed optimist). English version on page 177

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La Lega è, inoltre, molto attiva nel settore della formazione. Diversi i corsi a disposizione dei soci che spaziano dalla vela al kayak, dalla patente nautica alle derive, ai corsi per sub - di recente introduzione. Così come fondamentale è l’aspetto sociale, tant’è che la Lega si è fatta e si fa promotrice di molte iniziative a carattere umanitario. Tra i progetti di maggiore successo,“Una vela per sperare”. Destinato ad avvicinare al mare i bambini dei quartieri “a rischio” della città e realizzato in collaborazione con la Marina Militare Italiana, con la fondazione Albero della Vita onlus e con l’associazione l’Altra Napoli onlus, “Una vela per sperare” ha coinvolto circa cento bambini – di età compresa tra i sette e i dodici anni – di alcuni dei quartieri più disagiati di Napoli (Rione Sanità e San Giovanni a Teduccio). La vela come strumento di elevata valenza educativa, affiancato da interventi di contenuto pedagogico - attuati dagli operatori dell’ Albero della Vita – per offrire ai ragazzi in situazioni di disagio sociale una speranza: quella di una vita normale, lontana dalle miserie e dal degrado del quartiere, e basata su valori – lealtà, onestà, solidarietà – che sono imprescindibili, in mare e nella quotidianità, per costruire un futuro migliore.


Circolo Posillipo Stile Italiano / N. 14-2012

Uno dei centri di riferimento della cultura e della societĂ napoletana per lo sviluppo della passione per il mare e la pratica dello sport

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palmares Oggi il “Posillipo” rappresenta uno dei più blasonati sodalizi sportivi del mondo e può vantare con orgoglio l’eccellenza sportiva e una messe di titoli italiani, olimpici e mondiali in ben otto discipline, senza peraltro dimenticare la solidarietà e la funzione sociale che il proprio blasone impone.

In ottantasei anni di storia (1925 – 2011) gli atleti del C.N. Posillipo hanno vinto: 103 medaglie d’oro, 90 d’argento, 119 di bronzo, tra Olimpiadi, Campionati Mondiali ed Europei; 52 scudetti (squadre senior e giovanili), 420 Titoli Italiani, nonché alcune decine di Coppe e Trofei

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“Yacht Club Canottieri Posillipo”: già i suoi colori sociali richiamano i valori a cui si ispira: il rosso della passione e il verde della speranza sui quali svetta una croce di Sant’Andrea sul modello della bandiera inglese. Nell’atto costitutivo del 9 luglio 1925 viene indicato come scopo principale del sodalizio quello di sviluppare la passione per il mare e le attitudini marinaresche, attraverso la pratica dello sport, del remo, della vela e del nuoto. Complesse e travagliate le vicende storiche di questo circolo e della sua sede fino a quando, in occasione delle Olimpiadi del 1960, le licenze edilizie e i contributi economici per ampliare il “Posillipo” e il suo porticciolo lo fanno diventare quello che è oggi. La casa rossoverde torna a essere uno dei centri di riferimento della cultura e della società e tra gli ospiti illustri si annoverano: Giovanni Leone, Sofia Loren, Renato Rachel, Totò, Carlo Campanini, Walter Chiari e tanti altri. Entusiasmo, passione e impegno dei presidenti che si sono succeduti nel tempo alla guida di questa realtà, hanno consentito di continuare e incrementare l’antica tradizione sportiva e culturale del Circolo curandone la crescita fino a divenire una vetrina di campioni a livello mondiale che danno lustro e visibilità non solo alla Città di Napoli, ma all’Italia tutta. In questi anni il CN Posillipo, fortemente impegnato nel sociale, ha realizzato tantissime iniziative benefiche e di solidarietà, tra le quali sono da ricordare: i progetti per il Carcere Minorile di Nisida d’intesa con le Autorità preposte; i progetti messi in campo insieme con la Comunità di Sant’Eligio; spettacoli teatrali allestiti per la raccolta fondi a favore di varie Istituzioni; l’accoglienza a bambini ed anziani che vivono condizioni di estremo disagio; promozione di corsi gratuiti per avvicinare allo sport i giovani meno abbienti;tornei di beneficenza; convegni per la raccolta fondi a favore della ricerca in campo medico (Telethon, ALTS, AIDEL, ecc.) e tanto altro ancora. English version on page 177


Gioielli ritrovati

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La stazione FS di Napoli Mergellina è tra le opere partenopee più espressive dello stile “eclettico”, che per oltre settant’anni fu lo stile ufficiale dell’architettura italiana

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a cura della redazione di stile italiano

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L’

L’importante intervento di restauro conservativo e valorizzazione ha da poco restituito ai cittadini e ai turisti di Napoli uno dei palazzi monumentali più prestigiosi, oltre che un moderno sistema di mobilità intermodale con linee metropolitane, funicolare e collegamenti marittimi. La stazione FS di Napoli Mergellina è tra le opere partenopee più significative dello stile “eclettico”, per oltre settant’anni - dal 1860 al 1930 circa – espressione ufficiale dell’architettura italiana, a metà tra la fase “floreale” e il nascente linguaggio “decò”. L’opera, tradizionalmente attribuita all’architetto napoletano Gaetano Costa, fu in realtà realizzata dall’impresa dell’ingegner Leopoldo De Lieto su progetto dell’ingegner Giovan Battista Milani, progettista anche di Milano Porta Nuova e Venezia Santa Lucia. Dal punto di vista architettonico, il progetto originario si ispira in particolare allo stile Umbertino che ha caratterizzato buona parte dell’architettura di fine ‘800 – inizi ‘900, rispettandone le caratteristiche spaziali e architettoniche e le interrelazioni con gli elementi di arredo. La sua costruzione, iniziata nel 1925, rientrava nel programma d’attuazione della linea ferrata “direttissima” di collegamento tra Roma e Napoli, i cui lavori, iniziati nel 1911, furono interrotti durante la prima guerra mondiale e ripresero nel 1920. Una linea caratterizzata da un peculiare tracciato, con


La storia insegna...

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L’uomo saggio impara dall’esperienza altrui. Il più saggio degli uomini impara dalla “storia”, la quale altro non è che l’insieme delle esperienze di tutti gli altri uomini che hanno vissuto, prima di noi, su questa terra

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è di claudio ROMANO

Porto militare di Napoli, 15 agosto 1852. Con una grande manifestazione pubblica, Ferdinando II di Borbone inaugura il “Bacino di Raddobbo” primo,

nel suo genere, a essere realizzato nella penisola italica. Salvatore Fergola, olio su tela, particolare, Napoli, Palazzo dell’Ammiragliato

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È da po’ di tempo che qualsiasi quotidiano si legga, qualsiasi telegiornale si veda, inevitabilmente si parla di “deficit pubblico”, di “tagli alla spesa per riportare in pareggio il bilancio dello Stato”, di “rimodulazione della spesa pubblica”, di “interventi sui criteri di assegnazione delle pensioni” e via dicendo. Ma queste problematiche, in passato, hanno mai disturbato il sonno dei nostri progenitori? E se si, come hanno risolto queste tematiche i governanti dell’epoca? Fare quest’operazione significa volgere il nostro sguardo all’indietro, significa interrogare la “storia” per vedere chi, prima di noi, si è cimentato con queste difficoltà e come vi ha posto rimedio. In effetti, problematiche “identiche” a quelle poc’anzi menzionate avevano interessato il Regno delle Due Sicilie circa centottanta anni fa. Per comprendere appieno i termini della questione, è però necessario un preambolo. Nel 1820, in tutta Europa ma soprattutto nella penisola italica, vi fu un rigurgito di moti rivoluzionari. In particolare, nel Regno delle Due Sicilie, la preoccupazione di una rivolta popolare che riportasse al potere i giacobini, com’era accaduto pochi anni prima, era molto forte, per cui Ferdinando I pensò bene di chiedere l’intervento militare dell’Austria affinché un esercito fidato assicurasse l’ordine pubblico e tutelasse il suo trono. Fu così che il 18 ottobre 1821, le truppe austriache entrarono in Napoli. L’Impero asburgico, aveva accettato di “occupare” militarmente il Regno borbonico in quanto riteneva d’ottenere da ciò nuovo prestigio internazionale. Inoltre, le contropartite che erano state chieste dagli austriaci ed accettate dal Borbone, erano per loro particolarmente “interessanti”. Infatti, la Corona partenopea, si era impegnata a coprire le spese per il vitto, il soggiorno e lo stipendio delle truppe di Vienna e, trattandosi di oltre quarantaduemila uomini, la spesa era veramente notevole! Ben presto la situazione politica in Europa (ed anche nella penisola italica) si stabilizzò ed i venti “rivoluzionari” cessarono. A quel punto l’Austria aveva tutto l’interesse che quei suoi soldati continuassero ad essere sul libro paga del Borbone mentre, quest’ultimo premeva


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affinché i soldati asburgici rientrassero in Patria. Ma a Vienna erano diventati improvvisamente duri d’orecchio e le reiterate istanze degli ambasciatori partenopei continuavano a cadere nel vuoto. Verso la metà del 1823, il contingente austriaco presente a Napoli era sceso a trentacinquemila uomini e solo con il Trattato sottoscritto il 31 agosto 1824 fu stabilito un progressivo piano di rientro che prevedeva il rimpatrio di tutti gli austriaci rimasti entro la fine di maggio del 1826. Ma la partenza dei vari scaglioni veniva sempre rimandata ed i conti del Borbone andavano sempre più in rosso. Quando nel 1825 salì al trono partenopeo Francesco I, gli austriaci presenti nel Regno erano ancora dodicimila. Il nuovo Sovrano intavolò delle stingenti trattative che lo videro impegnarsi in prima persona, ma la forza politico-diplomatica della sua corona era poca cosa paragonata a quella degli Asburgo, per cui riuscì solo a ridurre ulteriormente il contingente austriaco che continuava a godere della piacevole “ombra del Vesuvio”.

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La spesa pubblica era talmente alta che Francesco I, per tentare di pareggiare i conti, fu praticamente “costretto” ad introdurre una tassazione tanto pesante quanto odiosa ma il cui gettito sarebbe stato sicuramente cospicuo e di facile riscossione: la “tassa sul macinato” che entrò in vigore il 28 maggio del 1826. Solo nel marzo del 1827, a fronte di un incessante lavoro diplomatico, l’ultimo soldato austriaco lasciò Napoli per fare rientro in Patria e così si arrestò quell’emorragia finanziaria che aveva creato un enorme deficit nel bilancio partenopeo. La permanenza del contingente asburgico costò al Borbone l’astronomica cifra di ottantacinque milioni di Ducati, in gran parte pagati attraverso gli introiti della “tassa sul macinato”! Sebbene le finanze del Regno fossero al tracollo, Francesco I non mise in atto politiche per il rientro del deficit in quanto l’entourage del monarca, per evitare di perdere delle “rendite di posizione” che si era assicurato all’ombra del sostentamento delle truppe austriache, fece l’impossi-


bile per mascherare agli occhi del Sovrano l’effettiva condizione economica facendo credere al Re che tutto andava bene. Ma, con il passare dei mesi, la situazione divenne sempre più pesante ed il deficit pubblico era salito a livelli altissimi, mai raggiunti in precedenza; ciò nonostante, molti esponenti della Corte borbonica continuavano ad asserire pubblicamente che tutto andava bene, ignorando il malumore del popolo e, soprattutto, nascondendolo al Re. Nel novembre del 1830, morì Francesco I e gli successe al trono il figlio Ferdinando II di Borbone. Quando costui prese il potere, subito si accorse che la situazione economica del Regno era al collasso. Innanzitutto notò che molti esponenti del suo governo, insediati dal padre, godevano di “rendite di Stato” tanto “generose” quanto immotivate mentre taluni dipendenti pubblici (tra cui molti militari) avevano avuto dei considerevoli aumenti di stipendio, del tutto immotivati ed in deroga ai regolamenti in vigore. Le indagini che il Sovrano Sopra Luigi di Borbone, Conte d’Aquila. Fratello di Ferdinando II, era il massimo responsabile della Real Marina. Litografia di Gatti & Dura. Napoli, Museo Naz.le di S. Martino

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Nisida è un’isola

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e nessuno lo sa...

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NISIDIA, Il mediterraneo e la nato Da quarant’anni anni l’isola di Nisida ospita il comando marittimo NATO che da questa sede opera per ventiquattro ore al giorno, tutti i giorni, per garantire pace e stabilità nel Mediterraneo e oltre


Un viaggio nel quartiere generale del comando marittimo NATO di Napoli dal quale alcune delle principali operazioni marittime di alto profilo sono state condotte: a partire da quelle nei Balcani degli anni Novanta, fino alla recente Operazione “Unified Protector� in aiuto della popolazione libica


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di angela giannini pagani donadelli e david taylor

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Sono le otto del mattino. Una macchina è ferma davanti al mio albergo. Mentre saluto chi mi sta aspettando, mi ricordo cosa mi era stato preannunciato la sera prima: “Verrà a prenderla un signore, è il Capo di Prima Classe Guida, dall’aspetto assai visibile, alto e ben piazzato”. Immediatamente ho pensato “con Lui come guida potrei andare dovunque con serenità”. A parte questi convenevoli da signora, la mattinata era stupenda, con una arietta frizzante e un sole splendente. Essendo in anticipo, abbiamo scelto un itinerario panoramico attraverso la zona di Posillipo: la città era meravigliosa. Così, di prima mattina, tra il cielo azzurro, la luce chiara e il mare che luccicava, mi sono sentita in totale armonia, stavo bene ed ero felice di essere a Napoli e di andare a conoscere una persona straordinaria. E lo posso dire senza riserve. Parlo, dell’Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri, responsabile del comando marittimo della Nato per il Mediterraneo. Iniziamo la nostra conversazione sotto la vigile attenzione di David Taylor,

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portavoce del Comando, a cui non sfugge niente. La sua presenza nei giorni precedenti era stata per me indispensabile, avendo focalizzato insieme quale taglio dare a tutto il servizio sulla Nato e l’isola di Nisida. La prima sensazione che ho avvertito nel salutare l’Ammiraglio è venuta dalla luce dei suoi occhi verdi, in uno sguardo fiero, trasparente e consapevole, di una persona che vuol far sentire la sua totale presenza e metterti a tuo agio. Queste sono doti che non tutti hanno. Mi racconta delle diverse missioni da lui comandate, dell’importanza di saper comunicare, di saper prendere decisioni rapide, talvolta non facili, per dare la massima sicurezza e sostegno a operazioni di difesa dove la Nato interviene a risolvere situazioni complesse in aree geografiche critiche. Mi parla anche dell’ultima missione in Libia dove ha comandato una forza aeronavale composta da migliaia di persone, inserita nella Task Force Nato guidata dal Generale Canadese Charles Bouchard nell’ambito dell’Opera zione “Unified Protector”.


rinaldo veri L’Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri della Marina Militare Italiana, Comandate della sede NATO di Nisida da marzo del 2011

Sono a dir poco affascinata dalle sue descrizioni e starei ad ascoltarlo ore e ore. Attraverso le sue descrizioni comprendo quanto poco si apprenda dai media del grande impegno di una organizzazione come la Nato senza il cui straordinario lavoro, a tutti i livelli, non potrebbero avvenire risoluzioni democratiche in Paesi che ancora oggi subiscono violenze e conflitti. Va espressa profonda gratitudine verso tutti coloro che si trovano in missioni dove il rischio è alto e dove esperienza, studio, disciplina e dedizione sono indispensabili per operare al meglio delle possibilità, per un fine di pace e di salvaguardia della democrazia. David Taylor ci farà da guida nel dettaglio di un viaggio che darà la giusta misura di cosa significa appartenenza alla Nato. Nisida è un’isola e nessuno lo sa… Il cantante Edoardo Bennato, originario di Bagnoli, nel 1982 ricordava ai suoi ascoltatori che, nonostante vi sia un importante collegamento viario, Nisida di fatto è un’isola e, sebbene non sia lontana dalla terra ferma, merita a pieno titolo la definizione di “isola”. Nelle sue Memorie, Hector Berliotz, compositore del XIX secolo, parlò con

Comando delle forze alleate NATO di Bagnoli, Napoli. (Foto di Edmund Taylor) Nella pagina a fianco Il logo del Comando delle forze marittime alleate di Napoli (MC Naples)

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un’isola per la nato Panorama del Golfo di Pozzuoli. Nisida appare in primo piano a sinistra e dietro si trovano Capo Miseno e le isole di Procida e Ischia. Il gruppo di edifici bianchi visibile all’estrema destra è la sede del


Dal mare

un itinerario

di terra

“La magnificenza di una notte di plenilunio, quale la godemmo noi errando per le strade e per le piazze, a Chiaia lungo il passeggio infinito, e poi su e giù sulla riva del mare. Si è sopraffatti veramente dalla sensazione della infinità dello spazio. Val pure la pena di sognare così” (Johann Wolfgang Goethe)


di Francesca Longobardo foto di Sergio Coppola e Riccardo Giordano

(in greco infatti “Parthenos” è la vergine). L’originaria vocazione marittima della città è accreditata anche dalla leggenda che collega Partenope al culto delle sirene sul promontorio di Sorrento o ad altre località più a sud sulle coste del Tirreno fino alla Sicilia. Sebbene non siano del tutto chiari i motivi che determinarono l’abbandono dell’insediamento più antico, risulta evidente che ad essi sia corrisposta l’ubicazione topografica distinta tra Parthenope e Neapolis. Di fronte a Pizzofalcone si erge solitario il castel dell’Ovo costruito sull’isolotto di Megaride che in epoca tardo antica cambiò destinazione d’uso, dal momento che vi sorse un convento di monaci basiliani, in epoca 83

Stile Italiano / N. 13-2011 14-2012

Guardare Napoli dal mare. Attraversare la città compiendo il percorso fatto dagli antichi coloni che scegliendo gli approdi costieri privilegiarono il lungomare e l’altura di Pizzofalcone. Proprio sulla rocciosa collina di Monte Echia ha origine la storia di Napoli. Qui storia e leggenda si intrecciano. Il mito di Partenope aleggia e trasmette l’eco di ciò che la ricerca archeologica non è ancora riuscita a dimostrare. Il racconto mitologico relativo alla sirena Partenope riporta la vicenda della morte della sirena, sorella di Leucosia e Ligea, che sarebbe giunta, ormai priva di forze, sulla riva del promontorio di Megaride; qui i coloni greci avrebbero coltivato il culto in suo onore, affidandolo alle vergini


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Eduardo incontra Pirandello

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Eduardo rende lineare tutto ciò che in Pirandello si doppia; anche la maschera non è più nuda, ma strettamente legata alla storia del personaggio, così come la finzione diventa trucco premeditato

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di Andrea bisicchia

Ciò che lega particolarmente la produzione teatrale pirandelliana a quella eduardiana è l’atto di nascita, essendo entrambi legati al genere farsesco, quello mediterraneo di Martoglio e Musco e quello napoletano di Petito e Scarpetta. Dietro le loro origini appaiono evidenti alcuni problemi che riguardano il linguaggio e il rapporto tra cultura regionale e cultura nazionale, o meglio ancora tra cultura siciliana - napoletana e cultura italiana che apriranno un dibattito tra i detrattori della prima e i sostenitori della seconda. Ora, la domanda che nasce spontanea è: nel primo dopoguerra Eduardo conosceva già l’opera di Pirandello? Possediamo due documenti che attestano l’amore di Eduardo per Pirandello, entrambi abbastanza noti, il primo riguarda la risposta alla domanda di uno studente durante una lezione tenuta alla Sapienza di Roma, il quale gli ricordava come spesso la critica utilizzasse il termine «pirandellismo» a proposito di certe

sue commedie: «Io questo pirandellismo attribuitomi dai critici non lo capisco, se devo dire la verità. Che vuol dire? Che cosa vogliono dire? Che ho copiato da Pirandello, che mi sono appropriato della sua tematica? Se è questo che s’intende per Pirandellismo, mi pare che non sia neanche il caso di parlarne, tanto è ovvio che, a cominciare dalla mia concezione del teatro a finire con i miei personaggi spesso poveri e affamati, spesso maltrattati dalla vita, ma sempre convinti che una società più giusta e più umana sia possibile crearla, niente potrebbe essere più lontano dall’idea teatrale di Pirandello e dei suoi personaggi. Se poi, per Pirandellismo s’intende che io ho avidamente letto, ascoltato e amato il suo teatro, che l’ho conosciuto e venerato, che ancora oggi, se penso a lui, alla sua intelligenza lucida e scintillante, al suo humour, alla sua umanità, mi sento prendere da una nostalgia tremenda e da un senso di perdita irreparabile, allora sì:

Pirandello e la Compagnia De Filippo alla prima di Liolà nel 1935

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Partiture dal cuore Dall’opera buffa settecentesca al melodramma fino ai nostri giorni: un’armonia di interpretazioni e musica senza tempo

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di Anna Cepollaro

Nei secoli precedenti l’Ottocento si definiscono forma e struttura di quella che sarà la canzone napoletana. Grande importanza ha l’opera buffa settecentesca nella definizione di contenuti, forme dialettali ricche di onomatopee e stili musicali. Inoltre, l’opera buffa contribuisce a rivalutare la canzone come forma autonoma, essendo essa il momento di maggiore intensità all’interno di trame spesso assai scontate. Anche dal melodramma vengono nuovi elementi e molti compositori colti musicano canzoni: da ciò probabilmente la ricerca, non sempre genuina, che vede riferimenti operistici in melodie e testi. Basti il caso di Fenesta ca lucive, attribuita a Bellini perché in essa appaiono elementi melodici de La sonnambula, che si possono però trovare anche nel Mosè di Rossini e che quindi testimoniano semplicemente del

gusto dell’epoca. Non è sempre facile stabilire quando è il melodramma a prendere spunti dal canto popolare e quando, invece, è il popolo a far sue melodie d’opera. Il percorso più frequente è dal popolare al colto, vista l’attenzione dei musicisti verso le espressioni del popolo e l’interesse verso le tradizioni del nostro paese da parte di viaggiatori stranieri illustri. Frutto di reciproci “prestiti” è, ad esempio, il canto tradizionale ‘E spingole frangese. Nel 1903, a margine di una sua pubblicazione, il professore Carmine Calandra annota: “Si confronti con la canzone napoletana ben nota, che sembra dunque aver raccolto questo motivo popolare; ma non è escluso il caso inverso.” Dubbio legittimo ma infondato, poiché il canto è già nella compilazione di Antonio Casetti e Vittorio Imbriani del 1871-1872: proviene da Pomigliano


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Napul’è…mille

canzoni

Amori, passioni e sentimenti che vibrano in poesie messe in musica. Un percorso straordinario di conoscenza e grande talento

Sta bruciann’ sta terra, e nun se ferma maje chistu mare ca ll’aria ce po’ ddà: il verso iniziale di è fernut’ ‘o tiempo di James Senese regala una delle ultime, in ordine di tempo, prospettive sonore su Napoli: impegnata a fare i conti con il suo patrimonio culturale, Napoli ha regalato al mondo straordinarie musiche facendo propri i suoni del Mediterraneo nel segno dell’inclusione culturale e del dialogo tra sponde. La “città porosa” di Walter Benjamin, il luogo “dalla durezza bestiale” di Ian Fleming o la metropoli figlia del canto della sirena Partenope: il capoluogo campano è tutto questo e molto di più. Nelle parole di Stanislao Nievo, la città trova un’eccellente sintesi: “Se ci fosse una capitale dell’anima, a metà tra oriente e occidente, tra sensi e filosofia, tra onore e imbroglio, avrebbe sede qui”. Napule è mille culure / Napule è mille paure ha cantato negli anni settanta Pino Daniele, testimone amatissimo della canzone d’autore partenopea degli ultimi quattro decenni. “Neri a metà” per eccellenza, James Senese e Pino Daniele sono solo due dei protagonisti della scena musicale partenopea, la cui storia ha idealmente inizio tra i tasti del pianofortissimo di Renato Carosone. L’esperienza di performer ad Addis Abeba durante il secondo conflitto mondiale, la capacità di sintetizzare lo swing, l’indolente ironia napoletana e la pirotecnica forza ritmica del

batterista Gegè Di Giacomo in una grammatica nuova e affascinante fanno di Carosone il vero musicista / spartiacque nel grande percorso verso la contaminazione tra la popular music internazionale e Napoli. Allievo di Vincenzo Romaniello, Carosone ridefinì i confini delle piccole formazioni ritmiche, potenziandole con una spiccata teatralità e con espedienti sonori efficacissimi. Da Torero a Tu vuò fa l’americano sino a Caravan Petrol o Maruzzella, la vitalità contagiosa del pianista è stata imitata, citata e celebrata da musicisti di estrazioni diverse tra loro. L’incapacità, a suo dire, di tener testa ai suoni d’oltreoceano che invadevano l’Europa spinse Carosone a regalare, nel 1960, una delle uscite di scena più eleganti della storia dello spettacolo italiano. Nello stesso anno venne pubblicato il 45 giri di Elvis Presley It’s Now Or never, versione con testo in inglese di ‘O Sole Mio, leggendaria canzone napoletana del 1898. Rielaborando una precedente versione di Tony Martin, i discografici del ‘“Re del rock” misero a segno un autentico hit: con più di dieci milioni di copie vendute in tutto il mondo, il singolo di Presley risulta ancora oggi il suo 45 giri di maggior successo. Qualche tempo dopo venne scelta Surrender, versione anglofona di Torna a Surriento, per tentare di bissare i successi di It’s Now Or Never, ma l’esperimento non ebbe gli stessi risultati. Mentre il Palaghiaccio di Milano ospitava, nella seconda 109

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di MICHELANGELO IOSSA


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Cinema anema e core Sapevate che la prima regista italiana in assoluto era napoletana e che la piece di Assunta Spina ĂŠ la piĂš gettonata di sempre? Ecco un piccolo scorcio su oltre cento anni di Settima Arte partonopea


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di Sergio Giuffrida (SNCCI)

La storia del cinema partenopeo vede i suoi albori centenari sotto l’egida di coloro che il cinema l’hanno inventato. Data infatti l’anno dopo la celebre proiezione al Cafè Indian di Parigi della prima proiezione ufficiale dei film dei fratelli Lumiere presso il celebre Salone Margherita di Napoli dove proprio tre anni dopo seguirà l’apertura della prima vera e propria sala cinematografica della capitale partenopea nell’elegante Galleria Umberto I. Il successo fu tale che nel 1907 Napoli ospitava ben venti sale cinematografiche e se l’anno dopo in Italia erano pubblicate sette riviste dedicate alla settima arte, sei erano edite proprio nel capoluogo europeo. Un dato ancora più significativo se si considera che appena tre anni dopo delle ventotto pubblicazioni specializzate esistenti, poco meno della metà venivano prodotte proprio a Napoli. Non a caso il primo ‘900 è stato un momento magico per la cultura e lo spettacolo partenopeo: artisti, letterati si univano alla borghesia più ricca e illuminata nel consacrare il successo della nuova forma d’arte e come spesso accade quando si parla del brillante estro italico non passò molto tempo prima che alcuni esercenti abbinassero al medium cinematografico - a quel tempo muto - spettacolari elementi di supporto dal vivo quali ad esempio mimi, fantasisti, spettacoli di varietà o circensi in grado di coinvolgere e stupire il già curioso pubblico che partecipava a quelle prime proiezioni. La commistione peraltro risultava naturale se si considera che, in quello stesso periodo, la canzone dialettale napoletana toccava vertici di altissima espressione e contemporaneamente anche la celebre “sceneggiata napoletana” si affermava con il suo format semplice e diretto che toccava il cuore profondo dell’animo partenopeo: melodrammi a forti tinte, dove crimine e virtù si fondono a storie dai forti sentimenti in cui l’amore, le passioni infuocate, l’onore offeso e la giustizia trionfante sono elementi solo apparentemente stereotipi di un genere vivissimo tutt’ora. La formula “nu guaglione che mmore, na madre che chiagne, nu guappo acciso” diviene così

pittorialismo e locandine Nella pagina accanto in alto: in questo esempio della Itala Film, la cartellonistica del cinema dei primordi mostrava con verismo pittorico gli elementi chiave della storia proiettata conquistando da subito l’attenzione e la partecipazione del pubblico

Nella pagina accanto in basso: un raro affisso originale del 1919 del film Nennella diretto da Roberto Troncone prodotto dalla Partenope Film, una delle prime case di produzione napoletane che ha operato nel periodo tra il 1910 e il 1923. Da notare la capacità grafica di sintetizzare per immagini gli elementi classici del più classico melodramma in voga all’epoca


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L’escursione di Dickens sul Vesuvio


N di stefano manferlotti

Il tempo a disposizione è poco. Restano un paio di gite irrinunciabili: le rovine di Pompei e l’ascesa al Vesuvio, ed è qui che il Dickens grande narratore prende il volo

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Nel 1787 Goethe era stato perentorio: “Si dica, si racconti o si dipinga quel che si vuole, ma qui ogni attesa è superata. Queste rive, golfi, insenature... Siano perdonati tutti coloro che a Napoli escono di senno!”. Qualche decennio dopo si sarebbe levata a fargli eco la voce di Stendhal: “Parto. Non dimenticherò né via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”. Un tedesco e un francese, insigni entrambi, ammaliati da una città-sirena incastonata da Dio o dagli dei in un mare azzurro e vivente. A ben vedere, il celebre motto “Vedi Napoli e poi muori” attesta in altra forma ciò che Goethe e Stendhal e prima di loro schiere di visitatori più o meno illustri avevano sperimentato coi sensi e con l’immaginazione: la coscienza di essere giunti, mirando la curva perfetta del golfo e aspirando gli aromi che esalavano dai frutteti per arrivare al cuore, alle Colonne d’Ercole della bellezza. Un tedesco e un francese, si diceva. Ma più numerosi furono gli inglesi, e non solo la vasta compagine di coloro che in un suo reportage Mary Shelley definiva “angloitaliani”, tanto legati all’Italia da viverci o almeno acquistarvi residenze in cui trascorrere la stagione estiva (in Toscana, per la gran parte), ma tutti quei borghesi pervenuti solo in tempi recenti al benessere e quindi quasi costretti a fare mostra del proprio status viaggiando per l’Europa. Richesse oblige. Del resto il Grand Tour, perché di questo si tratta, non richiedeva approfonditi studi letterari o artistici. Di siffatte competenze potevano menare vanto gli Shelley, i Ruskin: per gli altri bastavano i Baedeker, le preziose guide dal cartoncino rosso e i titoli in oro che Karl Baedeker, un lungimirante editore di Lipsia, aveva cominciato a stampare dal 1827, subito tradotte nelle principali lingue europee: opera di nugoli di inviati tedeschi, quindi minuziose fino al delirio, divennero presto il Vangelo del Viaggiatore. Quando Charles Dickens, già autore dei Pickwick Papers


Arcus Una nuova visione

Un sistema di gestione e di tutela dei beni culturali importante per il futuro del nostro Paese

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per la cultura

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C di ANGELA GIANNINI PAGANI DONADELLI

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Considerato che una stima Unesco dichiara che circa il cinquantotto per cento del patrimonio culturale mondiale è in Italia, sono felice che ARCUS S.p.A., Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, costituita nel 2004, si proponga come uno strumento originale per il sostegno e il lancio di iniziative e progetti importanti e innovativi nel panorama della cultura italiana. Incontro il dottor Ettore Pietrabissa, direttore generale di ARCUS, che ci illustra come, sostenendo e avviando progetti riguardanti i beni e le attività culturali, anche nella loro connessione con le infrastrutture, si possa perseguire la visione di contribuire a tradurre i beni e le attività culturali in soggetto attivo di sviluppo. In questi otto anni ARCUS ha potuto reperire dai ministri vigilanti, Ministro dei beni e delle attività culturali e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, gli indirizzi per investimenti su progetti rilevanti riguardanti beni culturali e infrastrutture. La nostra missione prevede di dover contribuire a trasformare i beni culturali in un motore di sviluppo affinché diventino attrattori per il turismo sostenendo lo sviluppo del territorio. è ciò che impronta la nostra missione, quella che proponiamo agli investitori e che ricorre nel nostro piano industriale. Due giorni fa mi trovavo a Loreto per la cerimonia di varo del restauro delle mura storiche rinascimentali della città e in quella circostanza mi sono ancora una volta trovato a riflettere sul fatto che l’intervento di ARCUS sulle mura storiche di Loreto non è solo volto al recupero di un oggetto d’arte d’importanza straordinaria (visto che per queste mura hanno lavorato i più importanti architetti rinascimentali), ma contiene anche la valenza sociale della restituzione delle mura alla loro funzione pubblica. Mi sembra di capire che in sostanza non c’è mai una fine vera nelle attività di salvaguardia e tutela dei beni


culturali che riguardano l’Italia. Una delle voci importanti per il futuro di quello che mi piace chiamare “petrolio bianco”, è il saperlo ben estrarre e trasformare in sistema economico per un business innovativo e a lungo termine, grazie alla ricchezza dei suoi molteplici contenuti. Sì, è corretto. Infatti il tema di operare in modo che il “petrolio bianco” riesca a esercitare il suo potenziale a favore del nostro Paese è un discorso che è stato avanzato da più parti, da tempo; se ne sono riempiti convegni ma è rimasto abbastanza lettera morta. Per essere concreti, è già da diversi anni che stiamo cercando, anche con l’aiuto di specialisti del ramo, di mettere a punto un metodo di valutazione economica dell’impatto degli investimenti in cultura. Siamo in grado, attraverso un complesso sistema anche matematico, di capire, dato un investimento in cultura, quali siano le refluenze in termini di ricavi diretti, indiretti e indotti sul territorio. Per fare un esempio, significa poter valutare, se stiamo investendo un milione per risistemare il museo di Altino vicino a Venezia, cosa succede poi a livello di fatturato del museo o a livello dell’aumento indiretto che riguarda anche l’indotto circostante. Anche i dipendenti del museo, potendo contare su stipendi maggiori, potranno spendere di più e aumentare così la ricchezza sul territorio. Questo sistema ci permette di presentare una valutazione sull’intervento di ARCUS , e capire quanto ha generato in termini di investimenti, quanta occupazione ha creato, sia momentanea, come gli

operai che hanno lavorato a un determinato restauro, sia stabile. O ancora, avendo istituito un nuovo museo, quante persone o famiglie hanno potuto usufruirne e quindi quale è l’impatto concreto sul territorio. In Italia questo sistema non piace a tutti, perché rappresenta anche un potenziale strumento per fare una scelta, in cui sembra prevalere con prepotenza, ma non è così, l’aspetto meramente economico. Il denaro pubblico non può essere considerato sempre a fondo perduto, è necessario poter valutare quale sarà il risultato dell’investimento fatto. Quando si tocca l’argomento dei professionisti che operano nei musei o in altri spazi culturali, mi pare che non tutti abbiano una visione di impresa, oltre che scientifica. Questo dovrebbe essere un tema da non sottovalutare: una riqualificazione degli operatori culturali indirizzata alla consapevolezza della possibilità non solo di rendere il museo fruibile e sempre interessante con iniziative collaterali, ma anche di focalizzare le iniziative in funzione di un concreto ritorno economico. Ogni sito, ogni museo che abbia contenuti culturali da divulgare dovrebbe avere anche questa visione: non solo prendere finanziamenti ma restituire introiti attraverso una migliore gestione e fruizione. Cultura non deve più significare utilizzo passivo e spesso gratuito, ma apprendimento del visitatore attraverso sistemi multimediali moderni, fruibili anche a pagamento, in quanto appartenenti a una struttura che


L’abito nuovo Eduardo De Filippo ne “L’abito nuovo” (1937), scritto a quattro mani con Pirandello

Nella pagina a fianco: Chiostro Maiolicato Il programma del complesso de “L’abito nuovo” e, sotto, di SANTA Chiara una foto di scena a napoli Situato in via Santa Chiara, nei pressi di piazza del Gesù e a due passi da San Domenico Maggiore, il Complesso di Santa Chiara si snoda all’interno della cittadella francescana. Il finanziamento di ARCUS è finalizzato al restauro degli affreschi dell’ambulacro e del loggiato sul famoso Chiostro Maiolicato del Vaccaro, anche al fine di recuperare la sua funzione di luogo per il passeggio, punto di vista privilegiato sul chiostro maiolicato. Per informazioni: Tel. 081 5521597 www.santachiara.info

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Mito, culto e misteri


T testo e foto di Antonio Emanuele Piedimonte

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Una narrazione che nella terra dei vulcani d’acqua non può non attraversare l’archeologia e la storia, la poesia e la cronaca

Tutto ebbe inizio su quella riva dove un tempo s’affacciavano il fiume Sebeto e l’isolotto di Megaride, all’ombra della prima Acropoli scelta dai coloni greci, non lontano dal luogo dove, molti secoli dopo, sarebbe sorto il maestoso Maschio Angioino. Su quella spiaggia infatti - da molto tempo asfaltata e cementificata come il mitico corso d’acqua e quasi tutta la linea di costa - venne a morire la sirena che avrebbe dato il nome alla città: Partenope. La leggenda più romantica racconta che si era uccisa per amore; quella più tenebrosa la riconduce al mondo degli Inferi. Di certo Napoli è nata intorno alla sua tomba e al suo misterioso culto: preghiere, offerte e giochi notturni per celebrare un essere fantastico, metà donna e metà uccello (solo in seguito, come è noto, le sirene saranno rappresentate con le sembianze di donne-pesce). Mito di fondazione di quella che sarebbe divenuta la “porta” per antonomasia: tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud, tra immaginario e realtà, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Anche per questo, qualsiasi racconto della (e sulla) città non può fare a meno di fondere segni, simboli, codici e memorie che si mostrano ogni giorno nei libri di pietra che da tremila anni si ammassano nel labirinto di tufo giallo composto da strade, vicoli, piazze, cortili, grotte, scalinate, fondaci e terrazze. Una narrazione che nella terra dei vulcani d’acqua non può non attraversare l’archeologia e la storia, l’arte e la letteratura, la poesia e la cronaca. Il mito, il mistero e la magia segnano i passi degli abitanti e dei forestieri: dopo la sensuale e inquietante divinità antropomorfa, infatti, un’altra figura femminile, anch’essa giovane e illibata, si staglia sull’orizzonte di un immaginario di raro fascino. è una mistica profetessa, è la sibilla che trovò rifugio in una grotta dei Campi Flegrei, a Cuma, un luogo da visitare in silenzio. Altre donne c’erano prima e verranno dopo, dalle “Grandi Madri” (la collezione degli “ex voto” per la Mater Matuta del Museo di Capua è una delle più preziose del mondo) alla sempre accogliente Bella ‘mbriana (la fata che protegge la casa, ancora oggi omaggiata in molte


La letteratura dei sapori

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Cos’è un cuoco? E cosa penso di essere io. Un cuoco allora è solamente un intermediario, un individuo che attinge qualche cosa di semplice dalla natura (dal mercato) e trasforma l’essere e il divenire in un sapere da gustare (tratto da “Squisitezze”, Mario Avallone)

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UNA VERA SINTESI! Lemonpast’ Sintesi di grano (sintesi di grano perchè sono uova di pesce senza distinzione. Un piatto ”embrionale” che si sposa bene con qualsiasi tipo di grano e con qualsiasi tipo di uova. Anche con l’insalata servita calda.)

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testo e foto Di mario avallone

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“è questo illimitato mondo contadino che io rimpiango. Gli uomini di questo universo non vivevano un’età dell’oro. Essi vivevano l’età del pane. Erano cioè consumatori di beni estremamente necessari. Ed era questo, forse, che rendeva necessaria la loro povera e precaria vita. Mentre è chiaro che i beni superflui rendono superflua la vita”. (da “Scritti corsari” di Pasolini) Classe 1959. 2012. Dopo una serie di esperienze esagitate a metà degli anni ottanta mi trasferisco a Noto, in Sicilia. Questa esperienza barocco-rurale non mi è sufficiente a diventare un agricoltore, ma di sicuro, mi dà , come una seconda pelle, uno stile contadino per affrontare e suddividere il tempo e…soprattutto sostanzia la mia passione per la cucina in un mestiere, ma, più di tutto, un modo per esprimermi !! Nel 1990 torno a Napoli con una nuova chiarezza, senza manie di grandezza, da solo in un monocamera del quartiere Montesanto quintopianosenzascensore, fondo le Officine Gastronomiche Partenopee come Associazione di Cultura Materiale. Quindi “officine” come luogo di produzione di idee nel mondo della gastronomia: riutilizzo

di vecchi attrezzi da cucina senza tralasciare i moderni; tradizione storica coniugata con quella odierna, cercando di dare autenticità e magari poesia alla gastronomia contemporanea. Nel 1996 nasce La Stanza del Gusto, un tavolo unico e volutamente unico, minimo sei persone massimo dodici, per assaporare e esaltare, in pochi, quello che si beve e quello che si mangia... il bigliettino da visita dell’epoca diceva così: .. La Stanza del Gusto non è un ristorante, non è una trattoria, non è “alta cucina” ma un luogo per gustare e ritrovare sapori, aromi e piccole gioie.. Nel 1998 trasferisco La Stanza del Gusto in un “giardinolaboratorio” ai Quartieri Spagnoli, finalmente c’è più spazio ed è più arioso, ma le difficoltà sono più dei piaceri, ma sono anche tanta voglia ed energia per affrontare tutti i giorni nuovi progetti e nuove scelte. Nel 2000 scendo dalla collina dei Quartieri nel borgo di Chiaia, in un locale scavato nel tufo di Vicoletto Sant’Arpino, dopo varie vicissitudini, facendo conto di non vivere a Napoli, e con lo stesso spirito di un tavolo unico apro un ristorante, La Stanza del Gusto per giocare ancora più seriamente con il cibo.


Nel marzo del 2008, non sono più solo: insieme a mia moglie Daniela iniziamo a preparare il trasferimento de La Stanza del Gusto da Chiaia al Centro Antico in Via Costantinopoli, in un palazzo storico che poi sarà un albergo, Hotel Piazza Bellini, di cinquantadue camere. Ci saranno tre livelli, in 180 metri quadri, il ristorante La Stanza del Gusto, con la sua proposta, nello spostamento avrà solo pochi ritocchi, più moderni e più consolidati... Nel settembre del 2009 apriamo nel Centro Antico di Napoli, in Via Costantinopoli, la strada più europea di tutta la città, al numero 100... Non faccio cucina Universale e non riesco ad accontentare tutti. Nella mia cucina vige da tempo una sigla RCA su ogni piatto, una sorta di polizza assicurativa interna, ogni piatto è Ragionato, Cucinato e Assaggiato.. Spesso mi sta capitando che qualcuno dice che sono un

bravo cuoco, qualcuno dice: Maestro. Sarà per l’austerità e magnanimità della mia figura, a qualcuno sarò sicuramente antipatico, quindi non li considero, mio malgrado. L’unica cosa che so se sono così, è che ho avuto una formazione artistica. Non ho mai immaginato una vita senza arte. Sto ancora imparando, anziché stare appresso a tutte le forme imposte dagli altri, dalle scuole specializzate, da quanti cheffoni o stellati ristoranti sei passato. Sono in prima linea, avanti all’ingrediente, non delego per la materia prima, qualche volta che l’ho fatto ho sbagliato. Seguo un’unica ricetta, la mia. Un ingrediente, massimo tre, liberi da mode correnti, forti per le qualità intrinseca e le domande sono sempre le stesse che pongo a un ingrediente per farlo diventare un piatto possibile per sempre: è il tempo giusto?, Che pentole e che cotture userò per la CREATIVITà e pASSIONE il dolce: Babà e cremolata di fragole (totemico e confortevole)

Nella pagina seguente: Braciole di pesce spada e rape rosse (reminiscenze siciliane)

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dolce

La fisiognomica

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Come può una ridanciana bomba fritta, simpatica ma un po’ volgarotta, accostarsi alla cerebralitĂ intellettuale di un Mont-blanc?

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testo e foto Di FABRIZIO MANGONI

La dannazione e la bravura dei pasticceri napoletani deriva dalla storia della città e dalle tante dominazioni che ne hanno segnato le vicende. L’offerta del bancone delle pasticcerie napoletane è più ricca, abbondante e variegata di qualsiasi altro posto. Influenze francesi, austriache, arabe, siciliane, piemontesi, fanno dei dolci napoletani un crocevia di culture. Poi, così come la città romana è cresciuta su quella greca e, a sua volta, quella medievale sulla romana e così via, da passati re-

motissimi riemergono dolci che possiamo trovare sugli affreschi pompeiani o che affondano le radici nei miti e nei riti delle colonie della Magna Grecia. A me, padre fondatore della “fisiognomica dolciaria”, la teoria che compara i caratteri umani ai dolci, l’osservazione del bancone del pasticcere non di rado crea imbarazzi. Perché se i dolci sono come le persone e hanno una loro anima, la vicinanza, nell’esposizione, di pastarelle caratterialmente incompatibili, mi costringe a volte a

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Mostre&Eventi Primavera 2012 a cura della redazione di stile italiano

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un museo... tutto da bere - fino al 15 aprile Una selezione di oltre duecento opere realizzate tra il Quattrocento e l’Ottocento: ai delicati oggetti legati al consumo del vino, saranno affiancati dipinti legati al tema. Le opere provengono dalle straordinarie raccolte di arti decorative di musei napoletani, prima fra tutte quella di Placido de Sangro Duca di Martina, e da collezioni pubbliche e private. Il suggestivo allestimento, rispetterà l’intima atmosfera di ‘museo-casa’ che contraddistingue il Museo Duca di Martina, rievocando usi, costumi e cerimoniali di epoche passate. La mostra sarà affiancata da una serie di attività collaterali che consentiranno di approfondire i diversi aspetti della cultura del vino, da quello botanico e produttivo, a quello socio-economico ed enogastronomico, con particolare attenzione a quanto di meglio offre la produzione vitivinicola campana. Informazioni: Museo Duca di Martina - Villa Floridiana Via Cimarosa 77,Napoli • Tel. 081 5788418 http://floridiana.spmn.campaniabeniculturali.it/

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i luoghi e la memoria del paesaggio fino al 30 maggio Il tema è il paesaggio del territorio restituito da Giacinto Gigante, Pietro Fabris, Anton Sminck van Pitloo, Raffaele Carelli, Franz Vervolet, Nicola Fabbricatore e altri importanti paesaggisti tra Ottocento e Novecento. Saranno esposte trentotto opere che illustrano la storia del paesaggio napoletano comparandone il passato al presente, come è stato diversamente percepito, il paesaggio come memoria dell’uomo. La mostra è stata curata da Luisa Martorelli. Alcuni dipinti verranno affiancati dalle suggestive fotografie di Salvatore Esposito che ha individuato i medesimi punti di vista dei pittori, offrendo l’immagine attuale de ‘I luoghi e la memoria del paesaggio’ di Napoli e dintorni. Informazioni: Pio Monte della Misericordia Via dei Tribunali 253,Napoli • Tel. 081 446944 www.piomontedellamisericordia.it


storia della marina da guerra dei borboni di napoli: il libro e la storia L’Ufficio Storico della Marina Militare ha in corso di pubblicazione l’opera Storia della Marina da Guerra dei Borbone di Napoli. Il lavoro è a firma di Antonio Formicola e Claudio Romano. Questa coppia di ricercatori, nota per la collaborazione con “Rivista Marittima”, lo storico mensile edito dallo Stato Maggiore della Marina Militare, ha basato la propria produzione storico-letteraria sulla ricerca d’archivio, condotta presso istituzioni sia italiane che estere. L’opera è articolata in quattro volumi. Il primo, uscito nel 2005, tratta degli avvenimenti accaduti tra il 1734, epoca della fondazione del Regno borbonico, al 1799, alla vigilia della nascita delle Repubblica Partenopea. Il volume è suddiviso in due tomi racchiusi in cofanetto, per un totale di 752 pagine, ed è corredato da 409 illustrazioni. In esso sono trattati in modo esaustivo molti argomenti inerenti sia l’attività operativa, sia l’organizzazione della Forza Armata. Nel secondo volume, pubblicato nel 2010, sono racchiusi gli eventi accaduti dal 1799 al 1830, cioè dalle vicende legate alla tragica fine dell’ammiraglio Francesco Caracciolo, alla morte di Francesco I di Borbone. In questo volume, anch’esso suddiviso in due tomi racchiusi in cofanetto e costituito da 860 pagine con 428 illustrazioni, viene trattato in modo dettagliato un periodo storico poco studiato, ma non per questo meno importante: il decennio 1806-1815, durante il quale il Regno borbonico fu ridotto alla sola Sicilia e si vide costretto a confrontarsi militarmente, soprattutto sul mare, con le forze franco-murattiane. Da notare le dieci carte nautiche inedite dei porti del Regno, rinvenute presso l’Hydrographic Office di Tauton (UK). Altra particolarità di questa pubblicazione, è la realizzazione di diagrammi con i quali, in modo originale

e innovativo per una pubblicazione di storia, s’illustrano l’organizzazione e le evoluzioni dell’Armata. Inoltre sono state inserite numerose illustrazioni di documenti d’epoca, sottoposti a restauro digitale. Attualmente è in preparazione il terzo volume che tratterà delle vicende accadute nel periodo compreso tra il 1830 al 1870. In queste pagine sarà spiegato in modo chiaro come si svolsero gli avvenimenti e quali furono le motivazioni politico-militari che permisero a Garibaldi di compiere un’azione militare unica nel suo genere. Il volume sarà suddiviso in tre tomi e si presume che superi le 1200 pagine con oltre 600 illustrazioni. La sua pubblicazione è prevista per la fine del 2013 o per gli inizi del 2014. Successivamente verrà stampato il quarto volume che, organizzato in un unico tomo, costituirà un’appendice e racchiuderà argomenti non compresi nella suddivisione cronologica utilizzata per i volumi precedenti. In questo libro troveranno posto monografie sul combattimento navale, sulla Marina murattiana, nonché elenchi dei vertici della Forza Armata, bilanci ed altro ancora. Merita una particolare segnalazione l’inserimento di una serie di disegni tecnici inediti che illustrano le artiglierie navali e tanti altri particolari tecnologici. Infine sarà inserito un complesso Repertorio del Naviglio: l’elenco di tutte le unità che hanno issato l’insegna del Borbone di Napoli, dal 1734 al 1870.

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la fondazione Plart La Fondazione Plart è uno spazio polifunzionale il cui obiettivo culturale primario è la diffusione della storia e della cultura dei materiali polimerici, unitamente a un loro utilizzo corretto e consapevole. Sotto il profilo museale, essa nasce come spazio atto a conservare, studiare e comunicare al pubblico un’importante raccolta di plastiche storiche di oltre 1500 pezzi, tra oggetti di design anonimo e d’uso quotidiano e opere di designers e artisti contemporanei, frutto dell’ormai trentennale attività collezionistica di Maria Pia Incutti alla quale sono state dedicate, a partire dagli anni ‘90, importanti occasioni espositive nazionali ed internazionali. Accanto alla collezione permanente il Museo promuove importanti eventi espositivi, il cui filo conduttore è il rapporto che l’arte e il design hanno con il mondo della plastica d’autore. Alla dimensione museale la Fondazione Plart unisce quella di centro di ricerca per il recupero, la conservazione

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e il restauro delle opere d’arte e di design in plastica, per la quale ha allestito nei suoi spazi un apposito laboratorio per la caratterizzazione dei materiali polimerici, diretto dal prof. Maurizio Avella del CNR e dotato di una strumentazione ad alta tecnologia. La Fondazione Plart intende porsi come un centro di eccellenza, aperto alla collaborazione con le università e con i principali centri di ricerca internazionali ed attivo nella promozione di convegni scientifici e workshop per l’alta formazione di conservatori e di tecnici restauratori. Il Museo Plart è infine attivo anche nel campo della didattica. La sua offerta al mondo della scuola si articola in maniera duplice: da un lato organizzando incontri, visite guidate e laboratori ludico-creativi all’interno dei propri spazi e dall’altro portando direttamente nelle scuole, anche attraverso supporti audiovisivi e laboratori, la storia della plastica e diffondendo una cultura dei polimeri rispettosa dell’ambiente. Phylogenesis di chiara scarpitti dAL 8 marzo 2012 Nasce dall’osservazione della natura il nuovo progetto della designer napoletana Chiara Scarpitti. In esclusiva per la Fondazione Plart viene presentata la nuova collezione di gioielli Phylogenesis. Dalla combinazione di tessuti naturali come la seta e vari tipologie di materiali plastici si dà vita a una sperimentazione ibrida che apre un’interessante riflessione sul gioiello contemporaneo. Immaginato come dispositivo puntiforme ed inclusivo di rimandi alla storia dell’arte e dell’artigianato artistico. Forme, materiali e significati che oscillano tra l’eterno immanente e l’effimero presente, un abisso temporale tra il valore del materiale e quello del progetto, un ponte sospeso tra discipline: arte e moda, design e artigianato, antropologia e scienza. Phylogenesis si caratterizza per la varietà morfologica dei suoi strati, le sue fratture, le sue intersezioni, le sue sovrapposizioni e le sue aporie. La Fondazione Plart intende valorizzare i talenti del territorio campano sottolineando come i giovani creativi possano accompagnare uno sviluppo sostenibile come presagio di un futuro migliore. Informazioni: Fondazione Plart • Via Giuseppe Martucci 48, Napoli • Tel. 08119565703 • www.plart.it


Il palcoscenico lirico più antico d’Europa Un viaggio nella tradizione partenopea, il ritorno di grandi classici del repertorio lirico-sinfonico, anche “riletti” attraverso nuove sensibilità, ospiti di fama internazionale: ecco la Stagione 2011-2012 del Teatro di San Carlo. Gli spettacoli d’Opera con la firma di grandi registi, provenienti da mondi “vicini” alla Lirica, come Luca Ronconi, Roberto De Simone e Gabriele Lavia, e anche di artisti che “rileggeranno” i classici con la loro sensibilità, come Gianni Amelio e Paolo Rossi. Sul podio, direttori d’orchestra di lunga esperienza, come William Barkhymer e Donato Renzetti, e ancora, produzioni internazionali e collaborazioni tutte partenopee, come L’opera da tre soldi che vedrà protagonisti Massimo Ranieri e Lina Sastri, per la regia di Luca De Fusco. Dopo Ottobre Danza, un mese intero di programmazione dedicato a quest’arte in cui sul palco del San Carlo si sono alternati ospiti internazionali, come Carolyn Carlson ed i Balletti di Lione e Corea, oltre a nuove produzioni. Per il 2012, invece, torneranno in Stagione importanti coreografi, come Nacho Duato, ed una leggenda del mondo della danza, Roland Petit. Per la Stagione Sinfonica, il San Carlo propone un vasto programma di concerti con solisti di fama internazionale, tra cui Andràs Schiff, Uto Ughi e Lang Lang, e grandi orchestre e direttori ospiti, tra i quali spiccano la Simon Bolivar e l’Orchestra Mozart, Riccardo Muti e Claudio Abbado. Informazioni: Teatro San Carlo • via San Carlo 98/F, Napoli tel: +390817972111 • www.teatrosancarlo.it

Abbado per Alexander Nevsky - 1 aprile 2012 Tornato al San Carlo Claudio Abbado per dirigere le musiche scritte dal grande Prokofiev per Alexander Nevsky, primo film sonoro di Eisenstein. La perfetta fusione tra musica e immagini concepita dal Maestro russo, uno dei primi a prestare la sua opera alla settima arte, esaltata dalla proiezione della pellicola durante il concerto.

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« Non c’è niente in Europa, non direi di simile, ma che possa anche lontanamente dare un’idea di ciò… Questa sala, ricostruita in trecento giorni, è un colpo di stato. Lega il popolo al Re più della migliore delle leggi… » (Stendhal, 1817)


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SHOUT! Di Francesca di Transo Alessandro Gottardo (aka Shout) è nato a Pordenone nel 1977. Vive e lavora tra Milano e San Francisco. Una delle scoperte più interessanti nel panorama dell’illustrazione mondiale, si forma al Liceo Artistico di Venezia e poi al’Istituto Europeo di Design di Milano. Come spesso succede scoperto quasi per caso, è anche la prova che l’intraprendenza, unita a un grande talento e un pizzico di fortuna, premia. Come racconta lui stesso, l’inizio della collaborazione con il New York Times, che di fatto lo lancia nell’orizzonte internazione, avvenne così: “col NYT è stato semplice, era il 2005, l’anno in cui decisi di provare a cambiare stile visivo, dopo aver realizzato un portfolio di venti nuove immagini, cercai e trovai l’email degli art directors su internet, volevo testare il mio nuovo lavoro partendo dall’alto (così se non mi rispondono non ci rimarrò troppo male, pensai). Mandai tre email a tre differenti art directors del New York Times Op Ed, del New York Times Magazine e del Progressive Magazine. Nel giro di poche ore, in quello stesso giorno, ottenni tre commissioni dai rispettivi giornali. Capii che il mio linguaggio ‘parlava’”. Ora lavora soprattutto in ambito editoriale e pubblicitario con numerosi clienti internazionali, tra cui The New York Times, The Wall Street Journal, Time, Esquire, Newsweek, National Geographic, Wired, GQ, Le Monde, The Economist, Financial Times, Penguin Books, Fallon ed è l’artefice di alcune tra le più interessanti copertine della casa editrice Minimum Fax. Il suo lavoro ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra cui tre medaglie d’oro e tre d’argento dalla Society of Illustrators NY e la medaglia d’oro dalla Society of Pubblication Designers. Ha all’attivo tre mostre personali: nel 2010 presso la Toto Gallery di Londra, sempre lo stesso anno presso Galleria Hde a Napoli e nel 2011 Known Gallery – Los Angeles. Dopo poco più di anno Alessandro Gottardo torna a Napoli, perché Napoli questa volta ha deciso di disegnarla, raccontando con le sue immagini il Golfo di Napoli, che si appresta ad ospitare alcune tappe dell’America’s Cup. Verrà poi realizzata dall’Hde una cartella di serigrafie in tiratura limitata. Napoli e la vela sono diventati dunque i protagonisti del tratto sintetico, ma sempre poetico, di Shout: di notte, con sullo sfondo la silhouette del Vesuvio, uno spicchio di luna bianca diventa la vela di una barchetta solitaria nel golfo; un quadro e una finestra diventano un unico surreale paesaggio marino; il Vesuvio pieno d’acqua ospita due bagnanti e la loro barca a vela. Le opere di Shout saranno in mostra al PAN Palazzo delle Arti Napoli dal 30 marzo al 15 aprile (info: www.hdestudio.com)


STILE ITALIANO - Cultura nel mondo Anno VI Numero 14 aprile - giugno 2012 Registrato al Tribunale di Milano n. 368 del 01.06.2007 Copertina: Immagini: © Nicolas Pascarel © Gilles Martin-Raget Editoriale Immagini: Archivio I.M.T. Srl Milano Graziano: “Ne sono orgoglioso!” © Cesare Purini Caldoro: “Uno spettacolo che affascinerà” Cesaro: “Una vetrina internazionale” De Magistris: “Una Napoli più bella” Immagini: Archivio I.M.T. Srl Milano ©2011 ACEA/Gilles Martin-Raget ©2012 ACEA/Gilles Martin-Raget Immagini: © Guilain Grenier, Gilles Martin-Raget James the great © Guilain Grenier, Gilles Martin-Raget Eleganza targata Napoli Immagini: Archivio I.M.T. Srl Milano Una storia di uomini e di idee Immagini: © Ron Sellers © Gilles Martin-Raget / www.americ Lo spettacolo arriva a Napoli Immagini: ©2011 ACEA/Gilles Martin-Raget Archivio I.M.T. Srl Milano Luna Rossa Again Immagini: ©2012 ACEA/Ivor Wilkins ©Nigel Marple/Luna Rossa Challenge 2013 Circoli velici di Napoli Immagini fornite dai circoli velici Editore / Publisher: I.M.T. Srl International Multimedia Titles, Milano Direttore responsabile / Editor in Chief: Angela Giannini Pagani Donadelli

Per il circolo Posillipo: © Francesco Bellofatto Archivio I.M.T. Srl Milano Gioielli ritrovati Immagini: © Archivio Gruppo FS Italiane La storia insegna Si vedano didascalie impaginato Nisida è un’isola ma nessuno lo sa... Immagini: NATO e Edmund Taylor Dal mare. Un itinerario di terra Immagini: © Sergio Coppola e Riccardo Giordano Eduardo incontra Pirandello Immagini: © Archivio Andrea Bisicchia Partiture dal cuore Immagini: © Collezione Gaetano e Maria Colonnese Napul’è... Mille canzoni Immagini: © Angelo Formisano; © collezione di Ciro Daniele; Archivio fotografico de Il Parco - Ninni Pascale; © Giuliana Calomino; © Lino Vairetti Cinema Anema e Core Immagini: © Archivio Sergio Giuffrida L’escursione di Dickens sul Vesuvio Immagini: © Collezione Gaetano e Maria Colonnese © Archivio I.M.T. Srl Arcus, una nuova visione per la cultura Immagini: © ARCUS Spa Mito, culto e misteri Immagini: © Antonio Emanuele Piedimonte La letteratura dei sapori Immagini: © Caterina Marmo La dolce fisiognomica Immagini: © Archivio Mario Avallone

L’editore si rende disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire le fonti Marketing: Antonio Donadelli Pubblicità e abbonamenti / Advertising and Subscriptions: I.M.T. Srl International Multimedia Titles via Gherardini 2, 20145, Milano • Tel. +39 02 45485042 info@stilecultura.it • www.stilecultura.it Per questo numero speciale Napoli: Michele Giordano

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Tazio Nuvolari, una leggenda sulle due e quattro ruote, Coordinamento editoriale / Managing Editor: in delirio le folle, un uomo capace di mandare I.M.T. Srl International Multimedia Titles, Milano un padre di famiglia che ha perso entrambi i figli Stampatore / Printer: P.RE.S.S. Srl, Milano Mondadori Printing Spa, Verona Progetto grafico e art l’amore direction / Graphic Project: giovanissimi, per la velocità, l’amicizia Distributore per l’Italia / Distributors: & Art Direction: Valentina Pagani Donadelli Press-di distribuzione con Enzo Ferrari. Ora una mostra fotografica, anchestampa e multimedia Srl Impaginazione e fotolito / Layout and Photolithography: 20090 Segrate (MI) I.M.T. Srl International Titles, Milano di suoi scatti,Multimedia lo celebra a Palazzo Te Hanno collaborato a questo numero / Viola Arduini, Valentina Pagani Donadelli

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In redazione / Editorial Staff: Francesca Buono, Paolo Colombo, Iulian Curelea, Ester Dalla Valle, Viviana Fedon, Sergio Giuffrida, Paolo Andrea Mettel, colonnello Giovanni Pastore, Camillo Pefi, Alexandra Sclearenco, Romano Zolla Traduzioni / Translations: Barbara Annoni Relazioni Esterne / Public Relations: Orietta Paltrinieri, Milano; Valentina Regusci, New York

Contributors to This Issue: Mario Avallone, Francesco Benucci, Giacomo Borruso, Stefano Biserni, Andrea Bisicchia, Francesca Buono, Tullio Cappelli Haipel , Anna Cepollaro, Zenone Dalla Valle, Francesca di Transo, Sergio Giuffrida, Michelangelo Iossa, Francesca Laneve, Francesca Longobardo, Stefano Manferlotti, Fabrizio Mangoni, Antonio Emanuele Piedimonte, Ettore Pietrabissa, Marco Vincenzo Raimondi, Viviana Rodizza, Claudio Romano, Andrée Ruth Shammah, Giuseppina Stella, Lucia Steri, David Taylor, Antonio Vettese, Andrea Vitale, Barbara Vitale. Numero chiuso il / Issue Closed on: 22/03/2012


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