SHC-I News 2006-04

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1991-2006

Cari Soci, chi mi conosce da tempo sa quante volte ho rifiutato di assumere cariche ufficiali in seno ai diversi Club dei quali ho fatto parte, preferendo lavorare in tranquillità e dare comunque l’appoggio morale e materiale che ero in grado di offrire. Ora mi è stato chiesto di assumere la Presidenza del SHC-I, del quale sono stata, ai tempi, uno dei Soci fondatori. Da allora molte cose sono cambiate, e grazie al cielo, certe motivazioni che erano state alla base del nuovo Club sono scomparse. Il SHC-I nel frattempo è diventata una realtà importante, si è ritagliato un suo spazio particolare, è diventata una voce importante, così importante nel mondo del Siberian Husky da poter superare un “delicato” periodo grazie ad alcuni soci volenterosi che non hanno fatto mancare il loro contributo ed al nostro ‘NEWS’ che ha mantenuto vivo il rapporto con i Soci. Se c’era bisogno di dimostrare che un Club è fatto soprattutto dai Soci, quest’ultimo periodo ne è stato la conferma più lampante. Grazie, grazie a tutti. Proprio questa vitalità, questo essere più forte di qualsiasi difficoltà, così simile al carattere dei nostri cani e la composizione del “branco” mi hanno convinto ad accettare. Ringrazio ancora e spero di essere all’altezza dell’onore che mi è stato accordato.

Adele Oldani Presidente SHC-I


SOMMARIO Inverno 2006 Presidente

Adele Oldani Responsabile Commissione Bollettino e Coordinamento di Redazione

Guido Barbieri

progetto grafico copertina

Alessandro Beretta

HANNO COLLABORATO

Marilia Albanese Mariuccia Bucco Anna Rita Castelletti Stefano Cavalletti Gloria Di Petta Fabrizio Filoni Rosa Galluccio Graziella Gregori Elena Marelli Medici Marco Adele Oldani Cristina Pezzìca Olivia Piacentini Segreteria SHC-Italia via Gobetti 11 21013 Gallarate (VA) tel. e fax 0331 775983 E-mail: info@shc-italia.it http://www.shc-italia.it Redazione SHC-I NEWS via Montenevoso, 36 21013 Gallarate (VA) Ringraziamenti a: Flavio Rovelli

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Editoriale Un po’ di storia Parliamo di anatonia National Specialty SHCA Raduno CIRN/SE.SHI Rileggiamoli Tesina sul lupo News Sleddog Dimostrazione di sleddog a Livorno Classifica gare sterrato Calendario gare su neve Susan Butcher I Soci raccontano Un buon libro da leggere Dedicato a tutte le donne del Club Dalla segreteria Verbale Assemblea dei Soci

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Inserto Registrazioni al L.O.I. di n.8 pagine

SIBERIAN HUSKY CLUB - ITALIA CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente Adele Oldani Vice Presidente Guido Barbieri e Luca Brioschi Consiglieri Reginella Mazzina, Laura Pedullà, Olivia Piacentini, Giuseppe Prampolini COLLEGIO SINDACALE Gloria Di Petta, Cristina Pezzìca, Rosaria Rovito Supplente: Francesco Brusaferri COLLEGIO dei PROBIVIRI Stefano Cavalletti, Silvia Mazzani, Sella Giovanni Supplente: Maurizio Stuppia

Questo numero del “SHC-I News 4/2006 Inverno” viene messo in distribuzione in data 20 dicembre 2006 Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la redazione della rivista né rispecchiano pareri ufficiali del Club.

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“senza un passato non può esserci futuro” Testo di riferimento: SEPPALA’S Saga of the Sled Dog By Raymond Thompson Grazie alla preziosa collaborazione di Stefano Cavalletti di Roma ed al suo ammirevole impegno, siamo in grado di offrirvi, in esclusiva assoluta, la traduzione di questa rarità (per il pubblico italiano) stampata in proprio by Raymond Thompson, primo presidente del Seppala Siberian Husky Club. Di numero in numero pubblicheremo ampi stralci di ogni singolo capitolo di questa opera realizzata in due volumi che, con un progetto molto ambizioso, vorremmo rendere disponibili per tutti gli appassionati interessati.

SEPPALA’S Saga of the Sled Dog CAPITOLO IV

F

u proprio la febbrile agitazione dovuta alla pausa invernale nelle miniere la causa scatenante delle corse con le slitte. Con i torrenti e le vasche di raccolta che davano di che vivere strette nella morsa delle temperature sotto zero e quindi senza possibilità di lavorare, i minatori erano alla ricerca di una qualunque forma di divertimento e di diversivo. Andavano in giro vantandosi con le donne, giocavano a carte, setacciavano l’oro e ovviamente, parlavano di CANI. Nonostante fossero ormai otto anni che Sepp era in Alaska, quando furono organizzate le prime gare di una certa importanza a Nome, egli non era in grado di stabilire con certezza chi avesse concepito per primo quel tipo di gara. Il progenitore delle prime gare fu un avvocato di Nome, Albert Fink, fondatore e primo presidente del Nome Kennel Club, aiutato da A.A. “Scotty” Allan, che in seguito divenne un ottimo musher. Fino al 1908, lo sport invernale più in voga a Nome era lo sci, ma siccome ormai quasi tutti avevano condotto una muta di cani o quantomeno avevano una slitta, il club crebbe con molto entusiasmo. Alcuni dei primi promotori ebbero l’idea che le gare potessero far del bene alla razza dei cani da slitta,

in quanto sarebbero risultati superiori in forza, velocità, resistenza ed intelligenza, ai cani del posto usati per i trasporti. Il tracciato correva da Nome a Candle e ritorno sulla stessa strada, per una distanza totale di 408 miglia, lungo la tundra ghiacciata, le colline ed i sedimenti artici, dove difficilmente si potevano trovare brezze leggere. Era realmente un territorio dove il diavolo in persona teneva le redini delle tormente di neve, soffiandole avanti e indietro, e sfogandole sugli uomini indifesi, intonando un requiem per anime già smarrite in altre sinistre battaglie per la sopravvivenza. Le regole più importanti, adottate dal NKC ed accettate da tutti, erano: • La gara ha inizio sulla Front Street, dietro Barracks Square, a Nome, Alaska. A causa del maltempo, con il consenso unanime dei giudici, la gara può essere posticipata. • Il percorso sarà da Nome a Safety; di li a Dixon; fino a Topkok Hill; poi ancora al di la o intorno a Topkok Hill; fino a Timber Roadhouse; di li a

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Council; oltre il Melsing Creek fino al Boston Creek, attraverso la Fish River Valley fino a Telephone Creek, oltre la barriera fino alla Death valley; di li ancora attraverso la Death valley per poi giungere a Camp Haven; infine a Candle e di li il ritorno a Nome seguendo la stessa rotta. I team partiranno ad un minuto di distanza l’uno dall’altro ed il tempo sarà preso dal momento della partenza fino a quando verrà superata la linea del traguardo. Ogni team deve procedere con i cani con cui è partito da Candle, e deve ritornare indietro con gli stessi cani fino a Nome. (Ogni cane infatti, fu segnato con colori differenti per essere sicuri che al traguardo fossero proprio gli stessi). Il team che porterà a termine il percorso nel minor tempo sarà dichiarato vincitore, poi il secondo e cosi via. Quando due team si incroceranno, il diritto di precedenza sarà del team che è sulla via del ritorno, e sarà dovere del team più lento di agevolare il passaggio. Quando un team si appresterà a superarne un altro che va nella stessa direzione, la precedenza spetterà al team che sta effettuando il sorpasso, e sarà dovere del team che si trova davanti di agevolare il sorpasso uscendo dal tracciato; e nel caso in cui il team superato, resista per più di mezz’ora dietro al team che ha effettuato il sorpasso, il team che si trova dietro avrà il diritto di chiedere di passare, ed il team che si trova davanti dovrà agevolare il sorpasso; si prevede che questa regola non verrà applicata nella distesa tra Fort Davis e Nome, lungo la via del ritorno.” Alle roadhouse ed ai punti di ristoro pubblici lungo il percorso, il team che arriva per primo avrà il diritto di scegliere le stanze, e nessuna interferenza da parte di team giunti successivamente sarà tollerata.” Durante la gara ogni team avrà la necessaria assistenza che sarà soggetta alle seguenti limitazioni:

1) A nessun team, in nessun caso,sarà consentito usare cani diversi da quelli con cui è partito. 2) E’ assolutamente vietato fare da battistrada; nessuna squadra collegata con i team che gareggiano può seguire alcun team finché tutti non hanno passato la successiva stazione telefonica; ed è fatto divieto a tutti i teams di farsi precedere da una propria squadra ad una distanza minore dall’ultima stazione telefonica passata; e le seguenti squadre saranno soggette alle decisioni dei giudici. 3) Nessun team può avere alcuna altra persona, fuorché il musher, addetta alla cura della slitta

quando la stessa è in movimento, e sarà cura del musher evitare le suddette interferenze. 4) Nessun team può avere uomini al seguito, anche se a distanza. Il termine della gara coinciderà con il passaggio del nastro da parte del team. La prima gara (e tutte le successive) fu un trionfo. La strada principale di Nome, la Front Street, era talmente piena di gente e spettatori che si rischiò di ritardare la partenza. Le donne, vestite con cappotti di pelliccia e con gli indumenti più caldi a disposizione, tremavano dal freddo e dall’eccitazione. Robusti minatori coperti con abiti grezzi erano talmente tanto ammassati che non potevano neanche cadere per terra. I baristi, con i cappotti bianchi, sgusciavano fuori dai saloon per dare un’ultima occhiata ai loro favoriti. Un esploratore agile ed intraprendente si arrampicò su un palo del telefono per avere una vista migliore. Fu un trionfo entusiasmante per i cittadini di Nome, così pieni di voglia di fare, sia donne che uomini, e che tanto avevano lavorato per rendere possibile la prima di queste corse memorabili. E così, in questa sperduta, lontana e chiusa comunità dell’Artico, ebbe inizio uno sport che avrebbe avuto una storia tutta sua, molto particolare. Ognuno aveva un suo favorito e migliaia di dollari passavano di mano in mano per le scommesse. Nessuno voleva mancare alla partenza e l’ interesse generale non calava finché l’ultimo team non oltrepassava la linea del traguardo sano e salvo. Oltretutto, essendoci una linea telefonica che correva da Nome a Candle lungo tutto il tracciato della gara, la posizione di ogni team veniva tempestivamente riferita ad ogni stazione, e segnata su apposite lavagne affisse nei locali pubblici. Il Quartier Generale della gara era il Board of Trade saloon, dove un gruppo di persone, sempre vicino alla famosa lavagna, era pronto ad annotare gli avanzamenti dei favoriti, suscitando tifo e incredibile entusiasmo quando c’era qualche cambiamento nella classifica. Per la maggior parte della gente in città fu una grande festa, ed alla fine tutti si appassionarono alle gare coi cani da slitta. Sepp aveva da lavorare durante la giornata, ma ogni sera si trovava di fronte alla lavagna: era molto orgoglioso del team scelto come suo favorito, ma non gli venne mai in mente che sia lui che i suoi cani sarebbero stati perfettamente in grado di gareggiare.

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(Sic! Sic! ☺☺☺☺☺☺☺ - nota di redazione) continua ….


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ANATOMIA SISTEMATICA E COMPARATA Rosa Galluccio (studentessa in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali) segue dal numero 1/2006 - disegni e foto tratte dal libro “Anatomia Veterinaria Sistematica e Comparate” di Pelagalli - Botte, edizioni Ermes. 5.

APPARATO UROGENITALE

Comprende gli apparati urinario e genitale. L’apparato urinario è costituito da: • Reni: organi impegnati nell’eliminazione dei cataboliti e nel mantenimento dell’omeostasi. • Vie urinarie: che portano all’esterno il prodotto dei reni, cioè l’urina. Le vie urinarie iniziano nel rene, con la pelvi renale e si continuano con uretere, vescica e uretra. L’apparato genitale è costituito da: • Gonadi nel maschio • Ovari nella femmina i quali producono gli elementi seminali. Nel maschio le vie genitali comprendono: • epididimo; • deferente; • uretra (che è in comune con l’apparato urinario).

Il rene è compreso in una capsula adiposa che ne definisce la posizione e lo collega alle pareti della loggia renale. In sezione il rene viene distinto in due zone: • midollare; • corticale. La zona midollare, disposta all’interno, è composta da un numero limitato di formazioni affiancate, le piramidi renali (o piramidi di Malpigli) e papille renali. Ciascuna papilla fa rilievo in un calice ed ha sulla parte libera dei fori, attraverso i quali fuoriesce urina raccolta da un calice, che viene convogliata verso le vie urinarie. La zona corticale ha disposizione più esterna, ha consistenza minore della midollare e risulta composta da due parti: • radiata; • convoluta. La prima è costituita da minute formazioni coniche, i raggi midollari. La seconda è costituita per buona parte dei componenti dei nefroni.

Nella femmina le vie genitali comprendono: • ovidotti; • utero; • vagina; • vestibolo.

APPARATO URINARIO Rene Il rene è un organo pari, posto a ciascun lato della colonna vertebrale. Ha la forma di un gran fagiolo. Nel rene si descrivono: • le facce: dorsale e ventrale; • i margini: esterno ed interno; • le estremità: craniale e caudale. Il margine esterno è lungo, quello interno è concavo e accoglie l’ilo del rene. L’ilo è la zona in cui penetrano nel rene l’arteria e i nervi renali e ne fuoriescono la vena renale, i linfatici e l’uretere.

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Struttura del rene All’organizzazione del rene concorrono il parenchima e lo stroma. Il primo è formato da: nefroni e tubuli collettori; mentre il secondo è situato fra i nefroni e i tubuli collettori. Nefrone Il nefrone è l’unità anatomo-funzionale del rene. Si presenta come un tubulo tortuoso che inizia a fondo cieco con una breve porzione dilatata a forma di coppa, la capsula di Bowman, che continua con un tubulo contorto distinto in tre tratti: • prossimale; • ansa di Henle; • distale. Nella capsula di Bowman viene accolto il glomerulo vascolare, insieme alla quale, formano il corpuscolo renale. Il corpuscolo renale Si presenta sferico, si individuano due poli, quello vascolare e quello urinario. In rapporto con il polo vascolare ci sono le arteriose afferente ed efferente. Sulla parete di quella afferente sono presenti le cellule iuxtaglomerulari. Il polo urinario si continua con il tubulo contorto prossimale. La capsula di Bowman è composta da due foglietti, quello parietale e quello viscerale.

Schema della circolazione renale e differenze fra i nefroni corticali e iuxta-glumerulani

Apparato iuxtaglomerulare (disegno nella pagina successiva)

E’ formato da una parte convoluta, seguita da una porzione retta, che corrisponde al primo tratto dell’ansa di Henle. Il tubulo contorto prossimale è tappezzato da epitelio prismatico semplice.

E’ una minuta formazione presente in ogni nefrone, è costituita dalle cellule iuxtaglomerulari e da quelle della macula densa. Le cellule iuxtaglomerulari secernono renina, un fattore coinvolto nella regolazione della pressione sanguigna. Le cellule della macula densa modificano l’attività delle cellule iuxtaglomerulari.

Ansa di Henle

Dotti escretori

E’ un tratto del tubulo, ripiegato ad “U”, essa consta di una parte discendente sottile ed una ascendente di calibro maggiore che, appartiene però al tubulo contorto distale. E formata da cellule epiteliali basali.

Il tubulo contorto distale sbocca in un tubulo collettore che corre nei raggi midollari e poi nelle piramidi renali. Nei primi tratti dei dotti escretori si ha un ulteriore riassorbimento di acqua.

Tubulo contorto prossimale

Vasi renali Tubulo contorto distale E’ costituito da parte della porzione ascendente dell’ansa di Henle e dalla parte convoluta distale. Il tubulo contorto distale si accosta all’arteriola afferente del proprio corpuscolo. A questo livello, le cellule epiteliali formano la macula densa, e si accostano alle cellule iuxtaglomerulari.

Ogni rene, riceve dall’aorta un’arteria renale che nell’ilo si divide in rami che irrorano diversi segmenti renali. Le arterie segmentarie emettono le arterie interlobari. Al confine tra midollare e corticale sono presenti le arterie arenate.

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News Inverno 2006 VIE URINARIE INTRARENALI Nel seno renale sono presenti i calici e la pelvi renale. Uretere Dall’ilo del rene fuoriesce un condotto muscolomembranoso pari, che si dirige verso la vescica, l’uretere. Viene distinto in tre tratti: • addominale; • pelvico; • intramurale. Il tratto addominale ha origine dall’ilo del rene. Il tratto pelvico raggiunge il collo della vescica, percorrendola obliquamente come tratto intramurale. Il tratto intramurale è compreso nella parete della vescica. Vescica Urinaria E’ un organo cavo impari che poggia sul pavimento del bacino. Si distingue in: • parte craniale o fondo, che termina in avanti con una zona chiamata apice; • parte media o corpo; • parte caudale o collo, che si continua con l’uretra. Nel maschio, vuota, assume rapporti dorsalmente con le pliche urogenitali, con le vescichette seminali, con la prostata e con il retto. Nella femmina, dorsalmente, la vescica ha rapporti con l’utero e la vagina. Se piena, la vescica si espande nella cavità addominale assumendo rapporti con le anse intestinali.

Processi fondamentali dell’attività renale.

Uretra E’ un condotto muscolo-membranoso che costituisce il tratto terminale delle vie urinarie. Nel maschio, inizia nel collo della vescica con il meato uretrale interno. E’ divisa in due porzioni: • pelvica; • peniena. La parte pelvica è collocata sul pavimento del bacino. La parte peniena nella zona iniziale è accolta tra le radici del pene. L’estremità distale si espande nel glande e termina sulla sua superficie con il meato uretrale esterno. Nella femmina, l’uretra è breve. Situata sul pavimento del bacino, assume rapporti dorsalmente con la vagina. (Segue sui prossimi numeri)

Schema dell’apparato iuxsta-glomerulare e dei rapporti che la macula densa e il tubulo contorto distale contraecon l’arteriola afferente gomerulare

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SHCA National Specialty 2006 October 17 - 21, 2006

Clocktower Resort - Rockford, Illinios Risultati completi: http://2006.shcanationals.org

Judge Barbara G Palmer Best of Breed Ch. Innisfree's Stockbroker (pedigee sotto riportato)

Best of Opposite Sex Ch. Indigo's Hilltop Istate Best of Winner's Teeco's Kaya (Winner's Bitch) Best Bred-By

Royal Star's Apostrophe Ess Best Sled Dog

Ch. Highlander's Animated Hero SD

Ch. INNISFREE’S HUNTER Ch. INNISFREE’S TREASURE HUNT Ch. INNISFREE’S BY DESIGN Ch. INNISFREE’S ALEXANDER Ch. INNISFREE’S FIRE AND FROST Ch. INNISFREE’S DESERT ROSE INNISFREE’S CHINA Ch. INNISFREE’S STOCKBROKER (M) nero/bianco occhi scuri - nato il 24/03/1999

AKC WF 921850 AKC WP 327855/01 AKC WG 436067 AKC WP 563767/02 AKC WG 122261 AKC WP305404/03 AKC WF 921852

27/06/1986 06/01/1991 25/09/1989 19/05/1994 23/11/1987 02/08/1990 20/06/1986

G/B G/B R/B N/B R/B R/B R/B

AKC WP 92154701 Best of Breed Specialty SHCA 2006

Ch. INNISFREE’S BRANNIGAN Ch. INNISFREE’S FIRE AND FROST INNISFREE’S SHE-ARI Ch. INNISFREE’S AVALON O'KRISTARI Ch. INNISFREE’S HUNTER Ch. INNISFREE’S HUNT FOR SILVER Ch. INNISFREE’S SILVER HARVEST

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AKC WF 883943 AKC WG 122261 AKC WF 739936 AKC WP677600/02 AKC WF 921850 AKC WG 385017 AKC WF 308160

16/01/1986 23/11/1987 26/05/1985 28/10/1995 27/06/1986 03/03/1989 22/07/1982

N/B R/B R/B G/B G/B G/B R/B


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Filoni Fabrizio Piacentini Olivia La notte di S. Lorenzo, è conosciuta come la notte delle stelle cadenti, la notte dove esprimere un desiderio che, da bambini o da adulti, ognuno di noi avrà espresso e custodito dentro di se. Una notte di fine estate, rimarrà nella nostra memoria come la notte in cui è stato esaudito un “grande desiderio”, (anche se non tanto segreto). Una serie incredibile di eventi, ci ha spinto, dopo anni di interesse per il Siberian Husky, a voler presentare alcuni cani dei nostri team (i leaders) al Raduno Tecnico 2006 del SESHI svoltosi in settembre a Bastia Umbria (Pg). Il giudice scelto dal Direttivo SESHI, è stato il sig. Vincent Buoniello, un “giudice che è stato anche un musher”, per cui ci siamo detti: “potrebbe essere l'occasione giusta per vedere se stiamo lavorando bene con i nostri cani...”. Il sig. Buoniello è titolare dell'allevamento “Fort Salonga”, e, oltre ad essere stato semplicemente un musher, ha presieduto la costituzione, la promozione e la presidenza di un'infinità di club sul Siberian Husky negli Stati Uniti, è stato consigliere e tesoriere del Siberian Husky Club of America, fondatore e coordinatore del S.E.P.P. (Siberian Evaluation Program Project), insieme a personaggi come Charles Belfort e Doc Lombard, ovvero mostri sacri della storia del Siberian Husky ed ha smesso di “esporre” nel 1968 per dedicarsi al ruolo di giudice continuando, comunque, ad allevare e far correre i propri Siberian Husky. Non conosciamo le ragioni che hanno spinto il SESHI a scegliere questo tipo di giudice, ma anche al raduno del 2005 era stato invitato il sig. Jennings perciò abbiamo pensato che, forse il “vento” stava veramente cambiando, forse una compenetrazione tra i due mondi dello sleddog e delle expo era veramente possibile ma, mai avremmo immaginato gli effetti del tornado “Vincent”!!!!! Venerdì 1 settembre 2006 ore 18.30 Cocktail di benvenuto e soliti convenevoli per un raduno che, comunque, si preannunciava diverso dagli altri. La presenza della F.I.M.S.S., Federazione Italiana Musher Sleddog Sport (con, all'interno del proprio staff, alcuni consiglieri SE.S.H.I.) e del sig. Franco Mannato, Presidente della F.I.S.T.C. stava a significare un prorompente coinvolgimento di questi due mondi.

Sabato 2 settembre Dopo una mattinata di visite oftamologiche, nel primo pomeriggio si è svolto il seminario di toelettatura, presentato con una premessa iniziale della Presidente Pavanati all'insegna di un Siberian Husky “al naturale” cioè senza polveri o creme sbiancanti e tagli riparatori. Una piacevole ora, ha contrassegnato gli interventi della sig.ra Carlevaro, del sig.Cardea e della sig.na Rosin che ci hanno istruito su quando lavare un Siberian prima di un expo (non sapevamo che nelle esposizioni degli States sono organizzati per permettere il lavaggio del proprio cane anche un’ora prima dell’esposizione), ogni quanto tempo lavarlo per mantenerlo pulito, di come lavarlo e di quali prodotti usare, ed infine di come asciugarlo. Importante ed interessante è stata la spiegazione di Fabio Cardea su come effettuare il risciacquo del pelo che nella nostra razza risulta particolare per la struttura del pelo stesso. Soddisfatte le ultime curiosità dei presenti, la sig.ra Isabella Zirri (traduttrice ufficiale), ha annunciato che il Giudice voleva fare delle precisazioni a quanto detto; con il sorriso sulle labbra e in un “americano” molto musicale si è rivolto a tutta la platea: “Ho sentito parlare di quando lavare un cane, di shampoo ma........ il pelo del Siberian Husky è impregnato di un olio naturale che lo protegge, perché volete rovinare tale protezione?”. Sboing!!!!!! (Avremmo voluto battere le mani: MITICOOOO!!!!). Abbiamo osservato le facce dei presenti: impietrite. “Da quando ho smesso di esporre (1968) - ha proseguito Mr.Buoniello - non ho mai più lavato i miei cani e sono tutti bianchi, nonostante facciano regolarmente allenamento o giochino sulla terra ed una buona spazzolata basta per togliere ogni sporco residuo”. Ovviamente i nostri cani non erano stati lavati (…a dire il vero … non sono mai stati lavati…), non per pigrizia o mancanza di tempo, ma per il semplice fatto che, durante le trasferte i cani sono ricoverati per tutto il viaggio nelle loro gabbie dentro al gavone-garage del camper, in qualsiasi altra circostanza stanno a stake-out. Lo stake-out (vedi foto a parte) è per noi il mezzo migliore per proteggere i cani dal punto di vista

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igienico-sanitario: prima di piantare i paletti scrutiamo meticolosamente il terreno e se necessario lo puliamo o ci spostiamo da un’altra parte, durante le gare cerchiamo sempre posti tranquilli lontano dal rumore e dagli altri team, inoltre i cani sono abituati a far lì i loro bisogni che noi prontamente puliamo, purtroppo non possiamo vietare loro di sporcarsi raspando o rotolandosi nella terra o di mettersi a pancia all’aria per ricevere le coccole . Prima di rimetterli in camper è comunque nostra abitudine pulirli o “spolverarli” con l’asciugamano. Proseguendo Mr.Buoniello ha voluto spiegare cosa avrebbe richiesto ai soggetti esposti l’indomani: prima il giro collettivo, poi, una valutazione accurata del soggetto in stazione, un triangolo, un avanti ed un indietro di fronte a Lui ed infine un ultimo giro di ring per il movimento laterale. La caratteristica di questo giudice è rappresentata dal fatto che Lui, personalmente, compila un cartoncino prestampato dove segna con delle x le parti del corpo in difetto; meno scriverà e più il cane sarà “Typical”. Inoltre il Giudice si è raccomandato di non usare le crocchette per tenere il cane in posizione “le crocchette – ha esclamato - sono la rovina dei cani… lasciateli posizionare naturalmente, non posizionateli voi; se non sono posizionati bene, fateli avanzare di un passo, sapranno loro la posizione giusta” ha spigato che “i cani, per prendere le crocchette, si allungano e perdono la loro posizione naturale, tanto sarà nel movimento che valuterò la corretta costruzione dei soggetti”. Mentre tra i presenti cominciava a salire la tensione noi cominciavamo a rilassarci…abbiamo scambiato qualche parola con Mr.Buoniello e chiedere quali linee di sangue usasse (Igloo-Pack e Zero), parlare di quelle dei nostri cani… Ci è apparso come un sub che, dopo un’intensa apnea, riemerge dall'acqua e comincia a respirare… ciò però non l’ha distolto dall’ammonirci quando l’abbiamo informato di avere cani di linee da lavoro e non da show: “Il Siberian Husky è uno solo, non esistono due tipi ma esiste solo il Siberian Husky”, da questo preciso istante ci siamo effettivamente resi conto di chi fosse questo Mr.Vincent Buoniello e di come avrebbe giudicato domani. Dopo la cena, (a sera inoltrata … ore 22:45) si è tenuto il seminario sulla prova di lavoro per il Siberian Husky. Purtroppo abbiamo potuto constatare un interesse solo di facciata di alcuni allevatori presenti, interessati solo ai punteggi per il C.A.C. di lavoro e non a come testare i propri soggetti, ed un incredibile disinteresse in quelli che,

addirittura, se ne sono andati a dormire. Nelle oltre 2 ore di seminario il Giudice:ha spiegato che “Quando i siberian husky arrivarono negli U.S.A. erano molto disomogenei, chi più alto, chi più basso, furono presi da Seppala e selezionati, nel New England, secondo un criterio ritenuto valido e successivamente a partire da Lorna Demindoff venne selezionato quello che è l'attuale Siberian Husky. - Aggiunge – Infatti, forse, il nome più adatto per questa razza sarebbe cane da slitta del New England.” L'allevamento Zero ad esempio ha cominciato a selezionare Siberian Husky dai primi soggetti importati e dai propri breeding uscivano, a volte, soggetti non omogenei proprio perché il Siberian husky geneticamente era tale. Questo non voleva dire che non erano Siberian Husky, ma solo soggetti con alcuni difetti relativi allo standard, ma a tutti gli effetti dei Siberian Husky. Effettivamente è quello che riscontriamo anche noi nelle nostre cucciolate: i cani sono geneticamente uguali, ma fenotipicamente eterogenei (colore del mantello, colore degli occhi, altezza…) Domenica ore 9.30 Inizia il VII Raduno Tecnico SESHI. Elencare tutto quel che è successo (sotto un sole cocente) sarebbe troppo lungo come lo è stata l'intera esposizione, Ring d’Onore alle 18:30!!! Il Best of Breed è stato aggiudicato Ch.Cry Out Eminem (All.to della Farha), un cane già risultato vincitore lo scorso anno con Mr.Jennings, (spesso penalizzato negli anni passati da vari giudici per la sua altezza), di proprietà, guarda caso, di uno dei pochi allevatori in Italia che da molti anni pratica e predica lo sleddog; il Giudice aveva infatti precisato fin da subito che avrebbe squalificato tutti i soggetti fuori dal limite superiore dello standard, ma che non avrebbe assolutamente penalizzato chi risultava, seppur di poco, entro il limite. La classe giovani maschi ci è piaciuta molto di più della libera, infatti ci siamo trovati concordi con le precisazioni fatte dal Giudice durante il giudizio della Libera Maschi: “Trovo questo gruppo, un buon gruppo ma un po’ troppo su di peso e con poca zampa”, inoltre ha specificato che un Siberian Husky, dovendo trainare una slitta, non può partire subito con un trotto troppo chiuso verso l’interno, (è un movimento innaturale e sicuramente poco efficiente perchè lo porterebbe a consumare più energie del dovuto), ma parte con zampe più aperte per imporre una maggiore spinta e successivamente, quando il maggior carico di lavoro si è esaurito, chiude in single-track per economizzare le proprie risorse energetiche (ecco

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perché non finiremo mai di sostenere che i ring e… gli “occhi” dei giudici non sono mai adeguati al “passo” del siberian husky!...) Prima di entrare in ring abbiamo “spolverato“ i nostri cani, con un asciugamano umido abbiamo pulito bene il muso e le zampe, una bella spazzolata ed eccoci pronti… Classe Sleddog : è il momento di Erin, leader del team di Olivia (Campione Italiano e 6° al Campionato del Mondo WSA), ovvero “il pazzo scatenato” come lo definiamo affettuosamente noi. 2°Ecc…. non ci crediamo!!! Il sig.Buoniello ha mostrato la sua elasticità di giudizio in questa classe, rispondendo così alle nostre richieste di scusare l’esuberanza del nostro cane: “Stiamo giudicando il cane, no l’handling”… In classe Veterani non potevamo non portare i nostri leaders migliori: “Alka Shan’s Denver (Danny)” (maschio - 7 anni – team vice campione d’Italia, vice campione europeo FSTC 2003 e 4° class. nel Campionato del Mondo Sprint 2006 cat. 6 cani) e Rennesteing Trail’s Bancila (Bancy) femmina di 11 anni (ma nessuno ci crede quando lo diciamo!). Una categoria, questa, che ha lasciato un segno ben tangibile nel Raduno. Qui, mi scuso con Fabrizio, ma devo prendere la parola (…anzi la penna…) perché non posso non descrivere quello che ho visto da bordo ring e quali emozioni ho provato. Iniziamo con ordine:Veterani maschi. Oltre a Danny nel catalogo erano presenti altri due soggetti: il Biss/Bis Ch.Ejik dei Navajos e Ankalyn Whisper’Son . Non appena Danny entra in ring il Giudice lo osserva…no no lo fissa… e non gli stacca più gli occhi di dosso!!! Si comincia con il giro collettivo, tra gli applausi d’onore della platea: Danny si è mostrato in tutta la sua maturità, fisica e psicologica, il suo movimento è stato veramente impeccabile… non ha fatto niente di più che mostrare e dimostrare come si muove effettivamente un cane che lavora. Prima di iniziare il giudizio individuale il Giudice si dirige verso Danny, si inginocchia e tira fuori dalla tasca il metro, lo chiude e da una pacca sulla groppa al cane, ogni dubbio era sparito: Alka Shan’s Denver (1° Ecc.), Ankalyn Whisper’Son (2° M.B.) Ch.Ejik dei Navajos (3° M.B.). Danny non sarà ricordato solo come “il primo Alka Shan della storia ad aver calcato un ring italiano”, come ha sussurrato Filippo Cattaneo a Fabrizio, ma anche il primo ad aver vinto! Dopo oltre due ore siamo tornati sul ring per la Veterani Femmine con Bancy: ora passo la

“penna” a Fabrizio in quanto solo lui è in grado di spiegare i colpi di scena che hanno contrassegnato questa classe. Insieme a Bancy erano presenti Ch.Ankalyn’s My Name is Michelina, Madera Sunset Ice Christal e Alex (13 anni alla sua prima esposizione). Il Giudice mette la mano in tasca e tira fuori il metro per controllare Alex e Bancy, sono al limite! Poi tutti al trotto insieme, tra gli applausi d’onore riservati solamente ai veterani. Dopo un attento controllo individuale Mr. Buoniello si sofferma sulla struttura di Bancy, si inginocchia, la tocca e sorridendo mi dice: “Molto forte, una gran fisico”, e successivamente con aria soddisfatta mi dice: “Complimenti……. tu hai un bellissimo Siberian Husky e un fantastico cane da slitta” Credo che questa frase e soprattutto l’espressione con cui è stata pronunciata resterà una delle più grandi soddisfazioni della mia vita di musher ed allevatore, nemmeno un Campionato del Mondo riuscirebbe a darmi tale soddisfazione. Ma non è ancora finita, la grande trasparenza e correttezza di questo giudice, (definito dal Presidente del SESHI sig.ra Michela Pavanati “una pietra miliare dell’Allevamento americano e grande esperto Giudice”,) ha regalato al VII Raduno Tecnico un’ultima emozione. Dopo qualche istante Isabella ci riunisce, tra la curiosità, lo stupore e l’incredulità generale e ci spiega: “il Giudice si trova davanti ad una scelta imbarazzante. Ha 4 soggetti, 2 di ottima qualità ma con l’altezza vicinissima al limite dello standard e non avendo uno strumento esatto di misurazione non se la sente di assegnare il podio. Proporrebbe un ex equo tra i soggetti senza l’assegnazione del 1° posto”. Uno degli espositori si dichiara contrario, (viene inoltre ricordato che il regolamento delle esposizioni prevede sempre una classifica e non degli ex-equo). Ok, il giudice prende nota della giusta osservazione fattagli e fa ripartire i soggetti per un ultimo giro finale, sotto gli applausi della platea euforica. Guarda, ci ferma e poi……1° Ecc. Alex, 2° Ecc. Rennesteing Trail’s Bancila (Bancy). Miglior Veterano sarà Alka Shan’s Denver. Considerazioni finali 1) Al di la dei nostri risultati, delle nostre personali soddisfazioni e delle conferme avute da una persona con cui pochi al mondo possono vantare una competenza ed un’esperienza maggiore sul Siberian Husky, ci resta un grande rammarico (racchiuso nella frase che la sig.ra Alessandra Carlevaro ha rivolto al Giudice dopo il suo intervento durante il

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seminario di toelettatura: “Lei ci dice giustamente questo ma gli altri giudici si comportano in maniera completamente diversa”) che solo in questa sede particolare è stato possibile contare su “quell’esperienza e comprensione professionale” che noi musher chiediamo e di cui il Siberian Husky ha bisogno. 2) Purtroppo abbiamo constatato che pochi allevatori si sono mostrati veramente interessati ad una prova di lavoro, completa e qualificata, per il Siberian Husky, così come risulta strutturata in Francia (come ha spiegato il Sig. Mannato) o in Germania, sicuramente troppo impegnativa e problematica per gli allevatori italiani che non praticano lo sleddog. 3) Con grande delusione il seminario del Giudice è stato annullato! 4) Non possiamo infine non ricordare le parole affettuose e di stima delle persone che ci hanno ringraziato di aver partecipato al raduno definendo la nostra scelta “coraggiosa”.

le sfide, per cui abbiamo affrontato il raduno con lo stesso spirito con cui affrontiamo le gare (…a parte il caldo…che ci infastidisce non poco). Vogliamo porgere un ringraziamento particolare al Giudice Sig.ra Maria Grazia Miglietta che per prima ci ha mostrato quella famosa comprensione e capacità di giudizio di cui parlavamo prima, e che, direttamente, ci ha spronato a partecipare: aveva pienamente ragione. 5) Per ultimo, ci è dispiaciuto che l’invito (tra l’altro molto bello) pubblicato sul sito SESHI e, ripreso dalla National Special SHCA 2005, a lasciare i prati della struttura puliti, sia rimasto clamorosamente inascoltato. Questa cosa ci fa piacere dirlo non accade, assolutamente, negli stake-out di sleddog dove i cani presenti sono in numero assolutamente superiore. Tale arroganza e maleducazione non ammette scuse e ha segnato l’indignazione e le scarpe di tutti coloro che si sono avventurati sui prati “minati” circostanti al ring di esposizione.

Non si è trattato di coraggio, vogliamo ricordare che i nostri intenti sono “semplici”, mai presuntuosi, ed è nostra abitudine metterci in gioco ed accettare

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Un brutto risveglio dopo un “Sogno di una notte di fine estate”


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da SHC-I News n.1/1996 Primavera

FORSE NON TUTTI SANNO CHE…… ADDESTRAMENTO CANI DA SLITTA A “CAMPO RIMINI” 1942-1944 (Karen Fischer - trad.Sabina Lazzaris)

Quanto segue è un estratto dell’articolo pubblicato integralmente nell’edizione del settembre 1984 dell’ ISHC News

D

urante la seconda guerra mondiale centinaia di piloti sorvolarono l'Artico per trasportare viveri e aeroplani agli alleati Americani, Inglesi e Russi. Molti scelsero la via dell'est, partendo dall'isola di Presque per raggiungere la Bretagna attraverso la Baia di Goose, le Labrador e Mingan, nel Quebec, sorvolando Greenland. Altri preferirono la rotta ovest partendo da Great Falls nel Montana per far tappa a Edmonton o Waterways - Alberta - ed atterrare così a Ladd Fields, vicino a Fairbanks, in Alaska, dove i piloti russi li sostituivano per entrare in territorio siberiano. Problemi meccanici, errori e condizioni meteorologiche avverse costrinsero molti piloti ad atterraggi di fortuna nel montuoso e spesso insidioso territorio artico. E' superfluo dire quanto fosse difficile il soccorso dei piloti e dei loro equipaggi atterrati su un terreno tanto irregolare e ghiacciato; calarsi vicino al luogo dell'incidente era spesso impossibile e viaggiare via terra troppo lento e pericoloso. La soluzione adottata dall'esercito americano fu di appostare mute di cani da slitta in posizioni strategiche lungo le principali rotte aeree; ciò permise di ridurre al minimo i tempi di intervento e diede la possibilità di salvare molte vite umane. Le mute ed il personale per "l'operazione" arrivarono dal Centro Addestramento Cani da Guerra di Rimini, nel Montana. L'esercito originariamente aveva fondato il Campo come centro addestramento per le mute di cani da slitta che avrebbero dovuto approvvigionare la 10^ Divisione delle Truppe Sciistiche al momento della re-invasione della Norvegia. I lunghi inverni e la grande quantità di neve presente sul territorio, facevano di Rimini il luogo ideale dove allenare uomini e cani anche ai soccorsi e alle tecniche di sopravvivenza in territorio artico, così il campo divenne la maggior fonte di team ed equi-

paggiamenti usati dalle Unità Artiche di Ricerca e Soccorso del Comando dei Trasporti Aerei. All’inizio degli anni quaranta pochi uomini negli Stati Uniti conoscevano i cani da slitta, per questo la ricerca di personale da addestrare a Campo Rimini non fu per l'esercito cosa facile. L'esercito assegnò numerosi uomini al Campo, scelti tra quelli che avevano avuto un'esperienza significativa durante le spedizioni antartiche dell'ammiraglio Richard Byrd, come Dick Moulton, uno degli allenatori-chiave di Campo Rimini, che arrivò dall'allevamento Wonalancet, di proprietà dei coniugi Milton/Seeley che avevano provveduto a tutti i cani e agli equipaggiamenti per Byrd, o come Ed Moody, allenatore e costruttore di slitte, anch'egli con un sostanzioso bagaglio di esperienze maturate con l'Ammiraglio. Dai complessi sciistici del New England si staccò un altro gruppo di uomini a beneficio del programma; alcuni erano appassionati di gare di sleddog, alle quali partecipavano con le loro mute durante i fine settimana altri, invece, organizzavano per lavoro gite turistiche con la slitta. Ufficialmente considerato come Centro Addestramento per cani da guerra, Campo Rimini si specializzò nella preparazione di cani da slitta e cani da trasporto. Questi ultimi includevano le razze di stazza più grande, quali San Bernardo, Terranova, Pastori dei Pirenei, Labrador e Retriver e i loro incroci. I cani dovevano essere tanto forti da riuscire a trasportare almeno 30 libbre, all'incirca il peso di una mitragliatrice smontata, delle munizioni e della scorta di cibo per i cani. Nonostante prestigiosi allevamenti avessero donato alcuni esemplari di cani da trasporto dai pedigree altrettanto impressionanti, molti di loro riuscivano a malapena a trasportare il peso del loro cibo.

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News Inverno 2006 La ricerca di cani da slitta fu molto più faticosa di quella dei cani da trasporto; erano passati solo 10 anni dalla data di riconoscimento ufficiale da parte dell'American Kennel Club delle razze Alaskan Malamute e Siberian Husky, e non erano molte le persone che tenevano un cane da slitta come animale domestico nei primi anni quaranta. Fortunatamente l'esercito aveva già avuto bisogno di questi cani sia nelle basi in Alaska sia nell'ultima spedizione artica di Byrd, quindi era già in atto un meccanismo per gli acquisti di tali animali. Nonostante Eddie Barbeau, Carl Wheeler e qualche altro avessero portato con sé a Campo Rimini i loro cani, la maggioranza doveva essere acquistata; per questa razza non ci furono donazioni. Già prima di arruolarsi, Barbeau era stato l'addetto all'acquisto dei cani da guerra per Campo Rimini; quindi, quando gli allevamenti, come quello di Wonalancet, non furono più in grado di fornirgli i cani da slitta, Barbeau e Dick Moulton cominciarono dei veri e propri viaggi d'affari per acquistare cani provenienti dal Canada e dal nord degli Stati Uniti. La maggior parte quindi dei cani così introdotti erano già abituati alle imbragature e al traino: a Campo Rimini furono allenati a trainare pesi sempre maggiori e per distanze sempre più lunghe fino al raggiungimento della condizione fisica ottimale. Nel giugno 1943 fu cancellata la re-invasione della Norvegia, così gli uomini a Campo Rimini cominciarono a concentrarsi solo sulla preparazione di personale, cani ed equipaggiamenti per l'Unità Artica di Ricerca e Soccorso che necessitava di equipaggiamenti specifici tali da sopportare il clima artico e la variabilità del terreno. Tutte le slitte di Campo Rimini erano costruite in legno, generalmente frassino per il corpo della slitta e noce americano (o quercia) per i pattini, poi ricoperti in acciaio; non venivano usati chiodi o viti, i diversi pezzi venivano legati con cuoio greggio assai elastico che permetteva all'intelaiatura di legno di resistere, quando le slitte molto cariche, viaggiavano su territori irregolari. (i piloti avevano sempre e comunque delle corde di emergenza per eventuali rotture). Nonostante l'importanza degli equipaggiamenti, il "cuore" di Campo Rimini rimanevano gli uomini e i cani.

La maggioranza dei primi uomini arrivati a Rimini avevano avuto in passato esperienze con cani da slitta: questi uomini necessitavano solo di addestramento aggiuntivo per i campi invernali e di alcune nozioni di capacità di sopravvivenza, quindi rimanevano al Campo solo per brevi periodi. Appena pronti venivano spediti in Alaska e Canada in appoggio alle altre unità di soccorso e ricerca. Questo esiguo numero di uomini molto presto scemò e a Campo Rimini cominciarono a giungere uomini con nessuna esperienza di cani da slitta, né tanto meno di campi invernali di sopravvivenza. I nuovi arrivati dovevano superare un programma di addestramento alla sopravvivenza invernale e imparare ad orientarsi nelle regioni polari, dove le bussole spesso funzionano male; era inoltre essenziale che i militari imparassero a prendersi cura dei loro cani. I soccorritori imparavano inoltre a costruire stivaletti per i loro cani, fatti di pelle o tela, per proteggere le loro zampe dal duro e ghiacciato terreno. Nonostante gli istruttori enfatizzassero il fatto che i musher dovevano capire e guadagnarsi il rispetto dei loro cani per poter sopravvivere nelle regioni artiche, molti allievi continuavano a credere che il cane fosse solo uno dei tanti stupidi animali al mondo. L'allenatore John Eslick ripeteva di continuo ai propri allievi: "il cane non è stupido! E l'unico modo che avete per diventare buoni piloti è di essere tanto intelligenti quanto i vostri cani: sicuramente aiuta essere un po' più intelligenti di loro, purtroppo fino ad ora qui ne abbiamo visti ben pochi." Tutto questo addestramento preparava gli uomini al lavoro nelle Unità di Soccorso e Ricerca; un lavoro principalmente basato sulla collaborazione. Una “Unità di Soccorso e Ricerca” era composta da due musher, due teams, due medici, un addetto alle comunicazioni radio ed un aiutante generico.

Il team tipico dell'esercito era composto dal capomuta, (leader) per primo, seguito da otto cani divisi per coppie, poste una dietro l'altra. Tutti i cani erano collegati da una fune che partendo dalla slitta correva tra le coppie per raggiungere il capo-muta. Le imbragature dei cani erano fatte di cotone con dell'imbottitura per il collo; il cotone era stato scelto al posto della pelle, perché più facile da conservare e molto flessibile alle basse temperature.

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News Inverno 2006 L'Air Force americana provvedeva ai piloti e agli aeroplani, il Commissariato Militare alle slitte, ai cani e all'equipaggiamento, il Genio ai radiotelegrafisti e segnalatori e la Sanità forniva un loro uomo specializzato. L'esercito collocò le Unità in postazioni strategiche lungo le rotte aeree; appena gli aeroplani da ricerca localizzavano un aereo in difficoltà, un grosso velivolo da trasporto portava uomini, cani e slitte il più vicino possibile al luogo dell'incidente. Dopo lo sbarco l'aereo da ricerca indicava ai teams, via radio, il percorso più agevole per raggiungere il luogo dell'incidente.

Una volta giunti sul posto, l'aereo da trasporto paracadutava viveri e materiali, così da sveltire le operazioni e alleggerire il carico delle slitte. I teams quindi raccoglievano i sopravvissuti, gli equipaggiamenti e tutto quanto riuscivano a recuperare, e ripartivano per raggiungere l'aereo da trasporto che li attendeva nel luogo stabilito: in questo modo si poterono recuperare circa 150 sopravvissuti, 300 vittime e milioni di dollari di equipaggiamenti.

SBARCO ED INVASIONE DELLA SICILIA Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 le forze Alleate britanniche, americane e canadesi sbarcarono sulle spiagge della Sicilia, ancora controllata dalle forze dell’Asse, nell’ambito della cosiddetta

“Operazione Husky” Nell’arco di terra tra Licata e Siracusa si riversarono 160.000 soldati; 4000 aerei da combattimento e da trasporto fornirono l’appoggio dal cielo mentre nel mare ci furono 285 navi da guerra, due portaerei e 2.775 unità di trasporto. Per la prima volta apparvero il DUKW, camion anfibio a sei ruote, ed il LST, mezzo da sbarco per i carri armati. Nella fase iniziale vennero sbarcate ben sette divisioni (tre inglesi, tre americane ed una canadese) contro le cinque sbarcate nel corso della corrispondente fase in Normandia. La Sicilia venne liberata in soli 39 giorni quando, il 17 agosto, le truppe Alleate entrarono a Messina dopo aver conquistato tutte le altre importanti città (Palermo il 22 luglio, Catania il 5 agosto) e costringendo i tedeschi alla fuga verso la Calabria. L’idea di invadere la Sicilia era emersa dapprima a Londra durante l’estate del 1942, quando vennero fissati due importanti obiettivi strategici nel Mediterraneo per le forze inglesi: Sicilia e Sardegna, alle quali furono assegnati rispettivamente i nomi in codice di Husky e Brimstone. Ma la possibilità di un’invasione tutta britannica della Sicilia venne immediatamente esclusa. Dopo aver sconfitto le truppe italo-tedesche ad El Alamein, in Egitto, e dopo il successo dell’ invasione del Marocco e dell’Algeria (novembre 1942, “Operazione Torch”), le truppe Alleate angloamericane si accingevano a conquistare l’Africa

settentrionale. Ora che la vittoria in Nord Africa era prossima, bisognava preparare la mossa successiva; la Conferenza di Casablanca, chiamata in codice “Operazione Symbol”, fu organizzata il 14 gennaio del 1943 proprio per prendere una decisione comune sul da farsi. L’accordo che venne raggiunto a Casablanca, dopo forti contrasti tra i comandanti delle due potenze Alleate, fu in realtà un compromesso tra le due rispettive concezioni della guerra. A prevalere fu comunque la strategia complessiva inglese: gli americani finirono per appoggiare le richieste inglesi di continuare le operazioni sul Mediterraneo, attraverso l’invasione della Sicilia, in cambio dell’impegno da parte degli inglesi per un attacco diretto sul Canale l’anno successivo. In seguito all’accordo di Casablanca, il Generale Dwight D. Eisenhower, già comandante delle forze Alleate in Nord Africa, ebbe il comando supremo dell’operazione Husky. Sotto di lui, il generale Sir Harold Alexander fu designato comandante di tutte le forze di terra ed ebbe la diretta responsabilità dei combattimenti, l’ammiraglio Andrew B. Cunningham doveva essere il comandante delle Forze navali mentre il comando delle Forze aeree Alleate fu assegnato al maresciallo dell’Aria Sir Arthur Tedder. Le forze navali erano suddivise in due task forces (orientale e occidentale) e dovevano appoggiare gli sbarchi delle due Armate, sostenendole con il cannoneggiamento navale. L’imponente flotta di 3200 navi riunite per l’operazione Husky fu la più gigantesca che si sia mai vista nella storia mondiale. Claudio Li Gotti

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che necessita della vostra collaborazione

“RIDIAMO CON I NOSTRI AMICI” Titolo provvisorio suggerito da Marilia n.48 del 26 febbraio 2006

Stralcio lunga intervista di Stefano Lorenzetto a Lorenzo Tilli “L’odontotecnico fuggito da Milano su una slitta trainata da 36 husky” che potrete trovare, in versione integrale e formato pdf, su internet © SOCIETÀ EUROPEA DI EDIZIONI SPA Via G. Negri 4 - 20123 Milano

Quando il 10 luglio 1943 i generali George Smith Patton e Bernard Law Montgomery sbarcarono in Sicilia alla testa delle truppe alleate, mai avrebbero immaginato che la loro Operazione Husky avrebbe avuto una replica 63 anni dopo a beneficio di Bruno Vespa. Della nuova Operazione Husky s’è incaricato Francesco Rutelli, che venti giorni fa, con grande sprezzo del pericolo, è approdato alla festa della Margherita sotto i tendoni del palazzetto dello sport di Rocca di Mezzo (L’Aquila) su una slitta trainata da cinque cani siberiani. Ad immortalarlo, le telecamere di Porta a porta. A parziale discolpa di Rutelli, va detto che questi cani nordici suscitano da sempre empiti sconcertanti negli umani. Jas Gawronski, il miglior amico di Gianni Agnelli, mi ha raccontato che quando Balto, l’husky più caro all’Avvocato, rimase ferito, il presidente della Fiat andò a trovarlo due volte nella clinica veterinaria in Svizzera dove l’avevano ricoverato: «A tavola gli dava da mangiare servendosi della stessa forchetta che usava lui. Ho visto taluni ospiti fare altrettanto in uno slancio di servilismo». Operazione igienicamente poco raccomandabile, ma non per i motivi che potreste supporre voi, comuni mortali: fu durante uno di questi pranzi allargati che Agnelli venne morsicato dal commensale a quattro zampe. Aveva scambiato la mano del padrone per una bistecca. Il guidatore di slitta ignora tante cose perché vive fuori dal mondo. Per esempio non sa, ed è meglio così, che Francesco Totti prima di sposarsi con Ilary Blasi teneva due husky nella sua villa di Casal Palocco, cinque metri sul livello del mare.

• Telefonata al Veterinario “Dottore, domani le mando mia moglie con la vecchia cagnetta, le dia un potente veleno, ma mi raccomando non la faccia soffrire" E il vet. "Va bene, ma poi la cagnetta la sa ritrovare la strada di casa da sola!!!!!!" • Lupi Il lupacchiotto:"Mamma come sono gli uomini?" "Gli uomini?!" "Hanno due pelli:la prima nuda e senza pelo, la seconda è ........LA NOSTRA!!!!!

• Una femmina di siberian husky incontra una femmina di pastore tedesco. Le due chiacchierano un po’ del più e del meno, del tempo, della stagione, dei rispettivi padroni, dei dispetti… “Senti un po’,” chiede a un certo punto la siberiana all’amica, “ma anche tu ogni tanto fai la muta?” “Assolutamente no,” risponde l’altra, “io parlo sempre…” • Un uomo con un siberian husky al guinzaglio decide di lasciarlo libero, ma lo perde nei pressi dell’Università. Lo cerca dappertutto, ma niente, non lo trova. Allora entra in università durante gli esami e chiede: “Scusate… è passato il mio cane?” E un ragazzo al suo amico: “Visto? Te l’avevo detto che questo esame è una fesseria…” • Perché un husky attraversa la strada? Per andare dall’altra parte!

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Wt ÄâÑÉ t vtÇx ÇxÄÄË|ÅÅtz|ÇtÜ|É vÉÄÄxàà|äÉ di CRISTINA PEZZICA INTRODUZIONE Nel preparare questa tesina “Inter Lupum et Canem” ho voluto indagare a fondo il rapporto che unisce lupo e cane dalla società classica fino ai giorni nostri, argomento a me caro che ha da sempre suscitato la mia curiosità e il mio interesse. E’ risaputo infatti che in ogni cane ci sia una parte di lupo, ma perché proprio di lupo, e che cos’hanno in comune queste figure così diametralmente diverse? Che ruolo ha avuto l’uomo “fra lupo e cane”, e quanto è cambiata la concezione di questi due animali nel corso dei secoli? A queste e ad altre domande ho voluto dare una risposta, toccando nella trattazione diversi argomenti; dapprima, letteratura greca e latina, storia e filosofia, e poi italiano, storia dell’arte, inglese, per terminare con educazione fisica e scienze. L’alchimia che unisce lupo e cane, cane e uomo, cane e morte si ritrova inalterata in ognuno di questi campi; basta andarla a cercare. “Inter Lupum Et Canem” è composta da quattro capitoli che si articolano secondo un ben preciso percorso tematico, nel corso del quale intendo dimostrare da una parte, come il lupo sia sempre legato al cane, e dall’altra come queste due immagini siano viste e interpretate dagli uomini in chiave antropomorfa, e quindi umanizzata. Ovviamente, dovendo indagare un campo di ricerca così ampio mi sono servita sia di fonti cartacee (incluse pubblicazioni ufficiali dell’ENCI Ente Nazionale Cinofilia Italiana, bollettini dei club di razza, traduzioni di testi in lingua straniera), sia degli studi approfonditi svolti su lupo e cane dai massimi esperti in materia, soprattutto Luigi Boitani che con il suo saggio “Dalla parte del lupo” si pone come meta obbligatoria per chiunque voglia anche solo soddisfare le proprie curiosità personali

sul lupo italiano, com’è e come è stato concepito nel corso dei secoli. Tra le altre fonti che mi hanno facilitato questo compito di ricerca, classificazione e catalogazione del materiale ricordiamo inoltre Internet, dove ho potuto reperire informazioni da testi usciti di stampa o comunque introvabili, oltre ad alcune trasmissioni televisive. Si è trattato insomma di un’analisi a tutto campo, nel corso della quale ho preso in considerazione anche testi magari ibridi dal punto di vista epistemologico (soprattutto miti, leggende e teorie popolari), ma che offrono un punto di vista obiettivo su tutto ciò che è cane e lupo nell’immaginario, e quindi nel subconscio sociologico dell’uomo. Dopotutto il rapporto lupo/cane ha sempre preso le mosse da una concezione soggettiva dei due caratteri, e quindi vincolata a determinate superstizioni e credenze che si ripetono a volte da una civiltà all’altra (è il caso della favola di Esopo, riadattata da Fedro ma conosciuta anche agli indiani Pawnee). L’elenco completo dei testi che hanno contribuito alla realizzazione di questa tesi è presente nella bibliografia in calce alla trattazione stessa. Ciascun capitolo è preceduto da una premessa; per gli esiti che sono emersi dalla ricerca rimando alle Conclusioni Finali che ripercorrono il cammino effettuato “da cane a lupo”, attraverso i secoli e attraverso la mentalità e le ideologie degli uomini. Con immenso piacere pubblichiamo stralcio “Tesina di Maturità” inviataci dalla nostra carissima socia Cristina Pezzica di Genova che ringraziamo per la preziosa collaborazione, complimentandoci per il suo interessante ed istruttivo lavoro.

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Glossario LATINO, GRECO INTRODUZIONE 1. LUPO E CANE, UN GIOCO DI SPECCHI 1.1 FEDRO “LUPUM AD CANEM” 1.2 ESOPO E LA FAVOLA 1.3 DIOGENE DI SINOPE E IL CINISMO

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STORIA, FILOSOFIA 2. I DUE VOLTI DI LUPO E CANE P. 9 2.1 I NATIVI AMERICANI P. 9 2.2 LA MITOLOGIA NORDICA P.12 2.3 L’IDEOLOGIA NAZISTA P.12 PT. 1 – “A CAVALLO FRA ESOTERISMO E MITOLOGIA NORDICA” P.12 PT. 2 – “IL LUPO COME SIMBOLO E LA FIGURA DEL CANE NELLA GERMANIA DI HITLER” P.14 2.4 L’ANTROPOFORMISMO E I DIRITTI DEGLI ANIMALI NEL NAZISMO E IN KANT P.16 P.17 2.5 “COSÌ PARLÒ ZARATHUSTRA” – CANE E LUPO NELLA FILOSOFIA DI NIETZSCHE ITALIANO, STORIA DELL’ARTE, INGLESE 3. COMPAGNO DI VIAGGIO E DI MORTE 3.1 CAPRONI “AD PORTAM INFERI” 3.2 UN CONNUBIO CHE SI ESTENDE ALL’ARTE 3.2.1 JACOPO DELLA QUERCIA “MONUMENTO FUNEBRE DI ILARIA DEL CARRETTO” 3.2.2 GIACOMO BALLA “DINAMISMO DI UN CANE AL GUINZAGLIO” 3.2.3 FREDERIC REMINGTON “MOONLIGHT, WOLF” 3.3 LIFE, DEATH AND ANTROPOFORMISM IN ENGLISH LITERATURE 3.3.1 JACK LONDON “WHITE FANG – THE SLEEPING WOLF” “THE CALL OF THE WILD – THE SOUNDING OF THE CALL” 3.3.2 RUDYARD KIPLING “THE JUNGLE BOOK – THE MAN CUB” 3.3.3 ANGELA CARTER “WOLF, ALICE” EDUCAZIONE FISICA, SCIENZE DELLA TERRA 4. ALTRI ASPETTI 4.1 LO SLEDDOG AI GIORNI NOSTRI 4.2 UN RAPPORTO SCRITTO NEI CIELI NOTE CONCLUSIVE BIBLIOGRAFIA SOMMARIO

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P. 9 P.20 P.20 P.25 P.25 P.26 P.27 P.28 P.29 P.30 P.30 P.34 P.34 P.37 P.37

P.37 P.37 P.39 P.40 P.41 P.42


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1.

LUPO E CANE, UN GIOCO DI SPECCHI

Si cercherà in questo capitolo di indagare le relazioni di fondo che intercorrono tra la figura canina e quella lupesca nell’età classica; più specificatamente, come le due figure costituiscano da sempre le due facce di una stessa medaglia, legate dall’immaginario umano in una visione antropomorfizzata dell’animale che è compagno nella vita e insieme nella morte. Lupo e cane ricorrono con una certa frequenza nel bagaglio iconografico, mitologico e tradizionale della civiltà classica. Se da una parte è indubbiamente vero che queste due figure rappresentano i due opposti di una rigida distinzione fra bianco e nero, fra luce (il cane) e tenebra (il lupo), è altresì vero che tra il lupo e il cane esistono tutta una serie di “grigi” speculari e che si ritrovano sia nel cane che nel lupo in sé stessi. Non soltanto due estremi, quindi, il cane e il lupo, ma anche due metà di uno stesso insieme. Ovviamente la questione è più complessa di quanto non implicava l’originaria distinzione fra “domestico” e “selvaggio”; la stessa cultura classica mostra di riconoscere le diverse sfumature che legano e insieme dividono il cane domestico dal suo antico progenitore. Il cane assume significati ambivalenti: «Plinio lo definisce fedelissimo, vigile e nobile. Omero non lo apprezza, tant’è che nell’Iliade Agamennone apostrofa Achille con l’insulto “Ubriacone, occhi di cane.” Il termine ‘cinico’ che indicava impudenza e sfacciataggine (e che propriamente significa simile a un cane) fu usato anche per indicare l’omonima scuola filosofica che divulgava uno stile di vita semplice, ispirato all’animalità, ma anche alla sfacciataggine.” (Liliana Berruto, “I Nostri Cani”, 2005)

Neanche il lupo è privo di questi contrasti; entrambe le figure presentano un reciproco concatenarsi di lati chiari e oscuri che si riflettono ora nell’aspetto della ferinità del lupo, ora in quello della mansuetudine del cane. E’ come se cane e lupo fossero al centro di un enorme gioco di specchi;

«Sin dai tempi classici (il lupo, creatura crepuscolare) era stato un simbolo di trasposizione. […] Dalla diffusa percezione che il suo stile di vita somigliasse per qualche aspetto a quello dell’uomo primitivo, provenne l’idea che i lupi stessi avessero acquisito caratteristiche sia dall’uomo che da altri animali. […] La base dell’idioma latino di alba è proprio “Inter lupum et canem”, tra il lupo e il cane. Oscurità e ferocia sono simboleggiate dal lupo, mentre illuminazione e civiltà sono incarnate nel lupo addomesticato, cioè il cane.» (Barry Lopez, “Of Wolves and Men”, 1987)

Questo aspetto più propriamente “ferino” del lupo, simile alla mordacità del cane di cui sopra, è evidente in numerose rappresentazioni che si hanno nella letteratura e nella mitologia greco/latine. Secondo una leggenda (che sta all’origine del mito della “bestia”, ovverosia del lupo mannaro), il re greco Licaone fu trasformato in lupo, insieme ai suoi figli, per aver offerto a Zeus della carne umana. I sacrifici umani allo stesso Zeus ce lo raffigurano non tanto un dio-lupo (per molti versi simile all’Odino scortato da lupi che ricorre nell’ iconografia nordica), quanto piuttosto come una divinità il cui culto sia stato innestato su un presunto “culto del lupo” già esistente in Grecia e che prevedeva il sacrificio umano per placare l’ira di questo predatore. Gran parte degli studiosi sostengono invece che Zeus fosse un dio della luce e che i due termini, lukos (lupo) e leukos (luce), vennero in seguito confusi. Certo è che proprio dalla leggenda di Licaone è derivato il nome “licantropia”, forse la più grande demonizzazione del lato oscuro del lupo. «Nella sua “Historia Naturalis” Plinio […] ci parla di una famiglia di nome Anthus vissuta in Arcadia, in Grecia, di cui uno dei membri viene scelto a caso ogni nove anni per “abire in deserta trasfigurationarique in lupum”, vale a dire per trasformarsi in lupo.”

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(Barry Lopez, “Of Wolves and Men”, 1979)


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Così il lupo, predatore selvaggio e antitesi di tutto ciò che è domestico e mansueto, racchiude però in sé quegli ideali di libertà indomita a cui l’animo dell’uomo ha sempre anelato. Ed è anche protettore. Caratteristiche comuni con la fedeltà del cane si ritrovano soprattutto nella femmina del lupo che è generalmente raffigurata come “madre” (malgrado il termine lupa in latino significhi anche prostituta). L’esempio più celebre è senz’altro quello della “lupa capitolina” che allevò i fondatori di Roma.

“Cave Canem”, Pompei, Museo di Napoli.

D’altra parte, è sempre presente nella classicità un ideale riscatto di lupo e cane, che tanto diametralmente opposti in fondo non sono. Se il cane è raffigurato come uno “sciocco”, e mantiene caratteristiche di aggressività latente che lo legano in modo indissolubile al suo antico progenitore selvatico, è altrettanto vero che proprio la sua fedeltà nei confronti dell’ uomo lo pone a emblema di quella docilità che è insieme pregio e difetto. Nella più tarda Odissea, Omero ci presenta la figura di Argo che è il primo a riconoscere il padrone dopo vent’anni di assenza, e che poi spira nel momento in cui Ulisse/Odisseo varca la soglia del suo palazzo – quasi a voler profetizzare il destino a cui di lì a poco andranno incontro i Proci. Non è però Argo l’unico esempio del cane visto come animale benevolo e fedele compagno dell’uomo; «In Grecia era caro ad Asclepio, il dio della medicina (Esculapio nel mondo romano), nel cui tempio a Roma si allevava un cane. […] Non mancano casi di metamorfosi di persone in cani; famoso è il caso di Ecuba, la regina di Troia e moglie di Priamo, che ebbe un destino semidivino, essendo destinata a non morire come una donna mortale, ma a trasformarsi in una cagna.» (Liliana Berruto, “I Nostri Cani”, 2005)

“Lupa Capitolinae”, bronzo etrusco, V sec. a.C.

«Nelle “Vite dei nobili greci e romani”, Plutarco dice che […] Romolo e Remo […] i figli gemelli di una sacerdotessa chiamata Ilia o Rea Silvia […] nacquero, presumibilmente da Marte […] e furono condannati all’ abbandono. […] I gemelli trascorrono un certo periodo di tempo tra i lupi prima che […] un pastore di nome Faustolo li soccorra.» (Barry Lopez, “Of Wolves and Men”, 1979)

Altri aneddoti sul lupo come animale di insondabile profondità, difensore dell’uomo e talvolta alleato degli dei (che ne apprezzano il coraggio in battaglia) si ritrovano anche nel culto di Apollo. «In quanto protettore dei pastori avrebbe dovuto ucciderli (i lupi), ma egli ne assumeva anche le fattezze quando combatteva, come nell’Eneide latina, dove distrugge gli stregoni

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di Rodi. Il suo tempio ad Argo commemora la battaglia fra un lupo e un toro.» «La madre di Apollo, Leto, camuffata da lupo e accompagnata da lupi aveva viaggiato nella terra degli iperborei a Delo per sfuggire al controllo della gelosa Era, moglie di Zeus, padre di Apollo.» «Apollo, quindi, veniva associato ai lupi, nonostante ciò non avesse grande importanza nella mitologia greca. Nell’Iliade […] Apollo è invocato dai guerrieri liciani; in letteratura, i termini “Apollo liciano”, “Apollo nato lupo” e “Apollo lupesco” sono a volte intercambiabili. […] Il coro, nei Sette contro Tebe, gli chiede di combattere i suoi nemici: “Sii lupo con loro, sterminatore di lupi! Col dirignar de’ denti ripagali!”» (Barry Lopez, “Of Wolves and Men”, 1979)

Da tutto ciò si evince come sia difficile tracciare una linea netta quando si parla di scindere il cane dal lupo. Non solo le due immagini confluiscono per molti versi l’una nell’altra, ma si completano anche a vicenda. Laddove il lupo è libero, valoroso ma irrimediabilmente selvatico il cane è fedele, mite ma pur sempre “schiavo”, in un equilibrio di incontro/scontro che ha quasi del taoismo. Esempi di questo parallelo “tra il lupo e il cane” ci vengono da numerose fonti nell’antichità, ma l’esempio più alto è forse quello di Fedro nella cultura latina e della figura di Diogene “il Cane” (e prima di lui Esopo, che precede la tradizione favolistica di Fedro) per quanto riguarda i greci. 2.

LE DUE FACCE DI LUPO E CANE

Da sempre l’uomo tende a estendere i suoi sentimenti e i suoi modi di pensare agli elementi della natura che lo circondano. Già le antiche culture monoteiste tendevano a rappresentare dei pantheon di divinità antropomorfizzate, simili agli uomini non solo nell’aspetto ma anche nel comportamento e nelle sensazioni (è il caso degli dèi greci arcaici). Tuttavia l’uomo non si rapporta alla natura solo da pari a pari, ma anche in nome della propria superiorità; si

passa quindi da una visione antropomorfica a una antropocentrica, anche se tracciare una linea di confine fra queste ideologie non è sempre facilissimo. Anche ai giorni d’oggi la nostra concezione degli animali si basa necessariamente su un’ottica antropomorfa; di fatto, sorge istintivo attribuire emozioni e sentimenti umani a quelle creature che umane non sono. E’ proprio dall’antropomorfismo che la scienza odierna cerca di “staccarsi”, mentre nelle civiltà primitive sopravvive ancora la tendenza a unire la figura dell’uomo con quella degli animali. Ciò ha dato origine a un immaginario collettivo radicato profondamente nella storia della nostra cultura, e di cui il cane e il lupo hanno sempre fatto parte, con ruoli e significati ambivalenti, attraverso i secoli. Un discorso analogo a quello affrontato nel capitolo precedente per quanto riguarda la cultura classica può estendersi ad abbracciare un tratto di storia molto più ampio; se è vero che l’ antropomorfizzazione di lupo e cane conobbe il suo periodo di splendore soprattutto nel passato di quelle civiltà che con questi animali avevano maggiori legami (e quindi i nativi Americani da una parte e i popoli Nordici dall’altra), non si possono negare importanti riferimenti a questi due animali anche nel bagaglio iconografico moderno, soprattutto quello Nazista, così come non si può sceverare l’antropomorfismo da alcune sintesi filosofiche relative alla percezione umana del mondo animale, soprattutto in Kant e nei filosofi postumi. Nietzsche, infine, si sofferma su una concezione iconografica del cane e del lupo come simboli di libertà e schiavitù che si riallaccia direttamente a Fedro (vedi cap. precedente) 2.1 IL LUPO E I NATIVI AMERICANI E’ difficile immaginare una cultura che abbia attribuito al lupo altrettanta importanza quanto quella nativa Americana. Gli Indiani erano, per loro stessa ammissione, consapevoli delle profonde affinità che li legavano a questo animale, non solo in qualità di “totem” (e quindi spirito benefico e talvolta semidivino come nel caso

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di Amaruk adorato dagli Unamiut Alaskani), ma anche come esempio di virtù guerriere, cacciatore e capo, combattente valoroso e protettore della famiglia. «Per gli indiani Ojibwa il lupo è il fratello dell’eroe demiurgo Menebuch. […] Ma è soprattutto per tre tribù che il lupo assume una importanza ancora maggiore, i Sioux, i Cheyenne e i Pawnee, che erano appunto indiani cacciatori per antonomasia e dove più accentuata fu la identificazione con il lupo predatore e animale sociale, con una struttura di branco e di territori del tutto simile a quella delle bande indiane.»

derne razze spitz, con mantello folto, muso allungato e orecchie triangolari. In seguito alla colonizzazione dei bianchi nei territori Americani, la cultura dei nativi andò lentamente scomparendo e tutt’ora sopravvive come fenomeno folkloristico. Ironia della sorte, un destino molto simile a quello del lupo, elevato a spirito guida nelle tribù Indiane e perseguitato spietatamente dai coloni nei decenni successivi.

(Luigi Boitani, “Dalla Parte del Lupo”, 1979)

Le tattiche di caccia di numerose tribù indiane erano veramente simili a quelle dei lupi. Così i lupi e i Cree in Alberta spingevano i bufali sulle superfici di ghiaccio sottile; i Pueblo e i lupi dell’Arizona sfiancavano i cervi, mentre i Shoshoni attiravano le gazzelle sventolando delle strisce di pelle, in modo simile ai lupi del Wyoming quando agitano la coda per trarre in trappola le loro prede. Anche la struttura sociale delle tribù era per molto simile ai branchi di lupi, sia nella gerarchia interna che nei rapporti con altri gruppi confinanti. Il lupo come animale totem era non solo simbolo di forza e abilità guerriera, ma aveva anche poteri di guarigione. D’altra parte l’antropoformismo Indiano non fu mai così sviluppato come nei rituali degli sciamani o “uomini medicina”, che arrivavano al punto di assumere l’aspetto e l’atteggiamento dell’animale totem (uno fra tutti il caso dello stregone Bird Shirt che riportò in vita un uomo gravemente ferito, indossando una pelle di lupo ed emettendo gli stessi latrati che una lupa avrebbe rivolto ai suoi cuccioli). Sappiamo da fonte certa che i Pawnee, i Pueblo, gli Hopi e i Nootka eseguivano danze rituali mascherate (come la danza del serpente, Snake Dance, e la danza del sole, Sun Dance) dove venivano utilizzate maschere-lupo. Gli stessi cani degli Indiani erano spesso incrociati con i lupi; da quegli animali usati per il traino delle slitte (v. cap.3) sarebbero derivate le mo-

Il lupo come simbolo di libertà

2.2 IL LUPO E LA MITOLOGIA NORDICA Ma il lupo ritorna anche come figura ricorrente nella mitologia nordica, che ce lo presenta non solo come contrasto fra il bene e il male ma anche come presagio di morte e ad essa avvinto dal filo sottile di un’ideologia che si estenderà anche al cane (e infatti in alcune culture l’ululato del lupo è ancora considerato un presagio di sciagura incombente). Fenrir, il figlio del malefico dio Loki e della gigantessa Angrbodha, è raffigurato come un lupo gigantesco e inselvatichito, il più feroce di tutti, un “re delle tenebre” dal mantello nerissimo e gli occhi gialli. Suoi fratelli sono il serpente marino Iormungandr, e tanto per restare in tema, la dea dell’oltretomba, Hel. «Il re Odino […] sospetta che (Fenrir) finirà per minacciare gli altri dei quando sarà cresciuto e allora se lo porta con sé nella speran-

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za di ingraziarselo. Ma il lupo cresce sempre più forte e aggressivo al punto che Odino decide di incatenarlo. Con uno stratagemma convince Fenrir a farsi legare con una catena, ma il lupo ne spacca con facilità tutti gli anelli. Gli dei ci riprovano con Droma, la più forte catena che potessero costruire, ma anche questa volta Fenrir si libera. Allora si rivolgono agli gnomi, che costruiscono una catena prodigiosa, finissima e morbida come la seta, chiamata Gleipnir, che ha la proprietà di diventare più forte ogni volta che si tenta di spezzarla. Questa volta Fenrir è in trappola.» (Luigi Boitani, “Dalla Parte del Lupo” 1978)

Subodorando l’inganno, il lupo gigantesco accetta di farsi imprigionare solo a patto che uno degli dei accetti di porre una mano nelle sue fauci come garanzia. L’unico a non tirarsi indietro è il dio Tyr. Fenrir viene legato, e nonostante i suoi sforzi non riesce a liberarsi; furibondo, trancia con un morso la mano del dio. La leggenda vuole che i suoi furibondi scrolloni nel tentativo di spezzare la catena Gleipnir stiano all’origine dei movimenti sismici del globo terrestre. Antitesi del malefico Fenrir (che forse avrebbe incontrato maggiore indulgenza presso gli antichi Greci con la sua “lotta votata alla libertà”, vedi capitolo precedente) sono invece i due lupi Geri e Freki, compagni inseparabili del dio Odino; essi lo seguono nelle battaglie dove si cibano dei corpi dei nemici caduti in battaglia. Nel Walhalla, il paradiso degli eroi dove Odino e le altre divinità attendono il giorno del giudizio in cui si batteranno per salvare il mondo, Geri e Freki sono frequentemente raffigurati ai piedi del trono dove siede il capo degli dei nordici. Due selvatici quindi, Geri e Freki, che in comune con Fenrir hanno lo spirito indipendente di lupi liberi, pur avendo giurato fedeltà agli dei del bene e della luce. Ci sono poi altri due lupi giganteschi nella mitologia nordica, i fratelli Skoll e Hati che inseguono rispettivamente il sole e la luna per divorarli. E ci riusciranno nel tanto atteso giorno del Ragnarok, o Gotterdammerung, il crepuscolo degli dei che vedrà la fine di tutto ciò che

è stato e la nascita di un nuovo mondo dove c’è ancora speranza per la razza umana. «Si sveglieranno allora i giganti e gli dei del

bene e del male: in uno scenario epico, tutte le divinità si preparano allo scontro definitivo. E’ il Ragnarok, la battaglia finale. Fenrir […] si batterà contro Odino […] e tutti i guerrieri del Walhalla. Lo stesso Fenrir, soffiando fuoco e con la bocca spalancata, inghiotte vivo Odino, ma viene ucciso da Vidharr, suo figlio, che gli squarcia le fauci prima di morire lui stesso. […] Il campo di battaglia resta pieno di morti e fumante di macerie, deserto: così sarà la Terra dopo il giudizio. Ma c’è un futuro, perché lentamente la vita riprenderà […] grazie a un uomo e a una donna, Lifthrasir e Lif, che si erano salvati dalla catastrofe in un boschetto risparmiato dalle fiamme.” (Luigi Boitani, “Dalla Parte del Lupo”, 1978)

La mitologia nordica sarebbe stata in seguito rivisitata in una chiave assurda e inquietante dai Nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. E, come vedremo, anche il cane e il lupo ricomparvero sia pur occasionalmente nel delirio hitleriano. Ma prima di affrontare un discorso sul lupo e il cane nell’iconografia nazista, è necessario inquadrare quelli che furono i “lati oscuri” e le radici esoteriche del Terzo Reich. 3.

COMPAGNO DI VIAGGIO E DI MORTE

Abbiamo visto come dalla classicità, fino ai giorni nostri, lupo e cane siano spesso collegati nelle rappresentazioni mitologiche e filosofiche. Ma altrettanta importanza ha nell’ immaginario collettivo il rapporto speciale che c’è fra cane e l’uomo; se ne trovano testimonianze in tutti i campi dello scibile umano, dalla letteratura fino all’arte. E’ un legame, quello fra uomo e cane, che si estende al di là del tempo e dello spazio; e così autori diversi fra loro come l’italiano Dino Buzzati, il russo Sergej N. Bulkanov e il tedesco Thomas Mann portano tutti in trionfo la figura del “miglior amico dell’uomo”, rispettivamente ne “Il Tiranno Malato” (una storia di tenerezze canine), nel tragico “Cuore di Cane” (immaginario trapian-

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to di sentimenti tra uomo e cane) e in “Padrone e Cane” (affettuoso tributo al bastardino Bauschan). Per quanto riguarda le rappresentazioni del cane nell’arte, sono talmente numerose che occorrerebbero pagine solo per elencarle tutte. Ma il cane non è solamente compagno di vita dell’uomo, e il connubio fra queste due entità si estende anche alla morte. Morte che viene spesso collegata al simbolo per eccellenza del progenitore selvatico – l’ululato – tant’è che già nel “Mastino dei Baskerville” Arthur Conan Doyle ci parla di un misterioso e inquietante cane invisibile, creatura immaginaria il cui nome stesso è sufficiente a terrorizzare. Del resto questa linea sottile che unisce il cane alla morte è presente anche in Dante con la figura del tenebroso Cerbero, già custode dei defunti nei poemi omerici e nella letteratura latina. «Per esempio, a chi non viene in mente la sua funzione quale accompagnatore delle anime dei defunti nel mondo dei morti? Fedele compagno dell’uomo in vita, lo guida anche dopo la morte. In questo ruolo è affiancato da Ermes […] ed Ecate […], della quale si diceva che vagabondasse con le anime dei morti e che il suo avvicinarsi fosse preannunciato dall’abbaiare dei cani. Il famoso Cerbero (che Omero si limita a chiamare “cane e custode di Ade”) è il guardiano dell’aldilà. Cerbero diventerà prima nel mito greco, e poi in quello latino, una creatura mostruosa, con il corpo di cane, la coda di serpente e un numero variabile di teste al cui collo si avvinghiano serpenti. Inflessibile con i defunti, Cerbero scodinzolava per accoglierli al loro arrivo nell’aldilà, ma non permetteva ad alcuno di tornare indietro. Pare che, se esposto alla luce, abbaiasse furiosamente e dalla sua saliva spuntasse la pianta velenosa dell’Aconito […]. Catturarlo è una delle dodici fatiche imposte ad Eracle […]. Enea riesce ad eluderne la vigilanza somministrandogli una focaccia soporifera. La figura di Cerbero è ripresa nel medioevo da Dante che lo pone a guardia dei golosi: qui sarà Virgilio a placare le sue tre bocche fameliche, con una manciata di terra.» (Liliana Berruto, “I nostri Cani”, 2005)

Anche ai giorni nostri questa simbologia che unisce cane, uomo e morte può essere avvertita. Tutti noi abbiamo letto almeno una volta i romanzi di Jack London con le loro lotte disperate per la sopravvivenza, in una terra ostile che spesso si accanisce proprio contro le vittime, contro il cane strappato alla sua famiglia, contro il lupo chiuso in gabbia ed esposto alla crudeltà umana. Nell’arte, come abbiamo detto, sono molteplici i riferimenti al cane sia nella vita (come nei dipinti impressionisti o nel manifesto del futurismo, che si intitola proprio “Dinamismo di un cane al guinzaglio”) che nella morte (come nel monumento funebre a Ilaria del Carretto). Nel corso del capitolo si accennerà anche ad argomenti discussi in precedenza come l’antropomorfismo nelle opere di Angela Carter e l’ambiguità di fondo della figura del lupo, catturata in “Moonlight Wolf” da Frederic Remìngton e nel celebre “Jungle Book” da Rudyard Kipling. Apre la strada un autore italiano contemporaneo (oltreché conterraneo di chi scrive) come Giorgio Caproni, che nella sua “Ad portam inferi” ci offre un’immagine particolarmente struggente del cane come messaggero di morte, e insieme guida nel passaggio all’aldilà. 4. 4.1

ALTRI ASPETTI LO SLEDDOG AI GIORNI NOSTRI

Il mondo delle slitte trainate dai cani non appartiene solamente all’universo narrativo di Jack London e del “Gold Rush”, la Corsa all’Oro in Alaska. Infatti le corse in slitta trainate dai cani, perso ben presto il loro carattere originario di mezzo di trasporto (dei Ciuckci della Ciuckotka prima, e dei minatori all’epoca della “Corsa all’oro” poi) cominciarono ad attirare l’interesse anche degli sportivi. Nel 1908 alla All Alaska Sweepstake, la più importante gara d’Alaska a quei tempi, comparvero per la prima volta i cani che il musher William Goosak si era procurato direttamente dai villaggi Ciuckci; al contrario degli animali usati fino a quel periodo, solitamente di grandi dimensioni e dal pelo molto lungo, i nuovi arrivati erano

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minuti e avevano la pelliccia corta ma folta, tanto che originariamente furono chiamati in tono dispregiativo “piccoli topi siberiani”. Ma proprio quei cani grandi la metà dei “Buck” Alaskani si sarebbero rivelati formidabili nelle corse su media distanza con un carico moderato. Non soltanto erano estremamente veloci, ma sapevano anche risparmiare e valutare le proprie energie (al contrario delle altre razze utilizzate fino a quel momento). Inoltre erano straordinariamente astuti. Al termine della All Alaska Sweepstake gli abitanti di Nome, che all’inizio avevano osservato i “piccoli topi” quasi con aria di superiorità, furono costretti a ricredersi. Ben presto i nuovi cani di Goosak divennero popolarissimi, rimpiazzando così gli incroci che si erano venuti a creare fra molossoidi e levrieri. E proprio quei cani avrebbero dato origine agli odierni siberian huskies, una delle razze nordiche più belle e complesse che unisce in sé i caratteri di obbedienza del cane con una certa indipendenza (oltre che un aspetto tipicamente lupino). Infatti gli huskies sono perfettamente in grado di decidere sul da farsi anche quando il loro musher (la persona che guida i cani) è in preda all’incertezza. Una prova dello straordinario valore di questi animali si ebbe nel 1925 quando una muta di huskies, guidati dal celebre musher Leonhard Seppala già vincitore della All Alaska Sweepstake, attraversò trecento miglia di terreno ghiacciato per ritirare un antidoto dopo che la città di Nome era stata colpita da un’epidemia fulminante di difterite. Furono proprio i cani di Seppala a “salvare” la città, e in particolare il suo eroico capomuta Togo (che all’epoca aveva undici anni). Poco prima di giungere a Nome, Togo aveva ceduto la staffetta a un cane più giovane, Balto (che correva nella stessa muta pur non avendo la stessa esperienza), e fu proprio questi a essere portato alle stelle dalla stampa, tanto che al Central Park di New York si può ammirare ancora oggi la statua a lui dedicata. Per commemorare la “Corsa del Siero” del ’25 ancora oggi si corre la gara “Iditarod”, che ripercorre la pista su cui corsero Togo e il team di Leonhard Seppala.

Ritiratosi dalle gare, Seppala si dedicò all’ allevamento insieme all’amica Elizabeth Ricker, tant’è che i nomi di Togo, Kolyma, Balto, Nome e Scotty (per citarne solo alcuni) sono alle origini dei pedigree di molti siberian husky moderni. In seguito la selezione della razza passò nelle mani di Eva “Short” Seeley. Negli anni a venire si è lavorato a lungo sui siberian husky, con risultati vari. Addirittura in Italia si parla adesso di due linee di sangue – una che predilige le esposizioni di bellezza, con cani esteticamente più gradevoli, ma che su una pista difetterebbero di resistenza – e una che ha privilegiato l’attività agonistica, a scapito di una maggiore presenza scenica. Proprio il voler raggiungere velocità sempre

più elevate ha portato alla nascita dei cosiddetti “Alaskan Huskies”, animali ancora più veloci dei siberian con zampe lunghe e musi affilati che rivelano l’influenza di sangue levriero (in realtà gli “alaskani”, come vengono comunemente chiamati, sono così diversi ed eterogenei fra loro che mentre alcuni possono presentare caratteristiche tipiche dei levrieri, altri avranno orecchie penzolanti da bracco e pelo lungo, o diverse tipologie di muso e di testa). D’altra parte nemmeno gli Alaskani sono privi di difetti, infatti pur essendo molto più veloci degli

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huskies (o siberiani che dir si voglia) sono meno resistenti e possono trasportare solo pesi leggeri vista la loro struttura snella e agile. Selezionati per il traino di pesi considerevoli sono invece gli Alaskan Malamute, di dimensioni e stazza superiore, derivati da quei cani di taglia grande così comuni ai tempi della Corsa all’Oro – e probabilmente da incroci con un grande lupo alaskano, il Kenai. Tra le altre razze più diffuse in questa disciplina si ricordano inoltre il Samoiedo e il Groenlandese, quest’ultimo poco conosciuto in Italia. Si conclude questo paragrafo specificando che con “sleddog” inteso come sport non si intendono più solamente le corse in slitta, ma anche su kart o con le biciclette (dog-bike), oppure il dog-trekking su sterrato dove il musher solitamente tiene il suo cane attaccato alla vita. Questo sport ultimamente ha cominciato a diffondersi in Italia, anche se purtroppo non è ancora conosciuto e apprezzato come meriterebbe. 4.2 UN RAPPORTO SCRITTO NEI CIELI Così come la morte non basta a spezzare il legame che unisce l’uomo al cane, così uomo e cane (e in misura minore anche il lupo) ricorrono fianco a fianco anche nell’astronomia. Fra le più importanti costellazioni ricordiamo quella del Cane Maggiore, a est di Orion e di cui fa parte anche Sirio, la stella più brillante (oltre che la prima ad apparire nel cielo). La leggenda vuole che Sirio fosse in realtà il cane di Orione, il famoso cacciatore greco che si innamorò perdutamente delle Pleiadi, figlie di Zeus. Per sottrarle all’inseguitore Zeus non solo le trasformò in costellazioni, ma fece lo stesso con Orione che, nel frattempo era stato ucciso da uno scorpione inviato sulla sua strada dalla vendicativa dea Artemide. Insieme al cacciatore fu trasformato in stella anche il suo cane; ecco perché le Pleiadi sembrano fuggire davanti a Orione, che è affiancato da Sirio, e a sua volta inseguito dallo Scorpione. (Sirio era anche conosciuta ai Pawnee, come Stella-Lupo a cui essi attribuivano il mito della creazione).

«Altre stelle importanti di questa costellazione sono Mirzam (che in arabo significa “araldo” e preannuncia il sorgere di Sirio), Adhara, una gigante azzurra (490 anni luce), Wezen, una supergigante gialla con una radiazione luminosa centomila volte più intensa di quella del sole (3000 a.l) e Aludra, cinquantamila volte più luminosa del sole (2500 a.l). La mitologia greca vede in questa costellazione (anche) il cane Lelapo, straordinario cacciatore e inseguitore di prede, citato anche da Ovidio nelle “Metamorfosi”.» (Liliana Berruto, “I nostri cani”, 2006)

La Costellazione del Piccolo Cane, o cane minore, è invece spesso legata al culto di Mera, simbolo di fedeltà indefessa. «Questo era il cane d’Icario, il cittadino ateniese che ospitò Dioniso che, per riconoscenza, gli insegnò l’arte di coltivare la vite. Icario fu tuttavia ucciso da alcuni contadini, convinti che intendesse avvelenarli con il vino che non conoscevano e che li aveva ubriacati. Il fedele cane, con i suoi latrati, indicò ad Erigone, figlia di Icario, l’ubicazione della tomba del padre, e quando Erigone si uccise, Mera restò a vegliare le due salme sino alla morte. Dioniso, colpito e commosso dalla fedeltà dell’animale, lo trasformò in una costellazione.» (Liliana Berruto, “I nostri cani”, 2006)

Nel cielo boreale c’è infine una costellazione poco conosciuta, di nome Canes Venatici e detta “costellazione dei Cani da caccia” o “costellazione dei Levrieri”, che fu introdotta da Hevelius, il costruttore dell’osservatorio Stenenburg. Rappresenta un gruppo di cani, presumibilmente levrieri lanciati all’inseguimento delle due Orse, la Maggiore e la minore. I cani da caccia sono ben visibili in primavera, quasi nel momento del loro transito allo zenith. La copia integrale (44 pagine + copertina in formato pdf) di questa interessantissima “tesina” di maturità può essere richiesta alla segreteria o direttamente a

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Cristina Pezzica E mail: cbriva@tin.it – tel.010/313304


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From: Gloria Sent: Monday, October 09, 2006 2:50 PM Ciao Ragazzi, ieri sono stata a Livorno, in località "Tre Ponti" ed ho partecipato con Virgo e Whoopee ad una dimostrazione di traino, con cani da slitta, organizzata da alcuni soci del Gruppo Sportivo ANTARTICA!! C'erano molte persone a vedere la prova ed io mi sono divertita moltissimo.... chiaramente le mie bimbe non erano all'altezza degli alaskan husky che ho visto in azione ma devo dire che non ce la siamo cavata affatto male!! Appena posso manderò delle foto.. ;-) Più che altro c'erano team numerosi, di almeno 4-6 cani, al traino di carrelli a 3 o 4 ruote: ho conosciuto diverse persone e l'atmosfera che si respirava era FANTASTICA!! Naturalmente io mi sono cimentata nel bikedog ma non nascondo che mi sarebbe piaciuto provare anche il carrello con uno di quei team!! dal sito C.I.S. Durante la recente riunione FISTC che si è tenuta a Ruzina, in Slovacchia, è stato ufficialmente assegnato ad Auronzo di Cadore il Campionato Mondiale Sprint 2007 che si terrà nei giorni 9-10-11 febbraio 2007. La località cadorina sarà sede per la terza volta una manifestazione internazionale: infatti la pista di Palus San Marco ha già ospitato i Campionati Mondiali sprint nel 1995 ed i campionati Europei nel 2004. Un ulteriore riconoscimento per il trail di Palus, sede della scuola ufficiale CIS, considerato una delle più belle piste d'Europa. CAMPIONATO SOCIALE C.I.S. SU STERRATO 2006 Montemagno (AT) 5 novembre Una splendida giornata di sole e temperature sotto lo zero nelle prime ore della mattina hanno permesso lo svolgimento di un ottimo campionato sociale su terra 2006. La stagione, che si preannuncia ricca di eventi, è iniziata sotto i migliori auspici. Più di trenta partecipanti si sono disputati il titolo di campione sociale su terra per la stagione 2006.

dal sito F.I.M.S.S. 33 partecipanti alla gara su terra di Pian Consiglio del 22 ottobre 2006 Nonostante il tempo poco clemente, anche la gara su terra di Pian Cansiglio del 22 ottobre 2006 registra quest'anno il proprio primato di partecipazione continuando la striscia positiva inaugurata alla gara su terra di Tarvisio: 33 atleti si sono sfidati infatti nel rinnovato circuito della fantastica piana della conca Alpagota, allungato rispetto agli anni scorsi. Nonostante il terreno reso insidioso dalle piogge, notevoli sono stati i risultati ottenuti che hanno sostanzialmente confermato quanto di buono si era già visto a Tarvisio. Le classifiche saranno disponibili a breve sul sito Internet del club federato organizzatore, lo " Sleddog Club Valscura Cansiglio" (http://www.sleddogvalscura.it). Al di sotto delle aspettative le partecipazioni al "2° Trofeo Val Lastaro di Conco" 4 e 5 novembre. Nonostante l'interessante numero di pre-iscrizioni al " 2° Trofeo Val Lastaro di Conco ", gli effettivi atleti partecipanti sono stati non più del 60%, numero che è in controtendenza rispetto alle prime due gare della stagione. "Il pretesto più ricorrente per giustificare le defezioni è stato "è una gara su due giorni" commenta il presidente federale. "Personalmente nutro forti perplessità su questa giustificazione, visto che le gare su neve sono sempre di due giorni. Non mi allarmo per un episodio, ma è forse il caso di non abbandonarci troppo sugli allori dei successi ottenuti nelle prime due manifestazioni: abbassare la guardia è pericoloso, ed a mio avviso Val Lastaro lo dimostra". "Ci aspettiamo", conclude il presidente FIMSS, "uno scatto di orgoglio da parte degli assenti a Val Lastaro per la gara di Casasola di Majano del 19 Novembre prossimo". Istituiti la "Coppa lavoro" ed il "Trofeo Allevatori" Il SE.S.H.I. aderisce ufficialmente alla "Coppa lavoro" ed al "Trofeo Allevatori" Basata sul modello Francese, la "Coppa Lavoro" mette assieme la capacità atletica del cane da slitta alle qualità estetiche tipiche della razza. Operativa sin dalla prima gara di Tarvisio, la "Coppa Lavoro" , fortemente voluta dal responsabile della Divisione FCI Rinaldo Marioli, è stata deliberata all'unanimità dal Consiglio Federale che si è tenuto a Tarvisio a margine della "Festa del Musher". E' stato previsto anche il "Trofeo Allevatori", che premierà l'allevamento che otterrà il totale più alto ottenuto tra tutti i soggetti che concorreranno alla "Coppa Lavoro".

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Approvata dall’Assemblea dei Soci

C.I.S. Club Italiano Sleddog Bagolino (BS) sabato 4 novembre 2006

Proposta: B.Q.D.- (Bonus Quality Dog) Premessa: in questi ultimi anni sia dal palcoscenico dello sleddog internazionale che dal mondo delle esposizioni cinofile, si sente parlare di prove di lavoro o di regolamentare maggiormente le gare di sleddog di pura razza. Proposta: B.Q.D. (Bonus Quality Dog). Con questa proposta, si mira a valorizzare il cane di pura razza per le sue caratteristiche psico-fisiche (equilibrio psicologico e morfologia rispondente allo standard di razza), valutate da un giudice ad una esposizione ufficiale. Naturalmente il fatto di impegnarsi per ottenere detto bonus, è assolutamente facoltativo, trattasi solo di valore aggiunto al team stesso. Bozza di regolamento: 1) Dimostrare tramite libretto delle qualifiche E.N.C.I., regolarmente vidimato, di aver partecipato ad una esposizione internazionale ufficiale. Un giudizio pari a Buono o Molto Buono dà diritto ad un anno di bonus, un giudizio pari ad Eccellente dà diritto a 3 anni di bonus. 2) Il cane con questi requisiti che ha partecipato a tutte le manches previste dalla gara di sleddog, ha diritto ad un bonus supplementare al punteggio realizzato nella competizione. 3) Se all’interno del team vi sono più cani che hanno diritto al B.Q.D., si effettua la somma dei bonus. 4) Per quanto riguarda il calcolo dell’ammontare del bonus, delego chi di competenza all’interno del club. Conclusione: questa proposta potrebbe rivelarsi un metodo non invasivo per tutelare la razza, scoraggiando negli anni manipolazioni eccessive,inoltre, si ipotizza di avvicinare al nostro sport allevatori e appassionati appartenenti per il momento solo al mondo delle esposizioni, incentivati dai nuovi criteri di giudizio. In questo modo sicuramente si continuerebbe il lavoro “musher-cane” rafforzando il loro feeling anche nel periodo di ferma estiva. Sicuramente a livello internazionale contraddistinguerebbe il CIS per serietà, impegno.ed innovazione. Alla stesura di questo documento anno collaborato:

Giuseppe Prampolini, Marco Ossola, Maurizio Drigo, Enrico Lupezza, Luca Brioschi.

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da “I

Nostri Cani”

Notiziario E.N.C.I. Novembre 2006 pag.4

SAMOIEDO, SIBERIAN HUSKY, GROENLANDESE E ALASKAN MALAMUTE È stata disposta l’apertura della classe lavoro per le razze samoiedo, siberian husky, groenlandese, alaskan malamute e il CACIB potrà essere rilasciato anche ai soggetti in tale classe. I soggetti potranno accedere alla classe lavoro a seguito del superamento di una appropriata prova di lavoro. Il titolo di Campione Internazionale di bellezza può essere ottenuto unicamente con 4 CACIB. Tale regolamento si applica a tutti i paesi membri, a condizione che il Kennel Club Nazionale del paese, nel quale il cane è iscritto al Libro Genealogico, abbia rilasciato un regolare certificato FCI per accedere alla classe lavoro. Tali razze non possono ambire al titolo di Campione Internazionale di Lavoro. La regola è entrata in vigore dal 1°gennaio 2006. Le procedure per la proclamazione a Campione Italiano di bellezza rimangono invariate, in quanto trattasi di razze non sottoposte a prova di lavoro. Pertanto, il CAC è in palio in classe libera, mentre il CACIB è assegnato mettendo a confronto le classi libera e campioni.


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DIMOSTRAZIONE DI SLEDDOG A LIVORNO – Loc. Tre Ponti – 08 Ottobre 2006 Domenica si è svolta a Livorno una manifestazione sportiva, per promuovere lo Sleddog, organizzata dal G.S. Antartika. Promoter dell’evento è stato il signor Turinelli il quale, grazie all’attiva collaborazione del comune di Livorno, ha messo a disposizione dei concorrenti un tracciato di circa 2 km che si snodava all’interno di un parco comunale pubblico. La giornata è stata da lui organizzata nel migliore dei modi mettendo sul campo slitte e carrelli in bella mostra, attirando così l’attenzione di numerosi passanti. Sono venuta a sapere per caso di questa manifestazione e mi sono precipitata immediatamente, con armi e bagagli, sul campo di gara: giusto il tempo di parcheggiare e scendere dalla macchina che già non si trattava più della consueta Livorno, non esisteva più il parco cittadino, il mare alle nostre spalle era diventato invisibile…. davanti ai miei occhi c’erano solo cani, slitte, carrelli, biciclette, linee di traino, imbragature, stake out e tanta tanta passione!! Ero partita da casa in fretta e furia con le mie 2 femmine di Siberian Husky, del tutto impreparata, convinta di andare a godermi lo spettacolo ed invece, parlando con l’organizzatore, è saltata fuori la possibilità di gareggiare nella categoria “bike-dog”, con quale coraggio avrei potuto rifiutare un’ occasione simile? In pochi minuti mi sono state assegnate una bicicletta, un paio di imbragature, la linea di traino e la neckline: mi sentivo già pronta per la partenza!!

che se da parte di tutti noi c’era la ferma volontà di fare bella figura con il pubblico. L’organizzazione ha imposto l’ordine di partenza dei vari equipaggi dando la priorità alla categoria bike-dog per cui siamo partiti in sequenza con circa 5 minuti di intervallo l’uno dall’altro. Dopo di noi hanno preso posizione i team più numerosi, di 4 - 6 od 8 cani, con la categoria Kart. E’ stato bellissimo vedere i cani imbragati al carrello, sulla linea della partenza, saltare letteralmente sulle 4 zampe scalpitando per partire. Ho percepito la loro adrenalina e solo adesso posso comprendere quanto lavoro ci sia dietro un team di buoni cani da slitta. Sono dei veri e propri atleti, preparati fisicamente ma soprattutto mentalmente….non desiderano altro che partire, trainare e correre. Unico rammarico è il fatto che, purtroppo, non uno di quei cani era un vero Siberian Husky!! Tutti Alaskan Husky levrettati, muscolosi, scattanti, nevrili, a pelo corto, alti sulle zampe, con orecchie scorrette, code arricciate e, nella maggior parte dei casi, con caratteristici occhi di ghiaccio. L’unica concorrente ad aver gareggiato con esemplari di pura razza sono stata io!! Penso ci sia da riflettere parecchio su questo aspetto….. A parte tutto è stata una giornata memorabile: sono tornata a casa stanca, sporca di fango ma pienamente soddisfatta. Spero di non dover aspettare molto prima di rimettere alla prova le mie bimbe, inizio già a prenderci gusto! Infine ringrazio il gruppo sportivo Antartika per la bella iniziativa ed in particolare il signor Turinelli per aver esaudito, in qualche modo, uno dei miei più grandi desideri. Alla prossima…GO – GO – GO!!

Nel frattempo sul luogo della manifestazione si era radunata tanta gente quasi tutta accalcata alla linea di partenza anche se, fortunatamente, c’erano qua e là dei gruppetti sparsi un po’ lungo tutto il percorso ed io mi sentivo sempre più eccitata!! Stavolta si faceva sul serio! Mentre gli altri equipaggi erano impegnati a preparare i rispettivi cani ho avuto la possibilità di farmi un giro del tracciato a piedi, per impararne il percorso. Ho riscontrato un vivo interesse da parte del pubblico presente, ho risposto ad innumerevoli domande, ho sfatato qualche mito e mi sono fatta delle belle risate conversando amichevolmente con tutti, sia concorrenti che semplici curiosi. L’atmosfera era molto amichevole: non si trattava di una competizione agonistica vera e propria an-

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Gloria Di Petta (aspirante musher ? e perché no!)


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Sleddog Club Valscura Cansiglio

Club Italiano Sleddog

Pian Cansiglio, 22 0ttobre 2006 Challenge Italia '06-'07 Trofeo Giorgio Lovati

Campionato C.I.S. su sterrato 2006 5 novembre 2006 Montemagno (AT) Classifica gara – Km.5,5

Lista Arrivi (*) N. N.

Concorrente

Dog Trekking - giovani 1 Sella Alessia – anni 8 Bike Dog - giovani 1 Raingler Sebastian Dog Trekking - donna 1 Lupezza Alessandra Dog Trekking - uomo 1 * Ossola Marco 2 Visconti Marco 3 Lazzari Gianluca 4 Pirini Giorgio Bike 1 cane – donna 1 * Beltrame Graziella 2 Avagnina Maddy 3 * Battaglia Elena Bike 1 cane – uomo 1 Lupezza Andrea 2 Bernardi Cristian 3 Pirini Giorgio 4 * Ravelli Giovanni Bike 2 cani - uomo 1 Sabella Gianpiero 2 Raviola Fabio 3 * Sigotti Giampiero 4 Leonnet Philippe 5 * Lupezza Enrico 6 * Faraguti Maurilio Kart 4 cani 1 Babboni Aldo (1°team) 2 Del Nevo Ugo 3 Babboni Aldo (2°team) 4 Dutto Fabrizio 5 Matterazzo Doriano 6 * Sella Giovanni 7 * Prampolini Giuseppe Kart 6 cani 1 Russo Mark 2 Corvi Gino 3 Ajelli Riccardo

Tempo mm.ss.cc

CANICROSS 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Marioli Rinaldo D'Alberto Enrico Driussi Claudio Petozzi Giacomo Rizzetto Livio Saija Micol Are Margherita Bettini Nicoletta Are Roberto Matiz Francesco Matiz Gabriele

7,19,26 8,30,23 9,40,23 9,45,20 11,02,75 11,26,78 18,33,88 19,32,88 20,17,40 21,37,00 D.S.

BIKEDOG 1 2 3 4 5 6 7 8

Piccinini Filippo Marioli Rinaldo Patriarca Pierangelo Bassan Massimo Petozzi Giacomo Mariolo Matteo Merlin Alessio Durigon Daniele

6,17,77 6,47,14 7,25,06 8,41,33 8,42,00 8,42,50 9,12,15 9,38,00

KART 4 CANI 1 2 3 4 5

Patriarca Pierangelo Albanese Paola Sperti Francesca Saija Gianni Are Giovanni Giunco Roberta Doliana Aldo

6,49,00 7,01,00 8,24,00 9,47,00 10,20,00 D.S. D.S.

KART 6 CANI 1

Ruffa Tiziano

5,44,00 (fonte CIRN/SE.S.H.I.)

(*) non si conosce la lunghezza del percorso

Tempo mm.sec.cc

Concorrente

(* ) soci del nostro Club

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52.41:62 18.11:99 27.56:39 21.38:21 28.16:62 30.21:62 35.49:60 15.18:78 17.44:67 18.54:00 12.22:80 13.59:16 15.14:54 17.57:32 11.31:20 13.29:95 13.48:90 13.59:06 14.52:63 15.58:77 13.22:16 13.28:84 14.40:05 18.24:50 19.27:30 19.35:94 25.16:95 16.14:36 17.04:12 17.14:21

(elaborazione SHC-I)


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Le gare sono di tipo “sprint” (se non meglio specificato). Per maggiori informazioni visionare il sito ufficiale del Club organizzatore, in particolare nell’imminenza della data della gara per eventuali variazioni:

www.antartica.it

www.fimss.it

www.sleddogcis.com

16/17 dicembre 2006

VALLELUNGA (BZ)

Come arrivare al campo gara: Autostrada del Brennero, uscita Bolzano sud, poi superstrada per Merano poi proseguire per Passo Resia. Arrivati a Curon Venosta girare a destra per Vallelunga e proseguire per 10 Km.

06/07 gennaio 2007

RIVA VALDOBBIA (VC)

Come arrivare al campo gara: Autostrada A26 uscita Romagnano Sesia seguire poi indicazioni per Alagna Valsesia Come arrivare al campo gara: In prossimità di Venezia prendere la A27 direzione Belluno.- Cortina fino a Belluno, poi seguire indicazioni Cortina. Da nord Autostrada del Brennero A22. Uscita Val Punteria. Proseguire fino a Dobbiamo e poi prendere la SS51 per Cortina d’Ampezzo fino al Centro Fondo Fiames

CAMPIONATO ITALIANO SPRINT 13/14 gennaio CORTINA D'AMPEZZO (BL) 2007

13/14 gennaio 2007

ANTERSELVA (BZ)

A.I.M.

Patrocinio F.I.M.S.S.

BAGOLINO – GAVER (BS)

Come arrivare al campo gara: da Brescia seguire le indicazioni per il lago d'Idro, a Ponte Caffaro girare a sinistra in direzione Bagolino - Passo Croce Domini. Giunti a Bagolino proseguire in direzione Gaver

CAMPO FELICE (AQ)

Come arrivare al campo gara: Autostrada Adriatica A14, uscita Giulianova da nord e Roseto da sud. Proseguire in direzione Teramo. Prendere l’autostrada A24 (Teramo-Roma) Uscita Campo Felice Autostrada del Sole A1. Seguire indicazioni L’Aquila . Uscita Campo Felice

03/04 febbraio 2007

SARNANO (MC)

Come arrivare al campo gara: Autostrada Adriatica A14. Uscita Civitanova Marche. Superstrada Macerata-Tolentino Uscita Belforte e proseguire dir. Sarnano Autostrada del Sole A1 Uscita Siena Bettolle da Nord, Orte da sud proseguire dir. Assisi-Foligno. Dopo Foligno SS77 direzione Macerata, dopo Cardarola devizione per Sarnano

03/04 febbraio 2007

TARVISIO - Piana di Fusine

09/10/11 febbraio 2007

AURONZO DI CADORE Palus S. Marco (Italia)

20/21 gennaio 2007 27/28 gennaio 2007

Scuola Internazionale Mushing

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Patrocinio F.I.M.S.S.

CAMPIONATO MONDIALE SPRINT FISTC


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16/17/18 febbraio 2007 24/25 febbraio 2007 24/25/26 febbraio 2007 03/04 marzo 2007

CAMPIONATO EUROPEO

Sleddog Club Valscura F.I.M.S.S. - CIRN/SESHI Media e Lunga Distanza

PIAN CANSIGLIO (BL)

Come arrivare al campo gara: Autostrada A32, uscita Susa seguire indicazioni per Monginevro, all'uscita dell'abitato di Susa seguire indicazioni per Pian del Frais - Chiomonte

CHIOMONTE (TO)

PIAN CANSIGLIO (BL)

F.I.M.S.S. Sleddog Club Valscura

Media e Lunga Distanza (non pura razza)

VAL DI FASSA (TN)

Come arrivare al campo gara: Autostrada del Brennero A22: uscita Egna Ora seguire indicazioni Val di Fassa. Pozza e Mazzin di Fassa.

10/11 marzo 2007

MADESIMO (SO)

Come arrivare al campo gara: si deve attraversare Lecco, percorrere la sponda orientale del lago di Como fino a Colico e dirigersi a Chiavenna da dove parte una strada che porta sino a Madesimo in circa 45 minuti

10/11 marzo 2007

PIANDELAGOTTI (MO)

WAMDI ISTA TEAM

Campionato Italiano Assoluto Sprint e Media Distanza Challenge Italia ® Divisione FCI

Gare all’estero 06/07 gennaio 2007 20/21 gennaio 2007 09/10/11 febbraio 2007 23/24/25 febbraio 2007

TODTMOOS (Germania)

16/17/18 febbraio 2007

ZUBEREC (Slovacchia)

CAMPIONATO EUROPEO SPRINT W.S.A.

SCHONECK

CAMPIONATO EUROPEO MD / LT W.S.A.

23/24/25 febbraio 2007 10/11 marzo 2007

SLOVENIA HAIDMULE (Germania)

BERNAU (Germania)

Slovenja Sleddog Federation

F.I.M.S.S. Challenge Italia ® Tutte le Divisioni

DSSV

F.I.M.S.S. Challenge Italia ® Divisione OPEN

in collaborazione

A.I.M. T.C.E. Trail Club Europe DSSV in collaborazione

A.I.M.

(Germania)

GAFSELE – ASELE

S.D.S.F.

(Svezia)

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Campionato Europeo Sprint e Media Distanza E.S.D.R.A. F.I.M.S.S. Challenge Italia ® Divisione OPEN

Campionato del Mondo Sprint I.F.S.S.


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La vincitrice di quattro edizioni muore di leucemia a 51 anni. Susan Butcher perde la sua battaglia contro il cancro Craig Medred Anchorage Daily News 6 agosto 2006

Iditarod di Susan Butcher Susan Butcher ha vinto quattro edizioni dell’Iditarod ed è sempre stata tra i TOP 10 in tutte le gare cui ha partecipato, ad eccezione di due. Il suo tempo migliore è stato di 10 giorni, 22 ore, 3 minuti nel 1993. 1978 19° 1979 9a 1980 5a 1981 5a 1982 2a 1983 9a 1984 2a 1985 Ritirata

1986 1a 1987 1a 1988 1a 1989 2a 1990 1a 1991 3a 1992 2a 1993 4a 1994 10a

Lontano dalla sua Alaska e dai suoi cani che tanto amava Susan Butcher, vincitrice di quattro edizioni dell’Iditarod, è morta Sabato in un ospedale di Sattle. Aveva 51 anni ed era madre di due ragazze. Ha condotto la sua battaglia contro la leucemia per un anno e mezzo, ma a volte neppure i guerrieri più forti possono vincere. Figlia della ricca borghesia americana ha girato le spalle al mondo conformista di Cambridge, Mass. per scavare una nicchia per sé e i suoi amati cani in un angolo freddo e duro di Bush, in Alaska. Trascorre i suoi venti e trent’anni in un’ esistenza quasi isolata nell’Interno dedicando la sua vita ad un obiettivo apparentemente impossibile, vincere l’Iditarod Sled Dog Race. Trascorre giorni e giorni in piedi sui pattini di una slitta seguendo i suoi husky attraverso la taiga gelata e gli aridi territori a nord di Fairbanks.

“Amo trascorrere parecchio tempo da sola” disse ad un giornalista che scriveva per l’inserto “We Alaskans” (Noi Alaskani) del Daily News’ old Sunday nel 1981. Aveva allora 27 anni ed era già una valida concorrente dell’Iditarod, sebbene dovessero passare ancora cinque lunghi difficili anni prima della strepitosa vittoria nell’Iditarod del 1986. A quell’epoca aveva unito le sue forze con Dave Monson, ex-avvocato, amico musher e anima gemella. Insieme hanno lavorato per dominare l’Iditarod. Susan era la forza motrice del loro allevamento “Trailbreaker Kennels”, il volto dell’ organizzazione. Dave era l’organizzatore, l’amministratore, colui che stava tra le quinte e teneva insieme il tutto. Si erano sposati nel 1985. Susan Butcher ha vinto la sua prima Iditarod l’anno successivo. Avrebbe continuato a vincere altre tre edizioni nei

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quattro anni successivi, la più impressionante sequenza di vittorie nella storia dell’Iditarod. Apparvero T-shirt con la scritta: “Alaska: dove gli uomini sono uomini e le donne vincono l’Iditarod”. Prima che Susan Butcher decidesse di ritirarsi dalle competizioni per mettere su famiglia circa dieci anni più tardi, i suoi successi sportivi erano talmente famosi da diventare quasi sinonimi del 49o stato. Alaskani che avevano avuto occasione di conversare con stranieri durante viaggi all’estero spesso si ritrovavano a sentire il ritornello: ”Ah, l’Alaska, non è dove c’è quella donna che vince sempre la gara con i cani da slitta?” “Quella donna” era Susan Butcher, e sebbene avesse, alla fine, abbandonato la competizione, non si era mai allontanata dall’Iditarod. Aveva continuato ad allevare, crescere, allenare e vendere cani da slitta ad altri musher e ad assistere regolarmente gli organi d’informazione in qualità di cronista e analista della gara. Anche il Marzo scorso, sebbene debole per la chemioterapia, aveva intrapreso con grande coraggio il viaggio sino al villaggio Bush per lavorare come controllore per l’Iditarod, registrando i cani che arrivavano e ripartivano. E’ il classico comportamento di una donna che non conosceva il significato della parola ‘abbandono’. Possedeva uno spirito indomito ed è questo che ha reso così difficile per molti capire che il cancro la reclamava. Penso che tutti avessero la sensazione che Susan fosse una tale combattente nell’Iditarod, che avrebbe battuto anche lui” disse una volta Mark Nordman, suo amico e direttore di corsa dell’Iditarod. “Questo è quello che tutti credevano”. Ci fu persino un breve periodo in cui sembrava ovvio che Susan Butcher avrebbe vinto la leucemia allo stesso modo in cui era abituata a battere il suo principale rivale Rick Swenson e tutti gli altri uomini sul percorso dell’Iditarod. “Dopo aver subito un trapianto di midollo osseo, la sua leucemia era in remissione” ha detto Sabato il suo medico di Seattle dr. Jan Abkowitz. “ Si sentiva assolutamente bene”.

Il trapianto aveva avuto luogo il 16 Maggio. Circa un mese più tardi Susan Butcher ha sviluppato un malattia da rigetto nella quale il sistema immunitario del midollo osseo trapiantato inizia ad attaccare gli organi. Fu portata con urgenza dalla sua Fairbanks al centro medico dell’Università di Washington. Dave Monson e le loro due figlie Tekla di 10 anni e Chiana di 5 ritornarono a Seattle con lei. I Medici iniziarono un cura aggressiva per cercare di bloccare le cellule del midollo trapiantato che distruggevano l’apparato digerente di Susan Butcher. Il marito ricorda che spesso soffriva terribilmente a causa della malattia e delle cure, ma che continuava a combattere. I Medici erano riusciti ad arrestare il rigetto con una combinazione di steroidi e medicine sperimentali. “Poi con nostro grande sgomento e sorpresa, una settimana fa, durante un’analisi di routine del midollo osseo notammo che la leucemia era ritornata” ha detto Abkowitz. A Susan Butcher fu posta una terribile alternativa: andare a casa e morire o iniziare un altro ciclo di chemioterapia, dolorosa e potenzialmente mortale per far regredire la leucemia in attesa di un altro trapianto di midollo osseo. Coloro che conoscono Susan Butcher dicono che la scelta non era in realtà una scelta per una donna che aveva trascorso la sua vita a combattere le avversità e a superarle. Riprese la chemioterapia, ma Venerdì le sue condizioni sono peggiorate. Fu spostata nel reparto di terapia intensiva. Moson era al suo fianco come lo era stato negli ultimi 21 anni. Era là quando è morta Sabato. La notizia della sua morte ha colpito fortemente l’Alaska anche se non era del tutto inattesa. DeeDee Jonrowe, un amico, compagno musher e sopravvissuto al cancro, era andato a Seattle solo alcune settimane fa a trovare Susan temendo che sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbero potuto parlare. Altri sapevano che le sue condizioni erano critiche. Durante la sua malattia, Monson aveva tenuto un sincero e commovente diario on-line per tenere tutti aggiornati. Era spesso dolorosamente onesto sulle condizioni di Susan man mano che

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il cancro devastava quel corpo che una volta lei con uno strenuo lavoro aveva reso così forte. Nel periodo in cui gareggiava Susan Butcher spronava e richiedeva a se stessa più di quanto facesse con i suoi cani. Non c’è stato mai nessun musher che meritasse maggiormente l’onore di essere considerato “il cane più forte del team”. Chiunque sia nello sport o conosca il mondo delle gare su lunga distanza lo sa. “Ci sono ancora in giro alcuni che hanno tratto vantaggio da quello che chiamiamo “Gli anni Butcher” dice il musher Martin Buser di Big Lake, lui stesso quattro volte vincitore. “Lei è stata un’ispiratrice per noi tutti. E’ stata certamente un’antesignana che ha dedicato la sua vita allo sleddog e per questo ha vinto così tante volte”. Come altri, Buser ha avuto grande difficoltà a comprendere la realtà della morte di Susan Butcher. “E’ difficile da credere”, ha detto, “Non ci sentiamo affatto più vecchi di 10 o 15 Iditarod fa, ma ovviamente siamo tutti mortali”. Grazie alle moderne telecomunicazioni la notizia della morte di Susan Butcher si è diffusa rapidamente Sabato nel mondo ben organizzato degli appassionati dello sport con i cani da slitta. “Oggi è un giorno molto triste per l’Iditarod Trail Sled Dog Race, per tutti gli Alaskani, per ogni persona che ha conosciuto Susan Butcher” è detto in un messaggio messo sul sito Web www.iditarod.com. “Sentiremo enormemente la sua mancanza”. Sabato sera Nordman si trovava nella sede dell’Iditarod a Wasilla per telefonare in tutto il mondo per informare gli altri della morte di Susan Butcher. Non è stata una cosa facile da fare e neppure un posto comodo dover stare. “Naturalmente la prima cosa che vedi è Susan e Joe (Redington Sr.) che superano Denali e le foto dei vincitori e tutto il resto” ha detto Nordman. “ E’ veramente triste. E’ una parte della storia che ci lascia”. “Ci vorrà del tempo per assorbire tutto ciò”. Il compianto Joe Redington, il padre dell’Iditarod, nel 1979 ha scalato il Mount McKinley con Susan Butcher, la guida leggendaria Ray Genet ed il fotografo Rob Stapleton.

Gent in seguito è morto assiderato presso la cima del Monte Everest. Il cancro si è portato via Joe Redington nel 1997 ed ora Susan Butcher. Nordman ha detto che Susan mancherà moltissimo quale una delle più grandi ambasciatrici dello sport con i cani da slitta. Anche molto tempo dopo che si era ritirata era la persona di cui sempre chiedevano notizie i visitatori che arrivavano nella sede dell’ Iditarod. “Ha lasciato certamente il segno sullo sport” ha detto. “Nessuno era meglio di lei nel modo di trattare i cani” “Sapevamo che stava portando avanti la più grossa battaglia che si potesse immaginare, ma penso sia stata certamente una sorpresa per tutti quando è successo”. (traduzione Adele Oldani)

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Susan Butcher e i suoi cani (December 26, 1954 - August 5, 2006)


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Ricordando un grande affetto Un grande affetto, credo che non ci siano altre parole per descrivere quello che c’è stato fra nonna Elena e la nostra siberiana, Sibille. L’abbiamo sempre adorata tutti, Sibille; io, che scherzosamente la chiamo “la mia adorabile sorella lupa”, mia madre che lei riconosce come capobranco, ma l’ affetto di Sibille per nonna Elena e quello della nonna per lei era semplicemente qualcosa di diverso. Ora come ora mi viene in mente la strana abitudine di Sibille di nascondere gli ossi sotto la sedia di mia nonna. Strana perché Sibille è sempre stata estremamente possessiva nei confronti di ossi e affini. E la nonna si lamentava, diceva “vedrai che un giorno o l’altro si sbaglia e mi mangia un piede” – ma poi, dopo che Sibille aveva finito di nascondere l’osso e stava per allontanarsi, le faceva una carezza. Non era l’affetto dei grandi discorsi o dei regali o dei nomignoli scherzosi, era un affetto basato qualche volta sui silenzi, qualche volta sulle occhiate cariche di significato che solo loro si scambiavano. E a volte anche su qualche piccola presa in giro, qualche dispetto. Come quella volta che mamma aveva comprato un sacchetto di trippe, l’aveva posato sul bordo del tavolo. La nonna si era seduta ad assaggiarle, ignara che dall’altra parte Sibille aveva rotto il sacchetto e si stava servendo anche lei. O come quando Sibille con il muso le chiedeva coccole, e lei per tutta risposta le grattava la testa canticchiando “Com’ero buffo quand’ero burattino”. Per non parlare di quella volta che la nonna aprì la porta del salotto con Sibille al suo fianco e tutte noi scoppiammo a ridere; si era camuffata da Cappuccetto Rosso, con il cappuccio di un vecchio impermeabile in testa e “il lupo” ai suoi piedi. Quella volta sono riuscita anche a fotografarla, e adesso quando guardo la foto in questione mi sento combattuta, mi viene da sorridere e da piangere insieme. Sì, mia nonna adorava Sibille. E Sibille… be’, dire che anche lei adorasse mia nonna non le rende nemmeno lontanamente giustizia.

Quando nonna Elena dovette ricoverarsi per un primo intervento, alla Siby successe qualcosa di molto strano; da un giorno all’altro improvvisamente prese a zoppicare. Le due zampe anteriori non le davano problemi, ma la posteriore sinistra non riusciva più a posarla a terra. Eppure non c’erano ferite, abrasioni, corpi estranei nei cuscinetti; nemmeno il veterinario riuscì a spiegarsi il problema. Fatto sta che Sibille continuò a zoppicare in quel modo anche nei giorni seguenti; saltellava su tre zampe come un buffo ranocchio. Poi, il giorno che la nonna tornò a casa e si affacciò alla porta, meraviglia della meraviglie; Sibille le corse incontro su tutte e quattro le zampe come se non avesse mai zoppicato in vita sua, con quel sorriso canino che riservava solo a lei. Coincidenza? Empatia? O forse semplicemente quell’amore che tutte vedevamo splendere nei suoi occhi scuri di siberian husky quando negli ultimi tempi la nonna, un po’ malinconica, le accarezzava la testa e mormorava “Povera Siby, ora sei vecchietta anche tu”? Una volta mi disse che non riusciva a pensare al giorno in cui Sibille non ci fosse più stata; che sarebbe stato un dolore terribile per lei. E poi la nonna è stata ricoverata di nuovo. Solo che, stavolta, Sibille non ha più potuto salutare il suo ritorno con quel sorriso canino. Anche adesso a distanza di due anni si aggira intorno alla porta con aria infelice e ogni tanto guarda in su come se aspettasse, da un momento all’altro, di veder comparire di nuovo Cappuccetto Rosso. Io non so se esiste una parola per descrivere l’affetto che le univa, ma posso solo dire che Sibille non è più stata la stessa, dopo. Non si è messa a zoppicare, non risente nemmeno degli acciacchi dell’età, eppure io che la conosco da quando era cucciola mi accorgo di come all’improvviso sia invecchiata di dieci anni, non nel fisico, ma nello spirito. E’ diventata triste tutto a un tratto. E’ in momenti come questi che vorrei ridere in faccia, con tutto il mio disprezzo, a chi dice che gli animali non hanno sentimenti. Quando ho deciso di scrivere questo articolo per ricordare il loro grande affetto sapevo che alla fine mi sarei ritrovata con un groppo in gola e le lacrime agli occhi, e infatti è proprio così. Ma fra le lacrime è affiorato anche un sorriso, perché voglio concludere ricordando un Natale di tre anni fa con la sala da pranzo addobbata a festa, l’abete illuminato, la tv sincronizzata su un film natalizio e tutta la famiglia a tavola; io, mia mamma, e di fronte nonna Elena china verso Sibille, che le sta dando un bacio sulla guancia…

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Cristina Pezzìca


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Torma: davvero una femmina, sempre pronta a negare l'evidenza!!

La nostra Torma era in realtà il cane del mio fidanzato che io ho conosciuto quando ho iniziato ad uscire con Marco circa 5 anni fa.... quindi è stata il “mio” cane solo per 2 anni, anni davvero felici dove ho potuto capire cosa vuol dire voler bene ad "animale " (come tanta gente vuole definire quello che molte volte può essere davvero un amico e un compagno di vita più di tanti esseri umani!!), quindi io l'ho conosciuta già grande ed ora che stiamo per andare a vivere insieme, io e Marco, vorrei poter avere un piccolo amico da veder crescere con noi, con la nostra famiglia, insomma da tutti i racconti che Marco mi ha fatto della Torma da piccola con tutte le sue marachelle ma anche con tutte le gioie che ha dato ... il mio desiderio è proprio quello di un cucciolo!! Se partiamo dal principio è stata la casualità dell'incontro con il cucciolo più “tontolone” di tutta la cucciolata... la famiglia di Marco si è recata in questo negozio con l'idea dell'acquisto di un altro cucciolo, il classico cane dei bambini, il labrador, ma non essendocene disponibili il negoziante ha messo nelle mani

della mamma di Marco questo fagottino un pò tontolone che nella cuccia pensava solo a dormire mentre i fratellini le saltavano addosso. Dopo un attimo di sorpresa per la novità rispetto alla loro idea iniziale il fagottino ha colpito e ... tutti a casa!!! Con il passare del tempo questo cucciolo è cresciuto ed è diventato il migliore amico di Marco, ops volevo dire praticamente la sua fidanzata: gite in montagna, passeggiate per la città, insomma solo loro due e quando lei non stava con Marco era con suo papà, che grazie a lei è diventato un gran camminatore a qualsiasi ora del giorno e della sera. Quando poi io e Marco ci siamo conosciuti, cinque anni fa, la coppia è diventata un trio. Mi sono intromessa, sai com'è ero un po’ gelosa e poi era impossibile non voler bene ad cane come Torma!!! Un bel cane sia esteticamente sia come carattere anche se... era un bel tipino!! La prima volta che l'ho vista non mi ha degnato neanche di uno sguardo, poi siamo diventate amiche con l'inganno del biscotto nascosto nella tasca dei pantaloni!! Lo so un po’ subdolo ma di sicuro effetto su una golosona come lei. Molto dolce e tranquilla all'apparenza ma se si trovava in montagna libera di correre stai pure sicura che lei andava, correva avanti indietro, e di qua e di la e se poi c'erano delle marmotte in giro e se si guarda bene la sua foto si vede ancora il segno lasciato da una di queste vicino al suo occhio quand'era ancora cucciola di pochi anni e poi dopo che ne aveva fatta una delle sue ti guardava con il suo sguardo pacifico come a dire... "io??... che cosa ho fatto??" insomma davvero una femmina, sempre pronta a negare l'evidenza!! Ti dirò, con lei e Marco, ho passato davvero tanti bei momenti ed ho capito quanta serenità può dare un cane, sicuramente c'è da mettere in preventivo anche molto impegno e tanti sacri-

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fici, non lo metto in dubbio, ma poi di contro ti dà tanto che a parole è davvero difficile spiegare. Nell'ultimo periodo prima della sua scomparsa, sono stata arruolata anch'io come accompagnatrice mattutina...prima di recarmi al lavoro (inizio alle 9 a Milano) andavo verso le 7.45 a casa di Marco, che abita vicino a Milano, e andavo in giro per 30-45 minuti al parco....ed è anche da questa esperienza che il mio affetto per quel cane è diventato molto, in giro con il sole, con la pioggia, il vento, con il caldo attenta che non mangiasse niente per strada , che non litigasse con altri cani...lo sentivo il mio cane in tutto e per tutto!! Poi ha iniziato a non stare bene, era mogia mogia, a volte non stava bene di stomaco e allora da un controllo dal veterinario si è scoperto che aveva un tumore al fegato (o alla milza?.. ho cercato di dimenticare questo particolare..) e si è deciso per l'operazione.. era il 17 aprile 2004. L'operazione è andata bene, io e Marco siamo stati durante le 3 ore di operazione nella sala d'aspetto del veterinario, sembravamo nella classica scena del marito che aspetta il parto della moglie... avanti e indietro...poi siamo entrati e lei era li ancora stordita dall'anestesia, così inerte, tranquilla.Il tumore c'era, una gran bella massa 1,2 kg una palla di 20 cm di diametro...non ti puoi immaginare come ci siamo rimasti io marco a vedere questa "cosa" impressionante!! E noi che la chiamavamo cicciottella perchè era sovrappeso e non era possibile metterla a dieta golosa com'era di biscotti! Nei giorni successivi è sembrato che si rimettesse bene fino a quando non ha iniziato a stare male e li abbiamo passato 2 giorni tra cliniche veterinarie, flebo, dottori, di giorno e di notte a controllare come stava, i due giorni più lunghi che siano mai esistiti, alla fine però è stata l'ultima decisione la più difficile: c'è stato un blocco renale e a quel punto le speranze che potesse riprendersi ormai non ce n'erano più purtroppo. Erano le 23 del 25 aprile 2004 quando per l'ultima volata ho preso tra le mani la zampina della mia piccola Torma... Elena e Marco

SITUAZIONE ULTIMA CUCCIOLATA Wasilla ed Abbey sono sempre a casa mia perchè la prima avrei dovuto darla ad una famiglia della zona ma all'ultimo momento mi sono tirata indietro perchè queste persone non mi hanno dato sufficienti garanzie su come si sarebbero presa cura di lei. In questi giorni sto prendendo contatti con altre persone della zona per vedere di sistemarla vicino: conto molto su di lei, assomiglia tanto a Whisky, mentre Abbey è tutt'ora "invenduta". Con calma troverò delle buone famiglie anche per loro, ci mancherebbe. In casa sono bravissime, sporcano fuori durante le uscite e durante la permanenza in casa sono abituate a sporcare sul truciolo oppure sulle traversine monouso. Le porto al guinzaglio tutti i giorni a fare delle lunghe passeggiate: la sera dopo le 19 andiamo fino in centro della città, sul corso principale, e facciamo esercizi di socializzazione. Potete immaginare il capannello di gente che si ferma a fare i complimenti a questi due batuffoli, nero e grigio!! Nonostante tutto sono contenta di come stanno andando le cose: le piccole sono bimbe d'oro, la notte dormono nel mio letto; Abbey praticamente si stende sul cuscino e Wasilla mi dorme a fianco.... cercano il contatto fisico e non me la sento di rifiutarglielo. Durante la giornata, in mia assenza, stanno in camera mia avendo a disposizione giochini, legnetti, cartoni da rompere, insomma passano il tempo mentre quando siamo tutti i casa le facciamo uscire e permettiamo loro di girare libere in tutti gli ambienti. Soprattutto la sera dopo cena stanno con noi in sala mentre guardiamo la televisione. Virgo impazzisce per loro, adora giocarci insieme ed Whoopee fa altrettanto. In via del tutto eccezionale permetto alle grandi di stare contemporaneamente in presenza dei cuccioli anche se devo ammettere che lo faccio con molta apprensione temendo una possibile reazione di Whoopee in difesa dei suoi cuccioli: rovinare il rapporto che c'è tra Virgo e Whoopee è l'ultima cosa che voglio ma è TROPPO BELLO vedere 4 cani per casa!!! E poi penso di essere molto fortunata: chi possiede i pastori tedeschi si sogna di mettere 4 cani, 2 adulti e 2 cuccioli, insieme in casa: si sbranerebbero nel giro di 5 secondi invece io posso assistere alla costituzione di un piccolo nucleo famigliare, di un piccolo branco, in cui le cucciole vanno a sottomettersi alle grandi e lasciano che queste possano fare un'attenta ispezione odorosa.....poi si inizia a giocare tutti insieme.....è bellissimo!!! Esperienze uniche: questi cani mi insegnano ogni giorno qualcosa, loro sanno meglio di me quello che è giusto e quello che non lo è ed io posso solo rimanere in disparte ed imparare la legge del branco.

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Ciao Gloria


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suggerito e recensito da CRISTINA PEZZICA - Genova

“La bocca affusolata si mosse verso l’alto, la narice, nera come la pece, annusò l’aria, pulsando e aspirando gli umori circostanti. La pelliccia era argentata, la cassa toracica possente, lo sguardo inquieto, indecifrabile, che incuteva timore. Il Lupo Siberiano si guardò all’ intorno con portamento fiero, piegò in avanti le orecchie ben ritte sulla testa, solcata da una linea di pelo scuro che passava tra gli occhi e sfumava sulla nuca.”

S

i dice che in un libro puoi trovare di tutto e questo è indubbiamente vero. Anche se si tratta di un piccolo libro che hai individuato quasi per caso fra gli scaffali della libreria. E’ una piccola storia con un grande significato, questo “Lupo Siberiano” di Alver Metalli. Una piccola storia che però fa star male. E non è piacevole da leggere – è una storia che ti cattura, che ti fa sentire impotente, che risveglia l’indignazione e che alla fine ti lascia con dentro tanta rabbia e tanto dolore, disgustata. Depressa, anche. Non è un libro leggero o divertente, non fa ridere, non c’è un lieto fine. E’ un libro che inizia male e finisce peggio, un libro che inizi e che poi non riesci a mettere giù finché non l’hai finito, che ti tiene con il fiato sospeso. E nemmeno quando hai finito di leggere puoi tirarlo, il fiato, perché la storia finisce male e ti fa stare malissimo dopo che hai posato il libro, quando ripensi al giovane lupo Totò, alle sue sofferenze, a quanto ha patito.

Ma è un libro, anche, che ti dà da pensare. Che ti lascia dei dubbi immensamente, mostruosamente grandi. Ti apre gli occhi sulla realtà delle cose. E’ una storia brutta, perché la realtà è brutta, perché l’egoismo è una brutta cosa. Ed è ancora più brutto quando constati che la gente molto spesso non impara mai davvero dai propri errori, magari semplicemente perché non hanno l’umiltà di guardarsi negli occhi e di riflettere, una volta tanto, su cosa significa assumersi delle responsabilità. Alver Metalli ci offre un ritratto disincantato di uno scenario che - in misura certo diversa, ma non meno grave si ripete irrimediabilmente ogni anno quando, a Natale, si regalano cuccioli pacioccosi e teneri come se fossero dei peluches. Non è un libro per tutti, questo “Lupo Siberiano”. Ma è un libro per chi ha voglia di riflettere, di pensare, di crescere anche. E’ un libro profondo, espone l’assurdità dei desideri della protagonista in maniera lucida e pacata, come nessuna cronaca giornalistica riuscirebbe a fare. Nessun libro mi ha fatto tanta rabbia quanto questo breve romanzo scritto da un autore latinoamericano, tranne forse un breve racconto di Jack London, quello del pazzo e del lupo. Bene, a mio parere un libro che ti fa stare in questo modo, che ti trasmette emozioni tanto forti anche se non necessariamente belle, è indubbiamente un piccolo capolavoro, che non leggere sarebbe un delitto. La storia è a suo modo semplice e profonda. In una caldissima giornata estiva, la viziata quattordicenne Maria Debora Dos Santos sta guardando pigramente la televisione nel salotto di casa sua, a

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Manaus (Brasile). Passa da un canale televisivo all’altro, svogliata; poi all’improvviso qualcosa cattura il suo sguardo. Su “Tele Globo” infatti stanno trasmettendo un documentario e, davanti agli occhi attoniti di Debora, lo schermo le mostra le immagini di un giovane lupo siberiano con la pelliccia bianca e gli occhi dorati che corre e si rotola nella neve. Lei non l’ha mai vista la neve, non sa che cosa sia quella “cosa bianca”, e nemmeno gliene importa. E’ solo il lupo che le interessa. Le piace, lo vuole per sé, perché a Manaus un cane come quello non l’ha nessuno. E poi fra poco sarà il suo compleanno, ci vuole qualcosa che sbalordisca i suoi amici, e lui, il lupo, fa proprio al caso suo. Così hanno inizio le ricerche, perché quando Maria Debora Dos Santos vuole qualcosa, deve ottenerla a tutti i costi. E poco importa che un lupo siberiano, all’equatore, sia destinato a fare una brutta fine. Debora questi problemi non se li pone neppure. Alle proteste del veterinario Don Ribeiro, risponde con una scrollata di spalle. “Inedia progressiva”, che sarà mai? Solo una di quelle parole difficili che usano gli adulti. I lupi sono protetti? E da cosa? Lei mica vuole fargli del male. “Lo proteggeremo noi, meglio di chiunque altro”, ribatte, ostinata. Se a questo punto vi siete fatti l’idea che Debora abbia le pigne nel cervello… be’, come darvi torto. Qualcuno certamente si starà chiedendo: “Ma, e i genitori? Possibile che nessuno si prenda la briga di spiegarle che un lupo siberiano non può vivere in un clima equatoriale? E che, in secondo luogo, tra un lupo siberiano e un cane ci passa tutta la differenza di questo mondo?!” E’ una domanda sensata! E in effetti in un primo tempo i genitori, Donna Felìcita e Dom Alexandre, ci provano anche a dissuadere Debora. Ma, vedete, il fatto è che sono persone senza spina dorsale. Persone ottuse quasi quanto la figlia che si ritrovano. Al punto che quando Dom Alexandre incarica Ypiranga Monteiro (un importatore clandestino di animali esotici) di procurargli un cucciolo di lupo, sia lui che la moglie si raccomandano che l’animale “possa adattarsi a un cortile di città”, che “non disturbi i vicini”, che “non sporchi e non metta a soqquadro il giardino”. In parole povere, come pretendere che a un asino spuntino le ali. Di fronte ad uno scenario del genere io, in qualità di lettrice, mi sono sentita cadere le braccia (il fatto che si siano rivolti a un importatore clandestino, poi, parla da solo!!). Ed eravamo appena all’inizio. Possibile? vi sento chiedere. Possibilissimo. Perché alla demenzialità e all’egoismo di certa gente – ed è

questo uno dei messaggi che Alver Metalli vuole comunicare ai suoi lettori – non c’è mai un limite. Contro tutte le aspettative, comunque, Ypiranga Monteiro (che da parte sua è un sudicio farabutto da quattro soldi) riesce a procurarsi illegalmente un lupo siberiano. E l’animale, che Debora ha battezzato Totò, diventa ben presto l’attrazione numero uno di tutta Manaus. La gente parla di lui apertamente e dietro le spalle, lo ammirano mentre passeggia insieme a Debora per le strade assolate, lo indicano a dito. Sul giornale compaiono addirittura dei trafiletti dedicati a lui, a Totò. Eppure, anche se gli occhi di tutta la città sono puntati sul lupo, nessuno sembra vederlo davvero; nessuno sembra capire che il povero animale si fa sempre più stanco, che il caldo soffocante non gli lascia tregua, che la sua pelliccia non è più folta e splendente ma sparuta, che gli occhi sono spenti e il respiro sempre più affannoso. Nessuno si accorge che Totò sta soffrendo, che l’egoismo di Debora gli sta costando molto più della libertà. Nessuno, tranne forse la vecchia india Edmunda, che fa i lavori domestici in casa Dos Santos e che con Totò sembra aver instaurato un rapporto speciale fatto di lunghi sguardi, di una comprensione senza precedenti. Perché anche la sua gente è stata schiavizzata, anche la vita della sua gente si è consumata sotto il giogo dei padroni, dei ricchi. A un certo punto però la sofferenza di Totò si fa talmente ovvia che persino Debora se ne accorge. E cerca di porre rimedio al caldo sempre più opprimente, dapprima facendo costruire una vasca enorme, poi un ventilatore potentissimo, poi un canile con l’aria condizionata, smaltato di bianco. Tutto per lui, per Totò. E allora, mi sono sorpresa a pensare mentre leggevo, forse non è tutto perduto. Forse, alla fine, un po’ di giudizio l’ha messo, Debora. Magari si è davvero affezionata al “suo” lupo (a parte il fatto che, su quel “suo”, ci sarebbe molto da discutere). Solo che Maria Debora Dos Santos ha commesso un errore; è convinta che il lupo stia “facendo i capricci”, che abbia nostalgia della neve (quella “cosa” bianca di cui lei non riesce mai a ricordare il nome). All’inizio forse poteva essere così, ma ormai non si tratta più di nostalgia. Totò deperisce a vista d’ occhio, di pagina in pagina – fino alla conclusione, drammatica e inevitabile, che non potrà lasciare nessuno di voi indifferente e con gli occhi asciutti. Metalli usa un linguaggio semplice, incisivo, quasi poetico per illustrare questa storia terribile – sì, terribilmente vera.

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In poche righe riesce a trasmetterci con maestria l’esasperata lentezza dei giorni che si trascinano tutti uguali per il lupo prigioniero, la stupidità colossale del teatrino di persone che lo circonda, la dignità riservata della vecchia india Edmunda. La penultima pagina poi è raccontata con toni leggeri, che non fanno male eppure, proprio per questo, straziano ancora di più il cuore. E’ come se Totò avesse voluto andarsene in punta di piedi, lasciando dietro di sé una consapevolezza più dolorosa di mille parole. E infatti, se fate attenzione, noterete che Metalli non usa nemmeno una volta la parola morte. Ci descrive l’aspetto del lupo – l’occhio ormai spento, le orecchie abbassate per sempre, i fianchi immobili – con mestizia, e poi cambia rapidamente scenario (potremmo quasi dire che “cambia discorso”) dopo aver lasciato cadere, quasi casualmente, un’ultima immagine di straordinaria potenza; quella della bara ad aria condizionata. Fine. Da quel momento fino alla conclusione, qualche riga più avanti, di Totò non si parla più. Non ce n’è più bisogno, perché con quell’ultima immagine al lettore è caduta una pietra sul cuore. BAM e si riaprono gli occhi sulla realtà, dove le storie non finiscono sempre bene e, spesso, finiscono male. E poi c’è quel finale. Quel finale allucinante, che ti fa venire voglia di metterti le mani fra i capelli, di scrollare Debora per le spalle e aprirli a lei, gli occhi, di urlarle piangendo “Ma allora non hai capito niente? Ma sei scema del tutto?” E’ un finale che ti disillude, che annulla le convinzioni costruite faticosamente nel corso degli ultimi capitoli. Perché alla fine ci accorgiamo che non c’è stato nessun riscatto psicologico, nessun miglioramento. Anzi, semmai è addirittura vero il contrario. La protagonista non è più soltanto viziata, è proprio stupida e basta. E la stupidità, sembra volerci dire l’autore, è una barriera granitica che rimane incrollabile anche davanti all’ inevitabile, anche davanti all’enormità della morte. Che gran libro, cari soci. Che occasione per pensare, per piangere, e per riflettere sul valore della vita e della libertà.

Alver Metalli ”LUPO SIBERIANO” Romanzo Ma può vivere un Lupo Siberiano all’Equatore? Salani Editore “Lo vogliooo!” Quando a pronunciare questa frase è Maria Debora Dos Santos, la richiesta diventa imperativo, comando, ordine perentorio e indiscutibile. E se l’oggetto del desiderio fosse anche un Lupo Siberiano abituato a temperature polari, Maria Debora Dos Santos deve essere accontentata. Ad ogni costo. Importato dalla Siberia al Brasile, dove il caldo arriva a 38, 40, 42 gradi e oltre, quando l’elettricità razionata blocca i refrigeratori e le pale dei ventilatori, Totò si trascina sempre più stancamente portando negli occhi il ricordo di lontane, felici corse nella neve. Un monito chiaro ed esplicito sulle tragiche conseguenze della dissennata trascuratezza dell’uomo per l’equilibrio della natura, ma soprattutto un atto di accusa contro l’incapacità dei genitori di rispondere “no” a dei figli che finiscono per credersi onnipotenti. Breve e fulminante, affilato come un apologo, freddo come un reportage e vibrante come un appello disperato, un piccolo romanzo perfetto che ricorda il miglior realismo sudamericano. Alver Metalli, giornalista e scrittore, per lungo tempo è stato inviato in America Latina, dove si è stabilito nel 1988. Nel 1983 ha fondato la rivista 30Giorni, pubblicata contemporaneamente in spagnolo, francese, portoghese, inglese e tedesco. E’ vissuto per un lungo periodo in Argentina, quindi in Messico; attualmente, risiede a Montevideo, in Uruguay, da dove realizza corrispondenze per la Rai. Nel 1987 ha pubblicato Cronache centroamericane, nato dalla frequentazione assidua dei paesi dell’America Centrale – Guatemala, Nicaragua e Salvador – in anni di grandi fermenti sociali e rivoluzionari.

E’ un libro che tutti dovrebbero leggere… soprattutto, e permettetemi di dirlo, le tante Maria Debora Dos Santos (uomini o donne che siano!) che esistono ancora nel mondo reale. Chissà che magari, leggendolo, una punturina alla coscienza non la sentano anche loro. Personalmente sono felice di non essermi fatta scappare questa bella e triste storia… e voi?

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CARY J. BROUSSARD con Anita Bell COME RICONOSCERE IL LUPO CATTIVO E VIVERE FELICI (senza la nonna)

LIV ARNESEN – ANN BANCROFT NESSUN ORIZZONTE È TROPPO LONTANO Un sogno, due donne straordinarie e la storia della loro spedizione in Antartide “Ogni spedizione hai suoi momenti di bilancio, quando l’esploratore deve vincere la propria angoscia interiore e trovare la forza per andare avanti… È il desiderio di gloria a spingerci? L’amore per la famiglia o la competitività? O piuttosto la bellezza di un territorio incantato che potrebbe rivelarsi fatale? Nell’autunno del 2000 due donne intrapresero un viaggio storico. Sarebbero state le prime esploratrici ad attraversare l’Antartide, da sole, senza cani e con il solo aiuto di sci trascinati a vela. Liv Arnesen, norvegese, e Ann Bancroft, americana, per tre mesi, avanzarono sul ghiaccio, con temperature sino a 37 gradi sotto zero, trascinando per quasi 4.000 chilometri due slitte di 125 chili su un terreno accidentato e pieno di crepacci, con il timore di non riuscire a portare a termine la loro spedizione prima dell’inizio dell’inverno polare, Benché di diversa provenienza, le due donne, entrambe ex insegnanti ed esploratrici esperte del Polo Nord, avevano condiviso il sogno di raggiungere un giorno l’Antartide e, soprattutto, tutte e due desideravano trasformare il loro amore per il “continente di ghiaccio” in un’impresa che ispirasse bambini e adulti a perseguire i propri sogni. Nessun orizzonte è troppo lontano è la cronaca emozionante del duplice viaggio di Liv e di Ann: quello attraverso i ghiacci e quello all’interno del loro cuore.

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Casa, famiglia, lavoro: la vostra vita non è la favola che vi aspettavate? Sei una donna che arranca nel marasma della vita lavorativa e famigliare? Ti senti prigioniera di un ruolo o di una gerarchia? Ripensa alle favole della tua infanzia, e rileggile in questo sorprendente manuale…. che ti rivelerà una morale inaspettata quanto illuminante, capace di trasformare il tuo mondo. Ti insegnerà a trovare, come una Cenerentola moderna, la tua fata madrina che ti guiderà con lungimiranza attraverso difficoltà e ostacoli; come una Cappuccetto Rosso ormai disincantata, ti aiuterà a smascherare il lupo cattivo di turno; come il brutto anatroccolo che diventa uno splendido cigno, ti indicherà la via per riconoscere e far riconoscere i tuoi punti di forza. L’Autrice – convinta che non ci sia affatto bisogno del principe azzurro per arrivare al castello – presenta dieci delle più popolari fiabe e ne ricava un utilissimo decalogo per accompagnare le donne nel loro percorso verso il successo professionale e personale. Tutta un’altra favola.


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CORRISPONDENZA ed altro ancora… Da: "Graziella Gregori" Oggetto: Ecco le foto... Data: lunedì 3 aprile 2006 18.45

Da: "Graziella Gregori" Oggetto: grazie del benvenuto Data:7 aprile 2006 14.58

ti invio qualche foto del mio amatissimo Blue che, come ti ho scritto, è mancato il 29 gennaio scorso. Non ti dico nulla su di lui perchè troppo ci sarebbe da dire e il cuore ogni volta mi torna pesante. In una delle foto siamo in gruppo con i nostri amici con lui davanti. Quando gli abbiamo fatto l'iniezione eravamo tutti vicino a lui; mi piace pensare che nell'attraversare il famoso ponte dell'arcobaleno il suo branco umano non l'abbia lasciato solo e l'abbia accompagnato fin dove gli è stato possibile.

ho ricevuto il vostro email di benvenuto e vi ringrazio. Volevo chiedere se era possibile avere sia la tessera Enci che i numeri arretrati del giornalino (beninteso pagando il dovuto), perchè sono due cose che mi interessano entrambe. Il giornalino perchè è interessantissimo, anche se i suoi racconti mi commuovono fino ai singhiozzi, e la tessera da diritto a sconti alle esposizioni che mi piacerebbe comunque, se capita, vedere. Per quanto riguarda la cucciolata: è nata da una femmina copper di Cristina di Pescara e da un suo maschio bianco e nero. Ho visto le foto dei genitori che mi sembrano meravigliosi, ma io trovo splendidi tutti i SH. I cuccioli sono tutti rossi e probabilmente con occhi chiari. A essere sincera io cercavo un maschietto grigio o nero, ma se sono nati tutti rossi si vede che c'è un segno del destino e quindi prenderemo un cucciolo tutto diverso dal previsto, e questo renderà il nostro rapporto svincolato da ricordi precedenti (il mio adorato Blue morto a gennaio era un bellissimo husky bianco nero con occhi azzurri). Vi saluto tutti e vi auguro buon lavoro.

Nuove Zampine ♥

Nuove Zampine

Nati il 2 novembre 2006 (2f. R/B) padre: Ch.Triumphant Victory at Hexen Wolf madre: Fame And Fortune KETTY NARDI 80029 SANT'ANTIMO (NA) Cell. 3383323373 - www.nakegaro.it

Nuove Zampine

♥ Prevista nascita fine novembre 2006 padre: Ch. Tristan madre: Sasha Take One's Revenge GLORIA DI PETTA 56025 PONTEDERA (PI) Tel. 0587 52937 - Cell. 347 6617324

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http://xoomer.virgilio.it/siberianhuskydreamers


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Da: "Marilia" Oggetto: Ricordando ancora... Data: sabato 9 settembre 2006 19.09

Da: "Anna Rita Castelletti" Oggetto: Info Cucciolate Data: venerdì 20 ottobre 2006 7.09

Ricordando ancora Susan Butcher, vi invio un aneddoto che la riguarda, a proposito del suo ritiro nel 1985. Il brano è tratto dal libro “Race Across Alaska”di L.Riddles e T.Jones.

Abbiamo scelto di adottare una femmina già adulta, commossi dalla sua storia! Abbiamo contattato la signora Gloria, come da Vostro consiglio, che ci ha inviato le foto dei suoi cuccioli. Davvero belli! E inoltre nella genealogia della sua cucciolata c'erano alcuni soggetti che facevano parte anche della genealogia della nostra Kiska. Davvero intrigante! Negli stessi giorni abbiamo saputo di due cuccioli presso la scuola di sleddog di Ponte di Legno (Tonale) a un'ora e mezzo di strada da noi. Siamo andati a vederli, ma lì c'era anche una femmina di età non meglio definita," abbandonata in pensione" dal suo precedente proprietario. Non essendo stata addestrata fin da cucciola alle corse con la slitta non poteva essere utilizzata dalla scuola, e probabilmente non era nemmeno adatta alla riproduzione. Così stava legata alla sua cuccia, ben alimentata e curata, ma un po' sola, nonostante fosse in compagnia di parecchi altri Husky. Sentita la sua storia, e visto le sue moine (si è subito dimostrata una furbastra) ce la siamo portata a casa. Già dopo 24 ore aveva imparato tutte le malizie di casa nostra. Nel giro di pochissimi giorni é stato come se avesse sempre vissuto con noi. Come si suol dire: amore a prima vista - pare ricambiato. Passare dalla catena alle escursioni in montagna, dalla cuccia al divano, dall'essere quasi sola alla compagnia costante di qualcuno di noi, scegliersi il capobranco (mio marito) e trovarne uno ben felice di esserlo, pare sia stato il sogno della sua vita. Adesso non ci resta che sperare che sia abbastanza giovane da condividere con noi molti anni senza subire altri abbandoni.

I signori della pista Come tutti quelli che devono spostarsi sulla neve, gli alci preferiscono la pista battuta alla neve fresca. Questi enormi ruminanti sono restii a cedere il passo. Un alce che procede per la sua strada su un binario ferroviario, può arrivare a sfidare un treno in arrivo nella direzione opposta. Se gli alci cedono il passo, i cani istintivamente si lanciano all'inseguimento e il musher non può far altro che aggrapparsi alla slitta mentre la muta corre fuori controllo tra i cespugli. Il rischio è che gli alci scambino i cani per un branco di lupi e decidano di attaccare. In caso di scontro i cani sono svantaggiati. L'alce che può pesare fino a 300 chili, scalcia e salta, mentre i cani si aggrovigliano nelle loro linee. La legge dell'Alaska permette di uccidere gli animali selvatici per difendersi e salvaguardare la proprietà Il regolamento dell'IDITAROAD prevede che se un concorrente uccide un animale commestibile per difendersi deve fermarsi, rimuovere la carcassa e segnalare l'accaduto al successivo checkpoint. Le pianure tra Knik e la catena dell'Alaska sono popolate da molti alci e sono poche le squadre che attraversano l'area senza vederne almeno un esemplare. Nel 1985 molte squadre ebbero incontri ravvicinati........ Susan Butcher fu molto sfortunata. Il primo giorno di gara un alce attaccò il suo team, uccise un cane e ne ferì molti altri. Duane Alverson che la seguiva, trovò l'alce che ancora scalciava per farsi spazio in mezzo alla muta. Dovette sparargli 4 colpi di pistola prima di riuscire ad abbatterlo. Un secondo cane morì il giorno seguente a causa delle ferite riportate, e la Butcher si ritirò dalla corsa.

Grazie per il Vostro interessamento Vi saluto caramente Anna Rita

Marilia Albanese Genova

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News Inverno 2006

Campionessa Americana WAKAN'TANKA WISH UPON A STAR “Dadà” femmina grigio/bianca, occhi marroni – nata il 02/07/2000 LO 01/015379 – già Campionessa Internazionale e Italiana Padre: Ch. KONTOKI'S REINCARNATE (Ch.Kontoki's Natural Sinner x Ch.Kontoki's Hakuna Matata)

Madre: ANCALYN SWEET TOWN GIRL (Ch.Ringsiderumours del Keral'ghin x Uptowngirl del keral'ghin)

Allevatore & Proprietario: Wakan’Tanka Kennel di Porzia Michele

Campione Italiano di Bellezza WAKAN'TANKA ALONE IN THE WIND “Rocky” Maschio nero/bianco, occhi marroni – nato il 26/12/2002 LO 03/065695 già Campione Internazionale e Sloveno Padre: INNISFREE’S KNIGHT FROST (Ch.Innisfree’s Fire and Frost x Ch.Innisfree’s Hunt for Silver)

Madre: Ch.WAKAN'TANKA WISH UPON A STAR (Ch. Kontoki's Reincarnate x Ancalyn Sweet Town Girl)

Allevatore & Proprietario: Wakan’Tanka Kennel di Porzia Michele

Ciao BUCK

Da: "Ayuka's Kennel (Pierangelo)" Data: lunedì 11 settembre 2006 9.20

Giuseppe Nominelli

National Expò Of Ostuni (Br) Italy - 10.09.2006 Judge: Ms Falleti Sonia Bellan (It) AYUKA'S ALMOST UNREAL 1° Exc (Young Class), Bob, Bog Proprietario: Pierangelo Masellis

Da: "Torquemada siberians" Data: giovedì 21 settembre 2006 17.25 Raduno nazionale di Roma del 17/9/06 Classe Giovani Maschi: 1° Ecc ROCKLAND'S I'M A JERSEY BOY Proprietari: Giordano Tarara e Monia Pertici

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BUCK VERY TENDER WOLF 16/01/1993 - 27/04/2006


News Inverno 2006 ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI Sabato 11 novembre 2006 alle ore13,00 in Gallarate, presso l’abitazione della segretaria Laura Pedullà, si è tenuta in seconda convocazione l’ Assemblea Generale dei Soci con il seguente ordine del giorno: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

Nomina del Presidente e di 2 scrutatori Relazione Annuale Approvazione bilancio consuntivo anno 2006 Presentazione bilancio preventivo anno 2007 Votazioni per il rinnovo delle cariche sociali per il triennio 2007-2009 Quota Sociale 2007 Scrutinio delle schede Proclamazione eletti Varie ed eventuali.

Sono presenti i Soci: Barbieri Guido, Brioschi Luca, Brusaferri Francesco, La Tessa Alessandro, Mazzina Reginella, Oldani Adele, Pedullà Laura, Prampolini Giuseppe, Re Dionigi Delia. 1) Nomina del Presidente e di 2 scrutatori Viene chiamato a presiedere l’Assemblea il sig. Alessandro La Tessa ed a fungere da scrutatori i sigg. Francesco Brusaferri e Re Dionigi Delia. Segretaria verbalizzante Laura Pedullà. 2) Relazione Annuale (a cura dell’uff.di segreteria) Il numero dei soci (155 di cui 34 nuovi iscritti) e la percentuale dei rinnovi (78%) sono da considerarsi un ottimo risultato vista la situazione generale del Club (assenza di un Consiglio Direttivo). Le due iniziative realizzate (“1° Husky Day” in Liguria e la passeggiata sui Monti Lariani) hanno riscosso interesse, apprezzamento e successo, grazie soprattutto all’impegno e la passione dei due rispettivi “Focal Point” Regionali (Cristina Pezzìca e Giuseppe Prampolini). Rammarico invece per non essere riusciti ad effettuare il Raduno Nazionale e per un “contenzioso” ancora aperto con il sig.Benotti Maurizio, (vedi punto 4 Verbale Assemblea precedente del 25 marzo 2006 pubblicato sul giornalino “SHC-I News” n.2/Estate pag.39). A tal proposito l’ufficio di segreteria chiede di poter fare e verbalizzare la seguente comunicazione di cui erano già stati preventivamente informati i candidati alle elezioni: “Il sig. Maurizio Benotti ha citato in giudizio il Siberian Husky Club Italia e i sigg. Guido e Laura Barbieri per un risarcimento “danno morale e non patrimoniale” di 15.000 euro e questo nonostante la smentita pubblicata sul nostro giornalino trimestrale “SHC-I News” n.4/2005 Inverno, pag.42 Non potendo il Club sostenere una tale spesa, i sigg. Guido e Laura Barbieri si sono resi disponibili ad accollarsi tutte le spese legali fino alla conclusione della causa. La prima udienza è fissata per mercoledì 12 dicembre 2006 avanti il Tribunale Civile di Gallarate”. L’assemblea prende atto della situazione, apprezza la decisione dei sigg.Barbieri ed approva la relazione.

sulta ancora attivo (nonostante i continui aumenti) grazie all’alto numero di soci (come già detto in relazione), e alla sponsorizzazione di Annamaet (che ringraziamo nuovamente), ma anche per aver ridotto al minimo le uscite e non aver effettuato quest’anno il Raduno Nazionale. L’Assemblea all’unanimità approva il bilancio con un particolare ringraziamento a tutti coloro che hanno, in vario modo, contribuito a questo risultato. 4) Bilancio preventivo anno 2007 L’assemblea decide di approvare un bilancio preventivo 2007 sulla base di quello appena approvato, riducendo al minimo indispensabile l’iniziale operatività del Club (Segreteria e Redazione) anche perché, purtroppo, in questo momento lo sponsor non è in grado di riconfermare la sua “donazione”. In ogni caso la quota “riserva” permette di garantire il primo numero del giornalino trimestrale del nuovo anno, in attesa di verificare l’andamento dei rinnovi e la risposta definitiva dello sponsor prevista per fine dicembre. Il nuovo Consiglio si attiverà per ricercare nuove forme di autofinanziamento, in particolare “offrendo” spazi sul nostro apprezzato giornalino trimestrale. 5) Votazione per il rinnovo delle cariche sociali Insediato il seggio elettorale, si procede alla votazione inserendo la scheda nell’apposita urna che già contiene, in busta chiusa, i voti arrivati per posta. 6) Quota sociale 2007 La necessità di aumento della quota sociale, in essere da oltre 10 anni, è ormai diventata improrogabile. I continui aumenti, (non ultimo l’ennesima variazione delle tariffe postali) rendono indispensabile procedere ad un adeguamento del costo della tessera annuale. Dopo varie considerazioni vengono proposti, ed approvate dall’Assemblea, i seguenti nuovi importi: Socio Ordinario 30 euro (compresa pagina personale sul sito del Club con quattro foto) – Socio Sostenitore 40 euro con pagina personale e tessera ENCI. 7) Scrutinio delle schede 8) Proclamazione degli eletti Il Presidente e i due scrutatori si mettono al lavoro in luogo appartato e tranquillo. Alle ore 17,00 viene data lettura dei risultati: soci aventi diritto al voto n.121 – soci votanti n.64 (come da tabellina allegata da riportare sul prossimo giornalino trimestrale come parte integrante di questo verbale). Si procede alla proclamazione degli eletti, congratulandosi con quelli presenti ed incaricando la segreteria di inviare comunicazione scritta agli assenti. 9) Varie ed eventuali Non essendoci nulla di particolare da esaminare, si preferisce lasciar spazio e tempo alla successiva prima riunione del nuovo Consiglio Direttivo a cui l’ assemblea rivolge un caloroso augurio di buon lavoro. L’Assemblea viene dichiarata chiusa alle ore 17,30

3) Approvazione del bilancio anno 2006 Si dà lettura del bilancio consuntivo 2006 (vedi tabellina separata) illustrandone punto per punto: il saldo ri-

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Il presidente Alessandro La Tessa


News Inverno 2006

RISULTATO VOTAZIONI RINNOVO CARICHE SOCIALI SHC-I triennio 2007- 2009 Soci aventi diritto al voto: 121 – Soci Votanti : 64 Cognome e Nome voti Consiglio Direttivo ( 7 posti ) BARBIERI Guido 61 eletto Vice presidente PEDULLA' Laura 57 eletta Consigliere BRIOSCHI Luca 49 eletto Vice presidente PRAMPOLINI Giuseppe 45 eletto Consigliere OLDANI Adele 43 Presidente eletta PIACENTINI Olivia 32 eletta Consigliere MAZZINA Reginella 19 eletta Consigliere JURIC Darko 18 Non eletto FARAGUTI Maurilio 10 Non eletto Collegio Sindacale ( 3+1 supplente ) Regione Liguria PEZZICA Cristina 40 eletta Toscana DI PETTA Gloria 35 eletta BERETTA Alessandro 28 Non eletto dimesso Campania ROVITO Rosaria 28 eletta Lombardia BRUSAFERRI Francesco 21 eletto Comitato Probiviri ( 3+1 supplente ) Lazio CAVALLETTI Stefano 29 eletto Emilia MAZZANI Silvia 38 eletto Veneto SELLA Giovanni 39 eletto Sicilia STUPPIA Maurizio 27 eletto Piemonte NOMINELLI Giuseppe 15 Non eletto

BILANCIO consuntivo anno 2006 Approvato dall’Assemblea dei Soci - 11 novembre 2006 CAUSALE USCITE ENTRATE Residuo cassa Anno 2005 614,88 Quote Associative N.155 3.685,00 (121 rinnovi + 34 nuovi) Sponsor Annamaet 800,00 Bollettino “SHC-I News” 1.652,68 4 numeri trimestrali Bollettino News - spese postali 1.178,00 ENCI (n.54 tessere) 434,00 Varie (rimborsi, cancelleria, telef) 422,00 Postali Promozione e gestione 491,45 Totali € Rimanenza di cassa 2006

4.178,13 921,75

5.099,88

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I sempre più frequenti viaggi all’estero per impegni professionali hanno costretto il nostro glorioso Alessandro Beretta, (che ringraziamo per l’immenso lavoro prodotto in questi anni) a rassegnare le dimissioni e a passare le consegne di Web Master alla giovane ed attivissima Cristina Pezzìca, che invita “soci ed appassionati” a visionare la nuova veste grafica del sito del Club, da lei predisposta con ammirevole impegno, sicura che non le farete mancare il vostro sostegno con apprezzamenti e suggerimenti mirati. www.shc-italia.it

Il sig. Maurizio Benotti ha citato in giudizio il Siberian Husky Club Italia e i sigg. Guido e Laura Barbieri per un risarcimento “danno morale e non patrimoniale” di 15.000 euro e questo nonostante la smentita pubblicata sul giornalino trimestrale “SHC-I News” n.4/2005 Inverno, a pag. 42 Non potendo il Club sostenere una simile spesa, i sigg. Guido e Laura Barbieri si sono resi disponibili ad accollarsi tutte le spese legali fino alla conclusione della causa. L’assemblea Generale dei Soci, in data 11 novembre 2006, ha preso atto della notifica e della decisione dei sigg. Barbieri. La segreteria resta a disposizione per qualsiasi chiarimento. La prima udienza è fissata per mercoledì 12 dicembre 2006 avanti il Tribunale Civile di Gallarate.


News Inverno 2006

Il Consiglio Direttivo recentemente eletto dall’Assemblea dei Soci dell’11 novembre 2006,

AUGURA A TUTTI VOI BUONE FESTE e TANTA FELICITÀ e confida in un sollecito rinnovo nonostante il “ritocco” che si è stati costretti ad apportare alla quota sociale 2007 – come deliberato dall’Assemblea Generale dei Soci: Socio ordinario, 30 euro (ex 21 euro in vigore da più di dieci anni) - importo comprensivo di pagina personale sul sito del Club con quattro delle vostre foto preferite. Socio sostenitore 40 euro compresa pagina personale e tessera ENCI

Presidente Adele OLDANI Comm. Allevamento

Vice presidente Luca BRIOSCHI Comm. Salute

Consigliere Consigliere Olivia Piacentini Giuseppe Prampolini Commissione Sport-lavoro

Vice presidente Guido BARBIERI Comm.Bollettino

Consigliere Reginella Mazzina Tesoreria

Consigliere Laura Pedullà Segreteria

Modalità per il versamento della quota associativa 2007 Socio ordinario Euro 30 – Socio Sostenitore Euro 40 • Vaglia Postale - intestato SHC-I c/o Pedullà Aurora - via Gobetti 11 - 21013 Gallarate VA • Assegno "non trasferibile" intestato a SHC-I da inviare con "posta prioritaria" alla segreteria • Bonifico Bancario su conto corrente n.1020145 intestato a SHC-I c/o Pedullà Banca Popolare Italiana Sede di Gallarate CIN J ABI 5164 CAB 50240

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