Daniele Fiesoli Arovescio
Filippo De Laurentiis Gran Sasso John Smedley Kangra
Mauro Ottaviani
Settefili Cashmere

Polo obsession: speciale skipper Il lusso sussurrato 100 punti di vista: i dati finali Preview SS 26 topic


Daniele Fiesoli Arovescio
Filippo De Laurentiis Gran Sasso John Smedley Kangra
Mauro Ottaviani
Settefili Cashmere
Polo obsession: speciale skipper Il lusso sussurrato 100 punti di vista: i dati finali Preview SS 26 topic
Nel cuore di un calendario fitto di eventi — tra Pitti Uomo 108, Fashion Week e fiere internazionali — HUB Style torna con il suo quarto numero del 2025. Come sempre con uno sguardo doppio: radicato nella realtà dei numeri e delle strategie, ma pronto anche a intercettare mood, trend, emozioni che come sempre il mondo della moda sa regalare, soprattutto a chi è attento e paziente nel coglierne visioni e segnali. Perché oggi, più che mai, comprendere la moda significa leggerne anche le trasformazioni. Possibilmente nei giusti tempi.
Segno di questa evoluzione è il successo trasversale della polo Skipper — anche detta Johnny Collar — protagonista dello Speciale di questo numero. Con il suo collo aperto senza bottoni è diventata simbolo del perfetto equilibrio tra estetica rilassata e rigore sartoriale. Sempre all’insegna della qualità, come confermano le interpretazioni dei marchi che citiamo nelle prossime pagine: da Gran Sasso a John Smedley, da Filippo De Laurentiis a Kangra, passando per Settefili Cashmere, Mauro Ottaviani e Arovescio, che ne valorizza la fluidità di genere. Una Dolce Vita moderna, tra comfort, heritage e materiali nobili come cotone egiziano, lino e seta.
Del resto anche i dati confermano il trend: nel 2023, la maglieria ha superato la camiceria nel menswear italiano con un 26,1% di sell-out contro il 16,5%. In generale, il knitwear a livello globale punta ai 157 miliardi di dollari entro il 2029. Il messaggio è chiaro: il comfort diventa lusso, la semplicità un codice. A rendere ancora più forte questa tendenza è la crescente affermazione del “quiet luxury”, che raccontiamo nella rubrica From Fashion. Il lusso oggi preferisce sussurrare più che ostentare: parla attraverso materiali impeccabili, silhouette pulite e un understatement che è diventato simbolo culturale. È un’estetica consapevole, che trova eco in collezioni e atmosfere di marchi come Loro Piana, The Row, Totême e anche Montecore, con il suo progetto “Beyond Time” tra moda, design e memoria.
Coerente con questo fil rouge anche la Cover Story di questo numero, dedicata a Daniele Fiesoli. Radicato nella tradizione artigiana toscana, il suo brand ha scelto la via della coerenza e del gesto creativo carico di senso: con iniziative come “Seminare bellezza”, dove semi di fiori melliferi vengono inseriti nei cartellini, ricorda che anche la moda può — e deve — contribuire alla trasformazione del mondo.
Ci sarebbero altre decine di spunti in questo numero davvero ricco, che vi invitiamo a scoprire e fruire con i giusti tempi. Ne ricordiamo qui almeno altri due, legati dal minimo comune denominatore che rimanda alla voce “retail”. Innanzitutto il nostro consueto focus sui retail multibrand si arricchisce anche questo mese con due testimonianze preziose: Michele Inzerillo a Palermo e Braun Hamburg in Germania. Entrambi membri di Histores, primo network italiano di boutique indipendenti con marchio proprio, raccontano due visioni complementari: radicamento locale e slancio globale. Con store fisici curati e una strategia digitale ormai matura (fino al 70% di fatturato online nel caso di Braun), rappresentano il futuro del retail: sartoriale, selettivo e relazionale.
Sempre ai negozi (ma anche ai brand) è dedicato infine l’atteso consuntivo della nostra inchiesta esclusiva “100 punti di vista”, realizzata con un approfondita analisi di un campione di 100 boutique italiane. Oltre alla classifica dei brand più venduti nelle varie categorie, emergono molti spunti interessanti per tracciare un bilancio aggiornato della distribuzione multibrand italiana. Che si evolve magari meno rapidamente di quella di altri paesi, ma continua a rappresentare un caposaldo imprescindibile nelle strategie di qualsiasi marchio che operi nel fashion. È anche questo uno dei motivi per cui, in un momento in cui tutto sembra muoversi rapidamente, HUB Style si ferma per osservare, tracciare connessioni e valorizzare ciò che resiste e si rinnova. Celebrando nuove identità ma anche evidenziando quelle esistenti che tanto valore hanno portato e porteranno ancora al nostro settore.
BENEDETTO SIRONI
follow us on hubstylemag hubstylemagazine
Editore: MagNet S.r.l. SB Direttore responsabile: ANGELO FRIGERIO Direttore editoriale BENEDETTO SIRONI
Responsabile progetto: CRISTIANO ZANNI
Inquadra il QR Code per la versione inglese
Use the QR Code for the english version
Editors: VALERIA ONETO, SARA FUMAGALLO, MARIA PINA CIUFFREDA, ALESSANDRO MARRA
Art Director: RICCARDO RECCAGNI Contributors MARCO RIZZI ANGELO RUGGERI
Redazioni: Via Tertulliano 68/70 - 20137 Milano -Tel: 02.87245180 Corso della Resistenza, 23 20821 Meda (MB) - redazione.hubstyle@mag-net.it www.hubstyle.it Stampa: Gierre Print Service Srl - Una copia 1,00 euro
Anno 09 - N.04 / 2025 Periodico bimestrale - Registrazione al Trib di Milano n° 178 del 9 giugno 2017 - Iscrizione al ROC n. 16155 del 23 Novembre 2007
L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati personali in suo possesso. Tali dati saranno utilizzati per la gestione degli abbonamenti e per l’invio di informazioni commerciali. In base all’Art. 13 della Legge n° 196/2003, i dati potranno essere rettificati o cancellati in qualsiasi momento scrivendo a: MagNet S.r.l. SB Responsabile dati: Benedetto Sironi - Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Chiuso in redazione il 10 giugno 2025
COLLECTOR
NOT LIMITING OURSELVES TO MERE POSSESSION, BUT RATHER NURTURING AND MAKING THE MOST OF WHAT HAS INTRINSIC VALUE. VIEWING BEAUTY NOT AS A DESTINATION BUT AS A JOURNEY OF DISCOVERY AND GROWTH.
Daniele Fiesoli : seminare bellezza
Michele Inzerillo : eleganza su misura BRAUN Hamburg : di generazione in generazione
Scossone nel lusso
Il lusso sussurrato: quando l’eleganza si nasconde
Montecore : oltre il
punti di vista: i dati finali
Italia Yachts : navigare, con stile
Macron : quando la moda incontra lo sport nasce l’active fashion FOCUS
Pepe Jeans London : anima ribelle e internazionale
Satorisan : connessioni invisibili
Ellesse : back to the roots
Dolomite : go anywhere, feel everywhere
ACBC : guidare il cambiamento
Johnny Lambs : il ritorno dell’eleganza irriverente
Moncler svela la Trailgrip Momint, nuova sneaker in edizione limitata nata dalla collaborazione con il poliedrico artista e style icon Tobe Nwigwe. Protagonista assoluto è il verde pastello, tonalità distintiva dell’estetica di Nwigwe e del suo album MoMINTs, candidato ai Grammy, che ispira questa esclusiva rivisitazione della linea Trailgrip. Un perfetto equilibrio tra design e performance: la sneaker mixa pelle scamosciata liscia, nabuk e texture sofisticate, con l’esclusiva firma “Chukwu” ricamata, omaggio al nome completo dell’artista.
Autry svela un’edizione speciale della sneaker Windspin, che sboccia tra moda e botanica. Ispirata all’iconico Chelsea Flower Show, la capsule è realizzata in morbida pelle e proposta in quattro delicate tonalità pastello. Questa sneaker si distingue per i raffinati fiori a taglio laser, applicati in varie dimensioni e impreziositi da micro studs centrali montati a mano.
Due icone artigianali, Superga e Armor-Lux, uniscono le loro anime stilistiche in una collaborazione che celebra il dialogo tra la sobrietà minimalista italiana e la tradizione nautica francese. Protagonista è la leggendaria sneaker Superga 2750, reinventata con raffinati ricami a mano in navy e bianco, un tributo alle suggestive atmosfere marine della Bretagna. La 2750 OG si veste di una nuova texture ricamata, impreziosita da un occhiello extra che ne sottolinea il carattere deciso e maschile.
DI SAINT-TROPEZ
SBARCA A MILANO
Spiagge esclusive, beach lounge iconici come il leggendario Club 55, mercati di fiori colorati e bistrot dove sorseggiare un calice di rosé: è questo il cuore pulsante di Saint-Tropez, musa ispiratrice della nuova collezione di In The Box. Tra ceste in paglia, righe marinière e le intramontabili Méhari che sfrecciano lungo la costa, il brand made in Milano trasporta il fascino senza tempo del Sud della Francia in un mix di spensierata libertà e vintage chic.
MSGM firma una delle collaborazioni più poetiche della stagione: quella con l’artista britannico Luke Edward Hall, maestro delle illustrazioni oniriche e visionarie. Il risultato è una collezione che sembra uscita da un racconto mitologico bagnato dal sole: una città immaginaria affacciata sul mare, fatta di vele gonfiate dal vento, amori estivi e malinconie salmastre. Sulle camicie oversize e knitwear morbidi prendono vita i tratti fluidi e romantici di Hall: marinai sognanti, volti evanescenti, creature leggendarie.
Consinee presenta “The Body Is a Playground” a Pitti Uomo 108, un progetto curato da Angelo Flaccavento e dal designer Luca D’Alena. La capsule, composta da capi in maglieria non destinati alla vendita, esplora il legame tra corpo e abito attraverso forme modulari, sovrapponibili e trasformabili. Ogni maglia diventa un sistema aperto, da indossare e reinventare liberamente. È tramite un’ installazione, delle immagini di Alessandro Messina e una performance dal vivo del collettivo Kinkaleri, che viene raccontato questo progetto.
Levi’s e sacai uniscono le forze per una colla borazione che dà nuova vita ai capi in denim più iconici. La collezione è tutta al femminile e propone tre capi che colpiscono per originali tà e cura nei dettagli. La denim jacket mescola sapientemente gli storici modelli Type I, II e III in una giacca dalla linea moderna e struttura ta. La matelassé twill jacket è un mix inedito tra denim e il raffinato tessuto matelassé di sacai, perfetta per chi ama i contrasti ricercati. Infine la jumpsuit, una tuta intera dal gusto rétro, con pettorina e gambe ampie a zampa.
OTW by Vans collabora per la sesta volta con il brand giapponese FDMTL, noto per il suo denim artigianale e le tecniche tradizionali. La capsule include due modelli iconici, Old Skool 36 EK e Half Cab 33 EK, ispirati alla tecnica giapponese Sashiko, reinterpretata con la tecnologia Vans Engineered Knit. Cuciture decorative, materiali premium e dettagli unici come la bandiera FDMTL intrecciata rendono questa collezione un perfetto equilibrio tra artigianalità e streetwear contemporaneo.
“WE_AR 360° MOVING LIGHT”. Capi legge ri, funzionali e versatili – pensati per chi vive tra città, viaggi e connessioni – si distinguono per linee essenziali, tessuti performanti e una texture topografica che celebra il percorso personale. Debutta anche la collaborazione con MiaMily, con un esclusivo kit da viaggio che unisce estetica e praticità. SUNS SS26: eleganza dinamica per chi sceglie di muoversi con stile.
Il secondo drop della collaborazione tra PUMA e il designer francese Louis Gabriel Nouchi reinterpreta l’iconica Mostro del 1999 in chiave radicale e contemporanea. Due nuove colorway, brown e dark green, per una mule slip-on dal design audace, essenziale e senza tempo. Ispirata all’eleganza felina del puma e alla cultura surf & track Anni ‘90, la Mostro Mule unisce comfort, estetica e avanguardia in un unico gesto di stile.
Etro ha inaugurato la sua nuova boutique a Seoul, al terzo piano del celebre department store Lotte Avenuel Jamsil. Concepita dallo studio Thirty-one Design + Management, lo spazio incarna l’eleganza senza tempo della maison milanese. Le collezioni uomo e donna, affiancate dalla linea Etro Home Interiors, compongono un mosaico lifestyle che racconta la visione globale e sofisticata del brand.
PESERICO APPRODA A CANNES
Un nuovo indirizzo del lusso si aggiunge al firmamento della Costa Azzurra: Peserico inaugura la sua boutique a Cannes, al numero 29 di Rue du Commandant André, a due passi dalla leggendaria Croisette. Affacciata su un angolo prestigioso, su 100 metri quadrati a doppia altezza, in un layout architettonico che fonde essenzialità e sofisticazione. Protagonista dello spazio, una parete semicurva in acciaio cattura lo sguardo già dall’ingresso, facendo da cornice alla collezione Peserico Aurea e accompagnando con eleganza verso l’area camerini, posta in una zona più intima e riservata.
HARMONT & BLAINE RADDOPPIA IN GEORGIA
Prosegue a ritmo deciso l’espansione internazionale di Harmont & Blaine, che inaugura il suo secondo monomarca in Georgia, nel cuore pulsante di Tbilisi. Lo spazio, 80 metri quadrati di puro spirito mediterraneo, è un invito a “Vivere a Colori”, il concept che guida l’estetica del brand. Materiali naturali come legno e acciaio spazzolato si fondono con giochi di luce e tonalità solari, per un’atmosfera che trasmette leggerezza, energia e “joie de vivre”.
The Island Milano è un nuovo concept store inaugurato a giugno in via Canonica 6, dedicato esclusivamente a designer emergenti, brand indipendenti e creativi con visioni uniche. Fondato da Carlotta Orlando, mente del brand di upcycling Giglio Tigrato, lo spazio si propone come punto d’incontro per la nuova generazione di creativi, offrendo visibilità, supporto personalizzato e un contesto curato per valorizzare idee innovative e sostenibili. Situato tra Parco Sempione, Chinatown e Brera, lo store si estende su 95 mq distribuiti su due piani, ed è pensato come un’oasi per chi vuole raccontare la propria visione fuori dai trend e con responsabilità.
Tradizione giapponese e spirito urbano si incontrano a Londra. Onitsuka Tiger inaugura il suo primo Red Concept Store europeo nel cuore pulsante di Covent Garden. Un ambiente total red ispirato al Sakura, firmato dallo Studio Dini Cataldi, fa da cornice a una collezione che unisce sport, moda e l’intramontabile stile della Mexico 66.
ICOVER STORY
Tra radici artigiane, visione internazionale e gesti poetici, Daniele Fiesoli racconta la moda attraverso la sua maglieria sensoriale e raffinata, come esercizio di coerenza e sensibilità. E riparte dai fiori
di Valeria Oneto
n un tempo in cui il mercato oscilla tra ansia e rapidità, Daniele Fiesoli sembra scegliere con ostinazione un’altra via: quella della profondità, del pensiero lento, del rispetto per l’identità. Da sempre radicato nella tradizione artigiana toscana, ha costruito un marchio che oggi parla al mondo, con una voce personale e riconoscibile, capace di unire intuizione estetica, coerenza produttiva e visione internazionale. Le sue collezioni, come la nuova SS 26 “Ai confini del deserto”, nascono da viaggi immaginari e suggestioni autentiche, dove ogni filato racconta un’atmosfera, un’emozione. Allo stesso tempo, iniziative come “Seminare bellezza” restituiscono senso al gesto creativo: piccoli semi di fiori melliferi inseriti nei cartellini diventano metafora concreta di un’idea di moda che, ancora, crede nel potere trasformativo della bellezza. In questa intervista Daniele Fiesoli racconta crescita, futuro, intuizione e responsabilità con una semplicità disarmante, rivelando che sì, anche nella moda si può ancora seminare bellezza.
In un contesto globale tanto instabile, quali sono stati i fattori determinanti della vostra crescita costante?
Nei momenti di instabilità e incertezza, i mercati, fatti di persone, cercano punti di riferimento solidi. Noi abbiamo scelto di rimanere fedeli alla nostra identità, senza lasciarci travolgere dal panico o sedurre da mode effimere. Abbiamo continuato a investire sulla concretezza, migliorando costantemente il servizio, alzando ulteriormente gli standard qualitativi e mantenendo un posizionamento di prezzo corretto.
I numeri del 2024 sono positivi e le previsioni per il 2025 confermano un’ulteriore crescita. Qual è la chiave per mantenere questo equilibrio tra espansione e sostenibilità?
Il 2024 ha registrato risultati positivi, anche se con un lieve calo rispetto al 2023. Tuttavia, le proiezioni per il 2025 sono incoraggianti: ci aspettiamo un recupero che ci permetterà di tornare ai
livelli raggiunti nel 2023. Il segreto sta proprio nel saper dosare crescita ed equilibrio, consolidando quanto costruito e agendo con visione strategica.
Dalla Scandinavia alla Corea: oggi il 65% del vostro fatturato è estero. Come cambia il modo di percepire il brand fuori dall’Italia?
“Nemo propheta in patria”, si dice. In Italia abbiamo una lunga storia costruita partendo dal basso, ma affermarci in termini di immagine è stato un percorso lento e faticoso. All’estero, invece, il made in Italy gode di una reputazione solida, che ci ha permesso fin da subito di posizionarci su fasce più alte. Di conseguenza, oggi la percezione del brand risulta più forte e consolidata nei mercati internazionali rispetto a quello domestico.
In che modo valutate la ripartenza del mercato cinese?
Quali sono le “strategie non convenzionali” a cui accennavi?
Non posso ancora svelare tutti i dettagli. Posso solo anticipare che l’approccio sarà più culturale che strettamente commerciale. Stiamo lavorando a qualcosa di diverso, che presenteremo al momento opportuno.
Che cosa significa oggi, per te, made in Italy? È ancora un vantaggio competitivo reale?
Se lo guardiamo solo da un punto di vista finanziario e nel breve termine, forse no, non è più un vantaggio competitivo così tangibile. Ma io sono – lo ammetto – maledettamente romantico e profondamente legato al mio territorio. Il mio obiettivo non è semplicemente guadagnare un 5% in più, anche se non lo disdegno. Ma è continuare a portare avanti una cultura del prodotto, creare oggetti che abbiano un’anima. È questo, per me, il made in Italy: un sapere collettivo, il patrimonio di conoscenze che ogni artigiano della filiera contribuisce a mettere dentro a una mia idea, a un mio disegno. Un processo che migliora il progetto iniziale e lo rende
unico. La maglieria, tra tutte le categorie merceologiche, è forse quella meno industrializzabile: il valore della mano artigiana si vede, si sente, si indossa. La finanza viene dopo. Segue, non guida.
“Seminare bellezza” è un gesto piccolo ma potente. Puoi parlarci di questa iniziativa e spiegarci cosa rappresenta per te?
È un sogno che porto dentro da tempo. Credo profondamente nella forza della bellezza: vivere circondati da cose belle ci rende migliori, ci aiuta a essere più ottimisti, anche nei momenti difficili come quello che stiamo attraversando. Con “Seminare bellezza” ho cercato di unire la mia visione del mondo con il mio lavoro. Cosa c’è di più semplice e potente di un fiore? Bello, profumato, e in grado – nel suo piccolo – di contribuire all’equilibrio naturale aiutando le api nel loro lavoro, e quindi a far circolare la vita. Per questo ho deciso di inserire semi di fiori melliferi in tutti i nostri cartellini. Parliamo di circa sei milioni di semi all’anno, contenuti in una carta completamente biodegradabile: possono essere piantati in un vaso sul balcone o lanciati ovunque. I semi che troveranno il terreno giusto cresceranno e daranno vita a fiori. E magari quei fiori faranno sorridere qualcuno, anche solo per un attimo. Ecco: sapere che da qualche parte nel mondo, qualcuno ha sorriso grazie a un nostro gesto, sarà per me la soddisfazione più grande.
Come nasce l’ispirazione dietro la collezione SS 26 “Ai confini del deserto”?
Ogni stagione intraprendiamo un viaggio. A volte è fisico, altre volte completamente immaginato. Da questi percorsi, reali o virtuali, raccogliamo suggestioni che poi cerchiamo di tradurre nel nostro lavoro. Per la collezione SS 26 il viaggio è stato soprattutto mentale: è nato da letture, racconti, ricerche visive. È così che ci siamo imbattuti nella Valle del Draa, in Marocco. Ci hanno colpito i colori, le sfumature calde e polverose, l’atmosfera sospesa tra terra e cielo. Da lì è partita l’ispirazione. Abbiamo costruito filati e pattern capaci di evocare quella sensazione unica: essere ai confini del deserto, in un luogo dove il tempo sembra rallentare e tutto si riempie di luce e materia.
I materiali e le tinte sembrano suggerire un’esperienza sensoriale. Quanto c’è di progettazione e quanto di istinto?
Direi 60% istinto e 40% progettazione. C’è sempre un disegno dietro, ma la parte istintiva, quella più emotiva, sensoriale, a volte inspiegabile, guida il processo. È l’intuito che ci dice quando un colore “suona” giusto, quando una texture evoca una sensazione precisa. Poi, ovviamente, arriva la progettazione: la traduzione tecnica di quell’idea iniziale, il lavoro che serve a darle forma concreta.
La linea donna oggi rappresenta il 15% del fatturato, con obiettivi ambiziosi per il 2025: qual è la visione dietro que sta crescita?
Creare una collezione donna per un brand nato con un dna ma schile è un po’ come sfidare la legge di gravità. Ma io le sfide le amo. La linea donna è un progetto relativamente recente, anche se l’idea, in realtà, è nata molto tempo fa. Ci è voluto un lungo pe riodo di sperimentazione per arrivare a una collezione che oggi ha un’identità autonoma, completamente indipendente dall’uo mo, sia in termini stilistici che di immagine. La vera rivoluzio ne, però, è avvenuta sul piano produttivo: abbiamo costruito un team dedicato, separato dalla filiera maschile, capace di svilup pare processi ad hoc. È stato un lavoro lento e certosino, ma oggi ci permette di presentarci sul mercato con obiettivi ambiziosi e, tutto sommato, realistici, nonostante un contesto generale in contrazione.
Collabori con università e giovani creativi. Che cosa ti resti tuisce questo dialogo con le nuove generazioni?
Sono progetti recenti, siamo solo all’inizio, ma fin da subito ho percepito il valore enorme di questo scambio. Condividere 35 anni di esperienza con ragazzi curiosi, affascinati da questo mestiere e desiderosi di imparare, è qualcosa che mi arricchisce profondamente. Mi aiutano anche a rivalutare ciò che per me era ormai scontato, a guardarlo con occhi nuovi. Con l’Università di Pisa, in particolare, il dialogo è orientato al futuro: ci interroghia mo su come evolverà questo mestiere, su quali strumenti nuovi, come l’intelligenza artificiale, potranno essere integrati nei processi creativi. È un confronto vivo, stimolante, che apre scenari inaspettati e, soprattutto, necessari.
Qual è, secondo te, la responsabilità sociale di un’azienda di
Più che parlare di responsabilità di un’azienda, preferisco parlare di responsabilità dell’imprenditore. Soprattutto in un settore come la moda, dove la comunicazione ha un impatto così forte, è fondamentale assumersi un ruolo attivo. Credo nei gesti quotidiani, nel valore dell’esempio. Penso che ogni imprenditore debba avere un’etica personale solida, che possa diventare punto di riferimento per le persone con cui lavora e convive. Solo così quei valori possono poi essere trasmessi anche all’esterno, attraverso l’identità stessa dell’azienda. In fondo, siamo tutti responsabili di ciò che accade attorno a noi. E tutto comincia dalle risposte che scegliamo di dare, ogni giorno.
Dopo anni di crescita, cosa significa per te “non perdere l’anima” di un marchio?
Significa rimanere fedeli ai propri valori. Non barattarli per inseguire il fatturato. È facile a dirsi, molto più difficile da fare. Nemmeno io so se ci riuscirò fino in fondo, perché tutti, alla fine, lavoriamo per crescere. Ma rincorrere numeri, se non guidato da coerenza e visione, può portare a errori grossolani.
La moda non è una scienza esatta. È fatta di emozioni, di sensibilità, di equilibrio sottile. E i risultati economici, se arrivano, devono essere la conseguenza di un lavoro ben fatto, non l’obiettivo che schiaccia tutto il resto.
Se un giorno il tuo brand diventasse una poesia cucita su un’etichetta, che verso vorresti leggessero le persone quando si infilano un tuo maglione?
Due versi che mi accompagnano spesso: “Ricordati di seminare bellezza” e “Non giudicare il giorno da quanto hai raccolto, ma da quanto hai seminato”. Sono parole semplici, ma racchiudono tutto ciò in cui credo: un modo di stare al mondo, di lavorare, di creare. Perché alla fine, anche un maglione può essere un seme.
È una moda che non urla, ma vibra: un manifesto per chi sceglie di mostrarsi senza filtri
di Sara Fumagallo
Nata in Toscana nel 2021 dal talento di Annachiara Bernardi, Bottega Bernard è molto più di un brand emergente: è una voce nuova, autentica e radicale nel panorama della moda contemporanea. Unisce l’eleganza dello streetwear al rigore della sartoria artigianale, recuperando le radici del vero made in Italy con uno sguardo rivolto al futuro. Genderless, sostenibile, inclusiva. BB è una tela su cui scrivere la propria identità, libera da ogni etichetta. Con UNDERGROUND, la sua nuova collezione, il brand scende nelle profondità della materia e dell’anima, portando alla luce ciò che cresce lontano dagli sguardi. Un dialogo tra radici e cambiamento, tra la solidità della terra e la leggerezza dell’aria. I capi, fluidi ma strutturati, raccontano un’estetica consapevole, tra artigianalità toscana, materiali sostenibili e un fit che accompagna il corpo senza costringerlo.
Instagram. @bottegabernard bottegabernard.com
Victor Reginald Bob AbbeyHart, classe ’91, originario di Saltpond (Ghana), è il nuovo volto della moda contemporanea. La sua cifra stilistica nasce dall’incontro tra arte, cultura e visione globale. Dopo studi in scultura e pittura in Ghana, e una specializzazione in textile design & trend forecasting a Milano, inizia a collaborare con brand come Calvin Klein, H&M e American Eagle. Nel 2020 fonda Victor-Hart, il suo progetto personale, con base in Italia. Il marchio si oppone al fast fashion proponendo capi dal design raffinato e consapevole. La collezione Defiants 2025 decostruisce le uniformi professionali e le rilegge in chiave futuristica, con tagli architettonici, influenze militari, materiali tecnici e riferimenti poetici — da Dante Alighieri alla cultura ghanese. Victor-Hart è più di un brand: è una filosofia. Genderless, sartoriale, concettuale. Un nuovo linguaggio estetico per chi rifiuta le etichette e sceglie di indossare la propria identità.
Instagram. @victor__hart victor-hart.com
Simbolo del quiet luxury e alternativa alla camicia, la polo con collo aperto conquista i mercati globali. Unendo heritage artigianale, materiali nobili e design rilassato
di Valeria Oneto
La maglieria leggera si afferma, nel 2024, come protagonista del guardaroba maschile, anche nelle stagioni calde. Tra i capi più iconici spicca la polo Skipper, o Johnny Collar, con collo aperto e senza bottoni: un equilibrio tra heritage e contemporaneità, tra eleganza rilassata e spirito sartoriale. A rilanciarla sono stati brand italiani e internazionali, da Gran Sasso a John Smedley, da De Laurentiis a Kangra, intercettando un desiderio trasversale di capi ibridi, raffinati ma informali. Simbolo del quiet luxury, la Skipper racconta uno stile sofisticato ma non rigido. Come spiega Jess Mcguire-Dudley (John Smedley), “è una variazione su un classico intramontabile, che conserva il fascino clubhouse Anni ‘50 ma resta estremamente attuale”. In Gran Sasso, invece, diventa “capo ibrido tra camicia e maglia”, con fibre nobili come cotone egiziano, lino e seta (Carlo Di Stefano). Arovescio ne valorizza il lato gender-fluid, men-
1
La polo Skipper o Open polo – conosciuta anche come Johnny Collar – è tornata al centro dell’estetica maschile contemporanea. Cosa rappresenta oggi per voi questo capo? Come lo avete reinterpretato nella vostra collezione?
2
Il suo fascino risiede in un’eleganza rilassata: sofisticata ma
mai rigida. In che modo la vostra versione della polo riflette questa idea di stile? È un’alternativa alla camicia o qualcosa di completamente nuovo?
3 L’impiego di filati nobili – dal cotone organico al cashmere leggero – è centrale nella percezione del lusso discreto. Qual è la vostra
CRISTIANO
CARPI
sales manager & third generation executive KANGRA
1
La polo Skipper rappresenta oggi un perfetto equilibrio tra tradizione e modernità. Riprende il fascino vintage degli Anni ‘50 e ‘60, ma lo reinterpreta con una sensibilità attuale, capace di raccontare uno stile rilassato e informale. Nella nostra collezione viene declinata in diversi filati, ciascuno con dettagli propri, per offrire un ventaglio ampio e diversificato.
2
È senz’altro un’alternativa alla camicia, ma con un’identità del tutto
tre Kangra punta su “comfort e sensorialità”, per un’eleganza vissuta. De Laurentiis la definisce “Una Dolce Vita moderna, tra finezza tecnica e spirito rétro”. Il mercato premia questa evoluzione. Nel 2023, la maglieria ha superato la camiceria nel menswear italiano, con il 26,1% del sell-out contro il 16,5% (FashionUnited, 2024). L’export ha compensato il rallentamento interno (+0,4%) e alcuni distretti, come quello umbro, hanno segnato +19,4% (SupplyChainItaly, 2025). Il knitwear globale punta a 156,8 miliardi di dollari nel 2029 (MilanoFinanza, 2024) e 2263,3 miliardi di dollari entro il 2032 (DataBridge, 2025), grazie alla richiesta di capi sostenibili e versatili. Per il 2025 si prevede una leggera frenata sul mercato italiano, ma i brand puntano su filati pregiati, tinture naturali, tracciabilità e filiera corta. La Skipper non è solo tendenza, ma codice estetico universale: per chi cerca comfort, personalità e sobrietà, senza rinunciare allo stile.
filosofia nella scelta dei materiali? Cosa cercate oggi in un filato, oltre alla qualità?
4 Tradizione artigianale e innovazione convivono spesso nei vostri capi. Dove sentite di custodire un’eredità storica e dove, invece, esplorate linguaggi
autonoma. Non si propone come sostituta, bensì come espressione di un nuovo linguaggio estetico: più fluido, attuale, adatto sia al contesto formale che a momenti di maggiore disinvoltura.
3
La scelta dei materiali segue una filosofia precisa: qualità, sostenibilità e sensorialità. Lavoriamo solo con filati nobili, selezionati non solo per il loro pregio, ma per l’esperienza che sanno offrire in termini di comfort e percezione tattile. Oggi cerchiamo fibre che raccontino anche un impegno etico e ambientale, capaci di coniugare performance e tradizione.
4
La nostra identità affonda le radici nella tradizione artigianale italiana: tecniche consolidate, cura del dettaglio, valore del sapere manuale. Al tempo stesso, l’innovazione è una leva fondamentale per evolvere. Oggi esploriamo nuovi volumi, texture inedite e trattamenti sostenibili: sono questi i territori su cui si gioca la nostra sperimentazione.
5
La polo Skipper sta riscuotendo interesse trasversale. Negli Stati Uniti viene apprezzata per la
più contemporanei o sperimentali?
5 La polo Skipper sembra rispondere a gusti e sensibilità trasversali. In quali mercati, secondo voi, sta trovando il riscontro più interessante? Ci sono aree geografiche o contesti d’uso dove si sta affermando con più forza?
sua versatilità, in Europa per la capacità di coniugare eleganza e informalità. In Asia, infine, si sta affermando come capo iconico, capace di fondere heritage e spirito contemporaneo: un equilibrio che il consumatore globale riconosce e ricerca sempre più.
JESS MCGUIRE-DUDLEY managing director JOHN SMEDLEY
1
Il collo Skipper rappresenta una variazione stilistica su un classico intramontabile del guardaroba maschile. La polo senza bottoni, nota anche come Johnny Collar, si muove con equilibrio tra epoche diverse. È un capo che appare estremamente attuale e moderno, ma conserva il fascino dell’estetica americana da clubhouse degli Anni ‘50 e dell’eleganza europea dei primi Anni ‘90, da quando fu lanciato per la prima volta da John Smedley nel 1990. Oggi, nelle nostre collezioni, si presenta leggera e rilassata, vivace nei colori e con un’eleganza disinvolta. Perfetta da indossare sotto cardigan e giacche in maglia.
2
Il nostro collo Skipper nasce dall’osservazione di un cambiamento nel modo in cui i clienti indossano le polo classiche,
1
La polo Skipper è un capo iconico per noi, tanto da averle dato un nome specifico all’interno della nostra collezione: si chiama Ryan. È una costruzione di collo che abbiamo sviluppato e perfezionato nel tempo, e che proponiamo da quattro estati consecutive. È diventata uno dei fulcri centrali della nostra proposta, sia nella linea basic che in quella main. L’abbiamo declinata in diverse fantasie e punti maglia, lavorando anche sulle varianti di profondità del collo. La nostra reinterpretazione si concentra proprio sulla versione senza bottoni, che per noi è sinonimo di Ryan.
2 Rappresenta qualcosa di alternativo e completamente nuovo per il nostro brand. È un capo che esprime un’eleganza
sempre più spesso con uno o due bottoni aperti. Questo stile distintivo, introdotto da John Smedley nel 1990, resta ancora oggi molto apprezzato. Il nostro iconico Sea Island Cotton garantisce una caduta elegante e una straordinaria traspirabilità, mentre la selezione di colori, tutti tinti nel nostro stabilimento interno di Lea Mills, nel Derbyshire, dà vita ogni stagione a una palette unica e riconoscibile.
3
Fin dal 1784, anno in cui il fondatore John Smedley decise di utilizzare esclusivamente fibre nobili, abbiamo mantenuto una linea coerente nella scelta dei materiali. Il nostro portafoglio include il pregiato Sea Island Cotton, l’extrafine merino wool, l’Anglo Indian Gauze, una miscela esclusiva di cotone e lana merino, oltre a combinazioni come cotone/seta, cotone/cashmere e cashmere 100% super fine. La selezione è estremamente rigorosa e si basa su un principio imprescindibile: la tracciabilità completa di ogni fibra.
4
Con una tradizione che dura da oltre 240 anni, il nostro impegno è quello di coniugare rispetto per l’eredità storica e spirito di innovazione. Da un lato, continuiamo a valorizzare le tecniche artigianali: ogni capo è il risultato del lavoro di 35 mani esperte. Dall’altro, investiamo costantemente in tecnologie all’avanguardia, nuovi macchinari e idee creative. Nel 2024, abbiamo investito 4 milioni di sterline in nuovi telai da maglieria, che ci permettono
sensuale pensata per un uomo classico ma consapevole, attento anche ai codici della moda. Non si accontenta di ripetere formule già viste, ma cerca un’evoluzione del classico. In questo senso, la nostra Skipper è un modo per rinnovare e attualizzare un’icona del guardaroba maschile.
3La nostra filosofia parte dal presupposto che performance ed estetica non possono essere disgiunte. Cerchiamo filati che garantiscano leggerezza, freschezza, comfort e una vestibilità impeccabile, senza rinunciare al risultato estetico. Un nostro articolo chiave, ad esempio, è il cotone-seta: unisce la freschezza e il comfort del cotone alla morbidezza e luminosità della seta. Lavoriamo anche con cashmere e altre fibre nobili, spesso in mescolanza, e prestiamo grande attenzione alla resa cromatica. Spaziamo da finezze altissime, come il 30 gauge, a lavorazioni più rustiche e corpose, anche per la stagione estiva, pur mantenendo il focus sulle leggerezze (finezza 16 e 18).
4
Lavoriamo in Umbria, cuore della maglieria maschile italiana, un distretto che ci permette di attingere a un patrimonio artigianale straordinario. L’innovazione sta nel riuscire a tradurre questa tradizione in linguaggi nuovi: attraverso lo studio dei punti maglia, l’uso di filati innovativi, e la capacità di reinterpretare i codici classici secondo le esigenze e i gusti del mercato contemporaneo.
di espandere il nostro linguaggio stilistico. Inoltre, abbiamo rinnovato il nostro tintorio interno, per poter offrire ogni stagione sfumature cromatiche ancora più originali, mantenendo il pieno controllo artigianale sul processo.
5Il collo Skipper è particolarmente apprezzato in Europa, dove la silhouette più rilassata si adatta al gusto e al clima locali. Sta riscuotendo grande successo anche negli Stati Uniti, dove si inserisce perfettamente nel filone del preppy style americano, un riferimento costante nel nostro dialogo con il mercato.
5 La diffusione della polo Skipper ha avuto dinamiche diverse a seconda delle aree geografiche. In Italia, e soprattutto nel Nord, è partita presto grazie alla sensibilità verso questo tipo di novità. Oggi, però, è presente in modo trasversale su tutto il territorio. A livello internazionale, i primi segnali forti sono arrivati dall’Est asiatico, in particolare Giappone e Corea. Ma ora la Skipper è ben presente anche in Russia, negli Stati Uniti, in Kazakistan. È diventata una proposta centrale nelle collezioni, al punto che, rispetto a qualche anno fa, il rapporto tra polo con bottoni e Skipper si è quasi ribaltato: da un 80/20 a un attuale 60/40 a favore della Skipper.
DAVIDE CAVAZZOLI founder AROVESCIO
1
Oggi la polo Skipper rappresenta per noi un punto d’incontro tra tradizione e spirito contemporaneo. È un capo che comunica eleganza senza formalismi, con un’energia rilassata ma consapevole. Nella nostra collezione l’abbiamo reinterpretata con volumi più morbidi, colli meno strutturati e una palette cromatica pensata per dialogare con il guardaroba urbano. Abbiamo voluto attualizzarne il linguaggio mantenendone l’identità originaria, ma rendendola più fluida, gender-inclusive e adatta a un’estetica trasversale.
2
La nostra Skipper è concepita come un’alternativa alla camicia nei contesti meno formali, ma anche come un capo a sé, con un’identità ben definita. Il tratto distin-
FILIPPO FERRANTE DE LAURENTIIS
ceo
FILIPPO DE LAURENTIIS
1
La polo Skipper rappresenta per noi un equilibrio perfetto tra tradizione e informalità. È un capo che incarna un’eleganza leggera, senza tempo. Nella nostra collezione l’abbiamo reinterpretata attraverso una pluralità di materiali e lavorazioni: da filati ultrasottili in finezza 18 fino a maglie più corpose in finezza 5. La presentiamo sia in versione rasata che con microlavorazioni tessili che richiamano il nostro heritage artigianale. Anche la profondità dell’apertura viene modulata: più accentuata per un tocco sportivo, più contenuta per una resa più sofisticata.
2
La polo in maglia fine si è affermata come una valida alternativa alla cami-
tivo è la morbidezza: nelle linee, nei materiali, nel modo in cui si indossa. L’obiettivo è trasmettere una disinvoltura curata, tipica di chi sceglie qualità senza bisogno di ostentarla. È un capo che parla un linguaggio trasversale, adatto tanto al tempo libero quanto a situazioni più ricercate.
3
Per Arovescio, la qualità del filato è il punto di partenza, non il traguardo. Cerchiamo materiali che raccontino una storia, con una filiera trasparente e un impatto positivo. Il nostro lusso è discreto ma consapevole: privilegiamo fibre naturali, lavorazioni certificate e filati che combinano comfort, durata e sensorialità. La nostra filosofia è semplice: se un filato non fa venire voglia di indossarlo direttamente sulla pelle, non entra in collezione.
4
L’eredità artigianale vive nei dettagli: nelle lavorazioni manuali, nelle finiture interne, nella precisione del fit. Sono elementi che derivano da una cultura sartoriale che vogliamo custodire. Al contempo, esploriamo materiali innovativi, tinture naturali, costruzioni destrutturate. Il nostro linguaggio nasce proprio da questo dialogo tra memoria e sperimentazione: tra ciò che ci ha formato e ciò che ancora riesce a sorprenderci.
5
Stiamo registrando un interesse crescente in mercati come Canada e Stati Uniti, dove l’idea di eleganza funzionale trova grande riscontro. Anche in Europa, in
contesti urbani e creativi, la Skipper si sta affermando come simbolo di una nuova mascolinità: più fluida, più consapevole, meno rigida. È diventata una scelta intenzionale per chi desidera distinguersi con discrezione, senza rinunciare a comfort e personalità.
cia, soprattutto nei contesti più informali. Tra tutte le varianti, la Skipper è quella che per noi racconta meglio l’estate: evoca l’immaginario della Dolce Vita, un tempo sospeso in cui il nostro marchio si riconosce profondamente. È un capo capace di coniugare fascino rétro e freschezza contemporanea, raffinato ma mai rigido.
3
La selezione dei filati per noi è paragonabile alla scelta degli ingredienti per uno chef: la nobiltà della materia prima è il punto di partenza imprescindibile. Col laboriamo con fornitori italiani di fiducia, capaci di garantire materie prime certifica te, come la lana RWS o il cashmere SFA, e di accompagnarci nello sviluppo di arti coli esclusivi, stagione dopo stagione. Crediamo nella filiera collaborativa made in Italy come autentico valore aggiunto rispetto a produzioni standardizzate estere.
4
La tradizione e l’ispirazione italiana rappresentano il cuore identitario del brand Filippo De Laurentiis. Ma è attraverso l’ingegneria di prodotto, che abbraccia la tecnologia della tessitura, la maestria manuale, le tecniche di lavaggio, la cura dello stiro e del confezionamento, che rendiamo concreta questa visione. È qui che innovazione e artigianato si incontrano per dare vita a capi che parlano al presente, sen za dimenticare le radici.
5
La Skipper è da sempre legata a un immaginario nautico, con forti richiami al mondo dei marina e degli yachting club. Negli Stati Uniti, dove nasce il termine “Johnny Collar”, è un capo iconico. Negli ultimi dieci anni si è imposta come una proposta trasversale, apprezzata tanto nel Nord Europa quanto in Giappone. Se oggi ne stiamo parlando, è perché ha saputo conquistarsi uno spazio stabile nei guardaroba globali: un capo facile, versatile, ma con una forte identità.
CARLO DI
brand manager GRAN SASSO
1
Nota anche come Johnny Collar per il caratteristico colletto aperto senza bottoni, la polo Skipper rappresenta per Gran Sasso il perfetto equilibrio tra la tradizione sartoriale italiana e una sensibilità moderna. Ispirata all’eleganza maschile del dopoguerra, oggi viene reinterpretata con un linguaggio attuale, che valorizza comfort, raffinatezza e versatilità. Simbolo dell’heritage del brand, è pensata per un uomo dinamico, attento ai dettagli e allo stile.
2
La Skipper Gran Sasso incarna una nuova idea di eleganza, più rilassata ma sempre curata. Il colletto aperto rompe con la rigidità della camicia tradizionale, mantenendo un profilo sobrio e raffinato. I filati naturali – come cotone egiziano, lino e miscele
seta-cotone – insieme a lavorazioni sartoriali, conferiscono al capo una vestibilità fluida e sofisticata. Il fit bilanciato consente abbinamenti sia eleganti che informali. Più che un’alternativa alla camicia, è un capo ibrido che fonde la morbidezza della maglieria con l’eleganza del tailoring.
3
La collezione primavera-estate 2026 si distingue per l’uso di filati nobili come cotone mercerizzato, lino e blend cotone-lino, accanto a una palette attuale che spazia dal navy all’avorio, passando per arancio, terracotta e turchese. I tagli sono morbidi, i fit rilassati, i dettagli tono su tono. Gran Sasso seleziona fibre tracciabili e a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di realizzare una polo che sia al tempo stesso raffinata, leggera e consapevole.
4
Ogni Skipper nasce nel polo produttivo di Sant’Egidio alla Vibrata, cuore pulsante dell’azienda. La filiera corta, l’impiego di tecniche artigianali, l’attenzione maniacale per le finiture e il rispetto per le forme classiche definiscono il dna di Gran Sasso. Una sartorialità autentica, che sa evolversi senza mai snaturarsi.
5
La Skipper trova consenso in mercati molto diversi. In Europa occidentale si impone come capo ideale per il business casual estivo; negli Stati Uniti si inserisce perfettamente nel guardaroba smart casual; in Asia orientale conquista per qualità e sobrietà; in Medio Oriente si distingue come polo di lusso adatta
1
Per noi la Polo Skipper è un capo raffinato, ideale sia da solo che sotto una giacca, in alternativa a camicia o polo classica. Questa stagione l’abbiamo proposta in finezza 5, un mezzo peso più strutturato rispetto alla classica polo leggera. Il filato è un misto 70% lino e 30% cotone: fresco, naturale, perfetto per la stagione. Lavoriamo su colori esclusivi attraverso un mix personalizzato di filati di base. Particolare attenzione anche al collo, che deve mantenere struttura senza svolazzare, e alla manica, che arriva quasi al gomito: un dettaglio che dà al capo più presenza.
2
È un’alternativa, ma non solo alla camicia: è un superamento della polo tradizionale. Le classiche sono spesso in finezza
12 o 18, molto sottili. La nostra è in finezza 5, più corposa e con una presenza diversa. È un modo nuovo di indossare un capo versatile, elegante ma mai rigido, più vicino a un concetto di stile contemporaneo.
3
Per la primavera-estate 2026 cerchiamo soprattutto freschezza. Il cashmere è bellissmo, ma poco adatto al clima caldo. Lavoriamo quindi su lino, cotone, seta e loro miscele. Oltre alla qualità, i filati devono avere una bella tonalità e una struttura interessante: è la materia prima che permette innovazione nella maglia. Se vuoi creare qualcosa di nuovo, il filato deve già raccontare una storia.
4
La tradizione è nei metodi: non accettiamo compromessi sulla qualità costruttiva. Ad esempio, applichiamo ancora le zip con le macchine da maglieria, non con quelle da cucire come fa il 99% delle aziende. L’innovazione invece è su tutto il resto: filati, punti, colori, vestibilità. Possiamo anche rompere gli schemi, come mescolare fibre diverse tra loro. E sui tempi: li rispettiamo. Non vogliamo produrre in meno tempo a scapito della qualità. Anzi, oggi spesso i tempi si allungano perché manca la manualità di una volta.
5
Giappone e Stati Uniti stanno rispondendo benissimo: abbiamo già lanciato le tre collezioni e stanno funzionando bene. In Italia il successo non è regionale ma legato alla tipologia di boutique: quelle più attente la stanno proponendo molto. Negli ultimi anni c’è stato
al resortwear. È un capo trasversale, adatto al lavoro ibrido, al tempo libero sofisticato e a uno stile di vita urbano. Non è una semplice tendenza, ma un codice estetico universale.
un ribaltamento netto: la Skipper, che prima rappresentava il 20% delle vendite, oggi è all’80%. C’è voglia di qualcosa di più contemporaneo e fresco. E sì, è un cambiamento estetico più che funzionale: i bottoni, alla fine, non li chiudeva nessuno.
Una boutique storica che dal cuore di Palermo ha raggiunto tutto il mondo. Michele Inzerillo veste l’uomo (e ora anche la donna) tra tradizione sartoriale, innovazione e un’idea di lusso che mette sempre il cliente al centro
di Sara Fumagallo
Tutto ha inizio negli Anni ‘50 con i fratelli Inzerillo, raffinati commercianti di tessuti pregiati. Ma è nel 1973 che nasce la storica boutique di Palermo, Michele Inzerillo, oggi punto di riferimento per l’uomo che sceglie l’eleganza senza compromessi. Sotto la guida del figlio Marco Inzerillo, dal 2006 la boutique si trasforma in un marchio internazionale grazie ai celebri trunk show in città come New York, Tokyo e Mosca. Qui lo shopping è emozione, ascolto, su misura: ogni cliente è unico. Tra sartoria e lusso ready-to-wear, nasce un’esperienza cucita sull’anima, non solo sul corpo. Oggi lo store veste anche la donna, con la stessa cura e passione che hanno reso l’Italia un'icona della moda nel mondo. Di questo e molto altro, ne abbiamo parlato con Marco Inzerillo, titolare.
Parlaci della storia della boutique.
La boutique Michele Inzerillo nasce a Palermo nel 1956, fondata dai fratelli Inzerillo. Oggi, siamo alla seconda generazione e portiamo avanti la tradizione con uno sguardo contemporaneo. Il nostro obiettivo è offrire una selezione curata di brand internazionali e artigiani d’eccellenza, mantenendo sempre l’attenzione al cliente e alla qualità. Valorizziamo il rapporto umano, il servizio sartoriale e una shopping experience autentica, sia in store che online.
Quanto è importante l'online rispetto allo store fisico?
L’e-commerce rappresenta oggi circa il 40% del nostro fatturato. È un canale strategico, soprattutto per raggiungere clienti internazionali.
Tuttavia, lo store fisico resta il cuore pulsante dell’attività: luogo d’incontro, consulenza e fidelizzazione.
Quali sono i trend di questa stagione?
Vediamo una forte spinta verso l’ibridazione tra formale e casual. Il
Nome boutique: Michele Inzerillo
Titolare: Marco Inzerillo
Indirizzo: via Alcide De Gasperi 62, (90146) Palermo
Mq: 300
Sito web: inzerillo.it
Brand più venduti: Arc'teryx Veilance, Barena Venezia, Carhartt, C.P. Company, Herno, John Lobb, Kiton, Maison Kitsuné, New Balance, Salomon, Themoiré
cliente cerca prodotti versatili, materiali naturali e capi con una forte identità. Molto interesse anche per il mondo outdoor reinterpretato in chiave urbana, con brand come Salomon e Veilance o anche workwear come Carhartt e Universal Works.
La boutique offre qualche servizio ad hoc per i clienti?
Sì, offriamo consulenze personalizzate su appuntamento, sartoria interna per modifiche e interventi rapidi, oltre a un servizio concierge per clienti internazionali. Inoltre, curiamo packaging e spedizioni con grande attenzione, anche per gli ordini online.
Quali sono i prossimi step?
Stiamo lavorando all’ampliamento del reparto donna, a nuove capsule in collaborazione con brand partner e al potenziamento del nostro CRM per un’esperienza sempre più su misura. A livello associativo, ci prepariamo a celebrare i cinque anni di HISTORES, il network che riunisce oltre 60 boutique indipendenti in Italia che ho fondato e che presiedo.
BRAUN Hamburg è sinonimo, da oltre 90 anni, di eleganza e ricerca di alto livello. Nata nel 1933 ad Amburgo (Germania), da un’intuizione di Erich Braun, oggi la boutique è sotto la guida di Lars Braun, ceo e terza generazione di Sara Fumagallo
Nel cuore di Amburgo, Germania, esiste una realtà che ha attraversato generazioni senza mai perdere la bussola del gusto e dell’eccellenza: BRAUN Hamburg, punto di riferimento europeo per la moda maschile di alta gamma. Fondata nel 1933 da Erich Braun, la boutique ha saputo trasformarsi da realtà locale a destinazione di culto per chi cerca capi esclusivi, cura artigianale e stile senza tempo. Oggi l’azienda, ancora a conduzione familiare, conta tre store strategici – tra cui l’iconica sede nel centro commerciale Kaisergalerie – e un canale e-commerce che raggiunge oltre 30 Paesi, mantenendo intatta la qualità dell’esperienza fisica. A guidarla è Lars Braun, terza generazione e ceo, che ha saputo fondere heritage e contemporaneità, ampliando l’offerta con brand internazionali, designer emergenti e collezioni ricercate. Nel 2023, la boutique ha aggiunto un nuovo tassello alla propria crescita con l’apertura di un’area dedicata alle calzature di lusso e l’ingresso nella prestigiosa rete italiana Histores. Un’evoluzione costante, premiata anche da riconoscimenti di settore come il Forum Prize di TextilWirtschaft. Ne abbiamo parlato con Lars Braun
Ci racconti brevemente la storia di Braun Hamburg. Quando e dove nasce? Il nostro viaggio è iniziato nel 1933, quando mio nonno aprì un negozio di abbigliamento maschile ad Amburgo. Da allora, il nostro obiettivo è stato chiaro: offrire solo il meglio, in un’atmosfera curata e distintiva. Quell’aspirazione non ci ha mai abbandonato. Ancora oggi, restiamo fedeli al nostro dna, pur continuando a guardare avanti. Come amo dire, il parabrezza è sempre più grande dello specchietto retrovisore: innovare è fondamentale, ma senza mai dimenticare da dove veniamo. Con tre negozi nel cuore di Amburgo e un web store costruito interamente in casa, siamo oggi il più grande rivenditore multimarca di lusso nel mondo di lingua tedesca. Un risultato che nasce dalla passione, dalla visione e dalla volontà di portare avanti, con orgoglio, una storia di famiglia lunga quasi un secolo.
Quanto è importante l’online rispetto al negozio fisico?
Spinti dall’ambizione, 15 anni fa abbiamo lanciato il nostro web store, interamente sviluppato in-house. Con uno studio fotografico e uno di contenuti interni, abbiamo costruito il più grande e-commerce di lusso maschile in Germania. Oggi, il 70% del nostro fatturato arriva proprio dall’online.
L'interno dello store nel centro commerciale Kaisergalerie
Quali tendenze state riscontrando nell’abbigliamento e nei comportamenti d’acquisto dei clienti? È cambiato qualcosa negli ultimi anni?
Negli anni abbiamo visto cambiare i comportamenti dei nostri clienti. Il lusso sostenibile continua a essere apprezzato, mentre quello puramente modaiolo, privo di qualità, ha perso appeal. I grandi classici arretrano, ma classe e stile restano centrali per noi. Continuiamo a essere un punto di riferimento per l’eleganza maschile in Europa — anche perché, ancora oggi, scelgo personalmente ogni capo. La qualità e lo stile, per me, non sono negoziabili.
Offrite qualche servizio per fidelizzare il consumatore?
Offriamo un servizio così attento e personalizzato che non riteniamo necessari programmi di fidelizzazione. Spesso, questi strumenti creano aspettative legate agli sconti, ma i nostri clienti non vengono per questo. Per coerenza con la nostra filosofia, abbiamo scelto di non adottarli.
Quali sono i prossimi step?
Il nostro obiettivo resta quello di tutelare la reputazione che abbiamo costruito con impegno negli ultimi decenni. Proprio per questo, guardiamo al futuro con ambizione e siamo attivamente alla ricerca di nuove sedi.
Nome boutique: Braun Hamburg
Titolare: Lars Braun
Indirizzo: Mönckebergstraße 17, 20095 Amburgo e Große
Bleichen 27/Kaisergalerie, 20354 Amburgo
Mq: 400 (Mönckebergstraße), 1.400 (Kaisergalerie)
Sito web: braun-hamburg.com
Marchi più venduti: Brunello Cucinelli, Caruso, Cesare Attolini, Ermenegildo Zegna, Fedeli, Golden Goose, Montecore, Marco Pescarolo, PT01, Stone Island, Thom Browne, Tom Ford
I giganti del luxury rallentano tra segnali preoccupanti dalla Cina. Intanto, due player italiani sfidano la crisi con risultati sopra le attese
di Angelo Ruggeri
Nel mondo del lusso, dove l’immagine vale quanto i ricavi, qualcosa sta cambiando. I colossi francesi LVMH e Kering, da anni sinonimo di dominio globale nel settore, cominciano a perdere colpi. I dati del primo trimestre del 2025 mostrano segnali inequivocabili di rallentamento, in particolare in mercati chiave come la Cina, dove la domanda si fa più debole e incerta. Nel frattempo, due realtà italiane, i gruppi Prada e Moncler, sorprendono gli analisti con performance solide e in controtendenza. La narrativa del lusso post-pandemia, fatta di iper-crescita e margini infiniti, sta lasciando spazio a uno scenario più complesso, in cui adattabilità, identità e strategia locale fanno la differenza.
LVMH
Quando LVMH rallenta, l’intero comparto del lusso si interroga. Il gruppo guidato da Bernard Arnault ha chiuso il primo trimestre del 2025 con una flessione del 3% dei ricavi rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che fa rumore, considerata la lunga sequenza di trimestri in crescita che ha caratterizzato la storia recente del gruppo. Il calo è attribuibile principalmente alla debolezza del mercato cinese, da anni motore principale della crescita globale del lusso. Veri e propri segnali di allarme in un contesto
asiatico sempre più incerto. E se l’Europa cresce, trainata dal turismo e da una domanda ancora solida, il baricentro globale sembra ormai instabile. LVMH non ha ancora fornito dettagli marchio per marchio, ma le preoccupazioni si concentrano su Louis Vuitton, che fatica a mantenere la sua aura di desiderabilità in un mercato saturo e attento ai segnali di ostentazione. Anche le divisioni moda, retail selettivo e profumi sono sotto osservazione, in attesa di una ripresa che potrebbe non arrivare così in fretta.
Kering
Ancora più critica è la situazione di Kering, secondo polo del lusso francese, che nel primo trimestre ha registrato un fatturato in calo del 10% a cambi costanti, scendendo a 3,9 miliardi di euro. Il dato più allarmante riguarda Gucci, il brand di punta del gruppo, che ha perso il 25% dei ricavi su base annua. A nulla è valsa l’attesa per il debutto di Demna (precedentemente alla guida creativa di Balenciaga) previsto a settembre: il brand fiorentino sembra aver perso la sua carica innovativa e provocatoria, scivolando in una crisi d’identità. I clienti più giovani, un tempo fedelissimi, ora guardano altrove. Il gruppo guidato da François-Henri Pinault si trova in una fase di transizione delicatissima, in cui ogni errore strategico potrebbe costare molto caro. La
are always connected
ristrutturazione in corso, pur necessaria, richiede tempo e visione: due risorse che, nel lusso moderno, spesso scarseggiano.
Gruppo Prada
In un contesto così turbolento, Prada si distingue per solidità e direzione chiara. Il brand milanese ha chiuso il primo trimestre 2025 con ricavi in crescita del 13%, raggiungendo quota 1,34 miliardi di euro. Un risultato che supera le attese e dimostra come il gruppo guidato da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli sia riuscito a intercettare un lusso più consapevole, autentico e meno gridato. Il successo si deve anche al contributo della linea Miu Miu, oggi tra i marchi più desiderati dalle nuove generazioni grazie a un linguaggio contemporaneo, ironico e allo stesso tempo sofisticato. Prada ha inoltre puntato su strategie digitali mirate e una distribuzione selettiva, consolidando la sua immagine senza scadere nell’iper-esposizione. Ma il vero punto di forza del gruppo sembra essere la coerenza stilistica e valoriale, unita a un’attenzione crescente alla sostenibilità e alla produzione artigianale. In un mondo dove l’autenticità è il nuovo status symbol, Prada sembra parlare la lingua giusta.
Partendo da sinistra in alto, in senso orario: il ristorante Louis Vuitton a Saint-Tropez, Gucci Cruise 2026, Miu Miu Upcycled by Catherine Martin
Gruppo Moncler
Anche Moncler conferma il suo ruolo di outsider vincente nel panorama del lusso. Il gruppo ha chiuso il primo trimestre 2025 con ricavi pari a 829 milioni di euro, sopra le attese degli analisti. In crescita sia il marchio Moncler, sia Stone Island, che continua a rafforzare la sua identità tra moda e cultura urbana. Moncler si dimostra ancora una volta capace di reinventarsi senza snaturarsi: collaborazioni di alto profilo, eventi esperienziali come The Art of Genius, e una community fidelizzata fanno del brand un caso di studio. Il gruppo ha saputo capitalizzare il desiderio di performance e funzionalità, integrandolo con una forte componente emozionale e narrativa. Una strategia che oggi paga, soprattutto in un momento in cui i consumatori premiano i marchi che offrono più di un prodotto: un’identità.
Un nuovo equilibrio nel lusso?
La fotografia che emerge da questo primo scorcio del 2025 è chiara: i giganti scricchiolano, i challenger crescono. Non è detto che LVMH e Kering non possano ritrovare la via della leadership, ma il mercato di oggi sembra premiare chi sa adattarsi rapidamente, ascoltare il cliente e comunicare con autenticità. Il lusso non è più (solo) status e logo. È valore, racconto, cultura. In una parola? Storytelling. E in questo nuovo paradigma, l’Italia sembra avere ancora molto, molto da dire.
Non solo un’azienda ma un punto di riferimento per il fashion system. Falis rappresenta e diffonde il made in Italy (e non solo) dando voce a brand che hanno scritto la storia della moda
Le mode vanno e vengono, ma alcune icone rimangono indelebili. In un panorama in continua evoluzione, Falis si distingue per una missione chiara e ambiziosa: riportare alla ribalta i grandi nomi del casual e dello sportswear, con un occhio di riguardo alla qualità, all’eleganza senza tempo e all’autenticità. L’azienda nasce e cresce in Italia, ma parla un linguaggio globale e, grazie al suo modello di business integrato, combina approccio retail e wholesale garantendo flessibilità operativa, rapidità logistica e presidio del mercato. Le partnership con importanti realtà internazionali come G-III Apparel Group, AWWG, New Amsterdam Apparel e Monte Rosa Capital, hanno consentito a Falis l’accesso a collezioni esclusive, risorse marketing di primo livello e a un’elevata capacità produttiva, preservando al contempo l’agilità operativa e la cura tipica di una
Michele Bernardi, managing director Falis
boutique italiana. Con un team giovane e specializzato, focalizzato sull’efficienza della gestione del prodotto e sulle vendite al dettaglio, Falis si presenta come partner affidabile per retailer multibrand e concept store che cercano un assortimento autentico, dinamico e performante. L’azienda, infatti, rappresenta e diffonde il made in Italy (e non solo), dando voce e visibilità a brand che hanno scritto la storia della moda, tra cui Bear Surfboards, Converse Apparel, Ellesse, Henri Lloyd, Michael Kors Tailoring Man, Pepe Jeans e Roberto Cavalli Uomo. La sua offerta - potenziata da strumenti digitali, tra cui uno showroom online per ordini e riassortimenti, e da una social strategy mirata alla valorizzazione del brand mix - spazia dall’abbigliamento casual raffinato allo sportivo informale, pensato per chi cerca uno stile con radici profonde ma capace di parlare al presente.
Bear Surfboards
Nato dal fascino del surf californiano degli Anni ’70, Bear
Surfboards è un brand che unisce heritage e stile urbano, con capi pensati per chi ama il lifestyle old school e la libertà della vita tra onde e città. T-shirt, felpe oversize, giacche leggere e accessori che raccontano un mito nato sul grande schermo e diventato realtà.
Converse Apparel
Quando si parla di sneaker, Converse è sinonimo di leggenda. Nata nel 1908, l’azienda è diventata un’icona globale grazie alle Chuck Taylor All Star, attraversando epoche e culture diverse. Oggi, il marchio si è trasformato in un vero e proprio lifestyle, unendo semplicità e identità urbana anche nell’abbigliamento. Le collezioni di apparel, infatti, sono pensate per chi vive la città con spirito libero e dinamico, proponendo capi basic ma di carattere: t-shirt, felpe con cappuccio, jogger e giacche leggere dal design minimalista. I dettagli vintage, le grafiche street e i richiami al basket old school rendono ogni capo una dichiarazione di personalità.
Ellesse
Fondata nel 1959 in Italia, Ellesse è un pioniere dell’athleisure, un marchio che ha saputo fondere tecnica e stile molto prima che diventasse una moda globale. Leonardo Servadio, il fondatore, rivoluzionò il mondo dello sportswear con capi funzionali ma eleganti, come pantaloni da sci dal taglio sartoriale e giacche aderenti. Oggi Ellesse è un marchio lifestyle che unisce tradizione e innovazione, con una forte anima retrò ma uno sguardo proiettato al futuro. La collezione primavera-estate 2026 reinterpreta il “tenniscore” in chiave moderna, con polo, t-shirt, shorts e miniabiti pensati per chi vuole uno sportswear elegante, comodo e versatile.
Henri Lloyd Nato nel 1963 a Manchester, Henri Lloyd è sinonimo di innovazione tecnica e stile marinaro. Pioniere nell’uso di materiali rivoluzionari come Gore-Tex, ha ridefinito l’abbigliamento da vela con capi funzionali ed eleganti. La celebre giacca Consort, indossata da leggende della vela, è un simbolo di autenticità e avventura. Le collezioni attuali combinano sostenibilità e design contemporaneo, con materiali riciclati e linee essenziali che portano il mare dentro l’armadio, per un lifestyle libero, resistente e moderno.
Michael Kors Tailoring Man
Michael Kors, noto per il lusso femminile, ha costruito negli anni una solida proposta per l’uomo contemporaneo con la sua collezione tailoring: Michael Kors
Tailoring Man. Tagli asciutti, silhouette affusolate e tessuti pregiati come lana stretch e lino definiscono un guardaroba elegante e funzionale. Pensati per l’uomo urbano sofisticato, i capi della linea includono blazer destrutturati, pantaloni chino e tessuti tecnici, ideali per un business casual senza sforzo. La collezione si distingue per versatilità e attenzione ai dettagli, proponendo un abbigliamento raffinato ma comodo, perfetto
Roberto Cavalli Uomo
Roberto Cavalli è un’icona indiscussa della moda italiana dal 1970, anno della sua nascita a Firenze. Celebre in tutto il mondo, il marchio rappresenta un perfetto connubio tra glamour contemporaneo e artigianalità d’eccellenza, capace di fondere creatività sfrenata e maestria sartoriale in ogni capo. Oggi il Gruppo, sotto la guida di Vision Investment Co. LLC, continua a esplorare nuovi orizzonti di innovazione e creatività, senza mai perdere di vista i valori che lo hanno reso celebre nel mondo. Questa evoluzione guarda al futuro con energia fresca e visionaria. Tra le novità più apprezzate c’è la linea Roberto Cavalli Uomo, che porta nel guardaroba maschile la stessa carica di stile e innovazione della maison, offrendo capi dal design contemporaneo, ricercato e sempre all’avanguardia.
Pepe Jeans
Brand nato a Londra negli Anni ’70, Pepe Jeans rappresenta lo spirito ribelle e creativo della gioventù metropolitana. Il denim è il cuore pulsante del marchio, con vestibilità precise, lavaggi innovativi e uno stile autentico e urban. Pepe Jeans è la scelta di chi ama raccontarsi attraverso la moda, con capi pensati per osare e reinventarsi ogni giorno.
Instagram: @weare_falis
Dalla "luxury shame" al "quiet luxury": così la moda più esclusiva smette di gridare e sceglie il silenzio del buon gusto. Un viaggio nell’universo chic che non ha bisogno di ostentare
di Angelo Ruggeri
sinistra: Alaïa spring-winter 2025, Brunello Cucinelli spring-summer 2025, Hermès spring-summer 2025
C'era una volta il logo gigante. Quello stampato a caratteri cubitali su borse, maglioni, sneaker. Quello che diceva al mondo: “Guarda quanto valgo”. Ma il mondo è cambiato. E con lui, anche il modo di vivere il lusso. Nell’era post-pandemica, tra crisi economiche, conflitti e coscienza ecologica crescente, ostentare è diventato fuori moda. Nasce così un nuovo paradigma estetico e sociale: il quiet luxury. Una rivoluzione silenziosa che ha conquistato celebrity, milionari e (soprattutto) chi vuole esserlo senza darlo a vedere. Addio logomania, benvenuta eleganza muta. I brand che contano lo sanno: oggi il vero status symbol è riconoscibile solo da chi lo sa riconoscere.
Che cos’è il quiet luxury?
Il termine può sembrare un ossimoro: come può il lusso essere “quiet”, cioè silenzioso? In realtà, è proprio lì il punto. Non si tratta più di sfoggiare qualcosa per impressionare, ma di scegliere il meglio per se stessi. È una moda che parla la lingua della discrezione, della qualità assoluta, dell’understatement raffinato. Immagina un cappotto in cashmere di Loro Piana, una camicia in popeline di The Row, o una borsa in pelle burrosa di Bottega Veneta - priva di loghi, ma riconoscibile per chi sa. Tessuti nobili, tagli impeccabili, colori neutri e lavorazioni perfette. Il tutto senza bisogno di alcuna etichetta visibile.
La "luxury shame": il senso di colpa del lusso Questa evoluzione non nasce dal nulla. Affonda le sue radici nella luxury shame, una tendenza iniziata durante la pandemia e proseguita con le turbolenze economiche globali. In un mondo dove molte persone faticano ad arrivare a fine mese, esibire ricchezza può suonare stonato, se non offensivo. Meglio, quindi, farlo in modo discreto. Ma attenzione: non è un ritorno alla frugalità. È solo un cambio di linguaggio. Oggi, chi può davvero permettersi il lusso sceglie il basso profilo. Non per modestia, ma per intelligenza sociale. Chi sa, capisce. Chi non sa, non serve convincerlo. È una forma di esclusività ancora più potente: quella che non ha bisogno di essere spiegata.
Il ritorno al gusto e alla qualità Il quiet luxury è anche una reazione alla fast fashion e al consumismo sfrenato. Le nuove generazioni (soprattutto i Millennials e la Gen Z più
consapevole) iniziano a preferire l’acquisto ragionato all’accumulo. Meno cose, ma migliori. Non è un caso che molti brand di alta gamma abbiano ripensato le loro strategie: meno capsule e drop, più continuità. Meno hype, più heritage. Il messaggio? L’eleganza non passa di moda. E non ha bisogno di cambiarsi ogni stagione. Il lusso vero è quello che dura, che migliora col tempo, che si tramanda.
Lo shopping di lusso diventa privato Un altro segnale interessante è il modo in cui cambia l’esperienza d’acquisto. Sempre più spesso, i clienti di fascia alta optano per sessioni di shopping private, su invito, lontano dagli occhi indiscreti. Le boutique di brand come Hermès, Brunello Cucinelli o Alaïa offrono ambienti ovattati, in cui il cliente viene accolto con la stessa cura riservata a un ospite di un hotel 5 stelle. Qui non ci sono file, non ci sono selfie da condividere: solo una relazione diretta e intima tra cliente e prodotto. Anche l’e-commerce si adegua: molte maison propongono servizi di concierge virtuale, lookbook personalizzati e persino shopping “a porte chiuse” via videochiamata. Perché anche l’esperienza digitale può essere esclusiva, se ben curata.
La nuova estetica delle serie TV
A consolidare il quiet luxury come trend globale ci ha pensato anche la cultura pop. Serie come Succession, The Crown o Big Little Lies hanno mostrato al grande pubblico l’estetica del potere: abiti sobri, sartoria di altissimo livello, nulla lasciato al caso, eppure nulla di dichiaratamente “fashion”. È la moda dei ricchi veri, quelli che non devono dimostrare nulla. Non sorprende, quindi, che le vendite di brand come Totême, Khaite, Max Mara e Jil Sander stiano crescendo. Anche Zara e COS si ispirano al trend, reinterpretandolo in chiave più accessibile. Ma l’originale resta inarrivabile.
Il fascino del non detto
Il quiet luxury è molto più di una tendenza: è uno stile di vita, un manifesto estetico, un codice segreto condiviso da chi ha deciso che l’essenziale è davvero invisibile agli occhi. È il trionfo dell’eleganza che si fa sentire sottovoce, che non cerca l’approvazione degli altri ma si basta da sola. È la moda che non urla, ma sussurra. E, paradossalmente, proprio per questo, si fa notare.
Montecore e Roberto Palomba, per la collezione FW 25/26, firmano un’opera potente e poetica che invita a guardare il tempo non come limite ma come ricchezza da vivere. Un viaggio che unisce moda, design e architettura
Con “Beyond Time”, Montecore compie un passo audace e visionario nel panorama della moda contemporanea. Un progetto artistico e narrativo pensato per la fall-winter 25/26 e realizzato in collaborazione con Roberto Palomba, architetto e designer di fama internazionale. Per il progetto fotografico, l’artista ha collaborato con il fotografo Angelo Thomann, creando un racconto visivo che unisce sensibilità progettuale e visione autoriale. Il risultato è un racconto tridimensionale che esplora il tempo non come cronometro, ma come valore, emozione, memoria. Non si tratta solo di una campagna. “Beyond Time” è una dichiarazione d’intenti, un manifesto estetico e concettuale. Durante la Milano Fashion Week Uomo SS 26, dal 20 al 24 giugno 2025, questo racconto prende fisicamente forma all’interno dello showroom Montecore: lo spazio diventa quindi un luogo di condivisione in cui moda e arte visiva si fondono in un’unica esperienza. Un’istallazione vivente che il pubblico può percorrere riconoscendosi nei frammenti di tempo catturati dall’obiettivo di Palomba: “Ho voluto bloccare queste impressioni in immagini che fossero, in fondo, un’interazione con se stessi, uno specchio gentile e spontaneo della bellezza del mondo Montecore”.
Luoghi, gesti, atmosfere
Una narrazione per immagini, intensa e suggestiva, che ha preso vita durante tre giorni di shooting tra le colline, le spiagge e i borghi di una terra che respira storia e bellezza, le Marche. L’obiettivo non era semplicemente documentare una collezione ma mettere in scena un’idea: quella del tempo come spazio interiore, fatto di attese, legami e ricordi condivisi. Tutti i look sono costruiti su equilibri calibrati: tessuti tecnici e materici, volumi misurati, sovrapposizioni leggere e fluide. Le cromie predominanti (gri gio, blu, beige) dialogano con l’ambiente, sfumando il confine tra corpo e paesaggio, guardaroba e universo.
La fotografia come design
Roberto Palomba non si limita a firmare il progetto ma lo interpreta e lo dirige, con una sensibilità da storyteller e un approccio da designer. Le sue fotografie sono storyboard visivi, quadri emozionali composti con la stessa attenzione progettuale che riserva ai suoi oggetti di design. La sua è una ricerca del vero, del personale, dell’intimo: “Attraverso ogni scatto, ho cercato di restituire non solo i volti, ma anche l’anima del brand: i suoi valori, la sua autenticità, la sua verità”.
“CERCAVO UN CODICE VISIVO CAPACE DI RACCONTARE IL NOSTRO CONCETTO DI ‘OLTRE IL TEMPO’ CON AUTENTICITÀ E VISIONE. COLLABORARE CON ROBERTO PALOMBA HA SIGNIFICATO DARE FORMA ARTISTICA A UN’IDEA CHE CI GUIDA DA SEMPRE: CREARE CAPI CHE NON SEGUANO IL TEMPO, MA LO ATTRAVERSINO” FABIO PERONI, FOUNDER MONTECORE
Fondatore, nel 1994 insieme a Ludovica Serafini, dello studio Palomba Serafini Associati, Palomba ha sempre visto il design come una forma di narrazione. Con progetti che spaziano dall’interior all’exhibit design, fino all’architettura e all’industrial design, ha ridefinito il modo in cui gli oggetti abitano lo spazio e lo sguardo. Ma la sua vera cifra distintiva resta la sua capacità di “vedere oltre”: oltre l’oggetto, oltre la forma, oltre il tempo. È in questa direzione che si muove anche la sua passione per la fotografia, sbocciata fin dalla giovinezza e coltivata come estensione naturale del suo processo creativo. Ogni sua immagine è pensata come “una testimonianza visiva del cuore del progetto”, così come in “Beyond Time”, dove moda e memoria si fondono in uno specchio riflessivo dell’identità umana. Un progetto che non veste il corpo, ma l’anima.
“VOLEVO RACCONTARE IL PROGETTO COME SE FOSSE UN FILM: COGLIERE I MOMENTI DELLE PERSONE E BLOCCARLI NEL TEMPO, TRASFORMANDO OGNI
ISTANTE IN UN FRAMMENTO
SIGNIFICATIVO. È STATO
TUTTO MOLTO SEMPLICE E DIVERTENTE: TUTTI
HANNO PARTECIPATO CON ENTUSIASMO, IN MODO RILASSATO ED AUTENTICO, LASCIANDOSI ANDARE, GIOCANDO CON ME E CON LA MACCHINA FOTOGRAFICA”
ROBERTO PALOMBA, CO-FOUNDER STUDIO
PALOMBA SERAFINI ASSOCIATI
Con la quarta edizione dei 100 punti di vista, HUB Style analizza l’anno appena concluso attraverso lo sguardo di 100 boutique multibrand italiane. Nelle prossime pagine segue l’elaborazione finale
di Sara Fumagallo e Alessandro Marra
Un osservatorio diretto, una lente puntata sul mercato della moda da uno degli anelli fondamentali di questa filiera: i retailer. Anche per la quarta edizione dell’inchiesta 100 punti di vista, HUB Style ha raccolto i “punti di vista” di 100 boutique multibrand sparse lungo tutta la Penisola – 48 al nord, 22 al centro, 30 tra sud e isole – per stilare un bilancio approfondito dell’anno 2024. L’indagine ha offerto un ritratto autentico di un settore in continua evoluzione. Dai trend emergenti alle criticità della filiera, dalle innovazioni digitali alle opportunità di crescita, il racconto dei negozianti ha delineato un panorama ricco di spunti e riflessioni. Tutte le interviste sono disponibili nei numeri 02 e 03 di HUB Style, consultabili anche online nella sezione “Il Magazine” del nostro sito. Una lettura imprescindibile per chi vuole comprendere davvero cosa è accaduto – sia cosa potrebbe accadere – nel mondo della moda italiana.
BRAND DI ABBIGLIAMENTO DONNA
DONDUP
WOOLRICH WEEKEND MAX MARA PINKO
DUNO FAY
LIVIANA CONTI BLAUER CIRCOLO
POLO RALPH LAUREN
ELISABETTA FRANCHI GLOVERALL
Inquadra il QR Code per scaricare la versione digitale degli ultimi numeri
1 Il rapporto con i retailer multibrand italiani sembra essere uno dei punti di forza del vostro percorso: in che modo collaborate con le boutique per rafforzare la distribuzione e mantenere alto il posizionamento del brand?
2 Quali sono i fattori chiave, secondo voi, che vi hanno permesso di conquistare il primato in questo tipo di canale in Italia?
3
Quali valori o caratteristiche pensate abbiano reso il vostro prodotto così apprezzato da una clientela trasversale e fidelizzata?
MARCO GIACCA, GLOBAL SALES DIRECTOR
1
Wp e Barbour hanno una relazione di oltre 40 anni ed entrambi hanno da sempre condiviso la stessa visione del mercato, ponendo grande attenzione al canale multibrand. La strategia globale di Barbour è stata declinata da WP in Italia armonizzandola con le caratteristiche peculiari della nostra struttura distributiva. Oggi lavoriamo per ogni stagione con non meno di quattro segmentazioni di collezione declinate su un distributivo numericamente invariato negli ultimi anni ma molto più articolato rispetto al passato.
2
Dovendo sintetizzare, credo che la capacità di Barbour di trasmettere il proprio “heritage” e di creare una connessione emotiva tra l’oggi e la propria storia hanno progressivamente conquistato i consumatori. Consistenza di visione, strategia, pragmatismo privo di opportunismi dettati dalla contingenza, sono fattori comuni a Barbour e WP, oltre a una filosofia che credo sia stata capita e abbracciata dalla gran parte dei nostri clienti.
3
Barbour incarna un racconto autentico, radicato nella campagna inglese e nella tradizione tessile europea. Un’icona che ha attraversato cinque generazioni. L’alchimia potrebbe risiedere anche nella risposta della Regina Elisabetta quando Barbour le offrì un “rewax” dei suoi Beaufort di Balmoral e, eventualmente, di sostituirli con modelli nuovi, ma declinò con gratitudine. Credo che la pensasse come molti dei nostri consumatori: è un capo che senti tuo, che porta i segni della vita passata insieme e che potrai consegnare alla tua futura generazione con la speranza che lo apprezzi come lo hai fatto tu.
Ecco i primi 18 marchi di accessori uomo e donna più venduti nel 2024: al primo posto Orciani, seguito da Rains e Barbour
CLAUDIA ORCIANI, CEO
1
Innanzitutto etica e chiarezza, reciprocità e costante affiancamento attraverso un eccellente servizio di customer care. Siamo sempre a fianco dei retailer per garantire un flusso efficace e chiaro. Il rapporto qualità-prezzo dei nostri prodotti alimenta la fiducia e la fidelizzazione, il valore delle nostre creazioni mantiene alto e costante il posizionamento del brand che a oggi si pone come vera e propria alternativa di valore a una moda effimera e a un concetto di lusso inaccessibile ormai obsoleto.
2
Serietà e correttezza in primis, abbiamo a cuore i valori che contraddistinguono il nostro brand dalla nascita: eccellenza, come filo conduttore, nei processi commerciali come nelle lavorazioni e nei prodotti. Vantiamo 46 anni di heritage made in Italy, ogni nostra collezione è un omaggio all’Italia, alla bellezza dei nostri
luoghi. Il “saper fare” che Orciani si è costruito nel tempo oggi è posto al servizio di un presente alla costante ricerca di novità, abbiamo un’identità di prodotto ben definita che non disdegna di ascoltare il respiro della moda: muovendoci entro questi due poli all’apparenza antitetici ci poniamo come punto di riferimento per un’eleganza che va oltre e crea valore.
Siamo un brand dall’identità precisa, definita. Realizziamo un prodotto che crea valore, oltre l’effimero e la moda del momento. Attenti ai dettagli, all’eccellenza dei materiali e delle lavorazioni grazie a un’artigianalità capace e consapevole. Il nostro è un approccio alla moda, alla sua produzione e al suo consumo più sostenibile, consapevole e duraturo. Tutto questo crea alto valore che i retailer possono spendere più facilmente e con maggiore chiarezza.
Ecco i primi 18 marchi di calzature uomo e donna più venduti nel 2024. Autry primeggia ancora le classifiche di questa categoria, seguito da Premiata e Valsport
AUTRY
ROBERTA BENAGLIA, CEO STYLE CAPITAL
1
Il rapporto con il wholesale, e quindi con i retailer multimarca, è fondamentale per i brand che stanno facendo un percorso di crescita come il nostro. È ovvio che a lungo andrà in parallelo con l’apertura di monomarca direttamente gestiti, ma siamo coscienti dell’importanza di una scelta che favorisca la continua penetrazione del mercato attraverso il presidio delle boutique multibrand con le quali stabiliamo rapporti di vera e propria partnership commerciale. Per questa ragione è motivo d’orgoglio essere rappresentati all’interno di spazi gestiti in maniera professionale da operatori del settore che espongono il brand insieme alle migliori eccellenze italiane e internazionali e che ci permettono di entrare in contatto la giusta clientela.
2 Quando parlavo di partnership commerciale mi riferivo proprio a una dialettica aperta e franca con i
propri rivenditori, basata sull’ascolto delle esigenze del mercato e l’interpretazione coerente del dna del brand. Se questa interazione viene portata avanti in maniera corretta da entrambe le parti il risultato finale si traduce in risultati di vendita estremamente soddisfacenti che automaticamente rendono il brand rilevante e fondamentale per il successo dei multimarca.
3
Ci siamo innamorati di questo progetto perché abbiamo trovato un prodotto e un brand dalle caratteristiche timeless e quindi al riparo dal rischio di essere un fenomeno di corto periodo. Quello che è straordinario è verificare come anche nelle nuove famiglie che sono state progressivamente inserite si sia riusciti a mantenere questa connotazione favorendo al contempo la possibilità di venire apprezzati da una clientela sempre più trasversale e variegata.
Il criterio applicato per le graduatorie è sempre lo stesso: alla prima scelta abbiamo assegnato 10 punti, alla seconda 5 e alla terza 1
BILANCIO DI FINE ANNO E PREVISIONI
NEL 2024 QUAL È STATO L’ANDAMENTO (IN %) DELLE VENDITE IN STORE?
In crescita: 55
Stabile: 27
In calo: 18
Nel 2024, il 55% dei retailer ha registrato un incremento delle vendite in store, con una crescita media dell’8,3%. Il 22% ha segnalato stabilità, mentre il 18% ha riportato un calo medio dell’11%. Un bilancio che riflette un mercato in movimento.
IN TERMINI DI VENDITE, QUALI SONO LE PREVISIONI PER IL 2025?
Incremento: 28
Stabilità: 33
Calo: 21
Incertezza: 18
Le previsioni per il 2025 mostrano un clima di cauta fiducia: il 28% dei retailer prevede un incremento delle vendite, mentre il 33% si attende stabilità. Il 21% degli intervistati teme un calo e il 18% esprime incertezza.
VENDITE ONLINE
SHOPPING EXPERIENCE
I CLIENTI TENDONO A FARE UNA RICERCA ONLINE PRIMA DI RECARSI IN NEGOZIO O LA SHOPPING EXPERIENCE IN BOUTIQUE È ANCORA PREDOMINANTE?
La shopping experience in boutique è ancora predominante: 40 I clienti fanno prima una ricerca online: 28
Entrambi: 17
Non classificabile: 15
Nel 2024, l’esperienza in boutique resta centrale per il 40% dei retailer, nonostante il 28% nota clienti sempre più informati grazie al web. Per 17 intervistati le due modalità convivono.
QUAL È L’IMPATTO DELLE TECNOLOGIE COME LA REALTÀ AUMENTATA (AR) O LA REALTÀ VIRTUALE (VR) SUGLI ACQUISTI? I CLIENTI CERCANO ESPERIENZE PIÙ INTERATTIVE ANCHE NEL PUNTO VENDITA FISICO?
Nessuna richiesta/interesse: 90 C’è un’apertura a poterlo fare in futuro: 5
Si è percepito un maggiore interesse: 2
Non segnalato: 3
Nel 2024, l’impatto di AR e VR sugli acquisti resta marginale: 90 retailer non registrano alcun interesse da parte dei clienti, solo due percepiscono un aumento della curiosità. Per cinque negozianti, queste nuove tecnologie potrebbero essere utilizzate in futuro.
NEL 2024, QUANTO HANNO INCISO (IN %) LE VOSTRE VENDITE ONLINE SUL TOTALE DEL FATTURATO?
L’online continua a essere una vetrina fondamentale per le boutique. Se da un lato il 40% degli intervistati non possiede un e-commerce, dall’altro i social media sono un ottimo canale di vendita o promozione (solo il 3% non li utilizza). Instagram è la piattaforma più in voga, seguita da Facebook e TikTok.
Per informazioni su come accedere
Il 2024 si conferma essere un anno importante per Barbour che, secondo la nostra analisi, si aggiudica il primo posto come brand rivelazione! Per la prima volta dal 2022, anno di debutto dell’inchiesta 100 punti di vista, Autry cede il passo.
Italia Yachts è il cantiere dall’anima sartoriale, profondamente legato al made in Italy, che progetta e realizza imbarcazioni a vela, e oggi anche a motore, dove stile e innovazione navigano insieme
C’è un’eleganza che non passa mai di moda: fatta di proporzioni perfette, dettagli che durano e bellezza funzionale. È quella che ritroviamo in ogni barca firmata Italia Yachts, dove l’ingegneria navale incontra l’estetica senza tempo. Nato in Italia e cresciuto con una visione internazionale, il brand è guidato da Daniele De Tullio, imprenditore e velista, anima del cantiere. Con la passione di chi viene dal mare e la visione di chi sa dove vuole arrivare, ha reso Italia Yachts un riferimento per armatori esigenti e consapevoli.
Tre anime, una sola firma
Il mondo Italia Yachts si articola in tre collezioni, tre modi diversi di vivere il mare, uniti da un’unica visione di eccellenza.
BELLISSIMA
Per chi cerca relax e raffinatezza. Una linea che unisce comfort, eleganza e funzionalità, ideale per navigare in famiglia o con gli amici, in ambienti ampi e curati nei minimi dettagli.
FUORISERIE
Pensata per chi ama la sfida. Scafi leggeri e performanti, materiali d’avanguardia e controllo totale. Barche nate per regatare, per armatori che cercano velocità e precisione.
VELOCE
La novità a motore. Un 43 piedi che ridefinisce il concetto di weekender di lusso: elegante, potente, originale. Per chi vive il mare con spirito libero, ma senza rinunciare a stile e prestazioni.
Italia Yachts si distingue per l’equilibrio tra tecnologia e gusto, tra visione industriale e maestria artigianale. Barche progettate e costruite in Italia: una sintesi che incarna l’idea di eccellenza, tecnologica e culturale. Un approccio tipicamente italiano, dove – come nella moda – è il taglio a fare la differenza.
In un contesto come Pitti Immagine Uomo, che celebra design, manifattura e identità, Italia Yachts trova una sintonia naturale. Perché parla a chi riconosce il valore del dettaglio e la bellezza che non ha bisogno di ostentazione.
“COSTRUIRE UNA BARCA È UN ATTO D’AMORE, MA ANCHE UNA DICHIARAZIONE DI STILE. DEVE NAVIGARE BENE, MA SOPRATTUTTO PARLARE DI CHI LA SCEGLIE” DANIELE DE TULLIO, CEO ITALIA YACHTS
A fianco: uno scatto della IY43 veloce, la prima imbarcazione a motore firmata Italia Yachts
In basso al sinistra: un’immagine della IY 14.98 Bellissima, adatta alle lunghe crociere, ha come plus tanto l’estetica quanto l’essere marina
In basso al centro: una foto della IY 12.98 Bellissima, elegante e funzionale
In basso a destra: la IY 9.98 Fuoriserie, è leggera, veloce e performante
SEASE lancia “Tennis_Kit” e trasforma il Portrait Milano in un elegante tennis club, dove stile e performance giocano lo stesso match. Una capsule che reinterpreta questo sport con visione audace e contemporana
Il brand fondato dai fratelli Loro Piana segna un punto decisivo, durante la Milano Fashion Week Uomo, con il lancio della capsule Tennis_Kit, che fonde performance tecnica, estetica sartoriale e visione lifestyle. A sancire il debutto, un pop-up da Antonia, in via Sant’Andrea 10, partner strategico che sottolinea il posizionamento alto di gamma del marchio. Il progetto è parte di una narrazione più ampia, che vede SEASE ridefinire i confini tra sport e moda attraverso linguaggi condivisi di eleganza, sostenibilità e innovazione. La scelta del Portrait Milano, trasformato per tre giorni, dal 21 al 25 giugno 2025, in un vero e proprio tennis club urbano, è emblematica: un luogo simbolico dove il tennis non è solo sport ma cultura, heritage e networking. La capsule, pensata per uomo e donna, si articola in tre linee principali: la Pro, ispirata ai campi in cemento, gioca con tonalità grigie e inserti in Solaro. La Club, che guarda alla tradizione inglese del tennis su erba, con palette rigorosamente bianche, polo iconiche e blazer destrutturati. La Resort, più leisure e vacanziera, con seersucker turchese e polo in lino-cotone dal fit rilassato. I look sono realizzati con tessuti naturali e responsabili – lana merino, canapa, lino – riletti secondo il linguaggio sartorial-tech di SEASE, tra heritage e performance. Le borse tennis in Dyneema con finiture in pelle artigianale completano un’offerta versatile e di alta gamma. La campagna, ambientata a Portofino, ha come volto l’ex tennista Feliciano López, simbolo di eleganza sportiva. Una scelta che rafforza il racconto del brand con una figura credibile e trasversale, capace di connettere sport e moda. Con questa capsule, il marchio consolida il proprio ruolo nel luxury activewear, rivolgendosi a una nuova generazione in cerca di stile autentico e funzionale.
“SEASE NASCE CON L’OBIETTIVO DI UNIRE MONDI DIVERSI – SPORT, NATURA, CITTÀ – IN UN’UNICA VISIONE COERENTE DI STILE E FUNZIONALITÀ.
CON TENNIS_KIT PORTIAMO IL NOSTRO APPROCCIO
NEL CAMPO DA GIOCO, RIMANENDO FEDELI ALLA
QUALITÀ SARTORIALE E ALLA RICERCA NEI MATERIALI”
FRANCO LORO PIANA, CEO E FOUNDER SEASE
Lodenfrey inaugura una nuova era del menswear: tradizione sartoriale e visione contemporanea si incontrano in un brand che da 180 anni veste l’uomo con eleganza
Lodenfrey è più di un marchio: è un’istituzione. Nasce con un’idea rivoluzionaria: il Loden, un tessuto resistente all’acqua e simbolo di eleganza sobria, adottato dalle élite bavarese, che da allora non ha mai smesso di evolversi. La sua estetica, rigorosa e raffinata, ha saputo attraversare le epoche, mantenendo un’anima intatta. A distanza di 180 anni, il brand continua oggi a vestire un uomo cosmopolita, attento alla qualità e affascinato da un lusso che non ha bisogno di ostentazione. Lodenfrey non si limita a proporre capi d’abbigliamento. Lancia messaggi. Costruisce mondi. Niente ostentazione, nessuna rincorsa a trend effimeri, solo qualità autentica e una narrazione profonda, capace di evocare passato e futuro con la stessa intensità.
Per un’identità globale
Emblema di questa visione è il modello protagonista della SS 26: una giacca dal taglio vivo, in tessuto memory ingualcibile, pensata per l’uomo contemporaneo che cerca forma e funzione senza compromessi. Il nome scelto? “Ludwig II”, in omaggio al re romantico per eccellenza. Ludwig, con i suoi castelli da sogno, rappresenta quella Germania iconica e visionaria. È il ponte ideale tra classicismo e avanguardia, tra fiaba e innovazione. “La nostra giacca Ludwig rappresenta perfettamente lo spirito di Lodenfrey: è la scelta di chi ama la tradizione aggiornata al gusto contemporaneo e di tanti giovani che oggi la indossano - in inverno in abbinamento ai nostri cappotti in loden - per condividere uno stile di grande fascino e suggestione. Anche con i jeans”, racconta Leonard von Pfister, ceo di Lodenfrey.
Un’immagine della giacca Ludwig II (SS 26) firmata Lodenfrey
Stile urbano, made in Italy e visione globale. Moaconcept è la sneaker fiorentina che fa della responsabilità sociale e del cambiamento positivo la sua bandiera. E guarda oltre i confini, portando la sua filosofia al di là dell’oceano
C’è un’idea forte dietro Moaconcept, brand italiano di sneaker nato nel 2013 e oggi sempre più protagonista della scena internazionale. L’acronimo del nome – My Own Action – non è uno slogan, ma una dichiarazione d’intenti: ogni passo è una scelta consapevole, ogni prodotto un atto di responsabilità. Guidata dal ceo Matteo Tugliani e con sede a Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze, Moaconcept è una Società Benefit che unisce estetica, etica e innovazione. L’azienda ha fatto del made in Italy e della responsabilità sociale i pilastri su cui costruire un modello alternativo di impresa fashion.
La sneaker circolare: riciclo, impatto zero e comunità Nel concreto, l’impegno di Moaconcept si traduce in azioni tangibili. Una delle più apprezzate? La raccolta di sneaker usate all’interno della community, per destinarle al riciclo e dare nuova vita ai materiali. Il brand raccoglie infatti, a proprie spese, le sneaker usate presso contesti adibiti, seguendo le successive fasi fino al riciclo. Un modo questo per “appaiarsi”, proprio come un paio di sneaker, con i propri consumatori. Un gesto semplice, ma potente, che punta a ridurre l’impatto ambientale e a coinvolgere la propria community in un’economia circolare realmente partecipata. Una visione che guarda lontano: sostenibilità non come trend, ma come percorso strutturato verso un equilibrio tra moda e coscienza sociale.
A sinistra: uno scatto emozionale delle sneaker Club, master piece del brand
Dall’alto: le Hype, calzature dal taglio running-chic, le nuove Kobe in tre varianti colori: bordeaux, marrone e verdone, le essenziai Iconic in un’inedita versione zebrata
La sneaker Flash, novità del brand a partire dalla stagione SS 25, si ispira alla cultura Pop Anni ‘80
AI 25: icone urbane tra passato e futuro
L’80% della produzione Moaconcept è oggi made in Italy. Una scelta strategica che valorizza la qualità artigianale e riduce drasticamente le emissioni legate alla logistica internazionale. Anche molte delle materie prime vengono selezionate in prossimità dei centri di distribuzione, chiudendo un cerchio virtuoso che parla di filiera corta e controllo diretto. Questa scelta non è solo etica, ma anche estetica: ogni scarpa racconta il saper fare italiano, con attenzione ai dettagli e una costruzione di livello superiore. Per l’AI 25 le collezioni segnano un ulteriore passo avanti nel percorso creativo del brand. L’estetica urbana si fonde con la funzionalità, mentre lo stile degli Anni ‘80 e ‘90 viene reinterpretato in chiave contemporanea. Nascono così nuovi modelli come Flash e Kobe, che si affiancano alle già celebri Club, capisaldi del brand, alle dinamiche Hype e alle essenziali Iconic. Una collezione in equilibrio tra memoria e innovazione, tra vibrazioni vintage e pulsazioni contemporanee.
Flash: un viaggio tra gli Anni ’80 e la street culture del presente Tra le novità, Flash merita un focus speciale. Questa sneaker è un viaggio nella cultura pop degli Anni ‘80, un tributo all’energia della musica, della breakdance, dei graffiti. Un mix materico – nylon, pelle scamosciata, cuoio – costruisce una silhouette che unisce comfort, stile e attitudine metropolitana. Flash non è solo una sneaker, ma un manifesto. Perfetta per chi vive la città con personalità, è pensata per raccontare una storia, non solo per camminare.
Obiettivo mondo: Moaconcept sbarca negli USA Il successo europeo ha spinto Moaconcept a guardare oltre i confini. Il brand è ora attivo anche sul mercato statunitense, con risultati promettenti e l’obiettivo di strutturare una presenza globale. La strategia di distribuzione si fa sempre più ambiziosa, con uno sguardo attento ai mercati emergenti e una narrazione coerente che unisce stile, qualità e responsabilità. Moaconcept non è solo un marchio di sneaker. È un’idea concreta di futuro, dove ogni passo diventa un’azione per cambiare il mondo. Con stile.
Brioni ripropone il Jardigan, suo capo iconico, dall’eleganza rilassata, che supera la rigida formalità dell’abito classico e si adatta con naturalezza a contesti urbani, professionali e informali
di Valeria Oneto
C’è qualcosa di profondamente italiano in quel modo di vestire che non cerca mai di impressio nare, eppure lascia il segno. È un’eleganza sussurrata, fatta di gesti misurati, li nee morbide e dettagli che si scoprono solo da vicino. È proprio da questo spirito, raf finato ma libero, che nasce il Jardigan di Brioni. Concepito nel 1955 come un incontro inatteso tra cardigan e giacca, questo capo ha attraversa to le stagioni e i decenni senza mai perdere la sua attualità. Oggi, per la primavera - estate 2025, torna con rinnovata leggerezza, reinterpre tato in una miscela pregiata di lino, lana e seta, e declinato in una pa lette senza tempo, che spazia dai blu profondi ai neutri più natura li. Indossarlo è un’esperienza: la struttura decostruita, l’assenza di revers, la fluidità del taglio crea no un senso immediato di agio e raffinatezza. Nulla è rigido, nul la è imposto. Incarna oggi una vera e propria filosofia del vesti re: è un capo pensato per l’uomo
moderno che cerca equilibrio tra comodità e distinzione, tra libertà e rigore. Il Jardigan scivola sul corpo con la stessa nonchalance con cui si sorseggia un caffè in una piazza assolata o si attraversa una giornata romana senza orologio. È la Dolce Vita trasformata in abito.
Un’evoluzione fedele alle origini Ma dietro questa disinvoltura c’è una cura quasi maniacale: l’artigianalità sartoriale di Brioni, la scelta di tessuti nobili, la precisione di ogni cucitura invisibile. È in questo equilibrio perfetto tra forma e sostanza che il Jardigan si afferma come simbolo di un’eleganza moderna, che non segue le tendenze ma le supera, restando fedele a sé stessa. Il Jardigan non veste solo un corpo, racconta un’attitudine: quella di chi ha scelto di liberarsi dalle regole imposte, di chi trova nella semplicità una forza silenziosa, di chi crede che la vera classe non abbia bisogno di urlare. Il Jardigan è molto più di un capo. È una dichiarazione di stile. Anzi, è il suo sussurro più elegante.
C’è un angolo d’Italia dove il tempo si è fermato, e la natura ha scelto di parlare con una voce antica e potente.
L’uomo, la terra e il silenzio: Lorenzoni racconta i calanchi della Basilicata
Un paesaggio surreale, quasi lunare, che rimanda alle atmosfere del cult cinematografico “L’uomo che cadde sulla Terra”. Ed è proprio qui che prende vita la nuova collezione. L’uomo Lorenzoni è presenza discreta ma inconfondibile. La sua eleganza è fatta di misura, non di sfarzo. Cammina tra le fenditure della terra con la stessa naturalezza con cui indossa una maglia in cotone makò o in lino grezzo, fiero di una raffinatezza che non urla ma si fa notare. I tagli sono moderni ma mai aggressivi: maniche corte leggermente allungate, volumi che seguono la linea del corpo senza costringerla, girocolli alzati come onde che accarezzano il collo.
L’eleganza dell’essenziale C’è qualcosa di profondamente rassicurante in questa visione. Come i calanchi, anche l’uomo Lorenzoni è fatto per durare. È resiliente, misurato, essenziale. Ed è proprio in questo equilibrio silenzioso che si nasconde il suo fascino più potente. Ogni capo è un gesto d’amore per la materia. I filati –puri, sostenibili, spesso riciclati – parlano una lingua nobile. Le texture traforate e intrecciate sembrano ricalcare i solchi della terra, come se le mani degli artigiani avessero seguito i contorni di una mappa geologica più che un disegno stilistico.
Alcuni scatti della collezione SS 26 di Lorenzoni
Una collezione che sussurra alla pelle e racconta la terra: per la SS 26, Arovescio reinterpreta il quotidiano con poesia materica e visione organica
Con la spring-summer 2026, Arovescio prosegue la sua esplorazione tra natura e design, firmando una collezione che sembra respirare. I materiali parlano sottovoce ma in modo incisivo: cotoni slavati, lini ariosi e jersey fluidi danno vita a capi che raccontano storie di luce, vento e tempo. Le superfici, mai banali, sono trattate con lavaggi soft, aerografie sfumate e finiture old che restituiscono l’idea di oggetti già vissuti, scolpiti dalla memoria e levigati dal tempo. La palette cromatica affonda le sue radici nel paesaggio naturale: cacao, sabbia, fango, polveri bruciate. Colori terra che non dominano il filato, ma si depositano su di esso con la naturalezza di una stratificazione geologica. È una tavolozza che non cerca il contrasto, ma l’armonia silenziosa con l’ambiente e con chi la indossa. Anche le tinte, come i filati, sembrano avere una storia da raccontare. I volumi sono essenziali ma ricchi di significato. Nessuna rigidità, nessuna ostentazione: solo linee destrutturate, layering intuitivi e silhouette fluide, capaci di adattarsi con naturalezza al corpo e al suo movimento. È un equilibrio misurato tra spontaneità e costruzione, dove ogni dettaglio – anche il più minimo – è frutto di una scelta consapevole. Nulla è lasciato al caso, anche quando sembra esserlo. Quella della stagione estiva 2026 di Arovescio è una moda che non urla, ma si insinua lentamente nella memoria visiva e tattile di chi la osserva. Un racconto atmosferico fatto di materia, luce e tempo.
Alcune immagini della nuova collezione estiva 2026 firmata Arovescio
Tra ricerca tessile e design essenziale, Archivium ridefinisce lo stile urbano per la primavera-estate 2026.
E, per la prima volta a Pitti, racconta la propria filosofia: quella di un’eleganza non urlata, ma solida e pensata
Un debutto che non passa inosservato quello di Archivium a Pitti Uomo, dove l’innovazione incontra la sartorialità in un progetto che riscrive le regole dell’eleganza maschile. Il brand, nato da una visione precisa e indipendente, non insegue i trend ma li osserva, li interpreta e li supera, costruendo un lessico stilistico fatto di rigore formale, materiali d’avanguardia e funzionalità autentica. Al centro della narrazione c’è la camicia, non un semplice capo ma un archetipo da reinventare. Non si tratta di nostalgia o revival, bensì di una riscrittura consapevole: linee pulite, volumi calibrati e tessuti hi-tech che rispondono alle esigenze di un uomo metropolitano, dinamico, esigente. Diventando così un capo simbolo e strumento di un’evoluzione stilistica più ampia.
La collezione…
Per la primavera-estate 2026, Archivium amplia il proprio universo creativo mantenendo intatto il proprio dna. Accanto alla camicia, cuore pulsante della collezione, arrivano t-shirt, polo e nuove varianti di camicie dal taglio contemporaneo, pensate per un guardaroba trasversale e urbano. Pezzi che restano fedeli alla grammatica del brand: essenzialità, pulizia, attenzione maniacale al dettaglio. Ma è soprattutto nella ricerca tessile che Archivium continua a distinguersi. La collezione si arricchisce di nuovi materiali tecnici dalle alte performance: tessuti traforati, seersucker, piquet e jersey si uniscono all’iconico tessuto originale del marchio, garantendo traspirabilità, leggerezza e struttura senza rinunciare allo stile. Ogni fibra, ogni texture racconta una scelta progettuale mirata, un’idea di moda consapevole e sostenibile.
…e molto di più
Il marchio, inoltre, lancia un nuovo video promozionale che va oltre i canoni della comunicazione tradizionale. In linea con il linguaggio visivo e concettuale del brand, il film è un contenuto impattante e fuori dagli schemi, pensato non solo per mostrare i capi, ma per esprimere la sua essenza: tensione estetica, ritmo etereo, essenzialità visiva. Più che una campagna, un manifesto coerente della visione di Archivium.
Alcune immagini della proposta di Archivium
Dallo schermo alla strada, un’icona senza tempo che racconta una storia di libertà e autenticità. Bear Surfboards oggi mescola il fascino rétro degli Anni ’70 con la funzionalità moderna, parlando ai nuovi nomadi metropolitani
Bear Surfboards nasce da un’onda. Un’onda cinematografica, carica di emozione e significato che dal 1978 continua a infrangersi nel cuore di chi fa dello stile una questione di identità. Tutto ha inizio con Big Wednesday (Un mercoledì da leoni), cult diretto da John Milius che racconta la storia di tre amici, del loro legame con il surf e del tempo che passa. Ma il vero mito è Bear, lo shaper visionario del film: un uomo saggio e ruvido come il legno delle sue tavole, che forgia non solo surfboard ma simboli di libertà.
Il surf come filosofia, non solo sport
Da mito hollywoodiano a brand autentico, Bear Surfboards si trasforma negli anni in un’etichetta cult, prima per le tavole da surf artigianali, poi per le sue collezioni di abbigliamento. Il logo – l’orso racchiuso in un diamante rosso – diventa un segno di riconoscimento per chi cerca qualcosa di più di una semplice t-shirt ma che cerca uno stile di vita. Le sue collezioni fondono il fascino vintage della California Anni ’70 con una funzionalità contemporanea. Felpe oversize, t-shirt dai toni slavati, costumi rétro, giacche leggere e accessori essenziali: ogni capo è pensato per chi ama la natura ma vive la città. Per chi conosce il sapore del sale sulla pelle, anche quando è lontano dalla costa.
Alcune immagini della proposta Bear Surfboards (@bear_surfboards.eu), brand distribuito dall’azienda italiana Falis (@weare_falis)
BORN OUT OF THE DOLOMITES CRAFTED BY PIONEERS AND WORN BY ADVENTURERS SINCE 1897.
Macron Clubhouse è un manifesto di stile e performance, che unisce il meglio dello sport e della moda in capi pensati per chi vive con passione
Nel cuore dell’innovazione sportiva e stilistica, nasce Clubhouse, la collezione high-end di Macron, oggi leader europeo nella produzione di sportswear, che ridefinisce il concetto di Active Fashion. Unendo l’eccellenza dei tessuti tecnici ad alte prestazioni con il fascino del design italiano, Clubhouse è più di una semplice linea di abbigliamento: è una comunità di appassionati che condividono l’amore per lo sport, i suoi valori fondamentali e l’entusiasmo per la bellezza e per uno stile distintivo.
Il futuro dello sportswear è sartoriale
Il Drop03 firmato Macron Clubhouse non teme le contraddizioni: tagli atletici e linee couture, tessuti tecnici e palette raffinate, tutto convive in perfetto equilibrio. Se il cuore resta sportivo, il linguaggio è ormai quello del lusso urbano. La palette cromatica è una dichiarazione d’intenti. Al fianco del classico nero e dell’iconico verde Macron, fanno il loro ingresso colori che evocano la natura e il movimento: Ocean, Sand, Water e Pale Brick. La linea maschile è un inno al dinamismo elegante. I capi parlano a un uomo in continuo movimento, che non vuole rinunciare a comfort e classe. È sportswear, sì, ma con l’attitudine di un blazer cucito su misura. La linea femminile, invece, prende ispirazione dal mondo dello yoga e del benessere, senza mai perdere l’anima fashion. Fit contemporaneo, capispalla oversize, layering intelligenti: il guardaroba della donna Clubhouse è pensato per accompagnarla dalla lezione di pilates all’aperitivo. Iconici i glossy abbinati a piumini strutturati, per un effetto audace e chic.
Un’immagine d’archivio firmato Macron Clubhouse
Dal cuore pulsante di Portobello Road al mondo intero. Questo è il racconto dello spirito ribelle di un brand senza tempo: Pepe Jeans London
Nato tra i colori, le voci e le suggestioni vintage dei mercatini di Portobello Road nei ruggenti Anni ’70, Pepe Jeans London è molto più di un marchio: è un manifesto di stile libero, vibrante e cosmopolita. Con il suo dna profondamente radicato nella cultura street londinese, il brand incarna da sempre l’irriverenza e l’energia creativa delle nuove generazioni. Tutto ebbe inizio nel 1973, quando tre fratelli – Arun, Nitin e Milan Shah – montarono una bancarella lungo uno dei boulevard più eccentrici della capitale britannica. In pochi anni, quel piccolo punto vendita si trasformò in un fenomeno. Merito di una visione chiara: portare il denim a un livello superiore, unendo tagli sartoriali, lavaggi audaci e un’attitudine che sa di rivoluzione.
Il denim come linguaggio urbano
In casa Pepe Jeans, il denim non è solo tessuto: è narrazione visiva, gesto identitario. Dalle silhouette slim ai fit oversize, ogni capo è pensato per adattarsi al corpo e all’attitudine di chi lo indossa. La cura nei dettagli è maniacale, ogni jeans racconta una storia fatta di individualismo, appartenenza e cambiamento. Il classico cinque tasche? Reinventato. Il flare Anni ’70? Reso contemporaneo. Il cropped? Irresistibilmente urbano. La label parla a chi rifiuta gli schemi, a chi usa la moda come estensione del proprio mondo interiore. Non detta tendenze, ma offre strumenti per scrivere la propria. Ecco perché ha saputo conquistare generazioni di outsider, artisti, creativi e spiriti liberi in ogni angolo del pianeta. Indossare Pepe Jeans è come camminare lungo le strade di Camden Town, vivere la notte a Shoreditch, perdersi tra i graffiti della metropolitana: è vivere Londra, ovunque ci si trovi.
Delle immagini della stagione SS 25 di Pepe Jeans, brand distribuito dall’azienda italiana Falis (@weare_falis)
C’è qualcosa negli oggetti vissuti che racconta più di quanto mostrano. La nuova collezione SS 26 di Satorisan esplora proprio quel sottile filo che lega estetica, emozione e memoria
C’è chi veste la tendenza e chi sceglie di indossare una storia. Quello di Satorisan è un viaggio nei sentimenti, nella materia e nella filosofia giapponese del “furui mono”: oggetti antichi che portano con sé l’impronta del tempo, suscitando nostalgia, rispetto e autenticità. Ogni modello nasce da un processo lento e consapevole, dove la scelta dei materiali, la cura dei dettagli e la mano delle persone che realizzano ogni pezzo diventano parte integrante del valore del prodotto. È qui che nasce quella connessione invisibile ma potentissima.
Used & Wrinkled: il fascino delle cose imperfette
La collezione SS 26 porta avanti con coerenza il concept “Used & Wrinkled”, quella bellezza autentica delle cose vissute, che non temono le pieghe del tempo ma le trasformano in segni di carattere. Tra i modelli protagonisti della collezione estiva proposta da Satorisan spicca la Chacrona Linen Elastic: l’iconica silhouette si reinventa in chiave funzionale con due fasce elastiche che abbracciano il piede, eliminando i lacci. Il corpo è in lino premium, abbinato a pellami di altissima qualità provenienti da concerie LWG Gold in Spagna e Regno Unito. Stessa filosofia anche per la nuova Stardust Montblanc, ispirata alle scarpe da calcio degli Anni ‘60. Il nuovo tessuto in misto lino-cotone (50/50) dona leggerezza e traspirabilità, mentre le cuciture rinforzate e il logo in pelle mantengono l’anima rétro. Un mix perfetto di vintage e contemporaneo. Infine, un ritorno in grande stile: il Kwahu Man Canvas Vintage, il “wallaby” di casa Satorisan, si rinnova nei materiali con una tela composta al 65% da cotone riciclato.
A sinistra: un’immagine della Chancrona Linen Elastic Marshland di Satorisan
A destra e al centro: uno scatto della Stardust Montblanc Diving green firmata Satorisan
ellesse presenta una collezione che unisce tradizione e innovazione. Nuove sneaker, identità forte e un rilancio globale firmato Nice Brand Lab
Un ritorno alle radici con lo sguardo rivolto al futuro. ellesse celebra la propria eredità e rilancia la sua visione con la collezione primavera-estate 2026: un omaggio allo stile italiano e al fascino disinvolto che da sempre contraddistinguono il brand, dentro e fuori dal campo da gioco. Il cuore di questa nuova fase è rappresentato dalla collezione footwear SS 26, progettata da Nice Brand Lab, partner globale di Pentland Brands. Al centro, modelli inediti dal design deciso e dalla personalità marcata, che segnano una svolta creativa: la sportività diventa piacere, lo stile si fa consapevole, ogni dettaglio parla un linguaggio più maturo e raffinato. Protagonista assoluta è la LS914, sneaker off-court che prende il nome dall’altezza della rete da tennis (91,4 cm), richiamando le origini tennistiche del marchio. Linee nette, volumi pieni, forte identità visiva: un manifesto contemporaneo che unisce estetica e funzionalità, stile e autenticità. Per il suo debutto ufficiale, ellesse ha scelto Pitti Uomo 108: un’esperienza immersiva pensata per raccontare l’universo del marchio in modo diretto e coinvolgente.
“LA COLLEZIONE SS 26 È UNA STAGIONE CHIAVE PER ELLESSE, UN VERO PUNTO DI SVOLTA. A PITTI PORTIAMO GRANDI NOVITÀ, CON UNA COLLEZIONE FOOTWEAR CHE SEGNA UN RITORNO ALLE ORIGINI: HERITAGE, STILE ITALIANO E SPIRITO SPORTIVO. A LIVELLO STILISTICO ABBIAMO RIPERCORSO TUTTI I VALORI CHE HANNO SEMPRE CONTRADDISTINTO IL BRAND FIN DAGLI ANNI ‘80, REINTERPRETANDOLI E CREANDO PRODOTTI RAFFINATI E CONSAPEVOLI, CAPACI DI CONIUGARE L’INNOVAZIONE E UN DESIGN AUTENTICO E SENZA TEMPO” FRANCESCO TORRESAN, COO & HEAD OF PRODUCT NICE FOOTWEAR
“LA COLLEZIONE SS 26 È L’INIZIO DI UN VERO BRAND RESET. IL NOSTRO LAVORO NON È SOLO OPERATIVO, MA ANCHE CREATIVO E STRATEGICO, PER COSTRUIRE UN’IDENTITÀ FORTE E INTERNAZIONALE” NICK CARLISLE, STRATEGIC BUSINESS DEVELOPER NICE BRAND LAB
Tra città e natura, nasce una scarpa pensata per muoversi ovunque. Leggera, sostenibile, reattiva. È Carezza Go, la grande novità di Dolomite che promette di diventare l’icona della prossima SS 26
Dolomite lancia una novità, una scarpa lifestyle che abbraccia la libertà, la versatilità e il comfort quotidiano: Carezza Go. Nata dal dna della famiglia Carezza, questa linea porta con sé una vocazione nuova, dinamica, quasi metropolitana. Queste calzature non temono nulla, né i marciapiedi affollati né i sentieri in ombra dei boschi. Ma l’estate 2026 di Dolomite pensa anche agli escursionisti con la Vernale Hike Low GTX: linea dotata di membrana GORE-TEX impermeabile, suola Vibram XS Trek Evo con tecnologia Traction Lug e tomaia in pelle scamosciata certificata LWG. Adatta per i trekking e pensata per prestazioni elevate, su ogni tipo di terreno.
Carezza Go
Il primo impatto con Carezza Go è visivo: il design pulito e contemporaneo colpisce per l’equilibrio tra forma e funzione. Ma è la sostanza a fare la differenza. La tomaia è in canvas riciclato al 50%, una scelta che testimonia l’attenzione crescente di Dolomite a tutto ciò che ruota intorno al concetto di “sosteni-
bilità”. Due piccoli fori laterali fungono da aeratori, garantendo una traspirabilità sorprendente anche durante le giornate o i viaggi più impegnativi. Inoltre, la costruzione, frutto di un attento studio anatomico, permette non solo di calzare il piede ma di accompagnarlo passo dopo passo, offrendo un appoggio naturale, morbido, senza punti di pressione. La nuova intersuola è, però, il vero pezzo forte della proposta: con il suo profilo volutamente voluminoso rompe gli schemi senza sacrificare l’estetica. Leggera ma reattiva, offre ammortizzazione dinamica su diverse superfici, dall’asfalto alla ghiaia, dal pavé ai percorsi misti. Il battistrada completa l’opera, garantendo grip e sicurezza grazie a una mescola pensata per adattarsi al contesto urbano e naturalistico. Ogni modello è unisex, con cinque varianti cromatiche ispirate alla natura estiva (toni caldi, rilassanti, in sintonia con la terra, il cielo e l’acqua) e, a completare la collezione, il brand propone “Carezza Go Leather”: stessa anima e costruzione ma con tomaia in pelle Nubuck, adatta a contesti urbani o climi mutevoli.
ACBC sta attraversando una nuova fase di crescita tra responsabilità, innovazione e visione internazionale di Cristiano Zanni e Sara Fumagallo
In un settore sempre più chiamato a dimostrare coerenza tra parole e azioni, ACBC (Anything Can Be Changed) si afferma come uno dei protagonisti più credibili e innovativi della moda responsabile. Ma oggi l’azienda milanese va ben oltre la sneaker vegana che l’ha reso celebre: è diventato una vera e propria piattaforma di consulenza green, capace di supportare marchi e aziende nel ripensare il proprio prodotto e la propria filiera in chiave responsabile, con metodo scientifico e misurabile. Non si tratta più solo di comunicare sostenibilità ma costruire, calcolare e ottimizzare. Dopo l’ingresso del fondo Gyrus Capital come azionista di maggioranza, ACBC accelera il proprio sviluppo, puntando su acquisizioni strategiche, espansione europea e responsabilità concreta. Ne abbiamo parlato con l’anima dell’azienda Gio Giacobbe, ceo e co-founder, che ci ha raccontato i prossimi obiettivi, le nuove sfide e il ruolo che ha la sostenibilità (a 360 gradi) nel suo business.
Quali sono le principali novità e opportunità derivanti dal closing con Gyrus Capital, che ha acquisito la maggioranza di ACBC? Quali sono le previsioni di chiusura in termini di fatturato?
L’ingresso di Gyrus Capital rappresenta un’importante spinta
per la nostra strategia di crescita. Stiamo già valutando l’acquisizione di aziende che possano ampliare i servizi offerti ai nostri clienti, sia in Italia che all’estero. Inoltre, vogliamo aprire nuove filiali nei principali mercati europei, in particolare Germania, Francia e Spagna. A livello di numeri, prevediamo un incremento a doppia cifra per il 2025, intorno al 20%, superando i 20 milioni di euro di fatturato. La crescita continua.
ACBC è nata con un’identità forte nel mondo delle sneaker. Che peso ha oggi questa categoria nel vostro portafoglio, considerando l’espansione verso apparel e altri segmenti?
Le sneaker rappresentano ancora il 50% del nostro business, l’altra metà è composta da calzature formali. Oggi il consumatore sceglie tra due opzioni: chi desidera indossare una sneaker punta a brand tecnici che vantano una forte expertise nel prodotto. Allo stesso tempo, il mercato del formale continua a esistere, anche se cambia. Non si tratta più solo di moda, ma anche di percezione di valore. Spendere 500 o 600 euro per una sneaker griffata spesso non è giustificabile in termini di qualità intrinseca, mentre prodotti più autentici e tecnici sono preferiti da un consumatore sempre più attento.
Per la primavera-estate 2025, ACBC e Coccinelle rinnovano la loro collaborazione, proseguendo il percorso di innovazione responsabile avviato nel 2024. Novità assoluta: la shopping bag Coccinelle C-Bounce
Come si inserisce il nuovo quartier generale di Milano, in via Signorelli 10, nella strategia di crescita di ACBC?
Il nuovo HQ è stato pensato come un hub di innovazione. È uno spazio multifunzionale che funge da showroom ma anche da laboratorio dove possiamo mostrare brevetti, tecnologie e progetti ai nostri clienti. Uno spazio che sintetizza il nostro approccio alla sostenibilità applicata al prodotto.
In percentuale, qual è oggi il bilanciamento tra aziende italiane e internazionali nella vostra clientela?
Attualmente il 70% dei nostri clienti è italiano, mentre il restante 30% è composto da aziende estere, in gran parte francesi. L’obiettivo, anche grazie all’espansione in Europa, è di armonizzare ulteriormente questa proporzione.
Quanto conta oggi la sostenibilità nella filosofia e nelle scelte operative di ACBC?
La sostenibilità è il nostro cuore pulsante. Lavoriamo quotidianamente per offrire soluzioni concrete e accessibili alle aziende. Il nostro obiettivo è rendere la transizione verde non solo desiderabile, ma anche economicamente vantaggiosa. Anche una riduzione dell’1% delle emissioni o dell’impatto ambientale è meglio dello zero. Tuttavia, per fare questo, le aziende devono ripensare processi e struttura operativa, e qui nasce la vera sfida. Noi accompagniamo questo cambiamento, anche se spesso si parte da un livello ancora molto basso.
Quale sarà il ruolo di ACBC alla prossima edizione di Lineapelle a settembre 2025? Perché avete scelto questa fiera?
Lineapelle rappresenta un momento cruciale per dialogare con i player che gestiscono materiali e componenti, ovvero gli attori chiave della filiera. Il nostro spazio sarà focalizzato sulla promozione del nostro approccio alla sostenibilità e su come possiamo supportare l’intera supply chain nel percorso di transizione responsabile.
L’acquisizione dell’agenzia di comunicazione Guitar rappresenta un investimento significativo. Come si inserisce questa operazione nella vostra strategia complessiva?
La sostenibilità va comunicata in modo chiaro, credibile ed efficace. L’acquisizione di Guitar, che ha un’ esperienza nel mondo della comunicazione di oltre 35 anni, ci consente di offrire ai
nostri clienti un servizio di comunicazione altamente professionale e focalizzato proprio su temi di responsabilità e impatto. Guitar entra nel gruppo ACBC con l’obiettivo di diventare uno dei punti di riferimento per la comunicazione sostenibile.
Su quali basi è stata scelta Guitar come partner per questa acquisizione?
La collaborazione con Guitar è nata sul campo: abbiamo lavorato insieme su diversi progetti e ci siamo trovati subito in sintonia, sia per visione che per valori. Da lì è nata l’idea di unire le forze.
L’accordo è stato siglato già nel luglio 2024 e oggi possiamo ufficialmente annunciare l’integrazione.
Sta diminuendo l’interesse verso la sostenibilità da parte delle aziende? O forse è solo una percezione? È innegabile che il settore moda stia attraversando un momento complesso. Le grandi aziende, sopra il miliardo di euro, sono obbligate per legge al reporting ESG e stanno trascinando la filiera con sé. Le PMI, invece, affrontano il tema della sostenibilità solo se porta vantaggi operativi o economici. Molto spesso, l’obiettivo non è solo essere sostenibili ma efficientare la produzione e ridurre i costi. È lì che entriamo noi, offrendo soluzioni green che possono abbassare i costi o migliorare il prodotto. Ma, realisticamente, la maggioranza delle realtà è ancora ferma. E questo è un tema che dobbiamo affrontare con lucidità.
La responsabilità sociale non riguarda solo il prodotto ma anche le persone. Come vi muovete in questo ambito?
Siamo attivi anche su questo fronte (persone e policy sociali), anche se la nostra forza principale resta il prodotto. Abbiamo un team dedicato alla consulenza, alla redazione dei report ESG, ai piani di sostenibilità sociale. Collaboriamo con le aziende per integrare strategie che vadano oltre la mera compliance e producano un impatto positivo lungo tutta la filiera.
La partnership tra ACBC e Lotto dà vita a una grande novità: la sneaker “OOH!” d’ispirazione tennis. Realizzata in Italia con materiali derivanti da processi di riciclo e si caratterizza soprattutto per la composizione della suola e tomaia
Johnny Lambs riscrive le regole dello sportswear italiano con la collezione SS 26
Un nome che suona internazionale ma che parla italiano in ogni dettaglio. Johnny Lambs, l’alter ego anglofono di Gianni Agnelli, torna protagonista con una collezione spring-summer 2026 che miscela eleganza, provocazione e spirito contemporaneo. Un rilancio strategico guidato da Angelo Loffredo, oggi direttore artistico e commerciale del brand, deciso a rimettere al centro dell’armadio maschile un simbolo senza tempo: la polo. Nato nel 1978 sull’onda dei Casual Fridays newyorkesi – quando i colletti bianchi si concedevano un look più disinvolto in vista del weekend – Johnny Lambs ha sempre incarnato un’eleganza sportiva, ironica e raffinata. Oggi, a oltre 40 anni dalla sua nascita, il marchio riscopre le sue radici italiane e rilancia la sua identità con capi più tecnici, essenziali e funzionali, pensati per un uomo globale, dinamico e con il gusto per il bello. Con la stagione SS 26, il brand torna sotto i riflettori. E lo fa con la forza della sua storia, la visione di chi conosce il gusto italiano e la voglia di riscrivere le regole della moda maschile contemporanea. Perché, come dice Loffredo, “Noi non sappiamo fare tutto, ma quel poco lo facciamo alla grande”. E in effetti, non serve altro.
Main Heritage
nei internazionali raccontano un uomo che unisce rigore e libertà, tradizione e performance. Tessuti tecnici, tagli netti e colori sofisticati trasformano l’abbigliamento sportivo in nuovo lusso funzionale.
Main Heritage Plus
La capsule Main Heritage Plus eleva il foulard a icona. Stampato in cashmere e fisicamente allegato ai capi come un tag personalizzato, diventa il manifesto visivo di un’eleganza che non ha bisogno di urlare. È il dettaglio che distingue chi sa che “less is more”, ma sa anche giocare con lo stile.
La linea Main Heritage è il cuore del nuovo corso: una selezione di capi evergreen reinterpretati con tessuti stretch, filati premium e palette sobrie ma raffinate – dal grigio perla al blu navy. L’equilibrio perfetto tra estetica borghese e funzionalità urbana, con tocchi inaspettati come il foulard-pochette integrato nei capi, che diventa firma di stile.
The Club
Con il progetto The Club, Johnny Lambs omaggia lo sport più elegante: il tennis. Due capsule all’anno ispirate ai grandi tor-
AUTHENTIC ITALIAN VALUES
AUTHENTIC ITALIAN VALUES
Dai tessuti tecnici alla maglieria preziosa, dai colori ispirati alla natura ai dettagli ricercati, la SS 26 racconta una visione moderna e versatile del guardaroba maschile. Protagonista la polo skipper che si conferma un must della stagione estiva, incarnando uno spirito libero e dinamico di Maria Pina Ciuffreda
Ispirata al tema “FIRE”, Ferrante propone una linea composta da capi leggeri e naturali in lino, seta, ice cotton, jersey e piquet tinto in capo. La palette richiama i colori della terra, marroni, beige e verdi, mentre i volumi morbidi e i dettagli contemporanei, come punti traforati e colli a camicia, danno nuova vita alla maglieria classica.
Tra masserie assolate, ulivi secolari e sentieri di campagna, la nuova collezione Impulso è un omaggio poetico al tempo libero, alla semplicità autentica e ai ricordi d’estate. In un viaggio ideale nel cuore della Basilicata, colori naturali come bianco puro, beige e azzurro cielo si mescolano ai rosa dell’alba e alle grandi righe che richiamano il mare, trasformando ogni capo in un frammento di paesaggio vissuto.
Cruna presenta Mediterranean Journey, la nuova collezione spring-summer 2026 che racconta l’estate italiana attraverso quattro momenti iconici di stile e lifestyle. Dal dinamismo urbano di Urban Explorer all’eleganza nautica di Maritime Club, dalla libertà naturale di Waves and Sand al fascino sofisticato di Sunset Lights, ogni proposta è un tributo all’autenticità del made in Italy.
La nuova collezione Pal Zileri si ispira al fascino intramontabile di Sherazade e alle storie magiche de Le Mille e Una Notte. Silhouette raffinate, texture preziose e colori ispirati a spezie, sabbia e cieli notturni danno vita a un guardaroba dal gusto esotico e regale.
Scaglione svela un perfetto equilibrio tra stile sofisticato e praticità estiva. Filati naturali come lino stretch, cotone e seta si intrecciano in capi leggeri, traspiranti e versatili, pensati per accompagnare con eleganza ogni momento della giornata. Protagonista la skipper polo, icona di comfort e design, proposta in varianti esclusive.
Un’eleganza “fancy” mai urlata, pensata per chi cerca stile autentico e cura nei dettagli. Slowear firma una reinterpretazione sofisticata del capo estivo per eccellenza, arricchendolo con lavorazioni jacquard, contrasti cromatici misurati e texture ricercate.
Con oltre 40 anni di esperienza nella maglieria di alta qualità, Annapurna unisce tradizione e sperimentazione. Volumi estremi, colori saturi e lavorazioni ricercate trasformano il cashmere in uno stile unico e contemporaneo, che rompe gli schemi senza perdere autenticità.
Nel cuore della tradizione napoletana, Kiton continua a riscrivere le regole dell’eleganza maschile, con capi che uniscono maestria artigianale, materiali pregiati e uno stile senza tempo. Ogni dettaglio racconta una filosofia: innovazione e heritage convivono in perfetto equilibrio, dando vita a collezioni sofisticate ma contemporanee.
L’idea di viaggio si fa esperienza concreta con Jeanne Baret, tra capi che coniugano design funzionale, materiali performanti e un’estetica pulita e contemporanea. Protagonisti i colori naturali e le nuove proposte tessili, dalla maglieria tecnica al seersucker di cotone, pensati per accompagnare le donne in ogni avventura quotidiana.
Kangra è un invito a riscoprire la bellezza della semplicità, con tessuti naturali, volumi ariosi e tonalità che evocano la luce dell’estate. Il cashmere si fa leggero, impalpabile, ideale anche nella stagione più calda, accanto a lino e cotone per un’eleganza disinvolta e autentica.
Bramante 1986 è un soffio di stile che racconta la bellezza autentica del vivere slow. Linee fluide, filati naturali e tonalità baciate dal sole si intrecciano in capi che evocano la luce, la quiete e la libertà del paesaggio mediterraneo. Un’eleganza senza sforzo, intima e raffinata, pensata per chi fa della semplicità il proprio lusso quotidiano.
Giannetto Portofino amplia i confini della propria identità stilistica con una proposta versatile e completa. Alla storica camiceria, si affiancano nuovi capi pensati per accompagnare l’uomo moderno dalla città alla vacanza. Costumi eleganti, giacche e gilet in jersey, polo lavate, overshirt funzionali e giubbotti in tessuti stone wash raccontano un’eleganza rilassata, dinamica e sofisticata.
Avant Toi racconta un paesaggio selvaggio e sofisticato, dove ogni capo è traccia di un vissuto autentico. Le colorazioni a mano, firma del brand, tingono giacche destrutturate, pull irregolari e camicie maltinte di tonalità terrose e imperfette. Accenni di rosa wisteria rompono la palette con leggerezza poetica, in una stagione che celebra il radicamento e il cambiamento.
UN TRIBUTO ALL’HERITAGE
Telacruda svela East of Blue, una collezione che intreccia il rigore del guardaroba nipponico con la poetica matericità dell’indaco. Ispirazioni sartoriali e silhouette rivisitate, come il kimono Kyoto e i pantaloni Scott, rendono omaggio ai tintori giapponesi e alle origini del denim.
Simone Martucci ridefinisce il concetto di eleganza contemporanea con una collezione che fonde il meglio della tradizione italiana con tecnologie d’avanguardia. Tessuti naturali, filati pregiati e lavorazioni manuali si combinano in capi dal fitting dinamico e raffinato, pensati per esaltare l’individualità.
Con il suo stile inconfondibile e l’eleganza rilassata che lo contraddistingue, Boglioli firma un look perfetto per la bella stagione: la giacca field in lino tinto in capo si abbina con naturalezza all’overshirt in suede e alla t-shirt in maglia di cotone a righe, mentre i pantaloni relaxed in twill leggero completano l’insieme con un tocco di disinvoltura raffinata.
D.A.T.E. presenta la collezione SS 26 e rinnova uno dei suoi modelli più iconici: la Torneo Canvas. In occasione del 20° anniversario, il brand reinterpreta la storica sneaker con un tessuto elegante e contemporaneo, simbolo della sua evoluzione tra innovazione e dna urbano. Una collezione che guarda al futuro con design audaci, materiali d’avanguardia e uno spirito sempre in movimento.
La collezione estiva di Doucal’s è un viaggio contemplativo tra i paesaggi aridi e suggestivi dei deserti italiani, dove il tempo si deposita e la natura scolpisce forme pure e silenziose. Ispirata alla solennità della Murgia, alle geometrie del Deserto di Accona e alle terre calanchive di Sardegna e Sicilia, questa stagione celebra un’estetica essenziale, fatta di colori sfumati e materiali che raccontano storie di quiete e luce.
Tra pellami intrecciati, suede effetto light e tessuti naturali, Manzoni 24 presenta una collezione che unisce sartorialità italiana e relaxed attitude. Capispalla iconici, polo in lino e seta, blazer destrutturati e tonalità ispirate alla terra compongono un total look maschile raffinato ma disinvolto.
Caruso esprime una playful elegance fresca e consapevole, con capi sartoriali che valorizzano il corpo senza costrizioni. Tessuti pregiati e dettagli sofisticati si uniscono a silhouette morbide e tonalità ispirate ai paesaggi mediterranei. Dalla giacca Aida alle camicie leggere, fino alla sahariana in seersucker di lana.
Quattro universi stilistici distinti, tra footwear e apparel, compongono il guardaroba firmato Sebago, completo e raffinato, pensato per chi desidera un’eleganza moderna e versatile. Volumi che assecondano il movimento si intrecciano a un’estetica pratica, affondando le radici nell’heritage americano e rielaborandole in chiave contemporanea.
Eton fonde la sartorialità classica con un’estetica contemporanea e rilassata, grazie a tessuti leggeri, silhouette moderne e dettagli raffinati. Nasce così un guardaroba estivo sofisticato e funzionale, dove texture ricercate e design modulare si intrecciano in un’eleganza naturale.
Nel laboratorio creativo di BOB, l'archivio storico si trasforma in arte viva: ogni capo rivive grazie a pennellate uniche e tinture degradé che raccontano storie irripetibili. Tra sartorialità e sperimentazione, la mano dell’artigiano-artista firma ogni pezzo, rendendolo un’opera autentica.
Aida Barni presenta un’esclusiva valigia in pelle, foderata in pregiato cashmere, un accessorio di lusso che fonde artigianalità e funzionalità. All’interno, un elegante girocollo mouliné a tre colori e un basic ultralight in cashmere verde pastello, espressione di leggerezza made in Italy per l’uomo moderno.
Felisi lancia la nuova borsa della linea Yachting, un tributo all’estate e all’eleganza del design nautico italiano. Realizzata in tessuto tecnico gommato bianco, doppiato con righe bianche e blu, la borsa unisce resistenza e innovazione, mentre le finiture in pelle di vacchetta chiara esaltano purezza e raffinatezza.
Barbour celebra la bella stagione con un’esplosione di colori vivaci — dall’arancione al fucsia, dal giallo al verde — declinati in polo eleganti, pantaloni freschi, cappellini antisole e giacche leggere in cotone, senza imbottitura, pensate per un’estate all’insegna dello stile e della praticità.
Pensato per chi vive la città con dinamismo, Kimonorain trasforma la protezione dalla pioggia in un’esperienza di moda quotidiana. Ridefinendo il concetto di impermeabile con materiali innovativi e un
workwear. Camicia e pantalone, realizzati in nylon resistente, si arricchiscono di dettagli in ripstop verde militare – dalle tasche al carré – che esaltano l’anima tecnica e robusta della collezione.
Soldini 80 incarna la gioia del pop. La collezione primavera-estate 2026 non segue stagioni, ma interpreta le tendenze in chiave trasversale, ispirandosi all’immaginario visivo e culturale degli Anni ’80. I nomi delle sneaker richiamano fumetti, film e cartoon senza alcuna nostalgia vintage: le scarpe sono moderne e pensate per accompagnare con stile e praticità ogni giorno.
Nata dall’amore per la natura e dall’urgenza di proteggerla, Origin of Line si distingue per una ricerca costante nel campo delle fibre naturali, con un focus particolare sulla canapa tessile. Il brand va oltre l’estetica, definendo un linguaggio unico che traduce funzionalità e design in capi dal carattere autentico e riconoscibile.
Porter International lancia il backpack ideale con chiusura a fibbia e coulisse, tasche organizzate, scomparto per laptop fino a 14” e comfort garantito da spallacci imbottiti e cinturino pettorale. Completo di tasche laterali, fascia per trolley e accessori esclusivi, è il mix perfetto tra design sofisticato e praticità intelligente.
Blauer USA reinventa lo stile quotidiano. Tra performance tecniche e dettagli heritage, la linea SS 26 celebra movimento, personalità e autenticità, con un design contemporaneo che coniuga comfort e protezione. Quattro temi per uomo e donna, più una speciale capsule dedicata alla pelle, per un lifestyle moderno che abbraccia città e natura con eleganza e funzionalità.
Duno presenta una collezione che è un vero e proprio viaggio stilistico tra eleganza e funzionalità. Pensata per accompagnare la transizione tra stagioni, la linea si distingue per l’uso di tessuti innovativi e performanti, declinata in due anime: Timeless e Contemporary Vibration, la proposta più fresca e audace, che unisce volumi equilibrati e materiali innovativi.
La nuova frontiera dello stile maschile: tra avanguardia tech e savoir-faire sartoriale Markup crea una collezione che intreccia performance e raffinatezza. Linee pulite e materiali hi-tech danno forma a capi dinamici e leggeri, perfetti per il ritmo urbano, mentre tessuti nobili e dettagli artigianali elevano l’eleganza quotidiana.
La collezione SS 26 di Corso Mille racconta una nuova visione dell’eleganza contemporanea: sobria, raffina ta e profondamente legata all’heritage italiano. Must della collezione, polo e felpe in cotone e cotone/Co olmax, pensate per accompagnare con disinvoltura ogni momento dell’estate.
Colori vibranti, leggerezza assoluta e un’estetica dal gusto internazionale: Eyepetizer è il brand che ha trasformato l’occhiale in un vero e proprio statement. Ogni modello è un mix di ironia e precisione, capace di raccontare una nuova idea di eleganza urbana, dinamica, cosmopolita e inaspettata. Con Eyepetizer, lo sguardo si fa più leggero, ma mai banale.
Lotto Leggenda alza il sipario su Autograph, l’icona reinventata: un viaggio stilistico che fonde l’heritage sportivo del 1973 con lo streetwear contemporaneo. Silhouette retrò, dettagli ricercati e un’anima urbana per sneaker che raccontano mezzo secolo di stile e innovazione.
MOSSO Sunwear disegna un’estetica fatta di luce, quiete e consapevolezza. La collezione si ispira alla dolcezza delle mattine mediterranee, tra linee fluide, materiali raffinati e colori sbiaditi dal sole che evocano memorie d’estate e libertà essenziale. Un
Il classico borsone Wave di Biagini torna protagonista nella collezione primavera-estate 2026, questa volta in una raffinata veste patina Wine. Realizzato in canvas e pelle dipinta a mano, simbolo dell’artigianalità più autentica, il modello unisce la morbidezza delle forme a dettagli esclusivi che ne esaltano il carattere classico e sofisticato.
L’ELEMENTO
Bomboogie porta avanti la sua evoluzione stilistica all’insegna dell’essenzialità. Linee pulite, materiali tecnici e naturali sapientemente trattati danno vita a capi dal design minimal ma altamente funzionale, definendo un guardaroba estivo versatile, disinvolto e perfettamente calibrato.
Ispirata all’atmosfera intima e preziosa della Serenissima, la collezione Barmas Venezia fonde linee pulite e tessuti nobili per un’eleganza distintiva. Dettagli come cuciture tono su tono e bottoni in vero corno raccontano la cura artigianale, cifra stilistica del brand.
Piquadro reinventa la linea Corner per la SS26 con superfici metalliche, lavorazioni tecniche e dettagli high-performance, tra futurismo e leggerezza. Lo zaino Corner, cuore della collezione, sorprende con un pannello termoregolatore ispirato all’aerospazio, che assicura comfort costante adattandosi alla temperatura corporea.
La nuova collezione 04651/ A Trip in a Bag racconta una vacanza in città dove cultura, design e libertà si fondono in un ritmo spontaneo e coinvolgente. Tra skatepark, musei e angoli nascosti, ogni capo richiama l’eleganza geometrica del design danese e i colori caldi e sfumati della capitale nordica, catturando l’essenza di un’estate fatta di esplorazione consapevole.
Ten c si distingue per un dialogo audace tra materiali e design evoluto, proponendo un look urbano dall’anima contemporanea. La palette mescola toni metallicicaldi e freddi, mentre l’innovativo OJJ Titanium, frutto di nanotecnologie, conferisce ai capi una resistenza e impermeabilità senza precedenti.
La nuova collezione di Enterprise Japan rivela un dialogo tra handcrafting italiano e cultura visiva giapponese. Nuovo modello dal sapore spiccatamente estivo, Isla, con fondo in corda intrecciata. Palette cromatiche de cise, superfici segnate dal tempo e materiali che raccontano storie, non solo tendenze.
Montecore propone un viaggio estetico che esplora l’essenza pura delle forme. La collezione coniuga funzionalità e stile, accompagnandolo con coerenza dal lavoro al tempo libero. I modelli iconici del brand – Peacoat, Trench, Raincoat, Field Jacket – si rinnovano in silhouette pulite e dettagli essenziali, espressione di un’eleganza pragmatica che elimina il superfluo per valorizzare la sostanza.
Tatras rivoluziona il classico bomber con una giacca in microfibra di nylon che conquista per la sua finitura setosa e lucida, unita a prestazioni idrorepellenti di altissimo livello. Un capo
ANT45 presenta PURE, la capsule collection di calze four season che unisce innovazione sostenibile e maestria artigianale. Realizzate in cotone biologico e lana certificata, lavorate a mano su antichi telai a doppio cilindro, le PURE sono skin-friendly, plastic free e rifinite con dettagli sartoriali come il rimaglio a contrasto, ispirato ai colori del cielo e del mare.
Premiata rivoluziona il classico con la sua giacca a vento in nylon ripstop ultraleggero: resistente a strappi e abrasioni, ma sorprendentemente pratica grazie al design pocketable. Ogni dettaglio, dalle cuciture agli accessori, è studiato per trasformare questo capo tecnico in un’icona di stile contemporaneo.
Paoloni abbraccia uno stile “formale ma non troppo”, dove giacche sfoderate, lane leggere e lini si uniscono a capi in jersey e maglieria per un comfort inaspettato. I colori caldi e terrosi si fondono a tessuti naturali e trattamenti washed, dando vita a volumi equilibrati e capi dall’anima rilassata ma raffinata.
Daniele Alessandrini presenta la capsule collection “SUITABLE”, una nuova visione dell’abito maschile che coniuga eleganza contemporanea e comfort senza tempo. Circa 30 modelli versatili, pensati per accompagnare l’uomo moderno in ogni occasione, dal lavoro agli eventi speciali.
Valsport invita a riscoprire l’autenticità dello stile quotidiano. Le sneaker, protagoniste della collezione, brillano con pelli speciali e tonalità sfumate. La palette spazia da neutri sofisticati a colori vivaci e freschi, dando vita a modelli dal carattere versatile, impreziositi da dettagli raffinati e accenti rétro.
Rubinacci presenta per la spring-summer 2026 una sahariana in lana hopsack bluette. Il tessuto leggero e traspirante, unito alla raffinata tonalità blu, esprime la maestria sartoriale del brand, ideale per l’uomo moderno che cerca stile e comfort nelle giornate più calde.
Cuoio di Toscana rappresenta l’eccellenza dell’artigianato pellettiero italiano, un consorzio che da oltre 40 anni unisce tradizione, innovazione e sostenibilità. Il brand si distingue per la qualità superiore dei suoi materiali e per l’impegno costante verso pratiche produttive responsabili, continuando a scrivere il futuro della pelle made in Italy.
Nel grande caos dei dazi sono finite anche le sneaker. Ora cosa dobbiamo aspettarci?
di Marco Rizzi
Sono passati poco più di due mesi dal giorno in cui il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, accompagnato da un dettagliato cartello illustrativo, ha annunciato dal Giardino delle Rose della Casa Bianca pesanti dazi da applicare a quasi tutte le nazioni da cui gli USA importano merci in quello che il POTUS ha ribattezzato “Liberation Day”.
Tra i molti settori immediatamente coinvolti nell’applicazione di queste nuove imposte c’è ovviamente anche quello calzaturiero, dominato da aziende con sedi e capitali statunitensi ma produzione prevalentemente asiatica. Proprio l’Asia, in particolare la Cina, è tra le aree maggiormente colpite dalla situazione, trascinata in una battaglia al rialzo che ha portato la Repubblica Popolare Cinese a rispondere imponendo dazi del 125% sulle merci dirette negli USA e pesanti limitazioni riguardo terre rare e materiali utilizzati nell’industria elettronica, a cui Trump ha risposto sollevando i suoi tassi sulle esportazioni fino al 145%.
In risposta a questi avvenimenti, diverse aziende del settore calzaturiero hanno subito cali del valore di titoli azionari fino all’ 11% spingendo il “Footwear Distributors and Retailers of America trade group”, l’ente che raccoglie i maggiori marchi, produttori e distibutori, a richiedere ufficialmente al presidente Trump un’esenzione dai dazi motivando i danni sull’intera filiera che un crollo delle vendite potrebbe causare. La lettera è stata sottoscritta da 76 aziende, un elenco in cui compaiono grandi nomi tra cui Nike, adidas, Puma, Under Armour ma anche gruppi come VF (Timberland, Vans), Capri Holdings (Versace, Jimmy Choo) e Deckers (UGG, Teva, Hoka).
E ora? Qualunque sia la strada intrapresa dalle aziende per far fronte ai dazi e all’instabilità dei mercati finirà, inesorabilmente, per avere ricadute anche sull’esperienza del cliente finale. Già nei prossimi mesi il mercato domestico statunitense inizierà a restituirci un’immagine abbastanza chiara di ciò che potremmo aspettarci successivamente anche in Europa. Come riportato a fine maggio da diverse testate tra cui Complex, Nike ha già comunicato ai suoi partner commerciali che una prima selezione di prodotti subirà immediatamente degli aumenti sul “suggested retail price”, il prezzo consigliato per la vendita, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno fiscale, l’1 giugno. Gli aumenti non riguarderanno gli articoli per bambini, parte dell’abbigliamento e le calzature incluse nella fascia di prezzo fino a 115 dollari, mentre gli articoli di prezzo superiore subiranno aumenti proporzionali. Segnali simili sono arrivati anche da ASICS che, stando ad alcune indiscrezioni, potrebbe applicare degli aumenti ai prezzi dei modelli lifestyle a partire da inizio 2026, con il lancio della nuova collezione spring-summer.
Per il momento nessuna azienda ha ancora attuato politiche di comunicazione diretta con i clienti per discutere gli effetti dei dazi, come fatto per esempio da Mattel o dalla catena Walmart, probabilmente per non incorrere nelle pesanti critiche del presidente Trump e complicare ulteriormente eventuali dialoghi e trattative. Ciò che rimane davanti agli occhi di tutti è come, in una realtà di mercati interconnessi, qualunque decisione riguardo l’applicazione di dazi finirà per innescare un effetto domino di cui anche noi presto vedremo gli effetti.
Maggio è stato un mese molto importante per Ronnie Fieg: il fondatore e direttore creativo di KITH ha supervisionato il lancio dell’ultimo progetto collaborativo realizzato con New Balance e ha guidato le cerimonie per l’attesa riapertura del negozio di Lafayette St. a Manhattan, cuore di KITH e primo retail space aperto dall’imprenditore. Oltre al “ritorno a casa”, il marchio prosegue nella sua espansione negli Stati Uniti: stando ad alcune indiscrezioni, Fieg sarebbe alla ricerca di figure per gestire due nuovi negozi a Chicago e Dallas. Al momento è già presente a NYC con sette store, a cui si aggiungono i tre della contea di Los Angeles, i due di Miami e Honolulu, oltre a Tokyo, Parigi e Londra oltreoceano.
STAPLE RIAPRE 21 MERCER
Nel corso degli ultimi 30 anni, Jeff Staple ha contribuito enormemente a dare forma alla cultura di strada per come la conosciamo oggi, grazie al suo ruolo di memoria storica e al grande lavoro fatto come designer con grandi aziende di ogni settore e con il suo brand omonimo, Staple, che da poco ha il suo primo flagship store a Manhattan al 21 di Mercer Street, dove fino a gennaio 2023 aveva sede uno dei più celebri negozi Nike al mondo. Si tratta del primo spazio aperto da Jeff Staple in quasi dieci anni: nel 2016 il designer annunciò la chiusura definitiva di Reed Space, lo spazio da lui inagurato nel 2001 su Orchard Street, nel cuore del Lower East Side, divenuto un punto di riferimento per gli appassionati di street culture in tutto il mondo. L’approdo al 21 di Mercer Street, quindi, può essere considerato la chiusura di un cerchio, da un luogo iconico a un altro.
UN NUOVO CEO PER PUMA
Il ceo di Puma, Arne Freundt, lascerà l’azienda dopo 14 anni in cui ha ricoperto diversi ruoli di responsabilità. Il marchio tedesco ha dato l’annuncio con un comunicato stampa in cui conferma di aver trovato un accordo con Freundt a seguito di alcune differenze di vedute riguardo le strategie da attuare per il futuro di Puma. A sostituirlo a partire dal 1° giugno è Matthias Baumer, che resterà a Herzogenaurach passando da adidas allo storico rivale. Con le tre strisce Baumer ha 26 anni in diversi ruoli tra cui la guida delle linee Originals, YEEZY e Y-3, chiudendo come head of global sales e membro del board dell’azienda.
SNKRS APP SI RIVOLUZIONA
Lanciata ormai dieci anni fa, SNKRS APP è la principale interfaccia mobile di Nike, nata come vetrina per i prodotti più esclusivi realizzati dallo Swoosh e utilizzata successivamente come canale per la vendita diretta al consumatore. Negli ultimi anni è diventata un fondamentale strumento di promozione per l’azienda americana, rendendo celebre nel mondo lo spietato sistema di lotterie con cui assegnava la possibilità di acquistare i modelli più desiderati. Da qualche settimana Nike sta sperimentando negli Stati Uniti SNKRS Link, un nuovo sistema di vendita basato sulla diffusione di accessi esclusivi a comunità di collezionisti e appassionati in anticipo rispetto alla distribuzione globale, che vuole rendere il processo di vendita più meritocratico e trasparente.
PRESENTA IL SUO LIBRO
Salehe Bembury è senza dubbio una delle figure principali di quest’ultimo decennio di sneaker: dal lavoro con Kanye West con YEEZY ai grandi successi con Versace, poi il pionieristico ruolo da freelance con Vans, Crocs e New Balance, fino al recente approdo in Puma. È stato proprio il designer newyorkese ad annunciare che un libro racconterà la sua carriera e questo incredibile percorso; si intitolerà “Salehe – I make shoes”, sarà edito da Rizzoli e sarà disponibile in autunno. Negli Stati Uniti sono già stati aperti alcuni canali di prenotazione, mentre per l’Europa servirà aspettare ancora qualche mese.
Negli ultimi anni adidas è stata tra i più bravi ad esplorare nuovi contesti alla ricerca di partner, testimonial e, soprattutto, nuovo pubblico. Lo conferma con la nuova collezione firmata con 100 Thieves, label di Los Angeles che cura non soltanto una linea di abbigliamento lifestyle di grande successo, ma anche una delle squadre di e-sports più celebri al mondo. Insieme hanno realizzato una collezione che include diversi capi di abbigliamento e due sneaker inedite: la Palos Hills, modello d’ispirazione terrace dall’estetica abbastanza tradizionale, e la Savage, una particolare scarpa da trail running realizzata con una tomaia monoblocco con parti riflettenti che le donano un particolare look robotico.
SONO UN “CLASSICO AMERICANO”
Era questione di tempo prima che Packer e Timberland firmassero un progetto congiunto: il negozio del New Jersey, attivo da quasi 120 anni, ha avuto la possibilità di realizzare una colorazione esclusiva della classica 3-Eye Lug. Per il progetto il design team di Packer, guidato per l’ultima volta da Victor Kan, ha tratto ispirazione dall’ “Americana”, con colori ed elementi che richiamano il classico menswear statunitense, il vintage e l’influenza estetica di West e Indiani d’America. La release di questa 3-Eye Lug è stata gestita in esclusiva da Packer, qunidi potrete trovarla soltanto nel negozio di Teaneck o su packershoes.com.
SPENCER
SAUCONY PRESENTA LA NUOVA LINEA SILO
Dopo aver concesso uno sguardo a pochi fortunati durante l’ultima Paris Fashion Week, Saucony ha ufficialmente lanciato la nuova collezione Silo, caratterizzata da un approccio premium su modelli vintage e moderni. Curato da Paul Ruffles, già responsabile della linea 1TRL di Merrel, il progetto include cinque modelli in edizione limitata per un totale di 17 release: due Endorphin Elite 2 S, tre Kinvara 1 S, quattro Gripper S, quattro 586I S e quattro Grid X Ultra S. L’intera collezione si pone in netto contrasto con ciò che l’azienda americana normalmente propone con i suoi progetti speciali in ambito lifestyle offrendo colorway pulite – spesso monocromatiche – e particolari accoppiamenti di materiali classici e tecnici. Non sappiamo ancora se le uscite firmate Saucony Silo saranno stagionali o annuali, ma si tratta senza dubbio di un’aggiunta interessante a un catalogo già di grande successo.
Hoka aggiunge un nuovo nome alla sua già ricca line-up di partner affidando una sneaker collaborativa a Spencer Badu, designer di origini ghanesi nativo di Toronto e fondatore dell’omonimo marchio di abbigliamento. Il modello scelto è la Elevon X, scarpa tecnica da running rielaborata per l’occasione con una particolare colorazione two-tone, nero per la suola e la para e giallo per la parte superiore della tomaia. Il tutto è arricchito da diversi dettagli che richiamano i luoghi di provenienza di Badu, come i charm a forma di conchiglia Cauri e due simboli Adinkra: Fawohdie, che rappresenta la libertà e la crescita personale, e Nyame Dua, l’albero di Dio che simboleggia la protezione spirituale.
Mizuno rinnova la sua partnership con il leggendario marchio inglese Maharishi e, dopo aver lavorato a un’edizione limitata della Wave Rider 10, realizza una particolare Wave Mujin LS GTX che fonde alla perfezione elementi di entrambi i brand. Fondato nel 1994 da Hardy Blechman Maharishi ha basato la sua estetica sulla fusione di elementi orientali e occidentali, tra complessi ricami e heritage militare. Anche nel caso di questa Wave Mujin le regole non cambiano: un modello molto tecnico con tomaia impermeabile realizzata insieme a GORETEX e suola Vibram, in una colorazione che unisce verde oliva e arancio come nei vecchi bomber e una particolare trama a pixel che richiama il camo digitale delle Forze Armate canadesi. La Mizuno Wave Mujin LS GTX di Maharishi è già disponibile in selezionati negozi in tutto il mondo.
Fondata nel 1999 da Daiki Suzuki, Engineered Garments è una label newyorkese che, ben prima dei recenti trend, ha voluto rielaborare i classici del workwear americano con le forme e la cura per il dettaglio propri dell’abbigliamento giapponese. Il marchio non è certo nuovo al mondo delle sneaker: negli anni ha collaborato con grande successo con brand del calibro di Hoka, New Balance, Superga e ora anche Keen. La base per questo progetto a quattro mani è la WK500, scarpa da passeggio presente da molti anni nel catalogo del marchio outdoor statunitense, proposta in una particolare versione total black arricchita da disegni, ricami e toe bug tipici degli stivali texani. Il classico mix di elementi che non dovrebbero funzionare insieme, invece rendono questa scarpa un progetto ben riuscito.
VANS MODIFICA LE HALF-CAB PER JJJJOUND
Sono trascorsi ormai quasi 20 anni da quando JJJJound è apparso online come un moodboard nato per mostrare i punti di sovrapposizione di pop culture, arte, architettura, design e stile. Oggi la creazione del canadese Justin R. Sanders è ben più di una collezione di belle immagini e si è affermata come uno dei marchi esteticamente più influenti di questi ultimi anni, tanto che diversi brand hanno voluto sposare l’estetica di JJJJound. Tra questi anche Vans, che per questa nuova collaborazione ha addirittura consentito al marchio di Montreal di modificare un modello iconico come la Half-Cab, privato dell’imbottitura tipica delle scarpe da skate e ulteriormente snellito grazie all’utilizzo di una linguetta in nylon. Le due colorazioni proposte, rispettivamente nero e marrone con suola, lacci e linguetta a contrasto, sono andate rapidamente sold out online, in attesa di capire se saranno distribuite anche nei negozi.
Nonostante lo scetticismo iniziale, il nuovo corso della partnership tra New Balance e Miu Miu si è rivelato un grande successo, determinato in particolare dal lancio della 530SL. Proprio la versione modificata della runner, realizzata per il marchio di Miuccia Prada con una suola piatta e materiali premium, è stata recentemente mostrata in nuove colorazioni arruolando come modella d’eccezione la tennista statunitense Coco Gauff. L’abbigliamento e le scarpe saranno disponibili a partire dal 10 settembre, con ogni probabilità accompagnati da qualche aggiunta in arrivo durante l’estate.
Reduci dal doppio successo del 2024, anche quest’anno Salomon e MM6, il dipartimento footwear di Margiela, tornano a unire le forze. Il primo modello utilizzato è la XT-4 Mule, che fa il suo ritorno in una colorway inedita con base blu e dettagli bordeaux dopo il debutto dello scorso anno. Prima volta invece per la Spectur 2, proposta da MM6 in total black e in versione fedele all’originale, senza le modifiche viste nelle ultime collezioni. Entrambe le nuove Salomon x MM6 sono già disponibili nelle boutique e nei monomarca dello stilista belga.
ASICS e APC tornano a collaborare firmando un doppio progetto: la prima parte, quella lifestyle, vede il brand francese firmare due colorway molto pulite della GEL-Kayano 14, uno dei modelli di punta del revival Anni ’00 di ASICS, realizzate in bianco e blue navy con suola color gomma e branding minimale. L’altra metà della capsule collection, invece, include scarpe e abbigliamento tecnico da tennis, indossato in queste settimane da molti atleti sponsorizzati dal marchio nipponico tra cui Jasmine Paolini durante il doppio trionfo agli Internazionali d’Italia.
In questa fase di calo per il settore è importante capire come rispondere alle nuove esigenze del pubblico
di Marco Rizzi
Dopo un decennio di totale sovraesposizione, pare che la frenesia per le sneaker stia calando, portando molti a decretarne una crisi sotto diversi punti di vista: economico, creativo e culturale. È innegabile che i numeri non siano quelli del triennio pre-pandemia, tra sold out istantanei e nuove icone pop, e che questo abbia influito pesantemente sulle strategie intraprese dalle aziende. Ma se effettivamente questa è la situazione, per l’industria è arrivato il momento di guardarsi attorno alla ricerca di nuovi prodotti su cui puntare, o è quello giusto per insistere, sperando in un ritorno alle origini con meno hype sconsiderato e più appassionati? Per avere un’immagine completa della situazione, abbiamo interpellato alcuni dei retailer che hanno contribuito a scrivere la storia della sneaker culture italiana e ancora oggi sono in prima fila quando si discute questo argomento.
Daniele Valente, owner – Sneakers 76, Taranto Parlare di crisi forse è riduttivo, io lo vedo come un momento di transizione profonda. Oggi stiamo assistendo a un rallentamento – ma non necessariamente in senso negativo, è come se il settore stesse cercando un nuovo equilibrio. Un ruolo fondamentale in questo cambiamento lo sta giocando la Gen Z; è una generazione che ha rivoluzionato completamente il modo in cui si percepisce e si consuma il prodotto: è più fluida nei gusti, meno legata ai brand storici, molto attenta ai valori e alle scelte di campo delle aziende, e spesso più attratta dall’autenticità che dall’hype costruito. Questo ha stravolto certe logiche consolidate, e noi – come retailer – dobbiamo tenerne conto. Per questo, da un lato ha senso esplorare nuove direzioni, ma dall’altro è anche il momento giusto per tornare all’essenza della sneaker culture: passione, storytelling e sopra ogni cosa la community, con particolare attenzione a quella locale. Insomma, non è il momento di mollare, ma di evolversi. Con radici forti nel passato e uno sguardo attento a chi sta scrivendo il futuro.
Gian Paolo Giuliani, store manager – Special, Milano Ci troviamo in una fase di crisi economico-sociale diffusa, che per forza di cose finisce per riflettersi anche sul nostro settore. Parlando di sneaker penso che la percezione del momento di difficoltà sia accentuata anche dagli enormi risultati raccolti negli anni di picco, al momento siamo nella fase discendente della parabola ma è utile osservare tutto il percorso per capire meglio la situazione. Personalmente penso che non sia il momento per un cambiamento radicale ma per impegnarsi a migliorare sotto diversi aspetti, cominciando da una maggiore selezione del prodotto, lavorando sui classici e ripartendo dalle radici della sneaker culture e dal racconto. Chi come noi ha sempre lavorato così deve proseguire lungo questa strada. All’inizio potrà essere complicato ma sulla lunga distanza è una scelta che pagherà. Ovviamente saper leggere i trend e il mercato rimane una capacità fondamentale per sopravvivere, ma non va stravolto tutto per inseguire correnti che durano sempre di meno. L’importante è tornare a scegliere su cosa puntare con maggiore consapevolezza.
Marco Evangelisti, owner – Bottega Back Door, Bologna Per quel che mi riguarda, io credo entrambe. Non penso ci siano prodotti specifici su cui puntare, ma sicuramente la gestione autolesionistica di alcuni brand iconici ha permesso a tante realtà che già stavano emergendo di prendersi spazi e fette importanti di mercato. Questo è un bene dal mio punto di vista. D’altra parte il calo dell’hype, iniziato già da fine 2023, permette da tempo agli appassionati di sempre e contemporaneamente alle nuove leve di potersi godere il negozio come realtà più che come contenitore, un posto in cui i prodotti sono e restano visibili, disponibili e acquistabili a lungo. Riportando il tutto un po’ indietro, quando comprare una sneaker significava anche condividere passione e tempo nelle botteghe e nei negozi, godendosi il momento e allontanandosi finalmente dalla tipologia d’acquisto mirata solo al resell, esplosa in maniera incontrollabile in particolare nei mesi post-Covid.