pagina VIII 31 luglio 2014
U
n giornale contro. Una luce spenta, forse per sempre. Una ferita al pluralismo dell’informazione, concetto spesso evocato nel rispetto di una liturgia scontata, uguale a se stessa, ma che oggi può ancora farsi largo e conserva una sua ragion d’essere, soprattutto se si pensa agli anni d’oro di una testata che è arrivata a vendere (nelle edizioni straordinarie) un milione di copie in un giorno. Anni bui per l’Italia e per la Sardegna (la Sir di Nino R ovelli possedeva le due testate isolane e le notizie delle morti in fabbrica non venivano date, o finivano in un colonnino di brevi) nei quali l’Unità, mostrava le sue qualità di giornale alternativo, con i collaboratori pagati mille lire a pezzo a fronte di uno stipendio da redattore di seicentomila lire. Oggi la domanda è: morte o lunga agonia? È ovvio che i 57 giornalisti dipendenti che lavora(va)no all’Unità, i quattro articoli 2 (collaboratori fissi contrattualizzati) e i venti poligrafici confidano nella riaccensione della luce, com’era accaduto il 24 marzo del 2001, quando il giornale tornò in edicola dopo sette mesi di assenza. «Abbiamo elementi per poterci sperare - confida Paolo Branca, cagliaritano, redattore capo centrale di lungo corso -, e non vediamo l’ora che ciò accada. Di tempo se n’è perso, ma si più ancora recuperare». L’augurio è quello che l’Unità ricominci a dire la sua, dopo la doverosa autocritica di molti compagni del Pd (ma le colpe non sono solo del partito) che oggi versano lacrime chissà quanto sincere, e comunque promettono un colpo di reni per salvare un patrimonio di idee, lotte sociali, contropotere, emancipazione, cultura. Altri invece ritengono che sia stata scritta la parola fine. «Spero di sbagliare - chiosa Gianni Derosas, un altro giornalista sardo (di Olbia) che, prima di approdare in Rai ha lavorato per l’Unità, Paese Sera e l’Ora -, ma dubito che l’Unità possa tornare in edicola. Penso ad esempio a ciò che accadde quando il mitico Paese Sera tentò di ripartire. Tutto naufragò perché il sal-
L’addio. Da Gramsci a Giuseppe Podda fino all’avvento di Soru-Meli
L’Unità, giornale contro con saldi legami nell’Isola
L’edizione straordinaria de L’Unità del 1976 nelle mani di Enrico Berlinguer vataggio comportava l’esborso di un’ingente somma di denaro». L A S ARDEGNA . È fortissimo il legame tra la storia del giornale e la Sardegna. A partire dal suo fondatore, Antonio Gramsci. Fu lui, il 12 febbraio 1924 a fondare questo strumento di lotta, dopo i primi numeri apparsi nel settembre del 1923. Il titolo, allora, era L’Unità Quotidiano degli operai e dei contadini . Poi, all’esordio, l’intellettuale di Ales decise il titolo con questo pezzo: «Il giornale non dovrà avere alcuna indicazione di partito. Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo L’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale». I L DOPOGUERRA . Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, le cronache dalla Sardegna rappresentavano un punto fermo, irrinunciabile nelle pagine
dell’Unità e da quel momento nacque una vera scuola di giornalismo militante, ma non partigiano. Il primo capo fu Umberto C ardia, che poi passò il testimone a un’altra figura storica del giornalismo sardo: Giuseppe Podda. Cagliaritano doc (nato nel 1930 nel quartiere della Marina, è morto nel 2007), per oltre trent’anni redattore dell’Unità e per 20, prima vicedirettore, e poi direttore di “Rinascita sarda”, da grande esperto di cinema ha scritto per un lungo periodo nelle pagine di cultura dell’Unione Sarda. Per mezzo secolo, Podda non solo ha rappresentato un punto di riferimento per gli intellettuali di sinistra grazie a studi, analisi e approfondimenti sulla vite e le opere di Antonio Gramsci, Umberto Cardia, Antonio Pigliaru, Renzo Laconi. L A SCUOLA . «Le cronache dal sud Italia - racconta ancora Paolo Branca - facevano parte integrante del gior-
nale e quelle dalla Sardegna raccontavano e denunciavano le condizioni di vita delle classi svantaggiate, le battaglie sindacali, la lotta per difendere i diritti dei lavoratori». E così fior di giornalisti divennero i protagonisti di una fase storica irripetibile. Scrissero per l’Unità Alberto R odriguez (insuperabile colonna dell’Unione Sarda), Peppino Fiori, Sergio Atzeni, Aldo Brigaglia. E Fausto Fondato nel 1924 Ibba, giornalista di Sardara, L’Unità venne fondato il 12 ma cagliaritano a tutti gli effebbraio 1924 da Antonio fetti, morto proprio nell’ultiGramsci. Fino al 1991 è stato mo giorno di uscita del organo ufficiale del Partito “suo” giornale. Una coinciComunista Italiano e poi di denza che ha commosso tutPDS e DS. Dal 1997 non è più ti coloro che l’hanno conointeramente di proprietà del partito. Dopo anni di crisi e sciuto e apprezzato per la difficoltà, oggi sarà l’ultimo sua lunga permanenza nella redazione centrale e come giorno in edicola del corrispondente da Sofia, doquotidiano. Il Cdr ha convocato una conferenza po aver vissuto per un certo stampa per denunciare la periodo nell’Unione Sovietigravissima vicenda che ha ca. L’ AVVENTO DI S ORU . Dopo portato alla sospensione delle gli anni di piombo, la svolta pubblicazioni. di Walter Veltroni (il periodo dei gadget), la chiusura del
28 luglio 2000 e la riapertura nel 28 marzo 2001, arriva il periodo di R enato Soru, e dell’ex giornalista dell’Unione Fabrizio Meli (ad fino a giugno 2014). L’allora governatore della Sardegna, nonché patron di Tiscali, il 5 giugno del 2008 acquisisce la proprietà della testata, evitando l’ingresso degli Angelucci, editori di Libero e del Riformista. Soru chiama a dirigere il giornale C oncita De Gregorio, firma di punta di Repubblica, affiancata dal condirettore Giovanni Maria Bellu, proveniente anche lui dal quotidiano fondato da E ugenio Scalfari e dalla Nuova Sardegna. «La mia intenzione - racconta Renato Soru - era quella di non disperdere i valori e la storia di un giornale prestigioso fondato da un grande sardo come Antonio Gramsci. Io non sono mai entrato nel cda, né ho assunto incarichi operativi». L’eurodeputato del Pd è dispiaciuto della scomparsa del giornale dalle edicole. «La crisi che ha investito il settore della carta stampata - commenta - non ha di certo risparmiato l’Unità, ma è possibile ripartire. È già accaduto che le pubblicazioni si siano interrotte, ma poi si è trovata una soluzione. La cosa si può ripetere, a condizione che si percorrano nuove strade, che si proceda su nuove basi, con l’utilizzo di mezzi diversi rispetto al passato». F ACEBOOK . Numerosi gli appelli, anche sui social network perché l’Unità non scompaia per sempre. Su Facebook l’ex numero 2 dell’Unità, direttore del giornale online Sardiniapost e del settimanale Left Giommaria Bellu ha scritto: «La politica non ama la libertà di stampa e preferisce giornali in difficoltà ai giornali sani e dunque liberi. Contando sul fatto che anche tra giornalisti c’è chi non disdegna questa situazione, benché penalizzi i migliori. Alla fine può accadere che si preferisca far morire un giornale piuttosto che correre il rischio di perderne il controllo. Left continuerà ad andare in edicola da solo. In attesa di ritrovarsi, speriamo presto, col giornale di Antonio Gramsci». Augusto Ditel RIPRODUZIONE RISERVATA