SOUL RUNNING #6

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Soul RUNNING

Tite Togni

Augusto Mia Battaglia

Fabrizio Bernabei

Dino Bonelli

Filippo Canetta

Anton Krupicka

Fulvio Massa

Aurelio Michelangeli

Max Russo

Angelo Simone

Sol caliente, cactus giganti, mare cristallino y alla fine una cerveza fria.. questi sono gli ingredienti della Carrera de Baja che si corre ad ottobre, 100 km, in 5 tappe, di puro sabor mexicano...

Dove: Messico
CliCk: dino bonelli

Ssssshhhh! Qua è la terra a parlare!

Ai trailer lo splendido compito di capire il suo linguaggio. Volcano Trail 2013 by Mandala Tour

Dove: isola di stroMboli
CliCk: stefano Marta
“correre di puro piacere attraverso lande magiche dove i limiti non esistono...le Alte Murge”

Quando capisci che il protagonista non sei più tu, fermati, respira a fondo, contempla. Entra in sintonia con ciò che ti circonda.

Pensa. Ricordati che è l’ambiente ad ospitarti, gentilmente ti concede spazio. Ringrazia!

Dove: wicklow Mountain - irlanda
CliCk: the solution davide orlandi

Ti meless

n elle mie elucubrazioni pseudo lavorative, più o meno folli, ho sempre pensato di far uscire prodotti editoriali con un pizzico di non sense al loro interno. c he so….cellophanare pezzi di un tapis roullant tutti i mesi fino a poterselo costruire a casa da soli (sempre che il lettore non si perda un numero). vai in edicola e chiedi s oul r unning. l’edicolante ti risponde con o senza la pedana allegata? a ltra idea favolosa: se fossi il titolare di una grande azienda farei le pubblicità animate, tipo… avete presente i libri delle fiabe dei bimbi che quando apri la pagina appare un capolavoro di cartotecnica come un castello, od altro, con le linguette che quando le tiri personaggi si muovono? p ensate ad una doppia pagina che apri ed appare il traguardo di una gara, con i runner che sprintano, e tu con la linguetta puoi muoverli. o ppure apri il giornale e parte la musica, stile bigliettini di auguri.

Musica che diventa la colonna sonora di quel numero. e cco continuiamo a fantasticare ed immaginiamo che aprendo il vostro numero di s oul r unning a questa pagina si iniziasse a diffondere sul tram, a casa vostra, in ufficio o dovunque siate s ign 0’ the times, p rince from 1987, mille anni fa o ieri, poco importa.

e d è con questa colonna sonora che inizia questo nuovo capitolo di s oul r unning. mmaginatela, canticchiatela, fischiettatela e se non la conoscete, beh è una grave lacuna culturale, quindi correte su You tube e colmatela, e poi via, immergetevi nella lettura di r un&trip in c uba di due care amiche, tite e Mia, godetevi le immagini e le poesie in sardo by b onelli&co, a nton che si racconta dalla cover in poi, f abrizio b ernabei e a urelio Michelangeli che vi porteranno a vedere l’alba del trail, f ilippo e il suo record nell’arcipelago, f ind the c ure ed il loro impegno, il senso di s oul r unning per le gare ed ancora la misteriosa v ia di w icklow in i rlanda. e d infine trentadue magnifiche pagine dedicate alla scoperta di una p uglia davvero inedita! u n numero unico di cui vado particolarmente orgoglioso, un numero maturo di tre anni di storia, un numero ancora acerbo se pensate che per altri infiniti attimi vogliamo continuare a raccontarvi il nostro modo di vedere il trail: timeless – l imitless d edicatevi del tempo per questo s oul r unning. l eggete un articolo, magari rileggetelo, guardata bene gli scatti che lo completano, riempitevi gli occhi di colore, la testa di parole e il cuore della loro musica e poi uscite a correre senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo, senza tempo.

d avide o rlandi

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INTROSPETTIVAMENTE

d a piccoli perdersi è una grande paura, pensate cosa vuol dire per un bambino smarrire la mano della mamma al supermercato. p ian piano che si cresce, specie ai giorni nostri, perdersi diventa via via sempre più difficile, grazie alla tecnologia diventa davvero impossibile. e ppure una volta ogni tanto può essere anche piacevole. o vvio, non dico di perderci nella giungla tropicale, sarebbe fin troppo...basta poco, anzi basta semplicemente volerlo. n on è necessario correre rischi, è sufficiente trovare un sentiero mai percorso e decidere di seguirlo fino alla fine, senza chiedersi dove andrà, senza guardare il tempo che passa e soprattutto spegnendo il Gps. p erdersi consapevolmente, non pensare di rientrare a un certo orario perchè si hanno impegni, perchè qualcuno ci aspetta, perchè dobbiamo correre per un determinato tempo, semplicemente andare e basta, vedere cosa succede, dove si arriva, senza pensare ad altro. l ibertà take away, facile e a portata di mano.

u na sorta di ritorno alle origini, all’esplorazione, un’avventura che ognuno di noi può vivere, piccola ma allo stesso tempo importante

lost“Getting is not a waste of time”

perchè esclude tutte le variabili a cui dobbiamo sottostare ogni giorno. l a corsa serve anche a questo, è un momento che ci prendiamo per noi e così deve essere, fino in fondo, senza condizionamenti. l asciamo per una volta alla partenza le abitudini e le sicurezze: basta con l’essere sempre reperibili, ovunque, basta farci spiare dal satellite, sapere sempre dove siamo, a quanto andiamo, quanto dislivello... troviamo per una volta il tempo per goderci il tempo, non pensiamo a cosa potrebbe succedere, ci sentiremo più sicuri di noi stessi, ci lasceremo portare dalle gambe e dal sentiero.

Mi è successo una sera di maggio, sopra b olzano. u na gran voglia di andare e basta, nessuno che mi aspettava, libero di decidere quanto correre e quando decidere di “girare i piedi” e di tornare indietro. u n sentiero mai percorso prima, tutto da esplorare, senza riferimenti, solo ascoltando le proprie sensazioni per amministrare le risorse del corpo.

b ello, ci voleva davvero!

a lla fine però non ce l’ho fatta, ho stoppato il cronometro e affamato di informazioni ho guardato quanti metri di dislivello avevo fatto... schiavo del feed back numerico. p erò per quasi due ore me la sono proprio goduta!

LA ZANZARA Trail Pollution

Questa è solo la seconda pagina che riempio di parole, ma mi sembra già trascorso un secolo da quando mi apprestavo a salire le scale per raggiungere la redazione di s oul r unning. n questa pagina voglio provare a guardarmi indietro e cercare di capire perché sono arrivato fino a questo punto; sì perché senza volerlo in questi mesi ho profondamente cambiato il mio modo di pensare e vivere il trail.

l’autunno è stato il periodo in cui d avide, a ndrea p. e a ndrea v. sono entrati nella mia vita e forse è lì che bisogna cercare il ceppo originario della contaminazione soul che mi ha pervaso e tuttora sta conquistando parti sempre più importanti del mio cervello malato!

a quel tempo li consideravo editori professionisti, estremamente professionisti, ma con una visione e conoscenza del mondo trail r ace a dir poco superficiale, loro mi parlavano di soul M an , di soul e X perience , io di chilometri e dislivelli…

binomio s oul r unning e d istanceplus è perfetto: loro a sognare e raccontare, io a classificare ed analizzare. p erò senza accorgermene un virus monocellulare si già era insinuato dentro di me, mentre io cercavo di trasmettere la malattia race ai miei nuovi soci non mi rendevo conto che la soul pollution già mi procurava qualche linea di febbre... mese di f ebbraio è stato quello decisivo: 10 giorni a stretto contatto con soul M an supportati da altri personaggi a dir poco sorprendenti hanno portato la contaminazione ad esplodere in tutta la sua virulenza. È lì che ho iniziato a guardare numeri per quello che sono, è lì che ho pensato che forse era più importante correre insieme a un gruppo di amici in mezzo agli ulivi innevati, invece di capire perché k ilian Jornet ha impiegato 10’ in meno di Marco o lmo per vincere l’ ut M b

f ortunatamente la stagione delle gare di trail r unning è entrata nel vivo, adesso non c’è più tempo per il soul bisogna essere race a desso non è più tempo di sognare e raccontare, è tempo di live race virus soul pollution ha fatto il suo tempo, gli anticorpi fino a o ttobre dovrebbero garantirmi l’autodifesa, adesso è tempo di race pollution e i primi sintomi si sono già manifestati.

gazebo suol runnin G sta diventando ormai famigliare ai trailers italiani, d avide sta iniziando a disquisire sulle performance agonistiche degli atleti e insieme ad a ndrea passa ore a studiare tempi e tabelle di marcia della loro prossima avventura. a desso sono loro ad avere la febbre, adesso sono loro ad essere stati contaminati dal virus distanceplus !

25 ANNI DI TRAIL

cominciai a praticare la corsa in montagna verso la fine degli anni ‘80, avvicinandomi attraverso un percorso fatto di circostanze e casualità. la corsa in montagna, per l’ talia di quei periodi, era rappresentata dalle gare ufficiali del circuito fidal o da gare a carattere locale, tipo le “Martze a pia’”, ancora oggi molto in voga in valle d’aosta, comunque gare che raramente superavano 10 km di sviluppo, quindi ancora molto distanti dal concetto che attualmente abbiamo del trail running. tra le tante, si distinguevano alcune corse in salita tipo la “mitica” ivreaMombarone che aveva radici già precedenti alla prima guerra mondiale prima di riprendere con la prima riedizione nel 1977. altra gara che precorreva i tempi già nel 1988 era “ sentieri del re”, organizzata dalla pro loco di entraque e che si sviluppava nel parco naturale dell’argentera su una distanza di circa 22 km e 1700+, presentando un profilo dinamico con alternanze di salite e discese di grande rilievo, cancelli cronometrici e attenzione nei confronti del rispetto per l’ambiente. fino agli anni ‘90 era difficile reperire del materiale tecnico adeguato e utilizzavamo scarpe, accessori e indumenti derivanti dal podismo, dall’escursionismo o dalla mountain bike, che ci permettevano di correre ma che non rispondevano alle esigenze della disciplina. le scarpe erano più o meno delle a3 ed erano le stesse utilizzate nelle corse campestri del podismo. forse la prima vera scarpa da trail messa in commercio fu la adidas “los angeles trainer”. sì, proprio quella che ancora oggi si vende nei negozi di calzature e che indossano ragazzini alla moda; tomaia traspirante in nabuk e nylon a maglie larghe, intersuola di polyair che la rendeva leggerissima e flessibile, e poi una validissima tassellatura della suola che la rendeva grippante e stabile anche sui peggiori terreni; ma la vera innovazione fu la “vario shock absorption system”, in pratica una serie di tasselli a sezione cilindrica inseribili trasversalmente nell’intersuola e che consentivano di differenziare il sistema di ammortizzazione per ottenere le performance migliori. ho usato spesso, sia in allenamento che in gara, anche scarpe di gomma alte, tipo quelle da escursionismo leggero, anzi ricordo di aver partecipato nel 1998 ad una bellissima gara di 100 km in tre tappe che esigeva, da regolamento, scarpe alte che coprissero la caviglia. anche il vestiario era improvvisato con le canottiere di raso, le tute in triacetato e l’immancabile k-way per il vento e per la pioggia. ricordo con nostalgia la canottiera a manica lunga di lana spessa dell’esercito, la così detta “super pippo” che indossavo sistematicamente nelle fredde giornate invernali. per le gare lunghe si utilizzavano tradizionali zainetti oppure dei marsupi. oggi la tecnica ha messo a disposizione materiali leggeri, resistenti, traspiranti, ergonomici, predisposti per la corsa. e’ giusto approfittarne dotandoci di tutto il necessario ma senza l’illusione che una dispendiosa dotazione di materiale tecnico possa sostituire la fatica e la gioia dell’allenamento.

Live

Naturally, run Naturally. Minimalista nella vita e nello stile di corsa, icona del vivere in massima libertà il trail tra le sue montagne in Colorado

“Ho incominciato a correre nel 1995, avevo 11 anni.

A 12 ho corso la mia prima maratona, sono sempre stato attratto dalle lunghe distanze. Dopo il college, nel 2005, mi sono finalmente potuto dedicare alle ultra distanze e, soprattutto, alle lunghe giornate tra le montagne”.

“Ho scelto uno stile di vita che fosse realmente mio e che mi desse felicità tutti i giorni. Non credo esista un modo “giusto” di vivere, ognuno è differente e ha diversi valori e priorità.

Quello che conta per me è la natura e riuscire a trascorrere più tempo possibile correndo tra le montagne: questo è il mio obiettivo”.

“ trascorrere lunghe giornate correndo in montagna mi ha reso forte ed abituato alle difficoltà. p er questo motivo in gara riesco a gestire ogni imprevisto e ogni dififcoltà, grazie alla motivazione e alla competitività. Questo mix mi permette di affrontate al meglio le gare di ultra distance”.

“ d icono che il mio passo sia elegante e leggero. s ono convinto sia un dono della natura, sicuramente affinato grazie a migliaia di ore trascorse correndo tra le montagne. s enza dubbio un modo di correre naturale che mi permette tante ore di autonomia”.

“Quando non corro mi trovi a leggere un libro. s crivo o passo il tempo con gli amici. Mi considero un uomo curioso della vita. a llenarmi per me non è una cosa complicata, non ci sono segreti, si tratta solo di dedizione e costanza, di amore per quello che mi piace fare.

Get out for a run every day, and enjoy it!”.

The Wicklow Way

u n contatto e una presentazione del nostro magazine durante la b orsa nternazionale del turismo, una mail con il possibile itinerario da percorrere, una breve attesa e la conferma definitiva. Questo l’ordine degli eventi che ci hanno portato a correre la nostra prima s oul e xperience all’estero. e venti che si sono susseguiti senza che potessimo rendercene conto veramente dal momento che siamo stati completamente assorbiti dalla lavorazione del nostro annuario dedicato ai prodotti.

u na bella sorpresa quindi la preziosa mail di o rnella di turismo rlandese, con cui ci ha detto: “ o k, si parte per l’ rlanda!”. d estinazione la catena dei Monti w icklow, a sud ovest di d ublino. Giusto il tempo per mandare in stampa la Guida e subito a preparare le valigie, una settimana da “zingari” a correre in un posto lontano, un’opportunità da prendere al volo e, per tutti, l’unico modo per provare a staccare dallo stress degli ultimi due mesi. d ove? l ungo l’antica v ia di w icklow, percorsa fin dal settimo secolo dai pellegrini di s an p atrizio, su e giù per le valli, i “Glen”, circondati da morbide montagne, al massimo alte 900 metri, dove si alternano il verde dei prati e delle foreste di conifere al bordeaux dell’erica non ancora in fiore. c irca 100 chilometri da percorrere in tre giorni con quasi 4000 metri d +. l percorso è già tracciato sulla nostra mappa ma la differenza la fa fred, il “nostro uomo” a wicklow: frederic verdier è il responsabile dell’ufficio del turismo della zona e ci consiglia alcune modifiche al nostro tracciato, mantenendone invariato il chilometraggio, in modo tale da vedere i posti più belli ma soprattutto arrivare a Marlay park, alle porte di dublino. la nostra soul experience, la prima all’estero, diventa così una sorta di viaggio nel tempo, da un antico e sperduto paese “in the middle of nowhere”, tinahely, fino alla capitale toccando luoghi con una storia millenaria come le rovine di Glendalough.

PR i MA TAPPA: T i NAH elY-G le NDA lo UGH f orse abbiamo esagerato con la colazione, forse anche con la cena. Ma come si fa a tirarsi indietro se ti portano al tavolo delle cose stupende? l a prima notte alloggiamo in un b&b che ci ha anche servito una cena di prim’ordine, con piatti tradizionali ma sempre ricercati, curati...ma soprattutto squisiti. e poi colazione: dolci, macedonia fresca ma anche un piatto con maiale e salmone affumicati, due tipi di formaggio e uova, un bel pieno! p roprio quello che consigliano prima di affrontare 47 km con quasi 1700 m d +! c dirigiamo in macchina verso la piazza del paese, start ufficiale del nostro trail: un breve tratto asfaltato iniziale e poi la strada diventa un largo sentiero, sempre perfettamente segnalato, che ci porta a scavalcare la prima valle della giornata. Morbide colline, dove pascolano pecore e mucche, in gran parte ricoperte di erica che colora il terreno di bordeaux tranne lungo il sentiero che è verde, curato, con l’erba alta quattro dita. s arà il mio cruccio per tutto il trail: come fa a essere così perfetta? n on c’è nessuno che la taglia, perchè l’erica non invade la traccia? e ’ erba finta? n o. a llora è merito di s an p atrizio, ne sono convinto, per facilitare il cammino dei suoi pellegrini. c orrerci sopra è un piacere, un tappeto verde, quasi un campo da golf...che guarda caso qui è

sport nazionale. colori sono ciò che colpisce maggiormente durante primi chilometri, i toni dominanti sono ovviamente il verde in tutte le sue tonalità ma anche l’incredibile rosso dei torrenti. s olo qualche giorno dopo, grazie a f red, scopriremo il motivo di questo colore. e un continuo saliscendi, non forziamo mai la corsa anche perchè la digestione è ancora lunga...siamo così carichi di energia che le prime 4 ore di corsa passano mangiando solo una banana! s tiamo salendo di quota rispetto alla partenza e pian piano prati lasciano il posto a grandi foreste di conifere, alberi perfettamente ordinati e con un sottobosco davvero fitto dove la luce fatica a penetrare e dove tutto è foderato da un muschio su cui ci si potrebbe addormentare, come sul migliore dei materassi. s i continua a correre, alternando sulle salite più ripide una camminata veloce: si tratta per lo più di strade bianche, nulla di tecnico, l’ideale per prendere confidenza con tutto, dall’equipaggiamento al clima che è ideale per correre. l a condizione è buona, le gambe girano ma è tanto che non affrontiamo distanze così lunghe e quindi la parola d’ordine è conservarsi. r imaniamo per lunghissimi tratti da soli, la via è sempre ben se gnalata e non incotrare nessuno per così tanto tempo, anche ore, è

davvero strano, ci porta in una dimensione molto lontana dalla nostra quotidianità ma dove ci troviamo bene, forse ne avevamo bisogno, gli unici essere viventi che incontriamo sono dei cervi. a 32° chilometro, dopo una lunghissima e piacevole discesa, torniamo nella civiltà raggiungendo il pub di Glenmalough, vivamente consigliato da f red: si trova a fianco di un crocevia tra due strade, intorno prati e foreste, se escludiamo dalla vista le auto parcheggiate potremmo tranquillamente dire di trovarci nello stesso posto ma cento anni prima: edificio, camino, arredamento interno e alcuni personaggi per quanto mi riguarda potrebbero appartenere al secolo scorso. u n panino, un caffè caldo, rigorosamente americano (ci poteva stare anche una Guinness...) e si riparte, mancano gli ultimi 15 km, c’è da scavalcare l’ennesima montagna. r ientriamo nella foresta di fianco a un ponte “targato” 1830, si riprendere a salire, percorriamo una strada bianca che lungo il fianco della montagna segue una valle dove la

dei pellegrini verso l’ultimo passo della giornata. a rrivati in quota procediamo costeggiando la cresta su una lunga passerella in legno, ne incontreremo molte successivamente, fondamentali per non camminare nel fango e nell’erba bagnata. È come se la terra fosse ricoperta da una spugna che trattiene l’acqua, un manto di muschio zuppo. s scollina, si torna su un’asciutta strada bianca e si scende: gli ultimi sette chilometri sono tutti in discesa verso Glendalough che in queste ore è affollata di turisti. a rrivare in fondo valle per me è stato un brusco ritorno al 21° secolo: ritrovarsi a correre tra la gente, prestare attenzione a non urtare nessuno dopo più di sei ore di nulla è stato un po’ destabilizzante. Glendalough con le sue rovine, le lapidi in pietra risalenti a prima dell’anno 1000, alcune ormai cadute a terra, è un luogo di grande suggestione, viene quasi da camminare in punta di piedi.

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S e C o NDA TAPPA: G le NDA lo UGH- e NN i S ke RRY p rima ancora che suonasse la sveglia è stata la pioggia battente sulla finestra a darci il buongiorno. l a pioggia la metti in conto quando sei in i rlanda e quindi, dopo una nuova “colazione del campione” ci prepariamo ad affrontare l’acqua con giacca e pantaloni impermeabili. f a freddino, diciamo anche freddo, guanti sono consigliati. s parte subito in salita, come sempre: bosco fangoso, radici scivolose, per fortuna la pioggia adesso è sempre più leggera, smette nel giro di una ventina di minuti. Grazie rlanda! 47 chilometri del giorno prima si sentono nelle gambe e dover subito salire ci consiglia un inizio tranquillo. s scollina, scendiamo nel bosco e oltrepassiamo il fiume fino a incontrare a ndrea e l’auto appoggio: lascio i pantaloni impermeabili e la giacca pesante, mi metto in assetto running, si inizia a correre adesso. s i sale consteggiando prima dei pascoli e poi l’ennesima foresta, aumenta la quota e il vento spazza le nuvole e allontana la pioggia. ncontriamo altri trailer, sei per la precisione, poi di nuovo soli. s i sale ancora di quota e aumenta il vento, raggiungiamo il crinale e sulla nostra destra finalmente vediamo il Mare d’ rlanda. a l 18esimo chilometro raggiungiamo a ndrea e facciamo una breve sosta-panino cercando di ripararci il più possibile dall’aria, per fortuna il sole è caldo e al riparo si sta bene. s riprende in salita, un breve tratto su asfalto molto ripido su cui qualche ciclista sale a zig zag per contrastare la pendenza. i ncontriamo diversi turisti, d’altra parte oggi è domenica: le montagne intorno a noi sono brulle, senza alberi, spazzate dal vento, gli irlandesi senza

fare una piega se ne stanno seduti a fare il loro pic nic...lo spirito

outdoor del nord è anche questo, fuori in qualsiasi condizione!

a bbandoniamo l’asfalto e continuiamo la salita di nuovo su passerelle in legno, circondati da fango ed erba zuppa di acqua.

s otto di noi il lago “ l ough tay”: incredibile, una gigantesca pinta di Guinnes? a cqua nera come la birra e una spiaggia di fine sabbia bianca che sembra la classica schiuma di questo prodotto simbolo e anima dell’ rlanda. p roprio nei pressi del lago c’è la tenuta dell’antica famiglia fondatrice dell’antichissmo birrificio, più irlandese di così non si può! l vento diventa sempre più forte lungo il crinale, tolgo occhiali e visiera perchè in più di un’occasione mi stavano volando via, eppure incontriamo tanti trekker su questa lunghissima passerella in legno, perfettamente curata che sale fino alla cima del monte d jouce. n oi invece deviamo sulla destra e incominciamo una lunghissima discesa in direzione di e nniskerry, troppo lunga per miei piedi che incominciano a farmi male, in particolare il tendine dell’alluce destro...fino a quel momento tutto era filato liscio. l ascio andare avanti d avide, prendo il mio ritmo. d opo una breve e secca risalita con l’ennesimo scollinamento, concludiamo con l’ultima lunga volata verso il basso la nostra seconda tappa affrettando il passo negli ultimi 300 metri prima di rifugiarci in macchina sotto un forte acquazzone. meteo anche oggi ci ha graziato! 29 chilometri e 1200 mt d + la tabella di marcia di questa seconda tappa.

34 T e RZA TAPPA: e NN i S ke RRY-DUB li N o nostro ritorno alla civiltà è sempre più evidente. Già ieri abbiamo incontrato molti turisti e i tratti di solitudine sono stati sempre meno. p artenza da e nniskerry, questa volta in discesa...solo per poco però. c osteggiamo villette, fattorie e pascoli, corsa piacevole con un continuo saliscendi. c saranno una decina di gradi, forse meno, il vento è teso. d opo aver scaldato muscoli con primi chilometri si fa sul serio: nuova foresta e nuova strada bianca in salita, tratti con il vento contro si fanno impegnativi. a bbandoniamo la strada per un sentiero perfettamente conservato e pulito che diventa roccioso, quasi alpino fino allo scollinamento. s iamo vicini la mare e le nuvole di umidità ci avvolgono, a tratti è quasi nebbia. u n breve tratto pianeggiante su un sentiero largo, bellissimo, che invita alla corsa e continua poi in discesa: mi lascio andare non solo con le gambe ma anche con la testa, mi rilasso come non mi succedeva da tempo, penso a tante cose, a quelle importanti, mi emoziono fino alle lacrime, non so perchè, forse lascio andare tensioni e stress, mi vien voglia di chiamare casa, ma qui non c’è campo, devo rimandare a più tardi. f orse l’incredibile situazione climatica mi ha colpito e distaccato completamente dalla realtà: sole alle spalle che scalda schiena e gambe, vento e minuscole gocce di pioggia di fronte, che mi bagnano e raffreddano...davvero unico, quando mi ricapita una cosa del genere? d opo l’ultima sosta tecnica con a ndrea e l’auto di appoggio si riparte: continua a soffiare il vento e ci manca un altro valico, l’ultimo del nostro trail. d opo un lungo tratto su asfalto, rigorosamente controvento, in rlanda quando soffia non scherza, si svolta a destra nel bosco: sentiero ripido, procediamo camminando perchè la stanchezza incomincia a farsi sentire. e ntriamo nelle nuvole basse, la vicinanza con il mare si fa sentire: la visibilità è più che buona ma non riusciamo a vedere fin dove vada il sentiero, sembra che porti in cielo, nel nulla. Ma dove siamo finiti? p roseguiamo costeggiando il bosco e poi lungo il dorso della montagna: ai lati solo prati brulli e fangosi, il sentiero è sempre in ottime condizioni e a intervalli regolari solcato da profondi tagli nel terreno, creati con due grosse pietre, che servono per far defluire l’acqua. a lcuni sono alti anche un metro, infilarci una gamba sarebbero guai seri. f inalmente si alzano le nuvole e sotto di noi, scollinando, vediamo d ublino, la nostra meta. tornano le energie, scompaiono piccoli fastidi, si scende incontrando di nuovo le prime case e campi da golf che circondano la capitale. s i ritorna al presente. ncredibile, dopo tre giorni trascorsi nel silenzio dei boschi, sentire nuovamente il rumore di un aereo: un suono al quale siamo più che abituati ma che avevamo completamente dimenticato, del tutto assorbiti dalla wilderness irlandese. Marlay p ark, dove si conclude la w icklow way, ci incanta per le sue dimensioni, ci siamo quasi persi, proprio sul finale...per fortuna non siamo dovuti arrivare al p hoenix p ark di d ublino, il parco cittadino più grande d’ e uropa...

p er maggiorni informazioni: www.irlanda.com www.thegatheringireland.com www.visitwicklow.ie

l a w icklow way è stata la quarta s oul e xperience di s oul r unning, la terza alla quale ho partecipato: in b asilicata causa una bandelletta infiammata ho percorso la metà del tragitto, un b asilicata c oast to coast solo a spizzichi e bocconi per me. a ll’ e lba mi sono tagliato fuori con le mie mani, anzi con miei piedi, procurandomi una brutta distorsione alla caviglia al sesto chilometro dei 100 previsti. n rlanda mi sono preso una rivincita. i nfortuni 2, a ndrea 1, adesso voglio il pareggio!

l A C o NT e A D i W i C klo W N P illole nostro trail si è snodato nell’area boschiva più vasta dell’ i rlanda, le w icklow Mountains, seppur con quote decisamente inferiori, coprono un’area maggiore rispetto a quella del massiccio del Monte b ianco. u n’area molto ricca di acqua e fiumi, le cascate di p owerscourt, che abbiamo visto durante la seconda tappa, sono le più alte d’ rlanda, l’acqua con cui viene storicamente prodotta la mitica Guinnes proviene proprio dalle w icklow Mountains. Questa catena servì da rifugio ai ribelli che combatterono gli nglesi, la Military r oad, che la w icklow way spesso incrocia e segue per brevi tratti, fu costruita dai britannici proprio per traspostare le truppe sulle montagne in cerca dei ribelli. Glendalough sicuramente è stata la località più affascinante che abbiamo incontrato, le sue rovine sono un esempio della “ s cholar of s aints” (dal quinto all’ottavo secolo): il monastero fu meta per monaci da tutta e uropa così come per figli dei monaci che venivano fin qui per studiare. u na regione affascinante e con una natura ancora incontaminata e unica, tanto che proprio nell’area di w icklow sono stati girati molti film come e xcalibur, b raveheart, k ing a rthur...produzioni che hanno utilizzato questi luoghi come naturale scenografia.

S o U l AD vi C e S

l’ i rlanda che abbiamo conosciuto non è fatta solo di foreste, prati, vento ed emozioni di corsa ma anche, e sopratuttto, di irlandesi. e il primo a dircelo, ancor prima che potessimo scoprirlo da soli, è stato un italiano! p artenza della prima tappa da tinahely, ore 8,30 di sabato, non c’è in giro praticamente nessuno, mentre stiamo ultimando i preparativi arriva un’auto, scende un uomo che ci chiede: siete italiani? e Giovanni, il veterinario del paese (lui si che ha capito tutto...qui ci sono più animali che persone...), originario di b enevento che appena laureato ha deciso di andare all’estero, e a tinahely si trova benissimo. e ’ lui a dirci che il tesoro dell’ rlanda sono gli irlandesi, lo avremmo scoperto presto: tutti incredibilmente gentili, disponibili, incuriositi da quanto stavamo facendo, e sì che l’ i rlanda ha passato, e ancora ne paga le conseguenze, un periodo economico non facile, quanto noi. e ppure si vive senza stress, con quello che si ha. d obbiamo imparare. e pensare che proprio in quei giorni in i talia si decidevano governo e presidente della r epubblica...il pensiero di rimanere anche noi in i rlanda ci ha “stuzzicato” più volte! i consiglio di s oul r unning è di percorrere questo itinerario godendo la natura e i luoghi, l’ospitalità e i pub, luoghi dove non si beve e basta, come spesso si pensa, ma dove si ascolta musica dal vivo ad ogni ora, dove c’è wi-fi gratuito...anche! l ungo la strada come non segnalare il pub di Glenmalure, il w ilderness l odge, mai nome più azzeccato: in mezzo alla foresta, luogo ideale per un caffè caldo di fianco al caminetto o come b & b l a carne, ovviamente, è ottima: a Glendalough, arrivo della prima tappa e ripartenza della seconda, nella steak house dell’hotel ci si possono togliere delle soddisfazioni! b evanda ufficiale del trail ovviamente è la birra: rossa o Guinness diventa l’integratore per eccellenza del trailer!

D ove R i P o SARS i l UNG o l A W i C klo W WAY o ttima cucina, squisita ospitalità, wi-fi free...questo quello che abbiamo trovato nelle strutture che ci hanno ospitato durante il nostro trail. Quindi se vi capita di passare da quelle parti questi sono degli ottimi punti di riferimento: s unindale c ountry h ouse di tinahely, vi sentirete come a casa, cena e colazione indimenticabili. Glendalough h otel, alle porte delle antiche rovine di Glendalough e infine il s ummerhill h ouse h otel di e nniskerry, incantevole cittadina appena sopra il mare: posizionato tra bellissime ville e soprattutto dotato di una s pa, ideale per smaltire le fatiche del lungo trail.

a bbiamo percorso 100 km con quasi 4000 mt d + in tre giorni, un percorso inedito, affascinante, e il nostro partner tecnico è stato t he n orth f ace. wow! c ome Jezz b ragg, s ebastien c haigneau, l izzy h awker, f ernanda Maciel e tanti altri runner di primissimo livello che compiono imprese eccezzionali. p er noi è stata una grande soddisfazione, tra di noi abbiamo subito pensato: quando mai ci ricapita di essere sponsorizzati da t he n orth f ace? b en lungi da sentirci dei top runner abbiamo provato a “sdrammatizzare” la situazione portando il nostro equipaggiamento in contesti meno avventurosi ma comunque “very irish”: un campo da golf, sport nazionale, e soprattutto nella sede di una delle associazioni più famose ed esclusive di d ublino, la Grange a rtisans Golfing s ociety, dove ci siamo dedicati a biliardo, freccette e Guinness. u n ringraziamento particolare va a s hane o ’ b rien, p residente dell’associazione e caddy master del circolo Grange Golf c lub, tra i più importanti d’ rlanda e dove si allena e dove è socio il c apitano delle ryder cup. incredibile cortesia e disponibilità, visti soprattutto gli ambienti in cui abbiamo “fatto irruzione”, da parte di shane, irlandese d’hoc!

l e nuove u ltra Guide, terreni morbidi e lunghe distanze sono fatti per queste scarpe!

Giacca e pantaloni a k s tormy: altamente traspiranti e soprattutto impermeabili al 100%. e ntrambi facilmente ripiegabili per essere trasportati nel proprio zaino e realizzati con tecnologia f lash d ry™ che riduce i tempi di asciugatura e migliora la ventilazione.

Zaino enduro plus pack: il compagno di viaggio ideale per lunghe distanze dove bisogna portar con sé tutto quello che serve. pratiche e ben studiate le varie tasche interne ed esterne oltre alla cintura che lo assicura al corpo senza dare mai fastidio. dotato di sacca idrica da 2 litri con tecnologia anti-perdite.

Maglia G td tee: leggera e traspirante con sistema di aerazione progettato tramite body-mapping.

u na maglia tecnica da corsa, con tecnologia f lashdry™, che lavora insieme al corpo per ridurre tempi di asciugatura e migliorare la regolazione della temperatura.

p antaloni G td c apri tight: caldi, ad asciugatura rapida e con taglio anatomico. u n capo che vanta la tecnologia vaporwick™ per il controllo della sudorazione, mantiene gli atleti freschi e asciutti durante la corsa. i dettagli riflettenti aumentano la visibilità in condizioni di luce scarsa.

Motion Control.

Chi si muove su percorsi alpini difficili necessita del massimo controllo a ogni passo. Per questo Mammut ha creato una collezione su misura per il trail running. Dinamica, traspirante, leggera, robusta e sicura - per il massimo delle prestazioni. Provala per credere. Come hanno fatto gli atleti selezionati durante l‘evento di prova sul Pers Moräne. www.mammut.ch

disponibile presso: www.socrep.it 0471 797022

c ébé – www.cebe.com

c inetik e e yemax sono gli occhiali utilizzati durante il trail. e ntrambi estremamente leggeri (solo 58 gr), avvolgenti e sempre stabili sul viso, anche in discesa. d otato di lenti intercambiabili il primo e fotocromatiche il secondo: particolarmente efficaci con il tempo nuvoloso e nel sottobosco le lenti gialle del c inetik.

Correva l’anno

5 AGOSTO 1996. COLLELONGO. REGIONE ABRUZZO. QUI NASCE IL TRAIL RUNNING IN L’ITALIA CON LA MITICA ECOMARATONA DEI MARSI. AL MICROFONO A RACCONTARE QUEST’AVVENTURA AI SOUL RUNNERS ALL’ASCOLTO DUE OSPITI D’ECCEZIONE: AURELIO MICHELANGELI E FABRIZIO BERNABEI!

r ubiamo il nome di una fortunata trasmissione r ai per aprire una finestra sulla storia del trail. u na disciplina che, rapportata ad altri sport, è molto giovane ma che si è anche sviluppata negli ultimi anni davvero velocemente tanto che le immagini delle prima gare, le “eco maratone”, di nemmeno vent’anni fa, prendono un sapore decisamente vintage.

a bbiamo deciso di segnare come anno zero per il trail una gara che quest’anno è giunta alla 18esima edizione: l’ e comaratona dei Marsi a c ollelongo. c orreva quindi l’anno 1996, a urelio Michelangeli e l’amico s ergio r ozzi decidono di organizzare una gara nuova, quasi estrema, alle porte del p arco n azionale d’ a bruzzo: l’obiettivo era chiaro, aprire una nuova porta nel mondo della corsa, fare una maratona “estrema” in luoghi unici, far vivere alle persone le sensazioni che si provano a correre in ambiente, incontrare e parlare con le genti del posto, ascoltare le loro storie e conoscere le loro tradizioni...vivere insomma la corsa come un’avventura. d a quel 1996 a urelio ne ha fatta di strada grazie alla sua passione: da sempre praticante la corsa decise di abbandonare

la strada e il risultato cronometrico incominciando a correre fuori strada, per il puro piacere di farlo, per stare bene con se stessi e conoscere persone nuove. p uò essere considerato senza dubbio uno dei pionieri del trail in talia avendo fondato nel 1998 la iuta ( talian u ltramarathon e trail a ssociation), è presidente dell’ a ssociazione p arks trail (che conta più di 50 gare nel centro-sud i talia) e ricopre il ruolo di Manager del team tecnica. “ trail running per chi corre – ci spiega a urelio – è la risposta all’esigenza sempre più crescente che l’uomo ha di rimanere in contatto con la natura. a differenza di altre discipline della corsa, dove il risultato e la prestazione sono gli unici obiettivi, gli elementi fondamentali sono la scoperta del territorio, la salvaguardia dell’ambiente, la conoscenza della cultura e delle tradizioni locali. risultato non è più il principale elemento di appagamento o delusione di chi partecipa a un evento di trail”.

l’ e comaratona dei Marsi del 1996 fu una prima edizione organizzata grazie alla collaborazione delle autorità locali, incredibilmente lungimiranti, ma anche grazie alle associazioni locali di cacciatori, notoriamente profondi conoscitori dei sentieri, che aiutarono a

tracciare il percorso. 300 furoni volontari coinvolti, 6 volte il numero dei partecipanti che prevedeva la chiusura della starting list a 50 concorrenti, selezionati grazie alla rivista n o l imits. u n grande successo tanto che le immagini di gara, con la regia di c arlo Gobbo, furono trasmesse come copertina di chiusura della d omenica s portiva del 5 maggio 1996. n egli anni la manifestazione è cresciuta sia nel numero dei participanti che in qualità. Già dalla seconda edizione fu inserita una gara più corta da 13 km che diede la possibilità ai tanti appassionati di provare una nuova esperienza. i percorso non è sempre stato lo stesso, nel corso delle edizioni sono stati apportati piccoli ma sostanziali cambiamenti, uno degli obiettivi dell’organizzazione è sempre stato l’aspetto turistico ancor prima di quello tecnico-agonistico.

vincitore della

s apriva così una nuova era, le ecomaratone incominciarono ad avere sempre più successo, anche se per parlare di trail bisogna aspettare tre anni dalla prima edizione dei Marsi e il deus ex machina è ancora a urelio: “il trail del r egno a ngioino, che si disputò a c ittaducale il 20 giugno 2009 – racconta a urelio – fu la prima gara ad utilizzare il termine trail. f aceva parte del r eebok trail r unning c hallenge, circuito che annoverava anche il primo u ltra trail italiano, il s an r emo d evil trail 30 miles”. movimento è cresciuto particolarmente negli ultimi undici anni, amche grazie alla nascita pochi anni dopo della seconda ecomaratona italiana, quella del ventasso, seguita poi da quella dei c imbri. “ d a lì fu una vera e propria esplosione di eventi e partecipanti – continua a urelio – portando l’ talia a essere uno dei paesi europei con il maggior numero di gare”.

s e l’ e comaratona del Marsi è la gara “pioniere” per il mondo del trail italiano, altrettanto potremmo dire del vincitore della prima edizione: f abrizio b ernabei. c lasse 1967, originario dell’ a ppennino modenese ha iniziato a correre proprio in montagna, nelle “strapaesane” tra Modena e b ologna. p assato alla pista ho ottenuto grandi risultati come un terzo posto ai c ampionati italiani di Maratonina junior e due argenti agli

italiani di corsa in montagna della stessa categoria. l’unica maratona f abrizio la corre a c arpi, gara valevole come c ampionato italiano dove conquista un sesto posto con un personale di 2h19’. “ n el 1996 decisi di vivere la corsa con uno spirito diverso – racconta f abrizio – e per questo motivo decisi di iscrivermi all’ e comaratona dei Marsi. u na sera leggendo la rivista n o l imits vidi il modulo di iscrizione, senza pensarci due volte lo compilai. d a quel giorno smisi con le tabelle di

allenamento, la pista, il cronometro...la mia diventò una ricerca di percorsi nella natura e di sensazioni di libertà, sempre ricavati nei pochi spazi che il lavoro mi lasciava. volevo seguire il mio nuovo istinto, sapere ascoltare la fatica per gestirla nel miglior modo, vivere la corsa come la intendo io”. l’approccio e la preparazione alla gara per fabrizio furono più che sereni: “arrivai a collelongo con la mia fidanzata roberta, oggi mia moglie, a notte fonda e quindi non riuscii a partecipare alla riunione tecnica del pomeriggio. sono quindi partito senza sapere che a causa della neve il percorso era stato modificato. al termine della gara aurelio mi disse che i chilometri totali erano 47, non 42! ecco perchè gli ultimi 5/6 chilometri li ricordo così faticosi! Mentre correvo in quei boschi avevo sensazioni mai vissute prima: c’era la natura fortissima, c’ero io e la mia fatica, grande compagna di viaggio nelle corse di lunga durata. c’era anche la curiosità di scoprire cosa ci fosse oltre quel bosco, quella montagna...questo credo sia il vero spirito del trail”.

da quel 1996 fabrizio si dedica al fuori strada in tutte le sue accezioni: nel 1997 corre una maratona alquanto particolare all’interno delle grotte di frasassi su un percorso da ripetere 23 volte per un totale di 15.686 scalini, nel 1998 prova le piste nel deserto giungendo terzo alla Marathon des sables, l’anno successivo nella stessa gara invece è secondo (primo italiano ad aver vinto 4 tappe e a essere stato in testa alla classifica generale per 4 giorni). “dopo un periodo di inattività ho ripreso ad allenarmi lo scorso anno, sempre a sensazione e senza tabelle, sempre e solo fuoristrada. Quest’anno sono tornato ai Marsi e ho fatto secondo, è la mia gara! Questo sport sta diventando una filosofia di vita, un modo più completo di interpretare la corsa e la fatica. a seguito dei trailer ci sono spesso le famiglie e gli amici, l’ambiente è piacevole, credo che valori in campo siano di più rispetto a una manifestazione su strada. la corsa in natura, specie in questo periodo, ti riporta in equilibrio”.

l ristoro a frochetta Morrea
L’equipaggiamento del trail dai Marsi ai giorni nostri.

“ n quel periodo le aziende non avevano ancora nemmeno pensato a un prodotto dedicato al trail – racconta f abrizio – ricordo che in gara indossai un paio di scarpe da maratona su strada, short e canotta. u nico accessorio, ancora oggi molto utilizzato nelle gare off road, erano manicotti per tenere le braccia calde”. f abrizio, dopo esperienze lavorative in r eebok e n ike attualmente è direttore commerciale di Gartner sport, distributore per l’ talia di new balance, brand oltretutto da cui è stato sponsorizzato come atleta nel lontano 1984.

“ n talia il trail è uno sport relativamente giovane – spiega fabrizio – ma non si era mai visto in precedenza una categoria della corsa con uno sviluppo così importante e in così breve tempo. cresce l’interesse degli appassionati e dei media, il numero di gare e soprattutto l’impegno delle aziende che hanno sviluppato intere linee di scarpe e abbigliamento per il trail”.

Gli orGaniZZatori della priMa ediZione. n piedi al centro a urelio MichelanGeli
fabriZio bernabei alla Marathon des sables

Check out the BUFF® powerful products, there is one for each of us.

Original BUFF® worn by Anton Krupicka One of the best ultra-trail runners in the world.

fabriZio bernabei all’ediZione 2013 dell’ecoMaratona dei Marsi: secondo classificato. la passione non conosce né iniZio né fine.

“Mole s kine Cubana

APPUNTI, RICORDI, RIFLESSIONI, OSSERVAZIONI.

TITE E MIA CORRONO. CORRONO E GUARDANO, VIVONO, RESPIRANO IL TERRITORIO CHE STANNO ATTRAVERSANDO, CONDIVIDENDOLO CON NOI!

20 APRILE - HAVANA i finestrino del taxi, una lada del 56 gialla, nera e ruggine, scende obliquo come succedeva una volta. la manovella è dura da muovere, a metà corsa si blocca. dallo spiraglio entra l’aria umida e calda dei sobborghi intorno all’aeroporto, la stessa aria che imbratta i vetri dell’auto e i sedili in similpelle traforata..... ma il foro è involontario. sprofondate e incollate in questi sedili appiccicaticci e sfondati iniziamo ad inquadrare così le vie e i palazzi di havana, cercando una linea interpretativa, una chiave di lettura per tutte le assurde incoerenze che iniziamo a vedere intorno a noi. a distanza di quasi un mese mi esce la definizione che cercavo: non siamo nel 2013, siamo nel 1965 con 48 anni di invecchiamento.

Non c’è davvero nulla in giro, bisogna portare con sè quello che serve, anche il tè ad esempio... perfino trovare acqua è difficile. Nei servizi pubblici la carta igienica, quando esiste, viene consegnata personalmente da un addetto, in comodi tagli da 6 o 8 fogli. In compenso si trova Rhum ovunque, in particolare alle stazioni di rifornimento lungo le strade....

In albergo la stanza è rigorosamente non fumatori, ma a Cuba fumano tutti lo stesso. Il posacenere in vetro è un fondo di bottiglia che sembra messo lì apposta per essere rotto, infatti lo rompo spostando una valigia.

Cena memorabile a La Guerida, sul set di Fragola e Cioccolato. Lo spettacolo dal terrazzino dove si trova il nostro tavolo è unico, abbiamo Havana sotto di noi. Vista da lì sembra una città che ha appena subito un bombardamento, solo che dalle finestre delle case distrutte e cadenti, dopo l’imbrunire, iniziano ad accendersi le luci...

i tizio del noleggio auto prima di salutarci ci raccomanda di non arrivare a trinidad tra le 19 e le 20, e di non andarcene tra le 7 e le 8 di mattina. f atichiamo a capire, si esprime in una lingua incerta di cui abbiamo padronanza parziale (come lui del resto). s embra comunque che ci stia parlando di un elevato rischio foratura a causa dei granchi, ma ci resta qualche dubbio perché oltre ad avere scarsa padronanza di lingue straniere è anche un pessimo disegnatore...

21 APRILE - HAVANA - TRINIDAD

i niziamo a prendere contatto con le strade cubane, ma l’inizio è fuorviante: l’autovia verso est è una enorme struttura a 4 corsie per senso di marcia per 172 km, 7 auto qualche carro con cavalli e bus.

n on esistono neppure aree di servizio, e quando la fame comincia a farsi sentire troviamo fortunatamente un banchetto

lungo la strada dove per 2 CUC facciamo una fantastica scorpacciata di frutta (banane, mango, guajaba).

L’autostrada finisce e ci aspettano altri 160 km di strada extraurbana, le corsie sono solo due ma il traffico continua ad essere minimo e ci iniziamo a domandare se chi ci aveva descritto strade impossibili non avesse esagerato. Non esagerava, ma lo scopriremo solo qualche giorno dopo. Abbiamo nuovamente fame, con le banane e il mango non si dura molto. Troviamo una madre con due bambini lungo la strada, hanno in mano un cesto di banane e ce lo vendono per 1 CUC. Sono meravigliose. Sia le banane che loro, intendo.... La madre ci guarda e ci chiede se le regaliamo uno shampoo o del sapone per la bambina... ci sembra impossibile sentire una domanda del genere, è quello che succedeva trent’anni fa nei paesi dell’est, quando si partiva con scorte di calze di nylon da regalare o vendere... lasciamo loro quello che possiamo, qualche boccetta a metà, alcuni campioncini.

Non abbiamo molto, ma lei ci ringrazia felice. A circa trenta km da Trinidad capiamo che il disegno dell’addetto del noleggio rappresentava veramente un granchio, non ne avevamo preso uno noi: CANGREJOS, GRANCHI VERI! Alla Garcìa Marquez, in puro stile

Realismo Magico, invece di piovere uccelli come in Cent’Anni di Solitudine, la strada improvvisamente si trasforma in un tappeto di corazze arancioni sminuzzate: sono le scie di granchi che dal mare risalgono la foce del fiume e attraversano la strada. Una strage. I resti di qualche granchio lungo il ciglio della strada ci danno l’idea di quanto enormi possano essere questi esseri, davvero spaventosi.

Nei giorni successivi capiremo meglio che negli orari che ci erano stati segnalati questi enormi granchi si spostano nell’entroterra per depositare le uova, e questo è il motivo per cui il rischio di foratura è molto elevato. Ma non è solo questo l’elemento che stupisce: l’altro è che non ci troviamo in riva al mare, intorno a noi ci sono solo montagne e il mare si trova ad almeno 5km...!

22 APRILE – TRINIDAD

a d una settimana esatta dalla maratona di b oston decidiamo che è ora di muovere un po’ le gambe. l a nostra insostituibile l onely p lanet suggerisce una breve escursione lì vicino, quindi andiamo in macchina verso il p arco di topes de c ollantes, 15 km a nord di trinidad. l sentiero c aburnì scende dai 650 metri di quota fino a 250. i percorso è bellissimo, una passeggiata sub-tropicale su un tracciato di terra rossa che attraversa la foresta e un affascinante gruppo di formazioni rocciose stratificate. a lla base del sentiero raggiungiamo un’ampia piscina naturale con un’imponente cascata. l caldo è soffocante e il rinfresco è un vero sollievo, anche se tite e io sembriamo di due specie diverse: a me basta sciacquarmi viso e braccia per stare bene, tite invece inizia a fare vasche nella piscina naturale condividendo il piacere con un gruppo di russi schiamazzanti che nel frattempo è arrivato. l ritorno all’auto è semplice perché la salita è ripida ma corta, tuttavia la temperatura e l’umidità molto elevate innalzano leggermente il grado di difficoltà... almeno fino a quando uno scroscio tropicale non provvede a diminuire istantaneamente di almeno 15° la temperatura nostra e dell’ambiente intorno a noi.

23 APRILE - TRINIDAD - HOLGUIN

c i attendono poco più di 450 km di strada. primi 350 sono davvero ottimi, i rimanenti sono davvero pessimi. a ttraversiamo molti paesi e paesini dove mezzi di trasporto più comuni sono le biciclette e i carretti trainati da cavalli o buoi. carretti hanno le ruote di vecchie auto, così sono più scorrevoli e silenziosi. p rogresso. a rriviamo ad h olguin verso le 18, abbiamo appuntamento con Maurizio, un romano amico di amici che ha scelto da tempo di vivere a c uba insieme alla moglie e liana e ai figli. Maurizio è preziosissimo per noi perché ci aiuta nella pianificazione della parte più “succosa” del nostro viaggio e ci presenta il suo amico e migdio, ingenere, ciclista abitualmente accompagnatore di pedalatori tedeschi. e migdio sarà nostra guida nei successivi quattro giorni e si rivelerà pedina di riferimento fondamentale, oltre che ottimo compagno di viaggio e grande fonte di conoscenza “non filtrata”.

24 APRILE - HOLGUIN - VILLA S.DOMINGO

p artiamo da h olguin verso le 12, dopo aver cambiato valuta e fatto il pieno all’auto. c attendono circa 120 km ma non sono esattamente come quelli fatti fino a lì: e migdio siede dietro, nel mezzo, e nel ruolo di navigatore mi aiuta ad individuare le continue insidie della strada: improvvise ed enormi voragini nell’asfalto, ciclisti dall’andatura incerta,

attraversamenti di mucche, capre e maialini a seguito di scrofe troppo lente per una strada asfaltata (o quasi) e frequentata (anche) da auto. c i fermiamo per pranzo a b ayamo, dove abbiamo appuntamento con un addetto di agenzia turistica specializzato in escursioni sul pico turquino, la nostra destinazione. esistono due sentieri per raggiungere la vetta, uno sale dal mare a las cuevas, l’altro parte dal centro della catena montuosa, in località santo domingo. noi vorremmo fare il percorso completo e parliamo con lui di ciò che abbiamo in mente, ma lui frena nostri entusiasmi: quello che vogliamo non si può fare, la strada per raggiungere il mare sul lato opposto del monte è devastata, in ogni caso per fare tutto il percorso servono almeno tre giorni e via dicendo. alla fine decidiamo che sembra più sensato raggiungere la base di s domingo e da lì vedere come organizzare l’escursione, e così facciamo. la strada per santo domingo è pessima (cominciamo a capire che in questa parte dell’isola è una costante), quindi arriviamo verso le 17.

i parco è già chiuso ma ci sono ancora le guide con le quali iniziamo a valutare le possibilità. c accordiamo per partire con la nostra guida (senza non si può andare, la guida è obbligatoria) all’apertura del parco e quindi l’appuntamento è per la mattina dopo alle 7:30.

Mentre stiamo prendendo accordi con la guida capo un giovane intraprendente inizia a ronzare intorno a noi con occhio interessato. h a l’aria sveglia, anche troppo, quindi all’inizio siamo sospettosi e non gli diamo molta retta. n on lo sappiamo ancora, ma in realtà questo a lexis si rivelerà fondamentale: potremmo chiamarlo non il “nostro uomo all’ h avana”, ma il “nostro uomo a l as c uevas”. i nfatti quando scopriamo che si tratta del figlio del gestore di una casa particular sull’altra sponda del torrente gli diamo un po’ di attenzione e cominciamo a parlare con lui: scopriamo che ha capito benissimo cosa vogliamo e si dichiara disposto a darci una mano, proponendosi come autista per accompagnarci la mattina successiva, con la nostra macchina, al punto

la classica prova di resistenZa e forMa fisica per un Giovane cubano È seMpre stata Quella

di attraversare tutti “picos” più alti di cuba in una volta sola: pico Joachin, pico turQuino (1972M), pico cuba (1820) e pico cardero (1265).

le Guide più avventurose coMe la lonelY planet preventivano “2 o 3 Giorni” per percorrere

l’intero percorso dalla MontaGna (alto de naranJa) al Mare las cuevas).

contando e ricontando: 13kM +1.800M al pico turQuino; 11kM -2.800M per scendere...

ho seGnato sulla carta 6 ore. ce ne abbiaMo Messe 7 (dalle 8aM alle 16pM, con 30+30 Minuti

di sosta per il nostro aMico ciclista Ma poco runner).

di partenza dell’escursione, e quindi per venirci a recuperare dalla parte opposta, appunto a l as c uevas. d ichiara di conoscere la strada perfettamente, di avere il tempo di fare tutto il giro e di aver già fatto altre volte lo stesso “lavoro”, anche se mai nel corso della stessa giornata. a bbiamo qualche perplessità: in macchina dovremo lasciare le nostre valigie e buona parte della mia attrezzatura fotografica, tuttavia consideriamo che quella è l’unica concreta possibilità che abbiamo per realizzare il nostro progetto originale: compiere l’intera traversata del parco naturale. Quindi incrociamo le dita e ingaggiamo a lexis.

25 APRILE - PICO TURQUINO

s tart h 8:15 da località “ a lto del n aranjo”. p artiamo in gruppo, ma la storia dura poco: la guida rimane subito indietro insieme a due tedeschi rallentati dallo zaino enorme e..... dalla pancia. e migdio non è un runner ma è abituato a lunghe pedalate in bicicletta ad oltre 30°, soffre un po’ ma rimane indietro solo di qualche minuto; ogni tanto facciamo una pausa fotografica e il nostro selezionato gruppetto si ricompatta. i primo punto di appoggio si trova a 8km dalla partenza, dopo circa 600 metri di dislivello positivo.

sentiero è molto agevole e curato, tranne nei punti in cui sbagliamo traccia e ci infiliamo in quella dei muli. p er rendere l’idea della forma che prende un sentiero tropicale fangoso percorso solo da muli basta pensare alla forma del mulo visto da dietro: due zampe esili che sostengono una bella, abbondante e tonda panciona, in pratica un single track dove non si riescono ad appoggiare due piedi, e con due pareti strette che arrivano alla vita... e poi non ci mettono i gradini, ai muli.

c i aspetta una sorta di rifugio dove ci hanno promesso cibo e acqua, ma è decisamente troppo presto: nostri rifornimenti sono stati spediti con i suddetti (muli) e devono ancora arrivare. c i dicono che dobbiamo aspettare ma noi non siamo molto d’accordo. s scatena un concitato dibattito radiofonico con la base a valle nel corso del quale due addetti continuano a rubarsi di mano il microfono scambiandosi frasi che non capiamo ma che assomigliano molto a considerazioni poco qualificanti all’indirizzo delle reciproche capacità cerebrali. n on riusciamo a capire se le madri ne restano fuori.

r iusciamo ad ottenere almeno quattro bottigliette d’acqua. s iamo leggermente preoccupati dalla mancanza di cibo: dopo quello che avevamo pagato per il “servizio” completo (guida + cibo + acqua) avevamo tralasciato di portare con noi cibo di emergenza, ma mancano solamente 4 o 5 km alla vetta e poi sarà tutta discesa; acqua ne abbiamo a sufficienza, per cui non indugiamo oltre. l ungo la salita

al p ico turquino incontriamo per la prima volta una guida in senso contrario. s ta scendendo ma è affaticato e sudatissimo.

c i chiede dov’è la nostra guida e dove stiamo andando. Gli spieghiamo che non vediamo la nostra guida da oltre due ore e che stiamo andando a l as c uevas. c guarda stupito, ci chiede se siamo sicuri di voler viaggiare con il buio e se abbiamo le lampade frontali con noi. r idiamo, gli diciamo che contiamo di essere giù dopo pranzo e lui evidentemente ci prende per due pazze.

a rriviamo alla cima poco dopo le 13. c hanno garantito la presenza dell’altra guida, quella che dovrebbe accompagnarci verso valle, ma ovviamente non c’è nessuno. p urtroppo il cielo è coperto e siamo a quota 2.000, siamo nel punto più alto di c uba, al centro del parco naturale all’interno del quale f idel si nascose per anni, riorganizzando da lì quella rivoluzione destinata a cambiare la storia del p aese.

c i dedichiamo comunque alla celebrazione fotografica del momento, e aspettiamo nostri amici. d opo aver diviso un pezzo di pane arriva o ttavio, la guida promessa. p ensava di essere in largo anticipo e così

si era fermato più in basso ad attendere che il tempo passasse... lo perdoniamo istantaneamente appena ci offre quattro meravigliosi mango che divoriamo con emozionata avidità. c hissà perché o ttavio ci piace subito. i niziamo quindi la discesa di 11km che ci porterà a l as c uevas, per un dislivello negativo che a fine giornata, a forza di salire e scendere, registrerà 2.700 metri. a ncora una volta il sentiero è impegnativo per la pendenza e il fondo, ma curatissimo: nei punti più impervi non mancano gli appigli per le mani e le zone più ripide sono interamente lavorate a gradoni. Questo rende la discesa forse più lenta e muscolarmente impegnativa, ma tutto sommato agevole. n el corso della discesa facciamo due soste impreviste quanto gradite. l a prima arriva una mezz’ora dopo l’inizio della discesa, quando già l’effetto “mango” inizia ad esaurirsi: raggiungiamo una baracca dove vivono due sorveglianti che ci offrono zuppa di ceci, crostini di pane e una spettacolare tisana d’erbe di montagna. s arà la fame, ma è tutto buonissimo. l a seconda sosta, altrettanto provvidenziale, arriva quando siamo verso quota 500 e il caldo si sta facendo sentire da un po’: raggiungiamo una stazione biologica dove una signora e la sua bimba ci offrono un frutto mai visto, delizioso e dissetante, la Guanàbana.

l’arrivo a l as c uevas è spettacolare, negli ultimi 2 km il caldo diventa equatoriale ma il sentiero si apre sulla scogliera in un punto in cui il mar dei c araibi bagna questa zona di c uba praticamente disabitata. punto di arrivo del sentiero, che si trova in riva al mare, è a sua volta attrezzato come punto d’appoggio per gli escursionisti, così possiamo finalmente rinfrescarci e dissetarci a dovere. a lexis ovviamente non è ancora lì, arriva strombazzando circa un’ora dopo, convinto di essere in largo anticipo. l a cosa non ci sorprende: ormai abbiamo capito che ai loro occhi eravamo prima pazze e ora marziane. n realtà abbiamo solo parametri differenti.

rientrati a santiago, dopo un rocambolesco viaggio su altrattanto rocambolesche strade lasciamo la nostra guida alexis e emigdio ci propone di fare scalo al Melia, un albergone all’americana. una struttura imponente e colorata, costruita in un mix di stili in parte caraibico e in parte orientale. la struttura è in “ottime condizioni”, ossia invecchiata con un minimo di stile; nella maggior parte dei casi invece le strutture vanno dal decadente al degradato, più che invecchiato. nella grande hall troneggia un annuncio a caratteri cubitali: “atencion al cliente”. tite e io ridiamo vedendola, vorremmo aggiungere sotto “potrebbe arrabbiarsi”. 55

26 APRILE - SANTIAGO - BARACOA

p artiamo alla volta di b aracoa, e tanto per cambiare il viaggio non sarà una passeggiata: sono circa 250km che ci portano prima verso Guantanamo e l’omonima base americana e poi a seguire la c aretera c entral de c uba attraverso una zona montuosa molto spettacolare. Quando arriviamo è ormai buio, e siamo tutti frullati dal numero incalcolabile di curve incontrate negli ultimi 55km. c i lasciamo prendere dalla pigrizia e accettiamo il consiglio di e migdio che ci indirizza verso una casa particular di un amico. a nche troppo, particular... e ’ troppo tardi per protestare ma la casa è la più brutta in cui ci sia capitato di fermarci, sebbene sia pulita. l a mattina dopo mando e migdio a vedere la nostra stanza: torna mortificato e ci chiede scusa, non pensava fosse così brutta. e se lo dice lui!

27 APRILE - BARACOA E EL YUNQUE

c omunque la sosta è breve, perché alle 10 siamo già in macchina: il menu del giorno prevede la terza escursione della nostra scorribanda in terra cubana, la salita a e Yunque. a nche in questo caso la guida è obbligatoria e dovrà essere pagata. l ungo la strada (anche se “strada” è ancora una volta una parola grossa) che ci conduce al punto di partenza e migdio incontra una guida che già conosce. n verità anche se non l’avesse conosciuta probabilmente non sarebbe cambiato molto: abbiamo già notato che dopo il primo scambio di battute cubani sembrano sempre amici da una vita, quindi non si capisce mai bene... tra tutte le guide che ci sono capitate d aniel è quello più bizzarro: gli altri calzavano scarponcini di pelle dall’aspetto vagamente militare, lui invece è attrezzato con un paio di crocs bianche che sembrano essere parte integrante del suo piede. nizia la salita baldanzoso, azzardando un’andatura che sembra decisamente troppo sostenuta per la sua pancia. d opo pochi minuti inizia a rallentare pensando di aver chiarito le posizioni, e infatti sono chiarissime: lo superiamo tutti, con e migdio che comincia a prenderci gusto e si mette a corricchiare. a metà della salita ci fermiamo ad un meraviglioso baracchino dove per un paio di cuc possiamo godere di tutta la frutta desiderata, tagliata e servita all’istante. Mentre stiamo per ripartire arriva d aniel stravolto, ci chiede un attimo, beve, si stende (accascia) su una panca. Quando gli diciamo che vorremmo ripartire ci guarda perplesso, si batte il petto, e ci dice “il mio cuore, ma lo sapete che ho 48 anni...”. “ c he culo, gli rispondiamo, sei più giovane di noi...” a quel punto di arrende: “ok, vi aspetto qui, tanto dovete ripassare perché ll sentiero è questo...”

a piedi della statua dedicata a José Julian Martì perZ (1853-1905). filosofo, rivoluZionario e scrittore, pioniere in oGni aMbito, Martì allarGò il dibattito politico di cuba al di là della Questione della schiavitù (abolita nel 1886) a teM coMe l’indipesenZa e, soprattutto, la libertà. la sua prosa, facile da citare e da ricordare, continua ad essere una forZa unificatrice dei cubani di QualunQue credo e reliGione. altrettanto appreZZato in tutto il Mondo ispanico per il suo internaZionalisMo, che lo avvicina coMe MportanZa a s Mon bolivar. fu un Maestro dell’aforisMa e le sue afferMaZioni lapidarie sono ancora presenti in Molti Modi di dire attuali.

riprendiamo. emigdio ha deciso simpaticamente di provocarmi, si mette a correre e guadagna qualche metro. non ho voglia di sfiancarmi e lo lascio andare, ma dopo un po’ il mio spirito agonistico reagisce e vado a riprenderlo. ormai però ci ho preso gusto e continuo con andatura “da gara” fino alla cima. da queste parti non sono molto abituati a vedere gente come noi e le reazioni dei pochi che incontro sono decisamente spassose. compresa quella di daniel quando torniamo a riprenderlo, non crede che siamo arrivati tutti e tre fino a su, dobbiamo mostrargli le prove fotografiche. la seconda parte dell’escursione è spettacolare: con una camminata di altri 15 minuti, e guadando un torrente in piena con acqua ben oltre la vita (ma deliziosamente calda), raggiungiamo un’imponente cascata e una piscina naturale di dimensioni generose. un tuffo nell’acqua quasi tiepida, due bracciate e un bagno di sole sdraiate sulle rocce sono un regalo inaspettato e graditissimo. l trasferimento finale della giornata per una volta non è devastante: sono solo 20km, anche se a 15km/h di media è già un viaggio. decidiamo di non fermarci per pranzo perché a differenza di quello della sera prima la struttura dove siamo diretti è garantita. Questa volta emigdio aveva ragione, arriviamo in un piccolo villaggio di proprietà dell’esercito (infatti l’organizzazione è quasi militare) composto da bungalow in legno veramente belli, grandi e accoglienti. siamo alle soglie del parco naturale alejandro de humbolt e si vede, la natura è spettacolare, anche se il mare turchese è troppo agitato per risultare fruibile. i “sergente” in servizio ci accoglie gentilmente e decidiamo di tamponare velocemente la fame con un bel piattone di frutta (una vera costante del nostro viaggio) e chiedendo la cena per le 18:30. non c’è problema ovviamente, per le caserme sono orari normali.

Feel

p assaggi o bbligati per c uba il primo dal punto di vista “occidentale”, il secondo da un punto di vista “cubano”: r oberto c oracci:

a e st dell’ avana, a lberto e liseo nforme contra mi mismo.

b uon viaggio & k eep on r unning tite &M ia 58

28 APRILE - BARACOA - HOLGUIN tanto per cambiare, l’ultimo trasferimento del nostro viaggio sarà ancora massacrante: circa 240km, primi 45 dei quali, fino a Moa, su una strada larga come una provinciale a due corsie, ma con il fondo di una mulattiera in cattive condizioni. 40km che richiedono oltre due ore di guida fatta di continue deviazioni alla ricerca della traiettoria “migliore”. Quando arriviamo a holguin abbiamo il tempo di fare sosta nell’albergo più grande della città, darci una rinfrescata e cenare nel risorante principale, che in realtà è un self service dall’aspetto inquietante (anche l’aspetto del cibo è inquietante, in verità). completiamo le operazioni del giorno riconsegnando la macchina (con le dita incrociate per la storia della gomma) e prendendo il volo notturno per havana, dove il giorno dopo avremo modo di dedicarci ad una seconda visita fotografica della città prima di imbarcarci, in serata, nel volo per Milano. prima di partire per havana salutiamo emigdio, che vive ad holguin e quindi si ferma lì. lo ringraziamo per tutto, per la compagnia, per la simpatia e per la disponibilità. aggiungiamo una piccola mancia al suo compenso, e in relazione agli stipendi ufficiali il tutto è un piccolo patrimonio, ma ormai abbiamo capito che esiste un intero universo sommerso fatto di mercati neri e di attività parallele di cui, da fuori, si vede davvero poco. emigdio è stato anche una preziosa fonte di informazioni, ma per gli tutti approfondimenti del caso (compresa la storia dei granchi) dovremo tornare... ed è così che ci lasciamo con lui, con un caloroso arrivederci.

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Un team Extra Ordinario

“ a questi ragazzi chediamo solo una cosa: essere straordinari”. u n’affermazione del genere, sono le parola di Jerome b ernard, Marketing and communication director di v ibram, potrebbe suonare forte ed esagerate ma nasconde lo spirito di un team di persone, ancor prima che atleti, ordinarie e straordinarie allo stesso tempo. n on si tratta di atleti professionisti ma di ragazzi che lavorano, conciliano famiglia e allenamenti con grandi sacrifici e che per questo vivono il trail in un modo molto vicino a quello di tutti noi appassionati. p er l’azienda

è vincere a tutti costi ma portare un’immagine diversa: un team nato per sfida e che adesso è consolidato e coinvolto direttamente nello sviluppo delle suole v ibram nel settore del trail, ragazzi che sono anche consulenti per le aziende che si affidano al brand dell’ottagono giallo per rendere migliori propri prodotti. “ s iamo partiti cinque anni fa da zero” racconta Jerome, “nel trail l’immagine di v ibram era tutta da creare, idem per quanto riguardava i prodotti. a bbiamo contemporaneamente lavorato sul prodotto costruendoci un’immagine, cercando di conoscere e capire il settore. l team per noi è stato uno strumento per penetrare in questo mondo soprattutto perchè ci siamo costruiti una credibilità. o ra corriamo con migliori, sappiamo di cosa stiamo parlando, questo è il risultato del lavoro del nostro team”. v ibram ha conquistato una grande voce in capitolo nel trail, lo dimostra il numero e la qualità delle aziende che sempre più si rivolgono all’azienda per completare propri prodotti con la migliore suola a disposizione, un lavoro in cui i ragazzi del team svolgono sempre un ruolo fondamentale. “ i nostro obiettivo non è l’egemonia ma lavorare con credibilità e bene con le aziende che lavorano bene. i team è nato come scelta di marketing ma è sempre andato di pari passo con lo sviluppo del prodotto, questo è stato il binomio vincente in questi anni, la strada è ancora lunga ma nei prossimi anni v ibram può diventare leader nel settore del trail”.

SÉBASTIEN NAIN - il teaM È coMe una faM Glia

Quarant’anni, pompiere professionale di a ix en p rovence. s ebastien ha più ruoli all’interno del team, non solo atleta e tester ma collabora alla parte organizzativa ed è anche una sorta di ambassador v ibram in giro per il mondo, specie in occasione di fiere, come succederà il prossimo luglio a s alt l ake c ity, evento in concomitanza con la s peed Goat, al quale il team parteciperà con alcuni elementi. a ll’interno del team si sente come in famiglia, sentimenti predominanti sono la condivisione e il piacere di vivere il gruppo, per lui fare trail diventa un pretesto per viaggiare, una grande passione che condivide con la moglie, forte triatleta. a ll’inizio dell’anno, calendario alla mano, si dividono le domeniche per conciliare le gare di ciascuno senza dimenticare il loro figlio. s ébastien programma 8-10 gare l’anno per poter essere performante, due gli obiettivi importanti per questo 2013: ut M b e la d iagonale d es f ous sull’ i sola de l a r éunion, la s peed Goat la correrà in preparazione proprio dell’ ut M b .

BEPPE MARAZZI - la spirale positiva ngegnere informatico, 39 anni di s assuolo, sulle colline modenesi. l a sua è una storia che sposa davvero il claim del team: fino al 2005, anno che lui stesso definisce come uno spartiacque nella sua vita, non praticava sport, era in sovrappeso (ha confessato di aver visto una volta 100 kg sulla bilancia) e i suoi esami del sangue erano pieni di asterischi. Mentre la moglie aspettava il suo secondo figlio il medico gli disse: “se vuoi vedere la comunione di tuo figlio devi cambiare vita”. p rese le scarpe da corsa e iniziò a correre, nel pieno mese di agosto, poi inserì anche la bicicletta: le sensazioni miglioravano, chili diminuivano, era entrato nella “spirale positiva”. d opo tre anni di progressivo allenamento nel 2008 b eppe si iscrive all’ecomaratona del ventasso, una delle gare più vecchie d’ talia, scopre il mondo del trail ed emerge in lui quello spirito competitivo che era rimasto latente per anni. Qualche mese dopo è la volta della sua prima maratona e poi del trail della Merla. tra il 2009 e il 2010 partecipa sempre a più gare trovandosi particolarmente a suo agio sulle lunghe distanze. o ra è 30 kg in meno rispetto a quel lontano 2005, è un trailer di ottimo livello e quest’anno si metterà alla prova alla l avaredo u ltratrail, al trail del Malandrino, alla trans d’ h avet e all’ ut M b b ebbe lavora dalle 9 alle 10 ore al giorno ma riesce a correre sempre in pausa pranzo per circa 10 km per allungare poi le distanze nel week end. l a sua “spirale positiva” gli ha fatto cambiare vita ma lo ha portato anche a perdere di vista le cose davvero importanti come la famiglia: “fisicamente ti senti sempre meglio” confessa b eppe, “stai bene anche con le persone, ma si corre il rischio di diventare egoisti. b isogna osservare le persone che ci stanno intorno e capire se sono sulla tua stessa lunghezza d’onda per farti un piacere o perchè ti vogliono bene. l o scorso anno mi sono accorto che stavo rischiando di perdere la mia famiglia, si stava rompendo un gioco, ma l’ho capito per tempo e sono riuscito a ritrovare i giusti equilibri. claim del team lo sento molto tagliato su me stesso, se non fosse così non ne farei parte. d ò il massimo in gara e in allenamento però so quali sono le priorità, ho capito che non bisogna mai esagerare”.

e ’ il più giovane del gruppo con suoi 25 anni, esuberante e con una gran voglia di faticare sui trail, per lui più il gioco si fa duro e meglio è. s i è forgiato facendo alpinismo dedicandosi soprattutto alle vie classiche che poteva raggiungere in giornata da c astiglione delle s tiviere, dove vive. e ’ abituato a essere solo, a faticare in montagna, con qualsiasi condizione meteorologica. l o scorso anno ha trascorso più di sei mesi in a rgentina percorrendo più di 6000 km in bicicletta sulla mitica r uta 40. a l suo rientro si è concentrato sulla corsa: “ n ell’alpinismo la fatica è fine e se stessa, lo si fa per una soddisfazione personale. i n una gara di trail invece si fa fatica per la classifica, per un riscontro cronometrico, si tratta di due cose diametralmenrte opposte. Quello che ho imparato dall’alpinismo è saper far diventare la difficoltà un punto di forza, quando si supera il limite, le condizioni sono difficili, e lì che si fa la differenza”. n icola viene dalla camminata, non ha un passato nell’atletica, per questo motivo predilige gare lunghe e lente, con gradi dislivelli. o biettivi per il 2013 sono la r estonica e soprattutto l’ ut M b

NICOLA BASSI

DAVID GATTI - dal Golf al trail

david è il più “anziano” del gruppo con suoi 41 anni, e in un certo modo ne sente anche la responsabilità nei confronti degli altri compagni. nel mondo del trail invece è molto giovane avendo incominciato a correre solo 4 anni fa, prima il suo sport è stato il golf, disciplina in cui è arrivato alle porte del professionismo. vive a Grenoble, sposato e con due figli, trascorre molto tempo in viaggio per lavoro occupandosi per conto di polartec, una delle aziende partner del team, del mercato professionale. e sempre stato attratto dagli sport di endurance e nel 2009 accompagnò dei clienti a vedere l’utMb: questa fu la scintilla che fece avvicinare david alla corsa off road. subito l’anno successivo, dopo aver concluso la Maratona del Mont blanc, ha partecipato alla sua prima gara di trail, la ccc. Gli impegni di lavoro lo portano purtroppo per lunghi periodi lontano da casa e dalla possbilità di allenarsi, quando rientra utilizza la corsa per rigenerarsi riconoscendo nella famiglia, e in particolare della moglie che si è anch’essa avvicinata alla corsa, un ruolo determinante per poter conciliare tutto. non si ritiene al livello degli altri compagni ma lo spirito di gruppo, che spesso va oltre le gare, e poter correre insieme a ragazzi che puntano al risultato per lui rappresenta un grande stimolo e motivazione a tenere duro, anche quando magari la condizione non è ottimale. finisher nell’edizione 2012, seppur condizionata dal brutto tempo, l’utMb è per david l’obiettivo della stagione.

STEFANO RUZZA - un obiettivo dietro l’altro

31 anni da b usto a rsizio ( varese), soccorritore in c roce r ossa, realtà che ha conosciuto nel 2004 durante il servizio civile e che non ha più lasciato: “mi ha permesso di vedere il mondo con un occhio diverso, ho capito che la vita è importante, ho incominciato ad ascoltare il mio corpo che non funzionava più come prima, facevo fatica a fare tutto...la c roce r ossa mi ha fatto cambiare vita”. s tefano da ragazzino ha praticato diversi sport e si è sempre trovato a suo agio correndo o andando in bicicletta. p oi è arrivato il periodo delle lunghe serate trascorse fuori con gli amici, un po’ di sregolatezza fino a quando, proprio durante il servizio civile ha ripreso ad allenarsi e rimettersi in riga. a ll’inizio con molta fatica ma sempre seguendo un obiettivo: parlando con s tefano questo sostantivo riccorre molto spesso, la sua vita è scandita da obiettivi che si prefigge e per quali lavora dando il massimo. o biettivo dopo obiettivo arrivano la prima s tramilano, corsa per scommessa con gli amici, la prima maratona nel 2006 e le prime gare di corsa in fuoristrada. n el 2009 arriva un periodo di quasi rigetto per la corsa: “mi ero allontanato dagli amici, guardavo solo tempi di gara, non era più un piacere per me correre”. u na breve parantesi durante la quale recupera un’altra sua passione, la musica. s tefano scrive canzoni e ha pubblicato on line il suo album, “ ngenuità di un eretico”, scritto tra il 2000 e il 2002. u no dei suoi tanti obiettivi è raccogliere tutte le sue canzoni e pubblicare 7-8 album nei prossimi due anni, conoscendo come affronta i suoi obiettivi potrebbe anche farcela! r iprende a correre regolarmente nel 2010 per correre la 100 k m del s ahara, piazzandosi settimo e avvicinandosi definitivamente al trail. i ncomincia ad aumentare le distanze per correre un ut M b , un altro obiettivo che s tefano si è imposto, un nuovo motore per spingerlo a realizzare suoi sogni dove l’importante non è il traguardo ma la strada che si percorre. n el 2010 conclude sesto e in rimonta la valdigne, nel 2011 la svolta con risultati sempre migliori anche se al suo ut M b si è dovuto ritirare al 110° km per una contrattura. Quest’anno ci riproverà per concludere tra i primi 10. p otrebbe forse sembrare un azzardo questo obiettivo ma s tefano conosce se stesso, il suo modo di correre e gli avversari, è una scommessa che potrebbe anche vincere.

ITE BELLU CHI ESTE SU IDERE SOS ATLETAS CURRENDE IN SAS VIAS

Run & Art in Sardegna

u n gruppetto di runner che non si conoscono ancora, tutti a sgranchire le gambe in attesa dell’inizio gara previsto per il giorno successivo. u na gara, il s ardinia trail, in tre tappe perse nel ruvido entroterra sardo.

u n paese, f onni, gentilmente addormentato su una collina particolarmente verde. u n primo murales, non lontano dall’hotel c ualbu che ospita corridori, che suggerisce l’idea al fotografo della gara. u n secondo splendido dipinto che conferma il primo pensiero. u n terzo che da il via alle danze. u no spirito s oul che unisce gli atleti in una corsa che presto si intreccia con la cultura locale. l fotografo che li segue e li immortala nei loro gesti atletici e nei loro improvvisati e simpatici siparietti. u n’arte, il Muralismo c ulturale, che da anni è entrata a far parte dell’identità dell’anima fonnese. u n gruppetto di runner che con lo stesso piacere di correre e scherzare si compatta a tempo di record. u n pomeriggio di inizio maggio come a f onni non avevano mai visto, che i runner non avevano mai fatto e che nessuno aveva mai immortalato e quindi pubblicato.

p aolo Massarenti
Giorgio d uranti
r oberto c allovini
a lberto r overa
s pringhetti t homas
d aniela c arpani
s pringhetti c hristian

a M G a e ’ s ’ M pi G nu

f onne, suvra s’istupenda collina t ses sezzida coment’una fada

d ess’intera s ardigna sa reina

d a –e mama natura ses dodada,

s os Montes, Gennargentu e b runcuspina t coronan, cun su Monte spada e abba vrisca, pura e cristallina d ae-, s ’intragna, ognunu ti dada.

s unu industriosos e ispiccios

s os fizzos chi as vicinu e lontanu totue lassan de suore istiga.

f urros de pane, cun biscottificios, a lbergos, r istorantes as in manu, c a’e s’impignu ses fidele amiga.

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Ottobre 2012, a tletica sola d ’ e lba e s oul r unning si conoscono. i nsieme “aprono” un percorso inedito di 100 km da c avo a f etovaia. i n quell’occasione si parla, si pensa e si progetta.

Marzo 2013, a tletica sola d ’ e lba e s oul r unning concretizzano il primo dei progetti scrivendo ed editando la prima guida in talia pensata esclusivamente per i trailers. d edicata, ovviamente, all’ i sola d e lba.

Aprile 2013, s oul r unning torna sul luogo dove è nato l’amore. i 14 del mese l’ e ba trail tiene a battesimo la nostra prima partecipazione ufficiale ad una gara con tanto di gazebo, in cambio portiamo un sole meraviglioso che renderà il tutto unico ed indimenticabile!

29 Aprile 2013 f ilippo c anetta realizza t he f astest k nown sulla G te – s oul r unning è con lui!

Maggio 2013, c orro con Max r usso, mi tira il collo per bene, poi, a cena, progetti proseguono……follow us!

Questa la cronistoria di un rapporto ormai di grande affetto che ci lega all’ sola toscana.

Qualcosa di unico che sta caratterizzando questo pezzo di Mar tirreno.

Qualcosa di unico si sta consolidando. e ’ un fatto. Questo è.

L ’A RCIPELAGO DEL TRAIL

d a quando Max e la famiglia c inini hanno creato l’ e lba trail tanto è cambiato sull’isola.

c ritroviamo oggi con tanti doni: 2 trail ( e lba e c apraia) – 1 percorso di 100 km inedito

1 Guida con oltre 200 km di trail mappati e descritti – 1 record tutto da battere ( tfk by f ilippo c anetta) e, meraviglia delle meraviglie, tutti possono esserci, provarci! È v icino! n posti favolosi. tutti da scoprire anche, e soprattutto, fuori stagione.

Davide Orlandi

Guida elba trail, collana free r un bY soul r unninG

ELBA TRAIL: UN’OCCASIONE

e’ difficile raccontare in poche righe l’elba trail, quello che agli occhi di chi partecipa è uno straordinario mix di sport, vacanza e solidarietà, è il risultato di una scommessa, di una sfida lanciata sei anni fa, quando dopo la scomparsa della trentenne eleonora cinini, runner e sciatrice, fummo chiamati dalla sua famiglia a collaborare ad un neonato progetto, chiamato eleonoraXvincere. la formula era semplice, ma ambiziosa: organizzare una serie di eventi sportivi a costo zero per raccogliere fondi da destinare ad una onlus, la amici del Madagascar. pensammo subito che organizzare la solita gara su strada non avrebbe dato garanzia di continuità, se non volevamo fermarci ad un’unica edizione. sei anni fa non si parlava ancora di trail in toscana, le gare erano concentrate nel nord: noi avevamo già tutto quello che serviva, la location, i sentieri e una buona dose di allegra incoscenza, quindi perchè non provarci? la prima edizione fu un successo, di critica e di pubblico, come si dice, e da allora non ci siamo più fermati; in sei anni abbiamo pesantemente contribuito a raccogliere la maggior parte dei fondi che sono stati impiegati per costruire il complesso scolastico nel remoto villaggio di Manakara, in Madagascar. la gara, anno dopo anno, è cresciuta in termini di partecipanti, di qualità, difficoltà e chilometraggio, arrivato ai quasi 60 km di quest’anno. ogni anno abbiamo lavorato per offrire ai concorrenti un percorso sempre diverso, sempre più bello e fatalmente sempre piu’ selettivo, anche per l’anno prossimo sarà cosi, se toglieremo qualche chilometro potremo magari recuperare dei sentieri perduti, qualche tratto tecnico, duro, che però come sempre saprà ripagare l’impegno e la fatica con gli scorci spettacolari che sa regalare l’isola. perchè in fondo l’elba trail non è per tutti,

quello che offre in termini di bellezza del percorso, di ospitalità e gratificazione per aver contribuito a far del bene, ha come contropartita tanta fatica, un tracciato a tratti estremamente tecnico, dove bisogna essere preparati, concentrati e sopratuttutto non lo si deve mai sottovalutare, pena cocenti delusioni. Ma negli sguardi di chi si impegna, stringe denti ed alla fine raggiunge il lungomare di Marciana Marina, dietro quei volti segnati dalla fatica, noi vediamo sempre che si fa largo la gioia e la consapevolezza di aver compiuto una piccola impresa, di aver portato a termine una delle gare più dure in italia, al di là del tempo impiegato, e aver contribuito, ma questo anche con la sola presenza, ad una piccola parte di quella scuola lontana, in Madagascar. adesso calendari sono pieni di gare trail, se ne svolgono ovunque, molte belle, altre più pubblicizzate e “commerciali”, ma chi ama trail e vuol mettersi in gioco, chi vuol assaporare l’essenza di uno spirito sportivo che non sia solo un vago concetto, non può, almeno una volta, non fare l’elba trail.

…QUELLI DELLA TENDA…

Capraia Trail: cronaca di una gara da non sottovalutare!

Quando a ngelo ha accennato al c apraia w ild trail, gli amici della scarpa a 5 hanno pensato che l’occasione di correre in montagna circondati dal mare non poteva essere persa. s ul traghetto il gruppo versiliese con alcune aggiunte “toscane” viene ribattezzato “quelli della tenda”: gli unici a pernottare “into the wild” nel campeggio.

l’organizzazione ha offerto ai partecipanti tutti i posti letto disponibili, a prezzo fisso, ma dal momento che il trail è selvaggio…la tenda è stata la nsostra scelta. i sabato passa tranquillo tra una nuotata, un piatto di crudità di pesce ed il briefing tecnico, preceduto dal “porta e mangia” in cui ogni partecipante offriva qualcosa di tipico della sua zona. “sarà probabilmente il trail con il peggior terreno che avete mai incontrato, quasi tutto coperto di acqua… non ha niente da invidiare ad una skyrace”. c on questa minaccia, alle 9 di domenica, si parte, scettici su quanto ci aspetta. u sciti da c apraia sola, il paese, i tratti in single track sono invasi dall’acqua e sommersi dalla macchia mediterranea che frusta braccia, gambe e viso. i dislivello non è importante ma il tracciato fin da subito presenta continui cambi di pendenza che spezzano il ritmo. a d alleviare la fatica il paesaggio, solo qua e là un atleta in tenuta “tecnica”. l a scalata al Monte c astello è ripida e corta ma in discesa il sentiero, costruito tutto con pietre messe di taglio e umide di muschio, è un attentato alle caviglie e qualcuno ne fa le spese. Gli ultimi chilometri attraversano l’aspetto più inquietante dell’isola: la colonia carceraria in disuso poi la soddisfazione del traguardo… con le gambe tritate.

“Quelli della tenda”

- a ngelo s imone

- r iccardo b iagioni

- c laudio p ardini

- s tefano Malfatti

-Gianni f errari

-Maurizio “ i treno” Guidi

-Matteo b raccialini

- l icio torre

- a ngelo b ertoletti

- c arlo l azzari

Mercurialis p olisportiva v iareggio

a ritorno sul traghetto:

-“ a llora , questo trail della c apraia?”

-“ b ellissimo, il prossimo anno ci si torna…in bicicletta!” 77

di Angelo Simone

GTE - THE FASTEST KNOWN

Mi affascina sempre di più l’idea di provare a stabilire un tempo di percorrenza su un dato percorso, o almeno il tempo più veloce conosciuto (fastest known time).

Mi piace correre solo per sapere quanto tempo ci vuole per andare da un posto a un altro, con le proprie forze o per il piacere di vedere quanto veloce si possa correre fino all’altro capo di un percorso. confronto con gli altri non è importante quanto l’esperienza stessa della scoperta di un luogo, basando la propria corsa solo sulle sensazioni.

s corre spinti dalle proprie pulsioni interiori, nessun altro all’esterno se non un lontano satellite, invisibile, nello spazio, che registra i nostri movimenti e nostri battiti cardiaci.

con questi pensieri in testa, il 29 aprile, sono partito da cavo per la mia traversata elbana. ben consapevole che non si trattasse di una gara, che non avrei vinto nulla e che non ci sarebbe stato nessun arco di partenza o nastro da tagliare al traguardo, volevo cercare di dare il meglio di me sui sentieri dell’elba. la Grande traversata elbana inizia il suo lungo serpeggiare sui sentieri dell’isola da una stupenda terrazza sul mare alla fine del paese di cavo, da cui la terra ferma sembra così vicina. procedo con buon ritmo, concentrato sul percorso che mi porta sulla vetta del monte Grosso. la giornata è molto umida e il vento di scirocco accumula sulla vetta una leggera foschia. ben presto le mie migliori intenzioni subiscono un duro colpo, non riesco a trovare il sentiero per ridiscendere.

provo in tutte le direzioni, cominciando da quella più logica, ma tutte le tracce svaniscono nel fitto della vegetazione dopo poche decine di metri. sto perdendo molto tempo. consulto convulsamente più volte la cartina che porto con me. comincio a pensare che, dopotutto quello che ho fatto per essere qui, la mia avventura non può finire in questo modo. la foschia mi impedisce di avere qualche punto di riferimento sicuro. così decido di procedere nella direzione più probabile nella speranza di ricongiungermi con il sentiero più in basso. procedo lentamente tra rovi, mirti e rosmarini che continuano a graffiare le mie gambe nude. dopo poco la vegetazione diventa alta quanto me, non riesco più nemmeno a vedere se sto andando nella direzione giusta. Mi rendo conto che non è assolutamente più possibile procedere. Mi sento perso e cerco di tornare sui miei passi ma la vegetazione schiacciata da me nel corso della discesa si è rialzata e si oppone al mio lento incedere verso la vetta. ho un’unica possibilità: risalire e poi ridiscendere da dove sono salito, fino a un bivio che mi porterà sulla strada asfaltata che si ricongiunge con il sentiero della Gte. Quando arrivo al sentiero ho le gambe coperte di sangue e sono passati più di venti minuti che mi sono sembrati un’eternità. felice di poter riprendere a correre cerco di recuperare dando il massimo lungo la discesa. Quando finalmente mi riaggancio al percorso stimo di aver fatto oltre due chilometri in più, ma la cosa che più mi da fastidio è quella di aver saltato un pezzo, seppur piccolo, del percorso originario. la parte centrale del percorso è magnifica. un sentiero in cresta che passa

prima da Monte strega, poi da Monte capannello, con una magnifica vista sul castello del volterraio, da cima del Monte e infine da Monte castello. sembra di volare sopra l’isola, la vista che abbraccia l’intero percorso con il mare tutto intorno. recupero la prima delle bottigliette d’acqua che avevo lasciato sul percorso: vi avevo lasciato attaccato un cartellino con scritto che non si trattava di un rifiuto, ma del mio rifornimento, ha funzionato. la mia corsa assume una dimensione più intima e personale adesso: sono solo, in questa sfida con me stesso, senza riferimenti sul percorso o altri concorrenti. scendo velocemente verso casa Marchetti attraverso una serie di proprietà private che con i loro confini fittizi hanno disgregato il tracciato originario della Gte costringendomi ad allungare di circa un chilometro e mezzo. poi si torna a salire fino al Monte orello, dove trovo la seconda riserva d’acqua. la discesa mi porta quasi sopra portoferraio dove dopo una veloce rinfrescata all’unica fonte sul percorso si sale nuovamente rientrando verso il centro dell’ sola. fa caldo e comincio a temere l’impegnativa salita al monte capanne. nvece sarà proprio il caldo, scatenando tutti profumi della macchia mediterranea, ad aiutarmi nel mio lento incedere. n questa stagione, grazie anche alle abbondanti piogge, tutto è in fiore. lavanda, ginestre e cisti costeggiano il sentiero di terra rossa che sale verso la cima. l tratto che mi porta velocemente da Monte perone a

Monte capanne credo sia uno dei più belli mai percorsi in vita mia. vorrei avere ancora sufficiente forza nelle gambe da poter saltare sulle rocce che lo lastricano. non appena scollino alle filicaie, il vento da sud mi investe con tutta la sua forza come a volermi impedire la discesa dalla montagna verso il mare. i sentiero che mi porterà a pomonte non è dei più agevoli e alcuni passaggi a quattro zampe mi costringono a rallentare molto. per la prima volta guardo l’orologio. non sono ancora passate 6 ore, provo a spingere per raggiungere il mio obiettivo, ma la meta è ancora lontana e fermerò il cronometro a 6 ore e 16 minuti dalla partenza. dopo qualche giorno riguardando la mia traccia Gps, l’unica che volevo e ho lasciato dopo il mio passaggio, in compagna degli amici dell’atletica isola d’elba che ringrazio infinitamente per avermi aiutato, ricostruisco miei errori: ho percorso quattro chilometri in più e ho perso quasi quaranta minuti, mi toccherà tornare per migliorare il mio tempo!

ps: guardando il Monte Grosso dall’alto con il satellite di Google Maps quel sentiero che non sono riuscito a trovare appare chiaramente in tutto il suo splendore in mezzo ad una vegetazione molto rada e bassa. sorrido, sapendo quanto fitta e alta sia invece ora. la natura ha fatto il suo corso riprendendosi suoi spazi.

la pagina facebook “Grande traversata elbana speed records”è a disposizione di tutti. la sfida rimane aperta a chiunque voglia attraversare un’isola meravigliosa con le proprie forze.

POCHE SEMPLICI REGOLE:

• Sicurezza: ognuno deve essere adeguatamente attrezzati e ben preparato

• Rispetto per l’ambiente: si possono lasciare depositi di rifornimento lungo il percorso ma è necessario recuperarli durante o dopo il completamento del vostro tentativo di record. e ’ assolutamente vietato lasciare qualsiasi tipo di rifiuto sul percorso, anzi eventuali sopralluoghi potranno essere una buona occasione per contribuire a ripulire e mantenere puliti i sentieri.

POCHE BUONE NORME:

• E’ bene annunciare in anticipo le vostre intenzioni.

• Può essere piacevole invitare chiunque a venire a guardare o, meglio ancora, a prendere parte al vostro tentativo. Questo renderà il vostro sforzo più divertente e tempi più verificabili.

• Prendete foto o video durante il vostro record di velocità. saranno un ottimo souvenir della vostra impresa.

• Si consiglia di considerare l’utilizzo di un GPS.

• Divertitevi e godete del paesaggio.

• Tutti i record sono basati sulla fiducia e la buona fede di chi li realizza.

Il senso di Soul Running per le gare

e via che mi trovo in macchina (tanto per cambiare) diretto a cantalupo ligure.

Assago - p rima riflessione: ma se non ci fossero le p orte di p ietra quanti saprebbero della sua esistenza?

Binasco - s econda riflessione: perché ci sto andando?

e così che inizio a pensare al motivo che mi spinge a guidare con le ginocchia in bocca, dato che il gazebo di s oul r unning è esageratamente grande (si però è bello…va detto).

Casei Gerola - p rimo motivo il mio nuovo fidanzato: l uca r evelli. a ll’amor non si comanda! c ome faccio a non vedere ciò in cui lui mette anima e cuore da anni?

Castelnuovo Scrivia - secondo motivo. ho conosciuto fulvio Massa. ho apprezzato il suo modo d’essere. non può aver creato una cosa brutta. Tortona - terzo motivo. d evo conoscere f abio Menino (ormai me lo dicono tutti….mah)

Serravalle Scrivia - Quarto motivo. h o promesso al l uca che farò lo speaker di supporto (ma perché mi vado sempre a ficcare dove non dovrei!?!)

o k sono a Vignole Arquata e non ho ancora trovato un valido motivo razionale per cui io debba andare laggiù.

Ma poi finalmente la luce, il temporale si dirada ed io capisco il mio ineluttabile destino che si delinea con chiarezza, davanti ai miei occhi stupiti, il quinto motivo: sono un editore di un book magazine dedicato al trail!! anzi per la precisione dell’unico book magazine dedicato interamente al trail in vendita in italia, scusate ma con la fatica che faccio…ci tengo un po’…gran peccato la vanità (chi è senza scagli la prima!!).

Mentre guido sulle prime curve della val borbera inizio ad aver voglia di confronto. voglio incontrare miei lettori, voglio parlare con loro, voglio sapere cosa pensano. voglio guardarli in faccia, incitarli mentre faticano, salutarli e complimentarmi con loro al traguardo! Momenti di grande stupidità con il microfono in mano con federica e fabio a parte, questo ho poi fatto!

p oi riparti, ricarichi il “piccolo” gazebo, la macchina si impenna e via, direzione Milano. e poi pensi, rifletti, ricordi.

ti ricordi che a deodato è un tuo abbonato, che Michael è un nuovo amico, che f abio non è poi il diavolo che tanti mi dipingevano (e poi io con “diavoli” sono sempre andato molto d’accordo!!!), che s imona è coraggiosa, che e lena lo è altrettanto e butta il cuore al di la di tutto ciò fa, che f ulvio ha una splendida famiglia e potrebbe portare le p orte di p ietra alle nozze d’oro, che il tipo di wedo s port è un burbero che adoro, che il d J f rengo ha uno spiccato senso del ritmo e dell’umorismo, che b runo di c antalupo è burbero come un piemontese e tirchio come un ligure ed è incredibilmente anche simpatico, che il suo bimbo fa un caffè spettacolare e ci tiene! p oi c’è s ergio che, come dice f ilippo, è una persona d’oro, l uciano con cui ormai ci si abbraccia, c’è Gigi che finisce il circuito delle proprie gare, a ldo che dal basket mi risorge come trailers, k laus von h allen, per tutti f abio, che mi batte in fatto di vanità ma è davvero forte.

a ndrea che si fa conoscere con lentezza e più si scopre più ne intravedi la purezza, Gli o rsi…..e ho detto tutto, la cuoca che non mi ricordo come si chiama, ma ha una mamma che fa dei dolci da urlo, l uca e ho di nuovo detto tutto!

Ecco il senso.

p er la cronaca e per più curiosi/maligni io e l uca ci sposiamo. 12 Maggio 2014 ovviamente a Cantalupo!! v i aspettiamo tutti!

fulvio Massa all’arrivo dell’ediZione 2013 delle porte di pietra con la sua atleta s Mona Morbelli, seconda classificata.

I Run for find the cure, NON scappare!

porte di pietra 2013, rifornimento del ventesimo chilometro. andiamo a fare qualche foto all’uscita del bosco, per catturare delle immagine esclusive per soul running e per nostri amici in corsa. ncontri in un prato due ragazzi e scopri una realtà che in tanti troveranno presenti alle gare di quest’anno, una di quelle che si fanno in quattro non per correre, non per organizzare della gare, ma per molto di più. daniele sciuto, silvia ferraris, Marco vergano e francesco fassone, quattro medici che hanno un volto, un cuore, tanto coraggio e mani preziose, hanno fondato insieme find the cure nel 2006, un comitato no profit di cooperazione internazionale nato per portare aiuti umanitari e programmi di sviluppo in aree a risorse limitate. erano in quattro al momento della fondazione, ora sono decine. con il ricavato di cene, oblazioni, manifestazioni sportive, confezione di bomboniere, panettoni, calendari, libri, magliette, hanno raccolto fondi e aperto scuole, orfanotrofi, ospedali, acquedotti, hanno portato cure ed assistenza in molte aree disagiate dell’ ndia e dell’africa. “sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. i run non è solo progetti, quelli sono tanti e li trovate tutti descritti sul nuovo sito run for ftc http://irunfor.findthecure.it. c’è il corto circuito solidale, il ccs per amici e simpatizzanti. un insieme di gare caratterizzate da un alto profilo organizzativo e da un forte spirito di solidarietà, che quest’anno alleano le forze per raccogliere fondi per la costruzione di due pozzi nei villaggi desertici di baghan e koliflo, in Mali (visita http://irunfor.findthecure.it/gare-2013/ per l’elenco completo di tutte le gare). Ma c’è di più: la raccolta di scarpe e abbigliamento usati con l’obiettivo di organizzare la prima samburu trail Marathon, con e per la popolazione samburu. un trail che percorrerà gli altipiani e villaggi di lodongokowe, nel kenia del nord, fino ad ora meta di Medical camp per find the cure, ma che per la prima volta diventeranno teatro di sport, solidarietà, conoscenza e sensibilizzazione. non importa che tu sia il più forte o il più veloce, i run for find the cure vuole il più sorridente, il più generoso, il più solidale, il più coraggioso, quello disposto a prendersi l’impegno di vestire una maglietta carica di valori e correre per strade e sentieri facendosi portavoce di un forte messaggio di sport e solidarietà. i medici di ftc vengono a stretto contatto con la popolazione del posto, ne osservano le condizioni di vita e valutano le necessità primarie alle quali poi tentano di “trovare la cura”. un compito quasi impossibile a volte, ma ci provano e ci insegnano che spesso più scappi da un problema più ti allontani dalla soluzione.

18-21 JULY 2013, SAN CANDIDO - INNICHEN

IncontrI con atletI e fotografI.

Workshop dI fotografIa e vIdeo. esposIzIonI, corsI, spettacolI, feste...e I mIglIor fIlm d’avventura da tutto Il mondo.

QUAttrO gIOrNI DEDICAtI

ALL’AvvENtUrA: DA vIvErE, rACCONtArE E CONDIvIDErE.

vENErDì 19 LUgLIO

lezione sulla preparazione al mountain running, con marco de gasperi, e corsa non competitiva sui sentieri delle dolomiti

a seguire Yoga x runners con tite togni

Incontro con pablo criado toca e marco de gasperi: “’l’anima del runner”

SABAtO 20 LUgLIO

segreti e consigli per prepararsi all’ultra trail, con pablo criado toca, e corsa non competitiva sui sentieri delle dolomiti

DOMENICA 21 LUgLIO

Yoga x runners con tite togni

E inoltre workshop di fotografia outdoor avanzato con Damiano Levati, workshop di fotografia con Harald Wisthaler, corso di video mtb con Filme von Draussen, corso di preparazione all’arrampicata, corso di sicurezza outdoor e molto altro. Ogni sera incontri, spettacoli e film. Follow us on

in collaboration with sponsored by

Noene contro gli “shock” del trail

la corsa su sterrato, su un terreno quindi più morbido ed elastico se paragonato all’asfalto, potrebbe risultare meno traumatica per le articolazioni e, più in generale, per tutte le strutture tendinee e legamentose. nonostante ciò non possiamo sottovalutare che la durata di un trail o, ancor di più, di un ultra trail, determinano una sollecitazione molto importante per il nostro corpo proprio per il grande numero di appoggi a terra e le tante ore di corsa. i piedi sono il nostro punto di contatto con il suolo e sicuramente la struttura che maggiormente risente delle vibrazioni, sollecitazioni che si ripercuotono di conseguenza a tutto il corpo determinando affaticamento anche a livello della schiena e in alcuni casi anche di spalle e collo. le solette noene nascono proprio per aiutare il runner a contrastare le onde di shock che vengono trasmesse dal piede a tutto il corpo. nonostante uno spessore davvero ridotto, 1 o 2 mm in base al modello (sp01 e no2), il particolare materiale con cui sono realizzate permette un’assorbimento pressochè totale delle onde d’urto provenienti da ogni appoggio al suolo che quindi non vengono trasmesse al resto del corpo. benefici si apprezzano sulle lunghe distanze, anche con scarpe dotate di buon ammortizzamento, così come ha avuto modo di provare sullla sua pelle, anzi sui suoi piedi, la nostra tester simona Morbelli: “prima di entrare a far parte del team salomon agisko, non avevo mai usato le solette noene” - racconta simona - “in realtà non avevo mai utilizzato nessun tipo di solette convinta che, non avendo particolari problemi, non mi servissero. avendo l’opportunità di testarle, con mia grandissima sorpresa, mi sono servite al punto che adesso le utilizzo sempre. le competizioni a cui prendo parte normalmente sono delle ultra: chilometri da percorrere sono davvero tanti e già dopo qualche decina risulta difficile non avere i piedi sensibili al terreno soprattutto se tecnico e molto sconnesso. ho testato sia le no2 che le sp01 con diversi modelli di scarpe che ho in dotazioni: avevo timore che le no2 da 2mm fossero troppo spesse invece ho trovato una soluzione efficace contro l’impatto dei piedi al suolo, soprattutto su terreni sconnessi e sulle lunghe distanze. piede è meno affaticato ed il dolore all’alluce valgo, mio problema da tempo, si è notevolmente affievolito. con le sp01 da 1mm riesco a trovare particolare beneficio su scarpe con l’avampiede più stretto, in discesa spingo meglio proprio perché l’impatto con il terreno è meno traumatico. Queste solette sono utlili anche per prevenire problematiche non ancora sorte e che inevitabilmente possono presentarsi dopo prolungati stress di un trail”. per maggiori informazioni www.noene-italia.com

A ognuno la propria Inov8

27 modelli a catalogo dedicati al trail, ognuno diverso e soprattutto ognuno con la sua specificità. inov8 è un brand che offre al runner un range di scelta davvero

incredibile e unico, impossibile non trovare la scarpa giusta per ogni terreno e ogni stile di corsa. i prodotto è studiato per il natural running e grande attenzione

viene data al differenziale, contraddistinto dal “baffo” segnato sul tallone: 9 mm, 6 oppure 3 indicati rispettivamente da 3 baffi, 2 o 1, oppure “zero” per chi vuole una scarpa barefoot. Ma non ci si ferma qui: 4 differenti tipi di calzata: precision, natural, endurance e women’s, per garantire al piede il massimo confort ma soprattutto la miglior performance. Questo vuol dire creare prodotti davvero specifici per il trail!

abbiamo testato per voi 4 modelli 2013, uno dedicato all’off road e tre invece all’off trail. certo perchè inov8 prevede anche questa specializzazione in base al tipo di terreno su cui andremo a correre: c’è il sentiero ma c’è anche il “fuori-sentiero”! la differenza la si capisce confrontando i diversi disegni delle suole. per facilitare l’adeguamento a una corsa progressivamente barefoot e naturale siamo partiti da un modello a 2 baffi, la X-talon 212 per arrivare alla “zero” bare-grip 200.

X-Talon 212

Modello off-trail con 6 mm di differenziale e calzata Precision. Già prima di indossarla piace, i suoi colori non passano inosservati, bella! I 6 mm di drop si sentono e condizionano, in meglio, la corsa: il passo si fa più corto, si corre in agilità andando a cercare subito la spinta sull’avanpiede. L’ammortizzamento sul tallone è comunque buono, in discesa è davvero precisa, si sente molto il terreno e si controlla ogni appoggio. Suola con disegno molto “aperto”, i tasselli sono distanti e ideali quindi per terreni fangosi, ottima sui sentieri, ancor di più nelle digressioni off trail.

Roclite 243

Scarpa classificata come off-road con calzata Precision e un solo baffo (3 mm) di differenziale, 243 gr nella taglia 8 UK. Leggermente più morbida come tomaia rispetto alla X-Talon, reattiva e con un grip particolarmente indicato a terreni più duri, i tasselli sono infatti meno accentuati e più vicini. Ottima la traspirabilità e l’avvolgimento del piede che permette una grande precisione, specie in discesa dove si tende ad appoggiare sempre tutto il piede e sfruttare pienamente il grip della suola.

Scarpa per condizioni difficili, pensata per terreni particolarmente morbidi o neve. Un solo baffo, calzata precision e tomaia realizzata in tessuto impermeabile che protegge il piede da fango e acqua. Sorprendente la tenuta quando ci si avventura fuori dal sentiero, soprattutto su erba bagnata, il grip è incredibile. Il disegno della suola la mantiene sempre pulita dal fango e questo garantisce il massimo del grip sempre. La corsa deve essere naturale, così come per gli altri modelli: si lavora di avanpiede, passo ravvicinato e appoggio su tutta la pianta in discesca, tutto sommato non è così difficile ma la differenza la si nota subito, specie in salita.

Bare-grip 200

Solo 200 grammi (nella taglia 8UK), differenziale zero e calzata Precision.

Una scarpa minimale anche nella scelta dei particolari come le stringhe. L’abbiamo testata per ultima, secondo le indicazioni forniteci da Alberto Penne, il nuovo distributore del brand inglese: la corsa è davvero “natural” con però un grip sorprendente, il terreno si sente tutto sotto i piedi, forse troppo per chi non è abituato e soprattutto quando ci si trova su fondi compatti.

Una scarpa che richiede una giusta tecnica di corsa, sicuramente più evolouta rispetto agli altri modelli. Tomaia leggerissima e molto traspirante, praticamente una calza con una suola artigliata. Da provare assolutamente ma anche da utilizzare in allenamento, per chi preferisce comunque correre con scarpe più protettive, per migliorare la tecnica di corsa

Mudclaw 265

Il Trail per tutti

di andrea pizzi

kalenji, il brand dedicato al running della grande famiglia decathlon, grazie alla collaborazione con thierry breuil, campione del mondo a squadre di trail nel 2011 e vincitore a les templiers nel 2009, presenta una collezione 2013 interamente dedicata al trail che verrà ulteriormente implementata nei prossimi anni. denominata kapteren ha nel rapporto qualità/prezzo la sua forza, così come tutti prodotti della casa francese. prodotti dedicati a un ampio range di utilizzatori, dai beginners ai frequentatori dei lunghi ultra trail, e sempre alla portata di tutti.

Kapteren TR3W

Kapteren XT3

Scarpa studiata per le lunghe percorrenze, non estremamente leggera ma molto protettiva, avvolgente e caratterizzata da un sistema di chiusura davvero efficace, che permette una stretta decisa dei lacci, realizzati in materiale elasticizzato, che poi si adattano perfettamente al piede. Avvolgente grazie a fasce che collegano la chiusura con la suola a cui si aggiunge una sorta di conchiglia per una calzata confortevole e sempre stabile. Poco sensibile la suola alle asperità del terreno ma il grip è notevole sia in discesa che in salita, buon ammortizzamento, ideale per pronatori.

Studiata sull’anatomia del piede femminile e dedicata ad allenamenti o gare lunghe. Ottima trazione sull’asciutto e soprattutto molto stabile: come il modello da uomo il sistema Arkstrab controlla la torsione del piede mentre un particolare inserto in EVA, sistema BiPron, limita la pronazione e l’affaticamento. Consigliata a chi cerca una scarpa protettiva, con un’ottima chiusura e stabile a livello del tallone.

Baggy Kapteren

T-shirt Kapteren

Maglia studiata per offrire il massimo confort con i climi più caldi, tra i migliori capi provati in questo inizio d’anno. Disegno aggressivo e moderno, dotata di pannelli in rete traspirante sui fianchi, abbondanti e utilissimi. Ottimo fitting e particolari inserti in gomma su spalle e schiena per mantenere fermo lo zaino e non rovinare il tessuto della maglia.

Pantaloncino tecnico in materiale resistente ma fresco allo stesso tempo. Dotato di due comode tasche, di cui una con zip, ideali per riporre gel, barrette o l’immancabile cellulare. Comodissima la banda elastica in vita e ben posizionato l’inserto in rete posteriore, facilita davvero l’aerazione.

La nuova distribuzione di Soul Running

Facebook è una splendida finestra sul mondo, sempre aperta....per chi ha orecchie per sentire.

Non potevamo rimanere insensibili ai numerosi richiami lanciati dai runners, dai lettori. Da tutti voi che ci seguite sul web. Abbiamo cercato nuove idee e nuove vie per raggiungervi. Approdando direttamente nei vostri luoghi di ritrovo, luoghi dove tutti noi, runners compulsivi, almeno una volta al mese facciamo un giro: quelli che noi chiamiamo “Soul Shops”.

Il problema: per una casa editrice italiana piccola è sempre lo stesso, faccio dei buoni prodotti ma il sistema distributivo è deficitario, poco o nulla monitorabile, insomma OBSOLETO!

La soluzione: creare un progetto di distribuzione del nostro magazine attraverso una via “semplice” che possa dar modo ai lettori di trovare Soul Running nei luoghi dove la “passione” si concretizza in acquisto, i punti vendita specializzati running e outdoor.

Un’idea nata dal confronto diretto con molti negozianti che subito hanno intuito la potenzialità del progetto a lungo termine aderendo con grande entusiasmo!

Ogni prodotto, per quest’anno saranno cinque, sarà disponibile per un minimo di quattro ed un massimo di sei mesi nei punti vendita che troverete elencati nelle pagine seguenti, oltre che in un’apposita sezione del nostro sito www.distanceplus.com.

Abbiamo selezionato 104 punti vendita!! 104 “Soul Running House!!!

Dove vedrete il nostro display da banco in plexiglass (disegnato dal mitico Andrea “Valsex” Valsecchi, peraltro curatore di questo progetto) avrete la certezza di essere nel paradiso del TRAIL!!!

Il progetto è appena iniziato ed entro il Marzo 2015 i Soul Shosp saranno 300 su tutto il territorio nazionale – ovviamente ci troverete anche in edicola e in alcune librerie specializzate, ma per chi ancora non è contento www.spmpublishing.com ve lo farà arrivare direttamente a casa!

E’ già attivo un accurato servizio di vendita del singolo prodotto o di abbonamento annuale. Per voi anche vari GADGET GRATUITI (vedi foto) per chi lo sottoscrive, on line e “live” alle gare dove Soul Running è presente!!! RUN FAST!!!

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IL MOMENTO SI STA AVVICINANDO!

LA SECONDA EDIZIONE

le ditte produttrici di scarpe, abbigliamento e accessori running, che ad oggi hanno aderito all’evento sono incrementate del 50% rispetto all’anno scorso. ecco i brands presenti: Asics • Brooks

la location dell’esposizione si è spostata nella piazza centrale, volkenstein platz, del comune di siusi, splendido paese ai piedi del maestoso sciliar. una sistemazione facile da raggiungere e da cui si diramano numerosi sentieri dove rivenditori invitati e gli amateurs potranno realmente testare scarpe e prodotti messi a loro disposizione dai marchi presenti e ricevere indicazioni e qualsiasi tipo di informazione dagli stessi promoters aziendali. una formula già attuata con successo nel 2012 e che ha dato ampia soddisfazione ai dealers intervenuti all’evento e agli espositori. Quest’anno la formula rigorosamente b2b dell’anno scorso si ampia permettendo l’accesso anche ad atleti ed amateurs visto la concomitanza con la sudtirol ultrarace in svolgimento nella vicina val sarentino con partenza e arrivo a bolzano.

soul running è orgoglioso di essere organizzatore di questa manifestazione atta a promuovere l’intero movimento del trail running e attende a siusi i suoi lettori e tutti gli appassionati. Keep on running.......!

ALPE DI SIUSI CORRERE

NEL CUORE DELLE DOLOMITI

A luglio, l’Alpe di Siusi/Seiser Alm farà nuovamente da palcoscenico al training camp di atleti africani che accompagneranno i partecipanti dell’Alpe di Siusi Running. Da quest’anno la corsa diventerà una mezza maratona e si terrà il 7 luglio 2013 sull’altipiano in provincia di Bolzano (1800-2300 m s.l.m.).

Un appuntamento imperdibile per tutti coloro che desiderano correre fianco a fianco delle star dell’Africa. Ospiti e abitanti, professionisti e semplici dilettanti avranno l’opportunità di misurarsi con i migliori maratoneti del mondo. Per informazioni e iscrizione: AlPe Di SiUSi MARketing - tel. 0471 709600 info@alpedisiusi.info - www.alpedisiusi.info

Pacchetti vacanze alPe di SiuSi Running Potrete trascorrere una settimana nell’area vacanze Alpe di Siusi e allenarvi sui percorsi del Running Park nel cuore di un grande patrimonio naturale. www.alpedisiusi.info/offerte Running Shoe Experience (28 e 29 luglio 2013): per testare in anteprima i nuovi modelli 2014. www.alpedisiusi.info/correre

SoUl R UNNiNG a cura di:

s . p.M. p ublishin G srl

v ia f s for Z a 1 – 20122 Milano

DiReTToRe ReSPoNSABile Marcella Ma G liucci

ART DiReCToR c hiara fabbri

ReDAZioNe d avide o rlandi davide@soulrunnin G .it a ndrea p ZZ andrea@soulrunnin G .it

Marta v illa M arta@soulrunnin G .it

l uca r evelli luca@soulrunnin G .it andrea valsecchi valsecchi@soulrunnin G .it

HANNo CollABoRATo: f ulvio Massa, Massi M o r usso, f ilippo c anetta, a urelio Michelan G eli, fabri Z io b ernabei, t ite t o G ni, a u G usto Mia b atta G lia, d ino b onelli, a nton k rupicka.

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ReGiSTRAZioNe TR BUNAle MilANo N 530 Del 25/10/2011

PERIODICITÀ TRIMESTRALE NUMERO 6 - GIUGNO/AGOSTO 2013

Vieni a scoprire la nuova collezione presso i rivenditori autorizzati DYNAFIT. Maggiori informazioni al sito: www.dynafit.com

La memorabile spedizione di Jez Bragg in Nuova Zelanda lo ha condotto attraverso l’impressionante Te Araroa Trail da Cape Reinga, estrema propaggine dell’Isola del Nord, fino a Bluff, all’estremità meridionale dell’Isola del Sud. Con oltre 3000 km da percorrere a piedi, è stato fondamentale per lui avere la scarpa giusta. L’andatura naturale e uniforme di Hyper-Track Guide ha aiutato Jez a raggiungere il suo obiettivo: una scarpa da running essenziale, in grado di proteggere il piede dal tallone alla punta.

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