Il Poligrafico, n. 149, Novembre 2013

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PIOMBI

PrimoPiano

Grandi manovre in Deaprinting L’azienda avrebbe l’intenzione di trasferire la parte legatoria a Lainate, rilevando la Legatoria Primavera.  A neppure un anno dal cambio di proprietà, avvenuto a inizio 2013, i nuovi azionisti (Mascagni srl collegata a Tim Management) e i nuovi vertici (l’ad Cesare Tocchio e il presidente Federico Cherubini) delle Officine Grafiche Novara 1901, più conosciute sul mercato con il marchio commerciale Deaprinting, stanno prospettando una serie di cambiamenti per affrontare la crisi del mercato della stampa, ridurre i costi e aumentare la redditività dell’azienda. In febbraio era stato siglato con le organizzazioni sindacali un accordo che prevedeva altri due anni di cassa integrazione straordinaria per 130 lavoratori con una rotazione che interessa circa una settantina di dipendenti. E una richiesta della riduzione dell’organico da 220 a 140 posti, da valutare però a fine piano in base anche

agli incentivi all’esodo e ai prepensionamenti. L’accordo prevedeva anche il trasferimento dell’attività in una nuova sede diversa da quella storica vicina alla casa editrice, dove sarebbero rimaste le rotative. «All’azienda», spiega Clementino Villaraggia, segretario provinciale della Fistel-Cisl, «abbiamo sempre ribadito la non contrarietà all’investimento in una nuova sede più funzionale, a patto però che rimanesse nel territorio novarese». Deaprinting, invece, secondo quanto comunicato alle organizzazioni sindacali, avrebbe intenzione di trasferire la parte legatoria (centralizzata a Novara dopo la chiusura della Legatoria del Verbano) a Lainate, rilevando (o affittando) lo stabilimento e le macchine della Legatoria Primavera. Nata nel 1976 come azienda di supporto per la parte legato-

ria punto metallico e fresato, della allora nascente Rotolito Lombarda, la Legatoria Primavera è un’azienda indipendente controllata e gestita dalla famiglia Bulzi. Con 24 addetti, la Primavera lavora per grandi gruppi, dalla stessa Rotolito a Nava, dalla Tiber a Mazzucchelli e Rotoalba. Il progetto della Deaprinting, esposto ai sindacati, sarebbe quello di ridurre i costi del finishing tagliando 13 addetti dagli attuali 49 diretti (operazione che sarebbe però gestita ricorrendo ai contratti di solidarietà), lasciando 13 persone in organico a Novara e spostando gli altri a Lainate. Il condizionale però è d’obbligo perché un accordo in tal senso non è stato ancora siglato. Ci sarebbe quindi una trattativa in corso tra Deaprinting e Legatoria Primavera, ma servirà almeno un mese per capire se

andrà in porto. Per affrontare la situazione di difficoltà del mercato, il management, ricorda sempre Villaraggia, oltre a richiedere tagli a molte voci extracontrattuali, ha fatto sapere anche che è sempre alla ricerca di una soluzione per il reparto offset, per il quale già dall’accordo di febbraio era stata individuata la possibilità di uno spostamento in un nuovo stabilimento. Al momento, però, non ci sarebbero accordi o intese (di integrazione, partnership o commerciali) con altri partner industriali. Neppure con Arti Grafiche Amilcare Pizzi, nome emerso più volte negli ultimi mesi per una possibile alleanza con Deaprinting. Tesi confermata dallo stesso Massimo Pizzi: «In questo periodo il tema delle aggregazioni è all’ordine del giorno. Tutti studiano il mercato, ma per quanto ci riguarda non c’è assolutamente nulla di concreto». A.P.

Gruppo Pigini costituisce Veneta Roto Dopo la richiesta di liquidazione della OPV di Verona. Si chiama Veneta Roto ed è la nuova realtà grafica nata da quello che una volta era la Offset Print di Verona. A dire il vero, la OPV di Francesco Calderara c’è ancora. Ma l’azienda veneta, diventata un importante punto di riferimento per la stampa piana e roto di altissima qualità, ha chiesto al Tribunale la procedura del concordato finalizzato alla liquidazione della Società. Così, con l’affitto del ramo d’azienda, la realtà marchigiana del Piginigroup (a cui fanno capo Tecnostampa, Rotopress International e Grafiche Flaminia) ha dato vita alla newco Veneta Roto, di cui possiede il 70%, mentre il restante 30% è rimasto ai vecchi soci della OPV. In Veneta Roto sono stati riassunti una quindicina di dipendenti e gira una performante rotativa KBA a 16 pagine, 5 colori, torri di verniciatura e uscita a foglio. Una mac-

china alla quale, anticipa Pierpaolo De Sanctis, direttore generale di Rotopress nominato amministratore delegato di Veneta Roto, potrebbe affiancarsi presto una macchina piana sempre di OPV. Ci sarebbe, inoltre, spazio per due o tre ulteriori assunzioni. In un momento di crisi come questo, per quale motivo avete deciso di investire in una nuova azienda? «È una bella domanda» risponde De Sanctis. «Ce la siamo fatta anche noi... Direi che analizzando la situazione della Offset Print emergeva la realtà di un’azienda storicamente molto importante ma che, per la frenata del mercato, ha visto, negli ultimi tre anni, ridotto notevolmente il fatturato. Una contrazione sulla quale hanno anche inciso le difficoltà finanziarie, con la stretta dei fornitori di materie prime e il mancato pagamento da parte di alcuni clienti. Ma

l’azienda si è sempre contraddistinta per la sua altissima qualità di stampa». Del resto al Gruppo di Loreto mancava una tipologia di macchina come la KBA a 16 pagine. Grazie all’accordo, il Gruppo presidierà una regione importante come il Veneto, una nuova sfida che la realtà marchigiana sta portando avanti nella convinzione che con sinergie come queste si potranno superare le grandi difficoltà del momento. Sfide, peraltro, che si vincono solo con gli uomini e da ciò lo spostamento del direttore di Rotopress De Sanctis che, con il suo know how quindicinnale, andrà a presidiare e ristrutturare l’azienda veneta. Importante sarà anche l’esperienza degli storici soci fondatori della OPV, in primis di Francesco Calderara, che darà il suo riconosciuto contributo tecnico. A.P.

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