GP Magazine dicembre 2019

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evento del mese

Montesilvano: Grande successo per i piccoli talenti di “Io Kanto” di Roberto Ruggiero

Grandissimo successo per l’edizione autunnale di “IO KANTO” a Montesilvano, l’evento dedicato ai piccoli della musica condotto da Federica Peluffo al Pala Dean Martin. A giudicare i cantanti in gara due diverse giurie. Una popolare composta dall’Avv. Davide Fattore, Paolo Gatta, Christian Gentile, Lorella Robuffo, Claudia Loi, Adriana Bertelli e Mirella Angelucci, e una tecnica composta da Sandra Milo, Maria Grazia Fontana, Christian Imparato, Rosa Gargiulo, il sindaco Ottavio De Martinis e l’assessore Deborah Comardi. Prima classificata nella categoria senior Giulia Orletta che ha interpretato Luce. Sui gradini più bassi del podio Giorgia Fuschi con “People Help the people” e Riccardo Liberatore con “Il mare calmo della sera”. A trionfare nella categoria junior Manuel Da Fermo con

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la canzone “Via con Me”, seconda classificata Angelica Montanaro con “Oltre l’Orizzonte” e terza Natalia Stuppner con “Someone you loved”. Il premio della giuria popolare è andato a Giorgia Fuschi. I vincitori di questa edizione del talent musicale, fortemente voluto dal Comune di Montesilvano, si sono portati a casa l’Altoparlante in argento offerto da Landolfi e Ainis e un microfono offerto da Città della Musica. I secondi e terzi classificati una targa ricordo e del materiale didattico offerto da D’Angelo Pescara. Per tutti il ricordo di una due giorni dedicata alla musica insieme ad esperti del settore. A fare da contorno alla manifestazione una serie di stand espositivi dedicati alle eccellenze abruzzesi. “Sono molto soddisfatta del risultato finale. Sono stati due giorni all’insegna delle eccellenze, del bel canto e dell’amicizia che è nata tra i ragazzi in gara”, confessa la Peluffo una volta che si sono spente le luci all’interno


del pala Dean Martin. “Mi è piaciuto molto vedere che si applaudivano e incoraggiavano uno con l’altro. Era questo lo spirito della manifestazione e anche i genitori l’hanno capito. C’è stata una grande affluenza di pubblico segno che tutti gli sforzi che abbiamo fatto in queste settimane sono andati a segno. Ringrazio in particolar modo gli sponsor che ci hanno sostenuti, il Comune che ci ha confermati dopo l’edizione estiva, Antonio Di Giosafat che è stato il mio braccio destro, il mio team, la giuria. E l’istituto professionale De Cecco di Pescara per questo connubio che abbiamo trovato. L’unione fa la forza e oggi ne sono ancora più consapevole”. © Foto di Massimo Stancanelli

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cover story Vitto rio Cecchi Gori con Mas simo Tr oisi e Diego Abbatant uono

Cecchi Gori: una famiglia italiana Una lettera d’amore per il cinema

Il docu-film evento è stato presentato alla recente Festa del Cinema di Roma. Un ritratto di una famiglia importante del nostro cinema. Che ha segnato un'epoca. Ne p a r l i a m o c o n Vi t t o r i o C e c c h i G o r i . Presidente cosa pensa del documentario ‘Cecchi Gori – Una Famiglia Italiana” dedicato alla sua famiglia e alla sua carriera? “Lo trovo molto ben fatto: Isola e Spagnoli sono stati molto bravi a trovare un punto di equilibrio nel racconto e hanno mantenuto tutte le promesse che mi avevano fatto all’inizio. So che il pubblico si è divertito e si è commosso. Mi fa piacere e sono molto grato al produttore Giuseppe Lepore per l’ottimo lavoro. Non avevo dubbi, ma è bello constatare come tutto quello che avevamo progettato insieme dalla mostra al film al libro sia diventato realtà”. Cosa ha imparato in questi anni? “Arriva un punto in cui gli interessi sono talmente forti che bisognerebbe essere più realisti sulla natura umana e prepararsi e prevedere anche determinate cose che, normalmente, non si potrebbero prevedere. Però io son fatto così; è per quello che io dico sempre che rifarei tutto quello che ho fatto perché con il mio stato d'animo e il mio modo di essere, con le mie esperienze di vita, sarebbe difficile. Certo con il senno di poi… Devo dire che, approfittando del documentario e ripercorrendo tante cose, sono stato veramente un grande lavoratore. La mia vita l'ho dedicata al lavoro. Mi ha tenuto su anche fare una vita sportiva, che è molto importante, sin da ragazzino, poi, ho continuato fino a due anni fa – quando purtroppo ho subito una sorta di “cedimento strutturale”. Non c’è niente da fare. Quindi credo proprio di aver lavorato perché i risultati si vedono e si toccano. Io mi domando, adesso, ho visto la fatica che abbiamo fatto noi a fare il documentario, perché le cose per farle bene bisogna impegnarsi, come ho fatto a fare così tanto? Un impegno moltiplicato per tutti i film che ho fatto, i viaggi in tutto il mondo e tutte le altre cose che ho fatto; io mi domando come abbia fatto. Io andavo al ritmo infernale – per cinquant'anni senza smettere un minuto. Anche a detrimento della mia vita personale; alcune decisioni della mia vita privata sono sempre state soffocate e condizionate dalla vita professionale, che era una passione, intendiamoci bene, non era un sacrificio; è sempre stata una grande

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Da s in is tra: il produt tor e Giuse ppe L epor e, il r egis ta Marco Spag nol i, Carlo Verdone , Vitt orio Cecchi Go ri e il reg ista S imo ne Is ola

Simone Isola e Marco Spagnoli La parola ai registi

Loro sono i registi del film: Simone Isola e Marco Spagnoli. Scopriamo attraverso questa intervista cosa li ha spinti a realizzare questo docu-film e le emozioni che ne hanno tratto. Simone Isola e Marco Spagnoli cosa vi ha spinto a fare questo documentario? “Senza dubbio la possibilità di ripercorrere una storia altrimenti dimenticata del nostro cinema, rimossa chirurgicamente dall’immaginario collettivo per una damnatio memoriae immeritata di quella che è stata la più grande società di produzione e distribuzione italiana. Prima del nostro documentario sulla Cecchi Gori esistevano solo due libri pubblicati negli anni Novanta: incompleti e obsoleti. Del resto recentemente è stata fatta una mostra sui produttori italiani e mancava ogni riferimento alla Cecchi Gori. Un’ingiustizia che andava risanata”. Cosa avete scoperto? “Migliaia di fotografie che altrimenti sarebbero andate

perdute sul piano fisico e sul piano morale un’epopea epica e travolgente di un grande gruppo di persone che hanno scritta la storia del nostro cinema e della cultura italiani”. Chi è Vittorio Cecchi Gori, oggi? “Noi non lo sappiamo ed è giusto che sia così. Rispettiamo l’intelligenza dello spettatore che, vedendo il nostro film , potrà avere voglia di comprendere chi sia davvero quell’uomo solo in una casa ai Parioli circondato dai ricordi e con una voglia di provare a tornare in sella. Il nostro racconto porta ad una serie di riflessioni sul potere e sulla storia industriale di questo paese, magari avvolta dal glamour e dalle belle donne, ma non bisogna lasciarsi distrarre dallo sbrilluccichio e dai red carpet. la Cecchi Gori è stata soprattutto una grande azienda che ha prodotto lavoro, ricchezza, cultura”. Qual è stato il momento più emozionante della lavorazione? “Ce ne sono stati tanti: dal ritorno a Firenze dopo quasi vent’anni al ritrovamento delle foto; dall’ingresso nella sala di proiezione di Via Valadier, oggi, Frame by

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Giuseppe Lepore: il produttore “Il docu-film su Cecchi Gori è un progetto ambizioso” Attraverso la sua società di produzione, la BielleRe, ha avuto il merito di produrre il docu-film evento di questo 2019. Lui è Giuseppe Lepore. Una citazione particolare la merita Roberto Ruggiero, collaboratore stretto di Lepore, che ha curato vari aspetti dell'evento. Un progetto importante portato a termine non senza fatica, o sbaglio? “E’ passato poco più di un anno quando dal primo incontro con Vittorio, con diffidenza, mi comunicava che potevamo iniziare a lavorare ad un docufilm sulla storia del, ad oggi, più grande gruppo italiano di produzione e distribuzione cinematografico italiano. In quel momento, firmando una scarna lettera di intenti al termine di una cena in un ristorante al centro di roma (su loro carta intestata, n.d.r.) abbiamo iniziato a scrivere la nostra 'lettera d’amore per il cinema'”. Tanti mesi di lavoro ma tante soddisfazioni. “Sì abbiamo iniziato fin da subito con Marco e Simone (i registi, n.d.r.) con frequenti incontri a dare vita ad un progetto molto ambizioso ma molto complicato per tante difficoltà legate al reperimento di informazioni e materiali. Oltre 50 anni di storia del cinema e quindi storia, costume e società italiana finiti in un dimenticatoio ed intorno a noi una diffidenza diffusa. Poi un grande gruppo di lavoro messo insieme oltre ai registi, Emilio (Sturla Furnò, ultimo press agent di Cecchi Gori e ufficio stampa produzione oltre che co-autore di Isola, Spagnoli e Lepore del soggetto, n.d.r.), Mauro (Capece, Direttore della Fotografia, n.d.r.) con tutti i tecnici coinvolti ha permesso di raggiungere un risultato degno di nota e, per me, di grande

soddisfazione”. Non solo un film, ma anche una mostra ed un libro fotografico. “Sì, penso davvero che il progetto integrato sviluppato e portato a termine, abbia un valore inestimabile per la storia del cinema italiano e non solo. Grazie al ritrovamento, di cui raccontiamo, di migliaia di foto inedite e tanto lavoro di ricerca e digitalizzazione siamo stati in grado di integrare il film con una mostra dal medesimo titolo e da me curata artisticamente con gli autori composta di 55 scatti scelti stampati in HD su alluminio dibond ed esposti durante la Festa del Cinema di Roma 2019 con un successo di pubblico e feedback insperati. In più, una selezione di oltre 150 foto è stata raccolta in un libro che sintetizza attraverso un interessantissimo percorso fotografico la storia dei Cecchi Gori e si conclude con una interpretazione ‘pop’, da me fortemente voluta, del Maestro Max Marra che ha idealmente “impacchettato” tutto il materiale ritrovato e lavorato consegnandolo alla storia. Soltanto ora i giovani addetti ai lavori, gli studenti che si avvicinano al mondo del cinema, giornalisti ed appassionati hanno a disposizione materiale ed informazioni su quello che è stato Cecchi Gori per il cinema con oltre 1.300 film prodotti e/o distribuiti, oscar ed una infinità di premi impossibile da elencare”. Era presente alla premiere, commenti e sensazioni raccolte? “E’ stato importantissimo essere presente, io così come Vittorio, Simone e Marco, eravamo emozionati e ansiosi di sapere come il pubblico avrebbe risposto al nostro racconto. Viaggiando sulle montagne russe delle emozioni, mi ha colpito un commento comune, davvero tutto questo hanno fatto Mario e Vittorio Cecchi Gori?”.

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photo & glamour

Giulia Lupetti

Da Roma a Los Angeles con un carico di sogni di Giulia Bertollini

Guardando i vari servizi fotografici si rimane stregati dalla sua bellezza esplosiva. Oltre allo sguardo profondo e seducente, abbiamo avuto modo di conoscere però una ragazza talentuosa e determinata a perseguire il sogno di diventare attrice. Dopo aver intrapreso la carriera di modella, Giulia Lupetti è approdata al mondo del cinema partecipando a film importanti come “Mission Impossibile” e “Zoolander 2”. Nonostante le difficoltà dovute al trasferimento negli Stati Uniti, la storia di Giulia assomiglia alla favola di una ragazza moderna. Mi immagino il suo bagaglio pieno di desideri e speranze e la voglia di sbaragliare qualsiasi ostacolo. In questa chiacchierata, Giulia ripercorre la sua carriera professionale tra curiosità e passione per gli animali. Giulia, hai iniziato a fare la modella a 15 anni e nel 2011 hai partecipato a Miss Universo Italia. Come mai hai deciso di trasferirti in America? E cosa hai trovato rispetto all’Italia? “Grazie innanzitutto per questa intervista, ne sono molto onorata. Ho deciso di trasferirmi in America perché è il mio sogno da quando sono piccola. Già in tenera età, anche senza mai essere stata in America, affermavo che sarei voluta andarci a vivere. Qui ho trovato me stessa più di tutto quello che si possa trovare a livello materiale che sicuramente è differente per molte ragioni. E’ stato un percorso iniziato molto prima. Non è stato un fulmine a ciel sereno ma il mio venire a vivere qui è stata la conclusione di una fase della mia vita e l’inizio di un'altra. Il modo di pensare è differente e le abitudini altrettanto e io come essere umano mi trovo meglio a vivere in questa dimensione”. Come hanno reagito i tuoi genitori a questa tua scelta? “Mio padre è stato molto contento della mia scelta e mi ha supportato in ogni modo possibile e incoraggiata a proseguire il mio percorso. Mia mamma l’ho persa quando avevo 18 anni. Credo che anche lei sarebbe stata felice però”. In questi anni, hai recitato in molti film. Ti abbiamo visto lavorare anche con Owen Wilson e Ben Stiller in Zoolander 2. Com’è stato condividere il set con loro? Hai un aneddoto da raccontarci? “E’ stata un’esperienza indimenticabile, ogni giorno sul set pensavo di essere in un sogno, non credevo a quello che stava accadendo. Quando ci ripenso la mia emozione si rinnova. Entrambe sono persone umili, professionali e molto piacevoli. Lavorare con loro è stato istruttivo, emozionante, indimenticabile. Beh di aneddoti ce ne sono stati

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ma non posso raccontarli. (ride) Direi che Owen più di tutti è stato esilarante ogni minuto che stavamo sul set ed è nata una bella amicizia. Veramente sia lui che Ben sono persone estremamente divertenti non solo sullo schermo ma anche nella vita reale”. Durante la tua esperienza da inviata per il canale 21 per il programma “Live in Rome” hai avuto modo di intervistare delle celebrità come Meryl Streep, Tom Hanks e altri. Qual è stata l’intervista che più ti ha emozionato? E con chi faresti oggi una chiacchierata? “Meryl Streep per me è tutto, lei è la mia eroina, la adoro, la seguo da sempre ed è fonte continua di ispirazione. Ero estasiata nel vederla così come mi ha emozionato incontrare Tom Hanks. Penso che l’intervista con Meryl mi abbia coinvolto di più solo per il valore che lei rappresenta per me. Entrambe sono delle persone che lasciano il segno anche se li incontri o ci parli per pochi minuti. Hanno un’aurea attorno a loro, c’è qualcosa di magico che li circonda, sono di un altro pianeta. Penso che se potessi parlare nuovamente con entrambi ne sarei felice e anzi ti dirò di più. Rivedendoli potrei superare addirittura l’imbarazzo della prima volta”. (ride) La tua bellezza è ciò che colpisce a primo sguardo. Quanto questo aspetto ha influito sulla tua carriera? Ti è mai capitato di ricevere proposte indecenti? “Grazie per il complimento. Ha influito sicuramente ma non sempre in maniera positiva. Sì mi è capitato, come a molte altre persone. Ho sempre rifiutato perché non è il mio stile ne’ tantomeno quello che mi renderebbe fiera di me stessa. Con questo non giudico le scelte di altre donne. Io credo che il talento, i sogni e l’arte siano troppo importanti per scendere a compromessi. Non ci dovrebbero essere questo tipo di ricatti morali, non è giusto giocare con i sogni delle persone ma ognuno è libero di comportarsi come vuole. Non a caso la mia scelta è stata quella di credere in me e nelle mie capacità e di venire qui a Los Angeles”. Sei anche un’influencer. Qual è la tua idea di stile? Tra voi addetti ai lavori esistono delle rivalità? “La mia idea di stile è cercare di essere se stessi in quello che si indossa come in tutto quello che si fa. Lo stile in-

teso come moda è rappresentare la propria idea di vita, il proprio mood, cercare di esprimere la propria personalità in un abito, in qualcosa che puoi indossare e mostrare con fierezza. Credo che il miglior outfit da indossare sia quello dell’essere confidenti con se stessi niente altro. Le rivalità esistono in ogni ambito. Onestamente non dò peso a questo tipo di situazioni in quanto penso che l’unico tipo di competizione sana sia quella con se stessi per diventare la versione migliore di noi”. Ho letto che hai deciso di aprire un’associazione a sostegno degli animali randagi. Possiamo considerarti un’emula di Brigitte Bardot. (ride) “Grazie per il paragone. Onestamente più che emulare o comunque paragonare il mio intento con il lavoro di altre persone che hanno sicuramente fatto molto, l’unica cosa che cerco di fare è aiutare gli animali. Li amo da sempre, amo passare il tempo con loro, amo circondarmi della loro presenza e curarli. Donano amore senza chiedere niente in cambio, il minimo che possiamo fare è cercare di assicurare a queste creature la migliore vita possibile”. Hai rimorsi o rimpianti? “No, rifarei tutto da capo”. Poniamo il caso che ti chiamassero in Italia per partecipare ad un reality. Accetteresti? “Mai dire mai nella vita, ma non credo proprio che accetterei. Senza nulla togliere ai reality o alle persone che vi partecipano, sono in un momento della mia vita nel quale sono concentrata su altri progetti”. Amarsi (e amare) vuol dire (completa la frase)... “Accettarsi totalmente, senza giudizio, con compassione e comprensione, avere fiducia in se stessi e nell’altro, incoraggiarsi fino in fondo, essere disposti ad andare oltre i propri limiti con umiltà. Essere grati per tutto e non dare mai nulla per scontato, apprezzarsi profondamente con stima e rispetto”. Tre cose che ami e alle quali non rinunceresti mai. “Meditare, recitare e il mare”. Cosa vedi nel tuo futuro? “Crescita personale e serenità imparando a vivere sempre di più il presente e a godersi ogni secondo il miracolo della vita”.

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arte

Attilio Carissimi “Appassionato di tutte le arti” di Paolo Paolacci

Pittore e scultore come necessità di mettersi in gioco per creare un mondo d’arte e di artisti. In questa intervista Attilio Carissimi esprime una veloce, chiara e definita concezione della vita e dei suoi valori come la scelta dei colori per i suoi quadri. Attilio presentati brevemente. “Sono nato a Bergamo nel 1939 ed ho iniziato molto presto la mia attività artistica di pittore e scultore costruendomi una longeva carriera artistica che dura ancora”. Cosa sono i luoghi per un artista e per te qual è il luogo migliore? “Tutta la vita in genere, i problemi e le gioie che ci riserva. Sperando nell’amore, nel rispetto per il prossimo senza promiscuità”. Quando hai sentito che dovevi dipingere, hai un ricordo specifico? “Ho sempre avuto la passione per tutte le arti: fotografia, musica, pittura, poesie, ecc. Le numerose mostre e musei visitati mi hanno spinto a pensare che anch’io potevo farlo. Studiando e lavorando con diversi artisti ci ho provato”. Quindi scultore: come e perché se esiste un motivo diverso da quello di pittore? “Il lavoro di mio padre consisteva nello sviluppare il modello di una scultura nelle dimensioni desiderate dall’artista, lavorando manualmente il marmo. Il suo lavoro era chiamato puntatore. Questo è stato l’input per iniziare: vedere uscire da un blocco una figura, un oggetto...”. Quanta ricerca fai prima di mettere giù un'opera: la disposizione/raffigurazione in più quadri? “Di solito mi basta la vista di una scena, ascoltare un fatto accaduto e l’idea si sviluppa velocemente. Più lungo è sviluppare il tutto per raggiungere il risultato voluto”. Le tue opere ti soddisfano? “Qualche volta mi sento soddisfatto ma il più delle volte, rimane il dubbio che potevo fare meglio”. L’età, il tempo che passa: cosa pensi di ieri, oggi e domani? “Pur accettando il progresso che ci rende la vita più comoda e facile, sono molto critico verso la disumanizzazione di questo progresso”.

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La cultura, quella social e quella umana: che differenze trovi, considerando sempre che i poveri esistono ancora? “Credo che quella social non sia cultura ma un tecnicismo perverso contro l’umanità”. I tuoi quadri sembrano sogni, è così? “Sì è così. È un modo per uscire, evadere dalla realtà. Spero così di dare un aiuto a chi guarda”. C’è sempre la figura umana nelle tue opere. “Sono cresciuto con la convinzione che al centro di tutto ci fosse l’uomo, artefice e carnefice di se stesso e degli altri”. Molto spesso ci sono più quadri all’interno di un tuo quadro. “Come un film che è la somma di più fotogrammi, spesso i dipinti hanno bisogno di più 'tessere' per completarsi. Sono infatti un insieme di flash di memoria”. Come usi i colori nei tuoi quadri? “I miei colori sono il mio linguaggio per descrivere le situazioni: è come scegliere le parole per dire le cose”. La scultura: una necessità fisica per te e per farci scoprire cosa? “A differenza della pittura, la scultura attraverso le mani ti dà una sensazione piacevole di fisicità. Un contatto che dà calore”. Puoi lasciare un messaggio ai nostri lettori e un indirizzo dove contattarti o seguirti? “Mi trovate tranquillamente su Facebook”.



arte

Valerio Cattania Ogni scatto una storia di Donatella Lavizzari

È complesso definire un’unica identità artistica per un talento così multiforme. C e r t o è c h e Va l e r i o C a t t a n i a è i n n a m o r a t o della bellezza. Bellezza che vibrante scaturisce da ogni sua opera. Artista, fotografo, giornalista e f o t o - r e p o r t e r, Cattania vanta una lunga carriera, che comincia a metà degli anni ’70. Inizia da giovanissimo a viaggiare, spinto da una irrefrenabile curiosità e dallo stupore della bellezza del mondo. Da qui nasce l’amore per la fotografia e per i reportage. Da questa esperienza ha saputo mescolare i registri visivi del mondo della moda, ottenendo risultati affascinanti. Innumerevoli sono le mete da lui raggiunte nel corso degli anni, in ogni continente. Ha visitato più di cento Paesi, vivendo anche in Brasile e negli Stati Uniti. Se la fotografia deve saper raccontare storie, luoghi e persone, Cattania ne è un interprete appassionato perché è la vera passione che regala uno sguardo più attento e profondo, cambiando le angolazioni dalle quali si osserva. Valerio, come è nata la tua passione per la fotografia? “Nei primi anni Settanta ho intrapreso il mio primo viaggio impegnativo, partendo dall’Italia e raggiungendo via terra, nell’arco di due mesi, il sud-est asiatico. Ho rifatto questa esperienza per quattro anni consecutivi, con lo stesso senso di meraviglia, soprattutto per gli incredibili paesaggi naturali che si presentavano ai miei occhi. Il mio amore per la fotografia è nato in quegli anni. In seguito, a Milano,

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Marsyang di Vall ey

dopo essere venuto a contatto con il mondo della Moda, ho aperto il mio studio professionale”. Ti sei ispirato a qualche grande della fotografia nel tuo lavoro? “Nel reportage no, mentre inizialmente nella moda sì. Mi piaceva molto Richard Avedon, una vera icona della fotografia di moda, che ha saputo imprimere ai suoi lavori un’altissima qualità formale. Cercavo di capire quale luce fosse stata utilizzata, quali tecniche, ecc. A Milano, negli anni ‘70/’80, conoscevo tutti i più grandi fotografi e andavo nei loro studi quasi tutti i giorni per imparare il più possibile. C er n ob Tra questi, Aldo Fallai, maestro dell'immagine b io di moda, famoso per i suoi scatti in bianco e nero, eleganti e senza tempo”. Che influenza hanno avuto gli altri linguaggi culturali? “La pittura è stata sicuramente determinante. Ho studiato molto l’arte rinascimentale e questo ha sicuramente esercitato un’influenza per una serie di scatti realizzati con Polaroid di grande formato che sembravano dei dipinti. Per quanto riguarda la musica, sono un cultore di classica, di jazz e di bossanova. Suono e peccando forse di immodestia mi ritengo un musicologo. Ho realizzato mostre in cui abbinavo i titoli di opere e di composizioni ai miei lavori e questo incuriosiva parecchio, richiamando l’interesse del pubblico. La musica ha costantemente influenzato la mia vita”. Se la tua vita fosse una colonna sonora, quale sarebbe? “Quella del film Avana di Sydney Pollack. Viaggio, avventura e paesaggi esotici”. Se dovessi tradurre la tua Arte in un romanzo, che autore sceglieresti?


Vanco uver

“Oscar Wilde perché è stato un grandissimo estimatore dell’Arte e della bellezza e ha scritto pensieri molto profondi sull’argomento. Tra questi: 'La Bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l'una sull'altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l'eternità'”. Il viaggio è una costante nella tua vita. Se chiudi gli occhi, tra tutti i paesaggi che hai attraversato, qual è il primo che ti torna in mente? “Certi paesaggi del Sudamerica, della Colombia e della Guiana. Qui la natura è lussureggiante, ricca di cascate imponenti, estese foreste pluviali e tropicali e savane abitate da innumerevoli specie di vita animale e vegetale. E’ un susseguirsi continuo di varietà paesaggistiche. Significa lasciarsi ammaliare dalla natura incontaminata e dalla maestosità del silenzio. Significa vivere esperienze uniche e conoscere nuovi popoli . Impossibile non stupirsi di fronte alla spettacolarità dei luoghi. E’ un continuo dono di emozioni e sorprese irripetibili. Sono Terre di straordinaria bellezza”. Quale popolo ti ha colpito maggiormente? “Ho un amore particolare per il popolo nepalese che si distingue per la grande spontaneità. Se vai in giro per le montagne, la gente è molto ospitale, ti invita nelle loro capanne per bere il 'masala chai', il tè speziato. Si tratta di un infuso a base di tè aromatizzato con latte, zucchero e spezie. Tutti ti vogliono parlare, c’è molta curiosità. Leggi nei loro occhi una buona disposizione d’animo”. C’è un episodio simpatico che ti è capitato durante un viaggio?

“Durante un viaggio in Venezuela ci fermò un soldato per chiedere un passaggio per lui e il suo superiore fino al confine con la Guiana. Arrivati all’Escalera, verso l’altipiano, con un 'Alto! Alto!' ci ordinarono di fermare la Jeep e di seguirli per un sentiero. La paura ci assalì perché non ci davano spiegazioni e il periodo storico era quello dei desaparecidos! Dopo aver camminato per un bel po’ arrivammo ad una curva e appena dietro ci apparve una meravigliosa cascata d’acqua... avevano voluto mostrarci la bellezza di quel luogo e farci una sorpresa!”. Proust ha affermato che ogni lettore, quando legge, legge se stesso. Chi guarda una tua fotografia coglie dei sentimenti che senza di essa non avrebbe mai potuto cogliere? “Penso che questo valga per chi produce arte, soprattutto quella visiva. L’idea è quella che quando guardi un’opera, anche se solo a livello inconscio, qualcosa si risveglia dentro di te, forse un ricordo del passato che non riesci chiaramente a focalizzare. E quell’opera ti diventa familiare e ti affascina”. Potresti riassumere in concetti il tuo modo di fotografare? “Ritengo siano fondamentali due punti: la luce e la composizione”. Parliamo delle foto scattate con gli smartphone. L’inflazione, il consumo e la produzione di massa delle immagini tende a renderle insignificanti? “Sono d’accordo, c’è molto appiattimento. Non amo l’utilizzo dei cellulari per la fotografia”. Una fotografia di Valerio Cattania? “Generoso, altruista, impulsivo, estroverso, coraggioso. Mi riconosco molto nel mio segno zodiacale, il Leone”. www.valeriocattania.com

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spettacolo (Ver onica Cast ell o) Anto nel lo & Mon te si © Sky W il ds ide

Miriam Leone

“Veronica mi ha insegnato a non giudicare” di Anna Chiara Delle Donne

Bella, elegante, eterea, luminosa. Miriam Leone è stata una delle protagoniste della recente serie “1994”, ideata da Stefano Accorsi e diretta da Giuseppe Gagliardi e Claudio Noce. Con un sorriso e gli occhi pieni di orgoglio, ci parla del suo personaggio: Veronica Castello. Una donna complicata, attratta dal potere e dalla bellezza, eppure così bisognosa di amare e di sentirsi amata. Un personaggio femminile disarmante che Miriam Leone racconta e descrive con una lucida naturalezza senza mai osare giudicarla. Miriam, nella terza stagione della serie ‘’1994’’ sei tornata a ricoprire il ruolo di Veronica Castello. Come ritroviamo il tuo personaggio all’interno della storia? “In questa terza stagione, Veronica Castello passa da soubrette su un palcoscenico fatto di lustrini ad un seggio in parlamento. Questo aspetto, la cambia sin dagli abiti. Nella prima scena, la vediamo cercare sin da subito credibilità. Indossa delle giacche che sembrano quasi armature, con delle spalle da uomo che in qualche modo le danno un attestato al potere. Eppure, nonostante quegli abiti, lei resta una sirena cercando di non perdere la sua femminilità”. Quali sono le difficoltà che credi abbia affrontato Veronica nella recente stagione? “Veronica deve affermarsi in un mondo maschile che la guarda con grande diffidenza, che la prende in giro e la

mortifica. Trova solidarietà in un gruppo di donne che cercano di lavorare a favore delle donne. In Veronica c’è un grande cambiamento. Sicuramente, anche lei vive nel cinismo e vede in Leonardo, interpretato da Stefano Accorsi, il suo mentore”. Quale è la caratteristica che ti ha più fatto innamorare di questo personaggio, quando hai deciso di interpretarlo? “Veronica ha un cuore di un romanticismo e di una purezza un po’ maledetta che le fa fare un passo in avanti ma sempre con dei dubbi e dei grandi conflitti. Amo e amerò per sempre questo personaggio, e ringrazierò sempre i creatori per averla disegnata in questo modo”. Miriam Leone come giudicherebbe Veronica, una donna così complicata? “Quello che più mi ha insegnato Veronica è il non avere giudizio. Nell’approccio con il personaggio, là dove c’è giudizio c’è un fallimento nell’interpretazione. Sarebbe impossibile interpretare un personaggio che agisce con questo grande cinismo e autolesionismo, con questa forza disarmante di rinascere sempre dalle proprie ceneri. Non ho mai giudicato il mio personaggio”.

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spettacolo

Nicolas Vaporidis “Full Monty è il mio debutto nel musical. Sogno un fantasy su Netflix” di Giulia Bertollini

Grazie al grande successo ottenuto con il film “Notte prima degli esami” era diventato l’idolo delle teenagers tanto da essere stato eletto il fidanzatino d’Italia. Stiamo p a r l a n d o d e l l ’ a t t o r e N i c o l a s Va p o r i d i s , pronto al suo debutto in teatro nel musical “Full Monty” assieme a Paolo Conticini e L u c a Wa r d . U n ’ e s p e r i e n z a d i v e r t e n t e i n c u i oltre a cimentarsi nel canto lo vedremo esibirsi in uno striptease. Abbiamo incontrato Nicolas a margine del convegno sulla direttiva in materia di copyright al Festival del Cinema di Roma e con l’occasione ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sulla sua nuova avventura teatrale. Nicolas, come sei entrato a far parte del consiglio di Amministrazione NuovoImaie? “Ho iniziato a collaborare attivamente con NuovoImaie dalla sua fondazione. Per cinque anni sono stato delegato dell’assemblea e l’anno scorso sono entrato a far parte del consiglio di amministrazione. Credo che sia un dovere di un attore tutelare i propri diritti e contestualmente quelli della categoria che rappresenta. Quello che facciamo viene spesso visto come un hobby piuttosto che come un lavoro e questo accade perché manca una regolamentazione seria. La nostra categoria soffre dei cambiamenti di governo e delle modifiche legislative. Se la mia esperienza può servire a cambiare qualcosa ne sono ben felice”. In Italia si discute molto sul copyright.

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spettacolo

Claudio Lippi

Alla Prova del Cuoco dopo aver perso 20 chili di Giulia Bertollini

La sua conduzione garbata e professionale ci riporta alla mente i presentatori di una volta. Stiamo parlando di Claudio Lippi al suo ritorno in tv nel programma “La prova del cuoco” assieme ad Elisa Isoardi. Una trasmissione ormai ben consolidata in cui Claudio ricopre la parte dell’intrattenimento tanto da definirsi un battitore libero. In questa intervista, oltre a parlarci di questa nuova sfida professionale, Claudio ci ha raccontato di come Milly Carlucci lo convinse a partecipare a “Ballando con le stelle” come ballerino per una notte. Claudio, la ritroviamo a “La prova del cuoco” nelle vesti di co-conduttore al fianco di Elisa Isoardi. Cosa l’ha convinta ad accettare? “Mi ha convinto la voglia di sperimentare e di mettermi in gioco. Ho riflettuto poi sul fatto che a livello di proposte non ci sono molte occasioni. Si preferisce andare sul sicuro e puntare su programmi già affermati da anni e affidati a professionisti. Quando mi hanno proposto

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di partecipare a 'La prova del cuoco' non ci ho pensato un attimo. E’ un programma educato e garbato, vicino al mio concetto di televisione e di rapporto con il pubblico”. Mi sembra di capire che non è molto soddisfatto della tv odierna. “Credo che il termine sperimentazione sia stato ormai accantonato. Sono cambiati i ritmi e non ci sono più molti spazi. Una volta c’era una suddivisione molto più vicina alle esigenze del pubblico mentre ora la prima serata tende ad accavallarsi con la seconda. I giovani ormai sono dirottati sulle altre piattaforme come Netflix. Chi ha un’età come la mia ha l’istinto di confrontare il passato con il futuro. Di qui nasce l’effetto nostalgia con risultati non sempre buoni. Bisognerebbe prendere atto che il presente dovrebbe fare riferimento come esperienza al passato cercando però di innovarlo”. Come se la cava ai fornelli? Qual è il suo piatto “di battaglia”? “La mia battaglia è non mangiare perché ho perso 20 kg e non li voglio più riprendere. (ride) Non ho alcun intenzione di diventare un esperto di cucina ma sono in


grado di sopravvivere. Il gusto del mangiare lo conservo per casi eccezionali”. Di programmi sulla cucina ce ne sono tanti però. “Tutti i programmi che sono nati dopo 'La prova del cuoco' tendono allo spettacolo. Si usa la cucina per fare delle gare ma io non ho visto preparare un piatto. La mia non è una polemica ma è solo una constatazione”. Ha partecipato una volta come ballerino per una notte a “Ballando con le stelle”. Ripeterebbe l’esperienza come concorrente? “Mi è bastato e ne pago ancora le conseguenze. Non parteciperei a 'Ballando con le stelle' nemmeno se mi pagassero a peso d’oro perché non mi appartiene. L’ho fatto perché Milly Carlucci mi inseguiva da anni. Credo che mi abbia convinto per sfinimento. In quel periodo mi ha riempito di chiamate”. Qual è il suo rapporto con i social? “I social sono molto lontani dalle mie esperienze e per questo ho deciso di affidarmi ad una società che li gestisce. Le influencer sono un fenomeno di cui non riesco a prevederne la durata o l’efficacia. Non so neanche dire se diventerà un mestiere. Al momento sono fermo alla grande capacità imprenditoriale di Chiara Ferragni che ha saputo trasformare la pubblicità in un business”. Ha qualcosa che si rimprovera? “La buona educazione. (ride) Mi sembra che l’ironia e il rispetto per il prossimo si siano un po’ perse. Se sono stato educato e allevato con certi valori credo che alla mia età sia impossibile e scorretto cercare di cambiare adeguandosi a qualcosa che non mi appartiene”. Una trasmissione che le piacerebbe condurre? “Non ho una preferenza. Ho fatto talmente tante cose che mi hanno insegnato ad avere la possibilità di adattarmi e capire i miei limiti. Dopo tre edizioni da giurato a 'Tale e quale' ho voluto cambiare perché rischiava di diventare una routine. Mi sono buttato a capofitto in un’avventura irripetibile come concorrente. Non si finisce mai di imparare e misurarsi. Non farei mai il telegiornale perché non mi va di dare brutte notizie e non parteciperei ad un talk politico perché verrei buttato fuori dopo pochi secondi. E ovviamente non andrei mai ad un reality perché non mi appartengono”. Da bambino cosa sognava di fare? “La mia più grande passione è stata sempre il canto. Per otto anni ho inciso dischi con qualche soddisfazione. Il posto ideale per avere il contatto con il pubblico è la piazza. Non credo che dimenticherò mai la musica”. Ha mai pensato di candidarsi in politica? “Non posso pensare di candidarmi in questa politica perché non mi sembra ci siano i presupposti per attuare progetti o programmi in un’armonia democratica. Obiettivamente la politica oggi è un po’ cabarettistica”.

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spettacolo

Daniele Pecci Trent’anni di teatro e di applausi di Simone Mori

Iniziamo l’intervista con Daniele Pecci in maniera particolare. Gli racconto che in questi giorni sto vedendo una sua fiction Mediaset di qualche anno fa chiamata “Crimini Bianchi”. E così mi dice che quella fiction venne mandata in onda per un paio di puntate per poi essere bloccata perché parlava di casi di malasanità. Quando alcune verità fanno male ci si mette di mezzo qualunque demonio! Daniele è attualmente in tour con Mariangela D’Abbraccio con “Un Tram che si chiama desiderio”. Quando hai iniziato a recitare? “Ho deciso di fare questo mestiere quando ero al liceo. Venni folgorato dal teatro e dalla letteratura teatrale specialmente Shakespeare. Ho fatto scuola di teatro e mi sono laureato in Lettere con una tesi sul 'teatro elisabettiano', ma già facevo l’attore. Feci dodici-tredici anni di teatro con grandi maestri. Dopodiché ho cominciato a fare molta tv e un po’ di cinema. Adesso sono dodici anni che sono tornato a teatro realizzando molti sogni da attore protagonista, anche se penso di tornare in tv a breve”. La tv ti aiuta maggiormente da un punto di vista economico? “È vero. Si guadagna bene. Perché lavori anche più tempo. Se lavori in un seriale di sei puntate giro per almeno cinque mesi e guadagni di più che facendo quaranta-cinquanta repliche teatrali. Onestamente per quanto mi riguarda, però, con la mia attività teatrale ho buonissimi guadagni. La tv serve anche come un ritorno di immagine per il teatro. Uno spettacolo dove c’è un attore forte, che magari proviene da una produzione tv appena andata in onda,vende sicuramente meglio”. Spesso ci sono gli stessi attori sia al cinema che in tv. Perché? “Se fai ascolti pazzeschi è normale che si fidino di te. Se la Rai o Mediaset dovessero investire su un grande progetto sceglierebbero una buona visibilità, dunque un attore già conosciuto. Ad esempio al cinema se tu diventi un attore noto, puoi anche fare un flop ma vieni riconfermato per altri film. In tv se il prodotto non va, si rischia di cadere nel dimenticatoio”.

Fai spesso delle letture a teatro molto interessanti. Vuoi parlarcene? “Lo faccio per divulgare anche conoscenza. Il mio mestiere mi porta l’esigenza di far conoscere agli altri le cose che io imparato. Per me è molto importante fare divulgazione specialmente in questo periodo storico”. Sei partito in tournée da poco con “Un Tram che si chiama desiderio” con Mariangela D’Abbraccio. Fu anche un grande film con attori come Marlon Brando e Vivien Leigh. Ti spaventa la cosa? “La potenza teatrale di quest’opera è più forte del film come spesso accade. Alla fine è un grande classico del

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spettacolo

Cinzia Berni Un’esplosione di positività di Mara Fux

Bionda, bella e intelligente, Cinzia Berni, classe ’64, di idee ne ha sicuramente da vendere: basta ascoltarla per un quarto d’ora e ti riempie di progetti travolgendoti con uno spirito battagliero che ne fa una mosca bianca. Attrice, autrice e regista: quale ruolo preferisci? “Sicuramente autrice anche se ho scoperto di poterlo essere tardi, verso i 40; prima facevo l’attrice quindi in qualche modo lo facevo per me, prendendo appunti, cambiando le battute di qualche testo per renderle più personali. Poi ho provato a sperimentarmi e non solo ho scoperto che mi piaceva ma anche che lo sapevo fare”. Qual è stata la tua prima commedia? “Si intitolava 'Te per una notte', scritta a quattro mani con Ciro Scalera giocando per la scelta del titolo su quello di una trasmissione molto popolare ovvero 'Re per una notte'. Una commedia frizzante che piacque subito anche a Walter Croce al quale la sottoponemmo perché la producesse e che disse di sì già dopo la prima lettura. A quella ne son seguite altre tipo 'Attico con

vista' o 'Casalinghi disperati' tutte commedie rappresentate in grandi teatri come il Manzoni di Roma e da grandi e bravissimi attori quali Fabrizio Frizzi o Carlo Alighiero. Insomma al di là della immensa soddisfazione derivante dal veder messa in scena una cosa tua, mi son resa conto subito che la scrittura era una strada costellata di situazioni positive in cui anche le minime difficoltà potevano essere superate”. Quale è stato il tuo percorso da attrice? “Sono uscita nel 1985 dal terzo Laboratorio di Proietti, uno studio impegnativo e formativo, dove ti rapportavi a docenti che si chiamavano Panelli o Foà, dove non c’erano delle vere e proprie lezioni ma in cui questi “mostri” ti trasferivano la loro immensa esperienza: in pratica ascoltandoli anche solo a livello empatico assimilavi le loro capacità artistiche. Il Laboratorio era quello, ti dicevano apertamente 'noi non abbiamo una metodologia, noi ti diamo la possibilità di vedere tante cose senza condizionarti nella tua formazione'”. E la tua vita personale? “Anche quella molto bella. Con Marco siamo sposati da 18 anni, ne avevo circa 35 quando ci siamo conosciuti e probabilmente funziona proprio perché non era

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spettacolo un innamoramento da diciottenni con loro in carovana, stando a ma di due persone già adulte, con contatto dalla mattina alla sera qualche esperienza sentimentale con acrobati, clown e animali. Ti già alle spalle”. immagini: entrino i leoni! Ti racLa leggenda narra che tu l’abconto un aneddoto: mi viene a bia conosciuto grazie a tuo suotrovare al termine di uno spettacero, il campione di tennis colo 'Marafante', un amico regiNicola Pietrangeli. sta, che con gli occhi fuori della “Verissimo. Mio suocero ha una testa mi dice 'Cinzia, non ci posso vera e propria passione per me e credere: tu dirigi i cammelli'. per tutto quello che faccio, è un Ecco immagina come possa senmio fan pazzesco, capace di vetirsi un bambino di sei anni ad nire a vedere i miei spettacoli Cin z ia Be r ni con su o marit o M arco e su o s uoce ro avere una zia che dirige i camanche due volte”. melli”. Nicola Pie trange li Quindi è vero? Torniamo al teatro: sta ripar“Sì certo, è andata che ad una cena degli Internazionali tendo la tournée di “Ricette d’amore”. mentre eravamo seduti al tavolo a chiacchierare ad un “E’ un testo che amo moltissimo perché l’ho scritto pencerto punto Nicola ha visto arrivare Marco e me lo ha sando a delle amiche, Cristiana Lionello, Marta Zoffoli voluto far conoscere: dopo 18 anni di matrimonio an- e Chiara Salerno che nella corrente edizione sarà intercora si vanta di esser stato lui a presentarmelo! Ovvia- pretato da Patrizia Pellegrino, Matilde Brandi, Federica mente essendoci incontrati da adulti non abbiamo avuto Cifola e Samanta Togni attrici bravissime; poi perché figli ma non ha importanza, ho trasferito tutto il mio af- nel corso dei dieci anni di rappresentazioni il pubblico fetto materno su mio nipote Lorenzo, figlio di mia so- ha mostrato di apprezzarlo il che vuol dire anche danrella, che ringrazio sempre per avermi permesso di domi una certa soddisfazione economica al botteghino: essere zia a tutto tondo col grande vantaggio di non do- perché non si vive di sola penna! Ad aprile tornerà 'Cavermi preoccupare di educarlo ma di poterlo viziare salinghi disperati' con Nicola Pistoia, Gianni Ferreri, come zia. E il mio apice nella sua considerazione ha to- Max Pisu e Danilo Brugia. Come attrice invece sempre talizzato il massimo quando ho lavorato con il Circo di al Manzoni da fine febbraio sarò protagonista di 'Un Moira”. folle amore' con Carlo Caprioli e Brigitta Boccoli”. Senti di dover ringraziare qualcuno del tuo percorso? “Sono riconoscente al pubblico che mi segue ma anche a tante persone positive che ho incontrato e che mi hanno trasmesso la loro positività”. Cinz ia Ber n i con Carlo Al ighier o e Diego Ruiz

Una bella esperienza? “Meravigliosa per cui ringrazio ancora la mia amica Brigitta Boccoli che mi ha coinvolto come regista in due spettacoli circensi, per i quali ho vissuto due anni

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musica

“La nostra Terra”

Il nuovo album del tenore Spero Bongiolatti di Roberto Ruggiero

I l 2 6 o t t o b r e è u s c i t o “ L a n o s t r a Te r r a ” , il nuovo album del tenore Spero Bongiol a t t i . “ L a N o s t r a Te r r a ” ( e t i c h e t t a i M D HLSBProduction) è un importante p r o g e t t o m u s i c a l e d e d i c a t o a K a r o l Wo j tyla, ideato da Spero Bongiolatti nel 2014 in coproduzione con il regista Ang e l o R i z z o e S t e f a n o K o f l e r. Dopo la scomparsa improvvisa di Rizzo nel marzo 2015, il tenore valtellinese ha desiderato fortemente portare a compimento il progetto che oggi è realtà. Il messaggio del singolo “La nostra terra” è quello di amare la vita e le nostre radici: “amiamo ciò che siamo senza dimenticare da dove veniamo”. E’ stato inserito anche “La Libertà”, un’altra meravigliosa poesia composta dal Santo Padre e musicata da Maurizio Fabrizio per la voce di Placido Domingo. All’album si aggiungono gli inediti composti da Bongiolatti “Nella tua luce” e "Totus tuus Ave Maria", quest’ultima una preghiera semplice, piena di fede, amore e devozione per la Vergine. “Cerco di scrivere parole semplici ma colme di amore, accompagnandole ad una musica semplice e immediata”, spiega Bongiolatti. “Questa mia AVE MARIA è come una fiaba. Ma una fiaba vera, la più vera di sempre. Nella storia di Gesù Cristo c’è il Principio. Tutto parte da lì”. "L’amore vince sempre" è invece un brano (scritto da Bongiolatti sia nel testo e nella Musica) che nasce dopo una grave perdita personale e racconta il finale della vita di un grande uomo chiamato Antonio che, attraverso la sofferenza, sente la passione più forte di ogni dolore. Un inno alla vita che si ripete nel ritornello: "L'Amore vince perché la sua luce riscalda, sorprende e risplende per sempre”. Non poteva mancare “Diventi Poesia” Singolo di Successo uscito nel 2017 in collaborazione con Top Record di Milano un inno alla Poesia in Musica composto da Enrico Zulian per la voce di Spero Bongiolatti. Nell’Album vi sono poi tre 'bonus track': l’ ”Ave Maria di Schubert” e “Dolce Sentire” accompagnate dal Maestro Gianfranco Messina e la famosissima “Hallelujah” di Leonard Cohen, accompagnata dal vivo dalla

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Rock Band della BIOS MUSIC di Milano Diretta da Luca Liviero, brano che è ormai per Spero Bongiolatti un cavallo di battaglia in tutti i suoi LIVE in giro per il mondo. www.sperobongiolatti.com



musica

CHARTS & NEWS Curiosità e novità dal mondo musicale a cura di Silvia Giansanti, in collaborazione con Foxy John Production www.foxyjohnproduction.com

TOP 10 EUROPA

REGARD In origine il brano è stato rilasciato più di dieci anni fa dal britannico Jay Seane quest'anno ne è 1 “Dance Monkey” - Tones and I stato fatto un remix dal giovane ed emergente produt2 “Orphanes” - Coldplay tore e dj in questione. Il ritornello è riferito all'attività 3 “Outnumbered” - Dermot Kennedy sessuale, ma senza toccare la volgarità. 4 “South of the border” - Ed Sheeran ft. C. Cabello & Cardi b. LIZZO Canzone di questo personaggio del 2019 che 5 “Bruises” - Lewis Capaldi è entrata in tutte le chart radiofoniche e di vendita. 6 “Ride it” - Regard Detiene un bel primato, quella di essere stata l'artista femminile con un brano rap con la più lunga perma7 “Turn me on” - Riton & Oliver Heldens ft. Vulva nenza al vertice della Billboard 's Hot 100. E' disponi8 “Circles”– Post Malone bile la versione remix di questo pezzo. 9 “Good as hell” - Lizzo 10 “Memories” - Maroon 5

TOP 10 USA 1 “Someone you loved” - Lewis Capaldi 2 “Memories” - Maroon 5 3 “Truth Hurts” - Lizzo 4 “Good as hell” - Lizzo ft. Ariana Grande 5 “10.000 Hours” - Dan + Shay & Justin Bieber 6 “Lose you to love me” - Selena Gomez 7 “Trampoline” - Shaed 8 “Playing Games” - Summer Walker 9 “Only Human” - Jonas Brothers 10 “Panini” - Lil Nas X

TOP 10 ITALIA 1 “Se ti potessi dire” – Vasco Rossi 2 “Freedom” - Zucchero 3 “Non avere paura” - Tommaso Paradiso 4 “Sale” - Benji & Fede ft. Shari 5 “Io sono bella” - Emma 6 “Ti volevo dedicare” - R. Hunt ft. J-Ax & Boomdabash 7 “Los Angels” - The Kolors ft. Gué Pequeno 8 “Al di là dell'amore” - Brunori sas 9 “Tua per sempre” - Elisa 10 “Accetto miracoli” - Tiziano Ferro

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SELENA GOMEZ E' arrivato il suo nuovo singolo dopo l'ultimo lavoro pubblicato nel 2015. Nel frattempo si è voluta dedicare a progetti di natura diversa come film, documentari e campagne pubblicitarie, ad eccezione di alcune collaborazioni musicali. SHAED Si tratta di un trio americano che si va a collocare nel genere dell'electro e indie pop. Il gruppo è composto dalla cantante Chelsea e dai musicisti Max e Spencer. Insieme a Zayn, ex One Direction, hanno dato vita al remix di questo brano.

VASCO ROSSI il mitico personaggio sta per regalare ancora forti emozioni con il suo tour 2020. In attività dagli anni '70, si è autodefinito da sempre 'provocautore'. Ha all'attivo oltre 200 canzoni, incluse collaborazioni di testi e musiche per altri artisti e quasi mille esibizioni dal vivo. ELISA Il suo nuovo singolo contenuto nell'album “Diari aperti” è ispirato ad una lettera degli anni '40 in tempo di guerra da parte di una moglie indirizzata al marito. Un brano scritto da Davide Petrella e un disco pieno di storie vere.



musica

Bruno Zambrini Il grande compositore di Morandi, Mina e Modugno di Lisa Bernardini

Grande musicista e anche talentuoso produttore discografico italiano. Un incontro interessante con un Autore tra i più importanti del panorama nostrano. Sei entrato nella storia della musica leggera italiana come compositore di brani di enorme successo per Gianni Morandi (“Non son degno di te”, “In ginocchio da te”, “Se non avessi più te”, “La fisarmonica”, “Un mondo d'amore”) per Patty Pravo (“La bambola”), per Mina e Domenico Modugno. Hai anche prodotto cantanti e gruppi musicali di successo, tra i quali I Cugini di Campagna. Cosa ti sei divertito di più a fare nella tua carriera, il musicista o il produttore discografico? “Non ho dubbi: la mia passione è stata sempre quella di scrivere, di comporre musica fin da bambino. Per questo mio padre mi fece iscrivere al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Voleva che questo desiderio poggiasse su basi solide e aveva ragione: lo studio mi è servito per poter continuare a lavorare fino ad oggi, alimentando quella passione che non si è mai esaurita nel tempo. Fare il produttore, invece, è stato divertente. In quel periodo un po’ tutti gli autori si cimentavano in quella veste e mettevano a disposizione di giovani emergenti la propria esperienza. Per me è stata un’occasione di crescita anche come autore, perché mi confrontavo quotidianamente con altri musicisti. In ogni caso, non ho mai smesso di comporre nemmeno in quegli anni: non ne avrei potute fare a meno”. Sei autore di numerose colonne sonore e musiche per film comici e musicarelli, tra cui quelli del regista Neri Parenti (quasi tutti quelli della serie su Ugo Fantozzi) e della serie televisiva degli anni settanta Qui squadra mobile. Più recentemente, sei diventato il musicista di riferimento di Fausto Brizzi per la serie Notte prima degli esami. Il Cinema oggi ti piace? Cosa rimpiangi del Cinema di una volta? “Le canzoni sono state e rimangono la mia grande passione: concentrare in poche note un brano di successo è una bella sfida. Il cinema, come la televisione o il teatro, mi hanno dato l’occasione di esprimere in modo compiuto tutta una gamma

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di emozioni che è difficile rendere in una canzone. Devo molto a Neri Parenti. Oltre trenta film insieme mi hanno fatto crescere come musicista, soprattutto in un genere, quello della commedia, che è difficilissimo da 'commentare' senza scadere nella banalità. Questa crescita mi ha aiutato moltissimo ad affrontare colonne sonore differenti, come quelle di Brizzi, nelle quali ho potuto esprimere anche il mio lato più sentimentale. Il cinema di oggi rispecchia un po’ quello che ci circonda: un certo appiattimento, una sorta di 'sentito e risentito' che, tranne qualche rara eccezione, sembra debba essere la norma”. Ti sei iscritto alla Siae nel 1952 e sei uno degli autori più stimati in Italia. Oggi sei un associato di riferimento anche per gli iscritti del Sindacato Nazionale Autori e Compositori. Cosa significa per chi, come te vive di musica, tutelare il Diritto d'Autore? “Il diritto d’autore è appunto una tutela per chi vive di questo lavoro. La mia generazione è stata fortunata perché i canali di fruizione erano pochissimi ed erano controllati. Oggi con la pirateria dilagante e quel pozzo senza fondo che è internet ricevere la giusta contribuzione è difficilissimo. Inoltre, è preoccupante che le nuove generazioni considerino normale che qualsiasi opera dell’ingegno sia condivisibile gratuitamente. Si sta facendo molto per combattere il fenomeno della pirateria, ma bisogna far capire, a chi fruisce del lavoro che facciamo, che il diritto d’autore è il nostro meritato compenso”. Cosa ha significato per te l'incontro umano e professionale con Franco Migliacci? “L’incontro con Franco è stato un momento felice. Quando siamo entrati in sintonia, tutto è diventato facile. La mia musica si sposava perfettamente ai suoi testi e viceversa. C’è stato davvero un periodo in cui scrivere una canzone di successo sembrava quasi normale. Me ne sono reso conto solo nel tempo. In quel periodo, abbiamo condiviso umanamente e professionalmente il momento forse più alto della musica leggera italiana: c’erano gli autori, c’erano gli interpreti, c’erano gli arrangiatori. Ognuno faceva al meglio il proprio lavoro. Non è un caso che le canzoni degli anni ’60 siano ancora così conosciute e amate, anche dal pubblico più giovane”.



eventi

Défilé Luxury Rome Moda, spettacolo e lusso a Villa Dafne Majestic

S o l d o u t n e l l a p r e s t i g i o s a Vi l l a D a f n e Majestic lo scorso 19 ottobre per l’evento dell’anno “Défilé Luxury R o m e ” . L’ o r g a n i z z a z i o n e e l a d i r e z i o n e artistica dell’evento è stata curata con grande professionalità da Francesca Anastasi, mentre la madrina della manifestazione è stata la raggiante e bella giornalista di Rai News24 Josephine Alessio, arrivata a villa Majestic in una splendida Limousine.

Fran ces ca An as tasi, l a dir et trice artis tica de ll ’e ve nto

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La serata è iniziata con il grande tenore pop, colonna sonora di tutto l’evento, Giuseppe Gambi, che con la sua possente voce ha coinvolto i 270 selezionatissimi ospiti del jet set e della dolce vita romana. Hanno sfilato, con le loro creazioni, gli stilisti: Francesca Anastasi Sublime, Jasha, Eleonora Altamore, Diana Dieppa, Sebby Zacco, Gabriella Romeo e Atelier Ferrari Sposa. Durante le sfilate si sono esibiti artisti di grande spessore: il ballerino di “Fuego”, più volte campione del mondo, Simone Ripa, con una plastica performance, poi il violinista Tonin con una struggente esibizione, la maestra di sciabola Reims, Paola Fiorentino, che pronunciando le parole di rito “sante bone champagne” ha stappato con la sua sciabola una bottiglia di champagne. Durante gli intervalli, gli ospiti hanno potuto assaggiare varie degustazioni accompagnate da fiumi di bollicine di oro 24 carati e altri vini prestigiosi. Sul finire della serata, la direttrice artistica Francesca Anastasi ha voluto premiare personalità che negli anni si sono distinti nella loro professione: la madrina Josephine Alessio, il presentatore tv Anthony Peth, nonché ambasciatore del gusto nel mondo, la cantante attrice Elena Bonelli, il ballerino Simone Ripa, gli hair stylist Michele Spanò e Sergio Tirletti.


Direttamente da Napoli, l’associazione musicale “Angeli della Musica” di Giuseppe Gambi, ha voluto fortemente premiare per la sua professionalità il dottor Silvio Smeraglia, e poi, dulcis in fundo, lo stesso Giuseppe Gambi è stato premiato per i suoi dieci anni di carriera. Un importante parterre di ospiti: la Pricipessa Conny Caracciolo, l’attrice Elena Russo, gli attori Alex Partexano e Pietro Romano, l’attrice di “Incantesimo” Alessandra Monti, il violinista Rai Gaspare Maniscalco, il dottor Ugo Mainolfi, il grande regista Pierfrancesco Campanella, la ex Miss Italia sorda 1985 Elisabetta Viaggi, Riccardo Bramante, il Medico Sportivo della Lazio Ivo Pulcini, Larissa Ledneva, l'On. Antonio Paris, Rossana Lanzon, Liviana Giovannoni, Eva Lacertosa, l'organizzatrice eventi moda Sabina Prati accompagnata da Stefano Raucci di Radio Radio, l'organizzatrice di eventi d'Arte Sabina, Tamara Fattibene, la splendida Anna Maria Stefanini, l'attrice Emanuela Mari, la principessa Enescu Stella Camelia, Mauro Calandra della Rai, Il ballerino di “Ballando sotto le stelle” Andrea Evangelista, la manager dei vip Marialuisa Lo Monte Giordano, accompagnata da Alex Baudo, la stilista presentatrice Maria Monsè, la curatrice d’arte Anna Maria Brazzò, Claudio Agostini, Magda Rocca e molti altri. Un evento straordinario la cui direzione artistica è stata di Francesca Anastasi Sublime presentato dalla giornalista Sky Barbara Castellani e da Carlo Senes di Canale 10. Finale con una mega torta, bollicine à gogo e splendidi fuochi d’artificio, tutto contornato da un lusso estremo.

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tempo libero

LA MAGIA DEL NATALE È A CINECITTÀ WORLD Il Regno del Ghiaccio protagonista della stagione invernale del Parco

D a l 3 0 n o v e m b r e a l 6 g e n n a i o s i a c c e n d o n o l e l u c i d i N a t a l e a C i n e c i t t à Wo r l d e i visitatori vivranno da protagonisti la magica atmosfera natalizia. Entrando nel parco gli ospiti si ritroveranno subito nella Cinecittà Street addobbata a festa sotto una nevicata virtuale, dove oltre ai fiocchi, soffici ma asciutti, nel cielo sfrecciano slitte, elfi e renne. Per gli amanti della tradizione imperdibile la visita alla casa di Babbo Natale, dove spedire la letterina ed incontrare Santa Claus in persona. Tutti gli ospiti potranno giocare con la neve, quella vera, dentro Il Regno del Ghiaccio, novità della stagione 2019 e primo snow park al coperto d’Italia. Cinque le attrazioni con cui divertirsi: Pattiniamo, la tradizionale pista di pattinaggio, Ghiaccio Scontri, autoscontri sul ghiaccio per guidare senza regole a bordo di sfreccianti gommoni, Scivolone la multipista per sfidare gli amici in divertenti discese, palle di neve, dove arrampicarsi su morbide montagne bianche e Kamikice, per precipitare senza freni tra le curve di un vorticoso scivolo. Adrenalina da salotto poi con I- Fly, la Montagna russa virtuale di Babbo Natale: una volta indossati i visori si vola sulla slitta di Babbo Natale per consegnare regali in tutto il mondo. Per gli appassionati dei film di Natale c’è Gocce di Cinema, ovvero una selezione delle più belle scene dei film di Natale proiettate su un maxischermo ad acqua nella grande Piazza del Parco. La stagione di Natale si accende il 30 novembre con il Christmas party di inaugurazione e la presentazione in versione natalizia del musical Viva l’Italia, l’8 dicembre il Festival delle Favole racconterà con la danza il calore degli affetti, la famiglia e il bene che vince sul male. Dal 26 al 29 un altro grande appuntamento, il Musical “Un Papà sotto l’Albero” con Garrison e Fioretta Mari: uno spettacolo di Natale all'insegna della speranza ambientato all’interno di un orfanotrofio, con le musiche di Beppe Vessicchio e Pino Perris. “Dopo il grande successo del 2019 abbiamo deciso di replicare la Festa di Capodanno“ annuncia l’Amministratore Delegato del Parco, Stefano Cigarini: “Il 31 dicembre Cinecittà World si trasformerà in un enorme Villaggio del Divertimento, aperto dalle 6 di pomeriggio alle 6 di mattina. Sarà la più grande festa di Roma con 40 attrazioni, 6 spettacoli, 4 diversi tipi di cenoni, 3 Concerti dal vivo, 5 Discoteche al coperto e i fuochi d’artificio a mezzanotte”. Un Capodanno magico per tutti: 3, 2, 1…la Festa è a Cinecittà World!

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