SIMONE FAUSTINI | elaborato di tesi triennale

Strutture fortificate lungo il bacino del fiume Oglio

Conoscenza e catalogazione di un patrimonio dimenticato

Simone Faustini 946547

Relatore: Prof. Angelo Giuseppe Landi Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea in Progettazione dell’architettura A.A. 2021/2022

Strutture fortificate lungo il bacino del fiume Oglio

Conoscenza e catalogazione di un patrimonio dimenticato

Simone Faustini 946547

Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni Corso di Laurea in Progettazione dell’architettura A.A. 2021/2022 Relatore: Prof. Angelo Giuseppe Landi

Abstract La presenza castellana lungo l’Oglio risale a tempi molto antichi. Certamente le scorrerie degli Ungari del 889 d.C. determinarono un forte incastellamento della zona, ma le cause di questo fenomeno vanno ben oltre il temporaneo passaggio di questa popolazione.

Il fiume Oglio, nel tratto che attraversa la pianura padana, segna una cesura, un limite, una soglia più o meno valicabile e valicata da chi in epoca medievale si contendeva questo corso d’acqua. Privilegi i suoi, rivendicati più e più volte dalla stessa città di Brescia, che nonostante l’appartenenza veneta del XV secolo, si è sempre fatta sentire fino ai vertici più alti. Non sono mai mancati gli attriti con i vicini bergamaschi, in un primo momento, e poi con i cremonesi (e mantovani), con cui “condivideranno” l’uso del fiume fino all’unificazione napoleonica di questi territori.

Una storia castellana, quella del fiume Oglio, delle più complesse e stratificate della regione, e per la quale necessitava di una più approfondita e dettagliata ricerca. Per questo motivo si è proposto l’approccio dell’inventariazione quale strumento conoscitivo e interpretativo di queste opere fortificate, di cui poco si conosce e di cui molto si può ancora valorizzare.

The presence of fortifications along the River Oglio dates back to very ancient times.

Certainly the Hungarian raids of 889 A.D. brought about a strong encastellation of the area, but the causes of this phenomenon go far beyond the temporary passage of this population. The Oglio River, in the path that crosses the Po Valley, marks a caesura, a limit more or less crossed by those who in medieval times contended for this region. Privileges its own, claimed over and over again by the city of Brescia itself, which, despite its 15th-century Venetian affiliation, has always made itself heard up to the highest summits. There was never a shortage of friction with its neighbors from Bergamo, at first, and then with the Cremonese (and Mantuans), with whom they would “share” the use of the river until the Napoleonic unification of these territories. A castellan history, that of the Oglio River, of the most complex and stratified in the region, and for which it needed a more thorough and detailed research. For this reason, the classification approach was proposed as a cognitive and interpretative tool for these fortified works, of which little is known and much can still be valued.

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Simone Faustini matricola 946547 Copyright © 2023 Prima edizione: Marzo 2023 Politecnico di Milano, Scuola di Architettura Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni AUIC Piazza Leonardo Da Vinci, 32 - 20133 Milano Corso di Laurea in Progettazione dell’architettura A.A. 2021/2022 Prof. Angelo Giuseppe Landi

Indice 00

Introduzione

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Cenni del fiume Oglio nei secoli

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Una “tradizione” di studi e catalogazione

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Inquadramento geo-morfologico Uso delle acque L’Oglio come limite di contese territoriali Le fasi di incastellamento del fiume Oglio

Dalla riscoperta del rudere ai primi studi delle architetture fortificate L’esperienza dell’Istituto Nazionale dei Castelli Una nuova e condivisa simbologia cartografica castellana

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La catalogazione aggiornata degli insediamenti fortificati Obbiettivi e criteri della catalogazione Principi insediativi e mappature aggiornate delle fasi di incastellamento Il censimento delle opere munite: limiti e metodo Un patrimonio storico da salvare tra degrado e valorizzazione

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Conclusione

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Bibliografia

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Introduzione

Negli anni Sessanta del secolo scorso assistiamo a un ritorno dell’interesse delle architetture fortificate in Italia, sia da parte della critica ma soprattutto da parte di uno dei protagonisti della ricostruzione post-bellica come Piero Gazzola. Le architetture fortificate costituirono per il soprintendente “un osservatorio privilegiato per descrivere un più ampio spaccato della disciplina nel secondo Novecento”; a lui dobbiamo il metodo, ma anche i risultati che hanno portato alla riscoperta di questo patrimonio in continua evoluzione, sia nel degrado che nella valorizzazione.

Da queste basi si muove questo progetto di tesi triennale, che focalizza la sua attenzione su uno specifico soggetto, ovvero il ricco patrimonio castellano del fiume Oglio.

Di questa eredità rimane molto, ed è forse questa ricchezza ad aver suscitato una più approfondita ricerca sul tema.

Lavoro, quello che si presenta, in parte inedito, soprattutto a causa di una bibliografia frammentaria, che tocca solo tangenzialmente la tematica delle fortificazioni dell’Oglio nel suo complesso.

Giusi Villari, storica e studiosa di fortificazioni, lamentava nell’introduzione di un suo lavoro risalente al 19891, una difficile lettura storica dei castelli bresciani per la mancanza sia di documenti storici che di dati archeologici.

Per questo motivo la tesi ha affrontato il tema non solo sotto la lente storica, ma soprattutto attraverso una conoscenza diretta di queste architetture fortificate attraverso lo strumento della catalogazione.

La narrazione dell’incastellamento sul fiume Oglio non poteva che partire dalla “storia economica” del fiume, affrontata nel primo capitolo come inquadramento conoscitivo per una più chiara comprensione delle dinamiche 1: VILLARI G. 1989

fortificatorie.

L’ Oglio, ma come in generale anche altri corsi d’acqua di una certa portata, ha rappresentato fino a un secolo fa la maggior “infrastruttura” di sostentamento della popolazione locale. Il fiume era passaggio, fonte di approvvigionamento, e forza motrice della vita produttiva e lavorativa.

Segue poi nella tesi la visione dell’Oglio come limite, non solo geografico ma anche come punto di contatto obbligato tra popolazioni appartenenti a fazioni politiche distinte e avverse. È evidente come questo abbia influito fortemente sullo sviluppo di costruzioni belliche a difesa e controllo di quel confine, al fine di preservare ed esercitare una forma di potere sulle acque.

Nel secondo capitolo viene affrontata invece la metodologia seguita dalla tesi, basata sull’impostazione di Piero Gazzola, che in qualità di “fondatore” degli studi castellologici in Italia, ha fornito un’ampia base di appoggio per lo studio che si vuole qua riportare.

Il terzo e ultimo capitolo presenta invece il vero e proprio lavoro di catalogazione, che attraverso l’uso di nuovi strumenti informativi, è riuscito rappresentare, seppur con i limiti dell’inventario, una casistica di architetture fortificate delle più vaste e complesse della regione.

La tesi qui proposta ha l’obbiettivo di aggiornare un lavoro parzialmente iniziato dallo Istituto Nazionale dei Castelli, al fine di fornire una panoramica quanto più completa e inclusiva di tutte le fortificazioni, sia quelle strutturalmente integre sia quelle di cui rimane solo la memoria storica.

Inevitabilmente a conclusione della tesi se ne ricava una riflessione sul destino dei castelli, che nonostante la loro originaria funzione militare, possono oggi ancora intrecciare un rapporto sincronico con la contemporaneità.

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Idrogafia dell’Oglio

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Uso delle acque La derivazione di “rami” o canali dall’Oglio per azionare ruote di mulini o macine, ci riconducono a tempi molto lontani.

Se non si può tracciare un quadro preciso per il medioevo, a partire dalla fine del XV secolo disponiamo di descrizioni che ci consentono di conoscere il numero, la distribuzione e generalmente anche la proprietà dei mulini sorti lungo il fiume, e di ripensare con riferimenti concreti all’ambiente che li ospitava.3 In tema dell’uso dell’acqua dobbiamo tenere in considerazione le derivazioni per l’irrigazione, che, data l’abbondanza del fiume, sono numerose e allargano pertanto l’influenza del fiume Oglio sul territorio.

I canali segnano il paesaggio circostante e il loro ruolo nel definire il volto del territorio ci suggerisce di distinguere due grandi fasi nella storia, rispettivamente riferite al tempo antecedente e a quello conseguente alla realizzazione di questi impianti.

3: CHIAPPA F.

4: POGGIALI C.

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Dall’Oglio derivano ben 16 rogge di una certa consistenza, 9 sulla sponda sinistra, 7 sulla sponda destra, tutte ancora in uso: la loro realizzazione si può concentrare quasi esclusivamente nel periodo che va dal secolo XIII al XIV.4 I luoghi di captazione sono disposti in maniera asimmetrica sulle due sponde: quelli a sinistra, in territorio bresciano, cominciano presso la bocca stessa del fiume davanti a Fosio, quelli a destra iniziano solo da Cividate in giù, e vedono come maggiori protagonisti i Cremonesi. Ricordiamo alcune rogge significative: prima per importanza appartenente alla sponda sinistra dell’Oglio è la Fusia, la quale percorre tutta la sponda sinistra del fiume per dividersi in tre successivi rami alle Calcine di Palazzolo. La più antica fra le rogge bresciane è probabilmente la Vetra di Chiari che si presume risalga al secolo XIII e che iniziava davanti al luogo dove sorgevano i mulini di Tagliuno.

Ricordiamo nel territorio di Calcio, presso la Motta, le derivazioni congiunte del Naviglio Civico di Cremona e la Roggia Antegnata; il primo risale al 1329 e

Mulini natanti del fiume Oglio, Bine del Vhò, Canneto sull’Oglio - 1900 - 1933

ricorda i difficili rapporti tra Brescia e Cremona; la seconda scorre insieme al Naviglio di Cremona fino all’abitato di Calcio, che attraversa e poi si divide in due.

Risultato di lunghissime controversie è anche il Naviglio Pallavicino, costruito all’inizio del secolo XVI, con bocca tra Calcio e Pumenengo. Alla storia del Naviglio Pallavicino sono da collegare la Roggia Calciana e il Naviglio Nuovo Pallavicino che pure raggiungono il Cremonese unendosi al Naviglio Pallavicino.5b Dopo i secoli delle derivazioni delle grandi rogge, solo il ventesimo secolo è intervenuto con opere di regolazione e di derivazione del fiume. Tali opere, hanno dilatato enormemente le possibilità dell’uomo di incidere sul fiume e di utilizzarne le acque: gli effetti di questi interventi che in parte hanno favorito lo sviluppo economico del territorio, hanno anche fortemente mutato alcuni lineamenti ambientali, cancellando precedenti equilibri.

Si ricorda per esempio la grande diga di sbarramento del lago d’Iseo, costruita 5b: GOLTARA L., REGGIO A.

tra il 1929 e il 1933 per regolare il flusso delle acque a vantaggio dell’agricoltura e della produzione di forza motrice4.

Di questi interventi si può valutare, oltre all’aspetto economico, l’incidenza nella trasformazione del volto del fiume e della portata nelle diverse sezioni che interrompendo il corso, rallentano il ritmo di scorrimento dell’acqua e causano a Monte dello sbarramento, allargamenti del letto ai quali seguono valle tratte di fiume più magro.

Le modificazioni apportate dall’uomo, che ne ha dominato le acque nell’ultimo secolo, sono forse più vistose di quelle naturali apportate dalle acque stesse nell’arco della sua memoria storica.

Se è vero che in un quadro storico della navigazione interna padana le città di Brescia e Bergamo non occupano un posto di primo piano, non si può dire la stessa cosa del fiume Oglio.

Sebbene non si disponga di informazioni documentate relative all’eventuale navigazione del fiume è noto che le condizioni ambientali, rendevano il fiume probabilmente non navigabile in senso stretto, dalla bocca del lago fino a Palazzolo.

Il legname da costruzione proveniente

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Questi edifici non hanno però più niente di militare: conservano oggi solo un aspetto formalmente guerresco e minaccioso ricco di merli, caditoie, torri e ponti levatoi, simboli della appena trascorsa epoca, utilizzati per ribadire il diritto il potere delle famiglie a dominare il proprio feudo.

Dopo alcuni anni di tranquillità che vedono il passaggio di numerosi eserciti, il fiume Oglio si ritrova di nuovo in prima linea in occasione della guerra di successione spagnola (1701-1714), quando i Franco Ispani ritirandosi dal Mincio si attestano sulla sponda destra del fiume.

In questa occasione il principe Eugenio di Savoia, comandante degli imperiali, provvide a trincerare tutti i paesi e le località strategicamente importante con fosse e terrapieni dietro cui sistemare uomini e artiglieria in attesa dello scontro vittorioso sui franco-ispani nella battaglia di Chiari del 1 settembre 1701. Numerose volte questi paesi sono occupati dai due eserciti subendone gravi danni finché nel 1707 i belligeranti si ritirano dall’Italia trasferendo altrove la guerra.

L’interesse per l’Oglio non cala e nel 1736 un anonimo ufficiale fr ancese redige un rapporto sul corso del fiume in previsione di possibili scontri con le truppe austriache.

Lo stesso rapporto viene ripreso cinquant’anni dopo dalla campagna d’Italia di Napoleone, evidenziando come il fiume non rappresenti più ormai un ostacolo invalicabile: le nuove strategie militari, avvalendosi di veloci spostamenti delle truppe, hanno reso inutili gli appostamenti fissi decretando la fine dell’importanza militare dell’Oglio.

Carta della Lombardia dipinta a colori su pelle, prima metà del XV secolo, Biblioteca Nazionale di Parigi

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Una “tradizione” di studi e catalogazione

Dalla riscoperta del rudere ai primi studi sulle architetture fortificate Fin dall’epoca classica, passando per il Medioevo e il Rinascimento, fino a tutto il XIX secolo, le architetture fortificate venivano considerate soprattutto per il loro valore difensivo e offensivo, ideate per esercitare potere e controllo sul territorio. Ad esse si guardava come prodotti di ingegneria bellica, da mantenere efficienti ed aggiornati, pena la sovranità e la vita.

Dopo secoli di rilievo all’interno del panorama difensivo, gli appostamenti fissi, quali erano le fortificazioni, ebbero un forte declino dovuto alle nuove strategie militari, più dinamiche e meno statiche di quelle del passato medioevo.

Questo modo di intendere le strutture munite, registrava a cavallo tra Sette e Ottocento, un nuovo impulso determinato dall’improvviso rinascere dell’interesse per la cosiddetta media aestas.21 In linea con la nuova temperie culturale, l’attenzione verso i monumenti si spostò dalle antichità classiche a quelle medievali e il castello, nonché ormai rudere, diventava protagonista di quasi tutti i campi: dalla letteratura, alla pittura, al teatro, al cinema e soprattutto all’architettura e il restauro.

Il termine “rudere” diviene con il Romanticismo distintivo di un nuovo e più ampio concetto della storia, come forma aperta e di libero pascolo della fantasia.22 Il fatto di costituire una traccia indistinta, faceva sì che il rudere sollecitasse la curiosità “antiquaria” dell’età romantica e divenisse il simbolo dell’insofferenza per il codice estetico del neoclassicismo illuministico. Tutta21: MARIOTTI C., 2022

22: GAZZOLA P., 1967, Castellum n°5

via, il rudere non fu una scoperta dei romantici: dobbiamo risalire al rinnovamento umanistico delle arti figurative nel Quattrocento per riconoscere il rudere quale incentivo dell’apprezzamento delle età antiche.

Nel sec. XVI il rudere assume un diverso ruolo: esso eccita attraverso la curiosità degli artisti, l’interesse speculativo degli storiografi e la speculazione dei collezionisti.

Le rovine antiche vengono smantellate e ridotte ad avanzi, e tutto ciò che costituisce abbellimento e arricchimento di esse, è avidamente staccato e va ad ornare le gallerie dei palazzi e gli atri delle ville.

Nel Seicento e nel Settecento il rudere esercita un fascino sugli artisti: diviene leit-motiv delle rappresentazioni della realtà presente.22 Le forme delle rovine sono scelte da un Piranesi come dimostrazione inconfutabile della condizione mortale dell’uomo e dell’opera umana.

Fino a Ruskin il rudere è considerato come un comprimario, quanto non il protagonista stesso della sua rappresentazione, ma proprio questa passione romantica è forse una delle cause sia del decadimento dei monumenti sia della accelerazione della scomparsa dei ruderi.

L’irrazionale entusiasmo per le forme indefinite delle rovine in parte ritardò e guastò l’opera di tutela dei monumenti. Gli storici inglesi e tedeschi, sopra tutti, ponevano il veto ad interventi razionali sui monumenti, poiché lo stesso progressivo franare e disgregarsi delle strutture veniva frainteso come salutare anarchia poetica e riscatto dell’arte dai canoni dell’accademismo e dello scientismo.

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La catalogazione aggiornata degli insediamenti fortificati

Obbiettivi e criteri della catalogazione L’ultimo capitolo di questa tesi è dedicato ai nuovi e inediti apporti che sono stati raccolti e rielaborati in seguito ad una lunga ricerca dell’esperienza fortificata lungo il bacino dell’Oglio.

Per problemi logistici ma anche per le stratificate vicende storiche che hanno coinvolto il fiume Oglio nelle sue varie porzioni, si è deciso di considerare solo un tratto del lungo percorso fluviale, ovvero quello che vede il fiume come emissario del lago d’Iseo fino alla sua immissione nel Po. Questa scelta è ricaduta anche dal diverso sviluppo fortificato della Val Camonica, ove si riuniscono i primi affluenti, e della pianura padana morfologicamente meno scoscesa. È evidente quindi come il fenomeno dell’incastellamento in questa “regione” abbia avuto dinamiche diverse non solo a seconda dell’impianto morfologico, ma anche a causa dalle influenze geopolitiche che ne hanno mutato costantemente i margini amministrativi e sfere di influenza. Come è stato raccontato nei precedenti capitoli è in ogni caso singolare il caso dell’Oglio come confine di stato e di ininterrotte contese dei territori prospicenti il fiume per motivi prevalentemente economici e di gestione delle acque.

Per questo motivo è nata la volontà di approfondire un caso che non era mai stato affrontato unitariamente, ma solamente attraverso una lettura castellana regionale e provinciale, affrontata anche da grandi istituti precedentemente citati.

Il progetto di tesi ha quindi tentato di osservare le costruzioni fortificate sotto un’unica lente, condensando diverse fonti ma cercando anche di dare una nuova lettura e un nuovo contributo

alla bibliografia del fiume.

Nei precedenti capitoli è emerso con grande urgenza il problema della salvaguardia dei castelli, che nel corso degli ultimi due secoli sono andati incontro a ingenti spogliazioni e trasfigurazioni, dettate da una cessata funzione militare che ne ha segnato l’inesorabile declino.

Ne deriva quindi un urgente messa in sicurezza, che negli anni 60 nel Novecento ha portato grandi studiosi a trattare il tema delle fortificazioni in modo diffuso e a proporre soluzioni per la loro salvaguardia. È emerso quindi l’importanza di elaborare dati conoscitivi ancor prima di agire sul costruito, in quanto sarebbe assurdo pensare di rispettare e difendere ciò che non si conosce.

Quello che si è proposto di fare in questo caso è quindi un passo verso la consapevolezza che le fortificazioni lungo l’Oglio non sono un caso isolato da risolvere puntualmente, ma bensì facente parte di un sistema più o meno omogeneo che coinvolge una serie di realtà locali ma non solo.

Per attuare questo obiettivo si è deciso di utilizzare l’inventario come strumento per uno studio rigoroso e scientifico, che sapesse fornire una rappresentazione sintetica del fenomeno castellano.

Nel caso del fiume Oglio non esisteva una catalogazione specifica, ma degli inventari redatti dall’Istituto Nazionale dei Castelli che fornivano un quadro riassuntivo dello sviluppo fortificato nelle provincie della Lombardia orientale (di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova).

Il lavoro di catalogazione si è indubbiamente basato su un apporto di lavori che già era stato eseguito in modo più diffuso, ma che risentiva di una serie di

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1° FASCIA 2° FASCIA

B - Borgo murato T - Torre R - Residenza castellata A - Residenza agricola fortificata C - Rocche e castelli

USI A.01 B.01 B.02 B.03 B.04 B.05 B.06 C.01 C.02 C.03 C.04 C.05 C.06 C.07 C.08 C.09 C.10 C.11 C.12 C.13 C.14 C.15 C.16 C.17 C.18 R.01 R.02 R.03 R.04 R.05 R.06 R.07 T.02 T.04 T.05

Robecco d’Oglio fr.Monasterolo Alfianello Capriolo Palazzolo sull’Oglio Pontoglio Rudiano Bozzolo Orzinuovi Paratico Pontevico Urago Oglio VillaChiara VillaChiara - fraz. Villagana Calcio Castelli Calepio Castelli Calepio - fr. Tagliuno Cividate al piano Credaro - fraz. Trebecco Pumenengo Villongo Gabbioneta Ostiano Scandalora Ripa d’Oglio Soncino Marcaria - fraz. Casatico Borgo San Giacomo (Gabiano) Orzinuovi - fraz. Barco Roccafranca Seniga Verolacheccia f. Monticelli Oglio Credaro Marcaria - fr. Canicossa Palosco Torre Pallavicina Canneto sull’Oglio

cascina torre campanaria monastero spazio Eventi torre Campanaria “ruderi” agricolo biblioteca agricolo-vigneto R.S.A. abitazione cascina abitazioni, ristorante abitazione, eventi R.S.D. abitazione abitazioni abitazione sede comunale agriturismo, hotel ? teatro comunale abitazione museo, spazio eventi spazio eventi spazio espositivo abitazione abitazione R.S.A. abitazione “residence” abitazione, eventi “ruderi” abitazione torre campanaria

A.02 A.03 B.07 B.08 B.09 B.10 B.11 B.12 C.19 C.20 C.21 C.22 C.23 R.08 R.09 R.10 R.11 R.12 R.13 R.14 T.01 T.03 T.06 T.07 T.08 T.09 T.10 T.11 T.12 T.13 T.14

Orzivecchi Pralbonio Adro Adro fraz. Torbiato Castel covati Erbusco Asola Rivarolo Mantovano Comezzano Cizzago Antegnate Grumello del Monte Mariana Mantovana Redondesco Borgo S. Giacomo f.Acqualunga Chiari Gambara Verolanuova San Giovanni in Croce Torre dè Picenardi Torre fraz.

Credaro fr. Cornale Palosco fr. Torre dei Passeri Corte Franca fr.Colombaro Covo Fontanella Mornico al Serio Voltido Asola fraz. Gazzuoli Castellucchio Commessaggio Martinengo

cascina cascina cimitero, chiesa “ruderi” torre campanaria abitazione “ruderi” porta di accesso abitazione abitazione azienda vinicola piazza sede comune “ruderi” cascina abitazione asilo spazio eventi spazio eventi abbandonato abitazione parco pubblico abbandono biblioteca cascina cascina abitazione ? museo locale accessorio “ruderi”

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A

B Corso di Laurea in Progettazione dell’Architettura Scuola Architettura Urbanistica Ingegneria delle costruzioni a.a. 2021/2022

Seniga

Residenza castellata Denominazione:

Castello sec. XIII Via Castello, 1 Seniga(BS)

Strutture fortificate lungo il bacino dell’Oglio Simone Faustini

R.04

Cenni Storici Del borgo di Seniga oggi non si conserva ormai nulla, ad eccezione del castello signorile, che seppur con molte trasformazioni è giunto fino a noi.

Gli unici dati certi risalgono al 1254, quando in occasione di un conflitto fra i podestà di Brescia e Cremona venne tolta l’acqua dal fossato.

Questo non giustifica la sua origine a molto tempo prima di questa data.

Il castello a seguito di diversi attacchi, subì una ristrutturazione nel 1700. La facciata Est è rimasta infatti medievale.

Nel 1876 O.P Barbieri lascia in eredità il castello alla congrega con l’espressa volontà di costruire un ospedale per i “miserabili” e i poveri di Seniga.

Nel 1930 è documentato un Ricovero Vecchi che fungeva da rifugio e punto di riferimento per dei cosidetti “poveri viandanti”.

Nel 1941 il castello apparteneva alla Congrega della Carità Apostolica di Brescia, che l’aveva avuto in eredità dal Nobile Maggi Via Annibale.

Il 21 Marzo del 1943 la Congrega, in seguito alle pressioni degli allora affituari (Sig. Pietro Scolari, Sig, Spedini Angelo), donava il castello

Altri al grafici SEN

fig.002 Estratto mappa del catasto Lombardo-Veneto (1805) - ASM Milano fig.003 Ortofoto anno 2021 - Google Maps

fig.004 Pr Est del Ca (Fondazio Annibale

fig.005 Vi ingresso ( Resid Street Vie caste 2011)

fig.002

fig.003

GEOREFERENZAZIONE

ELEMENTI DI PERMANENZA DELLE STRUTTURE FORTIFICATE

Latitudine: 45°14’27.55”N Longitudine: 10°10’32.30”E al comune di Seniga per l’istituzione di una Casa di Riposo.

Oggi prende il nome di “Fondazione Nobile Annibale Maggi Via” ONLUS. Oggi il castello è caratterizzato da una pianta irregolare, si sviluppa su tre ali con torri angolari. L’ingresso, posto sul lato settentrionale, è preceduto da un ponte in muratura retto da un’arcata ad ogiva. Il coronamento è andato perso, sostituito da un cornicione a modiglioni.

Via Castello 1, Seniga DATAZIONE PRIMO NUCLEO FORTIFICATO Sec. XIII TIPOLOGIA Residenza castellata a corte aperta PIANI FUORI TERRA numero piani: 3 TECNICHE COSTRUTTIVE Stutture in laterizio cotto, con finitura ad intonaco

fig.006 Vi via Molino Denomi Street Vie 2011)

Cas

sec.

Bastioni, fossato, muri di cinta, ponte di accesso

Via Ca Senig

USI Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) CONDIZIONE GIURIDICA Vincolo: SI Data: 23-07-2010 Proprietà: Comune di Seniga(BS) PRINCIPALI FONTI E RIFERIMENTI - CONTI F. - HYBSCH V. - VINCENTI A., 1993, castelli della Lombardia – Province di Bergamo e Brescia, Milano - CONTI F. - HYBSCH V. - VINCENTI A. 1993, castelli della Lombardia – Province di Cremona e Mantova, Milano

fig.007 Pl catastale rete)

STATO DI CONSERVAZIONE Buono PARTICOLARI ELEMENTI DI PREGIO ARCHITETTONICO fig.000 Schizzo

SI - scalinata, portale, gronda

fig.000 Sc

fig.001 Foto del sito allegata al fascicolo di tutela - Vincoli in rete

RICONOSCIBILITA’ EDIFICIO E DEL COMPLESSO

fig.001 Fo allegata al di tutela rete

Ben riconoscibile

fig.001

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