Printlovers, n. 96, 2023

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DESIGN, MATERIALI E TECNICHE PER LE APPLICAZIONI DI STAMPA printlovers.net

STRATEGO GROUP | Via Cassanese, 224 | 20054 Segrate (Milano) | ITALIA | € 14,00 PRINT BUYER | 96/2023
Dal 1965 la stampa di carattere Made in Italy Milano Firenze Roma Nepi Napoli via Cassia km 36,300 +39 0761 527254 varigrafica.com

Design

Effige 2.0

Carta

Fontana Grafica Silvana White 350 g/m2

Nobilitazione OROPRESS 464S27 Ultra Matt Purple

STAMPA E NOBILITAZIONE
navapress.com

PARLIAMO

abbastanza d’amore? Amiamo quanto dovremmo e potremmo? Sarebbero domande strane se la nostra rivista non portasse la parola “lovers”, amanti, nel suo nome, e questa è una responsabilità. Cosa significa amare? Su questo tema si sono interrogati scrittori, filosofi, artisti e poi psicologi e sociologi nel corso dei secoli, perché più che “un” tema è “il” tema che connota, profondamente, la nostra umanità (ricordiamocene ogni volta che prendono piede paranoie ingiustificate verso l’intelligenza artificiale). Una risposta univoca, tuttavia, non c’è. «L’isolamento e la solitudine sono fra le principali cause di depressione e di disperazione e sono il risultato di una cultura in cui le cose contano più degli individui. Il materialismo crea un mondo di narcisisti che mettono al primo posto il possesso e il consumo. In una cultura dominata dal narcisismo, l’amore non può prosperare. […] Quando prevale un’etica di potere, l’avidità e lo sfruttamento diventano la norma, e portano con sé alienazione e vuoto d’amore» ha scritto bell hooks – saggista, attivista e femminista afrodiscendente – nel suo saggio “Tutto sull’amore. Nuove visioni” oltre vent’anni fa, con una riflessione sulle sfaccettature di un concetto tanto sfuggente quanto vitale per la sopravvivenza non soltanto degli individui, ma delle comunità e dei principi stessi di libertà e democrazia. Un messaggio intimo e politico insieme, attuale più che mai, che aiuta a rivedere l’ordine delle priorità in tempi travagliati come questi. Noi qui utilizziamo la parola “lovers” circoscrivendola alla stampa, ma la stampa è testimone della nostra storia passata ed espressione del tempo presente, non solo perché stampare significa comunicare – e comunicare veramente è meno ovvio di quel che sembra, come la nostra copertina ci ricorda con leggerezza e ironia – ma perché stampare, oggi, significa assumersi responsabilità che vanno oltre il profitto e il consumo. Farsi guidare da principi di cura e rispetto – di amore, insomma – verso l’ambiente e le persone, anche e soprattutto quelle che non conosciamo, quelle che verranno dopo di noi: solo chi lo fa sinceramente e genuinamente saprà, nel lungo termine, portare nel mondo un po’ di valore anziché sottrarre, depredare e impoverire. «L’amor che move il sole e l’altre stelle» è il verso che conclude il lungo viaggio di Dante nella Divina Commedia: è questo, per lui, il meccanismo che soggiace al mondo e alla vita stessa. Settecento anni dopo possiamo riappropriarci di questa verità altissima eppure semplice, e non aver paura di pronunciare la parola “amore” a voce alta. Noi amiamo la stampa capace di amare.

L'EDITORIALE di MICHELA PIBIRI L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE

Sober & Cool

Il trend dei non-alcoholic drink, già affermato negli Stati Uniti, sta guadagnando spazio anche in Italia, portando nuovi codici comunicativi in cui c’è largo spazio per la sperimentazione.

Nuncas, dove la sostenibilità è di casa

Oltre un secolo di storia, una conduzione familiare e una base fedelissima di clienti amanti dell’housekeeping. Abbiamo parlato con Luca, Carlotta e Aurelio Manzoni, alla guida di Nuncas.

La

nuova personalità dell’hospitality

La pandemia ha colpito duramente il settore, ma ha dato il tempo per reinventare la propria offerta a prova di social e nomadi digitali. A partire da una nuova concezione dell’interior design.

I nostri strumenti di lavoro incorporeranno sempre più le intelligenze artificiali. Ecco cosa c’è da sapere sulle possibilità attualmente più diffuse e su come sfruttarle al meglio.

Un progetto di rebranding completo firmato Robilant Associati che rifocalizza la marca, definisce una nuova identità e un nuovo linguaggio visivo in cui il colore è protagonista.

PAG PAG PAG PAG PAG DI ROBERTA RAGONA DI ACHILLE PEREGO DI CATERINA PUCCI DI LORENZO CAPITANI DI ANDREA BANDIERA 12 22 30 39 46
Creatività aumentata Curasept Daycare Protection Booster

DIRETTORE RESPONSABILE

Enrico Barboglio

COORDINAMENTO EDITORIALE

Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net

HANNO COLLABORATO

Lorenzo Capitani, Achille Perego, Caterina Pucci, Roberta Ragona, Stefano Torregrossa

TRADUZIONI

Marta Sanders – The Language Switch

ART DIRECTOR

Stefano Torregrossa › onicedesign.it

Tessuto che si può fregiare del titolo di “instant classic”, il denim è al centro di una profonda evoluzione tecnologica e di processo. E i brand, anche quelli del lusso, colgono l’occasione per rilanciarlo.

Due designer e typehunter italiani stanno raccogliendo, catalogando e digitalizzando l'enorme corpus di caratteri mobili modernisti prodotti in Italia quasi cento anni fa.

È la collaborazione di filiera che porta progetti di packaging, labeling ed editoria a vincere importanti riconoscimenti internazionali. Ve ne raccontiamo alcuni dal punto di vista degli stampatori.

PRINTLOVERS www.printlovers.net redazione@printlovers.net

STRATEGO GROUP srl

Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net

PUBBLICITÀ

Deborah Ferrari | t. 389 9004599 › deborah.ferrari@strategogroup.net

Segreteria pubblicità › brando.zuliani@strategogroup.net

REA MILANO 1190227

Autorizzazione Tribunale Milano n. 706 | 11/10/2004

STAMPA

PRESSUP – Nepi (VT)

ABBONAMENTI T. 02 49534500 | F. 02 26951006 abbonamenti@strategogroup.net

Annuale 60 euro – Bonifico bancario a

STRATEGO GROUP srl

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Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi per far valere Suoi diritti così come previsti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

EDITORIALE di Michela Pibiri 5 L’amor che move il sole e l’altre stelle COM'È FATTO PRINTLOVERS #96 8 I materiali e le tecniche GRANDANGOLO 10 La PRINTlovers box 2023 NEWS 11 PERCORSI DI LABELING 18 Capsula ed etichetta, binomio perfetto GRANDANGOLO 20 TOM. The secret edition GRANDANGOLO 27 Nava Press per Prada PERCORSI DI SOSTENIBILITÀ 28 Luxoro e la nobilitazione sostenibile PERCORSI DI PACKAGING 36 Tabacco di alta gamma in cerca di contemporaneità EVENTI 60 Packaging Première 2023 ABBIAMO PARLATO DI 68 Persone e aziende citate in questo numero CREATIVE FRAME 69 Il Natale di Vogue by Effige 2.0 PAG PAG PAG DI CATERINA PUCCI DI MICHELA PIBIRI DI STEFANO TORREGROSSA 48 62 55
Awards, un successo di filiera Alfabeti modernisti alla prova
PRINT BUYER NUMERO 96/2023
Denim on demand
del tempo

se di Oropress offrono il proprio know-how tecnico e le competenze acquisite in settant’anni di attività fornendo la massima collaborazione al cliente, dalla fase progettuale creativa fino alla produzione stessa, proponendo materiali idonei a ogni supporto e soluzioni di stampa personalizzate. Investendo nella continua ricerca, Oropress mette a disposizione della propria clientela soluzioni di trasferimento sempre innovative e diversificate adatte a molteplici tipologie di applicazioni, quali stampa a caldo e a freddo, film per laminazione e stampa digitale, transfer personalizzati e non, silk foil.

C www.oropress.it

Varigrafica opera nel settore delle Arti Tipografiche da oltre 50 anni, ed oggi si posiziona come azienda leader a livello nazionale, grazie all’esperienza ed il know-how si propone con lo stesso carattere distintivo verso i mercati internazionali. Affidabilità e qualità sono divenute sempre più parole chiave, grazie alla passione presente nella proprietà e nei collaboratori; passione che supporta ed è supportata da uno straordinario parco macchine dalla prestampa alla finitura. Al centro del processo di produzione vengono posti prodotto e cliente così da sottolineare sì la qualità e le caratteristiche tecnologiche all’avanguardia, ma soprattutto l’aspetto tipico del Made in Italy: regalare un’esperienza sartoriale dove il prodotto è ideato e creato su misura ricercando soluzioni sempre nuove per rispondere alle mutevoli richieste del mercato

C www.varigrafica.com

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Nuovo numero, nuova sfida. Questa volta per la controcover di PRINTlovers Varigrafica si è misurata con il mondo del braille, un‘esperienza incredibile e istruttiva. Attraverso la stampa offset che ha come elemento principale l‘energia del Pantone 803 è stata realizzata la base del progetto, collegata poi a una legenda posta ai piedi della pagina così da poter rendere tutti partecipi al gioco che si è creato. Da qui il punto focale della controcover prende vita e tridimensionalità grazie a un embossing in rilievo nobilitato con stampa a caldo dalle tonalità violacee del foil Ultra Matt Purple 464S27 di Oropress.

Una controcover semplice ed essenziale che permette di scoprire sensazioni tutte nuove grazie a un sistema mondiale di simboli univoci incisi sulla carta.

OROPRESS 464S27 Ultra Matt Purple

Il colore utilizzato per la stampa a caldo della controcover è l’Ultra Matt Purple 464S27 Oropress, foil satinato che dona una resa visiva dall’effetto vellutato grazie alle speciali resine di cui è composto e al supporto in poliestere opaco che caratterizza il film. Il risultato ottico che si crea è un netto contrasto con il giallo fluorescente della stampa offset di fondo. L’effetto Braille è stato realizzato con un cliché per stampa a caldo e rilievo in contemporanea, per un risultato preciso e definito al tatto.

CARTA COPERTINA E CONTROCOPERTINA

Fontana Grafica è un’azienda specializzata nella fornitura di materiali da rivestimento di alta qualità e propone un’ampia selezione tra carte, cartoncini, carte speciali, tele, tessuti luxury e materiali di consumo per il settore delle arti grafiche: stampa, editoria, legatoria, cartotecnica, packaging e packaging di lusso, display e piccola pelletteria. I partner commerciali di Fontana Grafica si distinguono per innovazione e affidabilità. Insieme sono costantemente impegnati nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti in linea con le tendenze, le tematiche e le regolamentazioni ambientali del momento. La conoscenza tecnica dei materiali e il supporto di ottimi collaboratori, nonché l’ampia disponibilità di magazzino, sono altri punti di forza che permettono a Fontana Grafica di offrire un buon servizio e soddisfare le esigenze della clientela. C www.fontanagrafica.net

In un’epoca in cui la comunicazione è sempre più veloce ci ritroviamo spesso vittime inconsapevoli.

Ogni giorno sul web, dai social network alle testate giornalistiche digitali, siamo travolti da una moltitudine di notizie difficilmente verificabili, spesso faziose se non totalmente false e pregiudizievoli, che trovano ampia eco in chi è abituato a fruire delle informazioni in maniera distratta e veloce: spesso esprimiamo giudizi leggendo solo poche parole – a volte fuorvianti – del titolo. Siamo rincorsi sempre più da vicino da analfabetismo funzionale, che fa sì che anche i messaggi più semplici vengano travisati e investiti di significati falsi e tendenziosi.

Una copertina intricata, indecifrabile nei contenuti, illeggibile senza il giusto codice. Una controcopertina minimale, pulita, semplice, che però a sua volta diventa decifrabile solo da chi, normalmente, leggere non può, se non aiutandosi col tatto. Una legenda aiuta a tradurre faticosamente la frase: peccato che il contenuto non valga la fatica. Un messaggio tanto provocatorio quanto rappresentativo della situazione attuale.

La rivista è ricca di contenuti digitali: inquadra i QR code con il tuo smartphone per accedere.

LA CARTA

SILVANA WHITE 350 g

Carta naturale a elevato grado di bianco, La carta di cover e controcover è SILVANA, una carta riciclata al 100% con certificazione

FSC® Recycled e PEFC® Recycled ad alto grado di bianco (CIE 150) che fa parte del catalogo di Fontana Grafica. Altamente sostenibile, di qualità eccellente, dalla consistenza piacevole e dal tono unico e delicato, SILVANA è un’opzione perfetta per arricchire ogni progetto in maniera sostenibile. Perfetta per l’ambito editoriale e per lo sviluppo di un’immagine coordinata e di progetti corporate che vanno dai biglietti da visita ai cartellini pendenti fino alle brochure: le diverse grammature, disponibili da 120 a 350 g, ne consentono l’applicazione coerente in numerosi ambiti ottenendo un risultato professionale e pulito.

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IL DESIGN DI COVER E CONTROCOVER È DI
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C pagina

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vito a scoprire una parte di sé capace di osare, uscire dalle righe, sconvolgere le regole del gioco, ribollire di creatività sotto la calma apparente.

Stampa e cartotecnica di Valtenna

La stampa e la cartotecnica sono state affidate a Valtenna, che ha progettato una scatola con chiusura a libro, anche chiamata book jacket rigid box. La particolarità è che sostituisce la chiusura a magneti tipica della scatola a libro una chiusura a incastro, realizzato applicando sull’interno del coperchio una plancia in cartone teso rivestito che fa da battente e che si incastra nel fondo scatola. In termini funzionali questo sistema è equiparabile a quello con i magneti, ma è più sostenibile perché rende la scatola 100% monomateriale, e dunque completamente riciclabile. Completa la

diversi e dettagli microincisi.

Libro interno

Icma LINEN 5210/62 (verde)

Battuta di chiusura

Icma LINEN 5210/62 (turchese)

Il libro interno e la battuta di chiusura sono realizzate con la carta LINEN verde chiaro (1210/62) da 120 gsm, disponibile nella palette KIND. KIND è la collezione manifesto di Icma, composta da carte 100% riciclate, certificate FSC Recycled Credit, prodotte senza cloro e sbiancanti ottici, la cui cellulosa proviene direttamente dal macero, con un importante risparmio di acqua, energia ed emissioni di CO2. La collezione LINEN riproduce le texture e i colori melange del lino, un nobile e fresco materiale da rivestimento.

Grazie alla storica lavorazione di goffratura e bicoloritura, Icma ha ridotto

lezione fresca, sobria e veramente sostenibile.

Libro esterno

Icma SILVER 1431/82 (argento)

La parte esterna è in carta SILVER 1431/82 da 110 gsm certificata FSC Recycled Credit, con il nuovo colore platino, realizzato su base 100% riciclata, a dimostrazione che bellezza e sostenibilità possono dare vita a carte uniche e ricche, per un packaging bello e rispettoso dell’ambiente. Icma prosegue così nel suo percorso di sostenibilità, un percorso che prevede il progressivo passaggio a supporti 100% riciclati e riciclabili.

Fascia

Icma LINEN 1216/62 (kraft)

La fascia è realizzata con la carta LINEN 1216/62 da 125 gsm, 100% riciclata e no-

bilitata con una goffratura effetto lino, una storica lavorazione di Icma, che con semplicità arricchisce una carta base a ridotto impatto ambientale.

Luxoro – Colori a caldo e cliché

Tutta la box è costellata da effetti di nobilitazione che danno brillantezza e struttura al design. Si notano da subito sulla cover due colori della linea LUXOR®, un turchese e un rosso metallizzati presenti sulla scritta e stampati con dei bellissimi effetti microincisi: una texture crea infinite sfaccettature con un gioco di luci e ombre che permette alla vista di andare oltre la superficie. I due colori si ripetono anche sul retro e sul tassello con una stampa a caldo piatta. Sul tassello, la figura centrale presenta degli elementi decorati con il LUMAFIN® RED, un rosso acceso grazie al suo caratteristico effetto glossy, sembra quasi un colore al neon, azzardato e al contempo elegante. Cliché hinderer + mühlich italia.

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QUI

Marsicano, la tigre, il panda rosso, il furetto piedi-neri, il gibbone Hoolock, la rana acquatica di Sehuencas, il giaguaro, il rinoceronte di Giava, il gorilla di montagna e infine l’orso polare? Sono animali che vivono a diverse latitudini, ma sono tutti in via d’estinzione. E sono i protagonisti di IMPRINTING, il calendario 2023 ideato da Hello DTV insieme a BRCreative per l’azienda grafica CIEMME, che proprio con l’arrivo del nuovo anno ha inaugurato il proprio percorso di sostenibilità. CIEMME infatti è impegnata nella costruzione di un business sempre più sostenibile attraverso processi di monitoraggio dell’impatto ambientale e nuove certificazioni. Il calendario 2023 è l’oggetto che rappresenta e racconta agli stakeholder questa promessa attraverso il suo concept, i materiali e la tecnologia di stampa scelta. L’agenzia creativa ha selezionato un animale in via d’estinzione come soggetto di ogni pagina del calendario; in abbinamento sono stati realizzati anche 13 segnalibri sui quali è riportato il numero di esemplari ancora presenti in natura. Sette tipologie di carta prodotta con materiali di scarto e riciclo dalle differenti caratteristiche (colore, texture, tocco) vengono messe alla prova per mostrare i diversi risultati che si possono ottenere con la stampa digitale, sia nella resa fotografica che nei testi. Le carte utilizzate sono Materica Limestone (Fedrigoni), Flora Gardenia (myCordenons), Woodstock Betulla (Fedrigoni), Shiro Echo Bianco Brillante (Favini), Freelife Kendo (Fedrigoni), Crush Mais (Favini) e Alga Carta Avorio (Favini); il kit composto da calendario e segnalibri, custodito in un folder rosso che richiama l’identità visiva dell’azienda grafica, è di fatto anche un campionario, una concreta dimostrazione delle applicazioni e delle rese su carte riciclate, con l’idea di ispirare chi lo riceve a trovare nuovi modi di parlare di tematiche green. www.ciemme-group.it

CALL APERTA PER L’AIAP WOMEN IN DESIGN AWARD

«Un premio come AWDA contribuisce a promuovere il cambiamento? In un mondo ideale non ci sarebbe bisogno di fare premi riservati; ma giacché le cose non stanno così, è doveroso creare dei safe places, dei posti sicuri, anche dal punto di vista di premi» ha scritto la sociolinguista Vera Gheno. AWDA, nato nel 2012 e giunto alla sua quinta edizione, è il primo premio mondiale rivolto alle donne designer della comunicazione visiva e alle realtà lavorative a loro collegate, e con l’obiettivo di mettere in luce e riconoscere le professionalità femminili in un’ottica di gender equality. Non si tratta solo di un premio, ma anche di un osservatorio e progetto di ricerca dallo sguardo intergenerazionale e intersezionale. Per partecipare alla quinta edizione c’è tempo fino al 25 maggio:

IN MOSTRA YŌKAI – LE ANTICHE STAMPE DEI MOSTRI GIAPPONESI

A Palazzo Pallavicini a Bologna dal 7 aprile al 23 luglio 2023 si può visitare YŌKAI, una mostra che raccoglie centinaia di opere dei più spaventosi artisti giapponesi del XVIII e XIX secolo con storie leggendarie che unendo mito, brivido e mistero, hanno dato origine a manga, eroi e mostri della tradizione nipponica. Xilografie, libri rari e antichi, abiti storici, armi tradizionali, un’armatura samurai e una sala allestita per rivivere il rituale delle cento candele (Hyakumonogatari kaidankai) che i samurai affrontavano per dare prova del proprio coraggio sono il fulcro della mostra. Il rituale ebbe infatti una grande influenza sul mondo dell’editoria, che ha dato forma scritta e illustrata ai racconti narrati nel corso dei secoli. Tra le stampe in mostra, spiccano anche le xilografie di Hokusai, Hiroshige, Kunisada e Kuniyoshi. La mostra è adatta anche a bambini e ragazzi, fanno sapere gli organizzatori Vertigo Syndrome e il curatore Paolo Linetti. www.mostrigiapponesi.it

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NEWS
Katsushika Hokusai, Dokuro Kakemono – Collezione Sugimo

SOBer & coOL

Comincia

l’era dei drink senza alcool e senza rinunce

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di

Di fianco a vini, birre e spirits stanno avanzando alternative senz’alcool che non rinunciano al gusto e al piacere dell’esperienza. Ma come comunicano questi nuovi prodotti? Quanto sono vicini ai codici degli spirits e quanto invece tracciano una propria strada originale nel packaging design? Ne abbiamo parlato con quattro esperti di comunicazione -

Paola Garavaglia e Alessandra

Baicchi di Break Design, Luca Riva di Dude, Arturo

Vittorioso di H2H - e tre fra i più interessanti brand

italiani: Amaro Venti, Conviv e MeMento.

DDai momenti importanti della vita all’agognato relax del fine settimana, le occasioni di socialità e celebrazione sono associate all’idea del bere in compagnia. Negli ultimi anni a vino, birra e spirits si stanno aggiungendo opzioni senz’alcool. Da una parte incide un cambiamento di abitudini, per cui anche chi normalmente apprezza gli alcolici può desiderare un’alternativa in alcune circostanze, come mantenere la concentrazione durante un pranzo di lavoro o ridurre l’apporto di alcool dopo momenti particolarmente goderecci (è il caso del Dry January, un mese senza alcool dopo le feste invernali). Dall’altra c’è un cambio di passo generazionale: la cosiddetta Gen Z beve in media il 20% di alcool in meno a testa rispetto ai Millennial – dati Berenberg Research – i quali a loro volta appartengono a una generazione molto più morigerata rispetto a Gen X e Baby Boomers. E non da ultimo un’offerta di mixology e ristorazione di alta gamma che vuole andare incontro a un pubblico che può astenersi dal consumo di alcolici per ragioni culturali, di salute o di contesto, senza rinunciare al gusto. Il mercato è in fase esplosiva: secondo una rilevazione NielsenIQ tra il 2021 e il 2022 sono stati lanciati nel solo mercato americano 72 nuovi marchi di prodotti alcohol free, e la richiesta di bevande no o low-alcohol è cresciuta del 60% tra luglio 2020 e luglio 2021. Il volume del settore è stimato in 11 miliardi di dollari ed è in crescita a doppia cifra. E in Italia? Se la produzione e il consumo di alcolici è un fatto culturale, dall’altra c’è una tradizione di bevande da aperitivo analcoliche altrettanto lunga e trasversale.

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Il primo scoglio di questo nuovo mercato è sia lessicale che normativo, come spiega Paola Garavaglia, Managing Partner e Co-Owner Break Design: «Dal punto di vista legislativo vengono considerate non alcoliche le bevande che contengono meno dello 0.5% ABV (alcohol by volume). Tra i no e low-alcohol si trovano sia prodotti realizzati tramite dealcolizzazione che no-alcohol nativi. È una nicchia enormemente polverizzata che comprende l’equivalente analcolico di tutti gli alcolici, birra, vino e superalcolici, i white, i brown, i bitter. In mancanza di un quadro comune ogni categoria ha seguito una sua logica, ad esempio i vini e le birre hanno adottato la dicitura “zero” secondo l’esempio dei soft drink senza zucchero, ma si parla anche di imitation spirits, near-beers, distillati senz’alcool».

NNel caso di MeMento, brand fondato da Eugenio Muraro, la scelta è stata di partire come prodotto nativo alcohol free: «MeMento è un distillato analcolico ottenuto tramite corrente di vapore, senza alcool in nessuna fase della lavorazione. I nostri clienti sono principalmente cocktail bar, ristoranti e hôtellerie di alto livello, la cui clientela chiede sempre di più delle opzioni alternative agli alcolici all’altezza dell’esperienza complessiva».

E proprio il B2B è la prima audience a cui si rivolge la comunicazione, sottolinea Luca Riva, Creative Director di Dude: «Il primo pubblico da convincere non è il consumatore finale ma baristi e mixologist, e questo si riflette su scelte di comunicazione e design di prodotto. Normalmente i prodotti non alcolici hanno il loro spazio sotto il bancone, tra gli ingredienti. Adesso invece tendono a entrare di diritto tra i prodotti customer-facing ed essere esposti in bottigliera tanto quanto gli alcolici. La “bottigliabilità” guida le scelte estetiche».

Ancora prima dei bartender, c’è un intermediario fondamentale che deve essere in grado di raccontare il prodotto, fa notare Lorenzo Cinelli, founder con Mattia Vita di Conviv: «Elevare il momento di consumo del drink analcolico è un concetto che va spiegato per prima cosa ai distributori. Un po’ come succede con i libri, sono la prima linea che si trova a raccontare un prodotto nuovo. Devono poterlo spiegare ai responsabili acquisto dei locali, far capire loro che può rispondere a una richiesta. Abbiamo cercato di tradurre nel packaging il lavoro dell’ingredientistica: è un punto su cui ci siamo concentrati a lungo con Spider, l’agenzia che ci ha supportato nello sviluppo, cercan-

do di lavorare con le associazioni che sono già nella mente delle persone, come il rosso del bitter, che è il color rubino classico associato all’aperitivo all’italiana. Il nostro prodotto è realizzato con infusione a freddo per 30 giorni e materie prime lavorate a mano».

QQuesti differenti pubblici – distributori, bartender, consumatori – si riverberano sulle scelte dei materiali, come racconta Alessandra Baicchi, Account di Break Design: «Dal punto di vista dei supporti il vetro è protagonista, con pesi vetro vs alluminio completamente rovesciati rispetto all’area dei soft drink non alcolici. La differenziazione sarà dettata anche dalla fascia d’età del target, con le lattine per i prodotti ready to drink per i giovani, e il vetro che parla a un target più adulto. Ma in un target giovane non è già radicata l’associazione mentale tra vetro e prodotto premium, per cui c’è margine di sperimentazione su supporti più versatili. Nel loro caso i prodotti con cui si va in competizione non è tanto lo sharing della bottiglia da seduti, tipico degli adulti, ma il consumo individuale on the go e l’abitudine a bevande che non erano nei consumi delle generazioni precedenti, come le miscele a base di caffè da asporto o il bubble tea».

Ma i formati RTD non sono solo appannaggio dei più giovani, come dimostra il caso di MeMento: «Il nostro prodotto è stato scelto da NIO, la start

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up che offre cocktail artigianali a domicilio, come base per i suoi 4 cocktail senza alcol. La versione RTD in dose singola viene considerata un entry point per chi vuole esplorare il mondo dei drink non-alcolici senza avere a disposizione la varietà di ingredienti ed essenze del bancone di un bar».

NNel pubblico adulto, invece, il patrimonio di codici già assimilati dal consumatore è cardinale per orientare la comunicazione. Continua Paola Garavaglia: «Il design delle alternative analcoliche tende a rifuggire dalle nobilitazioni oro e dalla lamina: associazioni di colore e materiale come lo stile oro e nero sono ancora troppo associate al vino. Si va più verso uno stile vibrante e floreale: un esempio è la gamma lanciata da Martini. Scelte di colore come i verdoni inglesi e i burgundy richiamano troppo gli alcolici heritage, quindi si va invece verso colori inusuali per il settore come la gamma pastello e accenti pop con l’uso dei colori fluo. Si cerca un’esperienza multisensoriale, lasciando il compito a rilievi, texture, elementi tattili e contrasti lucido/opaco di trasmettere il senso di premiumness. Nel caso dei distillati, invece, in cui il primo pubblico sono i bartender, il trend è la mimesi. Ci si rifà allo stile della produzione di nicchia da distilleria artigianale, in particolare al linguaggio dei modern gin, con grande uso delle trasparenze, tanta serigrafia e tagli cartotecnici sulle etichette che valorizzano il liquido all’interno».

Il packaging MeMento conferma questo tipo di iconografia: «L’etichetta è double face e fustellata con cinque strisce verticali che rappresentano il logo MeMento e richiamano i cinque sensi e le cinque essenze che compongono la bevanda, ognuna distillata separatamente. Attraverso queste cinque fustellature si intravede sul retro dell’etichetta un paesaggio mediterraneo, caratterizzato da un diverso colore per ognuna della nostre miscele. Utilizziamo un’etichetta monomateriale in carta certificata FSC, bottiglia in vetro, tappo serigrafato e fondo in legno. Il grip tra tappo e bottiglia è in plastica, per il momento è ancora la soluzione migliore per assicurare l’integrità del prodotto, soprattutto per l’esportazione: le bottiglie devono affrontare viaggi di lunga durata verso mercati come gli Stati Uniti e l’Australia. Ancora più importante, non essendoci l’alcool in funzione conservante, per cui utilizziamo gli stessi standard di sicurezza delle bevande alimentari».

Nel caso di Amaro VENTI invece si tratta di proseguire attraverso un’opzione analcolica un discorso di profilo di sapore iniziato con tre distillati alcolici, il Gin RIVO, lo Sloe Gin e l’Amaro VENTI alcolico.

Ci spiega Marco Rivolta, founder di Magi Spirits: «Amaro VENTI si rifà

all’esperienza della tradizione italiana di vermut e liquoristica, con l’uso di essenze botaniche raccolte esclusivamente nella penisola. In Italia abbiamo una tradizione di amari locali ma nessun prodotto che in qualche modo “unisse l’Italia” attraverso le diverse essenze. VENTI fa uso di venti botaniche – una ispirata da ogni regione italiana – e parte dall’idea di dare al consumatore la scelta di bere un prodotto con o senza alcool mantenendo intatta la ricettazione e gli equilibri di sapore. L’idea quindi è di offrire un’esperienza di gusto inalterata, da modulare in base alle circostanze e al momento. Questo principio si riverbera anche sulle scelte di packaging, in dialogo l’uno con l’altro. Condividono alcuni elementi come le venti linee che compongono il logo, e richiami giocosi a una tradizione quasi alchemica, simboleggiata dalle manine e il mortaio con gli ingredienti e dal motto del cartiglio Edamus, Bibeamus, Godeamus. Nel settore dei liquori senz’alcool abbiamo molta libertà perché non ci sono ancora abitudini codificate, dallo stampo della bottiglia alla forma dell’etichetta, ai codici colore. C’è spazio per innovare».

SSecondo Arturo Vittorioso, Executive Creative Director di H2H, al momento i brand stanno provando

15 PACKAGING TRENDS
Nel settore dei liquori senz’alcool non ci sono ancora delle abitudini codificate, dallo stampo della bottiglia alla forma dell’etichetta ai codici colore. C’è più spazio per innovare rispetto ad altre categorie.
- Marco Rivolta, Magi Spirits

entrambe le direzioni: «Ci troviamo in una fase in cui troviamo esempi di entrambe le tendenze: da una parte riproposizioni di alcolici famosi in versione no alcool, puntando sulla fedeltà di marca e la rassicurazione sulla qualità del prodotto che deriva dalla storia del brand. Dall’altra prodotti no-alcohol gestiti da grandi gruppi che comunicano però come se fossero brand nativi, con codici di comunicazione e scelte iconografiche che puntano a smarcarsi e a cercare di posizionarsi come una cosa a parte rispetto al gruppo industriale di provenienza».

CConvinti i mixologist, ci si rivolge ai consumatori, nota Vittorioso: «Credo che questo tipo di prodotti faccia parte di un movimento di mercato più ampio, una proposta che si rivolge a nicchie altamente targettizzate con un’offerta specifica. Ne fa parte la recente attenzione per il bio o le alternative vegetariane e vegane alle proteine animali. Nell’ambito della birra questa attenzione è partita anche da brewery artigianali che hanno filosofie molto radicali e hanno aggiunto al loro portfolio prodotti alcohol free per raggiungere un pubblico che non beve alcool ma che può essere interessato a profili di sapore complessi. Dal punto di vista della comunicazione significa realiz-

zare progetti di packaging che comunichino il senso di scelta non come privazione ma come decisione consapevole. Un esempio è la comunicazione degli “alcolici senz’alcool” come bevande adatte agli sportivi, per cui si sottolinea l’aspetto della gratificazione senza l’appesantimento come parte di uno stile di vita sano».

Un prodotto nuovo deve costruire intorno a sé un intero ecosistema di comunicazione stampata tutto da progettare, che va dai materiali accessori agli allestimenti, racconta Marco Rivolta: «La novità di un prodotto significa anche che le esperienze di consumo sono in un certo senso tutte da inventare, per cui lavoriamo molto anche sul fronte degli eventi di degustazione, delle guide di mixology, la creazione di una rete di locali specializzati. Questo genererà anche una ricaduta su tutti i prodotti accessori che verranno interessati dallo stesso mutamento comunicativo: le basi, i mixer, i succhi premium, i cosiddetti hero ingredients».

Concorda Lorenzo Cinelli: «Nella nostra offerta abbiamo inserito anche una box, che riprende il design delle label con verniciatura in rilievo. La box contiene il prodotto, due bicchieri e una tonica selezionata per l’abbinamento. Funziona sia come

“educazione al gusto” dei clienti, suggerendo un abbinamento e una ricetta, sia lavorando sull’idea che questo è un prodotto raffinato che può essere regalato tanto quanto una buona bottiglia alcolica. Abbiamo anche realizzato una serie di playlist su Spotify per il momento di consumo, perché il momento dell’aperitivo è fatto tanto dal prodotto che dall’esperienza».

Luca Riva prevede che le mosse più importanti in ambito adv arriveranno con l’ingresso dei grandi gruppi: «Al momento i grandi gruppi stanno facendo acquisizioni e soft launch, ma probabilmente nel prossimo anno vedremo dei lanci interessanti anche attraverso investimenti in adv e campagne. Ma non solo, probabilmente diventeranno sempre più frequenti azioni di comunicazione comuni con i brand di soft drink di nicchia, come la spuma, la cedrata o i bitter, prodotti che non hanno mai lasciato i banconi dei bar della provincia italiana e che sono già parte di un grande fenomeno di riscoperta».

MMa il player che cambierà la faccia del mercato probabilmente è un altro ancora secondo Paola Garavaglia: «Il segnale più importante per il futuro è il fatto che la grande distribuzione si sta accorgendo di questo fenomeno, e si sta attrezzando per rispondere con una propria offerta. Mentre per i corrispettivi alcolici c’è un heritage di brand molto forte, nel caso di questo mercato per le private label è possibile entrare da protagoniste: ci si trova virtualmente ad armi pari, perché è un settore in cui il consumatore non ha il benchmark delle grandi marche. Lo stiamo vedendo già succedere nel settore del vino, ad esempio con lo spumante Riesling “Virgola Zero” Alcol Free entrato di recente nell’assortimento di Esselunga».

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DISCOVER THE FUTURE OF BEAUTY AND LUXURY PACKAGING

Mario Coppola e Antonella Coppola

CEO E MARKETING MANAGER DI SO.VE.MEC.

Antonella Coppola è specializza in Marketing e Business internazionale. Dopo aver lavorato come Assistant Brand Manager Marketing in un’azienda di import e posizionamento di prodotti italiani in Cina, nel 2019 torna in Italia e crea l’ufficio Marketing all’interno dell’azienda di famiglia, occupandosi sia di vendite sia promuovendo il profilo aziendale in eventi, fiere e contest.

Mario Coppola si è specializzato in Economia e commercio, lavorando fin da piccolo nell’azienda di famiglia in concomitanza con gli studi. Ha imparato l’arte della stampa acquisendo sempre di più le abilità da stampatore che gli consentiranno di investire sempre di più nelle nuove tecnologie per ampliare la produzione aziendale.

L’abbinamento armonico tra etichetta e capsula

So.ve.mec.

La So.ve.mec. nasce da un’idea di Antonio Coppola a Nola (NA) nel lontano 1984 come azienda per modulistica varia e successivamente si apre anche al settore delle etichette adesive. Negli anni a seguire, grazie all’ingresso in società delle nuove generazioni, si specializza con stampe a caldo, rilievo a secco, serigrafia tattile e oro tridimensionale. Infine, in risposta alle esigenze del settore del beverage, la So.ve.mec. decide di avviare anche un reparto produttivo dedicato al packaging, offrendo ai suoi clienti capsule per bottiglie di vino, olio, liquori etc.

Quando si crea l’identità di un vino è necessario avere cura del più piccolo dettaglio. Non solo per quanto riguarda l’etichetta, ma anche per gli elementi funzionali come le capsule che sigillano il vino: abbinare etichetta e capsula può fare davvero la differenza sull’impatto finale del packaging, e l’expertise e la capacità produttiva di So.ve.mec. in questo campo distingue l’azienda dai suoi competitor. Ma come si procede per creare un progetto coordinato e armonico?

Dalla modulistica alle etichette fino alle capsule

La So.ve.mec. nasce come azienda per modulistica varia nel lontano 1984, ma con l’avvento di Internet e delle e-mail la carta ha lasciato spazio ai documenti virtuali, così l’amministratore Antonio Coppola nel 2001 decide di affiancare un’altra linea produttiva: l’etichetta adesiva. Oggi grazie all’esperienza e alla voglia

di metterci in gioco siamo arrivati a un livello di eccellenza soprattutto nell’esigente settore enologico. E la ragione per cui siamo riusciti a raggiungere determinati standard, è che abbiamo sempre cercato di risolvere i problemi che il mercato ci poneva davanti. Qualche anno fa, una delle esigenze ricorrenti era per noi la questione del coordinato capsula-bottiglia: completare una bottiglia non è semplice perché siamo sì nell’ambito del packaging , ma ogni elemento ha una linea produttiva completamente differente e i nostri clienti, per lo più piccole-medie imprese, non producono quantitativi sufficienti a ordinare tonalità o personalizzazioni particolari sulla capsula, a meno che non utilizzino colori che non necessitano di un quantitativo minimo per la produzione. Ciò ha sempre rappresentato un limite per noi come stampatori: spesso la tonalità dei colori dell’etichetta stampata non risultava coerente con quella della capsula disponibile, creando un packaging non

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PERCORSI DI LABELING

omogeneo. Nel 2015 dunque abbiamo deciso di attuare un’espansione orizzontale in termini produttivi affiancando la stampa delle etichette a quella delle capsule. Per noi è stato un investimento coraggioso, perché non solo non avevamo mai avuto esperienza in questo settore, ma anche perché abbiamo riorganizzato la produzione con la formazione di nuovo personale. Se prima la produzione di capsule avveniva in circa 3 mesi –quindi il cliente riceveva le etichette e poi le capsule – internalizzando la produzione di capsule siamo in grado di rispondere alla domanda in 15 giorni. L’idea è stata vincente, tanto che attualmente vantiamo ben due macchinari per la produzione di capsule che ci rendono uno dei pochi etichettifici in Italia a produrre anche capsule.

Come è cambiata la progettazione

Per progettare il packaging di una bottiglia di vino di solito si parte sempre dall’etichetta. Con l’introduzione delle capsule abbiamo iniziato a progettare in maniera inversa: l’uso di supporti differenti infatti (carta per l’etichetta, plastica e polilaminato per la capsula) fa sì che la resa dello stesso colore sia molto diversa sui due elementi. Pertanto partiamo prima dal colore disponibile della capsula per poi progettare l’etichetta: il materiale fornitoci delle capsule è già colorato, mentre la carta per l’etichetta è bianca e stampando in quadricromia si riesce

ad arrivare allo stesso colore della capsula scelta, come abbiamo fatto per la linea Bio dell’oleificio Basso che utilizza lo stesso packaging per tre tipologie di prodotto differenziando solamente il colore di etichetta e capsula. Con questa tecnica riusciamo a rendere il packaging della bottiglia completo e omogeneo. I materiali a nostra disposizione per le capsule sono il PVC e il polilaminato, ma da un po’ di tempo abbiamo introdotto anche il PET 100% riciclabile, per soddisfare la crescente richiesta di sostenibilità che va di pari passo con la scelta di carte FSC. Per la personalizzazione possiamo nobilitare la capsula con rilievo a secco, lamina a caldo o anche rilievo a secco e lamina a caldo. Oltre alla vasta gamma di colori che abbiamo a disposizione, un altro vantaggio di poter produrre etichette e capsule è quella di utilizzare lo stesso foil a caldo su entrambi gli elementi. Se l’etichetta progettata presenta una nobilitazione a caldo, possiamo utilizzare il foil scelto per poter incidere la capsula e riportare il nome del brand o anche il logo sul collo della capsula e sulla testa. È il caso del progetto di Renato Cosimato creato dalla nostra designer Annalisa Fusco, che riporta il logo sulla capsula con lo stesso foil dell’etichetta. Utilizzando la stessa tecnica si può avere anche il processo inverso, ossia partire dal colore della capsula per poi riprodurre una stampa a caldo sull’etichetta che gli si avvicini il più possibile, come il packaging utilizzato dall’azienda Vigne Irpine.

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TOM. THE SECRET EDITION PER BRAND REVOLUTION. UN’ESPERIENZA DI MARCA COINVOLGENTE FIRMATA

SMITH LUMEN, GRAFICAL, MYCORDENONS E LUXORO

TOM è un gin di grande pregio, nato come omaggio allo spirito aperto, innovativo e cosmopolita della città di Milano, e proprio come Milano ha un carattere sfaccettato e contraddittorio che riserva sorprese nascoste che solo chi sa andare oltre la sua superficie più rigorosa può scoprire. Il progetto che raccontiamo in queste pagine ha preso vita durante Brand Revolution LAB 2022, dalla collaborazione tra l’agenzia creativa Smith Lumen, l’azienda di stampa grafica, la cartiera myCordenons e il fornitore di materiali per la nobilitazione Luxoro. L’obiettivo dell’agenzia era proprio quello di comunicare la natura multiforme e inaspettata di TOM attraverso un’esperienza di marca contemporanea e coinvolgente. Il packaging

diventa quindi metafora fisica della città che, dietro l’essenzialità di forme e tipografie, dischiude un percorso graduale di scoperta di un mondo inatteso. L’elegante astuccio nero si apre come una porta segreta su un caleidoscopio ricco di immagini, colori e suggestioni: un sincretismo inedito che parla di una Milano meno nota, ma non per questo meno autentica: la Milano delle terrazze esclusive, dei giardini incantati celati fra le mura dei palazzi storici, degli echi di storie fra mito e realtà che si rincorrono fra antichi chiostri. Il racconto continua sulla bottiglia, dove è proprio il logo TOM che infine attira e guida lo sguardo a spingersi attraverso il vetro, trasformando il packaging in un oggetto di design vivo e interattivo.

L’astuccio

È stata la possibilità di sperimentare con materiali e nobilitazioni di alto pregio come quelle offerte da myCordenons e Luxoro a ispirare Smith Lumen per la creazione della “Secret edition” di TOM, insieme all’abilità di Grafical che ha saputo creare contrasti fra esterno e interno grazie a stampa, accoppiature, fustellature e suggestivi effetti olografici per un risultato vibrante e drammatico.

Si parte dall’astuccio, raffinato progetto cartotecnico realizzato da Grafical accoppiando due carte myCordenons: myAstroprint Black 180 da 280 g/mq per l’esterno e myMalmero Soleil da 300 g/mq per l’interno. myAstroprint è una gamma di carte goffrate che rende unico ogni progetto con effetti

tattili e visivi eleganti e distintivi. Il nero in pasta è realizzato senza l’impiego di pigmenti carbon black. myMalmero, dalla superficie “wove”, è famosa per la sua ricercata palette di colori intensi e perfetta in tutti i progetti top di gamma in cui la tinta è protagonista. Presenta una buona speratura, tenacità e solidità alla luce.

La stampa è realizzata in più passaggi: in offset HUV sono stati stampati il bianco e il giallo su myAstroprint, nobilitato a caldo con COLORIT® Trans 812 per creare un accattivante effetto tono-su-tono sulla carta nera e serigrafia ad alto spessore. È stata inoltre fustellata la scritta TOM per far emergere il giallo intenso del cartoncino myMalmero Soleil sottostante. L’interno è stato stampato in bianco e gial-

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SMITH LUMEN

Smith Lumen è un’agenzia creativa indipendente nata a Milano con la missione di affiancare i Clienti nell’abbracciare le sfide per costruire il loro futuro, e da quasi vent’anni lo fa con coraggio, curiosità e versatilità. Un team con background professionali e culturali diversi per una visione di agenzia ampia e originale e una vasta esperienza in consumer branding, strategia, packaging design, produzione per la stampa. Smith Lumen condivide la sua passione con tutti i brand che hanno qualcosa da dire, indipendentemente dalla fase della loro vita, aiutandoli a rimanere rilevanti sul mercato. Con i suoi oltre 4.000 progetti per più di 350 marchi in tutto il mondo, Smith Lumen ha reso la diversità e la collaborazione una sua cifra distintiva che assicura modi di pensare innovativi e design di successo.

SAPPIAMO QUANTO SIA DIFFICILE PRODURRE IDEE INNOVATIVE SU PRODOTTI CON UNA PERSONALITÀ

GIÀ IMPOSTATA: CHAPEAU BRL!

GIORDANO CONCA E CATERINA ROSSI PURI FOUNDER DI TOM – TOUCH OF MILANO

lo offset HUV. Il design è composto da una grafica circolare i cui raggi sono stampati a caldo con LUMAFIN® Clear che crea l’effetto trasparente traslucido, il nome del brand e le scritte in nero sono il risultato di una stampa a caldo con COLORIT® Trans 812, i teschi sono stati stampati con cliché microinciso hinderer + mühlich, mentre i fenicotteri li troviamo in due versioni, stampati a caldo con il COLORIT® Trans 812 e stampati in rilievo a secco con cliché hinderer + mühlich, mentre le campane e le orecchie sono stampati a secco con cliché multilivello. I due cartoncini così stampati e nobilitati sono stati infine accoppiati e fustellati. L’astuccio presenta una zip fustellata che permette di aprirlo completamente e scoprire l’interno.

L’etichetta a mantello

Fedele al pack secondario è l’etichetta a mantello che avvolge la bottiglia.

Grafical ha realizzato la stampa in più passaggi: bianco digitale su myAstroprint Black 180 da 120 g/mq, stampa a caldo con COLORIT® Trans 812 di Luxoro e fustellatura della scritta TOM per far emergere la myMalmero Soleil da 120 g/mq. Sulla carta gialla è stata effettuata la stampa digitale del grigio, l’applicazione della foglia nera da un lato e dall’altro lato stampa in nero e l’applicazione del LUMAFIN® Clear. Le due carte sono state poi accoppiate e fustellate. Il “mantello” copre l’etichetta adesiva vera e propria in modo tale da creare un effetto WOW una volta rimossa grazie alla zip laterale fustellata.

L’etichetta adesiva e la retroetichetta

Una volta rimossa l’etichetta a mantello si scopre l’essenza di TOM in un gioco di trasparenze e corrispondenze tra etichetta frontale e retroetichetta, entrambe realizzate da Grafical in più passaggi: stampa sandwich digitale con bianco e quadricromia su plastico trasparente, tre colori serigrafici su supporto olografico e accoppiatura dello stesso su etichetta trasparente. Per il fronte è stato scelto un nero serigrafico impreziosito da vernice trasparente a spessore.

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Nuncas, dove la sostenibilità è di casa

Oltre un secolo di storia e una solida base di clienti affezionati. Oggi Nuncas è un punto di riferimento per il mondo dell’housekeeping, che non ambisce a competere con le multinazionali ma a distinguersi per qualità e impegno ambientale e sociale. Ne abbiamo parlato con Luca, Carlotta e Aurelio Manzoni, rispettivamente AD, Responsabile marketing e comunicazione e Responsabile sostenibilità dell’azienda lombarda a conduzione familiare.

Dal 1920, 100 anni di casa nel cuore”. Si presenta così – anche se per la precisione quest’anno gli anni sono diventati 103 – quello che è diventato un brand di riferimento per gli amanti dell’housekeeping. Ossia per chi – una solida base di clienti fedeli e in crescita nel tempo – è disposto a spendere di più perché ama la sua casa, i pavimenti, gli arredi e l’argenteria. Ma anche i tessuti delle tende o dei divani o i capi d’abbigliamento, compresi quelli sportivi.

E anche se nella vasta gamma delle oltre 250 referenze a marchio Nuncas sono inclusi i prodotti per pulire la cucina, lavare i piatti o rendere splendente il forno, a Luca Manzoni non piace che venga definita “una fabbrica di detersivi” l’azienda che guida come amministratore delegato insieme alla moglie Rosy Cassata, nipote del fondatore e direttrice creativa. Con loro lavorano anche i figli Aurelio e Carlotta, quarta generazione con la responsabilità, rispettivamente, della parte sustainability e del marketing e della comunicazione.

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Quartier generale a Settimo Milanese, impianto produttivo da Industria 4.0 a Rho, 75 dipendenti e circa 28 milioni di euro di ricavi, Nuncas è stata fondata a Milano nel 1920 da Nunzio Cassata, da cui l’acronimo Nuncas. «L’attività iniziale – racconta Luca Manzoni, in azienda dal 1985 – fu quella dell’import di pellame dall’America per borse e scarpe. Poi, negli anni Trenta, a causa delle sanzioni internazionali verso l’Italia con conseguente blocco dell’import, Nuncas diventò un’azienda chimica producendo prima il bianchetto per le colorazioni e poi la cera per le scarpe bianche». Oggi è un’azienda che «pensa e produce, con una costante innovazione e importanti investimenti in Ricerca & Sviluppo, una gamma di prodotti destinati in particolare alla cura dei tessuti e degli ambienti».

Un’impresa che innova senza dimenticare le sue radici e che vuole farsi conoscere con l’identità del marchio, per cui, come anticipa Carlotta Manzoni, è in corso una rivisitazione della brand identity. E farsi apprezzare con i prodotti

e il packaging per cui, con il restyling avviato una decina di anni fa, l’etichetta ha assunto un forte valore informativo. Un biglietto da visita attraverso il quale raccontare la serietà di un’azienda che, attraverso la ricerca scientifica e la chimica, sviluppa non solo prodotti efficaci per la cura della casa e dei tessuti, ma anche buoni per l’ambiente.

«Guardare al futuro con gli occhi di chi vuol ridurre al minimo l’impatto ambientale e sociale, garantendo la massima efficacia e il miglior risultato di utilizzo» del resto è il manifesto del Green Living di Nuncas. Il DNA dell’azienda è da sempre votato alla sostenibilità, prima ancora che diventasse di moda, e declinata in tutti gli aspetti contenuti dai valori ESG dell’ONU. Quindi quelli sociali, economici e ovviamente ambientali. Un’attenzione confermata dai significativi investimenti effettuati negli anni per produrre energia verde con un impianto fotovoltaico da 200 chilowattora l’anno, con il nuovo stabilimento produttivo di Settimo Milanese tra i primi in Italia, ricorda Carlotta Manzoni, a impatto zero, e

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«Nuncas pensa e produce, con una costante innovazione e importanti investimenti in Ricerca & Sviluppo, una gamma di prodotti destinati in particolare alla cura dei tessuti e degli ambienti».
Carlotta Manzoni, Marketing & Communication Manager Aurelio Manzoni, Sustainability Manager

realizzato in plastica riciclata e riciclabile per la Linea Vegetale e via via in fase di estensione a tutti gli oltre 250 prodotti del catalogo Nuncas. In attesa che le bioplastiche siano tecnologicamente avanzate perché oggi, aggiunge Aurelio Manzoni, «non sono ancora utilizzabili, a causa della loro deperibilità nel tempo, per contenere in sicurezza i prodotti per la pulizia della casa e dei tessuti e rispettare quindi le normative europee».

La Linea Vegetale ha ricevuto l’importante certificazione Ecolabel, il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista del loro impatto ambientale. «Essere certificati a livello europeo con tale marchio si inserisce nel nostro cammino innovativo dei prodotti per la casa» spiega ancora Aurelio Manzoni. «Dare al consumatore un’ulteriore garanzia degli elevati standard qualitativi e prestazionali dei nostri prodotti e del loro ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita (LCA) è un obiettivo primario che ci poniamo da sempre, al di là di questa ulteriore certificazione che conferma il buon cammino fatto finora».

sumatore andare più a fondo nella conoscenza del percorso dell’azienda in questo ambito e sulla pagina Internet Green Living del sito aziendale (www.nuncas.it) si trova il manifesto green con gli intenti dell’azienda in ambito sostenibilità e le concrete applicazioni sui prodotti. La Linea Vegetale, infatti, non si ferma alla certificazione Ecolabel ma fin dalla sua nascita può vantare altre attenzioni nei confronti dell’ambiente. Così il consumatore ritrova sui pack: “Ecolabel”, prodotto “Ipoallergenico”, “Flacone 100% Plastica riciclata” e “Formula Responsabile”.

Più in particolare, gli undici prodotti marchiati Ecolabel per il bucato, le superfici e le stoviglie hanno una formulazione idonea a rispettare i criteri europei richiesti dalla certificazione per impattare il meno possibile sull’ambiente, garantendo al contempo efficacia di risultato. La Linea Vegetale si compone inoltre di altre cinque referenze con le stesse caratteristiche di formulazione, nate con lo stesso DNA green e pronte a ricevere la stessa certificazione non appena l’UE deciderà la creazione dei dossier relativi alle loro categorie.

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PAROLA AI BRAND
è quella di semplificare lo stile di vita domestico con prodotti innovativi e di altissima qualità, sviluppati nella salvaguardia dell’ambiente e di chi li utilizza».

fonti vegetali rinnovabili e scarti dell’industria ali mentare come lo zucchero da barbabietola, l’olio di cocco e quello di palma, sono caratterizzati da una formula senza solventi dannosi volatili e priva di profumi. Inoltre sono confezionati in plastica riciclata e riciclabile e utilizzabili all’aria aperta senza danni all’ambiente.

Nuncas, dai prodotti al loro packaging, non ha l’ambizione di fare concorrenza alle grandi multinazionali del settore, consapevole che si tratta di mercati diversi. «I nostri prodotti, pur venduti anch’essi oltre che nei negozi specializzati anche nelle catene della GDO, non competono sul fronte del prezzo. La nostra mission – sottolinea Carlotta Manzoni – è quella invece di semplificare lo stile di vita domestico con prodotti innovativi e di altissima qualità, sviluppati nella salvaguardia dell’ambiente e di chi li utilizza».

Un brand di lusso della pulizia della casa?

«Non userei il termine lusso. I nostri clienti non sono per forza ricchi. Ciò che li contraddistingue è lo stesso amore per la casa e per ciò che contiene. Così come per i capi d’abbigliamento, anche sportivi, e per gli animali. Tanto che siamo gli

de Manzoni. Negli anni Ottanta è stata lanciata anche una linea per la cura della persona con il marchio Vittoria Verde, ora in fase di rivisitazione e rilancio partendo dalle vendite online. Nuncas è stata tra le prime aziende del settore a entrare già nel 2011 nell’e-commerce grazie anche all’innovativo packaging creato, con un brevetto americano, per le spedizioni sicure dei flaconi che “galleggiano” nell’acqua. E sull’e-commerce, sia diretto dal portale sia sulla piattaforma di Amazon, si punta molto per una crescita dei ricavi a 40 milioni di euro nei prossimi quattro anni. Una crescita che passerà anche dai canali di vendita fisici. Ma il nuovo piano prevede anche l’apertura di un secondo flag ship store come la “boutique” attiva da una decina d’anni a Milano, a San Giovanni sul Muro, che «sta dando grandi soddisfazioni ed è molto apprezzata dai clienti».

Un percorso per stringere un rapporto sempre più stretto e personalizzato con i consumatori che nel tempo e con il cambiamento dei consumi e delle reti distributive, dal passaparola e dal ruolo fondamentale dei piccoli negozi nel veicolare immagine e qualità dei prodotti Nuncas oggi

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PAROLA AI BRAND
Nuncas è stata tra le prime aziende del settore a entrare
già nel 2011 nell’ecommerce grazie anche all’innovativo packaging creato per le spedizioni sicure dei flaconi che “galleggiano” nell’acqua.

vede coinvolti i social network e la comunicazione digitale che in azienda ha sostituito ormai anche l’uso della carta per cataloghi e brochure.

La personalizzazione non riguarda solo il contenuto ma anche il contenitore. Per cui la plastica, a partire da quella riciclata e riciclabile, avverte Aurelio Manzoni, «non va demonizzata, e anzi Nuncas l’ha scelta per tutte le linee di prodotto, al posto di vetro e alluminio». «Personalizzare significa anche fare dell’etichetta autoadesiva – aggiunge Carlotta Manzoni – un mezzo formidabile per veicolare al consumatore una grande quantità di informazioni dalla storia dell’azienda a quella del prodotto, dalla sua efficacia e composizione alle modalità d’uso. Informazioni che svolgono un po’ la funzione del bugiardino dei farmaci e che oggi vengono fornite anche grazie ai QR-Code presenti sull’etichetta che rimandano anche a video tutorial. Le etichette sono stampate perlopiù in quattro colori più pantone su carte certificate FSC per arrivare a fino a sette colori e a nobilitazioni in oro e argento come quelle

utilizzate per una serie limitata di prodotti (come lo Stovilnet) lanciati per celebrare il primo centenario dell’azienda. Ma che, si pensi all’effetto oro, oggi vengono riproposte grazie a tecnologie di stampa che permettono di creare questo effetto senza i costi delle nobilitazioni dorate.

Nuncas sceglie da sempre aziende-partner, di cui negli anni è stata riconosciuta l’affidabilità nel servizio, per le commesse di stampa e cartotecnica. Così, per le etichette dagli anni Novanta si affida alla Euroadhesiv di Crusinallo di Omegna; per le plastiche, che vedono i contenitori dotati dell’embossing laterale per facilitarne l’uso, alla Lario Plast (ex Nova Mandelli) di Alzate Brianza. Per i cartoni da ben vent’anni l’azienda di riferimento è lo Scatolificio Mingazzini di Rho mentre da ben tre generazioni gli astucci vengono commissionati alla Grafica Antonini di Lainate. Astucci e scatole in cartoncino servono come imballaggio di secondo livello per prodotti come il primo profumatore

per bucato a mano e in lavatrice (Drops) che evita di utilizzare l’ammorbidente o per il detergente liquido per i gioielli Aury gioielli. Imballaggi necessari non solo per la presenza sugli scaffali ma, trattandosi di piccoli flaconcini, per avere lo spazio per informare il consumatore sul prodotto e sull’azienda, mantenendo le sue icone storiche come il Cigno, simbolo di Nuncas, che ancora campeggia sui flaconi delle cere per pavimenti Livax o la figura femminile che sorride dall’etichetta di un altro storico prodotto come lo Sfeltro per combattere l’infeltrimento dei capi di lana e cachemire.

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PAROLA AI BRAND

PRADA, GLI INVITI INDOSSABILI SONO REALIZZATI DA NAVA PRESS

Per la sfilata della collezione uomo SS2023 Prada e Raf Simons, direttore co-creativo del brand insieme a Miuccia, hanno pensato in grande, o meglio, a grandezza naturale, progettando tre tipologie di inviti ispirati a tre capi classici del guardaroba maschile: cappello, camicia e trench. Tutto in carta, come si conviene agli inviti, ma antistrappo e impermeabile e allo stesso tempo morbida, per simulare la consistenza del tessuto. Il particolare supporto si chiama Repap, una carta innovativa prodotta senza l’uso di cellulosa, bensì da una miscela di polvere di pietra e resine con un processo a basso impatto ambientale, che nelle mani sapienti del team di lavoro di Nava Press si è trasformato in un capolavoro di stampa e confezionamento. I tre elementi non solo sono perfettamente indossabili, ma sono anche stati realizzati in tre taglie diverse (S, M e L) a seconda

della corporatura dell’invitato. Tutte le cuciture e le tasche interne sono stampate, mentre altri elementi, come le tasche esterne, i bottoni e l’etichetta, sono stati stampati su supporti diversi e poi applicati a mano. Tutti e tre i capi sono stati ripiegati e riposti in una busta. Ecco nello specifico come sono realizzati.

Il cappello è composto da tre sezioni.

In carta Repap da 192 g, è stampato in UV a 5/1 colori e successivamente spalmato con vernice di protezione, fustellato e assemblato con biadesivo tecnico. Si piega centralmente e viene inserito in una busta 37x24 cm realizzata in carta Shiro Eco da 300 g, stampata con nero lucido a caldo. Questo invito è stato prodotto in 920 copie.

La camicia, realizzata in 400 copie, è composta da quattro sezioni in carta

Repap da 120 g, stampata in UV a 5/1 colori (quadricromia + Pantone 200 C), spalmata con vernice di protezione, fustellata e assemblata con biadesivo tecnico. L’etichetta è realizzata in carta usomano bianca da 200 g, stampata con plotter in vernice lucida a registro, cordonata e applicata con biadesivo. La camicia presenta ulteriori particolari: sei bottoni grandi per il fronte, due bottoni grandi e due piccoli per i polsi e il logo Prada a triangolo, tutti accoppiati a carta usomano bianca da 300 g, fustellati, biadesivizzati e applicati a mano. La camicia viene piegata e inserita in una busta 34x34 cm in carta Shiro Echo da 300 g stampata a caldo in nero lucido.

Anche il trench è realizzato in 400 copie e composto da quattro sezioni in Repap da 120 g e stampata a 5/1 colori in quadricromia + Pantone 7529U, pro-

tetta da una vernice spalmata, fustellata e assemblata con biadesivo. I dettagli comprendono l’etichetta stampata con plotter in vernice lucida a registro su carta Sirio Ultrablack da 185 g, cordonata e applicata con biadesivo; una fascetta per appendere, tasche interne stampate, tre bottoni sotto la parte di sormonto frontale accoppiati a Sirio Ultrablack da 290 g, biadesivizzati e fustellati; il logo a triangolo composto da due pezzi accoppiati a carta usomano bianca da 300 g, applicato sul retro immediatamente sotto il colletto; cinturini con due bottoni sulle maniche; tasche esterne sui due lati frontali, accoppiate a carta usomano da 300 g, biadesivizzate e fustellate. Ripiegato, il trench è custodito da una busta 34x34 cm in Shiro Echo da 300 g stampata a caldo in nero lucido.

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LUXORO

Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo, a freddo e digitale. Attraverso le sue ispirazioni, Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, alta sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e sostenitrice di progetti volti alla promozione della cultura e alla tutela della fauna e dell’ambiente sul territorio nazionale.

www.luxoro.it

parola di Luxoro

PACKAGING, RICICLABILITÀ, INNOVAZIONE E MOLTO ALTRO. PARTE I

L’Impegno sostenibile ed etico di Luxoro e Kurz

Il processo, in continua evoluzione, che ha portato il Gruppo Kurz e Luxoro a essere realtà che operano nel rispetto dell’ambiente e del futuro del pianeta, è in atto da molto tempo e prevede ulteriori cambiamenti rivoluzionari per il settore. Kurz e Luxoro da sempre sono aziende sensibili al cambiamento: il futuro della Terra è un bene prezioso.

Oggi più che mai, Luxoro – partner esclusivo in Italia della tedesca Kurz – conferma il proprio impegno e investe a favore dell’ambiente. Essere punto di riferimento nel settore delle tecnologie di nobilitazione vuol dire essere consapevoli della responsabilità globale e agire di conseguenza attraverso azioni e progetti innovativi. Il ruolo centrale nel mercato della nobilitazione e del packaging conferisce oneri e onori e per questo è importante preparare il terreno aprendo a nuove prospettive e percorrendo strade inesplorate per dare l’esempio e la speranza in un futuro migliore. Avere una visione green è solo il primo passo.

Proprio per questo, nel tempo, Kurz e Luxoro hanno introdotto tecniche di lavoro, produzione e gestione dei materiali che hanno permesso di ridurre drasticamente l’impatto ambientale, sia in termini di produzione sia di prodotto. Secondo la visione aziendale, il ciclo di vita dei prodotti è, a tutti gli effetti, un ciclo di vita olistico che ha l’obiettivo di utilizzare in maniera sostenibile e parsimoniosa le risorse naturali, fornendo sempre massima qualità ed efficienza, così da migliorare a trecentosessanta gradi l’impatto che si ha sul resto del pianeta. Per Luxoro e Kurz, dunque, la catena del valore inizia in ogni singola sede nel mondo, da ogni singolo prodotto.

Produzione locale per un mercato globale

Nonostante il Gruppo Kurz sia una realtà internazionale che fornisce soluzioni e tecnologie in tutto il mondo, la produzione è fortemente localizzata in ogni Paese; i siti produttivi sono diffusi su tutto il territorio mondiale e fanno ognuno capo alla rispettiva area di riferimento, in ogni continente. Grazie a questa diffusione sul territorio il servi-

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La nobilitazione è sostenibile,

zio logistico è stato nettamente ottimizzato, i costi di trasporto sono stati ridimensionati e il progetto green ne ha beneficiato. Meno impatto, più ambiente è il motto che fa ormai parte della vision aziendale. Con diverse sedi in tutto il mondo, quindi, l’azienda tedesca può adattare la produzione globalmente in modo efficiente e omogeneo, riducendo così le emissioni di CO2 e supportando contemporaneamente i mercati locali e internazionali.

L’importanza delle materie prime

Anche in tema di approvvigionamento di materie prime, l’azienda è green leader. La politica di acquisto è molto restrittiva sulla merce in entrata: solo così è possibile garantire che i prodotti siano conformi alle dichiarazioni che riportano. Le materie prime con idrocarburi alogenati volatili - che riducono lo strato di ozono - non vengono utilizzate, così come alcuni tipi di metalli pesanti (cadmio, piombo, mercurio o cromo esavalente).

Il processo produttivo

I prodotti Kurz non sono laminati, carte metallizzate o cartone laminato: sono prodotti per il trasferimento. Non si tratta infatti di prodotti già

trattati – e quindi immutabili nella loro composizione – ma di lavorazioni che vengono applicate direttamente sul supporto finale: un punto fondamentale per comprendere la natura di riciclabilità e compostabilità di questi prodotti.

In tutte le sedi produttive, nelle aree di laccatura, l’aria di scarico emessa dalla produzione dei materiali di trasferimento viene catturata, a garanzia di un processo di lavorazione sostenibile che permetta di valorizzare le materie prime. Pertanto non vengono prodotte acque reflue che contaminano l’ambiente; questo non solo migliora la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, ma riduce anche il consumo di energia e il livello delle emissioni.

Un processo produttivo complessivo che è stato affinato in molti anni, ponendo l’attenzione su ogni fase, dalla materia prima fino allo scarto. Come esempio dell’impegno concreto nei confronti dell’ambiente è importante sapere che il 100% dell’energia nella sede tedesca della multinazionale proviene da fonti rinnovabili, mentre la sede cinese, per ridurre ulteriormente l’impronta ambientale, sta aumentando la superficie dei pannelli solari fino a 20.000 m².

La transizione energetica

Questi principi orientano, da sempre, le scelte aziendali nelle relazioni con il mercato, con i clienti, con i partner e i collaboratori interni. Partendo dalle basi solide della storia sia di Kurz che di Luxoro, il Codice Etico conferma un modo di agire fondato su valori saldi e costanti nel tempo: l’ambiente è sempre stato un tema portante.

A conferma di ciò sia Kurz che Luxoro sono realtà che utilizzano energia 100% da fonti rinnovabili e provvedono da sempre al corretto smaltimento dei rifiuti aziendali. A livello nazionale Luxoro è attiva nel campo del sostegno alla tutela e alla riqualificazione di flora e fauna, per questo è impegnata in diversi progetti sul territorio italiano, collaborando con partner come WWF, 3Bee e OlivaMi.

NEL PROSSIMO NUMERO NON PERDETE LA PARTE II: La nobilitazione è sostenibile perché

Il Prodotto finale è riciclabile e compostabile, quindi: sostenibile. Stampa a Caldo, Stampa a Freddo, Stampa Digitale.

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La nuova personalità dell’hospitality

Lo stop della pandemia ha rappresentato un’occasione per ripensarsi, mentre l’intelligenza collettiva dei social e delle piattaforme di booking ha fissato degli standard di aspettative cui

è impossibile sottrarsi. Oggi i player del settore hospitality puntano su modelli di accoglienza basati su innovazione, miglioramento della guest experience e personalizzazione.

I«I grand hotel sono sempre stati idee sociali, specchi impeccabili della società cui offrono i loro servizi» scriveva Joan Didion. Poco importa che si tratti di un albergo di lusso, un bed&breakfast o un ostello. La prima impressione che una struttura ricettiva suscita nel visitatore è fondamentale e può determinare la decisione di soggiornare o meno al suo interno. Per avere successo, occorre mostrarsi impeccabili, perché le persone non scelgono più affidandosi ai siti ufficiali, ma guardano i commenti e le foto scattate dai clienti che li hanno preceduti. L’utilizzo di piattaforme come Tripadvisor, l’abitudine di documentare sui social ogni istante delle proprie giornate (soprattutto quando si è in vacanza) hanno reso indispensabile avere spazi curati, originali, coerenti col proprio target. Molte strutture hanno cominciato ad affidarsi a progettisti e designer che sappiano individuare tendenze, materiali e mercato di riferimento, proponendo progetti in linea con il loro budget e la brand identity. La tecnologia digitale ha permesso di realizzare progetti esclusivi

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a costi sostenibili anche per realtà medio-piccole. La possibilità di stampare su ogni tipo di materiale e superficie contribuisce a trasformare gli ambienti dell’hôtellerie in luoghi unici, che assomigliano a vere e proprie opere d’arte. Quello dell’ospitalità è sicuramente uno dei comparti che ha risentito maggiormente delle chiusure imposte dalla pandemia. Facendo tesoro di questa esperienza, i professionisti del settore stanno provando a ridefinire spazi e allestimenti, tenendo conto delle nuove esigenze dei clienti. Che da un lato continuano a cercare il comfort e la ricercatezza che da sempre contraddistinguono l’esperienza in hotel; dall’altro vogliono vivere esperienze uniche e interattive. L’imperativo è progettare spazi in grado di esprimere personalità e, al contempo, garantire standard di sicurezza e sostenibilità sempre più elevati.

Parola d’ordine: personalità

Tra gli elementi che concorrono alla scelta di una struttura ricettiva c’è l’estetica dell’edificio, come emerge dalle ricerche condotte su portali e

servizi di prenotazione online (come Booking o Airbnb). A creare “l’atmosfera” sono il colore delle pareti e delle suppellettili, ma anche la scelta di determinati supporti. L’aspetto degli interni deve risultare confortevole, ma coinvolgere i sensi, aiutando a costruire una narrazione visiva che gli ospiti ricorderanno e magari vorranno condividere con i propri amici e contatti, postando foto o storie e taggando la struttura in cui sono stati ospitati. Negli ultimi anni ha preso piede il concetto di experience hotel, strutture ricettive che offrono la possibilità di vivere esperienze ed emozioni originali, come dormire all’aria aperta in un bosco o un igloo, sospesi su una roccia o in una tenda nel deserto.

Molto popolari anche gli hotel “a tema” come il nuovissimo Muraless Art Hotel di Verona, la prima struttura ricettiva in Europa dedicata alla street art. Un hotel che è anche un museo di arte urbana strutturato in 94 stanze che celebrano il genio e l’eccellenza italiana in diversi settori: vino, opera lirica, cinema, motori, arte, architettura, design, storia, scienza, cibo, moda e musica.

INTERVISTA

Tecnologia e applicazioni per il settore dell’ospitalità:

La parola a Roberto Giorgio, Regional Manager Large Format HP Italy

In che modo la pandemia ha influenzato il settore dell’hôtellerie? Quali sono le nuove esigenze del mercato?

In passato, l’arredamento interno veniva rinnovato all’incirca ogni sette anni. Oggi invece si avverte una sempre maggiore esigenza di distinguersi dalla concorrenza e rinnovare frequentemente gli allestimenti interni, con applicazioni che puntano a essere visivamente impattanti e rimanere impresse. In tutto il settore dell’hospitality, ma in bar e ristoranti in particolar modo, è sempre più diffuso e ricercato l’utilizzo di carte da parati e pannelli retroilluminati personalizzati su misura. Si tratta del cosiddetto “effetto Tripadvisor” che costringe le strutture ricettive, in particolare gli hotel, a tenere il passo con gli stili più recenti e rinnovare gli ambienti più spesso per garantire agli utenti la miglior esperienza possibile. Il peso acquisito dai commenti sui social media, immediati e spesso brutalmente onesti, ha fatto sì che la finestra temporale di “rinnovamento degli interni” si riducesse a soli cinque anni. Compito dei fornitori di tecnologie è quindi mettere le proprie competenze a disposizione di progettisti e designer affinché riescano a trasformare le potenzialità delle tecnologie in opportunità, realizzando allestimenti interni che integrano i concetti di comfort, funzionalità ed estetica.

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In che modo la tecnologia viene incontro alle esigenze del settore hospitality?

Il mondo dell’interior decoration è in continua evoluzione e l’affermarsi della tecnologia digitale ha aperto nuovi orizzonti e possibilità. In generale, la stampa digitale offre vantaggi specifici a studi di design, architetti e progettisti che hanno la libertà di sperimentare, grazie a una gamma illimitata di colori e immagini, la possibilità di effettuare prove di stampa immediate su una varietà di supporti, tempi di progettazione e produzione estremamente ridotti. Se fino a qualche tempo fa i clienti non comprendevano il potenziale della stampa digitale, la situazione sta cambiando e si comincia a guardare con crescente interesse la possibilità di “vestire” pareti, accessori, complementi d’arredo sulla base della propria identità e rinnovarle all’occorrenza in tempi brevissimi. Molti stampatori stanno cominciando a gestire internamente lo sviluppo dei progetti creativi, per rispondere più prontamente alle richieste degli utenti.

Quali sono le applicazioni più richieste?

In questo contesto dinamico la carta da parati gioca un ruolo da protagonista nella riqualificazione degli ambienti. La tecnologia HP Latex permette di stampare prodotti unici e on demand, offrendo un valore aggiunto rispetto ai prodotti standardizzati e seriali, che fino a qualche decennio fa erano l’unica opzione disponibile. Oltre al wallpaper anche decalcomanie da parete, tele, stampe artistiche, tende, cuscini, divani, sedie sono prodotti ad alto margine di personalizzazione. All’interno dei bar e delle reception si sta affermando anche la tendenza a personalizzare i banconi in legno, laddove fino a poco tempo fa si utilizzavano esclusivamente materiali plastici adesivi.

Anche sul fronte dei supporti, stiamo assistendo all’emergere di nuovi materiali? Quali sono i più richiesti?

Facciamo un grande lavoro di ricerca sui materiali, che oggi non si limitano alla semplice carta tanto che parlare di wallpaper è quasi limitante. Nel segmento dell’hospitality, c’è l’esigenza di realizzare applicazioni lavabili, per arredare ambienti umidi (docce, bagni, saune), ma anche supporti fonoassorbenti e isolanti, che garantiscono il giusto comfort durante il soggiorno. Oltre alla carta e al tessuto, che hanno dettato il trend degli ultimi anni, vediamo emergere il fenomeno della personalizzazione applicato al legno (spesso utilizzato per realizzare pareti divisorie e complementi d’arredo) e alla pelle sintetica (impiegata nella realizzazione di divani e pelletteria). Tra i supporti innovativi merita una menzione anche l’opalino retroilluminato, che trova applicazione nella realizzazione di tavoli e comodini.

L’idea era ridare vita all’ex Hotel Cristallo, avviando una radicale riqualificazione nel segno del linguaggio e dei caratteri espressivi dell’arte. Nonostante il concept sia l’arte di strada, l’hotel si qualifica come un’esperienza di lusso, da 4 stelle, destinato a una clientela business e bleisure (termine con cui si indica chi viaggia per lavoro unendo anche un po’ di tempo libero).

Il progetto di personalizzazione delle camere è stato elaborato dalla curatrice e critica d’arte Chiara Canali con la Galleria d’arte di Milano “Deodato Arte”. Proprio grazie a questa unione, Muraless può vantare opere di circa cinquanta writer nazionali tra cui un’opera site specific di Mr. Brainwash. Spesso queste strutture prevedono angoli e spazi progettati per essere fotografati, con colori forti e fantasie curiose. Attraverso la condivisione, il cliente si trasforma (più o meno consapevolmente) in

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Decalcomania stampata su legno con tecnologia HP
Oltre alla carta e al tessuto, che hanno dettato il trend degli ultimi anni, vediamo emergere il fenomeno della personalizzazione applicato al legno e alla pelle sintetica.
Roberto Giorgio, HP

un “brand ambassador” della struttura. Internet pullula di guide che consigliano gli hotel più “instagrammabili”. Uno tra i tanti è l’ODS Sweet Hotel, di proprietà dell’omonima catena di dolciumi, diventato famoso come “l’hotel dei marshmallow e del cioccolato”, con gli interni dalle tinte tenui e gli arredi ispirati alle atmosfere sognanti di una moderna fabbrica di cioccolato.

Stile, tecnologia e comfort: l’habitat dei nomadi digitali

Un’altra novità che ha interessato il settore è l’emergere di un nuovo “format” che nasce dall’esigenza di corrispondere le aspettative di business traveler e nomadi digitali, una categoria di viaggiatori sempre più diffusa. I nomadi digitali cercano spazi ibridi in grado di offrire servizi e funzioni innovative al di là del singolo pernottamento. A livello progettuale questo si traduce in stanze più ampie, con un’ottima illuminazione, dotate di d,ispositivi tecnologici che permettano di lavorare comodamente in smart working. È importante che l’arredamento e i servizi siano in grado di coniugare stile, tecnologia e comfort, con l’obiettivo di intercettare questa fascia di consumatori, spesso molto giovane. Come per tutta la categoria business, anche questi professionisti valutano tra gli aspetti più importanti la presenza di spazi di lavoro strutturati, che non siano la classica hall, che spesso può essere anche spazio-

sa e illuminata, ma rappresenta un luogo di passaggio ed è piena di tavolini bassi e poltrone ben poco comodi per affrontare diverse ore al pc. Ben vengano i tavoli spaziosi e dotati di prese per la corrente per ciascuna postazione, sedie comode, e naturalmente anche angoli per il relax che si differenzino radicalmente dalle postazioni da ufficio.

Natura all’interno

L’idea di “aprire gli spazi” con soluzioni ispirate alla natura era in voga anche prima della pandemia, ma è grazie a quest’ultima che l’idea del design biofilico ha preso definitivamente il volo. Certo, non tutte le strutture si possono permettere di mantenere un giardino al proprio interno… ma ogni ambiente, anche il più piccolo, può essere allestito in modo da “portare dentro la natura”. Non servono necessariamente piante vere: anche le riproduzioni possono andare benissimo per creare ambienti rilassanti, accoglienti ed evocativi. Anche in questo caso le moderne tecnologie di stampa digitale vengono in soccorso del decoratore d’interni, con soluzioni d’impatto, ecologiche e

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sicure. Pensiamo per esempio alle cornici retroil-
L’idea di “aprire gli spazi” con soluzioni ispirate alla natura era in voga anche prima della pandemia, ma è grazie a quest’ultima che l’idea del design biofilico ha preso definitivamente il volo.
Qui sopra a sinistra: stampa su alluminio con tecnologia HP. A destra, stampa su latex con tecnologia HP.

luminate, che vengono usate come strumenti di comunicazione ma anche per la decorazione d’interni. In quest’ultimo caso, ai materiali plastici come il PVC vengono spesso preferiti i tessuti, più ecologici e naturali, non solo alla vista ma anche al tatto. Le cornici possono trasformare completamente una parete, se vi vengono appoggiate, oppure diventare un elemento di divisione degli spazi, se sono autoportanti. Inoltre, nelle cornici si possono variare l’intensità, il “calore” e anche il colore dei led, a seconda dell’effetto luminoso desiderato.

Un turismo sostenibile è possibile, tra buone pratiche e materiali innovativi

La vicepresidente di Confindustria Alberghi Maria Carmela Colaiacovo ha recentemente ricordato come il fatturato della filiera, a monte e a valle, sia nell’ordine dei 6 miliardi di euro, sottolineando la necessità di ricostruire lpndustria del turismo in un modo che sia sicuro, equo e rispettoso del clima. Troppo spesso, ancora, ci si riferisce a pratiche “green” attente a salvaguardare l’ambiente, come per esempio l’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia o l’eliminazione di plastica monouso.

Secondo Jeff Smith, vicepresidente Sustainability di Six Senses Hotels Resorts Spas, un brand di hotel 5 stelle di lusso e sostenibili, «la sostenibilità è spesso fraintesa nella comunità degli albergatori

con l’essere gentili nei confronti dell’ambiente. La definizione da manuale di sostenibilità però è un’altra e significa soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri». Non è sufficiente, quindi, riciclare o ridurre la quantità di plastica. Le strutture devono impegnarsi a offrire esperienze che non abbiano un impatto sull’ambiente e sulle comunità locali, dopo anni in cui un modello di turismo selvaggio ha sfruttato le risorse a disposizione senza pensare a chi quei luoghi li abita. Oltre a incentivare le buone pratiche interne alle proprie strutture, la sopracitata catena Six Senses finanzia progetti locali, specifici per ogni località, ma al di fuori degli alberghi, aumentando le popolazioni di animali in pericolo di estinzione oppure fornendo accesso all’acqua potabile alle comunità autoctone.

La ricerca di soluzioni a impatto zero passa anche per l’utilizzo di materiali sostenibili come il tessuto stampato in digitale, che si presta a una gamma di applicazioni pressoché illimitata: pareti divisorie, wallpaper, espositori, retroilluminati. A proposito di muri, che si tratti di un hotel, un b&b o un residence è importante che una strut-

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Grazie alle tecnologie di stampa digitale è possibile realizzare decorazioni altamente personalizzate e scenografiche.

tura riesca a trasmettere la propria identità, attraverso elementi decorativi e complementi d’arredo che valorizzano il contesto, la cultura e la storia del luogo in cui si trovano, o al contrario giocano sull’idea di contrasto. La carta da parati può diventare uno strumento utile a donare personalità e stile a qualsiasi spazio, creando effetti particolari nei diversi ambienti: hall, camere o stanze da bagno. Così negli uffici, deve essere prodotta con materiali certificati per le aree pubbliche, resistenti al traffico e all’umidità. Le normative europee sui materiali da costruzione impongono standard molto elevati.

Nello specifico, per la carta da parati è richiesto l’utilizzo di materiali ignifughi, per ritardare la propagazione di fiamme e fumi in caso di incendio. Sempre più richieste le carte da parati con caratteristiche specialistiche, come ad esempio quelle progettate per adattarsi agli ambienti umidi o quelle con effetto insonorizzante, per migliorare il comfort acustico e diminuire il ri-

verbero, garantendo privacy agli ospiti nelle camere da letto o negli ambienti destinati al lavoro. Grazie alle tecnologie di stampa digitale è possibile realizzare decorazioni altamente personalizzate e scenografiche, in cui la grafica non è un motivo ripetuto come avviene nella tappezzeria tradizionale. Le pareti diventano tele pronte ad accogliere immagini fotografiche, riproduzioni di opere d’arte, grafiche ex novo. Altro protagonista indiscusso dell’arredo sostenibile è il legno. Oltre che per le sue funzionalità (come la capacità di isolare gli ambienti), il legno è molto amato dal punto di vista estetico e sensoriale, perché trasmette l’idea di calore e accoglienza. Da qualche anno è emerso un altro supporto poco nominato, il bambù, apprezzato per la sua resistenza, duttilità e reperibilità. Viene usato per la realizzazione di decori e arredi, come pavimenti, tapparelle, e pareti. Sempre più presente nel settore del design anche il cartone, rielaborato per creare complementi d’arredo unici.

Il concetto di sostenibilità che abbiamo visto imporsi in altri segmenti di mercato ha coinvolto anche il mondo dell’hospitality?

La riduzione dell’impatto ambientale è un impegno che abbiamo a cuore e che fa parte del DNA di HP, sin dal lancio della tecnologia Latex nel 2008. Tutta la gamma di inchiostri della serie Latex è studiata per essere priva di sostanze inquinanti e inodore, oltre che atossici e ignifughi, caratteristiche che li rendono particolarmente adatti all’utilizzo indoor. L’elevata qualità di stampa è garantita dall’estensione della gamma cromatica, dall’elevata durevolezza e resistenza allo scratching. L’elevata coprenza lo rende ideale per la stampa su supporti colorati o trasparenti per la realizzazione di vetrofanie e adesivi. Che si tratti della stanza da letto, della hall o del bar, i clienti ribadiscono l’esigenza di muoversi in ambienti confortevoli e salubri, esteticamente accattivanti, e in cui non aleggiano odori sgradevoli o sostanze tossiche. Gli inchiostri water based HP Latex sposano questa filosofia da sempre, proprio perché sono progettati per evitare i rischi associati all’utilizzo di inchiostri eco-solventi. Aggiungo che il concetto di “green” non si limita all’assenza di VOC nell’ambiente, ma deve estendersi a tutte le fasi del processo produttivo e alla realizzazione degli stessi macchinari di stampa che, nel nostro specifico caso, includono spesso componenti riciclate.

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Wallpaper stampato con tecnologia HP
Non solo wallpaper ma anche decalcomanie da parete, tele, stampe artistiche, tende, cuscini, divani, sedie sono prodotti ad alto margine di personalizzazione.
Roberto Giorgio, HP

Luca Angiolillo

Italiano di nascita e cosmopolita per attitudine, Luca Angiolillo si è unito a Retail Pak sei anni fa dopo un percorso nel settore finanziario e assicurativo e, in seguito, in quello dei sigari e della cioccolata. Grazie alla sua curiosità, attitudine propositiva e amore per le sfide ha sviluppato il mercato europeo che attualmente rappresenta circa la metà del fatturato dell’azienda. È in breve diventato direttore di Retail Pak incentivando un nuovo approccio alla sostenibilità e un’etica del lavoro improntata alla cura del cliente passo dopo passo.

PERCORSI DI PACKAGING

Tabacco di alta gamma in cerca di contemporaneità

Retail Pak è uno dei fornitori di punta di packaging per il tabacco di alta gamma. Quello dei sigari è un settore peculiare, che si distingue nettamente dal mondo delle sigarette e di altri tipi di tabacco sia per l’artigianalità che ne caratterizza la produzione, sia per il target e le abitudini di consumo. Non solo: il divieto imposto all’industria del tabacco di avvalersi di pubblicità diretta fa sì che il packaging non sia solo un elemento funzionale dalle alte prestazioni, ma rappresenti una chiave per comunicare e distinguersi sul mercato.

Retail Pak

Retail Pak è un’azienda con base a Hong Kong specializzata nel packaging su misura di alta gamma. Con la produzione in Cina, uffici negli Stati Uniti, in Messico e in Asia e un’ampia rete di fornitori, offre il proprio know how lavorando a contatto diretto con i brand e le agenzie di design. La sostenibilità è un elemento cardine dell’azienda, che utilizza materiali riciclati e riciclabili, è dotata delle certificazioni ISO e di quelle delle catene di custodia per la carta, il legno e i materiali nobili come ceramica e metallo.

Guarda l’intervista a Luca Angiolillo per conoscere da vicino Retail Pak.

I sigari richiedono diverse fasi di lavorazione e il 90% dei prodotti è realizzato interamente a mano; solo un 10% è realizzato a macchina e rappresenta il segmento dei cigarillos. La categoria merceologica – al netto dei cigarillos – è considerata alto di gamma per via del prezzo unitario medio, che si posiziona, per i formati standard, in un range tra i 10 e i 25 euro a singolo pezzo. Le dimensioni possono poi variare a seconda della tipologia di sigaro portando a oscillazioni ulteriori di prezzo. La peculiarità di questo mercato è il suo forte legame con una tradizione consolidata: per poter fumare un sigaro si impiega da mezz’ora (se il sigaro è corto) fino a due ore e mezza per i sigari lunghi. Il loro

consumo avviene di solito in accompagnamento a un alcolico e in contesti sociali legati alla conversazione e al tempo libero: club, circoli ippici e circoli del golf, per fare alcuni esempi. Gli amanti dei sigari, dunque, sono tendenzialmente persone dal tenore di vita medio-alto. Ma quali sono i requisiti di un packaging pensato per questa tipologia di prodotto? Al netto della presenza di un humidor in legno – la conservazione dei sigari richiede infatti parametri igrometrici costanti – anche le scatole realizzate propriamente in cartotecnica devono essere concepite per mantenere ottimali le proprietà dei sigari, per cui l’attenzione del fornitore di packaging deve essere massima. Quanto agli aspetti comunicativi, oltre al divieto di pubblicità di cui soffre il segmento, altri vincoli intervengono nel limitare le scelte creative dal punto di vista grafico: obbligo di riportare informazioni e pittogrammi di carattere sanitario ma anche, in alcuni Paesi, obbligo di attenersi a colori standard univoci per la categoria. Per distinguersi, quindi, le marche possono puntare su una diversificazione di forme e dimensioni delle scatole, o, per quelle che lo desiderano, giocare sulla possibilità di realizzare diverse versioni dello stesso pack.

Toscano alla conquista dei duty-free

La prima scatola di cui parliamo è quella di Toscano, brand con un’identità molto legata al mercato italiano, che tutt’oggi rappresenta lo sbocco principale. Toscano ha espresso la necessità di sviluppare la distribuzione nei duty free degli aeroporti, creando qualcosa di nuovo rispetto ai propri packaging tradizionali. Retail Pak ha proposto una particolare scatola in MDF (Medium Density Fibreboard, materiale ottenuto dalla fibra di legno pressata) rivestito, che rispettasse alcuni parametri. Il primo, la preservazione della freschezza del sigaro, esigenza risolta con una particolare forma del coperchio e del vassoio che fa sì che anche una volta aperta la scatola si “sigilli” nuovamente senza la presenza di magneti. Il secondo, un parametro di praticità anche logistica, che ha fatto sì che si realizzasse un unico volume di scatola per tutte le diverse referenze di prodotto (Antico, Classico, Garibaldi etc.). Per differenziare le referenze, sono stati messi a punto dettagli squisitamente legati alla stampa: quadricromia unita a uno o due pantoni a seconda del prodotto, cui si aggiungono lavorazioni realizzate su un unico livello: lamina olografica, serigrafia, stampa UV embossed, sia all’esterno che all’interno della scatola.

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Modularità e risultato di pregio per Toraño

Per la statunitense Toraño, Retail Pak ha realizzato diversi tipi di scatole in grado di soddisfare la richiesta di un prodotto alto di gamma con un budget contenuto, che non avrebbe consentito di realizzare scatole in legno duro. La risposta di Retail Pak è stata una scatola con la forma tradizionale di humidor, con una placca superiore e inferiore in MDF rivestita di carta. Il cliente si è trovato talmente bene, ottenendo un risultato di pregio che abbattesse i costi, che Retail Pak ha utilizzato molto spesso questo sistema di accoppiamento di materiali diversi per offrire scatole che riproducano il risultato del legno offrendo allo stesso tempo una finitura modulabile. Nel mondo dei sigari, infatti, la modularità, ossia la possibilità di produrre grandi quantità di scatole con stampe diverse, è particolarmente importante. La stampa per le scatole di Toraño è ottenuta in diversi passaggi, ottenendo un risultato dai colori vivaci che riproduce l’immagine stilizzata di una piantagione di tabacco nel Kentucky. Altre varianti giocano sulla differenziazione di colori e stili. La stampa è ottenuta in quadricromia più l’utilizzo di diversi Pantoni. Il pack non presenta nobilitazioni se non la presenza di un medaglione applicato esternamente e, in alcune varianti, anche internamente. La scatola mantiene una certa stabilità igrometrica, tutto tenendo conto del budget del cliente.

Davidoff, una stella promozionale per cinque sigari diversi

La svizzera Davidoff realizza internamente i propri pack, ma si è rivolta a Retail Pak per la creazione di un pack promozionale in grado di spiccare e adattarsi a diversi mercati. Per i vincoli di cui si è parlato sopra, come la presenza di pittogrammi relativi alle informazioni sanitarie che spesso occupano buona parte dello spazio grafico a disposizione, spesso la parte creativa si esprime al meglio con astucci esterni pensati per essere conservati e collezionati. Nel caso di Davidoff è stato realizzato un pack modulare in MDF rivestito a forma di stella, pensato per contenere ed esporre, valorizzandole, cinque diverse referenze di sigaro. La stella si apre mostrando i prodotti come in una vetrina, mettendoli in risalto a seconda di come si configura la stella: completamente dispiegata in maniera lineare, disposta a cartuccera o ripiegata su se stessa. L’interno della scatola è in cartone rigido contenente una mousse. La stampa è in Pantone offset con

De Olifant, pack salvaspazio pensati per spiccare in tabaccheria

La manifattura olandese De Olifant ha chiesto a Retail Pak di creare una scatola a partire da due esigenze: la prima, quella di rappresentare sia l’Olanda sia il prodotto, e la seconda cercare di guadagnare uno spazio di rilievo in tabaccheria, cruciale per una categoria merceologica che non può farsi pubblicità. La soluzione proposta è abbastanza tradizionale dal punto di vista cartotecnico, ma la sua peculiarità è quella di essere realizzata in tre dimensioni diverse che possono essere inserite una dentro l’altra, a matrioska, consentendo di risparmiare spazio. Le tre scatole, pensate per essere esposte insieme, presentano immagini diverse ma collegate tra loro da un punto di vista grafico. Le immagini, fornite dal cliente, sono impostate per dare un effetto finale da “cubo di Rubik”: la loro stampa è solo apparentemente semplice, perché per stampare una tale varietà di colori su un unico lato è stato necessario creare delle armature per far sì che uscissero tutte nitide e con un alto livello qualitativo. La carta è stata prima stampata e poi accoppiata al cartoncino e anche questo aspetto ha rappresentato un’importante sfida tecnica che ha richiesto la massima precisione in cordonatura e confezionamento per evitare che emergessero delle incongruenze. De Olifant ha adottato questi pack, già alla decima ristampa, come must irrinunciabile della propria offerta.

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HOW IT'S MADE CREATIVITÀ AUMENTATA

I nostri strumenti di lavoro incorporeranno sempre più intelligenze artificiali, che progrediscono a velocità sorprendente. Ecco cosa c’è da sapere sugli strumenti attualmente più diffusi, che stanno creando un grande dibattito su come cambieranno i lavori creativi e quale sarà, in futuro, l’equilibrio tra essere umano e macchina.

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L’intelligenza artificiale sta progredendo a una velocità sorprendente e il suo uso si sta diffondendo a macchia d’olio: così sembra dal gran parlare che se fa da un po’ di tempo a questa parte. Sarà il grande scalpore suscitato dal rilascio delle beta pubbliche di strumenti come ChatGPT, usati dagli studenti per fare i compiti e dai siti di informazione per scrivere news, o di generatori di immagini come Dall-E che hanno invaso Internet e diviso il mondo tra entusiasti e catastrofisti che vedono in questa tecnologia l’imminente invasione delle macchine. «Il problema – scrive Stefano Nasetti nel suo “Il lato oscuro della luna” – non è la tecnologia, ma l’uso che se ne fa. Ogni cosa comporta dei rischi, l’importante è esserne consapevoli e valutare se il prezzo che paghiamo (meno la privacy) è adeguato a quanto riceviamo in cambio».

Diciamolo subito, la nostra quotidianità è già pervasa di AI più di quanto non si pensi, a dimostrazione di come questa tecnologia sia efficace e sia un valido supporto alle nostre attività. Ma cos’è un’Intelligenza Artificiale? «È un sistema automatizzato in grado di prendere decisioni ed eseguire compiti senza l’intervento umano. I sistemi di AI utilizzano algoritmi e dati per prendere decisioni e sono in grado di imparare dalle loro esperienze. Ciò avviene grazie all’apprendimento automatico, che prevede l’uso di grandi serie di dati per addestrare i sistemi a riconoscere modelli, comprendere il contesto e prendere decisioni». Questa è la definizione che ci ha dato il bot di ChatGPT e sintetizza tutta la complessità di questa tecnologia che si differenzia da qualsiasi altra invenzione umana proprio per il carattere di autonomia e auto-apprendimento che sottende la parola “intelligenza”. ChatGPT – sviluppato da OpenAI, una società della costellazione di Elon Musk – a detta degli esperti è al momento uno dei più potenti motori di AI, oggi tanto citato e usato proprio perché in grado, tra le altre cose, di creare testi precisi scientificamente, corretti formalmente, sensati semanticamente, e verrebbe da dire sorprendentemente umani. Non a caso, grazie a questa sua capacità ChatGPT ha raggiunto in un solo mese i 100 milioni di utenti registrati: TikTok, che deteneva il record, ce ne ha messi ben nove.

Oltre gli scenari possibili

Per gli inventori dell’intelligenza artificiale, all’inizio si trattava di andare oltre l’informatica e la scienza computazionale, basate sulla capacità di calcolo dei computer per la quale è sufficiente incrementare la potenza, e arrivare a realizzare entità in grado di ragionare, ovvero di risolvere problemi complessi a partire dalla conoscenza di dati e di leggi che governano determinati fenomeni, come dimostrare un teorema conoscendo i principi della matematica. Fino a quel momento qualsiasi macchina (anche quelle immaginate da Asimov) si basava su istruzioni date al momento della programmazione così complesse da dare l’illusione dell’intelligenza. Quando nel 1996 il computer IBM Deep Blue vinse a scacchi contro il campione del mondo russo Gary Kasparov aveva “sem-

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plicemente” la capacità di calcolo per valutare sistematicamente 200 milioni di possibili mosse al secondo, e per calcolare in tempo reale tutte le possibilità, scegliendo la più corretta. Il concetto di intelligenza entra in gioco quando non si danno più istruzioni per tutti i possibili bivi decisionali, ma è la macchina che sa creare letteralmente qualcosa che non c’era prima e ne dà una rappresentazione in linguaggio naturale o comunque comprensibile per l’uomo: per far questo si basa sì sulla programmazione, ma soprattutto sull’esperienza, ovvero sulla memorizzazione e sull’apprendimento di dati, sulla capacità di estrarre informazioni, assemblarle e manipolarle, fino a dedurre e ragionare sulla base di principi di probabilità, di statistica e di economia della soluzione. Infine, per saper comprendere ed esprimersi deve avere doti linguistiche basate sulla semantica distribuzionale, una branca della linguistica computazionale che utilizza grandi quantità di dati linguistici per comprendere il significato di parole e frasi.

Tutto intorno a noi Dicevamo che l’AI è già tra di noi più di quanto sembri e lo è in quasi tutti i campi in cui ci sia una qualche elaborazione informatica a livelli più o meno sofisticati. Dai navigatori ai motori di ricerca, dai reel customizzati nei social alle pubblicità, dai traduttori ai bot, dai suggerimenti nei siti di e-commerce ai filtri neurali di Photoshop, allo speech recognition, alla manutenzione predittiva, al riconoscimento facciale... e la lista potrebbe essere ancora molto lunga. In tutti questi casi, non ci sono più solo semplici logiche “if else”: così come noi umani non ci limitiamo a scegliere un bivio alla volta, ma deduciamo, astraiamo, ricordiamo, impariamo, ragioniamo, creiamo e agiamo, così fanno tutte queste AI. Come scrive il filosofo Cosimo Accoto nel suo libro “Il mondo dato”, questo è «un passaggio di civiltà epocale e non episodico». Se chiedo a Siri o ad Alexa di suonare una canzone qualsiasi, l’AI terrà conto anche di quello che ho chiesto in passato (se l’ho fatto), di cosa ho ascoltato e per quanto,

di quello che gli inserzionisti stanno sponsorizzando, di quello che stanno ascoltando gli altri, della mia posizione e chissà di quante variabili che non è dato nemmeno di sapere perché non solo gli algoritmi sono rigorosamente top secret, ma soprattutto sono in perenne evoluzione, come quelli usati da un cervello umano, e ormai non più controllabili totalmente. Dal suo rilascio in poi un’AI ha la capacità di elaborare, imparare ed evolvere in base alle sue iterazioni ed esperienze. Spesso, però, tendiamo ad attribuire a questi algoritmi caratteristiche umane, ma in realtà non esistono una comprensione e un’intelligenza come le intendiamo noi: si tratta di puro calcolo statistico. I risultati vengono generati in modo probabilistico. Come ha scritto Gary Marcus, professore emerito di psicologia e scienze neurali alla New York University e fondatore di Geometric Intelligence, società di machine learning, «GPT-3 non impara nulla sul mondo ma impara molto bene come le persone utilizzano le parole».

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Così come noi umani non ci limitiamo a scegliere un bivio alla volta, ma deduciamo, astraiamo, ricordiamo, impariamo, ragioniamo, creiamo e agiamo, così fanno tutte queste AI.

Algoritmi generativi

Non sono un caso il rilascio delle beta pubbliche e gratuite di tutta una serie di strumenti di AI e tutto il tam tam che ci sta intorno che invita a provarli per vedere le loro straordinarie abilità creative: in questo modo non si fa altro che addestrarle. Man mano che usate un assistente vocale questo impara da voi. Ma come fa? Si tratta di una tematica molto complessa, ma diciamo che uno degli aspetti in gioco è sicuramente il Machine Learning, ovvero la capacità di addestrare un modello: più aumenta il numero di esempi (di dati) che forniamo alla macchina, più il modello diventa preciso, e più diventa preciso più i modelli predittivi diventano estremamente efficienti. Pensate che capacità ha l’AI dietro a Siri che sa riconoscere il titolo inglese di una canzone pronunciato da un non inglese che non lo pronuncia correttamente: eppure capisce. Ora la grande sfida per l’AI è capire correttamente quello che le si chiede in un linguaggio naturale e che spesso veicola un significato diverso da quello interpretabile sulla base della sola struttura morfosintattica: un esempio su tutti, il sarcasmo o l’iro-

nia. Qualche tempo fa si diceva che le macchine non erano brave con l’ironia: provate ora a fare una battuta a Siri, a usare un gioco di parole o a insultarla velatamente.

Gamification finalizzata

Glielo abbiamo insegnato soprattutto noi interagendoci e magari divertendoci a dirle le parolacce o a prenderla in giro. Così come siamo noi ad addestrare l’AI di Amazon, di Apple o di Google quando carichiamo le nostre foto nello spazio che ci mettono a disposizione gratis. Un altro esempio di AI a portata di mano è il software dell’iPhone che riconosce i volti delle persone salvate nella libreria di Foto: li riconosce nel tempo man mano che crescono o invecchiano, ma riconosce anche fiori, alberi, piante, animali, luoghi (un’icona sulla foto mostra il corretto riconoscimento) e ci dice il nome, il tipo, la specie, la razza, ne dà informazioni e cerca in Internet immagini simili. Noi ci divertiamo con la macchina e lei impara da noi che correggiamo i suoi errori: quando per esempio non ci capisce e noi ripetiamo, quando diciamo che un contenuto non ci interessa,

+ + + Pensate che capacità ha l’AI dietro a Siri che sa riconoscere il titolo inglese di una canzone pronunciato da un non inglese che non lo pronuncia correttamente: eppure capisce

quando mettiamo o non mettiamo un like, quando skippiamo un post o ci soffermiamo, quando seguiamo un percorso suggerito o quando lo ignoriamo.

Il filtro Ritratto Intelligente di Photoshop che dà la possibilità di modificare un volto sulla base di una serie di parametri legati alle espressioni, all’età, alla posizione della testa e delle pupille e alla direzione della luce, implica che il software sappia riconoscere ciascuna di queste parti e che lo sappia fare avendo imparato da tutte le immagini che milioni di utenti hanno elaborato con i filtri intelligenti che vengono acquisite, elaborate e condivise con i server di Adobe: non è un caso se questi filtri funzionano solo se c’è connettività e se c’è uno specifico consenso da dare nella sezione Privacy delle Preferenze del programma. E per questo esistono versioni online di quasi tutti i programmi di elaborazione immagini, video e audio e di conversione cross formato.

Secondo Fabrizio Falchi, ricercatore dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del CNR di Pisa, «con le regole e la programmazione classica non riusciamo a insegnare alla macchina a riconoscere un gatto. Il modo

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migliore è definire un’architettura in grado di apprendere ed esporre la macchina a tante foto di animali, spiegandole quali sono gatti e quali non lo sono. Autonomamente la macchina sviluppa le competenze necessarie a riconoscere il gatto. Come i bambini che imparano a riconoscere un gatto, ma nessuno spiega loro esattamente come procedere. Di fatto vedono degli esempi e con il tempo imparano a distinguere un gatto da un cane».

L’arte è nei nostri occhi, non negli algoritmi

Non è detto che tutto questo in sé sia un male perché in questo modo l’AI ha raggiunto livelli tali da poter creare prodotti, servizi e bisogni e farne modelli di business. Adobe stessa, facendoci giocare con il filtro Pelle Liscia, ha sviluppato un’AI in grado capire se un’immagine è stata modificata o se parti di essa sono state clonate, alterate o eliminate, ricercando cambiamenti nei colori primari, analizzando il rumore e le variazioni di luminosità, sapendo riconoscere gli artefatti reali creati dalle fotocamere. DVLOP e SLR Lounge, specializzate nello sviluppo di

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preset per Lightroom, a gennaio hanno rilasciato Impossible Things, un editor di foto basato sull’intelligenza artificiale che funziona in modo nativo all’interno di Lightroom ed è in grado di migliorare in automatico e in modo assolutamente naturale le foto. Secondo gli sviluppatori, l’AI, addestrata su oltre un milione di file, 200 diversi modelli di fotocamera e più di 300 obiettivi, è in grado di riconoscere e modificare correttamente ogni scenario comune che un fotografo deve affrontare, comprese le scene con illuminazione mista, scarsa illuminazione e alta gamma dinamica.

Shutterstock, dopo aver dato accesso al suo immenso database di immagini a Dall-E, ha implementato Shutterstock.AI, un generatore di immagini basato proprio su questa tecnologia e su EXAONE di LG. Lo strumento di creazione permette di partire da una serie di template per i più comuni output, dalle classiche foto ai post per i social, e di creare immagini dando all’AI un vero e proprio briefing; in più il motore predittivo suggerisce risorse creative che avranno successo in base alle sue previsioni. In questo modo è possibile ottenere informazioni immediate su

modelli, immagini e colori per creare campagne e individuare le tendenze nel momento stesso in cui si stanno sviluppando. Ma da dove arrivano tutte le immagini usate dalle AI? Stability AI, per esempio, competitor di Dall-E e incluso in Midjourney e di proprietà di Stable Diffusion, è stato addestrato da tre enormi database di 2,3 miliardi di immagini aggiornate al 2020, raccolte da LAION, associazione no-profit dedita alla diffusione del machine learning, che le ha ottenute a sua volta da Common Crawl, organizzazione no-profit che raccoglie miliardi di pagine web ogni mese e le rilascia come enormi set di dati: un’analisi su un campione di 12 milioni di immagini ha rivelato che il 47% proviene da soli 100 domini, soprattutto Pinterest, e che i blog ospitati su wp.com e wordpress.com sono un’enorme fonte dati così come Smugmug, Blogspot, Flickr, DeviantArt, Wikimedia e Tumblr. Su questi dataset, però, non si effettuano controlli sui contenuti caricati, ma solo moderazione sui file generati: per esempio, le immagini per adulti caricate su Tumblr, che sul social si possono vedere solo se si è maggiorenni, finiscono normalmente nei

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Come i bambini che imparano a riconoscere un gatto, le macchine vedono degli esempi e con il tempo imparano a distinguere un gatto da un cane

dataset di apprendimento, così come quelle di guerra, violenza o offensive, e concorrono all’apprendimento delle AI. A scoprirlo è stato il sito haveibeentrained.com che ha sviluppato un motore per effettuare ricerche all’interno del dataset di immagini per trovare media usati in modo non autorizzato da parte dell’autore. Chi decide cosa fare con questi contenuti sensibili, vista la capacità di apprendimento dell’AI? Chi le filtra? A sua volta un’AI opportunamente addestrata? Chi decide se un contenuto è offensivo o violento? E lo è per chi?

Prompt: un manichino con un paio di jeans e una t-shirt rossa

Eric Groza, direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria TBWA, ha utilizzato la piattaforma di generazione d’immagini Midjourney per ipotizzare una collaborazione fra IKEA e Patagonia: il risultato è sorprendente. Qualcosa di simile ha fatto Alessio Garbin, Data & Digital Marketing Coordinator di Barilla, realizzando una serie di illustrazioni per un’ipotetica campagna per i pancake Mulino Bianco, posizionati su sfondi variopinti. Entrambi gli esempi

sono pubblicati su LinkedIn. E Jason M. Allen a fine 2022 ha vinto un premio a un concorso per artisti emergenti con “Theatre d’opéra spatial”, creata interamente con la sua AI. Midjourney è uno dei software più interessanti e all’avanguardia tra le AI per la generazione di immagini tramite descrizione testuale, ma non è il solo. Google ha il suo Imagen e OpenAI ha Dall-E. Se allarghiamo ancora il campo, di sistemi di generazione e manipolazione di immagini su base algoritmica ce ne sono tanti, e sono sempre più “intelligenti”. L’uso è semplice: si inserisce una descrizione testuale e l’AI la elabora generando una possibile immagine che tenga conto dell’input. Su Il Poligrafico n. 212 Luca Magnoni e Pietro Vito Spina si sono chiesti se le AI sono in grado di raggiungere la creatività umana mettendo alla prova proprio Midjourney su diversi temi. Il risultato, tra loghi, immagini stile impressionista e di denuncia, è incredibile e allo stesso modo perturbante in senso freudiano, nel senso che tutte queste creazioni generano una sorta di inquietudine irrazionale, per l’aderenza alla realtà e per il modo in cui sono

Chi decide cosa fare con i contenuti sensibili, vista la capacità di apprendimento dell’AI? Chi decide se un contenuto è offensivo o violento?

state generate. Allo stesso tempo, da scettici e sospettosi quali siamo come esseri umani davanti alle novità, siamo portati a cercare, per dirla alla Neo, l’errore nella Matrix, quel montaliano “buco nella rete” che innegabilmente c’è: sarà che le immagini campione di addestramento, per opportunità tecniche, mediamente subiscono un downsampling a 512x512 px, sarà che l’output stesso è come se fosse abbozzato, spesso ha parti fuori posto, mancanti, illogiche, eppure si ottengono risultati assolutamente degni di credibilità. Un esempio è l’esperimento fatto dai fotografi francesi Alexis Gerard e Annabelle Matter che hanno sfidato per Le Figaro Magazine (numero dell’11/11/2022) l’AI di Dall-E 2 nel creare immagini ispirate a brani di Marcel Proust, mentre loro fotografavano gli stessi luoghi: le immagini sono del tutto comparabili e a volte sovrapponibili. O l’esperimento fatto dal canale YouTube Codex Community che nel video “How to use AI Art and ChatGPT to Create a Insane Web Designs” (youtu.be/8I3NTE4cn5s) ha provato a realizzare un sito web senza scrivere una linea di codice, grafica compresa.

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Uomini “aumentati”

dagli algoritmi

Non resta allora che usare queste AI senza il timore della novità e senza l’atteggiamento luddista di chi teme il nuovo e paventa che in un futuro prossimo si farà a meno degli umani per lavori creativi, consci piuttosto del fatto che sono utili, al di là dell’R&D conoscitiva, come valido supporto per un brainstorming ovvero «per avviare un lavoro, preparare un guscio da riempire, sbrigare compiti meccanici e noiosi», come scrive nel suo blog QuickLoox Lucio Bragagnolo, giornalista divulgatore ed esperto del mondo Apple. Non si scrive un brief in un campo testuale ed esce la campagna fatta, né si descrive la foto che si vorrebbe e la si ottiene, almeno non ancora. È come guardare in un caleidoscopio, ogni volta che si gira il tubo la suggestione cambia, ma siamo ben lontani dall’ottenere un prodotto finito. Di più, è come avere qualcuno a disposizione per generare infinite bozze dell’idea che si ha in testa. Tutte le testimonianze di chi ha fatto esperimenti seri dicono che comunque un esperto ci vuole, così come ci vogliono

una post-produzione e un controllo, insomma una supervisione umana. Diverso è il discorso sui risultati che si ottengono se all’AI si sottopongono problemi o quesiti tecnico-scientifici: Codex di OpenAI, per esempio, converte davvero in Python istruzioni date in linguaggio naturale o Quizard AI risolve problemi di fisica o matematica, passaggio per passaggio.

Sempre più i nostri strumenti di lavoro avranno incorporate intelligenze artificiali. Come dimostra DiffusionBee che installa su mac l’AI di Stable Diffusion con una serie di comandi che in text-to-image consentono di operare sull’immagine generata (o caricata) modificandola, creando parti mancanti, aggiungendo o togliendo elementi presenti, fino ad aumentarne la risoluzione. Se non si vuole partire da un proprio prompt (il comando di interrogazione con il quale si dialoga con l’AI) c’è una libreria di immagini già generate dai vari bot o da altri utenti simile a quella di ArtHub.ai che offre una sconfinata collezione di immagini metadatate e classificate che possono essere usate come

base di partenza. Anche Woodwing nel suo DAM ha introdotto strumenti di AI come il riconoscimento facciale o di oggetti, il reverse image searching in stile Google e li sfrutta per l’euristica e la creazione di smart collection, ma anche per automatizzare renditions e operazioni di editing degli asset come il cropping, lo scontorno e l’isolamento di un soggetto dal fondo. L’AI di Woodwing o di Vision AI di Google consente anche l’auto-tagging, facendoci risparmiare le ore di metadatazione necessarie a rendere ricercabili i nostri prodotti: lo fa con noi, secondo le nostre istruzioni e intenzioni, lo fa seguendo i trend del momento, traducendo, considerando sinonimi, slang e storpiature, e lo fa suggerendoci tassonomie che magari non avevamo nemmeno immaginato. Insomma, l’AI è a portata di clic, dobbiamo solo capirla, sfruttarla e lavorarci in team. Un algoritmo di DeepMind ha recentemente risolto un problema matematico aperto da 50 anni, poi due ricercatori austriaci hanno trovato una soluzione più efficiente. Non hanno battuto l’algoritmo, ci hanno solo collaborato.

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+ + + È come guardare in un caleidoscopio, ogni volta che si gira il tubo la suggestione cambia, ma siamo ben lontani dall’ottenere un prodotto finito.

Curasept Daycare Protection Booster

Unprogetto di branding completo. Un lavoro iniziato con la rifocalizzazione della promessa di marca, da cui sono discesi una nuova identità e un nuovo linguaggio visivo, lo studio di un nuovo packaging system e quindi, naturale evoluzione, la comunicazione istituzionale e di prodotto sui canali tradizionali, online e tv.

Nella costruzione del percorso di branding per Curasept Daycare Protection Booster – finalizzato a un’apertura dell’azienda anche a un consumo quotidiano e lontano dall’utilizzo comune del brand associato a patologie scientifiche – la strada è stata quella di cristallizzare e raccontarne la filosofia preservando e valorizzando la scientificità, l’autorevolezza e la specificità dell’approccio professionale, rendendo al contempo il brand e il suo linguaggio più vicini e rassicuranti.

Senza dubbio un ruolo fondamentale nella creazione del rinnovato universo della marca è giocato dal packaging. Partendo da confezioni di scarso appeal, stampate su una superficie metallizzata che le rendeva molto fredde, in linea con lo standard

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Andrea Bandiera

Direttore Creativo e Partner di Robilant Associati dal 2010, ha cominciato la sua carriera in agenzia nel 2000 dopo il diploma in Graphic Design all’Istituto Europeo di Design. Sin dal principio il suo approccio visionario, creativo, eclettico al branding l’ha portato alla realizzazione di progetti di brand identity, packaging, special edition & activation, advertising e retail per un ampio numero di clienti nazionali e internazionali. Oggi Andrea Bandiera è parte del board alla guida dell'azienda. Appassionato di comunicazione, indaga con particolare attenzione l'ideazione di nuove modalità espressive per la marca, attraverso video, nuove tecnologie digitali e workshop. È anche docente di Packaging Design.

del medicale professionale, l’intuizione è stata quella di rovesciare i canoni del settore per portare una vera e propria rivoluzione estetica a tutto tondo.

Nasce così una nuova idea di packaging contemporaneo e pop, che segna il passaggio dei prodotti – dentifricio, collutorio, spazzolino – da una nicchia di consumatori alla platea più ampia del pubblico generalista. Pur preservando la base metallizzata, il nuovo pack vede il trionfo del full color che rende le varie referenze delle vere e proprie icone, mantenendo l’idea di “sistema” in grado di assicurare un benessere a 360 gradi. I veri protagonisti diventano colori brillanti e inaspettati per la categoria, seguen-

do il principio del bicromatismo: un colore di background e uno dedicato al brand. Momento culminante del progetto è sicuramente la campagna di comunicazione multicanale, fondamentale nella comunicazione del brand Curasept perché ne consolida il ruolo di alleato di elezione di dentisti e igienisti – con l’impegno nei confronti della prevenzione orale – ma anche la volontà di essere sempre più vicino al consumatore e al farmacista. La campagna mette al centro la connessione, dimostrata dalla ricerca scientifica, tra una corretta igiene orale e il benessere che ne deriva per alcuni organi vitali – cuore, mente, apparato digerente –e, quindi, in senso più ampio per l’intero organi-

smo. In questa direzione va anche l’uso audace, quasi cosmetico, del colore che si fa statement all’interno di un mondo, quello farmaceutico, fatto solitamente di toni freddi e grandi campiture bianche. Il lavoro svolto per Curasept Daycare Protection Booster è uno specchio dei tempi, poiché risponde alla richiesta sempre crescente da parte delle aziende di una consulenza olistica, in grado di offrire, nella estrema frammentazione dei mezzi e delle attività, una regia centrale della marca, capace di garantire coordinamento e coerenza. Un vero e proprio ecosistema di comunicazione della Marca, con un filone istituzionale e linguaggi specifici per i diversi mondi di prodotto.

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Denim on demand

Innovazione tecnologica e di processo, che riduce l’impatto ambientale della sua produzione, anche attraverso l’utilizzo di materiali rigenerati, e apre il campo alla personalizzazione. L’industria del denim si evolve e i brand, anche quelli del lusso, non si lasciano sfuggire l’occasione di rinnovare la propria offerta con questo tessuto che si può fregiare del titolo di “instant classic”.

di CATERINA PUCCI Immagine di: Candiani

Grazie a queste innovazioni, DenimFWD riesce oggi a produrre fino a 5.000 jeans e 4.000 t-shirt al giorno in modo sostenibile ed efficiente.

Forse non ve lo eravate mai chiesti prima, ma la parola denim viene dal francese, per l’esattezza dall’espressione “serge de Nîmes”, che letteralmente significa tessuto di Nîmes. Nel Seicento, in questa cittadina del sud soprannominata “la Roma di Francia”, i fabbricanti di stoffe avevano cominciato a realizzare un tessuto resistente, ricavato dalle fibre di cotone. Essendo molto economico da produrre, il denim cominciò a essere utilizzato per confezionare indumenti da lavoro. Per tingerlo si preferiva un pigmento altrettanto economico, l’indaco, poco utilizzato per la tintura dei capi pregiati per la sua tendenza a scaricare velocemente il colore. Qualche secolo più tardi, proprio la durezza e l’effetto “scolorito” sarebbero diventati i tratti distintivi di uno dei capi d’abbigliamento più iconici di sempre: il blue jeans.

Anche grazie alle celebrità del cinema e della musica, il denim si è fatto strada nella nostra vita quotidiana, riuscendo a mantenere intatta la sua doppia anima: quella che lo vuole tessuto povero, comodo, adatto alla vita frenetica di tutti i giorni,

e quella che lo ha innalzato a caposaldo di tendenza e glamour. “Fare un jeans” utilizzando tecniche tradizionali, però, è un processo molto impattante, che assorbe circa il 35% della produzione mondiale di cotone, e implica un impiego massiccio di acqua, coloranti, pesticidi e prodotti chimici. L’utilizzo di tecniche invasive è un problema che riguarda non solo l’ambiente ma anche la salute di coloro che questi tessuti li producono.

Nel tentativo di trovare alternative più sostenibili, negli ultimi anni, i brand hanno cominciato a prestare sempre maggiore attenzione al digital textile printing. I miglioramenti ottenuti dalle soluzioni di stampa e finishing digitale di ultima generazione stanno portando alla progressiva adozione di queste ultime anche nell’industria del denim. Oltre alla riduzione dei consumi, tra le motivazioni c’è anche la possibilità di acquisire una nuova espressione estetica e soddisfare la richiesta di un pubblico che cerca prodotti sempre più personalizzati e su misura.

Abbattere i consumi con la stampa digitale

In termini di consumi, i processi di produzione tradizionale dei jeans sono considerati tra i più invasivi all’interno dell’industria tessile. Il pigmento indaco, al naturale, non è solubile in acqua perciò per poter aderire al supporto le molecole devono essere trattate con idrosolfito di sodio. Il processo di tintura deve essere ripetuto più volte e il filato ossidato a ogni passaggio, un processo che richiede enormi quantità di acqua. Diversi studi indagano l’integrazione dei parametri che concorrono alla buona riuscita di uno stampato digitale. Nel caso del denim, che è un tessuto in cotone con ordito tinto e trama leggermente grigia, è opinione comune che il processo più funzionale sia quello che impiega inchiostri reattivi o a pigmento.

La pandemia ha accelerato la trasformazione dei modelli di produzione nell’industria del denim. Lo dimostra il cambio di rotta intrapreso da DenimFWD, azienda californiana, che grazie all’innovazione tecnologica sta implementando un processo sostenibile, automatizzato e on-demand all’interno della sua Urban Factory, con sede a Industry, pochi chilometri da Los Angeles. «Una volta che il consumatore ha effettuato l’acquisto, il prodotto viene finito e consegnato il giorno stesso, evitando l’accumulo di scorte da magazzino» racconta Carlos Arias, CEO di DenimFWD. «Si tratta di un enorme progresso nell’industria tessile, dove il 20% degli indumenti prodotti non viene mai utilizzato e finisce in discarica o incenerito».

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Immagine di: SEI

Per riuscirci, DenimFWD ha scelto come partner tecnologici Jeanologia e Kornit Digital, fornitore di soluzioni di stampa digitale. Tra le soluzioni di stampa presenti all’interno dell’Urban Factory, c’è Kornit Atlas MAX e il nuovo sistema Kornit Presto MAX, in grado di stampare bianco su tessuti scuri, incluso il denim. Grazie a queste innovazioni, DenimFWD riesce oggi a produrre fino a 5.000 jeans e 4.000 t-shirt al giorno in modo sostenibile ed efficiente.

Nuove fibre circolari per capi su misura

La moda quindi ha preso un capo robusto, povero e dimesso, e l’ha declinato in infinite versioni, spaziando dal finto-sciatto allo chic e coniugando i concetti di comodità e tendenza. Nel corso dei decenni abbiamo assistito all’alternarsi di linee minimali, capi abbondanti e informi, tele scure e intatte, jeans squarciati e decolorati. È di qualche mese fa la notizia che Chanel sia intenzionata a investire nel settore del denim per la prima volta nella storia del marchio. Il brand avrebbe messo gli occhi su FashionArt SpA, azienda italiana specializzata nella produzione di jeans e capi in denim di alta gamma. Sempre di qualche mese fa è il lancio della limited edition Dim Mak x Candiani EC-01, una collaborazione nata dall’amicizia pluriennale tra Steve Aoki, produttore musicale e dj, e Alberto Candiani, presidente di Candiani Denim. L’azienda, nata nel 1938 a Robecchetto con Induno, a pochi chilometri da Milano, come tessitura di abiti da lavoro, oggi conta 100 milioni di fatturato con una produzione che si estende su 200 mila metri quadri nel Parco

del Ticino con due stabilimenti e due laboratori di ricerca, di cui uno a Los Angeles. Candiani si è fatta portavoce di un approccio «circolare» e consapevole nel mondo della moda, una delle industrie più energivore, culminato nel lancio di Coreva, una tecnologia che utilizza filato vegetale, ricavato dalla gomma naturale, in sostituzione dei filati sintetici, senza compromettere qualità, elasticità e durabilità del jeans. Un capitolo importante della storia del marchio è l’ingresso nel mercato B2B, con l’apertura del primo negozio italiano di jeans su misura nel centro storico di Milano. Al suo interno vengono venduti tutti i marchi con cui l’azienda collabora e i capi realizzati con Coreva (che attualmente rappresenta il 5% della produzione totale). Ma il fiore all’occhiello è la micro factory in cui le maestranze realizzano capi personalizzati, in cui è possibile scegliere tessuto, stile, dettagli. Tornando alla collezione con Steve Aoki, i capi sono realizzati con Re-Gen, un tessuto cimosato indaco creato in occasione dell’80° anniversario di Candiani Denim e composto al 50% dagli scarti industriali dell’azienda e al 50% dalle fibre TENCEL x REFIBRA prodotte da Lenzing, che combinano diversi materiali riciclati, come il cotone e il legno. Nel 2019, Re-Gen ha vinto l’Itma Sustainable Innovation Award, il più prestigioso premio del settore tessile. ITMA è infatti la più grande fiera al mondo per la tecnologia tessile dell’abbigliamento. Si tiene ogni quattro

I capi sono realizzati con Re-Gen, un tessuto cimosato indaco [...] composto al 50% dagli scarti industriali dell’azienda e al 50% dalle fibre TENCEL x REFIBRA prodotte da Lenzing.

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anni dal 1951 ed è itinerante, infatti l’edizione 2023 avrà luogo a Milano. Per tingere il filato, sono state utilizzate le tecnologie innovative a risparmio idrico di Candiani Denim Indigo Juice e Kitotex, indicate per esaltare i trattamenti laser che donano ai capi un particolare effetto vintage e una grafica personalizzata. Queste innovazioni permettono di risparmiare acqua, sostanze chimiche ed energia senza compromettere l’estetica, la qualità e la durata dei prodotti finiti.

Tutto è bene quel che finisce in laser

Da anni il laser è utilizzato per accorciare la filiera di lavorazione del tessuto denim, supplendo all’utilizzo di tecniche invasive, pericolose per la salute degli operatori e nocive per l’ambiente come sabbiatura, decolorazione chimica, fresatura. L’azienda bergamasca SEI ha messo a punto diverse soluzioni di finitura in grado di ottimizzare le lavorazioni sul jeans utilizzando questa tecnologia. «Sotto il profilo industriale e produttivo, i processi che simulano l’usura del denim sono particolarmente complessi da gestire» spiega Ivan Romano, Textile International Sales di SEI. «Il processo industriale tradizionale prevede il susse-

guirsi di fasi meccaniche e chimico-fisiche, abrasioni manuali o a macchina, il famoso stone-washing con pietra pomice, con impiego di sostanze schiarenti, tipicamente cloro e permanganato di potassio, entrambe altamente tossiche. A ciò si aggiunge un impiego spropositato di acqua».

In alternativa, la tecnologia laser può essere utilizzata per disegnare, marcare, incidere, tagliare e strappare il tessuto denim per conferire a un paio di jeans un aspetto sbiadito e consumato o un design elegante senza l’uso di metodi convenzionali aggressivi. «Tramite il laser la decolorazione dei jeans avviene rapidamente e offre molteplici effetti che prima erano appannaggio esclusivo delle tecniche di lavaggio. Il trattamento laser utilizza la luce e il calore per bruciare parzialmente i pigmenti colorati, creando risultati estetici che possono essere pianificati in anticipo e replicati da capo a capo» aggiunge Romano. «Un altro vantaggio del laser è che non danneggia le fibre fragili come il denim elasticizzato; tali fibre possono essere intaccate dall’uso della spazzolatura manuale o della carteggiatura». La precisione di questa tecnica può produrre effetti di lavaggio ultra elaborati, conferendo una finitura consumata,

garantendo una qualità costante, più difficile e dispendiosa da ottenere con un processo di lavaggio manuale. «Inoltre, la replicabilità dell’effetto consente di rispettare il design studiato dall’azienda, esalta il gusto e l’impronta del marchio, appaga la vena artistica dello stilista e allo stesso tempo favorisce l’ottimizzazione delle risorse in fabbrica». Le finiture laser si collocano notoriamente al termine del processo di confezione del capo, poco prima o subito dopo il trattamento di rimozione della patina collosa a base amidacea, detta bozzima, che viene spalmata sul filo per proteggerlo durante la tessitura.

I laser attualmente adottati operano sul capo cucito, che viene adagiato su una superficie piana e sottoposto al processo, coi pantaloni esposti in quarti o dispiegati in metà, anteriore e posteriore. In alcuni casi si preferisce invece calzare i jeans su un manichino gonfiabile e rotante in modo da permettere la marcatura con precisione superiore e continuità maggiore tra fronte e retro. SEI, da anni, è presente sul mercato con la serie FLEXI Denim, che opera in questa maniera convenzionale. Recentemente ha compiuto un passo rivoluzionario con il progetto MATRIX Denim che permette di realizzare gli effetti di finitura direttamente sul rotolo di tessuto. Due teste galvanometriche decolorano l’intera superficie delle sagome che compongono il modello e ne tagliano i contorni. Si sommano, nella stessa soluzione, le prestazioni di una velocissima macchina da taglio automatico e quelle di un’apparecchiatura laser.

Il principale vantaggio di questo trattamento è che permette di raggiungere aree che nella metodologia laser “tradizionale” non possono essere raggiunte, come ad esempio la parte interna delle tasche posteriori e anteriori, normalmente ritoccate a mano dagli operatori con la carta abrasiva.

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TEXTILE Immagine di: SEI
Il progetto MATRIX Denim permette di realizzare gli effetti di finitura direttamente sul rotolo di tessuto

Gli effetti laser possono operare anche sui bordi di cucitura, specie quando si vogliono applicare rotture o sfilacciature controllate: di regola il laser non viene proiettato in quelle zone per timore di bruciare il filo di cucitura (se il filo brucia, il capo deve ripercorrere alcune fasi di ritocco, con aggravio di costi, ritardo nella consegna, possibilità di rigetto da parte del controllo qualità).

In precedenza alcuni effetti particolari, come lo stone-wash sulle ribattiture, erano una prerogativa esclusiva delle tecniche di lavaggio, ora possono essere predeterminate sia per posizionamento che per intensità, con la certezza di ripetibilità, senza errori. A ciò si aggiunge anche la funzione taglio con cui le sagome sono marcate e decorate, pronte per essere mandate al cucito, col vantaggio di poter identificare i pezzi che compongono il medesimo capo, grazie all’incisione laser, sui margini di cucitura, di tutte le informazioni pregnanti, normalmente stampate su un’etichetta, poi applicata manualmente su ogni sagoma; un vantaggio notevole in termini di ottimizzazione delle risorse e accesso a procedure error-free. «È come se, in una macchina di ridotte dimensioni, sommassimo una linea di taglio e stesura del tessuto, notoriamente molto più ingombrante, a una piccola “lavanderia” industriale, dato che parecchi effetti si possono ottenere direttamente col laser». Tra gli scenari innovativi che l’uso della tecnologia MATRIX potrebbe apportare c’è sicuramente la possibilità di soddisfare le esigenze di time-to-market. La lavorazione su rotolo apre inoltre infinite opportunità nel campo della personalizzazione e della produzione su misura. Il flusso continuo di tessuto dentro la macchina consente

di ottenere, in rapida successione, capi molto diversi l’uno dall’altro per modello, finitura, effetti e personalizzazioni. Un’innovazione che apre la strada alla possibilità di creare e vendere modelli su misura attraverso piattaforme web, stimolando il mercato online, che ha avuto in anni recenti una crescita esponenziale.

Verso una produzione made to measure

Tra le aziende che stanno provando a rivoluzionare la progettazione e realizzazione di finiture dei jeans grazie alla tecnologia laser, c’è anche l’iconica Levi Strauss & Co. che si prepara a un’importante svolta tecnologica e produttiva, grazie alla tecnologia Project F.L.X. (Future-Led-Execution). Fino a ora, per realizzare elementi sbiaditi e pieghe sui capi, l’azienda si era affidata a tecniche manuali che richiedono un’alta intensità di lavoro, sviluppata su una ventina di passaggi. Grazie al nuovo processo basato su tecnologia laser, Levi’s ha potuto ridurre quegli ‘step’ a 3. Laddove prima si costituiva un inventario di jeans per le finiture, ora LS&Co. fotografa un capo e lo disegna in un modo che il laser possa interpretare, per un’appli-

cazione che avviene nel giro di 90 secondi. Questo consente un risparmio notevole in termini di tempi di realizzazione delle finiture sui jeans, ma costituisce un passaggio importante anche nella digitalizzazione del design di quelle finiture. I file possono essere ad esempio inviati ai rivenditori e adattati rapidamente a una produzione di massa. Innovazione tecnologica e sostenibilità vanno a braccetto nel percorso di innovazione del denim e sostengono un cambio di rotta che abbraccia il modello di produzione “made to measure”. Si evince anche dalle dichiarazioni recenti del CEO di Levi Strauss, Chip Bergh, che ha pronosticato come tra dieci anni il modello tradizionale di suddivisione in taglie scomparirà, anche grazie all’utilizzo di scanner per il corpo e fotocamere che permettano alla clientela di acquistare capi in grado di adattarsi perfettamente alla propria corporatura. Sulla stessa onda viaggia il programma sperimentale di H&M group, portato avanti dal denim & fashion brand Weekday in collaborazione con l’innovation hub di H&M, The Laboratory, che stanno implementando una tecnologia per creare jeans customizzati al di là dei tradizionali size set.

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TEXTILE
Immagine di: SEI
Ora LS&Co. fotografa un capo e lo disegna in un modo che il laser possa interpretare, per un’applicazione che avviene nel giro di 90 secondi.
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XIT_TRIPOLI NEI QUINDICI ANNI TRA IL 1930 E IL 1945, L'ESTETICA MODERNISTA SI IMPONE COME

NUOVO CODICE VISIVO NELL'ARTE, L'ARCHI -

TETTURA E IL DESIGN ITALIANO.

OGGI, A QUASI UN SECOLO DI DISTANZA, IL

TYPEHUNTER BOLOGNESE LUCA LAT -

TUGA E IL DESIGNER VERONESE ALES -

SANDRO BOMBIERI PERCORRONO L'ITALIA A CACCIA DI CAMPIONARI, CARATTERI

I N LEGNO O PIOMBO E STAMPE D'EPOCA,

XV_VENEZIA PER COSTRUIRE UN AFFASCINAN -

TE CATALOGO DI ALFABETI MODERNI -

STI ITALIANI. MA NON FINISCE QUI:

L'ATTENTA RICERCA STORICA XMB_ETNA VIENE

AFFIANCATA DA UN'OPERAZIONE DI REVIVAL DIGITALE CHE

METTE A DISPOSIZIONE DI TUTTI QUESTO STRAORDINARIO

PATRIMONIO ARTIGIANALE ITALIANO.

55 di STEFANO TORREGROSSA TIPOGRAFIA
XZ_ASSAB

Com’è nato il progetto Alfabeti Modernisti Italiani?

Durante la ricerca per sviluppare l'archivio caratteri di Anonima Impressori, iniziata 10 anni fa, Luca Lattuga ha cominciato a ritrovare alcuni alfabeti modernisti molto insoliti e poco comuni nella grafica contemporanea. Nel corso degli anni, acquisendo sempre nuovi set di caratteri mobili, è cresciuta la curiosità di studiare e ricostruire le informazioni relative a questi alfabeti particolari: il loro nome, la provenienza e il produttore. L’intenzione era di crearne un catalogo interno al nostro studio. Durante una chiamata nel 2020, nel periodo di primo lockdown, assieme ad Alessandro Bombieri abbiamo deciso di intraprendere questo progetto in modo più strutturato e renderlo pubblico. Due attività in parallelo: condurre ricerche sul campo per scoprire nuove informazioni e iniziare un’attività di revival digitale degli alfabeti stessi, selezionando

all’interno del catalogo i più interessanti e originali. Ad oggi siamo arrivati a circa una settantina di caratteri modernisti.

Quali sono i motivi che hanno portato a questa sovrabbondanza di alfabeti modernisti negli anni tra il 1930 e il 1945?

Nei tre lustri immediatamente precedenti la Seconda Guerra Mondiale, l'estetica modernista si diffuse e si consolidò come stile contemporaneo dominante, dando vita a un'epoca di grandi cambiamenti nella produzione grafica, pubblicitaria e architettonica. Per adeguarsi al nuovo gusto del pubblico, le tipografie dovettero aggiornare il loro catalogo di caratteri. Tuttavia, le fonderie produttrici di caratteri in piombo — la cui produzione richiedeva importanti investimenti — non proposero rapidamente una sufficiente varietà di alfabeti modernisti, lasciando

LA MAGGIOR PARTE DI QUESTI ALFABETI ERA

PRODOTTA DA PICCOLE DITTE DI PROVINCIA. PURTROPPO, NON ESISTONO OGGI ARCHIVI AZIENDALI, PROGETTI O DOCUMENTI BEN CONSERVATI.

così spazio alle xilografie (aziende produttrici di caratteri in legno) che colmarono questa lacuna con le loro proposte. Questi caratteri, spesso dal design meno elaborato e ingenuo, vennero offerti in grande quantità e con piccole varianti nelle diverse proposte dei produttori, dando origine a questo corpus che stiamo attualmente studiando con attenzione e interesse.

Come venivano realizzati fisicamente questi caratteri?

I caratteri in legno prodotti nelle xilografie venivano creati manualmente da artigiani specializzati. Non sorprende che, durante le nostre ricerche, abbiamo notato che la maggior parte di queste fabbriche erano localizzate nella Pianura

Padana: soprattutto nella regione Veneto, all'epoca già famosa per la qualità e la quantità dei suoi mobilifici e per la grande competenza nella lavorazione del legno.

56 TIPOGRAFIA

A differenza dei caratteri in piombo, che richiedevano un processo di produzione molto lungo e costoso, questi caratteri in legno erano più facili da realizzare. Una volta incisa la matrice per ogni singola lettera, era possibile replicarla utilizzando un pantografo, rendendo il processo più economico e veloce rispetto a quello dei caratteri in metallo utilizzati per la stampa tipografica.

Quali difficoltà avete incontrato nel vostro processo di raccolta, analisi e identificazione?

La maggior parte di questi alfabeti era prodotta da piccole ditte di provincia. Purtroppo, non esistono oggi archivi aziendali, progetti o documenti adeguatamente conservati. Il materiale che è sopravvissuto si trova nei musei, in alcune collezioni private o nelle abitazioni di ex-dipendenti di aziende grafiche. Non dimentichiamo inoltre che l'immi-

nente Seconda Guerra Mondiale avrebbe distrutto o disperso moltissimo materiale. Un altro ostacolo enorme nell'identificazione di questi alfabeti risiede nell'usanza dell'epoca di copiare dai prodotti esteri, in particolare caratteri di fattura tedesca. Anche quando riusciamo a recuperare il campionario originale, raramente viene riportato l'alfabeto completo, ma solo alcuni glifi, per ostacolare la riproduzione dei caratteri da parte della concorrenza.

Come affrontate quindi il vostro lavoro di censimento e identificazione?

Ci muoviamo sostanzialmente su tre fronti distinti. Da una parte, cerchiamo di recuperare il carattere mobile stesso, per conservarlo e censirlo. A seguire, con un torchio tiraprove ne stampiamo lo specimen completo per ottenere una mappatura completa di lettere, numeri e punteggiatura. Infine, con-

57 TIPOGRAFIA

frontiamo il tutto con i campionari originali dell'epoca — che ci mostrano il carattere nuovo, senza l’usura meccanica con cui oggi lo recuperiamo — per attestare anno di fabbricazione, nome del carattere e produttore.

Oltre alla sua valenza storica, il progetto ha anche un interessante sbocco digitale.

Il progetto Alfabeti Modernisti non si ferma alla sola ricerca storica. L'obiettivo è resuscitare digitalmente questi caratteri per metterli a disposizione di designer e creativi. Alessandro Bombieri si occupa di questa operazione di revival tipografico: partendo dalle scansioni originali e mantenendo una coerenza filologica rispetto al campionario dell’epoca di produzione, trasforma i caratteri mobili in font digitali. Questo aspetto del progetto per noi è fondamentale perché permetterà a chiunque di poter utilizzare caratteri che, altrimenti,

rimarrebbero sconosciuti e relegati nell'epoca pre-digitale.

Le scuole di design e le accademie italiane, secondo voi, danno i giusti spazio e importanza alla enorme tradizione tipografica italiana?

In un mondo in continua transizione digitale i mestieri relativi alla carta stampata risultano sempre più obsoleti. Un’enorme quantità di conoscenze, materiali e immateriali, sono andate perdute in questi ultimi due decenni: nonostante ciò, un giovane designer che si vuole approcciare alla tipografia è obbligato a partire proprio dalle sue fondamenta classiche, storiche, "antiche". Noi stessi, nati fra gli anni '80 e '90, abbiamo seguito questo percorso, che ha modificato radicalmente il nostro modo di progettare, anche in digitale. Purtroppo in Italia non c’è stata cura nel salvaguardare l’insegnamento della stampa tipografica, neppure nelle

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TIPOGRAFIA

grandi scuole di tradizione. Ad oggi sono pochissimi i laboratori didattici aperti e professionalmente validi dove poter apprendere nozioni e tecniche. Tuttavia, è fondamentale che queste conoscenze siano trasmesse alle nuove generazioni, poiché il patrimonio della stampa tipografica è un importante elemento fondante nella cultura e nella storia italiana. Solo mantenendo viva questa tradizione possiamo continuare a progettare il design del futuro. Non dimentichiamo che la stampa a caratteri mobili è un’attività che dura da oltre 500 anni!

Da ormai un decennio il revival di questi caratteri vintage sta avendo un grande successo. Quali credete che siano le ragioni?

La transizione di cui abbiamo parlato provoca un enorme divario fra analogico e digitale e sviluppa, come scarto, un allontanamento dall’uomo, dal corpo, dalla fisicità:

LUCA LATTUGA

Luca Lattuga, classe 1982, è progettista grafico, mezzo tipografo e cacciatore di caratteri. Nel 2012 ha fondato con Massimo Pastore e Veronica Bassini lo studio Anonima Impressori dove si occupa di progetto e stampa a caratteri mobili. Ama i caratteri in legno, ma ultimamente si dedica a quelli in piombo, spesso pronti per essere buttati in fonderia.

ALESSANDRO BOMBIERI

Alessandro Bombieri è nato nel 1993, è un graphic designer e type designer. Si occupa della ricerca e progettazione della tipografia applicata alla grafica e alla creazione di sistemi tipografici. Dal 2017 è assistente di Lucio Passerini nel corso “Vivaio dell’arte tipografica” della facoltà di Lingue e Culture per l’Editoria dell’Università di Verona. Dal 2022 insegna progettazione grafica all’ENAC di Verona.

una disumanizzazione. La sensazione è che questo frettoloso distacco abbia prodotto una sorta di nostalgia verso molte attività manuali del passato, fra cui anche la tipografia a caratteri mobili. Sorpassato il primo istinto romantico, però, ci si accorge di quanto la stampa analogica sia un lavoro complesso che necessita di competenze e materiali specifici.

Su tutti, un aspetto è radicalmente differente: il tempo. La tipografia necessita di tempo, non solo nella fase di stampa, ma in particolare in quella di progetto. Tempo di studio, ricerca, preparazione, visione, pensiero — è soprattutto un ritorno alla fisicità, al valore della pazienza. Per molti designer può essere una spinta a sviluppare un approccio diverso alla progettazione, una sorta di riscoperta della manualità, della concentrazione, della precisione, al riparo dal trambusto della vita moderna.

Quali sono i prossimi sviluppi del progetto Alfabeti Modernisti?

Di recente abbiamo avuto il privilegio di essere ospitati presso la Tipoteca Italiana di Cornuda, un luogo di estrema importanza per la nostra ricerca, al fine di illustrare il nostro progetto. Ci impegneremo nell'organizzazione di ulteriori conferenze in diverse località italiane, poiché riteniamo che la divulgazione del nostro progetto sia fondamentale, anche per la scoperta di eventuali nuovi fonti tipografiche. Inoltre, stiamo lavorando per realizzare un volume che contenga tutto il materiale raccolto, mentre tramite la piattaforma C-A-S-T.com sarà possibile accedere a un pacchetto di circa venti font digitali moderniste di nostra produzione.

Per rimanere aggiornati con i prossimi passi del nostro progetto potete seguirci alla pagina Instagram @alfabetimodernisti_ita.

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TIPOGRAFIA

L’evento è riservato agli operatori del settore.

La registrazione, obbligatoria per accedere, è disponibile qui:

Packaging Première e

Milan:

Torna Packaging Première e PCD Milan, l’evento che riunisce i migliori produttori di packaging per il settore fashion, jewelry, beauty, fine food, wine & spirits. Le proposte più innovative, sostenibili, creative e smart saranno in scena dal 16 al 18 maggio 2023 a Fieramilanocity.

Packaging Première & PCD Milan 2023 rappresentano un’importante opportunità di networking e un momento di aggiornamento e informazione, grazie alle numerose conferenze che si svolgeranno per tutta la durata dell’evento. Dal 2017 Packaging Première contribuisce a delineare il futuro del luxury packaging, presentando le anteprime e offrendo spazio per la sperimentazione, aiutando a comprendere le tendenze. PCD Milan, giunto alla sua seconda edizione, favorisce il contatto tra i fornitori di packaging per il settore

cosmetico, profumeria e personal care e l’importante mercato italiano della bellezza. «Packaging Première & PCD Milan 2023 sono sinonimo di ispirazione: per la community internazionale è un appuntamento importante, perché oltre a conoscere le ultime novità di prodotto si contribuisce a diffondere una vera e propria cultura del packaging, che affronta al giorno d’oggi tematiche importanti come la sostenibilità e l’innovazione», afferma Pier Paolo Ponchia, Founder e Director di Packaging Première.

Un programma di conferenze ad alto tasso di innovazione

È un’edizione ad alto tasso di innovazione, sostenibilità e creatività quella che si prepara ad andare in scena: le più importanti novità di pro-

dotto nell’ambito e le ultime tendenze del settore saranno messe in luce attraverso approfondimenti, talk e conferenze. «Packaging Première & PCD Milan – continua Ponchia – si impegnano a diffondere una vera e propria cultura del packaging e per questo motivo collaboriamo con i più importanti esperti di packaging, design e sostenibilità a livello mondiale per dare la possibilità alla nostra community di approfondire le tematiche di maggiore attualità e interesse».

Il programma delle conferenze seguirà alcuni focus precisi: innovazione, sostenibilità, tecnologia, digitalizzazione, packaging design e branding, applicati in particolar modo ai settori del beauty, della moda, dei wine & spirits, della gioielleria e molti altri.

60 EVENTI
Il packaging più innovativo, sostenibile e creativo per il settore luxury e beauty sarà in scena a Fieramilanocity dal 16 al 18 maggio 2023.
PCD
aperte le registrazioni per visitare l’edizione 2023

Ciascuna giornata vedrà l’alternarsi di speaker e ospiti di rilievo italiani e internazionali che parleranno di come l’innovazione e la sostenibilità contribuiscono alla costruzione di un brand, del ruolo della carta – materiale versatile divenuto l’attrazione principale per i beauty brands –, di come la realtà aumentata possa conferire un’immagine moderna ai prodotti più tradizionali, del metaverso, dell’esperienza del quality delivery, della stampa digitale, di come la filiera cosmetica e del packaging collaborano al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, del ruolo dello storytelling, della contemporaneità come leva di marketing e infine di come arte, design e artigianalità rappresentano il valore aggiunto, che sottolinea il lusso e l’esclusività, attraverso l’esperienza olfattiva.

I tre giorni di evento prevedono un ricco programma che porterà sul palco importanti relatori come Evelio Mattos, Eva Lagarde, Francesco Poro-

li, Adriano Attus. Valore aggiunto sarà dato dalla presenza di brand d’eccellenza come Culti Milano, Lamborghini, Leonori Gioielli, La Perla Beauty, San Marzano Wines e dalla partecipazione di realtà come Beautystreams, Cosaporto e Positive Luxury, per citarne alcune. Tutte le conferenze in lingua inglese offriranno al pubblico la possibilità della traduzione simultanea.

Nella sala conferenze sarà dato ampio spazio anche all’iniziativa Avant-Garde, che coinvolge direttamente gli espositori, invitandoli a realizzare prodotti, servizi o progetti riconosciuti come meritevoli in termini di innovazione nel settore packaging. I progetti selezionati dalla giuria – composta da docenti universitari, designer ed esperti del settore – verranno esposti in un’area dedicata e presentati all’interno di momenti di approfondimento ad hoc con un format nel quale ogni partecipante avrà a disposizione cinque minuti per presentare la sua innovazione.

Packaging Première

Packaging Première, parte di Easyfairs Group, è l’unico evento in Italia che si pone come punto d’incontro di designer, produttori di packaging di lusso e brand internazionali, che desiderano affidare la custodia dei propri prodotti a “forme” che portano nel mondo il segno tangibile e riconoscibile dell’alto di gamma. Il mondo del lusso è visionario e deve essere in anticipo sui tempi, sulle stagioni e sui gusti. Packaging Première presenta le anteprime di prodotto, offre spazio per la sperimentazione e l’innovazione e aiuta i manager a capire le tendenze, accelerando i tempi decisionali per consentire alle aziende di raggiungere prima il mercato. Il packaging di lusso è un mondo a sé. Dominato dalle forti personalità dei brand, si esprime in forme suggestive e originali, basandosi su una filiera produttiva progettata per perseguire l’eccellenza della lavorazione delle materie prime fino al prodotto finito. Packaging Première valorizza l’intero settore.

www.packagingpremiere.it

Packaging Première sui social media: Facebook e Instagram: @packagingpremiere LinkedIn e YouTube: Packaging Première

61 EVENTI

Packaging Design Awards un successo di filiera

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PERCORSI DI ECCELLENZA
di MICHELA PIBIRI

Nello scorso numero di PRINTlovers abbiamo cominciato a raccontare, dal punto di vista delle sfide tecniche affrontate, progetti stampati che si sono aggiudicati importanti riconoscimenti nazionali e internazionali. La prospettiva è quella di svelare il lavoro di filiera che si cela dietro un grande successo di design: in questo numero vi presentiamo altri progetti che hanno portato a casa dei metalli nel corso del 2022 e all’inizio del 2023.

Un oro ai Pentawards, uno agli Epica Awards e un Award of Excellence ai Communication Arts. È questo il ricco bottino che nel 2022 si è accaparrato “When in the woods”, il welcome kit realizzato da The 6th Creative Studio per Oasyhotel. Il progetto è nato all’interno di Brand Revolution LAB 21 in collaborazione con Lazzati Industria Grafica, Grafical, HP e myCordenons che ha fornito la carta myWild, in tre varianti colore che richiamano i toni della natura. Oasyhotel è una struttura di luxury lodge immersi in un’area protetta del WWF in Toscana. La welcome box con cui i clienti vengono accolti è studiata per “giocare”: racchiude infatti sette piccole box di forme diverse, ognuna contenente un oggetto da utilizzare o gustare durante il soggiorno. Le sagome delle box sono quelle di un tangram e, spostandole su un piano, creano le figure di molti animali diversi. «Il contributo di Lazzati nel progetto non si è limitato alla stampa dei materiali ma è

iniziato in fase progettuale» spiega Laura Salmini, CEO di Lazzati. «Abbiamo sfruttato le nostre abilità di progettazione per trasformare l’input dell’agenzia in un progetto concreto, restando sempre attenti alla sostenibilità economica e ambientale». La welcome box contiene anche una mappa dell’oasi. La stampa è semplice ma preziosa: a un Pantone bronzo metallizzato sono affidati mappe e testi sia all’esterno del cofanetto, sulla copertina a libro rivestita, sia sui sette astucci racchiusi all’interno della scatola/cornice in cartoncino. Completa il progetto una mappa stampata da Grafical in digitale HP Indigo 7900 con uno speciale inchiostro invisibile che, illuminato con la torcia contenuta nel kit, svela le aree in cui è possibile avvistare i lupi nell’oasi del lodge. «È stata una limited edition ma adesso il cliente sta valutando la produzione effettiva» prosegue Salmini. «Una conferma ulteriore dell’impegno e qualità dell’azienda».

63 PERCORSI DI ECCELLENZA
Lazzati Industria Grafica e Grafical con OasyHotel si aggiudicano tre importanti premi internazionali

Con Birrificio Badalà

La Commerciale conquista il podio di Best Label Solobirra ‘23

Gold Label e Menzione speciale Best Printing al concorso Best Label Solobirra 2023 per il Birrificio Badalà, con il progetto di Dario Frattaruolo Design stampato da La Commerciale: un lavoro nato da una collaborazione consolidata nel tempo e che già in passato ha portato importanti riconoscimenti. «L’obiettivo de La Commerciale – dice Federica Artuffo, marketing manager dell’azienda grafica di Alba – è quello di creare sinergia con il designer sin dagli albori del progetto. Da questa condivisione nascono sempre interessanti opportunità che permettono alla nostra azienda di sfruttare i progetti per occuparci anche di ricerca e sviluppo e giocare con tecniche che nella quotidianità del nostro lavoro non si vedono molto spesso». La scelta comunicativa intrapresa dallo studio Dario Frattaruolo Design per le etichette è stata univoca. Lo stile e le lavorazioni sono uguali per tutte, mentre per differenziare ogni referenza birra sono stati realizzati disegni astratti che vanno dalla optical art alle geometrie dei solidi platonici. Dal punto di vista tecnico, la stampa realizzata da La Commerciale è digitale a quattro colori su carta Sirio Pearl Ice White FSC di Fedrigoni; il logo del brand e il nome della birra sono trattate con una verniciatura speciale ruvida che al tatto dà una sensazione come di carta vetrata. Le gocce presenti sopra il logo del brand sono tutte di un colore diverso e sono trattate con una verniciatura UV spot a rilievo. Il top seal è realizzato in Fedrigoni Mineral paper. Il progetto, una limited edition, è interamente macchinabile. «L’unica difficoltà iniziale – prosegue Artuffo – è stata lo sviluppo della texture sulla base della quale è stato inciso il telaio serigrafico per la verniciatura opaca. Abbiamo suggerito a Dario di creare una texture non eccessivamente fitta di dettagli da riservare solo sulle parti colorate per evitare che si perdesse la qualità di stampa. Altro aspetto critico è stato quello legato alla fustella. L’etichetta è infatti suddivisa in tre parti e la distanza tra di esse è molto piccola rendendo complicata la rimozione dello sfrido». Importanti sfide tecniche brillantemente risolte, che hanno permesso al set di etichette di vincere il premio più ambito al Best Label Solobirra. Conclude Federica Artuffo: «Per noi de La Commerciale i riconoscimenti sono fondamentali. Oltre a essere una grande fonte di soddisfazione hanno anche una valenza comunicativa importante. Molti clienti e designer con cui collaboriamo e che abbiamo acquisito negli anni ci hanno conosciuti tramite queste iniziative che ci hanno dato molta visibilità». Solo nell’ultimo anno, infatti, La Commerciale ha ottenuto importanti riconoscimenti: nel 2022, al Vinitaly Design International Packaging Competition sono arrivate una Medaglia d’Argento con l’etichetta Freia e una Medaglia d’Oro con l’etichetta Christmas Reserve Birrificio Occupato, entrambe di Dario Frattaruolo Design; sempre con Dario Frattaruolo, nell’edizione 2022 di Solobirra sono stati ottenuti il Bronze Label e il Gold Pack per Freia e una menzione speciale Best Printing per Christmas Reserve Birrificio Occupato; l’etichetta del gin Vesuvius di Basile ADV ha vinto il primo premio nella categoria Label a OneMorePack, mentre il Concept design Etichetta Nazionale Limited Edition Baladin progettata da Hellobarrio si è aggiudicato il Primo premio al contest Challenge your Agency 2022 di HP.

64 PERCORSI DI ECCELLENZA

Musumeci, menzione speciale al Fedrigoni Top Award 2022 per Design and the Wondrous

“Design and the Wondrous: on the Nature of Ornament” è il catalogo dell’omonima mostra che si è tenuta al Museo di arte moderna e contemporanea di Saint-Etienne (Saint-Priest-en-Jarez, Francia), ideata da Elise Gray e Kevin Donnot. Il volume raccoglie una selezione di 100 opere di più di 50 artisti per raccontare l’evoluzione del design e dell’ornamento che, con l’avvento dell’era digitale, diventa forma animata. Stampato dall’azienda valdostana Musumeci e da Printing Art Books, ha ottenuto una menzione speciale nella categoria “Publishing” al Fedrigoni Top Award 2022 per la sua capacità di restituire il ritmo dell’esposizione grazie alla sua dinamicità visiva: a ogni tipo di contenuto corrisponde infatti uno specifico abbinamento tra carta e stampa (nero su marrone, argento su nero, quadricromia su bianco lucido). Il movimento si ritrova anche nella copertina, che alterna materiali diversi per ottenere un effetto psichedelico. È Michele Biza, amministratore unico di Musumeci, a commentare il riconoscimento che «conferma che bellezza, espressività, sostenibilità e innovazione, valori centrali per l’attività di Musumeci, rappresentano non solo gli elementi fondamentali per i clienti, ma anche la costante ricerca del settore di prodotti editoriali di sempre migliore qualità e meticolosa cura dei dettagli. Una sfida quotidiana entusiasmante e sempre stimolante».

Organic Textures Box, il pack realizzato da Polistampa Firenze è bronzo al Fedrigoni Top Award 2022

È realizzato da Polistampa Firenze, tipografia nata nel 2020 ereditando il ramo produttivo di stampa e fotolito dalla casa madre Polistampa attiva dal 1965, il pack che si è aggiudicato un terzo posto al Fedrigoni Top Award 2022 nella categoria “Corporate Communication”. Prende il nome di Organic Textures Box e nasce su progetto dell’agenzia creativa lucchese Magazzino 77 come strumento per gli agenti di commercio dell’azienda Savema, produttrice di marmi e graniti del distretto di Carrara. Si tratta di un astuccio portante in legno, rifasciato con carta Fedrigoni Sirio Ultra Black con manico in pelle e chiusure magnetiche, che racchiude dieci piccoli contenitori fustellati, sempre neri, che proteggono le marmette – i campioni di marmo con le diverse finiture applicate dalla Savema – e allo stesso tempo mostrano attraverso la fustella le texture dei marmi contenuti all’interno. Un’ultima box, quella bianca realizzata in Fedrigoni Sirio White, contiene una brochure di presentazione della collezione di prodotti, rilegata con tessuto telato e una colla che permette l’apertura a 180°. È uno strumento che non viene distribuito e commercializzato, ma che per la sua stessa natura deve essere funzionale e solido per sostenere e trasportare un materiale molto consistente come la pietra: la competenza di Polistampa Firenze è stata fondamentale nel concretizzare al meglio l’idea progettuale di Magazzino 77, applicando un altissimo livello di artigianalità nel processo produttivo.

65 PERCORSI DI ECCELLENZA

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Luz Gin, stampato da La Commerciale Borgogno, si è aggiudicato un RedDot Award 2022

Un’etichetta già esistente ma che necessitava un profondo restyling è quella del pregiato Luz London Dry Gin della Distilleria Marzadro, che è diventata oggetto di una collaborazione tra O,Nice! Design Studio e i fornitori storici della marca, Fedrigoni Self-Adhesives per il supporto, Luxoro per i materiali da nobilitazione, Estal per il vetro e La Commerciale Borgogno per la stampa. È Luca Borgogno, titolare della tipografia altoatesina specializzata in etichette per Wine&Spirits, a raccontare l’approccio al progetto: «La collaborazione di tutti e il confronto costante per vedere quali potessero essere i sistemi per semplificare e migliorare il processo di realizzazione, sono stati fondamentali per ottenere il risultato finale ed eliminare in partenza eventuali problemi». La nuova veste del Luz – che in trentino significa luccio – è composta da più elementi: collarino, medaglione, fascetta e retroetichetta, e ciascuno presenta caratteristiche di

stampa peculiari. Il retro e la fascetta sono in carta Moonlinght di Fedrigoni Self-Adhesives, che reagisce alla pressione dei cliché creando un effetto traslucido sulle parti di stampa a secco. I colori a caldo Blue Element e Amorphous Blue della collezione Extraordinari di Luxoro caratterizzano l’identità visiva del progetto dall’ispirazione lacustre. Tutto è applicato su una bottiglia Estal dall’effetto martellato. «I dettagli fanno la perfezione, ma la perfezione non è un dettaglio» aggiunge Borgogno. «Abbiamo messo in campo tutta la nostra esperienza maturata in anni di etichette enologiche. L’arrivo del cliché, che in questo progetto ha una rilevanza estrema, è un momento che richiede allo stampatore di fare un lavoro di taccheggio per trovare l’equilibrio tra la visibilità del rilievo e l’integrità del supporto. Siamo molto soddisfatti del risultato, e vincere un premio come il RedDot è un grande punto d’onore per un’azienda grafica».

66 PERCORSI DI ECCELLENZA

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Amaro Venti ............................................ 13 Angiolillo Luca ...................................... 36 Anonima Impressori 59 Arias Carlos............................................. 49 Artuffo Federica 64 AWDA ...........................................................11 Baicchi Alessandra 13 Bandiera Andrea 47 Basile ADV 64 Bergh Chip ...............................................52 Biza Michele 65 Bombieri Alessandro 55 Borgogno Luca 66 BRCreative ................................................11 Break design 13 Canali Chiara 32 Candiani Denim 50 Cassata Nunzio 23 Cassata Rosy.......................................... 22 CIEMME 11 Cinelli Lorenzo 14 Colaiacovo Carmela 34 Conca Giordano .................................... 21 Conviv 13 Coppola Antonella 18 Coppola Antonio 18 Coppola Mario........................................18 Dario Frattaruolo Design 64 DenimFWD 49 Dude 13 Effige 2.0 .............................................. 9, 69 Estal 66 Euroadhesiv.............................................26 Falchi Fabrizio 42 Favini 11 Fedrigoni ............................................ 11, 64 Ferretti Paolo 69 Fontana Grafica 9, 82 Fusco Annalisa 19 Garavaglia Paola................................... 13 Garbin Alessio 44 Geometric Intelligence 41 Giorgio Roberto 31 Grafica Antonini....................................26 Grafical 20, 63 Groza Eric 44 H&M Group 52 H2H............................................................... 13 Hello DTV ...................................................11 Hellobarrio 64 hinderer+muelich 10, 21 HP 31, 63 Icma ............................................................ 10 Il Poligrafico 44 ITMA 50 Jeanologia 50 Kornit Digital .......................................... 50 KURZ gruppo 28 La Commerciale 64 La Commerciale Borgogno 66 Lario Plast ................................................26 Lattuga Luca 55 Lazzati Industria Grafica.................63 Levi Strauss & Co 52 Linetti Paolo .............................................11 Luxoro ...................................10, 20, 28, 66 Magazzino 77 65 Magi Spirits 15 Magnoni Luca 44 Manzoni Aurelio ................................... 22 Manzoni Carlotta 22 Manzoni Luca 22 Marsal Octave 69 Mastropietro Giorgia ......................... 69 MeMento 13 Muraro Eugenio 14 Musumeci 65 myCordenons ........................... 11, 20, 63 Nava Press...........................................4, 27 NIO 14 Nuncas 22 O,Nice! Design Studio 10, 66 OpenAI 40 Oropress 8, 71 Packaging Première .................... 17, 60 Pedrini Elena.......................................... 69 Polistampa Firenze 65 Ponchia Pier Paolo 60 Prada...........................................................27 Printing Art Books 65 Retail Pak 3, 36 Riva Luca 13 Rivolta Marco ......................................... 15 Robilant Associati ................................ 47 Romano Ivan 51 Rossi Puri Caterina 21 Salmini Laura 63 Scatolificio Mingazzini 26 SEI 51 Seveso Davide 69 Shutterstock .......................................... 43 Smith Jeff ................................................ 34 Smith Lumen 20 So.ve.mec..................................................18 Spider 14 Spina Pietro Vito 44 Stable Diffusion 43 TBWA 44 The 6th Creative Studio .................. 63 Tipoteca Italiana ................................. 59 Valtenna 10 Varigrafica 2, 8 Vertigo Syndrome 11 Vittorioso Arturo 13 Woodwing 45

Nasce nel 1994 e opera nei diversi settori della comunicazione e del marketing sviluppando progetti e strategie per la creazione, promozione e posizionamento dei brand. Ha forte competenza nell’applicazione delle tecniche di stampa, nobilitazioni e cartotecnica. È in grado di fornire consulenza e supporto in tutte le fasi dell’elaborazione grafica e creativa, dalla progettazione alla realizzazione degli esecutivi per la stampa. Accompagna le aziende realizzando progetti personalizzati in ambito digitale, web e social per rafforzare la presenza online e sviluppare canali di vendita.

Pasticceria San Carlo per Vogue

Dalla collaborazione tra Pasticceria San Carlo, storico locale milanese stimato e conosciuto per l’eleganza e la qualità dei prodotti, e Vogue, rivista iconica edita da Condé Nast, nasce un progetto unico nel suo genere. Una linea di prodotti da forno esclusivi nei gusti, dal packaging affascinante e lussuoso, ricercato e precorritore delle tendenze. La linea è composta da 3 panettoni da 500 g e 1000 g nei gusti Classico, Pera e Cioccolato, Gianduja e Nocciole, 3 confezioni di Baci di Dama unici nei gusti e nei colori e una golosa Colomba Pasquale. Ogni singolo prodotto ha un packaging in latta, personalizzato nelle grafiche, nelle nobilitazioni e nelle dimensioni, in modo da essere unico e rappresentativo. Le illustrazioni sono state sviluppate assieme a Octave Marsal, artista emergente francese, già collaboratore di Hermès. Il packaging in latta, dal fascino romantico, è prodotto in Italia da un player d’eccezione, grazie alla stampa in quadricromia, alla possibilità di inserire un letto di bianco a zona in due passaggi, di nobilitare con lucido UV a zona e rilievo a secco il percepito del prodotto si impenna ed entra con tutti i meriti nel mondo del lusso. Per completare l’opera, il prodotto Panettone e Colomba sono inseriti in esclusivi sacchi in tessuto jacquard personalizzati col brand Vogue, anch’essi prodotti artigianalmente in Italia e in numero limitato. Una linea di prodotti venduta in tutto il mondo e apprezzata sia per i prodotti che per il packaging esclusivo. Con questo progetto EFFIGE 2.0 coniuga esperienza e creatività e congiunge il Made in Italy più artigianale al mondo del luxury food.

CREDITS

Account Manager: Paolo Ferretti

Creative Director: Davide Seveso

Graphic Designer: Elena Pedrini

Illustrator: Octave Marsal

Photo: Giorgia Mastropietro

69 CREATIVE FRAME
EFFIGE
COVER E CONTROCOVER DI QUESTO NUMERO SONO DI
2.0
www.effige.com

Materiali da rivestimento sostenibili che hanno a cuore l’ambiente. Proponiamo più di 15 collezioni con contenuto riciclato: tele, tessuti, eco pelli, carte naturali o spalmate per packaging, packaging di lusso, progetti editoriali, stationery e display.

FONTANAGRAFICA.NET

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