Focus 6 giugno

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UNICUSANO FOCUS Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma

I.P. A CURA DELL’UNIVERSITà NICCOLò CUSANO e di SpoRTNETWORK

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

martedì 6 giugno 2017 www.corrieredellosport.it

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Scuola e disabilità La necessità di lavorare per l’inclusione > A PAGINA IV

Stati Uniti Filosofia e storia Leonardo-Cusano JFK, un mito i punti di contatto senza tempo > A PAGINA VII

> A pagina XIII

miriam leone

Protagonista della serie “Non uccidere”, l’attrice racconta: «Con questo personaggio mi tolgo ogni maschera»

indagini senza

trucco

> A PAGINA II

diritto sportivo

Il basket alla prova delle doppie regole > A PAGINA XIV

il punto

Visco e dintorni

M

ercoledì 31 maggio - stessa data ogni anno - il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha illustrato la Relazione annuale e, come vuole la tradizione, ha analizzato ad ampio spettro lo stato di salute del Paese e del sistema bancario. Il documento evidenzia con chiarezza, profondità di analisi unita alla necessaria sintesi, lucidità e completezza ciò che è successo e, con inevitabile approssimazione, cosa può attenderci. Luci - o, quantomeno segnali positivi negli ultimi due anni - e ombre si sono alternate nella ricostruzione degli ultimi sei anni di vita del nostro sistema economico, partendo dal riferimento agli interventi di politica monetaria - che hanno consentito di fronteggiare la crisi finanziaria e quella dei debiti sovrani - e ricordando la crescita costante ma debole, insufficiente nel suo 1% e dintorni contro il 3% circa dell’economia globale e il 2% dell’eurozona: un quadro di grande difficoltà ma sembra che l’Italia, anche se con ritmi blandi e non al passo degli altri, abbia invertito la rotta. Prof. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III


cultura

II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

sul set

sul web

Un cast di ottimi interpreti

Non solo in tv: ecco dove vederla

Oltre a Miriam Leone, nel cast di “Non uccidere” troviamo anche Matteo Martari, Thomas Trabacchi, Riccardo Lombardo, Luca Terracciano Davide Iacopini, Viola Sartoretto.

La serie creata da Claudio Corbucci sbarca su Rai2 dal 12 giugno ma va già in onda anche su RaiPlay. La seconda parte della serie verrà invece distribuita in autunno.

miriam leone mi tuffo nel reale senza una maschera

Torna a vestire i panni di Valeria Ferro nella serie noir di Rai2 “Non uccidere“: «Via il trucco, per me è un ruolo di spessore» Bella, è bella. È stata sua la fascia di Miss Italia nel 2008 - «una carta che mi sono giocata e mi è andata bene», dice. Ma è anche brava: ha condotto programmi di successo (da “Unomattina” a “Le Iene”) e recitato in fiction da ascolti record (da “La

«La mia carriera di attrice? Ho soltanto seguito il mio istinto con molto impegno» dama velata” a “1992”, solo per citarne alcune). Poco importa quindi se, per esigenze di copione, capita di vederla senza neppure un filo di trucco. Come quando indossa i panni dell’ispettrice Valeria Ferro nella seconda stagione della serie “Non uccidere”, in onda dal 12 giugno su Rai2. Perché Miriam Leone, nata a

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it

Catania il 14 aprile 1985, occhi verdi, sorriso perfetto, fisico invidiabile, e che dice che sulla bellezza non ci ha «mai davvero puntato» («fino a Miss Italia non mi ero mai sentita bella veramente»), sa catturare lo schermo e soprattutto sta dimostrando che «con l’impegno si possono raggiungere grandi cose». Ma restando sempre con i piedi per terrà. In occasione della conferenza stampa di presentazione della serie Rai, Miriam Leone ha citato Hannah Arendt, ha detto di ispirarsi alle tragedie greche e di pensare a nuovi progetti al cinema e al teatro. Ma ha aggiunto: «Ho ancora tanto da studiare». «I miei genitori – confida - sono felici del percorso che ho fatto. Certo è che anche per loro è stata una sorpresa: non si aspettavano che prendessi questa strada e realizzassi il mio sogno. Anzi volevano che studiassi chimica!».

Alcune scene tratte dalla fiction “Non uccidere”, in onda su Rai2 dal 12 giugno

Sempre più attrice e meno conduttrice, dunque. «A un certo punto ho deciso di non accontentarmi. Ho lasciato una vecchia strada per una nuova: ho avuto paura ma ho seguito il mio istinto. L’attore è un lavoro che richiede grande impegno. Per il momento la recitazione è il mio mestiere. È un lavoro bello che in questo momento mi gratifica». In “Non uccidere” sei un commissario di polizia dal problematico passato familiare. Raccontaci di questo personaggio. «Sono felice di aver interpretato di nuovo l’ispettrice Valeria Ferro: questo ruolo è un regalo per un attore. Devo ringraziare chi ha pensato a me. Mi sono ispirata ad Antigone, perché seppellire i morti e dare giustizia a chi ha perso un proprio caro è una missione per Valeria. Valeria

vive la lotta tra bene e male, vive in mezzo ad assassini e cadaveri, vive nella mente dell’assassino: è una fine psicologa. Amo questa serie, italiana ma anche internazionale. E in questa serie Valeria cambia: nonostante la cupezza e il suo caratteraccio, ha iniziato a credere in qualche modo nell’amore. Avrà una relazione con un ragazzo più vicino a lei, della sua età. Ci saran-

no chiaramente alti e bassi: non sarà facile portare avanti una storia d’amore alla Squadra omicidi. E ci saranno anche i fantasmi del passato di Valeria». Nella serie appari struccata e vestita in maniera poco curata. «Senza contare che quando arrivo sul set la prima cosa che fa il parrucchiere è sporcarmi i capelli con

l’olio! Al primo provino ho capito che dovevo struccarmi. All’inizio è stato un po’ strano. Invitare una donna a struccarsi è un po’ come togliersi una maschera. Una maschera di gentilezza. Perché credo che per una donna anche solo un filo di mascara prima di uscire di casa sia un atto di gentilezza. Invece è proprio questa la forza del personaggio: la sua realtà. Quello con il personaggio di Valeria è un lavoro “a togliere”: una scarnificazione dei cliché dell’aspetto femminile. Abbiamo immaginato che questo ispettore si muovesse come una donna reale: che si può incontrare davvero in una questura, in un commissariato. Una donna che ha talmente tanto a cui pensare da non curarsi di come appare, anzi. Insomma, con grande realismo abbiamo cercato di raccontare la realtà. La semplicità è difficile da raggiungere e c’è un gran lavoro dietro». Quello di Valeria Ferro è un ruolo diverso da quello della soubrette Veronica in “1993” su Sky. «Sono due donne agli opposti. Veronica è provocante e sfacciata, Valeria è chiusa e spigolosa. Ma sono molto grata a chi me li ha affidati perché sono due personaggi femminili scritti molto bene. E sono stata diretta da grandi registi. Ovvio, le difficoltà non sono mancate ma per crescere è necessario incontrare le difficoltà. Altrimenti si rischia di rimanere in superficie. E non è ciò che spetta a noi attori». © Copyright Università Niccolò Cusano

martedì 6 giugno 2017


economia

martedì 6 giugno 2017

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

italia, rotta invertita ma la strada è lunga

La relazione annuale del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, evidenzia luci e ombre dello scenario economico nazionale. Ecco l’analisi del rettore della Cusano Fabio Fortuna SEGUE DA PAGINA I

Stabilità dei prezzi e tasso d’inflazione verso il limite ritenuto sano del 2% rimangono obiettivi da raggiungere; per quanto riguarda l’inflazione, nonostante l’impen-

Positivi i dati sull’occupazione di fine maggio dell’ISTAT: è un segnale di ripresa nata d’inizio anno, tale limite - come dimostrano anche i dati pubblicati dall’ISTAT in pari data - ancora non è stato raggiunto in Europa e risulta ancora più lontano in Italia. Il Governatore ha ribadito che la politica monetaria non può sostituirsi alla crescita e ha costituito e continuerà a costituire, fin quando sarà necessario come più volte affermato da Draghi, un rimedio temporaneo in attesa di processi riformatori e li-

mitazioni all’elevatezza del debito pubblico nei Paesi in cui ciò si verifica. Due i principali elementi di debolezza in Italia: debito pubblico - “elemento di vulnerabilità e di rischio” - e crediti deteriorati. Nel periodo di più grande crisi dell’economia italiana in tempo di pace, così definito da Visco, il rapporto debito pubblico/PIL è salito al di sopra del 130%, più del doppio del parametro del 60% previsto in Europa e, nonostante gli sforzi, anche in presenza di una debole ripresa, non ha mostrato significativi segnali di miglioramento: è necessario potenziare gli investimenti pubblici in infrastrutture, attuare politiche di bilancio prudenti, riequilibrare e razionalizzare la composizione delle entrate e delle uscite, combattere in modo più deciso l’evasione fiscale. I crediti deteriorati netti - cioè quelli che presentano difficoltà più o meno

rilevanti di restituzione da parte dei debitori, al netto di perdite e svalutazioni operate nei bilanci delle banche - alla fine dello scorso anno ammontavano a 173 miliardi di euro (circa 350 miliardi lordi) di cui 81 miliardi di crediti in sofferenza: il dato è ancora preoccupante, an-

che se il flusso di nuovi crediti deteriorati tende a ridursi. Lo stock va smaltito in tempi quanto più possibile compressi ma senza che ne derivino ulteriori perdite eccessive; l’urgenza, secondo i dati B.I., riguarda solo 20 miliardi di sofferenze presenti nei portafogli di banche più esposte a possi-

bili crisi. Sono ben note le vicissitudini delle quattro banche, di MPS, delle due banche venete e di altri istituti più piccoli, il decreto salva banche, le polemiche sulla vigilanza, le richieste di revisione del bail in, il processo di necessario ammodernamento del sistema bancario, il tema della patrimonializzazione e della redditività. Il Governatore, mostrando un cauto ottimismo ma nel contempo richiamando le banche alla massima efficienza, ha affrontato tanti temi legati agli istituti di credito, soffermandosi in particolare sulla vigilanza - con un inedito fuori programma a braccio - e sottolineando il serio e massimo impegno profuso in merito dall’istituzione. Significativo il pas-

saggio su lavoro e occupazione, con focus sulle difficili condizioni degli ultimi anni, sulla relativa rilevanza sociale oltre che economica e sulla necessità di tener conto dei processi di automazione che, almeno in prima approssimazione, divengono sempre più preoccupanti per le loro ripercussioni occupazionali: picco nel 2014 con tasso di disoccupazione vicino al 13% e giovanile oltre il 40%, con miglioramenti negli ultimi due anni soprattutto per effetto delle ben note agevolazioni fiscali e contributive nonché di qualche effetto positivo del processo di riforma. Nello stesso giorno, l’ISTAT ha pubblicato i dati relativi all’occupazione: deciso il miglioramento del tasso di disoccupazione (11,1% rispetto all’11,4% del mese precedente, livello che non si vedeva dal settembre 2012), quasi invariato quello relativo ai giovani (34% con-

tro il precedente 34,1%), migliore il tasso di occupazione (57,9% come non succedeva dal febbraio 2009). Il 1 giugno, a proposito di PIL, è giunta una buona notizia: crescita dello 0,4% nel 1° trimestre 2017 - contro il dato preliminare dello 0,2% di 15 giorni fa - e dell’ 1,2% su base annua (0,8% dato preliminare).Ciò, oltre a costituire un rialzo inaspettato e di entità significativa, ha consentito a Padoan di chiedere all’Europa una riduzione di 8,5-9 miliardi di euro per la manovra del prossimo anno che potrebbe essere decisiva per scongiurare l’aumento delle aliquote IVA: vedremo se la richiesta verrà accolta. L’Italia arranca, cioè avanza con grandi sforzi e a fatica, ma qualche segnale di ripresa più significativa si intravede: speriamo bene!

Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

cultura e disabilità

martedì 6 giugno 2017

il diritto all’istruzione viene prima di tutto

Il Consiglio di Stato ha dato indicazioni operative per realizzare una scuola che sia inclusiva Lo studio deve essere tutelato a prescindere dal bilancio, anche per studenti con disabilità Seppure quella italiana sia forse la normativa più avanzata del mondo in materia di inclusione degli alunni con disabilità, non mancano problemi applicativi. Ne è prova l’intenso contenzioso giudiziario che ha interessato questa materia. Va precisato, però, che la giurisprudenza nel risolvere le controversie via via insorte ha contribuito a chiarire i tratti caratterizzanti del nostro modello di inclusione scolastica e gli strumenti di tutela azionabili. Assai significativa è la recentissima sentenza della Sesta Sezione del Consiglio di Stato n. 2023/2017, che subito è stata definita «un vero trattato sulla normativa relativa all’inclusione scolastica». Questa decisione si pronuncia a tutto tondo sulla vita scolastica degli alunni con disabilità, non solo definendo procedure da seguire e mezzi di tutela da eventualmente attivare, ma anche fornendo chiare istruzioni operative ai dirigenti scolastici. LA LEGGE. I profili sono mol-

teplici e non è possibile ripercorrerli tutti. Nondimeno, alcune importanti statuizioni vanno ricordate: a) «L’attività degli insegnanti di sostegno comporta evidenti vantaggi non solo per i disabili, in un quadro costituzionale che impone alle istituzioni di favorire lo sviluppo della personalità, ma anche per le famiglie e per la società nel suo complesso» b) «La normativa vigente non prevede […] l’assegnazione ad personam dell’insegnante di sostegno, ovvero non prevede che a ciascun alunno disabile venga assegnato un “proprio” insegnante di sostegno» c) «l’insegnante di sostegno non è “assegnato” a un particolare alunno: egli è invece presente in classe unitamente all’insegnante titolare della materia, segue in via diretta l’alunno disabile che vi è presente e in generale è chiamato ad adempiere alle “ineliminabili (anche sul piano costituzionale) forme di integrazione e di sostegno” a suo favore (v. in tal senso la sentenza della Corte Costituzionale n. 52 del 2000)» d) «le posizioni degli alunni disabili devono prevalere sulle esigenze di natura finanziaria». DOPPIO BINARIO. L’insegnante

di sostegno, quindi, non viene attribuito al singolo alunno con disabilità quasi fosse un suo personale precettore, bensì viene assegnato «alla classe», di cui appunto assume la contitolarità. L’insegnante di sostegno ha dunque il delicato compito di supportare l’alunno con

n. 67/2006 e sulle fasi precedenti alla redazione del PEI, infatti, vengono espressamente richiamate a fondamento delle argomentazioni in punto di giurisdizione. COMPLESSITÀ. La Sesta Se-

disabilità, i suoi compagni e i suoi docenti curricolari nella non facile (ma doverosa) opera di inclusione, che ha quale presupposto il fatto che tutti gli alunni della classe abbiano gli stessi docenti. Inoltre, alla luce anche della giurisprudenza costituzionale, ormai è chiaro che problemi di bilancio non giustificano la mancata o insufficiente assegnazione delle ore di sostegno. Questa decisione, poi, per quanto attiene al problema del riparto di giurisdizione sulle controversie relative appunto all’assegnazione definitiva delle ore di sostegno, sembra confermare il modello del “doppio binario” di tutela. Come afferma il Consiglio di Stato si tratta di «una questione di notevole rilievo pratico, poiché riguarda l’individuazione del giudice cui si deve rivolgere l’interessato, per ottenere la tutela delle proprie posizioni giuridiche»: non va dimenticato, infatti, che è in gioco la garanzia in concreto del diritto fondamentale all’istruzione delle persone con disabilità. ORE DI SOSTEGNO. Il Consiglio di Stato afferma che, qualora non vengano assegnate da parte dell’Amministrazione scolastica le ore di sostegno indicate nel Piano Educativo Individualizzato, «sussiste […] in linea di principio la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo», mentre «sussiste la giurisdizione del giudice civile, quando l’interessato espressamente lamenti innanzi a tale giudice che l’Amministrazione scolastica ab-

bia posto in essere “un comportamento discriminatorio a proprio danno”» e debba pertanto trovare applicazione la legge 1° marzo 2006, n. 67 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni). L’impianto motivazionale della sentenza pare nel suo svolgersi ricercare una linea di continuità/conformità rispetto a quanto già statuito dalle Sezioni Unite della Cassazione e dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato. Le decisioni dei due Supremi Collegi sull’applicazione della legge

zione, peraltro, non manca di sancire anche che «il sistema deve far sì che gli alunni e le loro famiglie non debbano proporre ricorsi giurisdizionali per ottenere ciò che è loro dovuto», considerato poi che solo coloro che propongono ricorso e che dispongono dei mezzi per farlo possono in effetti ottenere l’assegnazione delle ore di sostegno realmente necessarie. In fondo l’intervento chiarificatore ad ampio raggio si è reso necessario perché, come rileva lo stesso Consiglio di Stato, «in materia di determinazione delle ore di sostegno spettanti agli alunni disabili, la normativa scolastica è non soltanto disorganica e complessa di per sé, ma si caratterizza anche per una singolare commistione di procedimenti aventi natura eterogenea». Un intervento razionalizzatore è quindi senz’altro auspicabile. Nella Gazzetta Ufficiale del 16 maggio (Supplemento ordinario n. 23) sono stati pubblicati i decreti legislativi che danno attuazione alla cosiddetta “Buona Scuola” (legge n. 107/2015): solo la prova dei fatti potrà dirci se siamo davvero sulla giusta strada. Federico Girelli Docente di Diritto costituzionale Università Niccolò Cusano www.siblings.it

le attività del gruppo siblings

A sostegno di fratelli e sorelle Il Gruppo Siblings si rivolge a tutti i fratelli e le sorelle di persone con disabilità che vogliano confrontarsi e desiderino condividere le proprie emozioni con persone che possano comprendere esattamente ciò di cui si sta parlando: un legame speciale. Il Gruppo Siblings-onlus, gruppo di sorelle e fratelli di persone con disabilità nato a Roma nel 1997, opera attraverso la promozione di gruppi di auto-mutuo aiuto riservati ai fratelli, la partecipazione a seminari e convegni e la collaborazione con enti e istituzioni che si occupano di disabilità con l’obiettivo di: offrire ai fratelli e alle sorelle delle persone con disabilità la possibilità di esprimersi condividen-

do e confrontando le proprie esperienze personali; promuovere il sostegno alla famiglia attraverso lo scambio di idee e di informazioni che rafforzino le competenze e il ruolo dei familiari; facilitare il dialogo tra gli specialisti per favorire un approccio integrato alla disabilità; sostenere la ricerca scientifica sulle malattie rare e la sua corretta divulgazione. Il Gruppo Siblings è composto e gestito esclusivamente da fratelli e sorelle di persone con disabilità organizzati in comitato promotore e si propone di contribuire allo sviluppo di un maggiore riconoscimento del ruolo dei fratelli nella vita delle persone con disabilità. © Copyright Università Niccolò Cusano


ricerca e cultura

martedì 6 giugno 2017

Può succedere che una notizia, una di quelle importanti, con forti ricadute sociali, possa venire distorta. Spesso, queste notizie sono quelle che provengono dal mondo scientifico. Il saper comunicare la scienza non è così banale. Chi riceve il messaggio è il grande pubblico, che nella maggior parte dei casi non è particolarmente ferrato su ciò che riguarda onde gravitazionali, nanomateriali, o magari OGM. Nei casi in cui la notizia riguarda la sfera della salute, occorre prestare ancora maggiore attenzione. Non è facile capire di chi sia la colpa: se di uno scienziato

Anche la Fondazione Università Niccolò Cusano in prima fila nella prevenzione del cancro con il vizio del marketing o di un giornalista alla ricerca del titolo del secolo. A tal proposito, la notizia dell’esistenza di un esame del sangue per la diagnosi precoce del cancro ha destato particolare interesse. In questi casi la prudenza non è mai sufficiente, in particolar modo se si sta par-

UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

biopsia liquida scopriamo cos’è lando del nemico numero uno: il cancro. ANTICIPARE LA MALATTIA.

Il desiderio ricorrente, comune, è quello di sconfiggerlo. Ma come? La battaglia inizia da molto lontano. Il tumore va scoperto prima possibile, in modo che il nemico non sia così forte da resistere ai nostri attacchi. Esami radiologici, citologici, bioptici, sono le migliori armi per giocare d’anticipo. Questo è il nodo del problema. Parlare di un test che sia in grado di “anticipare” lo sviluppo di un tumore, rischia di confondere le idee e di dare false speranze, a chi questa battaglia la sta combattendo. Recentemente, Patrizia Paterlini-Bréchot, professoressa di biologia cellulare e molecolare all’Università di Paris-Descartes, è stata oggetto dell’attenzione mediatica riguardo la linea

Il professor Stefano Cinti ci guida alla comprensione della tecnica che permette di effettuare analisi molecolari in assenza di tessuto tumorale di ricerca che porta avanti. Rapidamente si è diffusa la notizia dell’esistenza di un’analisi del sangue per la diagnosi precoce dei tumori. Notizia a cui, il presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), il professore Carmine Pinto ha manifestato interesse, chiarendo in modo categorico la situazione. A oggi, non esistono test sul sangue validati che permettono una diagnosi precoce del tumore. Attualmente sono

tologie neoplastiche sono complesse ed è difficile individuare una terapia che sia unica ed efficace: molte volte la risposta di un paziente ad un farmaco non è prevedibile. Sono molti i gruppi di ricerca coinvolti in questo filone. In particolare, sono molte le associazioni e le fondazioni che si impegnano per finanziare il progresso della ricerca scientifica. Tra queste, c’è sicuramente la Fondazione Umberto Veronesi, che ogni anno dedica una quota importante delle sue risorse per sostenere un numero crescente di ricercatori impegnati nella lotta ai tumori, finanziando borse di ricerca e progetti scientifici focalizzati sulla diagnosi precoce, sulla medicina di precisione e su nuovi bersagli molecolari. Ma non solo: ricercatori impegnati nei campi delle neuroscienze, cardiologia, nutrigenomica e medicina preventiva, hanno accettato questa grande sfida per gli scienziati di domani. ALLA CUSANO. Su questa

utilizzati solo per i pazienti con diagnosi già accertata di carcinoma al polmone. Allo stato dell’arte, il test sviluppato (brevettato e commercializzato) della Paterlini-Bréchot non è ancora stato provato a sufficienza per essere considerato valido. Gli esami esistenti, che appartengono alla categoria dei “validati”, sono in grado di diagnosticare tumori già presenti, e sono utili per il monito-

raggio delle terapie in atto. SUI MEDIA. Lo scontro mediatico è giunto in televisione, su un palcoscenico rigoroso come quello diretto da Bruno Vespa, “Porta a Porta”. Il dilemma relativo alla diagnosi è ulteriormente incrementato dalla pubblicazione di un libro, scritto dalla stessa professoressa italo-francese, intitolato “Uccidere il cancro”. Tuttavia, la professoressa non vuole che i suoi interventi vengano fraintesi. La stessa ammette che, allo stato attuale, il suo test rappresenta un singolo studio e che la ricerca non si può fermare, ribadendo la sua volontà nell’informare i lettori sulla direzione della ricerca.

Quella ricerca, conosciuta come “biopsia liquida”, che consiste in un semplice prelievo di sangue venoso sul quale possono essere eseguite analisi molecolari, evitando la classica, e più invasiva, biopsia del tessuto tumorale. Niente più bisturi. L’analisi delle tracce, cellule tumorali e Dna mutato, rilasciate nel sangue dai tumori, offrirebbe un metodo rivoluzionario per effettuare diagnosi e monitorare la risposta del cancro alle terapie. Il condizionale è d’obbligo, in quanto questa rivoluzione farebbe da apripista verso la personalizzazione delle terapie anti-cancro. I TEAM DI RICERCA. Le pa-

linea guida, anche l’Università Niccolò Cusano si fa trovare pronta. La Fondazione Università Niccolò Cusano per la Ricerca Medico-Scientifica si pone un ambizioso obiettivo: eliminare la parola malattia da qualsiasi vocabolario e da qualsiasi lingua, utilizzando come strumento nient’altro che l’avanzamento delle conoscenze scientifiche. La ricerca procede, fa passi da gigante. I non addetti ai lavori devono necessariamente sostenerla, mentre coloro che impiegano le loro vite per il miglioramento delle vite umane, sono obbligati a difenderla, «andando avanti, perché – come dice proprio Veronesi - il mondo ha bisogno di scienza e ragione». Stefano Cinti Docente di Chimica Generale Università Niccolò Cusano

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psicologia: “tredici” la serie tv

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L’effetto farfalla da Bradbury ad Hannah Baker loro caratteristiche fisiche e lei stessa vi si ritrova. Per la protagonista questo avvenimento è l’inizio dell’effetto farfalla perché, spiega, da quel momento sente di avere un bersaglio addosso e che su di lei «è stata aperta la caccia».

Nel 1953 Ray Bradbury, nel racconto “Rumore di Tuono”, ipotizza l’esistenza dell’Effetto Farfalla che spiega come un minuscolo cambiamento in un sistema possa stravolgere l’evoluzione del sistema stesso nel corso del tempo. Nel corso degli anni questa af-

L’IMPATTO. Gli spettatori

Appuntamento con la quarta tematica tratta dal telefilm “13 Reasons Why” fascinante teoria è stata ripresa da scienziati, ma anche da scrittori e dal cinema. L’esempio più classico che viene proposto è quello in cui il battito di ali di una farfalla può provocare un uragano nell’emisfero opposto del pianeta. In “13 Reason Why” viene ripreso questo concetto dalla protagonista che racconta come un

piccolo episodio, e all’apparenza poco significativo, determini una serie di conseguenze che sembra-

no inevitabili e progressivamente portano all’evento finale: il suo suicidio. Hannah Baker racconta di quan-

do viene compilata una lista, “the hot list”, dagli studenti in cui sono inserite le ragazze sulla base delle

adulti, così come alcuni dei protagonisti, si interrogano su quanto effettivamente sia grave essere inseriti in una lista di questo tipo che sembrerebbe avere poco valore. Il punto, in realtà, è un altro: l’impatto di questo sull’esistenza di un’adolescente che sente di essere riconosciuta per le sue caratteristiche fisiche, estetiche, e non per altro. Non è pertanto mai corretto banalizzare una preoccupazione, un dolore o una paura adolescenziale perché si rischierebbe di creare solo una frattura e un allontanamento dalla persona coinvolta che, come conseguenza,

non sentendosi compresa e accolta nella sua difficoltà può scegliere di allontanarsi (emotivamente) dalle persone intorno, sia che siano adulti sia coetanei. L’IMMAGINE DI SÉ. È necessa-

rio considerare che in questa fase dello sviluppo gli adolescenti stanno cercando di costruire un’immagine di sé interna, coerente e accettabile, da presentare al mondo e, di conseguenza, quando l’ambiente esterno rimanda un’immagine diversa (in questo caso basata, come si diceva, sull’estetica) questo determina confusione, paura e desiderio di fuga. Hannah Baker lo esprime bene quando racconta del desiderio di frequentare l’università in una nuova città, per «essere qualcuno di diverso», per provare, in altre parole, a essere riconosciuta dagli altri non solo per il proprio aspetto fisico. L’adolescente non ha interesse, inoltre, a spiccare, a

essere unico. In altre parole, diverso rispetto al gruppo dei coetanei, ma vuole semplicemente sentirsi parte di qualcosa e questo vuol dire sentirsi accettato. Può sembrare un paradosso, ma non lo è. «In fondo è solo una lista», afferma un compagno di scuola, «ma a lei importava», ribatte un altro. Probabilmente questo è il nucleo del problema: non tanto se un episodio sia grave o pure no ma, piuttosto, il peso che quel singolo episodio abbia nella vita di una persona. Ed è lì, quindi, che parte l’effetto farfalla. Prof.ssa Caterina D’Ardia Neuropsichiatra infantile Docente di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano Dott.ssa Nicoletta Vegni Psicologa Psicoterapeuta Docente di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano



cultura

martedì 6 giugno 2017

UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

l’influenza di cusano su LEONARDO da vinci

Umanesimo e Rinascimento a confronto attraverso i loro interpreti: il poliedrico genio toscano fu ispirato dai lavori del filosofo. Radio Cusano Campus ha messo in parallelo le loro figure Umanesimo e Rinascimento: due periodi storici ripercorsi attraverso le opere di Niccolò Cusano e Leonardo da Vinci. Temi approfonditi in una puntata di “La Storia Oscura”,trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus. Tra gli altri è intervenuto Alberto Clerici, professore associato di Storia delle dottrine politiche all’Università Niccolò Cusano. Il professor Clerici ha esordito tracciando un profilo di Leonardo: «Leonardo da Vinci fu un genio poliedrico come pochi senza dubbio, e bene esemplifica la molteplicità di interessi tipica degli intellettuali e degli umanisti italiani di inizio del ’500. Un grande uomo di cultu-

possedeva delle opere della tradizione che normalmente si ascrive anche a Cusano: il neoplatonismo, cioè le opere del filosofo umanista Marsilio Ficino. Senza tralasciare una grande frequentazione di ambienti culturali simili». TEMI COMUNI. Ma anche la

vita di entrambi unisce Niccolò Cusano e Leonardo da Vinci. Ovvero, gli interessi dei due collimano: «Sicuramente - ha precisato il professor Clerici - la sensibilità verso l’uomo, gli esperimenti. Ovviamente ci sono anche delle divergenze: ad esempio manca in Leonardo l’attenzione all’antichità bizantina, greca e romana che c’era invece in Cusano. Quindi, diciamo che Leonardo fu meno filologo rispetto a Niccolò Cusano. In ogni caso, tutto questo non ha impedito a uno dei grandi studiosi di Cusano, il filosofo tedesco Ernst Cassirer, di mettere Leonardo tra coloro che indubbiamente sono stati influenzati da Niccolò Cusano, pur senza addurre prove storicamente documentate. Successivamente, questa tesi è stata rivista da un altro grande storico di Cusano, che è Kurt Flasch. Però, si può dire che sicuramente tra Cusano e Leonardo vi furono sensibilità comuni, temi comuni, interessi comuni; quindi è il momento, il periodo storico che avvicina questi due grandi autori. Oltre al fatto che entrambi erano poliedrici: l’enciclopedismo, l’interesse verso una pluralità di modi della conoscenza umana. E diciamo pure che la grande curiosità che animava Leonardo la ritroviamo in Cusano: pertanto, anche la curiositas ha accomunato i due personaggi. In questo senso, Cusano e Leonardo esemplificano bene il passaggio tra queste due tradizioni filosofiche e artistiche, cioè: l’Umanesimo e il Rinascimento». Leonardo da Vinci morì ad Amboise in Francia il 2 maggio 1519.

I punti di contatto sono da cercare soprattutto in ambiti culturali che li accomunano ra anche se lui poi si definiva “omo sanza lettere”. Come sappiamo, i suoi interessi spaziavano dalla matematica alla pittura, dall’ingegneria all’architettura, dall’anatomia alle scienze civili». RINASCIMENTO. Un genio che si è affermato in uno dei periodi più ricchi della nostra cultura, il Rinascimento: «Un periodo - ha spiegato il professor Clerici - che suscita sempre grande fascino e grande interesse in Italia e nel mondo. E Leonardo lo visse appieno. Non dimentichiamo, però, che il Rinascimento fu anche un periodo molto drammatico dal punto di vista della vita politica, che possiamo riassumere con la crisi della politica medievale e l’inizio della nascita degli Stati europei moderni. Per quanto riguarda in particolar modo il nostro paese, dobbiamo dire che Leonardo visse le cosiddette Guerre d’Italia, ovvero le guerre che iniziarono con la discesa francese di Carlo VIII contro il Regno di Napoli per terminare nella metà del ’500 con la pace di Cateau-Cambresis, che segnò un po’ l’egemonia spagnola nei vari staterelli della penisola prima dell’unificazione». RELAZIONI. Umanesimo e

Rinascimento, dall’umanista Niccolò Cusano a Leonardo da Vinci. Leonardo fu influenzato dai lavori lasciati da Cusano, dagli studi fatti dal teologo nato a Kues? Quando Cusano muore a Todi nel 1464, Leonardo ha soltanto 12 anni, il professore dell’Unicusano nell’ap-

© Copyright Università Niccolò Cusano

Raccontare la storia per capire l’attualità La “Storia Oscura” in onda dal lunedi al venerdi dalle 13.00 alle 15.00 di Fabio Camillacci. Un programma nato per raccontare, analizzare e approfondire i fatti del passato: dalle origini ai giorni nostri. Obiettivo: far luce su fatti ed eventi storici avvolti nel mistero. D’altronde, la ricerca della verità è sempre stato il desiderio principale di Niccolò Cusano.

profondire questo aspetto ha precisato: «Gli studiosi hanno appurato che ci furono dei rapporti tra i due,

nel senso che Leonardo ereditò alcuni insegnamenti di Cusano, pur senza evidenze storiche documentate. Ma il

contesto, il periodo, alcune amicizie, la frequentazione di certi ambienti, la lettura di alcuni testi, possono portare a stabilire un rapporto tra i due. A proposito di conoscenze comuni tra i due vorrei ricordare l’astronomo e geografo Paolo dal Pozzo Toscanelli, che fu un grande amico di Cusano e che in tarda età conobbe Leonardo. Sappiamo inoltre che Leonardo da Vinci


VIII UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

industria

martedì 6 giugno 2017

per innovare servono dedizione e talento

Enterprise Spa, leader nella progettazione di software bancario, è tra i partner di Amici Unicusano: «Tre studenti della Cusano stanno già collaborando con noi» Investire nelle idee dei giovani e nella ricerca, selezionando le eccellenze che emergono dal mondo universitario e mettendole al servizio dell’innovazione. La mission di Enterprise spa coincide perfettamente con il fine della rete Amici Unicusano, una sinergia di aziende attente alla ricerca e a offrire opportunità ai giovani. Enterprise Spa è una azienda italiana leader nella progettazione di software bancario nazionale ed estero: dal 1995 la sua crescita è stata costante nel tempo e caratterizzata da una clientela fidelizzata in relazione alla qualità dei prodotti e dei servizi erogati. Così la sua struttura territoriale è cresciuta anch’essa: oggi affiancano l’Headquarter di Roma, le Branch di Milano e Torino nonché la Subsidiary di Dubai KBS Emirates. Banche italiane ed estere utilizzano in Italia e oltre confine le soluzioni di Enterprise a riprova del carattere innovativo dei servizi che offre nel campo bancario. Radio Cusano Campus ha parlato con l’amministratore delegato dell’azienda, Marisa Casale, per capire qual è la sua visione del mondo del lavoro e perché ha deciso di partecipare al progetto Amici Unicusano, che sta riscontrando un sempre più alto numero di adesioni. Quali sono le caratteristiche di Enterprise, dottoressa Casale? «Realizziamo software bancario, principalmente si tratta di procedure che vengono poi messe all’interno dei sistemi che utilizzano le banche per la vendita dei prodotti. Si tratta di

software particolarmente innovativi ed è essenziale che lo siano, visto che negli ultimi anni sono diminuite le opportunità di business per le banche. Per guadagnare gli istituti hanno dunque la necessità di prodotti come i nostri, per fidelizzare i clienti e soprattutto le aziende. Cerchiamo quindi di avvicinare le esigenze di chi si rivolge alle banche con quelle degli istituti stessi, salvaguardando la privacy e il

controllo sui dati sensibili». Avete aderito alla rete di aziende di Amici Unicusano: che impressione ha avuto del progetto portato avanti dall’Ateneo? «È molto interessante, soprattutto per un’azienda come la nostra, che è sempre alla ricerca di eccellenze. Nel nostro lavoro servono sia forti competenze tecniche e tecnologiche, sia quelle funzionali. La nostra caratteristica è dun-

que quella di avere tra le risorse dei laureati in economia che svolgono attività di analisi dei requisiti e delle esigenze che servono per realizzare i nostri prodotti bancari. Parlando con i responsabili del progetto Amici Unicusano e visitando la struttura, abbiamo capito che c’era la possibilità di selezionare persone qualificate e motivate». Infatti, tre studenti della Cu-

sano stanno già svolgendo uno stage da voi e avete anche deciso di incentivarli rispetto alla normale retribuzione di uno stage, dando loro anche qualcosa in più. Ci parli di questa decisione. «È nella nostra filosofia, vogliamo innanzitutto incentivare il merito. È molto difficile trovare persone motivate con buone capacità. E per riuscire nel nostro lavoro serve la qualità ma servono anche de-

dizione e motivazione. Quando troviamo qualcuno che riteniamo idoneo, lo introduciamo a un percorso di formazione. E per noi è un grosso costo, un investimento, visto che altri professionisti devono mettersi a disposizione per formarlo. Abbiamo offerto qualcosa di più proprio per motivare i ragazzi e far loro capire l’importanza della formazione nella nostra azienda». © Copyright Università Niccolò Cusano

università

martedì 6 giugno 2017

Durante l’ultimo Forum della Pubblica amministrazione, la ministra per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha sottolineato come trasparenza, tempi di risposta, snellimento delle procedure e attenzione ai bisogni dei più deboli «siano gli ambiti su cui la spinta tecnologica sta intervenendo. La Pubblica amministrazione italiana ha punte meravigliose di eccellenze, ma serve migliorare la capacità organizzativa e credere nella formazione». IN ITALIA. Nonostante la vul-

gata comune, gli ultimi dati di monitoraggio sul mondo del pubblico impiego hanno svelato come i dipendenti pubblici italiani non costino di più rispetto ai loro omologhi di altre amministrazioni pubbliche europee. Il problema principale risiede nell’età media del personale: 50 anni, con gli under 35 che rappresentano solo il 6 per cento. Il loro tasso di istruzione è basso, con il 59,9% che ha fatto appena la scuola dell’obbligo, mentre le giornate di formazione seguite in un anno sono in media 0,8, contro le 8-10 che si registrano in altri paesi Ue paragonabili.

UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

un master per riformare la p.a. efficiente e moderna darebbe un impulso importante a una nuova economia basata sulla crescita sostenibile», ha spiegato Gianni Dominici, direttore generale di Forum PA. «Il 40% dei dipendenti va al lavoro in auto da solo -ha aggiunto il 30% con i mezzi pubblici. Se quel 40% desse un passaggio a un collega avremmo 750 mila auto in meno sulle strade, 230 milioni di euro di risparmi di solo carburante. Il nostro obiettivo è di aiutare il cambiamento di una PA che diventi partner dei cittadini, per un modello basato sulla collaborazione e sulla sostenibilità». ALLA CUSANO. È dedicato

quindi ai professionisti, a quelli operanti nella PA così come a quelli che aspirano ad attività che possiedono un indirizzo internazionale e multidisciplinare, il Master di I livello dell’Università Niccolò Cusano in “Strategie di innovazione nella Pubblica amministrazione”. Il Master è afferente alle Facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza. Si tratta di un Master particolarmente consigliato a chi ha necessità di possedere nuovi strumenti per effettuare programmazioni a breve, medio e lungo termine, e a chi de-

sidera individuare o interpretare elementi di mutazione in tempo utile per la propria attività. LE MODALITÀ. Il Master, di

durata annuale pari a 1.500 ore di impegno complessivo, viene erogato in modalità e-learning con piattaforma accessibile 24h/24. Al termine del corso, i partecipanti dovranno sostenere un esame finale. L’offerta formativa del Master prevede i seguenti insegnamenti: Psicologia sociale, Storia

contemporanea, Storia economica, Politica economica, Demografia, Pedagogia sociale, Storia delle dottrine politiche, Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Storia delle relazioni internazionali, Sociologia dei processi economici e del lavoro, Sociologia dell’ambiente e del territorio, Sociologia giuridica della devianza e del mutamento sociale, Diritto privato e pubblico comparato in ambi-

to UE, Filosofia del diritto, Filosofia politica, Diritto dell’economia, Economia aziendale INFO. Per ricevere maggio-

ri informazioni: infomaster@unicusano.it

© Copyright Università Niccolò Cusano

FORMAZIONE. L’investimento nella formazione del personale della PA è fondamentale per poter innovare davvero il settore. «Una Pubblica Amministrazione

il 9 giugno nell’aula magna dell’ateneo

“Relazioni violente” un seminario alla Cusano Venerdì 9 giugno, a partire dalle ore 9, l’Università Niccolò Cusano ospita il seminario dal titolo “Verso un’eziologia delle relazioni violente”, organizzato in collaborazione con l’AIPC - Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, l’ONS - Osservatorio Nazionale Stalking, il CPA - Centro Presunti Autori e SocialMente, il portale di psicologia applicata alle relazioni. L’evento formativo è dedica-

to in particolare all’aggiornamento professionale degli operatori della sicurezza, assistenti sociali, psicologi, psicoterapeuti e medici ma possono partecipare anche studenti universitari, laureati e specializzandi. Al termine del seminario sarà rilasciato un attestato di partecipazione. GLI INTERVENTI. L’evento,

ospitato nell’Aula Magna della Cusano (in via don

Carlo Gnocchi 3, a Roma), prenderà il via con l’intervento della professoressa Gloria Di Filippo, preside della facoltà di Psicologia della Cusano. Tra i relatori, il dottor Massimo Lattanzi, la dottoressa Tiziana Calzone, la dottoressa Carmen Pellino e l’avvocato Elia Cursaro dell’AIPC. Il professor Rinaldo Livio Perri, docente di Neuropsicologia alla Cusano, presenterà una proposta eziopatogenica sugli

aspetti psicologici e fisiologici della violenza. COME SEGUIRE. Per parteci-

pare al seminario è necessario prenotare attraverso un modulo scaricabile dal sito www.socialmente.net. L’evento potrà essere seguito in streaming dalla pagina Facebook di Radio Cusano Campus, l’emittente radiofonica dell’Università Niccolò Cusano. © Copyright Università Niccolò Cusano

Programma

09 giugno 2017 ore 09:00 – 13:00. Aula Magna Università Niccolò Cusano Ore 08:45 - Registrazione partecipanti

Interventi e relatori Ore 09:15 - Prof.ssa Gloria Di Filippo, preside della facoltà di psicologia. Ore 09:30 - Le ferite all’origine delle relazioni violente: dalla ricerca al trattamento. Dott. Massimo Lattanzi, Psicologo psicoterapeuta e dottore in Scienze forensi Coordinatore Centro Presunti Autori di violenza e stalking – A.I.P.C. Ore 10:15 - Il trattamento per riparare le ferite di una relazione violenta Dott.ssa Tiziana Calzone, Psicologa psicoterapeuta Coordinatrice Centro Presunte Vittime di violenza e stalking – A.I.P.C. Ore 10:45 - La psicodiagnostica: uno strumento per tracciare il profilo di personalità e relazionale. Dott.ssa Carmen Pellino, psicologa e psicodiagnosta forense, Consulente A.I.P.C. Ore 11:15 - Coffee break Ore 11:30 - Aspetti psicologici e fisiologici della violenza: una proposta eziopatogenica Prof. Rinaldo Livio Perri – docente neuropsicologia Università CUSANO; Ore 12:00 - Delitti di violenza: l’incontro e il confronto con vittime e autori presso l’A.I.P.C. Avv. Elia Cursaro - Responsabile Ufficio legale A.I.P.C. Ore 12:30 - Dibattito Ore 12:45 - Chiusura lavori e consegna attestati

Ingresso gratuito Prenotazione obbligatoria con modulo scaricabile dal sito www.socialmente.net Sarà rilasciato l’attestato di partecipazione. Info e contatti: 06 44246573 (dal lunedì al venerdì ore 10:00 – 19:00). Mail: info@socialmente.net Università Niccolò Cusano - Via don Carlo Gnocchi 3 - 00166 - Roma - 06.4567.8379 - www.unicusano.it



cultura

martedì 6 giugno 2017

Un appuntamento da brividi con la scienza dei mostri di carta su Radio Cusano Campus nel corso del programma “Giochi a Fumetti”, che ha ripercorso il viaggio nel mistero organizzato a Padova dal Cicap, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze. Gli incontri hanno visto come protagonisti studiosi ed esperti che nel corso della loro attività scientifica hanno approfondito il campo del mistero nei suoi variegati aspetti. Chi erano le streghe? Oggi esistono ancora? È vero che la caccia alle streghe fece milioni di vittime? A queste domande ha cercato di rispondere Andrea Ferrero, ingegnere, la-

«Non bisogna aver paura delle streghe Bisogna invece aver paura della caccia alle streghe» vora presso l’Alcatel Alenia Space di Torino. Da diversi anni si occupa di divulgazione scientifica nelle scuole e con il CICAP, di cui è socio effettivo, nonché responsabile nazionale per la formazione. Ferrero, lei è un ingegnere e si occupa di satelliti. Come nasce il suo interesse per il mistero e per le streghe? «Per le streghe è nato in modo casuale. Ero in gita con altri amici del Cicap a Triora, nell’entroterra ligure, uno dei posti che sono stati teatro della caccia alle streghe in Italia. Ho visitato la casa delle streghe e da lì ho iniziato ad approfondire l’argomento. Sono passati dieci anni e ancora non mi sono stancato di studiare le streghe». È vero che la caccia alle

streghe fece milioni di vittime? «Tocchiamo subito uno dei miti della caccia alle streghe, ed è un argomento interessante perché pur essendo storia di secoli fa continua a essere al centro di disinformazione, ed è giusto che il Cicap se ne occupi. Il numero delle vittime è uno degli elementi su cui si fa più disinformazione. Si sente dire che le vittime siano state più di cinque milioni o addirittura nove milioni. Questa è una stima sbagliata che deriva dai calcoli fatti da un illuminista tedesco tre secoli fa. La cifra effettiva è, con ogni probabilità, intorno a cinquantamila vittime. Sono comunque tantissime, è sempre una cosa tragica però è importante dire le cose come stanno e non ingigantire i problemi, altrimenti si finisce con il rendere meno credibile ciò che si sostiene». Qual è il rapporto tra le streghe e il satanismo? Le donne che venivano arrestate adoravano il demonio o erano solo calunnie nei loro confronti? «Questo è un tema molto interessante. Chi ha studiato gli atti dei processi ha visto che regolarmente l’accusa e la confessione di adorare il diavolo arrivava solo nella seconda fase del processo, quella in cui veniva applicata la tortura. Con la tortura si può far dire alla vittima quello che si vuole. Quando le streghe confessavano di adorare il demonio in realtà non facevano altro che cercare il modo di far terminare il supplizio. Confessavano ciò che gli inquisitori volevano sentirsi dire. Non ci sono prove che le streghe adorassero il demonio, ci potevano essere riti di magia ma non una religione di adorazione del demonio».

UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

chi sono state davvero le streghe? Falsi miti sull’eresia, luoghi comuni da sfatare: una figura misteriosa e piena di fascino, che il Cicap analizza tentando una ricostruzione realistica Chi erano le streghe? «È possibile dare una definizione fino a un certo punto. Per esempio, gli storici parlano di cacce alle streghe al plurale, sottintendendo che ci sono stati tanti episodi diversi per epoca, per condizioni locali o sociali quindi bisogna stare attenti alle generalizzazioni. Una cosa che spesso non viene detta è che le streghe non erano sempre donne, un venti o trenta per cento delle vittime erano infatti uomini. Statisticamente,

dai dati che abbiamo a disposizione erano più a rischio le donne sole, anziane e di categoria sociale più bassa anche se quando la caccia alle streghe perdeva il controllo, come a Salem o a Triora, potevano essere coinvolte anche persone di famiglia nobile. Bisogna stare attenti, poi, a non cadere nell’immagine cinematografica, che non sempre corrisponde alla realtà. Sicuramente c’è stata una componente di misoginia, controllo sociale sul cor-

GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) tutti i sabati dalle 11 alle 12.

po della donna, però in parte c’è anche un’idea nata con l’Illuminismo e poi ripresa da letteratura e dal cinema: quella di erotismo, di sensualità e sfruttamento che non sempre corrispondono alla realtà. A volte gli inquisitori non erano dei sadici ma persone che, con le loro conoscenze e le loro idee, cercavano in buona fede di combattere una forma particolarmente pericolosa di eresia. Non bisogna mai generalizzare troppo». Bisogna aver paura delle streghe? «No, non bisogna aver paura delle streghe. Bisogna aver paura della caccia alle streghe. Non solo di quella storica ma anche di quella che metaforicamente chiamiamo così. Si tratta di tutti quei fenomeni in cui in nome della guerra contro un nemico misterioso si rischia di fare

cose gravissime e condannare delle persone innocenti con danni sociali molto gravi». Ci sono altri luoghi comuni sulle streghe? «Uno dei più resistenti è l’idea che la caccia alle streghe sia stato un fenomeno medievale, legato all’ignoranza e alla superstizione. Se andiamo a vedere i dati, è un falso perché si stratta di un fenomeno moderno iniziato alla fine del Quattrocento, e il grosso delle vittime è arrivato tra il 1500 e il 1600 nell’età del metodo scientifico e della stampa. Questo perché a noi viene più facile immaginare la storia come un processo lineare, ma non è così. Per certi versi il Medioevo non era affatto così oscuro come lo si considera e al contrario l’età Moderna, non era sempre così pacifica. La storia è più tortuosa, non è sempre un progresso, ci possono essere anche dei passi indietro». L’Italia come si è comportata nel tempo con le streghe? «I territori corrispondenti all’Italia odierna sono stati poco presenti nella caccia alle streghe. Si calcola che ci sia stato qualche centinaio di vittime in tutta Italia mentre

circa la metà di quelle cinquantamila è stato nel territorio dell’odierna Germania. I motivi di questo sono complicati e hanno inciso tra le altre cose la frammentazione territoriale e le guerre di religione, le tensioni religiose tra cattolici e protestanti che in Italia non c’erano». Oggi esistono ancora le streghe? Chi sono? «Sì, anzi direi che non ce ne sono mai state così tante. Nel Novecento è nata prima in Inghilterra e poi si è diffusa in tutto il mondo una religione che viene chiamata Wicca, che vuole riprendere la presunta religione tradizionale delle streghe. Si tratta di un fenomeno molto recente che però è arrivato già ad avere decine di migliaia di adepti. Ci sono uomini e donne, stregoni e streghe che praticano una religione che considerano essere l’ultima erede di una religione pagana, che però non adorano il diavolo, non fanno malefici, sono persone pacifiche. Non è una stregoneria votata al male, sono dediti all’adorazione della natura e al divino immanente alla natura, non sono un pericolo per la società come nel resto non lo erano quelle del passato». © Copyright Università Niccolò Cusano


ricerca

XII UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

martedì 6 giugno 2017

aiutare le articolazioni grazie alle staminali

L’osteoartrite si può contrastare con una nuova tecnica, che prevede un esiguo prelievo di grasso, la coltura delle cellule e il loro reinserimento. Il dottor Mucci: «Risultati notevoli» Una nuova tecnica, non chirurgica, per ritardare o evitare del tutto l’intervento al ginocchio o ad una articolazione colpita dall’osteoartrite. Ne ha parlato il dottor Giuseppe Mucci, amministratore delegato di Bioscience Institute, durante il programma “Genetica Oggi”, condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus.

to biologico, quindi ogni persona risponde in modo diverso. Dobbiamo però pensare che non ci sono alternative. Queste cellule staminali hanno la possibilità di diventare cellule della cartilagine (condrociti) e noi abbiamo una buona casistica. Ci sono diversi studi scientifici che dicono che il trattamento è assolutamente affidabile e dà certamente dei risultati. Gli ultimi studi pubblicati dalla comunità europea dicono che i risultati vanno dal 40 al 50% di miglioramento della condizione del paziente».

Dottor Mucci, ci aiuti a capire cos’è l’osteoartrite. «Fondamentalmente è un processo degenerativo della cartilagine, una condizione che interessa circa il 15% della popolazione mondiale e colpisce prevalentemente individui in età adulta oppure giovani che sollecitano in modo eccessivo le articolazioni, come gli sportivi professionisti e gli obesi. Ricordiamo, inoltre, che l’artrosi all’anca e al ginocchio è considerata l’undicesima causa globale di disabilità, in quanto il dolore articolare determina un handicap che condiziona le attività quotidiane dell’individuo con serie ripercussioni nell’ambito socio sanitario». In cosa consiste questa nuova tecnica non chirurgica? «Si utilizzano delle cellule staminali adulte di tipo mesenchimale che vengono ricavate dal tessuto adiposo. In buona sostanza viene prelevato del grasso da una qualsiasi zona del corpo (circa 20 cc) del paziente, parliamo di una quantità veramente esigua quindi non siamo davanti a una liposuzione. Una volta aspirato, questo grasso con una siringa viene portato presso una Cell Factory dove vengono estratte queste cellu-

le staminali mesenchimali. Dopo essere state estratte, vengono moltiplicate perché, secondo studi scientifici, per avere un risultato tangibile c’è bisogno di 10 milioni di cellule staminali. Per fare questo, c’è la necessità di coltivarle in laboratorio per due settimane, dopodiché vengono iniettate nell’articolazione interessata, per esempio quella del ginocchio o nell’anca. Queste cellule andranno a rimpiazzare quelle invec-

chiate, o morte, in conseguenza di traumi, di invecchiamento della persona o per eccessivo sforzo».

È una tecnica dolorosa? «La tecnica non è affatto dolorosa perché per prelevare il grasso bisogna solo superare la pelle. Prendere 20 cc, che è un quarto di bicchiere di una bibita, non rappresenta un dolore perché poi il grasso non è innervato. Fare una semplice iniezione nel ginocchio, per esempio, è estremamente banale e non dà alcun dolore. Si pensi poi che l’innovazione sta anche nel fatto che fino a oggi sono state utilizzate le cellule della cartilagine prelevandole direttamente dalla cartilagine. Se ne prendeva un pezzetto e venivano estratti da lì. Il risultato, però, era molto relativo. Con le staminali del grasso, invece, i risultati sono eccellenti ed è possibile trattare anche pazienti anziani. Ricordiamo che non è però un prodotto miracoloso ma ripristina le cellule dove mancano».

Qual è la percentuale di successo di una tecnica del genere? «Si tratta di un prodot-

genetica oggi, in onda su radio cusano campus La trasmissione “Genetica Oggi”, condotta da Andrea Lupoli, va in onda dal lunedì al venerdì su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) dalle ore 12 alle 13.

© Copyright Università Niccolò Cusano

i consigli del bambin gesù

Dal biberon al ciuccio: bambini, istruzioni per l’uso Eliminare l’uso di ciuccio, pannolino, passeggino e biberon fa parte di un processo di crescita che può intimorire non solo i bambini, ma anche i loro genitori. Come farlo nel modo più opportuno? Ci aiutano i consigli dei medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. In generale entro il primo anno di vita si può provare ad eliminare il ciuccio ed entro il secondo il biberon. Nell’arco dei primi quattro anni via anche passeggino e pannolino. Se entro quell’età il piccolo non dovesse es-

sersi reso autonomo allora sarà meglio parlarne con il pediatra. BIBERON. Dal sesto mese introdurre la tazza a beccuccio morbido oppure incentivare il piccolo a bere dal bicchiere del genitore. Molte mamme temono che il cambio di abitudine porti i piccoli a rifiutare il latte e in questo caso il passaggio potrebbe avvenire non prima dei 5-6 anni di età. L’uso prolungato del biberon anche nelle ore del riposo può provocare carie precoci per via delle sostanze

contenute in bevande zuccherate, succhi e latte. Il biberon va abbandonato entro i 24 mesi. PASSEGGINO. A cominciare dai ventiquattro mesi del bambino si può limitare l’uso del passeggino. Nella fase di distacco va mantenuto un approccio graduale. Se il bambino si sentirà spaventato e stanco si riavvicinerà di nuovo al genitore fino a quando non si sentirà di nuovo al sicuro. Entro il quarto anno di età il passeggino dovrà andare in soffitta.

PANNOLINO. L’abbandono

del pannolino avviene entro il quarto anno di età e in coincidenza con la bella stagione, quando è più facile spogliarsi. Una volta tolto mamma e papà dovranno spiegare ai piccoli quanto sarà importante avvertirli che sta per arrivare la pipì. Il bambino deve sentirsi tranquillo, ma anche comodo: per questo si può introdurre un riduttore da water. L’importante è che il tutto non avvenga a ridosso di un evento importante come, ad esempio, l’ingresso all’asilo o la nascita di un fratellino.

CIUCCIO. Il portare alla bocca è una funzione primaria con cui il neonato scopre le caratteristiche degli oggetti che lo circondano. Il ciuccio, la cui forma ricorda quella del capezzolo della mamma, calma il piccolo e al tempo stesso lo aiuta a separarsi dalla figura materna. Un utilizzo eccessivo del ciuccio oltre i 24 mesi può provocare alcuni effetti collaterali che riguardano lo sviluppo della dentatura, l’insorgenza di otiti, difficoltà nel linguaggio e trasmissione di malattie infettive. © Copyright Università Niccolò Cusano


cultura

martedì 6 giugno 2017

A cent’anni dalla nascita di John Fitzgerald Kennedy si deve concludere con il classico stereotipo: un mito che resiste. Un mito che insiste, anzi, soprattutto oggi con lo sguardo che si smarrisce nelle vicissitudini dell’unica superpotenza immersa in un multipolarismo caotico e ambiguo. Tra le incertezze dell’Obama generation e le impennate di Trump e il suo “America First”, è inevitabile che si guardi indietro, quando gli schemi del mondo già globalizzato erano più semplici, quando il

UNICUSANO FOCUS XIII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

L’anniversario della nascita dell’indimenticato presidente degli Stati Uniti si è celebrata il 29 maggio: ecco perché ci interessa ancora

Neanche due figure “ingombranti” come Obama e Trump ne hanno intaccato il fascino mito americano si rinnovava in un’onda crescente di entusiasmo per il più giovane presidente della storia americana. E il mito sembra però passato di mano nel corso del mezzo secolo dopo Dallas. IL CENTENARIO IN ITALIA. Il

caso Italia è paradigmatico. La photogallery in onore di JFK inscenata per il centenario al Centro Studi Americani di Roma ha curiosamente visto soprattutto la presenza di personalità della sinistra, come il kennediano fai da te Walter Veltroni o Renzo Arbore, alfiere dell’inattaccabile mito musicale americano. Sono lontanissimi i giorni della crisi di Cuba, quando l’Unità demonizzava il Kennedy guerrafondaio per aver mandato gli anticastristi alla Baia dei Porci e aver risposto con l’embargo navale ai missili sovietici su Cuba. Nessun esponente visibile del centro e tantomeno della destra alla celebrazione. Eppure il mito era nato soprattutto lì, nell’area democristiana, cattolica, il “presidente buono” da affiancare al “papa buono” morto nello stesso anno. Emblematica una copertina della Domenica del Corriere che ritraeva JFK e Giovanni XXIII mentre insieme gettavano semi su un campo arato, seminatori di pace. Poi, a rompere per la prima volta il mito codifica-

to di JFK, la guerra del Vietnam, la ricerca storica sui diversi passi falsi in politica estera, le numerose avventure extraconiugali, le ancora oscure connessioni con la mafia, la sfilza infinita di danni alla salute, oggi impensabili in un presidente. IL MITO. Lo smantellamento del mito è andato avanti inesorabile, ma sempre alternando luci e ombre. Poi, quando si inizia a guardare la storia con la lente di ingrandimento, quando agli schieramenti ideologici della Guerra Fredda succede la transizione infinita del disordine mondiale, ecco

cento anni di jfk il mito che resiste

risorgere il mito, il mito di Camelot, il mito del giovane presidente democratico e degli entusiasmi che seppe sollevare in un momento storico e irripetibile di trapasso generazionale. Un mito inossidabile, in Italia come nel resto del mondo, e di questo bisogna prendere atto. Solo una questione di stile? Non solo, se il mito resiste passando attraverso diverse generazioni. Non è nemmeno solo l’assassinio di Dallas che contribuisce a «uno straordinario attaccamento popolare alla memoria di Kennedy». Malgrado le pecche e gli errori, il ricordo dell’autenticità di Kennedy – come scrive uno dei più completi storici dell’era JFK, Robert Dallek – ne rafforza l’attrattiva ancora oggi. «La lucida arguzia, la vivacità intellettuale… l’enorme padronanza di sé», sono doti ricordate ancora oggi, come la capacità insuperata di raggiungere direttamente i cittadini, senza intermediazioni. Lontanissimi quei tempi, ma il mito continua.

Giuliano Caroli Docente Unicusano

Prima di dallas

L’ultimo compleanno lungo le rive del Potomac L’ultima festa scivolando lungo le acque del Potomac, tra Dom Perignon, brindisi al presidente del sogno americano, avances indiscrete e canti irlandesi: così il compleanno di John Fitzgerald Kennedy. Il 46esimo, trascorso a bordo dello yacht Sequoia. Era il 29 maggio 1963, solo sette mesi prima della sua morte. Con lui una ventina di amici intimi, familiari e tre guardie del corpo del secret service, tra cui Clint Hill che scrisse un memoir. C’era Jackie, che aveva organizzato la festa. C’erano i fratelli Bob e Ted Kennedy, la sorella Patricia. Un paio di attori venuti da Hollywood, sottosegretari e giornalisti. Tutti vestiti a festa, come richiedeva l’invito su carta della Casa Bianca

conservato al museo presidenziale. Lo yacht addobbato con i colori della bandiera americana, il menu con granchio, roastbeef, salsa olandese, asparagi. E la torta: la “bomba” del presidente al cioccolato. MARY PINCHOT MEYER. Al tavolo

sedeva anche Ben Bradlee, futuro direttore del Washington Post ai tempi del Watergate, con la moglie Tony, oggetto del desiderio - raccontano le indiscrezioni - di JFK. Ma con loro, a festeggiare, non mancava Mary Pinchot Meyer, una delle amanti di Kennedy. La donna che solo un anno dopo fu trovata uccisa nella sua abitazione, in un delitto ancora irrisolto. Era l’anno dopo la sfarzosa celebrazione

John Fitzgerald Kennedy insieme alla moglie Jacqueline

del compleanno di JFK al Madison Square Garden, con l’indimenticabile Marilyn che aveva cantato l’happy birthday più

sensuale della storia. Kennedy era presidente da soli due anni e mezzo, alle prese con questioni razziali ancora aperte e con la

Guerra del Vietnam: ma quella notte - raccontano le cronache sia di Bradlee che dell’agente Hill - con tutti gli ospiti costret-

ti all’interno dello yacht da una pioggia torrenziale, fu un party allegro. Con tanti bicchieri alzati, canzoni e Jackie e JFK che danzarono twist e cha cha cha sino all’una del mattino. Ted Kennedy per qualche motivo rimase solo con una gamba dei pantaloni, l’altra forse era fradicia. Ma anche in quell’occasione, il Kennedy amante delle donne corse dietro a una bella signora: Tony,la moglie di Bradlee. «Mi rincorreva per lo yacht - avrebbe detto la donna alla giornalista Sally Bedell Smith - finalmente mi raggiunse nel bagno e cercò di toccarmi. Ne fui sorpresa, quasi lusingata». Solo sette mesi dopo si ritrovarono tutti al funerale del presidente. © Copyright Università Niccolò Cusano


XIV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

la cusano e lo sport

martedì 6 giugno 2017

doppie regole E il basket va nel pallone Lo statunitense Bryant Dunston, centro dell’Anadolu Efes ed ex della Pallacanestro Varese

L’atleta straniero che intende svolgere la propria attività in Italia può usufruire di diversi visti o permessi di soggiorno, a seconda della durata e del tipo di attività sportiva che deve espletare. Per il permesso di soggiorno di un atleta minorenne extracomunitario, sono previste procedure più stringenti. Una società sportiva professionistica che intende far sottoscrivere al giocatore extracomunitario un contratto di lavoro sportivo deve richiedere un permesso di soggiorno per lavoro sportivo, formulando una proposta di contratto di soggiorno e una richiesta di dichiarazione nominativa d’assenso per lavoro subordinato alla federazione sportiva nazionale cui è affiliata. La stessa società deve, poi, dare comunicazione alla questura competente, che deve provvedere a inviare il relativo nullaosta direttamente al Coni. OBBLIGHI. Accertati i requisiti della società necessari per l’autorizzazione al tesseramento dello sportivo straniero, la federazione sportiva nazionale deve provvedere a trasmettere la proposta di contratto di soggiorno e la richiesta di dichiarazione nominativa d’assenso al lavoro subordinato-sportivo al Coni. Quest’ultimo, recepita la richiesta della società sportiva tramite la federazione di appartenenza, effettuati i controlli di rito, accertata la disponibilità delle quote e acquisito il nullaosta della questura, deve emettere la “dichiarazione nominativa d’assenso” e inoltrarla alla rappresentanza diplomatica e allo Sportello unico territorialmente competenti. Lo sportivo straniero entro otto giorni dal suo ingresso in Italia deve presentarsi allo Sportello unico competente per sottoscrivere il contratto di soggiorno, richiedere il codice fi-

Permesso di soggiorno o visto turistico: i club regionali alle prese con il problema del tesseramento dei giocatori extracomunitari scale e il modulo relativo alla richiesta di permesso di soggiorno. Da quanto detto, si evince che la società, vero e proprio datore di lavoro, deve assolvere gli obblighi riguardanti l’assunzione. gli EXTRACOMUNITARI. Nel caso di una società sportiva dilettantistica che intende avvalersi delle prestazioni di un atleta extracomunitario, la procedura è simile a quella che deve svolgere la società professionistica per il permesso di soggiorno per attività sportiva del giocatore extracomunitario. In questo caso, però,

Il corso L’Università Niccolò Cusano lancia il corso di preparazione al concorso per allievi agenti della Polizia di Stato. La didattica include video-lezioni e approfondimenti, nonché la simulazione di prove concorsuali. Per ulteriori informazioni 06.45678363, infomaster@ unicusano.it e www.unicusano.it

l’atleta non sottoscrive un contratto di soggiorno, poiché la società dilettantistica dovrà farsi carico di alloggio, assistenza, sostentamento e spese di rimpatrio. Non è possibile per l’atleta, entrato in Italia con un visto turistico o con un visto per gara sportiva, rimanere sul territorio dello Stato ed esercitare la professione di calciatore o di sportivo a titolo continuativo a favore di una società sportiva italiana. Qualora l’atleta decidesse di prolungare il proprio soggiorno oltre la durata del visto d’ingresso, dovrà darne tempestiva comunicazione alla questura

territorialmente competente e sviluppare le procedure sopra descritte. IL CASO FIP. Tale constatazione contrasta l’attuale regolamento della Federazione Italiana Pallacanestro. Fino alla passata stagione, gli extracomunitari potevano essere tesserati nei campionati regionali solo se in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro o per studio. L’utilizzo del visto turistico era esplicitamente vietato. Da quest’anno, l’art. 52 del regolamento esecutivo delle gare della Fip in materia di tesseramenti di atle-

ti stranieri ed extracomunitari è privo della postilla di divieto esplicito e molti club ne hanno approfittato. La scarsa chiarezza della norma si è prestata a molteplici interpretazioni e, in alcuni casi, abusi. In questi giorni, la vicenda interessa la maggior parte dei club di basket dilettantistico, i quali hanno reclutato giovani nei paesi esteri senza provvedere alla richiesta del dovuto permesso di soggiorno. Avv. Valentina Porzia Cultore della materia Diritto sportivo Università Niccolò Cusano


sport e disabilità

martedì 6 giugno 2017

L’impegno di Special Olympics per lo sport unificato si è rinnovato con la European Football Week 2017 grazie a partner e volontari

gioco di squadra per l’inclusione

Quando si passa un pallone a un compagno, a un’altra persona - con o senza disabilità intellettiva – si crea una connessione che favorisce un’apertura che può cambiare atteggiamenti e percezioni. Un invito a giocare insieme può divenire un potente mezzo di inclusione. Lo sport unificato, e in modo più esteso il concetto di #PlayUnified, promosso da Special Olympics, s’ispira a un principio semplice: allenarsi e giocare insieme, far parte della stessa squadra rappresenta il modo più immediato per abbattere barriere e pregiudizi. Lo stesso Presidente mondiale di Special Olympics, Tim Shriver, figlio di Eunice Kennedy Shriver che già nel 1962 cominciò con l’organizzare nel giardino di casa sua attività sportive per persone con disabilità intellettive, raccogliendo la grandissima eredità della madre ha più volte dichiarato: «La lezione fondamentale è che lo spirito umano non ha confini. Penso che mia madre si fosse guardata intorno cercando medici, politici ed esperti, e capì che nessuno di questi avrebbe potuto insegnare loro quella lezione, un pallone da calcio invece sì». Un invito a unirsi al resto del mondo, il modo per farlo era il gioco attraverso il quale poter apprendere le regole della vita. ICONA. Un pallone rosso è

oggi icona del movimento Special Olympics, del quale Mitsubishi Electric filiale italiana ha sponsorizzato la produzione con l’obiettivo di sostenere, proprio in occasione della Euro-

UNICUSANO FOCUS XV CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

il messaggio di gigi Buffon per sostenere #PlayUnified Un messaggio #PlayUnified, con il pallone rosso tra le mani, è arrivato anche dal capitano della Juventus e della nazionale italiana di calcio, Gianluigi Buffon: «Io credo che tutti abbiano il diritto di giocare insieme sullo stesso campo. La Special Olympics European Football Week vuole dimostrare al mondo come il calcio sia capace di superare le barriere, di unire tutto il mondo. Cambiamo lo sport insieme!»

zionali, così come avverrà fra pochi giorni a La Spezia in occasione dei Giochi Nazionali Estivi, accorrono a sostenere e incitare gli atleti Special Olympics provenienti da ogni parte d’Italia. È grazie a questa collaborazione che Patrizia, direttore della Divisione Automotive, ha potuto vivere l’esperienza come volontaria, lo scorso febbraio in occasione dei Giochi Nazionali Invernali: «Essendo responsabile di una divisione dell’azienda, mi ha sempre affascinato l’idea di partecipare perché ritengo importante testimoniare come certe iniziative siano interessanti per tutte pean Football Week 2017, il progetto di Sport Unificato. Contribuire a queste iniziative, per Mitsubishi Electric, non è solo volontariato o beneficenza ma è una vera responsabilità sociale e rappresenta la possibilità di sentirsi parte di una comunità, di aiutare gli atleti a confrontarsi e, in questo modo, di migliorare anche sé stessi. Il #PlayUnified diviene così un invito all’azione, alla conoscenza, alla comprensione consentendo a ognuno di noi di crescere arricchendosi. Sport come strumento che estende il suo significato, oltre il mero risultato inteso in termini sportivi, unendo parti diverse di uno stesso mondo e favorendo una cultura del rispetto. INCLUSIONE. In otto anni di stretta collaborazione, Mistubishi Electric ha creato un team di volontari che in occasione degli appuntamenti sportivi locali e na-

le persone, a prescindere dalla loro posizione all’interno dell’organizzazione. Ho avuto la possibilità di conoscere meglio e apprezzare diversi miei colleghi per le loro qualità personali, e viceversa. È una cosa che in azienda, impegnati nella nostra quotidianità professionale, difficilmente avremmo potuto fare. Spesso è necessario sbriciolare quelle barriere che ti fanno pensare che la dirigenza e il livello impiegatizio siano due mondi distanti. Le aziende, sebbene divise in ruoli, sono fatte di uomini e donne con la loro umanità e sensibilità». © Copyright Università Niccolò Cusano

I numeri del programma

Oltre 4 milioni di Atleti nel mondo Special Olympics è un programma internazionale di allenamento sportivo e competizioni atletiche per le persone, ragazzi e adulti, con disabilità intellettiva. Nel mondo sono oltre 170 i paesi che adottano il programma Special Olympics. Si calcola che nel mondo ci siano 4.427.447 Atleti, oltre 4 milioni di membri di famiglie e 1.364.144 i volontari che ogni anno collaborano alla riuscita di 81.129 grandi eventi nel mondo. INCLUSIONE. Special Olym-

pics Inc è riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale, così come dal Comitato Paralimpico. Le due sono organizzazioni separa-

te e distinte. Diverse le premesse, diversa la filosofia che muove le due organizzazioni. Mentre il Comitato Paralimpico opera coerentemente con i criteri dei Giochi olimpici con gare competitive riservate ai migliori, Special Olympics ovunque nel mondo e a ogni livello (locale, nazionale e internazionale), è un programma educativo, che propone e organizza allenamenti ed eventi solo per persone con disabilità intellettiva e per ogni livello di abilità. Le manifestazioni sportive sono aperte a tutti e premiano tutti, sulla base di regolamenti internazionali continuamente testati e aggiornati. © Copyright Università Niccolò Cusano



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