DESIGN, MATERIALI E TECNICHE PER LE APPLICAZIONI DI STAMPA printlovers.net
Tipografia Valdostana non stampa e basta.
MOCKUP –
STAMPA DIGITALE –
LAMINA DIGITALE –
LAMINA A FREDDO –
STAMPA A CALDO –
RILIEVO –
FUSTELLA –
PLASTIFICAZIONE –
CONFEZIONE
Design
Smith Lumen
Carta supporto
Fedrigoni Symbol Card Highline Premium White E49 Country 300 g/m2
Nobilitazioni
Kurz Alufin® KPS Slim 2.0
Rilievo a secco con cliché h+m
STAMPA E NOBILITAZIONEvelocità cui viaggiano oggi le notizie ci sovraespone a una mole di informazioni che non ha precedenti nella storia. E in questa mole è facile farsi sovrastare da sentimenti apocalittici che plasmano la nostra percezione della realtà, causando quella che gli analisti chiamano “apocalypse fatigue”, definizione che si riferisce in particolare alla crisi climatica ma che rende bene l’idea di uno sconforto paralizzante e generalizzato. Qual è l’antidoto? Chiudersi a riccio e non avere a che fare con l’attualità o negare, addirittura, fenomeni realmente preoccupanti? È necessario strutturarsi per filtrare le notizie, scegliendo come informarsi per avere un’opinione che vada oltre “il senso comune”. Un esempio? Ciclicamente si levano lamentazioni per la morte del libro: il senso comune vuole che non si legga più come una volta, si comprino meno libri e la carta stampata abbia perso la sua centralità. Un vociare che alimenta la percezione di un impoverimento culturale irreversibile e di una società in declino. Eppure i numeri raccontano altro: il mercato del libro è cambiato, le tirature sono più basse, ma il numero dei titoli a catalogo è cresciuto anche perché la stampa digitale, unita a canali di distribuzione inesistenti in passato come l’e-commerce, ha reso redditizia anche la pubblicazione di poche copie. Secondo i dati di Nielsen BookScan riportati su il “Giornale della Libreria”, gli italiani comprano il triplo dei libri rispetto a quarant’anni fa. Anche un confronto pre e post pandemia restituisce un dato interessante: nel 2019 sono stati acquistati 99 milioni di copie contro i 113 del 2022 (gli e-book, gli audiolibri e i libri venduti nei saloni sono fuori dal conteggio).
Una recente ricerca di Two Sides diffusa da Assocarta, inoltre, rivela che oggi il 69% dei lettori italiani preferisce leggere un libro stampato su carta – la media europea è del 65% – ma dalla stessa ricerca emerge anche che solo il 15% dei consumatori sa che la superficie forestale europea è in costante aumento e conosce i reali tassi di riciclo di carta e cartone (71%). Il 53% degli intervistati ammette poi di passare troppo tempo davanti a uno schermo e concorda nel dire che la comprensione di un testo letto su carta è migliore. Insomma, magari non funzionerà proprio sempre ma qualche volta, quando sembra che vada tutto male, si può trovare un po’ di ottimismo in una sana dose di realtà.
Piquadro, Tech (& sustainabile) Inside
Il Gruppo italiano leader negli accessori business, che fa capo anche ai brand Lancet e The Bridge, punta su innovazione e sostenibilità anche nella comunicazione stampata.
Lunapiena Stickers!
Miti ancestrali e metamorfosi si incontrano nel concept pack ideato da Basile ADV con Resistenza e un gruppo di partner d’eccellenza nella filiera della stampa.
Il diavolo veste in tuta
Dai transfer alle personalizzazioni outdoor, passando per il guerrilla marketing, gli sticker sono una soluzione semplice a bisogni comunicativi diversi.
Il metodo colore LAB
Oggi i confini tra moda e sport sono talmente sfumati da renderli sovrapponibili, e lo sportswear è una grande opportunità per il mondo della stampa specialistica.
Una piccola guida per scoprire il metodo più affidabile, ma il meno usato, per descrivere i colori. Come funziona e quando entra in gioco nel flusso di lavoro?
Experiency firma The Human Park
Il tech studio specializzato in esperienze immersive ha creato il key visual dell’edizione 2023 di Brand Revolution, complice l’Intelligenza Artificiale.
L’arte della calligrafia
Intervista a Ruben Malayan, calligrafo, designer e docente di fama internazionale, che si distingue per l’uso artistico di un alfabeto e una lingua identitari.
Questione di pelle
Prodotto che richiede altissime competenze artigianali, la pelle è usata nella produzione di calzature, accessori, abbigliamento, arredamento e automotive. Ma come si stampa?
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Lorenzo Capitani, Achille Perego, Elena Panciera, Caterina Pucci, Roberta Ragona, Stefano Torregrossa
TRADUZIONI
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CARTA COVER Materica Gesso 250g
CARTA CONTROCOVER Symbol Card
Highline Premium White E49
Country 300g
Materica è la famiglia di carte e cartoncini dai colori naturali e dal touch superficiale inconfondibile.
Certificata FSC®, è composta dal 25% di contenuto di fibre di riciclo, 10% di fibre di cotone, 25% di pura cellulosa e per il 40% di cellulosa CTMP. Ideale per coordinati grafici, packaging, inserti, copertine e brochure di prestigio. Symbol Card Highline è la versione goffrata della famiglia Symbol Card, cartoncini con impasto di pura cellulosa ECF, certificati FSC®. Patinati su un lato a doppia lama e con finitura Satin, sono disponibili nella shade Premium White e in sei eleganti goffrature. Ideale per la realizzazione di packaging, copertine, brochure e biglietti d’auguri.
Nata nel 1896, nel corso di questi 120 anni di storia ha stampato e trasformato milioni e milioni di fogli, acquisendo così una straordinaria esperienza che consente oggi di dominare con successo le più sofisticate e moderne tecnologie di stampa e confezione. A questa grande esperienza si aggiungono ogni giorno alcuni ingredienti fondamentali. La passione in ciò che fa, elemento imprescindibile in ogni fase del lavoro; la cura dei dettagli e la precisione d’esecuzione; la padronanza delle tecnologie, essenziale per sfruttare al meglio il potenziale delle più moderne macchine da stampa e confezione; la sperimentazione, la progettazione e l’innovazione, elementi chiave per offrire un valore aggiunto; la velocità nel rispondere ai clienti; dal preventivo alla produzione. C www.tipografiavaldostana.com
La rivista è ricca di contenuti digitali:
SEI Laser è una delle aziende più dinamiche e innovative del mondo della tecnologia laser. Fondata nel 1982, SEI è una realtà in costante espansione: oggi conta 5 filiali, una vasta rete di distributori e un capannone interamente dedicato al settore Converting, inaugurato recentemente. Qui si possono osservare le soluzioni che l’azienda bergamasca ha appositamente sviluppato per il taglio, la marcatura e la decorazione della carta, dove il laser svolge un ruolo fondamentale, assicurando delle performance produttive elevate a tutti gli operatori del settore, grazie alla digitalizzazione del processo analogico di fustellatura. PaperOne Line è un sistema completo, il protagonista indiscusso sul mercato. C www.seilaser.com
KURZ Lumafin 710 TAGLIO LASER STAMPA E NOBILITAZIONECARTA STICKER
Re-Play Martele White WS FSC™
Re-Play è la nuova gamma di materiali autoadesivi Fedrigoni Self-Adhesives il cui frontale è costituito da una parte di glassine, il supporto in carta siliconata che viene scartato una volta separato dall’etichetta. Si tratta di un esempio concreto di upcycling in cui il materiale finale ha un valore maggiore rispetto a quello originario. Questa gamma porta con sé importanti vantaggi per l’ambiente, oltre a valorizzare al massimo la carta siliconata, un materiale di alta qualità, realizzato con fibre purissime, con caratteristiche meccaniche
Negatività, ansia, stress, preoccupazioni: sempre più spesso la nostra vita è prigioniera dell’oscurità, e le nostre menti sono limitate da regole ed etichette che ci sovrastano come un grande occhio giudicante.Ma è grazie al buio che possiamo apprezzare la luce, e quindi il messaggio è quello di cambiare prospettiva, di guardare al lato positivo delle cose, di superare i confini ristretti in cui siamo rinchiusi, di seguire le nostre passioni e i nostri sogni ed entrare in un mondo di luce, colore e bellezza. Smith Lumen ha rappresentato un portale ideale che porta dal buio alla luce, dalla negatività a un’esplosione di positività e fiducia, per darvi la possibilità di diffondere un po’ di questa gioia colorata attorno a voi attaccandola qua e là con degli adesivi divertenti e positivi.Perché la creatività richiede ottimismo, perché senza positività non c’è luce, non c’è bellezza, non c’è futuro. Diffondiamo la gioia di vivere. Non lasciamoci scoraggiare. Ab umbra lumen.
C pagina 77
La controcover è stampata a 4 colori con l’applicazione di argento a freddo e vernice acrilica a tavola piena più rilievo. Il foglio di adesivi
è stampato a 4 colori in digitale con applicazione della metallizzazione digitale olografica. Il foglio autoadesivo è stato inviato a SEI Laser che ha utilizzato il sistema PaperOne 3500 per eseguire il mezzo-taglio delle sagome; questo ha permesso di produrre degli sticker dal design molto intricato in maniera automatica e completamente digitale.
LE NOBILITAZIONI IN CONTROCOVER
Protagonista degli elementi metallizzati è il Kurz KPS Slim 2.0 argento. L’effetto a freddo, grazie alla sovrastampa, acquista diverse tonalità di colori e rende così tutta la grafica brillante e variopinta. Il KPS Slim 2.0 è una proposta esclusiva in termini di capacità di rilascio e garantisce perfetta uniformità di copertura sulle applicazioni di stampa, è altamente versatile e sostenibile. I rilievi a secco su alcuni elementi donano tridimensionalità al design.
LE NOBILITAZIONI SUL FOGLIO STICKER
Gli elementi metallizzati sono stati applicati digitalmente con la DMSmartliner di Kurz. Il prodotto di trasferimento Kurz DIGITAL METAL® LASER olografico è stato successivamente sovrastampato così da assumere diversi colori, ognuno con una nuance cangiante distinta.
COLORE A CALDO
Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo, a freddo e digitale. Attraverso le sue ispirazioni, Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, alta sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e sostenitore WWF nel progetto di tutela e sostenibilità per fauna e ambiente. C www.luxoro.it
CARTA COPERTINA E CONTROCOPERTINA
Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carta ad alto valore aggiunto per packaging e grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura. Con circa 5.000 dipendenti tra Italia e sedi estere e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in 132 Paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo nella divisione paper myCordenons e lo storico marchio Fabriano, con oltre 750 anni di storia, e, nella divisione Self-Adhesives, Arconvert e Ritrama, che hanno portato il Gruppo a divenire terzo player globale nel mondo pressure sensitive labels. C www.fedrigoni.com
CARTONCINO UNA NOVITÀ NELLA FAMIGLIA FIBREFORM
KAPAG Karton + Papier AG ha recentemente lanciato FibreForm® Brown Duo. L’azienda svizzera a conduzione familiare sta aggiungendo al suo best-seller FibreForm® White Duo un marrone naturale, che riflette la tendenza a utilizzare sempre più spesso materiali sostenibili nel packaging di lusso. Grazie all’elevata resistenza alla lacerazione e alla trazione, il cartoncino 3D si presta alla goffratura estremamente profonda che tanto attrae i consumatori. Non esistono altri materiali da imballaggio in grado di esercitare un simile effetto a scaffale. Il cartoncino, idoneo per gli alimenti, è realizzato al 100% con fibre di cellulosa. Su richiesta, può essere prodotto anche con una percentuale di fibre riciclate. I cartoncini FibreForm® di KAPAG completano la gamma di carte FibreForm® di Billerud. www.kapag.com
CARTA ICMA PRESENTA METALLIC
Nel novantesimo anno dalla fondazione, ICMA presenta Metallic, la nuova collezione composta da 62 carte perlescenti e metallizzate che spaziano dai toni caldi ai toni freddi, dai colori saturi ai pastello. Grazie a patine uniche, frutto di anni di esperienza e all’ampia proposta di goffrature, la carta si trasforma in metallo, madreperla e acquisisce riflessi e bagliori magnetici. Metallic comprende anche carte 100% riciclate, certificate FSC Recycled Credit in vari colori, blu metallizzato, oro, canna di fucile, platino e rame. Carte meravigliose e sostenibili, perché la loro produzione non comporta l’abbattimento di alberi ma proviene dalla cellulosa riciclata. Tutte le carte sono disponibili in pronta consegna, l’ordine minimo è di 125 fogli. Scopritele su www.icma.it.
IN MOSTRA ISIA ACADEMY 1922-1943.
QUANDO I DESIGNER AVEVANO LA CRAVATTA
Dal 10 novembre 2023 al 28 gennaio 2024 i Musei Civici di Monza ospitano “ISIA ACADEMY 1922-1943. Quando i Designer Avevano la Cravatta”, una mostra che rievoca la vicenda di una delle più importanti scuole di arte e design attive nell’Europa del primo dopoguerra. Attiva nel secondo ventennio del Novecento alla Villa Reale di Monza, l’ISIA è stata una parentesi innovativa nel panorama della formazione artistica italiana. Sulla scia del tedesco Bauhaus, la scuola accolse come docenti artisti di fama internazionale e formò pittori, scultori e grafici. Dalle sue aule uscirono personalità come Costantino Nivola – che emigrò poi negli Stati Uniti dove divenne scultore affermato – e Giovanni Pintori, art director per Olivetti dal 1938 al 1968, che per la celebre azienda di Ivrea firmò materiale pubblicitario di ogni genere a livello internazionale: manifesti, pagine, insegne. La mostra propone alcuni capolavori che da questa fucina dell’arte uscirono, conservati proprio nelle raccolte dei Musei Civici di Monza, cui si affiancano pezzi inediti provenienti da collezioni private e dalla Società Umanitaria di Milano, l’ente di ispirazione socialista che si impegnava nell’educazione delle classi popolari, per volere della quale l’ISIA fu creata. www.museicivicimonza.it
FOIL OROPRESS PRESENTA L’OLOGRAMMA ANTICONTRAFFAZIONE
In occasione dell’edizione di Packaging Première 2023, Oropress ha presentato il proprio ologramma anticontraffazione personalizzato per stampa a caldo. In un’ottica di protezione dei brand, l’ologramma è caratterizzato da effetti grafici specifici, alcuni visibili solo con apparecchi di lettura appositi, che lo rendono uno strumento di verifica dell’autenticità del prodotto a cui viene applicato. Il numero e la tipologia di effetti possono essere personalizzati sulla base delle necessità specifiche. Inquadra il QR code per visionare gli effetti grafici di cui è composto l’ologramma di sicurezza Oropress.
Seemefeel me touch me
Glamorous, authentic, intense, striking or tactile –our sustainable paperboards bring your brands to life. Discover more at www.kapag.com / www.oppboga.com
Quando un brand della moda decide di posizionarsi strategicamente verso la fascia più alta del mercato non guarda solo al contenuto, i prodotti, ma anche al contenitore, il packaging. Perché trasmettere al pubblico un’immagine sempre più premium significa farla percepire anche dalla shopper o dalla scatola che contiene gli accessori in pelle. È quello che, in una filiera che comprende le scelte di marketing dell’azienda, l’ideazione grafica, i materiali e i fornitori – dalle cartiere alle cartotecniche agli stampatori – sta facendo Piquadro. Che significa P al quadrato, con la P che sta per Palmieri (il cognome del fondatore e attuale presidente e amministratore delegato) e pelletterie. Specializzata proprio nella produzione di articoli di pelletteria nel distretto di Scandicci, l’azienda nasce nel 1987 a Gaggio Montano, paese dell’Appennino Tosco-Emiliano a metà strada tra Bologna e Firenze. Ma è nel 1998, dopo dieci anni di produzione in conto terzi per prestigiose aziende italiane, che Marco Palmieri decide di lanciare il proprio marchio. Fin dall’inizio Piquadro ha una chiara vocazione per il business e il viaggio e si ispira ai valori di design, funzionalità e tecnologia. È proprio l’attenzione a questi tre valori, insieme a un impegno costante nella ricerca e nell’innovazione, che permette a Piquadro di differenziarsi da altri marchi e diventare leader di mercato in Italia nelle cartelle da lavoro. Lo spirito dei prodotti sta tutto nel concetto fondante dietro alla progettazione di ognuno di questi: “Tech Inside” cioè tecnologia dentro il prodotto, è il marchio di fabbrica del gruppo. Perché, dicono in azienda, “la tecnologia è il valore che fa la differenza, anche se mai ostentato ma, al contrario, elegantemente nascosto e scoperto solo con l’uso quotidiano”. L’evoluzione del concept Tech Inside è il progetto Bagmotic sul quale Piquadro lavora ormai da anni. Un’applicazione dell’IoT (Internet of Things) sulle borse, una sorta di bag automation che permette ai prodotti dotati
Il gruppo italiano Piquadro, che possiede anche i brand Lancel e The Bridge, è alla costante ricerca di soluzioni innovative non soltanto nello sviluppo dei prodotti, ma anche del packaging e degli stampati. Per un posizionamento premium che fa dei valori di sostenibilità ambientale e sociale il proprio marchio di fabbrica.
di tecnologia Bagmotic di comunicare con la persona connessa via Bluetooth con lo smartphone grazie all’app Piquadro disponibile su App Store e Play Store. È possibile inoltre gestire numerose funzioni, tra cui la batteria integrata che ricarica lo smartphone per semplice contatto e un dispositivo di geolocalizzazione che allerta in caso di furto o smarrimento.
e online in crescita del 17,5% a 175,6 milioni di euro, opera nel settore degli accessori in pelle attraverso, oltre a Piquadro, i marchi The Bridge e Lancel. Capisaldi per i tre brand, sottolinea Palmieri, sono la cura per i dettagli e la qualità della lavorazione e dei pellami. Il prodotto Piquadro si distingue per un design innovativo e un contenuto tecnologico, quello The Bridge esalta il sapore vintage della lavorazione artigianale toscana e in Lancel si ritrova l’allure parigino di una maison con 150 anni di storia alle spalle, acquisita da Piquadro nel 2018.
II prodotti per i quali Piquadro è da sempre riconosciuta sono gli zaini. Il marchio bolognese è stato pioniere nello zaino business, lanciandolo ormai più di 20 anni fa con una campagna pubblicitaria molto innovativa. Rispetto ad allora la gamma degli zaini Piquadro si è ampliata e grande spazio viene oggi dato a prodotti “ibridi”, ugualmente adatti al lavoro e al tempo libero, venendo incontro al desiderio sempre più sentito di informalità e commistione tra business e leisure. Ma la vera sfida per Piquadro è oggi il segmento viaggio nel quale ha in progetto di crescere nei prossimi anni sfruttando il know-how e la credibilità costruita nell’area del travel business. La gamma è ora già articolata, con linee in policarbonato e in alluminio, realizzate in una palette colori per tutti i gusti e tutte le tipologie di viaggio.
Il gruppo, che ha chiuso l’ultimo esercizio al 31 marzo 2023 con i ricavi dalle vendite in più di 50 Paesi del mondo e in oltre 175 punti vendita
PPer tutti i marchi, spiega sempre Palmieri, la differenziazione riguarda anche shopper e packaging. Per zaini, trolley, cartelle, valigie e bags, l’imballaggio si limita al classico panno che avvolge il prodotto al momento dell’acquisto. Le scatole in cartoncino, invece, e di diverse misure, fanno da contenitore agli accessori di piccola pelletteria come cinture, portachiavi, portafogli, custodie per iPad e le cosiddette bustine a mano. E ogni brand ha i suoi colori di riferimento: antracite con il logo blu per Piquadro, marrone scuro con il logo dorato per The Bridge e rosso con il logo bianco per Lancel.
Una scelta che si ripropone con qualche piccola variazione nel colore dei loghi, per gli shopper che, nel nome della sostenibilità, già da alcuni
anni non sono più realizzate con materiale plastico ma in carta FSC e/o riciclata come le scatole e dotati di un cordoncino per il trasporto.
La decisione strategica di dare a Piquadro un’immagine sul mercato più premium ha portato l’azienda bolognese a ripensare in questi mesi anche alla rivisitazione del packaging. Le scatole proporranno il colore della casa, il blu scuro con il logo bianco con l’utilizzo di una carta già in pasta per uso mano e stampa in rilievo con serigrafie UV, mentre le shopper vedranno l’abbandono del cordoncino a favore di un nastro blu. Già ideate con i campioni delle diverse scatole per la piccola pelletteria realizzati in azienda, Piquadro sta vagliando a chi affidare queste importanti commesse, sia per l’acquisto della carta sia per cartotecniche e stampatori. Le novità hanno riguardato anche il cartone per l’imballaggio da trasporto e l’e-commerce. Un packaging modificato con l’uso di cartone riciclato Kraft, rispettando anche in questo caso i valori della sostenibilità ambientale.
Per Piquadro si tratta di due tirature all’anno da circa 3mila copie con una novantina di pagine la cui stampa è affidata alla Chinchio Industria Grafica di Rubano in provincia di Padova. Nei punti vendita invece vengono utilizzati, con un costante cambio in base alle offerte commerciali, banner per le vetrine realizzati con vari materiali non cartacei dalla Publionda di Trezzo sull’Adda.
La scelta di utilizzare per il packaging carta e cartoncino FSC e/o riciclata oltre all’imballaggio Kraft rientra nella forte attenzione di Piquadro per la sostenibilità. Del resto l’azienda bolognese è impegnata in tema di responsabilità sociale sin dal 2009, anno in cui intraprende la sua prima iniziativa di solidarietà a sostegno del territorio in collaborazione con la Fondazione Famiglia Palmieri creata dal presidente di Piquadro e da sua moglie Beatrice per dare continuità alla loro attività filantropica attraverso la valorizzazione delle diversità. Nel corso del 2020 Piquadro è scesa in campo con convinzione anche per la sostenibilità ambientale. Con una strategia green che, spiega sempre Palmieri «parte dalla valutazione dell’impatto sull’ambiente delle nostre attività, riportate nel bilancio di sostenibilità redatto regolarmente.
lavorato sulla sostenibilità dei prodotti in pelle garantendo la provenienza della materia prima da allevamenti e concerie sempre più responsabili e privilegiando fornitori certificati dal Leather Working Group (LWG), l’ente internazionale indipendente che ha sviluppato il protocollo di Sostenibilità per la filiera pelle più diffuso al mondo. Nel settembre 2022, poi, l’azienda ha mosso un nuovo, decisivo passo nel suo percorso di sostenibilità annunciando la neutralità carbonica per l’intero gruppo.
Se la comunicazione, come del resto per altri brand della moda, sta privilegiando i canali digitali, Piquadro, anche per la richiesta di clienti e agenti che preferiscono mostrare i prodotti sulla carta stampata, non ha rinunciato al classico catalogo. In particolare per tutti e tre i marchi vengono stampati i cataloghi con i prodotti continuativi.
SIn nome della salvaguardia ambientale si impongono l’utilizzo di materiali riciclati e il controllo della filiera ma anche il perseguimento dell’efficienza energetica, la riduzione di emissioni e dell’uso di risorse naturali, nonché azioni a favore del territorio». Cruciale, per il presidente di Piquadro, è stata la decisione di introdurre e ampliare gradualmente le linee di prodotto realizzate con materiali ecologici, nylon riciclati al 100%, ottenuti da rifiuti industriali. Contemporaneamente si è
S«Saranno sempre più premiate – conclude Palmieri – le imprese che stanno facendo della sostenibilità ambientale, sociale ed etica un valore. E questo valore dovrebbe sempre di più poter essere preso come indicatore di valutazione dei prodotti. Questo significa che dietro un trolley o una bag Piquadro, Lancel o The Bridge c’è la forte attenzione all’ambiente nella ricerca dei materiali e nella produzione per ridurre sempre di più la loro impronta di carbonio. Ed è quello che facciamo “iniettando” nella nostra azienda il virus della sostenibilità. Credo che in futuro sempre di più le scelte dei consumatori saranno influenzate non solo dal fatto che un bene sia bello e performante, e quindi sia acquistabile per il suo rapporto qualità-prezzo, ma anche per i suoi contenuti etici, quelli rappresentati dai valori ESG». Valori che passano anche dai prodotti stampati.
GRAFICAL ALWAYS ON TOP CON L’INSTALLAZIONE
DELLA NUOVISSIMA HEIDELBERG SPEEDMASTER XL
E LA FA-LINE DI NILPETER
IIl 2023 è stato un anno di investimenti per Grafical: hanno fatto il loro ingresso nel parco macchine la nuovissima Heidelberg Speedmaster XL, che ha sostituito la Speedmaster CD74, e la FA-Line di Nilpeter, segnando quest’ultima il debutto dell’azienda di Marano di Valpolicella nel mondo della stampa flexo. «Potremmo dire che il costante aggiornamento del parco macchine – dice Anna Lonardi, Marketing Manager di Grafical – fa parte della nostra strategia per soddisfare ogni tipo di richiesta, limitare i tempi di stampa e in generale offrire un servizio sempre ai massimi livelli. La realtà è che stare al passo con lo stato dell’arte della tecnologia ci permette di elevare la stampa ad arte e di spostare l’asticella della qualità un po’ più in là. E dare ai nostri clienti la libertà di creare senza limiti».
Maggiore efficienza e approccio più sostenibile con la Speedmaster XL La nuova arrivata ha sostituito in casa Grafical la Speedmaster CD74: stesso marchio (Heidelberg), stessa serie, stessa configurazione modulare, modello nuovo. «Se la CD74 ci ha offerto centinaia di chilometri di stampato con prestazioni eccezionali – prosegue Lonardi – la nuova arrivata promette ancora di più con un apparato tecnologico di controllo del colore con spettrofotometro in linea e delle performance completamente rinnovate. Velocità e capacità di stampa ancora più impressionanti, a cui si aggiunge ora una grande attenzione al consumo dei materiali: la Heidelberg Speedmaster XL è dotata di un innovativo sistema che permette il recupero della lamina. Infatti, se fino ad ora il consumo di quest’ultima era determinato dall’altezza del supporto, la nuova tecnologia del modulo coldfoil è in grado di gestire gli sposta-
menti e di limitare l’utilizzo di materiale alla sola area nobilitata».
È ora di “flexare” le etichette La FA-Line di Nilpeter non è una flexo qualsiasi. Non è solo la prima macchina a tecnologia flexo che entra a far parte del parco Grafical, ma è un investimento che permette di fare cose straordinarie. Apprezzata in tutte le occasioni in cui è importante produrre alti volumi con un basso costo unitario, la flessografia è conosciuta per la sua velocità, ma di certo non per la capacità di produrre stampe di alta qualità.
Il segreto è la matrice rilievografica flessibile e morbida, che trasferisce l’inchiostro direttamente al supporto da stampare. Ma la flexo ha anche dei limiti: non può aggiungere nobilitazioni, se non trasferendo lo stampato parziale ad altri sistemi.
FA-Line supera questi limiti grazie a una configurazione studiata ad hoc per Grafical che integra nume-
rose lavorazioni nel ciclo di stampa flexo, senza la necessità di spostare le bobine per eseguire le nobilitazioni. Oltre ai cinque gruppi flexo, la FA-Line di Grafical è dotata di una linea hotfoil con rilievo e bassorilievo, una linea coldfoil, un gruppo digitale di verniciatura ad alto spessore con asciugatura UV Led e il modulo fustellatura per la sagomatura.
«In pratica – dice Anna Lonardi –siamo riusciti a portare le possibilità dell’offset nella flexo! Come se non fosse abbastanza, FA-Line presenta tecnologie di qualità superiore, aderenti agli standard d’esercizio elevatissimi a cui ci ha abituato Nilpeter, con tolleranze di registro minime su ogni tipo di supporto e il sistema CleaningInk, che permette l’utilizzo di diversi inchiostri. Vi abbiamo incuriosito? Non vi resta che chiedere il campionario e toccare con mano cosa siamo in grado di fare. E se non è flexare questo...».
LUNAPIENA. MITO E METAMORFOSI SI INCONTRANO IN UN CONCEPT PACK
Il progetto per l’Aglianico DOC della cantina immaginaria “Colli Bonito” nasce dalla collaborazione tra BasileADV, Resistenza, Avery Dennison, Estal, Perruccio, Luxoro e Retail Pak.
L’etichetta è un racconto che ha come protagonista una creatura meravigliosa e terrificante.
BASILE ADV
RESISTENZA
BasileADV è uno studio creativo impegnato a fornire soluzioni di comunicazione visiva di alta qualità, rispondendo ai gusti e alla personalità di ogni cliente. Aiuta le aziende a stare orgogliosamente fuori dai confini della concorrenza, offrendo loro una presenza duratura sul mercato con una reale integrità d'immagine. È specializzato nella progettazione di branding e packaging: Lo scopo è quello di diffondere bellezza e cultura, partendo semplicemente da un prodotto. Collabora a stretto contatto con la type foundry Resistenza: uno studio italo-spagnolo fondato da Giuseppe Salerno e Paco González che dispone di un catalogo di oltre 100 font, al quale lavora ormai dal 2008, offrendo la distribuzione internazionale di font per diversi brand, come King, Starbucks, De Beerà, Reebok, Disney, Adobe e Microsoft. www.basileadv.com www.resistenza.es
È una notte di luna piena e siamo a Bonito, in provincia di Avellino, nel cuore dell’Irpinia. Un territorio che comincia la sua storia con l’insediamento dei primi abitanti, la tribù sannita degli Hirpini, guidati, tramanda una leggenda popolare, da un lupo: Hirpus, nella lingua osca parlata dall’antica popolazione del luogo. Un nome, un destino: quello della convivenza tra l’essenza umana e quella animale, che si fonde in un’unica entità proprio nelle notti di luna piena, dando vita a qualcosa che gli abitanti del luogo conoscono molto bene e temono da generazioni: il licantropo. È da questa storia di trasformazione che prende vita il progetto “Lunapiena”, frutto della collaborazione tra lo studio creativo Basile ADV con la type foundry Resistenza e cinque grandi partner: Avery Dennison per i supporti autoadesivi, Estal per la bottiglia di vetro, Perruccio per la stampa dell’etichetta, Luxoro per le nobilitazioni a caldo e Retail Pak per il packaging secondario. Sono Andrea Basile di BasileADV e Giuseppe Salerno di Resistenza a raccontare la genesi e lo sviluppo di questo concept pack.
AVERY DENNISON
FASSON® PP 120 WINE MATT E TYVEK®.
DUE MATERIALI, DUE ANIME
Per dimostrare quanto la creatività di un packaging designer possa essere valorizzata dall'uso di un materiale di qualità, basta scegliere e mettere nel capitolato dell'etichetta il Tyvek® prodotto in esclusiva da DuPont™ e adesivizzato da Avery Dennison. Il Tyvek® è un materiale composto da fibre di polietilene ad alta densità di grande qualità, che racchiude tutte le migliori caratteristiche della carta, del film plastico e del tessuto in un unico materiale. Ha un'eccezionale resistenza allo strappo che gli conferisce la flessibilità necessaria per qualsiasi tipo di stampa e nobilitazione. Nonostante ciò, è leggero e ha una texture irregolare che, trasformata in etichetta, regala un'esperienza sensoriale unica al consumatore che prende la bottiglia dallo scaffale. Offre inoltre prestazioni davvero eccellenti sia in condizioni di forte umidità e condensa – come nel frigo, in cantina e nella stanza da bagno –, ma risponde molto bene anche alla sfida del secchiello del ghiaccio, quando l'etichetta entra in contatto di-
retto con acqua e ghiaccio. Tyvek® è uno tra i materiali autoadesivi preferiti dai designer poiché ogni etichetta è unica per via delle fibre della texture. Con l'uso di lamine eleganti e molteplici tecniche di nobilitazione, BasileADV ha creato un progetto davvero raffinato sfruttando la versatilità di questo materiale dalla forte componente sensoriale in combinazione con il film Fasson® PP 120 Wine Matt sempre parte della collezione Fasson® by Avery Dennison per etichette di alta gamma. Avery Dennison è il leader mondiale nella produzione di materiali autoadesivi e soluzioni RFID per tutti i settori produttivi tra cui l’industria farmaceutica e ospedaliera, l’automotive, la logistica, il food and beverage, la cosmetica, etc. Avery Dennison si impegna ogni giorno a ridurre al minimo il proprio impatto ambientale in tutti i processi produttivi e offre soluzioni sempre più sostenibili e tecnologicamente avanzate. www.averydennison.com my-muse.com
LA SFIDA TECNICA DI UN’ETICHETTA SPERIMENTALE PERRUCCIO
Quella di Lunapiena è un’etichetta dalle molte sfide tecniche: la sovrapposizione precisa delle due carte, affinché le due immagini coincidano perfettamente; la realizzazione di un taglio funzionale per simulare lo strappo, e, nel cartiglio, la rimozione della colla dal secondo strato autoadesivo, l’applicazione dell’oro a caldo e la successiva riapplicazione di un adesivo attacca e stacca, oltre alle nobilitazioni grafiche create con l’utilizzo di vernice al fosforo e stampa a caldo. È stata la competenza di Perruccio, azienda nata nel 1981 e oggi leader nella produzione di etichette a bobina, a rendere possibile la realizzazione di questo progetto artigianale e pensato per pochi pezzi. Perruccio realizza etichette su diversi supporti e con varie soluzioni di stampa; dalla offset alla serigrafica, dalla stampa a caldo e al rilievo alla flexo fino alle due innovative digitali. L’esperienza grafica e la conoscenza in tutte le fasi di stampa fanno del gruppo un partner ideale in ogni processo di lavorazione. Grande attenzione è dedicata quotidianamente all’innovazione, ricerca e sviluppo del prodotto ed è proprio nell’ambito della ricerca di sempre nuove soluzioni di stampa che è stato abbracciato con entusiasmo il progetto Lunapiena. www.perruccio.it
Come nasce Lunapiena e quale storia racconta?
Lunapiena nasce dall’invito fatto a cinque agenzie da Avery Dennison affinché creassero con le loro carte un racconto capace di mettere in evidenza una storia del territorio. Noi abbiamo scelto quella del licantropo di Bonito, nato la notte del 25 dicembre e pertanto punito da Dio per questa arroganza: parla di una ragazza che si innamora perdutamente di un uomo dagli occhi dorati e lo sposa. Lui è il classico signorotto della borghesia terriera, affascinante ed elegante, ma nasconde un segreto: una volta al mese esce di casa nel cuore della notte e non ne svela la ragione. Per proteggerla da se stesso, si fa promettere dalla moglie di non aprire mai la porta di casa durante quelle notti, se non dopo l’alba e al terzo rintocco. Una notte, però, forse vinta dalla curiosità, lei viene meno alla promessa, e si trova di fronte un mostro, mezzo uomo e mezzo lupo, con conseguenze ferali. All’alba, una volta tornato uomo e resosi conto di ciò che ha fatto, il licantropo si toglie la vita.
Quali sono gli elementi che compongono il progetto e come dialogano tra loro?
Questo racconto popolare così cupo e feroce ci ha permesso di lavorare per contrasti, che poi sono quelli della natura umana
LUXORO. LA PARTE
LUMINOSA DELLA
STORIA: LUXOR® 220
La parte luminosa del progetto è affidata, oltre alla vernice al fosforo che si illumina al buio, alla superficie metallica e riflettente dell’oro stampato a caldo. Il LUXOR® 220 è uno dei colori classici della collezione Kurz, un oro eterno, versatile ed espressivo che trasmette luce ed eleganza e si adatta a design semplici oppure a creazioni accurate e rifinite come questa. L’oro è una presenza disseminata lungo tutto il progetto, come le scritte “Colli Bonito” e Aglianico, ma la vera peculiarità è il trattamento del retro del cartiglio, con applicazione dell’oro stampato a copertura totale sulla superficie e poi sovrastampato con inchiostro nero. Un uso originale che esplora la potenzialità e la flessibilità della stampa a caldo. Un tocco di luce che garantisce brillantezza al design e al contempo rispetta l’ambiente perché riciclabile e compostabile. Eleganza e sostenibilità. www.luxoro.it
ESTAL GRUPPO SAIDA ANDROMÈDE, LA BOTTIGLIA CHE RICORDA LA LUNA
Pionieri, avanguardisti, creativi. Nel panorama internazionale Estal è una delle realtà più evolute degli ultimi anni, con un’ampia gamma di collezioni uniche. Non solo design premium ma una vera e propria definizione di nuovi paradigmi di innovazione nel mondo del packaging in vetro. In sintonia con l’atmosfera misteriosa e affascinante del progetto Lunapiena è stata scelta Andromède, una bottiglia per spumante seducente. L’incarnazione contemporanea di un design che ricorda la luna, linee morbide e sinuose, collo corto e un corpo robusto creano una bottiglia dalla forma fortemente riconoscibile, senza paragoni. È stata la scelta di packaging perfetto per un progetto moderno, audace, che necessitava di una bottiglia dal design autentico e volutamente estroverso. Per veicolare le proprie innovative collezioni nel territorio italiano Estal ha scelto come distributore esclusivo un partner d’eccellenza, Gruppo Saida. Una partnership importante che unisce due aziende leader del mercato. Gruppo Saida si occupa dal 1958 della commercializzazione e distribuzione di contenitori di vetro per alimenti nel mercato Italiano, conta ad oggi ben 10 piattaforme distributive per un totale di 30.000 mq di magazzini coperti in tutta la penisola. L’alta specializzazione, unitamente alla presenza capillare nel territorio, rende Gruppo Saida un punto di riferimento nel settore del packaging del vetro premium. www.estal.com | www.grupposaida.it
in perenne lotta interiore con i propri mostri. Questa dualità si esprime pienamente nell’etichetta, composta da due strati sovrapposti con le illustrazioni di Naomi Turco: quello superiore presenta l’effigie dell’elegante proprietario terriero con la pipa che guarda, corrucciato, la luna, ed è realizzato con una carta ruvida, Fasson Tyvek. Su questo primo strato c’è anche il contrasto tra la luce e l’oscurità, con una luna fustellata a riserva che si illumina al buio grazie a una vernice al fosforo: afferrandola si crea uno strappo sulla carta superiore che svela la spaventosa bestia sottostante, stampata sempre con effetti glow in the dark su carta liscia e vellutata Fasson PP 120 Wine Matt, e si compie la metamorfosi. Il retro del lembo strappato è un cartiglio dorato con colore a caldo applicato a piatto su cui è impressa la storia del licantropo di Bonito. Possiamo dire che tutto parte dalle carte: la sovrapposizione delle due referenze scelte fa sì che ci sia un gioco tattile che richiama i graffi dell’animale e il tocco vellutato della pelle umana. La parte strappata è richiudibile grazie all’adesivo attacca e stacca, sottolineando la reversibilità della metamorfosi come se le ferite, in un certo senso, si potessero richiudere ed esorcizzare il dramma della violenza cieca ogni volta che il lupo si trasforma nuovamente in essere umano. Completa il tutto il collarino con il nome della cantina stampato in oro a caldo e una chiusura in ceralacca col sigillo del signorotto stampato in serigrafia a rilievo nera. L’etichetta abbraccia una bottiglia Estal dalla linea arrotondata, scelta perché ricorda
RETAIL PAK
DAL BUIO ALLA LUCE
NEL PACK SU MISURA
Per un progetto così ambizioso, BasileADV ha pensato anche a un packaging secondario in grado di proteggere e valorizzare la bottiglia con la sua etichetta. Tra il designer e Retail Pak, azienda con base a Hong Kong specializzata nel packaging su misura di alta gamma, c’è un lungo rapporto di collaborazione e fiducia, che anche questa volta si è espresso in un progetto di co-creazione. L’idea era quella di creare un packaging completamente inedito e che potesse avere una doppia funzione: dare risalto alla bottiglia con la sua etichetta, ma anche vivere una seconda vita dopo il consumo del vino. È stata quindi creata una scatola-espositore interamente in legno traforato, dotata di led ricaricabili con USB con carica di lunga durata, che si accendono grazie a un meccanismo di calamite e a un interruttore. La box, studiata per essere durevole, diventa così una lampada da tavolo dal design decisamente interessante, il cui legame col progetto rimane negli interni e nell’incisione fresata sul coperchio. Per proteggere il pack-lampada, è poi stata realizzata una scatola in microonda accoppiato la cui stampa, dai dettagli chiaroscurali molto definiti, mantiene altissimo il livello del progetto anche nella sua funzionalità.
www.retailpak.com
le fiaschette di vino tipiche della vita contadina. La bottiglia è accompagnata da un pack secondario interamente in legno realizzato su misura da Retail Pak, che gioca sui contrasti tra luce e buio non soltanto nella scelta dei colori ma anche nella sua doppia funzione di lampada. È un progetto molto ambizioso, ma che presenta allo stesso tempo un lato ludico e uno professionale molto rilevante, vista la complessità della sua realizzazione.
In questo progetto c’è un uso espressivo molto importante del type design. Potete raccontarci di più?
Per realizzare il logo della cantina romanzesca “Colli Bonito”, che nella realtà non esiste, è stato fatto un lavoro di recupero del font utilizzato nell’antica insegna di ghisa del frantoio di Bonito, in cui le lettere presentano delle perforazioni utili al montaggio. L’insegna è stata fotografata e Resistenza ne ha ricavato il font, una tipologia di serif toscane con ricciolo, che si è deciso di stampare in oro a caldo per restituire l’effetto metallico dell’insegna originale. Il nome del vino, Lunapiena, usa un font bastoni molto light riempito dal fosforo, che ne aumenta la leggibilità; è scritto in grande e in chiaro ma allo stesso tempo lascia che la figura di fondo rimanga prominente. La scritta “Aglianico” è in font Norman Fat disegnato da Resistenza, mentre lo script del cartiglio è in Nautica Line, un carattere molto manuale che si presta perfettamente al racconto della storia.
MYCORDENONS PRESENTA MYINSPIRATION IL MINIBOOK DEDICATO ALLE TECNICHE DI STAMPA
Sarà presentato ufficialmente al LuxePack Monaco 2023 myInspiration, l’ultimo minibook che arricchisce e completa il myPowerkit per offrire una dimostrazione delle possibili tecniche di stampa abbinate alle carte più versatili e distintive del vasto catalogo myCordenons.
Strumento indispensabile per designer, brand e stampatori, myPowerkit è nato nel 2022 come parte fondamentale della nuova brand experience di myCordenons. Progettato dall’agenzia Robilant Associati e stampato da Gra-
fiche Antiga, myPowerkit è realizzato esclusivamente con carta e tessuto ed è composto da decine di minibook, ognuno dedicato a singole gamme di prodotto e associato a un QRcode per approfondirne le caratteristiche sul sito, che ognuno può ordinare in base al proprio utilizzo ottenendo lo strumento di lavoro più adatto alle proprie esigenze. Tre le anime del campionario: myInstinct, che raccoglie l’offerta più iconica e particolare di myCordenons, e myAgile, con i prodotti più classici, a cui ciascuno può aggiungere myBespoke, la sezione personalizzata.
myInspiration nel 2023 completa la gamma dei minibook distinguendosi a colpo d’occhio per il dorso blu – colore istituzionale del brand – e suggella l’agilità di myCordenons nel creare prodotti straordinari al servizio del progetto, offrendo al cliente il potere di una totale libertà immaginativa. Fil rouge di questo nuovo strumento è il leone, simbolo storico della cartiera, che nella sintesi visiva attuata da Robilant Associati distilla tutta la ricchezza del brand attraverso un tratto immediato ed essenziale che si declina in diverse versioni creative, grafi-
che e fotografiche. Su una selezione di 35 tipi di carte diverse tratte dalle collezioni myAgile e myInstinct, il leone cambia aspetto non soltanto nelle sue diverse versioni di design, ma anche grazie all’utilizzo di tecniche di stampa e finishing che vanno dall’offset al digitale, dalle nobilitazioni con foil al rilievo, dallo sbalzo tridimensionale al taglio laser fino alla serigrafia. Alcuni design hanno rappresentato una sfida tecnica importante, in quanto immagini fotografiche difficili da riprodurre in stampa: il colore dell’incarnato, il cielo con le nuvole e
l’immagine del leone composto con i vetri di Murano, tutte sfide risolte brillantemente da Grafiche Antiga. myInspiration è uno strumento indispensabile di ispirazione e apprendimento per i creativi e i brand che possono toccare con mano la resa della stessa tecnica di stampa su supporti diversi o, al contrario, la possibilità di stampare con tecniche diverse sul medesimo supporto. Su ogni versione del leone è presente la descrizione della carta scelta e delle tecniche di stampa utilizzate. Maggiori informazioni su: www.mycordenons.com
Stickers!
di ROBERTA RAGONAComunicare, incuriosire, personalizzare: gli adesivi sono uno strumento di comunicazione versatile e di facile accesso, utilizzato in maniera trasversale da startup, brand affermati e realtà di nicchia. Ma qual è lo “stato dell’arte” di questo strumento essenziale quanto ingegnoso? Quante delle innovazioni che hanno investito il settore produttivo delle etichette si è esteso anche in quest’ambito?
Supporti adesivi funzionali a diverse esigenze
A partire dai materiali, il prodotto di elezione è ancora uno, ci spiega Elisabetta Brambilla, presidente di Eurolabel e presidente di GIPEA, Gruppo Italiano Produttori Etichette: «Se la carta rimane il materiale più utilizzato per le etichette, per quel che riguarda gli adesivi in buona parte degli usi che hanno bisogno di resistenza meccanica agli agenti atmosferici e ai graffi ci si affida soprattutto ai film, tra tutti quello in polipropilene: ha ancora un vantaggio fondamentale in termini di resistenza all’acqua e alle intemperie rispetto alle alternative disponibili. Si sente ancora utilizzare colloquialmente “vinile”, ma in realtà il PVC è un materiale che – almeno all’interno della Comunità Europea – non viene più utilizzato, se non per applicazioni in cui non c’è alternativa tecnologica. Non è certo il caso degli adesivi, in cui il ventaglio di materiali è vastissimo. Lo stesso discorso vale per l’inchiostro a solvente che si utilizzava per la stampa su vinile: adesso buona parte della stampa di sticker avviene con tecnologia inkjet».
Ma il mondo degli adesivi va ben oltre sticker ed etichette: il ventaglio di possibili materiali e applicazioni si è notevolmente allargato, come fa presente Ettore Colico, Converting Director di Seilaser, azienda specializzata in taglio e marcatura basate sulla tecnologia laser: «Anche guardando a supporti più particolari con cui lavoriamo, dal punto di vista della resa estetica e della texture il poliuretano è un’eccellente alternativa alla pelle: si lavora meglio con il laser, il taglio è più rapido e pulito sulla pelle sintetica rispetto alla pelle naturale, che invece tende a carbonizzare. Ci sono poi i supporti innovativi come i materiali riflettenti che vengono utilizzati ad esempio nell’abbigliamento sportivo e nella sicurezza: da un punto di vista di lavorazione sono tutti esempi di sticker ed etichettatura. La scelta del materiale ha a che fare con la
Sono soluzioni semplici per le tutte esigenze di comunicazione, anche le più complesse. Dai transfer alle personalizzazioni outdoor, passando per il marketing, oggi gli sticker sono più interessanti che mai. Ci raccontano gli ultimi trend in fatto di design, materiali, stampa e finishing Elisabetta Brambilla di Eurolabel, Ettore Colico di Seilaser, Luca
Lorenzoni di Sticker Mule e Francesco Bongiorni e Giulia Hartz, illustratori.Giulia Hartz, goodie bag con sticker per Patreon
funzione d’uso: non userò per una maglietta uno sticker in polipropilene ma un termotransfer, per cui quello che prima doveva essere cucito può essere applicato con materiali adesivi con un risparmio concreto in termini di tempo».
Oltre il brand: Patreon, Belmond e Dynamo the Good Company Quando si tratta di adesivi promozionali non ci si può più accontentare di stampare un semplice logo: c’è bisogno di un pensiero progettuale in grado di incuriosire e catturare. Giulia Hartz, illustratrice italiana che vive e lavora a Berlino, ci racconta il lavoro che ha realizzato per Patreon nel 2022: «Se si vuole produrre qualcosa che le persone abbiano voglia di usare per personalizzare i propri oggetti quotidiani – come il laptop, il telefono o la borraccia per l’acqua – il momento in cui era sufficiente stampare il proprio logo su pvc credo sia passato, almeno per quello che riguarda gli appuntamenti di settore, in cui la comunità creativa è molto presente. È il tipo di lavoro che ho realizzato per Patreon – una piattaforma in cui i creativi vengono supportati dai propri fan attraverso forme di abbonamento ai contenuti – in occasione dell’edizione 2022 di Pictoplasma. Pictoplasma è un festival di character design e comunicazione visiva che si tiene a Berlino, di cui Patreon è sponsor. Dovendo realizzare degli sticker da inserire nella goodie bag dell’evento abbiamo lavorato insieme su design che trasmettessero i valori del brand in maniera creativa, attraverso illustrazioni e grafiche accattivanti per
un pubblico di appassionati e professionisti. Già in fase di progettazione e durante la discussione del brief, avevo portato con me il loro campionario di materiali perché ho immaginato da subito le immagini su sfondo olografico e glitterati: hanno quell’effetto wow che può davvero funzionare come conversation starter».
La funzione di accendere la scintilla della curiosità e far partire una conversazione è un compito che gli adesivi stampati condividono con gli sticker digitali che utilizziamo sempre più di frequente nella comunicazione social, anche di brand. Continua Giulia Hartz: «Il punto di forza dello sticker è che devi esprimere un concetto in maniera così sintetica e chiara che anche con solo un elemento in meno il messaggio trasmesso non è più lo stesso. È un esercizio di sintesi, efficacia e incisività: stessa cosa vale per gli sticker digitali, se possibile in maniera ancora più amplificata perché la superficie a disposizione per comunicare è ancora più ridotta e spesso fruita all’interno di un telefono».
Secondo Francesco Bongiorni la differenza tra i due è soprattutto il tempo: «Il dialogo tra digitale e fisico esiste: la differenza che vedo io è che il digitale è rapido, si nutre continuamente di nuovi contenuti, mentre un’immagine stampata è fatta per essere guardata più a lungo: essendo pensata per personalizzare un oggetto – come ad esempio una valigia che ci accompagnerà nei nostri viaggi per diversi anni – è come immagine in cui trovare motivi di interesse visivo che durino più del tempo dello scroll».
L’esempio della valigia non è casuale: l’estetica delle sticker di viaggio è tornata di grande attualità, una tendenza che mette assieme il filone della personalizzazione e il desiderio di portare con sé ricordi tangibili delle proprie esperienze. Brand come Samsonite e Rimowa ormai da qualche tempo hanno iniziato a mettere in commercio sticker dedicati alle città del mondo per personalizzare i propri set da viaggio, ma l’estetica degli adesivi di viaggio di inizio secolo è ciò che ha ispirato la campagna della catena di luxury hotel Belmond, illustrata proprio da Francesco Bongiorni: «Sono stato chiamato insieme ad altri artisti a realizzare delle illustrazioni che richiamassero l’estetica degli adesivi di viaggio per i bagagli in voga tra l’inizio e la metà del Novecento. Si faceva riferimento a un’estetica del viaggio che si può ritrovare nelle affiche dei luoghi di villeggiatura sino agli anni Sessanta. Gli adesivi venivano usati per una ragione sia funzionale che estetica, per indicare dove era diretto il bagaglio, ma anche come ricordo di un luogo e di un’esperienza. Erano in un certo senso la testimonianza fisica di questa esperienza». Adesivi che – al pari della scelta della carta, di nastri e finiture per il packaging – si inseriscono in un progetto di immagine coordinata dove tutto deve concorrere a suggerire l’idea di un’esperienza di alta gamma. Quindi le immagini delle illustrazioni, ma anche le fustellature: «Le forme sono nate organicamente durante la fase di progettazione dell’illustrazione come parte integrante del design, e altrettanto i font e la tipografia, che
insieme concorrono ad evocare un’atmosfera. Le forme degli adesivi erano fustellate per richiamare oggetti o elementi tipici dei luoghi. Ad esempio la forma dei finestrini dei treni della linea ferroviaria del Giant Causeway per il Belmond Grand Hibernian in Irlanda, o le forme dell’architettura Khmer per il Belmond La Résidence d’Angkor in Cambogia. Non solo hotel quindi, ma più in generale le esperienze che era possibile vivere in quei luoghi». Gli sticker sono stati realizzati tenendo in mente diversi utilizzi: da un lato fare parte degli welcome pack per gli ospiti delle strutture, e dall’altra nella comunicazione delle strutture stesse, quindi su sito, materiali promozionali e nelle campagne social e adv.
Hanno una funzione promozionale, ma soprattutto di creazione di un senso di community, gli sticker progettati dall’agenzia The Embassy e realizzati da Eurolabel per Dynamo The Good Company all’interno dell’edizione 2022 del laboratorio Brand Revolution. Dynamo The Good Company, marca di abbigliamento outdoor nata dall’esperienza del Dynamo Camp, crede fermamente che diffondere il bene possa cambiare il mondo, accomunando persone che condividono gli stessi valori; durante Brand Revolution
The Embassy ha realizzato alcuni strumenti per “agevolare la diffusione del bene”: una box per l’e-commerce che dà il benvenuto ai nuovi membri della community e che rappresenta concretamente il cambiamento che le cose fatte bene possono apportare nel mondo attraverso il riuso; una label in tessuto personalizzata per ogni capo e accessorio, e gli sticker, uno strumento
speciale di “Guerrilla Goodness” pensato per riconoscere e spargere il bene con un pizzico di allegria. Sticker, dunque, non come semplici elementi collaterali per aumentare la visibilità del brand. Eurolabel ha realizzato diversi set di sticker a foglio stampati in digitale su PP bianco. I foglietti prefustellati contengono sticker di diverse forme che contengono diversi messaggi.
Una questione di fustellatura… Parlando di fustellatura, Ettore Colico spiega i vantaggi che si possono ottenere tramite le lavorazioni laser in un’ottica di riduzione dell’impatto della produzione: «La tecnica di taglio laser può essere sfruttata sia come opportunità di uso efficiente dei materiali e di riduzione degli sfridi, sia per quel che riguarda i consumabili. Utilizzando il taglio laser si ottiene una riduzione dei materiali di risulta delle lavorazioni: si evita la produzione, stoccaggio e smaltimento delle fustelle, tipicamente in legno di betulla con ferro trancia o lama in metallo. Poi non c’è il costo energetico e materiale del trasporto, perché le fustelle sono completamente digitali e tutte le modifiche e ottimizzazioni possono essere effettuate sul file di macchina. Viene ridotto significativamente anche il costo di stoccaggio: è particolarmente significativo quando si tratta di grandi formati, per cui le fustelle di grandi dimensioni hanno bisogno di metrature dedicate esclusivamente alla catalogazione e archivio. È una tecnologia digitale che non
necessita di consumabili e quindi permette di fare ottimizzazioni molto più agili in tutte le fasi di lavorazione».
… e di stampa digitale
Le tecniche di stampa digitale consentono inoltre di ridurre i minimi d’ordine, in un’ottica di efficienza che avvantaggia i clienti ma che consente anche di lavorare con un occhio alla sostenibilità, come sottolinea Luca Lorenzoni, Sales & Marketing manager per l’Italia di Sticker Mule, azienda americana di produzione e vendita di adesivi personalizzati e altri prodotti per la comunicazione di brand come spille, magneti, etichette e buste: «Quando si parla di sostenibilità bisogna considerare l’intero ciclo del prodotto: realizzare un prodotto longevo che dura più a lungo – in termini di resistenza meccanica, brillantezza dei colori, aderenza – è una scelta responsabile. Lavorare con dei minimi d’ordine ridotti consente di produrre solo ciò cui si ha effettivamente necessità. Le nostre modalità di produzione ci permettono di stampare contemporaneamente in bobina ordini diversi, per minimizzare le inefficienze e ridurre al minimo gli sfridi. Abbiamo dei team locali che si occupano di ottimizzare i processi e le macchine: è una scelta strategica per l’azienda ma che ha anche una ricaduta positiva in termini di impatto». E restando sulla longevità del prodotto, un aspetto fondamentale è la scelta del collante: «Essendo il nostro un prodotto che resiste molto bene alla luce, agli agenti atmosferici
e che mantiene l’aderenza sul lungo termine, uno dei nostri target principali oltre alle aziende tech è quello legato alle attività sportive e outdoor. Gli adesivi devono avere un collante efficace e duraturo nel tempo: proprio perché produrre degli adesivi è un modo semplice ed efficace per fare comunicazione senza incidere troppo sul budget, non è mai consigliabile pensare di tagliare sulla qualità del prodotto finale per andare al risparmio: se il risultato finale è scadente veicola un’immagine di scarsa qualità del brand, ottenendo il risultato opposto a quello desiderato».
Le potenzialità della glassine
Quando si tratta di ridurre i materiali di risulta prodotti dalle lavorazioni, c’è uno spazio di stampa che si può sfruttare in maniera creativa, come dice Elisabetta Brambilla: «Rispetto a quando si lavora sulle etichette, nel caso degli sticker la glassine è un materiale che non viene lavorato direttamente, ma che va nelle mani del cliente. In questo senso può diventare
un ulteriore spazio interessante per la comunicazione di brand. Anziché lasciare in bianco il retro degli sticker, perché non sfruttarlo? Sul retro di un adesivo si possono inserire informazioni importanti riguardo la propria azienda. Un ulteriore modo per usare in maniera creativa questo spazio bianco è quello di inserire un QR code che faccia atterrare su un contenuto multimediale, come un video di presentazione o una landing page».
È quello che fa ad esempio Stickerapp, per cui Giulia Hartz ha realizzato uno stickersheet dedicato a mostrare le potenzialità dell’inchiostro neon pink: «Ho disegnato per conto di Stickerapp un foglio di sticker a tema San Valentino. Si tratta di sheet promozionali che i clienti trovavano all’interno del proprio ordine: ogni sticker sheet è pensato per comunicare una novità, di materiali o di lavorazione. In questo caso si trattava della stampa con quinto colore con inchiostri neon, in particolare il nuovo colore neon pink. Sul retro del foglio ci sono le informazioni sull’artista che ha realizzato le
grafiche, e un breve testo che spiega il materiale o tecnica e una call to action con QR code che rimanda a maggiori informazioni sul loro sito. È un modo per utilizzare in maniera intelligente uno spazio che altrimenti sarebbe solo un consumabile».
Oltre il quinto colore e le lavorazioni speciali, la tecnica che promette di dare via libera alla fantasia dei design ce la spiega Ettore Colico: «In questo momento una delle novità più interessanti è il prespaziato. Non è composto da un’etichetta adesiva in un unico pezzo, o da diverse etichette da mettere in posa manualmente, ma da più etichette che vengono posizionate insieme, con una struttura che le tiene a registro. Si tratta di una tecnica che si può declinare negli usi più vari, dall’abbigliamento all’outdoor, al packaging, all’interior design. Permette un risparmio significativo in ore/ uomo, perché non necessita delle lunghe rifiniture a mano che i design più complessi finora richiedevano per andare in posa, con un abbattimento dei costi che apre le possibilità di immaginare design complessi e articolati anche per realtà più piccole ma con idee ambiziose. Inoltre si può applicare a tutti i materiali, dalla carta al poliuretano, al tessile: le possibilità per il design sono infinite».
26–27 OTTOBRE
GARAGE 21, VIA ARCHIMEDE 26, MILANO ISCRIVITI QUI PER
LUXORO
Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo, a freddo e digitale. Attraverso le sue ispirazioni, Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, alta sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e sostenitrice di progetti volti alla promozione della cultura e alla tutela della fauna e dell’ambiente sul territorio nazionale. www.luxoro.it
La nobilitazione è sostenibile
LUXORO PRESENTA RECOSYS® E RECOPOUND®
Per Luxoro – partner esclusivo di Kurz, brand di riferimento mondiale nella produzione di packaging – essere green leader significa attuare un considerevole programma di sostenibilità ambientale e rendere il suo processo un’opportunità concreta di sviluppo non solo in termini tecno-logici ma, soprattutto, eco-logici.
In veste di protagonisti nel settore della nobilitazione, è impossibile esimersi dalla responsabilità globale che questo comporta. E Kurz non si è mai tirato indietro. Anzi, da diversi anni, studia e concretizza programmi a favore dell’ambiente e del progresso che aprono la strada a un futuro migliore. A dimostrazione di ciò, Kurz ha messo in atto una serie di iniziative di grande vanto per il gruppo.
Il progetto Slim
La grande rivoluzione di quest’anno si è sviluppata, come spiegato nel numero precedente, con l’assottigliamento dello strato di PET sui prodotti di trasferimento. Il prodotto di trasferimento è estremamente sottile e, come è stato già ampiamente descritto, la parte decorativa che viene trasferita sul substrato è addirittura 6000 volte inferiore rispetto allo spessore di un capello. Questa rivoluzione coinvolge lo strato di PET che da 12μ passa a 10μ fino,
in alcuni casi, addirittura 6μ, come per il nuovo KPS Slim. Il KPS Slim per gli effetti a freddo della stampa a foglio è infatti attualmente presente sul mercato e si propone con uno strato di PET di soli 6μ. Per la stampa a caldo, invece, il processo sta, man mano, prendendo vita e si punta alla realizzazione dei primi prodotti verso la fine dell’anno. In termini di sostenibilità ambientale – e non solo – i vantaggi sono innumerevoli. Il rivoluzionario prodotto di trasferimento risulta più leggero e questo implica meno costi di trasporto, meno scarti di produzione, meno sprechi e una maggiore facilità di smaltimento rifiuti. Più sottile, più sostenibile.
Recosys®
L’importante tassello che chiude il cerchio della sostenibilità Kurz/Luxoro. Totalmente made in Kurz, è un programma di riciclo per prodotti di trasferimento che agisce sul PET reso ormai scarto aziendale. Grazie alla sua funzione, lo strato di PET avanzato in fase di nobilitazione viene convertito e trasformato: da materiale di scarto diventa materia prima per la stampa a iniezione RECOPOUND® attraverso un sistema dedicato. In combinazione al sistema di riciclo del PET, Kurz offre anche il servizio di raccolta del materiale compreso nel programma.
Ma come agisce, nello specifico?
Una premessa è d’obbligo: sul prodotto finale decorato non è presente PET. Alla fine del processo di produzione, il cliente stampatore deve conservare il PET scartato dalle lavorazioni di nobilitazione, comunicare a Kurz la quantità di materiale da ritirare e innescare così la fase di organizzazione della raccolta. Da quel momento, il PET avanzato dal processo di stampa entra nel programma KURZ RECOSYS®. Una volta in casa, il PET viene ottimizzato per garantire un processo di riciclo efficiente e avviare così una seconda vita. Quindi, quello fornito da Kurz, è un sistema a tutto tondo, completamente integrato e automatizzato per il recupero e riciclo del PET.
In conclusione…
Primo al mondo, RECOSYS® è un sistema di recupero e riciclo dello strato di PET che ha concluso il ciclo di trasferimento del finishing. Si tratta di un vero e proprio programma di riciclo per i prodotti di trasferimento che mette un punto al grande processo olistico di ogni prodotto. Un passo in avanti per la sostenibilità e per la nobilitazione di qualità che Kurz sta progettando di sviluppare ulteriormente, coinvolgendo un numero sempre più ampio di utilizzatori al fine di confermare, ancora una volta, la sua etica green.
Recopound®
Da residuo di produzione a granulo di alta qualità! Il Gruppo Kurz è la prima realtà del settore della stampa a caldo in grado di ottenere granuli di alta qualità da residui di produzione. Il suo nome? RECOPOUND®. Grazie alle sue proprietà, è adatto per la produzione di elementi stampati a iniezione, con risultati eccezionali nella lavorazione e nel design. La sua versatilità è un grande punto di forza. Leggero e tenace, è adatto come materiale per la produzione di complementi in plastica che richiedono resistenza e può essere anche utilizzato in una vasta gamma di settori: dai contenitori per trasporto e stoccaggio, ad articoli per la casa o per il giardino, è una soluzione molto efficiente.
Ma quali sono i suoi vantaggi?
Grazie all’impiego di RECOPOUND® è possibile risparmiare fino al 40% di CO2 rispetto alle produzioni effettuate con materiale vergine: la sostenibilità diventa, ancora una volta, protagonista indiscussa. Inoltre, è resistente e robusto. Composto solo da materie prime garantite, perché provenienti da unica fonte, si propone come un prodotto che offre ampissime possibilità di decorazione con i prodotti Kurz; oltre a ciò, tutti i prodotti finali RECOPOUND® sono riciclabili a loro volta.
In conclusione…
Oltre a RECOPOUND®, Kurz offre un’intera gamma di decorazioni dedicate alle superfici in plastica che non influenzano il livello di riciclabilità del prodotto finito. Questo rende il brand l’unico partner in grado di garantire la consegna di materiale base e decorazione in un unico pacchetto completo. Ancora una volta, Kurz si conferma player mondiale non solo nel settore della stampa ma anche della sostenibilità.
Approfondisci il tema: scopri di più sul sito luxoro.it, guarda il social @luxorokurz e contatta l’azienda per qualsiasi necessità. Sarà un piacere progettare un futuro sempre più green! #seetouchfeel!
IL DIAVOLO VESTE IN TUTA
C’è stato un tempo, seppur lontano, in cui l’abbigliamento sportivo non esisteva. Giocare a tennis o andare a cavallo erano attività che si svolgevano sì in abiti casual, ma niente di più lontano dai tessuti traspiranti, magliette senza cuciture e scarpe tecniche a cui siamo abituati. Un primo, embrionale, concetto di “sportswear” comincia a farsi strada tra gli anni Venti e Trenta: Jean René Lacoste lancia le prime polo contrassegnate dall’icona coccodrillo, Elsa Schiaparelli presenta la sua prima collezione Pour le Sport. Ma è a partire dagli anni Settanta e Ottanta che l’abbigliamento sportivo ottiene la sua consacrazione, grazie agli indimenticabili workout di Jane Fonda e alla diffusione di tessuti tecnici come lycra e spandex, progettati per assecondare i movimenti del corpo. Gli anni Novanta vedono l’affermarsi dell’athleisure, la tendenza a indossare capi originariamente pensati per attività sportive anche in contesti glamour o formali, e della sneakers culture, cioè il collezionismo di calzature sportive. A partire da Calvin Klein e Tommy Hilfiger, si assiste a una progressiva contaminazione tra moda e sport, due universi tradizionalmente distanti, culminata all’inizio del Duemila con l’avvento dello streetwear. Sono gli anni di consacrazione di Virgil Abloh, fondatore del brand Off-White e direttore creativo di Louis Vuitton fino alla prematura scomparsa avvenuta nel 2021, da qualcuno soprannominato “re Mida dello streetwear” proprio per la sua inimitabile capacità di elevare capi casual a oggetti di culto, esclusivamente in edizione limitata, spesso esauriti nel giro di qualche ora dal lancio.
Oggi i confini tra moda e sport sono talmente sfumati da renderli totalmente sovrapponibili, Lo racconta bene un libro uscito qualche mese fa “The New Luxury: Defining the Aspirational in the Age of Hype”, secondo cui oggi il lusso non si basa più su un’idea di ostentazione della ricchezza, ma su un codice stilistico condiviso, una questione di appartenenza in cui anche l’uniforme di una squadra può diventare iconica.
La crescita dello sportswear rappresenta un’opportunità per gli stampatori che operano nella stampa specialistica e nel grande formato. Il digitale, infatti, è l’unica tecnologia in grado di garantire versatilità, estrema personalizzazione e possibilità di produrre in quantitativi ridotti con tessuti tecnici e dalle alte prestazioni.
Un fenomeno accelerato dalla pandemia che, forse a causa dei lunghi periodi trascorsi al chiuso, ha indirizzato le preferenze d’acquisto verso capi d’abbigliamento comodi e sportivi, di pari passo con il desiderio di condurre uno stile di vita più sano e attivo. Secondo la società di consulenza McKinsey & Company, nel 2021 il mercato globale dell’abbigliamento sportivo ha raggiunto un valore di 295 miliardi di dollari e le previsioni dicono che arriverà a 394 miliardi entro il 2025, con un tasso di crescita su base annuale dell’8-10%. I brand si sono rapidamente adattati a questa nuova domanda, sfornando sempre nuove capsule collection come quelle di Supreme per Louis Vuitton, Air Jordan per Dior, Prada per Adidas, o ancora la collaborazione tra Gucci e Major League Baseball negli Stati Uniti. Questa ibridazione ha fatto sì che le caratteristiche un tempo specifiche dello sportswear (praticità, durata, resistenza all’abrasione o all’usura) diventassero uno standard condiviso anche dal mondo del lusso, che crea le proprie collezioni cercando di mantenere un equilibrio tra eleganza e comodità.
presentano una grande opportunità per gli stampatori tessili, in partico lar modo quelli che operano nella stampa di grande formato. Il digitale, infatti, è l’unica tecnologia in grado di assolvere le nuove esigenze del mercato, che richiede qualità, versatilità, estrema personalizzazione e possibilità di stampare in quantitativi ridotti.
In queste pagine vedremo come alcuni professionisti del settore affrontano le sfide imposte da questo cambio di paradigma.
La personalizzazione estrema e il successo del made to order
Uno degli obiettivi dichiarati dal sopracitato Abloh è sempre stato quello di “nobilitare l’anonimo”, rendendo unici oggetti quotidiani che spesso passano inosservati. Non stupisce dunque che, a poche ore di distanza dalla sua morte, i collezionisti abbiano cominciato a farsi la guerra per aggiudicarsi almeno una delle iconiche sneakers che lo stilista ha realizzato nel corso della sua carriera, rendendo alcuni modelli di
Off-White, Nike e Louis Vuitton veri e propri oggetti di culto. Come quelle realizzate nel 2018, su richiesta di Anne Wintour, per la squadra di calcio parigina Melting Passes, composta da migranti senza documenti. In quell’occasione, Abloh disegnò un kit con il quale gli atleti potes-
sero scendere in campo sentendosi una vera squadra. Ogni maglietta si distingueva dall’altra per la presenza di dettagli unici, riflettendo la necessità di customizzazione e di contravvenire al senso stesso dell’uniforme, esaltando le specificità di ciascuno.
Il digitale, infatti, è l’unica tecnologia in grado di assolvere le nuove esigenze del mercato, che richiede qualità, versatilità, estrema personalizzazione e possibilità di stampare in quantitativi ridotti.
La possibilità di personalizzare a piacimento capi e accessori è diventato il vero valore aggiunto che li distingue dalla proposta fast fashion. Non soltanto per i big del lusso, ma anche per i brand sportivi come Nike, Adidas, Supreme, che già da anni hanno sposato la logica del “made to order”, dando ai clienti la possibilità di scegliere modello, colore, tomaia, stampa per il tallone e per la soletta interna. Il tutto a prezzi competitivi e in maniera semplice e intuitiva, seguendo online le istruzioni per configurare il modello dei propri sogni passo dopo passo.
A ciascuno la sua tecnologia
Negli ultimi decenni, le tecnologie di stampa su tessuto si sono evolute rapidamente e le alternative alla tradizionale serigrafia sono diventate sempre più performanti. La tecnologia di stampa a sublimazione è diventata una delle più popolari nell’ambito della stampa di abbigliamento sportivo per la sua capacità di garantire una resa cromatica elevata, a costi contenuti. La stampa direct-to-garment o DTG sposa perfettamente le esigenze delle nuove
generazioni di online printers, perché permette di realizzare piccole tirature con un elevato grado di personalizzazione. In tempi molto recenti, ha preso piede la tecnica del direct-to-film o DTF, che risulta particolarmente indicata per la stampa di abbigliamento sportivo e da lavoro. Quest’ultima infatti non richiede pretrattamenti e risulta quindi più versatile ed economica di altri processi di decorazione con film standard o flockfoil, anche perché molti stampatori con un’attività preesistente nell’ambito dello sportswear sono già in possesso di una pressa termica e/o un forno di polimerizzazione. Un altro vantaggio è dato dal fatto che molte tecnologie di stampa transfer o diretta su tessuto possono essere facilmente trasformate in stampanti DTF, semplicemente cambiando il set di inchiostri.
Per questo tipo di stampa occorre infatti utilizzare inchiostri dedicati che vengono applicati su un film con uno spessore di circa 0,75 mm. Il bianco è necessario come base per garantire che i colori risaltino anche su tessuti scuri. Una volta stampati, i film vengono ricoperti con una pol-
vere adesiva a caldo mentre l’inchiostro è ancora bagnato. Questa operazione viene eseguita manualmente nel caso di piccole tirature, mentre nelle produzioni su scala industriale vengono preferite soluzioni automatizzate. Successivamente, la pellicola viene sottoposta ad asciugatura in un forno a polimerizzazione o tramite una pressa termica. La pellicola con il motivo decorativo preincollato viene quindi trasferita sul tessuto prestampato. Questo processo viene chiamato curing e richiede circa 20 secondi. Quando il tessuto raggiunge la temperatura ambiente, la pellicola applicata a freddo viene rimossa; le pellicole applicate a caldo possono essere rimosse immediatamente dopo l’apertura della pressa termica.
Il successo della stampa DTF Realisaprint.it è una tipografia online creata nel 2019 da Remy Barelli e Rafael Mari, che si rivolge esclusivamente a una clientela di rivenditori composta da professionisti delle arti grafiche e del settore della comunicazione (agenzie pubblicitarie, grafici e designer freelance). In termini percentuali, il segmento dell’abbi-
gliamento sportivo personalizzato rappresenta attualmente il 14% delle vendite complessive. Proprio perché non lavora direttamente con il cliente finale, Realisaprint.it ha l’esigenza di mantenere i prezzi competitivi, pur garantendo alte prestazioni da un punto di vista sia tecnico che creativo. «Gli abiti sportivi richiedono l’utilizzo di materie prime di qualità, in grado di assicurare alte prestazioni, comfort, transpirabilità e soprattutto resistenza all’usura» spiega Elisa Impellizzeri, addetta Comunicazione e Marketing di Realisaprint.it. «Occorre prestare attenzione a ogni singolo dettaglio, incluse le cerniere o le chiusure a strappo. Dal punto di vista creativo, si richiedono stampe dai colori vivaci, design accattivanti e moderni e personalizzazioni che rispecchino l’individualità degli atleti e, in generale, dei consumatori interessati allo sportswear. Per questo motivo cerchiamo di garantire sul nostro sito la massima libertà di customizzazione, in modo che ogni cliente possa adattare i capi alle proprie esigenze».
L’azienda mette a disposizione diverse tecniche di stampa (stampa sublimatica, direct-to-film, di-
rect-to-garment) proprio perché la capacità di adattarsi velocemente alle richieste del mercato è cruciale per restare competitivi. Negli ultimi anni si è assistito a una crescita esponenziale della tecnica DTF, che consiste nello stampare un’immagine su un film adesivo e successivamente tra-
risparmio sia in termini di costi complessivi della stampa che di risorse energetiche» prosegue Impellizzeri. Ciascuna tecnica presenta vantaggi e svantaggi e il team si adopera per aiutare i clienti a scegliere quella più indicata alle loro esigenze. Nello specifico, il DTF permette di stampare in quadricromia elementi molto sottili (fino a 1 mm), anche con inchiostro bianco, riducendo le sporgenze sui bordi delle immagini stampate, ed eliminando la fase di fustellatura, tipica della stampa floccata. Si adatta inoltre a diverse tipologie di tessuto: cotone, poliestere, viscosa, garantendo resistenza ai lavaggi e all’usura, caratteristiche essenziali nel settore athleisure. La DTG è indicata per la stampa su tessuti chiari, composti almeno al 70% di cotone, ma come contro richiede un pretrattamento dei supporti di stampa.
sferirla su un tessuto grazie all’uso di una pressa a caldo. «La stampa digitale offre enormi possibilità creative ai rivenditori, garantendo una perfetta riproduzione grafica delle immagini su qualsiasi tipologia di supporto, economicità della stampa anche su quantitativi ridotti e, in generale, un
Meglio se on demand
Anche per GedShop, azienda specializzata nella stampa di abbigliamento e accessori personalizzati, l’indotto proveniente dal segmento dell’abbigliamento sportivo si aggira oggi intorno al 10% del totale. Con
Si richiedono stampe dai colori vivaci, design accattivanti e moderni e personalizzazioni che rispecchino l’individualità degli atleti e, in generale, dei consumatori interessati allo sportswear.
l’avvento di nuovi materiali tecnici e innovative tecniche di decorazione su tessuto, sempre più associazioni sportive ma anche privati si stanno orientando verso la personalizzazione. «Se un tempo le tecniche di stampa su tessuto erano la serigrafia e il ricamo, oggi l’elevata richiesta di customizzazione ha incoraggiato un cambiamento anche dal punto di vista tecnologico» spiega Alessandro Condello, co-founder di Gedshop. «Fra le tecniche più richieste c’è applicazione di strass, ma anche l’uso di colori fluo, glitter e stampa digitale sia diretta che DTF. La serigrafia resta ancora oggi la scelta privilegiata quando si tratta di stampare grandi quantitativi. Per quanto esistano dei concreti tentativi di automatizzare il processo di stampa serigrafico, si tratta pur sempre di una tecnica artigianale, che non può garantire la riduzione dei margini di errore del processo digitale. Per alcune tipologie di cliente, perciò, il digitale resta sempre la scelta prediletta anche a fronte dei costi maggiorati, dovuto anche alla necessità di pretrattamento che alcune tipologie di tessuto richiedono. Resta comunque la tecnica
anche su tirature basse, con un tempo di impostazione delle macchine pressoché nullo».
Il futuro: effetti speciali e sostenibilità dei processi L’industria tessile costituisce oggi il campo d’applicazione principale del poliestere, una fibra sintetica particolarmente apprezzata per la sua capacità di garantire comfort, durevolezza e resistenza all’abrasione. Queste caratteristiche lo rendono indicato alla realizzazione di abbigliamento, in particolare nell’ambito sportivo. Una delle principali sfide che si impongono agli stampatori è quella di riuscire a garantire le stesse caratteristiche estetiche (sia in termini di qualità della stampa che di “mano”, cioè morbidezza del capo) di fibre naturali più tradizionali come il cotone.
Durante la Kornit Fashion Week
Tel Aviv 2022, Omer Kulka, Chief Marketing Manager di Kornit Digital, in occasione del lancio della tecnologia Atlas MAX POLY ha sottolineato come grazie alla fusione
tra moda e abbigliamento sportivo si stiano aprendo nuove opportunità per la stampa su poliestere, che attualmente costituisce un segmento in rapidissima ascesa. Oltre a incorporare la collaudata tecnologia MAX di Kornit per la decorazione su tessuto, la macchina punta ad automatizzare il processo, oltre che a rendere possibili combinazioni pressoché infinite di effetti speciali, come il ricamo senza fili e la stampa tridimensionale, prima impensabili da ottenere con un processo di stampa digitale. La richiesta di pratiche di produzione più eque e sostenibili ha raggiunto un livello altissimo, anche grazie alle sempre più stringenti normative in materia, e i fornitori come Kornit Digital stanno indirizzando la propria strategia verso una produzione localizzata e a ridotto impatto ambientale. Un processo che passa anche da un’intensa attività di ricerca e sviluppo volta a mettere appunto chimiche sempre più eco-compatibili e tessuti innovativi, che migliorino il comfort e le prestazioni, ma siano sostenibili.
HOW IT'S MADE IL METODO COLORE LAB
Piccola guida pratica per scoprire il metodo colore LAB, il più affidabile per descrivere i colori ma il meno usato, perché indubbiamente poco intuitivo e poco capito.
di LORENZO CAPITANI
Scala di grigio, RGB e CMYK: sappiamo consapevolmente quando usarli, muovendoci tra uno e l’altro con disinvoltura, sia pur con qualche approssimazione o eccessiva semplificazione. Invece lo spazio colore LAB ci appare lì, misterioso, tra le voci del menu Metodo di Photoshop e non sappiamo bene che farci: se lo applichiamo, sembra non succedere nulla. Eppure, soprattutto oggi che Adobe ha rimosso le librerie Pantone dai suoi programmi, scopriamo che LAB dovrebbe essere la soluzione perché definisce in modo affidabile un colore: ma come? Perché? E quando entra in gioco nel nostro flusso di lavoro? Come funziona davvero? In fondo, non l’abbiamo usato finora, perché iniziare adesso? Tante domande, complicate dal fatto che il LAB non è poi così intuitivo come metodo e non sembra essere un’alternativa agli altri spazi colore.
Il colore come evento
Partiamo dall’inizio. Quando diciamo che una ciliegia è rossa facciamo un’affermazione assoluta che funziona nella comunicazione perché, per approssimazione, diamo per scontato che tutti abbiano sperimentato il colore rosso e comprendano a quale tinta ci stiamo riferendo. Platone direbbe che il meccanismo funziona perché ci riferiamo a un modello esterno immutabile necessario per riconoscere le cose del mondo e confrontarle tra loro. Sappiamo però, per esperienza, che a parità di ciliegia rossa osservata, quel rosso cambia non solo in base alla luce, ma anche alla percezione di chi l’osserva. Bruce Fraser in Real World Color Management, bibbia della gestione del colore, scrive che “il colore è un evento che richiede il concorso di tre elementi: un oggetto, una sorgente di luce e un osservatore”. Se anche uno solo di questi tre elementi cambia, l’evento che chiamiamo colore è diverso, ovvero vediamo un colore diverso. Tralasciando il metodo CMYK riservato alla riproduzione dei colori a stampa, con l’RGB ci siamo abituati a misurare un pixel secondo le tre coordinate Red, Green e Blue, che possono avere valori cromatici che vanno da un minimo di 0 a un massimo di 255, dal bianco al nero, e a ottenere tutti i 16.777.216 di tinte intermedie, sommando tra loro le diverse proporzioni. Eppure questa rappresentazione non basta, perché entrano in gioco gli spazi colore disponibili per l’RGB che hanno diversi gamut, ovvero hanno diverse gamme di colori riproducibili. È presto dimostrato: campionando un punto qualsiasi dell’immagine sopra delle ciliegie in RGB (scaricabile all’indirizzo http://tiny.cc/oml8vz) si ottengono diversi colori a seconda dello spazio colore applicato, sRGB o l’AdobeRGB: stessi valori, colori visibilmente diversi. E allora la ciliegia è sì rossa, ma quale rosso?
Il valore assoluto di un colore
Per avere le coordinate assolute di un colore e uscire anche dall’ambiguità di specificare sempre la variante di RGB, il metodo c’è ed è appunto il CIELAB, creato come modello matematico nel 1931 dalla Commission Internationale de l’Eclarage. La potenza di questo metodo è che a differenza di RGB e CMYK è device-indipendent, in altre parole genera un colore coerente indipendentemente dalla periferica utilizzata per creare o riprodurre l’immagine, sia essa un monitor, uno scanner, uno smartphone, una fotocamera o una macchina da stampa: semplicemente descrive oggettivamente (matematicamente, se preferite) quale colore vediamo in condizioni standard. Di più, il LAB per definizione rappresenta tutti i colori che possiamo vedere attraverso 3 coordinate, definite come L, a e b, o L*a*b (gli asterischi servono a distinguere lo spazio colore LAB da altri spazi con nomi simili come HunterLab e ANLAB, e a e b non significano nulla, solo indicano i due canali colori). Per comprendere come è fatto lo spazio LAB e cosa rappresentano le 3 coordinate possiamo ricorrere a una metafora: nello spazio LAB i colori sono definiti secondo i valori di luminosità, tinta e saturazione; immaginiamo di
trovarci in una grande stanza dove al centro c’è un palo: in basso il palo è nero e in alto è bianco passando per tutte le sfumature di grigio: questo è l’asse della luminosità. Muovendoci intorno al palo incontriamo tutte le tinte.
Più ci allontaniamo dal palo più i colori diventeranno intensi definendo la saturazione (o croma). Combinando questi 3 elementi si ottiene la descrizione di un colore.
Si tratta quindi di uno spazio tridimensionale che ruota intorno all’asse L (Lightness in inglese) che ci dice solo quanto è chiaro o scuro un colore, senza darci alcuna informazione sulla tinta e sulla saturazione del colore stesso: per questo sarebbe meglio chiamarlo Chiarezza invece di Luminosità. I valori possibili vanno da 0 a 100, dove L = 0 indica il colore più scuro possibile (nero) e L = 100 il colore più chiaro possibile (bianco). Il ruolo delle coordinate a e b, invece, è più complesso, perché come L descrive la chiarezza senza alcun riferimento alla tinta o alla saturazione, così fanno a e b che descrivono tinta e saturazione senza alcun riferimento alla chiarezza. In LAB le coordinate a = 0 e b = 0 danno la condizione di neutralità: appena uno dei due valori cambia
appare una tinta. Il valore di a indica se un colore tende al verde (con valori negativi da -1 a -128) o al magenta (con valori positivi da 1 a 127). Lo stesso vale per b che indica se un colore tende al blu (valori negativi) o al giallo (valori positivi). In pratica, maggiore è il valore assoluto delle coordinate a e b, maggiore è la saturazione del colore che definiscono. Come si vede il LAB è l’unico spazio colore che può avere valori negativi. In RGB, non avrebbe senso un valore negativo perché i valori di ciascun colore Red, Green e Blue vanno da 0, che corrisponde all’assenza di quel colore, a 255, che è l’intensità massima che quel colore può avere.
Quindi, giocando a confrontare i colori con il Selettore Colore di Photoshop si scopre che il bianco in LAB ha coordinate L = 100, a = 0, b = 0 che corrisponde a 255, 255, 255 in RGB in mentre il Red in RGB ha valori 255, 0, 0 e in CIELAB è L = 63, a = 90, b = 78, il Green L = 83, a = -128, b = 87 e il Blue L = 30, a = 69, b = -114. Senza prendere una deriva nerd ci basti solo dire che due colori LAB differiscono tra di loro di un valore detto ∆E₀₀ (si legge delta E 2000), dove ∆E₀₀ 1 è la differenza minima percepibile da un esperto di cromia, mentre normal-
La potenza del metodo LAB è che a differenza di RGB e CMYK è deviceindipendent: in altre parole genera un colore coerente indipendentemente dalla periferica utilizzataE La stessa immagine divisa nei 3 canali RGB: Rosso, Verde, Blu
mente si percepisce una differenza di colore intorno a 3. Queste differenze sono misurate strumentalmente da uno spettrofotometro.
Il dato digitale Fin qui la teoria, ma quali sono le applicazioni pratiche del metodo LAB?
L’eliminazione delle librerie Pantone dalle applicazioni Adobe ha fatto emergere una serie di semplificazioni eccessive e ambiguità che non le rendono un sistema affidabile: dall’uso come sinonimi dei termini “Pantone” e “tinta piatta” alla scarsa affidabilità delle mazzette Pantone che cambiano nel tempo, contengono refusi o errori e paradossi nelle ricette con quantità minime di colori talvolta non distinguibili a occhio nudo. Tutto questo rende necessario identificare un modo inequivocabile per definire un colore e comunicarlo affidandosi a quello che si chiama dato digitale, ovvero la sua descrizione in valori assoluti definiti scientificamente secondo lo spazio colore CIELAB. In pratica si tratta di tenere come punto di riferimento le coordinate L*a*b di un dato colore. Se
scelgo di usare una certa tinta piatta e prendo come riferimento, per esempio, il Pantone 185 C per come lo vedo sulla mia mazzetta Coated (ma potrebbe essere qualsiasi colore su qualsiasi oggetto), per prima cosa devo ottenere il suo dato digitale, misurando con uno spettrofotometro, correttamente impostato, quel colore: in questo modo, ottengo una misura oggettiva, che non dipende dall’occhio che guarda e dalle condizioni della mazzetta in uso, o della superficie misurata, ma da informazioni spettrali dettagliate e precise. Le condizioni di misura usate dal mondo della stampa sono D50/2°/M2: D50 indica la sorgente di luce, dove la D sta per luce diurna e il 50 per 5000 Kelvin (temperatura della luce), 2° indica in gradi l’angolo di lettura, il valore M indica in che misura tenere conto degli sbiancanti ottici contenuti della carta (M0, M1 e M2 sono presenti nei dati digitali delle librerie Pantone, mentre Photoshop usa solo il valore M2).
Per rendersi conto di come le condizioni di misura influenzino i dati del colore, basta andare sul sito di Nix Color
Sensor che produce spettrofotometri per l’industria per la lettura del colore su qualsiasi superficie (https://www. nixsensor.com/free-color-converter/) e inserire tre valori LAB (es. 84/8/54) e vedere come, alla variazione dell’illuminante e dell’angolo di lettura, i valori RGB e CMYK cambino, pur rimanendo identico il colore: questo significa che se non accompagno i valori alle condizioni di lettura, il giallo che ho letto verrà visualizzato o stampato diversamente: es. 84/8/54 con D50/2° corrisponde a RGB 246, 203, 105 e CMYK 3, 20, 69, 0; con D65/10° l’RGB diventa 253, 202, 106 e CMYK 0, 22, 68, 0, con ∆E₀₀ 4 per l’RGB.
Per creare un campione colore di base da usare in tutti gli spazi (tinta piatta, RGB e CMYK) è sufficiente partire dai valori L*a*b ottenuti dalla misura e convertirli semplicemente con il Selettore Colore di Photoshop. La raccolta dei valori cromatici di un colore nei diversi spazi diventerà la sua carta di identità che dovrà essere corredata con le condizioni di misura. Questo perché partendo dal dato digitale L*a*b e allineando le condizioni di misura degli
+ + + È necessario identificare un modo inequivocabile per definire un colore e comunicarne la sua descrizione in valori assoluti, definiti scientificamenteE A sinistra l'immagine lavorata secondo il metodo di Colin Smith per PhotoshopCAFE in LAB, a destra in RGB
spettrofotometri di tutti gli attori della filiera, dal creativo allo stampatore, è possibile ottenere una misura oggettiva, precisa, affidabile e ripetibile nel tempo, eliminando il fattore soggettivo dell’osservatore con la relativa componente psicologica e le possibili distorsioni dovute alle condizioni ambientali di illuminazione.
Il LAB come metodo di lavoro
Dal punto di vista tecnico, quanto abbiamo descritto ci consente, quindi, di continuare a lavorare secondo il nostro flusso consueto (purché sia corretto), limitando l’utilizzo del LAB alla lettura del colore, oppure possiamo spingerci oltre e usarlo come metodo colore di lavoro per il ritocco e la cromia delle immagini.
A scanso di equivoci, sottolineiamo che passare da qualsiasi metodo di colore al LAB non comporta alcuna alterazione cromatica e l’immagine
sembrerà esattamente la stessa: proprio perché LAB contiene tutti i colori possibili, non può verificarsi alcun deterioramento della qualità dell’immagine poiché tutti i colori vengono tradotti inalterati. Inoltre, per Photoshop il LAB è una sorta di spazio colore nativo: infatti, ogni volta che un’immagine viene convertita da RGB a CMYK o viceversa, passa in background attraverso il LAB. Una volta convertita l’immagine, se guardiamo i Canali avremo un canale senza colore (L), più due canali con una doppia combinazione di colori (verde+rosso per il canale a e giallo+blu per il canale b) entrambi privi di contrasto. Torniamo a quanto detto sopra: L determina la chiarezza, ovvero quanto l’immagine è chiara o scura, mentre il canale a è il bilanciamento del colore tra verde e magenta, e il canale b è il bilanciamento del colore tra blu e giallo. Nei punti in cui il canale è di un
Passare da qualsiasi metodo di colore al LAB non comporta alcuna alterazione cromatica: l’immagine sembrerà esattamente la stessa
colore o dell’altro c’è uno squilibrio, nei punti in cui appare grigio medio, c’è un equilibrio tra i due colori. Come con qualsiasi tipo di correzione cromatica in Photoshop, non esiste una formula fissa perché ogni immagine è diversa dall’altra così come il gusto dell’operatore. Però gli interventi sulle curve o sui livelli possono essere fatti esattamente come si fa in RGB, con la differenza che si ragiona in termini di luminosità e di bilanciamento tra i colori, esattamente come vorrebbero LightRoom, Affinity o CaptureOne.
La correzione cromatica in LAB
Un esempio di correzione cromatica in LAB potrebbe essere quello di regolare per i canali a e b un input della curva (end point sinistro) compreso tra -100 e -90 e un output (end point destro) tra 100 e 90, bilanciando lo squilibrio cromatico della prima regolazione; infine
alzare il punto medio della curva del canale L senza “strappare” i bianchi. Questo intervento agisce sulla chiarezza dell’immagine allo stesso modo di una regolazione Curve in RGB, ma l’effetto è molto più fine e l’immagine prende maggior definizione. Questo perché in RGB si può agire sulla luminosità dei canali, ma influenzando il colore dell’immagine e non a prescindere da esso come nel LAB.
Una bella applicazione pratica di come in LAB con le Curve si recuperi egregiamente una foto di paesaggio estremamente piatta è nel video di Colin Smith per PhotoshopCAFE (https:// youtu.be/dcxapaTMnGw). Colin inizia convertendo l’immagine da RGB a LAB per poi creare un livello di regolazione Curve dove modificando a e b carica i colori senza intaccare la luminosità. Siccome le rocce hanno un colore più tendente al rosso rispetto alla vegeta-
C I ΔE di diversi vini misurati a diversi intervalli di tempo
zione, crea due maschere per intervenire selettivamente su entrambe sia per quanto riguarda i bilanciamenti di a e b sia per la Luminosità che regola con lo strumento Mano inserendo i punti di ancoraggio nelle zone dove vuole intervenire puntualmente. Alla fine l’immagine viene passata in RGB e di lì alle successive lavorazioni, stampa compresa.
Per abituarsi a ragionare sui colori LAB e su come si influenzano c’è un piccolo schema che definisce l’area di un colore in funzione delle coordinate a e b:
con a > 0 e b > 0 -> rosso/arancio
con a < 0 e b > 0 -> verdi/gialli
con a < 0 e b < 0 -> ciano
con a > 0 e b < 0 -> viola
Il LAB in cantina
La dimostrazione di come il colore non sia poi solo un problema del nostro settore e come il LAB sia un metodo
di descrizione del colore valido viene da un mondo lontanissimo da grafica e stampa: l’enologia. Uno dei criteri di valutazione del vino è il suo colore che, non solo per gli intenditori, è una delle prime caratteristiche percepite, capace di influenzare in modo determinante anche le scelte di acquisto dei semplici consumatori, oltre a essere un parametro di controllo della qualità per i produttori. Per questo l’OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, già dal 2006 ha sostituito il metodo “classico”, basato sulla misura dell’assorbanza a tre lunghezze d’onda, con il metodo CIELAB. Le modalità sono esattamente quelle del nostro mondo: analizzare oggettivamente il colore del vino, confrontarlo con un modello di riferimento da utilizzare in tutte le fasi di produzione e invecchiamento per controllare il prodotto.
Gli interventi sulle curve o sui livelli possono essere fatti esattamente come si fa in RGB, con la differenza che si ragiona in termini di luminosità e di bilanciamento tra i colori
Alle radici di Campari
Una sintesi, scultorea e iconica, di tutti gli elementi che costituiscono le radici, l’identità e il futuro dell’aperitivo italiano per antonomasia. La nuova identità di marca e di prodotto di Campari studiata da Robilant rappresenta il nuovo volto con cui una delle aziende del nostro Paese più famose nel mondo si presenta ai mercati internazionali. E lo fa con un progetto identitario, nel senso più profondo del termine, che suggella il legame tra il brand e la sua città, Milano.
Fabio Molinaro
La chiave
sta proprio nell’interpretazione elegante e contemporanea della milanesità Campari nella sua essenza più autentica. Sofisticata e discreta, elegante e fiera. Ogni tratto esprime quel dinamismo e quello slancio verso il futuro, verso quella dimensione internazionale che accomuna il brand e la città e che, nel guardare avanti, mai tradiscono il loro storico sodalizio: Campari, Milano.
Sono due gli elementi che hanno influenzato in maniera decisiva il progetto. Il primo è l’essersi risoffermati a osservare il celebre Camparino, in Galleria Vittorio Emanuele, dal punto di vista dell’uomo che ha dato inizio a tutto, quel Davide Campari che abbiamo immaginato all’inizio della sua avventura chiuso in quelle stanze affacciate sulla piazza, facendoci guidare da quella stessa energia, da quell’intraprendenza, da quello slancio.
La nostra appartenenza alla città e la condivisione profonda di questa cittadinanza sono stati il secondo elemento chiave: trasformare in design qualcosa di così profondamente connaturato anche nella nostra identità è stato naturale.
Sotto questa linea ispiratrice la bottiglia è stata riprogettata per sancire il suo ruolo di protagonista assoluta dei bar rack di tutto il mondo. Slanciata e autorevole, il suo corpo di vetro è impreziosito da un raffinato e significativo canneté, tema decorativo tardo decò, citazione tacita e colta di tanta architettura milanese, inclusa la Galleria Vittorio Emanuele II, dove la storia di Campari ha inizio nella cornice del rinomato Camparino.
L’etichetta, ridotta nella dimensione per celebrare il rosso Campari, offre tutto il protagonismo alla griffe Campari Milano, a sancire inscindibilmente il legame, suggellato con la firma del fondatore e artefice.
La ricchezza materica e la profondità compositiva dell’etichetta si lascia cogliere solo a uno sguardo ravvicinato e attento, proprio come tanta bellezza nascosta nei cortili milanesi celati dietro facciate austere e rigorose. Una profondità di sfaccettature dove Davide Campari Milano diventa griffe e le finiture di stampa, diventano racconto aperto di una bellezza che va scoperta.
NAVA PRESS REALIZZA IL COFANETTO SPECIALE PER DIOR ROUGE PREMIER
Da un’idea di Peter Philips, creative e image director di Dior Makeup, è nato Dior Rouge Premier, che applica alla cosmesi il concetto di Haute Couture. Rouge Premier è una linea di rossetti di nicchia confezionata in un esclusivo astuccio creato dalla Maison Bernardaud, maestra nell’arte della porcellana francese, per offrire un’esperienza di acquisto ai vertici del lusso, che va oltre la semplice scelta e applicazione del rossetto connotandosi come vera e propria forma d’arte. Ogni astuccio è decorato a mano con il motivo toile de Jouy della Maison ed è ricaricabile. La gamma Rouge Premier è disponibile in dodici tonalità essenziali, pensate per persone con colori di pelle, back-
ground culturali e aspettative di bellezza diversi.
Per il lancio di un prodotto così esclusivo, la Maison si è affidata a Nava Press per la creazione di uno scenografico e raffinato cofanetto in grado di contenere il prezioso astuccio e sei ricariche in nuance diverse; il kit è completato da un’elegante brochure di 34 pagine.
Come è fatto il cofanetto Fondo, coperchio e baionetta hanno un’anima in cartone vegetale da 3 mm, rivestito internamente ed esternamente con carta Old Mill PW FSC da 130 g e stampato in UV LED con nobilitazioni a caldo oro e trasparente e sbalzo. Lo sportello calamitato, atto a fermare la
brochure nel suo alloggio, funge anche da controbaionetta. Le calamite sono completamente invisibili. Per l’apertura dello sportello è stato applicato un nastro doppio in raso bianco.
Il platorello che contiene i rossetti è composto da due strati di macrilene bianco, coperto da una scheda in Old Mill PW FSC. Il lato destro presenta un pop-up a 3 livelli laserizzati con la riproduzione in negativo del motivo toile de Jouy ricorrente su copertina, brochure e scatola.
Come è fatta la brochure Di formato 22x33 cm, la brochure che accompagna il set di Dior Rouge Premier, scritta in tre lingue, è una bodo-
niana fresata con taglio al vivo con apertura libera a 180° e labbratura a caldo in oro lucido sui quattro lati. In I e IV di copertina sono applicate due plance con anima in cartone vegetale da 2 mm, rivestita da Old Mill PW FSC, stampata in offset UV LED con motivo toile de Jouy Cool Grey 5C con aggiunta di stampa a caldo oro e trasparente con sbalzo. L’interno, composto da 34 pagine, è stampato sulla stessa carta in grammatura 190 in offset UVLED 5/5 (CMYK + nero dei testi) e nobilitazione oro a caldo. All’interno è presente una scheda su carta Classy Covers TT bianca da 125 g imbavata. Il progetto è stampato in 335 copie.
AL VIA “THE HUMAN PARK”, L’EDIZIONE 2023 DI BRAND REVOLUTION CON UNA VISUAL IDENTITY FIRMATA EXPERIENCY
Connessione tra il mondo digitale e la comunicazione stampata, con il contributo dell’intelligenza artificiale: ecco il concept della settima edizione di Brand Revolution, che si declina in una nuova identità visiva.
Brand Revolution, il laboratorio-evento creativo di Stratego Group che riunisce brand, agenzie, stampatori e fornitori di supporti e tecnologie per esplorare le nuove frontiere nella comunicazione stampata, presenta la sua settima edizione dedicata al tema “The Human Park”, un parco divertimenti contemporaneo in cui il fattore umano dialoga con l’Intelligenza Artificiale per espandere e aumentare la creatività applicata al mondo della stampa. ll visual è stato realizzato da Experiency, creative tech studio del Gruppo di Comunicazione Indipendente Spencer & Lewis. Lo sviluppo parte da un concept definito insieme all’organizzatore dell’evento, Stratego Group.
L’idea di base di The Human Park è la creazione di un luogo carico di esperienze ed emozioni tipicamente umane, in cui ogni attrazione di questo innovativo parco dei divertimenti rappresenta metaforicamente caratteristiche come il coraggio, il dialogo o la curiosità necessari per innovare.
DOVE E QUANDO:
GARAGE 21, VIA ARCHIMEDE 26, MILANO
GIOVEDÌ 26 E VENERDÌ 27 OTTOBRE 2023
DALLE 10.00 ALLE 18.00
REGISTRAZIONE:
SCANSIONA IL QR CODE →
Chi è e cosa fa Experiency?
Experiency è un creative tech studio che si occupa di marketing esperienziale. Progettiamo esperienze coinvolgenti e di impatto con l’obiettivo di rafforzare la relazione brand-persone, aumentando l’empatia verso la marca e portando a una conversione diretta senza tappe intermedie.
Cosa racconta “The Human Park”, il concept di Brand Revolution 2023?
Geo Ceccarelli: Il concept ha due livelli di lettura. Il primo vuole esorcizzare la paura che i tool di intelligenza artificiale possano sostituire l’uomo. Noi crediamo che possa amplificare la creatività esponenzialmente. L’AI per adesso non genera idee, ma le esegue. E in questo lavoro è stato importante il concept di partenza: lo Human Park, e la nostra capacità di interpretarlo. Il secondo livello è più legato alla rappresentazione di quella che è l’anima di Brand Revolution, fatta di persone dedite allo scambio di idee e alla ricerca, per offrire soluzioni al passo con i tempi, anche digitalizzando i processi più analogici come quello della stampa. Un’ingegnosità e un’operosità che lasciano una traccia. Come la storia, e le due cose viaggiano insieme, la stampa lascia un segno tangibile e materiale.
Come è stata sviluppata l’identità visiva in collaborazione con l’Intelligenza Artificiale?
Geo: Il nostro obiettivo era comunicare il concept dello Human Park. Come tool di intelligenza artificiale generativa abbiamo utilizzato Midjourney. Il primo step è stato cercare di tradurre l’anima che stava dietro al concept attraverso una prima serie di prompt. Da lì è partito il vero e proprio lavoro di brainstorming con l’AI, che a ogni stimolo restituiva nuove prospettive da cui a nostra volta partivano nuovi spunti creativi. Non volevamo una soluzione standardizzata, ma qualcosa di unico e distintivo. Qui è entrata in gioco l’essenza del nostro ruolo di designer aggiungendo quel famoso “tocco umano”, l’intuizione e la creatività in grado di tradurre l’anima di Brand Revolution in un keyvisual di impatto e significativo, frutto di un’armoniosa fusione di intelligenza artificiale e creatività umana.
Come si declina poi in concreto il visual di Brand Revolution?
Geo: Lo Human Park è costituito da molte attrazioni, ognuna rappresentativa di qualcosa. Nell’ideare il visual abbiamo da subito pensato alle possibili declinazioni. Il parco si scompone in attrazioni singole che verranno utilizzate anche nello spazio espositivo, per indicare ai visitatori le attrazioni a loro più congeniali.
Noi chiamiamo l’AI “Creatività Aumentata”.
A tu per tu con Monica Magnoni, Founder and Chief Experience Officer, e Geo Ceccarelli, Founder & CEO di Experiency
Quali altri elementi innovativi ci saranno nell’allestimento di quest’anno?
Geo: Quest’anno nell’allestimento saranno introdotti altri elementi innovativi per offrire un’esperienza unica. Uno di questi sarà un’esperienza Phygital molto immersiva: La Casa degli Errori. Gli ospiti che lo vorranno potranno visitare questo spazio indossando i visori di realtà virtuale, e ritrovarsi in un ambiente immaginifico, proprio come in un luna park, esplorando gli errori che si possono fare in stampa in modo coinvolgente.
Uno sguardo al presente e futuro delle intelligenze aumentate al servizio della creatività?
Monica: Come experience designer da sempre viviamo la tecnologia come un amplificatore della creatività, per questo ci piace parlare di “creatività aumentata”. Gli strumenti di intelligenza artificiale rappresentano per noi degli alleati preziosi nel velocizzare i processi, liberandoci dai compiti ripetitivi e consentendoci una maggior dedizione al pensiero creativo. Un rapporto di sinergia che si concretizza in un vero e proprio lavoro di brainstorming uomo-macchina con la tecnologia che funge da stimolatore per raggiungere soluzioni creative sorprendenti. Guardando al futuro, le intelligenze artificiali diventeranno sempre più sofisticate, sempre più personalizzate e capaci di comprendere le nostre preferenze, i nostri stili, i nostri obiettivi creativi. Sarà un’integrazione sempre più fluida ma con la mente umana che resterà sempre centrale nel processo creativo perché unica macchina in grado di interpretare l’emozione, la cultura e l’empatia. Le tecnologie, le intelligenze artificiali potranno arricchire e potenziare la creatività umana, ma mai sostituirla.
È il luogo in cui queste caratteristiche umane coesistono e incontrano la tecnologia per dare vita a qualcosa che prima non c’era. Ma è anche un luogo in cui, soprattutto, ci si diverte: è così che avviene la magia di Brand Revolution che permette a brand, agenzie, stampatori e fornitori di creare nuove e avvincenti esperienze di comunicazione stampata, arricchite dalla fusione con il digitale. Il processo creativo, infatti, coinvolge le esigenze e i sogni dei brand, l’ingegnosità delle agenzie nello sviluppare proposte coinvolgenti e l’audacia degli stampatori più innovativi nel rendere tangibili tali visioni utilizzando supporti e materiali d’avanguardia.
Inoltre, il concept di quest’anno sfida la diffusa paura che l’AI possa sostituire la creatività umana, dimostrando piuttosto come possa amplificarla e arricchirla.
L’Intelligenza Artificiale, infatti, non è altro che uno strumento prezioso al servizio della voglia di creare e comunicare, esattamente come è la stampa. È proprio dal dialogo tra la tangibilità plurisecolare della stampa e la potenza dell’esperienza digitale gestite e mediate dall’intelligenza umana, che possono nascere le soluzioni più innovative di The Human Park.
• Appuntamento il 26 e 27 ttobre a Milano
La settima edizione di Brand Revolution si svolgerà il 26 e 27 ottobre al Garage21 a Milano ed è attesa come un punto di riferimento e di ispirazione per gli innovatori, i creativi e gli appassionati del settore della comunicazione stampata.
In mostra ci saranno i progetti realizzati durante il laboratorio dai team composti dai brand Cartaria Italiana, produttore di food packaging; Conviv, nuovo brand di spirits analcolici; Coppa Milano-San Remo, la corsa automobilistica più antica d’Italia; Silverskin, produttore di base layer tecnici; Storytel, audiolibri, podcast e ebook; This Unique, assorbenti sostenibili per una rivoluzione mestruale; dalle agenzie Advision, ArteficeGroup, DLVBBDO, Effige 2.0, O’nice! Design Studio e Smith Lumen e dagli stampatori e fornitori di supporti e tecnologie Fontana Grafica, Grafical, ICO, Luxoro, myCordenons, Oropress, SEI Laser, Valtenna e Varigrafica.
Le due giornate di evento si articoleranno secondo un ricco programma di talk, workshop e aree tematiche e di ispirazione in cui conoscere il lavoro e fare networking con creativi (Brand Revolution Creative), stampatori (Touch & Chat) e fornitori di supporti per la stampa (Printing & Materials). Ogni area si caratterizza, visivamente, come una diversa attrazione dello Human Park. Le due giornate sono aperte al pubblico previa registrazione, mentre il vernissage è su invito il 26 ottobre.
BR 2023
BRAND REVOLUTION CREATIVE, UN’OPPORTUNITÀ PER I DESIGNER
Brand Revolution 2023 offre inoltre una nuova area, chiamata “Creative”, dedicata ad agenzie, art director e designer che vogliono mettere in mostra il proprio lavoro creativo, stile e linguaggio personale attraverso una selezione dei propri progetti. I partecipanti hanno a disposizione un salotto in cui intrattenere i propri ospiti e attirarne di nuovi, all’interno di una due giorni il cui 50% dei visitatori è composto da brand owner alla ricerca di ispirazione.
Per essere parte di Creative si può fare richiesta qui:
I WORKSHOP
Tra le grandi novità di quest’anno c’è il ricco programma di workshop creativi rivolti a chiunque voglia approcciare o approfondire conoscenze pratiche su tipografia, legatoria, creazione di manifesti, correzione del colore, creazione di pattern, calligrafia.
Per vedere il calendario completo con tutti i dettagli, conoscere i docenti e scegliere a quali workshop partecipare:
TOUCH & CHAT E PRINTING & MATERIALS
Si rinnova la presenza di aree dedicate ai protagonisti della filiera della stampa. Touch & Chat è un format che privilegia l’incontro tra stampatori e brand owner e creativi. Ogni stampatore ha un proprio salotto per mostrare sue applicazioni già stampate o anche semplicemente prototipate. In quello spazio può intrattenere i suoi ospiti e l’audience dell’evento raccontando la propria innovazione, creatività, capacità di sviluppo. L’insieme dei salotti compone una Gallery che è una delle maggiori attrazioni di Brand Revolution 2023.
Printing & Materials dà al mercato l’opportunità di raccontare materiali e supporti in relazione alla loro possibilità e resa di stampa. Ogni materiale, infatti, è un universo a sé che offre infinite possibilità e combinazioni per realizzare progetti di comunicazione. Designer, agenzie e brand hanno sete di conoscere nuovi tipi di materiali e supporti, che li aiutino a esprimere la loro creatività, anche e sempre più in chiave di sostenibilità ambientale.
Per saperne di più e prenotare il proprio spazio:
Inquadra e scansiona il QR Code:
PRINTlovers 100 sarà un numero monografico, un riferimento a cui tornare per ispirarsi, da consultare nel tempo.
Vuoi raccontare il tuo modo di amare la stampa? Scrivici a: sales@strategogroup.net
MODI DI AMARE LA STAMPARUBEN MALAYAN
La parola scritta è libertà
Art director, artista visivo, calligrafo, docente universitario, poliglotta, cosmopolita, Ruben Malayan ha fatto della sua lingua madre – l’armeno – un linguaggio visivo di immensa potenza espressiva. Lontano, però, da una funzione meramente estetizzante: il design, infatti, ha un ruolo sociale importantissimo, quello di raccontare la verità. In questa intervista ci immergiamo nella storia stessa della parola scritta e del ruolo fondamentale che ancora oggi ricopre per tutta l’umanità: ponte tra culture diverse e veicolo di libertà.
Chi si occupa di calligrafia come te, ha a che fare con la scrittura, probabilmente l’invenzione più influente nella storia dell’umanità. Inoltre, sei di nazionalità armena: e l’Armenia è coinvolta da vicino con la nascita della scrittura. Ci puoi raccontare di più? Gli ultimi scavi archeologici sull’altopiano armeno hanno scoperto una civiltà avanzata risalente a circa 10 milioni di anni fa, ma già in grado di costruire templi e coltivare i campi: è una delle civiltà più antiche del mondo. La storia, tuttavia, collega tradizionalmente la scrittura alla civiltà sumera e alle sue tavolette di argilla, identificandone l’inventore nel saggio Enmerkar. Il più antico esempio di scrittura sumera è uno scambio di messaggi tra il re di Ur e il re di Aratta. In numerosi poemi dell’epoca, il regno di Aratta è descritto come un territorio montuoso verso nord, attraversato dal fiume Uruki che collegava i due regni e con il prezioso bacino lacustre del lago Zamua. Il fiume Uruki altro non è che il fiume Eufrate; il lago Zamua è l’attuale lago Urmia, in Iran; e in definitiva,
WE ARE AND WILL BE
«In questa foto sono ritratto con un testo creato digitalmente con Procreate che dice: “We are and will be”, siamo e saremo. L’ho realizzato in uno dei momenti più bui degli ultimi cinque anni, alla fine di una guerra che aveva ucciso 5.000 giovani ragazzi armeni e lasciato delusi e affranti i sopravvissuti. Ci sono stati momenti di dolore ed emozione intensa, nei quali ho davvero temuto per il futuro del mio popolo e della mia cultura. Ancora mi chiedo perché ci odino così tanto».
il regno montuoso di Aratta altro non è che Ararat, l’antica Armenia. L’antico popolo armeno, infatti, aveva stabilito il regno di Ararat in quei luoghi e Van come capitale, commerciando e comunicando, anche per iscritto, con il regno dei Sumeri più a sud.
Quindi la scrittura e il linguaggio armeno sono davvero antichi?
Con ogni probabilità, sono antichi come l’origine delle prime lingue indoeuropee. È impossibile non stupirsi di fronte alla qualità del linguaggio armeno, alla ricchezza, la purezza, la poesia, il gusto e la filosofia che si trova nelle antiche reliquie scritte della mia terra. Tutto indica un popolo con un altissimo grado di cultura. Le più recenti indagini linguistiche confermano che il Grabar (l’antico armeno: Գրաբար) è il più probabile candidato a lingua proto–indoeuropea, insieme a due varianti del greco antico: l’altopiano armeno, quindi, è uno dei luoghi geografici dove si sono formate le lingue indoeuropee.
«I designer hanno l’obbligo morale
di raccontare un messaggio, il messaggio in cui credono».
RUBEN MALAYAN
Ruben Malayan (Armenia, 1971) è un premiato art director, calligrafo e visual artist. Ha studiato pittura prima e grafica poi in Armenia. In oltre venti anni di lavoro, ha realizzato progetti a cavallo tra identità visiva, tipografia e calligrafia. Dopo oltre dieci anni di ricerca sull’arte della scrittura, ha sviluppato un personale portfolio di calligrafia armena. I suoi lavori sono pubblicati in numerosi testi internazionali. Ruben Malayan è il fondatore di “The Armenian Genocide in Contemporary Graphic & Art Poster” (2001, Amsterdam), un progetto di sensibilizzazione che ha ricevuto ampia copertura mediatica in tutto il mondo. Oggi insegna Visual Communication alla American Università in Armenia, e Disegno al Terlemezyan Art College.
THE BURNING CHAIR
«Quando la crisi in Armenia è diventata insostenibile, il governo non è stato in grado di assumersi la responsabilità per la morte di migliaia di giovani soldati. Nessun politico ha fatto ammenda, nessuno si è dimesso. Bruciare una sedia, come simbolo di questo potere politico, è stata un’idea molto razionale. Ma poi ho ricordato il poster “Antigone” di Gunter Rambow del 1978, che mio padre mi aveva regalato quando ero un ragazzino, dopo un viaggio in Polonia. Quest’opera, quindi, è anche una mia memoria d’infanzia. Tutto il lavoro di realizzazione di “The Burning Chair” sono documentati su YouTube».
Una volta hai detto: il messaggio deve sempre precedere la scrittura. La parola scritta comunica sempre un messaggio: credi che un calligrafo (ma vale anche per designer e artisti) abbia un ruolo sociale nei confronti dell’umanità?
Il design ha sempre una funzione sociale. Non voglio credere che il design serva solo a vendere oggetti! Il mondo sta andando a fuoco tra guerre, crisi ambientali e ingiustizie sociali: i designer hanno l’obbligo morale di raccontare un messaggio, il messaggio in cui credono. Dobbiamo raccontare la verità e possiamo farlo attraverso le arti visive e il visual design. Io lo faccio con la scrittura manuale e la calligrafia, ma hanno lo stesso scopo: raccontare la verità.
Hai vissuto e lavorato in tutto il mondo: in che modo le tue origini e il tuo linguaggio hanno condizionato il tuo modo di lavorare con le altre scritture e linguaggi del mondo?
Credo da sempre che un’esperienza culturalmente diversificata aiuti a creare opere più ricche e complete. Ogni linguaggio è un universo di idee, che riflettono la geografia e la struttura sociale di appartenenza. Io parlo quattro lingue e ho vissuto in altrettante culture. Anche quando scrivo nella mia lingua, queste esperienze influenzano costantemente il mio lavoro. Imparo dagli altri e cerco sempre di arricchire la mia cultura incorporando quella altrui nella mia pratica quotidiana.
Dove trovi ispirazione per i tuoi lavori?
Abbiamo secoli e millenni di tradizione scritta, dalle epigrafi all’arte editoriale. L’ispirazione è costante e continua nel mio modo di lavorare.
Quanto è importante la perfezione nel tuo lavoro?
Credo che una lettera scritta sia più di un semplice veicolo di comunicazione. Il digitale ha sostituito l’analogico, ed è senz’altro un progresso tecnologico: ma il digitale non è suscettibile al tocco, non ha un odore. Io amo la materia, e amo dover combattere con essa, a volte. Puntare alla perfezione della forma e dell’espressività nella parola scritta è il mio faro quotidiano. Voglio controbilanciare questa corsa al digitale, mantenendo salda la tradizione di lavorare con materiali difficili e che, potenzialmente, possano deperire o rovinarsi.
«Io amo la materia, e amo dover combattere con essa, a volte».
FREEDOM
«Non sono un artista astratto, ma verso la fine del 2018 ho iniziato a creare queste grandi composizioni semi-astratte, che realizzavo quasi d’istinto. È difficile lasciarsi andare tecnicamente, specie se come me hai una formazione da artista figurativo. Ho scoperto che limitando il controllo razionale per lasciare invece campo al subconscio, avviene una strana trasmissione di energia che guida la mia mano, come in un flusso ininterrotto. C’è una parola scritta innumerevoli volte in questa opera: la parola è ազատություն: libertà».
COUNTER-REVOLUTION
«L’intensità del gesto della mano e il limitato controllo razionale sono in grado di creare opere come questa, che ho chiamato “Counter-Revolution”. Ci vedo dentro delle forze ostili, ma sono forze interiori, dettate da emozioni personali. I segni mi ricordano i “Dogs of War” dell’omonima canzone dei Pink Floyd. Mentre la realizzavo, non ero completamente conscio di ciò che la mia mano stava facendo con il marker: ricordo però quanta pressione e forza stessi impiegando, consapevole che il PVC avrebbe resistito laddove la carta, invece, si sarebbe semplicemente strappata. Considero questo poster uno dei miei lavori migliori fino ad oggi».
Come coniughi, quindi, il design digitale con la calligrafia manuale?
Paradossalmente, quasi tutto ciò che scrivo su carta finisce su un monitor o un computer: è una sorta di reincarnazione digitale che, in un certo senso, svaluta l’opera originale. Una copia non potrà mai essere come l’originale, così come la foto di un quadro di Rembrandt non è il quadro vero. Ma è questa la realtà nella quale viviamo: l’unico modo di mantenere questi due mondi in equilibrio è cercare di mantenere lo stesso livello di qualità nei risultati, sia su carta che in digitale.
Credi quindi che il digitale stia uccidendo l’arte tradizionale della scrittura?
No, non credo che la tradizione manuale della scrittura stia perdendo terreno. Anzi, credo il contrario: e gli sforzi dei calligrafi in tutto il mondo lo dimostrano. Prendete il vostro Luca Barcellona, ad esempio, e il suo eccellente lavoro in grado di coniugare entrambi i mondi: manuale e digitale. Il digitale è il futuro, non ci sono dubbi. Ma continuare a lavorare con materiali e tecniche manuali e analogiche è necessario.
Le tendenze e gli stili sono in continuo cambiamento. Ciò che è ben progettato oggi, può essere inadatto al domani. Dove vedi la calligrafia tra dieci anni?
Sono certo che la calligrafia sarà in grado di adattarsi a qualunque futuro: è fatta da umani, e gli umani sono in grado di adattarsi alle nuove realtà. Dopotutto, la scrittura è un mezzo di comunicazione estetica, un punto fermo della nostra cultura che esiste da migliaia di anni. Non credo che il futuro possa fermarla.
MAKE A MARK A LUXE PACK 2023
ALLA SCOPERTA DEI 20 PROGETTI MOZZAFIATO DELLA III EDIZIONE DELLA PIATTAFORMA
Dopo mesi di esplorazione alla ricerca di nuove idee, nel tentativo di superare i confini creativi già note e con l’obiettivo di sperimentare nuovi materiali, i pionieristici progetti di packaging sviluppati nell’ambito della piattaforma di innovazione Make a Mark sono stati svelati al Luxe Pack di Monaco.
GGiunto alla sua terza edizione, Make a Mark è un esclusivo progetto di innovazione di packaging design sviluppato e avviato nel 2021 da tre leader globali del settore: ESTAL, Avery Dennison e KURZ. Venti importanti agenzie di design di packaging provenienti da tutto il mondo sono state invitate a sviluppare concetti attorno a un brief incentrato su sostenibilità, lusso e innovazione. I designer sono stati incoraggiati a dare libero sfogo alla propria fantasia e a testare i più nuovi materiali per il packaging di vino e liquori, beauty e fragranze e specialità gastronomiche.
I concept sono stati poi trasformati in prototipi veri e propri utilizzando il vetro di ESTAL, i materiali per l’etichettatura di Avery Dennison, i cliché e gli embellishment di H+M e Luxoro-KURZ. Come ogni anno, anche altri
player nella filiera del packaging hanno partecipato fornendo la tecnologia e il know-how per realizzare i tappi, le decorazioni, i prototipi in borosilicato, la stampa 3D, i render, oppure ancora le macchine per la nobilitazione delle etichette: Amorim Top Series, Atom, Cartes, Isimat, Signet, Sparflex, Tapì e Tricycle Studio.
Oltre a essere inseriti nell’esclusivo e richiestissimo Make a Mark book, che ispira la comunità creativa a livello mondiale, i prototipi vengono presentati alla première mondiale di Luxe Pack Monaco 2023 e, grazie agli eventi “Make a Mark on Tour”, arriveranno in altre capitali Europee e in altri continenti. Alcuni dei designer di questa nuova edizione includono:
Dario Frattaruolo Design Studio (Italia) che propone un concept dal titolo Notte Oscura – Profumo Ermetico. La
bottiglia è realizzata in vetro e metallo di alta qualità e decorato con icone in madreperla. Utilizzando gli effetti di luce e trasparenza, si crea un gioco di riflessi che caratterizza il disegno minimalista ma denso di significati reconditi. Dario Frattaruolo ha scelto di sperimentare diverse tipologie di materiali, che si fondono armoniosamente creando un’esperienza sensoriale unica. La forma quadrata e le linee pulite della bottiglia conferiscono al packaging sia eleganza che un alone di mistero: sembra contenere un magico elisir che dona fascino a chi lo indossa. L’etichetta ha una nuance nero intenso che rappresenta l’oscurità della notte. L’idea era proprio quella di comunicare una sensazione di mistero. Si trattava anche di scegliere il nero come colore primario e combinare la carta di Avery Dennison con tecniche di produzione e materiali di alta quali-
tà. Il concetto della notte oscura dell’anima deriva dai Carmelitani. Ripreso poi dagli alchimisti trasmutazionali viene successivamente utilizzato in psicologia. La notte oscura coincide con il momento in cui la mente crolla a causa di un trauma o un problema esistenziale, generando la consapevolezza. Quando il processo di trasformazione “psico-spirituale” raggiunge il suo culmine inizia la fase finale e e di solitudine che è necessario affrontare per essere più vicino a Dio.
Designsake Studio (USA) si è concentrato sul continuo aumento della temperatura terrestre per creare Gingerly, un nuovo marchio di creme solari di lusso con la missione finale di un protezione solare priva di plastica. In collaborazione con Estal, il team creativo ha creato un componente unico in vetro a doppia parete ispirato ai colo-
ri, alle forme e alle texture del mare. Un motivo maculato, che ricorda lentiggini e conchiglie, inonda la parete interna della bottiglia. Al contrario, la parte esterna ha una sfumatura ambrata naturale, evocativa della linea dell’orizzonte dell’oceano. Le carta
Avery Dennison, nobilitata con la lamina iridescente di Luxoro-KURZ ricorda la texture e i colori delle conchiglie di abalone, mentre dei raggi di sole in rilievo baciano l’etichetta posteriore. Ogni aspetto del concept ha lo scopo di premiumizzare la crema solare e dimostrare che un’esperienza senza plastica è possibile e auspicabile.
Lavernia & Cienfuegos (Spagna)
hanno creato EDIT (036) che combina tecniche industriali e processi artigianali in un’unica bottiglia personalizzabile. Il design incorpora
due elementi progettati con rigorosi standard di sostenibilità: un pezzo di vetro personalizzato disponibile in cinque finiture e un altro pezzo che funge da tappo e base della bottiglia. Quest’ultimo è disponibile in sei forme, dando vita a trentasei potenziali combinazioni se abbinato a sei geometrie di connettori. Ciascuna opzione è proposta in tre materiali, ciascuno con tre finiture, consentendo agli utenti di personalizzare le proprie bottiglie. In totale ci sono 40.500 possibili combinazioni tra cui scegliere.
La bottiglia presenta un’etichetta che riporta le informazioni sul profumo, confezionata in una scatola robusta e foderata sigillata con un’etichetta personalizzabile. Gli utenti possono personalizzare i componenti attraverso un sito web, visualizzando e scegliendo varie caratteristiche per ciascun elemento.
In una dichiarazione congiunta a nome di ESTAL, Avery Dennison e KURZ, Vladimir Tyulpin, Segment leader Premium Solutions di Avery Dennison, ha dichiarato: «Anno dopo anno i nostri designer continuano a superarsi nel design del packaging di lusso. I progetti di quest’anno invitano tutti noi a saperne di più su come sfruttare il potere del packaging e ad espandere congiuntamente la nostra conoscenza delle soluzioni sostenibili. I team coinvolti hanno evidenziato le infinite possibilità del nostro settore e siamo estremamente orgogliosi del fatto che, al di là del progetto stesso, stiamo formando una comunità dinamica e creativa di pensatori e ribelli, tutti uniti dall’amore per il design e dal desiderio di creare cose nuove».
Le agenzie di design coinvolte in Make a Mark sono:
ARD Design Agency, Svizzera
Backbone Branding, Armenia
BRAVO DESIGN, Sudafrica
CF Napa Brand Design, Stati Uniti
Dario Frattaruolo Design, Italia
Designsake Studio, Stati Uniti
Farmgroup, Thailandia
Firstbase, India
HOMEWORK®, Danimarca
HUMAN, Messico
Lavernia & Cienfuegos, Spagna
Lewis Moberly, Regno Unito
Mazarine Pascalie Design, Francia
Olssøn Barbieri, Norvegia
Omdesign, Portogallo
Oveja&Remi, Argentina
Parallax Design, Australia
Van Heertum Design VHD, Paesi Bassi
Ximena Ureta Studio, Cile
Yummy Stories, Germania
Website: makeamark.world
Instagram: makeamarkproject
Facebook Make a Mark Project
LinkedIn Make a Mark project
Questione di pelle
Prodotto di un lungo processo di natura prevalentemente chimica che richiede altissime competenze artigianali, la pelle è una delle eccellenze italiane. Viene esportata in tutto il mondo e usata nella produzione di calzature, accessori, abbigliamento, prodotti per l’arredamento e l’automotive.
Ma come si stampa?
La pelle è un materiale organico. Prima di poter essere stampata e ulteriormente trasformata, la pelle subisce un lungo processo di lavorazione, di natura prevalentemente chimica. I passaggi che subisce il materiale grezzo sono numerosi e cambiano a seconda del tipo di pelle, dell’utilizzo finale, dell’articolo da produrre; anche quando vengono fatti su scala industriale conservano una grande parte di artigianalità e sono legati strettamente alle competenze e all’esperienza dell’uomo. Ogni conceria ha le proprie ricette, che vengono conservate gelosamente, tramandate e perfezionate negli anni. Anche quando due pelli finite presentano un aspetto simile, con tutta probabilità sono state ottenute da processi diversi, usando chimiche diverse. I maestri conciatori uniscono competenze chimiche e profonde conoscenze della materia prima. Sulla base della provenienza e della stagione sanno prevedere l’aspetto e le caratteristiche delle pelli che dovranno
Llavorare. Pianificano i loro acquisti di materia prima sulla base di questo know-how e degli ordini che ricevono. Non tutta la pelle che viene lavorata nell’industria conciaria viene decorata, ma spesso subisce un qualche tipo di “rifinizione” (il termine che definisce quello che nel settore delle arti grafiche si direbbe “finitura”), che serve a modificarne e migliorarne caratteristiche e performance. Tra queste rifinizioni, c’è la stampa (serigrafica, tampografica o digitale). In questo settore viene poi definita stampa (a rilievo) anche la goffratura. Bisogna tenere presente che in questo settore la stampa è solamente una delle tante decorazioni possibili, e non contribuisce in modo così massiccio ad aumentare il valore del prodotto finito come invece accade in altri settori. La pelle acquisisce valore durante altre fasi del processo, come per esempio la concia, che la rende imputrescibile.
La pelle grezza prima della concia: le operazioni di riviera
Come abbiamo accennato, il processo che vede la trasformazione della pelle grezza in pelle finita è lungo e complesso. Non esiste un unico percorso, ma varie lavorazioni, che a seconda della destinazione d’uso dell’oggetto finito vengono attuate o meno, in una successione variabile. Anche la durata di queste lavorazioni è variabile per questo motivo, e può durare diverse settimane. Qui esporremo una carrellata di lavorazioni diverse, secondo una delle sequenze in cui possono essere eseguite. Quasi tutte le fasi del processo conciario avvengono in presenza di acqua, per trattare tutto lo spessore in modo omogeneo, in contenitori di forma cilindrica simili a grandi botti, detti bottali, in legno, metallo o polipropilene. Il rinverdimento è la prima di queste fasi. Serve per ripristinare il contenuto di acqua ed eliminare
sale, sporco, sangue, sterco. In questo momento la pelle viene trattata con acqua ed eventualmente piccole quantità di prodotti chimici come tensioattivi, sali basici ed enzimi. Segue il cosiddetto calcinaio, in cui avvengono depilazione e calcinazione. La pelle viene trattata con calce e solfuro di sodio per eliminare pelo ed epidermide, e diventa gonfia. Un ulteriore passaggio, questa volta meccanico, è la scarnatura o scarnitura. Serve ad asportare il tessuto sottocutaneo rimasto dopo la scuoiatura. In questo modo le sostanze chimiche possono penetrare nella pelle in modo più rapido e uniforme. Solitamente questa lavorazione viene fatta dopo il calcinaio, ma, se si devono produrre pelli con pelo, si fa subito dopo il rinverdimento. Altra operazione meccanica è la spaccatura, ovvero la divisione in strati (di solito due o tre) della pelle. Serve a ottenere pelli dello spessore desiderato. Generalmente subiscono questa lavorazione
pelli particolarmente spesse come quelle di bovino adulto. Può essere fatta prima della decalcinazione oppure dopo la concia. La decalcinazione è un’operazione chimica che serve a eliminare la calce e ad abbassare il pH, portandolo tra 7,5 e 8,5: questo è infatti il valore ottimale per garantire la riuscita della macerazione. Per decalcinare la pelle vengono usati sia acidi deboli (formico, borico, lattico) sia sali acidi (solfato di ammonio). In questa fase il gonfiore della pelle si riduce. La macerazione serve a facilitare la distensione delle fibre della pelle così da renderla più assorbente e morbida. Facilita anche l’eliminazione dei residui di cheratina, grasso e melanine. Si ottiene trattando la pelle in bottale con acqua tiepida ed enzimi. In tutte queste fasi, particolarmente delicate, si determina la tipologia di pelle che si vuole ottenere. Lo sgrassaggio serve a facilitare l’assorbimento dei prodotti chimici nelle fasi successive. È fondamentale nel caso di pelli in cui si debba eliminare gran parte del grasso, come succede per quelle ovine. Per sgrassarle vengono usati solitamente tensioattivi anionici, cationici, non ionici o anfoteri. Altri metodi, meno usati perché più costosi e inquinanti, prevedono l’uso di solventi, da soli oppure insieme a tensioattivi anionici o non ionici. Alla fine di questa fase, le pelli vengono lavate per essere pronte per le lavorazioni successive.
ALCUNI DEI PRINCIPALI TIPI DI PELLE
BOTTALATO, FOLLONATO O VOLANATO: pelle con grana del fiore resa marcatamente più evidente per effetto della rotazione in un bottale a secco.
NABUK, NUBUCK (SI TROVA SCRITTO ANCHE
NABOUK O NUBUK): pelle smerigliata sul lato fiore per conferirle una superficie vellutata. Lo strato fiore è ancora presente e la grana della pelle è ancora visibile.
NAPPA:
pelli morbide a pieno fiore.
SCAMOSCIATO, SUEDE O VELOUR:
pelle smerigliata sul lato carne. Generalmente presenta una superficie vellutata, come il nabuk, ma, essendo il lato carne costituito da fibre più lunghe e grossolane, ha una granulosità maggiore.
LAMINATO:
pelle sulla cui superficie sono stati applicati fogli che servono a dare un aspetto metallizzato (lamine o foil).
SCAMOSCIATO, SUEDE O VELOUR: pelle smerigliata sul lato carne. Generalmente presenta una superficie vellutata, come il nabuk, ma, essendo il lato carne costituito da fibre più lunghe e grossolane, ha una granulosità maggiore.
STAMPATO:
pellame la cui superficie è stata stampata con diverse tecniche, tra cui goffratura (detta infatti stampa a rilievo), serigrafia e stampa digitale.
TAMPONATO:
pellame rifinito a mano con un tampone imbevuto con la miscela di rifinizione, solitamente per ottenere effetti di macchiatura, bicolore o diverse gradazioni di lucido.
VERNICIATO:
pelle rifinita con l’applicazione di vernici, in genere pigmentate ma anche trasparenti. L’aspetto è solitamente lucido e brillante.
La concia, il cuore del processo di trasformazione della pelle
Entriamo qui nel cuore delle lavorazioni conciarie, nella fase da cui l’intera filiera trae il proprio nome: la concia, appunto. In questa fase la pelle viene resa imputrescibile. A seconda del tipo di agenti concianti usati, può essere minerale, vegetale, organica sintetica oppure mista. La concia vegetale è il sistema più antico e solitamente più lento. La pelle viene trattata con tannini naturali che conferiscono al cuoio il tipico colore marrone. Per ottenere cuoio suola o cuoi pesanti il procedimento è quasi statico, in vasca, e dura circa un mese. Per ottenere pelli più flessibili che possono essere usate per suole per scarpe da donna o estive e per pelletteria si sceglie solitamente la concia rapida in botte, che dura circa 36-48 ore. La concia minerale viene scelta nella stragrande maggioranza dei casi. Prima di questo procedimento, la pelle viene “piclata”, ovvero im-
Emersa in un bagno di sale e acido (solitamente una miscela di acido solforico e formico). Poi viene trattata con un conciante minerale (composti di cromo trivalente, alluminio, zirconio, titanio). Quando si usa il cromo trivalente si ottiene un semilavorato detto “wet-blue”: la pelle infatti assume il colore azzurrastro conferito dal composto conciante. A questo punto, aggiungendo composti lievemente alcalini come bicarbonato, acetato o formiato di sodio, avviene la basificazione che favorisce la reazione chimica di concia. Il cuoio ottenuto dopo la concia viene pressato tra cilindri rotanti che esercitano un’altissima pressione per eliminare l’acqua in eccesso e distenderlo. Può essere anche spaccato, se questa operazione non è già stata fatta dopo il calcinaio. Un’altra lavorazione meccanica alla quale è sottoposto è la rasatura, che serve a uniformare lo spessore della pelle.
Più del 99% delle pelli processate annualmente
dall’industria conciaria
italiana appartiene a tre specie principali usate nell’industria
alimentare (fonte: UNIC).
La maggior parte delle pelli finite viene venduta ai produttori di calzature, seguiti dalle pelletterie e dall’industria dell’arredamento. La conceria
è uno dei settori italiani a vocazione più internazionale.
La riconcia, la tintura e l’ingrasso
La pelle ritorna nel bottale per subire la riconcia, che serve a consolidare o modificare le caratteristiche conferite dalla concia principale. Questo processo agisce su caratteristiche merceologiche come la morbidezza, la pienezza, la resa del colore, la smerigliabilità, oltre che su varie resistenze meccaniche. A questo punto la pelle è pronta per essere tinta e ingrassata. Queste operazioni (tintura e ingrasso) possono avvenire simultaneamente, nello stesso bagno. Talvolta possono essere unite anche alla riconcia. Si può regolare la profondità di penetrazione del colore nella pelle controllando i parametri di processo, ottenendo una tintura passante quando la pelle viene tinta nell’intero spessore, o una tintura più superficiale che coinvolge, a profondità variabile, i due lati esterni. Durante l’ingrasso si inserisce un lubrificante tra le fibre della pelle, in modo che possano scorrere l’una sull’altra quando verrà eliminata l’acqua. Influenza molte caratteristiche della pelle, tra cui morbidezza, flessibilità e comportamento nei confronti dell’acqua. Gli ingrassanti possono avere origini naturali (animali e vegetali), minerali o sintetiche. A questo punto, le pelli possono essere asciugate. Esistono vari sistemi, a seconda del tipo di pelli e della loro destinazione d’uso: sospensione o catena aerea, inchiodaggio (con pinze, non chiodi), incollaggio, sottovuoto.
Proteggere, migliorare, decorare le pelli: la rifinizione
DLDopo l’asciugaggio le pelli semilavorate vengono sottoposte a varie operazioni di rifinizione che servono a migliorarne prestazioni, solidità e resistenze (allo sfregamento umido o secco, alla flessione, ai solventi, al montaggio nel caso di calzature…), a modificarne l’aspetto o la mano. Di solito interessano solo la superficie della pelle che sarà visibile nel manufatto finito. Tutte queste operazioni vengono fatte su pelli asciutte, senza immergerle in acqua. Anche queste lavorazioni possono essere meccaniche, chimiche o miste. In generale la rifinizione consiste proprio nella combinazione di varie lavorazioni per ottenere gli effetti funzionali e decorativi desiderati. Tra le rifinizioni meccaniche, una delle più importanti è la smerigliatura, che serve a realizzare una superficie vellutata. La bottalatura, detta anche volonatura o follonatura, serve ad ammorbidire le pelli, rendendo più marcato il disegno della grana. Altre lavorazioni meccaniche sono la lissatura, la lucidatura, la palissonatura, la palmellatura, la placcatura, la pressatura, la stiratura, la stampa a rilievo. Le rifinizioni di tipo chimico consistono nella deposizione sulla superficie della pelle di una miscela di sostanze chimiche così da formare un film di materiale sintetico o naturale che ne modifica l’aspetto o le caratteristiche fisico-chimiche. Questo film può essere trasparente, incolore, colorato o coprente, e può coinvolgere la superficie in modo totale o parziale. Può essere applicato sulla superficie a spruzzo, rulli (spalmatura) o tamponi, con una velatrice (velatura) oppure con la tecnica transfer.
La stampa: tecnologie, pretrattamenti, inchiostri, finitura
Il mondo conciario, innovativo per tradizione, ha cominciato a usare tecniche di stampa diverse in tempi precoci, senza porsi tanti problemi di nomenclatura o fattibilità, ma semplicemente procedendo per prove ed errori. Ogni azienda conciaria ha fatto i propri esperimenti ed è arrivata alle proprie soluzioni e ricette, che sono ovviamente segretissime. Le tecnologie di stampa più usate sono la serigrafia, la tampografia e la stampa inkjet. In ogni caso gli inchiostri prodotti dalle aziende chimiche vengono spesso modificati all’interno delle concerie per adattarsi al tipo di pelle, al processo e alla destinazione d’uso. Non è infrequente che i coloranti vengano prodotti direttamente all’interno dell’azienda conciaria a partire dalle materie prime: resine acriliche e poliuretaniche, pigmenti organici e non. Lo stesso capita per le chimiche di pre-trattamento che servono a migliorare adesione, bagnabilità e stampabilità degli inchiostri. Queste caratteristiche della pelle vengono infatti spesso modificate durante il processo di concia,
Iin modo da rendere le pelli idrofobiche o idrorepellenti. In questo caso possono essere usate anche altre tecniche di pretrattamento, come il plasma atmosferico. Parlando di stampa digitale, per usi legati soprattutto al fashion può essere usata la stampa UV e UV LED, che forma una pellicola sopra la pelle. Questa peculiarità fa sì che gli inchiostri UV possano stampare pelli tinte o colorate. Vista la flessibilità del cuoio, vengono solitamente preferiti inchiostri elastici e che garantiscono una buona adesione al substrato. Un’altra tecnologia di inchiostro che viene usata per stampare su pelle è l’eco-solvent (tra cui consideriamo anche il sol-gel), che garantisce un’ottima elasticità e reticola a temperature non elevate. A differenza degli inchiostri UV, la grana della pelle si vede in trasparenza e tende a non modificare la mano. Nei casi in cui non venga richiesta resistenza all’abrasione e ai solventi particolarmente elevata, né UV né eco-solvente hanno bisogno di post-trattamenti. Viceversa, per i settori in cui sono richieste maggiori performance di durabilità (automotive, arredamento) per aumentare la resi-
stenza all’abrasione e ai solventi viene solitamente depositato un rivestimento trasparente protettivo, come per esempio un prodotto bicomponente poliuretanico. Per incrementare l’adesione dell’inchiostro al substrato talvolta viene richiesto anche un pre-trattamento. Possono essere deposti o stampati particolari primer, oppure la superficie può essere attivata via plasma atmosferico. Sia i pre- sia i post-trattamenti tendono a complicare la lavorazione, aggiungendo ulteriori passaggi al processo. Inoltre, la deposizione del rivestimento protettivo a volte può compromettere la mano del materiale. Determinati settori come l’automotive o la calzatura richiedono resistenze maggiori. In questi casi vengono spesso usati altri tipi di inchiostri a base acqua, che funzionano come dei veri e propri tatuaggi, penetrando in profondità all’interno della pelle. A differenza degli inchiostri UV ed eco-solvent, questi inchiostri possono essere usati solamente su pelli bianche oppure chiare, e questo è uno dei loro limiti. Sono inchiostri molto liquidi, e per questo hanno bisogno di macchine da stampa particolari che riescano a gettarli con precisione. Capita perciò spesso che anche le stampanti vengano modificate più o meno pesantemente all’interno delle concerie per adattarle al processo di produzione, potenziarne la velocità o adattarle alle caratteristiche degli inchiostri, che possono essere particolarmente liquidi oppure aggressivi nelle teste di stampa. Generalmente le pelli vengono stampate con macchine flatbed. Per garantire una perfetta planarità ed essere trasportate facilmente sul piano vengono fatte aderire provvisoriamente a supporti plastici.
DUE EMME PACK
GRAFICHE ERREDUE LA COMMERCIALE OROPRESS VARIGRAFICA
La grande bellezza della stampa italiana
Queste pagine sono uno strumento pratico per chi cerca partner affidabili per i propri progetti di comunicazione. Qui troverete informazioni su stampatori e fornitori di materiali che esprimono l'eccellenza italiana nel lusso, con una descrizione delle loro competenze specialistiche e i recapiti per avviare collaborazioni che ci auguriamo possano essere arricchenti per entrambe le parti. Se amate i prodotti Made in Italy e siete alla ricerca di ispirazione per stampa e packaging, questo il punto di riferimento per voi.
Due Emme Pack
Via Castelfranco, 44/T
40017 San Giovanni in Persiceto, loc. Tivoli (Bo)
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Due Emme Pack nasce nel 1990 grazie all’iniziativa imprenditoriale di Massimiliano Marchesini. Riesce a posizionarsi immediatamente tra le eccellenze del settore cartario fornendo supporto alle cartiere per le operazioni di taglio dalla bobina a foglio e di impacco di ogni tipologia, formato e grammatura di carta. Con la sua sede a San Giovanni in Persiceto, un gruppo di 25 dipendenti e un’ampia rete commerciale sul territorio nazionale, si pone come un partner strategico per i suoi clienti. Il valore aggiunto ai servizi dell’azienda è rappresentato da: dinamicità, efficienza nelle fasi del processo produttivo, tempestività nell’evasione degli ordini per piccole e medie quantità con consegne entro le 72/96 ore e attenzione al garantire un risparmio sulla carta acquistata grazie all’ottimizzazione del formato e alla massima attenzione al contenimento degli sprechi. Il suo team di esperti con pluriennale esperienza, supporta e consiglia i clienti nella scelta della carta più adatta al loro tipo di lavorazione.
Due Emme Pack si distingue anche per l’imprescindibile e necessaria attenzione all’ecosostenibilità e al rispetto di rigorosi standard ottenuti con l’impiego di materie prime controllate, non provenienti da aree in cui sono stati violati i diritti civili. L’azienda conferma la propria filosofia e codice etico grazie al valore imprescindibile dato dal rispetto per l’ambiente e agli standard rigorosi imposti dalle certificazioni raggiunte, segno di ulteriore garanzia di qualità per il cliente.
Dal 1973 Grafiche Erredue è presente sul mercato italiano della stampa offset. Grazie alle competenze e alla capacità imprenditoriale del proprio dirigente, ha sempre registrato negli anni una crescita costante. Ha vissuto il grande boom economico degli anni ‘80 specializzandosi nella stampa di materiale promozionale, cataloghi, brochure, monografie per poi spostarsi, negli ultimi cinque anni, verso il mondo della cartotecnica e del packaging. 50 anni di stampa, ma anche di tecnologia e di investimenti importanti, quali l’installazione del supporto per la stampa del cold foil, l’implementazione della stampa LED UV e l’ampliamento delle proprie competenze di progettazione e prestampa.
Con un occhio sempre puntato alle nuove tecnologie, Grafiche Erredue ha saputo sempre aggiornarsi nelle proprie tecnologie di stampa ed offrire così ai propri clienti soluzioni innovative e di grande impatto. Pionieri nell’utilizzo del cold foil su carte patinate, tecnologia che permette di ottenere infinite varietà di tonalità metallizzate, brillantezza e impatto visivo, ha continuato a evolvere le proprie sperimentazioni anche sulle carte naturali, ottenendo risultati affascinanti. È nato così Moon Foil, un processo innovativo, esclusivo e avanzato con un effetto materico e irregolare, accattivante e di grandissimo effetto. Oggi Grafiche Erredue guarda al futuro con slancio e ottimismo, dopo l’installazione della nuova Heidelberg XL-106-8L UV con dispositivo Foil Star.
Grafiche Erredue
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La Commerciale
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La Commerciale è un'azienda di stampa, punto di riferimento nel settore, con oltre 70 anni di esperienza nella progettazione e stampa di etichette adesive in bobina di alta qualità e packaging di lusso. L'azienda ha iniziato con caratteri in piombo; ha sperimentato tecniche di fotocomposizione; ha utilizzato i primi computer per la composizione digitale e il design grafico; infine ha acquistato le più efficienti macchine da stampa offset in foglio, stampanti ibride e digitali, nonché il miglior software grafico disponibile sul mercato. Il cliente è al centro di tutto ciò che l’azienda fa: lavora a stretto contatto con loro dall'idea iniziale all'esecuzione.
La Commerciale è molto flessibile nel suo lavoro grazie alla grande esperienza accumulata nel corso degli anni. Ciò le consente di trovare sempre soluzioni innovative e di alta qualità in modo rapido. L'80% del suo portafoglio clienti è composto da aziende del settore vinicolo in tutto il Paese. Il restante 20% è costituito da aziende nel settore delle bevande alcoliche, della birra e dell'alimentare, che investono ampiamente nella comunicazione e nei loro prodotti. Il filo comune che attraversa il lavoro è la perfezione e l'adattamento alle esigenze del cliente. La Commerciale lavora costantemente per fornire un prodotto "perfetto" e un servizio impeccabile e puntuale. Può farlo solo grazie al continuo investimento in tecnologie e sistemi informatici e alla formazione di personale altamente qualificato, il che consente di migliorare costantemente la produttività dell'azienda.
Oropress, fondata nel 1952, si è affermata nel mercato italiano e internazionale grazie alla sua ampia gamma di soluzioni per la nobilitazione dello stampato in svariati settori industriali tra i quali editoria, etichette, packaging, automotive, cosmetica, moda e sicurezza. Le risorse di Oropress offrono il proprio know-how tecnico e le competenze acquisite in settant’anni di attività fornendo la massima collaborazione al cliente, dalla fase progettuale creativa fino alla produzione stessa, proponendo materiali idonei a ogni supporto e soluzioni di stampa personalizzate. Investendo nella continua ricerca, l’azienda mette a disposizione della propria clientela soluzioni di trasferimento sempre innovative e diversificate adatte a molteplici tipologie di applicazioni, quali stampa a caldo e a freddo, film per laminazione e stampa digitale, ologrammi di sicurezza, transfer personalizzati e non, silk foil.
Con l’uscita dei nuovi cataloghi per il settore grafico e del fashion, presentati in occasione di Packaging Première 2023, Oropress si riconferma leader di mercato con prodotti di altissima qualità sempre all’avanguardia. L’azienda vanta inoltre rapporti solidi e duraturi con produttori che dimostrano una sempre maggiore attenzione all’ambiente e che adottano processi produttivi in grado di rispettare i requisiti di sostenibilità al fine di minimizzare l’impatto ambientale. Per continuare il processo di crescita sostenibile iniziato nel 2021, sono in fase di realizzazione l’ampliamento e la riqualificazione del sito produttivo di Oropress che doterà il proprio stabilimento di un impianto fotovoltaico al fine di ridurre le emissioni di CO2 e favorire l’utilizzo di energie rinnovabili.
Oropress
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T. +39 02 6154151
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Varigrafica
Zona Ind.le Settevene | 01036 Nepi (VT)
T. +39.0761.527254
www.varigrafica.com
Azienda a conduzione familiare, nata nel 1965 e ora giunta alla terza generazione, Varigrafica si presenta oggi con una importante esperienza, portatrice di una grande tradizione nelle arti grafiche ed etica del lavoro.
L’impegno e l’azienda sono cresciuti esponenzialmente, fino a diventare la complessa realtà che la rappresenta oggi: una conferma per tante aziende e brand che si affidano quotidianamente a Varigrafica, alle sue capacità e alla sua professionalità.
Il punto cardine dell’intero sistema la continua ricerca di innovazione, mantenendo sempre il focus sulle richieste del cliente, tenendo sempre il passo con i nuovi processi di produzione che il mercato offre con lo sguardo puntato al futuro, conservando un’ottima qualità di stampa con tempi di esecuzione rapidi.
Varigrafica è un’Industria 4.0 con un flusso di lavoro basato su un workflow centralizzato e intelligente, con una produzione “just in time” che viene seguita da un team di tecnici esperti sin dalle prime fasi di pre-stampa, allestimento e consegna finale. Un valore aggiunto al prodotto finale taylor made sempre in linea con il cliente e sulle sue richieste, una prerogativa vanto di Varigrafica.
ABBIAMO PARLATO DI | WE TALKED ABOUT
SMITH LUMEN
Smith Lumen è un’agenzia creativa indipendente nata a Milano con la missione di affiancare i Clienti nell’abbracciare le sfide per costruire il loro futuro, e da quasi vent’anni lo fa con coraggio, curiosità e versatilità. Un team con background professionali e culturali diversi per una visione di agenzia ampia e originale, e una vasta esperienza in consumer branding, strategia, packaging design, produzione per la stampa. Smith Lumen condivide la sua passione con tutti i brand che hanno qualcosa da dire, indipendentemente dalla fase della loro vita, aiutandoli a rimanere rilevanti sul mercato. Con i suoi oltre 4.000 progetti per più di 350 marchi in tutto il mondo, Smith Lumen ha reso la diversità e la collaborazione una sua cifra distintiva che assicura modi di pensare innovativi e design di successo.
www.smithlumen.com
Sinergie Siciliane
Tenuta Rapitalà è una delle più prestigiose cantine siciliane, vanta una lunga tradizione di rispetto per il territorio ed è stata protagonista del rinnovamento enologico dell’isola. I valori di Rapitalà incarnano l’essenza dell’unicità della Sicilia che, paradossalmente, è data dalla sua diversità, dal suo essere cioè un insieme di culture, tradizioni, stili, storie, paesaggi. Rapitalà esalta questo processo di stratificazione rendendolo unico: con la sua passione e bellezza aggiunge un nuovo livello creando nuovi intrecci virtuosi grazie alla sua personale storia. Per il lancio di una nuova linea dedicata al canale HoReCa, Smith Lumen ha studiato un’immagine moderna e distintiva e in grado di comunicare l’anima del brand. Ecco che quindi su una tavolozza di iconografie riconducibili alla Sicilia, si innestano pennellate di colori e gestualità a creare una sinergia di vitigni, terroir, emozioni e a identificare una linea di vini di forte personalità e stile.
Giunti al traguardo dei 50 anni di attività, Grafiche Erredue ha continuato ad affinare le proprie tecnologie di stampa realizzando il perfetto connubio tra la stampa UV Led e quella del cold foil sulle carte naturali. ��MoonFoil�� trova eccezionale impiego nella nobilitazione di prodotti tradizionali come copertine di cataloghi o inviti ma soprattutto nel settore del packaging di pregio, grazie agli effetti metallici e al finishing luminoso.
CARTA CORDENONS BLU&GREEN ASTROPACK
Ampliamento della gamma myAstropack, con un aspetto naturale, una buona rigidità, tenacità e resistenza alla cordonatura, elevato punto di bianco e con il plus di essere FSC® Recycled. Prodotta con il 100% di fibre riciclate. Una carta ideale per progetti di packaging che vogliono rispondere alla sempre maggiore attenzione alla circolarità. Si inserisce perfettamente in un mercato orientato a scegliere soluzioni sostenibili e di elevata qualità.
MOON FOIL
Moon Foil è un processo di cold foil innovativo, esclusivo e tecnicamente avanzato. L’effetto materico e irregolare dona un risultato totalmente nuovo. Sviluppato negli ultimi anni da Grafiche Erredue ed eseguito durante il processo di stampa offset, trascende i limiti di supporti patinati del cold foil, esplorando le rese metalliche su carte e cartoncini naturali con effetti visivi accattivanti e una gamma cromatica infinita. La tecnica è in grado di recepire tutte le più classiche nobilitazioni post stampa senza alcun problema e non ha alcun trasferimento di plastica sul prodotto.
RILIEVO OFFSET
Con una particolare tecnica eseguita durante il processo di stampa offset viene realizzato un rilievo di moderato spessore senza provocare stress alla carta. Abbinato al Moon Foil e alla stampa offset UV permette ulteriori nobilitazioni in un unico passaggio senza la necessità di lavorazioni fuori macchina.
Via Europa, 9 | 22070 Cirimido (CO)
T. +39 031 935386 | info@grafiche-erredue.it www.grafiche-erredue.it
Includendo soluzioni di nobilitazione nel design del packaging è possibile trasformare prodotti quotidiani in esperienze straordinarie.