Centonove - 6 Giugno 2014

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ANNO XXI Numero 22 6 GIUGNO 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME)

SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA

EURO 1,50

ESCLUSIVO

Opere del Cas CEDE UN PEZZO DELLA RAMPA DELLA MESSINA-PALERMO APPENA ULTIMATA. VIAGGIO NELL’AUTOSTRADA PIÙ CARA D’ITALIA TRA STRADE KILLER, LAVORI INTERMINABILI E SCANDALOSE MANUTENZIONI


6 Giugno 2014

il punto EDITORIALE

Imprese libere dalla burocrazia DI

ENZO BASSO

MENTRE LE cronache sono occupate dalle vette dei burocrati siciliani che misurano gli stipendi con tanti zeri come i generali le stellette, la politica siciliana sfrofonda nella sua puttanesca vocazione: cercare un protettore. C'è un che di provinciale, di neocoloniale, nella farsa di spostare a Roma l'equilibrio da decidere per la Sicilia. Crocetta non può fare un giorno di elezioni l'incendiario, e il giorno dopo il pompiere. Così i suoi alleati, non possono parlare per mesi di rimpasto, per poi produrre quattro mostriciattoli di sostituzioni in campo, di cui ancora oggi sfugge il senso di fronte alla gravità dei problemi nei quali la Sicilia guazza. La prima domanda è se Crocetta deve o no continuare il suo mandato. Se sì, vada avanti e dica subito le cinque cose da fare per fare ripartire l'economia. Se la risposta è no, si commissari la Sicilia. Si dica per quanto tempo e per fare che. La Sicilia è autocommissariata dalla autocommiserazione. Non si va a pietire la mediazione a Roma per ristabilire i punti di forza a Palermo. Il punto dell'intesa si fa sulle priorità. Che oggi è una sola: il lavoro. Non quello creato con trenta lunghi anni di assistenzialismo, ma quello vero, delle imprese che chiedono solo di essere liberate dalla morsa della burocrazia e del "pizzo più scandaloso del mondo", l'Irap della Regione Sicilia.

Il futuro sotto sequestro Disoccupazione e corruzione sembrano ormai due morbi che non vogliono arretrare. Un combinato esplosivo di due fenomeni che incidono sulla corda più delicata della comunità: la fiducia DI

DOMENICO BARRILÀ

Se mettiamo in parallelo i dati sulla disoccupazione giovanile nel Meridione e i titoloni relativi agli arresti per le tangenti veneziane, tutta materia di questi giorni, viene voglia di chiedersi quanto tempo ci rimane prima dell’implosione. Entrambi i fenomeni, corruzione e disoccupazione, sembrano quasi genetici e forse definitivi, il loro combinato disposto possiede abbastanza esplosività da farci temere seriamente per il futuro di tutti noi. Nessuno dei due morbi, peraltro, sembra volere arretrare sia pure solo di qualche tacca, e non si capisce bene quale dobbiamo temere di più, giacché entrambi possiedono quote di corrosività davvero temibili. Incidono, infatti, sulla corda più delicata di una comunità, la fiducia. Il lavoro per i giovani non è solo un’occupazione e una retribuzione, bensì la certezza che esiste un senso alla loro vita. L’attività clinica mi pone costantemente di fronte a situazioni critiche determinate proprio dalla mancanza di occupazione. Il lavoro, insieme all’amore e all’amicizia, fa parte della terna dei “compiti vitali” che costituiscono i pilastri della nostra presenza in questo mondo. Quando manca uno di questi fondamentali ingredienti, il nostro percorso subisce una malinconica torsione verso il pessimismo, con abbassamenti spesso rovinosi dell’autostima. Per questo la mancanza di lavoro sta devastando oggi interi gruppi generazionali e l’emorragia non sembra arrestarsi, anzi pare che ci sia sempre un basso più basso di quello a cui ci eravamo abituati nei mesi precedenti. Dall’altra parte, come ulteriore schiaffo ai nostri ragazzi in cerca di senso, risuonano le note da bollettino di guerra della corruzione e della concussione, che coinvolge tutti i giorni politici e amministratori pubblici. Un contagio che non risparmia

Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. Redazione e ufficio abbonamenti: via San Camillo, 8 - 98122 (ME), CCP n. 90443839 Copie arretrate: euro 3,00. Progetto grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it. Internet: http://www.centonove.it email: centonove@centonove.it

centonove SETTIMANALE REGIONALE DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA

Direttore responsabile Enzo Basso Garante del lettore: Attilio Raimondi

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nessuno, a tutte le latitudini. In questi giorni tocca al Veneto, la tentazione è il Mose, opera pubblica imponente che dovrebbe salvare la Laguna dal fenomeno dell’acqua alta. Impressiona l’omogeneità dei fenomeni corruttivi, la formidabile coerenza territoriale, la continuità temporale, la trasversalità, come se tutto si svolgesse all’interno di un insieme saturo di sottoinsiemi indistinguibili l’uno dall’altro. Dunque, da una parte la quasi impossibilità di trovare risposte all’angosciosa situazione del mondo giovanile, compresso in una stringa spazio-temporale che lo tiene immobilizzato ma che contemporaneamente lo spinge sempre più verso una pericolosa e scoraggiante inattività. Dall’altra il mondo degli adulti che occupano ruoli di guida nella collettività, e che invece di impegnarsi a creare opportunità per giovani e meno giovani, si mettono sfacciatamente in proprio utilizzando le loro postazioni per arricchirsi. Il loro esempio non è solo diseducativo, c’è molto di peggio in queste azioni criminali, c’è il messaggio chiaro e forte che nessuno risolverà i problemi dei giovani, c’è il pauroso danno collaterale generato da pratiche antisociali sistematiche e inarrestabili che diventano esempi di risposte facili e dannose. Il nostro paese è soffocato da uno spaventoso problema educativo, che viene molto prima dell’ancora più spaventoso problema della politica corrotta, perché l’uno genera e alimenta l’altro. C’è tanto lavoro da fare, a partire dalle radici, e non ci sono scorciatoie, bisogna ricominciare dall’inizio, dai bambini, e poi munirsi di tanta pazienza e di tanta tenacia, perché certi cambiamenti non avvengono in modo spontaneo, bisogna volerlo e costruirli. Questo tempo per noi è arrivato, se così non fosse non avremo una nuova possibilità.

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6 Giugno 2014

riservato TOP SECRET MESSINA. L’opera di Torre Faro abbandonata a se stessa. Quattordici anni fa il concorso di idee che ha prodotto solo debiti

C’era una volta il Pilone MESSINA. . L’unico dato certo è che da tre anni il Pilone non ha più manutenzione ordinaria. E che la gara d’appalto per fare funzionare l’ascensore mobile, dopo essere stata aggiudicata dall’amministrazione Genovese, non ha più avuto seguito. Una ditta di Catania ora pare si sia aggiudicata la trattiva privata da 40mila euro per porre in essere i primi lavori al Pilone, opera di ingegneria elettrica siciliana. I tempi di intervento restano però incerti. In principio era un progetto da 140 miliardi di vecchie lire. Il titolo richiamava un libro di Daniele del Giudice, “Staccando l’ombra da terra”, l’esperienza di un pilota alle prime armi che si riconosce nelle emozioni del volo. Il concorso di idee, fu vinto nell’agosto del 2000, appena quattordici anni fa, dal gruppo di progettisti guidato dal francese Jean Pier Buffi, cui erano associati gli studi degli architetti palermitani Oreste Marrone e Paolo Galliano, ma soprattutto dallo studio associato Fratelli De Cola, Giuseppe, Bruno e Sergio. Ma cosa è rimasto ora di questo sogno

Sergio De Cola di mezza estate, che prevedeva nella notte la “light architecture”, un misto di luce tra Pilone e bagliori da costa calabra, con vele, acquari sottomarini, tiranti, sala

ALLEANZE. Con gli ex deputati del Megafono

congressi e alberghi? Il Pilone, passato dalla proprietà di Terna al Comune per la simbolica cifra di cento lire, è da tre anni senza nessuna manutenzione. Un cittadino attento, l’ex sindaco Turi Leonardi, che sotto il Pilone in estate alberga, mostra preoccupazione: “Le chiazze di ruggine si stanno vistosamente allargando”. Il progetto “Staccando l’ombra da terra” 14 anni dopo ha prodotto una sola delibera, importo 170mila euro, “per sanare il debito fuori bilancio”, che porta la firma del sindaco in persona Renato Accorinti. L’assessore Sergio De Cola, assessore all’urbanistica, che l’ha fatta materialmente disporre, come si usa fare in questi casi, per "staccare l’ombra" di interessi privati in atti pubblici, è uscito dall’aula. Del sistema di dune, previsto dall’intervento successivo del Comune, che ha reclamato il preminente interesse pubblico per modificare la planimetria della ex Sea Flight, aprendo un contenzioso, restano solo i contenitori di spazzatura. Trash architecture, appunto.

SOMMARIO

Nasce il movimento democratici per Renzi

PRIMO PIANO 6/8. Svincolo a pezzi Manutenzioni scandalo al Cas

MESSINA. Il nome in codice è "Movimento democratici per Renzi" e la nascita sarà annunciata settimana prossima. A farne parte saranno tutti gli ex deputati del Megafono, Antonio Malafarina, Giovanni Di Giacinto, Nino Oddo, Giovanbattista Coltraro e Nello Di Pasquale.Dai Drs ha aderito Giovanni Lo Giudice. Al gruppo hanno dato adesione anche Michele Cimino e Pippo Gianni. Tra le Giuseppe Ardizzone adesioni, anche quella dell'ex coordinatore del Megafono a Messina, Giuseppe Ardizzone. Resta fuori dalla partita l'onorevole Giuseppe Lumia.

POLITICA 9. Vitalizi, sospensione per 12 L’Ars blocca le indennità ad alcuni deputati 10. Laccoto, «È tempo di unità» Parla il renziano di Palazzo dei Normanni 11. Currò, se canta il grillino Parla il “ribelle” del Movimento 5 Stelle 12.13. Dirigenti in liquidazione POalazzo Zanca stringe i cordoni stretti anche per la Patrona, ma su qualcuno piovono soldi 14. Teatro, direttori & polemiche Braccio di ferro sulle nomine a Messina 15. Brolo, strategie in aula Mal di pancia sugli incarichi in consiglio 16. Ragioniere della discordia A Villafranca polemiche sul consulente estero SICILIA 17. Formazione “a rate” Corsi d’oro, braccio di ferro sulle intercettazioni 18. Messinambiente, forza tredici La relazione del liquidatore Ciacci 19. Duomo, sfregiato San Paolo I misteri sull’intervento dei vigili che ha danneggiato il portale di Messina 20/21. Suino nero, coscia mi dici mai L’esperimento dell’antica azienda di Militello

22. Biomassa, esplode la protesta Cittadini e amministratori di Furnari contro la realizzazione dell’impianto di Comet Bio 23. La volpe di Raccuja Foxy Lady “adottata” dagli abitanti 24. «Io, precaria e contenta» Il libro di Simona Moraci dedicato ai giornalisti ECONOMIA 25. Job day, la piazza del lavoro Al via la manifestazione a Messina 26. Por, ora riprogrammiamo Rivisti gli orientamenti per centrare gli obiettivi 27. Se lo spumante Ivam veste Cavalli La richiesta dello stilista alla famiglia Madaudo POSTER 30/31. Joppolo senza segreti Ritratto di un intellettuale atipico 35 Fasci & Resistenza RUBRICHE 4-5. Settegiorni 28. Qui Europa/Consulenti lavoro/Consumatori 32/33. Libri / Classifica / Lacerti di Letture 34 Scelti per voi 36 mostre 38-39 Lettere & Commenti 38. Qui scuola/Heritage/Ecologia e Ambiente 39. Eliodoro/Animal House 39. 150 Parole da Palermo

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UNIVERSITÀ DI MESSINA

Personale d’Ateneo, nuova pianta organica MESSINA. Un nuova pianta organica per l’Università di Messina. È quella che stanno elaborando gli uffici dell’Ateneo su input del rettore Pietro Navarra. L’obiettivo? Oltre a razionalizzare gli uffici, in virtù della nascita dei dipartimenti, anche l’eliminazione di figure non necessarie, comprese alcune messe a concorso durante la gestione Tomasello. IACO DI MESSINA

Case per i baraccati Aderiscono duecento MESSINA. Al bando del Comune per comprare appartamenti da destinare ai baraccati sono arrivate duecento adesioni, metà di costruttori che hanno appartamenti vuoti, metà da proprietari di case Iacp che voglio rivendere la casa "riscattata" per affrontare la crisi. MILAZZO

Il revisore Cambria ritira le dimissioni MILAZZO. Mi dimetto. Anzi no. Peppe Cambria, ex presidente del collegio dei Revisori dei conti del comune di Milazzo, dopo essersi dimesso ad aprile per i continui attacchi dell’opposizione consiliare, è ritornato sui suoi passi. Con una nota inviata al commissario straordinario Valerio De Joannon ritira le dimissioni visto che l’aula non ne ha mai preso atto in quanto successivamente decaduta. CIMITERO MONUMENTALE

Appalto Manutenzioni Denuncia alla corte dei Conti MESSINA. Non c'è pace neanche per i morti. L'impresa "esclusa" una prima volta dal bando, ha denunciato alla Corte dei Conti il responsabile del procedimento che, per l'appalto delle manutenzioni al cimitero di Messina, ha cambiato per la seconda volta i requisiti dell'appalto.


6 Giugno 2014

settegiorni CHI SALE MESSINA

Antonio Venturino PALERMO. "Burocrazia zero". E' il titolo del disegno di legge presentato dal vicepresidente del'Assemblea regionale siciliana, insieme ai deputati Michele Cimino e Pippo Gianni. In sei punti viene diagnosticato come evitare che i burocrati uccidano in culla le start up siciliane.

Beppe Picciolo MESSINA. L’esponente dei Democratici e Riformisti per la Sicilia valorizza la storia della sua città. La sua cravatta preferita porta tanti leprotti in corsa come nelle antiche monete di Messina. Ma resta un mistero irrisolto: nell’età di Crocetta in quale direzione politica corrono le lepri?

Giacomo D’Arrigo MESSINA. Il direttore dell’Agenzia nazionale Giovani non dimentica la città dei suoi studi. Il 9 giugno, alle ore 10, presso l’Aula Senato dell’Ateneo di Messina, D’Arrigo siglerà con il rettore Pietro Navarra un protocollo d’intesa tra l’Università e l’Agenzia. Obiettivo, promuovere le attività dell’ente ed il Programma Europeo Erasmus+.

Tonino Perna MESSINA. L’assessore alla Cultura del Comune di Messina riporta la città in rete. Perna, infatti, ha disposto la riapertura dell'ufficio promozione giovani artisti (Gai), che negli anni passati era stata l’unica finestra sul mondo per i creativi della città e della provincia. Non solo, all’interno è stata prevista anche l'attivazione dell'ufficio “Film Commission”.

Gaetano Cacciola MESSINA. L’assessore alla viabilità del Comune di Messina mette una pietra tombale su una delle aree meno rispettate della città. Cacciola, infatti, ha deciso di interdire anche ai motorini il viale Nord di Piazza Duomo (che da via Cavour porta alla Fontana d’Orione), rendendolo a tutti gli effetti isola pedonale.

Turi Lombardo MESSINA. Il ruggito dell'ex assessore regionale socialista alla cooperazione, torna a farsi sentire. Sarà lui insieme al rettore di Palermo a presentare "Muscodol", la raccolta di articoli firmati da Sandro Musco, scomparso di recente, scritti su "Live Sicilia" e su Centonove.

SOCIETÀ

Caccia al pescespa, una posta per Reggio MESSINA. La Capitaneria di porto di Messina lo scorso 29 maggio ha sorteggiato le poste per la pesca del pescespada sul litorale messinese che si svolgerà dall’1 giugno al 31 agosto dal sorgere del sole sino al tramonto. Dodici le domande di partecipazione presentate: nove della marineria messinese e tre di quella calabrese. In precedenza si ricorreva alla consuetudine locale ma in mancanza di accordo il comandante Antonino Samiani ha individuato otto poste Antonino Samiani sorteggiandone sette per le imbarcazioni iscritte al compartimento di Messina ed una per quelle iscritte a Reggio Calabria. Ogni giorno ci saranno nello Stretto sette feluche di Messina ed una di Reggio Calabria mentre le rimanenti quattro imbarcazioni saranno “erranti”. Questa soluzione assicura, come in precedenza deciso anche dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, il rispetto del principio di proporzionalità e redditività che in forza della legislazione vigente va garantito alle imprese che svolgono professionalmente l’esercizio della pesca. Alcune delle feluche sono autorizzate a svolgere pescaturismo ed, in particolare, quella del pescespada nello Stretto ha una tradizione millenaria ed un fascino davvero unico al mondo.

Scalo di Comiso a Pio La Torre RAGUSA. Il prossimo 7 giugno l'aeroporto di Comiso verrà reintitolato all'ex segretario regionale del Pci Pio La Torre, dopo che la precedente amministrazione locale guidata dal sindaco Giuseppe Alfano (Pdl) aveva deciso di ripristinare la vecchia titolazione al generale Vincenzo Magliocco. "Magliocco era un generale dell'aeronautica che si contraddistinse per aver lanciato gas nervino sulla popolazione inerme dell'Abissinia - spiega Franco La Torre, figlio del politico ucciso dalla mafia - Al di là del mio orgoglio di figlio penso che il nome di mio padre farà bene al territorio ragusano, non sarà la stessa cosa atterrare in un aeroporto che ha un nome di cui non tutti sono fieri".

Improvvisazione pianistica alla Feltrinelli MESSINA. Si intitola “L’arte dell’improvvisazione pianistica” ed è un concerto-seminario. Al pianoforte Melo Mafali, la sua passione e la sua maestria che diventano racconto in parole e in musica: una rassegna guidata di improvvisazioni al pianoforte, in diversi stili della composizione su questo strumento, partendo dalla musica barocca per arrivare infine all’improvvisazione jazzistica, popular e informale moderna. L'appuntamento è al Feltrinelli Point Messina alle ore 21 di venerdì 6 giugno.

MESSINA. L’iniziativa dell’ente per rilanciare il servizio ristorazione. E antichi mestieri

TaorminaFilmFest, gran galà con il Cirs MESSINA. Sarà firmato dal Cirs il “Gran Galà di preapertura del 60° TaorminaFilmFest”. L’evento in onore dell’attrice Claudia Cardinale, si svolgerà il 13 giugno alla Fiera di Messina ex Irrera a mare e prevede un quadro rievocativo con foto e abiti d’epoca con in passerella personalità locali. La presenza del Cirs, presieduto da Maria Celeste Celi, nasce per la raccolta fondi da utilizzare per creare borse lavoro per giovani in stato di disagio. Il Cirs, negli anni passati ha costituito una cooperativa per dieci anni presente nel territorio messinese nel settore ristorativo e catering, attualmente ferma a causa della crisi. L’obiettivo è riaprire questa attività con l’ausilio delle borse lavoro. Nel frattempo punta alla valorizzazione dell’artigianato con il progetto “Riscoperta Antichi Mestieri” che prevede dopo le iniziative all’interno del Cirs, nuovi laboratori anche nell’isola pedonale di Messina.

Maria Celeste Celi

REGIONE. Ritardi nella “chiusura” delle società. Ecco chi salta. Da Giuseppe Grazia a Roberto Cerreti

E Crocetta liquida i liquidatori PALERMO. Il governatore Crocetta, considerati i ritardi maturati nelle liquidazioni delle società, comincia a liquidare i...liquidatori. Il primo della lista sembra essere il messinese Giuseppe Grazia, commercialista. Grazia, che da alcuni anni, per una indennità di 10mila euro, cura la liquidazione del Ciem, l'ente che con una quindicina di dipendenti avrebbe dovuto occuparsi dell'internazionalizzzione delle imprese. Da sempre inserito nella tabella "H", ora il Ciem rischia di chiudere definitivamente i battenti. Tra i suoi dipendenti, "parcheggiati", che risultano in mobilità, figura anche il politico messinese Roberto Cerreti. Ma a fare andare andare su tutte le furie il Presidente della regione, già in polemca con il presidente dell'Ars per gli stipendi astronomici dei dipendenti dell'Assemblea, è il compenso

Giuseppe Grazia e Roberto Cerreti riconosciuto al direttore generale dell'Ente Nino Giuffrè, in mobilità a Sicilia-Servizi: 192mila euro l'anno. Un fatto che ha "indignato" Crocetta, che ora vuole sostituire Grazie con il dirigente regionale, già alla Culturale, Gelardi. Ma quali sono le altre imprese

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in liquidazione? Undici in tutto, da Biopsphera, dove è andata Anna Rosa Corsello, alla Infrac, a Cinesicilia, undici in tutto per una perdita annua di 7,2 milioni. Rischia di entrare in questa orbita anche il Maas, il mercato agricolo alimentare di Catania, in pesante perdita, dove la Regione detiene il 99% delle quota. Per quanto riguarda il Ciem. il commercialista Grazia ha stilato un piano per ricollocare il personale, proponendolo alla Regione. Ma da piazza Indipendenza non rispondono: di recente il Ministero ha bocciato il piano predisposto per l'esodo dei dipendenti della Formazione professionale, "Non sono dipendenti pubblici" ha sentenziato il Ministero. Come dire: sono irregolari i contratti che hanno portato i dipendenti in questi enti.


6 Giugno 2014

settegiorni CHI SCENDE MESSINA. Il sedicenne campione regionale assoluto. Al secondo posto un altro messinese

Scacchi, Iannello nell’Albo d’oro MESSINA. Il sedicenne messinese è il più giovane scacchista a scrivere il suo nome nell'Albo d'Oro della Sicilia. Con una prestazione magistrale il giovanissimo Antonio Iannello si impone su tutti i suoi più titolati avversari. Il successo è stato coronato dal secondo posto di un altro messinese, Andrea Favaloro. Si è svolta a Zafferana Etnea, dal 30 maggio al 2 giugno, la ventisettesima edizione del Campionato Regionale Assoluto di Scacchi. Al via 43 partecipanti provenienti da tutte le province siciliane; tra di loro il Maestro catanese Alessandro Santagati, testa di serie numero uno del tabellone. Antonio Iannello (rappresentante della “Kodokan” Messina) si fa subito notare vincendo nelle prime tre giornate quattro partite consecutive, sconfiggendo alcuni dei favoriti della vigilia e terminando il torneo con cinque punti su sei. A ruota, con quattro punti e mezzo, Andrea Favaloro (15 anni, compagno di squadra nella

Kodokan); terzo posto per il catanese Gaetano Signorelli (17 anni, Accademia Scacchistica “Don Pietro Carrera”) Un podio pertanto fatto di giovanissimi che sorprende tutti e fa ben sperare nel futuro dello scacchismo siciliano. Intanto Antonio Iannello è il più giovane titolato della storia degli scacchi in Sicilia; non ci crede neanche lui, vuole

rimanere con i piedi per terra e pensare agli impegni che lo attendono. A cominciare dalla trasferta in Corsica, nel Meeting di Bastia, dal 5 al 7 giugno, dove rappresenterà l'Italia nella categoria under 18; gli farà compagnia da Messina Andrea Iannello che difenderà i colori italiani negli under 14.

Saro Sidoti MONTAGNAREALE. La sua aria da “pacioccone” non incute timore. L’ex consigliere provinciale Saro Sidoti aveva fatto un accordo politico con il sindaco di Patti Mauro Aquino per una sinergia elettorale all’interno della lista per le europee Udc- Ncd. Sidoti, sostenitore di Patrizia Valenti e Giuseppe Pistorio si era impegnato a votare anche Nino Germanà. Stessa cosa avrebbe dovuto fare Aquino a Patti. Ma così non è stato.

Alfonso Cicero PALERMO. L'industria e la cultura: il commissario straodinario dell'Irsap, l'ente che dovrebbe chiudere le Asi, ha commissionato una consulenza legale, importo trentamila euro, all'avvocato Antonio Fiumefreddo, per un giorno assessore "silurato" alla Cultura. Quando si dice...il contentino.

Claudio Barone

Antonio Iannello in una fase di gioco

MESSINA

Caffè letterario al Verona Trento MESSINA. Un caffè letterario per l’istituto Industriale Verona Trento. La nuova area culturale della scuola messinese verrà inaugurata lunedì 9 giugno, alle 16. Si tratta di un progetto ideato dalla professoressa Antonella Sciarrone coadiuvata in tutto dalla collega Carla Salvini. L’iniziativa sposata fin dal primo giorno dal dirigente scolastico Simonetta Di Prima, prevede anche, nel corso del prossimo anno scolastico, l’istituzione di un “premio letterario”. L’intento è quello di far capire che anche in un istituto industriale l’italiano riveste un importanza notevole. Lo spazio dove è stato allestito il Caffè Letterario è stato ricavato accanto alla biblioteca della scuola. All’inaugurazione sarà presente l’editore messinese Armando Siciliano.

Andrea Favaloro

ROSA E NERO

PALERMO. Il segretario regionale della Uil, quando ha preso la parola al congresso per il commercio e il turismo, ha visto tutti i delegati dell'Isola alzarsi e abbandonare l'aula, in segno di protesta. "Non ci riconosciamo nel segretario...".

Trifirò e Campagna sposi venerdì 6 giugno

Maria Tindaro Gullo

MESSINA. Si sposeranno venerdì 6 giugno, e non sabato come erroneamente scritto la settimana scorsa, Maurizio Trifirò e Stefania Campagna. L'appuntamento è alle 16,30 alla Chiesa di Santa Maria dello Spirito. Maurizio e Stefania saluteranno parenti e amici al Parco Dafne di Acireale. Agli sposi, e ai loro genitori, gli auguri di Enzo Basso, della moglie Daria Bruno, delle figlie Giulia e Paola, e del cliente "affezionato" della salumeria De Stefano, il cane Tuffolo.

PATTI. Il Gup del tribunale di Patti Maria Giuseppa Scolaro, ha rinviato a giudizio 93 persone imputate di falso in atto pubblico, voto di scambio e truffa ai danni dello Stato, nell'ambito dell'operazione "Fake" del marzo 2011. L’onorevole Gullo (Pd) deve rispondere di falso ideologico per cambio di residenza.

E’ morta la mamma di Gugliemo Bambino MESSINA. E’ morta a 90 anni, circondata dall’affetto di figli e nipoti, la signora Carmela Calderone, mamma di Gugliemo Bambino, artista e vignettista, autore del personaggio Gui “ospite” ogni settimana nelle pagine del nostro giornale. A Gugliemo e agli altri figli Angela e Franco, ai nipoti e a tutti quelli che gli hanno voluto bene, le condoglianze di Graziella Lombardo, Enzo Basso, Attilio Raimondi e di tutta la redazione di Centonove.

Messina, fiocco rosa per Pio Amadeo MESSINA. Bis ancora in rosa per il consigliere comunale Pio Amadeo, cui giovedì 29 maggio la moglie Simona Romano ha regalato la piccola Carla, batuffolo di 3 chili e mezzo alla nascita. Carla va a fare compagnia alla primogenita Sara. A Pio e Simona e alla famiglia le felicitazioni della redazione di Centonove.

Lutto in casa De Pasquale MILAZZO. Si è spenta dopo una lunga malattia la professoressa Lina Messina De Pasquale, 75 anni, mamma del collega Fabio De Pasquale. A Fabio e alla sua famiglia un forte abbraccio da parte di Enzo basso, Graziella Lombardo, Attilio Raimondi e di tutta la redazione.

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Salvatore Gitto MILAZZO. L’assessore all’Ambiente di Milazzo è proprio sfortunato. Nonostante i proclami non è riuscito a rispettare la promessa di pulire terrapieni e spiagge in primavera, consentendo a cittadini e turisti di godere delle belle giornate in riva al mare. L’intoppo sarebbe legato al blocco della gara per la temporanea sospensione della procedura di dissesto. I primi interventi rischiano di arrivare solo a luglio.


6 Giugno 2014

primopiano

La fenditura a lato della corsia d’innesto sul viadotto Ritiro dello svincolo di Giostra, in direzione Catania

MESSINA. Venti metri di fenditura nell’asfalto ad un anno dall’apertura. “Nulla di strutturale”, assicurano i tecnici. Ma...

Svincolo a pezzi Mentre si avvicina la quarta variante progettuale, nella rampa di accesso di Giostra si apre una fessura longitudinale. Storia di un’opera, in costruzione da vent’anni. E già nata vecchia DI

ALESSIO CASPANELLO

MESSINA. Qual è la durata media di una grande opera a Messina prima che inizi a mostrare le prime magagne? Un anno o poco più. Lo svincolo di Giostra, per esempio, entrato in funzione a “scartamento ridotto” un anno e qualcosa fa e che già presenta grattacapi non da poco. Nella rampa di ingresso direzione Catania, infatti, immediatamente prima dell’innesto

Francesco Triolo

sull’altrettanto disastrato viadotto Ritiro, l’asfalto presenta una crepa longitudinale lunga una decina di metri. Preoccupante? Forse. LO SVINCOLO PERDE PEZZI. Dieci, quindici metri di spaccatura nell’asfalto verso il senso di marcia, a qualche dozzina di centimetri dal bordo stradale sinistro. Non è un buon biglietto da visita per la rampa inaugurata il 15 maggio 2013. “In realtà, ad un primo esame a spanne,

non sembra un cedimento strutturale, quanto piuttosto di un tratto d’asfalto che ha ceduto, realizzato alla bell’e meglio”. A spiegarlo è Francesco Triolo, ingegnere strutturista e consigliere dell’ordine di Messina che imputa la spaccatura ad un problema minore, più “cosmetico” che altro. “Sembra che lì dove si è aperta la crepa l’asfalto sia stato rifatto più volte, quindi potrebbe essere un problema ricorrente e non risolto mai in pieno. Di buono - continua - c’è che la porzione di rampa interessata dal fenomeno non è sospesa, ma poggia su un terrapieno. Certo - conclude - non è un buon biglietto da visita...”. NESSUN PERICOLO. PERO’... “Non posso fare a meno di notare che si è creato un dislivello sul manto stradale”, commenta invece Mario Pizzino, dirigente comunale alla Viabilità e, fino al subentro dell’Anas voluto dall’allora sindaco e commissario per l’emergenza traffico Giuseppe Buzzanca, direttore dei lavori degli svincoli. Preoccupante? Dipende, spiega Pizzino. Non sarà strutturale, certo, ma in caso di forte pioggia lì si formerà una pozzanghera che di certo sicura non è. Cosa è successo quindi? Con tutta probabilità, possibile cattiva compattazione degli strati di sottofondo stradale, completata con una maldestra posa del conglomerato bitumoso che “chiude” il margine superiore dell’impalcato, della “soletta” che gli è stata gettata sopra, prima ’impermeabilizzata e infine asfaltata. Tradotto, lo svincolo non rischia di certo di aprirsi in due, ma la bretella di collegamento ha già subìto un restringimento della carreggiata per la terza volta nei pochi mesi di vita. Un fatto che non depone bene per la più sventurata delle opere pubbliche cittadine. Dagli incerti esiti perchè incerti ne sono stati i natali.

ALTRE MAGAGNE

Quando si incurvò l’Annunziata

La rampa d’ingresso della galleria Annunziata nel 2011

E’ metà maggio del 2011 quando, alʼimprovviso, nella rampa d’ingresso alla galleria che dall’Annunziata arriva agli svincoli di Giostra, appare un avvallamento sul manto stradale. Non sono passati nemmeno cinque mesi dallʼinaugurazione del terzo lotto degli interminabili svincoli, con tanto di ministro dei Trasporti Altero Matteoli a tagliare il nastro. Inaugurazione col trucco: la galleria, infatti, è percorribile solo di giorno, di notte è chiusa. Nonostante questo, e nonostante lʼesiguo numero di macchine che la percorrono, la rampa, realizzata dalla Consoter sotto direzione lavori di Beppe Rodriquez (che ne è anche il progettista), si è già incurvata. Unʼavvisaglia di cedimento? Nientʼaffatto, tranquillizza Mario Pizzino, responsabile unico del procedimento del terzo lotto degli svincoli, quello “incriminato”. “Cʼè stato solo un piccolo assestamento del terreno nel punto in cui cʼè il sottopasso che conduce all'università, quando si passa dal rilevato in terra allo scatolare in cemento armato”. Pericoli? “nessuno”, spiega sicuro Pizzino. Niente paura quindi: una gettata di asfalto e torna tutto come prima. (A.C.)

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6 Giugno 2014

primopiano FIGLIO DI MOLTI PADRI. La verità è che il manufatto sconta i vent’anni trascorsi tra la prima progettazione e l’apertura, ed il fatto di non avere più una paternità definita: messo su carta nel 1997 da Beppe Rodriquez che aveva previsto la lavorazione “in loco” dei prefabbricati in cemento armato, il progetto è poi stato rivoluzionato dall’Anas quando, nel 2010, la direzione lavori passò sotto la giurisdizione del gestore della rete stradale ed autostradale italiana, che optò invece per impalcati (i settori che costituiscono lo svincolo vero e proprio) in acciaio. Vent’anni di lavori a singhiozzo, di un progetto ormai obsoleto, di adeguamenti tecnici e aggiornamenti normativi, hanno fatto il resto. Di fatto, nel 2010, una volta

subentrata nella fase di posa delle pile e degli impalcati, all’Anas si sono resi conto che prendere gli impalcati dei cemento armato dalla centrale di prefabbricazione e piazzarli sulle pile era un’opera dispendiosa. E quindi, di concerto con la Ricciardello Costruzioni l’impresa brolese vincitrice dell’appalto (importo contrattuale dei lavori da oltre 48 milioni di euro), si è deciso di avvalersi di un sistema di impalcati misto acciaio-calcestruzzo e soletta gettata in opera. Al passaggio di consegne, la Ricciardello ha trovato 27 “pile” (in pratica i pilastri che sostengono lo svincolo) con fusto in parte costruito dalle imprese precedenti da completare (e 52 da costruirne di sana pianta), e quaranta fondazioni per le stesse pile iniziate e

mai terminate. Nel frattempo, però, le normative erano cambiate. Tre o quattro volte. ADEGUIAMOCI. O FORSE NO. Nel 2003 entra in vigore una più stringente normativa antisismica, e il Comune valuta la possibilità di adeguare già durante l’appalto in corso le opere strutturali dell’opera da realizzare, dal momento che lo svincolo “durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di Protezione civile”. Detto fatto, nel tardo 2006 è la stessa associazione d’imprese subentrata alla Gepco Salc, impresa fallita nel 2002 (cioè Aia, Demoter e Cordioli) a proporre la realizzazione degli impalcati dei viadotti in acciaio anzichè in cemento armato

precompresso. Il Genio civile dà l’assenso e, allo stesso costo iniziale (quindi senza sovrappiù a carico dell’Amministrazione, mandataria dell’opera) si passa alla prima variante. Tutto troppo facile? Certo. E infatti si trova il modo di complicarsi la vita: l’impresa non firma una variante che si limita solo all’impalcato, come invece avrebbe richiesto per questione di costi l’Amministrazione. Non se ne fa nulla, e si conclude di adeguare il poco già costruito, qualche pila e parte delle fondazioni, tornando al progetto originario. Nel frattempo, la normativa cambia ancora, ma il progetto resta quello del 1997. Fino all’arrivo dell’Anas. E oggi è pronta la quarta variante.

ULTIMATUM. Faccia a faccia tra Comune e Anas

Quando si finisce? SESSANTA MILIONI PER LA SISTEMAZIONE DEL VIADOTTO AD OPERA DEL CAS, QUATTRO PER LA “BRETELLA”. A MENO DI UN CONTENZIOSO

MESSINA. La domanda che ricorre più spesso, a questo punto, è quando finalmente saranno aperte anche le rampe in uscita e lo svincolo diventerà interamente fruibile. Domanda, oggi, ancora senza risposta. Perchè, se tutti si dichiarano pronti a partire, in realtà nessuno fa la prima mossa. Un punto fermo, forse, potrà metterlo l’incontro di lunedi 9 giugno tra l’assessore a Infrastrutture e Urbanistica del comune di Messina Sergio De Cola ed il direttore dell’area sud Italia dell’Anas Salvatore Tonti. Sul piatto ballano una ventina di milioni: quelli che mancano, cioè, tra la dotazione finanziaria iniziale, circa 86 milioni di euro, e le perizie di variante approvate coi poteri speciali da commissario per l’emergenza traffico dall’allora sindaco Giuseppe Buzzanca, allorquando alla direzione lavori e gestione dell’opera subentrò l’Anas. Perizia di variante necessarie per il completamento dell’opera ma per le quali non era prevista copertura finanziaria, nonostante l’approvazione in linea tecnica da parte dell’Anas ed in quella amministrativa dal commissario Buzzanca. In questo si innestano anche gli oltre cinque milioni di lavori eseguiti dalla Ricciardello e ancora non pagati. Per palazzo Zanca, l’incontro ha il sapore del redde rationem. In mancanza di risposte certe, intenzione dell’amministrazione guidata da Renato Accorinti è la strada del contenzioso, che allontanerebbe ulteriormente i tempi di completamento dei lavori. Come si ovvia? Con buona volontà e calcolatrice alla mano: nelle opere pubbliche, gli importi si calcolano con due quadri: il primo, quadro A, è relativo alle somme a base d’asta. Oltre a queste, esistono, quadro B, le “somme a disposizione dell’amministrazione”. E su quelle si dovrà lavorare per far quadrare i conti, tenendo conto delle esigenze dei due enti, e fermare il conto a più o meno 95 milioni, cifra equidistante dalle

Giuseppe Buzzanca, Pippo Ricciardello e Beppe Rodriquez

richieste di Comune e Anas. Questo in via amministrativa, perchè poi c’è il lato tecnico da non sottovalutare. C’è una bretella da cento metri che richiede una ulteriore perizia di variante, la quarta da quando vent’anni fa è stata appaltata l’opera, e che dovrebbe essere realizzata dal Comune di Messina per poco meno di quattro milioni di euro. La soluzione del bypass permetterebbe di effettuare i lavori di messa in sicurezza del viadotto Ritiro senza la necessità di fermare il traffico veicolare. Perchè, se lo svincolo inaugurato da un anno è già malmesso, il viadotto sul quale si inserisce è combinato molto peggio. Le posizioni oscillano tra quella catastrofista dell’ingegnere capo del Genio civile Gaetano Sciacca, che ha il conforto di uno studio commissionato all’Università di Messina, secondo il quale il viadotto è a rischio crollo e comunque non sarebbe in grado di garantire alcuna tenuta antisismica, e quella più cauta del Cas, il consorzio autostrade che con

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sessanta milioni di euro dovrebbe mettere in sicurezza il viadotto che oggi si percorre a velocità ridotta ed una sola carreggiata. I sessanta milioni proverranno per metà dalle casse dello stesso consorzio, e per metà da fondi Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica. Perchè, se progettazione e realizzazione degli svincoli hanno paternità condivise, la stessa cosa sta accadendo per la gestione della sventurata opera: il controllo e la manutenzione dello svincolo e delle rampe, finchè non saranno consegnati i lavori, spetterebbe all’Anas, che materialmente ha portato avanti la costruzione dell’opera, nonostante i soldi li abbia messi il committente comune di Messina. Il viadotto, invece, costruito prima del 1970 e parecchio bisognoso di interventi di manutenzione pesante a pile e impalcati, fa parte dell’autostrada e quindi è competenza del Cas. Insomma un Cas...ino. (A.C.)


6 Giugno 2014

primopiano FRONTI CALDI

E i precari protestano Il Cas dice di non potersi permettere altro personale, però i dipendenti accumulano ore di straordinario ben oltre i limiti consentiti. E’ la protesta che i precari del Consorzio autostrade hanno portato a Palermo. E non solo. “Nessuna risposta è stata ricevuta e nessun contatto è stato attivato dai vertici durante la protesta che i lavoratori precari Agenti Tecnici Esattori Hanno tenuto presso la sede dell’ente giorno 4 giugno”, si legge in un comunicato, in cui si chiede l’annullamento delle conciliazioni che di fatto trasformano i contratti part-time in full-time aggirando il divieto di legge, così come ha sentenziato il giudice del lavoro, il reintegro e la riassunzione del personale precario, e la rideterminazione dell’organico degli addetti ai caselli.

Un giornale del 1971 annuncia trionfale la nuova autostrada. Nel 2014 è pronta per meno di un terzo

INVERSIONI. Manutenzione ordinaria e straordinaria. Ecco i programmi della nuova governance

Autostrade, anno zero In quattro anni ammodernamento totale di tutta la rete, assicura il presidente del Consorzio Rosario Faraci. “Cifre a sei zeri finanziate dall’Europa”. E sulle imprese “in odore di mafia”... DI

ALESSIO CASPANELLO

MESSINA. Entro quattro anni una rete autostradale tutta nuova, nel frattempo manutenzione ordinaria e occhio a trasparenza e “pulizia” delle imprese al lavoro. Rosario Faraci, presidente del Cas, il consorzio autostradale siciliano, arriva dopo lunghi periodi di commissariamento. Intenzionato a mettere a posto quella che, da molti, in alcuni tratti è considerata una vera e propria autostrada per l’inferno. COME TI SISTEMO L’AUTOSTRADA. La concessione che assegna la gestione della rete autostradale al Cas prevede che il 25% degli introiti dei pedaggi sia destinato alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Basteranno? Per niente. “Si parla di cifre a sei zeri per la ristrutturazione totale, perchè bisogna recuperare un gap infrastrutturale lungo quindici anni”, spiegano dal Cas. Come? Attingendo a leve finanziarie soprattutto europee. Per la “minutaglia”, invece, basta quello che c’è in cassa. In bilancio 2014 ci sono trenta milioni per le manutenzioni ordinarie, cioè guardrail, illuminazione gallerie, manto autostradale: quattro milioni e mezzo sono già andati a gara, a febbraio, per i lavori di manutenzione programmata biennale degli impianti elettrici di illuminazione, ventilazione, telesoccorso e telecontrollo delle autostrade A18 Messina-catania e A20 Messina-Palermo. Poi ci sarebbero i sessanta milioni del viadotto Ritiro, che consentirebbe di dare piena funzionalità agli svincoli di Giostra, opera attesa da vent’anni.

Rosario Faraci

VIADOTTO? NOI CI SIAMO. “Siamo pronti su tutto, l’ultima riunione è stata la settimana scorsa, tutto confermato. Occorre solo il via libera, tutti gli adempimenti da parte nostra sono chiusi, e attendiamo che il comune di Messina ci comunichi l’avvio dei lavori del bypass”, spiega Faraci. “Il Cas ha già predisposto adempimenti e bando, esiste piena sintonia col Comune, e sono già state ottenute le autorizzazioni del ministero delle Infrastrutture, e abbiamo piena assicurazione sul mantenimento dei finanziamenti Cipe”. Sui tempi, però, non ci si sbilancia: “Il bando sarà reso pubblico come disciplinato dalla legge, quando il Comune darà inizio ai lavori”. Poi c’è la questione “morale”.

L’ANALISI DEL SANGUE. A gennaio del 2013, a seguito di un’informativa della prefettura di Milano, all’impresa Ventura di Furnari, che lavorava ai padiglioni dell’Expo 2015, viene affibiata l’interdittiva antimafia. Il presidente della regione Rosario Crocetta coglie la palla al balzo e, nello stesso periodo, revoca all’impresa i due appalti per le scerbature lungo le autostrade A18 e A20: due milioni il primo, due appalti per un totale di otto milioni per il secondo. Passa meno di un mese e la stessa sorte tocca all’agrigentina Eurotel. E oggi? “Dall’emissione della certificazione di interdizione, la Ventura non lavora più con noi, e si è proceduto con tutti gli adempimenti di revoca degli appalti”, spiegano dal Cas. L’impresa di Furnari, però, ha opposto ricorso, e in ballo c’è un ampio contenzioso. E’ andata meglio invece alla Eurotel. Che, risolti positivamente gli adempimenti antimafia, è tornata in possesso di “fedina penale pulita”. “Ad oggi la Eurotel non è più in condizioni di “ditta negativa”, tanto che ha partecipato ad alcuni appalti banditi dal Cas, vincendoli”.

ZOOM

Avanti fino a Modica APPALTATI I LAVORI DEL LOTTO DELLA SIRACUSA-GELA: VENTI KM, 339 MILIONI A CONDOTTE D’ACQUA E COSEDIL Tre lotti, diciotto km il linea d’aria ma quasi venti previsti di tracciato, 339 milioni di euro finanziati da Stato, Regione ed Unione Europea (che ha contribuito con una somma di 165 milioni di euro), appalto a Condotte d’Acqua spa (capogruppo), e Cosedil Spa. La Siracusa-Gela, chimera accostabile solo alla Messina-Palermo e alla Salerno Reggio Calabria, si arricchirà di un nuovo tratto che porterà la lunghezza totale a poco meno di metà rispetto ai 131 km previsti (oggi di realizzati ce ne sono appena 41). Proprio la necessità di rendicontare i 339 milioni al 31 dicembre del

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2015 ha imposto al Cas di accelerare i tempi per la consegna del lavoro visto che si correva il rischio di perdere il finanziamento, malgrado sull’esito della gara penda ancora il ricorso presentato al Tar dall’impresa seconda classificata, che si discuterà il 26 giugno. Un’autostrada parecchio travagliata, quella che da Messina incornicia la parte orientale dell’isola e un giorno terminerà a Gela: da Messina a catania è la A18, sotto giurisdizione del Cas, da Catania a Siracusa è gestita dall’Anas, poi da Siracusa, passando per Cassibile, Avola, e Noto, si ferma a Rosolini e torna sotto gestione Anas. Una volta terminati i lavori della Rosolini Modica, resteranno da realizzare i tratti che da Scicli andranno fino a Ragusa, Santa Croce camarina, Vittoria e Gela. Tempi previsti? Non pervenuti. E non prevedibili, a meno di non avere parecchio senso dell’umorismo, visto che il completamento di tutta la tratta, da Siracusa a gela, era previsto per il 1973. Quantuno anni fa. (A.C.)


6 Giugno 2014

politica SVOLTE. Il presidente dell’Ars dispone gli accertamenti sui deputati con condanne per reati contro l’amministrazione

Vitalizi, sospensione per 12 Erogazioni congelate per gli undici onorevoli che ancora non hanno comunicato agli uffici la propria eventuale riabilitazione. Diverso il caso dell’ex presidente Totò Cuffaro, al centro della polemica con i grillini. Ma il fratello... DI

DANIELE DE JOANNON

PALERMO. Prossima del vitalizio per Totò Cuffaro e altri undici deputati, tetto degli stipendi dei dirigenti Ars a 240 mila euro e conferma, da parte del Commissario dello Stato (ad eccezione delle pensioni integrative dell’ex personale Esa) della riduzione del tetto per quelli della Regione a 160 mila. L’Assemblea regionale siciliana, guidata dal messinese Giovanni Ardizzone, prende la strada del risparmio, la stessa tracciata con forti polemiche dal Movimento Cinque Stelle nelle scorse settimane, anche se non tutti sono convinti. L’AFFONDO DEL COBAS-CODIR. I sindacati del pubblico impiego regionale, infatti, hanno giudicato “furbata e porcata istituzionale”, un atto di “ipocrisia politica”, la sospensione del vitalizio dell'ex presidente della Regione. A giudizio del Cobas-Codir, “è un un goffo tentativo di sopire le polemiche scoppiate in questi giorni, distraendo così l'attenzione dell'opinione pubblica dalla vera questione: l’inaccettabile mancanza di trasparenza dell'Ars stessa”. Per i sindacati, basterebbe estendere “l’applicazione della Chinnici sulla trasparenza”, senza cui è rimasta “un’area franca nascosta ai cittadini, una ‘torre d'avorio’ in cui in nome della privacy è legittimo persino non pubblicare i redditi del personale così come, invece, avviene per tutti i rami della pubblica amministrazione italiana e siciliana”. INDENNITA’ SOSPESE. Intanto, a Cuffaro e ad altri undici ex deputati regionali sarà sospeso l'assegno vitalizio. Per l'ex governatore il provvedimento

Giovanni Ardizzone

scatterà dal prossimo mese, alla luce del reato di rivelazione di segreto d'ufficio e non per quello di mafia, dopo una verifica fatta dagli uffici della Presidenza sul dispositivo della sentenza definitiva. Le procedure, secondo Ardizzone, sarebbero state già avviate prima che la questione esplodesse, ma in questo momento non si può parlare di revoca ma solo di sospensione. «L’Assemblea ha avviato un’interlocuzione con la Corte d'appello di Palermo e non solo, perché ci possono essere persone che sono state riabilitate e dunque riacquistano il diritto Gli uffici stanno andando avanti nel rispetto della legge». Ma chi sono gli

altri undici? I nomi non si possono sapere in quanto «sono state avviate le procedure di sospensione dell'assegno vitalizio per quegli ex deputati che, a tutt’oggi, non hanno ancora trasmesso le autocertificazioni attestanti l’assenza della condanna alla pena accessoria dell'interdizione, temporanea o perpetua, dai pubblici uffici, come conseguenza di un reato contro la pubblica amministrazione», spiega Ardizzone. Che aggiunge: «Lo stesso procedimento è stato avviato nei confronti dell'ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, nelle more di verificare se i reati per i quali lo stesso

è stato condannato rientrano nelle fattispecie previste dalla legge. Pertanto, nessuna revoca è stata disposta». CUFFARO DIFENDE CUFFARO. Va giù duro, Silvio Cuffaro, il fratello dell’ex presidente della Regione: «La condanna per rivelazione di segreto d'ufficio è di 18 mesi di cui 6 indultati. L'interdizione dai pubblici uffici è prevista per condanne oltre i tre anni. Poi mi pare strano che dirigenti dell'Ars che prendono anche 300 mila euro di stipendio invece di chiedere le sentenze alle corti di appello chiedano una atto notorio agli ex deputati o ai loro familiari. Le norme le devono applicare loro perché sono retribuiti, anche in modo esagerato, per farlo». Cuffaro sostiene che «ad oggi non è arrivato alcuna comunicazione sull'inizio di un procedimento amministrativo per sospendere il vitalizio ma solo una richiesta di un atto notorio in cui il deputato doveva dichiarare se avesse subito interdizione dai pubblici uffici per i reati di cui al titolo secondo etc etc». «Mio fratello percepisce - aggiunge 4.400 euro di vitalizio al mese su cui poi paga anche le tasse in sede di dichiarazione dei redditi e la somma scende a circa 3.400 euro. Ha pagato i contributi come tutti per avere questa somma». «La Corte dei conti conclude - nel 2007, pronunciandosi sul caso di un altro parlamentare regionale, ha sentenziato chiaramente che le norme non hanno applicazione retroattiva ma per il futuro. Totò prende il vitalizio da tre anni. Se glielo togliessero sarebbe un balzo indietro dal punto di vista della civiltà e del diritto». L'ex governatore non aveva preso bene che fosse stata sollevata la vicenda, ritenendo legittimo il vitalizio. «Ritengo che usufruire della pensione - aveva scritto in una lettera resa nota dal fratello - per dar da vivere e far studiare i miei figli non sia proprio uno scandalo, come alcuni novelli censori e impropri moralizzatori si stanno affannando a far credere. La mia pensione al netto delle trattenute è di 4.400 euro frutto di versamenti di 20 anni di attività parlamentare, dodici di governo».

LA SCHEDA

Come guadagnare il bonus IL MINIMO PER ACCEDERE ALLA PENSIONE È 2 ANNI E MEZZO DI LEGISLATURA. POI CONTRIBUTO VOLONTARIO Ma come funzionano i vitalizi? Il regolamento è equiparato a quello del Senato della Repubblica. All’Ars, ogni onorevole versa mensilmente una quota (l'8,60%, pari a 1.006,00 euro, più il 2,15%, aggiuntivo per la reversibilità, pari a 251,63 euro) della propria indennità lorda, che viene accantonata per il pagamento degli assegni vitalizi. In base alle norme, il deputato che ha terminato il mandato riceve il vitalizio a partire dal 65° anno di età, purchè sia stato parlamentare per almeno 5 anni. Se si varcano i due anni, sei mesi e un giorno, però,

si può concorrere al vitalizio anche se termina la legislatura. Basta solo che il deputato versi di tasca propria la quota prevista, che aumenta se si vuole la reversibilità. Una spesa, alla fine, abbastanza trascurabile, se si considera il privilegio di un consistente vitalizio da accoppiare alla propria pensione. Quando venne applicata la norma, nel novembre del 2010, a tirare un sospiro di sollievo furono i 39 neoeletti del 2008. A questa cifra se ne aggiungevano altri 21, ovvero i debuttanti della legislatura precedente, che durò poco meno di un biennio e che, quindi, non avevano maturato il tempo necessario per accedere al vitalizio (gli anni, infatti, non sono cumulabili). In totale, dal 23 novembre 2010, per sessanta deputati non era più un problema tornare a casa. Al contrario, sono ben lontani dalla soglia i deputati di questa legislatura, la gran parte dei quali tutti debuttanti. Nel 2010, a tagliare il

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traguardo erano stati in trentanove, tra cui i messinesi Pippo Currenti, Giuseppe Picciolo, e Franco Rinaldi. Per quanto riguarda il parlamento nazionale, invece, mentre i neo eletti del 2013 hanno ancora “tempo” per sentirsi al sicuro, i precedenti dovranno attendere, a cominciare da Domenico Scilipoti, che non vedrà un soldo prima del 2018. Il meccanismo è semblice: si può accedere al trattamento ai 60 anni di età solo se si ha più di una legislatura alle spalle. Diversamente, bisognerà attendere i 65. Così, ad eccezione del senatore Domenico Nania e di Antonio Martino, gli altri messinesi (Nino Germanà) e Francantonio Genovese dovranno attendere molto. E mentre l’unico tranquillo è Vincenzo Garofalo (classe 1958, alla seconda legislatura), sono già quasi pronti per vitalizio Carmelo Lo Monte, Carmelo Briguglio, e Francesco Stagno dʼAlcontres.


6 Giugno 2014

politica IDENTIKIT

L’INTERVISTA. Il leader renziano del Pd analizza il voto. E lancia un monito

Laccoto: “E’ tempo di unità” Il clima avvelenato ha ammorbato le elezioni europee e le amministrative. «Ma la crisi che attanaglia la Sicilia ci impone senso di responsabilità». Le polemiche incrociate su Brolo... BROLO. I veleni politici e giudiziari hanno avvelenato la campagna elettorale delle amministrative e delle europee. Ne abbiamo parlato con il leader dei Renziani a Messina, l'onorevole Pippo Laccoto. In tanti dentro il Pd ritengono che il governo Crocetta sia al capolinea? Lei che dice? I risultati elettorali hanno premiato il Pd. Nella nostra Regione, questo è il punto principale, il Pd deve abbandonare personalismi e avviare immediatamente una azione politica che sappia guardare alle istanze di sviluppo e di crescita che sono il messaggio diretto che arriva dal voto del 25 maggio. Crocetta ha colto il messaggio? Ritengo che sia venuto il momento, che il Pd recuperi l'unità interna e che il presidente possa coglierne il significato positivo, rilanciando opportunamente l'azione del governo. Come? Partiamo dai contenuti: si devono sbloccare i fondi europei, bisogna portare avanti la legge di semplificazione amministrativa, vanno sbloccati al più presto i fondi per i depuratori e le acque reflue, bloccati per problemi burocratici tra due assessorati; bisogna ancora proseguire nell'azione di spending review per tagliare costi inutili e incrostazioni, sbloccare poi la rimodulazione dei posti letto e le piante organiche degli ospedali e l'immediata copertura dei posti vacanti: la Sicilia non può più aspettare. Onorevole Laccoto, su sette punti indicati sei sono di problemi "bloccati": ha ragione Renzi allora a dire che c'è bisogno anche di uno "sblocca.-Sicilia?" La situazione è molto complessa. Il Pd deve recuperare l'unità interna e deve parlare un solo linguaggio. Deve esserci una sintonia tra il partito e Crocetta e tra il presidente e il Pd. Lo impone la disastrosa situazione economia in cui l'Isola versa e della quale la classe politica deve farsi carico. Senza se e senza ma. D'Alia propone di allargare la maggioranza al Centrodestra. C'è il rischio di vedere Nino Germanà assessore? Io parto dalla maggioranza che ha portato alla elezione di Crocetta. Perchè le fughe in avanti in questa fase

Pippo Laccoto

non servono, come si è dimostrato con altri governi. Serve una maggioranza organica, dove il Pd, partito di maggioranza relativa, non solo ritrovi l'unità ma sia il fulcro centrale di una maggioranza di cui fa parte originariamente anche l'Udc, ma che poi si è via via allargata ad Articolo 4 e ai Drs. Andiamo su Messina: lei richiama tanto l'unità di partito, ma in città più che altrove il Pd è in frantumi: da una parte i Renziani "storici", Russo e Quero, che chiedono il, commissariamento; dall'altra i seguaci di Genovese che fanno gli attendisti. Lei come vede la soluziuone? Dico che anche a livello provinciiale l'unità del partito è imprescindibile. Oggi il Pd, anche a seguito delle vicende che hanno interessato esponenti di primo piano, deve trovare al suo interno forza e capacità per riavviare un'azione di rilancio che riparta davvero dal territorio e dalle

istanze che da questo arrivano. Io stesso intendo promuovere un'azione che partendo dai contenuti porti all'unità. Ma lei è per la conferma del segretario Basilio Ridolfo? Sul segretario va fatto un dibattito serrato, perchè il confronto deve essere basato sui problemi del territorio (aree metropolitane, consorzi dei comuni, infrastrutture, esigenze del turismo e dell'agricoltura, vivaismo comppreso) e sono certo che tutti insieme, senza personalismi, troveremo la soluzione per la guida del partito. Cambiare verso anche qui: una visione diversa e più alta. Ma i Renziani della prima ora scalpitano, chiedono dimissioni immediate e commisariamento? Le dimissioni ci sono state, ma sono state congelate dalla segreteria regionale, che ha rinviato a dopole europee una soluzione concordata con le diverse anime del partito messinese, dove comunque bisogna trovare una sintesi.

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Punto di riferimento per i sindaci dei Nebrodi BROLO. 65 anni, Pippo Laccoto, già sindaco di Brolo, è alla sua terza legislatura nelle fila del Pd. Democristiano della prima ora, da sempre vicino alle posizioni di Francantonio Genovese, è di recente passato alle posizioni di Renzi, del quale condivide "il pragmatismo dell'azione politica". Forte di un bottino di novemila voti, è un punto di riferimento per tutti i sindaci della zona Nebroidea, che a lui si rivolgono per le istanze soprattutto nel campo sanitario: fa parte della commsione sanità della regione. Ha militato prima nella Margherita e ha aderito al movimento dei sindaci.

Regione, Messina, ora andiamo e alle dolenti note delle elezioni a Brolo: si sente sconfitto? La campagna elettorale ha risentito dello scandalo dei mutui. E dalla fuga di notizie, a volte abilmente pilotate da alcuni protagonisti stessi della competizione elettorale. Sarebbe stato opportuno prima delle elezioni fare chiarezza sulle responsabilità personali dalle quali sono scaturite le vicende. Ma di chi sono le responsabilità? Verranno alla luce dalla indagine della magistratura. Che ha di fatto avuto accesso a tutti gli atti del Comune. E quindi sarà fatta luce su tutto e su chi ha sottratto o distratto somme al Comune. La strumentalizzazione poitica della vicenda giudiziaria ancora non giunta a conclusione ha di fatto "drogato" e avvelenato la competizione elettorale. Lei non ha nulla da temere? Assolutamente no. Ritiene che, come lei ha detto in pubblico, ci siano stati casi di voti di scambio nella tornata elettorale? Purtroppo ho forti sospetti che vi siano stati episodi di voti di scambio, che avevo già denunciato prima della chiusura della campagna elettorale. Ritiene quella di Nino Germanà di incatenarsi davanti al Comune un'azione dimostrativa di malessere o solo una sceneggiata? Non sta a me giudicare. Ho già chiarito in un comizio e ho ritenuto inopportuno una manifestazione del genere fatta da un deputato regionale. Cosa consiglia alla neo-sindaco Irene Ricciardello? Il paese ha bisogno di riacquistare la serenità perduta in questa campagna elettorale. Il sindaco deve essere bravo a rilanciare l'azione amministrativa, spazzando via i veleni. Che oggi più che mai non giovano a nessuno. E.B.


6 Giugno 2014

A TU PER TU. Parla il deputato siciliano dei 5 Stelle che ha criticato la linea dettata da Grillo su elezioni e alleanze

Currò, se canta il grillino «Sto portando avanti una battaglia per un Movimento che sia pluralista, non intendo proprio abbandonarlo. Vogliono buttarmi fuori? Non ne vedo il motivo». Il suo obiettivo? Passare dagli insulti al dialogo con gli avversari DI

DANIELE DE JOANNON

Il suo essere “eretico” subito dopo le europee, gli ha fatto guadagnare le prime pagine e le televisioni, ma a chi pensa che Tommaso Currò, classe 1973, milazzese di nascita ma catanese d’adozione, voglia abbandonare il Movimento Cinque Stelle, si sbaglia di grosso: «Sto portando avanti una battaglia per quello che deve essere il movimento, ovvero un soggetto pluralista e democratico al suo interno, che proponga temi innovativi e che contribuisca a riformare il paese su ogni fronte. Poi, se loro mi vogliono cacciare, ma non ne vedo il motivo, procedano pure...». Currò, cosa si prova a subire le dinamiche della rete? L’attacco a testa bassa da parte dei vostri sostenitori contro chi è fuori dal coro, adesso sta colpendo anche lei... «Lo ammetto, subendo mi sono reso conto che la dinamica esistente non va bene e distorce ogni comportamento democratico. Ritengo che le parole espresse dai singoli debbano uscire dal perimetro ristretto dell’esperienza politica di parte. In fondo, l’opinione è un diritto sancito dalla Costituzione, e io sono abituato ad assumermi la responsabilità di dire ciò che penso rispetto alle singole questioni. Sono cosciente che il 5 Stelle è portatore di una rabbia sana, ma se questa sconfina negli insulti, allora è dimostrazione del fatto che si deve portare avanti una battaglia per il pluralismo delle idee». Voi avete un programma e degli indirizzi, ma quando vi trovate di fronte a un problema contingente, come fate? Dovete

Tommaso Currò

attendere la decisione della rete o un post di Grillo, per parlare? «Funziona così. Su temi sui quali il movimento aveva una impostazione di indirizzo, ad esempio la partecipazione democratica, l’ambientale, l’economia di denuncia, allora una posizione esiste già. È chiaro, però, che le declinazioni che assumono possono avere indirizzi differenti, ed è in questi casi che ci affidiamo al giudizio dei colleghi delle commissione. Certo, il problema che ho riscontrato in questi mesi riguarda le scelte di tecnica politica, le alleanze, o temi caldi, come quello dell’emigrazione. Questi sono casi in

cui si può ingaggiare una battaglia interna, nel senso buono del termine. Ad esempio, proprio sull’immigrazione ho presentato una mozione insieme ai colleghi, eliminando le smussature esistenti. È chiaro, però, che registro una scollamento tra il nostro lavoro in parlamento e il blog di Grillo». A proposito del Blog, è normale che sia una fonte di guadagno ogni volta che si innesca una polemica e i contatti volano alle stelle? «Beh, a guadagnare è la Casaleggio, che gestisce tutto. Secondo me, i banner pubblicitari non devono essere

utilizzati nel sito di un movimento politico. È un fatto etico». Da aderente ed eletto, come giudica la posizione dei Cinque Stelle, dall’incontro con Bersani in poi, che vi ha portato a essere solo opposizione? «Col senno del poi, ma anche del prima, sono stato uno dei pochi che ha sostenuto la forma dialogica del confronto politica, provando a tramutare un rapporto delatorio in un ragionamento sui temi. Già un anno fa mi ero esposto e aggiungo che quando Grillo è andato da Renzi, su input della rete, mi attendevo che andasse per parlare e per insultare». A proposito di Renzi: con gli ottanta euro in più si è “comprato” gli intaliani? «Non condivido la visione espressa sugli ottanta euro. Li vedo come una misura di economia e di reddito disponibile, null’altro». Come è mutato il rapporto con i suoi colleghi, dopo le ultime esternazioni? «È assolutamente migliorato. Nonostante non abbia avuto seguito ufficiale, il mio pensiero ha avuto effetti. Le mie stesse critiche sono state espresse, in assemblea, anche da altri». E in Sicilia, come sono state accolte? «Devo dire che dopo le mie sortirte sulla stampa il rapporto si è reso più complesso, anche se non tutti mi vedono di cattivo occhio. A Milazzo, per esempio, a differenza di Catania, il rapporto si è rafforzato, portando a risultati concreti». All’Ars c’è qualcuno che condivide le sue posizioni? «Con i portavoce regionali non ho avuto modo di raffrontarmi molto, perché i terreni di interesse sono differenti. Si tratta solo di una questione tecnica». Come Movimento lottate i costi della politica, ma sia a Palermo che alla Camera avete fatto assunzioni... «Non conosco le questioni dell’Ars. Alla Camera, invece, abbiamo assunto perché erano necessarie alcune figure non a disposizione del gruppo».

IN RETE

Le critiche su Facebook IL RAPPORTO TRA SOLIDARIETÀ E INSULTI, IN BACHECA, È DI UNO A DIECI. ECCO LE ACCUSE AL PORTAVOCE UNo su dieci: è un questo il rapporto tra i favorevoli e i contrari all’interno del Movimento Cinque Stelle dopo le esternazioni di Tommaso Currò. A dare la misura è la sua bacheca Facebook, senza contare gli sms che giugnono quotidianamente al cellulare del deputato. Qualche esempio? Ecco cosa scrive il Movimentocinquestelle Candida Av: “Da non credere, abbiamo già tutti i media contro e Tommaso Currò cosa fà, non perde occasione per sminuire il lavoro dei nostri

parlamentari con continue invettive giornaliere fatte attraverso tg e trasmissioni di servi come agorà... C'è qualcosa che non torna, sembra di rivedere Orellana, Battista e Bocchino, per me a questo punto il lavoro di questi nostri eletti è solo quello di destabilizzare dall'interno il M5s, in quanto cellule dormienti del Pd... la cosa oramai inizia ad essere molto evidente... prepariamoci ai continui attacchi giornalieri di Tommaso Currò ai danni del movimento...”. Più netto, poi, tale Roberto Linaldelli: “Se non ti sta bene stare nel movimento Tommaso Currò, nessuno ti obbliga a restarci....ma non criticare ne Beppe ne gli altri parlamentari...o stai con noi o contro di noi...questo deve essere chiaro....”. Ma nella selva di coloro che sono contro, si leggono anche messaggi come quello scritto da Serena D’Incecco: “Salve Tommaso. Complimenti per il coraggio dimostrato. Vi è

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in tutta Italia una parte moderata che sta per mollare perchè inascoltata ed apprezzo il tuo/vostro tentativo di evidenziare che i cerchi magici incontrastati servono a molto poco. Nelle realta' regionali la strada del dialogo è impossibile: si usa imitare la macro-scala, attraverso decisioni soggettive e di pochi, che non contemplano l'ampio consenso e che usano la strada dell'epurazione o dell'isolamento nei confronti di chi fa una proposta diversa. Tutto questo è molto pesante da tollerare, oltre che molto grave. Si tende inoltre a sostituire la vecchia guardia di attivisti con gente nuova, magari fanatica, di sicuro passiva, che poco sa del Movimento e della storia che lo ha costruito, in modo tale da non doversi confrontare con critiche consapevoli. Ad oggi mi chiedo se valga ancora la pena sostenere questo progetto, che usa i valori come copertura a nascondere la grande povertà umana che vi è dietro”.


6 Giugno 2014

6 Giugno 2014

politica

Il sindaco di Messina Renato Accorinti

PALAZZO ZANCA. Cordoni della borsa stretti anche per la santa patrona, ma per qualcuno “piovono soldi”

Dirigenti in...liquidazione Il Comune elargisce centomila euro ai “capiarea”, ma attende la restituzione di sessantamila euro per emolumenti dirigenziali distribuiti e non dovuti. Ecco chi ci guadagna. E chi ci perde DI

ALESSIO CASPANELLO

MESSINA. Le circostanze non sono collegate, ma suscita parecchia curiosità il fatto che in un comune come quello di Messina, in cui non si trovano ottanta euro da spendere per un cero votivo per celebrare la Madonna della lettera, patrona della città, si riescano a liquidare 117mila euro ai “capiarea”, qui dirigenti che, fino alla riorganizzazione voluta dal

direttore generale Antonio Le Donne, erano a capo di settori di coordinamento di altri dipartimenti. Cifre che avrebbero dovuto ricevere tra il 2011 ed il 2013. In extremis, quindi, prima che la Corte dei Conti mettesse in mora la “piena responsabilità di amministratori e funzionari”. 117MILA EURO? A NOI. Da cosa discendono i 117mila euro? Da un articolo del contratto nazionale decentrato riservato ai dirigenti

Nando Coglitore

secondo il quale “all’incarico di capoarea non va riconosciuta una retribuzione di posizione (una delle tre voci che compone lo stipendio dei dirigenti, ndr), ma un incremento del 10% della retribuzione di posizione maggiore nell’area”. Un pacchia? Non per tutti. Perchè, tra i dirigenti (molti dei quali già in pensione da qualche anno), c’è chi deve ricevere qualche migliaio di euro, ma anche chi deve restituire al Comune di Messina una discreta sommetta. A DARE... Per esempio Carmelo Altomonte, che a fronte degli oltre ottomila euro vantati deve darne palazzo Zanca 4500. Perchè? Per aver fatto parte, in passato, di commissioni giudicatrici a titolo oneroso, violando così il principio di onnicomprensività degli emolumenti dirigenziali. E se la cifra che Altomonte deve ridare al Comune è tutto sommato contenuta, così non è per Enza Castiglia che deve restituire ben 33mila euro di indennità di posizione percepite dal 2005 al 2010. Anche l’ex vicesegretario Giuseppe Mauro ha un debito col Comune: undicimila euro e rotti per i tredicimila euro di emolumenti da commissione aggiudicatrice, dei quali ne ha già rimborsati 1500. Poi c’è Riccardo Pagano, oggi alle Partecipate e ieri all’Urbanistica, dal quale palazzo Zanca deve riscuotere poco meno di novemila euro: dei 9500 euro di retribuzione di posizione che secondo il Comune non gli spettava, Pagano ha versato solo 604 euro. Ultimo è Domenico Manna, attuale commissario dell’Atm e dirigente alla Viabilità, che deve al Comune poco più di mille euro, ma che per un altro incarico ne aspetta duemila. In tutto, palazzo Zanca attende la restituzione di poco meno di sessantamila euro. Ma, nel frattempo, ne elargisce novantaseimila. ...E AD AVERE. Nel calcolo di cifre “a

INCUBI DAL PASSATO

Metropolitani per sbaglio TRENTA CONSIGLIERI COMUNALI COSTRETTI A RISARCIRE SOMME INDEBITAMENTE RICEVUTE. NEL 1996. ECCO PERCHÈ

Antonio Le Donne

MESSINA. Nel 1994 di città metropolitana, come è intesa oggi, non ce n’era nemmeno una sparutissima idea, e nonostante questo, una trentina di consiglieri comunali (sui sessanta) dell’epoca si ritrovano a dover restituire indietro più o meno seimila euro ciascuno, interessi compresi. Per il fatto di essere stati pagati come consiglieri da...città metropolitana. Provvedimento che coinvolge anche la giunta dell’epoca, guidata da Franco Providenti. Cosa è accaduto? Che nel 1996, dal primo gennaio al 30 novembre, gli emolumenti di sindaco, consiglio e giunta erano stati parametrati al rialzo per effetto dell’errata considerazione di Messina come città metropolitana. Nel 1999, una delibera

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di giunta aveva tentato di porre rimedio all’errore, ma la vicenda, come sempre, era finita a carte bollate. Nonostante questo, ai consiglieri che hanno intascato le maggiorazioni, oltre alla sorte capitale, vengono chiesti anche gli interessi, a decorrere dal giorno di notifica della prima richiesta di rimborso: il che pressappoco fa un terzo della somma percepita indebitamente. A decidere che fosse indebita è stato il Tar di Catania, al quale è seguito un decreto della presidenza della regione del 2010 che sulla vicenda ha messo un punto. E agli ignari consiglieri e assessori, qualche settimana fa è arrivata una raccomandata che invita a “provvedere al versamento, entro trenta giorni dalla ricezione, della somma complessiva di seguito indicata”. Grossomodo seimila euro ciascuno, da pagare con versamento intestato al Comune di Messina con causale “restituzione di indennità di carica o di presenza”. “In caso contrario - specifica il segretario generale Antonio Le Donne - si procederà al recupero coatto del credito vantato dall’ente”. (A.C.)


6 Giugno 2014

politica SPIGOLATURE

Eh la Madonna... LE POLEMICHE SUGLI OTTANTA EURO DEL CERO VOTIVO “A MATRI ‘A LITTRA”

Riccardo Pagano

Enza Castiglia

Carmelo Altomonte

dare e ad avere”, la maggior parte dei dirigenti risulta creditore di palazzo Zanca. L’ex ragioniere generale Nando Coglitore, per esempio, che attende di ricevere 14.500 euro, o Giovanni Caminiti, anch’egli oggi in pensione, che di euro ne rivendica 9700, poco meno degli 11.500 circa cumulati dai due incarichi di Romolo Dell’Acqua, oggi dirigente (e ieri capoarea) ai Tributi. A cinquemila euro c’è Mario Pizzino, a capo di dipartimenti tecnici, “tallonato” da Vincenzo

Schiera (oggi all’Urbanistica) con 4700 euro. Entrambi, però, sono sopravanzati da Attilio Camaioni (oggi in pensione) al quale palazzo Zanca deve ottomila euro, e da Natale Castronovo (Patrimonio) che è in credito di 8300 euro. Si difende benissimo anche Salvatore De Francesco, per lungo tempo ai Servizi Sociali, creditore di poco meno di diecimila euro, mentre l’attuale ragioniere generale Antonino Cama cumula 3500 euro per due incarichi, e

lascia al palo l’attuale dirigente al Gabinetto del sindaco Giovanni Bruno con 2700 euro: quasi la stessa cifra che reclama Maria Canale, per lungo tempo ai Cimiteri. Il resto? Minutaglia: come i 450 euro che avanza Antonio Cardia, già al Risanamento, o i 1630 di Letteria Pollicino, che per anni ha diretto le Risorse umane. Dalla pensione, infine, Giacomo Leotta, ex dirigente allo Sport, godrà degli oltre 3500 euro che palazzo Zanca gli accrediterà.

MESSINA. Dito puntato contro la dirigenza

Quei risultati un po’ così L’INDENNITÀ LEGATA ALLA PERFORMANCE NON PERCEPITA DAL 2005. ECCO COME CI SI ARRIVA. E CHI HA DA RIDIRE

MESSINA. Lo stipendio dei dirigenti è calcolato su tre parametri: stipendio tabellare, retribuzione di posizione, retribuzione di risultato. La seconda voce è calcolata in base al “peso” della poltrona che si occupa, che incide per cifre che oscillano tra i quaranta ed i settantamila euro, e che si accompagna alla terza voce che retribuisce il risultato, quantificata allʼincirca al 25% della “posizione”. A stabilire il raggiungimento dei risultati provvede il nucleo di valutazione, per il rinnovo del quale l’amministrazione guidata da Renato Accorinti ha proposto un avviso pubblico di selezione e nomina a settembre 2013 (a 14mila euro lordi l’anno), non ancora espletato. Di conseguenza, a valutare le performances dei dirigenti sono rimasti i tre nominati dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca: il presidente Giovanni Raffa, i componenti Rosario Passari e Orazio La Ganga. La domanda che più frequentemente si è posto negli ultimi anni chi si interessa di fatti di palazzo, è quasi scontata: di che raggiungimento di risultati si parla al Comune di Messina, bacchettato un mese si e l’altro no dalla Corte dei Conti proprio per le mancanze, numerosissime, attribuibili alla dirigenza? Di pressochè nessuno. E infatti, le indennità di risultato sono ferme al 2005. Fino al 2009 il nucleo di valutazione ha quantificato le prestazioni raggiunte (ma le varie amministrazioni non hanno mai ottemperato al pagamento), dal 2010 ad oggi è tutto fermo: valutazioni e pagamenti. Non solo. Il precedente collegio dei revisori dei conti del Comune aveva dato parere negativo sulla costituzione dei fondi accessori per gli anni 2012 e 2013. “Non risulta negli atti esaminati e resi disponibili scrivevano Dario Zaccone e Giancarlo Panzera documentazione idonea ad accertare l’attivazione di nuovi servizi nè miglioramenti o ampliamento dei servizi esistenti” rispetto al fondo già costituito per gli anni

Dario Zaccone

2010 e 2011. Non solo: “La misura dell’incremento della parte del fondo per le risorse decentrate, non è determinabile arbitrariamente da parte dell’ente in quanto, per la sua determinazione, occorre fare riferimento a dati obiettivi e certi, misurando lo standard dei servizi resi e fissando la misura dell’incremento in misura uguale a tali performance”. Tanto per far parlare i numeri, il fabbisogno economico richiesto dai dirigenti per il fondo per la retribuzione di posizione e di risultato (la parte “variabile” dello stipendio) del 2011, ammontava a un milione e 866mila euro. E la Corte dei Conti? Ovviamente butta il carico. Perchè, tra i punti di maggiore criticità riscontrati nell’andamento economico del Comune, c’è “la mancata individuazione degli obiettivi gestionali in riferimento a precisi standard quantitativi e qualitativi”. Giusto per non lasciare nulla all’immaginazione, nella relazione del 29 maggio si parla di “mancata messa a punto di un sistema di controllo, ex ante ed ex post, teso a verificare la conformità degli obiettivi dell’amministrazione e le scelte operate dai dirigenti”. (A.C.)

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Una città che per cinque giorni discute di un cero votivo da ottanta euro o è talmente virtuosa da potersi permettere polemiche che spaccano il cappello in quarantotto oppure, ed è il caso di Messina, ha perso completamente la bussola. La Corte dei Conti ha intimato la chiusura stagna dei rubinetti per le spese non assolutamente necessarie, e la prima a farne le spese è la Vergine Madre in persona, che durante la processione del 2 giugno ha rischiato di non essere omaggiata con cero votivo tradizionalmente offerto dal Comune. Uno scandalo da tragicommedia, se non fosse tremendamente reale il fatto che, all’improvviso, quegli ottanta euro negati dall’amministrazione sono diventati terreno di scontro istituzionale. Le colpe? Di tutti, nessuno escluso. Del sindaco Renato Accorinti, rispetto al quale si è sollevata per lì ennesima volta l’ennesima idiozia sul fatto che sia buddista, circostanza che non sa più in che lingua smentire. Accorinti che, da parte sua, avrebbe comunque potuto “togliere l’occasione”, regalare il cero votivo alla città e sottolineare come quello sarebbe stato l’ultima concessione alle spese non assolutamente necessarie. Colpevole la giunta, che autotassandosi di dieci euro ciascuno avrebbe sollevato l’ennesimo chiacchiericcio da cortile dalle spalle del sindaco i cui atteggiamenti e le cui prese di posizione sui più disparati temi, all’inizio erano salutati come una ventata d’aria fresca, alla fine dell’anno tollerati con crescente fastidio ed oggi invece apertamente contestati. Colpevole il consigliere Libero Gioveni, lesto a puntare il dito ma non altrettanto a metterlo in tasca, frugare tra gli spiccioli e mettere i due euro necessari a coinvolgere tutto il consiglio comunale (organo eletto dai cittadini, e che a loro risponde) in una sottoscrizione che, quella sì, avrebbe potuto rivendicare come atto di ome cresponsabilità. Convitato di pietra c’è la Curia messinese, che al caso si è disinteressata nemmeno si celebrasse l’ascensione al Valhalla di divinità vichinghe piuttosto che la Madonna. Che, da parte sua, dall’alto dei cieli, conformemente all’iconografia che la ritrae, probabilmente piange. Dalle risate. (A.C.)


6 Giugno 2014

politica

Ninni Bruschetta

Giovanni Renzo

BRACCI DI FERRO. Il consiglio di amministrazione vaglia i nomi di Ninni Bruscetta e Giovanni Renzo

Teatro, direttori & polemiche Un cda su cui pesano i conflitti iniziati in autunno con un primo “niet” del senatore Beppe Lumia. Contrari ai nomi in pista i “dissidenti” Laura Pulejo e Toto D’Urso, con Armando Pugliese o Tato Russo alla guida della prosa MESSINA. Prima l’intervento di Beppe Lumia del Pd (che voleva dire la sua sulla direzione musicale), poi l’assenza del consiglio di amministrazione, infine le spaccature interne al nuovo Cda, diviso all’interno della stessa componente designata dal sindaco Renato Accorinti, che hanno determinato l’impossibilità di utilizzare il bilancio in dodicesimi per attuare una programmazione. Dopo tante peripezie, però, il Teatro di Messina è arrivato al capolinea: la designazione dei due nuovi direttori artistici. In ballo, per la prosa, Ninni Bruschetta, attore, regista, già titolare dell’incarico e amico storico del presidente Maurizio Puglisi, mentre, per la musica, c’è Giovanni Renzo, compositore e pianista di chiara fama, oltre che ben voluto un po’ da tutti. Passaggio cruciale per le designazioni, il consiglio di amministrazione di giovedì 5, in serata, Un momento non proprio indolore e segnato da influenze politiche degne della Prima Repubblica. I DISSIDENTI. Nonostante siano stati designati entrambi dal sindaco di Messina, Laura Pulejo e Totò D’Urso rappresentano l’opposizione più strenua al presidente nell’ambito del consiglio di amministrazione. Sono stati loro a chiedere una mole di atti amministrativi del passato, ma anche presenti, da controllare. Loro, a far

mancare l’unanimità sulla scelta del nuovo sovrintendente, Antonio Saija, perché volevano l’ex dell’Opera di Roma, Catello De Martino. Loro sempre, infine, a chiedere l’evidenza pubblica per la nomina dei direttori artistici (poi bocciata) e quindi a presentare autonomamente una serie di nomi, alcuni dei quali in comune. BATTAGLIA SULLA PROSA. Oggetto dello scontro, più di tutti, la direzione del cartellone di prosa. Nei ultimi tempi, Totò D’Urso (nominato in quota alla consigliera di “Cambiamo Messina dal basso”, oggi dissidente,

Nina Lo Presti) e Laura Pulejo (designata consigliere dal sindaco per strizzare l’occhio al presidente della Regione, che le aveva promesso il ruolo di commissario e agli orchestrali) hanno lanciato, tra gli altri, due nomi: Armando Pugliese e Tato Russo. Pugliese debutta in teatro nel 1965, dirigendo “Un berretto a sonagli”. Regista anche di musical, ha diretto, tra gli altri, “‘O Scarfalietto”, “Questi Fantasmi!”, “Senza Hitler”, “La Cucina”, “Chantecler”, “La Signorina Giulia”, “Miseria e Nobiltà”, “Amleto”, “Die panne”, “L'oro di Napoli”, “La

Tato Russo

Armando Pugliese

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dodicesima notte”, “La bisbetica domata” e “La lampadina galleggiante”. Tato Russo, invece, è “regista, drammaturgo, poeta, musicista, attore, talento multiforme della scena drammatica nazionale”, nonchè “tra gli esponenti del teatro italiano del dopoguerra, sicuramente tra i primi in assoluto”, come si legge sul suo sito personale. Nato a Napoli nel 1947, ha debuttato in teatro nel 1970. Ha collaborato alla creazione di circuiti teatrali (Consorzio Teatro Campania) e alla creazione di festivals teatrali (Dyonisie di Pompei, MagnaGrecia di Taranto, Pianeta Spettacolo, IschiaPlayIsland), alla riapertura del Teatro delle Arti e del Teatro Diana. Per 21 anni direttore artistico del Teatro Bellini di Napoli e per 12 anni del Teatro Comunale di Viterbo, è stato consigliere del Teatro di Roma e vicepresidente del Consorzio Teatro Campania. Per quanto riguarda la musica, la coppia D’Urso-Pulejo ha proposto, tra gli altri, il direttore d’orchestra messinese Antonio Fogliani. COSA RESTA DA FARE. Il lavoro dei due nuovi direttori artistici sarà una corsa contro il tempo e i soldi, perché si trovano a operare con un taglio al bilancio e quasi fuori tempo massimo per programmare una stagione che comprenda l’autunno del 2014 e il 2015. Intanto, stanno per iniziare i lavori di ristrutturazione che rientrano nel progetto “Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina nel XXI secoloprogetto di manutenzione immobile adibito a teatro”, approvato a luglio dalla Giunta Accorinti insieme alla convenzione con la Arcus Spa, società che finanzierà gli interventi. Il costo è 500 mila euro, con cui la Lutiviem, vincitrice della gara dovrà, tra le altre cose, revisionare, adeguare e ampliare l’impianto rilevazione fumi, rimuovere la moquette e la collocazione in sala del parquet, rifare la tappezzeria e l’imbottitura delle poltrone, sostituire il sipario alla greca, realizzare la prima americana dal palcoscenico e riparare i ponti mobili del palcoscenico. D.D.J.


6 Giugno 2014

politica MILAZZO BROLO. Mal di pancia nella composizione degli incarichi all’interno del consiglio comunale

Strategie in aula In maggioranza definiti i ruoli. A presiedere i lavori sarà Giuseppe Miraglia. Vincenzo Princiotta rimane fuori dall’esecutivo. La minoranza si affida a Cono Condipodero. Irene Ricciardello trattiene l’Urbanistica DI

GIANFRANCO CUSUMANO

Brolo. Se la maggioranza ha già le idee chiare sugli “schemi tattici” da attuare alla prima seduta di consiglio comunale, la minoranza ancora cerca i bomber a cui affidare l’attacco. La maggioranza consiliare che fa capo al sindaco Irene Ricciadello ha indicato Giuseppe Miraglia a capo della presidenza, sua vice sarà la prima eletta, l’avvocato Anna Ricciardi, mentre capogruppo Marisa Bonina, (seconda eletta). Sul fronte della minoranza, invece, mentre si ricorrono le voci su in ipotetico (ma assai improbabile) abbandono della prima eletta, l'ex assessore Fioravanti, fedelissima dell’onorevole Pippo Laccoto, sembrerebbe che il capogruppo scelto dall'onorevole renziano sia l'ex esponente di maggioranza Cono Condipodero. Scelta che susciterebbe non pochi mal di pancia sopratutto tra i giovani neo eletti. E pochi, alla luce dell'esperienza, sono pronti a scommettere sulla fermezza e la tenuta del gruppo a fronte del richiamo delle sirene di maggioranza. In maggioranza, pur a fronte delle smentite ufficiali, il parto del nuovo organigramma evidenzia i sintomi del travaglio. Ha destato perplessità tra gli addetti ai lavori l'assenza, nei ruoli chiave, del rieletto consigliere Vincenzo Princiotta, commercialista. Per il giovane professionista molti prefiguravano la spinosa delega al Bilancio che invece è andata a Scaffidi Lallaro. Altro argomento

Turriciano e Midili ai ferri corti IL COMMISSARIO AD ACTA ACCUSA L’AMMINISTRAZIONE DI NON AVERE APPROVATO IL CONSUNTIVO 2011

Milazzo. Duro botta e risposta tra il commissario ad acta, Carlo Turriciano, e l’assessore al Bilancio Pippo Midili. In uno scambio epistolare con l’amministratore relativo alla mancata approvazione del bilancio consuntivo 2011 (inviato per conoscenza alla corte dei conti) ha richiamato l’amministrazione alle responsabilità su mancata

Pippo Midili

La nuova giunta del comune di Brolo (foto Scaffidi)

spinoso, il riaffacciarsi del conflitto d'interessi "sportivo" che ieri vedeva un sindaco presidente della squadra di pallavolo ed oggi un assessore presidente della maggiore squadra di calcio ed il sindaco sponsor principale e moglie del vicepresidente. Ma sono i conti la prima grossa grana che la nuova squadra dovrà affrontare. L'Ente è ancora sprovvisto del bilancio di previsione 2013 che il commissario, in carica da cinque

CAPO D’ORLANDO

Lipari già pensa a Capo d’Orlando 2016 Capo d’Orlando. A Capo d’Orlando si pensa già alle amministrative 2016. E’ nato il movimento Capo d’Orlando 2016 su iniziativa dei giovani Edoardo Lipari, Giacomo Bontempo e Marco Castano. Il movimento si muove e dibatte all’interno di un blog aperto a tutti. Sono state presentate al sindaco Enzo Sindoni ed ai capigruppo consiliari tre proposte di delibera sul tema dei rifiuti e contro la corruzione. La prima, “Delibera anticorruzione”, fa appello affinchè il comune «si impegni a far qualcosa di più rispetto a ciò che prevede la legge attuale» in materia di «bilancio comunale, trasparenza degli enti pubblici vigilati, enti privati di controllo pubblico, partecipazioni, responsabiltà politica e sui beni confiscati alla mafia». Le altre due proposte riguardano il tema dei rifiuti. “Anagrafe dei Rifiuti” per fare chiarezza sui dati per permettere a tutti i cittadini di essere informati. E “Rifiuti Zero”, per raggiungere il 90% di differenziata entro 6 anni.

mesi, non ha approvato. La questione è sul tavolo della nuova amministrazione che deve fare i conti con la posizione, sempre arroccata, dell'ufficio retto dal ragioniere Arasi e con le determinazioni del Revisore dei Conti che minano alla radice l'attendibilità dei documenti proposti dall'ufficio. Ad aggiungere pepe alla questione l'amministrazione si trova sul tavolo una richiesta predisposta dagli uffici per l'assunzione di un ulteriore mutuo con nota della Cassa depositi e prestiti per oltre 2 milioni di euro. Ai neo amministratori il ragoniere e il commissario si sarebbero premurati di assicurare che si tratterebbe di un mutuo necessario e di un atto praticamente dovuto. In giunta il sindaco Ricciardello, oltre ai già designati Gaetano Scaffidi Lallaro (vice sindaco) e Pietro Marino, cognato dell'onorevole Beppe Picciolo, sono stati designati gli assessori Nino Tripi e Carmelo Princiotta. Il sindaco mantiene per se, tra le altre, le pesantissime deleghe ai Lavori Pubblici, all'Urbanistica ed ai Servizi sociali.

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approvazione del documento, contestando nel particolare la legittimità di un emendamento al bilancio in materia di tributi. Turriciano, nominato dalla Regione per approvare il consuntivo, avrebbe contestato all’assessore al Bilancio Pippo Midili di avere travalicato le sue competenza ed invaso quale dei dirigenti. Addirittura il commissario regionale ha ipotizzato l’attivazione della procedura di decadenza e rimozione del sindaco Carmelo Pino per «grave e persistenti irregolarità e violazione di legge». Midili, a sua volta, non si è risparmiato nella risposta. Utilizzando toni altrettanto duri, in alcuni passaggi delle missive, metterebbe in dubbio la capacità di comprensione di coloro che attribuiscono colpe e responsabilità all’esecutivo mamertino. (GIA.C)


6 Giugno 2014

politica SANTA TEESA DI RIVA

Il segno dei Lombardo Pippo e Gianmarco dopo i 522 voti alla Stancheris lanciano la sfida a De Luca DI

Francesco Giacobbe

Matteo De Marco

VILLAFRANCA. Polemiche sulla nomina del consulente esterno

Ragionieredella discordia L’ex amministratore Giacobbe attacca il sindaco De Marco: «12 mila euro per 120 giorni». Nomina anche per Piero Argurio Villafranca. La polemica sulle scelte

politiche a Villafranca Tirrena corre sul web. Ad innescarla su Facebook un ex amministratore locale, Francesco Giacobbe. Il Comune non ha soldi “ma si dà incarico – scrive Giacobbe - ad un consulente esterno per la ragioneria” a cui, secondo quanto si legge nel post, spetterebbero 12 mila euro per l'impegno di 120 giorni. La nomina in questione sarebbe quella del dottor Francesco Bondì. «Non ci si fida dei nostri funzionari, dei nostri capisettore?», denuncia Giacobbe che poi rincara la dose sui presunti 2 milioni di euro di debiti dell'Ente verso l'Enel. Non si è fatta attende la replica del primo cittadino Matteo De Marco: «Per quanto riguarda l'incarico a Bondì, dopo averlo nominato come unico componente del nucleo di valutazione, avendone appurato l'elevata competenza nel campo della ragioneria, puntualizzando la piena fiducia nel capo settore, gli ho dato anche incarico per effettuare "una tantum" la bonifica e la reindustrializzazione dei dati del bilancio comunale. Questo lavoro è stato già ultimato ed ha dato risultati

soddisfacenti». «Per i debiti di energia elettrica – continua De Marco Villafranca é più o meno in linea con la maggior parte dei comuni italiani e stiamo già trattando per una favorevole rateizzazione del debito». Un'altra stoccata arriva da Giacobbe sulla spesa il nuovo servizio di bike sharing. «Per quanto riguarda il servizio di bike sharing – scrive il Sindaco - ribadisco che è stato un finanziamento a costo zero per l'amministrazione comunale e che ha già incontrato il favore dei cittadini. Di conseguenza, poco importa come e in quanto si ammortizzeranno le somme investite». Tutto il botta e risposta condito da polemiche personalistiche che lasciano aperta la polemica su chi realmente nella sua amministrazione ha fatto gli escluvi interessi dei cittadini. Se De Marco, non cede di fronte alla controversia politica con Giacobbe, sembra avere fumato il calumet della pace con il suo ex avversario alle amministrative, Piero Argurio, nominato componente della commissione comunale di vigilanza per i locali di publico spettacolo.

ROMETTA

Laface si “accontenta” della poltrona di vice Rometta. Voleva fare il sindaco,ma si dovrà acconterare della poltrona di vice. Giuseppe Laface, già assessore provinciale, è il nuovo vicesindaco di Rometta. A pochi giorni dalla convocazione del primo consiglio il primo cittadino Nicola Merlino svela le carte. Laface sta già effettuando la ricognizione degli immobili comunali e organizzato una prima riunione per la sistemazione della biblioteca. A Laface, infatti, dovrebbe andare anche la carica di assessore ai Lavori pubblici. A Maria Lisa, invece, Merlino ha affidato le chiavi del bilancio comunale. Completano la squadra di governo Giuseppe Saija, già designato, che va verso i Servizi sociali e Melania Messina, la più votata della lista, quotata verso le politiche giovanili e pari opportunità. “Una Giunta paritetica fra uomini e donne – spiega Merlino con la mia totale soddisfazione anche per il livello tecnico-politico della squadra di governo che presenterò al Consiglio già domenica prossima”. (Antonio Bonaccorso)

MASSIMO FERRARO

Santa Teresa di Riva. Il duo Lombardo , Pippo e Gian Marco, rispettivamente padre e figlio, lanciano un messaggio preciso alla fine dello scrutinio per le europee. Con i 522 voti - di cui ben 156 nel loro fortino della sezione 4 di Barracca - ottenuti dalla loro candidata , Michela Stencheris Pd, hanno dato un segnale forte nelle gerarchie politiche cittadine in quello che era il primo test importante dopo l'avvento del ciclone De Luca che ha di fatto cancellato parecchi protagonisti della "vecchia" politica cittadina. Non il professore Pippo Lombardo, oggi affiancato dall'erede designato Gian Marco, fresco di nomina come vicesegretario provinciale dei Democratici Riformisti e fedelissimo dell'onorevole Giuseppe Picciolo. Si sono aggiudicato il gran premio delle preferenze all'interno del Partito Democratico doppiando la Chinnici (253 preferenze ) e staccando il candidato della segreteria Soru, per lui 199 voti. Va detto che sulle posizioni della Stancheris c'erano anche gli amici dell'ex assessore regionale Nino Bartolotta, tra cui il fido Pablo Spadaro e gli ultimi arrivati - ma non per questo ultimi Natale Rigano e Sebastiano Pinto. Da rilevare un po' a sorpresa i 117 consensi di Michela Giuffrida, sulla quale potrebbero essere confluite le simpatie dell'entourage del primo cittadino che ufficialmente non ha dato indicazioni di voto ma la cui amicizia con l'onorevole Lino Leanza (leader di Articolo 4 movimento che esprimeva la candidatura della Giuffrida ) e' nota a tutti. In ogni caso un Pd spazzatutto che con 1266 voti di lista ha tutti i titoli per esprimere il prossimo candidato a sindaco , anche se ancora la scadenza elettorale e' solo un lontano obiettivo. In questo senso i numeri dei Lombardo sono significativi anche se gira sempre con più insistenza la voce di chi vorrebbe in lizza per la poltrona più ambita del palazzo municipale, Nino Bartolotta, già sindaco della confinante Savoca e la cui caratterizzazione anagrafica non sarebbe una novità storica negli annuari del Comune. Dietro il M5S

centonove pagina 16

Gian Marco Lombardo

che ancora a S. Teresa non ha una guida ed un riferimento preciso. Poi Forza Italia con 488 voti, all'interno dei quali si scruta la posizione politica degli ex assessori Nat Puglisi e Giannandrea Agnoni coadiuvati dall'ex capogruppo consiliare Pippo Arpi. Per il loro candidato, Salvo Pogliese 82 preferenze. Nel Ncd gli esponenti dell'Udc, guidati dal capogruppo di minoranza Antonio Di Ciuccio con 89 voti su Pistorio superano al fotofinish gli amici dell'onorevolele Nino Germana' (88) capitanati dall'ex consigliere provinciale Lalla Parisi (anche per lei c'e' chi caldeggia una candidatura alla guida del fronte anti deluchiano alle prossime comunali) e dal consigliere di opposizione David Trimarchi. Leonardo Racco, da sempre vicino a Peppe Castiglione, mantiene il suo gruzzolo con i 63 voti per il neo eurodeputato La Via. In Fratelli d'Ialia, Ciccio Rizzo appoggiato dal leader di “Sveglia Santa Teresa”, Fabio Palella - ha doppiato ( 106 a 54 ) il candidato di Carmelo Briguglio, Pappalardo. Per il giovane avvocato di Lipari l'appoggio del suocero, Giorgio Trimarchi santateresino doc con un passato anche lui da candidato al comune. Buona affermazione per Filippo Ricciardi , sindaco di Limina , che con Scelta Civica ha raggruppato 201 consensi.


6 Giugno 2014

sicilia

MESSINA. Il tribunale chiede l’autorizzazione alla Camera sulle intercettazioni di Genovese

Formazione “a rate” Entra nell’inchiesta l’amministratore di Calaservice, Dario Zaccone. Si intensifica il braccio di ferro tra accusa e difesa sull’utilizzabilità delle prove “carpite” prima del sì della Camera MESSINA. E' entrato a fare parte dei partito degli "indagati" anche il presidente dei revisori dei conti del Comune di Messina, Dario Zaccone. Lo si è scoperto dalla comunicazione di proroga delle indagini ricevuta dal professionista. Ma perchè ora, e non prima? Fa parte delle tecnica dell'inchiesta "a rate" inaugurata dalla Procura di Messina, le cui indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita. Zarcone, più di Stefano Galletti, professionista mandato ai domiciliari nella seconda fase dell'inchiesta Corsi d'Oro e poi scarcerato per un vizio più che di forma "di sostanza", in quanto "non era sufficentemente motivata", ad avviso dei giudici, "la motivazione dell'arresto", era stato finora tenuto d'occhio, ma relegato in una fase secondaria dell'indagine, quasi da retrovia. Ora si scopre l'arcano: Zaccone è l'amministratore unico di Calaservice, quella che i giudici ritengono essere la "cartiera" del gruppo Genovese, una galassia di venticinque società sulle quali la Procura intende fare luce, scandagliandone i rapporti al fine di accertare possibili "riutilizzi" impropri di denaro, o fatturazioni "infragruppo", mirate a evadere il fisco. La Calaservice è al centro della piramide societaria, dove figurano sigle immobiliari come la Pa.ri.de,

acronimo riconducibile al docente universitario Marcello Parrinello, perito incaricato dal Tribunale in molti casi di crisi aziendali, a Franco Rinaldi, cognato di Francantonio Genovese e a Orazio De Gregorio, immobiliarista. O anche ad altre società come la Ge. Fin, Genovese Finanziaria, società in liquidazione con sede in via del Quirinale a Roma. In questi tre anni di indagine i finanzieri hanno scandagliato tutte le società del gruppo, disegnando anche la mappa, di tutte le figure professionali vicine alla galassia Genovese e impegnate in attività d'azienda da una parte e in gestione dei corsi dall'altra. In questa direzione, il Gip Giovanni De Marco, mantenendo il gioco del gatto e della volpe con la difesa, ha autorizzato la richiesta, da inviare alla Camera dei deputati, per l'utilizzo di un centinaio di conversazioni telefoniche, captate con la tecnica delle "reti a strascico": intercettare tutte le persone vicine a Genovese, in modo da carpirne "involontariamente" le discussioni e la trama dei rapporti. Su questo punto, i difensori del parlamentare, il professore Carlo Paliero e il penalista Nino Favazzo, contestano le procedure seguite dai magistrati. "Intercettare un parlamentare è vietato dalla legge e in ogni caso le intercettazioni carpite

fuori dalla autorizzazione preventiva del Parlamento, sono inutilizzabili ai fini del processo e vanno quindi distrutte...". Un fatto già sollevato sulle intercettazioni "involontarie" al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da parte della Procura di Palermo, nella famosa inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia, che hanno spaccato in due i giuristi italiani. Anche questa richiesta, da parte dei giudici che indagano su Genovese, non è partita insieme alla richiesta di arresto, ma "cadenzata" in un secondo momento.

Dario Zaccone e Sebastiano Ardita

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Dopo cinque ore di camera di consiglio, il Tribunale della Libertà, presieduto da Nunzio Trovato, ha rinviato al 25 giugno l'esame della richiesta avanzata dal magistrati di fare tornare in carcere l'onorevole Francantonio Genovese, tornato nel mirino dei Grillini, che, dopo la polemica sul vitalizio assegnato a Cuffaro, hanno denunciato come anche il deputato messinese, agli arresti domiciliari, continui a percepire gli emolumenti da Parlamentare, "più di diecimila euro al mese". Battaglie di impatto mediatico in tempi di crisi, che portano ora gli osservatori del lavoro della Procura dentro il Palazzo, a dividersi tra "interventisti", e "garantisti". Più di un magistrato, di certa età ed esperienza, ha cominciato a muovere critiche sull'operato della Procura, che risponde a Guido Lo Forte. A destare preoccupazione la tenuta "logica" dell'inchiesta, battezzata da alcuni avvocati della difesa "Pacco Vestro", il famoso catalogo dove gli articoli si potevano ordinare per corrispondenza e pagare "in comode rate". Se la Procura.-sostengonoritiene il ruolo "dominus" di Genovese, lo stesso non poteva estrinsecarsi se non attraverso la collaborazione dei vertici dell'Assessorato alla Formazione, che aveva un assessore, Mario Centorrino, un dirigente generale, Ludovico Albert, e due "gabinettisti", Piero David e Benedetto La Macchia. Di questi, l'unico a finire agli arresti è La Macchia, mentre l'assessore che la Procura ritiene "etero-diretto" non risponde di nessun reato, come non ne risponde Piero David, cognato del gip che conduce l'indagine, Giovanni De Marco, ad avviso del quale "le intercettazioni del cognato non rivestono nessuna rilevanza penale". I difensori di Genovese e di altri indagati ora stanno andando a cercare quelle intercettazioni, che in un primo momento erano apparse nell'inchiesta, ma che oggi "non si trovano più".


6 Giugno 2014

sicilia

Alessio Ciacci relaziona in aula gli undici punti per il rilancio di Messinambiente

RILANCI. Il commissario liquidatore Alessio Ciacci relaziona in commissione. Ecco i punti

Messinambiente, forza tredici Dal disastroso stato dei mezzi (162 funzionanti su 267) al “ritorno” di Taormina, passando per l’accordo con Federambiente e l’esperto gratuito per i rifiuti elettronici. Da riciclare DI

ALESSIO CASPANELLO

MESSINA. A vederlo col computerino

portatile a leggere dati illustrati poi su un maxischermo montato in aula consiliare, c’era da domandarsi quando mai a queste scene si era assistito in relazione a Messinambiente. Alessio Ciacci, commissario liquidatore della Spa con “licenza” di rilancio, c’è riuscito. E’ riuscito a mettere su carta (su file, meglio) tutti i dati che da troppo tempo erano affidati ai “si dice”, ai calcoli a spanne, a relazioni

che nessuno aveva mai letto. Ad ascoltarlo, purtroppo, un pugno di consiglieri comunali che non ha superato la decina nel momento di maggiore affollamento dell’aula. E, combinazione, gli stessi che lo hanno snobbato, preferendo restare in corridoio a fare casino, sono stati quelli che, meno di un mese fa, avevano impegnato una intera seduta di consiglio a stigmatizzare il comportamento del liquidatore appena arrivato, che si sottraeva agli inviti in commissione.

Daniele Ialacqua

MESSINAMBIENTE REVOLUTION. Chi ha avuto la buona volontà di ascoltarlo, però, ha capito che Ciacci fa sul serio. I risultati, alla fine, potranno essere discussi, ma quello che non è in discussione è il metodo portato in via Dogali da Ciacci e dal braccio destro Raphael Rossi: un’impresa da poco meno di seicento dipendenti e da 34 milioni di euro di produzione, non si porta avanti se non si hanno le idee chiare. E, possibilmente, un’amministrazione alle spalle (cosa che, per esempio, il precedente liquidatore Armando Di Maria non ha mai avuto). Ciacci ha portato in commissione presieduta da Rita La Paglia e “vigilata dall’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua, tredici punti in cui ha spaziato tra l’impianto di Pace (“area rinnovata e a norma”, scrive Ciacci), il report aggiornato ogni due giorni dello stato di servizio dei mezzi (267 in autoparco, ne funzionano 162) una ricognizione economica, e la buona notizia della riconquistata credibilità di Messinambiente: non solo Taormina, che intendeva uscire dalla società, ci ha ripensato, ma ai servizi della partecipata, secondo il liquidatore, sarebbero interessati altri comuni. CHI ARRIVA IN CITTA’. In arrivo, ha spiegato Ciacci in aula, un esperto nazionale per il recupero dei rifiuti speciali elettronici. La cui collaborazione, che per Messinambiente è gratuita, sarà ripagata dal riciclaggio dei componenti elettrici, fiorente mercato che a Messina, benchè esistesse una piattaforma a Pace, non è mai neanche stato preso in considerazione. Sul capitolo mezzi, Ciacci spende la credibilità che si è guadagnata come “uomo ambiente” del 2013, scrivendo alla Federambiente, associazione sindacale di categoria, in maniera da ricercare sul mercato degli associati tutto quanto serve all’azienda: quattro compattatori a presa laterale, due a carico posteriore ed altri per un totale di ventiquattro mezzi, oltre a trecento campane per la raccolta del vetro, 600 cassonetti per carta, plastica e metalli e 700 per l’indifferenziato.

ZOOM

Personale, si ruota ACCORDO SINDACALE CON CGIL, LA CISL SI ALZA DAL TAVOLO DELLE TRATTATIVE. NUOVO DIRETTORE TECNICO. E NON SOLO

Natale Cucè

IL LAVORO più grande, Alessio Ciacci, Raphael Rossi e Daniele Ialacqua lo stanno compiendo sul personale di Messinambiente. Non senza qualche intoppo. La firma dell’accordo coi sindacati, per esempio, che ha soddisfatto la Cgil ma non la Cisl, la cui segretaria Manuela Mistretta si è alzata dal tavolo delle trattative. Cosa succederà? Intanto una rotazione del personale direttivo. Un primo effetto è stato quello di “incoronare” direttore tecnico Natale Cucè, ad oggi unico dirigente (al personale) di Messinambiente col pensionamento del precedente

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dirigente tecnico Antonino Miloro. Poi ci sono “i passaggi ritenuti necessari nel percorso di risanamento aziendale finalizzato al raggiungimento dell’equilibrio economico e finanziario della stessa azienda, e all’adeguamento degli standard aziendali”, come si legge nell’accordo. Quali? Rotazione del personale tra turni di giorno e turni di notte, poi spostamento di personale nei vari settori. Perchè, durante i giri notturni dietro ai mezzi di Messinambiente, Ciacci e Rossi si sono accorti che spesso chi era incaricato di togliere la spazzatura non lo faceva, e chi avrebbe dovuto sorvegliare che lo facesse non sorvegliava a dovere. Da qui l’esigenza delle rotazioni. Poi c’è una generale riorganizzazione della raccolta, con spostamenti di orario e graduale eliminazione dei servizi domenicali e notturni. Mossa che, da sola, consentirebbe risparmi per tre milioni di euro almeno. Il tutto in attesa dell’avvio della differenziata. (A.C.)


6 Giugno 2014

sicilia MESSINA. I “misteri” che avvolgono l’intervento dei Vigili de Fuoco che ha danneggiato il portale

LA CURIOSITÀ

Duomo, sfregiato San Paolo

Committenza in giallo

I pompieri, che sono intervenuti senza la Soprintendenza, asseriscono che il volto della scultura si sarebbe staccato da solo. Perché la processione della Madonna non è rientrata dalle porte laterali? DI

DANIELE DE JOANNON

MESSINA. Il problema non è più la

dinamica, ma l’indifferenza. L’indifferenza con cui è stato affrontato il cedimento sostanziale, e provocato, di una parte del Portale del Duomo di Messina. Già, perché decidere di agire di fretta su una delle più importanti sopravvivenze della città, un insieme di testi scultorei (dal ‘400 alla ricostruzione) all’interno di un palinsesto unico (analoghi sono il portale del Duomo di Napoli e la cappella Pappacoda), è il vero dramma dell’intervento che ha portato alla perdita del volto della statua di San Paolo di Giovan Battista Mazzolo. Il tutto, nel giorno in cui Messina celebrava religiosamente una delle sue pagine simboliche: la Madonna della Lettera. URGENZE E DIMENTICANZE. Il cedimento di una parte del Portale, si dice, era stato segnalato al Comune. Segnalazione impropria, in effetti, visto che si tratta di un bene della Curia. Ma, nell’ambito dei “si dice” sembra che sia stato proprio un “comunale” (un Vigile) ad allertare i Vigili del Fuoco prendendo in pugno tutta la situazione. L’unico “si dice” che non c’è, riguarda una certezza: nei momenti concitati che hanno coinciso con l’azione dei Pompieri, nessuno ha pensato di chiamare la Soprintendenza, ovvero la direttrice della Unità Operativa Beni Storici Artistici, Grazia Musolino, e neanche il soprintendente Rocco Scimone. Che commenta: «E pensare che proprio i pompieri mi hanno telefonato, un paio di giorni fa, per avere il permesso di entrare a Forte Gonzaga a causa di un incendio». A quarantotto ore, ciò che resta è un triplo mistero che gli uffici di tutela di viale Boccetta vogliono chiarire: è stata

Il San Paolo senza volto (foto Sturiale)

infatti inviata una lettera ai Vigili per comprendere il perché nulla sia stato comunicato. IL TRIPLO MISTERO. Il primo riguarda, appunto, il mancato coinvolgimento della Soprintendenza. Un portale storico, infatti, è un bene vincolato e l’intervento sulla statua, non trattandosi di un cornicione, doveva essere seguito dagli esperti. Il secondo ha per oggetto ciò che è accaduto. I Vigili del Fuoco che sostengono che il volto di San Paolo è rimasto letteralmente in mano all’operatore che era salito sulla scala per il controllo. Altresì, però, lo stesso Cappellano del Duomo, padre La Speme, ha visto i

colpetti dati con la piccozza utilizzata dai Vigili del Fuoco per verificare le parti pericolanti, mentre Scimone non ha dubbi: «Non si sarebbe mai staccato, è stato dato un colpo!». Infatti, mentre sulla parte più esterna del marmo si può notare una piccola fenditura, la restante del volto di San Paolo è di “pietra viva”, ovvero spaccata di fresco. Il terzo e ultimo interrogativo attiene alla processione: per quale motivo non si è deciso di far rientrare il fercolo con la Madonna, non di grandi dimensioni, dalla porta laterale o da quella della sagrestia? A quanto pare, si era pronti anche a far deviare tutto su via San Giacomo, ma poi è stato dato un ordine

RISALENTE all’epoca aragonese, non è mancato il dibattito tra gli studiosi per stabilire la committenza del portale maggiore del Duomo di Messina. A indicarla, infatti, sono i tre stemmi che decorano la fascia sopra lʼarchitrave. Il primi due, allʼesterno, sono della città, inghirlandati da due angeli. Il terzo, invece, è degli Aragona con al centro una corona ai lati della quale corre un nastro nel quale si può leggere: “Hanc veram coronam dabit/Cristus qui pro eo certabit”. La composizione degli stemmi, secondo Oreste Ferrari e Paola Santucci, confermerebbe unʼesecuzione del portale antecedente al 1412. Per Serafina Bellinghieri, autrice di un volume dedicato al portale (2010) invece, alla luce delle successioni alla corona, “le insegne del portale... non forniscono elementi in grado di suggerire un preciso riferimento cronologico”.

contrario. Il mistero è: da chi? Da qui, la concitazione e la decisione estrema, mentre, in dei conti, si poteva anche solo transennare l’area o “incappucciare” il San Paolo. «Il fercolo passa traquillamente dalle porte laterali», spiega il vice cappellano del Duomo, padre Giovanni. Che aggiunge: «Non si può trattare un’opera storica come un cornicione». BILANCIO NERO. «Il danno è notevole, perché si tratta dell’opera di uno scultore che ha ricoperto un ruolo importantissimo, nell’arte messinese del Cinquecento, prima dell’arrivo di Montorsoli», spiega Alessandra Migliorato, storico dell’arte in forza al Museo e autrice di un volume dedicato alla scultura in città nel XVI secolo. «Mazzolo, autore del San Paolo, fu un artista fortemente espressivo nonché il primo manierista in città dopo la stagione del Gagini. All’interno e all’esterno del Duomo, rimangono le sue opere più importanti. Per il portale, oltre al San Paolo, scolpì anche il San Pietro e la Madonna col bambino».

LA SCHEDA

Tre artisti per un’opera INIZIATA DA BABOCCIO DA PIPERNO, FU TERMINATA DA PIETRO DA BONITATE E DAL MAZZOLO. E NON SOLO LʼAPOCALISSE E I PADRI della Chiesa, le dame ingioiellate e gli evangelisti, la corona attorno alla quale tutto ruota e gli stemmi araldici, gli antichi mestieri e la volontà di una città che ambiva a diventare la prima della Sicilia. Tutto questo è il portale del Duomo di Messina, una summa della scultura dal Quattrocento fino al ventesimo secolo e una complessa architettura di simboli. Dal punto di vista della realizzazione, la concezione del portale nella sua interezza e dal punto di vista iconografico di deve al

laziale Antonio Baboccio da Piperno, giunto a Messina dopo essere stato contattato da Alfonso di Aragona, allʼepoca lʼartista più noto di Napoli, dove lascia il portale della Cattedrale e quello della cappella Pappacoda. Lʼartista e la sua bottega realizzano gli stipiti interni, la fascia dellʼarchitrave con gli evangelisti, quella superiore con i quattro stemmi, la decorazione a racemi nellʼintradosso dellʼogiva, la statua della Madonna col Bambino (oggi al Museo regionale) e le fasce murate a destra e a sinistra del portale. A completare lʼopera, però, intervengono prima il lombardo Pietro de Bonitate (lavori terminati nel 1477), che scolpisce le sedici teste di serafini che adornano lʼogiva, la cornice a dentelli e foglie dʼacanto alla cui estremità si trova Dio benedicente, il medaglione al centro del triangolo della cuspide con le figure sedenti della Vergine incoronata dal Redentore,

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le nove mezze figure di angeli attorno al medaglione, otto sculture nei piunnacoli laterali, e, più tardi, dal 1524 al 1534, il carrarese Giovan Battista Mazzolo (le statue della Madonna col Bambino, di San Pietro e di San Paolo). A rendere però il portale un repertorio della scultura a Messina fino al secolo scorso sono stati i disastri successivi, che hanno fatto sì che alcune delle statue venissero realizzate nellʼOttocento (come lʼaffresco nella lunetta del frontone, opera di Letterio Subba) e dopo il terremoto del 1908: lʼultimo angelo nel pinnacolo sinistro, ad opera di Giovanni Scarfì, i quattro re a destra e a sinistra, in gran parte ricostruiti dallo scultore Andrea Rando allʼindomani del sisma, mentre la colonna del lato nord sostenuta dal leone stiloforo e il suo basamento furono sostituiti dal marmista Pancrazio Di Leo. A Luigi Beccalli, infine, si deve la statua di santa Barbara. (D.D.J.)


6 Giugno 2014

sicilia MILITELLO. L’esperimento dell’antica azienda dei fratelli Di Stefano

Suino nero, coscia mi dici mai Parte del maiale “in trasferta” a San Daniele e Norcia torna poi indietro come prosciutto di alta qualità. Obiettivi e gemellaggi. Complice slow food MILITELLO ROSMARINO. Le cosce vengono rifilate, imballate e spedite in celle frigorifere in due diverse località: a San Daniele, in Friuli, e a Norcia, in Umbria. Il risultato finale? Tornano indietro due tipologie di prosciutto crudo di suino nero dei Nebrodi di altissimo livello qualitativo, con un 6% appena di salinità, e due diversi sapori, uno alla “San Daniele” e uno alla “Norcia”. Due prodotti a sé stanti, diversi da quelli trasformati in Sicilia. A fare questo esperimento da un paio d’anni a questa parte è l’antica azienda dei fratelli Gioacchino e Vincenzo Di Stefano, che hanno quattrocento ettari di terreno a Militelo Rosmarino.

“E’ cominciato tutto quasi per giocospiega Vincenzo Di Stefano, che di professione fa il medico- abbiamo notato che le cosce lavorate qui in zona avevano poi un sapore diverso. Dopo avere fatto il primo esperimento a San Daniele in Friuli, dove abbiamo spedito un centinaio di pezzi, l’anno successivo lo stesso esperimento lo abbiamo ripetuto a Norcia, in Umbria: risultati eccellenti, ma diversi”. L’azienda agricola Di Stefano, che vanta quasi 150 anni di storia, solo negli ultimi dieci anni si è dedicata all’allevamento del suino nero. Acquisite alcune fattrici dall’imprenditore Giuseppe Oriti di

Maiale nero dei Nebrodi

San Fratello, che gestisce anche un agriturismo in territorio di Caronia, dopo una complessa recinzione delle colline di contrada Menta, si è dato il via all’allevamento “Plain air”, all’aria aperta, del tipico suino nero, indigeno siciliano: colore ardesia, setole robuste, gran camminatore con criniera da cinghiale”. Proprio per favorire la qualità della carne-continua ancora Vincenzo Di Stefano - tutta la nostra produzione viene venduta direttamente in punti vendita dedicati: macellerie a Capo d’Orlando o come quella da “Antonio”

Sant’Agata Militello che vendono carni fresche. Se l’allevamento non conta ancora più di 500 capi, per sopperire alla mancanza di Know how nella lavorazione si è scelta la via dell’outsorcing alimentare, la lavorazione in Prosciuttifici esterni. I risultati sono invitanti: minori costi, maggiore qualità. Ora la nuova frontiera dell’azienda è quella di formare alcuni giovani tra i “trasformatori” di Norcia, per trasferire in Sicilia le tecniche produttive. “Amiamo fare le cose per gradi e non

AGRIGENTO

Da precario ad allevatore di lumache BURGIO. "EscargoT", è il nome dell’azienda creata da un giovane agronomo agrigentino che ha deciso di uscire dal bacino dei precari e si è trafrormato in allevatore di lumache francesi. Ora dopo il difficile inizio, le sue lumache vengono richieste anche in Francia e Spagna e contatti sono avviati per l’export in altri paesi europei. Ma cosa ha determinato questa “caso di successo?”. Il sistema di allevamnento utilizzato a “ciclo biologico completamente all’aperto: recinti per pascolo naturale senza nessun additivo chimico, o fertilizzante. In pratica le lumache vengono nutrite con alimenti freschi, come la bietola da costa, e la carne che ne risulta è più gustosa di quelle naturali, che "spesso hanno una alimentazione più disordinata". Una casa farmaceutica ha contatto di recente l’allevatore siciliano perché interessata alla bava delle lumache, utile alla creazione di cosmetici e sostanze cicatrizzanti.

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6 Giugno 2014

sicilia CLASSIFICHE

E l’ape di Termini vola dalla regina vogliamo fare passi, è il caso di dire, più lunghi della “coscia”- racconta orgoglioso Vincenzo Di Stefano - Ora che la richiesta che ci viene da una serie di ristoranti di eccellenza della zona supera di molto l’offerta che riusciamo a fare, ci stiamo attrezzando per favorire questo scambio di conoscenze…”. Tre anni fa il Comune di Militello strinse un gemellaggio con il Comune di Grotte: lì c’è la capitale del Nero d’Avola, Militello Rosmarino si è proclamata capitale del suino. Complice Slow food, a Villa Rantù, ristorante di Militello, venne invitato un esperto di carni di maile, lo chef milanese Sergio Meie, che sin fece anche promotore dell’idea della lavorazione “esterna”. Ora il mistero delle alchimie, della stagionatura, dei venti di San Daniele e degli spifferi da cantina di Norcia, resta. Come il successo crescente di chi ha puntato tutta l’attività gastronomica sul maiale, animale sacro, del quale “non si butta nulla”. E’ il caso di scuola del ristorante “Majore” di Chiaramonte Gulfi, a Ragusa, ritenuto a ragione da tutti i “gourmet” l’Olimpo della cucina siciliana di “Re Porco”. E. B.

IL CEPPO SALVATO DALL’APICOLTORE AMODEO SCELTO DAI REALI BRITANNICI. GLI EFFETTI BENEFICI PER LA SALUTE FILICUDI. A Ustica, Vulcano, Filicudi e Alicudi la si alleva per il miele al timo, secondo gli studiosi con proprietà “antiossidanti” senza eguali; ad Agrigento invece per il miele alle mandorle. Ora l’ape nera di Sicilia, un ceppo salvato nel 1987 dall’apicoltore di Termini Imerese Carlo Amodeo, farà il suo viaggio più lungo: volerà a Londra. L’apicoltore della famiglia Reale della regina Elisabetta ha infatti scelto la piccola e laboriosa ape siciliana per i suoi giardini e ne ha subito ordinato diciottomila esemplari. Un ordine per Carlo Amodeo, di quasi centomila sterline. Ma come resisterà l’ape nera nell’umido clima britannico? “Soffrirà un po’ ad ambientarsi, ma ce la farà” rassicura Carlo Amodeo. Uno studio svolto dal professore Kryger, dell’Università di Aaruhus, ha documentato come l’ape nera fronteggi anche in un clima con il 70% di umidità: il test è stato svolto in Danimarca. Originaria della Tunisia e del Marocco, l’ape nera ha trovato il suo habitat naturale in Sicilia e trova oggi le migliori condizioni climatiche nelle Isole Eolie dove si sta diffondendo il suo allevamento in arnie. L’ape è oggetto di studio anche in farmacologia: la sua puntura ha effetti benefici tra chi soffre di malattie neurologiche e anche per chi soffre di reumatismi.

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6 Giugno 2014

sicilia FURNARI. Cittadini e aministratori si oppongono alla realizzazione di un impianto della Comet Bio

Biomassa, espode la protesta Consiglio comunale infuocato, petizioni, striscioni e la presa di posizione anche dei sindaci di Tripi, Novara di Sicilia e Falcone. La conferenza dei servizi rinvia la decisione: mancano atti DI

LA REPLICA

Blandina: «Il nostro

è un progetto Verde» L’IMPRENDITORE DIFENDE L’INIZIATIVA. E CHIEDE UN INCONTRO: «NESSUNA SPECULAZIONE»

PAMELA ARENA

Furnari. Al via una petizione popolare e

la nascita di un comitato per evitare la realizzazione dell’impianto di cogenerazione a biomassa proposto dalla Comet Bio srl in contrada Maraffino. Nella giornata mondiale dell’ambiente si è svolta la conferenza di servizio che avrebbero dovuto dare il via libera alla realizzare dell’impianto a biomassa. Nello stesso momento i cittadini di Furnari e dei paesi limitrofi, hanno dimostrato sottolineando che faranno di tutto per bloccare il progetto. Ad essere presenti alla conferenza, rinviata al 22 luglio, vi erano anche i sindaci di Tripi, Novara di Sicilia, Falcone e molti cittadini degli stessi comuni che, esclusi dalla riunione, hanno manifestato la propria contrarietà nella piazzetta antistante, indossando delle magliette con su scritto “no all’impianto a biomassa”. Ne è venuta fuori un’assemblea autogestita alla quale hanno partecipato anche i rappresentati di alcune associazioni come il Circolo Arci “Senza Confini”, il movimento “Città Futura” di Terme Vigliatore, Zero Waste Sicilia (il cui presidente, professore Beniamino Ginatempo, ha partecipato alla conferenza di servizi ). Tutti, dunque, animati dalla volontà di impedire che il proprio territorio possa essere ulteriormente minacciato da un altro impianto che danneggi la qualità della vita di migliaia di cittadini. Intanto la conferenza di servizi si è conclusa con il parere negativo della Soprintendenza, la richiesta di ulteriore documentazione da parte dell’Enel e dell’Arpa, mentre la Snam (rete gas) ha chiesto di fare una valutazione della mappatura del territorio in quanto non vi è conformità

Mario Foti

Furnari. «Si sta facendo demagogia e campagna elettorale speculando sul bisogno e la paura dei cittadini andando contro il nostro progetto che, invece, rappresenta un’inversione di tendenza nella produzione di energia rispettando l’ambiente». Queste le dichiarazioni di Ivo Blandina, ex presidente di confindustria a Messina che difende la proposta di realizzare in contrada Marraffino un impianto di cogenerazione a Biomasse. «Durante il consiglio comunale aperto non mi hanno permesso di parlare del progetto a causa delle dichiarazioni fatte in precedenza come quelle del professore Beniamino Ginatempo, che ha messo in dubbio l’utilizzo di legname come

Proteste contro l’impianto di biomasse della Comet Bio con quella in loro possesso. E mentre prosegue la raccolta delle firme, si fa strada la costituzione di un comitato per difendere i diritti dei cittadini, a cui ha già dato la propria adesione Padre Domenico Mirabile, Anna Giordano del Wwf e Legambiente. Nei giorni scorsi, si è svolta una seduta straordinaria del consiglio comunale per modificare il regolamento di igiene e sanità con degli emendamenti che limitano la possibilità di realizzare impianti industriali e posizionamenti di antenne gsm sul territorio comunale. Durante la seduta, il sindaco Mario Foti ha anche parlato dell’iniziativa sottoscritta dalla giunta comunale di chiedere una consulenza alla professoressa Patrizia Levreri dell’Università di Palermo, dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni, per svolgere uno studio sulla compatibilità ambientale dell’impianto visto le strutture e attività agricole presenti sul territorio. «Ho effettuato anche alcune verifiche sulla società Comet Bio – dichiara Foti – e abbiamo notato che si tratta di una società giovane, nata nel 2012, che non ha alcuna esperienza in materia di produzione di energia, con un capitale sociale di 10 mila euro di cui sono stati versati solo 2.500. Ciò evidenza che tale società non ha quella solidità economica da supportare un progetto di quasi 6 milioni di euro. A non vedere di buon occhio l’impianto a biomasse, inoltre, non sono solo i

sindaci. «Nella nostra area industriale abbiamo pensato di prendere in considerazione alcune proposte – dichiara Michele Pino, sindaco di Oliveri - ma solo se si tratterà di un impianto nel quale confluiranno solo materiali derivati dagli scarti delle campagne e non altro in quanto siamo molto attenti alla salute». Ad essere contrario è il sindaco Santi Cirella di Falcone che ha invitato i propri cittadini a firmare la petizione contro la realizzazione della centrale a biomasse a Marraffino, con un avviso che si trova sul sito istituzionale del proprio comune: «Questo impianto non si coniuga assolutamente con un territorio meraviglioso, quale quello di Furnari, a vocazione turistica, che produce prodotti di qualità come l’olio e vini pregiati. Inoltre, non riusciamo neanche ad immaginare che l’impianto a biomasse si possa realizzare nel comprensorio, anche perché, fra i tanti motivi che ci vedrebbe contrari, vi è quello del transito sulla nostra arteria principale, già invasa dai mezzi che trasportano i rifiuti in discarica. Ciò che serve agli amministratori – conclude – sono investimenti che migliorano la qualità del territorio e la produzione artigianale dei nostri prodotti”. L’assessore all’ambiente di Barcellona, Roberto Iraci, dichiara «di essere solidale con la comunità furnarese, già penalizzata dalla vicinanza della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea».

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L’avvocato Antonio Arena con Ivo Blandina combustibile ipotizzando, invece, quello dei di rifiuti. Un’ipotesi che non esiste – dichiara Blandina - perché, come hanno evidenziato anche alcuni giornali, in Sicilia c’è un’eccedenza di legname. Il nostro impianto è di un megawatt e produrrebbe delle emissioni paragonabili a 20 termocamini, inoltre potrà essere controllato anche dai cittadini perché metteremo a disposizione dei dispositivi di controllo così da permettere di visionarne il funzionamento anche da casa. ll nostro progetto è all’avanguardia e risponderebbe alle esigenze di molti amministratori che sono costretti ad emettere delle ordinanze per imporre lo smaltimento dei rifiuti agricoli. Infatti, in occasione di un primo incontro con il sindaco Mario Foti e alcuni assessori, avevamo spiegato i vantaggi dell’impianto e ci sembravano tutti entusiasti ma, successivamente, vista l’indisponibilità del sindaco con cui non sono riuscito più a parlare, nemmeno in occasione di un incontro dell’associazione Antiraket a Terme Vigliatore, ho capito che non erano più interessati. E’ vero che noi facciamo impresa – conclude Blandina - ma non c’è nessuna speculazione». (P.A.)


6 Giugno 2014

sicilia STORIE. Si chiama Foxy Lady ed è stata “adottata” dagli abitanti del comune nebroideo

FAUNA ESOTICA

La volpe di Raccuja

Maxi sequestro in agriturismo

Dall’estate scorsa è diventata la mascotte del paese. Ogni sera gira indisturbata case e locali per essere coccolata e guadagnarsi la cena. Ha partecipato anche allo scrutinio delle Europee

Un agriturismo dell’agringentino nel mirino dei Forestali siciliani. Lo scorso 21 maggio il Servizio Cites del Corpo Forestale della Regione Siciliana ha rinvenuto una sorta di piccolo zoo a quanto pare messo a disposizione degli avventori. All’interno anche un piccolo canguro, animale che necessita, per essere detenuto, di apposita autorizzazione prefettizia. Ad essere sequestrati anche pappagalli Ara ararauna (Ara gialloblu) e due esemplari appartenenti alla specie di pappagalli Amazona aestiva (Amazzone fronteblu), entrambe tutelate dalla Convenzione di Washington. Nello stesso luogo anche quattro Antilopi cervicapra, anch’essi appartenente a specie detenibile con speciale autorizzazione. Non mancavano, inoltre, appartenenti alla fauna selvatica autoctona, ovvero specie non esotiche. Sul posto era presente il proprietario della struttura che, secondo i Veterinari dell’Asp territorialmente competente, deteneva in buone condizioni gli animali ma dovrà comunque difendersi dai reati contestati. Stante i primi rilievi non tutti gli animali risulterebbero in regola con la documentazione di legge.

(fonte Facebook)

Foxy Lady in giro per il paese. Il suo nome cita il titolo di una canzone di Jimi Hendrix DI

ROSSANA FRANZONE

Raccuja. La sua prima visita in paese risale all’estate scorsa. All’improvviso, all’una di notte, davanti a un gruppo di persone ferme a chiacchierare davanti al Bar del Corso in via Libertà, lei appare. Si ferma, osserva e non scappa. Lei è una volpe in cerca di compagnia e soprattutto di cibo. Ma da quel giorno non ha mai abbandonato Raccuja, piccolo centro nebroideo, poco più di mille anime, dove gli abitanti ormai la considerano la loro mascotte. «Lei - racconta Marcella Scalia, una delle prime a prendersi cura della volpe - ormai fa parte del nostro paese. Ogni sera, dopo mezzanotte, si presenta davanti al bar per mangiare. Adora le pizzette e i cornetti alla nutella che Andrea, il ragazzo del locale, mette da parte ogni giorno proprio per lei. E spesso mangia anche la provola stagionata». «Per me - svela Andrea La Cava, fratello del proprietario del bar - è un appuntamento fisso. Ogni sera io aspetto lei, lei aspetta me. Ma in paese non sono l’unico a cui chiede il cibo. Prima di arrivare da me passa da alcune famiglie e spesso anche alla Guardia Medica». Per lei è stato scelto un nome elegante. Si chiama Foxy Lady, come il titolo della canzone di Jimi Hendrix. «In realtà continua Marcella - non sappiamo se è una femmina ma abbiamo deciso di chiamarla così». La sua presenza in paese ha subito colpito gli abitanti. Per natura le volpi scappano appena qualcuno si avvicina. «Lei no - continua Marcella - era smagrita e con pochissimo pelo. Abbiamo subito pensato

Marcella Scalia

che fosse malata. In realtà voleva mangiare. Le prime volte addirittura prendeva il cibo e lo nascondeva nel giardino di una casa adiacente la scalinata che collega la via principale con la zona di via Portello. L'ho continuata a vedere per tutto l'inverno, notando che le precarie condizioni fisiche iniziali miglioravano di giorno in giorno». Foxy Lady prima si faceva vedere solo di notte. Sempre allo stesso orario saliva le scale di fronte al bar, per chiedere la sua cena. Da un paio di mesi, invece, gira per le viuzze del paese anche di giorno. Da San Marco (sopra il castello) fino a San Salvatore. Si lascia fotografare e gioca con i gatti. «E se tu ti distrai un attimo - svelano lei ti passa tra le gambe e aspetta la tua

reazione». E’ diventata talmente “paesana” che la notte del 25 maggio, giorno delle elezioni europee, ha seguito la gente che saliva al Municipio. «Alle due di notte ricorda Margherita Martella, dipendente comunale - è entrata per curiosare. Ed io ho subito chiamato i miei colleghi. E’ dolcissima ed è veramente una di noi. Infatti, ogni volta che arriva davanti la porta del Comune, diciamo che vuole un certificato di residenza». «Lei - conclude Andrea - non si comporta come una volpe. Solo una volta mi è capitato di vederla cacciare. Ha catturato una colomba ma alla fine ha deciso di non mangiarla. Ci credo - sorride Andrea - con tutto quello che gli diamo non ha bisogno di altro».

Margherita Martella

Andrea La Cava

La volpe mentre passeggia sui tetti delle case di Raccuja

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6 Giugno 2014

sicilia MESSINA. Il libro dedicato ai giornalisti e a una professione che cambia

«Io, precaria e contenta» Simona Moraci si racconta in un romanzo-autobiografico. La difficile condizione di chi cerca lavoro senza certezza alcuna DI

ROSSANA FRANZONE

MESSINA. Arguto, brillante ed attualissimo il nuovo romanzo di Simona Moraci, “Giornalisti… e vissero per sempre precari e contenti”, Armando Siciliano Editore. Una storia che racconta un decennio di vita in punta di penna, lasciando un gusto agrodolce nelle sfumature attraverso una protagonista in cerca d’identità professionale e personale. Il romanzo sarà presentato lunedì 9 giugno, alle 18, al Salone delle Bandiere del Comune di Messina dalla regista Auretta Sterrantino, dalla giornalista Mariagrazia Tomarchio, dall’attore Luca Fiorino, che ne leggerà alcuni brani. Saranno presenti l’autrice e l’editore. «Raccontare il mondo dei precari, di cui faccio parte, non è semplice per cui, nel libro, ho cercato di mantenere un tono ironico, di delineare i contorni di una professione che ho vissuto sempre con grande passione, malgrado le notevoli difficoltà che presenta», commenta Simona Moraci, giornalista professionista che, in quasi vent’anni di carriera ha sperimentato, collaborando con testate nazionali e non, i diversi “tempi” e “modi” del giornalismo: carta stampata, uffici stampa, giornali di settore, testate on line. Come nasce questo libro? «Il libro nasce da quelle

che sono state le mie esperienze lavorative e personali, confluite e “trasformate” in una storia che potesse essere fruibile dal pubblico, attraverso una scrittura “veloce”, ironica. I personaggi, a volte, sono esasperati ed esasperanti ma ben si prestano a questo singolare “gioco delle parti”. Ho voluto raccontare la vita di redazione e le redazioni». Il romanzo, scritto in prima persona, racconta di Lucrezia, che «sforbiciati capelli e pensieri, finito un lavoro, parte verso una nuova destinazione, destreggiandosi tra uomini un po’ “prime donne”, alla conquista del futuro». Che rapporto ha con questo personaggio? «Lucrezia mi assomiglia molto, ma forse è più ingenua e più sognatrice di me. La mancanza di un punto fermo, di una collocazione professionale, la spinge a viaggiare per l’Italia e rende precari anche gli altri aspetti della sua vita, quali l’amore e l’indipendenza. Nel suo percorso incontra tre figure maschili, Giuda, Adriano e Davide che rappresentano per me il collage di quanto di meglio e di peggio ho trovato negli uomini che sono stati e sono importanti nella mia vita». Nel libro Lucrezia pensa al periodo trascorso al Nord come a “un’età dell’oro”, mentre il Sud sembra rimanere un’ombra nei suoi pensieri… «Sono siciliana e amo la

Simona Moraci

mia terra ma, devo ammettere, che il periodo trascorso al Nord è stato la mia età dell’oro. Ho vissuto a Rovigo e a Treviso, due bellissime città a cui penso ancora oggi con nostalgia. La maggior parte dei miei amici è ancora in Veneto e in Emilia. La Sicilia è più aspra, da questo punto di vista, lavorare è più difficile: è importante perché è stato il luogo in cui è iniziata la mia formazione professionale e in cui sono tornata a vivere… Per Lucrezia, il Sud rappresenta un amaro ritorno ma anche un nuovo punto di partenza». Il romanzo è dedicato sia a sua figlia Sonia che a sua nonna Vittoria… «È un romanzo al femminile. Mia figlia è il mio presente e il mio futuro, mia nonna, una donna straordinaria che vivrà per sempre nel mio cuore, mi ha insegnato a essere forte soprattutto quando la vita cambia, e non sempre in meglio».

IL CASO

Rai, il concorsone snobbato DAI TAGLI ALLE MINACCE DI DENUNCIA DEL CODACONS ECCO COME IL SERVIZIO PUBBLICO PERDE CONSENSO ERA STATO SBANDIERATO come il concorsone per i giornalisti quello della Rai che prevedeva l’assunzione di 100 iscritti all’Ordine. E invece delle 15.000 domande attese ne sono pervenute “solamente” 4.981. Ma come mai la redazione di viale Mazzini con un contratto sicuro e un posto fisso contro il precariato non stimola più? La domanda è d’obbligo ma le risposte possono essere davvero tante. Dalla crisi che sta uccidendo il futuro e i sogni di una generazione che vedeva questo lavoro come uno dei più ambiti al fatto che la Rai viene ormai sempre più considerata una spa troppo vicina al mondo

politico e dunque canale di ingresso solo con raccomandazioni e nepotismi. Proprio in questi giorni si sta consumando il braccio di ferro tra sindacati e governo sui tagli alla Rai per 150 milioni. Alla conferenza indetta al Teatro Vittoria di Roma Cgil e Uil hanno confermato lo sciopero dei dipendenti indetto per l'11 giugno se il Decreto Irpef che chiede tagli alla Rai tresterà immutato. Codacons e Associazione Utenti Radiotelevisivi hanno reso noto noto ai giornalisti ed ai dipendenti Rai che in caso di sciopero l’11 giugno, sarà inevitabile una denuncia nei loro confronti per interruzione di pubblico servizio. “Abbiamo deciso di rivolgerci oggi stesso alla Commissione di garanzia sugli scioperi, chiedendo massima severità in caso di astensioni dal lavoro da parte dei giornalisti Rai e di danni per gli utenti – spiegano le due associazioni – La Rai, infatti, è un servizio pubblico, e come tale non può essere interrotto per decisione dei suoi dipendenti”.

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LA SCHEDA

Autonomi ma “invisibili” NONOSTANTE la crisi, in Italia il numero dei giornalisti continua a crescere: c’ è un giornalista ogni 526 abitanti (anche se quelli attivi sono soltanto la metà), contro una media di uno su 1.778 in Francia, uno su 4.303 in Cina e uno ogni 5.333 negli Stati Uniti. Ma la struttura della professione reale nel nostro paese continua ad indebolirsi. Si riduce il lavoro dipendente (meno 1,6%), cresce quello autonomo (+7,1%; 6 attivi su 10, quasi il doppio di 13 anni fa), e aumenta in modo sempre più marcato il gap nei redditi fra i due segmenti della professione. Nel 2012 la media annua delle retribuzioni dei dipendenti era di 62.459 euro (+0,4% sul 2011) : 5 volte più di quella degli autonomi e quasi 7 volte superiore a quella dei Co.co.co. La media dei soli autonomi era infatti di 11.278 euro. E la media generale (dipendenti + autonomi) era quindi di 33.557 euro. Intanto oltre 50.000 iscritti all’ Ordine continuano ad essere del tutto ‘’invisibili’’: senza una posizione Inpgi e, quindi, del tutto inattivi nella professione.


6 Giugno 2014

economia MESSINA. Al via la manifestazione che fa incontrare domanda e offerta

Job day, la piazza del lavoro Promossa da Università e Consulenti del lavoro, l’iniziativa si svolgerà a Piazza Antonello. Hanno già aderito più di venti aziende. Pronte ad offrire tirocini formativi e valutare curriculum

Carlo Maletta

MESSINA. "Job-day 2014". E' l'iniziativa promossa dall'Università di Messina, in collaborazione con la Fondazione e l'Ordine dei Consulenti del Lavoro, che per la prima volta in città mette a confronto la domanda e l'offerta di lavoro. L'iniziativa, che si svolgerà giovedì dodici giugno, sotto i portici di Piazza Antonello, è frutto di una convenzione firmata tra l'Ateneo e i consulenti del lavoro con l'obiettivo di studiare tutte le forme di interazione che favoriscano "le politiche attive del lavoro. "La nostra-spiega il presidente dei consulenti del Lavoro, Carlo Malettavuole essere una risposta concreta all'inefficienza e alla disorganizzazione che finora queste tematiche hanno riscontrato in Sicilia..." E la risposta non si è fatta attendere: più di venti imprese hanno subito risposto al richiamo dei consulenti. E giovedì mattina monteranno i loro box-office sotto i Portici di Piazza Antonello. Ma come funzionerà questa Piazza che fa incontrare domanda e offerta di lavoro? I giovani potranno entrare nei box delle aziende, vedere quali sono i profili cercati, proporsi dove ci sono le condizioni e da subito fare un colloquio di lavoro. "Se riusciamo anche a fare scattare un solo contratto a tempo indeterminato, la scommessa è vinta..." dice d'un fiato Carlo Maletta. L'occasione sarà anche utile per fare

conoscere ai giovani tutti i percorsi utili per entrare nel mondo del lavoro, a partire dal Piano Giovani che la regione sta per emanare. I professionisti saranno pronti a dare

consigli utili anche agli imprenditori sugli incentivi previsti anche per l'apprendistato, i tirocini formativi, gli sgravi fiscali riconosciuti per chi trasforma i rapporti di lavoro da

tempo determinato a tempo indeterminato. L'evento poi diventerà un appuntamento fisso che si ripeterà ogni anno. Una inversione di tendenza, rispetto alle file davanti agli uffici di collocamento, agli sportelli multifunzionali e ai corsi professionali che più che opportunità di lavoro, hanno prodotto una lunga scia di inchieste giudiziarie. L'idea dei consulenti, è anche quella di favorire percorsi di autoimprenditorialità, spiegando ai giovani quasi sono le opportunità messe a disposizione per le sturt-up e per gli studi associati di giovani professionisti.

ECCO L’ELENCO DELLE AZIENDE A CACCIA DI TALENTI

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6 Giugno 2014

economia LA LETTERA

Ultimatum del governo Il governo Renzi chiede alla Sicilia di darsi una mossa sui fondi comunitari. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio ha scritto una lettera, datata 21 maggio, al presidente della Regione Rosario Crocetta sollecitando l'attività sulla nuova programmazione 2014-2020. In particolare, Delrio ricorda che entro il 22 maggio si doveva completare la definizione dei risultati attesi per definire i programmi Fesr e Fse. Scaduto questo termine, il governo nazionale chiede alla Sicilia di accelerare i tempi “per non incorrere in ritardi difficilmente giustificabili”.

REGIONE. Rivisti gli interventi per centrare gli obiettivi di spesa 2007-2013

Por, ora riprogrammiamo Da spendere ci sono complessivamente 4 miliardi e 300 milioni. Le risorse tolte ai settori in cui la spesa procede a rilento. In ballo ci sono le nuove assegnazioni.Il sollecito del ministro Delrio PALERMO. La Regione rivede gli interventi per centrare gli obiettivi di spesa 2007-2013. Una delibera di giunta del venti maggio scorso ha dato il via libera alla riprogrammazione del Por, il programma operativo regionale. I fondi da spendere sono complessivamente 4 miliardi e 300 milioni. In sostanza sono state spostate delle somme da un asse all'altro. Risorse sono state tolte ai settori di intervento in cui la spesa procede più a rilento.

Il 31 maggio si è chiusa una delle tre scadenze annuali per certificare la spesa da inviare a Bruxelles. I dati saranno resi noti nei prossimi giorni. I fondi della vecchia programmazione vanno utilizzati entro l'anno prossimo, pena il disimpegno, che si ripercuoterebbe anche nell'assegnazione dei fondi della nuova programmazione 2014-2020, per la quale nei giorni scorsi il governo nazionale ha sollecitato la giunta regionale con una lettera del

Graziano Delrio

sottosegretario Graziano Delrio. La rimodulazione dovrebbe produrre effetti già sulla previsione di spesa del 2014. Nel dettaglio, l'asse I Reti e collegamenti per la mobilità viene incrementato di 160 milioni, arrivando a un miliardo e 235 milioni, il 28,40 per cento del Por. Proprio sulla spesa per infrastrutture e grandi opere il cammino dei fondi comunitari in Sicilia ha fatto registrare segnali incoraggianti. Piccolo incremento anche per l'asse II (Uso efficiente delle risorse naturali), mentre perde circa 90 milioni (passa a 705 milioni) l'asse III Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per l'attrattività turistica e lo sviluppo, una voce su cui la spesa fin qui ha segnato il passo. Lieve incremento di fondi per l'asse IV, quello che finanzia la ricerca e l'innovazione, a cui corrisponde una leggera scrematura delle somme per l'asse V che sostiene sviluppo imprenditoriale e competitività. Ridotte drasticamente invece le somme dell'asse VI Sviluppo urbano sostenibile che scende da 684 a 562 milioni.

CATANIA

“Programmazione? Siamo in ritardo” URSINO, FACILITATORE DEL TAVOLO PER LE IMPRESE PREOCCUPATO PER IL FUTURO DEI FONDI STRUTTURALI

Giuseppe Ursino

CATANIA. La Regione Siciliana non ha ancora trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la programmazione sui Fondi 2014-2020 da inoltrare all’Unione Europea. Bisogna “evitare ritardi ingiustificabili”, ha scritto il sottosegretario Delrio al presidente Rosario Crocetta, “ma il ritardo della burocrazia e della politica è già ingiustificabile - sottolinea Giuseppe Ursino, facilitatore del Tavolo per le imprese di Catania, un’aggregazione di imprenditori -. La documentazione andava presentata entro il 22 maggio, data prevista da tempo, per cui questo ritardo non è accettabile ed è un brutto segnale”. L’Europa corre, l’Italia passeggia: e la Sicilia? “La lentezza delle istituzioni aumenta il distacco con il resto del Paese e con le altre nazioni europee. In più è anche preoccupante sentire le voci che preannunciano che il Dipartimento alla Programmazione inoltrerà le sue scelte sui fondi europei alla Giunta Crocetta che dovrà

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approvarle individuando undici obiettivi con una specifica attenzione ai collegamenti ferroviari dell’area centro-occidentale dell’Isola, senza alcun confronto col territorio, senza trasparenza nelle scelte prese. A quali interessi rispondono questi funzionari?” La sua è una bocciatura? “Non faccio il professore e quindi non boccio o promuovo nessuno, dico però che la Giunta Regionale non ha avuto un confronto pubblico, con gli attori del territorio. Non c’è stata una discussione aperta sulle scelte strategiche dei prosismi anni e quindi il rischio concreto è di replicare la programmazione del passato fatta do copia e incolla, errori grossolani, interessi campanlistici o lobbistici” Lei cosa proporrebbe? “Propongo due parole: trasparenza e confronto. Abbiamo capito come imprenditori e cittadini che la delega in bianco non ha funzionato e non funzionerà e quindi non accetteremo silenti l’ennesimo flop, mentre le aziende chiudono e i giovani emigrano. Come Tavolo per le imprese ci siamo occupati già in diverse occasioni di porti e aeroporti e la nostra logica è di fare in maniera ragionata sistema, creando reti infrastrutturali che possano far da volano a sviluppo vero e non assistenzialismo. Continuiamo ad aspettare in Sicilia quel cambio di passo che Renzi ha dato al governo nazionale”.


6 Giugno 2014

economia MESSINA. La richiesta dello stilista alla famiglia Madaudo per una etichetta personalizzata

Se lo spumante Ivam veste Cavalli La terza azienda vinicola siciliana con nove milioni di bottiglie l’anno punta tutto sull’apertura ai mercati internazionali. Grazie anche alla collaborazione con le scuole e il nuovo open space a Larderia MESSINA. L'ultima richiesta, anche la più bizzosa, alle Cantine Ivam di Messina è giunta dallo stilista Roberto Cavalli: vuole una etichetta di spumante tutta sua perchè la personalizzazione del prodotto attraverso l'etichetta per almeno mille bottiglie, un lavoro innovativo sul packaging e l'apertura ai mercati internazionali, sono il nuovo verbo della Cantine che dal 1945 fanno capo alla famiglia Madaudo. Due stabilimenti produttivi, uno a Villafranca, l'altro a Larderia, nell'area Asi, associato al consorzio Pro.Vi.Di, con nove milioni di bottiglie lavorate l'anno e un utile di bilancio che si attesta su 171.165, oggi il gruppo guidato da Andrea Madaudo è la terza azienda vinicola siciliana. Trecento ettari di terreno sparsi da Ragusa ad Agrigento ad altre province, il gruppo che ha conquistato il mercato siciliano con il marchio Barone di Bernaj, oggi si è specializzato anche nella produzione di spumante, con una linea, "Manta d'oro",

Andrea Madaudo

L’azeinda vinicola Ivam nello stabilimento di Larderia

che ha avuto il riconoscimento come miglior prodotto 2014. Ma a rendere più frizzante il lavoro di Andrea madaudo, è la nuova frontiera "education". L'azienda ha aperto la sua collaborazione con il Dipartimento di Scienze Gastronomiche guidato da

Giacomo Dugo e con l'Istituto Alberghiero "Antonello", della preside Maria Muscherà. Qui gli studenti arabi, filippini, cinesi, che frequentano l'istituto di viale Giostra, oltre che impegnarsi sui fornelli per fare conoscere i loro piatti in una serie di

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serate a tema, hanno sposato il progetto "Intercultura" che permette loro, con caratteristiche divulgative, di fare conoscere usi e costumi dei loro paesi di origine, le loro tradizioni, dall'inno nazionale ai balletti. Nel grande "open space" di Larderia della Ivam, tra i grandi silos in acciaio dove sono conservati le varie tipologie di vino prodotte, dal Cerasuolo di Vittoria, all'Inzolia, al Nero d'Avola, l'ultima serata venerdì scorso è stata dedicata alle grandi tradizioni della Cina e a quelle delle Filippine. Tra un po' di storia, un filo d'ironia e molta emozione da parte degli studenti, gli spettacoli curati dalle docenti Raffaella Ricci, Daria Bruno e Cetty Venuti, hanno suscitato gli entusiasmi di tanti. Un fatto del quale, il ruolo sociale dell'impresa, la preside Maria Muscherà ha voluto dare atto all'imprenditore Andrea Madaudo.


6 Giugno 2014

economia NOMINE QUI EUROPA. Lo sfogo del presidente dell’associazione bonifiche sui danni al territorio e all’economia

Appuntamento con il maltempo DI SALVATORE CIFALÀ

“Un probabile bilancio di 7 morti in 2 giorni di emergenza maltempo in Puglia, Lazio e Toscana è un tragico, ancorchè preoccupante prologo al mese di Novembre, che statisticamente è il periodo più a rischio dell’anno; basta scorrere i dati meteorologici del secolo più recente per rendersi conto come all’undicesimo mese spetti il primato delle alluvioni: così è accaduto a Novembre 2010, ma non si può dimenticare che era Novembre quando il fiume Po, nel 1951, allagò il Polesine; era il 4 Novembre 1966, quando le acque del fiume Arno invasero Firenze, le acque del fiume Adige strariparono a Trento ed il mare allagò Venezia; era Novembre, quando ci sono state le grandi alluvioni del Piemonte nel 1994: è stato sempre a Novembre che il maltempo ha flagellato nel 2010 l’Italia (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Calabria); a Novembre 2011 di nuovo vittime e città allagate (Genova, Cinque Terre, La Spezia, Lunigiana, estendendosi in Toscana, in parte del Piemonte ed in Campania); meno di un

anno fa, il problema ritornò di grande attualità, perchè vittime, allagamenti, frane, crolli, esondazioni diffuse, necessità di evacuazioni gettarono il Centro Nord nel caos (Toscana, Veneto, Liguria, Lazio, Umbria). Ancora una volta, in assenza di un Piano Straordinario Nazionale di Manutenzione del Territorio, arriviamo impreparati a questo, che è diventato una sorta di appuntamento con il destino.” Sfoga così la sua amarezza Massimo Gargano, Presidente Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni) di fronte alle nuove tragedie, che hanno colpito un Paese, sempre più in balia degli eventi meteorologici. Un’analisi dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.) annota che tra il 1950 e 2012 si sono registrati 1.061 eventi di frana e 672 eventi di inondazione. Le vittime sono state oltre 9.000 e gli sfollati e senza tetto oltre 700.000. Tali eventi hanno avuto impatto sui beni privati e collettivi, sull’industria, sull’agricoltura, sul paesaggio e sul patrimonio artistico e culturale senza contare le conseguenze occupazionali e psicologiche sulle comunità. Secondo i dati Ance-Cresme, tra il 1944 e il 2011, il danno economico

prodotto in Italia dalle calamità naturali ha superato i 240 miliardi di euro, con una media di circa 3,5 miliardi di euro all’anno. Le calamità idrogeologiche hanno contribuito per circa il 25% al danno complessivo. Le cause sono molteplici: alla variabilità climatica, con il conseguente regime di piogge intense e concentrate nello spazio e nel tempo, si uniscono l’eccessiva urbanizzazione ed il disordine nell’uso del suolo. Il Piano Nazionale per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, redatto dall’Anbi che, indica annualmente gli interventi necessari (per il 2012 ne sono stati indicati 3.342, di cui 104 in Puglia, 109 in Toscana, 347 nel Lazio) perlopiù immediatamente cantierabili e l’investimento necessario (7.409 milioni di euro, di cui 349 in Puglia, 1.046 in Toscana, 628 nel Lazio), finanziabile con mutui quindicennali, è pronto per essere il punto di riferimento di una scelta strategica non più rinviabile, per una nuova stagione economica che il Paese chiede e che non può che avere nel territorio il punto di partenza per una cultura, finalmente dominante, che passa dalla protezione civile alla prevenzione civile.

AGENZIA ONU

Silvana Cappuccio ai vertici dell’Ilo MESSINA. Una messinese ai vertici dell’ILO. È la dottoressa Silvana Cappuccio, dirigente sindacale della Cgil nazionale. L’ILO è l’Organizzazione internazionale del Lavoro, un’Agenzia dell’ONU, che si occupa dell’adozione e dell’attuazione delle norme internazionali sul lavoro. Silvana Cappuccio (nella foto in alto), figlia del notissimo avvocato Giuseppe, scomparso qualche anno fa, è stata eletta nel Consiglio di amministrazione dell’organismo internazionale nel corso dei lavori della 103 sessione della Conferenza svoltasi a Ginevra in questi giorni.

NUOVO DIRETTIVO

Doc Sicilia, Antonio Rallo verso la presidenza MARSALA. Eletto a Marsala il nuovo direttivo di Doc Sicilia. Nove i componenti, quattro sono viticoltori, quattro vinificatori e un imbottigliatore. Per la prima categoria sono stati eletti Alberto Tasca d’Almerita, Alessio Planeta, Liborio Marrone e Antonio Rallo. Per la seconda Francesco Ferreri, Lauren Bernad de la Gatinais, Filippo Paladino e Gaspare Baiata. Salvatore Li Petri, direttore di Settesoli, entra come imbottigliatore. Il consiglio adesso si riunirà il prossimo venerdì 13. In pole position per la carica di presidente Antonio Rallo.

CONSUMATORI

AUGUSTA. Incontro del Rotary

NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO

La videosorveglianza

«Distretto unico per i porti»

Rioccupazione, le comunicazioni all’Inps

Il Garante per la protezione dei dati personali ha adottato un vademecum in materia di privacy condominiale. Sulla videosorveglianza è stato precisato che se l’installazione viene effettuata da persone fisiche per fini esclusivamente personali - e le immagini non vengono né comunicate sistematicamente a terzi, né diffuse (ad esempio attraverso apparati tipo web cam) - non si applicano le norme previste dal Codice della privacy. In questo specifico caso, ad esempio, non è necessario segnalare l’eventuale presenza del sistema di videosorveglianza con un apposito cartello. Rimane valida la responsabilità civile e di sicurezza dei dati. È tra l’altro necessario – anche per non rischiare di incorrere nel reato di interferenze illecite nella vita privata - che il sistema di videosorveglianza sia installato in maniera tale che l’obiettivo della telecamera riprenda esclusivamente lo spazio privato (la porta) e non tutto il pianerottolo o la strada, il proprio posto auto e non tutto il garage. Francesco Suria, esperto legale

AUGUSTA. «Da Messina a Gela, passando naturalmente per Augusta la rete portuale della Sicilia orientale deve essere custodita in un unico distretto, sotto la guida di una propria authority, perché la scelta ministeriale di individuare una sola cabina di regia a Palermo è, a nostro avviso, penalizzante per questo territorio. Messina, Catania, Siracusa, Augusta, Pozzallo e Gela devono, invece, fare sistema». Lo ha dichiarato Aldo Monaca, componente del Board Infrastrutture del Tavolo per le imprese di Catania intervenuto al convegno “Porto di Augusta: ritorno al futuro” fortemente voluto dal Rotary. All’incontro che ha avuto come obiettivo quello di aprire un tavolo di confronto tra istituzioni, aziende e associazioni di categoria anche il comandante di Marisicilia, Roberto Camerini, che ha evidenziato come nell’area del Mediterraneo transiti il 21% del traffico mondiale: ”Purtroppo l’Italia è un Paese di guelfi e ghibellini e questo frena lo sviluppo. Ma le possibilità ci sono”. Per La Marina Militare il porto di Augusta continua ad essere una base strategica; è in corso una rimodulazione dei beni, di cui oggi una parte è in dismissione, mentre altri sarebbero da acquisire per facilitare i collegamenti e nuovi servizi».

Sono ancora in vigore alcune delle comunicazioni da rendere all’INPS in caso di rioccupazione da parte dei soggetti titolari di trattamento di integrazione salariale ordinaria, straordinaria, in deroga, indennità di mobilità ordinaria o in deroga, trattamento speciale di disoccupazione per l’edilizia, disoccupazione ASpI e miniASpI. Le prestazioni, infatti, saranno sospese dal momento in cui il beneficiario trova un lavoro. La pluriefficacia delle Comunicazioni obbligatorie (Co), cioè la validità ai fini dell’assolvimento di diversi obblighi, prodotte dai datori di lavoro in caso di assunzione, comporta un’estensione dell’efficacia delle stesse anche per i lavoratori che si rioccupano dopo un periodo di prestazioni di sostegno al reddito. Secondo l’INPS, che è intervenuto con la circolare n.57/14, permane, a pena di decadenza, l’obbligo del lavoratore, quando riprende il lavoro con un rapporto di co.co.co., anche a progetto, di informare l’INPS, entro un mese dall’inizio dell’attività e di dichiarare il reddito annuo previsto per l’attività medesima. La recente circolare INPS ricorda ai lavoratori che il DL n. 76/13 (pluriefficacia), è applicabile limitatamente ai casi di rioccupazione comunicati dal datore tramite Co, per cui i lavoratori potranno essere ancora assoggettati alle sanzioni previste dalla legge in tutti i casi in cui la nuova attività lavorativa intrapresa dal lavoratore beneficiario di trattamento di integrazione salariale ordinaria, straordinaria, in deroga, indennità di mobilità ordinaria o in deroga, trattamento speciale di disoccupazione per l’edilizia, disoccupazione ASpI e miniASpI, per la tipologia del rapporto non è assoggettata all’obbligo della preventiva comunicazione dell’assunzione da parte del datore di lavoro, così come per il pubblico impiego non privatizzato e le attività di lavoro autonomo rese in forma non coordinata e continuativa. Stesso obbligo vige in tutti i casi in cui la nuova attività lavorativa intrapresa dal lavoratore beneficiario del trattamento come sopra indicato, sia relativa a rapporto di lavoro instaurato con datori di lavoro stranieri sul territorio di uno Stato estero, sia un’Agenzia di Somministrazione, o una Pubblica amministrazione, o un datore di lavoro agricolo. Tutte le informazioni su obblighi e relative sanzioni della decadenza o della richiesta degli interessi, possono essere richieste ad un Consulente del lavoro.

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poster

6 Giugno 2014

MURALES DI UMANITÀ VARIA

ACCEDDE OGGI A MESSINA

Coglitore addio Scatta mare nostrum

Alain Delon e Claudia Cardinale nel celebre film di Luchino Visconti

INIZIATIVE. A Capo d’Orlando due appuntamenti per far rivivere il sogno

Il ballo di... Angelica A Villa Piccolo e Piazza Europa due manifestazioni turistico-culturali ispirate al romanzo di Tomasi di Lampedusa e al film di Visconti. Nei luoghi che furono fonte di ispirazione narrativa e storica DI

FRANCA SINAGRA

CAPO D’ORLANDO. Sulla costa tirrenica nebroidea si aggirano gattopardeschi fantasmi in cerca d’autore per rivivere nel ballo a palazzo Salina il desiderio fiabesco di felicità della classe media. Già nella scorsa estate a Ficarra si è svolta, mecenate Rosetta Casella, una serata sontuosa di grande attrazione, con corteo in costume dei neopartecipanti al Ballo del Gattopardo, scenografia dalla casa Piccolo al salone di Palazzo Milio e alla scalinata della piazza Umberto: in scena un quid fascinoso, in bilico fra la ricostruzione storica e il salto di classe sociale, risultato del lavoro corale dei ficarresi, a completamento di una precedente serata-convegno letterario. Questo giugno lo stesso sogno comune ad operatori turistici e culturali, sarà sceneggiato a Capo d’Orlando, si direbbe definendosi nei due ambiti storici di Restaurazione e Intellighentia, con due distinte manifestazioni, certo col sostegno del Comune ( assessora Cettina Scaffidi) e della Fondazione Piccolo. Organizzazione del Comitato Dire & Fare , composto per lo più da signore attive in vari ambiti del territorio, presidente Daniela Trifilò con Angiolella Bottaro, Titti Faranda, Maria Molica Lazzaro, Antonella Muscarà, Francesca Pietropaolo, Cinzia Tumeo con Erik Peterson e Carlos Vinci. Nella conferenza stampa del 21 maggio l’annuncio per venerdì 27 giugno della pièce teatrale “Il sorriso del Gattopardo” nella villa antistante il municipio, che precederà il seguente 28 giugno il concorso “Il ballo di Angelica” a Villa Piccolo. Per la serata

teatrale Antonella Ricciardi, regista con il laboratorio teatrale La Sinergia, ha così delineato il messaggio scenico de “Il sorriso del Gattopardo”: ”Giuseppe Tomasi ha immortalato ne “Il Gattopardo” un mondo che ci appartiene, nel quale ci specchiamo sorridendo. E appunto il sorriso è la chiave di lettura prescelta per la conduzione della messa in scena, quel sorriso e quell’ironia che costituiscono la cifra dominante del romanzo e che ne punteggiano tutte le pagine, essendo parte costitutiva dello sguardo dell’autore, in una con la disincantata percezione della vita e con il respiro esistenziale. Non di romanzo storico, infatti, si tratta, come erroneamente si è ritenuto in passato, ma piuttosto di registrazione, in linea con i dettami del Decadentismo europeo, di un’evoluzione psicologica, in cui la storia irrompe a tratti, marginalmente, mentre emerge prepotente il Leitmotiv della fragilità della condizione umana, che si stempera in un sorriso di superiore distacco, un sorriso a volte amaro, ma sempre teso a smascherare le ipocrisie e le illusioni degli uomini. Per questo si è scelto di estrapolare dal testo episodi forse meno noti, ma certamente più emblematici del taglio ironico-esistenziale prevalente. Cogliendo, inoltre, il “suggerimento” dell’autore, che tesse l’opera per “quadri” con andamento fortemente scenico (a riprova della sua antistoricità), si è fatto ricorso allo strumento dell’allestimento scenico, per sua natura più immediatamente fruibile, unito a brevi intermezzi esplicativi”. Interpreti: attori locali noti come Cono Messina e Salvo Barone e semplici cittadini cultori della letteratura e del

teatro. Per la serata del 28 de “Il Ballo di Angelica” è già stato dato fiato alle trombe: nella cornice nobile di Villa Piccolo di Calanovella dodici ragazze fra i 15 e i 30 anni concorreranno in bellezza, bon ton, danza con valzer, provenienti da tutta la Sicilia, per l’assegnazione di un titolo che segna una nobilitazione dei normali concorsi verso la figura di una donna “nuova” e avrà cadenza annuale. La notizia è stata subito diffusa e si conoscono i connotati di rilievo: una serata su invito i cui proventi andranno a favore dell’Ass. “Sorge il sole” di Naso, una serata di eleganza e di stile, perfetto connubio tra la mondanità e la finalità benefica, l’impegno gratuito di personalità di riguardo come l’Ammiraglio Giovanni Vitaloni presidente della giuria, i giurati provenienti da “Ballando con le stelle”, i dodici ufficiali della Marina, l’attrice Guia Jelo per le letture attinenti, Salvatore Caliò alla direzione artistica, l’intervento speciale del ballerino Massimiliano Rosolino. Il proposito di coniugare il registro comunicativo coreografico espresso dal “Ballo di Angelica”, con l’esigenza culturale della lettura, raggiunge l’obiettivo di affiancare la promozione turistica di un Paese che condensa in sé straordinarie bellezze naturalistiche a un patrimonio non comune di testimonianze letterarie di gran pregio.

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Non è per sfoggio di erudizione che questa rubrica ha origine, ma per ricordare settimanalmente ai lettori messinesi di questo giornale attraverso quali avvenimenti, più o meno importanti, tragici o lieti, lontani o no nel tempo, è trascorsa fin qui la vita della città e quanti suoi figli, anch’essi più o meno noti, hanno operato nelle sue alterne vicende. Insomma, lo scopo è quello di “fare memoria”, di non appiattirci sul presente, di non dimenticare. G Il 6 giugno 1895 muore, a quasi settant’anni, il cav. prof. Giuseppe Coglitore, fervido patriota, valoroso combattente e uomo di lettere. Riparato a Palermo dopo la repressione borbonica del 1848, ritornò a Messina fidando nell’amnistia decretata da Ferdinando II, ma fu imprigionato nella Cittadella e per parecchi anni confinato ad Ustica. Dopo l’Unità, insegnò nel Ginnasio messinese dal 1862 al 1885 (G. Attard, “Messinesi insigni del secolo XIX sepolti al Gran Camposanto”, Società Messinese di Storia Patria, Messina 1991). G Il 6 giugno 1994, nella notte, scatta “Mare nostrum”, una delle operazioni antimafia più imponenti della storia giudiziaria italiana. Carabinieri e polizia circondano da terra tutta la provincia tirrenica di Messina con i suoi comuni, mentre dal mare e dal cielo motovedette ed elicotteri controllano la situazione. Sono smantellati i potenti clan di Barcellona, Terme Vigliatore e Tortorici, autori negli anni precedenti di una vera e propria guerra di mafia. Le persone arrestate sono 250, i reati contestati 39 omicidi, 45 ferimenti, centinaia di reati di attentato, estorsione, minaccia, spaccio di droga.


6 Giugno 2014

posteranniversari RICORRENZE. Ritratto di un intellettuale atipico a mezzo secolo dalla scomparsa

Joppolo senza segreti Giacciono ancora sepolti negli archivi molti inediti di questo romanziere di Patti. Commediografo e pittore di altissima qualità le cui opere meriterebbero “di rivedere di nuovo la luce” DI

FELICE IRRERA

PATTI. Di Beniamino Joppolo, personaggio certamente fuori dalle righe e forse anche per questo molto meno noto di quanto meriterebbe, recuperiamo un ritratto a tuttotondo e precise note biografiche dal figlio Giovanni, di cui la Pungitopo Editrice pubblicò dieci anni fa un saggio veramente completo. Nativo di Patti (1906), compiuti gli studi liceali a Messina, dove la famiglia

era tornata alla fine della prima guerra mondiale, Beniamino si trasferì poi per laurearsi a Firenze in Scienze politiche e sociali (facoltà che a Messina non c’era, il che gli permise di allontanarsi dall’oppressione del nucleo familiare): qui pubblicò nel 1929 la sua prima raccolta di versi, “Canti dei sensi e dell’idea” (dove sono certamente presenti echi dannunziani e pascoliani, ma soprattutto sensualità e angoscia esistenziale), recensita favorevolmente su “Solaria”. Proprio nell’ambiente di

Manifesto del film di Godard tratto dal lavoro teatrale di Beniamino Joppolo

questa rivista Joppolo viene a contatto della letteratura europea: in particolar modo, i poeti francesi di fine Ottocento, da Baudelaire a Verlaine, da Rimbaud a Mallarmé. Dal ’29 al ’35 vive tra Messina, Verona (dove, durante parte del servizio militare, scrive il primo romanzo, “Il nido dei pazzi”, nel quale i personaggi sono costruiti come simboli) e, dopo il servizio di leva come ufficiale di complemento, a Milano dove incontra importanti artisti, pittori, scultori, scrittori, critici e intellettuali che avvertono il clima sempre più opprimente del fascismo e che, d’altra parte, lo portano a riflettere sulle arti figurative: bastino i nomi di Sassu, De Grada, Fontana, Migneco, Guttuso, Sciacca, Fulchignoni, Tomea, Valenti, Treccani, Birolli, Grassi. Proprio a Milano inizia, dunque, l’attività critica di Joppolo, che darà poi della città il clima artistico degli anni Trenta ne “La doppia storia”. Nel 1935, mentre l’Italia si preparava alla guerra d’Etiopia, torna a Messina (dove ritrova il pittore Migneco che, come lui, aveva tentato l’avventura milanese): sono anni grigi, quasi di attesa, nell’ozio della provincia, in cui frequenta la libreria di Giacomo D’Anna, fratello del futurista Giulio, e si dedica alla stesura del romanzo “Il nido dei pazzi”; ma viene anche arrestato, rinchiuso in carcere con l’accusa di antifascismo e disfattismo e condannato a due anni di sorveglianza speciale con residenza obbligata. Sceglie sempre Messina, dove rimane scrivendo i racconti poi raccolti e pubblicati a Milano nel 1937 col titolo “C’è sempre un piffero ossesso”, senza grande successo. Nuovamente arrestato per antifascismo, finisce nel carcere milanese di San Vittore, quindi confinato a Forenza, in provincia di Potenza, per due anni: sempre ne “La doppia storia” ci sono pagine eloquenti che testimoniano come il regime cercasse di annientare arrestati e confinati politici, mescolandoli con delinquenti e squilibrati e additandoli al pubblico ludibrio per la loro “villeggiatura” pagata con i soldi dei contribuenti. Nell’intorpedimento del

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Beniamino Joppolo a Parigi nel 1961

confino, Joppolo si danneggia la salute e dà il là alla malattia che lo porterà nei primi anni Sessanta alla morte. Liberato alla fine del 1938 grazie all’amnistia concessa per la vittoria di Franco in Spagna, nel 1939 viene chiamato a Palermo ad un corso di addestramento per ufficiali: qui segue per un mese le esercitazioni agli ordini del capitano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, con cui parla di frequente. Chiamato alle armi all’entrata dell’Italia in guerra nel 1940, viene


6 Giugno 2014

posteranniversari

assegnato come sottotenente d’artiglieria ad una batteria nei pressi di Licata: può così, in un lungo inverno di ozio, dedicarsi alla scrittura del suo primo lavoro teatrale, l’atto unico, “L’ultima stazione”, rappresentato da Paolo Grassi alla Triennale di Milano del ’41. Dispensato a tempo indeterminato dal servizio militare a causa dei suoi precedenti politici, torna a Milano, dove continua l’attività di drammaturgo con un’importante trilogia: “Il cammino” (1941), rappresentato lo stesso anno, “Sulla

collina” e “Domani parleremo di te” (1943). Poi è costretto alla clandestinità sempre per la sua attività antifascista. Sposa nel 1942 una giovane pittrice milanese, Carolina Rossi, e con lei e la bambina appena nata vive nascosto nella campagna bergamasca. Finita la guerra, torna a Milano e ritorna alla prosa con la narrativa esistenzialistica dei romanzi del 1945 “Tutto a vuoto” e “La giostra di Michele Civa” (che ebbe un gran successo di critica) e “Un cane ucciso” (1949). Del 1945 è l’apologo teatrale “I carabinieri”, che tratta del potere e della guerra, ambientato in Sicilia: esso è rappresentato in diversi paesi (Austria, Francia, Germania, Olanda) e in Italia al Festival dei due Mondi di Spoleto, per la regia di Roberto Rossellini; tra il ’62 e il ’63 Jean Luc Godard ne realizza una versione cinematografica). Con Audiberti teorizza il nuovo movimento filosofico dell’Abumanesimo (“L’arte da Poussin all’Abumanesimo” e “L’Abumanesimo”), basato sull’auspicio di una nuova civiltà, basata sulla difesa dei diritti umani. Nel ’47 comincia a dipingere: espone alla Galleria del Naviglio di Milano e alla Biennale di Venezia. Fonda con Lucio Fontana il Movimento dello Spazialismo. Dal ’54 continua a Parigi, in cerca di sempre nuove idee, la sua attività di drammaturgo, scrittore e pittore; collabora con l’ “Ora” di Palermo e con il “Gazzettino” di Venezia. Dal 1961 si dedica all’ultimo suo grande romanzo “La doppia storia”, pubblicato postumo da Mondadori. Muore a Parigi il 2 ottobre 1963. Nel 1968 esce postumo (nella collana “Narratori italiani” di Mondadori) “La doppia storia”, prima parte di un lungo romanzo autobiografico. Moltissime sono le opere di questo intellettuale anomalo rimaste inedite, che meriterebbero l’attenzione di critici ed editori, conservate nel “Fondo Joppolo” del Gabinetto Viesseux di Firenze e/o negli archivi degli eredi a Parigi. Se poche sono state le verifiche di scena del teatro di uno dei pochi autori italiani sperimentali del dopoguerra, i suoi lavori teatrali, fino al 1956 sono stati pubblicati; ma particolare interesse rivestirebbe certo la pubblicazione dell’inedito “Cronache di Parigi”, che altro non è che la continuazione dello straordinario romanzo “La doppia storia”, ma che occupa nel dattiloscritto originale ben 750 pagine fitte in formato A4. Sarebbe auspicabile che a farlo fosse la stessa Pungitopo, che non poco ha contribuito a far conoscere questo autore pubblicando, oltre al suo Teatro (2 voll.), i racconti La nuvola verde, il poema Scandinavia, e i romanzi Tutto a vuoto, Un cane ucciso e La giostra di Michele Civa.

A MARGINE

La grande storia della famiglia Jupo OPPORTUNA LA RISTAMPA DI UN GRANDE LIBRO-RIVELAZIONE. UNA SORTA DI AUTOBIOGRAFIA CHE GUARDA GLI ALTRI. E IL MONDO PATTI. Un grande libro, una vera rivelazione, questo del pattese Beniamino Joppolo (“La doppia storia”, pp. 648, € 23,00), divenuto introvabile e opportunamente ripubblicato lo scorso anno da Pungitopo dopo la sua uscita postuma nel 1968 da Mondadori. All’epoca eravamo ventenni e non ci accorgemmo di questo autentico capolavoro di un intellettuale atipico, inquieto, di cui è difficile ritrovare precise ascendenze letterarie, dallo stile personalissimo, volutamente tutt’altro che unitario, facile alle rotture tematiche, che rispondono, come del resto lo stile, alle risorse di una fantasia avida di libertà, furiosamente vitalistica. Sembrerebbe un libro autobiografico: la grande famiglia Jupo, che compare subito nelle prime pagine con i suoi componenti, bambini e adulti agli inizi del Novecento, è quella dell’autore-protagonista (Beniamino-Giacomo) e dei suoi innumerevoli parenti, ma lo scrittore, pur puntando particolarmente lo sguardo su di lui, lo allontana da sé grazie ad una narrazione in terza persona che gli permette di creare, unendolo ad una miriade di altri personaggi, un vasto affresco storico fatto di piccole-grandi vicende che portano i diversi attori a crescere nella consapevolezza di ciò che il mondo è concretamente. In realtà, se la storia scorre fino al termine della seconda guerra mondiale e non mancano gli episodi che ne fanno scorgere le diverse angolature, l’attenzione di Joppolo si punta soprattutto sui singoli personaggi, di cui rileva con non comune abilità le caratteristiche, mentre del protagonista sottolinea soprattutto i moti dell’anima di un temperamento tutto particolare, che prova sensazioni che gli altri non provano (come il disgusto per le cattiverie gratuite nei confronti degli animali della campagna sottese alle “imprese” della banda fanciullesca, che opera in una Sicilia quasi fiabesca, di cui si trova a far parte durante la sua villeggiatura in campagna, ora a Patti dai nonni materni, ora a Sinagra, nelle terre paterne; o il sentimento di pietà nei confronti delle prostitute dei bassifondi di Messina). Complesso è poi il suo rapporto col padre don Pietro (Giovanni, nella realtà), insegnante di lettere in varie sedi e poi, definitivamente al liceo “Maurolico” di Messina, il quale, in completo contrasto con la mite moglie donna Bianca (Paola) ha nei confronti del figlio, che, per l’estrema sensibilità, stenta ad acquisire una coscienza e una volontà, ma non solo nei suoi confronti, un misto di durezza autoritaria, di disprezzo, di angoscia, che non esclude, però, ripensamenti, scatti di euforia e gesti buffi. Si tratta sicuramente di un libro insolito, certamente autobiografico e capace di mettere bene in rilievo la natura inquieta dello scrittore-protagonista. Quando la sua memoria si apre, assistiamo al tentativo quasi ossessivo d’interpretare il significato sempre sfuggente di un’esistenza che mostra di continuo la singolarità di un comportamento al di fuori delle regole e, in particolare, vede gli anni giovanili alle prese con l’oscena dittatura fascista che costringe l’autore-personaggio al carcere e al confino. È emblematico come proprio la morte del padre chiuda un romanzo in cui si dispiega una visione del mondo disperata che coesiste con una straordinaria energia vitale che tenta di cancellarla, ma anche con una ricerca spasmodica di amore, espressa in momenti di tenerezza, ma anche in lampi furiosi di protesta, rabbia o rancore. Non si tratta, però, solo di una testimonianza di vita: la presenza nella sua produzione di tematiche concepite con ardite invenzioni e di una lingua raffinata, ma originalmente protesa ad una trasfigurazione del reale con una proiezione dello stesso in un’atmosfera fantastica, è frutto di precise scelte di Joppolo, che cerca, con il suo sperimentalismo, di liberarsi da ogni ascendenza letteraria e di dare sfogo ad una fantasia dolorosa quanto policroma. Nell’ultimo romanzo, tuttavia, s’intravede nella narrazione come una presa di distanza da parte dell’autore dagli avvenimenti descritti, senza rinnegamenti, ma, in fondo, grazie ad una prosa di più ampio respiro, con una capacità in certo modo nuova di guardare ai fatti, pur angoscianti, raccontati. F.I.

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6 Giugno 2014

posterlibri NOVITA’. La pianificazione urbanistica in dieci anni d’intesa ricerca di Andrea Pidalà

LA SCHEDA

Se Messina diventa ecotown

Da Palermo a Perth

Un capitolo dedicato alla città dello Stretto e ai Nebrodi con un progetto creativo ed ecologico per rendere il territorio protagonista nel Mediterraneo. Con questi interventi di recupero MESSINA. Il libro Visioni, Strategie e Scenari nelle esperienze di piano di Andrea Marçel Pidalà (edito dalla FrancoAngeli) si trova già da Aprile in tutte le librerie d’Italia. Il libro è innanzitutto il sunto di dieci anni d’intensa e frenetica attività di ricerca unita alla professione, il suggello di un’esperienza nel campo della pianificazione urbanistica condotta ai vari livelli da Marçel Pidalà è poi il compendio di un filone all’avanguardia di studi urbanistici, quello del Futeres Search and Visionary Planning, che si sta consolidando in tutto il mondo (significativamente negli Stati Uniti, Inghilterra, Australia e Canada da qualche anno anche in alcuni Paesi europei) e che trova la sua trasposizione (già avviata da alcuni anni da diverse Scuole di urbanistica italiane e segnatamente quelle di Milano, Firenze e Palermo) più completa qui in Italia grazie anche al lavoro condotto dall’autore. Visioni, Scenari e Strategie nelle esperienze di piano è un libro che indaga le diverse dimensioni e i diversi pianeti dell’urbanistica ed esprime, attraverso gli scritti maturati con gli esercizi di ricerca all’interno di pratiche e tecniche metodologiche svolte in contesti urbani e territoriali, la dimensione locale e globale della pianificazione. Il testo e ampio e nutrito di esperienze diverse a scala locale e globale (un capitolo è dedicato alla pianificazione di alcune città australiane) tuttavia Marçel Pidalà dedica l’ampio capitolo tre alla città di Messina, al contesto metropolitano (da Zancle a Milay, sino a Milazzo, ovvero l’area dei Peloritani) e ai Nebrodi. Risulta stimolante la proposta di Messina Ecotown del Mediterraneo, dove l’autore affresca Visioni creative e

LACERTI DI LETTURE

Andrea Marcel Pidalà

Scenari ecologicamente auto-sostenibili come progetto multi-scalare e propositivo di assetto spaziale del territorio. In sostanza l’urbanista propone di ripensare le connessioni ecologiche degli insediamenti ricucendo il rapporto tra le aree collinari e montane mediante corridoi ecologici e idrologici (passando per il recupero di fiumi e torrenti) e l’alleggerimento della congestione edilizia e urbanistica (con interventi di recupero e riqualificazione) per tutta l’area metropolitana e soprattutto con la proposta di una nuova struttura di piano diversa dalla classica zonizzazione rigida e centrata sulla realizzazione di un sistema strategico-strutturale integrato alla valutazione ambientale strategica (VAS) insieme al sistema informativo territoriale (SIT). Il testo contiene 360 pagine è non passano di certo inosservato la rilevanza dei contributi del libro, infatti al volume contribuiscono noti urbanisti, intellettuali, scienziati ed amministratori della disciplina urbanistica nazionale ed

internazionale registrando interventi e contributi di grandissimo livello. Il testo delinea, infine, l’approccio ibrido ed eclettico che caratterizza l’immaginare ed il fare nella disciplina urbanistica firmata da Marçel Pidalà (che si concretizza in un ampio disegno interdisciplinare cosmopolita) e che si ha un quadro molto nitido delle mutazioni generazionali e interdisciplinari di teorie tecniche, pratiche scientifiche e professionali dell’urbanistica che presto riformeranno il modus operandi della materia anche in Italia. Il libro è già stato presentato in Australia presso la città di Perth. Il 20 giugno sarà presentato anche a Messina all’Ordine degli architetti alle ore 15.30. “Visioni, Strategie e Scenari nelle esperienze di piano. Qualche idea di assetto per Messina”. Di Andrea Marçel Pidalà, edizioni FrancoAngeli, 2014, Milano, pag.360

LA CLASSIFICA

Andrea Marçel Pidalà (Messina, 1977) è pianificatore Territoriale Senior & Urbanista. È Cultore della Materia in Urbanistica presso i Corsi di Laurea in Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo dal 200 e dottore di Ricerca in Pianificazione Urbana e Territoriale, Università degli Studi di Palermo. È stato Research Associate e Teaching and Tutorial Sessional contract per i corsi di Pianificazione Urbana, Territoriale e del Paesaggio, dei Beni Culturali, presso la Curtin University di Perth (Australia) per il periodo permanente di 12 mesi, dal 2010 al 2011 ed è stato invitato come International Visiting Research nel 2014 presso la stessa università. Marçel Pidalà affianca all’intensa attività di analisi e ricerca sui fenomeni urbani e territoriali l’esercizio professionale redigendo (con responsabilità sia individuali che collettive) diversi strumenti di pianificazione territorialeurbanistica e valutazione ambientale, alle varie scale (tipologie e livelli) sia in Italia che all’estero.

DI FELICE IRRERA

Si parla spesso di terapie alternative e della promessa, soprattutto da parte della pubblicità, di salute e benessere; si parla di “riequilibrio energetico”, dell’uso del pendolino per le guarigioni. Se è vero che alla medicina ufficiale spetta la verifica di ogni nuova proposta terapeutica, qui l’autore, un presbitero di Trento dottore in Teologia evidenzia che tante di queste proposte “innovative” sono in realtà incompatibili con la fede cristiana, rifacendosi a pratiche spiritiche, astrologia, divinazione, magia. Giuseppe Mihelcic, Religiosità e medicina alternativa, Dario Flaccovio 2014, pp. 96, € 12,00.

Casati Modigliani Dan Brown 1Sveva La moglie magica - Sperling & Kupfer 4 Inferno - Mondadori Markus Zusak Stefano Benni 2Storia di una ladra di libri - Frassinelli 5 Pantera - Feltrinelli Tiziano Tersani Massimo Gramellini - La magia di 3straordinaria Un' idea di destino. Diari di una vita 6 un buongiorno - Longanesi Longaneri www.wuz.it

FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)

Va come piace a te? Solo gli amanti sono capaci di volare. Volare scompiglia i pensieri e conduce all’estasi. “O ricordo, perché mi vai cercando? Io e lei con i capelli e i pensieri al vento.” I grandi amori tornano sempre per essere lodati. “Come la voce di un morto dal fondo della fossa ascolta, amica, la mia voce sale al tuo rifugio. Apri l’orecchio e l’anima. Io canterò i tuoi occhi, il tuo seno, i tuoi capelli neri. Loderò il tuo corpo il cui profumo mi giunge nelle notti d’insonnia. Loderò il bacio delle tue labbra rosse, la tua dolcezza nel martirizzarmi tenera e crudele.” Certe donne restano dentro l’anima anche quando altre le sostituiscono. “Tu non sei la più innamorata tra quelle che hanno preso la mia carne; Tu non sei più la prelibata delle mie donne. Ma io ti adoro ugualmente! ” Le grandi passioni

rivivono nitidamente nella dimensione onirica. “Stanotte ho sognato di te, come si gusta un frutto, a piena bocca ti baciavo.” L’assenza rende struggenti le passioni, non le sbiadisce affatto. “Costretto a starmene lontano dai vostri occhi languisco e muoio, ho il cuore pieno d’amarezza e vivo tra gli affanni, di giorno nei pensieri, di notte dentro i sogni. Laggiù va tutto bene, va come piace a te? Quante cose diciamo al nostro amato in sua assenza che egli non sentirà mai? “Tra le angosce umane, la più penosa è quella di essere lontani. Si resta a parlare da soli con chi è assente.” Gli amanti si scambiano l’anima con onnipotenti sguardi. “Parlavamo, i miei occhi cercavano i tuoi, tu pure andavi in cerca del mio sguardo intanto che il discorso continuava. Sotto il senso delle frasi il mio amore seguiva i tuoi pensieri.” Certe immagini: un catalogo di eterne istantanee che non sbiadiranno mai e che sfoglieremo per sempre.

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“Tu che fosti la mia Cara, benché da te provenga il mio dolore, il mio amore che tu credi morto sotto i tuoi colpi ancora piange e sanguina. Ti vedo ancora a letto come affaticata. O corpo lieve mosso d’amore. Ti alzasti nuda, in lacrime. O quei baci, quali folli abbracci! Per me quegli istanti rimarranno. I più tristi ma certo anche i migliori.” L’incanto sublime del corpo di una donna che esprime il suo desiderio amoroso. “Quando al mio letto vieni, con i seni eretti sotto la camicia, orgogliosa, felice di conoscere il mio labbro, la mia mano, il mio tutto, impenitente dei peccati. Sicura dei baci deliziosi negli angoli degli occhi, sulle punte dei seni, nelle braccia, sicura della genuflessione verso il cespuglio ardente. E altera perché sai che la mia carne adora la tua oltre misura, che tale è questo culto.” Lacerti tratti da: “Poesie d’amore ” - 1888 Paul Marie Verlaine


6 Giugno 2014

posterlibri

Il combinato disposto del web mette in crisi il libro come oggetto-cartaceo, ma come oggetto-in-sé ne rivaluta e ne rilancia la popolarità

INIZIATIVE. “Una marina di libri” a Palermo e Ragusa a “Tutto volume” per riproporre l’interrogativo

Crisi del libro, anzi no Molti opinion leader si affannano a spiegare il nesso fra allontanamento alla lettura e nuove tecnologie. Ma la “terza rivoluzione” non è il nostro nemico. Ecco perchè DI

AUGUSTO CAVADI

PALERMO. C’è davvero una crisi epocale della lettura, dell’atto antico e ogni volta inedito di leggere un testo? Questo week-end siciliano (da venerdì 6 a domenica 8 giugno), con Una marina di libri (Galleria d’arte moderna) a Palermo e con A tutto volume in vari luoghi di Ragusa Ibla, ripropone l’interrogativo: tutte queste iniziative, infatti, possono essere lette come sintomi ambigui di floridezza o, al contrario, di reazione a una fase di magra. A sentire le dichiarazioni di rito degli opinion leader - in particolare del sottogruppo dei politici che di solito arrivano a leggere in un anno solo i libretti che qualcuno scrive a nome e per conto loro – la risposta sarebbe nettamente affermativa. Basta però analizzare la congerie di fattori che essi mettono in sequenza come causa della crisi - “cellulari, tablet, internet…” - per intuire che non sanno di che parlano. Non sospettano neppure che, tra fattori di probabile disincentivazione alla lettura dei libri (le mille opportunità e le mille distrazioni della rete) e fattori irrilevanti (la diffusione dei cellulari), ve ne sono di altamente incentivanti (tablet e lettori di e-book). Ma qualcuno di loro ha mai usato un tablet per leggere Wittgenstein o Neruda? Anzi: ha mai sospettato che servisse anche a questo? D’altra parte, perché avrebbe dovuto sospettarlo dal momento che non ha mai letto Wittgenstein o Neruda in edizione cartacea? Accantonate le argomentazioni da operetta sulla crisi del libro, ne restano comunque di ben

più serie. Ne evidenzio solo due tra altre. La prima è che “con la cultura non si mangia”. Il ministro dell’infelice dichiarazione si riferiva all’economia di un Paese e aveva, evidentemente, torto. Ma, su scala individuale, aveva drammaticamente ragione. Nella mia famiglia d’origine, tra i cugini di primo grado, si è verificata una proporzionalità inversa quasi matematica fra titoli di studio acquisiti e redditi annuali. Fuori dalla mia famiglia, tra compagni di scuola e conoscenti, ho osservato invece una proporzionalità diretta (quasi altrettanto matematica) fra allergia alla carta stampata e rapidità di carriera (soprattutto in politica). Chi non perde tempo a leggere Leopardi o Carofiglio, ne ha molto di più per coltivare amicizie sincere e relazioni clientelari, moltiplicando vertiginosamente le probabilità di diventare sindaco o assessore regionale. E’ ovvio che, in questo clima, ogni generazione è meno incoraggiata della precedente a investire tempo, energie e denaro nella frequentazione dei libri, con conseguente crisi dell’editoria, della distribuzione, delle librerie. Un po’ diversamente andrebbero le cose se, al posto di Giulio Tremonti, avessimo un clone di Wiston Churchill: quello stesso che, alla richiesta di diminuire i fondi per l’arte a favore dell’investimento bellico contro il nazismo, avrebbe risposto “Ma allora per cosa stiamo combattendo?”. Una seconda ragione profonda, strutturale, della crisi del libro è che esso sta attraversando un mutamento epocale. Chi se ne allarma, mostra di

non avere memoria storica. Già la nascita dell’oggetto materiale “libro” fu avvertita come un trauma pericoloso: Platone si fa portavoce (paradossale, perché lo ha fatto anche mediante scrittura) della preoccupazione che, passando dall’oralità alla scrittura, si perda la vera sapienza. Duemila anni dopo, l’invenzione dei caratteri mobili della stampa e il passaggio dalla pergamena di papiro alla carta industriale, segna un altro trauma: che ne sarà del libro ora che, da oggetto esclusivo di aristocrazie spirituali, diventerà una merce acquistabile da tutti a pochi fiorini? Oggi attraversiamo una terza rivoluzione: il combinato disposto del web (che custodisce quasi tutto ciò che è stato scritto nella storia

dell’umanità) e dei vari strumenti di lettura elettronica (che rendono fruibile gratuitamente e immediatamente quel patrimonio universale) mette in crisi certamente il libro come oggettocartaceo, ma come oggetto-in-sé ne rivaluta e ne rilancia la popolarità su scala mondiale. Ci sarà sempre, anzi sempre di più, bisogno di una figura come l’editore attuale che selezioni e salvi (su qualsiasi supporto materiale), dall’oceano delle parole fluttuanti nella mediasfera, ciò che merita di essere selezionato e salvato: anche per evitare che il lettore isolato rimanga travolto dalla marea di informazioni che la caduta dei muri di carta sta causando per le vie e i viottoli della Terra. La questione esssenziale sul destino della scrittura è comunque altrove. Autodisciplina e controllo sociale recipoco dovrebbero limitare l’inflazione di ciò che si pubblica, facilitata proprio dalla caduta dei costi di pubblicazione e dal moltiplicarsi dei canali di diffusione. La sapida battuta di Troisi (“Sono sempre indietro con la lettura: perché loro sono tanti che scrivono, io sono solo che leggo!”) ha acquistato, con i decenni, pertinenza. Si dovrebbe scrivere solo dopo aver molto letto, molto meditato e – più in radice – molto vissuto. Da parte sua il lettore, se non vuole disperdersi e estenuarsi, potrebbe farsi più esigente e concentrare tempo e denaro - soprattutto attenzione – sui libri che, nascendo dalla vita dello scrittore, modificano la vita di chi legge (anche e soprattutto quando non se lo propongono esplicitamente). Scartati i testi “ideologici” in senso dottrinario o pedagogico, politico o confessionale, ci si limiti ai libri belli perché divertenti o spaesanti, confortanti o angoscianti, che ci parlano del nostro io meglio di come sappiamo fare noi o che ci fanno capire dove sta andando il mondo meglio di come lo sappia il mondo. Sarà stata una scelta oculata? Non lo sapremo mai. Un indizio significativo, comunque, se – quando avremo chiuso il libro – qualche altro avrà l’impressione, vedendoci muovere per le strade della vita, che in qualche misura siamo diventati noi libro per gli altri.

MISTRETTA

Passeggiata letteraria per Maria Messina MISTRETTA. Passeggiata letteraria in ricordo della scrittrice Maria Messina con la SIL a Mistretta dal 13 al 15 giugno. Una collaborazione della Società Italiana delle Letterate (sede a Roma Casa delle Donne), con l’Associazione Culturale di Mistretta (organizzatrice di un concorso annuale dedicato alla scrittrice) sarà occasione per promuovere la lettura consapevole e aprire uno spiraglio alla valorizzazione delle eccellenze femminili “nostrane”. Sarà scoperta una targa commemorativa nella via dove abitò e a lei intitolata. Parteciperanno bei nomi della scrittura siciliana fra cui Marinella Fiume e Gisella Modica che ha curato il laboratorio “Gesti di Luce”, la regista Patrizia D’Antona per le rappresentazioni recitate con la partecipazione del Liceo Manzoni. Distribuite nelle giornate, le passeggiate nel famoso centro storico di Mistretta e nei dintorni, al ricco Museo etno-antropologico G. Cocchiara (uno dei cinque di cui si fregia l’antica città). E’ ammessa l’iscrizione per le partecipanti non-socie. www.societadelleletterate.it F.S.B.

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6 Giugno 2014

postersceltipervoi TRAPANI. Rimorchiatore russo in disarmo, poi peschereccio, è stato riconvertito grazie a un gruppo di volontari

Salpa la nave della solidarietà Trasformata in ospedale ambulante, andrà ora in Madagascar dopo i lavori finanziati da privati. Medici e infermieri offriranno assistenza nei porti e nelle zone costiere dove vi sarà necessità DI

MARIZA D’ANNA

TRAPANI. Era un vecchio rimorchiatore russo in disarmo, poi un peschereccio e adesso, dopo una radicale trasformazione, è una nave -ospedale destinata alle popolazioni del Madagascar. Ci sono voluti più di quattro anni di fatiche e di volontarie elargizioni per riconvertire l' imbarcazione, che in estate prenderà finalmente il mare nella nuova veste. Nei giorni scorsi, la nave è stata trasferita dal cantiere trapanese dove è avvenuta la trasformazione, ad un altro di Mazara del Vallo dove si stanno approntando alle ultimissime opere di carpenteria sulla prua, a cui seguiranno il collaudo e la definitiva iscrizione al Registro navale italiano. Il trapanese Giancarlo Ungaro, medico chirurgo all' ospedale Sant' Antonio Abate, è uno degli infaticabili promotori del progetto, nato dopo aver effettuato una ventina di viaggi nel Paese africano dove ha messo a disposizione la propria esperienza medica sul campo, in aiuto alle popolazioni locali. Con un gruppo di persone a lui vicine, ha avviato quella che ha definito una grande scommessa, utilizzando tutti i mezzi possibili pur di portare a compimento l' idea di realizzare un ospedale itinerante che potesse essere messo a servizio di chi non conosce, né può godere o anche soltanto sperare di avere un' assistenza sanitaria, anche la più elementare. «Il percorso è stato lungo e faticoso: le ultime battaglie, una volta completati i lavori di carpenteria, le abbiamo sostenute per reperire le attrezzature sanitarie - racconta Marcello Ungaro. La nave è dotata di due container attrezzati di tutto e di una sala operatoria efficiente, oltre che di una tenda autogonfiabile che potrà essere montata a terra. Appena tornerà dal collaudo, potremo dire che il progetto si sarà concluso». Ha il nome della speranza greca, "Elpis", l' associazione nata da una costola di "Trapani per il Terzo mondo" - nome scelto dagli studenti delle scuole elementari dopo un concorso«perchè ha la speranza di arrivare dove altri non possono giungere», sottolinea ancora Ungaro, che non nasconde una certa stanchezza e il rammarico di non avere potuto contare sul sostegno economico istituzionale e siciliano, se non di quello iniziale del Senato, della Provincia di Trapani e di qualche onlus. Successivamente i contributi, tutti a fondo perduto, sono arrivati dai luoghi più disparati: da una fondazione di

La nave ospedale è frutto dell’appassionato lavoro del medico chirurgo Giancarlo Ungaro

medici della Svizzera, dalla diocesi di Udine, dalla Lombardia a da altrove. In Italia questa rappresenta la prima esperienza di nave ospedale. «Credo che il San Raffaele - afferma Ungaro avesse un barcone fluviale da utilizzare in Sudamerica, ma non era una vera struttura autosufficiente. Questa nave invece sarà dotata di tutto ciò che serve per allestire un ospedale anche a terra». Ma la scommessa si moltiplica, perché quando sarà portata in Madagascar, la nave non resterà ancorata in un porto ma si sposterà per servire diverse zone del Paese, totalmente sprovviste di strutture sanitarie e inoltre difficilmente accessibili a causa di una rete stradale molto carente. L' esperienza acquisita dal dottor

Ungaro insegna. Sa già dove sarà più necessaria. «La nave ospedale farà un periodo di collaudo nel Mediterraneo, sosterà a Fiumicino, in Sardegna e in Toscana, dove ci hanno chiesto di organizzare anche visite guidate per le scuole. E così faremo anche a Trapani, a metà luglio, nel corso della manifestazione Fly for Peace. Dobbiamo far sì che la struttura sia pronta ed efficiente, sicuri che tutto funzioni perfettamente: solo a qual punto potrà iniziare la traversata fino ad arrivare in Madagascar». Un viaggio in sicurezza perché certo non potrà tornare in tempi brevi né, una volta sul posto, potrà contare su interventi rilevanti. Continua Ungaro: «Lì, nell' isola, la sanità è all' anno zero». E lui lo sa bene. Lo ha constatato di persona nel corso E' situato nell' oceano Indiano, di fronte al Mozambico. L' isola principale è la quarta più grande isola del mondo. Ci sono 4 linee ferroviarie con 854 km di strada ferrata ma la manutenzione della rete è insoddisfacente. Le arterie stradali principali sono le routes nationales solo in parte asfaltate. Può contare su una rete di 84 aeroporti ma oltre 50 hanno la pista non asfaltata delle sue tante missioni in questi anni e ha ormai acquisito una conoscenza reale delle diverse situazioni e delle tantissime necessità. «C' è solo un ospedale gestito dai francesi, che si trova nella capitale: per il resto manca tutto, nei villaggi è

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difficilissimo curarsi. Arriveremo in ogni posto dove ci sarà bisogno». Tutti i reparti saranno operativi a dimensioni ridotte, concentrati sull' imbarcazione attrezzata per far fronte a un' ampia gamma di patologie. «Le malattie infettive e i traumi sono quelli che ricorrono più frequentemente, ma si dovrà far fronte anche alla semplice estrazione di un dente, o a un parto». «Con il governo del Madagascar abbiamo firmato una convenzione allo scopo, ma non è detto che la nave non possa essere utilizzata anche per altre emergenze che si presenteranno. Per esempio, per l' assistenza di migranti in mare. Sostituisce, senza pretese, la Sanità pubblica dove non esiste e per questo abbiamo pensato di dotarla, se i finanziamenti arriveranno, anche di attrezzature per poter utilizzare la telemedicina a bordo, mettendoci in collegamento con le università europee, alle quali invieremo dati specifici su casi specifici, ottenendo risposte specialistiche in tempi brevi». In questi quattro anni il dottor Ungaro e i volontari hanno battuto tutte le strade, dalla politica ai club di servizio, dalle istituzioni alle manifestazioni pubbliche, dalle elargizioni dei privati fino alla vendita di quadri donati da alcuni artisti, per poter reperire i fondi necessari: e il lavoro è stato improbo anche perché tutti coloro che vi hanno partecipato lo hanno fatto nei ritagli di tempo delle loro attività mediche, infermieristiche e non solo. «Tutto questo si è potuto realizzato grazie al volontariato - riprende, con orgoglio, Ungaro - e adesso stiamo cercando persone di buona volontà anche nel campo marittimo: qualche capitano ci ha già dato la sua disponibilità a prendere i comandi della nave e anche l' equipaggio sarà composto da volontari che si alterneranno». La speranza iniziale era di poter portare a compimento la scommessa in tempi assai più brevi, le prospettive sembravano più rosee e l' entusiasmo neofita aveva fatto ben sperare. Poi, passata la novità, la strada si è fatta perigliosa: pochi soldi, nessuna partecipazione pubblica. Anche fare arrivare i salvagenti o l' ultimo argano era diventata un' impresa. L' Associazione ad ogni incontro pubblico stilava un elenco di ciò che mancava e lo esponeva contando sulla disponibilità di chiunque. Nell' ultima manifestazione al cantiere Da. Ro. Mar. Ci, prima del varo, accanto ad un banchetto allestito per la raccolta delle sottoscrizioni vi era scritto: «Confidiamo in un ultimo sforzo di solidarietà perché mancano ancora: container sala operatoria, container per la strumentazione radiologica, gruetta idraulica, argano di tonneggio, radar e altre strumentazioni elettroniche, altro materiale utile alla disposizione dei servizi sanitari e degli interni». Poi quasi tutto è stato acquistato, anche grazie ad un contributo di un istituto di credito. Tratto da La Sicilia 2 giugno 2014


6 Giugno 2014

posterricordi PRESTO IN SALA ANNIVERSARI. Un libro dell’Anpi celebra la nostra storia

Fasci & Resistenza La raccolta degli atti di un convegno curata da Ficarra svela la ricchezza innovativa dei fascianti che faranno da base alle lotte operaie. E alla prima bandiera rossa... DI FRANCA SINAGRA

BISCA

PALERMO. Nella collana de I quaderni dell’Anpi Sicilia, diretta da Giuseppe Marino, sono stati pubblicati gli atti del Convegno “Dai Fasci siciliani alla Resistenza” tenutosi a Palazzo delle Aquile il 23 aprile 2013, edito dal Gruppo Istituto Poligrafico Europeo, di 125 pagine, corredata da una ricca Appendice e breve inserto iconografico. La raccolta è curata da Angelo Ficarra, vicepresidente Anpi, che si batte per il recupero e la rivisitazione della memoria storica. Fra gli altri interventi, Gonzalo Alvarez Garcìa e Umberto Santino accentrano i loro contenuti sul proposito di restituire alla memoria un grande passato e la necessità di raccontare ai nipoti la storia coraggiosa dei Fasci dei Lavoratori Siciliani. La ricchezza innovativa dei fascianti, prima esperienza organica di una lotta di liberazione del popolo siciliano nell’organizzazione e nei contenuti del movimento di riscatto dal feudalesimo, farà da base alle lotte contadine e operaie seguenti per tutta la prima metà del Novecento (compresa la bandiera rossa inalberata nell’1892), anni che rappresentano un passaggio cruciale per la ricostruzione della democrazia nazionale. E’ Ficarra a ricordare che fu “il più grande movimento di massa dell’ Ottocento europeo dopo la Comune di Parigi”, interrotto e ripreso “sempre contro quel sistema oppressivo agrario-mafioso di cui il regime di Mussolini si era fatto ferreo tutore e garante nazionale”. Per Giuseppe Carlo Marino, Ottavio Terranova e Giusto Catania, quelle lotte vennero consegnate “con una rappresentazione gattopardesca”…”al desolato orizzonte dell’arretratezza meridionale, valutandoli alla stregua delle Jacquerie medioevali, così declassati a mero ribellismo di cafoni e di poveracci”, mentre nella Resistenza, fra le migliaia di siciliani, Pompeo Colajanni (nome di battaglia Barbato preso

dall’esponente di spicco dei Fasci) liberava Torino prima di rientrare a Palermo e Placido Rizzotto era partigiano in Toscana, per riprendere la lotta al rientro a Corleone. Alla sequenza degli scritti convegnistici, con lo speciale “Il processo imperfetto” di Rino Messina sulle mostruosità giuridiche di quei processi al pericolo rosso e della proclamazione dello stato d’assedio, fa seguito una corposa appendice interessantissima, composta da uno stralcio prezioso dell’antico testo di Adolfo Rossi del 1894 “L’agitazione in Sicilia” (riedito integralmente nel 1988 da La Zisa), la significativa opera per la scena degli insegnanti Carmelo Botta e Francesco Lo Nigro “Il dramma degli oppressi”, l’inedita Cronologia “Dai Fasci Siciliani alla repressione del 2° Dopoguerra” l’elenco della toponomastica viaria, un saggio di A. Ficarra “Il falso del falso Crispi”. Questa pubblicazione è un testo utilissimo che, compendiando i fatti, racchiude in sé vari strumenti applicabili per il rinnovo e la rifondazione della grandezza della memoria storica di fine Ottocento in Sicilia, un’epopea gloriosa che supera di molto, in coralità e incisività dei contenuti, quella del far west americano, cui ci ha abituati la TV dal suo apparire e che spesso ci indirizza verso vere e proprie deviazioni culturali.

Una scena del film

L’agitazione in Sicilia vista al cinema L’inchiesta giornalistica di Adolfo Rossi diventa docu-film con la regia di Condorelli PALERMO. Non è vero che i siciliani stiano solitamente a testa china, e che anche nei momenti di distrazione abbiamo l’aria contrita e lo sguardo dolente. Ce ne offre una splendida prova la storica indagine di Adolfo Rossi, giornalista de La Tribuna di Roma, che nel 1893 venne in Sicilia per un’inchiesta sui moti contadini detti Fasci. Partì spinto dalla volontà di indagare sulla strage di Caltavuturo, dove erano stati presi a fucilate i contadini dalla piazza che chiedevano l’assegnazione delle terre usurpate con la complicità degli amministratori comunali. Rossi girò la Sicilia in lungo e in largo in treno, in carrozza e molto a dorso di mulo, scoprendo l’estesa rete organizzata dei Fasci, parla di trecentomila iscritti, di cui riportò con onestà e intelligenza il bisogno di riscatto articolato in chiare proposte, con uno straordinario coinvolgimento in massa delle donne. Ne uscì un libro di 120 pagine intitolato “L’agitazione in Sicilia” stampato a Milano al suo rientro, oggi salvato in

PALERMO

E il sogno negato della libertà arriva nelle scuole PUBBLICATO ALL’INIZIO di quest’anno, col sostegno della Provincia di Palermo, il primo libro di didattica storica per la scuole sul tema dei Fasci siciliani, problematica di solito inesistente nei testi adottati o tutt’al più citata proprio di sfuggita insieme ai contemporanei moti in Lunigiana. S’intitola Il sogno negato della libertà – Lotte dal basso per l’emancipazione dei lavoratori in Sicilia dall’Unità d’Italia ai Fasci Siciliani. Autori i due insegnanti Carmelo Botta e Francesca Lo Nigro, introduzione di Michelangelo Ingrassia, il “quaderno” come loro stessi lo definiscono, contiene un saggio sulla storia di Sicilia dagli albori dell’Unità fino al 1894, completato dall’ atto unico Il dramma quotidiano degli oppressi. “L’obiettivo è dare voce a quei personaggi che hanno fatto la storia della Sicilia e che sono rimasti in ombra”, spiegano gli autori e il testo teatrale “rappresenta un atto di amore e di riconoscenza nei confronti di tutti quegli uomini, contadini, zolfatari, pescatori ma soprattutto quelle donne che hanno lottato per cambiare il loro stato e che hanno creduto in un cambiamento in Sicilia, con la speranza di contribuire a far conoscere alle giovani generazioni testimonianze di riscossa”. F.S.B.

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ristampa nel 1988 da Marcello Cimino, editore La Zisa in Palermo. Una storia davvero di battaglie e rivendicazioni degne della storia più sacra. Prossimamente, questa estate, uscirà nelle sale cinematografiche il docu-film “1893. L’inchiesta” per la regia di Nella Condorelli, realizzato con il sostegno dell’Assessorato al Turismo sport e Spettacolo della Regione Siciliana, di Sicilia film commission. Sarà l’opera attesa per il ripristino della memoria negata, nel 120° anniversario dei Fasci siciliani, storia che, lasciata in ombra, rischia di essere perduta e che invece contiene un contributo epico, con aspetti leggendari, capace di rifondare e rafforzare l’identità di un popolo. Tutt’altra storia da quella coeva nella bergamasca ricostruita da Olmi ne “L’albero degli zoccoli”, e più consona alla tematica di “Novecento I” di Bertolucci. La troupe di Nella Condorelli si aggira dall’anno scorso per i luoghi di quegli eventi a filmare il suo documentario, con l’intento di riproporre anche gli stessi strumenti d’approccio. Quell’inchiesta di Rossi è diventata oggi la sua inchiesta, tanto che la troupe giunge nei luoghi a dorso di mulo per le riprese esterne, che saranno completate per gli interni su palcoscenico, a costituire il tessuto di un documentario dove attualità, fiction e animazioni si fonderanno nella ricostruzione di un’epopea che possa essere rivissuta in tutta la sua forza innovatrice, nel senso delle rivendicazioni sociali, che furono causa della dichiarazione crispina del 1894 che provò in Sicilia il primo stato d’assedio dopo l’Unità, asservito alla proprietà precapitalistica e semifeudale nostrana. F.S.B.


6 Giugno 2014

postermostre IL CASO

Adly, assolto dopo 10 anni

Scurzi e dintorni in un’opera di Angelo Restifo

SANTO STEFANO DI CAMASTRA. A Palazzo Trabia prima tappa del museo itinerante

Alchimia della bellezza in mostra L’arte contemporanea dei Nebrodi in una imponente collezione frutto del lungo lavoro di ricerca dell’Acm di Acquedolci. Un progetto che sposa i grandi artisti e gli emergenti per creare insieme la casa della Cultura DI FRANCA SINAGRA

BISCA

S.STEFANO DI CAMASTRA. L'Associazione Culturale Mediterraneo (Acm), con il patrocinio del Parco dei Nebrodi e il Comune di Santo Stefano di Camastra, organizza l'Esposizione della Collezione Alchimia della Bellezza al Palazzo Trabia nel centro della Città della Ceramica, dal 14 al 22 giugno con inaugurazione sabato 14 alle ore 18. L'Amministrazione comunale di Santo Stefano, guidata dal sindaco Francesco Re, ha accolto la proposta e l'assessore alla Cultura, Filippo Fratantoni, ha messo a disposizione le belle sale al primo piano del Palazzo Trabia. La Collezione sarà affiancata dalla raccolta di tavole originali disegnate dall'artista Franco Brancatelli, che raffigurano paesaggi e monumenti storici caratteristici di ciascuno dei 24 Comuni aderenti all'Ente Parco dei Nebrodi. L'iniziativa fa parte del progetto denominato "Museo d'Arte

Contemporanea Itinerante dei Nebrodi", e intende portare le opere di oltre 40 artisti nei 24 Comuni dell'Ente Parco dei Nebrodi, per promuovere la Cultura del Bello nel territorio e per sottolineare l’interesse all'Arte Contemporanea e all’espressione artistica. Si tratta della Collezione Alchimia della Bellezza, "Questa Collezione - ha detto Farid Adly, presidente dell'Acm - è il frutto di un lavoro lungo e paziente che la nostra associazione ha svolto ad Acquedolci dal 2010 a oggi, grazie al lavoro volontario dei nostri soci, al sostegno finanziario parziale dell'Amministrazione Comunale ed alla generosa partecipazione degli artisti, sia nebroidei che nazionali. Abbiamo coinvolto giovani esordienti e maestri affermati, tendenze e tecniche diverse in un progetto lungimirante che vuole realizzare Cultura nella società e condividere valori alti per il bene comune di tutti”. Le opere donate dagli artisti,

alla conclusione delle loro mostre personali, tenute presso la Casa delle Culture (Acquedolci) in questi ultimi 4 anni, sono un patrimonio collettivo custodito dall'Acm, per la realizzazione di un futuro Museo d'Arte Contemporanea dei Nebrodi (Mac-Nebrodi). Il programma delle tappe del Museo Itinerante nelle diverse realtà territoriali del Comprensorio" ha il patrocinio dell'Ente Parco dei Nebrodi e delle amministrazioni interessate che l’accoglieranno durante l’estate. L'esposizione della Collezione Alchimia della Bellezza, nella formula di mostra itinerante, costituisce un richiamo per mettere al centro dell'attenzione le cittadine del Comprensorio Nebrodi dando, attraverso l’interpretazione pittorica e il suo valore simbolico, visibilità alle ricchezze paesaggistiche del territorio verso nuovi spazi di comunicazione mediatica. www.alchimiadellabellezza.blogspot.com

Il giornalista libico, Farid Adly assolto con formula piena perché il fatto non costituisce reato, nel processo svolto davanti al Tribunale di Patti. Il presidente dell'Associazione Culturale Mediterraneo era stato denunciato per una gara a trattativa privata indetta dal Comune di Acquedolci, nel settembre 2004, con il fine di realizzare uno sportello di informazione sull'immigrazione e la multiculturalità. Il denunciante, presidente dell'associazione concorrente risultata perdente, ha accusato l'ingegnere Adly di aver falsificato i dati forniti. "Mi sento sollevato, dopo un calvario durato 10 anni", ha detto Farid Adly, che poi ha proseguito: "ho avuto sempre fiducia nella giustizia, che anche se è lenta arriva a ristabilire la verità". Il Consiglio direttivo dell'Associazione culturale esprime soddisfazione per la sentenza. «Non possiamo esimerci dall’esternare - si legge in una nota - che la condotta dell'amministrazione comunale del tempo che ha sospeso il contratto, viene delegittimata dall’accertamento dei fatti da parte dell’Autorità Giudiziaria. Infatti, in seguito all’iter amministrativo della trattativa privata ed i procedimenti amministrativi, svolti in autotutela, per il riesame della documentazione della gara, malgrado il dirigente avesse rigettato le pretese del concorrente perdente e avesse firmato con l'Acm la convenzione per l'affidamento del servizio informazione immigrati, è stato condizionato dalle scelte sbagliate dell'Amministrazione guidata dal sindaco Oriti. E’ stata quindi non solo sospesa la convenzione firmata, ma la stessa Giunta Municipale ha votato la Costituzione di parte civile, per chiedere i danni contro l’Acm. Conclusione: il Comune di Acquedolci ha perso un finanziamento regionale a copertura del servizio proposto, ha dovuto pagare le spese legali per la costituzione di parte civile, ma cosa ancor più grave è l’ipotesi di un danno erariale”. L’associazione chiede ora all’amministrazione di rispettare la convenzione e ristabilire il servizio.

AGRIGENTO

Visioni mediterranee di Moncada A FAM, FINO AL 20 LUGLIO, OMAGGIO POSTUMO AL PITTORE SICILIANO AGRIGENTO. Con l'inedita mostra "Ignazio Moncada. Espansione del colore. Una visione "mediterranea" le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, realizzano il primo omaggio postumo alla figura di uno dei maggiori artisti italiani del secondo dopoguerra. L'indagine su Moncada (Palermo 1932 - Milano 2012), vede la cura dello storico dell'arte Francesco Tedeschi che per ha ripercorso i circa sessant'anni di attività con cui il maestro di origine siciliana ha attraversato la recente storia dell'arte. La mostra è stata inaugurata alle Fam di Agrigento sabato 24 maggio.

Continuatore e interprete originale di un'astrazione che si fonda sulle qualità proprie del colore, nell'indagine del rapporto tra colore e luce e tra colore e spazio, Moncada è stato ideatore e sperimentatore di tecniche pittoriche, che si sono andate allargando a interventi pubblici di grandi dimensioni, con realizzazioni ideate per i teloni che proteggono le facciate di palazzi pubblici in restauro, proposti con la definizione di "Pont-Art" negli anni Ottanta e Novanta, ma anche all'uso della ceramica, in senso scultoreo e decorativo, come nel grande intervento per la "passeggiata degli artisti" di Albisola, e ad altre soluzioni compositive di grande respiro, come la grande vela per la biblioteca di Palazzo Branciforte a Palermo, tra gli ultimi suoi lavori. Nella mostra, che pone al centro del percorso il carattere di una "espansione cromatica" nel

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doppio senso di una tendenza a fare della pittura la matrice dello spazio, anche con il ricorso a grandi formati, e di una estensione oltre i limiti della pittura, sono esposte circa 40 opere pittoriche che rappresentano il complesso delle stagioni e delle principali fasi della sua produzione. Filo conduttore è la progressiva definizione di uno "spazio-luce" di matrice mediterranea, che nasce e matura al confronto con una tradizione pittorica e critica novecentesca, ma che non disdegna il dialogo con le tracce di altre epoche e di una dimensione fisica e ideale, legata al territorio di costituzione e di appartenenza del suo linguaggio. Gli spazi delle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento sono aperti da martedì a domenica, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 20.30. Chiusi i lunedì e i giorni festivi. La mostra potrà essere visitata fino al 20 luglio.


6 Giugno 2014

posterrubriche TEATRO NUOVE VISIONI DI MARCO OLIVIERI

I Nastri a Taormina Saranno consegnati al teatro antico di Taormina il prossimo 28 giugno. I Nastri d'argento 2014 hanno comunque, di già, dei vincitori: il Nastro dell'anno alla commedia “La sedia della felicità” del compianto Carlo Mazzacurati e i Nastri alla carriera al regista Francesco Rosi (“Le mani sulla città”, “Salvatore Giuliano”), al costumista Piero Tosi (“Senso”, “Il gattopardo”, “Medea”) e alla produttrice Marina Cicogna (“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”), con in più un premio speciale a Ettore Scola (“C'eravamo tanto amati”). Come regista del miglior film, formula adottata per i premi a cura del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici, la competizione è fra Daniele Luchetti (“Anni felici”), Paolo Virzì (“Il capitale umano”), Ferzan Ozpetek (“Allacciate le cinture”), Edoardo Winspeare (“In grazia di Dio”) e la sorpresa di maggio: “Le meraviglie”, scritto e diretto da Alice Rohrwacher, Grand Prix della giuria all’ultimo Festival di Cannes. Inoltre, troviamo molta Sicilia tra i candidati come migliore regista esordiente: Emma Dante con “Via Castellana Bandiera”, Grassadonia e Piazza per “Salvo”, Sebastiano Riso con “Più buio di mezzanotte” e Pif per “La mafia uccide solo d'estate”, oltre al calabrese Fabio Mollo per “Il Sud è niente” (girato anche a Messina) e a Sydney Sibilia per “Smetto quando voglio”. Seppure immersi in una micidiale crisi economica, ancora più grave nel Meridione, qualcosa si muove in termini di creatività e originalità.

PALERMO

I monologhi della vagina Solidarietà al Biondo PALERMO. Sei professioniste palermitane prestate con talento al teatro, un medico-attrice e una regista, questo il cast de I monologhi della vagina liberamente tratto dal testo di Eva Ensler ed ospitato dal Teatro Biondo di Palermo il 6 giugno nella Sala Strehler alle 20,30. L'intero ricavato della prevendita dei biglietti, già esauriti, sarà devoluto al Coordinamento Antitratta Favour e Loveth di Palermo ed in particolare alle azioni di amore e coraggio dell'associazione Pellegrino della Terra, guidata dal pastore metodista Vivian Wiwoloku, che da anni svolge opera di riscatto verso le giovanissime nigeriane, schiave della prostituzione, residenti a Palermo.

Gibellina oltre Gibellina

MUSICA DI CESARE NATOLI

Progetto Suono-ActorGym The show

Nuovo Festival che affianca le Orestiadi: ancora “nel segno del contemporaneo”

Un momento dello spettacolo Italianesi DI PAOLO

RANDAZZO

E GIBELLINA? Gibellina quest’estate raddoppia: alle Orestiadi infatti, che nella loro XXXIII edizione si terranno dal 16 al 26 luglio, si affianca un vero e proprio nuovo Festival, finanziato con fondi europei (F.E.S.R. 2007/2013, linea di intervento 3.1.3.3). Parliamo di “Orestiadi nel segno del contemporaneo” che si terrà dal 30 maggio al 7 luglio ed avrà come proprio mood ispiratore il tentativo di riportare al centro dell’attenzione del pubblico e, più in generale, dell’opinione pubblica regionale e nazionale, il senso profondo della ricostruzione (materiale, ma anche intellettuale e spirituale) di un luogo attraverso l’apporto vitale e il nutrimento dell’arte e dell’architettura contemporanea. «L’arte vissuta come strumento per una trasformazione sociale e di rinascita – spiega il direttore artistico della manifestazione Claudio Collovà -, che agisce riappropriandosi dei luoghi della comunità e usandoli come luoghi dell’espressione. I luoghi del Festival sono infatti il “Sistema delle Piazze” di Thermes e Purini, con le sue forme geometriche rettangolari che danno profondità e sembrano accompagnare il visitatore in un ambiente che è sempre oltre; il “Palazzo

DE GUSTIBUS

Di Lorenzo”di Francesco Venezia, particolare esempio di memoria recuperata che racchiude nel suo cortile la facciata di un antico edificio di Gibellina vecchia; “Piazza XV gennaio 1968”, sede del Municipio della città e delle sculture di Consagra, Rotella e Mendini sarà invece lo spazio dedicato ai concerti; nell’“Area 85” di Marcello De Filippo andranno gli atti performativi che sfruttano l’altezza e il labirinto ferroso; poi naturalmente il “Baglio Di Stefano” e il “Museo Ludovico Corrao” che diverrà la casa della danza contemporanea in dialogo con le opere d’arte esposte. Sono più di 25 le compagnie ospitate per questa prima edizione, tra le più significative e riconosciute esperienze italiane ed estere di danza, musica, teatro, circo, e saranno quasi 150 gli artisti in arrivo: poeti, drammaturghi, scenografi, registi, musicisti, attori, light e sound designer, coreografi e danzatori, artisti circensi e videomaker. Uno sforzo enorme in un momento davvero difficile per lo spettacolo e i festival in Sicilia, che ci fa diventare eroi quando non vorremmo, né dovremmo, esserlo». Per le date del ricchissimo cartellone (da Giorgio Rossi a Fanny & Alexander, da Saverio Laruina a Roberto Zappalà) si veda www.fondazioneorestiadi.it

Si svolgerà domenica 8 giugno al Palacultura di Messina “The Show”. Lo spettacolo, organizzato da “Progetto Suono” e “ActorGym” con il patrocinio dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, è stato penato a Rocco Ottanà – responsabile di “Progetto suono” – come una vera e propria festa dello spettacolo, in cui la musica e il teatro vanno a braccetto. “Musica e teatro fanno festa” è infatti il sottotitolo della manifestazione, alla quale prenderanno parte alcuni grandi nomi del panorama nazionale: Gegè Telesforo e gli “Urban fabula”, Orazio Maugeri, Antonino Fiumara, Rocco Barbaro, Gianfranco Fichera Cogliandro, Glorius e i ragazzi del “Teen Choir” della scuola di musica “Progetto Suono” e di “ActorGym”. L’idea è quella di dar vita a una kermesse nella quale musica e teatro si incontrino naturalmente, in linea con la visione didattica e divulgativa – in chiave culturale – portata avanti ormai da anni da “Progetto Suono” e “ActorGym”. L’inizio è fissato alle 18.30. Il costo del biglietto è di € 18,00, compresa prevendita. Per i giovani fino ai 18 anni compiuti, è prevista la riduzione a € 12,00. I biglietti si possono acquistare online all’indirizzo http://www.ilbotteghino.it/ e nel circuito ticketone.

DI MASSIMO LANZA

A Ortigia cercate Don Camillo È sempre piacevole passeggiare per i vicoli e le strade di Ortigia, tornata al suo splendore originale e ormai meta del grande turismo internazionale. Ci sono stato di recente per andare a vedere le rappresentazioni classiche dell’Inda al Teatro Greco, ve le consiglio caldamente, davvero emozionanti. Ma se capitate a Ortigia anche in un periodo diverso da quello delle rappresentazioni tenete comunque a mente il locale di Giovanni Guarnirei, il Don Camillo. Le due sale ampie e spaziose e ben arredate si trovano al piano terra di uno splendido palazzo nobiliare restaurato qualche anno fa in via della Maestranza a due passi dal Duomo e dalla fontana di Diana. La cucina parla di territorio e di Sicilia, solida e saporita, predilige il pesce ma non manca una vasta scelta di piatti di carne, le amterie prime sono di

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altissima qualità e selezionate una ad una. Si comincia con il saporito tortino di gamberi di nassa al finocchietto selvatico servito con una elegante passata di ceci, sempre tra gli antipasti buona anche con la crema di patate siracusane con tonno al vapore al profumo di origano selvatico. Tra i primi gli eccellenti spaghetti alla carbonara di mare con gamberi affumicati, una bontà così come i garganelli pescespada, spinaci e mandorle. Tra i secondi da non perdere gli scampi al vapore in salsa di ricci, buonissimi, da leccarsi le dita così come con i gamberoni gratinati al miele di zagara e le melanzane in agrodolce. Tra in dessert buonissimo il barattolo di frutta cotta servito con gelato al limone di Siracusa, buona anche la mousse al limone femminello di Siracusa, tutti i dolci sono proposti in abbinamento ad un vino da meditazione. Carta dei vini di altissimo livello con centinaia di etichette proposte a prezzi più che onesti, servizio attento, preciso e cordiale. Don Camillo – Via della Maestranza, 96 – Siracusa - telefono 0931 67133


6 Giugno 2014

posterlettere QUI SCUOLA

GUI

HERITAGE

DI ANDREA SMITH

DI SERGIO BERTOLAMI

Tempo di esami

Per diffonderne l’esempio

DALLE PAROLE AI FATTI: dal prossimo 1° settembre saranno assunti gli idonei dell’ultimo concorsone. Con il decreto ministeriale 356 del 23 maggio, infatti, è stato autorizzato lo scorrimento delle graduatorie dell’Anno scolastico praticamente concluso, si aspetta l’esito degli scrutini finali. Per i ragazzi delle classi terminali delle superiori il risultato li porterà, o meno, a sostenere gli esami di Stato le cui commissioni sono già conosciute dal 3 giugno. L’insediamento delle commissioni in seduta plenaria avverrà lunedì 17 giugno, con prosecuzione nella giornata successiva, per predisporre gli adempimenti necessari per lo svolgimento degli esami. La prima prova scritta, di italiano - comune a tutti gli indirizzi, si svolgerà mercoledì 19, mentre la seconda, diversa per ciascun indirizzo di studio, si terrà il 20; nei licei artistici e negli istituti d’arte lo svolgimento della seconda prova continua, con esclusione del sabato, nei due giorni feriali seguenti. La terza prova, definita da ciascuna commissione, avrà luogo lunedì 23 e per i licei artistici e gli istituti d'arte può svolgersi anche in due giorni. La quarta prova, novità in qualche provincia siciliana, si svolgerà martedì 24 giugno 2014: interessa le scuole ove col progetto ESABAC e nei licei con sezioni ad opzione internazionale spagnola, tedesca e cinese. Per ciascuna prova scritta le commissioni hanno a disposizione 15 punti e il minimo per attribuire la sufficienza è 10, mentre per gli orali dispongono di punti 30, con l’attribuzione di punti 20 al colloquio giudicato sufficiente. Per superare l’esame di Stato è sufficiente riportare il punteggio di 60/100, comprensivo del credito scolastico (max 25 punti). Non superando il massimo dei 100 punti, per chi abbia riportato un credito scolastico di almeno 15 punti e un risultato complessivo nella prova d'esame pari ad almeno 70, la commissione può integrare il punteggio con un massimo di 5 punti. La lode, all’unanimità è attribuibile a chi riporta 100/100 senza fruire di integrazioni ed abbia riportato nel triennio finale solo voti uguali o superiori a 8/10, compreso il comportamento.

Mi avrebbe telefonato col chiedere: «Stai seguendo?», e io avrei afferrato al volo il riferimento alla vittoria europea. Questa volta non lo ha fatto, perché Peppino Magistro ha concluso l'ultimo viaggio che lo ha portato lontano dai compagni di sempre, quelli riuniti nei Circoli Socialisti. Aveva un entusiasmo coinvolgente, un eterno senso positivo della vita. Decise che fossi io a condurre il dibattito sulla riqualificazione dell'area falcata in uno di primi “briefing” del Centro Tobagi. Chiamava così quei fortunati incontri volti alla definizione degli obiettivi politici. Spesso proponeva un sopralluogo ricognitivo. La scorsa estate, sotto un sole cocente, con un gruppo di noi si è spinto, a 86 anni, lungo le passerelle metalliche dei serbatoi di gasolio fino alla Lanterna di Montorsoli. Voleva capire cosa fare per recuperare uno dei luoghi meravigliosi della città. Mi ha incitato a scrivere il libro sul toponimo di San Raineri e fece in modo che ne parlassimo come vecchi amici col prefetto Alecci. Nella sua stanza, indisturbati per un'ora, i miei studi s’intrecciarono con i ricordi di Pisa e Livorno del prefetto e quelli di Peppino già presidente delle ACLI. Era un socialista, riformista, cattolico. Della Falce del porto abbiamo discusso anche nell'ultima riunione insieme. Tra la mia prima uscita pubblica e la sua ultima, sono passati oltre vent’anni, ma nella penisola regna ancora il lerciume. A chi, come Renato, consiglia la pazienza, replico che bisogna avere il senso della realtà e la capacità di cambiare le cose. Peppino non potrà vederne gli sviluppi. Per noi è un obbligo morale.

ECOLOGIA&AMBIENTE

PUNTINI SULLE I

Caro Accorinti, ma il tuo stipendio è di tutti CARO DIRETTORE, vorrei intervenire, se mi è concesso, da comune cittadino rispetto alla promessa fatta dal prof. Renato Accorinti, durante la campagna elettorale dello scorso anno, riguardo la rinuncia parziale dello stipendio percepito per la carica di sindaco. Una promessa che il sindaco ha fatto di sua spontanea volontà e senza costrizione alcuna e di cui, come è giusto che sia, i cittadini chiedono conto soprattutto per una questione di correttezza e trasparenza. Vorrei allora, in tal senso, porre qualche domanda al fine di dissipare i dubbi che offuscano la mia povera mente: per quale motivo Lei, caro sindaco si adira quando le viene chiesto conto della modalità e della destinazione che avranno gli euro che a fine mandato devolverà non si sa bene a quale struttura, ente o associazione? Sono o non soldi dei contribuenti messinesi quelli che Lei percepisce mensilmente, soldi che costano fatica e sacrificio, e allora perché se uno Le chiede conto della loro destinazione deve sentirsi dire che “se dubita, porta il male dentro”? Ci può spiegare, caro sindaco, qual è la differenza sostanziale tra i sindaci che l’hanno preceduta – che hanno intascato per intero le somme percepite per la carica ricoperta – e lei che percepirà comunque tutto lo stipendio da sindaco salvo poi destinarne una quota parte a chi secondo Lei, privato cittadino, è degno di ricevere la somma? Caro sindaco, a rigor di logica, se un politico decide di rinunciare a una parte del proprio stipendio lo fa per il bene dell’intera collettività e non solo per quello di una ristretta cerchia di possibili pretendenti. Correttezza avrebbe voluto che Lei chiedesse sin dall’inizio la decurtazione dello stipendio e che i risparmi ottenuti rimanessero a disposizione del bilancio comunale per i bisogni e le esigenze dell’intera collettività. Stando così le cose la Sua, caro sindaco, ci sembra tanto la scelta di un “uomo pubblico” che decide con metodi da “privato cittadino” a chi destinare i soldi della collettività. Evidentemente Lei è convinto che la Sua idea di bene sia coincidente con l’idea di bene dell’intero universo-mondo. Nicola Curro’

centonove.heritage@experiences.it

DI ANNA GIORDANO

Tremestieri, la giusta VIA IL PROGETTO DELL’AMPLIAMENTO di Tremestieri, è stato sottoposto a Valutazione di Incidenza, ma non a procedura VIA. Ovviamente si continuerà a richiedere che un progetto del genere segua le procedure previste, in considerazione del fatto che il modo in cui si vorrebbero realizzare le opere, cozza durissimamente con diversi aspetti, compreso il comparto della pesca, e la salute dei cittadini. E mi spiego meglio. Tralasciando lunghezze e profondità dei nuovi moli (posto peggiore non si poteva scegliere, comunque, scirocco e correnti continueranno a fare ciò che vogliono della sua funzionalità), è previsto di buttare in mare 850 mila mc di materiale proveniente

dagli scavi vari. Al di là delle rassicurazioni sulla caratterizzazione del materiale (ovvero, che sia compatibile con l’ambiente nel quale si vuole buttare e non sia inquinato), stiamo parlando di utilizzare lo Stretto di Messina (500 mila mc) e Santo Saba (350 mila mc), semplicemente come discarica, con la giustificazione di ridimensionare l’erosione costiera. Piccolo particolare: regimando tre fiumare (in progetto), ampliando i moli, lasciando vigenti ben 5 (o sei, ho perso il conto) porticcioli turistici, su entrambe le sponde ionica e tirrenica, compresa l’isola artificiale stile Dubai (alla foce del presunto porto canale di Via Santa Cecilia), l’erosione costiera non la combatti né adesso né domani, scaricando in mare, senza mezzo studio dicasi mezzo, sul moto ondoso, anemometria, correnti (notevolissime nello Stretto). E ovviamente, senza dire quali conseguenze subirebbero i delicatissimi sistemi marini di questo preziosissimo scrigno di biodiversità,

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che ha anche importanza fondamentale per il settore della pesca. Per capire di che cifre si tratti, sarebbero l’equivalente di 840 mila viaggi camion (da 13 mc ciascuno). Ora, affermare adesso come è stato fatto, che entro luglio ci sarà il parere del Ministero dell’Ambiente, senza sapere se lo studio che accompagna il progetto sia esaustivo, per giunta con una previsione progettuale del genere che ha con certezza assoluta impatto negativo, è semplicemente azzardato. Così come è altrettanto pericoloso che – qualora saltasse l’ipotesi di buttare in mare il materiale – non si faccia la procedura di Valutazione di Impatto ambientale. Oppure pensiamo che 840 mila viaggi camion in zone urbane siano una sciocchezzuola ? E che si risolva magicamente l’erosione costiera semplicemente buttando in mare materiale, come se niente fosse ? L’ambiente e la salute appartengono a tutti, e non è ammissibile che se ne faccia uso e consumo allegro, e a pagare siano poi tutti.


6 Giugno 2014

postercommenti DISCUTIAMONE

ELIODORO

DI GIOVANNI FRAZZICA

Stanca, la palla pazza del centrodestra

Le nuove frontiere della politica “PAN Y TRABAJO” gridavano i contadini spagnoli disperati e affamati alla fine dell’800, mentre, contemporaneamente, i cafoni meridionali invocavano “pane e lavoro”. Anni terribili, non paraganobabili ai disagi veri che le marce indietro dell’economia hanno prodotto su larga scala soprattutto nell’emisfero occidentale negli ultimi dieci anni. Oggi noi stiamo vivendo un momento di svolta in cui grande ruolo deve avere la politica per governare i processi di trasformazione che sono in atto, perché è ovvio che certi fenomeni se non si governano si subiscono. Ma la politica, malgrado le apparenze, è debole, così come è debole la stampa che nel passaggio tra rete e carta stampata perde milioni di lettori ed anche il settore televisivo nazionale è messo in difficoltà dagli operatori stranieri. Se si aggiunge il previsto taglio da 150 milioni di euro per il sevizio pubblico televisivo, si può facilmente prevedere come la crisi che va a colpire “Mamma-Rai” per certi versi rischia di indebolire a certi livelli il sistema dell’informazione. Non manca il pane dunque ai nostri giorni, perché costa relativamente poco e perché la Caritas è pronta a intervenire, ma in lavoro manca, anche nei settori più specialistici, si riducono perfino i posti della politica. In Sicilia i deputati da 90 saranno ridotti a 70, si va verso l’abolizione del Senato, le Province ce le siamo giocate, in nome del risparmio, che è ancora da dimostrare, si

150 PAROLE DA PALERMO

Elezioni … ecologiche DI

MARIA D’ASARO

Alle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in Italia sono andati a votare il 57,22% degli elettori. A Palermo hanno votato 221.792 persone, solo il 40,34% degli aventi diritto. Purtroppo nella mia città, già dall’inizio di aprile, campeggiavano poster giganti con le facce dei candidati e con slogan davvero demenziali. Ma il primo dovere di una persona che si candida al governo della cosa pubblica - locale, nazionale o europea - non dovrebbe essere forse quello della congruità tra mezzi e fini? E poi: la scelta di voto è davvero così legata ai volti dei candidati? Mi auguro che in futuro il retaggio di una consultazione elettorale sia di minor impatto ambientale, senza cartacce per strada e con meno manifesti e murales dei candidati. I cui inutili sorrisi sbiadiscono in fretta, quasi a segnare l’ancora grave distanza tra politica e società civile, con i suoi reali, inascoltati bisogni.

sopprimono organismi elettivi e centri decisionali. Ma si procede anche con il cosiddetto sottogoverno. Si vocifera ad esempio di un’annessione del Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) fatta dall’Anas o di un accorpamento delle Autorità portuali della Sicila orientale che avrebbe come capofila e, quindi come Sede, Catania. Se si considera la posizione ed il movimento del porto di Messina che, per volume di traffico è il primo d’Italia, la portata dell’iniziativa ministeriale appare alquanto inadeguata, però, di questi tempi, non bisogna sottovalutare nessun segnale, soprattutto quando è negativo. Lo abbiamo visto col Ponte, dopo 40 anni di promesse e di illusioni, con un colpo di penna, hanno deciso di “definanziarlo” e certamente non per paura dei no ponte messinesi, ma per non urtare la suscettibilità dei frigerio milanesi che dovevano meglio impinguare il monte premi dell’Expo 2015 per la casta del nord. Ma la questione meridionale non esiste più, non perché è stata risolta, ma perché nessuno ne parla. Se però proviamo a sollevarla per singoli temi, allora ci accorgiamo che esiste. Poniamo il problema del Casinò di Taormina? Se qualcuno timidamente solleva il caso, la proposta si perde nei meandri delle burocrazie parlamentari, quelli esistenti, Venezia, Saint Vicent e San Remo, sono al nord e funzionano perfettamente. Se parliamo di Aeroporto della Valle dei Templi o della Valle del Mela (Isole Eolie) dicono che in Italia ci sono già troppi aeroporti, basta così, certo nella sola Regione Lombardia ne sono censiti ben 11. E così ogni giorno venti messinesi lasciano la città in cerca di lavoro. E i nostri politici che fanno? Domanda retorica, risposta scontata, ma la cosa pù interessante è capire come intendono affrontare il tema dell’economia e del lavoro le nuove generazioni della politica. Vogliono lottare. Si, sono decisi a lottare per controllare i partiti ed avere il posto di capolista, perché il primo viene eletto e per cinque anni è sistemato. Hanno capito tutto.

ANIMAL HOUSE

CATANIA - Dopo il disfacimento del Pdl, che lo aveva supportato all'elezione a sindaco di Catania, sta facendo la sponda tra Fratelli d'ItaliaForza Italia-Fratelli d'Italia. Raffaele "Stanca" Stancanelli è una sorta di palla pazza, in moto permanente senza traiettorie prevedibili. Sembrava essersi messo da parte, dopo la batostona alle elezioni comunali (mai sindaco uscente in cerca di conferma fece così male) e poi alle Politiche, causa anche un patto segreto con il suo grande sponsor di sempre, Raffaele Lombardo, che ha portato male a entrambi. Adesso, complice il primo caldo estivo, Stancanelli cerca un posto al sole e si auto assegna, in una intervista on line, il ciclopico compito di aggregare le forze del centrodestra sparpagliato di qua e di là. Lui, che aggregatore non è stato mai, tanto da attirarsi l'animosità dell'intero Consiglio comunale durante la sua sindacatura, è stato mandato realmente per fare o per disfare? Il dubbio è lecito.

ANTIBUDDACI

DI DINO CALDERONE

La Madonna e la città MESSINA. La pietà popolare si è inculturata da secoli in città e fa parte dell'identità profonda dei messinesi, ma la religiosità popolare non è solo devozione, è molto di più. In particolare, il riferimento a Maria (Madonna della Lettera il 3 giugno, Solennità dell'Assunzione il 15 agosto, ma anche altri importanti momenti liturgici) può dare nuovi impulsi all'impegno sociale e politico dei credenti. Insomma, oltre Maria modello di fede, c'è anche Maria donna profetica e liberatrice, di cui parla il Magnificat (“ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”), che andrebbe riscoperta e valorizzata. La Madonna della Lettera è patrona e protettrice di Messina, ma la sua immagine pubblica assume anche una dimensione sociale, non solo religiosa e interna alla comunità ecclesiale. Pietà popolare mariana e conquiste di libertà e dignità possono dunque camminare insieme e accompagnare il futuro della città.

Nella storia locale è già avvenuto più volte, come quando il quadro della Madonna della Lettera venne portato da Salvatore Bensaja, in occasione delle insurrezioni antiborboniche. Comunque, i giorni in prossimità della festa del 3 giugno rappresentavano spesso momenti importanti di mobilitazione anche civile per i cattolici messinesi. Non a caso nell'omelia pronunciata dal vescovo, per la Festa della Madonna della Lettera, i riferimenti ai problemi della città sono sempre espliciti e diretti. Lo ha fatto anche quest'anno l'Arcivescovo mons. Calogero La Piana, che ha sottolineato il tema degli immigrati e la necessità di aprirsi alla solidarietà verso chi è più povero. Maria è, per tradizione, la veloce ascoltatrice, che sa ascoltare la Parola di Dio, custodirla, metterla in pratica. Speriamo che anche i messinesi sappiano ritrovare, a contatto con questo ricchissimo patrimonio di fede e valori umani, l'ispirazione a un rinnovato impegno per la città che sta soffrendo. dinocalde7@gmail.com

DI ROBERTO SALZANO

Volevo un gatto nero CHI HA PAURA dei gatti neri? Protagonisti di una “leggenda” che vuole che incarnino il male e portino sfortuna, è da tempo immemorabile viva la superstizione che, nel momento in cui uno di questi esemplari attraversa la strada, per i passanti e gli automobilisti presenti si preannunci una pessima giornata. Eppure i gatti neri sono, come tanti altri animali, innocui: la loro fama li precede, ma non fanno del male a nessuno e non portano sfortuna. Sono anzi delle creature della cui debolezza gli uomini spesso approfittano. Quindi è il caso di ripetere la domanda: chi ha paura dei gatti neri? Sicuramente non le persone che si divertono a torturarli. E non capita di rado. Vengono poi abbandonati ai bordi delle strade, in fin di

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vita. I volontari li raccolgono e se ne prendono cura, se c'è ancora qualcosa da fare. Insani gesti, momenti interminabili in cui la mano dell'uomo infierisce senza pietà. Alcuni ce la fanno, nonostante le brutalità subite, grazie a cure cui si sottopongono pieni di terrore e basta sentire la voce umana per iniziare a tremare, reazione del tutto comprensibile. Tanti altri esemplari non hanno alcuna possibilità o vengono ritrovati morti, dopo essere stati orrendamente mutilati. Parecchie sono le denunce presentate alle autorità. Chi si cela dietro tali gesti va identificato. Una ragazzata o il folle gesto di un sadico? Poco importa: occorre che cose del genere si sappiano e vengano severamente punite, perché la violenza alla base di questi fatti è pericolosa non solo per gli animali. La domanda iniziale va riformulata: ha più senso che gli uomini abbiano paura dei gatti neri o dei propri simili?



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