Vietato Leggere all’Inferno di Roberto Gerilli

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Roberto Gerilli

to all’uomo del quale aveva assunto il cognome: che certe volte è meglio stare zitti; certe volte era meglio chiudere l’imperitura boccaccia e resistere, resistere, resistere.42 Finisco di leggere e scorgo l’autobus in fondo alla strada. Lo maledico per la puntualità e nascondo il libro nella giacca. Salgo sul mezzo con le frasi di King che mi ronzano in testa. Non ho avuto il tempo di assaporarlo con la dovuta calma, ma il suo significato mi è rimasto impresso nella mente. Ci penso e ripenso per tutti i quaranta minuti di viaggio che mi riportano a casa. E poi ancora mentre salgo le scale del mio palazzo. Forse è arrivato il momento di chiamare Sara, dopotutto. Apro la porta dell’appartamento e mi paralizzo sull’uscio. Sul tavolo del soggiorno c’è una grossa borsa nera, e sopra di essa un pacchettino bianco con un fiocco rosso. Mi guardo attorno. Non c’è nessuno. Chiudo la porta e controllo tutte le stanze, il cuore in gola. Niente di anomalo. Solo quella borsa, e quel pacco. Mi avvicino. Sollevo la scatola bianca. È troppo piccola per contenere una bomba? No, è proprio della dimensione giusta, mi sa. Slego il fiocco, tolgo il coperchio. Dentro c’è il libro, il nostro libro, in un’edizione rilegata di ottima fattura. Lo estraggo, lo tengo in mano. È pesante. Sfoglio veloce le pagine mentre ne annuso l’odore. Buonissimo. Carta spessa, costosa. Osservo la copertina, un’immagine elegante unita a un lettering molto ricercato. In basso a destra c’è la firma della grafica, Emma. È un piacere sapere che è tornata al lavoro. Nella prima pagina c’è stampata una dedica: a Caterina, il nostro angelo custode.

42  Stephen King, La storia di Lisey, Sperling & Kupfer (2006), traduzione di Tullio Dobner.


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