REDESIGN: Alla Scoperta Del Trentino - Alto Adige PART TWO

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ARTIGIANATO COMMERCIO INDUSTRIA

ATTIVITÀ INDUSTRIALI

Tra le due guerre, e specialmente negli ultimi anni, si è potentemente sviluppata l’industria idroelettrica che ha spesso creato suggestivi bacini lacustri. Famosi sono i laghi artificiali di S. Giustina e di Malga Bissina, di Fedaia, e di Forte Buso. La potenza degli impianti idroelettrici della regione è pari al 22% di quella nazionale. Questa preziosa energia mette in moto macchine di ogni genere che lavorano nei grandi complessi industriali della regione.

Numerose sono le segherie che lavorano tronchi provenienti in gran quantità da ogni luogo della regione; notevoli le industrie chimiche, metallurgiche e meccaniche che si trovano specie a Bolzano. Importanti sono gli stabilimenti della Pirelli a Rovereto e della Michelin Italiana a Trento. L’industria laniera che fabbrica i famosi «Loden»’ è diffusa in Alto Adige.

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ATTIVITÀ ARTIGIANALI.

Famose sono le statue di legno, crocefissi, gli oggetti vari che si creano in val Gardena. In questa valle l’arte dell’intaglio ebbe origine spontanea, determinata dalle scarse risorse locali e dalla ricchezza del pinastro, lo albero dal legno facilmente trattabile. Quest’arte è praticata fin dal lontano 1600. Le espressive opere create dagli artigiani della val Gardena sono esportate in Europa e nel mondo. A Ortisei, piccola capitale della scultura in legno, esiste una scuola professionale che garantisce a questa industria domestica un risultato tecnicamente migliorato e sicuramente orientato.

IL RAME Tra le attvità artigianali di più larga notorietà, è doveroso ricordare, per quanto riguarda il Trentino, quella della lavorazione del rame. Abbiamo già visto che i monti della Regione non sono privi di tale minerale. Ma il bello è che quasi ogni paese trentino ha la sua botega in cui paioli, piatti, campanacci per mucche,stampi da cucina, soprammobili ornamentali, mestoli e secchi trovano il giusto rilievo e... il buon copratore. E un piacere, infatti, entrare in qualsiasi cucina di montagna e vedere i pezzi rilucenti appesi alle pareti!

«UN MESTIERE ANTICO»

Un lavoro poco nobile anche se antico è quello del maniscalco. In quasi tutte le altre regioni è scomparso. Solo nei paesi di montagna resiste ancora, perchè cavalli e muli, nonostante il progresso, sono ancora oggi i mezzi più sicuri per trasportare persone e cose da un paese all’altro per strade spesse volte aspre e malagevoli.

IIL COMMERCIO Il maggior reddito commerciale è costituito dai prodotti agricoli (vino e frutta) esportati verso la vicina regione austriaca. Le attività commerciali più redditizie riguardano prima di tutto iprodotti alimentari (60%), l’industria metallurgica (12,43%), infine l’industria tessile.

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OSSERVANDO LA CARTINA

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Incuneata tra la Lobardia, la Svizzera e il Veneto e pressata a nord dall‘ Austria, la Regione si presenta subito con le sue caratteristiche più tipiche: regione montuosa, priva di sbocchi al mare. Una grande direttrice segue da presso il corso dell‘Isarco e dell‘ Adige e tale strada, che da secoli consente il traffico con l‘Europa, attraverso il passo del Brennero, è fiancheggiata da una ferrovia di grande importanzaa non solo ber l‘economia della Regione ma per l‘intero territorio Nazionale. Altri tronchi ferroviari di grande traffico sono, rispettivamente, quelli che da Fortezza, per Brunico raggiunge Dobbiaco e prosegue poi in territorio austriaco e quello che staccatosi da Trento, imboccata la Val Sugana, dopo aver toccato Levico e Grigno, continua nel Veneto.

Notevole il fatto che le strade, come in ogni altra regione montuosa, seguono l‘andamento delle valli. Le piccole macchie azzurre che costellano la cartina rappresentano i laghi di Ledro, di avedine, di Molveno, di Caldonazzo, di Levico e di Resia, oltre, naturalmente, all‘angolo trentino del Garda. La carta mostra poi, oltre ai prodotti più tipici di questa bella Regione: uva, vino, frutta, birra, segale, legname, seta, anche alcuni degli animali che ne popolano i boschi (orso, camoscio, cervo, volpe e fagiani), e, quasi a simboleggiare le due città capoluogo di provincia la carta raffigura i monumenti che ne sintetizzano la storia: il Castello del Buon Consiglio, per Trento, la cattedrale di Bolzano.

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astelli in alto-adige

Nessuna terra può vantarne tanti. Si dice, infatti, che su 7587 chilometri ve ne sono ben trecento! Parecchi di essi sono ancora in buone condizioni, altri in rovina, ma tutti restano testimoni muti di un‘epoca storica che va dal 900 al 1300 e tutti danno una pennellata di romanticismo a questa regione coronata dalle Dolomiti. Il loro primitivo scopo fu quello della difesa del feudo avuto in eredità o comperato per cui bastava una torre in luogo strategico e dominante, con pochi e malconci locali di abitazione. La vita in quei fortilizi non era certo agevole e comoda: tutto era

sacrificato allo scopo della difesa: porte strette a cui si accedeva per ponti levatoi, finestre anguste, feritoie e merli. Più tardi il castello assunse un‘altra destinazione: potè essere ampliato con altri fabbricati, vaste sale, loggiati artistici, torri decorative; diventò, insomma, la comoda dimora del Signore che si circondava di oggetti artistici e faceva affrescare i local: dai più noti artisti. Nelle sale si davano banchetti, si accoglievano i trovatori che raccontavano le più belle storie, si brindava con l‘ottimo vino locale in una « sala bere ».

Non potendo, per brevità di spazio, parlare di tutti i Castelli alto - atesini riferiremo ciò che un giornalista, Guido Franco, dice a proposito di uno fra | più belli della Regione, il Castel Riva, che si trova presso Vipiteno. Esso si trova in cima a un colle isolato e roccioso nel bel mezzo della piana vipitenese e sorge poco distante da Castel Pietra, un altro antico e suggestivo maniero.

« Giungiamo per un‘erta stradicciola davanti al portone, che conserva tuttora il suo ponte levatoio. Attraversiamo un cortile in parte rovinato e siamo davanti al portone principale, da cui entriamo, La nostra visita ci porterà a distinguere i vari gruppi dei fabbricati, il « palazzetto », la torre abitabile, il « maschio» della roccaforte; ci porterà ad ammirare ambienti d‘una irregolarità deliziosamente confortevole, che in ogni angolo improvvisano inviti a sostare; ambienti con soffitti riccamente intagliati, con decorazioni in affresco, con belle stufe, con qualche arredo antico; e, inoltre, anditi lunghi, sorprese di porte segrete e di trabocchetti che insomma sapranno evocare tutto quel mondo, aspro e gentile, eroico e dissipato, intessuto di guerre e di canti, che formava la vita dei manieri medievali. E la nostra fantasia lavora, raffigurandosi, in giro tra quelle mura, gli antichi abitatori ».

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(da: « Le Venezie e l‘Italia», ed. Antoniana, Padova)
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L‘arteria più frequentata è quella dell‘Abetone e Brennero. Questa via di comunicazione rappresenta la normale via di passaggio anche in senso storico tra il Centro Europa e l’Italia. I punti di passaggio fra il Trentino-Alto Adige e le regioni limitrofe sono numerosi ma d‘importanza del tutto differente. Il versante settentrionale, consente di segnalare in primo luogo il valico dello Stelvio, il più alto di tutti, la cui strada, di grandissimo interesse turistico internazionale è però aperta al traffico solo nella stagione estiva.

La rete stradale del Trentino-Alto Adige è molto sviluppata nonostante essa si stenda su un territorio quasi del tutto montagnoso. Ampie strade asfaltate percorrono le valli, si arrampicano sui fianchi dei monti e mettono in comunicazione città e paesi dopo aver sorpassato difficili valichi o passi.

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IL PASSO DEL BRENNERO

VIE DI COMUNICAZIONE

ALTRI VALICHI

Dopo il passo del Brennero, ecco il valico di Dobbiaco, i valichi di Misurina, Tre Croci e i passi di Falzarego e del Pordoi, dai quali passa. La „strada delle Dolomiti“, che va da Bolzano a Cortina d‘Ampezzo. Importante la strada della Valsugana che porta all‘Altipiano di Asiago per Enego. Nella parte occidentale ecco il Passo del Tonale che mette in comunicazione con la Lombardia. Le strade ferrate che sono spesso a fianco di quelle asfaltate, portano in Austria come quella del Brennero o nelle grandi valli di Fiemme (Ora-Predazzo) di Non (Trento-Malè). Ci sono poi i tronchi di Fortezza-San Candido (km 65) di Bolzano-MeranoMalles (km 92) e il tratto Trento-Borgo ValsuganaPrimolano (km 68).

LE GRANDI STRADE

Come abbiamo visto, fra i grandi massicci alpini, s‘insinuano belle e comode vie di comunicazione che permettono rapidi spostamenti e quindi la visione da ogni lato delle fantastiche cime dolomitiche. La grande « Strada delle Dolomiti », ora citata, è una fra le più suggestive strade del mondo. Parte da Bolzano, percorre il Passo di Costalunga (m. I753) presso quale si trova il famoso lago di Carezza, scende nella Val di Fassa, e, poco oltre Canazei, raggiunge il Passo del Pordoi (m. 2250), scende a Livinallongo nella valle cadorina del Cordevole; sale ancora al Passo di Falzarego, per ridiscendere nella incantevole conca di Cortina d‘Ampezzo, bellunese. È un percorso entusiasmante, veramente unico al mondo.

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TURISMO

L’INDUSTRIA TURISTICA. In questi stupen di luoghi di villeggiatura, frequetati d’estate e d’inverno da folle di appassionati della montagna o da tranquilli villeggianti in cerca di pace e di riposo, si registrano, ogni anno, quasi cinque milioni di giornate di presenza, effettuate in alberghi, pensioni, rifugi alpini. E una vera pioggia di danaro che dà benessere agli industriosi abitanti di queste attraenti e attrezzate località.

Il Trentino-Alto Adige è la regione ideale per la villeggiatura, è l’ambita meta di coloro che amano la montagna con tutta la sua suggestione e i suoi incanti. D’estate, folle di italiani e di stranieri, invadono le più famose località di soggiorno che portano i nomi prestigiosi di Malè, Campiglio, Siusi, Moena, Predazzo, San Martino di Castrozza, ecc. C’è l’attrattiva per le grandi escursioni in alta montagna dove si incontrano comodi rifugi e numerose e moderne attrezzature turistiche. Innumerevoli sono le seggiovie, le funivie, le sciovie che portano gli appassionati della montagna e dello sci, fino alle quote più alte.

SPORT INVERNALI

Trento, Bolzano, Rovereto, Riva, Merano ed altri minori centri sono abbastanza attrezzati per la pratica dei vari sport. Gli sport invernali trovano cultori e appassionati più degli altri. Le gare di sci delle stazioni meglio dotate (Bondone, Madonna di Campiglio, Rolle, Malga Ziragoi ecc.) sono conosciute ed apprezzate anche dai campioni di sci più famosi; le scuole della F.IS.I. che si svolgono in varie località sono vivai di campioni futuri; la scuola alpina delle “Fiamme Gialle“ di Predazzo e quella delle “ Fiamme d’Oro” di Moena, sono ormai note quali classiche scuole di campioni di sci. Ma su questi bei monti che di inverno si ammantano di neve, vengono non solo gli aspiranticampioni, ma migliaia di semplici sportivi che praticano lo sci solo per diletto e che ritemprano le energie fische e risollevano l’animo girovagando lietamente fra i campi di neve e contemplando questi paesaggi di fiaba.

L’ALPINISMO, LO SPORT DEI FORTI E DEI CORAGGIOSI. Sulle più alte montagne, quelle che spiccano nude nell’azzu ro del cielo, si arrampicano spesso gli alpinisti. Non è cosa rara, passando da quelle parti, restare col fiato sospeso nello scorgere, su quelle pareti verticali ed altissime, alcuni vomini attaccati come ragni alla roccia, sospesi sull’« orlo di esanimi abissi». Son i rocciatori, gente coraggiosa, affascinata dalle vette inaccessibili. Alcuni di questi temerari sono diventati famosi, come Emilio Comici, Tita Piaz, Walter Bonatti. Ecco come Tita Piaz, il leggendario scalatore delle Dolomiti, descrive le sue nozze d’oro con la montagna, celebrate sulla vetta del Catinaccio: « Primo settembre 1947. Una magnifica giornata autunnale; le superbe vette delle Dolomiti si tuffano lussuriosamente nell’immacolato azzurro del cielo, mentre tutto attorno canta l’inno sempiterno della vita. Mi trovo voluttuosamente sdraiato sulla vetta del Catinaccio, il mio antico Rosengarten, e mi lascio accarezzare il capo e l’anima dall’astro divino. Cime vicine e lontane inondate di so. Le e di infinito assistono alla rara cerimonia, la prima del genere su questa vetta, dalla Presanella all’Ortles, alle Breonie, alle Venoste, alle Passirie, alle Aurine e agli Alti Tauri. Meno lontano il caro gruppo del Brenta, poi il Sassolungo, il Sella, la Marmolada e Le Pale. Ad un tiro di schioppo le boriose Torri del Vajolet occupano il posto d’onore e lo rivendicano, con una certa superbia, giustificata dal fatto d’essere i parenti più prossimi, cioè le figlie predilette della vecchia montagna giubilante. Mi sembra che il loro comportamento verso di me non sia perfettamente cavalleresco e sembrano dire: “II tuo dare nei nostri confronti no, è misero, non dimenticarlo, piccolo uomo, e pensa che non saresti giunto a questo giorno se un solo minuto secondo, durante le tue innumerevoli visite, mentri eri aggrappato ai minuscoli appigli del nostro corpo, noi ci fossimo appena percettibilmente mosse: ora saresti polvere nel nostro camposanto”.

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LUOGHI DI VILLEGGIATURA
TITA
(da:
PIAZ
A tu per tu con le crode, ed. Cappelli, Bologna)

PASSO GARDENA

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Il Larghetto Segantini è visibile in queste due immagini. La foto a sinistra è stata scattata negli anni ‘60, quella a destra nel 2020.

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TURISMO E PAESAGGIO

E tuttavia, la ricchezza di gran lunga maggiore della Venezia Tridentina è proprio il fascino della sua bellezza paesistica: un fascino potente, dimostrato dall‘intenso afflusso dei visitatori, ogni anno in aumento. Ne è derivato uno sviluppo della organizzazione ricettiva e di transito che fa della regione, celebrata anche all‘estero, la zona turistica più progredita e meglio attrezzata d‘ Italia.www Già nelle basse altitudini alcuni centri, come Merano, Bolzano, e Riva con Arco, favoriti come sono da una esposizione a solatio, protetti dai venti freddi, tra una rigogliosa vegetazione che ne purifica l‘aria, sono divenute stazioni climatiche di gran fama, frequentate in quasi tutti i mesi dell‘anno. Ma con l‘elevarsi delle valli o sugli altipiani, dove i gruppi montuosi si svelano in tutta la loro grandiosità, l‘industria turistica si presenta ancora più imponente. In poco più di 70 anni è venuto sorgendo un numero eccezionale di villeggiature estive dotate di una organizzazione alberghiera di primissimo ordine: così Madonna di Campiglio e Molveno, così S. Martino di Castrozza, Ortisei con l‘Alpe di Siusi e Selva di Val Gardena, la Mendola, Carezza, Solda e Trafoi, Canazei e una

lunga fila di stazioni minori in Val di Fassa, Dobbiaco, S. Candido e Brunico in Pusteria. Molte altre località ancora sarebbero da ricordare, poiché anche i più piccoli centri, dai nomi meno conosciuti, dispongono quasi sempre di un albergo ben messo e confortevole. Non mancano, fra le attrattive della regione,, le acque salutari, tra cui godono di larga rinomanza quelle di Levico con Vetriolo, di Roncegno, Comano, Pejo e Rabbi nel Trentino; di Merano (sorgenti fortemente radioattive), Braies, Monguelfo, Brennero in Alto Adige. In alcune zone elevate si praticano i curiosi bagni di fieno. All‘eccellenza dell‘attrezzatura, si associa il vivo senso dei doveri dell‘ospitalità che la popolazione dimostra sin nelle malghe sparse sui monti. A tanta ricchezza di luoghi di soggiorno corrisponde un‘estesa rete di strade sotto molti aspetti esemplare, le quali, e questo è peculiare della regione, percorrono quasi tutte le valli e sono tra loro collegate attraverso alti valichi, permettendo di giungere agevolmente fino ai piedi dei gruppi rocciosi o di fronte alle seraccate dei ghiacciai. Né v‘è altra zona montuosa che possa vantare un percorso panoramico quale quello della

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«Grande Strada delle Dolomiti», che da Bolzano penetra nella n Val di Ega, passa fra il Catinacio e il Latemar, risale la Val di Fassa, in vista del Sassolungo, del Sella e della Marmolada, al Passo Pordoi sbocca nel Veneto, e arriva per il Passo di alzarego a Cortina d‘Ampezzo. Moderni e rapidi mezzi di trasporto ottimamente organizzati (servizi di gran turismo estivi e invernali, autocorriere, ferrovie, funicolari, funivie, seggiovie, slittovie) facilitano i più ardui spostamenti, offrendo punti panoramici sempre nuovi. Una fitta costellazione di rifugi alpini, facilmente accessibili e bene attrezzati, spesso veri e propri alberghi, soddisfano le esigenze del turismo alpino e dell‘alpinismo vero e proprio. Poiché, se la visita della regione è tanto facilitata dalle strade e dai mezzi di trasporto, il modo migliore per conoscerla è ancora quello di percorrerla a piedi. E non la sola bellezza dei monti tridentini ha reso popolare questo tipo di turismo, ma la conformazione stessa dei monti che per la frequenza di valichi relativamente bassi, consente quella forma di gita, propria delle Dolomiti, dei lunghi percorsi da rifugio a rifugio, secondo organici itinerari per interi

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gruppi (Dolomiti di Brenta, Catinaccio, Gruppo di Sella, Pale di S. Martino, Ortles Cevedale, Adamello ecc.). Non meno diffuso è pure lo sport delle ascensioni su roccia; alcune arrampicate (Torri di Vaiolet nel Catinaccio, Campanile Basso nel Gruppo di Brenta) sono tra le più celebri delle nostre Alpi e tra quelle che ogni alpinista vorrebbe iscrivere al suo attivo. Fino a pochi decenni or sono la regione era frequentata principalmente durante l‘estate. Ora, invece, in sequito all’imponente svil ppo assunto dagli sport invernali e all‘attrezzatura che li agevola in ogni modo, la grande maggioranza delle località a cui affluiscono villeggianti nella stagione estiva vede convenire anche nei mesi freddi, quando la neve copre monti, pianori e colli del suo manto candido, folle di sciatori attratti dalla bellezza dei luoghi e da una organizzazione sportiva che non ha nulla da invidiare a quelle di altre regioni alpine anche straniere.

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GIULIANO PISCHEL (da: Venezia Tridentina - 1951)
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OSSERVAZIONI SUL TRENTINO - ALTO ADIGE

Come abbiamo visto, questa regione è ricca di storia e di civiltà. E‘ unita alla Madrepatria da non molti anni, ma già le sue popolazioni si sentono incorporate nell‘organismo più vivo e dina mico della Nazione. Questa gente dei monti è molto fiera, tenace, legata alle proprie tradizioni civiche e religiose. Pur essendo questa terra prevalentemente occupata da grandi massicci montagnosi, la sua popolazione non evade per cercare lavoro nei grandi centri industriali. Anche se in qualche località il lavoro non è molto abbondante, la gente resta il più possibile nel proprio paese dove si occupa industriosamente nelle più varie attività. E‘ gente istruita, perchè qui la scuo la è tenuta in somma considerazione (analfabetismo: zero). Nel Trentino-Alto Adige, ha grande importanza nell‘economia del paese, l‘industria del turismo Alberghi lindi e moderni, nonchè attrezzature sportive fra le più efficienti, favoriscono l‘afflusso notevole di turisti italiani e stranieri nei meravigliosi paesaggi della zona.

(A sinistra il Lago di Dobbiaco e a destra la catena montuosa della Sella Ronda.)

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ITA POPOLARE

BELLEZZA DI COSTUMI

Per ammirare lo sfarzo e la varietà dei costumi della gente trentino alto atesina, basta aver la ventura di capitare una domenica qualsiasi a Bressanone, a Castelrotto, a Merano, a Siusi o in molti altri paesi della regione. Per la messa, si usa il costume più bello e più antico. Ecco gli uomini con il cappello piumato (o semplicemente, come a Castelrotto, ornato di un garofano rosso), con il giubbotto ricamato, il ricco cinturone, pantaloni, calze bianche o alti stivaloni; le donne, coronate spesso di trecce bionde, usano un costume rustico con sottana lung o raccorciata, corpetto o bustino, spesso vivace, con camicia bianca ben visibile, scialletto o fazzoletto incrociati o annodati sul petto. In qualche località gli uomini portano ancora sul cappello un corone rosso se sono celibi, verde se sono sposati. E che dire dei cori trentini? Non per nulla uno dei più famosi complessi corali popolari d‘Italia è di Trento. Il repertorio dei canti corali è quanto mai vario. C‘è la villotta paesana e c‘è la canzone triste de dicata al caduto in guerra, c‘è lo scherzo burlesco e c‘è la ninnananna natalizia ... Tutti i cori, erò, sono pieni di sensibilità, di grazia e di poesia e tutti sono ispirati alla stupenda visione della montagna che pare quasi far da sfondo a ogni motivo.

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CONCERTI BANDISTICI

Bella e ancora viva è la tradizione del concerto bandistico nella piazza della città o del paese. In ogni festività, c‘è la banda che dà spettacolo sia con la ricchezza der costumi che indossano i concertisti che per le „marce“, i „valzer“, le „sinfonie“ varie. È bello vedere tutta la popolazione raccolta attoro al grande palco dove spiccano i suonatori con i giubotti ricamati ed i cappelli infiocchettati o piumati. Festosi i „pezzi“ musicali che deliziano gli anziani con i motivi romantici, o quelli che esaltano i giovani con i ritmi più vivaci.

Trento, città di monti e di vallate, terra di campi candidi invernali, di boschi verdeggianti nell‘estate, croscino l‘acque nelle tue centrali, e nelle segherie l‘abete odori! Nei tuoi laghetti alpini, nelle fonti, le Dolomiti specchiano i colori cangianti delle aurore e dei tramonti.

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ANTICHE USANZE

Alla vigilia dell‘Epifania si vedono i bambini vestiti da Re Magi, passare di casa in casa recando una stella d‘oro in cima a un‘asta e cantando versetti augurali. In molti paesi vigeva fino a pochi anni o sono, e in parte vige tutt‘ora, l‘antichissima consuetudine i scacciare l‘inverno e annunciare in vario modo la primavera. Nel Meranese e nella

Val Venosta pemane ancora l’antichissima usanza di salutare la primavera accendendo, la ser

a della prima domenica di quaresima, dei grandi falò e lanciando nell‘oscurità dischi di legno infiammati come fuochi d‘artificio.

D‘autunno, dopo S. artolomeo, allorchè il bestiame lascia le alte malghe per tornare a valle, è frequente lo spettacolo dei bovini che sfilano per le vie dietro alla mucca più lattifera, riccmente adornata con tutte le risor e dell‘arte popolare, condotta da pastori in ariopinto costume.

ARTIGIANATO POPOLARE

In alcune località del Trentino-Alto Adige, c‘è ancora la bella tradizione, che risale a epoche antichissime, di forgiare con le proprie mani gli oggetti più utili, più familiari. Cosi il montanaro fabbrica da sè la guaina in legno della falce con la testa di drago intagliata, intaglia il collare del campanaccio del bestiame, intreccia artistimente gli alari in ferro battuto, incide sul cuchiaio di corno e sulla tabacchiera un motto arguto.

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LE PROCESSIONI

I bei costumi si sfoggiano specialmente durante le processioni che sono le manifestazioni religiose più sentite. Ogni gruppo ha nella processio ne il suo posto appropriato. La Croce è innanzi a tutti, quindi sfilano i bimbi delle scuole materne, affiancati da portatori di lanterne, e dietro a questi i ragazzi più grandi. Poi vengono uomini, seguiti nelle processioni più solenni dalla banda del paese, spesso in costume o in divisa. E finalmente il coro salmodiante, di frequente assai educato, cioè il clero e la statua della Vergine. Seguono le confraternite femminili e chiudono il corteo le donne. Tradizionali gli ornamenti arborei e di rami

come in Valbona, il bresciano nel bacino del Chiese, il fiammazzo nella val di Fiemme, e nella provincia di Trento il classico dialetto trentino che ha un po‘ di cantilena e che tronca le parole.

Nella Regione c‘è ancora un terzo gruppo linguistico, il ladino, comprendente circa 40.000 persone che abitano non solo nel Trentino-Alto Adige (Valli Gardena, Badia, Marebbe, Fassa e Fiemme), ma anche nel Veneto (Valle di Livnallongo). Parlano una lingua derivata dal latino e che si è conservata ntegra a causa degli scarsi contatti di quei valligiani con le regioni vicine.

IL LADINO

Tradizioni

lungo l‘itinerario della processione del Corpus Domini, a ricordo della primavera già sbocciata e gli altari eretti in determinati punti per le solenni benedizioni pubbliche.

Come abbiamo visto, le popolazioni del Trentino-Alto Adige sono di diversa origine. A nord si parla un dialetto tirolese-bavarese. Nelle altre valli si ode, ora l‘accento lombardo

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IL DIALETTO

FOLKLORE NEL TRENTINO

In tutta la provincia esistono costumanze che non hanno epca. Il folklore, questo sgraziato termine d‘origine barbarica, che in fondo vuol significare « colore popolare », ha salde radici in ogni vallata, ‚ in oani centro grande e piccolo della terra trentina, dove costumi, credenze, usanze, ricorrenze sono tutte infiorate d‘un delicato gusto fantasioso che spesso avvince e commuove. C‘entra, naturalmente, il « Basilisco » di Mezzacorona: una specie di serpente che atterriva le genti della vallata; c‘entrano le « angane o strie» (streghe), il cui ricordo rivive ancor oggi attraverso leggendari racconti di « male azioni » e di « commercio con il diavolo ». Si tratti di Natale, si tratti di Capodanno, sempre la fantasia popolare interviene con la dovizia delle sue antichissime tradizioni che veramente affondano le loro radici in tempi remoti. Santa Lucia arriva «

in groppa a un asinello » carico di doni per tutti i paesi delle vallate trentine: e i ragazzi, per guidare il cammino della Santa cieca, percorrono di corsa le vie del paese, trascinandosi dietro vecchi bidoni, secchi e casseruole sfondate, con un fracasso d‘inferno. La vera tradizione, il vero folklore nel Trentino è però fondato dal canto di montagna: un canto espresso più con l‘anima che con la voce I canti alpini trentini sono noti in tutto il mondo, così come sono conosciuti i cantori della S.A.T. - Società Alpinisti Tridentini - che con le loro esecuzioni hanno letteralmente trasformato, nel giro di vent‘anni, il modo di cantare in montagna e introdotto un nuovo costume, fatto di disciplina, i preparazione consapevole e di artistica civiltà.

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ROCCA DI PRINCIPI

Dall‘alto basamento in roccia, il Castello domina la città come al tempo in cui fu la splendida residenza dei Principi Vescovi. La possente torre rotonda, la severa fabbrica addossata alla torre stessa il Castelvecchio, e la massiccia cinta murata ci danno, immediata, l‘impressione di una sicura fortezza. Il Magno Palazzo, che costituisce l‘ala destra del Buonconsiglio, ha invece tutta la serena bellezza delle dimore rinascimentali. Nata per la volontà del Clesio, Principe Vescovo di Trento, la grandiosa « domus » cinquecentesca, si stacca nettamente dalla parte duecentesca del Castello, ove ebbero dimora dapprima Sodegerio di Tito, famigerato podestà di Trento al tempo di Ezzelino da Romano, e il Principe Vescovo Egnone, che lasciò il Castelletto accanto al Duomo. I due complessi strutturali, collegati un tempo con passerelle aeree, vennero uniti verso la fine del ‚600 con la « Giunta Albertiana », realizzata dal Principe Vescovo Alberti Poja. Il Buonconsiglio, rocca del Principato, quasi contemporanea a quella « cittadella della fede » che è il Duomo, rappresenta il massimo monumento dell‘edilizia profana, nato nei secoli a testimoniare la nobile grandezza della città e dei suoi reggitori. Dal Palazzo Clesiano s‘irradierà il gusto artistico rinascimentale, troveranno nel Buonconsiglio una degna cornice le celebrazioni fastose del Concilio, il Castello avrà in ogni tempo ospiti illustri: Carlo V, Caterina de‘Medici, Cristina di Svezia, Pio VI. Ora accoglie fra le sue mura, con le raccolte artistiche del Museo Nazionale, i preziosi ricordi dell‘irredentismo trentino e della lotta per la libertà.

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SILVIO DUCATI (da: Trento, Ediz. Temi, Trento)

Due sole sono le province della Regione: Trento e Bolzano. Il capoluogo della regione è, però, Trento. Il Trentino. Alto Adige è una delle cinque regioni italiane «a Statuto speciale», e cioè che godono di un particolare regime di autonomia ammini-strativa.

Della Regione fanno parte anche le Giudicarie (zona compresa fra l‘alta Valle del Chiese e il corso medio del Sarca) e la Pusteria (sita in Alto Adige e comprendente le valli della Rienza e della Drava superiore).

LE PROVINCE

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Provincia BOLZANO TRENTO N. Comuni 116 227 Sup. in Kmq 7.400 6.213 Abitanti 384.917 417.999

i Franchi e divenne sede dei principi-vescovi dal 1027 al 1802. I tedeschi ne fecero una poderosa fortezza.

IL SUO VOLTO

IL CONCILIO DI TRENTO

Fu il 19° Concilio indetto dalla Chiesa e certamente il più celebre di tutti. Durò, con vari ntervalli, dal 1545 al 1563 e rimase l‘episodio principale della Controriforma cattolica nei riguardi del movimento dei Protestanti causato da Martin Lutero. Nel Concilio di Trento furono definiti alcuni dogmi essenziali, si stabilì di istituire i Seminari e di ordinare la compilazione del Catechismo. Le decisioni finali furono firmate da 255 Pio TV „padri“ e confermate da con la bolla „Benedictus Deus“ del 26 gennaio 1564.

La città, d‘aspetto molto nobile e severo, ha il centro dalle caratteristiche vie medioevali e la periferia costituita da agili costruzioni moderne. Dall‘alto del poggio sul quale è il soleo di Cesare Battist, si ammirano il monumento a Dante (i du monumenti rappresentano due tappe della lotta della città per l‘unione della patria), il Duomo romano-gotico, sede del famoso Concilio di Trento, il Castello del Buon Consiglio, la Chiesa di S. Maria Maggiore e, nel centro della città, la fontana del Nettuno.

IL Duomo

È opera del 12° ecolo. Severo ed elegante all‘esterno è suggestivo anche nell‘ internosia per la struttura che per i ricordi gloriosi della città ch‘esso rievoca. Un tempo, nello spazio ora occupato dall‘altar maggiore, sorgeva la cripta di S. Massenza che venne tolta per tener fede a un voto che la città aveva fatto nel 1703 se fosse scampata a una invasione. Sull‘altare della cappella Alberti si trova il grande Crocifisso di legno, davanti al quale si concluse nel 1563 il famoso Concilio di Trento.

IL CASTELLO DEL BUON CONSIGLIO

Tutti gli Italiani conoscono, almeno per nome, questo castello dove furono uccisi i Martiri della

Patria: Damiano Chiesa (fucilato il 19 marzo I9I6), Ceare Battisti e Fabio Filzi (impicati il 12 luglio dello stesso anno). Nel castello è sistemato il Museo del Risorgimento dove sono interessanti cimeli dei tre Martiri. Si conserva ancora, nel primo piano, la sala del tribunale di guerra nello stato in cui si trovava quando furono processati Battisti e Filzi. Interessante è la Raccolta Archeologica di cui fa parte, tra l‘altro, la tavola clesiana.

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S orge in una magnifica conca circondata da una grandiosa corona di monti. L‘antica Tridentum venne fondata probabilmente dai Reti e fu occupata dai Romani nel 222 a. C. Fu sempre città importante sotto i Longobardi e

E tutta un susseguirsi di valli ubertose, di monti arditi e di località assai rinomate. Vogliamo fare insieme una gita interessante? Ecco le località:

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ROVERETO

La prima cosa che si vede quando ci si avvicina a Rovereto è l‘Ossario di Castel Dante che sorge su una piccola collina prospiciente la città. È una grande costruzione raggirata da una galleria che contiene i loculi con le salme di 7852 Caduti, fra i quali Damiano Chiesa e Fabio Filzi.

Piazza Rosmini e il cuore i Rovereto da dove si dipartono le ercorrono la bella città dall‘aspetto antico, al centro, e moderno alla periferia. Anche a Rovereto possiamo visitare il Museo della Guerra, la più ricca collezione di cimeli della guerra I9I5-18. Sul Torrione Malipiero c‘è la Campana dei Caduti (I60 a) che suo a tutte le sere in ricordo dei morti di tutte le guerre e di tutte le nazioni.

MADONNA DI CAMPIGLIO

Giace in una conca nella parte della valle percorsa dal Sarca di Campiglio, in uno scenario solenne di praterie e di abetaie fra una corona di monti fra i quali si distinguono la Presanella, l‘Adamello e le guglie del Brenta. una delle più importanti o meglio dotate stazioni alpine italiane. Alla grandiosità del paesaggio, alla pace solenne, si accompagna il conforto di un‘attrezzatura turlstica delle più signorili e moderne.

D‘estate ci sono gli aghi del tennis, della piscina, del golf (a Campo Carlomagno); d‘inverno quelli dello sci, lo sport che si può escrcitare su vasti campi di neve e sulle numerose piste che sono la delizia degli sciatori.

RIVA

Situata all‘ estremità nord del lago di Garda, ai piedi del monte Rocchetta, è una linda cittadina, gradevole soggiorno specialmente estivo. Nella piazza 3 Novembre, ornata di portici, c‘è la severa Torre Apponale del TTT secolo, il Palazzo Pretorio (1370) e Palazzo del Municipio, eretto dai Veneziani nel 1482. Chi volesse fare una passeggiata davvero interessante, può dirigersi verso la Cascata del Varone la quale precipita da 80 metri, tuffandosi in un orrido profondo. E adesso mettiamoci in viaggio verso il nord, incontrandoci con la bella e antica città di Bolzano, il cui nome latino era Bauzanum.

ARCO

Pare certo che, in epoca remota, sia stato questo un centro etrusco. Più tardi diventò fortificazione romana.

Divenne, contea o dopo varie traversie, fu sede d‘una signoria. Testimonia la sua antica nobiltà il castello, ridotto a vecchio rudere abbastanza conservato, sulla rupe che si erge proprio al centro della cittadna, fra antiche piante d‘olivo. A causa della mitezza del suo clima fu prescelta fin dai tempi dell‘impero absburgico a stazione di soggiorno invernale per persone anziane e malate. Arco, detta anche la « Nizza del Trentino» è sede di importanti ospedali in cui vengono ricoverati gli affetti da malattie polmonari. Ha dato i natali al grande pittore G. Segantini.

LA PRO VIN CIA DI TREN TO

PINZOLO È, questo, un noto centro turistico della Val Rendena, base di partenza per gite ed escursioni. La chiesa di S. Vigilio, appena fuori dell‘abitato, tempio di origine quanto mai

antica, conserva sulla facciata a sud una grandiosa « danza macabra » affrescata nel 1 539 da Simone Baschnis, appartenente a una famiglia di famosi decoratori di carattere religioso.

MORI

Scendendo lungo il corso dell‘Adige verso Verona, incontriamo la grossa borgata di Mori (circa 6.000 abitanti), tutta circondata dal tessuto verde dei vigneti dalle vaste piantagioni

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di tabacco. Buona è la coltivazione degli asparagi; redditizie le cave di marmo. Questa civile borgata del basso Trentino vanta una artistica Chiesa parrocchia e ed è fiera delle sue antiche tradizioni civiche, specie delle cooperative di onsumo con le quali amministra saggiamente e beni economici.

ALA

Ancora più a Nord, ecco Ala, una bella cittadina di 7.000 abitanti, solcata dal torrente Ala ed adagiata sulle propaggini dei monti. Ala è di origine romana ed è orgogliosa dei bei palazzi antichi che ornano le sue strette vie. Questa cittadina fu la prima località liberata dai nostri soldati nel giugno 1915 e qui sostò la guerra per molto tempo, senza però essere teatro delle battaglie che infuriarono invece nei monti vicini, specialmente a Passo Buole.

LOCALITA: FAMOSE

Riprendendo la strada verso Nord, ci inoltriamo, dopo Rovereto, nella Vallarsa. Perchè scegliamo questo itinerario? Per conoscere i luoghi dove si combatterono aspre battaglie per la liberazione del Trentino durante la guerra 1915-1918. Ouesta valle ha, da un lato e dall‘altro, alcune cime che sono diventate famose per la guerra: Zugna Torta, Coni Zugna, Col Santo e Pasubio. Nonostante i tanti anni passati e l‘opera di ricostruzione, sono ben visibili, da queste parti, le tracce della guerra:

trincee, fortini, caverne per cannoni o resti di bombe e di cili Ancora più a Nord, erso Trento, risalendo la Valle del Rio Cavallo, giungiamo sull‘ Altipiano Folgaria, famosissimo luogo di villeggiatura o di sport invernali. Proseguendo verso est, eccoci sull‘ Altipiano di Lavarone, anch‘esso famoso per i suoi prati, le sue pinete e le attrezzate località turistiche. Sempre proseguendo sulla sponda sinistra dell‘Adige, nei pressi di Trento, imbocchiamo la strada che porta in Valsugana, con le belle località di Pergine, evico e Valsugana. Borgo Dopo il passo della Gobbera, eccoci nella Valle del Cismon e quindi a tu per tu con il primo suggestivo gruppo dolomitico: le Pale S. Martino di Castrozza. Se proseguiamo per Passo Rolle e Val Travignolo, giungiamo nella splendida Val di Fiemme con le belle località di Predazzo e Moena da cui comincia l‘incantevole Valdi Fassa.

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A TRENTO LIBERATA

Ecco: fa l‘alba. La prima alba di Trento Italiana.Si spengono fuminella nebbia, per tutte le strade, per tutte le piazze, i fuochi del vasto bivacco dei soldati nostri. Masse di dormienti si stendono da pertutto, in mezzo ai fasci dei loro fucili, mischiate a cavalli, mischiate a cannoni, mischiate alla confusione dei carriaggi che il nemico ha abbandonato da per tutto. Un vasto vocio frammisto qua e là di canzoni gravi e sommesse ondeggia per tutta la città. Si cammina su una vasta seminagione di armi, di buffetterie, di carte fangose, di cenci, di munizioni, di rottami... Hanno buttato via tutto, i vinti: tutto quello che avevano indosso. A branchi enormi accampano intorno alla città. I soldati nostri continuano ad affluire come fiumana interminabile per le strade che a poco a poco la nebbia scopre, fra case e palazzi che ci mostrano il loro volto sconosciuto ed amico, il loro volto italiano, fiorito di tricolori. Chi dimenticherà questa notte, chi dimenticherà quest‘alba? Aver bivaccato sulla piazza di Dante in Trento, con le prime truppe nostre, giunte a dar realtà al sogno nostro secolare! Tutti i nostri morti erano con noi. Con noi erano ritornati dalla loro fossa ignota nel fosco castello Cesare Battisti e Filzi e Chiesa e con loro tutti i nostri martiri santi, da Belfiore in poi. Ascoltavano le nostre parole, si univano a noi, gioivano con noi della nostra letizia.

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BOLZANO LA SUA POSIZIONE

Sorge alla confluenza delle valli dell‘Adige e dell‘Isarco, è una città industriale ed anche il maggior centro commerciale della Regione. Per il clima mite anche d‘inverno, gli incantevoli dintorni e lo scenario fantastico delle vette dolomitiche che le fanno corona, e divenuto un centro turistico di prim‘ordine. Nelle architetture del suo centro più antico ha caratteristiche nordiche, mentre a sud s‘è sviluppata una zona nuova con molti stabilimenti industriali. I principali monumenti della città sono il Duomo, la chiesa e ilchiostro dei Francescani, il Monumento della Vittoria con belle sculture moderne. Bellissimi sono i dintorni, alla confluenza delle valli dell‘Isarco e del Tälvera nel gran solco dell‘Adige.

IL CENTRO DELLA CITTÀ

Il quartiere del centro corrisponde alla Bolzano vecchia, sviluppatasi intorno all’asse rappresentato dalla via dei Portici (che va dalla allungata piazza Erbe a quella del Municipio), l’arteria principale della città e suo vecchio centro commerciale, che con i suoi bassi portici e con le lunghe teorie di fornitissimi negozi rappresenta anche oggi la caratteristica più nota della città.

LA CITTÀ NUOVA

Tutto intorno al nucleo vecchio, e specialmente intorno al Monumento della Vittoria, sono venuti aggiungendosi i quartieri moderni con vistosi edifici razionali, comode case di abitazione, ville signorili sparse tra giardini, vie spaziose, viali alberati e bellissimi paesaggi; sulla destra dell’Isarco è sorto un importante quartiere industriale, con grandiosi stabilimenti, cantieri, case operaie e villette. La città conta più di go.000 abitanti che appartengono ai due gruppi etnici italiano e tedesco, proprio come le città prossime ai confini dove si trovano insieme popolazioni diverse, ma facenti parte, tuttavia, di una comune nazione.

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Bolzano è il punto d‘incontro dell‘antico e del moderno, del tedesco e dell‘italiano, dei monti con la pianura. In questa bella città che deriva il suo nome dal latino « Bauzanum », si sentono parlare le diverse lingue, si affiancano alle vecchie case e agli antichi portici, vie nuovissime, case moderne. Il sole, che mette in fuga nella vallata le ombre del primo mattino, si attarda, a sera, a folgorare di luce le cime delle Dolomiti che splendono lontane come una corona d‘oro antico.

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la conca di merano BRESSANONE

È un vastissimo e ridete bacino pianeggiante, racchiuso tra i con trafforti della Giogaia di Tezza, i Monti Sarentini, le alte coste che ulminano nel Giogo di Marengo, e i promontori della Vald‘ Ultimo, mentre verso sud si apre la piana ubertosa della Val d‘Adige, con la importante catena della Mendola. La zona è tutta coltivata a vigne E alberi da frutto che al tempo della fioritura e in autunno presentano visioni stupende: villaggi biancheggianti, casali, fattorie, villini, palazzotti medioevali, chiese e antichi castelli spiccano tra il verde, nella piana, sulle pendici o in cima ai poggi.

Proprio dove i fiumi Rienza e I sarco s‘incontrano, ecco l‘antica e storica Bressanone.

È la tipica città nordica con case e palazzi di stile gotico, rinascimentale e barocco. Ha un aspetto severo e claustrale, ingentilito da nobili edifici, case adorne di sporti, torricelle, veroni, cornicioni e merlature, piazze silenziose, alberghi confortevoli, giardini ubblici, parchi, viali e passeggi. Imponente è il Duomo con due torri gemelle e un suggestivo chiostro con affreschi del XIII e XIV secolo. Altri edifici importanti sono: Il Battistero, la Parrocchiale gotica

Casa Pfaundler, il Palazzo dei Principi Vescovi, Altri luoghi in Val d‘Isaco sono la pittoresca borgata di Chiusa con l‘antico

Monastero di Sabiana sopra un‘alta rupe, Vipiteno e Colle Isarco, accoglienti borgate circondate da folti boschi di conifere. Fra le convalli di sinistra dell‘Isarco, particolarmente nota è la amena Val Gardena (con il caratteristico capoluogo di Ortisei) nota per i campi di sci e per l‘artigianato della scultura in legno. Centri notevoli sono anche S. Cristina, Selva e Plan. Brunico è una graziosa cittadina capoluogo della Val Pusteria, nota per il suo clima salutare e quind ambiente ideale di villeggiatura. Dobbiaco, Altri centri di villeggiatura sono: Dobbiaco S. Candido, Valdaora, Monguelfo e Villabassa dove si apre la piccola valle di Braies dal suggestivo laghetto.

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LA PROVINCIA
BOLZANO
DI

SARENTINO Dal passo di Pennes (m. 2214) ha inizio la Val Sarentina il cui centro maggiore appunto Sarentino. Il paese è meta di villeggiatura estiva e invernale, attorniato com‘è da boschi di conifere splendide praterie. Nel paese si può ammirare la bella chiesa di S. Cipriano, tra pittoresche case di antica foggia un po‘ fuori, il robusto Castel Reinegg dal poderoso torrione e dalle graziose finestre trifore.

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Meran vista dall‘alto
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MERANO

E‘ situata allo sbocco della Val Passiria nell‘ampia vallata dell‘Adige. La parte antica è posta ai piedi del Monte Benedetto ed è un pittoresco complesso di architetture caratteristiche, attraversato in tutta la sua lunghezza dalla rettilinea e animatissima via dei Portici; le case a sporti e torricelle, le tre superstiti porte, gli avanzi delle antiche mura, il Duomo gotico dall‘alto campanile, il Castello Principesco ed altri cospicui edifici le conferiscono un aspetto tipicamente medioevale. Notevoli edifici moderni si sviluppano ad occidente, verso la stazine, tra parchi, giardini, llissime passeggiate alberate, viali adorni di aiole e vie ampie e ben tenute.

ORTISEI

In una bellissima conca di prati, vigilati dalle cime del Sassolungo e dal baluardo del Sella, giace Ortisei. Il ridente abitato è situato in gran parte sulla destra del Rio Dirsin ed ha l‘aspetto di una cittadina: vie ampie e ben tenute, piazze spaziose, case signorili dai caratteristici poggioli in ferro battuto, fioriti di gerani; alberghi di ogni tipo. D‘estate è un luogo ideale di villeggiatura, d‘inverno è il paradiso degli sciatori. Ortisei è famosa per la fiorente industria a carattere prevalentemente familiare, dell‘intaglio del pino cembro. I laboratori e le botteghe degli scultori, dalle mostre piene di statuine e di giocattoli, danno al borgo una nota di pittoresca originalità.

ALTRE LOCALITÀ

Purtroppo, il nostro viaggio è necessariamente troppo breve, ma se il tempo ce lo permettesse, non trascureremmo di visitare altre località famose che hanno nomi come: Passo della Mendo. La Castelrotto, Brunico, Dobbiaco, San Candido e Vipiteno che abbiamo precedentemente citato.

LEGGENDA DI UN LAGO ALPINO

Molti e molti anni fa, nel lago di Carezza, tra le Dolomiti, viveva una fata chiamata Ondina. Gli uccellini erano i suoi migliori amici. Vicino al lago vi era un gran bosco nero, dove abitava uno stregone brutto e cattivo, che voleva sposare Ondina. Ma la fata preferiva restare a prendere il sole e cantare... Il cattivo stregone, allora, pensò di rapire la piccola Ondina: subito si trasformò in una lontra e si nascose tra le piante, vicino alla riva. Gli uccellini erano i suoi migliori amice appena Ondina salì alla superficie, l‘avvertirono coi loro piccoli gridi del pericolo che la minacciava. Ondina, svelta, ritornò in fondo al lago. Figuratevi come rimase il brutto stregone! Per poco non scoppiava dalla rabbia! Ma non si diede per vinto. Quando si fu un po‘ calmato, pensò di fabbricare un bellissimo arcobaleno e di stenderlo da una riva all‘altra del lago per aspettare che Ondina uscisse ad ammirarlo. Ma anche questa volta gli uccellini l‘avvertirono e Ondina si rituffò nell‘acqua, più svelta di un fulmine. Il Mago, infuriato, prese l‘arcobaleno, lo fece in mille pezzi e lo sparse nel lago. Per incanto le acque presero i colori dell‘arcobaleno e da quel giorno il lago fu chiamato il lago dell‘Arcobaleno.

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ARMANDO ARMANDO

PERSONAGGI ILLUSTRI

Affrontò il capestro austriaco con dignità e fierezza, gridando prima esalare l‘ultimo respiro: „Viva l‘Italia!“ e suscitò con quel grido e col proprio sacrificio, sante e nuove energie nei combattenti d‘Italia ». Egli è ora sepolto in un mausoleo su un colle che guarda la sua amata città riunita alla madrepatria.

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Basta questo nome per ricordare una delle più grandi pagine della guerra 1915-18 che portò alla liberazione del Trentino e delle altre terre irredente. Cesare Battisti, nato a Trento nel 1875, fu un illustre geografo e letterato. Ma il suo nome è legato al sacrificio della sua vita per il bene della Patria. Nonostante fosse cittadino austriaco, poichè il Trentino era ancora soggetto all‘Austria, non nascose il suo ardente amore per l‘Italia e il desiderio di liberare la sua terra natia. Fu eletto deputato al Parlamento austriaco ed anche in quella sede sostenne i diritti della sua terra. Alla vigilia della guerra si tra sferi in Italia e si fece araldo della guerra contro l‘Austria esortando gli Italiani prendere le armi. Scoppiata la guerra si arruolò volontario e combattè in prima linea. Sfortunatamente, durante una operazione bellica sul Monte Corno, cadde in mano agli Austriaci. Questi lo riconobbero; lo portarono a Trento ammanettato e, dopo un processo sommario, in cui egli si proclamò apertamente cittadino d‘Italia, fu impiccato nel Castello del Buon Consiglio (I9I6) Ecco la motivazione della medaglia d‘oro al V. M. che gli fu decretata.

87 Cesare Battisti
« Esempio costante di fulgido valore militare, il 10 luglio 1916, dopo aver condotto all‘attacco con mirabile slancio la propria compagnia, sopraffatto dal nemico soverchiante, resistette, con pochi alpini, fino all‘estremo, finchè, fra l‘incerto tentativo di salvarsi voltando il tergo al nemico e il sicuro martirio, scelse il martirio. »

DAMIANO CHIESA

Nacque a Rovereto nel 1804. Fu chiamato alle armi dall‘Austria, ma emigrò a Torino dove fondò il giornale „L‘ora presente“ che tanto si battè per ‚intervento in guerra dell‘Italia. Si arruolò volontario e fu mandato proprio in Val Lagarina su una posizione da cui vedeva la sua Rovereto.

Scriveva:« Vorrei cadere a Rovereto, in mezzo alla città, col tricolore in mano, udendo suonare a stormo l‘ora della liberazione». Caduto prigioniero dagli Austriaci e riconosciuto, fu impiccato nel Castello del Buon Consiglio.

FABIO FILZI

Nato a Pisino (Istria), è trentino di adozione. A Rovereto, infatti, egli visse gran parte della sua vita più attiva. Lo ricordiamo fra martiri trentini perchè egli si battè strenuamente e offerse la sua vit proprio per la liberazione di questa terra che egli amava come fosse sua. Come Cesare Battisti, si arruolò volontario, fu fatto prigioniero è impiccato insieme con lui il 10 luglio 1916. Medaglia d‘oro al V. M.

ANTONIO ROSMINI

È uno dei più grandi filosofi italiani. Nacque a Rovereto nel 1797, visse a Milano e a Stresa dove morì nel 1855. Fu grande amico di Alessandro Manzoni che nutriva per lui alta stima e sincero affetto. Rosmini scrisse importanti trattati di filosofia, le opere più impotanti e famose sono: Teodicea, Teosofia, Psicologia, Logica, Filosofia del Diritto.

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È il nome di un delicato pittore di arco, molto conosciuto per i suoi dipinti che ritraggono, in modo singolare, aspetti della natura e motivi familiari. il suo quadro intitolato alla stanga, richiamò su di lui, già noto all‘estero, l ‘ attenzione degli italiani. anche un ragazzo pud comprendere e ammirare i famosi dipinti intitolati: altri pascoli, aratura, ritorno al paese natio, l‘angelo della vita, le due madri.

GIOVANNI SEGANTINI ALCIDE DE GASPERI

È chiamato « il ricostruttore del- l‘italia». nato a pieve tesino, entrò giovanissimo nella vita politica, combattÈ per l‘italianità del trentino. all‘avvento del fascismo fu irriducibile oppositore di questo partito da cui fu perseguitato. dopo la guerra di liberazione del 1945, assurse alle più alte cariche politiche difendendo i diritti dell‘italia, con fermezza e fierezza. con saggia politica favori la spinta della grande ricostruzione morale e materiale dell‘italia, assai pro- vata da una guerra micidiale e fu assertore dell‘europa unita. indiscutibili le sue più trasparenti virtù di uomo: fortezza di carattere, onestà scrupolosa, fervida fede religiosa. sua costante preoccupazione fu quella di difendere la libertà così duramente conquistata, di difendere il costume democratico dell‘italia, quello che garantisce a tutti di esprimere le proprie idee, di andare avanti lungo la strada del vero progresso morale, civile, economico. ai suoi trentini, il 27 giugno aveva detto: « non bisogna perdersi di coraggio se i nostri giorni sono contrastati, se le consolazioni sono poche, se gli insulti sono molti, se gli attacchi sono continui: bisogna guardare innanzi. la democrazia va migliorando lentamente. quello che importa È avere la visione chiara di quello che deve succedere; servire il proprio paese, servirlo con coraggio » .

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RICCARDO ZANDONAl

Nato a Rovereto (1883-1944), in celebre musicista lirico, fu comrositore opere famose come francesca da Rimini e Giulietta Romeo.

FRANCESCO GUARDI

- di Mastellina, in Val di Sole (1712-1793). I fratelli Guardi (di cui Francesco è il più celebre) furono degli ottimi pittori dallo stile inconfon dibile e con opere quasi tutte di soggetto veneziano.

ANDREA MAFFEL

- di Molina di Ledro (I708-1885). Fu un letterato insigne che, anche come traduttore, si fece conoscere per aver tradotto le opere dei più grandi scrittori stranieri.

LUIGI NEGRELLI

- di Fiera di Primiero (1790-1858). È a tutti noto per aver progettato il famoso taglio dell‘istmo di Suez. Non potè vedere la realizzazione del suo ardito progetto perchè la morte lo colse immaturamente.

GIOVANNI PRATI

- di Dasindo di Campomaggiore, nelle Giudicarie (1814-1884). È un delicato poeta che cantò la natura e che celebrò gli eroi e i fatti d‘arme della storia italiana. È un vero rappresentante della sua terra, fatta di poesia e di spirito irredentistico.

GIACOMO BRESÀDOLA

Nato a Ortisé, presso Mezzana, in Val di Sole (1847-1929), fu il botanico dei funghi. La sua terra natale è infatti il luogo ideale dei funghi. Si mise con raro impegno a catalogare le varie specie di funghi. Ne classificò più di un migliaio di specie che descrisse nella sua opera monumentale di 24 volumi dal titolo « Iconographia Mycologica».

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I FRATELLI

FRATELLI BRONZETTI

Pilade

(1832-1860) Fu un compagno d‘armi del fratello. Fu uno dei Mille che, con Garibaldi, liberarono l‘Italia del Sud. Anche lui mori in combattimento, a Castelmorrone in provincia di Caserta.

Narciso

(1821-1859) partecipò alle battaglie risorgimentali. Combattè nella prima guerra di indipendenza fu con Gariba di a Varese, a S. Fermo, e a Treponti, presso Brescia, dove immolò la sua giovane vita.

CARLO FELICE WOLF

È lo scrittore che pazientemente ha raccolto le più belle leggende delle Dolomiti e le ha sapute raccontare in una prosa poetica piena di suggestività e di fascino. Le leggende dei Monti Pallidi, per mezzo di quest‘autore nativo di Bolzano sono uscite dagli angusti confini locali fino a ottenere una risonanza sul piano nazionale.

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il grande Imperatore non poteva non impressinare anche la fantasia dei nostri montanari, che vedevano in lui non solo il fondatore dell‘impero romanogermanico, ma anche il campione e diffusore della fede cristiana. Cosi, dalla fama durata nei secoli, sorse anche fra i monti delle alpi Retiche la credenza del suo passaggio, che s‘estende dalla val Camonica in Lombardia alle valli di Sole e di Rendena ne Trentino. Savillano le trombe d‘argento fra i millenari larici della selva del Tonale. Le acque scroscianti dai prossimi ghiacciai della Presanella ed il frusciar delle fronde s‘accordano ai suoni guerreschi o formano, fondendosi, una sinfonia di grandiosità senza pari. Unito al Pontefice Stefano avanza fra paladini ricoperti di ferro e d‘oro il grande Imperatore, ben sette vescovi o quattromila querrieri cavallo scendono verso la Valle di Sole. Nella piana di Pellizzano ecco rizzarsi le tende dell‘accampamento. Suoni di corno, comandi, canti s‘alzano attorno ai fuochi su cui cuociono enormi quarti di bue...

Ma pagani ed eretici assalgono il campo dove riposano i protettori della Chiesa di Roma. L‘allarme è lanciato. Tutto il campo si muove. Le lance cozzano contro le possenti armature, le spade s‘incrociano fra le bestemmie degli uni e le preghiere gridate dagli altri. In mezzo all‘accampamento il Pontefice e i sette vescovi invocano sulle armi cristiane l‘aiuto del Signore. Alla sera la piana è ricoperta di pagani morti e sulla piazza s‘alza il vessillo crociato del potente Imperatore. Miracolo!

Miracolo! L‘arida

antenna su cui garriva al vento l‘orifiamma, è divenuta albero ricco di frondosi rami e di aulenti fiori. Allora le trombe squillarono l‘inno della vittoria. Sulla piazza s‘elevarono i muri della chiesa e Papa Stefanonon volle abbandonarla senza averla prima arricchita d‘infinite indulgenze. glio, parte I paladini risalgono in groppa ai destrieri e parte dal valico di Campida quello di Val Piana passano nella Rendena, verso il Garda fiorito. A Carisolo la chiesa di Santo Stefano; magnifica valle di Genova, chiusa fra i che serge all‘imbocco della dell‘Adamello, ricorda ancor oggi grandiosi ghiacci della Presanella nelle sue pitture il legendario passaggio, mentre gli antichi affreschi di Pellizzano scomparvero coi ripetuti restauri della vecchia chiesa. Fu appunto in relazione a questa valico, separante il bacino dell‘alto Noce da credenza popolare che al quello dell‘alto Sarca, venne dato, verso i primi del secolo, il nome di Passo Carlo Magno. E le selve che ricoprono ancora la via seguita dal Re e le rocce dentate delle guglie di Brenta imperiali sembrano ancora ripetere ai venti delle Alpi gli squilli argentini delle trombe imperiali.

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IL PASSAGGIO DI CARLO MAGNO
A.
DE GENTILOTTI (da: Enciclopedia dello Studente, vol.9, ed. Ullmann, Milano)

Le torri del Vajolet, nel core del Rosengarten sono guglie di singolare bellezza che i fenomeni atmosferici flagellano rendendole continuamente più pallide e aguzze.

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DATI RIASSUNTIVI SULLA REGIONE

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M. Cristallo 3216 Catinaccio 2981 Latemar 2846 Pasubio 2235 Ortigara PRINCIPIALI CORSI DÀCQUA Isarco Brenta Adige Rienza 2105 prodotti agricoliLe industrie grano q 99.200 Vino hl 1.158.500 mele q 3.240.200 edilizia 20.632 add. estrattive 2.988 add. alim. e tabacco 5.833 add. Tessili e abbigl. 8.032 add. meccaniche 13.795 add. metallurgiche 5.584 add. Pere q 756.700 patate q 2.450.100 segala q 164.100 Trentino alto adige 60 abitanti per kmq

GUIDA PER LE RICERCHE

Ora che hai letto tutto il volumetto è bene che tu prepari un lavoro personale. Esso ti darà modo di ampliare le tue conoscenze, di verificare l’esat. tezza di ciò che hai imparato di ricordare a fare tua l’intera regione oggetto del tuo studio.Il sistema migliore per fare uno studio perso nale sulla regione è quello di preparare alcune monografie scritte e illustrate da te. Ne potresti compilare una sulla storia della tua regione, una sul suo aspetto geografico, una sulle risorse economi che e una sul folclore locale.

Segui, poi, per ciascuna ricerca il seguente procedimento:

a) Recati, quando ti sia possibile, preferibilmente « sul posto ».

b) Chiedi informazioni, compi interviste, raccogli documentazioni varie (letture, pieghevoli, etichette, foto, cartoline, ecc.).

c)Ordina il materiale raccolto, cataloga e seleziona eliminando ciò che non serve o è di dubbia fonte.

d) Scambia con gli amici le informazioni o le documentazioni « doppie »

e) Procedi al lavoro di scrittura e di incollatura del materiale ordinato mantenendo la successione fissata in precedenza.

CONSIGLI PER LA MEMORIA

Anzichè a forma di libro, le monografie possono essere preparate su grandi cartelloni murali, come ti mostra il disegno qui sotto. Si tratta di preparare alcune strisce di carta su cui; seguendo un rdine preciso, incollerai illustrazioni e testi adatti ad aiutare la memoria.

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SPECIFICATIONS

Credits

Faculty of Design and Art

Free University of Bolzano - Bozen

Course Typography

Summer Semester 2023

Prof. Antonino Benincasa

Design

Sören Bläcker

Book format

320 x 270 mm

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Helvetica Neue Light

9/12 pt

Caption text

Futura

12/18 pt

Gotham

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Bebas Neue

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Didot

24/30/60 pt

Helvetica Neue Light

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Display Fonts

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Paper Inside

Gardamatt 200 gr

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Curious Skin 270 gr

Binding

Stitch binding

Text Source

Alla scoperta del TrentinoAlto Adige

Book title

Alla scoperta del TrentinoAlto Adige

Author A. T. Stirelli

Image Source

Alla scoperta del TrentinoAlto Adige

Unsplash

Daniel J. Schwarz

Davide Pietralunga

Eberhard Grossgasteiger

Florian Schonbrunner

Gianluigi Marin

Jan Valecka

Holly Mindrup

Jonas Drucker

Leaonardo Mott

Marco Allegretti

Massimiliano Morosinotto

Mattei Pallaoro

Matttia Bericchia

Mattia Poli

Melanie Karrer

Oliver Plattner

Paolo Santilli

Pietro de Grandi

Reka Marincsak

Renato Muolo

Samuele Bertoli

Samuele Errico Piccarini

PAtrick Federi

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