CRONACA
il Fatto Quotidiano
R ogo Thyssen: pene ridotte,
la furia dei parenti
di Davide Vecchi
O
Milano
ltre l'opera c'è la politica. E Massimo Pessina di opere ne ha realizzate tante. Un po' per tutti. Il palazzo della Regione Lombardia da 200 milioni di euro, per esempio, è un’idea di Roberto Formigoni mentre la Milano-Serravalle era l’Eldorado di Filippo Penati. È finita con l’ex sindaco di Sesto indagato e costretto a eclissarsi dal panorama politico, ma l'autostrada è lì. E il gruppo Pessina ha in mano anche la Teem, la tangenziale est esterna milanese, sempre pensata da Penati. All'ex presidente della Provincia, Pessina finanziò anche la campagna elettorale con un contributo di 15 mila euro. Sembrava promettere bene. Non stupisce dunque che il gruppo si sia aggiudicato l'appalto da 175 milioni di euro per realizzare il mega ospedale di La Spezia dalla Regione di Claudio Burlando e firmato dall'assessore Raffaella Paita appena una settimana fa, quindi da candidata governatore per il Pd. Un appalto per cui il governo guidato dal segretario del Pd, Matteo Renzi, ha già stanziato 119 milioni. Lo stesso premier che sta resuscitando l'Unità. A riportare in edicola il giornale del Pd (del premier) ci penserà Pessina. Pure Renzi e la Paita sembrano promettere bene.
CONDANNE RIDOTTE per gli imputati del processo ThyssenKrupp. L’incendio che nel 2007 uccise 7 operai nello stabilimento torinese della multinazionale dell’acciaio viene punito dalla Corte d’assise d’appello di Torino con pene che oscillano fra i 9 anni e 8 mesi e i 6 anni e 8 mesi. Gli sconti, a seconda delle posizioni, oscillano fra i 4 e i 18 mesi. Quanto basta per scatenare la furia
Pessina, va detto, si è trovato casualmente: è stato l'unico a partecipare alla gara d'appalto per l'ospedale di La Spezia. E il gruppo è inoltre già attivo nel settore. Ha da poco inaugurato la struttura di Garbagnate, dopo aver realizzato il nosocomio di Vimercate. Entrambi in project financing per Infrastrutture Lombarde, la società per azioni voluta e creata da Formigoni e per quasi due decenni guidata da Antonio Rognoni, arrestato nel marzo 2014 con altre sette persone accusate di associazione per delinquere e a vario titolo truffa, turbativa d'asta e falso. Per quanto riguarda la manifestazione d'interesse di Pessina per l'Unità, invece, non è di certo recente. Risale a inizio giugno 2014. L’appalto per l’ospedale è successivo: 21 giugno. Pessina figura poi nella cordata con Guido Veneziani e la fondazione Eyu del Pd nata in nel gennaio scorso. Ma nell'ultima settimana l'editore del gossip – indagato dalla procura di Asti per bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice per la vicenda della stamperia piemontese Roto Alba – ha ceduto la maggioranza a Guido Stefanelli, amministrato delegato della società Pessina che così da partner di minoranza della cordata è salito al 75% delle quote, mentre Veneziani è sceso al 20% e la fondazione Eyu è rimasta al 5%. Il nesso tra l'appalto dell'ospedale di La Spezia e l'interesse per il quotidiano fondata da Gramsci è negato dallo stesso Pessina. Ieri il gruppo è intervenuto con una nota per diffidare gli esponenti politici “che per motivi elettorali hanno deciso di infangare il nome della società, arbitrariamente sovrapponendo l’assegnazione dell’appalto per
dei parenti delle vittime. "È uno schifo", urla una donna subito dopo la lettura del dispositivo. "Come si fa a dare solo sei anni per sette morti?" si sfoga tra le lacrime Laura Rodinò, la sorella di un operaio deceduto, Rosario. "Fabrizio Corona è in galera per due foto e questi sono ancora a piede libero", grida Nino Santino. Antonio Boccuzzi, oggi parlamentare del Pd, unico sopravvissuto della
Tra ospedali e strade Ecco chi è l’uomo che salverà l’Unità DOPO LA SERRAVALLE CON PENATI E I LAVORI CON FORMIGONI PESSINA VINCE L’APPALTO PER IL NOSOCOMIO DI LA SPEZIA
IL QUOTIDIANO
NEL PARTICOLARE triangolo
2014, in conformità alla disciplina del Codice dei contratti pubblici. Altri competitori hanno manifestato interesse a partecipare alla gara, ma hanno ritenuto di non presentare l’offerta, considerando antieconomico l’obbligo in bando dell’acquisto della vecchia struttura dell’ospedale S. Andrea, a differenza della Pessina Costruzioni Spa. Tra questi competitori, uno in particolare, invece, ha richiesto all’Autorità nazionale anti-
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squadra di opera: "Sono passati 2.729 giorni. Ci sono state 4 sentenze e ogni volta è stato tagliato un pezzo". In primo grado l’ad Harald Espenhahn era stato condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario con dolo eventuale. L’accusa era caduta in appello e trasformata in omicidio colposo come per tutti gli altri imputati. La pena è scesa da 10 anni a 9 anni e 8 mesi.
IKEA Festivi non pagati Sciopero di 16 ore lavoratori di Ikea hanno proclamato 16 ore di I sciopero dopo la scelta dell’azienda di annullare la contrattazione integrativa nei 21 punti vendita
italiani. La protesta “è il primo sciopero dopo anni di relazioni costruttive - dice la segretaria nazionale Filcams Cgil Giuliana Mesina - ma la disdetta del contratto è il primo gesto del nuovo amministratore delegato, un gravissimo atto politico”. Con la disdetta del contratto, Ikea ha rimesso in discussione il pagamento delle indennità domenicali e festive. La società, però, ha risposto allo sciopero spiegando che crede “sia importante avere un dibattito costruttivo con i propri collaboratori e con i loro rappresentanti sindacali, al fine di creare buone condizioni lavorative e sociali che a loro volta rendano sostenibili le attività aziendali”. Ma ritiene anche che la reazione dei sindacati sia “sproporzionata e intempestiva dal momento che il contratto integrativo continuerà a essere applicato vista la prosecuzione delle trattative”.
corruzione presieduta da Raffaele Cantone, un parere sulla valutazione del complesso immobiliare, lamentando che il valore di tale bene fosse stato valutato in modo incongruamente elevato”, invece Cantone “ha ritenuto congrua la stima del bene immobile”. Il parere di Anac, ricorda infine Pessina, “ha dato definitivamente 'disco verde' alla conclusione della procedura di gara”.
Massimo Pessina è l’imprenditore che riporterà l’Unità in edicola Ansa
la costruzione e gestione del nuovo ospedale di La Spezia, con la partecipazione alla nuova azienda editrice che sta lavorando per riportare il giornale l’Unità in edicola”. Pessina ha anche minacciato querela al Fatto e a Il Giornale per aver riportato la notizia dell'appalto specificando che “nella vicenda che riguarda l’assegnazione dell’appalto la Pessina ha partecipato a una regolare procedura di gara pubblica bandita in data 21 giugno
SABATO 30 MAGGIO 2015
INSOMMA: tutto regolare. Certo
il tempismo tra assegnazione e approssimarsi delle elezioni è evidente. Ma a rassicurare su questo fronte è intervenuta l'assessore e candidata a governare la Liguria, Raffaella Paita, spiegando che “qualsiasi opera è percepita come elettorale se fatta nei mesi prima delle elezioni.” Qui si tratta di giorni, ma tant'è. “Compito di una Regione è governare fino all’ultimo giorno. Per l’ospedale di Spezia è tutto regolare,
LA PRECISAZIONE La società di costruzione: “Nessun legame tra la gara bandita dalla Paita e l’impegno per riesumare il giornale del Pd” tutto trasparente: di elettorale c'è solo la polemica dei miei oppositori”. Va aggiunto che Pessina Costruzioni è un gigante dell’edilizia. Ha 70 milioni di fatturato, 100 milioni di debiti (di cui 37 verso banche) e un utile al 31 dicembre 2013 di 845 mila euro. Insomma non ha certo bisogno del Pd. Rimane però una domanda evasa: per quale motivo un’impresa edile come la Pessina si impegna a salvare l’Unità? d.vecchi@ilfattoquotidiano.it
SI VOLTA PAGINA
Con Arpe un “Foglio” meno renziano di Camilla
Conti Milano
on l’Unità è andata male. E allora C Matteo Arpe, banchiere col pallino dell’editoria, ha cambiato bersaglio mettendo nel mirino il Foglio creato da Giuliano Ferrara.
L’OPERAZIONE non è stata ancora
società a cui fa capo la titolarità del dominio ilfoglio.it e del giornale dovrebbero essere quasi sicuramente la Pbf srl di Paolo Berlusconi (oggi al 48%) e l’ex coordinatore del Pdl, Denis Verdini (al 21,4%). Così come sono destinati a sparire o comunque a perdere peso, L'Unione Editoriale (casa editrice dell'Unione Sarda), l'editore Diana Zuncheddu e lo stampatore Michele Colasanto. Il fondatore Ferrara, che da gennaio ha lasciato la direzione nelle mani di Claudio Cerasa, resterebbe invece azionista con una piccola quota (oggi ha il 14,28%). Chi esce non prende soldi
chiusa, ma secondo indiscrezioni raccolte dal Fatto Quotidiano, dovrebbe essere messa in pista attraverso un aumento di capitale che verrà sottoscritto in parte dal fondo Sator di Arpe con un investimento di 2 milioni e in parte da Valter Mainetti, fondatore del gruppo Sorgente attivo nella finanza immobiliare e – pare – sponsorizzato dallo stesso Ferrara. Ciascuno alla fine si ritroverà con in mano circa il 40% della società che edita il Foglio. A uscire dall’azionariato della Matteo Arpe Ansa Foglio Edizioni srl,
che verranno immessi dai nuovi soci con la ricapitalizzazione: i vecchi azionisti non vengono remunerati perché il capitale sociale verrà abbattuto. QUANTO alle strategie editoriali, si
prevedono in futuro forti sinergie con gli altri asset di Arpe che ha già in “pancia” News 3.0, la società editrice a cui fanno capo lettera43.it, una decina di siti verticali di economia e lifestyle oltreché il portale femminile letteradonna.it e il neonato mensile Lettera 43 Cult, pensato per i tablet. Non solo. News 3.0, di cui è azionista insieme al banchiere anche il direttore di Lettera 43 Paolo Madron (co-autore degli ultimi due RIASSETTI libri di Luigi Bisignani), ha annunciato di aver firmato Il banchiere punta una lettera di intenti con al 40%: con “Lettera43” l’editore della testata Pagina99, che ha terminato le nascerà un piccolo polo pubblicazioni a gennaio, “allo scopo di studiarne il rilaneditoriale. Giuliano cio”. Se l’acquisto del Foglio andrà in porto, quindi, poFerrara resta, via Paolo trebbero essere riunite sotto Berlusconi e Verdini il cappello di una holding
editoriale le varie testate, sia digitali sia cartacee. Nascerebbe così un piccolo polo da oltre 7 milioni di euro di fatturato. Per il momento non sono previsti cambi alla direzione, ora guidata da Cerasa, ma è prevedibile che i nuovi editori vorranno allargare il target dei lettori allontanandosi un po’ dal profilo marcatamente filo-renziano del giornale. Di certo, andranno rimessi in pista i conti: il quotidiano politico fondato nel 1996 ha chiuso in rosso il 2013 per oltre 658 mila euro obbligando i soci ad aprire le tasche per coprire il buco. Nel 2014 il fatturato è aumentato da 4,05 a 5,3 milioni di euro ma con un margine operativo lordo in calo da 370 mila a 206 mila euro. E comprendendo i contributi di Stato incassati dalla testata dell’“Elefantino” Ferrara. Dal 1997, anno in cui il Foglio ha cominciato a riscuotere i contributi pubblici per l’editoria, è costato ai contribuenti 50 milioni 899 mila euro. Oggi gli aiuti pubblici languono, i lettori scendono e anche la famiglia Berlusconi è stanca di staccare assegni. È ora di voltare pagina, pardon Foglio, con nuovi editori.