sportivissimo settembre

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editoriale

Perché non si può più non essere sportivi e filosofi di Salvatore Fazia*

F

a bene Luigi Borgo a pubblicare una rivista dedicata alla sport, in un tempo come il nostro nel quale l’input sportivo è diventato segnale di dinamismo e di intraprendenza, di giovinezza e di bellezza. Da Kennedy ad Obama la stessa politica ne esalta la tipologia, la moda maschile ne eccita l’erotismo muscolare, e la stessa donna ne recita la gioia storica della propria liberata fisicità. Ma, soprattutto, è la modernità stessa che fa dell’estasi sportiva il modus hodiernus della stessa allegoria di modernità. Non si può più non essere sportivi, perfino chi ha il corpo avariato come chi è diversamente abile s’ingegna a darsi una esposizione sportiva di sé, tanto che se ne organizzano addirittura le olimpiadi. I bambini e gli anziani ne praticano presto le pratiche del caso. E insomma è la nuova idea del corpo che ne assume tutta la suggestione e la gloriosa emancipazione, perché lo sport non è soltanto lo spettacolo che sappiamo, ma soprattutto è un’idea della vita e della sua esaltazione come affermazione e godimento della stessa vitalità della vita. È anche il miglior antidoto alla depressione, dato che un corpo capace di liberarsi dai propri limiti è un corpo eroico e felice. Che cos’è se no quella gaiezza assoluta che arriva non appena si è conclusa quella piccola o grande impresa con la quale si è dato per un momento espressione assoluta al proprio corpo e al momento privato la sua stessa espressione di liberata fisicità? Lo sport è tout court la letteratura del proprio corpo, se ne parla continuamente. Infine, è una filosofia della vita, o, almeno, mezza, se il motto mens sana in corpore sano è il sillogismo della filosofia intera e totale. Io vengo da una città che vinceva le olimpiadi per il numero degli atleti che vi avevano fortuna, e il più grande olimpionico di tutti i tempi è stato Milone di Crotone. Ma a Crotone c’era una delle scuole di medicina più importanti del tempo, perché c’era una delle filosofie più importanti dell’epoca: il pitagorismo, e Pitagora in Crotone ha determinato – tra l’altro - una cultura del corpo senza precedenti sia attraverso la conoscenza alimentare in relazione alla ottimizzazione sportiva sia attraverso la conoscenza geometrica del corpo stesso e dei suoi movimenti. I record venivano prodotti sulla base del calcolo del peso e della massa corporea, ma altresì sulla base del calcolo del movimento corporeo in vista della sua ottimizzazione nelle differenti e varie specialità tecnico-sportive. È la stessa base filosofica che ha determinato il classicismo in arte, visto che da Fidia a Policleto nella scultura, da Dàmone nella musica a Ippodamo di Mileto nell’urbanistica e… erano tutti rigorosamente pitagorici. C’è un episodio che ne rivela di colpo e tutto intero il senso di quello che stiamo dicendo: c’era la guerra tra Sibari e Crotone, Sibari era ricchissima e godeva di un esercito numeroso e potente, Crotone no, ma Pitagora va in assemblea e propone che gli venga affidata la regia della battaglia che si stava preparando, afferma che avrebbe applicato alcune regole geometriche al movimento dei corpi e dei reparti, assicurando la vittoria: così è stato, Crotone con un esercito di gran lunga inferiore ha vinto Sibari, sconfiggendone l’esercito in battaglia. Morale: lo sport non solo fa bene, ma è un’idea della vita, che va a regolare anima e corpo, non solo in chi se ne fa professionista, ma anche e forse di più in chi se ne fa un idealismo pratico. Tutto questo, però, non deve portare a non riconoscere la assoluta superiorità della filosofia e della cultura del massimo sapere, e quindi a non praticare in qualche modo e nella misura possibile il culto stesso del sapere, perché tutto sta nell’intelligenza e il sapere è lo sport dell’intelligenza. Sante parole, LB. *Salvatore Fazia, storico e critico d’arte, è autore di numerose opere. Il suo ultimo libro, “Sognare”, raccoglie le sue lezioni dal 1980 al 1995.

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Direttore responsabile Luigi Centomo Direttore editoriale Luigi Borgo Redattore capo Filippo Pavan Redazione Paola Dal Bosco e Andrea Cornale Redazione tecnica alpinismo Luigi Centomo arco Carlo Carli arti marziali Massimo Neresini atletica Ivanoe Simonelli avventura Franco Spanevello basket Filippo Pavan benessere Alessandro Grainer boulder Nicola Anzoni caccia e pesca Dorino Stocchero calcio Alessandro Grainer calcio a 5 Nicola Ciatti

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Good vecchi U

n seggiolino dopo l’altro di un giallo ocra inconfondibile: un ricordo indelebile per moltissime persone, sportivi, sciatori e anche per i semplici appassionati della montagna. La famosa seggiovia di “Pizzegoro” è andata definitivamente in pensione per far spazio ad una struttura moderna, più capiente e cosa importante... più veloce. Sì, è proprio lei, la prossima seggiovia che farà da sfondo alle soleggiate domeniche invernali si mostrerà a tutti ufficialmente il prossimo inverno, intorno al 10 dicembre. Un investimento enorme che ha coinvolto tutti i paesi della vallata e che rende di sicuro orgogliose tutte le persone che da anni stanno lavorando a questo progetto.


Bye, i seggiolini

sci recoaro

di Chiara Guiotto

Nella scorsa estate è iniziato lo smatellimento della vecchia e gloriosa seggiovia di Montefalcone per lasciare il posto a un nuovo, modernissimo impianto. La storia.. Voluta e desiderata soprattutto da un paio di cittadini residenti a Recoaro e a Valdagno, spinti inizialmente da Paolo Marzotto, primo investitore, la seggiovia di Montefalcone è stata inaugurata nell’ottobre del 1967. A quel tempo c’era solo una malga accanto alla seggiovia, niente di più. Dopo di che, da quando è stato costruito il Castiglieri, piano piano la località di Recoaro Mille si è popolata e si è assistito ad una evidente crescita del numero degli appartamenti privati. Il primo presidente è stato addirittura Gino Soldà e tra i soci fondatori è doveroso ricordare Paolo Marzotto, il Dottor Dolcetta delle Alte, il Dottor Dal Lago e Piero Fantin. La ditta costruttrice di questo gioiellino, che oggi è solo un bellissimo ricordo, apparteneva al recoarese Antonio Gar-

bin, uno degli zii di Gianni Garbin. Il sindaco del tempo era il Geometra Guglielmo Paoli e il primissimo Direttore dell’esercizio, presente addirittura alla giornata di chiusura definitiva della seggiovia lo scorso 29 giugno, è stato il Signor Giulio Pellizzari. La storia della seggiovia ha dovuto fare i conti con una sfortunata, quasi inspiegabile traversia nell’inverno del 1986: una valanga si è staccata dalla Val Sigolara e si è riversata sul pendio di Recoaro Mille portando via due piloni e un bel po’ di seggiolini. “Per fortuna è successo durante la notte - precisa il Direttore della Conca d’Oro, Piero Busato - se fosse accaduto di giorno sarebbe stato un vero dramma”. Dopo questo disastro ambientale la seggiovia è stata ricostruita tale quale a prima, solamente con l’aggiunta di un pilone in più nella Val Sigolara. Dopo un periodo di crisi per la mancanza della materia prima, la neve, l’attivi-

tà è stata presa in mano dalla Recoaro Mille s.r.l.. Fallita anche questa gestione, a salvare l’isola felice del Mille è stato Piero Busato seguito da tre operai di Fongara che negli impianti di Recoaro Mille hanno fatto la storia: Livio, Piergiorgio, e Roberto. Dopo il primo anno di assestamento la società si è aperta anche ad altri sostenitori di Pizzegoro, l’attuale vice presidente Stefano Lora, Roberto Caccaro e Roberto Mattiello, e ha preso il nome di Recoaro Mille Conca d’Oro Società Cooperativa. A tutti gli effetti questa nuova realtà gestisce gli impianti di Recoaro Mille dal 21 giugno 2002 e sta rianimando molto bene la situazione abbastanza tragica che si era delineata anni fa. Una località sfruttabile a 360 gradi da tutte le famiglie: ad affiancare le piste da sci e quella da fondo, al Mille è presente una struttura di giochi gonfiabili per i più piccoli, una pista per i gommoni e l’intera ex pista Seneble per divertirsi con slittini, bob e quant’altro.


La ciliegina sulla torta è la strepitosa notizia del momento: entro dicembre 2008 una nuovissima seggiovia a due posti sarà in funzione a Pizzegoro. Recoaro Mille non è sinonimo solo di turismo invernale: Montefalcone, anche durante il periodo estivo, attira moltissimi escursionisti che salgono per poter accedere alle Montagnole Alte e poter apprezzare la bellezza delle nostre montagne. In cinque anni la mitica seggiovia ha portato in vetta ben 80 mila persone, 20 mila all’anno. Per di più da quanto sono stati scoperti numerosi reperti archeologici, la cima di Montefalcone è diventata la meta anche di numerosi studenti. Dallo scorso 7 luglio, infatti, un cospicuo numero di ragazzi provenienti dall’Università di Padova ha svolto dei corsi di archeologia proprio in vetta a Montefalcone. Vista l’impraticabilità della seggiovia che piano piano è stata privata di seggiolini e piloni, gli studenti tutte le mattine sono stati trasportati sul luogo delle ricerche dalle vetture della comunità montana. E alla sera, terminati gli studi, un piacevole treking per tornare in “busa”. Negli ultimi anni è stato costante il sostegno da parte di tantissimi volontari che hanno dato, e daranno anche in futuro, il loro contributo per far risplendere questa splendida località. Recoaresi senza dubbio ma anche molti valdagnesi, cornedesi e abitanti della vallata dell’Agno. In particolare il Sindaco

di Recoaro Franco Viero si è adoperato in tutti i modi per realizzare progetti e attività legati a questa nuova seggiovia, attualmente in costruzione. Un servizio di pubblica utilità che ha tutte le carte in regola per donare alla Conca d’Oro quel tocco in più che serve a rilanciare una località turistica come questa. La Nuova veste della seggiovia... Progettata dall’ingegner Trettenero di Recoaro e realizzata dalla ditta trentina Leitner S.p.a, la seggiovia bi-posto partirà più bassa, a livello dell’impianto Tunche, e arriverà più in alto rispetto all’uscita tradizionale di questi anni. Non sarà più necessaria la noiosa scaletta con gli sci ai piedi dopo la discesa dal Tunche per raggiungere l’entrata della seggiovia perchè i due impianti saranno adiacenti. L’impianto di risalita impiegherà 7 minuti in meno rispetto a prima, 10 minuti anziché 17, e trasporterà fino a 2 mila persone al giorno. L’arrivo più in alto permetterà di sfruttare in futuro l’altro versante e le zone limitrofe oggi ancora boschive. L’attuale arrivo della vecchia seggiovia verrà coperto completamente e diventerà un grande garage. La progettazione e la costruzione del nuovo impianto hanno comportato una spesa di 4 milioni e mezzo di euro di cui 3,8 milioni sono stati concessi dalla Regione Veneto. Il resto della spesa è stato coperto dalle sovvenzioni provenienti dai vari comuni della vallata e dalla Provincia.



L’ombra sull’

Gli incidenti in montagna hanno funestato l’estate del 2008. Abbiamo incontrato Cristina Castagna e Mario Vielmo, due grandi dell’alpinismo, per parlare con loro di cosa sta accadendo nel mondo dell’alta quota.

A

l solo leggere i titoli dei giornali di questa estate ci verrebbe da pensare che la montagna non è più un ambiente così ospitale e sicuro come si potrebbe credere, forse non lo è mai stato? Abbiamo incontrato due tra le più importanti voci dell’alpinismo vicentino di oggi con cui abbiamo cercato di far luce su quanto accaduto negli ultimi mesi. Cristina Castagna, per gli amici El Grio, ha già al suo attivo cime d’eccellenza come lo Shisha Pangma (8013 m), conquistato nel 2006 essendo, a ventisei anni, la più giovane donna italiana in vetta a un 8000 e il Makalu (8463 m) dove è la prima donna italiana ad arrivare in vetta. Compie numerose altre ascese, tenta anche l’Everest (8848 m) e il Lhotse (8516 m), ma si deve fermare prima di giungere in vetta per il freddo ai piedi che a quelle quote non perdona. Per Mario Vielmo parla da sé il suo curriculum sportivo: Dhaulagiri (8167 m), Manaslu (8163 m), il Cho Oyu (8201 m), l’Everest (8848 m), lo Shisha Pangma, il Gasherbrum II (8035 m), il Makalu (8463 m), nel 2007 raggiunge la vetta del suo ottavo 8000 il K2 (8611 m), esperienza che l’ha profondamente provato per la perdita del compagno di vetta Stefano Zavka. Al suo attivo non mancano tante altre cime in tutto il mondo, ma anche cascate di ghiaccio e discese mozzafiato con sci e snowboard, non contento di tutto ciò è autore di film di montagna. Comincio la mia chiacchierata con Mario e Cristina e voglio subito sapere se effettivamente questi ultimi mesi sono stati un periodo nero per gli incidenti in montagna oppure se ci sia sotto altro. Entrambi mi rispondono che gli incidenti ci sono

sempre stati, in montagna come in altri ambienti, oggi però giornali e tv ne parlano dopo la scomparsa di Karl Unterkircher e la tragedia del K2, una notizia scatena l’altra. “Se Marco Confortola fosse arrivato in vetta e non fosse successo nulla, non lo avrebbe detto nessuno […] e allora quella è la cosa più triste!” mi dice Cristina “ E dopo chi non c’è si permette di parlare, di dire bugie […]”. Già, perché questo strano mondo è anche questo, pseudo-esperti che si improvvisano critici dalle loro poltrone di casa, che attaccano chi ha sofferto, chi ha provato a salvare il compagno, ma ad un certo punto ha dovuto arrendersi all’evidenza, ha dovuto far prevalere quella voce che diceva che era troppo

tardi, che bisognava cercare di salvare se stessi. Anche Mario ci è passato, me ne parla con serenità e un velo di tristezza negli occhi, lui che ha perso lo scorso anno il compagno e amico Stefano, lui che come tutti quelli che affrontano una montagna come il K2 sa a cosa va incontro, condizioni al limite in cui bisogna guardare a se stessi, si fa il possibile per portare tutti a casa la “pellaccia”, si cerca di aiutare i compagni finché è possibile, dopo di che è l’istinto di sopravvivenza a prendere il sopravvento. Cristina pensa all’amico Inaki Ochoa, scomparso quest’anno sull’Annapurna (8091 m), e alle sue parole quando le chiedeva se era proprio convinta di fare i quattordici 8000, “Allora preparati perché man mano che andrai avanti vedrai sempre più amici morire”. È la dura legge della montagna, nella sua bellezza e imponenza, “A sfidare la montagna si perde in partenza […] la montagna è bella però ha le sue regole e forse in questi ultimi tempi si stanno un po’ tralasciando” dice lei. Perché allora tutti questi morti non solo sul K2 o sul Nanga Parbat, per fare due nomi tristemente noti in questi mesi, ma anche sulle nostre montagne? Mi risponde Cristina: “C’è sempre più gente che va in montagna, però vuole fare delle cose che non sono alla loro altezza. Della montagna bisogna aver rispetto, io odio i termini come “la montagna assassina”, la montagna è montagna, la valanga è sempre caduta, i seracchi sono sempre caduti, il tempo è sempre cambiato all’improvviso […] forse la gente la sottovaluta, non è la montagna che si deve adattare a noi, ma siamo noi che dobbiamo adattarci a lei”. Mario conferma: “Ci


alpinismo

’alpinismo sono incidenti dovuti a fattori oggettivi della montagna […] non c’entrano le critiche sulla gente inesperta, troppa gente in Himalaya ecc., sul K2 si è trattato di due fatalità oggettive, cioè date dalla montagna, il crollo del seracco prima, la valanga dopo, li puoi evitare, sì, se stai a casa li eviti, ma allora a questo punto non c’è neanche più l’alpinismo, quella è stata una fatalità, e poi ci sono incidenti (come quello accaduto sul Monte Bianco e che ha visto morire un padre e i suoi figli) che si potevano evitare, si tratta un po’ di incompetenza e un po’ di superficialità”. Per andare in montagna prima di tutto, mi rispondono, serve la preparazione fisica, dopo di che l’esperienza e la conoscenza dei propri limiti giocano di certo a nostro favore, ma non dobbiamo dimenticare che è cosa buona e giusta consultare gli esperti locali, le cartine, occorre imparare a consultare i bollettini meteo. Proprio a questo proposito Mario mi fa notare come “I cambiamenti si possono anticipare, però oggi come oggi abbiamo una situazioni di studi meteorologici che è quasi perfetta […] ci arriviamo al 90-95% come previsioni, 10 o 20 anni fa non c’erano queste previsioni quindi oggi come oggi abbiamo una cosa in più”. Dulcis in fundo bisogna sapere preparare lo zaino scegliendo tutto il materiale indispensabile. E se poi capita di dover rinunciare alla gita di certo non è un fallimento, anche i migliori si arrendono “La rinuncia è un’esperienza anch’essa, non bisogna banalizzare la nostra vita, non c’è paragone! Non deve neanche esser fatto questo paragone, la nostra vita vale molto, molto di più!” mi dice Mario, raccontandomi tranquillamente delle

volte in cui è stato costretto a “girare i tacchi”, la montagna resta sempre al suo posto, ci si potrà sempre riprovare anche se la resa lascia l’amaro in bocca dopo mesi di preparazione e di attesa. La montagna va comunque gustata nei suoi molteplici aspetti, nei suoi paesaggi, nelle sue tradizioni, nei suoi profumi, è un mix di emozioni che appagano l’animo umano che ne sa godere. Ma la montagna non è solo questo, la montagna è fatta di amicizie che nascono e piccoli o grandi episodi di solidarietà, lo sa bene Cristina, infermiera di Pronto Soccorso che ha partecipato a numerosi progetti umanitari, in Albania e in Africa e ce lo può confermare Mario che, insieme ad altri alpinisti, portando sulla cima

di Giulio Centomo

del Makalu la fiaccola olimpica di Torino 2006 ha dato il via ad un progetto per la costruzione di una scuola per i bambini profughi tibetani a Dharamsala, in India. Non mi resta che salutare i due alpinisti, augurando loro un grande in bocca al lupo per tutte le prossime avventure e sperando di vedere presto l’arrampicata o, chi lo sa, lo sci-alpinismo ai Giochi Olimpici. Per avere informazioni sul progetto pro-Tibet o per partecipare alla raccolta fondi chiunque può contattare Mario direttamente all’indirizzo mariovielmo@inwind.it, per scoprire le prossime avventure di Cristina non guasta una visitina al suo bel sito www.elgrio.net.


arrampicata

Valdagno Verticale V

enerdì 25 luglio, ormai sono le sette di sera e da più di una settimana con Gianni si parla di una proposta particolare. Forse ci sarebbe servito più tempo, ma abbiamo comunque preparato qualcosa di speciale. Ormai sarà anche stanco di vedermi ogni santo giorno entrare dalla porta del suo negozio con nuovi aggiornamenti. Si può fare? Non si può? Abbiamo il permesso? E il parroco? Ma oggi tutto è attrezzato, non ci ferma più nessuno, il materiale c’è, le maglie dello sponsor sono arrivate giusto in tempo, non mancano nemmeno i protagonisti: i nostri giovani climbers. Arrivano alla spicciolata, chi da solo sul motorino truccato, chi si trascina dietro la morosa con la speranza che anche lei, forse, questa sera salirà las-

di Vera Visonà e Giulio Centomo

Bel successo della manifestazione che prevedeva la salita in arrampicata del campanile del Duomo di San Clemente. sù, chi, invece, si fa trascinare dalla morosa che non aspetta altro di vederlo salire più in alto possibile. Forse non ci preoccupa molto l’ascensione, il vero avversario sembra essere il proiettore che non vuole funzionare e ci ha rubato buona parte della giornata per capirci qualcosa, però alla fine ne siamo usciti vincitori, possiamo anche contare sulle foto di Gianni e Susanna. Questa sera la notte valdagnese, tra musica e aperitivi, si anima con corde, imbragature e caschi per dare l’opportunità a grandi e piccini di scalare una vetta inusuale: il campanile del duomo di S. Clemente. E tutto grazie all’evento “Valdagno ke suona”, organizzato dall’equipe Creativamente della Cooperativa Studio Progetto e promosso dall’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Valdagno. Organizzatore e responsabile dell’originale arrampicata è stato Gianni Bisson, istruttore nazionale delle Guide Alpine e volto più che conosciuto sia dentro che fuori dalla vallata. Per una notte il campanile si è trasformato in una vera e propria parete, con le sue piccole insidie… e i suoi piccoli, eroici avversari. Non sono mancate la curiosità di molti spettatori e la numerosa partecipazione di aspiranti “alpinisti”, grandi e piccini, tutti stregati dal brivido dell’arrampicata. I più bravi si sono distinti salendo in tempo da record, ma si sa... la classe non è acqua... loro sono professionisti!!! Ognuno ha fatto del proprio meglio con molto entusiasmo e, calandosi ad impresa terminata, non si poteva che essere soddisfatti della propria piccola, grande impresa. Che dire di più? Speriamo di non dover aspettare il prossimo anno per rivedere questa simpatica iniziativa… Nessuno qui ha intenzione di “appendere le scarpette al chiodo!”


alpinismo

Via dei Lupi Grigi Il nome della via, Lupi Grigi, si ispira al colore dei capelli, grigi appunto, e un po’ allo spirito, amante dei passi solitari, dei quattro arrampicatori, i fratelli Daniele e Riccardo Corà, Michele Filotto e Franco Spanevello, che hanno aperto un’altra entusiasmante via sulla Salbanara.

S

ulla Salbanara, catena delle Tre Croci, Piccole Dolomiti, è stata aperta una nuova via nel segno dell’alpinismo sportivo. Avvicinamento: da Malga Podeme (raggiungibile in auto), prima per prati in salita e poi per bosco, si punta diritti al ghiaione terminale del Vajo della Salbanara, situato tra l’omonima montagna e la Bella Lasta. Si risale il suddetto vajo fino alle rocce basali delle citate montagne. Da qui, distanziandosi dalla parete, si prosegue a destra per una crestina dove, alla sua fine, con breve discesa si giunge all’attacco della via. Date le numerose protezioni che segnano il percorso, una relazione dettagliata sarebbe del tutto superflua, ricordiamo solamente che si tratta di una via di media difficoltà con sviluppo di oltre 200 metri. Una sola nota: poco prima della cima ci si deve calare per pochi metri e poi risalire per una breve paretina. Ritorno: dalla cima, senza difficoltà, si scende direttamente alla sottostante mulattiera d’arroccamento. Allo scopo di un richiamo turistico-alpinistico, l’intento, e vorrei sottolineare questo concetto, è quello di dotare la zona di Recoaro Mille di alcuni itinerari (possibilmente facili) di alpinismo sportivo, che non siano però la pura arrampicata sportiva. Precisazione ovvia, ma doverosa: è chiaro che al vertice della piramide c’è il grande alpinismo d’avventura (ed è sacrosanto che continui ad esistere, naturalmente però, per propria vocazione e non per imposizione altrui), e che

di Franco Spavenello foto di: Riccardo Corà


Particolare della breve doppia antecedente la paretina che porta in vetta.

l’alpinismo sportivo rappresenta una sua dimensione inferiore, lo si può considerare un suo fratello minore, cioè una via di mezzo tra l’arrampicata sportiva e l’alpinismo d’avventura. Visto allora il nostro intento e considerando che, a parte le vie classiche, le più frequentate sono appunto quelle ben protette va da sé che il nostro orientamento si rivolge verso l’alpinismo sportivo. Alpinismo sportivo che permette la frequentazione della montagna ai più: agli esperti che, ritenendo superfluo per sé quel dato spit, possono benissimo tralasciarlo; ai semplici escursionisti-alpinisti che invece accedono a quella data via proprio perché garantisce loro maggiori margini di sicurezza. A costoro, logicamente, noi non dimentichiamo di ricordare sempre: 1. 2. 3.

la stragrande maggioranza degli itinerari alpinistici facili non è certo sempre ben protetta. è necessaria la conoscenza delle manovre di corda. avere il senso della montagna e dei suoi pericoli.

Errata corrige Nel numero di giugno di Sportivissimo abbiamo presentato due itinerari alpinistici da noi denominati Boale e Vajo della Capre. In realtà, da studi successivi, abbiamo riscontrato che essi possedevano già un loro toponimo. Si tratta del Vajo Cicidi, la cui prima salita non ci è nota, e del Vajo di Giano, salito il 18 dicembre 1999 da Tarcisio Bellò e compagni. Resta comunque valida la nostra relazione dei due itinerari. FS


mtb

estreme Salzkammergut P

ositiva trasferta a Bad Goisern in Austria per tre vicentini portacolori della G. S. Krom di Thiene. Massimo De Pretto di Grumolo di Zugliano e Massimo Savio di Thiene hanno impiegato 15 h e 41’ per portare a termine la Salzkammergut, la gara di mountain bike più importante ed impegnativa d’Austria; un Marathon anzi una Extreme con la lettera maiuscola di 209 km con oltre 7000 metri di dislivello. Aldo Busa, altro inseparabile biker anch’egli di Grumolo di Zugliano, ha optato invece per il percorso Marathon impiegando 7h e 14’ per domare i 109 km di lunghezza con oltre 4000 metri di dislivello. Venerdì 11 luglio, appena arrivati a Bad Goisern, località della gara, dove il nome del paese è preceduto da quello più famoso Salzkammergut, dicono i tre amici bikers, ci siamo subito resi conto che si faceva sul serio. Abbiamo incontrato infatti nel piazzale del nostro albergo Gilberto Simoni (vittorioso l’indomani nella 109 km), Leonardo Paez, Julio Caro, Massimo De Bertolis, Jhonny Cattaneo, Bettin….. La macchina organizzatrice austriaca, perfetta e precisa come sempre, ha distribuito nel pomeriggio i pacchi gara che oltre agli integratori, ai vari gadget e cartine della zona, contenevano le utilissime altimetrie del percorso, in formato ridotto da attaccare al manubrio e plastificate per resistere anche alla pioggia. C’era il solito chip ed il numero diviso per colore in base alla distanza della gara, riportante la nazionalità ed il nome o soprannome del biker. Alla sera il presidente della federazione ciclistica Austriaca e gli organizzatori della manifestazione, hanno tenuto un briefing pre gara nella sala del municipio, briefing nelle varie lingue. Sabato mattina sveglia alle 4, apertura dei cancelli della griglia, unica, alle 4.30 ed il via della 209 alle 5 precise. In prima fila con altri 400 bikers provenienti da 26 paesi, il campione mondiale marathon Thomas Dietch , poi vittorioso con 10h e 9’. Due ali di folla ci hanno applauditi ed incitati durante tutto il percorso, gli abitanti del posto e gli appassionati delle due ruote sono

Tre vicentini del team G.S. Krom di Thiene alla più importante e massacrante gara di mountain bike d’Austria, la mitica Salzkammergut. stati fantastici; si sono svegliati prestissimo, bambini compresi, per fare un tifo “da stadio“. Correre in queste condizioni “ti mette le ali ai pedali“, e quattro temporali con cinque ore di acqua non hanno rallentato la nostra corsa verso il traguardo. Abbiamo pedalato per l’85% su sterrato fra le incantevoli montagne del Dachstein (parco nazionale e patrimonio mondiale dell’Unesco), abbiamo attraversato gallerie scavate nella roccia per la grande guerra e pedalato per valli con dolci fiumi. Abbiamo attraversato ponti di legno e guadato più volte le gelide acque di torrenti impetuosi,


alla fine su una lunga passerella sospesa, abbiamo costeggiato il lago di Hallstatter See. Avevamo a disposizione 16 ore per portare a termine il percorso e ci siamo riusciti al primo tentativo, un risultato eccellente tenendo conto che solo il 20% di chi affronta per la prima volta l’extreme riesce ad arrivare al traguardo entro il tempo massimo. Per prepararci alla gara abbiamo fatto il mese scorso anche la Sauris in Friuli, una marathon con pendenze da brivido, che con i suoi 84 km per 3660 metri di dislivello è da tanti considerata la gara italiana più dura. La Salzkammergut comunque non si corre solo con le gambe, non serve solo allenamento ed avere una buona tecnica di guida, ci vuole anche testa perché solo con tanta forza di volontà e concentrazione si riesce a portarla a termine. Pedalare dalle 5 della mattina fino alle 20.30 di sera non è semplice, si devono sì dosare le forze ma passare anche in tempo i tre cancelli orari presenti lungo il percorso che hanno tempi tanto ristretti che nei fornitissimi punti di ristoro ci si fermava solo 2-3 minuti. La nostra stagione comunque non finisce qui, la Salzkammergut è stata solo una delle quattro tappe dell’Alpen Mtb International Tour, un circuito austriaco iniziato con la Gran Fondo del Montello, che seguirà ad agosto a Folgaria con la Kaiserjager Marathon di 129 km per 4000 metri e che si concluderà a settembre in Val di Fassa con la Val di Fassa Bike (ex Rampilonga ).


arti marziali

dalla Cina con furore Il nostro Massimo Neresini ci ha inviato dalla Cina, con furore, una riflessione sulle Arti Marziali e le Olimpiadi.

È

il titolo di uno dei fantastici film di Bruce Lee, l’uomo, l’attore, il Maestro che ha contribuito in modo indiscutibile ad introdurre il Kung Fu nel mondo e io me ne approprio perché mi trovo in Cina per un corso di TaiJi Quan stile Chen e di cultura cinese assieme al mio Maestro G. Bon a pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi di Beijing 2008. Da qui, da questo osservatorio speciale, voglio fare alcune riflessioni sulle arte marziali e i Giochi Olimpici. Quando uscirà questo articolo, sia detto per inciso, le lezioni a scuola saranno già cominciate. Non mi stancherò mai di promuovere le Arti Marziali e di rivolgermi ai genitori degli studenti affinché prendano in seria considerazione, come ho fatto io per i miei

di Massimo Neresini figli, queste antiche e nobili e assolutamente formative discipline. Esse sanno aiutare i giovani a crescere, a trovare un equilibrio, una giusta considerazione di sé. Iniziare adesso con la scuola anche un percorso sportivo e culturale nel mondo delle arti marziali è una scelta intelligente che aiuta sicuramente il giovane ad affrontare con tenacia e determinazione i suoi molteplici impegni. In Cina tutti, o quasi, sono atleti di arti marziali. Eppure le discipline Marziali Cinesi non sono state ammesse nell’Olimpiade di Pechino. Esse sono state presenti solo tra gli sport dimostrativi con un evento denominato “Campionato Olimpico” di Wushu, che ha suscitato grande entusiasmo. Il Wushu è stato preso in grande considerazione dal Comitato Olimpico Internazionale (C.I.O.), ma non inserto nell’Olimpiade. Si è detto che il problema più grande per questa disciplina siano le troppe categorie in cui si differenzia, quali il Chanquan,


Nanquan, Taijiquan (da noi più conosciuto come Tai Chi Chuan per la difficoltà di pronuncia), ecc. e poi per le varie armi utilizzate, quali la spada, la sciabola, il bastone, e anche per gli altrettanti stili dimostrativi e le numerose tecniche di combattimento come il Sanda. Insomma un mare di tecniche e stili che avrebbero dato decine di medaglie (oro, argento e bronzo) ovviamente alla già super premiata Cina. Eppure la molteplicità delle discipline in cui si espande il Kung Fu (Wushu) è simile alle discipline della ginnastica artistica o del pugilato. Che il Comitato Olimpico, allora, non sappia scegliere o estrapolare una serie minore che possa compiutamente rappresentare questa Arte, non sembra oggettivamente una motivazione sufficiente. Anche perché la Federazione Internazionale di Wushu aveva iniziato un grande lavoro per codificare delle forme (applicazioni nella quale l’atleta si esibisce con un appropriato stile e tecnica) dove potevano essere presenti anche diversi stili nella stessa esibizione. Si erano ritoccate anche le categorie di peso nel Sanda, semplificandole. Ma alla fine è stato tutto inutile. La decisione del C.I.O. è stata quella di non introdurre il Wushu, anzi di “scremare” ulteriormente le discipline già presenti, tanto che si era paventata l’idea di escludere, addirittura, il Tae Kwon Do. Per evitare ogni tipo di ambiguità nella scelta degli sport olimpici, basterebbe applicare una semplice regola: essere rappresentati da una federazione nazionale in almeno 75 Nazioni di 4 Continenti. Certo spiace a tutti gli appassionati di sport aver perso l’occasione unica di poter ammirare i campioni del Kung Fu tradizionale e del Taijiquan nell’Olimpiade che più di ogni altra doveva essere l’Olimpiade delle Arti Marziali.

Esibizione di Kung Fu della Scuola Italia Poon-zè Team del M° Bon

Esibizione della Scuola di Karate Shotokan di Vicenza del M° Zaupa

Esibizione della Scuola di Tae Kwon Do di Vicenza del M° Kim


bici

il cammino delle stelle E

rano anni che pensavo di andare in bicicletta a Santiago de Compostela, la città della Spagna, il cui nome è già ricco di fascino, “campo delle stelle”. La voglia di affrontare il mio “cammino delle stelle”, un viaggio spirituale, i racconti sentiti e la lettura del libro di Paulo Coehlo mi hanno spinto nel mese di luglio di quest’anno a partire con il mio amico Antonio Bonato per una delle mete più importanti dei pellegrini d’Europa e del mondo. Dal medioevo infatti Santiago vede arrivare alla sua cattedrale migliaia di cristiani che alla tomba di San Giacomo apostolo ripongono le proprie speranze e preghiere. Partendo da varie parti dell’Europa esistono fin dall’antichità varie vie dirette a Santiago in Galizia, all’estremità Ovest della penisola iberica. La via scelta è stata il cammino francese o “Chemin de San Jacques”, considerato dal Consiglio d’Europa il Primo Itinerario Culturale Europeo. Da Saint Jean Pied de Port al confine con la Francia si sviluppa per circa 900 km attraversando borghi medioevali, paesaggi pirenaici, la Navarra, la Rioja, attraverso il granaio della Meseta, per arrivare alla verde Galizia. Sono all’incirca 80.000 le persone di tutto il mondo che ogni anno a piedi completano il cammino, 20.000 arrivano in bicicletta. Le motivazioni che spingono a mettersi in viaggio sono molte: spirituali, interiori, culturali e paesaggistiche. Il percorso si svolge prevalentemente su strade sterrate e ondulate per cui l’uso di una

Alberto Legimi ha portato la maglia di Sportivissimo a Santiago de Compostela.

di Alberto Legimi


mountain bike è una scelta obbligata. Le nostre bici avevano delle borse laterali contenenti lo stretto necessario ma risultavano comunque “pesanti”, non sono mancate le soste per tirare il fiato. Durante la giornata gli incontri sono molti: tutti sono disposti a fare due chiacchiere, fermarsi e salutarti, la fatica e il caldo non tolgono la voglia di raccontare un po’ di se stessi, è un momento da vivere intensamente, si sente spesso dire che il vero cammino non è “arrivare” ma è il cammino stesso. Le cose da vedere sono sicuramente molte ma quello che conta è il contatto umano, metterti in relazione con le persone che incontri è stata per me la cosa fondamentale: spagnoli, francesi, tedeschi, olandesi e molti giapponesi creano un sentiero umano dove difficilmente ci si può perdere. Durante il cammino il tempo che scorre e le persone che conosci sembrano un po’ speciali o forse è questo modo di viaggiare che rende un po’ tutto magico: quell’olandese che parla otto lingue, con quella sua buffa bicicletta piena di strane cose partito il 27 febbraio scorso da casa, un “Hospitalero” che ti fa entrare nella sua famiglia e bere del suo vino per farti stare bene, il contadino che orgoglioso della sua


recente scoperta ti porta a vedere delle volte romaniche nella sua cantina, Antonio, “ragazzo” di Barcellona, che affronta il cammino per la terza volta e che condivide con te quello che ha imparato nei viaggi precedenti, le persone anziane che così gentilmente si sporgono dai balconi per indicarti la strada, o semplicemente qualcuno che si ferma a chiederti se tutto va bene. Il paesaggio che attraversi nel cammino ti porta dai boschi incantati del passo di Roncisvalle alle vallate della Rijoa, ti ritrovi nella caldissima e assolata Meseta a cercare un po’ d’acqua nelle fontane di paese e a parlare con la gente del posto, non mancano salite impegnative come il passo O’ Cebreiro in Galizia dove ad attenderti c’è il richiamo di un corno suonato da un prete che regalandoti delle foglie di menta ti fa subito dimenticare la fatica fatta per arrivare lassù. Gli ostelli che trovi nel percorso sono sempre ben attrezzati e le molte persone volontarie non si tirano certo indietro nell’ospitarti e offrirti quello che hanno. E’ un viaggio dove la voglia di arrivare è mescolata alla voglia di rallentare, sul cammino tutto si semplifica perché l’attenzione sul corpo, sulla fatica e sugli incontri rendono ogni giorno un


Alberto si disseta a una fontana di vino che si trova lungo il percorso.

momento a sÊ, si scopre che in queste strade millenarie la lentezza è un lusso e un privilegio che bisogna apprezzare perchÊ arricchisce in conoscenza e fa assaporare la sostanza delle cose. Chi arriva a Santiago capisce che il viaggio non è terminato e che le emozioni vissute resteranno a fare compagnia a lungo, spesso a volte si ritorna e la magia ricomincia.


La maglia

Toyota

Marcante hockey Valdagno

Toyota

Marcante

La rosa nome Portieri

La pista

Marco Mauro Maurizio

Difensori Davide Matteo Pietro Dario Davide

palalido La dirigenza Presidente

Attaccanti

Dino Dario Repele

Vice Presidente

Centomo Paolo

Direttore sportivo Consigliere

Lorenzi Francesco

Carlos Mattia Giovanni Osvaldo

Responsabile Marketing

Rossino Francesco

Grigolato Germano

Dirigente

Ponza Cristian

L’allenatore Alberto Lodi Nato a il

Trieste 20/02/1963

cognome

anno

Vallortigara Puzzella Carlesso

1982 1983 1967

Motaran Zarantonello Pranovi Rigo Benetti

1984 1982 1981 1970 1990

Nicolia Cocco Perdoncin Raed

1986 1984 1985 1973

Il capitano Pranovi Pietro

Fioraso Fabio

Dirigente

hockey

Nato a Altezza Peso Nazione Ruolo

Valdagno 178 72 Kg Italiana Difensore

Lo staff tecnico Vice allenatore Team menager Preparatore Portieri Preparatore Atletico Medico Sociale Assistenza Medica A1 Fisioterapista Meccanico

Mauro Zini Lovato Roberto Maurizio Carlesso Lorenzo Pieropan Novella Dr. Franco Dogana Dr. Roberto Cocco Andrea Danzo Carlo


Non vediamo l’ora

La societĂ Hockey Marzotto Valdagno per la stagione 2008/2009


di vedervi giocare!

augura alla squadra agli sponsor e a tutti i tifosi un buon campionato.


hockey

Parola di Presidente Abbiamo incontrato Dino Repele, il super presidente dell’Hockey Valdagno Toyota Marcante, per farci raccontare come sarà la prossima stagione.

I

l presidente è visibilmente soddisfatto. Sembra quasi di essere già alla fine di una stagione entusiasmante e non solo all’inizio di una stagione dura che più dura non si potrebbe. Euro Lega, Campionato del Mondo e Campionato Italiano, l’Hockey Valdagno sfiderà le super potenze dell’hockey mondiale. Ma il presidente è sereno. I risultati del suo Hockey Valdagno sono il frutto di una continua e costante crescere, di una maturazione lenta, graduale che, lui sa, è ciò che contraddistingue le società solide, quelle destinate a rimanere a lungo ai massimi livelli. Oggi, l’Hockey Valdagno Toyota Marcante è, sì, una delle squadre più antiche d’Italia con i suoi 70 anni di storia, ma è anche una delle squadre più forti degli ultimi campionati. Presidente, cosa si vince quest’anno? Il nostro obiettivo rimane quello delle stagioni precedenti, giocare bene, far divertire il nostro eccezionale pubblico. Poi, se si vince, meglio. Ma un pensierino a qualche titolo lo avrà pur fatto? Quest’anno, per la prima volta nella nostra pluridecennale storia, siamo in Euro Lega. E qui ci sono i campioni dei campioni. Le migliori squadre del mondo. Far bella figura sarebbe già un gran successo. Siete stati invitati anche ai Campionati del Mondo. Sono state chiamate le 16 squadre più forti. Due solo le italiane, il Bassano e noi. Giocheremo in Spagna, dove l‘Hockey è secondo solo al calcio. Verrà a Valdagno, per il confronto di Lega, anche il mitico Barcellona? Sarà una delle grandi partite della prossima stagione. Il Barcellona Hockey

ha un prestigio enorme del tutto simile a quello del Barcellona Calcio. Fanno parte, tra l’altro, della stessa società. Sarà una partitissima. Per fortuna c’è il nuovo Palalido. Per quell’occasione, sicuramente non basteranno i 1500 posti del Palalido che vengono già regolarmente occupati a ogni nostra partita. Per il match con il Barcellona ci attendiamo 4000 persone. E allora? Attrezzeremo qualche piazza cittadina con dei maxischermi. Ma Campionato, Campionati del Mondo, Euro Lega non sono troppi impegni? Abbiamo rafforzato la squadra in tutti i reparti sia nel segno della qualità tecnica, sia nel numero di giocatori. Adesso possiamo quasi dire che abbiamo due

prime squadre. Un bel investimento. Decisamente, ma nel nostro stile, senza colpi di testa. Abbiamo affrontato la qualificazione in Euro Lega come lo scorso anno abbiamo affrontato la Coppa Ceres, rafforzando la squadra secondo le nostre possibilità. C’è sempre grande entusiasmo attorno alla squadra. È una cosa grandiosa, che mi riempie di soddisfazione. Pensiamo di arrivare a vendere oltre 500 abbonamenti. Abbiamo perfino dovuto fare un biglietto mini per i più piccoli. Lo ripeto sempre ai miei ragazzi. Quello che riceviamo in affetto dal nostro pubblico non ha prezzo. È la vittoria più bella. Per questo io sono contento anche all’inizio del campionato.



Spiaggia o A

nche quest’anno i giocatori del Rugby Valdagno ci hanno riprovato, con una nuova maglia e con un po’ di esperienza in più. A far cosa vi chiederete? Ma a partecipare all’annuale edizione del torneo di Beach Rugby che si è tenuta a Bibione il 14 e 15 giugno. L’anno scorso avevano avuto il battesimo del fuoco e questa volta si voleva provare a far meglio, ma si sa, ed in tempo di Olimpiadi lo si ricorda spesso, che l’importante è partecipare, cosa si poteva fare di più? Divertirsi, divertirsi e ancora divertirsi. La manifestazione è aperta a professionisti e principianti, sono previste tre categorie: Seniores, Campionato e Femminile. Non c’è che dire, in ognuno delle tre abbiamo scovato dei momenti stupendi, dei grandi gesti atletici, ma anche nuove amicizie. Ben diciassette erano quest’anno le squadre seniores di cui due le formazioni vicentine, Le Travi e I Pilastri, formazioni miste di giocatori esperti e non delle valli dell’Agno, del Leogra e del Chiampo. Una bella e folkloristica rappresentanza dell’alto vicentino scesa in campo in maglia fucsia per deliziare gli occhi degli spettatori e per dare colore al weekend sportivo. Sabato mattina, ore 9.00 inizio fasi di qua-

A Bibione si è disputato il Beach Rugby Festival 2008: il Rugby Valdagno c’era!

lificazione. Tempo pessimo, vento, pioggia e freddo, tanto freddo! Tempo da rugby! Fin dai primi incontri si è visto bel gioco, azioni spettacolari e marcature acrobatiche. Si sono subito messe in mostra le formazioni del Pro-Recco (Genova) e del Paese (Treviso) che hanno saputo muovere con agilità il pallone, evitando fasi statiche e sfruttando al meglio le gran doti di corsa di una buona parte dei giocatori. Anche in campo femminile lo spettacolo non è stato da meno, le leonesse del Benetton Treviso hanno mostrato gli artigli, ma le ragazze di Udine e di Viadana non si sono fatte intimorire. Nel complesso, però, a dominare le due giornate è stato di certo il fair play che contraddistingue


ovale

questo sport, anche in versione “da spiaggia”, grandi abbracci e grasse risate tutti insieme, magari ricordando le partite del campionato appena concluso, rinvigorendo piccole rivalità non ancora sopite e mostrando a tutti gli spettatori tutto il meglio che si poteva mettere in campo. Piuttosto consistente la partecipazione stranie-

ra, con squadre tedesche e inglesi, maschili e femminili, per internazionalizzare il divertimento e l’agonismo. Non riuscendo a raggiungere grandi risultati i ragazzi vicentini, forti di un consistente corredo di supporters, si sono fatti notare (e ricordare…) per la simpatia e la goliardia. Anche per questa edizione premio

rugby

di Giulio Centomo

miglior maglia e raggiunto il proposito di finire ancora su YouTube, per farsi ammirare un po’ in tutto il mondo. Di sicuro si riproverà anche il prossimo anno, se verranno le vittorie di certo ci sarà da festeggiare, se non verranno troveremo comunque qualcosa per cui brindare e stare in compagnia.


basket

campo sport insieme 2008 M

olti ragazzi e genitori, dopo aver letto il volantino che illustrava il programma del CAMPO SPORT INSIEME, sicuramente si saranno chiesti di cosa si trattava, visto che l’iniziativa è stata proposta e realizzata per la prima volta nella Diocesi di Vicenza, grazie alla volontà e alla collaborazione dei Comitati Provinciali di Vicenza del Centro Sportivo Italiano e del Centro Turistico Giovanile. Infatti ben trenta ragazzi dal 29 giugno al 05 luglio, di età variabile, ma principalmente delle medie, come inizio del loro riposo estivo, hanno scelto questo tipo di “vacanza” del tutto particolare e nuova, molto diversa sia dai campi scuola diocesani sia dai campeggi parrocchiali. Il soggiorno che si è svolto nel piccolo paese di Tambre, in provincia di Belluno, ai piedi del Pian del Cansiglio, ha avuto come punto centrale lo sport, con i tanti aspetti e valori ad esso collegati. Ogni giorno, i nostri protagonisti hanno dimostrato le loro capacità, praticando tre tipi di discipline sportive, presso gli impianti messi a disposizione dal Comune ospitante: tennis, calcio e pallavolo. Dopo aver imparato le basi di questi sport, i ragazzi si sono sfidati in mini tornei, in prove individuali, mettendosi in gioco, con grande spirito di agonismo e di amicizia. Durante le giornate dedicate alla pratica dello sport, i partecipanti erano accompagnati da istruttori sportivi dotati di grande esperienza, che gratuitamente si sono messi a disposizione. La cosa bella è che questo campo ha permesso a tutti i partecipanti (animatori, ragazzi, istruttori sportivi, etc.) di valorizzare al massimo ed in modo indiscutibile il grande valore dell’amicizia, della condivisione, dello stare insieme: al primo giorno non tutti si conoscevano, per arrivare poi dispiaciuti all’ultimo giorno, perché il fare gruppo, lo stare uno al fianco dell’altro, il condividere fatiche anche fisiche, era già finito. L’esperienza ha avuto anche altri aspetti significativi: primo fra tutti la preghiera, guidata dal consulente ecclesiastico don Giuseppe, il quale ha cercato di far capi-

di Don Giuseppe Marangoni*

re come lo sport è strettamente legato alla figura di Gesù Cristo e ai valori cristiani; ci sono stati anche momenti brevi e quotidiani di riflessione personale sulla vita e sul come vivere in armonia con il proprio fisico, con l’ambiente naturale, con i propri affetti, con la famiglia e con gli altri. Di sicuro, indimenticabili, sono state le escursioni fatte al Pian del Cansiglio, finalizzate a gustare la bellezza e l’armonia di quel posto: prima con la spiegazione del ciclo del latte e dei formaggi, poi andando sulle malghe per assaggiare i vari tipi di formaggio e scoprendo anche da vicino la mungitura delle mucche; quest’ultima avventura per molti ha riservato delle grandi sorprese, perché era una novità. Le giornate terminavano con delle serate opportunamente preparate: giochi, canti, balli di gruppo, suddivisione a squadre e la proiezione di un film divertentissimo, una cornice di divertimento e di spunti di riflessione, che ha permesso di vivere ogni momento con grande attenzione ed entusiasmo. Bellissima è stata la serata, in cui il Presidente del Centro Sportivo

Italiano di Vicenza, è venuto a stare qualche ora con i ragazzi, ricevendo una vera ovazione di ringraziamento. Durante la settimana c’è stata anche la nomina tra i ragazzi dei Segretari, ossia due di loro hanno avuto il compito “difficilissimo” di portare le loro richieste e proposte agli animatori. Molta gioia, molto entusiasmo, molta voglia di fare: nessuno in ogni momento della giornata si è tirato indietro, creando così quel clima sano, incentrato sul divertimento, ma soprattutto sul desiderio di reciproca conoscenza, che tanto manca nelle nostre città. Ora non rimane altro che aspettare il seguito e cioè il CAMPO SPORT INSIEME 2009 che, di sicuro, non mancherà di stupire. *Consulente Ecclesiastico del Centro Sportivo Italiano di Vicenza. Per qualunque tipo di informazione rivolgersi a: don Giuseppe Marangoni tel. 0444/37.90.99 cell. 340/81.90.311 Via Castello, nr. 12 36050 Montemezzo di Sovizzo


Schio Azzurra

basket

A Schio l’Italia del basket femminile vince e convince contro la Bosnia. Marcello Cestaro il “patron” del Famila entusiasta per l’affluenza di pubblico e per la bella prova della beniamina Kathrin Ress, miglior realizzatrice della gara.

di Enzo Casarotto Foto di Euro Grotto

I

l Basket femminile a Schio è ormai una tradizione consolidata e anche stavolta, dopo l’Italia-Lituania di sei anni fa, il Famila Schio e l’intera città possono festeggiare sotto tutti i punti di vista, la loro seconda esperienza dopo aver ospitato nel primo sabato di settembre l’incontro Italia-Bosnia di basket femminile valido quale penultima gara di qualificazione per gli Europei 2009. Questo risultato tiene ancora in vita le speranze azzurre di qualificazione diretta come migliore terza dei 4 gironi previsti, senza rigiocare nel mese di gennaio 2009 l’additional round previsto tra le 10 squadre escluse da questa prima opportunità. All’Italia manca la sola trasferta del 13 settembre in Turchia ad Adana e le azzurre di Giampiero Ticchi dovranno a tutti i costi vincere. L’Italia delle giovani e delle assenze pesanti (in primisi Masciadri, Macchi e di Ciampoli – quest’ultima


out per una lombosciatalgia) al Palacampagnola davanti ad oltre 1500 spettatori, ha impiegato una quindicina di minuti (32-17) per sgretolare le velleità delle bosniache vincendo alla fine con un perentorio 75 a 49 che la dice lunga sul divario tecnico tra due squadre. Una vittoria che fa morale e che come abbiamo detto mantiene vive le speranze di qualificazione per l’Europeo in programma in Lettonia dal 7 al 20 giugno 2009. Schio ha portato fortuna anche alla sua ventitrenne pivot Kathrin Ress, rientrata nel Famila due anni fa dopo l’esperienza del Collage americano, che con 19 punti è stata la miglior realizzatrice della gara (14 Ballardini) eguagliando così il numero di punti realizzati in una sola gara in maglia azzurra. La presenza della nazionale ospite del team di Marcello Cestaro dimostra ancora una volta l’amore della città per il basket femminile e ciò sarà un buon viatico per iniziare al meglio la stagione delle campionesse d’Italia del Famila impegnate a cercare dal 11-12 ottobre, di difendere il terzo scudetto della loro storia e – targate Beretta – anche l’ammissione tra le otto regine della prestigiosa Eurolega 2008-09.


Unichimica srl

Via Roma, 292 36040 Torri di Quartesolo (Vl) e-mail: info@unichimica.it - http://www.unichimica.it


Esercitazioni pratiche in piscina: di riprese fotografiche

Archeologia

Concluso a Vicenza il 2° corso di archeologia subacquea e documentazione archeologica

C

on la consegna degli attestati e dei brevetti di Orientamento Tecnico all’archeologia Subacquea OTAS 1° e 2° grado si è concluso il 30 luglio, il 2° Corso di Archeologia subacquea dal tema “archeologia subacquea e documentazione archeologica” Il progetto di formazione “Archeologia Subacquea e documentazione archeologica” è la prosecuzione, a livello superiore, del corso “Introduzione all’archeologia subacquea”

L’archeologo Alessandro Asta nella serata dedicata al primo intervento sui reperti

iniziato nel 2006 e che rientra in un progetto molto più ampio. Tale progetto intende partire della formazione dei volontari per concludersi con una mappatura delle aree umide vicentine interessate da vestigia archeologiche e aspetti ambientali per finalità storiche, archeologiciche, turistiche e culturali (vedi Sportivissimo febbraio 2008). Il progetto ha goduto del Patrocinio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Vene-

to, della Provincia di Vicenza e del Comune di Vicenza. Il corso è stato organizzato dalla Federazione delle Associazioni di Archeologia del Veneto e dal Centro Subacqueo Nord Italia con il contributo finanziario del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Vicenza. Alla realizzazione hanno collaborato il Club Sommozzatori Padova, la Società Italiana di Archeologia Subacquea e l’ Associazione Archeologica Vice-


subacquea tia. Alla consegna dei brevetti e attestati ha provveduto personalmente il dirigente dello sport, caccia e pesca della Provincia di Vicenza Francesco Pepe, coadiuvato dal presidente della Sezione Provinciale di Vicenza della Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee Antonio Della Valle e Antonio Calgaro in rappresentanza del presidente della Federazione delle Associazioni di Archeologia del Veneto Maria Cenere Dinarello. Presente anche Sportivisimo con il numero di luglio/agosto distribuito a tutti ì presenti. Il corso, della durata di quasi cinque mesi, diretto dal sottoscritto, è stato curato dagli istruttori in archeologia subacquea FIPSAS del Centro Subacqueo Nord Italia di Vicenza e del Club Sommozzatori Padova con il supporto di docenti universitari, direttori della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e professionisti. Obiettivi: 1) sensibilizzare l’opinione pubblica vicentina diffondendo i contenuti teorici, tecnici ed educativi propri dell’archeologia subacquea per contribuire ad aumentarne la conoscenza. 2) Stimolare l’applicazione delle leggi in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e impartire una istruzione teoricotecnica di base a coloro che desiderano prestare la propria opera nel settore dell’archeologia subacquea, sia in qualità di volontari che di futuri professionisti, ponendo in evidenza come al aggiungimento finale dei diversi obiettivi corrispondano differenti percorsi formativi. Le lezioni teoriche, aperte alla cittadinanza, sono state tenute nella sala riunioni delle Piscine di Vicenza, mentre le lezioni tecniche sono state eseguite nella sede del Centro Subacqueo Nord Italia. Tra le lezioni teoriche ricordiamo, in particolare: “Operatività nell’archeologia subacquea” del Presidente della Cooperativa Archeologica Subacquea Walter Signorelli. “La fotografia subacquea scientifica ed archeologica” del fotografo subacqueo professionista Giorgio Merighi. “Legislazione archeologica e storia dell’archeologia subacquea nel Vene-

sub

di Antonio Rosso

Esercitazioni pratiche. Rilevamento di dettaglio di un manufatto

Esercitazioni pratiche. Rilevamento di dettaglio con la tecnica del fotomosaico

to” del prof. Luigi Fozzati, direttore della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto nucleo NAUSICAA, oggi soprintendente archeologo del Friuli Venezia Giulia. “Primo intervento sui reperti” dell’archeologo Alessandro Asta “Vicenza romana” una inedita elen-

cazione dei più recenti ritrovamenti a cura del presidente dell’associazione archeologica Vicetia, Andrea Testa. Altre lezioni hanno spaziato dalla cartografia alla sicurezza in immersione, ai sistemi di rilevamento planimetrico speditivo e di dettaglio; alle tecniche di prospezione visiva e


strumentale, al rilevamento altimetrico; alle motodologie di restituzione grafica di un rilevamento all’ operatività e tutela sanitaria. La parte pratica subacquea è stata eseguita in una vasca coperta delle Piscine Comunali di Creazzo in cui erano state simulate varie operazioni archeologiche ed i campi che gli allievi hanno rilevato e successivamente restituito graficamente su carta millimetrata, lavorando a casa propria. La parte pratica è stata completata da un caso simulato che è stato utilizzato come prova pratica d’esame e uscite in acque libere. La prova d’esame di teoria si è svolta mediante questionario e la valutazione finale è stata attribuita mediante il metode della valutazione continua. Hanno conseguito l’attestato ed il brevetto di Orientamento Tecnico in Archeologia subacquea OTAS di 2° grado: Franco Corgnati del Gruppo Subacqueo Vicentino; e Agostino Bevilacqua del Valdagno Sub. Hanno conseguito l’attestato ed il brevetto di Orientamento Tecnico in Archeologia subacquea OTAS di 1° grado: Franco Bortoli, Silvano Maggio, Diego Massignan, Antonello Porchedda del Centro Subacqueo Nord Italia, Candelli Paolo del Nuoto Pinnato Vicenza; Costanza Miotello del Club Sommozzatori Padova. Attestato di frequenza a Barban Mirco. Per realizzare il corso sono stati necessari volontari per l’organizzazione generale e la segreteria, docenti professionisti per le lezioni di teoria, istruttori subacquei, aiuto istruttori ed addetti ai materiali per le prove pratiche in piscina, docenti archeologi e tanti altri che, in misura minore, ma sempre fondamentale,

Il presidente dell’Associazione Archeologica Vicetia durante la serata dedicata a Vicenza romana

Il fotografo subacqueo professionista Giorgio Merighi, durante la lezione sulla fotografia subacquea scuentifica ed archeologica

consegna dei brevetti e degli attestati. Da sinistra Antonio Calgaro (FAAV), il sottoscritto, Francesco Pepe (dirigente assessorato sport, caccia e pesca della prov. di Vicenza), Antonio Della Valle (presidente della Sezione Provinciale della FIPSAS di Vicenza) e il neo brevettato OTAS di 2° grado Agostino Bevilacqua.

hanno collaborato. Grazie a tutti. Un grazie, per finire, a Sportivissimo ed in particolare al direttore editoriale Luigi Borgo e Luigi Centomo, direttore responsabile, che danno sempre ampio spazio a queste iniziative. Prossime attività Attività pratiche di rilevamento, fotografia e riprese subacquee nelle acque del Veneto in particolare fiumi Retrone e Bacchiglione e lago di Fimon nel quadro della collaborazione con l’assessorato alle risorse idriche e ai beni Ambientali della provincia di Vicenza, assessore Paolo Pellizzari di cui parleremo in dettaglio in un prossimo numero. Per informazioni: Antonio Rosso: antonio.rosso@archeosub.it cell: 349 8780066 Esercitazioni pratiche. Rilevamento di dettaglio in scala 1:1


Esercitazioni pratiche in piscina: rilevamento di dettaglio per quadrettatura.

Workshop di fotografia digitale subacquea Affiancato al corso di archeologia si è tenuto parallelamente un laboratorio di fotografia, inizialmente previsto di sole 8 ore che è divenuto un vero e proprio workshop di 18 ore che è stato pubblicizzato come “Workshop di fotografia digitale subacquea”. Il workshop è stato realizzato dal Centro Subacqueo Nord Italia e dal Gruppo subacqueo Vicentino in collaborazione con il Circolo Fotografico Vicentino, la Federazione delle Associazioni di Archeologia del Veneto e la Società Italiana di Archeologia Subacquea. Le lezioni teoriche si sono tenute nelle sedi del Club Subacqueo Vicentino, Circolo Fotografico Vicentino e Centro Subacqueo Nord Italia. Le lezioni pratiche nella Piscina comunale di Creazzo. Al termine del Workshop, sono stati consegnati gli attestati di partecipazione congiuntamente al corso archeologico. Hanno ricevuto l’attestato i subacquei Stefano Capovin, Stefano Scortegagna, Antonello Porchedda.

Esercitazioni pratiche. Rilevamento di dettaglio con la tecnica del fotomosaico - costruzione della struttura

Esercitazioni pratiche. Rilevamento di dettaglio con la tecnica del fotomosaico - costruzione della struttura


Cornedo A5 start 2008/09 C ornedo – E’ iniziata il 25 agosto la stagione sportiva 2008/09, e in casa Star Deco Cornedo tutto è pronto per un’annata che possa regalare grandi soddisfazioni a tutta la città grazie alle sei squadre che schiererà in campo la società di calcio a 5 presieduta da 22 anni da Emanuele Gonzato. Riparte infatti con rinnovate ambizioni ed un grande entusiasmo la nuova avventura bluamaranto, che vedrà ai nastri di partenza tutte formazioni con importanti obiettivi nei rispettivi campionati. La Serie A Femminile ha cambiato profondamente il suo organico, ha portato a Cornedo giocatrici di livello assoluto come Lisa Massignan, il capocannoniere delle ultime due stagioni, e Barbara Fodimbi, più una valdagnese doc come Roberta Battilana che torna in vallata dopo tanti anni a Thiene, e quindi punta con decisione ad un posto nei play off. Medesimo obiettivo per la Serie C2 Maschile, col tecnico Mauro Gonzato che avrà a disposizione una rosa ampia e variegata con elementi di comprovata esperienza e giovani di grande talento che tornano alla base (Savegnago e Zattera). Uno degli obiettivi è quello di far tornare la gente al Paladegasperi, ed anche per questo è cambiato l’orario di inizio delle partita, spostato al sabato pomeriggio. Cornedo, da sempre, ha dato grande attenzione a valorizzare il patrimonio rappresentato dal settore giovanile, ed in questo senso tante speranze sono riposte nella squadra Allievi, che allenata da un tecnico di grande competenza come Diego D’Alessandro (ex stella della squadra di Serie A2), punta ad un torneo di vertice che prepari i tanti giovani cornedesi al salto in prima squadra. Ce ne sono già parecchi che si stanno proponendo agli occhi dello staff tecnico della Serie C2, a partire dai cugini Alessandro e Alberto Gonzato, passando per i talentuosi Luca Sassaro e Renè Sbicego. Tornando in tema femminile, secondo anno di attività per la squadra Juniores, che affidata a Cristina Sartori cercherà di far crescere le giovani di casa Cornedo, e tante ragazze che quest’anno si sono avvicinate alla disciplina (ancora a disposizione posti per giovani dai 14

Rilancio in grande stile per la Star Deco Cornedo!Nella Serie A Femminile e nella Serie C2 Maschile si punta ai play off – Ottime speranze dalla squadra Allievi – Boom di iscrizioni per la scuola calcio a5. di Nicola Ciatti

ai 18 anni). Ma il vero cuore pulsante di Star Deco Cornedo è rappresentato come sempre dalla scuola calcio a 5, che per quest’anno propone tre squadre: Esordienti, Pulcini e Piccoli Amici, per un totale di oltre 50 bambini. Specialmente per i più piccoli le iscrizioni sono in netto aumento, ma non si fermano. Per chi volesse avere informazioni basta chiamare il numero 392/0510220. Insomma, c’è volontà di investire in ogni settore e di dare il giusto risalto a tutte le squadre, come da tradizione della società bluamaranto.


calcio A5

real rosa

di Francesco Pretto

Il 6 luglio, presso il circolo tennis di Recoaro Terme, si è svolta la prima edizione della Summer Cup, torneo di calcio a 5. Grande successo di pubblico e bel gioco. Ma soprattutto in campo c’era un dream team rosa.

S

ette le squadre iscritte e grande successo di pubblico per la prima edizione della Summer Cup, torneo di calcio a 5. Ottima la qualità di gioco espressa in campo, con la gradita presenza della squadra di calcio a 5 degli allievi del Cornedo, che si e’ aggiudicata l’ambito trofeo. Ma questo torneo ha avuto un grande successo anche per la presenza tra le sette squadre di una interamente composta da ragazze e questo grazie all’attività promozionale del Real Recoaro che dopo una esaltante stagione nel campionato Aics, si supera, presentando la squadra femminile di calcio a 5 delle Real Girls, che. dopo circa due mesi di allenamento, agli ordini del mister Francesco Pretto, ha ben figurato contro le squadre maschili, anche grazie agli avversari, che hanno avuto un occhio

di riguardo per le girls, considerata la bellezza e la simpatia delle giocatrici, nessuno degli avversari ha avuto il coraggio di infierire più di tanto. L’iniziativa di formare una squadra femminile di calcio è stata proposta e portata avanti dalle ragazze stesse che, dopo la bellissima stagione, specialmente nei dopo partita, vissuta con lo splendido gruppo del Real Recoaro, si sono lasciate prendere dall’entusiasmo e hanno espresso il desiderio di formare una squadra tutta in rosa. Detto, fatto, la squadra è nata e adesso è pronta ad affrontare qualsiasi sfida. l’iniziativa del Real Recoaro si va ad aggiungere a quella intrapresa l’anno scorso con la fondazione di questa società, finalizzata a riportare il calcio nei suoi limiti naturali e proponendo ai ragazzi e ragazze di Recoaro una


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sana attività e soprattutto un nuovo stimolo. L’esperienza del Real Recoaro, che ormai ha coinvolto tutto il paese, già riconosciuta anche a livello provinciale, e’ la dimostrazione che si può fare calcio senza spendere cifre esorbitanti, (da noi non si pagano giocatori, allenatore ecc. ), cosa che purtroppo ormai ha viziato anche le categorie più basse, terza categoria compresa. Quanto realizzato è stato premiato dalla risposta di gran parte della comunità recoarese che ci ha dato una mano a sopperire alle nostre spese e ci ha sostenuto con entusiasmo per tutto il campionato passato. Purtroppo, unica nota stonata, è l’aver dovuto misurarsi con una certa indifferenza da parte di chi invece dovrebbe tutelare e promuovere lo sport per come esso aiuta i giovani a vivere in modo sano e divertente la propria età. Noi comunque andiamo avanti, consapevoli che tutto il paese ci è vicino e tifa per noi, ed è questa la nostra forza che ci da ancora più entusiasmo per la continuazione di questa avventura. Desideriamo ringraziare chi ci ha aiutato: Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola – Carrozzeria Facchin Mario di Recoaro.


atletica

magica Lubiana L

ubiana, città sul fiume Sava lungo il quale i mitologici argonauti trasportavano il vello d’oro, città sotto il colle con l’omonimo Castello, Lubiana centro politico, culturale, scientifico e scolastico, città dalle facciate rinascimentali, barocche e soprattutto in stile Sezession. Oltre a tutto questo la capitale della Slovenia è stata per due settimane il centro dell’attività di atletica master cioè degli atleti over 35 divisi per categorie che vanno di 5 anni in 5 anni fino ad arrivare ai 100, per il 16° European Athletic Championships Stadia. Sarà la magia di indossare la maglia nazionale, il fatto di incontrare amici avversari di nazionalità diversi, di vivere assieme una festa dello sport allo stato puro senza ombre, sarà non so cosa, ma questo genere di manifestazioni ti lasciano sempre un segno indelebile dentro, la gioia di poter anche solo dire io c’ero. Infatti erano 3684 gli atleti di tutta Europa e la spedizione record degli italiani contava 600 iscritti, secondi per numero solo alla Germania. All’indomani della sedicesima edizione della rassegna continentale che si è svolta dal 23 luglio al 3 agosto allo stadio Zak, il bilancio della trasferta dell’Italia dei Master è ampiamente positivo. Dopo le 69 medaglie ai precedenti europei di Pozan 2006 si è passati alle 151 di questa edizione con 56 ori 50 argenti e 45 bronzi. Mai erano state conquistate così tante medaglie ponendo l’Italia al terzo posto europeo dopo Germania e Gran Bretagna. Un’autentica pioggia di titoli e medaglie arrivate da tutte le categorie e da tutte le specialità, segno di un movimento in grande fermento e in continua crescita. Tra loro anche dodici vicentini primo fra tutti Dario Rappo. Il presidente della società Masteratletica è stato capace di conquistare ben due ori negli 800m e 1500m unendo alla forza fisica e all’intelligenza tattica, un finale veramente fulminante portandolo ad ottenere, oltre che la vittoria, anche il record italiano di categoria MM60 negli 800m con un crono di 2’16”79 mentre nei 1500m aveva

Grande festa dello sport nei Campionati di Francesco Pretto Europei Master Stadia 2008 disputatisi nella magica città di LUBIANA di Eugenio Prebianca

fatto 4’38”70. Altro sessantenne che si è ben distinto è il lanciatore Gianoli Rezio che fresco di ben due titoli italiani è giunto 9° nel martello con 39,94 metri e 8° nel peso con 14,85 metri. Il più “esperto” dei vicentini è stato Cesare Pasini che nella categoria MM65 è giunto 13° nel lungo con 3,56 metri e 10° nel getto del peso con 6,83 metri. Natale Prampolini nel salto in alto è giunto 10° nella categoria MM55 con la misura di 1,45 metri. Nei 10.000 m Enrico Cazzola è giunto 17° in 41’50”51 nella cat. MM55, con il veterano di queste manifestazioni Giorgio Marchesano giunto 19° in 45’28”18 categoria MM60. Paolo Gatti nei 5.000 m cat MM50 è giunto 11° in 17’42”20. Franco Gasparinetti si è fermato in semifinale


dei 100 metri con 13”53 mentre è giunto 6° in finale dei 200 metri cat MM55 con 27”07. Infine nella maratona erano ben quattro i vicentini in gara capitanati da Giorgio Marchesano che purtroppo si è dovuto ritirare per problemi fisici, ricordiamo che mosso dalla sua inossidabile passione Giorgio sta organizzando, assieme agli amici del Team Italia Road Runners, la prima maratona vicentina la “Maratona dei sei comuni” prevista per domenica 23 novembre 2008. Gli altri maratoneti sono stati: Giancarlo Scorzato 24° cat MM45 in 3h46’45”, Maurizio Rigoni 24° cat MM50 in 4h05’32” e Antonio Grotto 23° cat MM55 in 4h02’42” Ed infine io Eugenio Prebianca ho partecipato ai 5000 metri nella categoria MM35 trascinando con me a Lubiana tutta la famiglia pur sapendo di non aver nessuna possibilità di podio. Sono stato soddisfatto della mia prova con un crono di 17’13”60 ed un

14° posto sono riuscito a posizionarmi meglio di quello che speravo soprattutto visti i tempi di accredito degli avversari e le condizioni climatiche non proprio ottimali con il caldo che si è fatto sentire. Ma al di là del risultato mi è piaciuto respirare l’aria internazionale dell’atletica leggera, essere accolto da Casa Italia, avere la divisa nazionale ufficiale, vivere la tensione prima della gara, parlare un po’ in italiano un po’ in inglese con gli altri atleti, scambiarsi sensazioni, idee, opinioni, speranze su piazzamenti o tempi e poi alla fine una bella stretta di mano… c’è chi è soddisfatto chi no come in ogni gara ma in fin dei conti per tutti l’importante è esserci stati. Dopo la cerimonia di chiusura un saluto a tutti e un arrivederci al prossimo appuntamento internazionale previsto ad Ancona dal 25 al 29 marzo 2009 per gli Europei di Atletica Indoor Master.


mtb

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n data 26 e 27 Luglio si è svolta la seconda edizione della manifestazione sportiva SPORT A MILLE nella splendida cornice di Recoaro Mille. Nella giornata di sabato 26 Luglio si è svolta la gara in salita con partenza da Recoaro Terme e arrivo a Recoaro Mille. Il tempo non è stato clemente con gli oltre 70 partecipanti alla manifestazione, infatti dopo una partenza controllata che ha portato i corridori al di fuori delle vie del centro, Giove Pluvio ha messo il suo zampino, scatenando sopra i poveri ciclisti un temporale estivo che si è trasformato in grandinata via via che la gara proseguiva. Tutto questo non è bastato a fermare gli oltre 70 ciclisti che hanno tagliato il traguardo. Tutta un altra storia per quel che riguarda la giornata di domenica, i mtbikers hanno potuto battagliare nella gara a loro riservata che li ha visti impegnati in un percorso immerso nella natura, sapientemente tracciato dall’atleta nonché organizzatore della manifestazione, Mosè Savegnago. Grande successo anche per la gara delle ruote grasse da discesa, ovvero il Down Hill. 13 Ra-

sport a mille gazzi senza paura e con un briciolo di follia che li contraddistingue si sono sfidati a suon di salti e tick aerei. Numerosissimi sono accorsi per vedere le evoluzioni di un’altra disciplina che ha caratterizzato la giornata... IL MOUNTAIN BOARD, Funamboli su quattro ruote hanno dato spettacolo dalla mattina presto fino alla fine della manifestazione, esibendosi in trick e figure importate dallo snowboard. Spettacolari anche le evoluzioni del Krom bike trial che si sono esibiti in salti, impennate e evoluzioni da cardiopalma. Un ringraziamento va anche ai vari sponsors e ai volontari che hanno permesso la realizzazione della seconda edizione di SPORT A MILLE. Classifiche e foto su www. sporta1000.com


vela

650 miglia marine in mascareta Giulia Ambrosi e Andrea Comin sono andati da Venezia a Locarno e ritorno in Mascareta.

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a Mascareta è un tipo di sandolo caratterizzato dalla mancanza delle nerve. E’ una delle più diffuse barche da diporto, e per la sua leggerezza viene utilizzata per le regate. E’ lunga 8,00 metri, larga, 1,18 e ha un peso di 1,20 quintali. Con lo scopo di rilanciare l’antica arte della voga veneta, Giulia Ambrosi e Andrea Comin sono andati da Venezia a Locarno sul lago Maggiore, passando per le lagune venete, il sistema idro viario del Po’, i canali di Milano, i celebri Navigli, sus su fino a Locarno, congiungendo, idealmente, la Svizzera all’Adriatico. La durata del viaggio è stata di 22 giorni, partenza domenica 17 agosto 2008 e rientro domenica 7 settembre, in occasione della Regata Storica. Un’impresa che ha dell’eccezionale. Oltre 1200 chilometri a remi, che si riallaccia al successo della Venezia - Vicenza, andata e ritorno in mascareta, effettuata sempre da Andrea Comin e da Fiorella Costantini nell’agosto del 2007. Per affrontare l’impresa Andrea e Giulia si sono sottoposti a massacranti allenamenti di 60 km giornalieri.


caccia

successo centrato 3° trofeo Immobiliare Neve, gara di tiro con carabina, circuito armi e tiro. Una bella giornata di sport e amicizia

di Dorino Stocchero

A

nche quest’anno dopo 12 edizioni un gruppo di cacciatori di montagna ha organizzato il 3° trofeo Immobiliare Neve, una gara di tiro a segno con carabina a canna rigata inserita nel circuito armi e tiro che rappresenta una delle tappe più belle svolgendosi in un luogo suggestivo dove in inverno si allenano i grandi campioni di pattinaggio Enrico Fabris e Luca Stefani. La manifestazione si è svolta nei giorni 31 Maggio e 1-2 Giugno u.s. nell’incantevole località Busa Fonda del comune di Gallio (Vicenza) con il patrocinio del comune di Gallio, della Comunità Montana dei 7 Comuni, dell’Amministrazione Provinciale di Vicenza, del C.F.S. e dell’Azienda Faunistica di Gallio. Alla gara potevano partecipare tutti i tiratori muniti di porto di fucile e assicurazione validi e ciascuno di loro doveva prendere visione e rispettare il regolamento e le direttive esposte sul campo dall’organizzazione. Le armi ammesse erano di tipo standard a canna rigata e le caratteristiche tecniche dovevano essere le medesime con le quali i fucili e le carabine hanno ottenuto l’inserimento nel catalogo nazionale armi. I calibri ammessi erano quelli previsti dall’articolo 13 comma 1° della legge n° 157/92. Le categorie erano suddivise in: Ex ordinanza, Armi e tiro open, Armi e tiro cacciatori, Sport e Cacciatori di montagna. Ad ogni tiratore era consentito di sparare 5 colpi su barilotti numerati dal n° 1 al n° 5, più i tiri di prova su apposito barilotto. Per la categoria Ex ordinanza erano ammessi fucili, carabine e moschetti militari, a ripetizione ordinaria e/o semiautomatica che furono in dotazione alle forze militari fino al 1945. Le suddette armi dovevano essere munite di tacca di mira tassativamente originale e sulle stesse non dovevano essere state montate ottiche, diottre sportive, mirini a tunnel, dispositivi per la regolazione

micrometrica di alzo e deriva applicati in maniera amovibile o fissa a quella originale dell’arma. Era altresì vietato qualsiasi uso di occhiali da tiro e conseguentemente di iridi e diottre in qualsiasi modo applicate. I bersagli erano posti a circa 200 metri e il tempo massimo a disposizione per i tiri era di 8 minuti per tutte le categorie. La gara ha avuto un notevole successo con l’iscrizione di circa

800 concorrenti provenienti anche da fuori della Provincia di Vicenza e da altre Regioni. L’edizione, grazie alla collaborazione dei cacciatori, ha trovato una perfetta realizzazione con 30 linee di tiro con batterie scorrevoli sicure e precise, ottimamente controllate e coordinate dall’organizzazione. Gli introiti delle iscrizioni verranno utilizzati per i ripristini ambientali a favore della fauna selvatica.


Le classifiche di merito sono risultate come di seguito elencato: -Categoria Cacciatori di montagna 1° classificato RIGONI STEFANO 2° classificato TURA LUCA 3° classificato BAU’ SAMUEL -Categoria Open armi e tiro 1° classificato TOCCHIO FAUSTO 2° classificato TESCARO MARILIANO 3° classificato DAMIANI CESARE -Categoria Sport 1° classificato ZANETTI LUCIANO 2° classificato LONGO MAURO 3° classificato MARCHIORI MARCELLO -Categoria ex Ordinanza 1° classificato OSTI ANGELO 2° classificato PIAZZA VIRGILIO 3° classificato LESSIO ROMEO -Categoria Cacciatori armi e tiro 1° classificato DAL PIAN ROBERTO 2° classificato CANAL DENID 3° classificato GIRARDI SILVANO I tiratori che si sono classificati al primo posto delle categorie sono stati premiati con ricchi premi. La manifestazione si è svolta con una massiccia partecipazione nello spirito tradizionale di festa e di leale confronto tra cacciatori.



A tutto Con la partecipazione a “Passeggiando sotto i portici,” storica manifestazione valdagnese, prende il via ufficialmente l’attività del Valdagno Basket per l’anno 2008/2009.

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urante la due giorni prevista nella zona oltreagno, la società ha presentato quelle che saranno le iniziative per i prossimi mesi. Particolare enfasi verrà data al settore giovanile: molte sono le novità in questo campo, convinti che l’attività formativa ha non solo una valenza sportiva, ma anche importanti risvolti sociali e di aggregazione dei giovani e dei giovanissimi. Per il minibasket in particolare è stata studiata una innovativa formula che prevede lo svolgimento periodico anche di altre discipline, come ad esempio la ginnastica artistica, l’atletica, lo sci e la mountain bike, guidati da personale qualificato. Lo sviluppo fisico dei bambini deve passare attraverso più esperienze motorie possibile: è questo il filo conduttore dell’attività di questo anno sportivo. I ragazzi che parteciperanno ai corsi avranno la possibilità di praticare diverse discipline per poter, in futuro essere più abili in tutto l’universo del movimento e, se lo diventeranno, per


caccia

basket essere sportivi agonisti consapevoli delle proprie capacità. Sono stati proposti divertenti giochi interattivi, durante le dimostrazioni del week-end, ai passanti e ai ragazzi che vorranno cimentarsi. Il maltempo non ha fatto perdere d’animo lo staff del Valdagno Basket, che in pochissimo tempo è riuscito a montare almeno una parte del percorso che aveva progettato e costruito, suscitando l’entusiasmo dei tantissimi bambini che hanno potuto giocare a basket in un modo nuovo, divertendosi. I gruppi del minibasket e le varie squadre saranno divise in base all’età degli atleti. Per i più giovani, all’atto dell’iscrizione è previsto come gadget il regalo della nuova tenuta sociale, comprendente zainetto, maglietta e tuta, ovviamente senza spese aggiuntive. Altra novità è il corso di minibasket femminile per le ragazze dalla quarta elementare in poi, mentre continuano e si espandono le attività promozionali anche a Recoaro, Novale, Spagnago e Castel-

gomberto. Con decisione il Basket Valdagno vuole aprire a tutti e mettere insieme giovani di tutta l’alta Valle dell’Agno, all’insegna dell’amicizia e dello spirito di collaborazione. Buon divertimento a tutti.

di Alessandro Grainer e Mario Plazio


lettere Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it

ahinoi, il mondo è pieno di cretini di Alberto Filippi Egregio Senatore Filippi, siamo un gruppo di ragazzi con la passione della montagna, in particolare dell’arrampicata e dell’alpinismo sportivo. Qui nelle nostre Piccole Dolomiti ultimamente sono state fatte parecchie cose per incentivare questo sport, grazie alla passione e alla tenacia della guida alpina Franco Spanevello e alcuni suoi collaboratori. Si sa che ci vuole anche un po’ di manutenzione per queste cose vuoi per la vegetazione che cresce o per la roccia friabile, ogni tanto ci vuole una “pulita” ed è stata in una delle tante uscite che ci siamo accorti che qualcuno aveva rubato piastrine, moschettoni, cordini e soste complete. Anche nella piccola falesia sotto il monte Spitz dove arriva la cabinovia di Recoaro, dopo aver dedicato tre intere giornate alla pulizia, ci siamo accorti che sono sparite molte piastrine e soste mettendo in pericolo chi la frequenta. Da come la vediamo noi questi furti sono opera o di qualcuno che si vuole fare qualche via di montagna senza spendere soldi, ma non si rende conto che mette a repentaglio la vita altrui, oppure di qualche “purista”cioè quelli che sono contro la modernità degli spit, le piastrine ossia il necessario per fare alcune vie in montagna anche se non si è l’uomo ragno. Visto che questi super uomini cercano l’estremo, non pensiamo abbiano bisogno di fare queste vie facili e tantomeno di schiodarle. Noi la pensiamo come il grande Riccardo Cassin “meglio un chiodo in più che un alpinista in meno”. Lei onorevole cosa ne pensa? Un cordiale saluto. Ass Gruppo giovani Fongara.

Carissimi, ahinoi, il mondo è pieno di cretini. Di persone che si comportano senza il minimo buon senso. Che vanno in montagna e la sporcano, che sulle pareti di roccia addirittura rubano ciò che mette in sicurezza le vie. Sono cretini-teppisti come quelli che vanno allo stadio e si portano via i seggiolini. E se invece si trattasse di “puristi”, potrei considerarli tali solo se raggiungessero le vie a piedi scalzi e non in macchina con il condizionatore, solo se dormissero nelle forre tra le foglie e non avvolti nei piumini d’oca. Il “purismo” è finito da millenni. E poi, come voi dite, chi vuole non toccare gli spit perché non gli servono, non li tocchi. E li lasci lì, che servono sicuramente a qualcun altro meno capace, ma altrettanto alpinista. Invece è meritoria la vostra attività, che seguo sul nostro giornale. Ho letto della bella iniziativa di aver ricollocato la grande croce sulla cima dei Castiglieri, dopo che ragioni di tipo militare avevano fatto demolire quella che don Filippo Martinelli aveva fatto erigere nel lontano 1901. Adesso apprendo del vostro attivismo nel mantenere pulite e belle le nostre montagne. Grandi! Non dovete farvi scoraggiare da nessuno. Continuate a credere nelle vostre idee, nei vostri progetti. La cretineria nel mondo è infinita e la si combatte non cercando di eliminarla, il che è impossibile, ma continuando a fare il bene che fate. Con sincera stima, i miei migliori saluti, Alberto Filippi.




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