il Poligrafico 113/2010 - Marzo

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“Credo nel futuro della stampa digitale inkjet, in alcune aree di mercato sarà sempre più concorrenziale”. Paolo Bandecchi

LA STORIA DEL PERSONAGGIO

sione più generale sulla filiera, dalle cartiere ai costruttori di macchine. Le prime si stanno ridimensionando e stiamo assistendo a più di una chiusura per la diminuzione dei consumi e per la sempre maggiore concorrenza dei produttori di carta del Far-East. Dai costruttori di macchine, invece, ci attendiamo un grande sforzo di investimenti in nuove tecnologie. Ma anche se il settore si ripensa e non resta immobile, purtroppo vedo per i prossimi 5 anni un ridimensionamento di volumi e fatturati, la ristrutturazione e la chiusura di aziende piccole e medio-grandi, fenomeno a cui, senza far nomi, stiamo già assistendo. Ci sarà quella che si può definire una “pulizia di mercato” che toccherà inevitabilmente le aziende più deboli e marginali, portando a un riequilibrio tra domanda e offerta. La scommessa per gli stampatori sta nel realizzare mezzi di comunicazione non “dedicati” a un supporto, bensì flessibili e adattabili a più canali. In che modo l’azienda grafica potrà trasformarsi da fornitore di prodotto a partner nelle strategie di comunicazione del cliente? Con nuovi servizi, una diversa struttura organizzativa e flussi di lavoro intelligenti. Guardando all’evoluzione dell’industria grafica concordo con l’analisi che faceva in una precedente intervista Matteo Rigamonti. Oggi non è più importante solo il prodotto stampato ma il servizio: creare valore aggiunto per il cliente e di riflesso per l’azienda che lo offre. Quali tipi di servizi dovrà fornire lo stampatore al proprio cliente, oltre alla semplice produzione di stampati? La gestione dei magazzini carta? La gestione dei database? Entrambe sono strade percorribili. Per un’azienda come la nostra, che ha una forte presenza sui mercati europei, diventa ancora più importante accelerare i servizi di stampa e di trasporto. Poter raccogliere il lunedì una commessa per un milione di copie da un cliente scandinavo e stampare, confezionare e spedire tutto entro il venerdì. Ma in questa evoluzione vedo anche la trasformazione strategica della forza vendita che non sia solo commerciale ma “consulente” del cliente. E allora è lo stampatore che dice all’editore che cosa fare per risparmiare sui costi, per rendere più efficiente la distribuzione, per immettere sul mercato nuovi prodotti pensando alle grandi possibilità offerte oggi dalla stampa digitale. Certo, ci vorrà tempo, almeno un paio d’anni, ma credo che gli editori, che a loro volta si stanno riorganizzando e ristrutturando, sapranno apprezzare questa “consulenza”. Quali tipologie di stampati stanno risentendo maggiormente della crisi? L’editoriale, le riviste, complice il forte calo della pubblicità, è uno dei settori più colpiti dalla crisi. I libri hanno tenuto di più, anche se è venuto meno il grande fenomeno dei collaterali. Nel 2003, come Rotolito Lombarda, siamo stati i primi a stampare i collegati venduti in edicola con giornali e riviste e il boom di questo mercato è durato fino al 2006. Poi, com’era prevedibile, dopo aver “drogato il mercato”, è iniziata la discesa e credo che per rivedere un fenomeno di questo tipo dovremo aspettare almeno una decina d’anni! Per fortuna, immaginando che prima o poi il boom sarebbe finito, ho sempre sollecitato la mia azienda a non sedersi sugli allori dei collegati, ma a continuare a spingere sul resto dei clienti e delle commesse. E questo ci ha permesso, anche di fronte all’esaurirsi del fenomeno di cui sopra, di non subire contraccolpi come è avvenuto per altre aziende. A livello commerciale, invece, gli stampati per la grande distribuzione sono quelli che stanno tirando ancora, ma è una stampa che, ai prezzi attuali, non è remunerativa. Quali le tecnologie di stampa vincenti per il prossimo futuro? È indubbio che sul mercato stiamo assistendo a una frenata della rotocalco, sempre meno concorrenziale rispetto alla roto-offset, anche, e soprattutto, in rapporto alle tirature in conti-

IPI 113/10

Paolo Bandecchi, classe 1945, è nato in un paesino nella provincia di Pisa da una famiglia titolare di fornaci di ceramiche e terracotte. Si laurea a Perugia in Economia e Commercio e durante gli studi matura esperienze lavorative sia in Italia sia all’estero. Appena laureato si trasferisce a Milano inseguendo sia la carriera professionale sia i sentimenti, perché è lì che vive la ragazza che diventerà prima sua moglie e poi mamma dei suoi tre figli. Viene assunto da un’importante azienda di metalli non ferrosi dove rimane qualche anno percorrendo una carriera manageriale che lo porta a occuparsi di produzione, commerciale, marketing, amministrazione e finanza. Ma più che la carriera manageriale, Bandecchi, dotato di un grande spirito imprenditoriale e del coraggio di rischiare in proprio, pensa a costruire qualcosa di suo. L’occasione gliela propone il suocero (noto avvocato civilista milanese) che possiede una quota azionaria, se pur di minoranza, in una storica azienda grafica, fondata dal padre. Bandecchi s’impegna nella sua conduzione fino a quando decide di tagliare i ponti con gli altri soci e fondare un’azienda grafica tutta sua. È il 1976. Nasce Rotolito Lombarda con un capitale esiguo, una rotativa da giornale usata, otto dipendenti e primo e unico lavoro importante la commessa del fumetto Diabolik che ancora oggi continua a stampare. Da allora il presidente e ad di Rotolito (che sul fronte associativo è stato anche presidente dell’Unione Grafici e membro di giunta di Assolombarda) non si è più fermato, crescendo in investimenti, fatturato, dipendenti e attraverso le acquisizioni di altre aziende grafiche lombarde: Colorquattro, Grafica 78, Intergrafica, Litografia Leschiera, Grafiche Tramontana, Serol, Ofsa, Legatoria Ferrari, Segraf. Tanto che oggi Rotolito Lombarda è una delle più importanti industrie grafiche italiane con cinque stabilimenti, ricavi consolidati per 150 milioni di euro, 370 addetti, bilanci sempre in attivo, una tecnologia e uno staff di risorse umane di altissimo livello e un passaggio generazionale in fase di completamento con l’ingresso in azienda dei figli Simone, Federico ed Emanuele.


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