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CULTURA E ALIMENTAZIONE L’antica civiltà Etrusca, tra food, erotismo gay e joie de vivre

Necropoli Tarquinia

L’ANTICA CIVILTÀ ETRUSCA, TRA FOOD, EROTISMO GAY E JOIE DE VIVRE

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di Giorgio Arcuri

“Gli etruschi non disdegnano le donne perché amano avere numerosa prole ma, una volta adempiuto il loro dovere, si rivolgono ai ragazzi che amano

in un modo ben diverso e che, in gene-

re, preferiscono alle donne… Quasi tutti gli adolescenti etruschi sono bellissimi e sono sempre molto curati. I protettori li sottopongono a depilazione e massaggi con olii odorosi. Barbieri e massaggiatori hanno i loro negozi all’aperto e, dalla soglia della porta, si può assistere allo spettacolo eccitante offerto da tanti giovani completamente nudi che stanno per essere preparati per le feste d’amore… Gli amici e gli amanti sono sul posto per sorvegliare tutte le operazioni e pagare il conto”.

Coppia di amanti all’interno della Quadriga Infernale.

Queste in apertura le parole di Teopompo di Chio, uno storico e celebre retore greco nato verso il 376 a.C. e che, attraverso i suoi preziosi studi (come quelli contenuti in “Storie filippiche” - Libro XLIII), ci ha permesso di conoscere gli amori omosessuali tra gli etruschi. Il sesso, indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone che lo praticavano, assumeva un’importanza fondamentale presso questo popolo dell’Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. nell’area denominata Etruria (corrispondente all’incirca all’attuale Toscana, all’Umbria e al Lazio, con propaggini anche in Lombardia, in Veneto, in alcune aree dell’Emilia Romagna, della Campania e dell’isola della Corsica).

Un’importanza, quella del sesso, pari a

quella ricoperta dall’arte culinaria: è risaputo, infatti, che gli etruschi, oltre ad essere dei buongustai e grandi esperti di cucina (scandivano le giornate con preziosi banchetti, anticipatori dei pranzi luculliani dell’antica Roma), vivessero in completa libertà sessuale, senza alcun giudizio morale sui modi e le forme in cui il sesso veniva svolto. Una libertà sessuale favorita anche dalle credenze religiose di questo antico popolo: gli etruschi erano politeisti e alle divinità dedicarono numerosi templi, costruiti non solo nelle città, ma anche nei luoghi di passaggio, come porti e valichi. Quindi, food ed eros. Due aspetti della vita etrusca fondamentali e strettamente collegati tra loro: tra pietanze, arricchite da abbon-

danti libagioni che avevano il vino come

protagonista, ampio spazio veniva dato al sesso, quest’ultimo a sua volta collegato al tema della morte. Cibo, morte ed amore sono, infatti, temi che si intrecciano molto nel mondo etrusco. Varie tombe riportano rappresentazioni di momenti amorosi e amplessi sessuali, anche parecchio spinti. Qui di seguito vediamo quelli principalmente a tematica omo-

sessuale.

I dipinti tombali, gli affreschi ed i tanti reperti rinvenuti dagli scavi archeologici ci forniscono il maggior numero di raffigurazioni in questo senso: da scene omoerotiche con atleti nudi in palestra a scene che mostrano inequivocabili relazioni amorose tra uomini, con giovani intenti a fare sesso anale e impegnati in amplessi vari. Tra gli scavi archeologici più importanti che hanno portato alla luce questa tipologia di raffigurazioni ci sono quelli effettuati nella

“Tomba dei Tori”, presente nella necropoli dei Monterozzi a Tarquinia. Partiamo proprio da qui per il nostro viaggio alla scoperta del sesso omosessuale secondo gli etruschi. Nella Tomba dei Tori è presente il più co-

spicuo nucleo pittorico a noi giunto di

arte etrusca, contenente alcune delle più celebri scene erotiche. Databile all’incirca al VI secolo avanti Cristo, questa tomba etrusca è stata scoperta nel 1892 e si distingue per la particolare pianta con un’ampia stanza, sul fondo della quale si aprono due piccole camere. Nella parete di fondo della stanza principale sono rappresentati due rapporti sessuali: uno omosessuale ed uno eterosessuale (quest’ultimo è un menage à trois tra due uomini ed una donna). Soffermiamoci, in particolare, sulla raffigurazione del rapporto omosessuale. La scena, che puoi vedere in una delle foto presenti in questa pagina, ha come protagonisti due uomini ed un animale: un uomo è nell’atto di penetrare l’altro, mentre un toro con il volto umano, con temperamento minaccioso e con il fallo vistosamente eretto procede verso di loro. Il significato di questa scena è ancora ignoto e ci sono state diverse interpretazioni discordanti tra loro. C’è chi è ricorso ad ipotesi moralistiche, che vorrebbero associare una valenza negativa alla scena di sesso omosessuale vista la presenza minacciosa del toro. C’è chi, come l’archeologo Ross Holloway, ha conferito a questo affresco una lettura tesa a considerare il rito apotropaico (ovvero quello che serve ad allontanare o annullare un influsso magico maligno). Una lettura resa ancora più significativa dalla presenza del toro che gli etruschi spesso raffiguravano,

Tomba tori Tarquinia

Tomba Tarquinia

Anfora, Museo Archeologico di Napoli

al contrario di ciò che si pensa, per tenere

lontano, scacciare le entità malevole,

negative. Perciò, secondo Holloway, la scena di sesso gay davanti alla presenza di un toro con il fallo in erezione andrebbe letta senza alcun tipo di giudizio moralistico: il toro sarebbe disinteressato al rapporto omoerotico, bensì lo starebbe proteggendo (il sesso per gli etruschi è celebrazione della vita e della joie de vivre). Altri ritrovamenti importanti di scene omoerotiche sono conservati al Museo Nazionale Etrusco (e necropoli) di Chiusi, in provincia di Siena. Qui è presente una ricca selezione di reperti, proveniente in parte dalle raccolte di collezionisti chiusini e in parte da scavi archeologici. In particolare, nella vetrina 25, si possono ammirare diverse kylix (coppe da vino in ceramica) dove sono raffigurate scene omoerotiche con atleti nudi in palestra, nonché rappresentazioni di personaggi della mitologia classica, che sono stati spesso al

Tomba della frustazione

centro di racconti a tematica LGBTQ+: figure del calibro di Ercole, Apollo ed Ermes. Tra i più importanti ritrovamenti etruschi che vedono raffigurate scene di amore omosessuale merita una menzione la famosa anfora conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli nel cosiddetto Gabinetto Segreto: il reperto, proveniente da Capua Vetere, rappresenta due giovani intenti a fare sesso anale. Il Gabinetto Segreto, che occupa la sala 62 e 65 del museo, vede esposti molti altri reperti con natura unicamente a sfondo erotico e sessuale. Un vero e proprio compendio della pornografia ante litteram da visitare una volta nella vita. I primi chef del Mediterraneo furono, quindi, degli abili amatori con conoscenze approfondite sul sesso, probabilmente molte di più di quante ne abbiamo noi oggi!

APOLLO E CIPARISSO

Per apprezzare di più l’iconografia omoerotica dei personaggi della mitologia classica facciamo un excursus sulla storia tra Apollo e Ciparisso, quest’ultimo uno dei ragazzi più amati dal dio del Sole. Apollo si era invaghito della bellezza del giovane Ciparisso, che aveva come compagno un cervo addomesticato. Mentre un giorno si esercitava con l’arco, Ciparisso colpì a morte il cervo. Così tanta era la disperazione di Ciparisso da implorare a sua volta la morte. Apollo, commosso dal dolore del suo amato, lo trasformò in un albero al quale dette il nome di “Cipresso”, e che diventò da allora il simbolo del lutto e dell’accesso all’eternità.