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SSIMO
Testa, muscoli e psiche
S
di Luigi Borgo
iamo tutti angosciati, lo sapevamo, ma che lo fossero anche gli sportivi è un po’ una novità ed è alquanto triste. Lo sport era forza, salute, ottimismo, gioventù. Adesso è fonte di timori, di angosce, di fragilità, di frustrazioni, di sofferenze interiori. Lo sport si è fatto psicologicamente difficile tanto che sono sempre di più gli atleti che ricorrono al mental coach. Dicono che sia fondamentale. Saper dare la motivazione vincente vale almeno quanto saper suggerire i movimenti tecnici per essere più forti. Il mental coach al pari dell’allenatore. Si dirà che è colpa dell’ansia da prestazioni, ma queste esistono da quando esiste lo sport. La causa piuttosto è un’altra. Da oltre cent’anni la psicologia ha influenzato tutto. Prima fu la filosofia, che da subito divenne esistenzialista e ancora oggi non ha smesso di esserlo, poi toccò alla letteratura, “spesso il male di vivere ho incontrato” (Montale), e quindi all’arte, al cinema, fino alle relazioni di coppia, a quelle familiari e amicali, al lavoro con i test sullo stress da occupazione (o da disoccupazione): insomma la psicologia ha invaso ogni campo, condizionando radicalmente la nostra vita di tutti i giorni, e lo sport non poteva, ahimè, esserne immune. Che nello sport la testa fosse importante quanto i muscoli, lo sapevamo da sempre, ma adesso non si tratta più semplicemente di testa ma di psiche. La testa è la ragione, che nello sport è sinonimo di consapevolezza, intelligenza, concentrazione, tattica, strategia, determinazione, sacrificio; la psiche è un’altra cosa, è inconscio, ansia, angoscia, fragilità, ossessioni, malumore. Sembra impossibile che il sereno e gaudente e positivo mondo dello sport viva questa sorta di disagi mentali eppure oggi è così e forse domani sarà anche peggio. Giovani campioni, forti come tori nel fisico, sono fragili come farfalle nel carattere. Basta un nulla, uno sguardo non compreso, una frase buttata là, una vaga allusione sulle capacità tecniche, un po’ di stanchezza nel ripetere un esercizio, una prova mal riuscita che si perde l’autostima, che non si riesce più a fare quello che si sapeva fare, che si sprofonda nella depressione. E così anche lo sportivo è finito a sdraiarsi sul lettino dell’analista per essere liberato dalle sue interne, irrisolvibili angosce. Che non sono semplici paure. La paura è sempre paura di qualcosa che con la ragione si riesce ad affrontare: la paura della gara, la paura di sbagliare, di non farcela, la paura del rivale; l’angoscia invece è un’altra cosa, è una paura assoluta verso la quale la ragione non può nulla: è la paura del niente che ci sentiamo, del non senso di ciò che facciamo, della finitezza del mondo in cui viviamo. Hemingway amava lo sport perché, diceva, quando lo si pratica, si sa sempre quello che si deve fare, e questo lo rasserenava, mentre temeva la vita, perché è sempre un mistero. Per Hemingway il senso di una battuta di caccia era vincere la paura del leone e ucciderlo prima di essere ucciso, tutto qua. Il senso della vita, invece, gli era una questione fondamentalmente incomprensibile. Hemingway si suicidò perché aveva smesso di andare a caccia, a pesca, aveva smesso di sciare; si suicidò perché, invecchiando, aveva sempre più angoscia del mistero della vita. Adesso quel mistero è entrato anche nello sport e gli sportivi sono diventati, come tutti, piccole anime fragili che abbisognano di qualcuno che infonda loro la sicurezza che hanno perduto o che non hanno mai avuto. Anche gli sportivi, quindi, sono finiti nella grande famiglia degli psicolabili, chiudendo così il cerchio di quella umanità sull’orlo di una crisi di nervi che è la nostra! Ma in effetti non poteva essere altrimenti. Cent’anni di lamenti lasciano il segno. Cent’anni d’ipersensibilità universale condizionano la nostra visione del mondo. Così oggi un risultato disatteso si chiama fallimento; un po’ di semplice stanchezza, crisi depressiva; un po’ di tensione, nevrosi; un periodo di tensione un po’ più lungo, psicosi. Stiamo confondendo, ogni giorno di più, la sofferenza mentale, che esiste ed è una patologia, con il lamento mentale, che è solo la ben nota scusa per non esserci impegnati come avremmo dovuto; stiamo confondendo la psicologia, che è una scienza, con lo psicologismo, che è un incerto supporto dell’io. Tornino gli sportivi a coltivare la testa e i muscoli, lasciando la psiche e le sue paturnie a chi sportivo non è.
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vicenza
di Demitri Brunello
Finalmente è arrivato a Vicenza un tricolore rally, un titolo a lungo atteso. A conquistarlo è stato il nostro Manuel Sossella, campione Italiano Rally Wrc
e r o l o c i r t a l l e s Sos
H
o incontrato Manuel Sossella nel suo ufficio a Torri Quartesolo, sommerso di coppe e trofei vinti. Manuel è un ragazzo serio con un importante senso del dovere, della famiglia e dello sport. Nella vita fa l’imprenditore. E’ bello conversare con lui, le sue parole esprimono un grande equilibrio e un’alta professionalità, caratteristiche che egli sa tradurre nella guida e che lo hanno portato a essere un pilota di primissimo livello, capace di ottenere risultati straordinari come la conquista del titolo italiano nel Campionato Rally 2015 Wrc Manuel parlaci un po’ di te
Ho 40 anni, sono nato a Noventa Vicentina il 12 marzo 1975 ho debutto nei rally nel 1993, quando ne avevo appena 18, con Renault Clio Gruppo N di Munaretto nel Rally dei Castelli Modenesi. Ho sempre avuto una grande passione
per le auto tramessa da mio papà Sereno (gentleman driver tra gli anni 80 e 90) e le corse mi hanno dato grandi soddisfazioni. Ho vinto varie gare ma soprattutto 3 titoli IRCInternational Rally Cup nel 2010/11/12 e il titolo tricolore di quest’ anno, che è il più importante di tutti, Campione Italiano Wrc.
Hai vinto guidando una Ford Fiesta, quanto costa un’auto così? È un’auto della TamAuto di Gian Luca Zonta, una Ford Fiesta Wrc preparata in Gran Bretagna dalla M Sport, un’auto stratosferica il cui costo è una follia, nuova circa 600.000 euro.
Raccontaci com’è anGrande pilota ma data? anche grande navigatore La finale si è corsa a Como, un tracciato duro, estre- Grande merito va proprio mamente selettivo. Una al mio navigatore, Gagara decisiva, in cui poteva briele Falzone di Luino, succedere di tutto, e così che ha sempre creduto in effetti è stato. Ci siamo e forse più di tutti nelpreparati bene e la pioggia le mie capacità e nelle nei giorni antecedenti la nostre possibilità di vingara ci ha permesso di es- cere questo importante sere ancora più competiti- titolo. Direi che Gabriele vi. Avevamo un set up per- è le persona giusta, leafetto dell’ auto e le gomme le e assetato di vittorie. Michelin hanno fatto la Gabriele ha sostituito differenza, abbiamo vinto l’anno scorso il mio stogara e campionato, meglio rico e bravo navigatore di così non poteva andare. Walter Nicola.
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Del passato, Miki Biasion; del presente italiano, Franco Cunico mentre del rallysmo mondiale Seb Loebe.
Diciamo che non ho mai realmente sbagliato strada; ho sempre fatto le scelte giuste che rifarei, poi è chiaro che ci sono Cosa fai nel tempo li- episodi belli e brutti, tutto bero, quando non lavori o è servito per maturare ed corri in auto? essere vincenti. Tempo libero ne ho poco e quello che ho lo dedico alla mia famiglia e poi mi piace stare con i miei amici storici. Molto tempo lo dedico alla preparazione fisica, 3 volte alla settimana in palestra con Christian, il mio preparatore atletico: faccio esercizi mirati per la guida e allenamenti spazio-tempo a impulsi meccanici, mi segue pure nella dieta alimentare. Sicuramente le vittorie sono venute anche per merito suo, direi che è fondamentale. Pilota imprenditore, di cosa ti occupi? Lavoro nell’azienda di famiglia, la IGSS; ci dedichiamo alla produzione e vendita di gioielli in argento in tutto il mondo. Come vedi il movimento rallystico italiano, crescono nuovi talenti? Secondo me ci sono troppe gare. Per i giovani, purtroppo è molto difficile emergere in questo sport, per fortuna che L’Aci Team Italia sta lavorando bene e sta portando dei giovani talenti nel mondiale Rally con delle Peugeot 208 Gr. R2B
Come mai hai sempre corso in Italia e poco all’estero? E’ vero, ho corso poco all’estero anche se mi sarebbe piaciuto, principalmente per problemi di budget e di tempo. Quanto sono importante le gomme e come ti alleni alla guida? Le gomme sono fondamentali, essendo l’unica cosa che tocca a terra di un’auto. Dopo tanti anni sono passato dalla Pirelli alla Michelin e devo dire che mi trovo bene, con 8 gomme riesco a fare una gara intera, quando prima ne dovevo usare almeno 4 in più. Mi preparo molto in palestra, purtroppo tempo e risorse per i test ne ho avuti sempre davvero pochi ma ora che mia figlia Ilaria sta guidando un mini kart, penso che mi allenerò anch’io con un kart durante l’inverno. Hai guidato le migliori auto Wrc in circolazione: Subaru, Citroen e Ford, quale ti è rimasta più nel cuore? L’auto che mi è rimasta cuore è La Subaru WRC anche a livello affettivo, l’auto di Gianpaolo Tosi
nel S14 era ,un
Con la vittoria al 34° trofeo ACI Como Sossella-Falzone su F IE STA WRC si aggiudicano il campionato italiano wrc 2015 I portacolori della Scuderia Palladio Manuel Sossella con Gabriele Falzone, Ford Fiesta WRC team Tam Auto sono i leader del Campionato Italiano World Rally Car 2015 vincendo la gara lariana con soli cinque decimi davanti a Porro-Cargnelutti, Ford Focus WRC della GP Racing. Terzi assoluti Perico-Turati, Ford Fiesta WRC della P A Racing Como, Sabato 17 ottobre 2015 Il vicentino, portacolori della Scuderia Palladio, al termine di una gara bella e combattuta sul filo dei secondi ha preceduto di soli cinque decimi di secondo il pilota di casa Paolo Porro, in coppia con Paolo Cargnelutti su Ford Focus Wrc. Un’ottima prestazione quella del bergamasco Alessandro Perico, insieme a Mauro Turati che con la Ford Fiesta WRC che hanno chiuso terzi assoluti alla gara lariana, con un distacco da Sossella di 13’’7 Purtroppo si sono ritrovati fuori dai giochi, nella seconda metà giornata di gara, il piemontese Alessandro Bosca, dopo una corsa dall’andamento poco vivace, sul secondo passaggio della prova lunga di “Val Cavargna”, dopo alcuni danni alla Citroen Ds3 Wrc e, l’aostano Elwis Chentre, altro protagonista assoluto della serie, che per problemi di turbina alla Focus Wrc, non ha potuto terminare la gara. Gara sfortunata anche per Corrado Fontana, in corsa per il terzo gradino del podio proprio nell’ultima speciale, ha dovuto abbandonare la gara per una lieve uscita di strada con la Hyundai I20 Wrc.
CLASSIFICA ASSOLUTA CAMPIONATO ITALIANO WRC
Chi sono i tuoi piloti di Potendo tornare inriferimento, dicci un nome dietro nella tua lunga del passato, uno italiano e carriera rallistica, quale uno straniero bivio prenderesti?
Sossella
67,5 pt
Signor
54,5 pt
Bosca
53 pt
Porro
48 pt
Chentre
40 pt
Vittalini
13,5 pt
Vellani
12 pt
Bianco
10 pt
8 amico scomparso che mi considerava quasi come un figlio, la Subaru era davvero fantastica! Spiegaci come si parte in prova speciale con un Wrc “mostro” come quelle che guidi tu? Ogni Wrc ha la sua particolare procedura, provo a spiegare per esempio la Subaru S14. Partenza Ps: quando mancano 12/10 secondi alla partenza, si preme il pulsante Bang sulla console posta a centro del tunnel centrale, inserisco la 1 marcia attraverso la “paletta” posta a destra del volante premendo contemporaneamente la frizione, tiro e tengo forte il freno a mano, premo il pulsante sul volante Lunch Control, e sul cruscotto appare la lettera “L”, premo l’acceleratore fino in fondo e il motore sale e si stabilizza a circa 6.000 giri, tolgo piede dalla frizione e aspetto il via: in questo istante mancano circa 4/5 secondi alla partenza; al verde lascio andare il freno a mano e l’auto fa tutto da sola, cambiando le prime 2 o 3 marce tutto elettronicamente, non si usa più la frizione per tutta la prova speciale. Parti come una freccia, fantastico. Con la Fiesta WRC il sistema è simile tranne per la grande differenza che si usa la frizione per partire come per una vettura stradale.
Amici e sponsor Abbiamo parlato dell’importanza di ali- da ringraziare mentarsi bene, la tua Quando si vince, dieta? si vince tutti asNon sono molto sofisti- sieme. Il risultacato sul cibo, preferisco to di quest’anno carni bianche a quelle per me è stato un rosse, per il vino invece sogno realizzato, i miei amici mi prendo- in tanti mi hanno no in giro dicendo che dato fiducia: spondi vino non ne capisco sor, amici, fans, la nulla;a me piace il Pro- mia famiglia, mio secco, in particolare papà Sereno, mia quello del mio amico mamma Anna, mia Biasiotto, il “FossMa- moglie Martina, le figlie Ilaria e Elerai”. onora, Christian, Gian Luca Zonca Sei scaramantico? e tutto il suo team Non sono proprio sca- Tam-Auto, il mio ramantico, però i caschi navigatore Gabrieda gara in hotel non de- le, i miei ricognivono mai toccare il letto, tori Filippo e Chiapreferisco metterli da ra. Grazie anche a Michele della Belun’altra parte. lotto Gomme per il Ultimamente i piloti supporto tecnico in e navigatori sono su Fb campo gara, a Midurante la gara, cosa ne chelin Italia, a Freem, alla scuderia pensi? Palladio di Mauro Anch’io ho il mio profilo Peruzzi, Aci Sport Fb, ma durante la gara ecc. Grazie di cuore non lo uso e non condivi- a tutti, anche a voi do chi lo fa; io addirittura di Sportivissimo per tengo il telefono spento questa intervista. durante la gara e lo riProgrammi accendo solo durante i riordini o in parco assi- 2016? stenza. In gara bisogna Per il 2016 vorrimanere concentrati. remmo difendere Chi sono stati i tuoi il nostro titolo nel Campionato Italiano avversari? WRC ma non c’è anTutti forti e tutti ami- cora nulla di deciso, ci. Eravamo in 5/6 pre- tutto dipenderà daltendenti al titolo, Elwis la fiducia che ci daChentre, Marco Signor, ranno le aziende che Paolo Porro, Alessando ci hanno sostenuto Bosca, Efrem Bianco ed sino ad oggi. Sempre a tutto gas. io, tutti con Wrc.
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grandi viaggi
La grande traversata dell’Himalaja
Un mese tra i monti più alti della Terra, prima puntata.
di Bepi Magrin
U
n viaggio per come io lo vedo è un modo di vivere appieno la vita, un modo di arricchirsi di conoscenze in maniera semplice ma intensa. Viviamo un tempo in cui sembriamo dover subire l’infelice matrimonio tra il tempo e il denaro, monetizziamo le nostre esperien-
ze pensando che sia solo il denaro ciò che ci occorre per vivere ed i lunghi viaggi intercontinentali li consideriamo prerogativa di gente originale o che vive ai margini della società. Ma i modi di viaggiare, anche molto economici ci sono, insomma disponendo di un poca di libertà, si può anche viaggiare alle proprie condizioni e in questo senso non mancano scritti e testimonianze eloquenti. Per chi ama le regioni montuose, un viaggio in Himalaja è il sogno di sempre: sarà un felice condensato di visioni e di emozioni da imprimere profondamente nel cuore e nella mente.
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l'itinerario Questo che sommariamente descrivo di seguito, è uno dei più bei viaggi che si possono fare in Oriente ovvero nell’estremo nord dell’India, passando dalla provincia di Shimla per il Kinnaur, il Lahaul, lo Spiti (Himachal Pradesh) fino allo Zanskar, il Ladakh, e il Kashmir, province e regioni i cui nomi suonano esotici e remoti se non addirittura collocati oltre la frontiera della nostra stessa immaginazione. Del resto l’India con i suoi 22 stati e staterelli è un piccolo universo, un campionario direi completo, di possibili visioni dell’Oriente. L’itinerario che abbiamo seguito deriva dalla profonda esperienza del patron dell’Ag. Amitaba di Milano: Alessandro Zuzic un vero
grande specialista e conoscitore più che profondo, degli ambiti ove sopravvive il bhuddismo tibetano. Il tour, si può eseguire utilizzando le jeep e senza l’esigenza di appoggiarsi a campi mobili anche se in qualche occasione risulta necessario appoggiarsi a campi tendati fissi, che peraltro sono dotati di comodi servizi. Il viaggiatore curioso di sperimentare ambienti e culture diverse da quelle comunemente conosciute, potrà immergersi nella profonda spiritualità delle genti di montagna, visitando templi millenari, partecipando alle feste religiose, con suoni danze costumi e colori stupefacenti e appartengono a quella ritualità senza tempo che tra monti impervi e selvaggi ancora (ma forse per poco) si conserva intatta. Così da Dehli si parte in treno per Shimla: un viaggio istruttivo per chi sappia osservare le scene che attorno si dipanano: mi riferisco alle figure che animano le stazioni, i compartimenti del treno ma anche a quanto si può osservare dai finestrini lungo la corsa. Qui incontriamo la brava guida locale che ci aspetta e, dopo una opportuna sosta ristoratrice, prendiamo le jeep con cui proseguiremo fino al lontano Kashmir. Dunque entriamo nel cuore dell’Himalaja risalendo il corso del fiume Sutlej. Dopo un primo tratto discreto, la strada si snoda intagliata nelle rocce stretta e tortuosa, con visioni di vuoto angosciante che si aprono a pochi cm dalle nostre ruote. D’ora in poi viaggeremo così sulla costa rocciosa delle montagne lungo fiumi di grande portata e dalle acque
12 violente ed impetuose che mo così ad un colle roccioscorrono centinaia di metri so che sembra alzarsi dalle più in basso e questo vive- acque stesse dell’Indo e ove re sospesi su orridi abissi sorge uno stupendo mocontinuerà per centinaia di nastero. Passiamo il ponte chilometri fino a farci qua- e risaliamo le ampie scasi l’abitudine!!! Modesti ma linate. Qui all’interno con dignitosi hotel ci accolgo- pochi monaci vive un simno con discrete premure. Il patico bambino che si dice cibo che ha per piatto base sia la reincarnazione di un il riso locale condito di “Dal” famosissimo lama. Alle ri(una poltiglia di lenticchie e tuali prostrazioni seguite da spezie) è senz’altro adatto qualche modesto ma apa chi gradisca seguire una prezzato regalo corrispondieta leggera ed è presso- de la benedizione del piccoché privo di carne se non si lo lama ci accompagna per tratti di pollo nelle varie sal- il resto del viaggio. Intanto giungiamo a Leh, la capitale se colorate che usano qui. Arriviamo a Kalpa nella del Ladakh. La città si stenremota valle di Sangla, il de in una conca verdeggianterritorio diventa meno ar- te ed è dominata da un posboreo e la gente di queste sente palazzo principesco, parti non è più induista ma e da un gigantesco stupa è bhuddista, le gole se pos- bianchissimo e ben decorasibili sono ancora più aspre to che dalla collina domina e profonde, più netti i colori l’abitato. Ci immergiamo più solitari i villaggi circon- nelle viuzze della città anidati da campicelli coltivati a mate da traffici e commerpiselli. Siamo nel mitico Re- ci. La gente è servizievole gno di Guge tra gole selvag- e cordiale, è tempo di fare ge ove scopriamo bellezze un poca di toilette e entro artistiche eccezionali intese nel modestissimo negozietin templi e villaggi votivi di to di un barbiere che per la suggestiva e originale bel- bellezza del corrispondente lezza. Arriviamo a Kejlong il dei nostri 50 centesimi mi centro principale di questa fa barba capelli e vigoroso provincia. Da qui risalendo quanto inconsueto masverso nord valichiamo passi saggio alla testa, sono così come il Baralacha e il La- pronto per la cerimonia di chlung ad oltre 5mila metri accoglienza che stasera ci per giungere nella valle faranno all’hotel. Con mudell’Indo. Il corso impetuo- siche tradizionali, danzatoso del fiume va zigzagando ri e danzatrici, cibi locali e tra le rocce multicolori e musica, musica, musica….. rocce altissime. Giungere- segue -
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storia
La Grande Guerra in alto Adriatico 4a parte di Antonio Rosso foto per gentile concessione del Museo storico e navale dell’Istria, dell’Associazione Altum Mare e della società Diving Network
Le prime vittime della Grande Guerra. L’affondamento del piroscafo austroungarico Baron Gautsch Il Piroscafo Baron Gautsch
lonne ricoperte di stucchi portano capitelli ionici. Ha riscaldamento a vapore e l 28 giugno del 1914, luce elettrica. viene ucciso, a colpi di pistola, l’arciduca Fran- Utilizzato sulla linea Triecesco Fedinando, erede al ste - Bocche di Cattaro – trono di Austria-Ungheria, Trieste e noleggiato dalla in visita ufficiale a Sara- Marina Austriaca per efjevo, assieme alla moglie fettuare alcuni trasporti Sofia. E’ il “casus belli” che di truppe viene restituito a dà origine alla prima guer- Trieste al comando civile in ra mondiale. data 11 agosto. Siamo ormai in pieno clima di guerUn mese dopo, infatti, l’Im- ra e si stanno predispopero austro-ungarico di- nendo estesi campi di mine chiara guerra alla Serbia, e subacquee a protezione del la Germania dichiara guer- porto di Pola. Ciò va ad inra alla Russia che si sta terferire pesantemente con muovendo in difesa della le rotte commerciali che Serbia. Quando, il 3 ago- devono essere, di volta in sto, la Germania dichiara volta, cambiate secondo le guerra anche alla Francia, indicazioni delle autorità. per effetto delle alleanze, Il viaggio da Trieste a Catla Gran Bretagna dichia- taro si svolge, comunque, ra anch’essa, guerra alla senza particolari problemi Germania. ed il Baron Gautsch sta In questo contesto storico rientrando a Trieste carisi matura la tragedia del co di funzionari statali e Baron Gautsch, un piro- ufficiali dell’esercito che scafo varato nel 1908 dal trasferiscono mogli e figli Cantiere Navale Gourlay’s nella neutrale Italia. Con & Sons di Daundee in Sco- loro numerosi turisti italiazia. Appartenente al Lloyd ni, austriaci, slavi ed alcuni Austriaco, è il più bello e indiani. il più moderno della flotta Raggiunto Lussingrando, civile austroungarica. L’ar- il Baron Gautsch riparredamento, in stile liberty, te, dopo aver imbarcato rispecchia i gusti dell’epo- altri passeggeri, alle ore ca: le aree comuni della 11.00 del 13 agosto, proprio prima classe, come la sala mentre a Vienna viene conda pranzo, sono addobbate segnata al ministro degli con velluti e broccati, le co- esteri austro-ungarico la
I
Il piroscafo in una cartolina dell’epoca
formale dichiarazione di guerra della Gran Bretagna e della Francia. L’arrivo a Trieste è previsto per le ore 18.00. Secondo le istruzioni ricevute, deve rimanere molto al largo per evitare la zona di mare che la marina austriaca sta minando; purtroppo così non avviene per cui, al largo di Rovigno, entra in un campo di mine appena posate. Ne colpisce una con il fianco sinistro: un boato, una colonna d’acqua alta sul mare ed il piroscafo incomincia ad imbarcare acqua, sbanda ed affonda in pochissimi minuti cospargendo di nafta lo specchio d’acqua circostante. Sono le ore14:45 del 13 agosto. Molti passeggeri si salvano, ma la maggior parte si inabissa con il piroscafo. Il numero dei morti non è mai stato accertato con sicurezza. Vengono salvate 179 persone tra le quali 41 membri dell’equipaggio. Le stime ufficiali parlano di 310 persone a bordo, di cui 131 morte affogate. Ma
Rotta del Baron Gautsch e la disposizione de
ei campi di mine
interni del piroscafo prima dell’affondamento
interni del piroscafo prima dell’affondamento
nel giornale “Il Piccolo” di Trieste si legge: «Come abbiamo riferito nell’edizione serale di ieri, ierlaltro sono seguiti a Pola, in mezzo al più profondo cordoglio, i funeral di 56 vittime; e ieri ne furono sepolte altrettante. Secondo unanimi affermazioni, il numero dei morti sarebbe di gran lunga superiore a quello che si credesse finora, giacché dai registri mancavano i nomi degli innumerevoli bambini, un centinaio circa, che accompagnavano i parenti nel tragico viaggio e quelli dei richiamati e delle reclute che avevano ottenuto libero passaggio con la semplice presentazione di carte militari senza che alcuno prendesse di loro nota». Tutte queste persone sono considerate le prime vittime della Prima Guerra Mondiale ed il naufragio del “Baron Gautsch“ rimane l’evento più tragico che abbia colpito la flotta civile in Adriatico.
Pesanti accuse cadono sull’equipaggio salvatosi quasi integralmente. Secondo le denunce molte scialuppe non erano state calate in mare per la loro cattiva manutenzione ed i salvagente erano chiusi a chiave negli armadietti. In altre parole l’equipaggio viene accusato di aver pensato a salvare la propria vita invece di pensare ai passeggeri, tra i quali numerose erano le donne ed i bambini. Anche la compagnia di navigazione viene citata in giudizio, così pure sono inquisiti gli ufficiali, ma tutti vengono assolti con nessuna conseguenza per la loro carriera; neppure il Lloyd viene ritenuto responsabile di qualche inefficienza. Per il tribunale non c’é alcun dubbio che il Baron Gautsch fosse fuori rotta e che avesse deviato dalla rotta prestabilita, ma questa responsabilità viene attribuita solo ad un errore di manovra commesso dal
secondo ufficiale Giuseppe Tenze. Il timoniere Sutlovich Bariè, del resto, dichiara al processo che il capitano Tenze, in quel momento in comando di guardia, senza prendere scandagli, come raccomandatogli dal primo ufficiale Luppis, ma confidando nella sua esperienza di marinaio e sulla conoscenza della zona, doveva aver modificato la rotta, diretta a nord, già alle ore 1 e 45 pomeridiane mentre era necessario ancora un prolungamento. Secondo il capitano Luppis la virata e il mutamento di velocità dovevano avvenire verso le ore 2.00. Risulterebbe quindi che la rotta era stata modificata troppo presto. La virata a sinistra ordinata da Tenze alle ore 14 e 30, verso il largo, rappresentava il tentativo di salvare la nave all’ultimo momento. Non c’è, tuttavia, la testimonianza del capitano Tenze, essendo questi perito nel naufragio.
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Il ritrovamento del relitto La prima immersione, tentata pochi giorni dopo la tragedia, costa la vita al palombaro a causa del taglio della manichetta dell’aria sulle lamiere. Ciò é sufficiente per rinunciare alle immersioni ed il relitto viene dimenticato, anche se da alcune fonti emerge che nel 1920 siano recuperate le eliche in bronzo. Nel 1951, un palombaro triestino, Libero Giurissini, venuto a conoscenza da un collega più anziano, Giacomo Stocca, della storia, decide di ritrovare il relitto. Fa delle ricerche, si informa dai pescatori e dopo otto anni organizza una spedizione, avendone, nel frattempo, acquisito i diritti di proprietà. Il suo scopo è di riportare in superficie il Baron Gautsch. Nel luglio del 1958 assieme all’amico e socio Ferruccio Torcello, inizia le ricerche utilizzando due imbarcazioni che procedono parallele alla distanza una dall’altra di mille metri collegate da una catena subacquea che striscia sul fondo. Appena si trova un ostacolo un palombaro scende a verificare la causa dell’arresto e a liberare la catena per proseguire la ricerca.
Dopo vari tentativi a vuoto, arrivano alla zona minata riconoscibile dalle ancore che avevano trattenuto le mine e alle 18.30 del 15 luglio, trovano un grande ostacolo stimato in circa 100 metri. Scende per primo un palombaro della ditta iugoslava da loro assunta per tale lavoro il quale ritorna in superficie con la tabella di costruzione del Baron Gautsch. Si immerge anche Giurissini che risale con la campana della nave. Missione compiuta. Giurissini esplora il relitto nel modo più completo possibile ma non gli è dato tempo: la marina militare interdice ogni immersione e la Jugoslavia decide che il relitto è di sua proprietà in quanto si trova in acque territoriali. Passano gli anni; nel 1975 Giurissini muore e del Baron Gautsch non se ne parla più finché nel 1990 un subacqueo di Rovigno, incaricato di liberare una rete incagliata, non ci finisce sopra. Nel 1991 la Croazia diviene indipendente e liberalizza le acque dalle servitù militari e con esse la possibilità di immergersi sul Baron Gaustch. Ne mantiene, comunque, la proprietà. Ora centinaia
il relitto del Baron Gautsch
di sommozzatori iniziano a visitare il relitto e a portarsi a casa ogni sorta di ricordo: piatti, bicchieri, bottiglie, posate, tutto quello che è asportabile, oblò compresi. Gli oggetti, tutti con lo stemma del Lloyd Austriaco, vanno ad arricchire le botteghe antiquarie di Croazia, Italia, Austria oltre che le case di subacquei e di appassionati. Le autorità, per frenare la rapina, mettono stretti controlli sulle immersioni e impongono permessi scritti ed una tassa da pagare.
L’immersione sul Baron Gautsch E’ uno dei relitti più interessanti in assoluto. L’immersione è possibile soltanto se organizzata da un diving autorizzato poiché il relitto é sotto tutela del Ministero della Cultura Si trova a sette miglia al largo. Appoggiato sul fondo, con i suoi ottanta metri di lunghezza, sembra in assetto di navigazione, con la prua orientata nella direzione che aveva prima del naufragio. Il ponte superiore si trova a 28 metri
Aiutare chi aiuta è una dovere di tutti
e il Centro Medico Bios vuole condividere la causa di Raggio di Sole Onlus di Malo.
L’Associazione da anni finanzia con serate di beneficenza e vendite di artigianato due Istituti di bambini abbandonati e sordomuti a Cebu nelle Isole Filippine.
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la prua del Baron Gautsch – Fotografo Mikhail Semenov
la fiancata Baron Gautsch con i paranchi delle scialuppe di salvataggio – Fotografo Mikhail Semenov
la prua del Baron Gautsch – Foto Diving Center Indie
dalla superficie, quello inferiore a 42. Per visitarlo, una sola immersion non basta. Il sopralluogo dell’esterno e del ponte di coperta superiore offre molti aspetti interessanti anche se la visibilità generalmente non è buona a causa della sospensione che si trova nell’acqua. Le strutture sono colonizzate da spugne di svariati colori, briozoi, ostriche, alghe ed altri organismi marini. Per operare nei locali del centrocoperta, che si mantengono ad una priofondità di
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32-33 metri, occorre essere esperti ed equipaggiati. Meritano una visita i saloni superiori, in particolare, la sala da pranzo di prima classe con i resti delle vecchie colonne. Le strutture in legno sono praticamente scomparse ed è possibile passare da un piano all’altro attraverso i pavimenti. Le immersioni alla coperta inferior, pur essendo eseguite regolarmente, sono da considerarsi pericolose a causa del fango, facile ad essere smosso, che può togliere visibilità
Il ricavato della vendita delle fotografie e dei biscotti di REGALA(TI) UNA VITA sarà devoluto all’Istituto delle Piccole Ancelle di Cristo Re di Suor Tania Botta a Cebu.
Per le tue donazioni: RAGGIO DI SOLE ONLUS Piazzetta delle Filandiere, 3 - Malo (VI) C.F - P.IVA 92023930248 Banca UNICREDIT - Malo (VI) IBAN IT 67 H 02008 60480 000102447449 Causale: “REGALA(TI) UNA VITA”
ed orientamento anche ai sub più esperti. La nave appare intatta, in particolare la parte posteriore con il timone. L’albero anteriore è piegato e giace sulle strutture, mentre il secondo è sulla sabbia A prua c’è l’argano salpa ancore e le due grandi ancore sono ancora dentro gli occhi di cubia. Chi, con buona visibilità, ha raggiunto il fondale sabbioso e ha guardato dal basso la prua sovrastante ha riferito di una vista “impagabile”.
S T E F A N O S C O R T E G A G N A Appassionato di fotografia subacquea, da anni gira il mondo alla ricerca di fondali mozzafiato. Con le sue colorate macrofotografie che emozionano e raccontano in un istante la vita sottomarina, Stefano ha ottenuto vittorie e grandi piazzamenti in concorsi nazionali ed internazionali. Nel 2005 il viaggio che gli cambia la vita: nelle Filippine per visitare i fondali considerati tra i più belli al mondo, si trova immerso in un mare di povertà e disagi; i bambini, in particolare, gli toccano il cuore: malati e sporchi, senza cibo e abiti, abusati e abbandonati da genitori disperati. A Cebu conosce Suor Tania, che nel suo istituto offre amore e affetto a bambine orfane raccolte per strada e Suor Gilia che istruisce bambini sordomuti. Le sue foto diventano allora il mezzo per far conoscere a tutti la disperazione di un popolo colpito da un violento terremoto e pochi mesi dopo da un devastante tifone. Stefano collabora con Raggio di Sole Onlus e attraverso manifestazioni di vario genere e la vendita delle sue riproduzioni fotografiche finanzia gli istituti di Suor Tania e Suor Gilia. Nelle priorità della Fondazione la ricostruzione dell’istituto distrutto e la possibilità di accogliere, nutrire e istruire altri bambini.
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caccia
La regina dei boschi
dei nostri boschi, capace Conosciamo la Beccaccia, la regina a diventare simile a “ foglie di mimetizzarsi nel piumaggio fino go becco morte”: essa è provvista di un lun o; la con cui estrae lombrichi dal terren ri durante possiamo vedere nei nostri territo partire dalla metà di ottobre fanno la loro la stagione autunnale.
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comparsa nei nostri i bosch le prime “regine”, che subito si stabiliscono negli angoli più umidi e ricchi di folto sottobosco. Sono le beccacce (scolopax rusticola) straordinari migratori, capaci di superare distese infinite. Una beccaccia radio-collarata ha percorso ben 4000 km solo per andare a nidificare. Le beccacce furono classificate dal naturalista svedese Linneo che le attribuì al ceppo dei volatili Euro-Asiatici. Etimologicamente la loro definizione scientifica (scolopax rusticola) si compone da “skolops” che significa “paletto appuntito” e da “rusticola”, “abitante dei boschi”, termini, il primo, ispirato alla sua principale caratteristica morfologica, quella di avere il becco a punta, il secondo, al luogo in cui principalmente vive. Inconfondibile per le sue forme raccolte, il lungo becco, i grandi occhi scuri molto arretrati e i colori altamente mimetici del piumaggio (simile alle foglie morte), la beccaccia è un ospite abituale dei vecchi boschi di latifoglie e conifere, con suoli ricchi di humus e spesse lettiere di sostanze varie in decomposizione; indispensabile per il suo habitat è poi un’adeguata copertura cespugliosa, meglio se sempreverde. Passa gran parte della sua giornata sul terreno, negli angoli più tranquilli, dove può reperire lombrichi, molluschi, insetti e larve, che raccoglie rivoltando le foglie ad una ad una o infi-
di Dorino Stocchero lando il lungo becco “sensitivo” nel suolo molliccio. In marzo, i maschi spinti da stimoli riproduttivi, compiono soprattutto al crepuscolo, voli lenti appena al di sopra della chioma degli alberi emettendo versi gutturali a volte acuti. Così essi vogliono attirare l’attenzione delle femmine. Il nido è sempre celato sul terreno con scavo poco profondo tra le foglie morte alla base di cespugli e contiene generalmente quattro uova. La beccaccia fa una sola covata all’anno tra marzo e agosto. Le uova schiudono dopo un’incubazione di 20-22 giorni portata a termine dalla sola femmina, mentre il maschio non si prende cura minimamente della famiglia né tantomeno dei piccoli nati. La madre invece li accudisce e li protegge al punto di essere capace di trasportarli in volo appesi alle zampe per allontanarli da un pericolo o per trasferirli in luoghi più ricchi di cibo. La sua vista pare sia il senso più sviluppato, mentre l’udito e il tatto non sembrano altrettanto acuti. Il suo peso può variare tra i 250 e 500 grammi a seconda degli individui, del sesso e del momento del ciclo stagionale. Lo status della specie è ancora poco noto, sia per l’enorme vastità dell’areale della specie, sia per le abitudini elusive e solitarie. Da recenti ricerche scientifiche effettuate (Wetlands International) viene stimata una consistenza post nuziale di circa 15 milioni di individui nel mondo. Le beccacce che interessano l’Europa Occidentale nascono per il 90% nelle steppe russe, nei deserti territori della Bielorussia e Finlandia.
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montecchio
L’avventura in bici di Alberto Urbani lungo il vecchio confine tra Regno d’Italia e Impero Austro-Ungarico di Giulio Centomo
Grande Guerra e ruote grasse
È
un uomo alla mano Alberto Urbani, il 52enne montecchiano che la scorsa estate ha inforcato la propria mtb ed in 15 giorni ha percorso la bellezza di 1.100 km lungo quello che fino al 1914 era il confine che separava il Regno d’Italia dall’Impero Austro Ungarico. Partito da San Giorgio di Nogaro (UD), poco distante da Palmanova e Monfalcone, il biker vicentino ha percorso tra i 70 e i 90 km al giorno rimanendo in sella fino a 9 ore consecutive, immerso tra paesaggi mozzafiato. A fargli da supporto logistico c’era un team d’eccellenza, composto dalla moglie e dal figlio, che, a bordo del loro camper, gli sono sempre stati accanto durante i 15 giorni di avventura. Per Urbani, caposquadra in una nota azienda chimica vicentina, guida mtb e appassionato alpinista, l’idea iniziale era di ripercorrere la linea del fronte della Grande Guerra, un modo per onorare i tanti caduti e ricordarli a cento anni dall’ingresso in guerra delle truppe italiane.
L’impresa però era già stata compiuta a piedi da altri e per lui la voglia di fare qualcosa di nuovo e originale è stata troppa. Cartografia, computer e gps alla mano si è messo a studiare il tracciato più adatto e quello che ne è venuto fuori è stato degno di ogni preparativo. Dall’Adriatico fino al Passo dello Stelvio, le sue gambe ne hanno macinati di chilometri. A bordo della sua bici in carbonio è sfilato accanto alle sorgenti del Piave, sotto la Marmolada e lungo la Val Venegia, sull’Altopiano di Asiago e quindi sul massiccio del Pasubio, valicando alcuni dei passi dolomitici resi noti dalle grandi imprese del ciclismo mondiale, da Passo Giau al glorioso Stelvio. «Inizialmente avrei dovuto condividere l’esperienza con alcuni amici – racconta Urbani – ma alla fine impegni vari hanno fatto si
che mi ritrovassi da solo. Non mi sono dato per vinto e ho scelto lo stesso di partire. Il periodo scelto, dal 28 luglio al 13 agosto, si è rivelato poi ottimale e mi ha riservato un meteo quasi sempre a mio favore.» Certo, i momenti critici non sono mancati, uno in particolare. «In Carnia mi sono ritrovato lungo un sentiero poco battuto, quasi coperto dall’erba alta. Un tratto era poi franato e tutto intorno non si vedevano altre tracce se non quelle di caprioli. Lì ho dovuto tirar fuori le mie origini di “montanaro” e grazie anche al mio fidato gps sono riuscito a proseguire. Ho dovuto conteggiare anche
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qualche ruzzolone, ma alla fine si è sempre trattato di cadute di poco conto.» L’amore per la montagna Urbani ce l’ha nel dna. Per molti anni, infatti, è stato socio della sezione CAI di Montecchio Maggiore, assiduo frequentatore di sentieri e paareti. «Mi è sempre piaciuto camminare e anche scalare un po’, poi un brutto infortunio al ginocchio mi ha costretto allo stop. Nella fase di riabilitazione mi hanno consigliato di montare in sella.» A quel punto la mountain bike, da mezzo di ripiego per continuare a frequentare i suoi monti, è diventata un tutt’uno con lui, offrendogli l’occasione per vedere
quel mondo così tante volte conosciuto a piedi sotto nuove prospettive. «C’è stato chi mi ha chiesto chi me lo facesse fare. Non nascondo di essermi posto la stessa domanda tra me e me, ma volevo dimostrare che a 52 anni potevo ancora farcela. La voglia di avventura mi ha spronato ad arrivare fino in fondo.» Non c’è dubbio che Alberto non si fermerà qui, ma ancora non ci ha rivelato se ha pronto qualche altro viaggio a ritmo di pedale. Forse dovremo solo avere un po’ di pazienza e attendere la bella stagione per richiederglielo.
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thiene - trissino
Siner… age!!!!!! E i sogni si avverano! di Camilla Dalle Carbonare
U
n gruppo formatosi tre anni fa dall’unione dei due team vicentini (New Age e Sinergy) che grazie alla storica amicizia tra le due società ha voluto far rinascere quel New Age che ha sempre stupito il mondo del pattinaggio artisti-
Atlete che hanno partecipato al mondiale 2015: 1) Da sinistra a destra. Dietro: Matteo Zordan - Michela Tessaro - Nicole Bicego - Giulia Chioccarello - Linda Bicego - Elena Tessarolo - Ilaria Cielo Greta Bassanese - Valentina Marini - Martina Ceolato Giada Novella - Valentina Pieropan - Francesca Pretto Davanti: Isabel Sambin - Silvia Busa - Silvia Bettanin - Francesca Zavagnin Giorgia Bertoldo - Lara De Pretto - Benedetta Visona’ Altea Stedile - Arianna Tessaro - Silvia Bergamin. Alice Sanavia (Non In Foto). Lara Balasso - Cristina Sportiello - Natascia Savegnago hanno contribuito alla qualificazione al mondiale.
Si è conclusa con un bellissimo 6° posto l’avventura mondiale a Cali (Colombia) del gruppo New Age, composto da ventiquattro atlete appartenenti alla Asd pattinaggio artistico Trissino e Asd Robur Skate 2000 di Thiene. co nella specialità gruppi spettacolo fin dal suo nascere. (Foto 1) Grazie agli allenatori Damiano De Felice e Rigo Giovanni il gruppo ha raggiunto i risultati più ambiti in campo nazionale e internazionale. Nel 2013 si classifica 3° ai Campionati Italiani, 5° agli Europei ed ottiene un prestigioso 3° posto alla “Coppa delle Nazioni” con “LEGGEREZZA”. (Foto 2) Nel 2014, ottiene il 4° posto ai Campionati Italiani e nuovamente il 5° agli Europei con “ALICE INSERT COIN “. (Foto 3, 3a) Nel 2015 la qualificazione al Campionato del Mondo con “IMMORTAL ART” che racconta nel modo più artistico e sublime la trasformazione della pietra nelle sue diverse e varie forme. (Foto 4,5,6.) Un’esperienza unica, vetta raggiunta di quel viaggio fatto di fatiche, impegno e sacrificio che solo un vero
atleta conosce. Non solo gesto atletico e artistico, il pattinaggio crea quella magia di colori e spettacolo grazie alla preparazione degli atleti ma anche, e soprattutto, alla collaborazione di tutti gli “addetti ai lavori” come genitori e supporter, capitanati con impegno da Germano Zoso e Antonella Cornale della Asd Pattinaggio Artistico Trissino, membri del direttivo della stessa società, che coordinano trasferte e viaggi, costumi e scenografie. Un enorme aiuto al quale il presidente del Trissino, Massimiliano Voltolina e del Thiene, Camilla Dalle Carbonare, non potrebbe rinunciare. Le due società vicentine, separate dalla vallata, ma unite dalla passione, oltre al grande gruppo New Age, vantano la crescita di altri gruppi che piano piano stanno percorrendo le stesse orme dei più grandi.
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4) Parliamo del Piccolo Gruppo SINERGY formato da 7 atlete del Thiene (Tilocca Alessia, Tessaro Arianna, Bergamin Silvia, Stedile Altea, Tessaro Michela, Silvia Busa, Marini Valentina) e 3) 2 del Trissino (Cielo Ilaria e Zordan Matteo) che nel 2015 si è classificato 6° al Campionato Italiano con un pezzo, “Stagno stagno delle mie brame”, che affascinando giuria e pubblico, annovera il gruppo 3a) tra i migliori in campo nazionale. (Foto 7) 5) Allenate da Giovanni
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Rigo, queste atlete incar- nella categoria Divisione nano la vera passione per Nazionale sta iniziando a lo sport sia dentro i pa- mietere i primi successi. lazzetti sia fuori, nella vita (Foto 8) di tutti i giorni, nello svago, nelle vacanze e nello Una soddisfazione studio diventando cosi un sempre in crescendo gruppo con legami indisper le due società visolubili. centine che a loro volE queste amicizie a quatta vantano un enorme tro ruote sono emulate vivaio anche nella spedall’altro gruppo in crescicialità singoli, coppia ta della Robur Skate 2000, artistico e quartetto. il piccolo gruppo SINTESY Una nuova stagione composto da 14 atlete dai 2016 che sarà sicura13 ai 18 anni, seguite dalmente piena di soddile ancor atlete Valentina sfazione e successi. Marini e Silvia Busa, che
CAMPIONI ITALIANI RALLY WRC 2015 - Manuel Sossella e Gabriele Falzone
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valdagno
Un’ottima annata! La stagione 2015 del VELO CLUB PIANA si avvia rapidamente verso la volata finale e le tappe di avvicinamento sono state sì impegnative ma, soprattutto, ricche di soddisfazioni. di Flavio Zerbato
A
prile dolce dormire - dice il detto ma noi del VELO CLUB PIANA eravamo ben svegli a mettere in cantiere la 2^edizione del WILD TRAIL che quest’anno ha superato ogni più ottimistica previsione: bella giornata, più di 200 atleti, un percorso rinnovato ed un sacco di complimenti per l’organizzazione sono un buon viatico per continuare a “percorrere questo sentiero” con sempre maggior impegno. È stata inoltre l’occasione per aiutare i ragazzi del CEOD di Valdagno con la donazione di parte del ricavato, la consegna ad un rappresentante è avvenuta durante le premiazioni. Per la cronaca quella del 26 aprile è stata una gara tirata con un parterre di tutto rispetto: nella classifica maschile si è imposto Mirco Cocco Atletica Vicentina e nazionale trail in 1h34min su un sempreverde Stefano Benincà vincitore della scorsa edizione. Tra le ragazze… un tocco di Francia! La vittoria è andata in 1h58min a Bodelle Jassaud arrivata direttamente da Briancon con il marito, anche lui ottimo runner. In seconda posizione, a 2min, la fortissima Anna Zilio portacolori
di Terzo Tempo e prima classificata nella scorsa edizione. Naturalmente l'appuntamento per gli amici runners è rinnovato al 2016 a Piana di Valdagno con altre novità in pista! È fine maggio ed ormai è ora di provare strade nuove per le nostre amate biciclette, la scelta cade sui percorsi del Lombardia e quindi carichiamo armi e bagagli e via verso Lecco. Il primo giorno si scalda la gamba sulla pedalabile ascesa di Valbrona in attesa di affrontare il clou di giornata: la colma e il temibile Muro di Sormano, 300mt di dislivello in 2km scarsi e pendenze del 24%! Siamo a caccia di “Purito Rodriguez” che detiene il record della salita con 9min ma si capisce subito che l'unico obiettivo raggiungibile sarà arrivare in cima sani e salvi. La frequenza di pedalata è al rallenty e la ruota davanti impenna ma la vetta è raggiunta senza l'onta del piede a terra. Da Bellagio verso il Ghisallo la strada non concede tregua ma, di tanto in tanto, vale la pena di sollevare la testa per godere del meraviglioso panorama sul lago di Como, in vetta visita obbligata al Santuario ed al famoso mu-
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seo del ciclismo di Fiorenzo Magni. Purtroppo il meteo del secondo giorno non promette nulla di buono, tentiamo lo stesso nella speranza di un miglioramento ma, dopo una ventina di km di lungo lago ed all’inizio della prima salita, si scatena giove pluvio e quindi si torna alla base. Il rientro si trasforma comunque in una sfida sotto il diluvio con qualche sparuto gruppo di ciclisti del luogo che sperano di tornare a Lecco nel più breve tempo possibile e la cui preoccupazione non è certo ingaggiare una battaglia a colpi di pedale con scatti e contro scatti. Dopo tanta acqua non ci restava che sfidare la canicola ed il terribile "anticiclone africano" pertanto cosa c'è di meglio che affrontare a luglio i Monti Sibillini tra Umbria e Marche? Una ventina di intrepidi muovono da Spoleto nelle ore più calde verso il Passo Spina in direzione di Norcia, meta del primo giorno di viaggio. Le strade sono deserte e l'unica compagnia sono le cicale, gli 80km che ci separano dall'arrivo di tappa non sono molti ma il caldo rende il tutto molto complicato ed i ristori lungo la strada vengono assaliti come da orda barbarica. Qua i passi si chiamano
forche e Forca d'Ancarano è l'ultima salita di giornata prima di scorgere dall'alto la città murata e la bellissima piana di Norcia, l'arrivo anticipato sulla tabella di marcia ci permette un meritato ammollo in piscina. Si sa che nella patria dei norcini le tentazioni gastronomiche sono tante ma il giorno dopo c'è la tappa "hors categorie” del viaggio e quindi niente gozzoviglie. E’ il giorno delle forche, nell’ordine: Forca Canapine 1550slm, Forca di Presta 1540slm, Forca di Gualdo 1470slm e nuovamente Forca di Ancarano, 130km su e giù per i Sibillini. Le ascese sono impegnative ma per noi, ciclisti del nord abituati ai passi alpini, non costituiscono certo un problema, in compenso una volta giunti su Forca di Presta si apre lo scenario lunare di Pian Grande e di Castelluccio di Norcia. Questa zona è famosa per la coltivazione delle lenticchie e la fioritura delle stesse costituisce uno spettacolo di colori che richiama turisti da tutta Italia. Il terzo ed ultimo giorno ci muoviamo verso Spoleto passando per Cascia ma, seppur devoti a santa Rita, la sorte non ci è benevola perché dei lavori su un ponte non ci consentono di proseguire e ci costringono ad una
deviazione fuori programma ed a rinunciare allo scollinamento di Gavelli per rientrare a Spoleto da Forca di Cerro, percorsa nelle ore centrali della giornata sotto il solleone, e completare così questo itinerario tra il mistico ed il gastronomico, poco traffico e stupefacenti vedute su degli inaspettati Appennini. Cosa fare per combattere il gran caldo accumulato? Non resta che portarsi ad alta quota e quindi a fine luglio si parte verso Glorenza per una 2 giorni tra Stelvio e Valle Engadina. Sul passo della Fricca piove ma noi siamo ancora sull'ammiraglia e quindi nessun problema anche perché in Val Venosta il cielo si apre e spunta il sole, preludio di 2 giorni fantastici. Il Passo dello Stelvio in bici è sempre un bel boccone ma l'entusiasmo, il panorama e la temperatura ideale ci aiutano a spingere lungo i 28km ed i 1800mt di dislivello fino allo scollinamento, un paio di foto e poi giù in picchiata verso Bormio. Ci attende una serata di festa in birreria a Livigno ma nel mezzo ci sta ancora il Passo del Foscagno che, considerata la situazione fisica generale, diventa un ostacolo non indifferente perché lungo,
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un po' noioso e trafficato da orde di motociclisti. A circa 2300slm si scollina per una breve discesa e quindi nuovamente in salita fino a Trepalle ed al Passo Eira. A questo punto il più della giornata è fatto, dopo 90km e 3000 mt di dislivello, Livigno è a un passo. La serata in birreria fortunatamente non lascia strascichi ed il mattino successivo siamo tutti pronti per sconfinare in Svizzera, il cielo limpido e l’aria frizzante aiutano ad affrontare la prima asperità di giornata: la Forcola di Livigno, dove è posta la frontiera italiana anche se l'ingresso ufficiale in territorio elvetico giunge dopo 4/5km di discesa quando si incrocia la strada che porta al Passo del Berni-
na. L'omonimo ghiacciaio è di fronte ed i 4km che portano allo scollinamento li percorriamo in compagnia di qualche “ciclista di professione” che si sta preparando in altura; … eh sì! Loro hanno un altro passo ma non ci lasciamo scappare l’occasione di scambiare due chiacchiere con un paio di ragazzi sloveni della Lampre Merida, uno è un tale Jan Polanc, vincitore della tappa dell’Abetone al Giro d’Italia. La valle, che dal Bernina scende verso Saint Moritz, sembra finta ed il paesaggio è da cartolina; anche se la strada invita a tirare vale la pena di scendere lentamente per godere in pieno lo scenario. Percorriamo in leggera discesa la Valle Engadina
fino a Zermez, svolta a destra e si ricomincia a salire verso il Pass dal Fuorn a 2150slm. Sono 22km di salita, i primi e gli ultimi piuttosto impegnativi ma il tratto centrale, fino al tunnel che porta a Livigno, è in discesa e quindi permette di respirare. Dal passo non resta che una lunga picchiata che, rientrando in Italia per Santa Maria, porta direttamente a Glorenza dopo 120km e 2000mt di dislivello.
Se vuoi vivere anche tu, queste e tante altre esperienze sulla strada e con il “vento in faccia” vieni a trovarci tutti i mercoledì sera in via Ponte Garzaro a Valdagno, anche solo per fare due chiacchiere di bici e… non solo!
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di Chiara Guiotto
vicenza
Benessere primordiale 20 anni di Apnea Academy: la sintonia tra mente e corpo
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ino a vent’anni fa quando si parlava di apnea si immaginava il gesto atletico eroico di chi sfidava gli abissi, basti pensare alle imprese di Enzo Maiora che nel 1960 è sceso oltre i 50 metri (sfatando la convinzione che al di sotto di quella profondità l’uomo potesse implodere) e a quelle di Jacques Mayol, entrambi trascinatori di tifo consolidato da anni di successi. L’apneismo eroico finisce ufficialmente con le gesta di Umberto Pelizzari e Francisco Pipin Ferreras che si sono contesi per anni il ranking mondiale a suon di record. Il nostro apneista italiano, che nel 1999 ha sfondato il muro dei -150 m in assetto variabile, ha trasformato il concetto di apnea divulgando l’attività come sport di massa abbinato al benessere psico-fisico: è così che nel 1995 ha fondato l’Apnea Academy il cui focus era basato non più sul gesto estremo bensì sul benessere della persona. Chi ha seguito la filosofia dell’Apnea Academy, adottandone la didattica, è stata VicenzApnea presente con tre scuole: presso le piscine comunali di Vicenza, Malo
e Montecchio Maggiore. Lo stile didattico è basato su un unico grande concetto, l’apnea moderna in sicurezza volta ad insegnare ai subacquei a respirare e a rilassarsi. La passione per il mare e la subacquea del Dr. Stefano Correale, Medico ufficiale della Nazionale di Apnea, unita a quella degli amici Diego Golin, Andrea Baldracchi, Luca Goracci, Giovanni Zaltron ha dato vita all’Associazione Sportiva Dilettantistica nel 2008. Oggi i cinque amici sono tutti Istruttori che mettono a disposizione della scuola l’esperienza e la formazione acquisita negli anni. VicenzApnea propone ogni anno corsi di livelli diversi, ognuno prevede lezioni di teoria, sessioni in piscina, lezioni di tecniche di respirazione, rilassamento e compensazione, ginnastica tubarica e un certo numero di esercitazioni in acque libere. Comune denominatore il piacere di fare apnea unito al rilassamento di corpo e mente, una sorta di benes-
sere primordiale. Perciò il vero apneista trattenendo il respiro sotto acqua si sente bene. Esplicative le parole di Umberto Pelizzari, attualissime anche oggi a distanza di vent’anni: “Mentre il subacqueo s’immerge per guardare, l’apneista per guardarsi dentro”. In questi ultimi anni l’apnea, concepita nella sua veste moderna, ha moltissimi seguaci, lo conferma VicenzApnea che ad oggi conta un’ottantina di soci. Ai corsi base si affiancano i corsi avanzati per poi passare a quelli di mantenimento dedicati principalmente agli agonisti. L’apnea non ha limiti di età particolari, si pensi a tal proposito che a 61 anni c’è chi ha raggiunto 71,5 m di profondità firmando il record italiano in assetto costante; e stiamo parlando di un atleta di VicenzApnea!
Qualche definizione di apnea Apnea in assetto costante si possono utilizzare solo le proprie forze, raggiungendo la quota senza zavorra e solo con le pinne, e risalendo poi lungo il cavo guida. Apnea in assetto variabile si scende usando una slitta zavorrata (massimo 30 kg) e si risale poi pinneggiando o aiutandosi con il cavo guida. No limits si scende zavorrati senza limiti di peso e si risale utilizzando un pallone o altri sistemi analoghi di riemersione.
info Per chi volesse maggiori informazioni sui corsi e la disciplina di Apnea Academy visitare il sito www.vicenzapnea.it oppure chiamare al 348.3828163.
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arzignano - valdagno Sabato 31 ottobre al Golf Club della Montecchia di Selvazzano Dentro, in provincia di Padova, si è tenuto l’annuale trofeo dei Grifoni, gruppo costituitosi nel 1993 da un’idea di alcuni appassionati golfisti di Arzignano e di Valdagno per trovarsi, giocare a golf e stare a tavola.
Golf Grifoni Cup 2015 di Antonio Rosso
G
razie all’organizzazione del PresiAgostino dente Bevilacqua e del segretario Gianni Celadon, complice la splendida giornata di sole, hanno aderito all’iniziativa 48 partecipanti, provenienti dai club di Rovigo, Salsomaggiore, Vicenza, Garziere (Santorso, VI), Venezia, Iesolo, Asolo, Albarella (Chioggia), Frassanelle (Rovolon, PD), Montecchia (Padova), San Vigilio (Pozzolengo, BS). I gruppi più numerosi sono risultati iscritti al Golf Club Colli Berici di Brendola (11 partecipanti) e al Golf Club Cà Daffan di Arzigano (16 partecipanti). La gara di 18 buche ha visto il successo in assoluto di Alessandro Scanavacca con un punteggio finale al netto, pari a 37. La coppa, Trofeo dei Grifoni, è andata a Diego Simone Falchi (36 punti). Alla sera, tradizionale cena organizzata al Golf Club Monti Berici che si è conclusa alle ore piccole con la consegna della coppa e delle targhe. Prossimo appuntamento in primavera per una nuova importante iniziativa.
ti):
classifica Trofeo Grifoni, classifica finale al netto (primi 1°
Diego Simone Falchi
Golf Club Cà Daffan
Punti totali 36
2°
Leonardo Bevilacqua
Golf Club Cà Daffan
Punti totali 35
3° pari merito
Eugenio Filippozzi
Golf Club Colli Berici
Punti totali 34
3° pari merito
Pieluigi Marzotto
Golf Club Cà Daffan
Punti totali 34
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Città di Valdagno Assessorato allo Sport
Un anno a favore dello sport Opere, interventi ed eventi. Il bilancio 2015 del sindaco Acerbi
A
nche il 2015 volge verso il termine. Siamo andati a scorrere insieme al Sindaco del Comune di Valdagno, Giancarlo Acerbi, al quale spetta anche la delega allo sport, le azioni messe in campo in questo settore. «Prima di tutto – ha iniziato il primo cittadino - voglio porgere un saluto a tutti coloro che praticano e seguono lo sport, e nel contempo anche un caldo augurio a tutti i cittadini per le festività natalizie ormai alle porte. In quest'anno l'azione del Comune si è concentrata su molteplici campi, non dimenticandosi certo dello sport, dato che siamo fermamente convinti che la crescita dei giovani e lo sviluppo di un maggior senso civico passino anche attraverso i valori che esso ci insegna. Viste le consuete e sempre maggiori difficoltà di bilancio, anche nello sport del 2015, oltre a cercare di risolvere le consuete problematiche contingenti, abbiamo anche provato a razionalizzare e contenere i costi, mantenendo risposte il più efficaci possibile in termini di strutture, spazi e manifestazioni.»
Partiamo dalle opere. 4 sono gli interventi più consistenti che nel corso dell'anno hanno preso forma. Si parte dalla sistemazione già conclusa del Tennis Club di Viale Carducci, dove, grazie all'importante collaborazione e compartecipazione del Circolo, sono stati riallineati i campi da gioco ed è stata installata una nuova copertura pressostatica. Non è mancato l'adeguamento degli impianti di illuminazione, gonfiaggio e riscaldamento della struttura per una spesa complessiva di 130.000 euro, 30.000 dei quali sono arrivati da un contributo del Comune di Valdagno. «Ci siamo aggiudicati due importantissimi finanziamenti regionali che vanno incontro anche al mondo sportivo cittadino e non solo – prosegue il sindaco Acerbi – per più di 2 milioni e mezzo di euro. 1.600.000 euro sono arrivati per il progetto di prosecuzione a nord della pista ciclabile di valle, arrivando fino a Maglio di Sopra, mentre 588.800 euro per la sistemazione dello Stadio dei Fiori, opera che costerà
quasi 1 milione di euro e che ci permetterà di intervenire per una importante riqualificazione funzionale di quella che a tutti gli effetti è una struttura cardine del complesso della Città Sociale. Non dobbiamo poi dimenticarci dei 190.000 euro di contributo per la realizzazione di un campo di gioco in sintetico. Stiamo valutando a quale impianto destinarli, dopo che al Polisportivo sono emerse alcune criticità in merito alla compatibilità con la pista e le strutture dedicate all'atletica.» Veniamo agli interventi “minori”, che spesso sono quelli che più contano nel risolvere le problemati-
che più urgenti. Con una spesa di 31.200 euro sono state eseguite le manutenzioni straordinarie dei campi da calcio del Polisportivo, di Piana, Ponte dei Nori, San Quirico e quello della Filatura a Maglio di Sopra. Accanto a quest'ultima struttura sono stati spesi 8.900 euro per regolare e mettere in sicurezza una scarpata confinante con l'area di gioco e adeguare le misure del campo alle esigenze della 2.a categoria che lì gioca. Con un contributo di 4.100 euro è stato possibile sostenere l'A.S. Castello nella sistemazione della recinzione del campo superiore del quartiere, mentre la manutenzione
l'utilizzo della palestra ex DAM.» Le carte per essere una città a tutto sport, insomma, a Valdagno ci sono tutte.
straordinaria dell'impianto elettrico e l'adeguamento dell'illuminazione di sicurezza della palestra attigua ai licei valdagnesi è costata 3.700 euro ai quali se ne sono aggiunti ulteriori 14.300 per la nuova tinteggiatura. «Se l'efficienza delle strutture diviene un requisito fondamentale per la promozione dello sport cittadino – ha proseguito il sindaco – non di minor valore sono le azioni rivolte a gestire e coordinare l'accesso alle stesse. Nel 2015 abbiamo infatti rinnovato le gestioni del Palalido, per la prima volta assegnata ad una cordata di società sportive valda-
gnesi che ha scelto di fare sinergia per ottimizzarne l'utilizzo, e quella della pista Lido. Purtroppo siamo stati costretti a ritoccare verso l'alto le tariffe di utilizzo degli impianti sportivi. Dette tariffe erano le stesse dal 1996 mentre, come si può ben immaginare, in questi quasi vent'anni gli aumenti di spesa e di gestione degli impianti sono stati cospicui. Anche qui come per le altre decisioni è stato molto importante il contributo della Consulta dello Sport, che ringrazio vivamente. Grazie alla collaborazione con il nuovo gestore della piscina coperta, infine, è stato possibile fornire ulteriori spazi alle società con
«Un grande riconoscimento alla qualità dei servizi cittadini – ha concluso il sindaco Acerbi – ci è venuta infine da alcuni eventi di grande peso ospitati nel corso dell'anno e che hanno richiamato centinaia di atleti anche da fuori provincia. Accanto ad una nuova edizione della Trans d'Havet, il 2015 ha visto il debutto della nuova Granfondo Why Sport – Città di Valdagno, la riproposizione della tradizionale Sgambelada e il gradito ritorno dei Vigili del Fuoco con il loro 4° Campionato Italiano di Arrampicata Sportiva. Insieme alla Consulta dello Sport abbiamo proposto la 1. edizione del Galà dello Sport con una grande partecipazione di pubblico e atleti e tenuta a battesimo da un'icona dello sport come la campionessa olimpica Sara Simeoni. Sono molto felice nel vedere il grandissimo numero di cittadini, giovani e adulti, che fanno sport individuali e di squadra arrivando anche ad altissimi livelli e conquistando risultati di grande pregio e che sono certamente un vanto per l'intera comunità. Oltre ad essi inoltre, ci sono a Valdagno moltissime persone di ogni ordine di età ed in misura diversa che fanno dello sport, spesso come divertimento o come stile di vita e che comunque testimoniano la grande importanza della pratica sportiva per il nostro benessere psico-fisico.»
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lumignano
Lumi a Lumignano Conosciamo “Ai Lumi”, l’associazione sportiva della regina delle falesie, la mitica Lumignano, dove a breve si apriranno “La Casa dei Lumi” e “l’Osteria dei Lumi”.
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i Lumi è un’Associazione sportiva dilettantistica, nata dalla volontà di alcuni amici di valorizzare Lumignano e i Colli Berici. Obiettivo primario è quello di far conoscere le ricchezze spesso sottovalutate di questo splendido territorio, organizzando uscite a piedi o in bici, giornate in falesia, corsi di yoga… ma anche cercando momenti culturali legati al mondo della montagna e del vivere la natura. Ci saranno appuntamenti settimanali di cinema di montagna, serate alpinistiche, mostre e momenti musicali, Crediamo infatti che il mondo dell’alpinismo e dell’esplorazione abbiano molto da dire: Ai Lumi vuole essere un punto d’incontro e di aggregazione per le tante persone che ogni giorno trovano in questi luoghi un momento di gioia e occasioni di amicizia. L’associazione ha sede a Lumignano
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nello stabile in cui apriranno a breve l’affittacamere “La Casa dei Lumi” e “l’Osteria Ai Lumi”. “La Casa dei Lumi” offrirà da febbraio un servizio di affittacamere con prima colazione. Situata ai piedi delle pareti, sarà un piccolo rifugio dei colli Berici, un punto d’appoggio per chiunque voglia passare una vacanza dedita all’arrampicata, alla bicicletta, al trekking, ma non solo: la vicinanza alle città d’arte di Padova e Vicenza, alle Terme di Montegrotto e di Abano offre infinite occasioni culturali e di relax, senza dimenticare gli appuntamenti offerti dall’associazione “Ai Lumi”. Vi è inoltre la possibilità di prenotare visite per massaggi shiatzu, incontri con fisioterapista e nutrizionista sportivo presso l’ambulatorio medico situato presso il primo piano della struttura. Da aprile aprirà al primo piano “l’Osteria Ai Lumi”, piatti a km zero, prodotti locali, birra, bruschette e serate musicali.
Vino sfuso, preparati freschi per zuppe e minestre Insalate e verdure lavate e pronte all’uso. Minestre, minestroni e vellutate. Verdure cotte, pasta fresca e mescita di vini sfusi.
CESTI NATALIZI personalizzati Orario: 8.30 - 12.45 15.30 - 19.30 consegna anche a domicilio
Via VII Martiti 14/B, Valdagno Tel. 0445 403090
Sabato 5 dicembre 2015 alle ore 21,00 presso la Parrocchiale di San Maiolo, a Lumignano, l’Associazione “AI LUMI” organizza l’evento
“CINQUANTA SFUMATURE DI GHIACCIO” Serata emozionale alla ricerca e scoperta dell’affascinante ed effimero mondo ghiacciato. Cascate, pareti, creste e canali tra racconti e parole di chi li ama. Tanti alpinisti chiamati a raccolta dall’indomabile passione di Maurizio Caleffi, il grande gestore di Malga Sorgazza, cercheranno attraverso racconti, letture e foto, di spiegare l’inspiegabile mondo del ghiaccio. “Inspiegabile, perché chi non lo conosce non trova apparente motivo valido per affrontare al freddo, e per la maggior parte delle volte all’ombra, strutture fragili, ostili e dall’umore assai volubile. Il ghiaccio è un miracolo costituito da materie astratte: idrogeno, ossigeno, aria e freddo. Il ghiaccio è materia viva: si muove, si trasforma, rende ogni salita sempre diversa. Ti lascia passare, ti respinge, cancella le tracce del tuo passaggio dando la possibilità a chi viene dopo di trovare un terreno sempre nuovo. Ti raffredda fuori, ma ti scalda dentro. Ti dona sensazioni tattili incredibili quando riesci a piantare saldamente la piccozza al primo colpo. Se hai l’olfatto di un cane, ne puoi sentire l’odore e seguirne la traccia. Forse a qualcuno di noi appassionati a volte parla pure! I più invasati possono anche parlarci: io ci parlo!”
MaurICE
Sabato 12 dicembre 2015, a Lumignasno presso la parocchiale di san maiolo l’associazione ai lumi presenta la serata di stefano maruzzo
UN FOTOGRAFO CON IL SUO PARAPENDIO IN VOLO DAI COLLI BERICI ALLE DOLOMITI La serata inizierà con la proiezione delle immagini aeree fatte sui colli Berici, durante la quale sarà anche presentato il nuovo libro sui Berici con la presenza di uno degli autori, Alberto Girardi. Proseguirà poi con un volo virtuale sulle Piccole Dolomiti, passando per l’altopiano di Asiago fino ad arrivare alle maestose cattedrali patrimonio Unesco; le Dolomiti.
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valdagno
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uovo look per i campi da tennis comunali di via Carducci. Sabato 10 ottobre è stata inaugurata infatti la nuova struttura pressostatica doppia in sostituzione del vecchio “pallone” singolo divenuto ormai obsoleto. Un'operazione impegnativa ma necessaria, dettata dalla cronica mancanza di spazi e nella quale i soci hanno avuto un peso determinante. Come spiega Daniele Danzo, istruttore al club e presidente dell'associazione che gestisce gli impianti comunali, i fruitori dei campi sono oltre 150. Una forza senza la quale sarebbe stato difficile affrontare un simile investimento. L'intervento è stato finanziato in parte dal Comune, proprietario degli impianti, che si è fatto carico delle opere edili necessarie all'allineamento dei campi n. 2 e 3, e in parte dal gestore Asd Tennis Club
Valdagno, che ha sborsato quasi 100.000 euro per l'acquisto della copertura. Un perfetto esempio di sintonia tra pubblico e privato insomma, come sottolineato anche dal primo cittadino Giancarlo Acerbi intervenuto al taglio del nastro. Per l'occasione è arrivato a Valdagno anche il neo campione italiano di seconda categoria Marco Speronello. Una notizia che non è passata inosservata agli occhi degli appassionati i quali si sono recati a bordo campo per poter ammirare da vicino i colpi del talento trevigiano, che ha prima palleggiato con alcuni ragazzini della scuola tennis e poi ha dato vita a un match-esibizione contro l'alfiere valdagnese Eugenio Menato sulla distanza del set secco, conclusosi sul punteggio di 7-5 a favore del tennista tricolore.
Grande tennis a Valdagno di Jacopo Bassanese
Il campione italiano Marco Speronello dà spettacolo all'inaugurazione della nuova struttura
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Il sogno di Stefano, Cortina 2016
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a nostra Associazione, nata nel Veneto nel 2004 , da qualche anno ha allargato la sua attività a livello Nazionale; ha come scopo il sostegno alla ricerca per le malattie nefrologiche e urologiche in età pediatrica, nonché il sostegno ai bambini sofferenti di tali patologie. Un dato peculiare per alcuni di questi bambini è rappresentato dalla necessità di lunghe ospedalizzazioni e di trattamenti particolari, tra i quali la dialisi e il tra-
pianto di rene. Ne deriva anche la necessità di sostegno psicologico e sociale ai bambini e alle loro famiglie. Sono proprio questi realtà che ci hanno portato a creare una associazione per sostenere concretamente i loro bisogni. Stefano, a cui è intitolata l’Associazione, dopo aver combattuto con forza e coraggio per molti anni una grave patologia renale, ha lasciato ai famigliari e a tutti coloro che lo hanno curato ed amato, la speranza che i bambini e ragazzi
con la sua stessa malattia, possano essere più fortunati traendo beneficio da nuove forme di diagnosi e terapia: questa speranza viene ora raccolta dalla nostra Associazione. L’associazione, a tutt’oggi sta sostenendo varie attività e iniziative: Acquisto di apparecchiature e strumenti sanitari Finanziamento a progetti e studi di ricerca per curare meglio e prevenire le malattie renali Assistenza psicologica al bambino e alla famiglia Acquisto di materiale ricreativo per i piccoli pazienti Finanziamento alla partecipazione a convegni e aggiornamenti per medici e infermieri Supporto economico a famiglie con situazioni di particolare disagio Attività di volontariato con incontri settimanali Apertura di case accoglienza per i familiari dei bambini ricoverati
livello Nazionale, mantenendo invariate le finalità. In Aprile 2009 è stato aperto un centro di nefrologia pediatrica presso l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, nell’ottica di colmare una lacuna presente nella Regione Emilia Romagna, per curare quei bambini che altrimenti dovevano essere avviati ad altri centri italiani per problemi nefrologici importanti. Attualmente nel centro sono seguiti 50 bambini con insufficienza renale cronica, 100 con glomerulopatie croniche, 25 trapiantati di rene, 7 bambini in dialisi cronica, e sono stati trattati 8 bambini con dialisi acuta. Il nuovo reparto specialistico, da poco inaugurato, accoglie in media 6-7 bambini con malattie renali, alla settimana, proveniente dalla Regione Emilia Romagna e anche da fuori Regione. L’associazione si propone di sostenere ulteriori iniziative simili a quella di Bologna, in altri centri in Italia.
Visti i buoni risultati ottenuti nella Regione Veneto, abbiamo deciso di allar- Nell’aprile del 2010, abgare il campo di azione a biamo poi deliberato un
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sostegno ad una ricerca volta alla realizzazione di apparecchiature per la dialisi del periodo neonatale; questo programma chiamato CARPEDIEM (Cardio-Renal, Pediatric Dialisis Emergency Machine) è gestito dal reparto di Nefrologia dell’Ospedale di Vicenza, e riteniamo possa dare una svolta importantissima nelle cure di quei bambini piccolissimi, per i quali oggi non esistono apparecchi adeguati. Dal 2011 siamo inoltre sostenitori, assieme alla fondazione Nando Peretti di un altro importante progetto di ricerca sulla SINDROME NEFROSICA IDIOPATICA atto alla prevenzione di importanti patologie renali, al quale partecipano vari centri di nefrologia pediatrica di tutta Italia. Infine, vogliamo segnalare l’importante progetto “The Renal Damage Risk Study in children with Vesico-Ureteral Reflux, che da un lato vede coinvolti tutti I maggiori centri di nefrologia pediatrica in Europa (ad iniziare da Heidelberg, che da sempre è uno dei riferimenti più consolidate) ma dall’altra vede i dottori della nostra Associazione, come coordinatori di tutto il progetto. Tale progetto ha ottenuto un importante finanziamento da parte della Comunità Economica Europea trasmessoci dalla regione Emilia Romagna. I dottori, come d’altronde il nostro comitato scientifico, hanno come punto di riferimento il prof. Gianni Montini che oltre ad essere il responsabile del reparto di nefrologia pediatrica di
Bologna, è una delle anime fondatrici della nostra Associazione, oltre ad essere autore di numerose pubblicazioni scientifiche in materia. La nostra Associazione, come meglio descritto nel nostro sito www.ilsognodistefano.it si avvale di due organi di gestione e controllo, che sono: il comitato scientifico per guida nelle scelte dei progetti e loro priorità comitato direttivo per la gestione ordinaria dell’associazione Sul tema della prevenzione poi, stiamo organizzando, a latere delle iniziative sulla giornata mondiale del rene, uno screening sulla popolazione dei bambini/ragazzi della provincia di Bologna. L’obiettivo è quello di ottenere una base statistica significativa per iniziare un programma mirato di screening e prevenzione su alcune specifiche correlazioni (nascite premature, obesità, ipertensione in età infantile e adolescenziale) che riteniamo possano creare l’opportunità per ridurre e/o migliorare sensibilmente le patologie renali sia in età pediatrica che adulta. Cerchiamo al riguardo sponsor che ci permettano di realizzare il programma con numeri importanti e tempistiche strette. Oltre ad una intensa attività di volontariato presso i reparti di nefrologia e urologia pediatrica, nell’ultimo periodo abbiamo finanziato e/o realizzato le seguenti attività, oltre a quanto sopra descritto: Appartamenti nei pressi
degli Ospedali di Padova e Bologna, in modo da poter accogliere famiglie che hanno i loro bambini soggetti a lunghi periodi di cura. Aiuti economici alle famiglie più bisognose Borsa di studio per un dottorato di ricerca, presso l’Urologia Pediatrica di Padova, della durata di 3 anni per approfondire gli aspetti clinici ma anche psicologici del paziente estrofico, una rara malformazione dell’apparato genito-urinario. Finanziamento di un medico psicologo, una segretaria, e una dietista per il reparto di Nefrologia pediatrica di Padova Acquisto di apparecchiature mediche: strumento laparoscopico pediatrico che consente interventi sia diagnostici-esplorativi che operativi in piccoli pazienti, inclusi neonati e
lattanti. E’ stato così possibile sfruttare i vantaggi dell’approccio mini-invasivo, quali il ridurre il dolore nel decorso postoperatorio, assicurare una più rapida ripresa e ridurre i giorni di degenza del paziente in ospedale. L’apparecchiatura ultrasuoni, il Bladder Scan, importante per la diagnosi e per il proseguimento delle cure. Entrambi questi apparecchi sono destinati al Reparto di Urologia Pediatrica di Padova. Acquisto di ecografo portatile per il Reparto di Nefrologia Pediatrica di Padova Altre iniziative vogliamo sostenere in futuro, consci che il supporto della nostra associazione, per quanto piccolo possa essere, è di grande importanza per quei bambini che sono soggetti a sofferenze importanti.
Parallelo di Cortina 2016 PROGRAMMA: • • • •
Gara di slalom parallelo 21/02/2016 (ore 09.30) Pista Faloria Cortina d’Ampezzo Organizzatore: Scuola Azzurra Cortina con lo staff de IL SOGNO DI STEFANO • Gara Aperta a tutti • Iscrizione (il fee è ancora da definire ca 10€ che andrà in beneficenza) • Alla fine della gara musica e un boccone da mangiare
contatti e iscrizioni web: www.ilsognodistefano.it mail: info@ilsognodistefano.it Sede legale Via Rossato, 3 35128 Padova Tel. e Fax: 049.9740380 (Sig.ra Marisa Coccato) Sede Bologna c/o Reparto Nefrologia Pediatrica Policlinico S. Orsola Tel: 051.636 4634) (Dott. Giovanni Montini direttore Nefrologia Pediatrica Bologna)
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Filosof ia Azzurra direttore tecnico Dialogo con Marco Vigolo, il ts, che si svela come nazionale di Mixed Martial Ar nazionale. deve essere un atleta della di Massimo Neresini
Ciao Marco, sappiamo del tuo incarico come direttore tecnico della nazionale italiana di Mixed Martial Arts, puoi spiegare nel dettaglio anche ad un profano che ci legge di cosa si tratta? Il Direttore Tecnico Nazionale di una qualsiasi specialità sportiva si occupa di molteplici aspetti, dai corsi per la formazione degli istruttori, ai corsi di aggiornamento, alla promozione in tutta la nazione e alla selezione degli atleti che vestiranno la maglia azzurra ai campionati europei o mondiali. Ci spieghi l’iter per ottenere questa carica? Non esiste un iter o un percorso da seguire, la carica bisogna guadagnarsela dopo anni di gavetta e risultati. Nel mio caso è stata una lenta scalata da agonista ad istruttore a responsabile provinciale, poi regionale ed infine nazionale. Durante questo percorso alcuni miei atleti diventarono campioni italiani ed europei vestendo in più occasioni la maglia azzurra. La Federazione con mia grande sorpresa e stupore mi comunicò l’incarico di DTN nel gennaio 2013. Come hai reagito alla proposta Federale? Bisogna sottolineare che la Federazione Italiana Kickboxing Muay Thai Shootboxe (FIKBMS) è una DSA CONI… quindi la massima autorità per gli sport da combattimento nel nostro Paese. La mia reazione fu di grande stupore misto a soddisfazione, ma
anche di preoccupazione in quanto, conoscendomi, meglio di chiunque altro ,sapevo di voler cambiare le cose, evolverle, migliorarle a costo di farmi buttar fuori o di ingaggiare infuocate battaglie (fin’ora è filato tutto liscio). Come vengono selezionati gli atleti che rappresentano l’Italia delle MMA nel mondo? Gli atleti devono vincere le due fasi dei campionati Interregionali per poter accedere ai Campionati Italiani. I vincitori dei campionati italiani diventano automaticamente “azzurrabili” cioè aventi diritto della maglia azzurra previo superamento dei due tre collegiali tenuti dal sottoscritto. L’atleta azzurro è per forza una persona dedita anima e corpo al proprio sport e con un notevole spirito nazionalistico. Come sono andati gli ultimi campionati mondiali? Siamo stati a Chisinau capitale della Moldavia e devo dire che nonostante alcune difficoltà di ordine logistico l’Italia è andata alla grande. La squadra era composta da 18 atleti tra junior, cadetti e senior e ha portato a casa dieci medaglie d’oro, cinque di argento e tre di bronzo classificandosi al terzo posto su diciotto nazioni presenti, davanti a noi i mostri Russi e dell’Azerbaijan. Una grande soddisfazione.
snow board Tu sei quindi una sorta di talent scout, se così possiamo definirti. Lo riconosci subito un possibile futuro campione o ci vuole del tempo per capire? Essere un atleta d’élite richiede dedizione totale. L’atleta part time non esiste… non può essere definito atleta… al massimo livello ma … un buon amatore. Un atleta che vuole risultati si allena ogni giorno in modo programmato seguito da uno o più coach (qualificati) curando ogni aspetto, dall’alimentazione al riposo… zero compromessi. Partecipa a seminari di perfezionamento e ai training specifici per fighter. Non è possibile individuarlo subito. Molte persone sono fisicamente, atleticamente dei fuoriclasse… ma non hanno il cervello per diventare campioni, la testa svolge un ruolo fondamentale quasi primario. Cosa pensi dell’arrivo del Bellator in Italia, l’organizzazione statunitense di arti marziali miste? Pensi sia una cosa possibile? Ne sarei felicissimo, ma penso che, essendo il Bellator una tra le maggiori promotion professionistiche di MMA al mondo non riuscirà ad approdare da noi. Essendo “professionistico” vive di finanziamenti ricevuti da sponsor e finché reti televisive come Mediaset e Rai non trasmetteranno settimanalmente eventi di MMA… gli sponsor non ci saranno. La televisione porta gli sponsor i quali portano i soldi e quindi il professionismo. Ricordo che le MMA sono lo sport in maggior sviluppo al mondo. Marco Vigolo insegna presso Hellofit a Cornedo Vicentino il martedì e giovedì dalle 20:30 alle 22:30 Info teamvigolo@gmail.com pagina facebook: CODICE MMA
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PISCINA DI VALDAGNO STAGIONE 2015 - 2016
iscrizioni aperte! NUOTO LIBERO (ampia fascia oraria)
ATTIVITÀ IN PISCINA
CORSO BABY - CORSO RAGAZZI SUPERCORSO RAGAZZI AQUAGYM - CORSO ADULTI SUPERCORSO ADULTI TURNISTI - GESTANTI MASTER - ARGENTO VIVO (over 60) NUOTO E AQUAGYM
ATTIVITÀ IN PALESTRA DAM
Tai Chi Chuan (giovedì sera) Qi Gong Terapeutico (giovedì sera) Aerobica Tone Up e Pilates (venerdì sera) Yoga (martedì sera) Ginnastica dolce per anziani (martedì e giovedì mattina)
Via Lungo Agno Manzoni 15 - VALDAGNO (VI) Tel. 0445 413638 Piscina di Valdagno - Swimming Why Not www.swimmingwhynot.it
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trissino
La bellezza viene dall’acqua
S
iamo in piscina del CMR di Trissino per partecipare alla prima lezione di due nuove attività del settore fitness: GYM DREN e ACQUACIRCUIT. Curiose di provare diverse attività, ci prepariamo in spogliatoio per la prima: Gym Dren. Arriva l’istruttrice che già ci aveva avvertite che ci sarebbero serviti dei pantaloni e un litro d’acqua da bere durante la lezione. L’istruttrice ci spiega che l’attività si pone come obiettivo quello di migliorare la circolazione venosa, di stimolare il drenaggio linfatico e di intensificare il lavoro svolto in acqua, tutto questo mediante l’attrito generato dal movimento in acqua con i pantaloncini. Inoltre, durante la lezione, si cercherà di bere acqua
per stimolare la diuresi. E’ un concetto semplice ma efficace per un potenziamento total body. Si parte! La lezione è dinamica e divertente, non mancano i commenti e le battute e… qualche uscita fuori programma. Alla fine contente e cariche ci fermiamo per il recupero. L’istruttrice ci descrive intanto la seconda lezione Acquacircuit, rivolta a chi ha un allenamento più importante e maggior abilità in acqua. Durante il corso si cambierà attrezzo ad ogni lezione per non lavorare in automatismo e rendere più efficace e intenso l’allenamento dei vari distretti muscolari. Adatto anche a chi si allena già in palestra, ottimo per diversificare l’allenamento settimanale e per smaltire l’acido lat-
Cronaca di una lezione molto innovativa per la ricerca della bellezza del nostro corpo di Gloria e Paola
tico. Bene, siamo pronte! Proviamo la bici in acqua, a seguire il treadmill (tappeto in acqua) ed infine il moonwalker, attrezzo ispirato alla camminata Nordic Walking. Tra occhiate di reciproca comprensione per il battito accelerato e risate di gruppo, finiamo con un applauso anche la seconda lezione. Soddisfatte e sufficientemente stanche ma rilassate, ci chiediamo… a quale corso mi iscriverò per prima?
www.cmracquaesalute.it / Tel: 0445.491651
GRUPPO
R S O O C R S E ALU T E P PISCINA NATATORIA
PISCINA CON ACQUA CALDA
SCUOLA NUOTO NIDO BLU
NUOTO LIBERO
ACQUA-FITNESS
BENESSERE ORARI SEGRETERIA: Dal lunedì al venerdì 9.00 - 13.00 / 15.00 - 20.00 sabato e domenica 9.00 - 12.30 / 14.30 - 19.00
vicenza
Corratec off road team Nel 2014 nasce la squadra Corratec Keit, da un idea di Mosè Savegnago e con il supporto Neri Mattia in poco tempo si creano le basi per costruire un team di alto livello in campo Nazionale e improntato nel settore fuoristrada. Già dal primo anno la squadra ha riportato numerose vittorie sia nel MountainBike che nel Ciclocrosso portandosi subito tra i TopTeam a livello Nazionale. Visto gli ottimi risultati, nel 2015 il Team si è potenziato con un nuovo atleta di alto livello, Marco Ponta. Sviluppata anche la disciplina dell’Enduro con ottimi risultati con la partecipazione di Thomas Paccagnella
Componenti del Team Mosè Savegnago è il Presidente e gestisce le attività, Neri Mattia segue la parte marketing e Grafica, Davide Bastianello è il Direttore Sportivo e si occupa dei bisogni degli atleti mentre la Dottoressa Stefania Boldini si assicura della loro salute, Stefano Prodomini e Giancarlo Coro’ si prendono cura della contabilità mentre Ivan Turella e Giu-
seppe Padovan seguono il Team in fase pratica con tutto ciò che può servire per garantire agli atleti le massime prestazioni!
Gli Atleti Michele Casagrande Serena Calvetti Anna ferrari Marco Ponta Thomas Paccagnella Domenico Valerio
Crescita del Team Dal 2016 nascono in Corratec Keit le categorie Giovanili composte dai seguenti atleti: Zordan Eddy (categoria Under 23) Zarantonello Tommaso (categoria Junior) Raizzaro Cristian (categoria Junior) Leaso Matteo (categoria Junior) Zarantonello Maria (categoria Allieva) Pellizzaro Anastasia (categoria Allieva)
Conosciamo la Corratec keit, una squadra di livello nazionale nel campo del ciclismo fuoristrada Amplieremo lo staff Tecnico e l’area Team, mentre per quanto riguarda i media continueremo ad essere presenti e attivi sui Social Network e amplieremo la visibilità pubblicando un Sito Internet
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valdagno
di Giulio Centomo
Speranze biancocelesti A Valdagno si sogna e ci si allena per la conquista di un titolo regionale
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ambia passo la seGinnastica zione della Poica Artist lisportiva Valdagno, che dalla scorsa stagione ha visto una serie di novità. Innanzitutto alla guida della sezione l'insegnante Tatiana Montagna ha preso il posto del predecessore, Marco Isello, portando all'interno del giovanissimo team di atlete la propria esperienza e voglia di proseguire un percorso sportivo già ben tracciato. A darle una mano c'è stata anche la giovane atleta Eva Colla. Con la stagione 20142015, la squadra ha visto ben 80 atlete iscritti, dai 4 fino ai 14 anni, ma da settembre le porte hanno aperto anche ad una fascia superiore, arrivando ad accogliere ragazzi e ragazze fino ai 16 anni e superando alla grande i 100 iscritti. «Grazie anche al supporto della ditta SRT e del
Comune di Valdagno – spiegano dagli uffici della Polisportiva - siamo riusciti a fare qualche investimento in abbigliamento e attrezzatura sportiva per permettere la miglior preparazione possibile agli impegni della stagione.» Il debutto di Tatiana Montagna in cabina di regia della sezione valdagnese, ha segnato anche l'approdo della squadra al primo impegno di peso a maggio in terra trevigiana al PalaCicogna di Ponzano Veneto. Qui si è tenuta la prima gara di caratura regionale per le categorie esordienti, giovanissimi e ragazzi, sotto l'egida di AICS. Le lunghe sessioni di allenamento e i ritrovi di preparazione nei weekend hanno dato i loro primi segnali positivi, con diversi podi conquistati dalle giovani ginnaste made in Valdagno. «È stata proprio una bella sorpresa – ha spiegato l'allenatrice – segno che siamo partite con il piede giusto. Abbiamo impostato un lavoro completo tanto sul corpo libero che sulla trave, sul mini trampolino, non senza
tralasciare il volteggio e le parallele simmetriche. Grande è stato l'appoggio dei genitori, che ho visto entusiasti e partecipi dei primi successi, oltre che dei due saggi realizzati a completamento delle attività. Con la nuova stagione vogliamo mettere in calendario almeno 2 nuovi appuntamenti agonistici a livello regionale puntando sempre più in alto e inserendo anche le categorie maschili. A novembre saremo infatti a Padova per una prima gara e sempre a Padova torneremo poi a febbraio per il secondo atteso appuntamento della stagione.» Sorride poi Tatiana, quando ci racconta un aneddoto a dir poco simpatico. A margine delle gare disputate a Ponzano, infatti, una giovane atleta ha preso in disparte la coach, forse ancora raggiante per i successi portati a casa, e le ha chiesto come sarebbe potuta arrivare addirittura alle Olimpiadi. Se chi ben comincia è a metà dell'opera, sembra proprio che queste ginnaste in erba abbiano già le idee chiare sul loro futuro.
i r o t u b i r t s i Veneto D
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Squash Club Pegaso - Vicenza
CAMPIONATO TRIVENETO: atleti vicentini protagonisti assoluti di Diego Bertoldo
SITI WEB DI RIFERIMENTO FIGS ITALIA www.federsquash.it FIGS VENETO www.figs.veneto.it SQUASH CLUB PEGASO www.squash-pegaso.it SQUASH VICENZA www.squash-vicenza.it
A
lberto Matteazzi (PD Squash) ed Elisabetta Priante (PD 2001) sono i campioni del Triveneto per la stagione 2015/16. I due vicentini di Piovene Rocchette hanno sconfitto in finale i portacolori dello Squash Club Pegaso di Cornedo: Giuliano Dall’Igna e Letizia Viel. Tutti e quattro i finalisti provengono dal vivaio della società Squash Club Pegaso di Cornedo a testimonianza del valore dell’attività giovanile vicentina. (Nella foto a destra i finalisti con il maestro del
CORNEDO VIC. (VI)
Pegaso Diego Bertoldo). Per Giuliano Dall’Igna è la ripetizione del risultato dello scorso anno dopo il titolo conquistato nel 2013. Il bassanese in forza al Pegaso, dopo le agevoli vittorie per 3/0 nei sedicesimi sul mestrino Marco Bianco e negli ottavi sul veronese Francesco Greco, ha incontrato le prime difficoltà nei quarti contro il padovano Massimo Stellato regolato per 3/1. Nella giornata di domenica, dopo la convincente vittoria sul veneziano Michele Bellemo (3/0) Dall’igna affronta Alberto Matteazzi. Primo
Via Maglio di Sopra, 13/15 36073 tel. 0445 95 37 51 - e-mail: sellagianpaolo@gmail.com di Sella Gian Paolo
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stesso Mazzega per 3/0. Tra gli altri vicentini sconfitte nei sedicesimi per Alessandro Zordan e Andrea Crestanello del Visquash Carré, per entrambi buone prestazioni nel tabellone di recupero. Nel tabellone femminile brillante il cammino della diciassettenne valdagnese Letizia Viel. Accreditata della testa di serie n. 3, dopo la vittoria nei quarti contro la padovana Natasha Vahala per 3/0, Letizia Viel è stata protagonista di un buon successo per 3/0 contro l’atleta dell’Euro&Sport Cordenons Dora Rampogna. Nella finale contro la campionessa italiana 2014 Elisabetta Priante, Letizia nei primi due game non riesce a contrastare con efficacia l’esperienza dell’avversaria. Buona invece la reazione nel terzo in cui riesce ad arrivare fino all’8 pari prima di arrendersi alla maggiore consistenza di Elisabetta Priante. Risultato finale: Priante b. Viel 3/0 (11/4 11/0 11/8). Terza Rampogna sulla veronese Franchini. Quinta Vascotto su Marcolongo. Settima la seconda atleta del Pegaso Giulia Dal Santo.
FRATELLI CAMPOSILVAN SNC DISTRIBUZIONE BEVANDE
Vai sempre a tutta birra
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lettere
Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it Le vostre lettere possono essere lette anche nel sito: albertofilippi.it
Quattro a zero vince la serietà Gentile senatore, Sabato 21 novembre è andato in scena il “clasico” di Spagna: forse la partita più bella che si possa vedere di pallone. Due tra le società di calcio più forti e ricche al mondo si sono sfidate: Real Madrid vs Barcellona. Questa non è una partita come le altre ma è “La Partita”, quella con la “L” e anche la “P” maiuscole... non a caso i due giocatori oggi più forti al mondo - Cristiano Ronaldo e Lionel Messi - fanno parte rispettivamente del Real e del Barca!! Non serve aggiungere altro per sottolineare l’importanza di questa partita. Non voglio parlare, però, dell’evento sportivo in sé, ma degli atteggiamenti e delle parole che l’hanno preceduto e in particolare desidero riflettere su alcune “sparate” del tecnico madrileno Rafa Benitez, il quale in conferenza stampa si è presentato sicurissimo di vincere al punto di dichiarare pubblicamente che il suo Real partiva favorito, perché, ha detto: “noi siamo il Real Madrid e noi giochiamo in casa”. Mi domando: basta avere una storia gloriosa per vincere? Oppure uno stadio come il Bernabéu? Palmares e tifoseria incideranno sicuramente, ma in campo ci vanno i giocatori, guidati dall’allenatore del momento! Mister Benitez, dicendo quello che ha detto, ha contato più sui valori della sua squadra che sul lavoro che lui e la squadra hanno fatto in questo periodo e questo non è affatto segno di forza. E poi pare si sia dimenticato che gli avversari erano quelli del Barcellona che l’anno scorso hanno fatto il “triplete” (Campionato, Champions e Coppa del Re) e che in attacco hanno tre giocatori che da soli hanno la media gol più alta di quella del Bayern Monaco, al-
tra superpotenza calcistica. Come sarà finita la partita? 4 a zero per il Barcellona! Pare che Ronaldo abbia detto a Florentino Perez, il presidentissimo del Real: “o io o lui”. Benitez, cercando di motivare i suoi, li ha portati allo sconforto. Il suo spogliatoio è in crisi, nonostante la gloriosa storia del club, nonostante la tifoseria madrilena. Ma Benitez non è l’unico allenatore ad averla sparata grossa. Garcia (allenatore della Roma) lo scorso anno dichiarò che la Roma avrebbe vinto lo scudetto, poi dopo quelle parole di gloria, la Roma infilò una serie di risultati negativi che non gli hanno permesso di vincere un bel niente; da quattro stagioni il presidente e i vari allenatori del Milan hanno promesso grandi, grandissime risultati ma poi sono state sempre cocenti delusioni e anche quest’anno la storia non sembra essere diversa. Quando era al Napoli sempre Benitez diceva che avrebbe recuperato il secondo posto ma non ci riuscì mai. Coincidenze? Conte e Allegri (rispettivamente ex allenatore e allenatore della Juve) non hanno mai dichiarato “vittoria” in anticipo neanche quando era la matematica a dire che lo scudetto sarebbe stato loro. Lo stesso Mancini (attuale allenatore dell’ Inter che è in testa al campionato) oggi misura le parole, ribadendo che ci sono più squadre attrezzate a vincere lo scudetto della sua! E allora chi ha ragione e chi sbaglia? Chi per motivare illude oppure chi, per non rischiare di smentirsi, fa l’umile? Qual è il giusto atteggiamento mentale: dimostrare sicurezza fino quasi alla sbruffonaggine oppure evitare di esaltarsi e continuare a lavorare sodo e in silenzio?
Grazie, Cristiano96
Caro Cristiano, Non c’è dubbio che scendere in campo ben carichi di energia fa la differenza. Ed è altrettanto chiaro che l’energia viene soprattutto dall’atteggiamento mentale con cui affrontiamo la nostra sfida. Chi ha fiducia in se stesso, chi ci crede nel successo, in termini di mentalità, è più avvantaggiato di chi invece scende in campo con il morale sotto i tacchetti. Chi crede nella propria vittoria, affronta la gara con coraggio, con determinazione, con carattere; chi teme la sconfitta, fa la sua prova con paura, con sofferenza, con disagio. Tra i due è decisamente più probabile che a vincere sia il primo. Benitez sa, non è uno stupido, che il Barcellona è la squadra più forte al mondo; sa che per batterlo bisogna andare oltre il massimo delle proprie capacità… Ha quindi tentato con le parole di caricare i suoi, di dar loro quella certezza che il campo poi gli ha sonoramente negato con quei 4 goal. Come si dice, ci ha provato. E ha fallito. E si messo in ridicolo. Lo sapeva che rischiava la doppia figuraccia: quando chi fa lo spavaldo perde, perde sempre due volte: la gara e la faccia. I saggi insegnano che non bisogna mai cantar vittoria prima del tempo, perché non si mai come vada a finire. Se una partita si può anche perdere, perché fa parte del gioco, la faccia no, perché è la nostra e ci vuole una vita per rifarsela. Meglio quindi esser prudenti. E allora come si fa ad avere il fuoco dentro senza gasarsi? Come si fa ad avere autostima senza esaltarsi? C’è una sola risposta: la vera energia nasce soltanto dalla consapevolezza del lavoro che si è fatto. Dalla serietà del percorso compiuto. L’altra, l’energia che si cerca attraverso parole più o meno azzardate, svanisce ai primi passaggi di palla. Benitez insegna!
Buon Natale a tutti gli amici di Sportivissimo, Alberto.
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In via cautelativa ed al fine di assicurare la massima tempestiva trasparenza, vi informiamo che i dati su consumi/emissioni indicati in conformità alla normativa vigente sono attualmente in fase di revisione.
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