Unicusano Focus 18 ottobre 2016

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VI UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 18 ottobre 2016

CULTURA, industria e disabilità

russia, la caduta dell’ultimo zar

Da Nicola II a Rasputin e Lenin: l’uscita dell’Impero dal conflitto mondiale analizzata dal professor Giuliano Caroli della Cusano Il trattato di alleanza stipulato con l’Inghilterra nel 1907 trascinò la Russia, già alleata della Francia, nel baratro della prima guerra mondiale. Nel 1915, poi, Nicola II assunse personalmente il comando dell’Esercito e alla fine del 1916 (esattamente cento anni fa) il carisma dello zar raggiunse il suo punto più basso. Della caduta dell’ultimo zar di Russia si è parlato recentemente a “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus. È intervenuto Giuliano Caroli, professore associato di Storia contemporanea all’Università Niccolò Cusano, spiegando come precipitarono gli eventi all’interno della Russia: «Tutto cominciò con i forti malumori palesati dai soldati sul fronte orientale della prima guerra mondiale. Perché i soldati russi erano quelli che più di tutti stavano pagando una guerra fallimentare dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati, con grandissimi sacrifici e decine di migliaia di vittime. A un certo punto, la capacità di tolleranza da parte dei soldati, impegnati in trincea e non solo, raggiunse il limite di rottura. Pertanto, furono loro l’autentico motore di un vasto movimento anti-zar che poi si allargò agli altri ceti sociali: operai e contadini». LA NASCITA DEI SOVIET. La di-

sastrosa condotta delle operazioni militari, che portò alla perdita di enormi territori a occidente, e il conseguente crollo dell’economia nazionale, determinò l’acuirsi dei conflitti sociali che sfociarono nella seconda rivoluzione russa, quella del 23 febbraio 1917: «Una guerra - ha precisato il professor Caroli - che l’esercito russo in realtà non aveva mai sentito propria fin dall’inizio perché non vi erano obiettivi relativi alla sicurezza dello stato. Stesso discorso per la popolazione civile costretta a sopportare le conseguenze di questa guerra totale dal punto di vista della qualità

gli aristocratici ordirono un complotto contro di lui uccidendolo. Questa sorta di misterioso stregone era riuscito a far presa su zar e zarina salvando dall’emofilia, non si sa come fece, il figlio della coppia, ovvero l’unico erede maschio al trono di Russia, Aleksej Nicolaevic Romanov. In precedenza avevano avuto quattro figlie. Tralasciamo ovviamente i particolari pruriginosi legati alla brama sessuale di Rasputin che, da quanto è stato raccontato, ebbe molti rapporti intimi con donne dell’aristocrazia, letteralmente ammaliate dal suo enorme carisma. Si parlò anche di un suo presunto flirt con la stessa zarina». LE SOMMOSSE. Anche que-

Lo zar Nicola II e la zarina Alessandra con la famiglia imperiale. In alto, il “monaco pazzo” Rasputin

della vita. Nacquero così i primi soviet, cioè le associazioni di operai, sindacati e rappresentanti del popolo. Queste sono le ultime fasi dell’autocrazia zarista. Nicola II era sempre più distante dal resto della popolazione; in realtà, era diventato più distante fin dalla famosa domenica di sangue del 1905, durante la prima rivoluzione russa, quando i soldati aprirono il fuoco sulla folla. Folla che invocava l’intervento dello zar per alleviare le difficili condizioni di vita degli strati più deboli».

IL RUOLO DI RASPUTIN. Intan-

to, zar e zarina erano succubi dell’inquietante Rasputin. Su questo punto lo storico dell’Unicusano racconta: «Una coppia di regnanti molto unita. Erano molto legati e si amavano molto lo zar Nicola II e la zarina Alessandra d’Assia e del Reno. Una coppia però molto fragile dal punto di vista emotivo: soprattutto la zarina che non a caso finì nelle mani molto abili del cosiddetto “monaco pazzo” Rasputin, soprannominato anche demonesanto. Una figura molto con-

troversa quella di Rasputin, il quale, approfittando del suo ascendente sulla zarina e del fatto che Nicola II fosse

al fronte a guidare l’esercito, acquistò sempre più potere in Russia. Era diventato una sorta di vice zar. Ecco perché

sta oscura vicenda alimentò la rivolta popolare. «L’aver dato così tanto potere a un personaggio come Rasputin incise sulla rivolta di esercito e popolo contro lo zar di Russia – ha aggiunto il professore - non solo gli eventi della guerra, i tanti morti, le sofferenze e le difficilissime condizioni di vita della popolazione. Inoltre, non giovò allo zar la decisione di assumere in prima persona il comando delle truppe al fronte, delegando ad altri la

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” va in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.

Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d’ottobre del 1917

gestione della vita sociale e politica che andò ancora più allo sbando, favorendo così le prime sommosse popolari che poi si estesero a tutto il paese dando vita alla seconda rivoluzione russa, che fu ribattezzata “rivoluzione borghese socialdemocratica”. E Nicola II fino alla fine, fino a quando non fu costretto ad abdicare nel marzo del 1917, sottovalutò quanto stava accadendo». errore di valutazione. «Se-

condo lo zar, infatti, l’unico modo per salvare la monarchia era portare avanti l’impegno della Russia nella Grande Guerra, fino alla vittoria contro gli Imperi Centrali di Germania e AustriaUngheria - presgue il professore - Proprio quella guerra che invece come detto aveva ormai esasperato e lacerato esercito e popolo. Quindi Nicola II commise un grave errore di valutazione, anche perché stando al fronte non si rese conto di quanto effettivamente stava avvenendo nel paese: ammutinamenti da parte dei soldati, sommosse popolari, insurrezioni nelle città e soprattutto cominciavano ad agitarsi anche le varie nazionalità che componevano l’Impero russo, come gli ucraini, i polacchi e altri». LA RIVOLUZIONE. Circa un mese dopo la seconda rivoluzione che il 2 marzo del 1917 portò all’abdicazione dello zar in favore di suo fratello il granduca Michele che poi rinunciò, venne formato un governo provvisorio

guidato dal principe Lvov prima e da Kerenskij poi. I quali però tradirono il volere del popolo facendo restare la Russia nella prima guerra mondiale. Nel frattempo, la Germania aveva provveduto a spedire in Russia Lenin: «Sì, e fu un modo per iniettare in Russia un virus rivoluzionario più potente. I tedeschi – ha sottolineato Caroli - favorirono il ritorno in patria dall’esilio del più rivoluzionario dei rivoluzionari russi, attraverso il famoso vagone-piombato di un treno che partì dalla Svizzera e raggiunse l’allora capitale russa Pietrogrado, dove Lenin fu accolto dai suoi seguaci pronti per la terza rivoluzione russa, quella bolscevica dell’ottobre 1917, secondo il calendario giuliano all’epoca vigente in Russia». L’ABDICAZIONE. «In realtà, se-

condo il calendario gregoriano la rivoluzione maturò all’inizio di novembre del 1917. Così - conclude Caroli - si spiegano anche le altre differenze di date legate alla precedente rivoluzione e all’abdicazione dello zar: si parla di febbraio per i russi e di marzo per il calendario gregoriano». La Russia alla fine lasciò la Grande guerra solo con Lenin al potere: il 3 marzo 1918 quando a BrestLitovsk, nell’odierna Bielorussia, fu firmato un trattato di pace con gli Imperi centrali. Trattato che sancì la vittoria degli Imperi centrali sul Fronte orientale, la resa e l’uscita della Russia dalla prima guerra mondiale. © Copyright Università Niccolò Cusano

sistemi per l’autonomia

Guidare è più semplice grazie a una leva Per una persona con disabilità la guida rappresenta uno dei passi più importanti verso la completa autonomia. L’azienda romana Guidosimplex lavora per permettere che questo accada dal 1960, l’anno in cui il ministero dei Trasporti ha attestato la validità di adattamenti di guida. Oggi la Guidosimplex è presente in Europa, Stati Uniti, Sud America, Sud Africa e Giappone con strutture proprie, importatori e dealers. In Italia, vanta una sua propria rete compo-

sta da 150 officine autorizzate, in grado di incontrare le esigenze più personali. Tra le ultime novità della Guidosimplex, ci sono due soluzioni di acceleratore applicato alla leva freno: una con acceleratore a levetta, e l’altra con acceleratore a levetta rotativa ACCELERATORE A LEVETTA .

Il primo modello consiste nell’utilizzo di una levetta per il comando elettronico dell’acceleratore, applicata alla leva freno. Per ac-

Uno dei sistemi di accelerazione e freno della Guidosimplex

celerare, il guidatore agisce sulla levetta. Un sistema di sicurezza dell’asta di collegamento al pedale del freno annulla l’accelerazione in caso di frenata brusca. Il guidatore può inoltre attivare il cambio automatico, premendo a fondo sulla levetta. Altre funzioni applicate alla leva, oltre a quella del freno, che si attiva spingendola in avanti, sono la funzione clacson e arpionismo del freno. Quest’ultimo è particolarmente utile in caso di partenze in salita,

e per gli spostamenti del selettore marce tutto in una mano. Il secon-

do modello è sempre applicato alla leva freno, nella sua parte superiore, ed è una levetta che si mette in funzione in modo rotativo. Ruotando progressivamente la levetta verso di sé, il conducente accelera della gradazione desiderata. Quando l’utente vuole frenare, invece, dovrà solo spingere la leva in avanti. In caso di frenata brusca il sistema di

sicurezza azzera l’accelerazione. Sulla leva sono inoltre applicati tre ulteriori pulsanti, due posteriori per l’azionamento del kick down e del clacson e uno anteriore per il sistema d’arpionismo

del freno utile per le partenze in salita e per lo spostamento del selettore marce nel caso la vettura sia dotata di cambio automatico di serie. © Copyright Università Niccolò Cusano


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