Diario d'Inverno - Racconti di Natale

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a nessuno, neanche a lui. «E volevo chiederti se potessi provare a suonarla di nuovo per me. Credo che sarebbe perfetta per il genere di effetto che vorrei ottenere con la mia danza.» «Senti un po’, danzatrice,» mi ha apostrofata con un’aria sprezzante, ma in cui si percepiva un fondo di dolore. «Sono stato diffidato dal comporre ed eseguire il mio genere di musica.» Un breve sospiro irritato. «E non mi va di contravvenire all’ingiunzione per un tuo capriccio.» Ancora un sospiro, questa volta lungo e sofferente. «E poi noi non dovremmo parlare. Io sono un musico. Tu una danzatrice. Stop.» «Sì, lo so, le regole… Ma tu oggi hai fatto qualcosa al di fuori dalle regole, suonando la tua musica, perché forse lo sentivi dentro di te, nel tuo cuore. Sei stato coraggioso e volevo dirti che ti ammiro per questo. Pazienza se non vorrai suonare per me…» Ho pronunciato questo discorso quasi in apnea, temendo che il coraggio mi venisse meno. A quel punto mi sono sentita molto meno spavalda, avevo una gran voglia di piangere, così mi sono girata e sono corsa via ma, giunta sulla porta, ho sentito che Clairion aveva iniziato a suonare la sua musica. Lo stava facendo per me! Il cuore mi ha fatto un balzo nel petto. Ma lo sai che mi sembrava ancora più bella? Forse è questo il suo segreto: è una musica che va ascoltata ed ascoltata ancora. Poi, nota dopo nota, comincia a travolgerti, ti chiama ipnoticamente a sé e ti chiede, anzi no, ti impone di danzare. Ed io non ho saputo resistere: ho cominciato ad eseguire tutte le figure che avrei voluto fare all’esame senza averne il coraggio. La musica mi attirava a sé, dandomi nel contempo forza, equilibrio e libertà di movimento, come non li avevo mai provati prima. Clairion mi guardava… affascinato? Non so se la mia interpretazione fosse corretta, comunque ha continuato a suonare guardando me, e non il clavicordo o lo spartito, come di solito fanno i musici. E, ad un certo punto, ci siamo accorti che non eravamo più soli: un po’ di gente era entrata nella sala, non so chi fossero tutti. Ma non credo che riuscirò mai più a dimenticare la bocca aperta di Leisel ed il sorriso compiaciuto di Wendell!

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