SeniorMAGAZINE 01-15

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MARIO PONTI

MALATO DI CALCIO

Da giocatore la nazionale giovanile e la A con il Genoa. Da “Grande” i sintomi e poi la sentenza: sclerosi multipla”. Ora è un tecnico e fa pure il DS. “Potevo chiudermi in casa, invece ho scelto di dare battaglia” (fonte Sport Week) Il calcio come terapia: “Ho la sclerosi multipla lento-degenerativa, ma alla mattia non la do vinta e continuo ad allenare. Il pallone è la mia miglior medicina”: Mario Ponti – cinquant’anni, ex calciatore, oggi tecnico e direttore sportivo della Pegliese, squadra genovese nel campionato dilettanti di prima categoria – va in campo su uno “scooterino” elettrico. “Non è una carrozzina”, precisa. Si aggira tra i suoi giocatori, dà indicazioni e suggerimenti. Non si piega alla disabilità, che pure c’è, visibile a occhio nudo, e sarebbe retorico e ipocrita affermare il contrario. Tutto è relativo: “Se penso a uno come Borgonovo, mi ritengo fortunato.

Cammino con l’aiuto di una stampella parlo, lavoro come impiegato al porto di Arenzano (paese in provincia di Genova; ndr). Nella sfortuna mi è andata bene”. Mario non crede che il calcio giocato sia stata la causa del suo male: “Ma no, è stata la sfiga e basta. Mai preso niente di strano. Sono drogato soltanto di pallone”. Eccesso di colpi di testa? “No, non erano la mia specialità, anche se il gol più bello della mia carriera lo segnai in tuffo di testa, durante uno Juventus-Genoa del campionato primavera nei primi anni 80”.

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