Soul RUNNING #8

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Soul RUNNING

Una linea da seguire, il confine tra due mondi. Tutto è sotto i miei piedi.

Dove: Gran SaSSo
CliCk: Stefano Marta

Surfing...on the rocks! Giocando tra pendenze ed equilibri precari...

Dove: alpe di SiuSi
CliCk: andrea ValSecchi

La penisola di Crimea si tuffa nel Mar Nero con le sue ruvide e aride asperità. In una giornata decisamente cupa il cielo scuro sembra lo specchio di un mare nero, di nome e di fatto.

Dove: criMea, ucraina CliCk: dino Bonelli
Dove: Val di Zoldo
CliCk: a uGuSto Mia BattaGlia
Ombra al cospetto del “Caregon de Dio”: il Pelmo

2013 – AnnoSoulMolto

1741 km

89.840 d +

1 Guida ai prodotti trail

3 Book Magazine

12 Guide al territorio

1 e vento

30.000 Scatti f otografici

80 o re di girato

124 a ziende coinvolte

10.000 f ollowers sui social

2 siti web

180.000 contatti a settimana tra siti e social

648 abbonati

12.300 Soul r unning venduti mediamente a numero

104 Soul Shop

E INFINE 14 PROGETTI – SOUL EXPERIENCE PENSATI, REALIZZATI E PORTATI A TERMINE DALLA REDAZIONE:

Puglia By Run – r egione p uglia

Elba Trail Running – l a Guida ai migliori trail dell’isola – r egione toscana

The Wicklow Way – i reland

Parco Nazionale dei Monti Sibillini Trail – r egione Marche

Gran Sasso – r egione a bruzzo

Lombardia Run The Top – r egione l ombardia

GR20 – c orsica

Trail D’Oc – p rovincia di c uneo - r egione p iemonte

Dolomiti Extreme Trail – Val di Zoldo - r egione Veneto

Incontro Tor 2013 – r egione Val d ’ a osta

Sud Tirol Ultra Sky Race – Sud Tirolo – r egione trentino a lto a dige

The Wine Trail – Valtellina – r egione l ombardia

Alpe di Siusi Trail – Sud tirolo - r egione trentino a lto a dige

Questo, in pillole, il 2013, il nostro III° anno di vita! r ingrazio tutti voi che avete permesso questo; leggendoci, comprandoci, consultandoci, criticandoci.....credendoci! Grazie a tutti! a rrivederci al 2014 con molti altri numeri: 2 Guide ai prodotti r unning e trail, 4 Book Magazine, 3 Siti Web, infinite sorprese e....... tanti, tanti, tanti, tanti chilometri insieme!

SOMMARIO

RUBRICHE

16 Run for Free - Andrea Pizzi

18 La zanzara - Luca Revelli

46 La seconda vita “trail” di un grande campione - Dino Bonelli

SOUL EXPERIENCES:

20 The italian Big Rock

30 Dolomiti Extreme Trail by Soul Running

56 L’anello perfetto - Alpe di Siusi Trail

90 Road to Wine Trail

68 Run The Top - I migliori trail di Lombardia in un click

98 Ultra Cavalls del Vent - Luca Podetti

104 Incontro Tor 2013

Dritto al cuore della Valle d’Aosta

122 I test di Soul Running

124 Soul Shops e abbonamenti 2014

SCOTT NAKOA TRAIL GTX®

INTROSPETTIVAMENTE INTO THE LIGHT

c orrere di notte: gioia e dolore per molti trailer ma anche inevitabile condizione di allenamento nelle serate invernali...insomma prima o poi se corri ti tocca! u na di quelle cose che si odia oppure si ama. i o l’ho scoperta davvero alla lut 2012: vedere davanti e dietro di te il serpentone di luci che si arrampica nel bosco è stata un’emozione che ancora oggi è straordinariamente viva. Mi era capitato di sciare di notte, camminare, ma mai di correre, è tutta un’altra cosa. e ’ una magia. i l mondo si racchiude in quel fascio luminoso davanti a te e ogni cosa, sassi, radici, lo stesso sentiero, diventa più netta, più visibile. Sono i sensi, prima di tutto la vista ovviamente, che ottimizzano il loro “lavoro”, ci si concentra di più sulla corsa e su ogni singolo appoggio a terra. Ma del resto si sa, la vista è un senso sopravvalutato...

p osso dire che si tratta di un’esperieza “sensoriale” completa, particolare e unica: i profumi della notte sono completamente diversi, così come i suoni, dal momento che svaniscono quelli artificiali e si possono ascoltare di più quelli della natura. Gli animali selvatici sono

più durante la notte e per questo le orecchie sono sempre tese a carpire ogni minimo rumore, suono, verso...a cui fa sempre seguito lo spostamento del nostro fascio luminoso, il nostro periscopio sul mondo, sperando magari di illuminare e accendere di riflesso gli occhi di un capriolo, uno scoiattolo... o un gatto... i l tempo trascorre diversamente così come lo spazio percorso, che si percepisce in relazione a quello che vediamo e poichè non possiamo prendere punti di riferimento lontani si finisce col perdere la sensazione della distanza...e i chilometri passano più facilmente. e ’ più naturale concentrarsi sulla corsa, sull’avanzamento dei nostri piedi, uno dopo l’altro...

l uci e ombre sono completamente diverse. f antastico iniziare a correre nell’oscurità e pian piano attendere l’avvicinarsi all’alba, vivere il progressivo passaggio dal buio alla luce, anticipare lo spegnimento della frontale per non snaturare la nascita di un nuovo giorno.

Ma alla fine...è la luce della frontale che ci accompagna o siamo noi che la inseguiamo? p unti di vista differenti.

LA ZANZARA Anarchia Sportiva

e ’ passato più di un anno da quando è iniziata la collaborazione con Soul r unning e questa è la quarta volta che curo una rubrica sul Book Magazine più “figo” del mondo. l’autunno porta inevitabilmente verso la chiusura della stagione agonistica e per me sarebbe facile appagare la mia virale malattia egocentrica, peraltro molto diffusa nello stivale, elencando i successi personali, del sito o della rubrica stessa.

Sarebbe altresì facile elencare le vittorie dei campioni più acclamati e osannarne le loro imprese, ma in fin dei conti non hanno fatto nient’altro che correre, correre “un po’” più forte degli altri.... Vorrei invece focalizzare la mia attenzione su un altro aspetto, probabilmente un po’ scomodo.

i l 2013 ha visto, finalmente anche in i talia, crescere l’interesse per il mondo outdoor da parte dei più importanti “brand” di settore, portandosi dietro un inevitabile stuolo di federazioni, o simili, o ancora impronunciabili sigle associative che hanno cercato di ingabbiare il nostro movimento in un fantastico circo mediatico, dimenticando l’etimologia della parola out- door o ut-door non significa semplicemente fuori dalla porta del proprio eremo, significa anche e sopratutto fuori dalle gabbie regolamentari che scandiscono lo scorrere della nostra “civica” vita. Significa fuori dagli schemi, fuori dal chiasso e dal baccano delle grandi città, senza necessariamente entrare sotto il tendone di un circo mediatico. Significa, perchè no, essere “fuori di testa” maledettamente e divinamente fuori di testa. in una parola significa, anarchia SportiVa, penso sia questo il messaggio che ha attratto migliaia di runner e “bestie simili” oltre ad aver stimolato le aziende che investono e credono in questo movimento.

p aradossalmente l’ a narchia con la a maiuscola ci viene insegnata proprio dal re di questa disciplina, che invece di richiamarci ai doveri “monarchici” è il primo a sostenere e incoraggiare questa deriva anarchica-minimal-anticonformista. o sservando la prima copertina di Soul r unning si nota un u niform-Kilian, vestito con l’impeccabile “tutino”, un paio di occhiali super ergonomici, faccia implume da bravo ragazzo intento a giocare e saltare in un fantastico “parco giochi”.

a distanza di nemmeno tre anni, in occasione del suo record al c ervino, abbiamo ammirato un Simple-Kilian, con pantaloncini e maglietta da passeggiatore della domenica, un K-way legato in vita come l’ultimo dei “merenderos”, un paio di guanti informi recuperati all’ultimo e una barba trascurata che fa molto “wild”. Questo straordinario mutamento mi ha fatto capire che il redattore di questa rivista ci ha visto veramente lungo.... presto “S oul runnin G” non sarà più semplicemente il nome di un book magazine, che seppur fantastico rimane un volgare pezzo di carta, ma l’appellativo di una nuova disciplina sportiva!!!

Sebastien Montaz-Rosset

The italian Big Rock

DI STEFANO MARTA, ANGELO SIMONE, ANDREA VALSECCHI E ANDREA PIZZI
FOTO DI STEFANO MARTA E ANDREA VALSECCHI

CRESTE, CAVALLI, CINGHIALI

E FAGGETE. SENTIRSI

VERAMENTE OSPITI, PASSAR

VELOCI CERCANDO DI NON

DISTURBARE LA GRANDE

QUIETE DEL GRAN SASSO.

Cronaca di un viaggio “BY RUN” nel cuore dell’Italia.

d i nuovo on the road: per me seconda Soul e xperience di quest’anno e secondo viaggio verso sud. i l ricordo dell’avventura trascorsa in p uglia a febbraio è ancora vivo, sfogliare il magazine fresco fresco di stampa fa riaffiorare piacevoli ricordi. p artiamo in tre, insieme a me i due a ndrea di Soul r unning: il p izzi, che correrà con noi, e Valsecchi che si occuperà di foto e logistica, fondamentale! Sosta a Viareggio per recuperare il quarto uomo del team: a ngelo, titolare del negozio Maratonando, forte runner, una persona solare e di grande cuore. c osa chiedere di più?

Si prosegue spediti verso il Gran Sasso pensando a cosa ci aspetta, cosa ci potrà regalare questo massiccio. i l primo contatto con la piana di c ampo i mperatore (2130 mt) è spettrale, le nuvole si rincorrono veloci nascondendo a momenti alterni le montagne circostanti. n essuno in giro, inizia a piovere e ci rintaniamo nell’albergo accolti da p aolo p ecilli, il gestore: amante del territorio in cui vive ci racconta subito qualche aneddoto sulla “liberazione del d uce” grazie al celebre blitz dei paracadutisti tedeschi.

Smette di piovere, c’è ancora un po’ da aspettare prima di cena, decidiamo così di fare una sgambata fino al rifugio duca degli abruzzi (2388 mt). in un attimo siamo su, le nuvole hanno lasciato spazio ad una meravigliosa vista sul corno Grande (2912 mt). ne approfittiamo per chiedere indicazioni, ai ragazzi che gestiscono il rifugio, sullo stato dei sentieri. “dove volete andare? passando da dove? impossibile!”. e’ la risposta di uno di loro dopo aver capito che vogliamo arrivare a nerito a piedi. non ci facciamo demoralizzare e torniamo all’albergo per cena.

PRIMA TAPPA: CAMPO IMPERATORE

- NERITO, 27 KM, 1050 MT D+ E 2300 MT Dp artiamo avvolti dalle nuvole, le previsioni annunciano temporali pomeridiani e decidiamo di essere “veloci”. n on c’è nessuno in giro e ci accorgiamo subito che i sentieri non sono per nulla evidenti, solo qualche tacca di vernice qua e là. f ortunatamente la mappa ed il nostro senso dell’orientamento ci fanno da buona guida. a lterniamo corsa a camminata e ci prendiamo tutto il tempo per guardarci intorno. i ncontriamo un gruppo di cavalli selvatici e ci sentiamo come dei visitatori che invadono il loro ambiente. c ome previsto il sentiero che aggira il Monte c orvo non è per nulla evidente, aguzziamo la vista ed andiamo in cerca di “tacche”. c osteggiamo una parete di calcare con una stratificazione molto sottile da cui escono esili cascate d’acqua. l a natura qui si è sbizzarrita disegnando delle meravigliose pieghe che rendono la roccia simile ad un dipinto. Siamo un bel team, marciamo con lo stesso passo e ci aiutiamo vicendevolmente a trovare il percorso,

ognuno racconta un po’ di sè e la giornata scorre veloce. l e nuvole sono un lontano ricordo, un bel sole ci accompagna lungo la discesa ma ad un certo punto ci arrestiamo: poco sotto di noi un gruppo di una ventina di cinghiali con numerosi piccoli scorrazza libero nei prati a poca distanza da alcune mucche. Qui i padroni sono loro e non li vogliamo disturbare. c i abbassiamo di quota inoltrandoci nel bosco per affrontare l’ultima salita. c he bosco ragazzi! l a potenza della natura ancora una volta si mostra a noi in tutta la sua bellezza e semplicità. un albero, pur di crescere, ha trovato spazio tra le fratture di una roccia. che connubio magnifico, tra due elementi all’apparenza così distanti. arriviamo a prato Selva, dove i ragazzi che gestiscono il bar stanno facendo le pulizie prima della riapertura stagionale ma ciò nonostante riusciamo a farci dare tre birre, da accompagnare ai

panini che ci ha preparato paolo in albergo. proviamo nuovamente a chiedere indicazioni per nerito, ma ci viene dipinto un percorso piuttosto lungo e difficile da seguire. non ci perdiamo d’animo e in poco meno di un’ora raggiungiamo la nostra meta, accompagnati da andrea che ci è venuto incontro. alcuni anziani del paese ci guardano incuriositi e cerchiamo di spiegare loro cosa abbiamo fatto, ma soprattutto spiegarne il perché. nasce una bella chiacchierata, alimentata da un reciproco desiderio di conoscenza. ci concediamo un caffè nell’unico bar del paese: sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo! e’ un bar vero, di paese, vende un po’ di tutto, spartano ed essenziale nell’arredamento… quanto mi piace!

SECONDA TAPPA: NERITO – CAMPO

IMPERATORE, 28 KM, 3000 MT D+ E 1700 MT Dr ipartiamo l’indomani da n erito per tornare a c ampo i mperatore seguendo un percorso leggermente più tortuoso che nel finale prevede il passaggio sulle creste delle Malecoste. i mmediatamente ci rendiamo conto che quest’oggi sarà necessario andare “a caccia della traccia”, infatti dei preziosi segnavia nemmeno l’ombra. f ortunatamente qualche buona anima ha appeso del nastro colorato ai rami degli alberi e per la prima ora li seguiamo senza troppi problemi. Quest’oggi abbiamo anche un “accompagnatore”, un simpatico cane ha deciso di seguirci fin dall’inizio della tappa e non ci molla. c i immergiamo in una bellissima faggeta che a tratti lascia spazio ad ampie radure ricoperte di felci. a ll’improvviso vediamo un rotolo di nastro abbandonato per terra: capiamo da qui in poi si va “a naso”. p ian piano prendiamo quota nel bosco e ci dirigiamo ai piedi del Monte c orvo. l a mappa indica chiaramente che dobbiamo lasciare la dorsale percorsa fin ora, svoltare a destra per affrontare una discesa di circa 300 mt di dislivello per raccordarci con il fondovalle sottostante. o ttimo, ma dov’ è la traccia? d opo alcuni minuti ci ritroviamo nel bosco, con una miriade di opzioni. d ecidiamo di seguire la massima pendenza, il bosco non è poi così ripido, almeno siamo sicuri di arrivare alla strada sterrata di fondovalle. Si scivola un po’, usiamo i rami ed i tronchi degli alberi come sostegno e senza troppa difficoltà siamo fuori dal dedalo… che avventura! l a seconda parte del percorso dovrebbe essere più semplice, ma notiamo che il cielo sopra di noi si sta facendo cupo. c i riposiamo qualche minuto in un rifugio per mangiare un panino e poi via; il nostro fedele amico ci segue. avvisiamo a ndrea per non farlo preoccupare e lui ci dice che a c ampo i mperatore sta diluviando.

Guardiamo la mappa con attenzione e troviamo una via di ritorno alternativa che ci permette di evitare le creste finali, meglio non farsi sorprendere da un temporale da quelle parti. r iprendiamo con un buon ritmo, scavalchiamo la Sella di Monte c orvo (2305 mt) e ci lanciamo in una vertiginosa discesa che in un attimo ci riporta nella fantastica piana dove il giorno abbiamo incontrato dei bellissimi cavalli. “Quanto manca?” Mi chiede a ngelo. “ d obbiamo solo scavalcare quella sella di fronte a noi, scendere un po’ e risalire al rifugio” gli rispondo. Si alza un po’ di vento, le nubi si addensano sulle cime e a tratti ne siamo immersi anche noi. a bbiamo fatto bene a scegliere la via

alternativa. l’ultima ascesa non è poi così dura, con un bel traverso raggiungiamo il p asso della p ortella (2260 mt). n ell’ultimo tratto il vento è molto forte e freddo, ma in un attimo si apre uno squarcio nel cielo che ci fa ammirare tutta la bellezza del paesaggio circostante! c he bel regalo. f inalmente, dopo due giorni di solitudine incontriamo i primi escursionisti sul percorso e in un attimo arriviamo al rifugio. n on abbiamo voglia di fermarci troppo, qualche battuta e via di corsa verso c ampo i mperatore, ci aspetta un bella birra! a nche questa Soul e xperience è terminata, chissà dove ci porterà la prossima...

La mia prima Soul Experience di angelo Simone

Quando sono stato invitato non stavo nella pelle. davide mi chiama e dice: “Vuoi andare sul Gran Sasso a fare una Soul experience?”. non ci ho pensato due volte. per me che “bazzico” il trail da pochi anni l’opportunità di unirmi al team di Soul running per correre, esplorare, mappare il Gran Sasso è stata più che golosa. due giorni di pura libertà in compagnia di amici, senza alcun pensiero se non quello di seguire la traccia.

Qui non si perde tempo, sembrerà strano a molti ma siamo qui per lavorare! arrivati a campo imperatore aspettiamo che spiova per vestirci di tutto punto, con l’attrezzatura messa a disposizione dai partner, e si sale al duca degli abruzzi: è tardo pomeriggio, le luci sono le più ideali per scattare delle belle foto, aspetto fondamentale per raccontare, in seguito, la nostra avventura. per me un’occasione anche per vedere quanto lavoro esista dietro il reportage di una Soul experience. l’indomani si parte di buon’ora verso le creste dell’anfiteatro che ci introduce nel cuore del massiccio, si inizia a correre sempre attenti a trovare scorci o situazioni da fotografare. così il ritmo non è mai costante, ci si deve fermare spesso e poi ripartire, non credevo fosse così impegnativo fisicamente...è quasi un lavoro...! i sentieri non sono segnati benissimo ma mi sento tranquillo con Stefano e andrea, hanno una ottima conoscenza di cartine e di montagna. tra chiacchiere, foto, qualche sosta per rifornirsi di energie perdo la cognizione del tempo fino a quando non raggiungiamo nuovamente campo imperatore. due giorni praticamente volati via! fine dei lavori sul campo, ora inizia la fase di elaborazione del materiale raccolto, quello memorizzato sulle schede delle macchine fotografiche ma soprattutto nel bagaglio delle esperienze di ognuno. impegnativo ma alla fine non male il lavoro di una Soul experience! ora sono pronto per la prossima!

Gran Sasso – I Consigli di Soul Running

i deale punto di partenza per l’esplorazione del Gran Sasso è c ampo i mperatore. r aggiungibile in auto o in funivia da a ssergi ( a q) è un

vastissimo altipiano a 1500-1650 metri delimitato a nord dalle principali creste rocciose del Gruppo: Brancastello, p rena, c amicia, tremoggia, San Vito e a sud da rilievi più morbidi che creano una vallata lunga una ventina di chilometri, un posto ideale per correre caratterizzato da pascoli con totale assenza di alberi, un natura selvaggia ed emozionante. f acendo base presso l’ a lbergo c ampo i mperatore, posizionato all’arrivo della funivia, a 2130 metri di quota, le possibilità per inventarsi dei percorsi, tutti in quota, è davvero infinita. l’albergo è una struttura costruita prima della seconda Guerra mondiale, ben conservata ma che inevitabilmente cala i propri ospiti in un’atmosfera particolare, soprattutto ricordando le vicende legate alla guerra e alla liberazione di Mussolini da parte dei paracadutisti tedeschi.

Suggestiva la sala da pranzo con ampie vetrate affacciate sulla vallata dell’ a quila e affreschi originali del Ventennio.

a lle spalle dell’albergo parte subito il sentiero che porta rapidamente ai 2388 metri del r if. d uca degli a bruzzi, vera porta di ingresso all’anfiteatro roccioso del massiccio sovrastato dal c orno Grande e alle numerose valli che scendono verso la parte nord. i l gruppo della Maiella e i Monti Sibillini sono situati molto più a nord, nelle giornate terse lo sguardo riesce a spaziare in un orizzonte libero e si possono percepire i due mari che circondano la nostra penisola.

p ercorrendo i sentieri che scendono sul versante settentrionale, il più dolce, il punto di riferimento è p rato Selva, stazione molto conosciuta agli appassionati di mountainbike grazie ai suoi impianti e al suo percorso di discesa, fino a n erito, ottima base di appoggio nelle gole lussureggianti di vegetazione formate dal fiume Vomano che circondano il Gran Sasso a nord ovest. a n erito sosta obbligata alla l ocanda p onte r occhetta dove a ntonio di Mattia è capace di grandi cose in cucina con prodotti a “km zero”. tutto il massiccio è comunque circondato da vallate e gole caratterizzate da una natura selvaggia e incontaminata in cui spiccano per bellezza il l ago di c ampotosto, che collega il massiccio del Gran Sasso ai Monti della l aga, e il borgo di p ietracamela da visitare assolutamente!

Soul Equipment sui sentieri del Gran Sasso

Grazie a Mizuno abbiamo potuto utilizzare le nuove Wave Ascend 8: sotto i nostri piedi abbiamo trovato ogni terreno, dall’asfalto alla neve passando per fango e ghiaia. Ottimo controllo e grip in ogni condizione anche grazie alla costruzione della tomaia con il nuovo Dynamotion Fit, una combinazione di tecnologie che creano una tomaia che si muove in armonia con il piede eliminando i punti di stress per una corsa più confortevole.

Ultraspire

A completare la dotazione i pantaloni Drylite square short 5.5, molto trapsiranti e freschi ma soprattutto con la costruzione Dynamotion Fit, per una migliore vestibilità e libertà di movimento. La nuova maglia Performance trail è dotata di inserti in gel sulle spalle per non far scivolare lo zaino, ormai un must per i capi tecnici, e grazie alla tecnologia Quickdry Plus risulta sempre asciutta e molto confortevole.

Omega, Ribos, Spry, Titan: a ognuno il suo zaino! Ultraspire ci ha messo a disposizione una gamma di prodotti incredibile, versatile e di qualità. Grande cura per ogni dettaglio e accorgimento tecnico ma soprattutto ottima vestibilità e confort in ogni situazione di corsa.

Natura vita e Gel Oxsitis

Masticare una barretta sotto sforzo può essere un’impresa: salivazione azzerata, difficoltà a deglutire...poi prendi una di queste barrette e ne apprezzi il gusto, la morbidezza, la praticità d’uso (già suddivisa in piccoli bocconi) e soprattutto la facilità con cui si possono mangiare anche durante la corsa senza alcun problema. Tanti i gusti, da sbizzarrirsi. Innovativi anche i gel Oxsitis: differenti preparazioni in base alla temperatura di utilizzo, facili da ingerire grazie alla loro consistenza liquida, meno viscosa rispetto ad altri gel. Gusto sempre gradevole e completi in ogni nutriente.

Noene

E’ proseguito sul Gran Sasso il test delle solette Noene con cui abbiamo percorso un totale di oltre 100 km per più di 7000 metri D+. Sottili, impercettibili ma efficaci, il lavoro di queste solette lo si apprezza nel tempo quando ci si accorge che scompaiono dolori ai piedi, ginocchia e schiena, inevitabili infiammazioni...rimane solo la giusta stancheza muscolare che si recupera con una buona alimentazione e una notte di sonno.

Dolomiti extreme Trail

NUVOLE ALL’ORIZZONTE NON PERVENUTE.

UNO SPLENDIDO E SINCERO SOLE DI FINE

SETTEMBRE CI ACCOGLIE E CI ACCOMPAGNA.

IL MASSIMO CHE SI POSSA CHIEDERE AL METEO PER AFFRONTARE UN PERCORSO

ESTREMAMENTE IMPEGNATIVO COME IL TRACCIATO DELLA DXT IN VAL DI ZOLDO.

Di Davide Orlandi, foto di Augusto Mia Battaglia, Andrea Valsecchi e Emanuele Bunetto

e quipaggiamento basic e molta, moltissima voglia di correre. c orrere e conoscere.

Sveglia dalla l uigia e dall’ a rcangelo, indimenticabile la loro gentilezza e le loro marmellate fatte in casa!

c entro di f orno di Zoldo, incontriamo f austo, il runner più minimal che abbia mai visto, sarà la nostra “balise” vivente. i l Soul team è al completo anche oggi: tite e d avide, gambe e fiati, arrangiamenti a cura di Mia, ritmiche dettate da f austo, p asolo e l’orchestra accompagnano il tutto con melodiche ed armoniche soste a sorpresa. e allora Start....andante moderato.

i l ruvido asfalto si abbandona praticamente subito. p onte a destra e via per strada bianca alternata a single track che invitano alla corsa. Sfilano antichi tabià, capolavori di architettura contadina, semplici ed armoniosi. c i si addentra nel bosco per 12 chilometri. l a luce non filtra e le d olomiti si nascondono. i l bianco, l’argento, l’oro della dolomia si scorgono a tratti, ma la sinfonia è solo all’inizio non si può certo svelare tutto subito.

Primo Passaggio. Andante Rapido.

p osso d uran. i l regno di Marcello. u n uomo forte che ha attraversato quasi un secolo. e sce dal suo rifugio, stringe le mani di tutti. Bikers, runners, escursionisti, tedeschi e italiani. c i racconta la sua storia, i suoi sacrifici per poter realizzare il suo sogno: aprire un rifugio su quel passo. Marcello il suo sogno l’ha realizzato e tutti noi ne possiamo godere. d al d uran il panorama si apre, gli spazi diventano immensi, l’occhio precede di molto le gambe che ancora non sanno che cosa le aspetta.

Secondo Passaggio. Lento.

a ncora poco bosco, un rifornimento naturale d’acqua e poi si smette di ridere. l e mani si piantano sui reni, i gomiti larghi e alti come piccole ali per permettere alla cassa toracica di aprirsi il più possibile ed ossigenare i muscoli portati allo spasimo nella salita al bivacco Grisetti. 600 d + in poco più di un chilometro su terreno iper tecnico.... ho detto tutto!

d al Bivacco si scende vertiginosamente, percorrendo un canalino ripido davvero spettacolare. terminata la discesa ci aspettano altri 900 metri di salita, per completare i 2500 di giornata.

Terzo Passaggio. Lentissimo Estremo.

Si sale. tanto. i passi sono lenti. Si supera nuovamente quota 2000 puntando in alto fino a scontrarsi letteralmente con la parete sud del c ivetta, la tocco, l’accarezzo. i miei neuroni spenti dalla fatica si risvegliano ed accendono lampadine: r olando l archer sulla torre trieste apre e libera “Mezzogiorno di fuoco”, Stefano d e Benedetti scende la nord con gli sci, imprese epiche di personaggi da leggenda. o ra qui manca un record di Kilian per entrare ancora nella storia...chissà. Quello che è certo è che questo terreno è per lui: tecnico, ripido, esposto...unico!

Scusate la divagazione, dove eravamo rimasti? Già! f inalmente arrivati sul sentiero che costeggia la parete sud del c ivetta. Qui, se ne hai, puoi correre veloce (io mi trascino) sul sentiero che conduce all’anfiteatro pietroso chiamato Busa del Zuiton, dominato da due torri, la Valgranda e la a lleghe alla sua destra: spettacolari passaggi tra le rocce, molto impegnativi che richiedono anche una certa esperienza di “montagna”. i l classico “piede sicuro”.

Quarto Passaggio. Mosso. Piccola fuga.

d alla Busa al r ifugio c oldai: attenzione e sangue freddo per gli strapiombi e i passaggi attrezzati, e poi giù velocissimi fino alla Malga p ioda dove ci si disseta e si può tirare un po’ il fiato pensando al prossimo obiettivo, piantato gloriosamente dinnanzi agli occhi: i l p elmo,” i l c argegon”.

Quinto passaggio. Allegro, andante

i l mattino dopo riprendiamo il cammino dalla p ioda e accompagnati da un meteo a dir poco favoloso partiamo leggeri verso i c ol dei Baldi e la f ertazza, sentieri e sterrati larghi in mezzo a pascoli rigogliosi, salita scalda muscoli al colle Monte c rot e poi un po’ di fresco e una scorrevole discesa in mezzo agli abeti fino al p asso Staulanza. Qua si corre e i forti fanno la differenza. Si allunga....o si recupera per chi ha osato troppo nei tratti precedenti. l a gara si fa interessante!

Breve sosta ristoratrice al rifugio Staulanza e poi si affronta la salita che conduce sotto la parete meridionale del p elmo, il “ c aregon di d io, letteralmente il “trono di d io”.

i l sentiero che costeggia e gira intorno a questo enorme “pezzo di d olomia” in direzione est è un falsopiano sempre corribile.

Si viaggia veloci contornati da pietre chiarissime e bassi cespugli di conifere, un autentico divertimento che esalta le doti di corsa e resistenza dei trailer veloci.

Gran Finale

d opo questo autentico bagno di sole si scende a quota foreste e si percorrono da qui in poi sentieri puliti e molto scorrevoli sulla dorsale settentrionale della Val di Zoldo che portano prima al Sas de f ormedal e, successivamente, dopo una veloce discesa al p asso tamai, preludio all’ultima salita, breve ma molto impegnativa, che si apre sulla cima del Monte p unta a quota 2000 mt. u na specie di osservatorio naturale. unico ! i l panorama che si gode sulla radura di questo colle è incredibile, non a caso la montagna è stata interamente fortificata e trincerata ai tempi della “Grande Guerra” per l’indubbia posizione strategica, si possono ammirare tutti i massicci dolomitici e le valli sottostanti: il Sella, la Marmolada, le tofane, il f aloria, l’ a ntelao, il Bosco n ero, il Mezzodì sono lì a portata di mano. u no spettacolo che non si può perdere! i militari oltre alle trincee hanno lasciato un sentiero che poi si trasforma in strada bianca: in condizioni quasi perfette per noi è l’ultima fatica di giornata, 8 km di discesa in cui far andare le gambe che in un attimo bruciano i quasi 1100 mt di dislivello che ci separano dall’arrivo. Si scende prima vorticosamente poi con pendenze più lievi fino ai borghi di c asal, Bragarezza e d ozza per arrivare a p ieve di Zoldo dinnanzi alla splendida chiesa di San f loriano, quota 900 mt arrivo della d X t e termine della nostra Soul e xperience.

l’appuntamento con le d olomiti più vere e veraci non si può perdere! Questa l’unica conclusione che la mia testa appagata, le mie gambe stanche, i miei occhi ancora meravigliati possono trarre. d a Soul r unner ciò che posso dire a voi trailers è: “chi non si iscrive è un sacripante” Gialappas docet!

Il regno dei giganti di dolomia

Dolomiti extreme Trail

Di Andrea Valsecchi

a volte capita di rispondere ad una telefonata di lavoro con una persona fino ad allora sconosciuta e sin dalle prime parole trovare un’immediata sintonia. p oi capita di arrivare all’appuntamento con la stessa persona nei luoghi in cui vive e lavora, luoghi che sono anche i protagonisti di questa Soul e xperience, e vedere confermate tutte le aspettative, le sensazioni.

Quando questo accade e si è accolti da persone “vere” e appassionate, allora bisogna catalogare questi eventi in una casella particolare, quella dei momenti importanti, dei posti a cui legarsi e in cui sei sicuro farà sempre piacere poterci tornare.

u na comunità montana forse poco conosciuta ai più, la Val di Zoldo, adiacente geograficamente a luoghi ben più rinomati come le valli del c adore e di c ortina d’ a mpezzo. u n gruppo di Zoldani doc che con amore, intraprendenza e passione ha puntato su un’ idea “nuova” ed ha costruito in pochi mesi una gara di trail r unning, che, percorso alla mano, ci è parsa subito di prima importanza per tecnicità, variabilità del percorso e spettacolarità: la d olomiti e xtreme trail, di cui si disputerà la seconda edizione il prossimo 7 giugno 2014.

i l team di Soul r unning composto da d avide o rlandi e dalle collaudate ed esperte tite togni e Mia Battaglia ha avuto il piacere e la fortuna di testare l’intero percorso in uno scenario straordinario grazie a due giornate di pieno sole e scarsa ventilazione, in cui si è potuto correre senza assilli, godendo ogni centimetro dei sentieri, senza vincoli cronometrici e rapiti da paesaggi indimenticabili. h o avuto la possibilità di assistere e fotografare il Soul team in condizioni ottimali per due giornate intere, arrampicandomi sugli stessi sentieri usufruendo della “guida” di p aolo f ranchi, organizzatore ed ideatore della d X t, che mi ha condotto con sapienti scorciatoie nei luoghi focali e più rappresentativi del percorso. d ue giorni indimenticabili passati tra il massiccio del c ivetta ed il p elmo, due maestosi “giganti rocciosi” incastonati come gioielli tra panorami mozzafiato. Quello della gara è un tracciato da percorrere con un occhio al sentiero e l’altro che scappa via, attirato forzosamente dai colori e i giochi d’ombra che le massicciate imponenti di questi monumenti della natura impongono alla vista. a ppena si esce dai boschi rigogliosi di larici ed abeti ci si trova in un anfiteatro naturale tra i più belli al mondo. i mpressionante ed emozionante la vista che si gode in cima al monte

p unta, un “colle” boscoso che spiana a quota 2000 metri e che permette allo sguardo di spaziare a 360 gradi su tutte le d olomiti.

i l Soul team si è preso coscienziosamente due giorni per correre, analizzare e testare questo percorso in completa autosufficienza. l a soddisfazione di averlo affrontato e “chiuso” è stata pari a quella degli atleti che lo hanno fatto in gara e che prossimamente ci proveranno. u na soddisfazione che ha toccato sia chi ha corso sia chi ha solo accompagnato e scattato foto come il sottoscritto.

d opo due giorni intensi ed emozionanti provo già un po’ di nostalgia per gli amici zoldani che ci hanno coccolato durante questa avventura.

Gente semplice che ama la propria Valle e rispetta la montagna, accompagnatori impareggiabili nel descriverci luoghi, tradizioni e “leggende” che mi hanno fatto amare ogni momento trascorso con loro, sia sui sentieri che alla sera seduti intorno al “fogher”, davanti ad un tagliere di polenta e “pastin”.

u n posto “vero” in cui gli abitanti vogliono promuovere la qualità della vita attraverso il trascorrere naturale del tempo senza ostentazioni, orgogliosi di un passato difficile e “povero” in cui gli zoldani hanno

saputo resistere a periodi di condizioni economiche limite che hanno forgiato il loro carattere e l’affezione a questi luoghi.

l e tradizioni di questa valle sono tutte basate sulla cultura contadina e artigiana, sui lavori che via via nel tempo si sono inventati per migliorare le condizioni di vita: minatori e chiodaroli nel XV iii e X i X secolo, contadini e venditori di pere cotte ad inizio 900 per poi reinventarsi esperti gelatai nel periodo del boom economico italiano.

u na valle che si è svuotata e poi ripopolata ad ondate successive e che ora vede in un turismo selezionato ed educato un possibile sbocco.

l a natura è la protagonista assoluta di questi luoghi e solo chi la ama e la rispetta può apprezzare ciò che offre la Val di Zoldo con i suoi piccoli borghi, che vedono disseminate sui pendii vecchi tabià, tutti perfettamente ristrutturati, ed ammirabili per le loro armoniche strutture in legno. u n luogo, l a Val di Zoldo, ed una gara, la d X t, che si compenetrano profondamente. c hi affronta una competizione su questo tracciato, sia per vincere che per portarla a termine, comprende subito che il territorio, i luoghi e la sua gente sono ciò che permette al percorso di gara di avere una “storia”. u n posto dove correre e un posto dove stare.

Un grazie a Paolo, Arcangelo, Corrado, Luigina, Emanuele, Fortunato, Fulvio e tanti altri che hanno pensato e promosso la DXT e accolto con tanta amicizia Soul Running in casa loro.

Soul Equipment for Dolomiti Extreme Trail

SAUCONY

Grande esclusiva per il team di Soul Running: la nuova Powergrid Xodus 4.0. Evoluzione importante rispetto al modello 3.0 testato lo scorso marzo per la nostara Guida TEST 2013: suola Vibram in composto esclusivo XS-Trek, invariato il disegno del battistrada, efficiente in ogni condizione. Intersuola in leggerissima Eva SSL, prerogativa dei modelli Saucony e differenziale di 4 mm. Protettiva e stabile ma anche veloce e reattiva anche grazie al supporto mediale integrato nella chiusura.

DARE 2b

RUDY PROJECT

Rydon, Firebolt e Zyon, questi i differenti modelli di occhiali messi a disposizione del team da Rudy Project. Tre prodotti concepiti per lo sport outdoor e con caratteristiche tecniche ideali per la grande variabilità di condizioni che si incontra nel trail. Tutti molto leggeri, estremamente versatili, con montature studiate per dare la massima protezione, anche laterale, ai nostri occhi. Lenti ImpactX Photocromatic ad alta adattabilità, indistruttibili, garantite a vita e con protezione dai raggi UV.

Dare 2b è un marchio nuovo per il panorama italiano del trail e Soul Running ha colto subito l’occasione per averlo come partner in questa avventura. Abbiamo avuto quindi l’opportunità di testare sul campo una serie di capi che fanno della semplicità il loro punto di forza: materiali e accorgimenti tecnici di qualità per prodotti esteticamente sobri, essenziali ma sempre con il giusto fitting, confortevoli, leggeri e veloci da far asciugare.

REGATTA

Leggero, resistente, capiente e confortevole l’Hydro Pack di Regatta, prodotto che ha completato l’ottima dotazione tecnica di questa Soul Experience. Dotato di una sacca idrica da 1,5 L, inserti riflettenti ma soprattutto un’imbragatura comoda e ben regolabile.

ISOSTAD

Formula isotonica, mix di carboidrati selezionati, vitamine B1, C ed E, questa la bevanda “ufficiale” del Team targata Isostad. Per calmare invece i morsi della fame durante la corsa ci siamo affidati alle barrette ad alto contenuto proteico Isostad Powerplay con copertura al cioccolato, ingrediente sempre amato in montagna!

Migidio Bourifa

La seconda vita “trail”

di un grande campione
Testo e foto di Dino Bonelli

i l bello di una natura

morta o apparentemente tale sta nella sua immobilità, nel suo silenzio nel suo non volersi far notare. l a Groenlandia è un enorme agglomerato di natura morta, ma piccole realtà di vita animale e quindi umana, e altre di origine vegetale o addirittura glaciale, sono il tocco artistico con cui Madre n atura ha voluto caratterizzare questa enorme isola glaciale. c hiamata quasi scherzosamente Greenland, terra verde, da e rik il r osso, esuberante guerriero vichingo esiliato per omicidio dall’ i slanda e quindi approdato per caso, con la famiglia e alcuni schiavi, in una valle del sud decisamente erbosa, la Groenlandia è la seconda isola al mondo come estensione e il più grosso ghiacciaio del pianeta dopo il continente antartico. a rrivarci non è così semplice ed economico, ma il magnifico e inospitale nulla che ne caratterizza tutte le coste ripaga abbondantemente lo sforzo fatto. a ffascinati dall’incognita di una terra poco conosciuta, con Migidio Bourifa decidiamo di andarvi a trascorrere qualche giorno prima di ritornare nella “vicina” i slanda a correre la r un i celand, una gara di 110km in 5 tappe (Bourifa poi, per un imprevisto impegno di lavoro, dovrà rientrare anzitempo in i talia senza poter correre la gara. n .d.r.). Migidio, che nel passato autunno, con la vittoria del suo quarto titolo italiano di maratona, ha appeso le scarpette al fatidico chiodo, ora non corre più contro il tempo (il suo personale è un ottimo 2h09’07” nella p aris Marathon) ma per pura passione. u na passione che lo sta riportando a scoprire la corsa fuoristrada, le mulattiere e i sentierini che percorreva quando era giovane, prima di conoscere la pista d’atletica e l’asfalto, strade sterrate che comunque non ha mai abbandonato del tutto e che ha continuato ad utilizzare in allenamento. taasilaq con i suoi 2000 abitanti e quasi altrettanti cani da slitta, è il centro abitato più grosso dell’intera costa orientale ed è anche la nostra base per due giorni di corse ed esplorazione. d ue alberghi, una pizzeria non segnalata e quasi sempre chiusa, due bar o sedicenti tali, due supermercati, una scuola, un ospedale, il porto e un eliporto, perché qui si può arrivare solo in barca, ma non d’inverno quando la baia si ghiaccia totalmente, o in elicottero da Kulusuk dove c’è un piccolo aeroporto. Queste le uniche strutture che offre questo coloratissimo paesone di case in legno. i l resto

è un infinito brullo da scoprire passo dopo passo. Grazie ad un tempo discretamente stabile e soleggiato ci perdiamo tra sentieri non segnalati ed enormi panettoni di erba rasa che s’incastrano tra il mare scuro della baia e le montagne circostanti che hanno le cime già innevate. l e temperature sono ragionevolmente basse e un costante vento gelido le spinge con forza tra le ossa e fa percepire più freddo del dovuto. o gni tanto un campo di fiori dalle mille sfumature da un tocco di colore che sfugge alla logica grigia dell’estate artica, altre volte, sullo sfondo, immacolati iceberg alla deriva sono la bella sorpresa che speravi di incontrare fin dall’inizio del viaggio. Grossi cubetti di ghiaccio levigato, spolverati di bianco, che si muovono con lentezza lasciandosi accarezzare dalle piccole onde gelide di un mare decisamente nero. timide montagne galleggianti che si mostrano a noi solo per un decimo della loro immensità. Silenziosi colossi che nella baia trovano la fine del loro vagabondare iniziato in primavera con il distacco dalla calotta glaciale artica e continuato, per tutta l’estate, in una navigazione naturale dettata dalle correnti marine. Queste sono le cose che amo, la natura selvaggia che si mostra a noi senza veli, senza compromessi.. questo è uno dei motivi per cui amo viag -

giare. c on una birra in mano in un ambiente molto spartano e scuro in cui siamo gli unici non i nuit, ripercorriamo la giornata appena trascorsa e Migidio si racconta nella sua nuova veste di runner off road.

“ f in da bambino ho sempre corso negli sterrati che si perdevano dietro a casa mia, ad a lbino (nel bergamasco n.d.r.), sempre alla ricerca di nuove vie. correre è anche un modo facile e simpatico per esplorare...ovviamente in questi casi non ci si cura dell’orologio, ma si guarda in giro...

o ggi il panorama era talmente mozzafiato che a forza di guardarmi intorno ho rischiato più volte di inciampare e cadere...o anche solo di prendere una storta, cosa che in mezzo a queste lande desolate non è proprio cosa simpatica! p oi magari sei lì che zoppichi e ti si para davanti uno di quegli orsi bianchi, tanto carini quanto agressivi, che arrivano così a sud trasportati dagli iceberg! a nche gli appoggi nella corsa di oggi erano decisamente insidiosi, specie nelle discese di roccia friabile che abbiamo incontrato andando verso l’iceberg gigante, e sulle colline ricoperte di muschio. Ma che spettacolo!

e poi, quando ci siamo trovati completamente circondati da bellissimi cani da slitta che ben mimetizzati col terreno dormivano la loro “vacanza” estiva in attesa del duro lavoro invernale, sembrava veramente di essere in un’altra era”. Migidio parla a ruota libera, le sue parole sono condite da un entusiasmo genuino di chi sa godersi la vita notando e gustando piccoli impercettibili particolari, dote rara riscontrabile solo nelle persone attente e sensibili. a pprofittando di una pausa di rifornimento, la birra è buona e la gola parlando si fa secca, lo incalzo con qualche domanda per scoprire il punto di vista “off-road” di un grande “asfaltista”. Quando correvi su strada, ti allenavi anche fuoristrada?

“Si, molto, soprattutto nei giorni di recupero per non sovraccaricare i tendini”. c he cosa c’è, di running, nel tuo dopo agonismo? “ tanto! l a dedizione per il lavoro e il risultato, in ogni cosa che faccio metto impegno e passione per farlo bene!” c osa pensi dei trail in generale? “ l a disciplina è indubbiamente in forte crescita ed è un’alternativa naturale, in tutti i sensi, per chi da parecchi anni corre maratone su strada”. c he differenza c’è tra il correre una mezza o una maratona su strada e il corrispondente in lunghezza su sentieri e sterrato?

“Bisogna avere un adattamento propiocettivo per i percorsi sconnessi e con insidie sempre sotto i piedi da non sottovalutare!”.

c he accorgimenti devi adattare per abituarti all’appoggio irregolare del fuoristrada arrivando dall’asfalto?

“ a llenamenti specifici su questi tipi di terreni, nel mio caso un po’ più semplice perché da sempre corro su percorsi di questo tipo”.

c he lavoro si può fare in pista per migliorare la corsa fuoristrada?

“ l a pista e la strada rimangono le palestre per poter aumentare la nostra cilindrata e quindi migliorare anche in gare fuoristrada”.

h ai già corso qualche trail? “ h o già corso fuoristrada...ma i veri trail, quelli lunghi e duri non ancora, ma le occasioni non mancheranno!”.

ti applicherai mai nel trail con la stessa intensità con cui ti sei applicato su strada? “ l’approccio mentale è totalmente diverso, se capiterà affronterò queste gare col rispetto che meritano e cercherò di sfruttare le mie caratteristiche fisiche per trarne il miglior risultato possibile”.

Se dovessi scegliere preferisci correre in salita o in discesa? “Senza dubbio, viste le mie caratteristiche fisiche, in salita, anche se sono cosciente che oggi le gare di sky running e le gare estreme si vincono anche in discesa”. c osa pensi delle gare a tappe tipo Marathon des Sables? “Beh...la Marathon des Sables, in completa autonomia, è ancora un altro discorso...che per il momento, benché m’incuriosisca parecchio, non riesco ancora a valutare bene e comunque non fa parte del mio prossimo futuro. Ma mai dire mai! Mentre mi piace molto il concetto delle corse a tappe con distanze inferiori e non in autonomia. Mi piace l’approccio verso la corsa di coloro che vi partecipano, la passione e la fatica che accumuna tutti, lo svago nelle ore di riposo che affiatano e aiutano i legami interpersonali”.

Quindi dopo f ormentera to r un, che hai vinto, la settimana prossima tocca alla r un i celand?

“Si, dopo che ho visto certe immagini, non vedo l’ora di distendere la falcata nel nero del deserto lavico, tra un gayser e una cascata, di fianco ai ghiacciai, sarà come correre sulla luna. d alle foto e dalle informazioni che ho, non sembra, almeno come terreno, una corsa troppo tecnica, quindi dovrebbe esserci posto anche per spingere e correre veloci. p oi il risultato, come sempre, si vedrà”.

Quale altra gara di questo genere ti piacerebbe andare a correre? “ i ndubbiamente la 100 Km del Sahara, affondare le mie scarpette nella sabbia delle dune...un’ esperienza completamente diversa da quelle vissute da atleta maratoneta dove il duro dell’asfalto era una certezza ad ogni appoggio”. i ntanto, nello scantinato scuro che con tre faretti, una lampada stroboscopica mal funzionante ed un banco frigorifero è stato proclamato bar, sono entrati un altro gruppo di local completamente ubriachi. l a legge in Groenlandia non permette la vendita di liquori con più di 20°, ma l’etnia i nuit è nota per avere un fisico che non sopporta l’alcol e con un paio di birre o poco più la stabilità dei singoli è minata. Barcollano fino al bancone per avere ancora da bere, poi, e non è raro, dopo un ultimo acuto in un’incomprensibile assordante vociferare, si addormentano su qualche tavolino o cadono a terra collassati. n oi ci godiamo il momento che nella sua piccola drammaticità e anche molto folcloristico, finiamo la nostra birra e ci incamminiamo verso l’albergo. l a notte è fredda e il cielo stellato, presupposti che promettono l’avvento di un’aurora boreale che però non arriverà mai regalandoci quindi una scusa per poter ritornare in quella che e rik il r osso, iniquamente, chiamò terra verde.

L’anello perfetto

A VOLTE HAI IN TESTA UN’IDEA, UN PROGETTO. LO TEINI LÌ, QUASI IN INCUBAZIONE, ASPETTANDO

IL MOMENTO BUONO PER PROVARE A REALIZZARLO.

l’idea – u n anello intorno all’ a lpe di Siusi passando per la cima del Monte p ez a 2563 mt, percorrendo la cresta sopra le l aste di terrarossa, fin sotto la cima del Sasso p iatto, e ritorno sull’altro versante. 50 km per quasi 3000 metri di dislivello, partenza e arrivo nella piazza centrale di Siusi. u no dei luoghi simbolo dell’ a lto a dige, quello a cui si pensa quando si parla di d olomiti. l a cosa più curiosa è: perchè nessuno ci ha mai pensato prima?

Questo rimane un mistero. a nche questa volta però siamo i primi...

l’ a lpe di Siusi è ormai la nostra seconda casa, ha assistito alla nascita del nostro magazine, ha ospitato i nostri primi test scarpe nel 2011 e nei due successivi anni, e per i prossimi, è stata e sarà la sede del nostro evento a lpe di Siusi r unning shoe experience. u no più uno molto spesso fa due ed eccoci quindi ritornare a fine settembre a Siusi per, finalmente, rendere concreta l’idea.

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di Andrea Pizzi, foto di Stefano Marta e Andrea Valsecchi

i l bello di Siusi, ma anche dei paesi vicini di f iè e c astelrotto, è che tutti i sentieri partono dalla piazza centrale, tutti perfettamente segnalati. Quindi subito dopo un caffè si preme start sul gps e si inizia a correre verso i boschi. c hi ha mai calcato i sentieri dell’ a lto a dige sa come sono tenuti, conservati e segnalati, qui troviamo anche curiose sculture nel legno, passaggi all’intero di grandissimi tronchi scavati... la corsa è suggestiva, un vero piacere. n ei primi quattro chilometri si guadagnano poco più di 300 metri di dislivello, poi si arriva sotto lo Sciliar e il gioco incomincia a farsi serio: il sentiero sale a zig zag inizialmente nel bosco per poi uscire sugli ultimi prati sotto le imponenti pareti. e ’ proprio in questa fase, e in quella appena successiva, che si accumula il maggior dislivello positivo. a quota 1726 si passa per il r ifugio Schlernboedele e ti si apre di fronte tutta l’ a lpe, un grande catino naturale incorniciato da creste e vette rocciose, davanti a noi il gruppo del Sasso p iatto e del Sasso l ungo. Si prosegue in salita, adesso su sentiero via via sempre più

tecnico ma sicuro, due brevi passaggi attrezzati con corda fissa ci avvicinano sempre di più alle pareti, tanto da perdere a volte il segnale gps. l’altimetro recita: 1000 mt d + in 4 chilometri. Sbuchiamo sull’ a ltipiano dello Sciliar e veniamo letteralmente investiti dalla vista sulle altre montagne simbolo delle d olomiti: c atinaccio, torri del Vaiolet e r oda di Vael. o ra possiamo riprendere con una corsa più sciolta, tocchiamo il r ifugio Bolzano, vista la struttura forse il nome rifugio è riduttivo, e su veloci fino alla cima del Monte p ez, il punto più alto dell’intero anello. d a qui si può vedere l’intero percorso, un colpo d’occhio eccezionale! troviamo una variante in discesa in cui ci tuffiamo per non percorrere la stessa linea di salita, puntando diretti verso la cresta e la cima di terrarossa, che aggireremo in discesa prima di raggiungere il r ifugio a lpe di tires, chiudendo così la nostra prima tappa. i ntorno a noi un paesaggio incredibile, i “Monti pallidi”, così chiamati per il colore della roccia, sono allo stesso tempo selvaggi ma accessibili, i sentieri che si snodano tra ghiaioni e selle permettono a tanti di poter vivere emozioni di alta montagna e, soprattutto, sono corribili! d opo una “merendina” di tre uova con speck e patate, non paghi della strada fatta fin qui, si riparte in esplorazione, uscendo per un attimo dal nostro itinerario originale, verso il p asso Molignon per poter sbirciare verso il p asso p rincipe e il cuore del c atinaccio d’ a ntermoia. Stefano ha così tante energie, e sopratuttto tempi digestivi da record, per salire in vetta a una delle c ime del p rincipe. Vederlo lassù, piccolo piccolo, in controluce sulla cresta mi fa capire che i suoi 29 anni fanno la differenza...

i l giorno successivo dal r ifugio a lpe di tires in poi il nostro percorso cambia completamente scenario e terreno. i Monti p allidi continuano a far da cornice ma si abbandonano i ghiaioni per procedere prima tra i pascoli, lungo il Sentiero f ederico a ugusto fino al r ifugio Sasso p iatto (2300 mt), e poi entrando nel “catino” dell’altipiano. Scendiamo velocemente verso Saltria lungo le piste da sci perdendo 600 metri di quota prima di riprendere a salire sull’altro “bordo”, verso l’arrivo della funivia che sale da o rtisei. d a qui si ha la possibilità, e davvero non succede spesso, di guardare l’intero sviluppo del percorso, un grande e suggestivo anello. d opo 30 km di corsa e circa 2500 mt d + guardare la strada che si è lasciata alle spalle è sempre emozionante... Si prosegue con un continuo saliscendi tra boschi e prati nel cuore dell’ a lpe fino all’arrivo della cabinovia che sale dal paese di Siusi. Si torna quindi a salire per poco più di un chilometro guadagnando circa 150 mt d +, gli ultimi della giornata, verso la Bullaccia prima di iniziare l’ultima picchiata che ci riporta alla piazza da dove siamo partiti. u na discesa veloce con alcuni tratti

tecnici, che include anche l’attraversamento di una grande frana dove, per mettere in sicurezza il sentiero, sono stati posizionati dei gradoni in legno che correndo richiedono ancora una certa freschezza muscolare. u nico tratto in falsopiano è il sentiero che raccorda due splendide malghe, la Schaftall e la Marinzenhutte. p articolarità davvero unica di questo itinerario, oltre alla possibilità di vedere in ogni punto dell’anello il percorso fin lì fatto, sono i due “balconi” naturali sul paese di Siusi: il Monte p ez, e tutta la prima salita, e la Bullaccia. r appresentano l’inizio e la fine del grande anello che si sviluppa in quota, ci danno l’idea di cosa ci aspetta e cosa siamo riusciti a fare, da dove arriviamo e fin dove dobbiamo scendere. d ifficile trovare altri percorsi con tali caratteristiche.

il runnin G par K pi Ù alto d ’ europa

Se tanti appassionati di corsa, gli atleti della squadra n azionale keniana e noi di Soul r unning hanno scelto l’ a lpe di Siusi per “dare sfogo” alla propria passione i motivi sono molteplici: una cornice a dir poco unica, ogni tipologia di percorso a portata di mano ma anche la possibilità di godere degli effetti benefici sulla performance dati dall’allenamento in quota. Questo è ciò che offre l’ a lpe, caratteristiche che abbinate ai numeri fanno capire perchè si parla di un vero e proprio r unning p ark: 20 percorsi tracciati, misurati e indicati con appositi cartelli (distanza, dislivello, difficoltà...) per un totale di ben 180 km tutti da correre, compresi tra i 1000 e i 2300 metri di quota. p er il trail...basta lasciare dar sfogo alla propria fantasia utilizzando sia i percorsi già segnalati che i tanti sentieri che portano in quota verso il Sasso l ungo, il Sasso p iatto o il gruppo del c atinaccio. u nico limite...le proprie gambe! u n’offerta davvero completa, adatta ad ogni “palato” ma soprattutto esigenza di runner. Quest’anno si è corsa anche la prima edizione della Mezza maratona a lpe di Siusi che con i suoi 600 metri di dislivello ha impegnato non poco gli atleti normalmente abituati alla pianura. u na manifestazione di successo, che ha visto la presenza di alcuni famosi maratoneti keniani, e che sarà riproposta il prossimo 6 luglio 2014.

a didas

a didas ha scelto per noi un equipaggiamento completo di prodotti trail e outdoor, per poter meglio fronteggiare i cambiamenti meteo e le temperature in quota. a i piedi del team le r esponse trail 20 con membrana in Gore tex e tecnologia costruttiva f ormotion per una perfetta adattabilità al terreno. p antalone Supernova e maglia terrex realizzata in c ocona, entrambi caldi, confortevoli e traspiranti. p er le temperature più fredde la giacca terrex Swift Soft Shell si è rivelata un ottimo prodotto anche per correre: protettiva e con un fitting molto atletico.

a didas e yewear

Sui visi del team gli occhiali adiZ ero sono stati gli ideali compagni di viaggio su questo percorso. l eggerissimi e con accorgimenti appositamente studiati per il running come le lenti in policarbonato l S t ™ che aumentano i contrasti di colore rendendo gli occhiali adatti ad ogni condizione atmosferica. l a stanghette sono regolabili in tre diverse angolazioni, il nasello si adatta alle necessità di ogni runner grazie a due differenti posizioni del ponte. i nfinele asticelle sagomate a S consentono un’ottima vestibilità anche indossando cappellini o l’immancabile buff di Soul r unning.

p owerade

l’idratazione nel trail e soprattutto in montagna è un aspetto fondamentale a cui bisogna prestare sempre attenzione. Grazie a p owerade il team ha avuto un problema in meno a cui pensare grazie al prodotto ion 4 completo dei quattro elettroliti più importanti per lo sport: sodio, potassio, magnesio e calcio.

n atura Vita

o rmai ci siamo affezionati alle barrette n aturavita, per loro c’è sempre un posto nell zaino!

s Soul Equipment

RUN THE TOP I MIGLIORI TRAIL DI LOMBARDIA IN UN CLICK

Migliorare l’offerta turistica delle nostre montagne, rendere più moderne, funzionali e accoglienti le strutture posizionate in quota, diffondere un messaggio di turismo eco sostenibile, alla portata di tutti e che soprattutto permetta di riscoprire territori, cultura e storia delle nostre montagne. Questi i punti fondamentali su cui si basa il progetto Vetta, un programma che vede coinvolte due regioni italiane, moltissime sezioni del cai (club alpino italiano), la provincia autonoma di Bolzano e i cantoni svizzeri dei Grigioni e del ticino.

da sempre la montagna è stato territorio di esplorazione, di avventure ma anche di importanti vicende storiche oltre che culla di culture che nei

secoli si sono sviluppate in quota e adattate alle condizioni di vita delle valli. negli ultimi decenni la montagna si è via via aperta sempre di più a tante tipologie di sportivi: non solo alpinisti ed escursionisti ma anche biker e runner che hanno scoperto un nuovo terreno di sfida e di esplorazione. uno degli obiettivi del progetto Vetta è destagionalizzare il turismo offrendo sempre di più la possibilità agli amanti dell’outdoor di vivere la montagna anche fuori dalle due classiche stagioni turistiche, inverno ed estate, per esempio aprendo i rifugi per più periodi dell’anno, dotandoli di banda larga per garantire la comunicazione in alta quota e stabilire così anche nuovi standard di sicurezza.

all’interno di questo vasto progetto anche Soul running ha avuto la

possibilità di dare il proprio contributo per far conoscere ai trailer sei significativi angoli di lombardia attraverso altrettanti percorsi presentati da ambassador d’eccezione. Sei itinerari con caratteristiche tecniche, sviluppi e difficoltà differenti, e per questo adatti ad ogni capacità, ma soprattutto sei opportunità di raccontare e far conoscere ai trailer la storia e la cultura che caratterizzano questi angoli della regione lombardia. abbiamo così percorso in compagnia dei vari atleti ambassador ogni itinerario mappandolo e georeferenziandolo, completandone la descrizione tecnica per renderli accessibili al grande pubblico attraverso guide digitali, tradotte in tre lingue, scaricabili gratuitamente, traccia gps compresa, e sempre disponibili sui siti www.rifugi.lombardia.it, www.regione.lombardia.it e www.distanceplus.it.

abbiamo così raccontato le Grigne, tra le culle dell’alpinismo italiano, le fortificazioni della linea cadorna in provincia di Varese e di como, lo skyrunning all’ombra della presolana, la Grande Guerra combattuta sull’adamello e la straordinaria tradizione vitivinicola della Valtellina. filippo canetta, Mario poletti, Massimiliano Mercuriali, franco Bani, alberto Bresciani e Marco de Gasperi sono i sei atleti che ci hanno guidato, ognuno sul proprio percorso, raccontandolo in ogni particolare, come un amico che ti invita a fare una corsa insieme.

i l massiccio delle Grigne, che si eleva fino alla quota di 2410 mt di altitudine nel cuore delle p realpi lombarde, è di grande interesse paesaggistico per la morfologia aspra e varia, di aspetto dolomitico, e per gli scorci sul sottostante lago di c omo. d ue le vette principali: la Grigna Settentrionale (2410 mt) comunemente chiamata Grignone, e la Grigna Meridionale (2177 mt) detta Grignetta. Quando si parla di Grigna, però, specie tra gli alpinisti, s’intende la Grigna Meridionale, dov’è nato

l’alpinismo lombardo e dove si sono impegnati alcuni tra i grandi nomi di questo sport: c assin, c omici, c orti, r iva...rocce che tutt’oggi sono la palestra per il celebre gruppo dei r agni di l ecco. u n terreno che offre molte possibilità anche per i trailer e che ospita, con passaggio anche dal r ifugio Brioschi, una delle classiche della corsa in montagna: il trofeo Scaccabarozzi. il percorso proposto da Soul running ha uno sviluppo di 19 km con 1900

TRAIL DELLE GRIGNE – AMBASSADOR FILIPPO CANETTA

mt d+, partenza e arrivo dal rifugio S.e.M. Soldanella cavalletti (alt. 1356 m). Si snoda lungo il sentiero n. 7 (alta Via delle Grigne o traversata alta) rientrando poi seguendo la traversata bassa. tra le due cime ci sono diversi tratti attrezzati dove occorre avere passo sicuro e assenza di vertigini. Si può percorrere l’itinerario dalla primavera fino alle prime nevicate autunnali, in base alle condizioni di innevamento. Si incontrano 5 rifugi che rappresentano validi punti di appoggio per rifornimenti di acqua e cibo.

OROBIE TRAIL – AMBASSADOR MARIO POLETTI

FOTO DI MATTEO ZANGA

i l p izzo della p resolana, con i suoi 2521 mt, è una cima molto conosciuta dagli alpinisti lombardi con alte pareti su cui si snodano vie di grande difficoltà, in particolar modo sul versante settentrionale che domina l’abitato di c olere. u n massiccio calcareo compreso tra la Val di Scalve e la Val Seriana facilmente raggiungibile da entrambi i versanti e circondato da numerosissimi sentieri e rifugi e per questo molto frequentato dai runner e trailer bergamaschi che possono trovare

itinerari molto vari e adatti ad ogni esigenza. Mario p oletti, sky runner che ha legato la sua storia sportiva proprio alle o robie, ha tracciato un percorso di 22 km per 1700 mt d + al cospetto della parete sud del massiccio. u n itinerario che ha come partenza e arrivo la località di d onico, appena sotto il p asso della p resonala, a quota 1200. d a qui si sale, inizialmente lungo la piste da sci, raggiungendo il p asso per poi continuare su un sentiero, sempre corribile, che sale nella pineta verso la Baita c assinelli per proseguire toccando la Grotta dei p agani, il p asso di p ozzera, il rifugio o lmo tornando quindi, passando dalla Malga c ampo, nuovamente verso il p ozzera ricongiungendosi all’itinerario di salita lungo il quale guadagnare in discesa l’arrivo a

d onico. Sullo stesso itinerario, tutti gli anni nei primi giorni di agosto, si corre la o robie Skyraid, una delle grandi classiche della corsa in montagna del calendario italiano di specialità.

u n tracciato che sale in quota superando i 2000 mt, si tratta di sentieri di montagna molto ben segnalati ma che richiedono comunque un po’ di attenzione, non presenta tratti esposti. p uò essere percorso dai primi di aprile, in base alle condizioni dell’innevamento, fino a fine ottobre.

LINEA CADORNA, VIA DEI MONTI LARIANI

– AMBASSADOR MASSIMILIANO MERCURIALI

l a Via dei Monti l ariani è un itinerario che partendo da c ernobbio si snoda per ben 125 km lungo il lato occidentale del l ago di c omo. l a prima parte di questo sentiero, contraddistinto per tutto il suo sviluppo dal numero 1, parte dalla cima del Monte Bisbino, comodamente raggiungibile in auto, e percorre in gran parte le mulattiere militari della linea difensiva conosciuta come l inea c adorna, costruita tra il 1899 e il 1918 a difesa della p ianura p adana da possibili attacchi provenienti dalla Svizzera. Soprattutto nel tratto compreso tra il Bisbino e la Valle

d’ i ntelvi si incontrano ancora molte caserme della Guardia di f inanza, adesso chiuse o abbandonate, fortificazioni e trincee di inizio secolo, alcune ormai interrate altre invece ben conservate o in fase di ristrutturazione. i l confine svizzero è sempre molto vicino e la storia di questi sentieri annovera anche vicende di contrabbandieri.

l’itinerario inizia dal parcheggio posizionato appena sotto le vetta del Monte Bisbino e termina al rifugio p rabello con uno sviluppo totale,

andata e ritorno, di 19 km per 740 mt d +. Si tratta di un percorso che può essere affrontato in ogni periodo dell’anno dal momento che non raggiunge quote molto elevate, ovviamente a meno di importanti nevicate. i l sentiero è sempre ben segnato sia con grandi cartelli gialli della c omunità Montana l ario- i ntelvese che con il classico “bollino” bianco e rosso contraddistinto dal numero 1, il terreno non è tecnico, si può correre in scioltezza e il continuo variare della pendenza permette

anche un buon allenamento, solo in alcuni punti dove affiorano le originali pietre posizionate a inizio secolo dai militari bisogna prestare più attenzione agli appoggi a terra. d iversi i rifugi toccati lungo il percorso, aperti per diversi mesi all’anno e durante i week end anche in inverno, che costituiscono un ottimo punto di appoggio in caso di necessità e per rifornimenti idrici.

TRAIL DELL’ADAMELLO, SULLE ORME DELLA GRANDE

GUERRA – AMBASSADOR FRANCO BANI

l’ a lta Via dell’ a damello si svolge totalmente in ambiente di alta montagna fra le montagne del gruppo all’interno della provincia di Brescia. u n percorso che si snoda su terreno tecnico con tratti anche attrezzati con catene e pioli e, in base alla stagione, con qualche attraversamento di nevai. lo scenario in cui si corre oltre a essere particolarmente affascinante per le quote e i panorami acquista maggior interesse grazie alla storia legata alla prima Guerra mondiale. Si incontrano lungo il percorso moltissimi resti di trincee, caverne, muraglie e altre opere militari.

d urante il percorso si incrociano anche molti rifugi che possono fungere da punti di ristoro e assistenza. l’itinerario ha uno sviluppo di 56 km con 4350 mt d + e percorre l’ a lta Via dell’ a damello. p ercorso su cui si svolge il trofeo p aolo r avasio, prestigiosa gara che viene organizzata e curata ogni luglio dal cai di Brescia e che segue il sentiero n °1.

Si parte dal rifugio tassara con una strada sterrata dalla quale si stacca un sentiero ben visibile che prosegue senza particolari difficoltà di

identificazione sino ad arrivare al l ago della Vacca e quindi al rifugio tita Secchi. d a qui si sale verso il passo del Blumone su un sentiero roccioso ma abbastanza evidente , quindi si prosegue verso il passo termini. d opo la Bocchetta Brescia si raggiunge il rifugio Maria e f ranco e dopo il passo d avolo, dove si utilizzano delle corde fisse, si scende fino al rifugio l issone. d al qui si prosegue sul fondo valle mantenendosi sul lato sinistro della valle prima di salire verso il passo p oia. Giunti al rifugio p rudenzini attraversando il ponte si risale sino al passo Miller: la discesa successiva presenta una prima parte con catene e terreno molto instabile, successivamente si cammina in pietraie e canali non

troppo impegnativi ma delicati per la presenza di acqua e di sabbia che rendono scivoloso il fondo. l’ultima parte del sentiero si sviluppa su prati e attraversato il fiume di fondo valle risale per alcune decine di metri prima di dirigersi verso il r ifugio Gnutti prima e toccando poi il rifugio Baitone e il rifugio tonolini. Successivamente su lastre di roccia si raggiunge il passo p remassone prima di affrontare l’ultima salita: il passo del l unedì. l a prima parte dell’ultima discesa è su terreno molto sdrucciolevole, il sentiero scende il modo regolare sino all’attraversamento di un piccolo scolo d’acqua da dove si risale in diagonale per pochi metri sino a vedere il rifugio Garibaldi.

TRINCEE TRAL – AMBASSADOR ALBERTO BRESCIANI

l a linea difensiva conosciuta come l inea c adorna, costruita tra il 1899 e il 1918 a difesa della p ianura p adana da possibili attacchi provenienti dalla Svizzera, si estende dalla Val d’ o ssola al l ago di c omo. f ortificazioni, camminamenti, trincee e caserme che hanno, per fortuna, avuto sempre solamente scopo difensivo ma che in realtà non sono mai state utilizzate in combattimento. l ungo la dorsale della Valcuvia, in provincia di Varese, sono ancora percorribili molti tratti di trincee e camminamenti sotteranei molto ben conservati. a lcuni di questi, nella zona del Monte San Martino, furono teatro di aspri combattimenti durante il secondo conflitto mondiale tra partigiani e fascisti.

l’itinerario inizia e rientra a c assano Valcuvia (Va) con un percorso ad anello di 21 km per 1100 mt d +. p oco dopo la partenza si incomincia a correre, spinti più da curiosità che da spirito sportivo, in trincee scavate nel terreno e delimitate da muri a secco in pietra calcarea. a tratti si è costretti ad abbandonarle per percorrere brevi tratti di sentiero nel bosco, ma dopo pochi centinaia di metri si entra nuovamente nelle viscere della montagna grazie a camminamenti scavati da centinaia di soldati un secolo fa. n ella parte bassa le gallerie sono illuminate e sanno donare un fresco refrigerio grazie alla temperatura costante che si discosta di poco dai 10 gradi. r aggiunto il Sasso c adrega si prosegue correndo in cresta e entrando nella galleria più lunga del percorso:

percorrendone i ripidi gradini scavati nella roccia viva, con un passo lento e costante alla sola luce della frontale, non si possono che rivivere i sacrifici fatti dai nostri soldati e la fatica che dovevano fare a causa del peso delle attrezzature militari, altro che il nostro abbigliamento tecnico! Grande soddisfazione raggiungendo il punto più alto del percorso da cui si può godere un panorama a 360 gradi sui laghi Maggiore e di l ugano, sulla pianura Varesina e c omasca e, con il cielo limpido, si può spingere lo sguardo fino al Monte r osa. p er chiudere questo splendido anello non resta che buttarci giù per una breve tecnica e ripida discesa che si trasforma presto in carrareccia e ci porta velocemente prima a San Michele poi di nuovo verso c assano.

THE WINE TRAIL – AMBASSADOR MARCO DE GASPERI

u n itinerarario siddiviso in due tappe per renderlo davvero accessibile a tutti i runner, anche per coloro che vogliono avvicinarsi al mondo del trail. r ispettivamente 27 km per 1430 mt d + e 15 km per 750 mt d + disegnati dal grande campione di corsa in montagna Marco d e Gasperi, sono una sorta di omaggio al vino valtellinese ma anche alla caparbietà dei produttori che hanno plasmato i pendii della valle per realizzare i loro vigneti. u n percorso totale di 42 chilometri per 2180 mt di dislivello, da t irano a Sondrio con tappa in -

termedia a p onte in Valtellina, che si sviluppa interamente nell’area del “Valtellina Superiore doc G” attraversando dieci comuni lungo la Strada del Vino. p ermette di percorrere i terrazzamenti su cui crescono i vigneti, strappati nei secoli ai pendii e perfettamente allineati su balze scoscese e fazzoletti di terra riportata, sostenuti da muretti a secco. u na grande opera, frutto della caparbietà dei viticoltori valtellinesi, nel regno del Valgella, dell’ i nferno, del Grumello e del Sassella.

PRIMO STAGE

d opo la partenza si raggiunge la c hiesa di S. p erpetua che domina l’abitato di tirano sulla destra orografica del fiume a dda, si scende poi attraverso i vigneti seguendo il “Sentiero dei Malviventi”. Si continua tra i vigneti passando la bellissima tenuta vinicola “ l a Gatta” salendo poi in quota fino ad intercettare la strada che permette di attraversare la Val Boalzo. Si prosegue poi in salita su strade bianche e cementate fino a raggiungere l’abitato di teglio, il punto più alto di questo tracciato tutto sempre molto corribile. l a salita che da Bianzone porta a teglio misura poco più di 5 km con un dislivello di oltre 500 metri, con il giusto ritmo la si può correre senza difficoltà. i nizia quindi un tratto di discesa

sterrata che passa vicino ai campi di segale, raggiungendo i borghi di Sant’ a ntonio e p asseggia. i l tracciato si immette quindi sulla strada di servizio ai vigneti, fin quasi a raggiungere il paese di S. Giacomo prima di riprendere a salire per raggiungere l’abitato di c astionetto. l a successiva discesa segue il sentiero che costeggia il torrente della Val f ontana, per poi attraversarlo sul ponticello di legno che porta nel centro storico di c hiuro risalendo poi su acciottolato fino a teglio.

Gli ultimi 7 km verso p onte in Valtellina sono un alternarsi di saliscendi dove provare a spingere a fondo con le energie rimaste.

SECONDO STAGE

i l tracciato uscendo da p onte in Valtellina prosegue in quota, attraverso i meleti per poi arrivare a Sant’ a bbondio di tresivio. d opo aver raggiunto e aggirato la cattedrale di tresivio, si incomincia a correre in discesa nei vigneti dell’ ” i nferno”e dopo un susseguirsi di salite e discese con passaggi suggestivi, come a p oggiridenti con la chiesa di San f edele, si oltrepassa la zona più impervia dei terrazzamenti viticoli di tutto il percorso, unico passaggio tecnico del tracciato.

d a qui, con attraversamenti di ripide vallette arriviamo finalmente al bellissimo c astello Grumello (patrimonio del f ai). Questa è l’ultima asperità di giornata, da qui, dopo averlo attraversato, inizia la discesa finale attraversando i vigneti Grumello fino alla periferia di Sondrio. Gli ultimi due chilometri nel centro storico del capoluogo servono per rilassare la corsa fino alle centrale piazza Garibaldi dove si chiude questo secondo stage.

GLI AMBASSADOR DI RUN THE TOP

f ilippo c anetta

filippo corre la sua prima gara di trail running nel 2008, scoprendo il piacere di correre in natura. Grazie alla corsa ha imparato ad apprezzare tutte le attività outdoor, condividendo l’amore per la natura come filosofia alla base del trail running. Vive a Milano ma si allena nei boschi della Brianza e sulle montagne del lecchese. ha all’attivo numerose partecipazioni a gare di trail e ultra trail in italia (piazzandosi sempre nei primi 10) e nel Mondo. nel 2013, oltre all’attività agonistica, si dedica alla realizzazione di alcuni progetti di riscoperta e valorizzazione del territorio tramite la corsa in natura, cercando di stabilire alcuni record di percorrenza su un dato tracciato.

Mario p oletti

Mario molto probabilmente è uno dei personaggi del mondo della corsa in montagna più conosciuti in i talia. h a un curriculum sportivo di primissimo piano che comprende ben 14 vittorie, tra il 1999 e il 2007, in altrettanti prestigiose gare di skyrunning. o ltre a questo è detentore del record di percorrenza del sentiero delle o robie: 84 km in 8h52’. Mario è anche organizzatore della o robie Skyraid, del trail del f ormico e della o robie Vertical.

Massimiliano Mercuriali

Milanese, ingegnere di professione e grande appassionato di outdoor e di montagna in particolare. dopo aver salito le principali cime dell’arco alpino inizia a correre in montagna nel 1990 con il trofeo caprioli e il Gervasoni, quando le gare erano ancora chiamate rally alpinistici e si correvano a coppie. corsa e trail in estate e sci alpinismo in inverno, queste le sue grandi passioni che lo hanno portato all’arrivo delle principali manifestazioni in entrambe le discipline: Mezzalama Skyrace, tor des Geants, lavaredo ultratrail, cervino Xtrail, trail dell’oasi Zegna, Valdigne per quanto riguarda il trail e tour du r utor, trofeo Mezzalama, tour del Gran p aradiso e altre ancora nello sci alpinismo.

f ranco Bani c lasse ‘67 f ranco può essere definito uno stacanovista degli sport di montagna: per lui sei allenamenti a settimana, il settimo giorno è gara! e se non si tratta di skyrunning è sci alpinismo. n el suo palmares figurano vittorie, piazzamenti e partecipazioni in gare di grande prestigio in entrambe le discipline: Skyrace trentapassi, Skymarathon 4 l uglio, a damello Sky r aid, Sellaronda, trofeo Mezzalama e p atrouille des Glaciers. h a vinto il trofeo r avasio, che percorre l’ a lta Via n °1, per ben 4 anni consecutivi, dal 2006 al 2009.

a lberto Bresciani

Si è dedicato ad alpinismo e sci fino ai vent’anni quando ha incominciato a correre sempre più assiduamente. n egli ultimi dieci anni si è concentrato sulle corse in montagna, ama i percorsi tecnici e soprattutto la discesa, tra le sue gare preferite infatti spicanno il trofeo Scaccabarozzi e il mitico Kima. p articolarmente a suo agio sulle lunghe distanze tanto da chiudere nelle prime 25 posizioni assolute gare come il c ro Magnon o il trail del l ago d’ o rta.

Marco d e Gasperi

e ’ lo specialista italiano di corsa in montagna più titolato: 6 volte c ampione del Mondo, 5 c oppe del Mondo individuali, 11 c oppe del Mondo a squadre, 12 vittorie in c oppa e uropa, solo per citare i principali risultati. Valtellinese, membro e tester del team Scott. u n grande atleta in gara, formidabile nel dopo gara per la sua simpatia e disponibilità.

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Road to Wine Trail

125 km di bici, 3 passi alpini, 42 km di trail.

E poi vigne, cantine, botti e barrique...

e

alla

fine un bel calice di rosso. Rigorosamente Valtellina DOCG!

da un punto di vista antropologico il trailer è un soggetto particolare. a dispetto delle altre “tipologie” di runner ha un modo di affrontare la corsa e l’ambiente in cui si trova con una filosofia spesso rivolta alla ricerca del piacere, fisico e spirituale allo stesso tempo. non parliamo solo di endorfine, di flow ma anche di altri piaceri...quelli legati alla buona tavola! il trailer ama mangiare bene e, l’abbiamo notato durante le tante gare che Soul running ha frequentato quest’anno, bere bene. non è poi così difficile vedere all’arrivo atleti con in mano un bicchiere di birra o di vino rosso che, come recita il detto, “fa sangue”...! ci sono anche alcune gare e manifestazioni intitolate a specialità enogastronomiche...insomma i piaceri della tavola ben si conciliano con il trail. e’ un dato di fatto e ne siamo contenti.

ulteriore esempio di questa tendenza è la nuova gara tutta valtellinese, zona ancora tanto da scoprire in chiave trail, che ha come “deus ex machina” Marco de Gasperi.

un trail interamente dedicato alla Valtellina ma soprattuttio alla sua grande e rinomata produzione vinicola, alla forza e alla caparbietà dei viticoltori che negli anni hanno saputo plasmare, adattare e ottenere il meglio da una terra difficile per conformazione ma dalle grandi potenzialità. incredibili terrazzamenti “rubati” alla montagna e costruiti con

grandi sforzi per offrire alle viti la miglior esposizione al sole, quella sul versante a sud della valle attraversata dall’adda. e’ qui che Marco ha disegnato il suo Wine trail, una gara di 42 km con 1830 mt d+ ma che vuole essere anche un omaggio al vino della sua terra. per questo motivo l’ha tracciata quasi interamente tra i filari di vite, sui terrazzamenti e attraversando le principali cantine della valle, un’opportunità unica per conoscere il territorio ma anche il “dietro le quinte” della produzione: poter disturbare per un momento, entrando in alcune cantine, il riposo del “nettare degli dei” all’interno di botti e barrique, come avverrà presso la magnifica tenuta “la Gatta” sarà un’esperienza nuova per tutti. luoghi normalmente chiusi al grande pubblico ma che il prossimo 24 novembre apriranno le porte ai trailer. Materiale obbligatorio standard, vietato portarsi cavatappi e... all’uscita delle cantine verranno fatti controlli sugli zaini!!!

una gara senza grandi dislivelli ma impegnativa, su e giù tra i terrazzamenti, con scale in pietra che portano da un uno all’altro...un’occasione unica per conoscere la Valtellina e i luoghi che solitamente si vedono solo dalla macchina, mentre si è in viaggio verso le classiche località turistiche della Valle. Ben dieci i comuni attraversati lungo i 42 km di gara con partenza da tirano e arrivo a Sondrio in piazza Garibaldi, percorrendo sentieri storici come quello dei “Malviventi”, raggiungendo poi la torre “de li beli miri”, il palazzo Besta e castel Grumello, alcune tra le perle del patrimonio culturale della Valtellina ma che pochi conoscono. un viaggio a stretto contatto con i vigneti, lasciandosi accarezzare dalle foglie ingiallite correndo tra stretti filari che, con il prodotto delle loro uve, potrebbero raccontare i secoli di storia dell’area del Valtellina Superiore docG, il regno del Valgella, dell’inferno, del Grumello e del Sassella. Si parte per un trail e ci si ritrova quasi una visita guidata... previsto anche un percorso intermedio di 19 km per 730 mt d+ con partenza da chiuro e arrivo in piazza a Sondrio.

Pacco gara: praticamente un pezzo di Valtellina e dei suoi sapori! Vino, formaggio, bresaola, pizzoccheri, mele e marmellate. Per un amante della tavola è già una vittoria!

tra i vari impegni di fine stagione su invito di Marco, al quale non avremmo mai potuto rinunciare pensando al “terzo tempo” in qualche cantina, abbiamo deciso di andare a correre in anteprima questo trail. in Valtellina partendo dalla pianura ci si può arrivare in tanti modi: in auto su strada è il più scontato...in canoa risalendo l’adda, con in mezzo il lago di como già più interessante...e oltretutto caro alla storia lombarda (i canali di leonardo da Vinci, il lago di alessandro Manzoni e dei suoi promessi Sposi)...ma abbiamo preferito restare con i piedi asciutti.

Quindi abbiamo optato per la bicicletta da corsa cogliendo l’occasione per pedalare sui passi che separano Bergamo da tirano, attraversando le orobie, una catena di montagne tanto care a Mario poletti, guarda caso grande amico proprio di Marco...nonchè uomo Scott, azienda tra i partner del Wine trail...una serie di ingredienti insomma che non potevano rimanere slegati, avevano bisogno di essere impastati tra di loro per dare vita a una torta, sempre meglio che una frittata...a un viaggio, a una nuova Soul experience.

passo della presolana, passo del Vivione e infine aprica. Sulla carta quasi 130 km e più di 2500 mt d+, una “sgambata” già impegnativa per chi

Road to

pedala regolarmente, una sfida importante per chi non è abituato al gesto e ha nelle gambe “solo” un po’ di chilometri di trail. Ma come dice Mario, che non aspettava altro di trovare altri fuori di testa per fare la traversata: “Se vuoi fare una cosa non aspettare di essere pronto. falla e basta!”. così si parte dalla sede italiana di Scott, ad albino, ovviamente a bordo di tre addict Sl 2014 che pedaliamo in anteprima rispetto agli appassionati: definirle solo biciclette è riduttivo, rappresentano il top di gamma per il brand,

Road to

pesano meno di 6 kg...se non ce la facciamo con questi mezzi... non ce la faremo mai! dopo i primi chilometri di Val Seriana, tutta in ombra al mattino, si inizia a salire, finalmente al sole, verso il primo colle, i 1297 mt del passo della presolana, una salita lunga e senza gradi pendenze: i primi 36 km sono andati. ci si tuffa letteralmente in discesa verso Schilpario per attaccare il vero spauracchio della giornata, i 9 km che ci portano ai 1828 metri del passo del Vivione. Strada stretta, lungo l’ascesa ci sorpassano solo due moto. Silenzio, bosco di abeti con il sole che man mano scalda l’aria e illumina le montagne sopra di noi, imbiancate della prima neve. paradiso. Si sale chiacchierando con Mario che da buon “local” fa da cicerone sui luoghi, le cime...e già pensiamo di ritornarci in primavera per farci una bella corsa. Salendo si esce dal bosco e compaiono cime che ricordano le dolomiti, nei tratti in ombra resiste le neve caduta qualche giorno prima. Silenzio ancora, solo il rumore della catena che passa da un pignone all’altro, e il nostro respiro, affannoso...per fortuna il mal di gambe non fa rumore...altrimenti ci arresterebbero

Road to

per disturbo alla quite pubblica! foto di rito in cima, giusto il tempo per indossare una giacca antivento e giù verso la Val camonica: 23 km di curve, strada stretta cosparsa di foglie umide, qualche chiazza di neve nella parte alta. lasciamo scorrere la bici, ci dà sicurezza, perdiamo quota rapidamente, troppo...le belle cose finiscono sempre troppo in fretta. Quando la strada riprende a salire mancano più di 20 km all’aprica, ultima asperità della giornata. un panino volante e edolo ci ricarica le batterie, la salita è lunga ma non impegnativa, il clima perfetto, la compagnia anche. la chiamata di Marco, che ci aspetta dall’altra parte, in Valtellina, nella sua tirano, ci riporta alla realtà...dura realtà...dopo la bici dobbiamo anche correre! ci sono luoghi che puoi vedere e godere veramente solo a certe velocità: quelle del trail o della bici.

Ultra Cavalls DEL VENT2013

VENERDI’ 20 SETTEMBRE - AREOPORTO DI BARCELLONA, ORE 8:30

all’uscita dal gate, dopo il ritiro bagagli, un tipo dalla faccia simpatica tiene in mano un cartello con la scritta: luca podetti, Soulrunning ucdV. Sono passate 5 ore da quando è suonata la sveglia, con lo sguardo ancora assonnato e gli occhi rossi, faccio un mezzo sorriso all’uomo del cartello sperando capisca al volo che sono io quello che cerca. per fortuna capisce. poco dopo conosco franck, il collega francese. per i prossimi tre giorni sarà lui il mio migliore amico. “Questa è la mia prima volta in Spagna” gli confido mentre stiamo salendo in macchina. “catalunya!!” esclama l’autista, che evidentemente ha sentito. “catalnunya is not Spain” mi dice, fissandomi dallo specchietto centrale. ramòn, così si chiama, durante il viaggio che ci porta a Bagà, in un inglese un po’ claudicante, ci parla della catalunya e del perchè vogliono l’indipendenza dalla Spagna, del suo mal di schiena, di Kilian, della fabbrica di birra locale. con la musica dei Manà e la chitarra di Santana in sottofondo, attraversiamo gran parte della terra di catalogna, e io rimango subito colpito da come questo popolo senta e viva il proprio territorio, scorgendo non di rado bandiere a strisce gialle e rosse issate sui crinali delle colline o ai confini dei paesi. Man mano che ci avviciniamo a Bagà si iniziano a scorgere le splendide montagne dove il giorno seguente 1000 persone correranno quella che è una delle gare più sentite e acclamate in Spagna. il percorso, ci spiega ramòn, si snoda interamente nel parco naturale del cadì-Moixerò, sul sentiero dei cavalls del Vent, nato 10 anni fa, per unire i maggiori rifugi del parco e permettere

agli escursionisti fare un trekking lungo suddividendolo in più giorni. dopo un’ora e mezza di macchina finalmente arriviamo. Saluto ràmon e inizio un giro veloce di perlustrazione per cercare di capire fin da subito il clima che tira in paese. Quello che vedo è un’intera comunità in fermento per l’evento dell’anno, tutti si aiutano e si preparano ad accogliere gli atleti che alla spicciolata stanno arrivando. anche qui a Bagà bandiere catalane onnipresenti; sui balconi, in strada, sulle vetrine dei negozi. i ragazzi di Salomon che si occupano dell’evento sono tutti giovani ma allo stesso tempo molto professionali e attenti ad ogni minimo dettaglio. nonostante quest’anno la gara non faccia parte del circuito isf World Series, è riuscita ad attirare atleti fortissimi, più di mille partenti al via, web tV in Steaming e copertura mediatica di primo livello, grazie ai numerosi e importanti sponsor. l’accoglienza che ricevo da tutta l’organizzazione è davvero eccezionale, eva e laura sono molto disponibili e gentili, praticamente mi fanno sentire un vip, mi presentano a tutti i fotografi e giornalisti internazionali presenti, mi chiedono quali atleti preferisco intervistare, vogliono sapere in che punto particolare del percorso preferisco seguire la gara in modo da organizzare una macchina tutta per me. riesco a fare due chiacchere con la maggiorparte dei favoriti, e in tutti vedo una spensieratezza ed una tranquillità che raramente ho visto in altre competizioni di questo livello. dopo cena organizziamo una riunione veloce tra fotografi e giornalisti per decidere in che punti del percorso seguire gli atleti. io e franck ci accordiamo per dividerci il giorno dopo. lui seguirà gli atleti in un posto solo mentre io cercherò di seguire la

gara in diversi punti del tracciato. esausto dopo una lunga giornata, mi addormento in tre secondi tre.

fino alla mattina della domenica, e per tutta la notte musica e speaker attendono e acclamano ogni finisher.

DOMENICA 22 SETTEMBRE – BYE BYE CATALUNYA

la sveglia suona presto anche oggi, la partenza della gara sarà alle 7. con sorpresa noto che tutti gli atleti top runner dormivano nello stesso mio albergo. durante la colazione cerco di carpire sensazioni e livello di concentrazione, ma alla fine vedo solo visi rilassati e sorridenti, privi di particolari tensioni, nonostante poi la gara risulterà combattuta dal primo all’ultimo chilometro. la partenza è nel cuore del paese, in una

piccolissima piazza dalla quale gli atleti usciranno passando subito per una minuscola viuzza.Vedere migliaia di frontali accese affrontare le prime curve accompagnate dalla luce, ormai fioca, della luna piena, è molto emozionante. fin dalle prime rampe noto subito una grande differenza rispetto alle gare a cui sono normalmente abituato in italia; qui il tifo è onnipresente, è muy caliente, e da una carica esagerata incitando proprio tutti, dal primo all’ultimo, nessuno escluso. i paesaggi sono meravigliosi, il clima pure, e tutti si divertono. intanto cerco di arrampicarmi su qualche roccia o di nascondermi dietro un cespuglio per delle foto migliori. la gara è bellissima, combattuta e molto partecipata. i ragazzi Salomon confermano la loro preparazione e professionalità controllando ad ogni atleta il materiale obbligatorio in più punti della gara, fermano circa una decina di atleti, tra cui anche alcuni top runner. come da pronostici vincono i favoriti luis alberto hernando alzaga, alla sua prima 100km, e l’eterna nuria picas, con dei tempi record di percorrenza. Gli arrivi si susseguono

la giornata inizia con più tranquillità oggi. a colazione siamo seduti a tavola soltanto io e il vincitore, luis, che mi confida di non aver mai avuto le gambe così dure, e si dispera perchè il giorno dopo al mattino presto dovrà essere al lavoro. ci scambiamo i numeri di telefono promettendoci di rivederci alla finale di skyrunning in italia, sul lago di Garda, alla limone extreme Skyrace. poi mi saluta chiedendomi di tornare comunque in Spagna, magari già a

SABATO 21 SETTEMBRE - BAGA’ , TIME TO RACE!

maggio per correre la transvulcania. riesco finalmente a scambiare due chiacchere con tofol castanyer, incontrato sulla linea di partenza di molte gare ma senza mai parlarci assieme. cerca di convincermi a portare amici e conoscenti a gareggiare qui in Spagna; “c’è bisogno dell’atleta italiano qui” mi dice. Sottovoce però mi confida che la gara che preferisce più di tutte (forse perchè l’ha anche vinta) è il Giir di Mont in italia, il che non può che inorgoglirmi. rivedo il mio compagno di stanza franck quando è il momento salire in macchina e lasciare Bagà, direzione areoporto di

Barcellona. durante le 3 ore circa di attesa dei rispettivi aerei ci confrontiamo sull’esperienza vissuta in questi giorni. abbiamo entrambi trovato un clima familiare, caliente, gestito da persone giovani e simpatiche, tecnicamente molto preparate. ricordo ancora le parole di ràmon: “catalunya is not spain”, aveva ragione. il senso di comunità e di appartenenza sono molto forti, sono orgogliosi del loro essere catalani, molto uniti tra loro, forse è anche questo uno dei motivi della buona riuscita di una gara così importante in un paesino così piccolo. En este mundo no se logra nada útil ni grande sin esfuerzo ni sacrificio.

PAU YLLA DOCET

SR - Pau, parlaci dell’espansione del movimento trail in Spagna.

Responsabile

Sport Marketing Amersports Spagna

pi - nel mio paese, negli ultimi cinque anni, sta aumentando esponenzialmente il numero di persone che vuole praticare il trail running, ci sono sempre più gare sparse in giro per tutta la Spagna. la corsa off-road è diffusa su quasi tutto il territorio, nella zona dei pirenei, in catalunya, nei paesi Baschi, nella zona di Madrid e a sud della Spagna. a nord ovest, in Galizia, lì non è uno sport praticato, forse anche perchè le persone sono meno sportive.

SR - Parliamo di mercato. Salomon che ruolo ha nel mondo del trail running spagnolo?

pi - posso certamente dire che qui Salomon è leader incontrastato nel settore della corsa in montagna, sia a livello di abbigliamento che per quanto riguarda le calzature. i nostri prodotti, anche rispetto al mercato italiano, sono molto più utilizzati e il divario è molto netto rispetto agli altri marchi. a partire già dal 2014 anche qui in Spagna, così come da voi in italia, Salomon lancerà la linea city trail....vedremo cosa succederà!

SR - So che hai un rapporto speciale con questa corsa, raccontaci... pi - certo che sì! Molto speciale! cinque anni fa, eravamo in tre amici, seduti ad un tavolino con un paio di birre in mano e altrettante già nel corpo, e ci siamo detti: “perchè non organizziamo una gara qui sul percorso dei cavalls?” nella prima edizione, come spesso accade, molte cose andarono per il verso sbagliato: un po’ di disorganizzazione, pochi iscritti, ma erano principalmente errori di inesperienza. ora posso dire, senza paura di essere smentito, che questa è una delle gare meglio organizzate in Spagna ma anche in tutto il panorama europeo di ultra trail. Quest’anno siamo passati ai 100 km, invece degli 84 del 2012, questo per poter dare spazio anche ad altri paesi limitrofi di poter vivere la corsa e di poter essere valorizzati dal punto di vista turistico. nonostante quest’anno la gara non facesse parte del circuito internazionale abbiamo ricevuto 3000 domande di iscrizione per soli 1000 posti disponibili. l’evento è comunque molto sentito nonostante abbia avuto quest’anno meno appeal a livello mondiale, forse anche a causa della mancanza di un big come Kilian...... ma non diciamolo a luis alberto hernando!!!

Luis alberto hernandoalzaga

“presa diretta”

“Lavoro per la Guardia civil spagnola. Lavoro da aprile ad ottobre”

“In Europa, solo Kilian viene pagato per correre e per allenarsi. tutti gli altri, come me, hanno un lavoro”

“Sono un tipo abbastanza tranquillo e non soffro la tensione, ma una volta attaccato il “dorsal” esce la vena competitiva che è in me, e credo che sia così per molti”

“In allenamento mi diverto, corro in compagnia e in modo rilassato, ma sulla linea di partenza sono da solo contro tutti gli altri”

“Non credo molto in chi dice che corre queste gare per migliorarsi, per confrontarsi con la natura o per correre contro se stessi. Questo può avvenire in allenamento, ma una volta messo il pettorale...cambia tutto! Io so che voglio solo vincere e non penso ad altro, e anche domani sarà così.”

5’ dopo la vittoria si avvicina e mi dice:

“hai visto che ho vinto? Te lo avevo detto ieri, voglio solo vincere. è stata durissima, ma sono felice, è la mia prima 100 e l’ho vinta....io!!!!”

Dritto al cuore della Val D’AOSTA INCONTRO TOR 2013

due andrea, uno Stefano, due luca, un davide, due Max ed un filippo. una redazione affiatata. amici che insieme hanno un target, come dirà poi iker. correranno il tor, faranno anche loro un viaggio, da courmayeur a courmayeur, un anello di 334km e 24.000 d+ tutto uguale, ma profondamente diverso. lo correranno nella direzione opposta. Si chiamerà “incontro tor”

Di Davide Orlandi Foto di Luca Podetti, Stefano Marta, Andrea Pizzi, Filippo Canetta, Max Russo, Massimigliano Pagni e Luca Revelli

Intro&Prequel e ’ qui che volevo essere. l a finestra. Qualche metro di roccia e sassi. Questa targa gialla, l’ultima. tutti i f inisher del tor l’avranno pensato, una volta guadagnato l’ultimo colle: il Malatrà. a noi è successa una cosa diversa!

8 settembre 2013, Courmayeur. 10.00 a.m. p iove. p oche gocce. Sempre più forte. d iluvia. l a piazza sfida il maltempo, si presenta vestita a festa e gremita al quarto start del tor d es Geants. i partecipanti sono 740 da 47 paesi al mondo. c he viaggio! l a cerimonia di partenza dura molto, forse troppo per i trailer sotto l’acqua, ma nessuno si lamenta.....d’altra parte per gente che affronterà mediamente 100 ore di montagna con qualsiasi meteo, non sono certo venti minuti in più che possono cambiare qualcosa. Sfilano i top r unner, si uniscono al viaggio. u n momento dopo non c’è più nessuno. Quando il circo è partito e resta la piazza, la pioggia, gli ombrelli che si allontanano, mi rimane sempre addosso un leggero senso di malinconia, forse è il fatto di non essere nel cuore dell’avventura. Questa volta però non è così!

8 settembre 2013. Courmayeur. 10.35 a.m.

Silenzio. l o speaker smette di parlare. tutti si allontanano. u n gruppo armato di videocamere, action cam, macchine fotografiche accerchia due trailers, rimasti lì dando le spalle al percorso e con gli occhi che sfidano quel che si vede del Bianco. u no di loro sono io, l’altro è f ilippo.

c i saluta la t v regionale che ci redarguisce sull’errata pronuncia del cognome di r enato, sono due anni che ci frequentiamo ma il patois resta ancora un mistero per me.... c i saluta il mitico speaker del tor. Voce del viaggio. i nsostituibile. l a sua erre arrotolata come quella di nessun altro è tratto tipico di questa gara e della Val d ’ a osta tutta.

c i saluta la redazione che ci aspetterà, in parte a Bosses e in parte correrà a seguire il tor a l a t huile. c i saluta il Bianco con qualche schiarita sulla Brenva.

Start. Soli. 100 metri piani, poi su verso il Villair, bosco, r ifugio Bertone. u n vertical come start non è male. 1000 d + andati. o ra si corre verso il Bonatti. Ma la vera meta che ho in testa è lui: il mitico c olle Malatrà. Quello che annuncia ai trailers: “ok ora si scende”. Quello che per noi sarà il simbolo dell’isolamento totale, dell’inizio di un’altra sfida.

PENSIERO/CRONACA - Ore 12.00 - Col D’Arp, esattamente dalla parte opposta di dove ci troviamo.

Affollamento, tifo, sorrisi, eccitazione, pale dell’elicottero, campanacci, ticchettio di bastoncini, chiacchiere e risate dei viaggiatori.

Primo colle. Il Viaggio ha inizio.

l a salita al colle da questo lato è lunga. l’ultimo tratto è lunare, magnifico. f ilippo corre e fotografa.

i o fatico, tanto, ma rido, rido.

f elice. a mo l’acuirsi dei sensi, dell’udito che, attento, cerca, rumori. non li trova. Si rassegna.

l a vista cerca riferimenti. i ndividuato l’obiettivo si rilassa. i l tatto, limitato dal freddo pungente e dal leggero gonfiore delle mani rivolte verso il basso da ore, è esile ed inutile.

l’odore ed il sapore sono una cosa sola.

Quello delle nuvole. f reddo, umido, puro. l’unica cosa che si sveglia, percepisce, elabora, gode è il cervello, la mia anima, il mio cuore. tutto ciò che ho dentro è invaso dal piacere di essere li. tra due rocce, in un metro di spazio, con un cartello giallo che dice: c olle Malatrà.

p oi gambe, corde, catenelle, gradini di ferro e pietra. p oi nevischio, che si trasforma in ghiacciolini duri che ci colpiscono, con forza, portati da un vento improvviso, forte e gelido.

Siamo fradici, sbagliamo strada, siamo in mezzo alle nuvole a 2800 metri ma sereni più che mai.

Sentiamo la nostra amicizia, la sintonia con il territorio, l’armonia degli spazi. l a positività della Vallèe ci conduce sino a Bosses a tempo di record. p iove con forza. Visibilità nulla.

Solitudine massima. n essuna freccia per terra, nessuna bandierina, nessun ristoro. Ma ce la faranno a montare tutto in così poco tempo?

i l tor è un fiore. Vede la luce una volta l’anno, per 150 ore. n asce e muore per farsi guardare.

PENSIERO/CRONACA - Ore 16.30 – Noi siamo a Bosses, 30 km 2100 D+ - Iker Carrera è praticamente a Val Grisa 40km 3500 D+ - Lee Chewee Hoem è a La Thuile 17 km 1200 D+. Ognuno fa il suo viaggio. Ognuno ha il suo ritmo. Ognuno le sue motivazioni.

Bosses ore 16.40.

Stefano e Massimo scompaiono tra le nuvole. Veloci e silenziosi. devono correre e lo faranno. Sono i più allenati tra noi e là fuori diluvia, tuona, sempre più forte. Sono esperti. Stefano conosce i luoghi. Ma sono comunque un po’ preoccupato, sono io che mi sono inventato questa favolosa follia e mi sento responsabile. il camper della redazione è in movimento verso ollomont. la macchina di luca vola verso eaux rousses per seguire la gara. l’attesa è snervante. ho poco campo e non riesco a vedere come prosegue la gara, qualche telefonata ci dice che il maltempo sta arrivando sempre più forte, ma noi lo sappiamo già dato che ci siamo dentro dal Malatrà, sul versante nord della Vallèe. Sera. cena frugale a base di pasta al sugo, un classico! notte. la Base vita non esiste, segnali nulla. il tor qui non è ancora arrivato. ecco le frontali! Si! ci si rilassa.

PENSIERO/CRONACA - Ore 22.40 – Noi siamo a Ollomont circa – Iker Carrera è già transitato da Eaux Rousses - Liu Yue Mei, che sarà l’ultimo trailer a transitare a Eaux Rousses restando in gara, è ancora in viaggio per Val Grisa. – Lì il Tor è in piena attività. Qui regna ancora il silenzio.

d ecidiamo di aspettare un pò, per non partire con a ndrea e l uca in completo isolamento, con pioggia torrenziale nel cuore della notte. i l sonno però è fragile, la voglia è tanta e a mezza notte in un finto momento di calma del diluvio si riparte! i l c amper-redazione “vola” a o yace, alle 3 del mattino cambio staffetta e via a l uca e Max. r apidi e ancora nelle nuvole, le ultime per fortuna, si dirigono verso Val tournanche. a rriveranno 9 ore dopo, alle 12.00.....siamo lenti noi o i ker è un fulmine. o ggi è facile dirlo.

PENSIERO/CRONACA - Ore 3.00 – Noi siamo a Oyace – Iker è a Donnas – Qualcuno non vi arriverà mai, un unico privilegio per il suo spirito. Una parte di esso abiterà per sempre tra le montagne che amava a tal punto da attraversare il mondo per conoscerele.

i ker è veloce e così siamo costretti a “barare” giustificati da motivi redazionali: dobbiamo incontrare i primi verso n iel e questi tempi da record ci hanno sorpreso. c osì a ndrea e l uca partono da Val tournanche mentre gli altri sono ancora ben lontani da li e contemporaneamente le

due staffette percorrono a ritroso il tor. l a prima ancora nel nulla, la seconda vedendo invece nascere il tor. f iorisce dal nulla la base vita di Val tournanche, compaiono misteriosamente le bandierine gialle che escono dal letargo di una anno e via verso la Val d ’ ayas, poi c ol p inter e Gressoney, dove la Vallèe è già in festa, in attesa. i volontari ci accolgono, ci rifocillano. Splende il Sole. i l tor è nato anche per noi! 24 ore dopo la nostra partenza. a bbiamo recuperato su i ker? n o!

PENSIERO/CRONACA - Ore 10.00 – Noi siamo a Gressoney – Iker sta uscendo da Donnas......... no comment – Claude Denaix è e Rhemes Notre Dames.

i l tratto da Gressoney era, sulla carta, fin dalla prima edizione quello più duro. Ma, come accade per il giro d’italia, è proprio lì che il calore della gente si fa sentire. a ttesa, tifo ed accoglienza sono unici. e ’ stato forse u lrico Bieler a dare inizio quattro anni fa a questa magia nel vallone di l oo. i n questi angoli tanto magici quanto sperduti i ristori sono tantissimi e non solo “ufficiali”. Sono nati spontaneamente luoghi dove chi possiede malghe le mette a disposizione dei viaggiatori. l o si faceva una volta. i l tor ha “restaurato” i rapporti umani.

110 Lassù, l’ultimo...forse

non più.

r ino lavora e passa gran parte del suo tempo in uno dei piccoli paradisi valdostani. r ino vive nel vallone di l oo.

r ino conosce ogni angolo e segreto di quel suo piccolo mondo.

r ino l aurent è uno degli u ltimi, come li ha chiamati Sandro Bechaz nel

suo mitico libro. Gli u ltimi che resistono.

Gli u ltimi che restano radicati alle tradizioni. Gli u ltimi che sono parte integrante del territorio.

p oi, un giorno, arriva il tor c ambia tutto.

i ncontriamo r ino, ovviamente nel suo vallone. f orse è più corretto dire che è lui che incontra noi. É girato, di spalle. Guarda verso sud-est, da dove si aspetta che arrivino, da lì a poco, i Giganti. p rima di vederci ci sente e, non sorpreso, ci viene incontro.

Sa chi siamo! “Quelli che lo fanno al contrario” dice, subito ci chiede tutto sui primi sui passaggi di f ranco e Bruno. p arla di trail, di Kilian. e ’ aggiornatissimo.

i l tor ha variato il modus vivendi di r ino. i l suo piccolo paradiso si è aperto al passaggio di trailers ed escursionisti. Matti che passano con le frontali durante l’anno per allenarsi su uno dei tratti più duri, belli ed isolati della “Gran Gara”. c i piace chiamarla così. c ome il c ervino è la Gran Becca. i l tor ormai non ha bisogno di altro per essere riconosciuto.

i l tempo di r ino era scandito da due momenti legati allo spostamento del bestiame. i l tor è diventata la “rete” di r ino. l o ha collegato. i l tor scandisce il passare del tempo di r ino in maniera differente.

o ggi r ino aspetta i primi e vede passare gli ultimi. l ui, forse, non lo è più!

d ecidiamo di proseguire parallelamente con due staffette in contemporanea per riuscire ad avere più materiale fotografico possibile sui primi 10. c osì mentre l uca a Max partono da Gressoney, Stefano e Max iniziano la loro staffetta da poco sotto il Vargno, fino a dove il camperredazione si riesce a spingere.

tra il Vargno e n iel, silenzioso, serio, concentrato al massimo, apparentemente non affaticato appare i ker c arrera. Quello che ci scombina i piani. Quello che sta imprimendo un ritmo indiavolato ed inaspettato alla gara. Quello che sta portando il tor all’attenzione di Kilian... n on ci guarda, non so se ci nota nemmeno. e ’ in una dimensione differente dalla nostra, la stessa di tutti i Giganti del tor. Stimolato per ben tre volte, prima di ricevere risposta, dall’indomito l uca che vuole a tutti i costi scoprire se è umano, i ker pronuncia una sola parola: “ target”. p ortandosi le mani al viso, mimando un binocolo, la ripete tre volte. f orse sono tre risposte a tre domande che sono arrivate tardi nel suo mondo. Sparisce nel verde, nel sole. Silenzioso, leggero, rapido.

i ncontriamo ed incitiamo gli amici di tante gare: o scar, f ranco, Marco, f rancesca.

a lle 19.00 con una staffetta siamo a d onnas. l a base vita. Mai nome fu più azzeccato! Qua arrivano zombie e ripartono umani. l a magica miscela di accoglienza, sicurezza, civiltà, simpatia, calore che regna là dentro risolleva gli animi. Si ha la sensazione che tutti possano farcela, che ormai sia fatta, ma non è così, siamo “solo” a metà strada. d onnas inganna i sensi dei viaggiatori come le sirene d’ u lisse.

PENSIERO/CRONACA - Ore 20.00 – Noi siamo a Donnas – Iker è a Niel - no comment – Claude Denaix sta per guadagnarsi il colle più alto del Tor: Il Loson!

d a d onnas al Sogno passando per la valle di c hamporcher cambia tutto e saliamo in pompa magna sul carrozzone allegorico della gara più dura al mondo. i ncontriamo circa 500 trailers. i ncontriamo 500 emozioni diverse, tutte spinte al massimo o al limite. l a spensieratezza di Marco e a rianna, la goliardia di Makoto, la caparbietà di a ndrea Gallo, la finta fragilità di Jeri da Singapore! i ncontrare tutte queste anime erranti. i ncontrare i loro sorrisi, il loro stupore, il loro amore. c he opportunità poterli guardare in viso, parlare con loro non aspettandoli ma andando loro incontro, condividendo parte della loro fatica, comprendendo la loro motivazione. Solo così abbiamo visto la forza di un movimento come quello del trail, la sua potenza!

Jeri Chua from Singapore

Siamo tra il Miserin ed il d ondena, una ragazza arriva sola, è orientale. d i solito in questa parte del gruppo e della gara i concorrenti sono almeno in coppie piu’ o meno improvvisate. l ei viaggia da sola, minuta, sorridente e non pare neppure troppo stanca, la saluto e la incoraggio mentre la fotografo, lei mi ringrazia e si mette in posa, poi mi saluta e se ne va. f inisce il tor, finisce l’ i ncontro tor e si torna a casa; mentre ripercorro quei giorni e riguardo le foto mi fermo su quelle della piccola orientale che avevo incontrato quando le mancavano ancora 210 chilometri alla fine. Vorrei mandarle qualche scatto e così cerco la classifica, trovo il suo nome e vedo che ha portato a termine la sua impresa. p otenza dei social network, cerco Jeri c hua, la trovo e le chiedo l’amicizia, così potrò postare le foto sul suo profilo.

d opo pochi minuti lei accetta la mia richiesta, posto le foto con un messaggio di saluto e i complimenti, ai quali segue un suo messaggio di ringraziamento.

c ome capita quando fai nuove amicizie su f B sono incuriosito, vedo che Jeri e’ di Singapore, e dalle foto vedo che si occupa di moda; credo di capire sia una buyer, abituata a viaggiare per lavoro un pò ovunque. n elle sue foto fatico a riconoscere quella figura sorridente, tecnicamente abbigliata e appena uscita dalla seconda delle sei notti che poi affronterà nel suo viaggio valdostano.

l a vedo sempre sorridente in foto con f rida Giannini di Gucci o con altri nomi della moda; la vedo indossare capi e scarpe fashion, quasi una versione orientale di Sex and the c ity, e mi rendo conto di quanto, e in così poco tempo, il tor sia riuscito ad entrare profondamente nell’immaginario collettivo dei trail runner di tutto il mondo.

a rriviamo a c ogne pieni di energia, dove il tor sta già sfiorendo. a bbiamo incontrato le “scope”. l a base vita sotto al Gran p aradiso sta salutando gli ultimi arrivi degli eliminati mentre viene smontata. p iano piano il silenzio riguadagna il suo spazio. r iconquista la Vallèe!

PENSIERO/CRONACA - Ore 11.00 – Noi siamo a Cogne – Iker è a Cuney - Claude Denaix è al Sogno.....l’abbiamo incontrato, ma non potevamo sapere che sarebbe stato l’ultimo dei viaggiatori di quest’anno.

l uca e Max partono da c ogne. Soli. Solo orme sui sentieri, piccoli segni del passaggio di centinaia di atleti. l a Vellèe e la sua natura selvaggia riemergono e si riappropriano dei loro spazi che hanno concesso in comodato d’uso gratuito ai loro figli prediletti. Scavalcano il l oson e si danno il cambio con Max e Stefano ad e aux r ousses. l oro proseguono fino a Val Grisa, dove in piena notte c armela ha raggiunto il camperredazione ed è pronta a partire con a ndrea verso l a t huile.

PENSIERO/CRONACA - Ore 4.00 – Noi siamo a Val Grisanche – Iker sta già salendo verso la fatidica targa gialla: Il Malatrà! - Claude Denaix è al Vargno

a ndrea e c armela arrivano entusiasti a l a t huile alle 12.00. n on sanno che i ker è già sotto la doccia.....da tre ore! i l suo tor da record è durato 70 ore e 4 minuti!

u ltima staffetta anche per noi, con un’amica: Simona. e ’ lei che tirerà il collo al sottoscritto fino a raggiungere l’ultimo passaggio in quota: i l c ol d ’ a rp. Quello su cui circa 70 ore fa regnavano confusione, urla, tifo, elicotteri, runners. o ra è il nulla, il magnifico nulla che ogni alpinista, trailers, trekker, climber, fungaiolo, fotografo, forestale ama e cerca senza sosta. i l nulla più ricco di emozione che esista. l e a lpi, le nostre montagne, i Giganti della Vallèe!

PENSIERO/CRONACA - Ore 16.00 – Noi siamo a Courmayeur dopo 78 ore di folli corse e incontri– Iker sta già festeggiando il raggiungimento del suo target - A Claude Denaix mancano ancora 72 ore di viaggio prima di arrivare – Migliaia di trailers al mondo sono già in attesa del Tor 2015

IL TOR IN ROSA

i l tor è considerata la gara più dura al mondo, una competizione riservata a supereroi con muscoli d’acciaio, quasi magici. e allora cosa ci fanno tante piccole esili donne iscritte con mesi di anticipo? c ome mai la bellezza femminile viene prepotentemente alla ribalta lungo la linea della partenza? p er quale strana alchimia la percentuale di “ f inisher” al femminile è nettamente superiore a quella maschile? n on vogliamo dare qui delle risposte ma semplicemente provare a raccontare qualche aneddoto per far capire meglio cos’è il “girl power” al tor e quanto sia determinante in ogni sua singola sfaccettatura. i nnanzitutto la grande macchina organizzatrice guidata da a lessandra n icoletti, che con la sua determinazione probabilmente potrebbe finirne 2 di tor… p oi ci sono i volontari, che per quanto mi è sembrato di capire e osservare sono soprattutto volontarie!!

l a fetta più importante e mediaticamente più in evidenza però sono ovviamente le atlete, ognuna con la sua storia, ognuna con le sue problematiche, ma tutte inesorabilmente e testardamente finisher!!

f rancesca c anepa è valdostana, è la vincitrice dell’anno passato, pesa 45 kg, è all’apparenza timida, riservata. a l tor tutti la cercano, tutti la vogliono: giornalisti, atleti e amici la caricano di responsabilità. l ei, dietro i suoi occhiali usati come scudo per proteggersi dagli assalti, è visibilmente tesa, quasi scocciata. c i incontriamo, ci guardiamo negli occhi per qualche secondo…“ f rancesca io non dico niente”, lei annuisce e si lascia scappare un piccolo sorriso, il primo della giornata.

i ncontro f rancesca a d onnas, circa metà gara, la vedo stanca ma con uno sguardo diverso, la fatica e il sonno le segnano il viso, ma la tensione sembra svanita. l a gara è il suo mondo, in essa ritrova tutte le sue certezze e nonostante la sfida con la spagnola sia tutt’altro che risolta, lei è pienamente cosciente dei suoi mezzi. Mentre un fisioterapista le sistema le fasciature alle caviglie, lei prova a chiudere gli occhi. p oco prima della sua ripartenza mi siedo in silenzio al suo fianco, a pochi metri è appena arrivata n erea, lei non se ne cura e mi racconta come sta andando la sua gara e cosa prevede di fare. r ivedo f rancesca la mattina successiva il suo arrivo, passeggia serenamente per c ourmayeur, la sua mimica facciale non regala mai grossi sorrisi, il suo modo serio e distaccato di raccontarsi la rende terribilmente “prefessorina”, ma agli osservatori più attenti anche terribilmente attraente. h a appena vinto per la seconda volta consecutiva il tor, come solo un’altra donna è riuscita a fare, a nne Marie Gross, nelle prime 2 edizioni, anche in questo caso la determinazione è “rosa”.

l orenza Bernardi

d i tutte le donne presenti al via di questo tor è lei l’unica “campionessa mondiale”: il titolo è stato ottenuto in età adolescenziale e in una disciplina, il Karate, non esattamente attinente all’endurance trail, ma sono sicuro che i lettori non si soffermeranno su certi ininfluenti dettagli… l orenza è l’immagine solare del tor, bellezza e femminilità nascondono forza e tenacia. tra tutte le atlete incontrate e intervistate è l’unica ad ammettere candidamente di non aver avuto un momento particolare da ricordare, forse in certi frangenti avrebbe preferito qualche allucinazione invece degli infiniti tornanti del c ol l oson, ma anche

in questo caso dettagli trascurabili. l orenza ha concluso il tor in 146 ore, con la tipica astuzia tutta femminile ha programmato il suo arrivo all’ora degli aperitivi, in modo da appagare nello stesso momento la sua sete di gloria e di birra! Qualcuno vuole sollevare dubbi in merito alla sua determinazione? a lla domanda lo rifaresti ha prontamente risposto: “anche domani”.

l a “pin up” dell’endurance trail, sempre sorridente e “in tinta”, per lei la fatica va affrontata con eleganza! h a avuto la fortuna di correre il tor al fianco del suo compagno, ma nel momento più difficile, quando la febbre alta stava per costringerla al ritiro, un’altra donna le ha regalato la forza di continuare: sua mamma. Sì in questo tor le donne si affidano ad altre donne. c ome f ederica Boifava che con un ginocchio da 118 è stata spronata anch’essa dalla madre. c ome f rancesca c anepa supportata moralmente da un’altra campionessa come Simona Morbelli.

d onne solo donne, sempre donne determinanti in ogni situazione, su tutti i fronti. l a moglie di i ker Karrera, timida e silenziosa come il marito ma precisa e sempre presente ad ogni ristoro, commossa all’arrivo del suo campione.

l a moglie di o scar p erez, più solare ed espansiva, ma anch’essa puntigliosa e presente ovunque.

l a sorella di f ranco c ollè, che ha sacrificato la sua partecipazione come atleta per assistere il fratello. l a compagna di f ranco: pronta a mettersi prontamente a disposizione nel momento del bisogno, come a defilarsi umilmente quando non indispensabile.

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Kilian Jornet Trail Runner
Photo Tristan Shu

TevaSphere Speed

TALLONE SFERICO E SUPPORTI LATERALI: UN APPROCCIO DIVERSO AGLI OSTACOLI DEL TRAIL

nate nel mondo delle “obstacle race” le nuove tevaSphere Speed rappresentano una grande novità anche nel trail. particolarità che contraddistinguono questo prodotto sono il design arrotondato del tallone e i due cuscinetti di sostegno laterali, elementi distintivi della tecnologia tevaSphere: accorgimenti studiati per migliorare la falcata, ridurre l’impatto e migliorare la stabilità sui terreni accidentati. la suola presenta tasselli ben distanziati e la particolare mescola Spider garantisce un ottimo grip, anche su terreni allentati dall’acqua. la tomaia è realizzata in sintetico e mesh per una rapida asciugatura e un particolare struttura in nylon tra suola e intersuola mantiene stabile e sotto controllo il piede. impegnati nel test di queste nuove teva Scilla tonetti, terza classificata al tor des Geants 2013, e alberto Bresciani, da due stagioni membro del nostro tester team.

la particolare conformazione della suola richiede un iniziale periodo di adattamento così come la rigidità dei materiali che costituiscono la tomaia. il supporto centrale si sente molto ma una volta abituati se ne apprezzano decisamente gli effetti sulla stabilità dell’appoggio. ottima la protezione anche se l’ammortizzamento non è molto efficace sui suoli più duri. una scarpa che regala soddisfazioni su percorsi veloci, strizza l’occhio al segmento minimal ma senza perdere in termini di comodità.

e’ ben strutturata e abbastanza rigida, si sente molto il supporto centrale e richiede un periodo di adattamento. e’ elastica e ha un buon ritorno di spinta anche su tratti asfaltati o terra bianca. la tomaia si asciuga con gran facilità, ha un buon grip su terreni terrosi ma scivola molto su erba bagnata. in caso di terreni molto allentati dal fango il particolare disegno della suola tende a trattenere molto sporco, specie nella parte centrale. ottima la protezione, scarpa adatta a gare veloci e brevi.

peso: 268 gr (M) e 200 gr. (W)

Trail made in Colorado la nuova Newton Running Boco AT

un test interessante poiché la Boco, che segna il debutto assoluto nel mondo del trail per il prestigioso brand americano newton running, fedele alla filosofia ed alla particolarità di ogni calzatura della casa di Boulder prevede un differenziale molto accentuato sotto l’avampiede che inizialmente trae in inganno, soprattutto chi non ha mai corso “newton”.

la postura è differente e ci vuole qualche chilometro per adattarla al proprio modo di correre. poi si iniziano a sentire i benefici quale la possibilità di spingere molto sull’avampiede, soprattutto per chi ha un passo veloce e molta potenza. i tasselli della suola permettono un ottimo grip soprattutto in discesa dove la scarpa ha un rendimento eccellente grazie anche alla buona ammortizzazione sul tallone ed alla rigidità e tenuta complessiva della calzatura. feedback estremamente positivi per una scarpa innovativa e “diversa” rispetto alle concorrenti, ottimo punto di partenza nel settore trail per il brand del colorado. Se il buon giorno si vede dal mattino gli sviluppi successivi saranno sicuramente interessanti. la scarpa, che prende il nome dalla città di Boulder, colorado, incorpora sull’avampiede l’esclusiva tecnologia newton action/reaction ad elevato assorbimento d’impatto. un prodotto leggero e adatto a tutti i terreni, ispirato ai famosi percorsi trails a pochi passi dal quartier generale dell’azienda, sui quali è stato testato.

• La suola impiega barre tassellate multi-direzionali per garantire la presa ottimale sui terreni sconnessi

• La tomaia a trama chiusa impedisce l’ingresso di sporco e detriti e presenta pannelli in pelle scamosciata sintetica pre-forata al laser per una migliore tenuta nell’area del mesopiede. i materiali della tomaia sono stati trattati con un rivestimento idrorepellente.

• La tecnologia di ammortizzazione a quattro barre sull’avampiede offre superiore protezione nella zona d’impatto.

• Il differenziale di 3 mm garantisce una corsa stabile

• Gli spessi lacci antiscivolo rimangono legati nei lunghi percorsi

• La morbida intersuola in EVA a densità singola offre ammortizzazione e comfort ottimali

• Resistenti paraurti in gomma sulla punta proteggono le dita dei piedi dall’impatto su rocce, radici e altri pericoli del trail.

PREZZO: 129 EURO • Peso donna 232gr • Peso uomo 272gr

Di Angelo Simone

Lo yoga al servizio del runner, per prevenire gli infortuni e ottimizzare la corsa. Il progetto di Tite Togni, insegnante certificata IYENGAR ® Yoga, ultra trail runner grazie allo yoga!

La Distribuzione di SOUL RUNNING

L’UNICITA’ CHE CI DISTINGUE!

PROGETTO SOUL SHOPS 2013 - 2015 E CAMPAGNA ABBONAMENTI 2014

E’ partito e si è già consolidato il progetto “Soul Shops”: l a distribuzione alternativa ed unica di Soul Running nei punti vendita specializzati outdoor e running.

Molti di voi hanno trovato i nostri prodotti, da Soul Running Magazine alla prima guida della collana Free Run – Elba Trail Running, sui banchi o nei reparti Running di molti negozi specializzati.

Molti di voi hanno acquistato il magazine e imparato a conoscerlo e trovarlo a pochi centimetri dagli stessi prodotti di cui tutti noi non possiamo fare a meno!

Soul Running è li, dove batte il cuore di ogni runners!

Grazie a voi e alla lungimiranza di molti gestori che hanno creduto nella validità di questo nuovo progetto, oggi acquistare Soul Running nei negozi è una realtà e lo sarà sempre di più nel 2014, dove contiamo di essere presenti in almeno 200 punti vendita e coprire ancor meglio zone in cui la passione palpita!!

La lista dei negozi outdoor e running dove siamo, e saremo, presenti è consultabile sul sito www.distanceplus.com nella sezione “dove trovare

Soul Running” in Home Page.

Per chi volesse ricevere a casa i nostri prodotti singolarmente o in abbonamento per la stagione 2014 ricordiamo che sono ancora disponibili gli arretrati 2012 e 2013 e le modalità di acquisto sono visibili su www.spmpublishing.com

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N ovi TA’: Quest’anno Soul Running raddoppia l’impegno nei test e aumentano le uscite che diventeranno 6- vi -S ei ...avete capito bene!

Abbiamo assecondato la vostra grande richiesta: testare anche le scarpe da strada. Ad Aprile uscirà, quindi, contemporaneamente alla “Guida Test Running off-road 2014” la “Guida Test Road Running 2014”, quest’ultima capitanata da ANG elo S i M o N e che porrà il suo imprimatur al prodotto editoriale con test mirati e specifici sulle calzature.

Maggior impegno per noi, per i nuovi “acquisti” della redazione e per maggior contenuti tutti dedicati a voi lettori!!

Aumenterà anche il numero delle edizioni di Soul Running Book Mag, dalle tre del 2013 alle 4 del 2014 con periodicità Maggio – Luglio –Settembre – Novembre.

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