Focus 0704

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Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma I.P. A CURA DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO E DI SPORTNETWORK

ALLEGATO AL NUMERO ODIERNO DEL

Settimanale di Scienza, Industria e Sport a cura della Cusano

Autismo Uno studio italiano per la riabilitazione

Fumetti Atmosfere noir in versione eco > A PAGINA XI

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017 www.corrieredellosport.it

Mondiali Paralimpici La spedizione azzurra alla conquista di Londra > A PAGINA XIII

> A PAGINA VII

NADIR CASELLI

> A PAGINA II

IL PUNTO

Pensioni, spunti per un’analisi

In “Complimenti per la connessione” al fianco di Nino Frassica indossa i panni della divulgatrice: «Correttezza e familiarità le chiavi per spiegare il mondo che cambia»

H

anno suscitato scalpore le dichiarazioni del Papa sulle pensioni d’oro, definite dal Pontefice «un’offesa al lavoro». In effetti, esiste una fascia di pensioni che raggiunge livelli retributivi eccessivamente elevati, anche se, dicono gli interessati a loro tutela, ciò spesso dipende dall’aver rivestito ruoli di assoluta rilevanza, caratterizzati da stipendi adeguati alle conoscenze e alle competenze acquisite con impegno e sacrificio. Chi ha ragione? Sicuramente il Papa vede le cose dal suo punto di vista e in termini di equità e uguaglianza, con particolare attenzione alle esigenze dei meno abbienti e dei poveri. I soggetti titolari delle pensioni d’oro tendono a difendere i loro interessi, maturati spesso in tantissimi anni di lavoro qualificato. Si tratta di ottiche differenti, entrambe con argomentazioni valide ma sembra prevalente e vincente l’idea del Papa, nel senso che forse un limite dovrebbe esistere, anche in presenza di situazioni lavorative pregresse particolarmente impegnative ed esercitate da un numero limitato di persone.

LEZIONI DI WEB

Prof. Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università Niccolò Cusano SEGUE A PAGINA III

LA STORIA

Dai Romani agli albori dell’industria: ecco Terni > A PAGINA XV


CULTURA

II UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

LA SERIE

SECONDA STAGIONE

È lo spin off di “Don Matteo”

Frassica guida il cast collaudato

“Complimenti per la connessione” è il primo spin off ufficiale di “Don Matteo”, nonché il primo progetto di inclusione digitale che è anche uno show da prima serata.

“Complimenti per la connessione 2” ha preso il via ieri su Raiuno. Insieme alla Caselli ci sono Nino Frassica, Simone Montedoro, Francesco Scali, e Caterina Sylos Labini.

NADIR CASELLI LA TELEVISIONE COME UNA VOLTA

L’attrice è tra i protagonisti di “Complimenti per la connessione 2” ottimo esempio di tv divulgativa: «È una grande responsabilità» Negli anni Sessanta la lotta all’analfabetismo fu condotta anche attraverso la televisione. Alberto Manzi e il suo “Non è mai troppo tardi”, prodotto con il sostegno del ministero della Pubblica istruzione, resta uno dei grandi esempi del ruolo sociale e culturale della nostra televisione. Negli anni a venire ci sono stati molti altri programmi con questa valenza ma bisogna ammettere che da un paio di anni a questa parte ce n’è uno piccolissimo (solo per ragioni di durata) che ammicca a quella striscia da 30 minuti che dal lunedì al venerdì insegnava a leggere e a scrivere. Ieri è infatti iniziata la seconda stagione di “Complimenti per la connessione”, serie spin off di “Don Matteo” che su Rai 1 per 20 puntate (della durata di sei minuti) si occupa di inclusione digitale. Tra i suoi protagonisti, insieme a Nino Fras-

Per segnalazioni, commenti, informazioni, domande alla redazione dei contenuti del settimanale Unicusano Focus – Sport & Ricerca, potete scrivere all’indirizzo: gianluca.fabi@ unicusano.it

sica, Simone Montedoro, Francesco Scali e Caterina Sylos Labini, c’è Nadir Caselli. In questa nuova stagione, la giovanissima e affascinante attrice pisana ha ripreso il ruolo di Lia, nipote del maresciallo dei Carabinieri interpretato da Frassica, che ha proprio il compito di divulgatrice del mondo internettiano. Nadir, come è stata questa seconda esperienza con “Complimenti per la connessione”? «Mi sono divertita tantissimo, è stato bello rivivere l’atmosfera di “Don Matteo” con gli attori. Ho ritrovato Valerio (il regista Bergesio, ndr) che avevo già conosciuto nella serie principale». Che ne pensi dell’innovazione del programma alla luce del suo rinnovo? «È un prodotto molto pensato, che riesce a raccogliere davanti alla tv le persone che non conoscono alla perfezione ciò che c’è da sapere su Internet. Il target non è quello dei giovanissimi, che sanno già tutto di questo mondo, quindi non è facile riuscire a trovare la chiave giusta per parlare a que-

sti spettatori e coinvolgerli. Eppure il risultato è perfetto. Ad esempio, quando parliamo della musica in streaming e partiamo dal jukebox penso che sia il modo giusto per far capire, attraverso paragoni come questo, come sia cambiato il mondo». In questa veste di divulgatrice hai una bella responsabilità. «Certo, soprattutto perché il pubblico non è un mio coetaneo. Se dovessi parlare a ragazzi della mia età, utilizzerei un linguaggio più “tecnologico”, lo stesso di tutti i tutti i giorni. E sarebbe più semplice. Invece, molto volentieri parlo a persone che potrebbero essere amici o parenti un po’ più grandi di me, e c’è questa responsabilità di dover comunicargli un messaggio corretto ma allo stesso tempo familiare». E a un numero di spettatori consistente. «Esatto, perché il bacino è quello che segue Don Matteo». In famiglia c’è qualcuno che ti segue perché ha bisogno delle tue “lezioni”? «Sì, mia nonna. Lo adora, ha

già visto la prima stagione e ne ha tratto benefici. Ora non si farà scappare neanche questa». Tu come ti relazioni con il web? «Non ho problemi con Internet. Non sono un tecnico informatico ma sulla Rete me la cavo e la utilizzo senza problemi tutti i giorni». Come gestisci il rapporto tra la tua carriera e i social? «Devo ammettere che non sono un’appassionata del continuo auto-aggiornamento sul web. Preferisco che ciò che riguarda il mio lavoro magari trovi spazio sui media attraverso un contatto personale con loro. Non amo anche la pubblicazione della propria vita sul web, anche se capisco che in alcuni casi possa aiutare. In concomitanza con le uscite dei film o delle fiction in cui lavoro, mi fa molto piacere coinvolgere i miei follower e partecipare alla promozione anche attraverso la Rete. Cerco però di tenere la mia vita privata tale. Voglio tutelare la mia privacy e la libertà di poter vivere anche da “persona qualsiasi”». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

Nadir Caselli interpreta Lia in “Don Matteo” e “Complimenti per la connessione”


cultura

martedì 4 LUGLIO 2017

UNICUSANO FOCUS III CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

PENSIONI, quale futuro

L’analisi del rettore della Cusano Fabio Fortuna sull’inadeguatezza del sistema nel nostro Paese Ogni volta che si parla di pensioni emerge con forza la contrapposizione fra le pensioni minime di tanti e le maxi pensioni di pochi. Ridurre queste ultime, magari abolendo anche i tanto criticati vitalizi dei parlamentari, può essere davvero una soluzione? L’abolizione dei vitalizi e la riduzione delle pensioni d’oro sono interventi significativi ma parziali e non risolutivi. Certo già sarebbe qualcosa ma avrebbe un valore simbolico. Il recupero di risorse che ne scaturirebbe non servirebbe a migliorare in modo netto la situazione, vista la loro limitata entità. In Italia, si spende per le pensioni una parte notevole del Pil (intorno al 16%), con il risultato però di avere pensioni

minime di circa 501 euro, assolutamente insufficienti a garantire un’esistenza libera e dignitosa nel rispetto dell’art. 36 della Costituzione: dovremmo arrivare almeno al doppio. Tra le pensioni minime e

quelle d’oro, quindi, non c’è una connessione diretta, nel senso che la limitazione qualitativa e quantitativa di queste ultime e l’abolizione dei vitalizi non avrebbero un impatto tale da assicurare una pensione minima più alta: è soltanto una questione di equità. Ciò non to-

glie nulla al valore della dichiarazione del Papa che ha voluto lanciare un allarme e un monito per richiamare l’attenzione sul problema. assenza di alternative.

L’inadeguatezza del sistema pensionistico, come spesso accade, è il risultato di una serie di fattori, primo fra i quali l’assenza in Italia di una

valida alternativa all’attuale struttura o, quantomeno, la mancanza di opportune innovazioni che possano consentire di migliorare la situazione. L’architettura del nostro sistema, anche se ha avuto dei miglioramenti nel corso del tempo, è di natura pubblica. Non si è mai avuta in Italia un’adeguata attenzione verso la previdenza integrativa che è uno strumento utilizzabile e da prendere in seria conside-

razione, anche sulla base dell’esperienza angloamericana. Tale forma previdenziale non potrà essere la panacea di tutti i mali, ma potrebbe e dovrebbe essere opportunamente incentivata attraverso meccanismi agevolativi - anche di natura fiscale - in modo da alleggerire il peso per lo Stato. le proiezioni. Sul tema del-

le pensioni, sono tante le proiezioni pessimistiche, soprattutto a lungo termine. In realtà, fare previsioni sul lontano futuro può essere utile per capire la tendenza che stiamo osservando nel presente e per sottolineare delle criticità,

ma nulla di più. Le variabili in campo - troppo numerose e spesso non preventivabili - rendono difficili e poco significative le previsioni a lunghissimo termine in senso sia positivo che in negativo. il domani. Credo che nei prossimi anni coloro che assumeranno responsabilità di governo non potranno assistere inermi a un eventuale aggravamento della situazione. Spero che ci si possa occupare con maggior determinazione di questi temi, affrontandoli e trovando le giuste soluzioni.

Fabio Fortuna Magnifico Rettore Università degli Studi Niccolò Cusano


IV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

CULTURA E UNIVERSITÀ

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

“NON C’E’ SICUREZZA SENZA LIBERTA” Un recente saggio di Mauro Barberis riapre il dibattito sul tema delle misure securitarie in Italia e nel mondo occidentale La questione della relazione esistente tra libertà e sicurezza in ambito politico nasce con lo stesso stato moderno e tale riflessione è centrale, ad esempio, nel pensiero politico di Thomas Hobbes (1588-1679), considerato uno dei padri della moderna concezione dello stato, di quello che è definito lo “stato assoluto”, realtà che ha come caratteristica essenziale di non avere e di non riconoscere niente e nessuno come a se superiore (“superiorem non recognoscens”). Lo stato moderno si costruisce, per Hobbes, attraverso un processo che va dalla libertà alla sicurezza, o meglio dall’esercizio incondizionato e arbitrario della Libertas, a un uso regolato e ridotto della stessa, compensato però da una maggiore e più garantita sicurezza. PACE SOCIALE. Lo stesso Barberis, che insegna Filosofia del diritto nell’Università di Trieste, nel suo recente studio “Non c’è sicurezza senza libertà. Il fallimento delle politiche antiterrorismo”, edito dal Mulino, prende le mosse dall’autore del “Leviatano”, per il quale lo stesso vincolo politico si fonda sulla sicurezza, nel senso che, come sintetizza Barberis, «il singolo obbedisce finché viene protetto», per cui il rispetto delle leggi permane solo fino a quando lo stato è in grado di garantire ai cittadini la sicurezza e la pace sociale. La visione di Hobbes è divenuta poi senso comune: molti infatti pensano che una libertà “eccessiva” e “senza regole” sia foriera di disordine e conflitti, quindi di insicurezza e precarietà sociali. In una delle sue opere principali, il De Cive (“Il cittadino”), il filosofo inglese titola Libertas il primo capitolo, in cui descrive lo “stato di natura”, una condizione senza stato e autorità dove ognuno è assolutamente libero di perseguire come meglio crede i propri desideri, anche in modo violento. Questa situazione, se generalizzata, porterebbe alla «guerra di tutti contro tutti”, cioè a una condizione di conflittualità permanente. Da essa gli individui escono costituen-

Un’immagine del “Leviatano” di Thomas Hobbes in una stampa del XXVII secolo

vello di massa, ad esempio carietà e i conflitti, quando con le guerre. Barberis ri- non li hanno determinati, percorre ad ampi tratti la a detrimento di diritti fonstoria che in ambito mo- damentali come la libertà derno e contemporaneo si di movimento, di credo e di sviluppa intorno a quello associazione, che dovrebche, tanto in ambito filoso- bero essere tra i pilastri delfico che in quello delle scel- la tanto decantata “civiltà te politiche, è stato presen- giuridica occidentale. Bartato spesso come un aut- beris mette pure in evidenaut, come una scelta secca: za l’ambiguo uso della stessa categoria di sicurezo la libertà o la sicurezza sociale, come za; quel che si guaquando all’inizio dagna su un lato si degli anni Trenta, perde sull’altro, e durante la Granviceversa. Una lide depressione, bertà estesa e recentinaia di miale in tutti gli amgliaia di cittadini biti della vita sociale e politica, in Mauro Barberis americani di origine messicana fuparticolare, sembra escludere una sicurez- rono rimpatriati coattivamente, mentre allo scoppio za altrettanto reale. della seconda guerra monSTORIA RECENTE. L’opinione diale centinaia di migliadi Barberis emerge già dal ia di cittadini americani di sottotitolo del suo denso origine giapponese furono saggio, “Il fallimento delle internati adducendo ragiopolitiche antiterrorismo” ed ni di sicurezza nazionale. è esposta compiutamente Senza considerare la mesin una delle sezioni dell’ul- sa in atto di politiche sciatimo capitolo, che mostra gurate di intervento militaalcune delle incoerenze re, come la “guerra prevendello “stupidario securita- tiva in Iraq”, che in nome di rio” post 11 settembre. La una minaccia inesistente storia recente illustra i ri- (le armi chimiche di Sadsultati fallimentari di tante dam Hussein) hanno gediscutibili scelte – una fra nerato una serie incontroltutte l’invasione dell’Iraq, lata di conflitti e di vittime: con la destabilizzazione «Tutte queste scelte a favore dell’intera regione medio- della sicurezza sono paleserientale e il sorgere dell’Isis mente irrazionali. Ognuno – che avrebbero dovuto ga- dei milioni di morti provorantire una maggiore sicu- cati dall’invasione dell’Iraq, rezza, ma che in realtà han- specie tra i civili iracheni, è no solo alimentato la pre- stato sacrificato con il pre-

testo di evitare rischi collettivi maggiori, ma del tutto aleatori». LE MISURE. L’autore del sag-

gio mostra pure, in modo convincente, con esempi noti, come sia velleitario pensare che «le misure securitarie non diminuiscano le nostre libertà ma solo quelle dei potenziali terroristi», così come l’uso della tortura in nome della sicurezza abbia fatto molte vittime innocenti, non ultimo Giulio Regeni, al quale il libro è dedicato. Sono molti gli argomenti di interesse di questo libro, che si offre tanto allo studioso che al lettore che segue le vicende dei nostri tempi e vuole riconsiderare i limiti sinora espressi da sedicenti politiche di sicurezza che non hanno ridotto il livello di conflittualità in ambito interno ed internazionale, ma solo alimentato aspettative deluse dalla realtà. Questo tema, purtroppo, sarà attuale anche nel presente e nel prossimo futuro. Una ragione in più per cercare di capire meglio problemi come quelli che il libro in questione presenta e analizza in modo non superficiale. Prof. Enrico Ferri, docente di Filosofia del diritto e Storia dei Paesi islamici Università Niccolò Cusano

AUT AUT. Questa teoria ha

Il libro del prof Barberis

do lo stato, rinunciando alla completa ma spesso effimera libertà dello stato di natura, in cambio della sicurezza garantita dall’Auctoritas, dalla potenza dello stato, nuovo” mostro artificiale».

avuto molto successo, anche in ambiti disciplinari diversi, se pensiamo ad esempio, che Sigmund Freud la fa sua in una serie di scritti come “Considerazioni sulla guerra e la morte”, in “Perché la guerra?” come pure ne “Il disagio della civiltà”. Qui egli sostiene che la civiltà giuridica e politica dello stato moderno crea “disagio” negli uomini, che hanno dovuto rinunciare alla loro innata aggressività (che provocava, però, insicurezza, conflitti e ansia), in cambio della “pace” garantita dallo stato e dalle sue leggi. La rinuncia a esprimere la propria natura aggressiva, per un verso provoca “disagio”, in quanto da un lato inibisce un istinto naturale, dall’altro appare sempre precaria: non è possibile eliminare un istinto naturale, che periodicamente riemerge anche a li-

LA DIDATTICA DELL’UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

Manager del turismo: il master Il Master di I Livello in “Tourism Management” dell’Università Niccolò Cusano ha come obiettivo la formazione e l’aggiornamento professionale di figure specializzate nella governance e nel management delle imprese e delle destinazioni turistiche, nazionali e internazionali. In particolare, si fa riferimento a imprese alberghiere, tour operator, agenzie di viaggi, imprese di ristorazione e tutte le altre tipologie di imprese operanti nel sistema turistico. Lo studente acquisirà e svilupperà competenze manageriali adeguate nella valorizzazione e nello sviluppo sostenibile

delle risorse culturali. TEMATICHE. Ecco l’offerta

formativa del master: principi di economia e gestione delle imprese e scenari del settore turistico, principi di gestione delle imprese di servizi, percorsi di sviluppo strategico delle imprese;

analisi e problematiche di sviluppo dello scenario turistico, nazionale e internazionale, management e governance della destinazione turistica, gestione dei punti di attrazione, turismo congressuale, creazione e promozione del prodotto turistico, gestione e

organizzazione delle risorse umane, organigramma, funzionigramma e mansionario, knowledge management nelle imprese turistiche, valorizzazione del patrimonio turistico; marketing territoriale, marketing dell’accoglienza turistica, promozione del prodotto turistico, sociologia della comunicazione per il turismo culturale, analisi della legislazione turistica, nazionale e internazionale, analisi della regolamentazione delle attività turistiche. Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo infomaster@unicusano.it © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


CULTURA E RICERCA

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

UNICUSANO FOCUS V CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

NEL BENE E NEL MALE L’IMPORTANZA DELLE PICCOLE COSE

8d

i 13

Appuntamento con l’ottavo tema tratto dalla serie tv “13 Reasons Why” Negli ultimi anni e, soprattutto, nel recente passato, le pagine di cronaca sono state troppo spesso occupate da notizie riguardanti eventi particolarmente drammatici aventi come protagonisti ragazzi giovani, in alcuni casi giovanissimi. Episodi di bullismo, di violenza, fino ad arrivare a estremi come il suicidio. La prima domanda che di fronte a queste notizie affolla la mente dei lettori è quasi sempre legata alla possibilità di prevedere l’insorgenza di tali fenomeni: «Era possibile prevederlo?», «C’erano segnali che avrebbero potuto essere letti come un campanello di allarme?». In poche parole, quello che tormenta i pensieri degli adulti sembra essere, diremmo giustamente, capire quando un ragazzo inizi a stare male, e soprattutto come accorgersene e cosa fare.

modo estremamente idealizzato. Il suo carico di aspettative nei confronti degli altri diventa per lei come un boomerang che le si rivolge contro, poiché l’altro, in quanto umano e portare di una propria storia, è destinato ed essere costantemente inadeguato e non rispondente alle aspettative.

I FATTORI. In ambito più specialistico,

la riflessione è orientata verso quelli che vengono definiti fattori di rischio e fattori protettivi. Cosa mette a rischio un ragazzo? Cosa può aiutarlo a stare meglio? A proteggerlo? In “13 Reasons Why” la domanda che aleggia nel corso di tutte le puntate, e se vogliamo che guida l’intreccio narrativo, portando lo spettatore ad appassionarsi alle storie di questi ragazzi, è proprio legata al desiderio di rispondere a questa domanda: «Perché Hannah Baker si è uccisa?», «Era possibile intuirlo prima?». Anche in questo, la serie di Netflix offre una prospettiva lucida e autentica, ponendo lo spettatore davanti alle storie di 13 ragazzi, adolescenti, che affrontano giorno dopo giorno i piccoli e grandi drammi tipici dell’età ma anche inseriti in una serie di contesti, familiari, sociali e di relazione, tali da rendere, se vogliamo, ognuno di loro un soggetto a rischio.

IL CONTESTO. Cosa differenzia, ad vare un rapporto sentimentale con una esempio, un personaggio come Ju- ragazza alla quale, puntata dopo punstin, che vive in una situazione fami- tata, si lega in modo sempre più intenliare disgregata e disgregante, sotto- so. Questi aspetti entrano nella vita del posto quotidianamente a episodi di ragazzo e, probabilmente, riescono a violenza e trascuratezfornire delle risorse in za, da una ragazza come più alle quali appellarsi Hannah Baker, inseri- Fattori di rischio per affrontare i momenta almeno all’apparenza e protettivi: come ti di difficoltà. Di contro, in contesto più saluta- capire quando Hannah vive una condire e tutelante? Nonstanzione, almeno dal punun giovane sta male te la sua drammatica sito di vista familiare, più tuazione familiare, Ju- e come aiutarlo equilibrata, ma questo stin può probabilmennon sembra essere un te contare su una serie di piccoli ma fattore sufficientemente protettivo e essenziali fattori protettivi: è inserito favorire uno sviluppo relazionale stae sostenuto, anche se non sempre in bile: Hannah sembra vivere i rappormodo efficace, in un gruppo di amici ti, quelli che tenta ogni volta di costrued è riuscito, nonostante tutto, a colti- ire, siano essi di amicizia o di amore, in

CIRCOLO VIZIOSO. È in questo circuito che ogni minimo o grande evento diventa per Hannah motivo di profonda sofferenza e delusione, innescando un circolo vizioso dal quale non riesce a emergere e che lentamente la condanna a quella che puntata dopo puntata diventa, nella mente della protagonista, l’unica opzione possibile: togliersi la vita, per sparire. In ogni caso, è importante sottolineare come ogni fattore di rischio non sia sufficiente né tanto meno determinante, così come ogni fattore protettivo deve potersi poggiare su una base in grado di coglierlo, svilupparlo e trasformarlo in risorsa. Non esiste mai una causa sola, nel bene e nel male, tutto è determinato da un susseguirsi di piccoli eventi. Parafrasando Khalil Gibran, «Non posso pianificare niente di importante, soltanto piccole cose. Chi pianifica ciò che è importante trasforma tutto in piccole cose».

Prof.ssa Caterina D’Ardia Neuropsichiatra infantile Docente di Psicologia dello Sviluppo Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano Dott.ssa Nicoletta Vegni Psicologa Psicoterapeuta Docente di Psicologia Clinica Facoltà di Psicologia Università Niccolò Cusano

COME RISOLVERE LE DIFFICOLTÀ DELLO SVILUPPO

Un ebook per riconoscere i problemi infantili “Tutti Diversi Tutti Uguali”, è il titolo del primo ebook destinato a operatori scolastici, pediatri e genitori, per valutare lo sviluppo psicofisico di ogni bambino. È

L’iniziativa nasce dal coinvolgimento di pediatri, docenti psicoterapeuti e di molte famiglie stato realizzato nell’ambito del programma di responsabilità sociale di Gsk, attivo dal 2001, “Leggere per Crescere”, che ha finora coinvolto 700 mila famiglie, 12 mila operatori e 71 ospedali. Presentato nei giorni scorsi a Milano, l’ebo-

ok rappresenta il prodotto finale di un percorso di condivisione e sperimentazione che ha coinvolto università, pediatri, docenti ed esperti di psicologia infantile. Una iniziativa, secondo i promotori, che rappresenta anche un modo per intercettare precocemente i problemi dell’infanzia e i bisogni di supporto delle famiglie, promuovendo la collaborazione con la scuola e il pediatra di famiglia. MODELLO. «Questo ebook è il coronamento di un percorso sviluppato a partire dal 2013 - spiega Angelo Lascioli, docente di Pedagogia speciale all’Università di Verona e responsabile scientifico del progetto - per ac-

crescere le competenze di operatori impegnati nell’educazione dei bambini in età prescolare, promuovendo il riconoscimento tempestivo, nonché la presa in carico precoce, delle condizioni di bisogno educativo speciale che sempre più diffusamente e precocemente colpiscono l’infanzia», e può rappresentare «un modello di prevenzione delle disabilità». «Oggi il pediatra di famiglia ha come punto di riferimento la definizione dei percorsi di salute del bambino - dice Giampietro Chiamenti, presidente Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatri - Avere a disposizione un ebook come questo significa per noi poter disporre

di metodi di valutazione utilissimi in questa sfida. Per questo favoriremo la lettura di questo volume, consigliandola anche ai genitori che potranno così disporre di un testo in grado di aiutarli a scoprire le meravigliose e uniche potenzialità del loro bambino». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

Informazioni

Per scaricare l’ebook basta entrare nel sito di “Leggere per Crescere” alla pagina https://www. leggerepercrescere.it/ TDTU/ e cliccare sul link riportato all’interno della pagina inserendo il codice indicato.



CULTURA

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

UNICUSANO FOCUS VII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

VIVI E VEGETA L’INEDITO NOIR A TINTE VERDI Le avventure del Cactus Carl in un universo popolato esclusivamente da fiori e piante tra ironia e mistero Carl è un cactus del deserto che viene a cercare la donna della sua vita, una pianta grassa giornalista nella città dei fiori, dove le piante non sono viste di buon occhio. Un noir dai contorni esistenziali e soprannaturali, un universo in cui fiori e piante sono protagonisti assoluti e gli umani quasi una leggenda metropolitana. È il mondo costruito da Francesco Savino e Stefano

Francesco Savino e Stefano Simeone hanno “trasformato” il loro webcomic pluripremiato Simeone in “Vivi e Vegeta” che da webcomic amatissimo e pluripremiato arriva finalmente in fumetteria e in libreria grazie a BAO Publishing. Franesco Savino e Stefano Simeone sono stati ospiti di Radio Cusano Campus, nel corso del programma “Giochi a Fumetti”. Francesco, come è nato “Vivi e Vegeta”? «La cosa bella è che “Vivi e Vegeta” coinvolge entrambi, prima ancora della sceneggiatura e dei disegni è nata la costruzione di questo universo che abbiamo creato insieme ed è stato il periodo più bello in cui è germogliato tutto

quello che poi è diventato “Vivi e Vegeta”. È nato tutto da un mio stupidissimo disegno di un cactus, Simeone lo ha visto e per pietà mi ha detto che me lo avrebbe disegnato lui. Doveva essere una serie di strisce umoristiche ed è diventata nel corso dello stesso pomerig-

gio un noir vegetariano durissimo in dieci capitoli con protagonisti fiori, piante e un cactus. A quel punto abbiamo capito di avere una cosa assurda tra le mani e volevamo farla diventare ancora più assurda. Abbiamo deciso di provarla sul web perché volevamo spe-

GIOCHI A FUMETTI IN ONDA SU RADIO CUSANO CAMPUS Condotta da Andrea Di Ciancio e Andrea Lupoli, la trasmissione radiofonica “Giochi a Fumetti”, dedicata al mondo dell’arte sequenziale e al gaming, va in onda su Radio Cusano Campus (89.1 in Fm a Roma e nel Lazio, in streaming su www.radiocusanocampus.it) tutti i sabati dalle 11 alle 12.

rimentare e muoverci liberi e senza paletti: facciamo un prodotto professionale ma facciamolo come diciamo noi. Quindi è nato questo universo con fiori che spesso venivano disegnati da Stefano prima ancora che esistessero i personaggi. L’idea era quella di sovvertire quello che abitualmente pensiamo di piante e fiori. Fiori come simbolo di pace e speranza? Ci siamo detti “magari no, i fiori forse non la vedono così”. Da questo cambio di prospettiva è nato tutto». Stefano, è stato complesso antropomorfizzare fiori e piante rispettando allo stesso

tempo la loro struttura botanica? «In realtà, fare il cactus è stato abbastanza facile perché richiama una forma un po’ umana, per i fiori, dopo vari tentativi, ho dovuto ricorrere a diversi stratagemmi anche nel modo in cui vengono inquadrati. Ci sono alcuni fiori che non possono, ad esempio, essere inquadrati da dietro altrimenti sareb-

bero un mucchio di petali inutile. C’è stato uno studio approfondito per il tulipano, che ho deciso di fare chiuso con il pistillo, che è il naso. Altri sono stati più facili come i girasoli per i quali mi sono aiutato con il nero». Francesco, quali sono le reazioni e i feedback che avete avuto dal pubblico in questi primi mesi? «Per fortuna sono tutti positivi perché il prodotto piace e tutti stanno riconoscendo una certa originalità dell’idea. Eravamo consapevoli dall’inizio che ci sarebbe stato un pubblico diverso, che qualcuno ci avrebbe scoperto sul cartaceo per questo abbiamo voluto rimasterizzare il prodotto, nel senso che abbiamo creato contenuti inediti proprio per valorizzare il supporto cartaceo, per dare anche tempi diversi di fruibilità. Abbiamo rivisto i dialoghi, rivisto scene. In tutto ciò si è poi aggiunto il lavoro di Stefano di revisione dei disegni e dei colori proprio per pensare un prodotto che valorizzasse la versione cartacea. In questo senso noi speriamo di coinvolgere di nuovo anche quelli che avevano apprezzato il fumetto sul web».

Stefano, per quello che riguarda disegni e colori è stato difficile il passaggio dal web al cartaceo? «Il fatto di aggiungere scene è stato per un cambio di ritmo, perché gli episodi del web erano fatti per essere letti in pochi minuti quindi è cambiata proprio la regia in alcune tavole, per fare un’unica storia più fruibile con stacchi meno netti». I vegani vi scrivono su “Vivi e Vegeta”? «Sì, ci hanno scritto all’inizio prima che partisse il web comic e si erano detti interessati quando hanno sentito parlare di un noir vegetariano. Poi, pian piano hanno letto il fumetto, hanno capito che c’era qualcosa che non tornava e sono spariti. Molti, però, ne hanno capito l’ironia». Francesco, ci anticipi qualcosa della trama? «Ci troviamo in un mondo popolato esclusivamente da fiori e piante, un regno creato per scappare dagli umani che da sempre li hanno usati come regali o cose del genere. Il problema è che in seguito alla nascita di nuove correnti culinarie anche nel regno vegetale qualcosa cambia. Il cactus Carl arriva dal deserto perché ha perso la sua ragazza, che è una pianta grassa, ed è costretto a muoversi nel distretto dei fiori. Carl, suo malgrado, metterà in moto una serie di eventi che cambieranno le sorti dei protagonisti e degli abitanti del distretto». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


VIII UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

INDUSTRIA

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

COME FARE IMPRESA CON SERIETÀ E TENACIA La Stc Group è una delle aziende che fa parte della rete di “Amici Unicusano” Il fondatore e titolare dottor Ciocca: «Questo progetto dà speranza ai giovani» Storie di imprese. Imprese italiane che cercano di dire la loro sul mercato. Sono quelle che compongono la rete di “Amici Unicusano”, un progetto che mette in comunicazione tra loro le aziende per sviluppare sinergie e collaborazioni, e poi le porta a contatto con il mondo universitario e della ricerca, quello degli studenti e dei neolaureati, che sono la forza-lavoro del domani. Oggi conosciamo la Stc Group, azienda che si occupa di impiantista e sicurezza, e il suo titolare e fondatore, il dottor Angelo Ciocca. Dottor Ciocca, ci illustri con precisione gli ambiti in cui opera la Stc Group? «Siamo impegnati in due settori: uno della progettazione e impiantistica elet-

tronica, antincendio, meccanica, elettrica e termica, e un altro della sicurezza di cantiere e sul posto di lavoro. Ci definiamo “artigiani della matita”, perché facciamo appunto l’attività di progettazione, che poi passa nelle mani delle imprese e degli installatori che operano con la nostra supervisione dei lavori». Stc Group ha un’esperienza ventennale e lavora sia con piccole

sia con grande realtà. «Sì, nel nostro portfolio ci sono circa 4 mila clienti, che vanno dall’artigiano, come un falegname, alle grandi aziende, come le raffinerie. Definisco la nostra progettazione “artigiana” perché vogliamo dare un servizio attento a curato a tutti i nostri clienti, di qualsiasi dimensione sia-

no. Questa tipologia diversificata di clienti ci ha consentito di stare sul mercato anche in momenti difficili. E in più ci ha permesso di raccogliere necessità diverse». Che ne pensa del progetto “Amici Unicusano” e della sinergia tra imprese, università e studenti? «Oggi serve il coraggio di osare e la Cusano, al contrario di “vecchie” università, mette in campo questo coraggio. Ha creato una rete

che mette allo stesso livello il mondo imprenditoriale, che produce e progetta. L’esperienza e la voglia di fare dell’Università Niccolò Cusano, messa in parallelo con il mondo delle aziende, porta verso il futuro. A noi capita spesso di accogliere tirocinanti e purtroppo ci accorgiamo che alcun i atenei formano profili che sono ancora troppo lontani dal mondo reale del lavoro. L’operazione della Cusano, che mette i suoi studenti a contatto con il mondo del lavoro, è un’opportunità per tutti: per l’università, per le imprese e per i giovani.

Perché avete deciso di aderire ad “Amici Unicusano”? «Perché ci sembrava un progetto intelligente, utile per i giovani, di speranza, per fare impresa sul nostro territorio, dove fare impresa ormai è quasi da eroi». Che consiglio darebbe a un imprenditore in difficoltà? «Che i momenti difficili capitano a tutti. Bisogna perseverare e non scivolare verso strade che inizialmente sembrano facili ma che poi non portano a nessun vantaggio. Bisogna essere seri, tenaci e costanti, perché alla lunga si raccolgono i frutti sperati. Come le imprese stanno premiando il progetto “Amici Unicusano”». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


università

martedì 4 luglio 2017

«Ho conseguito la laurea in Scienze giuridiche presso l’Università di Cagliari, successivamente mi sono trasferita a Modena dove ho conseguito la magistrale in Giurisprudenza, con una tesi in Diritto del lavoro incentrata sul controllo a distanza dell’attività lavorativa e sulla sua regolamentazione in base allo Statuto dei Lavoratori. Al fine di approfondire le tematiche del Diritto del lavoro ho intrapreso il percorso professionale della Consulenza del lavoro, con praticantato di due anni e successivamente abilitazione professionale conseguita nel 2013. Attualmente sono consulente del lavoro iscritta all’Ordine di Reggio Emilia dove esercito la professione. Nel 2016 ho frequentato il Master in

«Ho preferito l’Ateneo perché mi permetteva di coniugare studio e lavoro al meglio» Diritto del lavoro presso l’Università Niccolò Cusano». Questo è il percorso formativo e professionale di Francesca Atzeni, professionista ed esperta nell’ambito della consulenza del lavoro, che definisce una professione complessa e allo stesso tempo sempre fonte di nuovi stimoli. A questo proposito, tra le cose che più la appassionano del suo lavoro c’è la possibilità di vedere le cose sempre da angolature

UNICUSANO FOCUS IX CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

specializzarsi per crescere

Francesca Atzeni ha frequentato il Master in Diritto del lavoro all’Università Niccolò Cusano: «è stata una scelta professionale» nuove. A questo si aggiungono inoltre altri aspetti che lei sintetizza così: «Trovo interessante la visione dell’applicazione pratica della norma giuridica e la valutazione del suo sviluppo concreto. Altro aspetto di grande interesse è quello del contemperamento delle istanze del datore di lavoro e del lavoratore con garanzia di applicazione della disciplina lavoristica». SPECIALIZZAZIONE. La necessità di specializzarsi sempre di più nel suo lavoro e nello stesso tempo riuscire a conciliare i suoi impegni lavorativi hanno fatto sì che la sua scelta ricadesse sull’Unicusano come lei

stessa ci racconta: «Ho deciso di frequentare il Master ai fini di un aggiornamento professionale e ho scelto Unicusano per la possibilità della frequenza online. Coniugare l’attività lavorativa con la frequenza di un Master non è sempre possibile. Unicusano mi ha permesso di conciliare le due cose, grazie soprattutto alla flessibilità oraria con la quale è possibile fruire delle lezioni». COMPETENZE. «Un’approfondita conoscenza della materia, un continuo aggiornamento e la capacità di mettersi sempre in discussione» sono le competenze che secondo lei de-

vono possedere tutti gli aspiranti consulenti del lavoro, a cui consiglia di «andare oltre quello che può sembrare solo teoria e cercare di vedere oltre la norma». © Copyright Università Niccolò Cusano


X UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Sport e disabilità

martedì 4 luglio 2017

tutti in gara per l’inclusione

La fase finale dei Giochi nazionali estivi Special Olympics si disputa a Biella: 1.400 atleti in otto discipline sportive è in corso di svolgimento il terzo e ultimo appuntamento dei Giochi nazionali estivi Special Olympics 2017, che si tiene, fino all’8 luglio, a Biella e coinvolge 1.400 atleti provenienti da 14 regioni italiane e sette delegazioni straniere provenienti da Austria, Canada, Cipro, Finlandia, Germania, Portogallo e Repubblica di San Marino. Sono in tutto otto le discipline sportive: bocce, bowling, equitazione, nuoto, nuoto in acque aperte e pallavolo, come discipline ufficiali, rugby e vela come dimostrative.

tocollo olimpico decretando l’inizio ufficiale dei Giochi, si svolgerà questa sera alle 20.30 presso lo Stadio “La Marmora-Pozzo” a Biella. Madrina la campionessa mondiale di fioretto, Margherita Granbassi: «Quando mi è stato proposto di presentare la serata inaugurale dei Giochi Nazionali a Biella ho accettato subito con entusiasmo. Mi aspetto una manifestazione piena di gente e di gioia, una sana competizione che esalti i valori più signifiAPERTURA. È particativi dello sport. ta lunedì 26 giugno, Io cercherò di da Torino, la torcia trasmettere loro olimpica che ha illa mia passioluminato il territo- Federica Brunetti, cestista di Le Mura Lucca impegnata con Special Olympics ne, ma sono rio piemontese, percorrendo circa 346 km e toccando 82 comuni fino a giungere, nelal gioranta di oggi, a Biella per l’accensione del t r i p o d e. L a Cerimonia di apertura, che seguirà, come di consueto, il pro-

I Giochi nazionali estivi di Special Olympics si chiuderanno l’8 luglio

certa che loro mi trasmetteranno molto di più!». GARE. Questa mattina, prima delle gare ufficiali in programma da domani all’8 luglio, si sono tenute le gare preliminari al fine di testare le capacità di ogni atleta e formare, conseguentemente, batterie di pari livello di abilità. Parallelamente, si svolgono i programmi sportivi non competitivi dello YAP (Young Athletes Program), programma innovativo di gioco e attività motoria per bambini fino agli 8 anni d’età e MATP (Motor Activity Training Program) programma di allenamento studiato per bambini e adulti con disabilità intellettive gravi e gravissime e disabilità fisiche e/o sen-

soriali con associata una disabilità intellettiva. Durante i Giochi gli atleti hanno inoltre la possibilità di sottoporsi a esami medici gratuiti nell’ambito del Programma Salute promosso da Special Olympics, che vede l’attuazione di specifici protocolli di accoglienza, prevenzione e diagnosi per persone con disabilità intellettiva e il coinvolgimento di centinaia di volontari clinici. SPORT UNIFICATO. In tutte le discipline sportive, oltre a quelle tradizionali, a Biella si svolgono gare di Sport Unificato, attraverso il quale atleti con e senza disabilità intellettive giocano insieme nella stessa squadra. Chiunque può provare l’esperienza di

mettersi in gioco, sullo stesso campo, al fianco degli atleti Special Olympics. A La Spezia lo ha fatto Federica Brunetti, cestista della Lega Basket Femminile: «Quest’anno ho avuto la possibilità di partecipare come atleta partner nel basket unificato ed è stata un’esperienza fantastica. È stato bello vedere la loro voglia di entrare in campo e di provare a far bene, la loro voglia di aiutarsi e di cercarsi. è stato bello condividere la gioia di un canestro segnato e soprattutto la gioia di aver fatto il passaggio che ha permesso al compagno di segnare. è stato bello condividere l’adrenalina di giocarsi una partita al secondo supplementare». © Copyright Università Niccolò Cusano

occupazione

Per i portatori di handicap il lavoro è più di un diritto bilitazione: è una funzione terapeutica del lavoro». «L’imprenditore può da sé scegliere il disabile e quasi sempre vengono presi quelli meno gravi – continua Argentin - perché le aziende non se la sentono o perché non sono a norma per i disabili. Le sanzioni sono molto basse: come sempre a una legge buona corrisponde una poca capacità di farla rispettare».

Il lavoro per i portatori di handicap è molto di più di ciò che pensiamo: spesso, è una vera e propria terapia. Di impegno e disabilità ha parlato l’onorevole Pd Ileana Argentin, ospite di Radio Cusano Campus nell’appuntamento “Mezzora con l’H”, dedicato alla disabilità, che ha riscosso un grande successo di ascolti e di contatti. «Il nostro Paese è come sempre molto evoluto dal punto di vista normativo – spiega la Argentin - Abbiamo la migliore legge di tutta Europa, la 68,

che parla di obbligo di assunzione in base alle liste d’attesa degli Uffici Provinciali del Lavoro delle persone con handicap sopra al 47%». AZIENDE. Per i disabili lavoro significa sì retribuzione e impegno, ma spesso anche scopo di vita: «Ci sono ragazzi – prosegue la parlamentare - con disagi mentali, che lavorano all’interno di enti pubblici o aziende, per i quali la vita è regolamentata dal lavoro. Non si tratta solo di guadagno, ma anche di ria-

ENTI LOCALI. Davvero negativa la condizione degli enti locali: «La cosa più vergognosa è che questi enti non assumono disabili come dovrebbero fare ed è una situazione pessima – denuncia la deputata - Anche Camera e Senato non assumono come dovrebbero. Durante il governo Monti mi sono rivolta al ministero degli Affari Sociali per sapere se gli enti pubblici erano in regola con le assunzioni dei disabili. Ci sono scoperture in tutti i ministeri, nessuno escluso. Non c’è rispetto di questa norma praticamente da nessuna parte». © Copyright Università Niccolò Cusano

appuntamento con “Mezz’ora con l’H Pensieri e parole sulla disabilità” Su Radio Cusano Campus, ogni lunedì dalle 16.15 alle 16.45, per quattro appuntamenti, Gianluca Fabi, Livia Ventimiglia e Ileana Argentin vi condurranno in un viaggio all’interno del mondo delle persone disabili, tra gioia, rabbia e problemi da risolvere: lavoro, sessualità e “dopo di noi”, saranno le questioni affrontate anche con i radioascoltatori dell’emittente dell’Ateneo.


MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

RICERCA

UNICUSANO FOCUS XI CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

CONOSCERE L’AUTISMO CON LE SUE POTENZIALITÀ Uno studio condotto dal team guidato dal prof Marco Valenti, direttore del CRRA d’Abruzzo, ha mostrato come le capacità d’interazione sociale non siano irrimediabilmente compromesse Nell’autismo le capacità di interazione sociale non sono assenti né irrimediabilmente compromesse, ma si sviluppano in ritardo, con tempistiche che variano da caso a caso. È quanto suggerisce lo studio del gruppo di ricerca capeggiato da Marco Valenti, direttore del Centro di Riferimento Regionale per l’Autismo di Università e ASL dell’Aquila (CRRA),

La ricerca è stata effettuata su 37 bambini affetti dal disturbo e 57 con sviluppo tipico e da Monica Mazza, dello stesso ateneo, che quindi mette fortemente in dubbio l’idea attualmente prevalente di una completa assenza di queste capacità in persone con autismo. La ricerca, che ha coinvol-

contesto la persona con cui ci stiamo relazionando. Questa capacità incon-

to 37 bambini con autismo e 57 bambini con sviluppo tipico, è stata pubblicata sul “Journal of Autism and Developmental Disorders”. TEORIA DELLA MENTE. Nelle relazioni sociali si cerca di interagire provando a immaginare cosa pensa o prova in quello specifico

sapevole alla base di tutte le relazioni umane è conosciuta con il nome di “teoria della mente” e permette di comprendere gli stati mentali ed emozionali altrui e di adattare i propri comportamenti a quelli degli altri. Essa risulta gravemente compromessa nei disturbi dello spettro autistico. Gli esperti hanno sottoposto il campione a una batteria di tre test di teoria della mente speci-

fici per bambini dai 4 ai 10 anni di età. I RISULTATI. In questo modo hanno evidenziato che bambini con autismo hanno un ritardo nello sviluppo delle abilità relazionali che si aggira intorno ai 2 anni per capacità più semplici quali il riconoscimento delle emozioni primarie, fino a raggiungere i 7 anni di ritardo per abilità più complesse come la comprensione degli stati mentali. Questi risultati rappresentano un passo avanti fondamentale nella ricerca sull’autismo e offrono importanti spunti per la pianificazione di interventi riabilitativi specifici basati sulle abilità di teoria della mente, con l’indicazione che l’intervento possa e debba essere adattato alla conoscenza accurata della situazione individuale di sviluppo. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

MEDICINA

L’olio extravergine può difendere dall’arrivo dell’Alzheimer e protegge il cervello ripulendolo dalle sostanze tossiche Il consumo abituale di olio extravergine d’oliva protegge dal declino mentale e dall’Alzheimer attivando dei processi protettivi all’interno del cervello. Lo rivela una ricerca condotta da italiani e pubblicata sulla rivista “Annals of Clinical and Translational Neurology”. Coordinato da Domenico Praticò della Lewis Katz School of Medicine presso la Temple University, lo studio ha visto anche la collaborazione di Luigi Iuliano dell’Università La Sapienza di Roma.

LO STUDIO. Gli esperti han-

no studiato l’effetto dell’extravergine su topolini destinati ad ammalarsi di Alzheimer. Hanno diviso gli animali in due gruppi: entrambi i gruppi seguivano la stessa dieta ma solo a uno dei due era stato aggiunto in più l’olio extravergine. Ebbene, è emerso che i topolini che hanno consumato abitualmente olio hanno un cervello più sano rispetto ai topolini coetanei che non hanno ricevuto l’olio nella loro “ciotolina”. In particolare, nel cervello dei primi risultano integre

le sinapsi (ponti di comunicazione tra neuroni), risulta più attivo il meccanismo protettivo cosiddetto di “autofagia” in cui le cellule ripuliscono il cervello dai detriti tossici e risultano meno presenti aggregati tossici di beta-amiloide e tau, due segni inconfondibili della demenza. Il prossimo passo sarà vedere se l’extravergine resta efficace anche se aggiunto alla dieta più tardivamente, quando l’Alzheimer ha già fatto il suo esordio, ha spiegato Praticò. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO



SPORT E DISABILITÀ

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

UNICUSANO FOCUS XIII CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

VERSO LONDRA LA CARICA DEGLI AZZURRI I Mondiali paralimpici si disputeranno nella capitale britannica dal 14 al 23 luglio: in pista dodici italiani Nei giorni scorsi la Federazione Sport Paralimpici e Sperimentali ha ufficializzato i nomi degli atleti che vestiranno la maglia azzurra ai Campionati mondiali paralimpici in programma a Londra dal 14 al 23 luglio. La nazionale italiana sarà composta da 12 atleti, cinque donne e sette uomini. A guidare la spedizione azzurra ci saranno le due medaglie d’oro alle Paralimpiadi di Londra 2012 e Rio 2016, Martina Caironi e Assunta Legnante.

La spedizione sarà composta da cinque donne e sette uomini In testa le stelle Caironi e Legnante LE AZZURRE. Martina Cairo-

ni (Fiamme Gialle), campionessa e primatista iridata dei 100 T42, si presenta all’appuntamento con un ottimo stato di forma dopo aver avvicinato per 11 centesimi di secondo il suo record del mondo di 14.61 al Golden Gala di Roma e aver limato con 4,78 il primato assoluto nel lungo T42 agli Assoluti di Isernia. Eccellenti premesse agli stessi Campionati Italiani anche per Assunta Legnante (Anthropos Civitanova) che scenderà nella pedana del peso F11 con quel 17,15 di assoluto pregio, a soli 17 centimetri dalla migliore prestazione mondiale di tutti i tempi. Monica Contrafatto (Paralimpico Difesa), bronzo ai Giochi brasiliani, ha avuto fin qui una stagione impressionante nei 100 T42 con i 65 centesimi di secondo strappati al suo personale dall’inizio dell’anno. Sempre in pista correrà ma per i 400 T43 Federica Maspero (Omero Runners Bergamo), quarta a Rio e ai Mondiali di Doha del 2015. Il lungo femminile T11 sarà prerogativa di Arjola Dedaj (Fiamme Azzurre), reduce da una successione di primati tricolori che si sono assestati sulla misura di 4,71.

Arjola Dedaj, velocista e saltatrice azzurra nata in Albania

ca italiana, iscritto ai 100 e 400 T51 di corsa in carrozzina. In quest’ultima specialità ha vinto il bronzo a Rio, medaglia numero 36 della sua carriera. L’altro veterano azzurro è Roberto La Barbera (Pegaso), argento di Atene 2004 e recordman assoluto nel lungo T44. Per la stessa categoria funzionale, ma nei 200 e 400, figurano il bronzo europeo del giro di pista Emanuele Di Marino (Fiamme Azzurre) e la new entry Simo-

GLI ATLETI. Tra gli uomini,

ruolo d’onore in squadra per Alvise De Vidi (Fiamme Azzurre), l’atleta più decorato della storia paralimpi-

Martina Caironi

ne Manigrasso (H2 Dynamic Handysports Lombardia), primatista italiano dei 200. Al debutto internazionale con la maglia azzurra anche Andrea Lanfri (Atletica Virtus Cassa di Risparmio di Lucca) iscritto ai 100 e 200 T43 di cui detiene il record tricolore. I tre velocisti, insieme a La Barbera e al giovane sprinter e speranza azzurra T47 Riccardo Bagaini (Sempione 82), faranno parte della squadra che comporrà la staffetta 4x100 T42-47 in cui l’Italia si è distin-

ta con il bronzo agli Europei di Grosseto 2016. È una prima anche per Giuseppe Campoccio (Paralimpico Difesa) che in questo momento occupa i primi posti del ranking mondiale stagionale del peso e disco F33.

Assunta Legnante, pesista e primatista mondiale nel lancio del peso LE CONVOCAZIONI. Il direttore tecnico della nazionale Vincenzo Duminuco spiega così le scelte tecniche: «È una squadra in cui si fondono insieme esperienza, talento e voglia di emergere. Nonostante alcune assenze di rilievo, il livello tecnico è molto buono e siamo in grado di competere in tutte le gare in cui siamo presenti, tenendo comunque conto che per alcuni atleti è solo un importante passaggio verso prospettive future. Sette uomini e cinque donne che scenderanno in pista in 18 gare con mezzi adeguati, convinzione e determinazione. Oltre agli aspetti tecnici ci dovrà contraddistinguere l’umiltà di chi sa che c’è ancora tanto da lavorare e imparare. Poi un pizzico di lucida follia che ci possa spingere verso traguardi che vanno oltre l’orizzonte e la consapevolezza di chi sa di possedere le risorse necessarie per combattere ad armi pari con gli altri paesi». LA FEDERAZIONE. Anche

il presidente della Fispes Sandrino Porru ha fatto un grande in bocca al lupo agli Azzurri: «Londra è la prima tappa importante nel percorso di prepa-

Alvise De Vidi ha partecipato a sette Paralimpiadi

razione in avvicinamento alle Paralimpiadi di Tokyo del 2020. La partecipazione di una staffetta italiana per amputati che mancava da molto tempo ci permette di lanciare alcune nuove promesse dell’atletica azzurra negli scenari internazionali. Questa squadra rappresenta il consolidamento del lavo-

ro per quegli atleti che finora hanno dimostrato il loro valore a livello mondiale, ma è anche la prima opportunità per altri di poter calcare piste importanti dopo gli Europei di Grosseto e maturare un’esperienza che farà da traino ai nuovi talenti del nostro bellissimo sport». © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO


XIV UNICUSANO FOCUS CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

Chi ha frequentato l’università sa bene quanto possa essere alta la tensione il giorno di un esame. Riuscire a contrastarla permette di affrontare al meglio il colloquio con il professore. Quesiti del tipo «come superare la paura del mio professore», «come superare un esame», «come combattere l’ansia da esame» hanno però un’unica risposta: con la preparazione. Studiare bene è l’unico modo per acquisire sicurezza e per non cadere in un loop di pensieri negativi, previsioni pessimistiche e conclusioni catastrofiche. La consapevolezza di conoscere a fondo la materia unita alla fiducia in se stessi e nelle proprie capacità aiuteranno ad affrontare l’esame in maniera serena e tranquilla. Bisogna ricordare sempre che il professore è lì per giudicare solamente la conoscenza della materia. Ecco, quindi, qualche consiglio utile e qualche strategia efficace per affrontare la prova con il giusto approccio. 1: scegli bene il compagno di banco.

Il momento che precede l’esame, quello in cui sei seduto ad aspettare il tuo turno, è decisamente il più delicato; è importante restare calmi e non sovraccaricare il cervello di stress. Evita quindi di sederti in prossimità di colleghi in preda all’agitazione e di quelli che sfogliano in maniera confusa libri e appunti.

università

martedì 4 luglio 2017

ansia per l’esame? ecco come superarla

Il giorno della valutazione della propria preparazione può portare con sé una forte carica di stress. Ma ci sono alcuni accorgimenti per contrastarla 2: adotta il giusto atteggiamento. Dall’istante in cui ti sie-

di su quella sedia, di fronte al temutissimo docente, è fondamentale mostrarsi determinati e sicuri. Cerca però di non esagerare, rischieresti di sfociare nella superbia. È preferibile guardare il professore negli occhi, evitando nel contempo fastidiosi e inutili sguardi di sfida. Il tono di voce deve essere squillante, mentre la postura deve risultare composta e allo stesso tempo rilassata. 3: sii umile e sincero. Se durante il colloquio l’esaminatore ti pone una domanda, che tu per un qualsiasi motivo non hai compreso, non esitare a chiedere di ripeterla o di chiarirla ulteriormente. È preferibile essere umili piuttosto che dare risposte

errate. Vale lo stesso discorso per le domande a cui non sappiamo rispondere. Può capitare anche allo studente più preparato e diligente di non conoscere una risposta, perché magari in quel momento sfugge o perché proprio non la si conosce. L’atteggiamento migliore è ammettere di non essere preparati su quel particolare argomento piuttosto che fare scena muta o buttare fuori inesattezze e assurdità. 4: evita i pregiudizi all’appello successivo. Se sei stato boccia-

to a un esame e ti stai preparando per l’appello successivo cerca di estraniarti dal fallimento della precedente prova. È giusto essere obiettivi e analizzare la performance dal punto di vista didattico, per individuare carenze e argomenti da approfondire, ma è totalmente sbagliato presentarsi al nuovo appello con la convinzione che il professore abbia un pregiudizio nei nostri confronti e che per questo motivo abbia deciso di bocciarci. © Copyright Università Niccolò Cusano

metodi di apprendimento

Quando la meditazione può aiutare a studiare Prima di addentrarci nel tema della meditazione utilizzata per studiare, è necessario premettere che l’argomento è talmente ampio che in queste righe si potrà offrire solo un assaggio, solo la possibilità di “aprire” una porta. Dall’altra parte, oltre la soglia, c’è un mondo molto ampio che potrete scoprire anche raccogliendo le briciole che il web lascerà per voi e che l’Università Niccolò Cusano contribuirà a darvi in diversi modi. Per esempio, coi tanti e regolari articoli che l’Ateneo pubblica sul blog universitario di Torino, ma non solo. Anche con le risposte che dà ai quesiti che potrete porre attraverso Internet. Ora che questo passaggio è chiaro, possiamo analizzare come sia possibile meditare grazie ad alcune considerazioni che riportiamo qua di seguito. Partiamo da sei punti chiave,

in forma sintetica, per meditare al fine di migliorare lo studio: 1. Assumete la giusta posizione: si tratta di sedersi con una postura diritta, le gambe incrociate e gli occhi chiusi. È possibile appoggiare la schiena al muro qualora si abbiano problemi fisici perché l’importante è che non ci sia alcuna tensione nei muscoli. 2. Concentratevi nell’azione di discernere: si tratta di iniziare a distinguere il sorgere spontaneo dei pensieri dal pensiero elaborato. Dovete lasciarvi andare al flusso libero della testa tra ciò che vi passa nella mente a voi e ciò che avete sentito. 3. Focalizzatevi sul presente: gli esperti consigliano di minimizzare i pensieri che ci arrivano dal passato o dal futuro come proie-

zioni del presente. Aiutatevi visualizzando un fiume, dove vedete i vostri pensieri disturbanti scorrere via dal margine del fiume che rappresenta il vostro presente. 4. Ancoratevi al respiro: si tratta di utilizzare il respiro come ancoraggio durante la meditazione, che poi significa sciogliere le tensioni del corpo con la giusta tecnica diaframmale. 5. Usate la tecnica dei 21 respiri: serve a darsi un ritmo costante che vi astrarrà dai pesi della quotidianità grazie alla ripetitività dell’azione. 6. Fatevi invadere dalla delicatezza: è un chiaro invito a non forzare mai. Se qualche passaggio si inceppa, tornate indietro e riprovate senza ansia. © Copyright Università Niccolò Cusano


LA CUSANO E IL CALCIO

MARTEDÌ 4 LUGLIO 2017

UNICUSANO FOCUS XV CORRIERE DELLO SPORT / STADIO

TERNI, 2.500 ANNI DI STORIA NELLA CITTÀ TRA DUE FIUMI

Sorta sulle rive del Nera e del Serra nel 672 a.C. sin dal Medioevo è stata uno dei centri a più elevato tasso di sviluppo industriale in Italia. Oggi è diretto verso il suo rinnovamento Terni vanta oltre 2.500 anni di storia. Infatti la sua fondazione, avvenuta a opera degli Umbri, risale secondo gli studiosi al 672 a.C. E proprio dallo stanziamento di questo popolo indoeuropeo tra il fiume Nera e il torrente Serra deriva l’antico nome latino “Interamna Nahars” (città tra i due fiumi). L’ETÀ ROMANA. Diventata municipio romano, la città viene dotata di mura di cinta, terme, teatro e anfiteatro e offre i natali allo storico Gaio Cornelio Tacito e all’imperatore Marco Claudio Tacito. La favorevole posizione strategica, in una conca naturale ricca di acque, si tramuta in elemento negativo dopo la caduta dell’Impero, quando si susseguono saccheggi e devastazioni (Totila nel 546, Narsete nel 554 e i Longobardi nel 755).

per l’abbondanza di acque è la città ideale dove forgiare l’acciaio necessario per trasformare l’Italia in una potenza mondiale. Ma per raggiungere quest’obiettivo servono anche cannoni e armi, e così nasce anche la Fabbrica d’armi. In pochi anni si arriva a quota 60 mila abitanti e Terni viene ribattezzata la “Manchester italiana”. CAPOLUOGO. Durante il ven-

L’Obelisco “Lancia di Luce” di Arnaldo Pomodoro STEFANO PRINCIPI

FEDERICO BARBAROSSA.

Dopo il lungo periodo di sottomissione al ducato longobardo di Spoleto, arriva nel 1174 la distruzione decisa dall’Arcivescovo Cristiano di Magonza su ordine di Federico Barbarossa. In seguito la città, dotata di statuto autonomo, amplia le proprie mura e viene dilaniata dalle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini e tra Nobili e Banderari. Nel 1564, durante la rivolta dei Banderari, viene ucciso il governatore pontificio e vengono sterminate alcune famiglie nobili. Questo innesca la dura reazione di Papa Pio IV, che soffoca la rivolta in un bagno di sangue. IL GOVERNO POTIFICIO. Nel

diciassettesimo secolo Terni, normalizzata sotto il governo pontificio, conta oltre 12 mila abitanti e conosce l’edificazione della Basilica di San Valentino, primo Vescovo di Terni, del qua-

La Basilica di San Valentino STEFANO PRINCIPI

le vengono ritrovate le reliquie. Da quel momento la gente del posto lo elegge come proprio patrono. E oggi tutto il mondo lo onora (14 febbraio) come protettore degli innamorati. L’ACCIAIO. Agli inizi dell’ot-

tocento nasce la Ferriera Pontificia, mossa dalla forza delle acque. Di fatto siamo alla vigilia dell’indu-

strializzazione che cambia la storia della città a partire dal 1884, quando il governo sceglie Terni come sede della maggiore industria siderurgica italiana. Del resto per la posizione di assoluta sicurezza rispetto ai cannoneggiamenti navali e

tennio fascista si amplifica la vocazione industriale della città, che diventa capoluogo di provincia nel 1927 e usufruisce dello sviluppo dell’industria chimica (fertilizzanti) e della produzione idroelettrica. Nascono i quartieri per gli operai, con caratteristiche innovative, e il quartiere denominato “Città Giardino”, esempio di stile liberty piuttosto raro in Italia. Inoltre, viene edificato (1936) il Palazzo del Governo o Palazzo Bazzani, autentico simbolo cittadino come Palazzo Spada, eretto nel 1555 da Michele Spada, conte di Collescipoli, progettato da Antonio da Sangallo il Giovane e sede del consiglio comunale.

LA II GUERRA MONDIALE. Poi arriva il dramma della seconda guerra mondiale e i bombardamenti degli alleati (108) devastano Terni, lasciando però quasi intatta l’area industriale. La città va ricostruita quasi per intero ma l’acciaieria continua a giocare un ruolo importante nel dopoguerra, anzi cre-

sce fino alla crisi siderurgica degli anni settanta. In pochi anni si perdono migliaia di posti di lavoro. E così nel 1994 si procede alla privatizzazione della fabbrica, ceduta a una cordata italo-tedesca con la ThyessenKrupp nel ruolo di capofila. Nasce quindi Acciai Speciali Terni (AST). E nello stesso periodo altre multinazionali straniere entrano nella chimica ternana. Inoltre si

registra un forte aumento del terziario, imperniato sui settori della multimedialità e del commercio. Di pari passo procede il riassetto urbanistico del centro cittadino, col progetto di riqualificazione dell’asse di Corso del Popolo e con l’inaugurazione dell’Obelisco “Lancia di Luce” del maestro Arnaldo Pomodoro, inaugurato nel dicembre del 1995. © COPYRIGHT UNIVERSITÀ NICCOLÒ CUSANO

Calcio

SONO PARTITE LE SELEZIONI DELL’ACADEMY UNICUSANO

L’Unicusano Ternana diventa partner dell’Academy Unicusano. Aumenteranno, quindi, la competenza e l’impegno nella formazione dei piccoli calciatori. Da ieri, e fino al 15 luglio, proseguono le selezioni per l’Academy calcistica dell’Università Niccolò Cusano. Tutti i giorni, dalle 17 alle 19, all’impianto Stadium Unicusano - Roma VIII (a Roma, in via di Tor Bella Monaca 497) saranno valutati i ragazzi nati dal 2003 al 2007. E con una grande novità: tutti gli iscritti dell’Academy vestiranno la gloriosa maglia dell’Unicusano Ternana.

Il Duomo di Terni STEFANO PRINCIPI



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