Le Monde diplomatique il manifesto NOVEMBRE 2015 23
diploteca INTERVISTA: MARTIN ALMADA
Il detective della memoria «I
l Condor non è morto» Martin Almada non ha dubbi: la struttura criminale a guida Cia che ha insanguinato l’America latina negli anni ’70-’80, è ancora attiva. Certo, il contesto non è più quello del secolo scorso: non c’è più il mondo diviso in due blocchi, né il continente è governato dai dittatori sudamericani allevati alla Scuola delle Americhe (oggi Fort Benning). Una struttura organizzata per «perseguire i comunisti in America latina, è però ancora attiva. E si chiama Conferenza degli eserciti americani». L’ex avvocato paraguaiano ci ha spiegato la sua tesi durante il suo ultimo viaggio in Italia, quando ha deposto al processo Condor. Nell’aula bunker di Rebibbia, si svolgono le udienze contro responsabili di quella rete criminale provenienti dai paesi in cui ha operato: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Perù, Paraguay, Uruguay. Dopo anni di incubazione, si è formalizzato il processo a Roma perché tra i repressori e fra le vittime vi sono anche molti italiani. Per la prima volta in Europa, alla sbarra figurano capi di Stato, alti comandi militari e ministri. Almada ha deposto in tribunale come testimone qualificato. Grazie a lui, infatti, si è scoperto in Paraguay, suo paese d’origine, l’archivio del Condor. Un lavoro di ricerca durato 15 anni: compiuto – spiega ora – insieme a due sacerdoti francesi, nel periodo in cui l’ex avvocato ha lavorato per l’Unesco a Parigi. «All’inizio – racconta Almada – non avevamo individuato il posto, c’erano tre ipotesi. Poi, nel ’92, inviammo un giudice al sotterraneo di una caserma di polizia a Lambaré, nei pressi di Asunción, in cui erano custodite più di 700.000 pagine: gli archivi del terrore. Da lì abbiamo avuto la conferma dell’esistenza del Con-
dor e abbiamo potuto identificare migliaia di vittime scomparse. Quelle tonnellate di documenti testimoniavano una storia di repressioni e subalternità agli Stati uniti. Una storia iniziata nel 1954 con la dittatura del generale Alfredo Stroessner. Quello, per noi, fu un giorno di trionfo e di paura». Almada ricorda l’impatto che il ritrovamento ebbe nel paese e l’eco a livello mondiale. «Un ragazzo di 16 anni si sparò un colpo in testa con la pistola del padre, dopo aver saputo di esser figlio di un torturatore. Non morì, ma rimase cieco. I militari mi temevano, molti mi chiamavano per verificare se avessi visto i loro nomi negli archivi. Ma di quei documenti abbiamo esaminato appena il 5-10%. Un giorno mi fermò per strada una donna, raccontandomi una lunga e terribile storia di stupri. A 13 anni, le avevano torturato e ammazzato il padre e poi l’avevano portata in un posto chiamato il Vivaio, lasciandola alla mercé dei militari. Ma non voleva parlare delle torture subite, perché si era sposata con un funzionario di governo e temeva che la lasciasse. Voleva chiedermi, da parte della madre, di aiutarla a ritrovare il cadavere del padre». L’attività del Condor risulta conclusa verso la fine degli anni ’80. Secondo le informazioni di Almada, però, l’ex dittatore Augusto Pinochet «temeva che, con la democrazia, vi fosse ancora più spazio d’azione per i comunisti, e ha indirizzato le cose in modo che continuassero a essere controllati dalla Conferenza degli eserciti di Nord e Sudamerica (Cea): almeno fino al ’97». La
LATINOAMERICA
Il condor vola ancora Martin Almada firma la prefazione al libro-inchiesta alle compagne dei partigiani alla macchia, rimaste sole e di Federico Tulli, Figli rubati, «l’Italia, la Chiesa e i senza mezzi, per affidarli a famiglie vicine al regime e di desaparecidos». Tulli ricostruisce alcune storie di bambini stretta osservanza cattolica». Con questa pratica criminale – sottratti ai genitori nei campi di concentramento durante scrive Maggiorelli – il regime clerico-fascista di Franco cercava le dittature militari sudamericane e indaga silenzi e di impedire al «gene del comunismo» di diffondersi. complicità delle gerarchie ecclesiastiche. Storie di nipoti Furono 300.000 i bambini sottratti ai «sovvversivi» e finiti ritrovati, emerse durante il processo Condor, in corso «nelle cliniche gestite da congreghe religiose» dov’era facile a Roma. Tra le parti civili e i testimoni venuti a deporre adottarli illegalmente. Un lucroso traffico proseguito fino agli nell’aula bunker di Rebibbia, vi sono numerosi figli di anni ‘90 grazie alla legge di amnistia del ‘77, che ha impedito desaparecidos. Molti di loro sono stati rintracciati grazie alla di perseguire i crimini di lesa umanità commessi durante caparbietà delle Abuelas argentine e al supporto di Clamor, la dittatura. Solo nel ‘96, la legge spagnola sulla protezione un’organizzazione per i diritti umani della chiesa cattolica giuridica del minore ha riconosciuto ai figli adottivi il diritto di brasiliana. ricostruire la propria storia famigliare e di conoscere il nome Dei neonati scomparsi e rubati – ricorda Tulli – si è dei propri genitori. Ma il nodo dei figli sottratti, resta. cominciato a parlare nel 1977, durante le manifestazioni Nel 2008, le associazioni per i diritti umani hanno chiesto delle Madres a Plaza de Mayo. A novembre di quell’anno, al governo socialista guidato da Luis Zapatero di mettere dodici donne che sapevano di avere anche un nipote in discussione l’amnistia del ‘77, ma la loro richiesta è scomparso, oltreché un figlio o una figlia, si sono staccate stata respinta. E il conservatore Mariano Rajoy ha poi dalle Madres per formare il movimento delle «Abuelas negato anche un’inchiesta parlamentare. A fine gennaio argentinas con nietitos desaparecidos». Nel 1980, si del 2014, si è svolta una manifestazione davanti agli uffici chiameranno Abuelas de Plaza de Mayo. Si calcola che i della Procura generale spagnola. Alcuni mesi dopo, la bambini rubati siano circa 500, alcuni dei quali potrebbero Conferenza episcopale ha annunciato la propria disponibilità essere stati portati in Italia. L’Italia della P2, dei fascisti e dei a collaborare con la magistratura «laddove sarà possibile». loro complici nei servizi segreti, ha fatto la sua parte nella Nel 2013 – ricorda Maggiorelli –, sono stati beatificati 522 guerra sporca contro il comunismo, intentata dagli Usa. Ma «martiri» spagnoli del XX secolo, senza che le gerarchie di quell’Italia che non ha conosciuto, Almada riporta anche ecclesiastiche pronunciassero una sola parola sulle vittime dati confusi che riflettono idee ricevute, funzionali alla solita della dittatura, madri e figli. La parte attiva, raramente tesi degli «opposti estremismi». denunciata e indagata a fondo, delle istituzioni cattoliche La post-fazione di Simona Maggiorelli nelle azioni criminali intraprese dai regimi fascisti ai danni richiama invece le analogie tra i figli di donne e bambini – spiega ancora la postfazione – è rubati nel Latinoamerica e quelli sottratti un’ulteriore analogia con quanto accaduto in America latina. in Spagna durante il franchismo. Sotto la Per questo, Almada è tornato a chiedere al Vaticano dittatura del generalissimo Franco (1939l’apertura degli archivi. «Il Condor è ancora in volo», scrive ’75) e anche nei vent’anni successivi, Almada. Dai golpe «istituzionali» che hanno rovesciato il furto di neonati e un sistema di false governi democraticamente eletti in Honduras, nel 2009, adozioni furono usati come strumento e in Paraguay nel 2012, si evince che il piano di allora di repressione politica. «Con inganni e continua anche oggi in altra forma, e cospira ricatti, perpetrati da suore, preti e medici contro quelle società latinoamericane «basate FIGLI RUBATI corrotti, il regime toglieva i figli alle sull’istruzione e l’uguaglianza». Federico Tulli (GE.CO.) L’asino d’oro, 2015, 12 euro donne repubblicane finite in carcere e
MIGRANTES. CLANDESTINO VERSO IL SOGNO AMERICANO Flaviano Bianchini BFS edizioni, 2015, 18 euro
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ra il Messico e gli Usa possono passare le merci, ma non le persone. Dicono che così gira l’economia di entrambi i paesi, ma la strada verso il sogno americano per i migranti è sbarrata. Eppure Flaviano Bianchini ce l’ha fatta, ma è uno dei pochi fortunati. Camuffato da Aymar Blanco, peruviano di Pucallpa con antiche discendenze basche, l’ambientalista e attivista per i diritti umani sceglie di percorrere, insieme ai migranti, la strada dal Guatemala agli Stati uniti attraverso il Messico, soffrendo il freddo, il caldo, la fame e avendo rischiosi faccia a faccia con i cartelli della droga e la corrotta polizia messicana al servizio delle mafie. Un viaggio pericolosissimo che Flaviano ha raccontato in Migrantes. Clandestino verso il sogno americano, un diario di bordo delle vicissitudini quotidiane. Dalla sua esperienza ne emerge che prevale la demo-
crazia del mercato su quella delle persone e sul sacrosanto diritto di migrare per trovarsi un lavoro migliore o per sfuggire alla realtà del narcotraffico o delle pandillas, sempre più padrone di tutto il Centroamerica. Una maglietta sdrucita del Barcellona con il numero 10 di Lionel Messi, scarpe, pantaloni e calzini della peggiore qualità: Flaviano parte così, più uno zaino con dentro il minimo indispensabile. Da questo momento Bianchini è Aymar Blanco, senza più protezione. Il libriccino rosso bordeaux che lo garantiva, «il mio scudo, la mia protezione», lo ha spedito dall’ufficio postale di Tecún Umán al suo amico Jaime, a Città del Messico: si tratta del passaporto. Migrantes non è soltanto un libro che denuncia il dramma dei migranti che cercano
DAMARIS CARVAJAL. Vita, 2014
Cea – spiega Almada – «è un organismo del Pentagono che ufficialmente interviene in caso di catastrofi con intenti umanitari, ma in verità si è basata a Panama per agire contro Cuba e poi ha proseguito in Argentina, in Ecuador, in Bolivia, in Cile. Secondo le nostre tracce, oggi a preparare la lista dei sovversivi pensa l’esercito colombiano». Oltre agli Stati uniti, l’organizzazione militare include venti eserciti del continente latinoamericano. Proprio dalla decima Conferenza degli eserciti americani – ricorda l’avvocato – prese avvio la struttura del Condor. «Prima, i patti tra servizi segreti funzionavano a livello bilaterale, a partire dal Brasile. Il 3 settembre del 1973, il generale brasiliano Breno Borges si attivò per estendere il progetto contro il cosiddetto pericolo rosso. Con l’appoggio della Cia e del segretario di Stato di allora, Henry Kissinger, il piano Condor nascerà ufficialmente in Cile nel 1975, durante la dittatura di Pinochet. A presiedere la riunione segreta di allora fu Manuel Contreras, capo della polizia politica cilena (la Dina), braccio destro di Pinochet e uno dei principali artefici del piano Condor». Imputato al processo di Roma, Contreras è morto lo scorso agosto. Nell’aula bunker di Rebibbia, Almada ha esibito una lettera che si sono scambiati il colonnello paraguaiano Francisco Ramon Ledesma e un pari grado ecuadoriano, Jaime del Castillo, il 10 luglio del 1997. Conteneva una lista di «sovversivi» paraguayani, per integrare quella generale esistente in America latina. De Castillo la riceveva in quanto Segretario esecutivo della XXII Assemblea della Cea. Almada ha una prima conferma dell’esistenza del Condor mentre si trova in carcere in Paraguay. È avvocato e sindacalista, difende i maestri e insegna la pedagogia di Paulo Freire. Per questo è considerato sovversivo. Viene arrestato e torturato «da militari stranieri». Resterà in carcere dal 1974 al 1977 come terrorista intellettuale. «Nel campo di concentramento di Emboscada – racconta – arriva un giorno un commissario della polizia politica: un torturatore. Era stato arrestato per non aver denunciato il figlio, un ragazzo che era andato a studiare in Argentina ed era considerato sovversivo. Io volevo sapere soprattutto due cose: com’era morta mia moglie e perché a torturarci erano militari stranieri. E lui ci parla dell’esistenza del Condor, ne spiega il funzionamento». La corte penale di Roma ha riconosciuto l’autenticità della lettera esibita da Almada. Il colonnello Ledesma, interrogato da un magistrato paraguaiano, nel ’97, aveva ammesso l’esistenza della lista, ma si era rifiutato di consegnarla ai giudici. D’altronde, esistevano evidenze della sua partecipazione al Condor durante gli anni ’80. Tuttavia, la presidente della corte, Evelina Canale, non ha ritenuto di accludere la lettera agli atti: «Non siamo una commissione storica», ha detto.
In Ecuador, paese che finora si credeva esente dal Condor, si è invece deciso di aprire un’inchiesta a partire dai documenti prodotti da Almada. «Oggi – dice l’avvocato paraguaiano – gran parte dell’America latina non è più una colonia, ma i piani per destabilizzare i paesi che si sono emancipati dalla tutela Usa non sono finiti. Quello che vediamo contro il Venezuela non è molto diverso da quel che ha portato alla caduta della democrazia di Allende in Cile».
di raggiungere gli Usa, ma è soprattutto un racconto dettagliato dalle viscere profonde del Centroamerica grazie alle storie dei suoi compagni di viaggio che Flaviano racconta: dai giovani in fuga dai quartieri di San Salvador dove spadroneggiano le maras a un ex poliziotto di Città del Guatemala licenziato per aver accettato una mancia inferiore ai 50 dollari da un camionista che voleva evitare una multa, mentre i governanti corrotti del paese continuano a fare ciò che vogliono nella più totale impunità. Eppure l’America latina non è solo questo, ma anche solidarietà tra compagni di viaggio e tra gli ultimi che si aiutano reciprocamente. È un’umile famiglia che vive alle pendici del Pico de Orizaba ad aiutare Flaviano-Aymar e i suoi compagni in un momento di estrema difficoltà, nonostante corra il rischio di essere accusata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il viaggio verso gli Stati uniti rappresenta l’occa-
GERALDINA COLOTTI
sione per denunciare l’iniquità di un sistema di sfruttamento che Stati e multinazionali applicano ai popoli. Bianchini sperimenta due giorni di prigione in un carcere della polizia messicana, rischia di essere venduto ai narcos e solo la sua grande conoscenza del continente gli evita di finire tra i perdidos, coloro che vengono arrestati e ricacciati in Messico o in Centroamerica. Al tempo stesso Flaviano-Aymar sa che anche i fortunati che arriveranno negli Stati uniti, in gran parte finiranno per lavorare in condizioni di semi-schiavitù nelle maquiladoras. Per chi non ce la fa, invece, sarà ancora peggio: per potersi pagare di nuovo il viaggio molti migranti dovranno lavorare al soldo dei grandi cartelli della droga o della piccola criminalità. Aymar torna a essere Flaviano quando raggiunge Tucson e ad avvisare il suo amico Jaime: ce l’ha fatta, ma il diritto a migrare continua a essere illegale in gran parte degli Stati. DAVID LIFODI
saghe
ANTARTIDE PATAGONIA SUERTE Ivan Fuschini Edizioni del Girasole, 2014, 2013, 2012, 15 euro
Una lunga saga familiare, che si snoda lungo un secolo e mezzo, dalla sconfitta di Napoleone a Waterloo fin quasi all’era contemporanea, è l’occasione per ripercorrere e ricostruire eventi storici realmente accaduti e personaggi veri che fecero la storia del Sudamerica. Ivan Fuschini, ravennate, già impegnato in passato in diversi studi storici fra i quali spicca quello sugli Arditi del Popolo nella resistenza alla nascita e alla diffusione del fascismo, da qualche anno si è appassionato alle vicende latinoamericane, con particolare riferimento alle vicissitudini dell’emigrazione italiana (e in specifico emiliano-romagnola), utilizzando la suggestiva formula del romanzo storico per costruire una trilogia, che inizia nella prima metà dell’ottocento e termina all’inizio della guerra fredda. In Suerte, Patagonia e Antartide, si delineano esistenze aspre e tenere come quelle «tierras de fuego» che vengono descritte, fra lotte per l’indipendenza e la libertà, contro odiosi contrasti sociali che fanno tutt’uno con i luoghi inospitali falciati dal vento. In questi panorami geografici e sociali, i protagonisti principali, Alfredo Maria Paz e il nipote Luis Rosetti Mendoza, nella finzione letteraria permettono all’autore di esaminare un ampio periodo punteggiato da significativi eventi militari, ma soprattutto da epocali flussi migratori italiani e francesi verso l’Argentina e il Cile, e con importanti incursioni nello sterminio degli indios della Terra del Fuoco, nella rivolta dei gauchos del 1921 della «Patagonia tragica», e nella dolorosa partenza alla volta del Cile di oltre duemila repubblicani sconfitti nella guerra civile spagnola, sulla nave Winnipeg messa a disposizione dall’ambasciatorepoeta Pablo Neruda. L’avventuroso epilogo del viaggio dall’isola cilena di Mocha per raggiungere Buenos Aires doppiando Capo Horn, con la goletta che a causa della bufera viene sospinta nel territorio ostile e misterioso dell’Antartide, magico prolungamento della già sperduta Terra del Fuoco, completa un affresco in cui la rappresentazione della dura vita dei migranti verso terre vergini e minacciate, serve a lanciare un messaggio di pace, nonché di amore per la natura e i paesaggi splendidi, da sottrarre all’avidità dell’uomo, per il bene delle generazioni che verranno. PIPPO TADOLINI