trasformazione Massimo Fagioli, psichiatra
Il termine verbale dà la conoscenza della mente senza coscienza, se è parola...
PRIMO anno di vita
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o letto le pagine de la Repubblica in cui Michele Serra invita a dire qualcosa di sinistra. Ed il 31 luglio, aperto il giornale, ho dimenticato le lancette dell’orologio che si spostano nello spazio con il loro movimento invisibile. Poi ho dovuto dedurre pensando: se prima erano nel punto A ed ora sono nel punto B, si sono mosse, hanno camminato. Ho letto “libertà, uguaglianza, fraternità e le domande quale, in che modo?”. E, forse in quel momento non ricordai, ora ho grande, nella mente, la parola left. E vedo chiaramente quando i fondatori mi chiesero di collaborare al settimanale. Volentieri, dissi. C’era la frase: la notizia al centro il cuore a sinistra. Ed avevano aggiunto alle prime tre, la lettera: t. Ed ora la mente sveglia perde la limpidità della vista e dell’udito, sembra che tutto venga avvolto dalla nebbia. So che è la ricreazione dello smarrimento che, settanta anni fa, mi prese di fronte all’immagine del comunismo. Ed ora la mente scrive, ricreandola, la parola: uguaglianza. E non è più uguale a quella di settanta anni fa. E guardo di nuovo le lancette dell’orologio ma la loro immobilità non mi fa vedere il giro della terra intorno al sole. Devo pensarlo e diventa realtà di fronte alla quale nessuno dice più: non è. E devo pensare la parola uguaglianza soltanto esistente non avendo fatti che possono fare ricordi coscienti. Ed è un ridicolo che non fa ridere ma piangere l’uguaglianza di un miliardo di cinesi con uguali giacchette grigie. E dissi, sessanta anni fa, che il male del comunismo era il disinteresse, l’ignorare che l’essere umano non è soltanto realtà biologica. Ingenuo, avevo intuito ma non visto l’impossibilità dell’identità umana razionale di passare, senza cadere nella dissociazione mentale, lo stretto di Messina... «il positivismo ottuso dell’uomo fisiologico e l’ascetismo che sacrifica il corpo». Poi vidi il “non”, l’assenza, ma pensai che non era quella la natura umana. E dissi: fantasia di sparizione e inconscio mare calmo.
Nel silenzio delle parole scritte ho parlato con coloro che cercavano di comprendere l’origine dei sogni, con altri che pensavano ai termini verbali: realtà, immaginazione, ricordo, memoria, creazione… Cinquanta anni fa, lasciata Venezia dove avevo molto parlato con i malati di mente, guardai con attenzione il linguaggio articolato dei normali sani di mente. E quei termini verbali pronunciati con disinvolta sicurezza, rivelarono il loro “non essere parole”. Il giovane psichiatra, che passeggiava per le calli di Venezia, aveva ascoltato le parole incomprensibili della lingua tedesca che vagavano nell’aria per essere e sparivano subito. Ma la pelle sentì il suono che non era linguaggio articolato e poi, a Padova, fu cosciente che oltre le parole “percezione delirante” aveva nella memoria, che non era ricordo, il termine Wahnwahrnehmung. O fu un’ “invenzione” o un’immaginazione totalmente produttiva? Lo seppi sette anni fa, nell’estate del 2006 quando, senza nessun pensiero che avrebbe potuto essere intenzione, trovò nelle parole nuove: fantasia di sparizione, un altra formulazione verbale che comparve in lingua tedesca: Vorstellungsvermögen. Come se l’italiano “capacità di immaginare” fosse figlio della lingua tedesca, o della solitudine veneziana… o del superamento della scissione tra “anima” e corpo. Ma forse, o certamente, i termini capacità di immaginare, se nati nella mente dopo, in verità esistevano prima senza essere linguaggio articolato cosciente, con l’idea: “capacità di reagire”. Il feto, nonostante la pressione mortale del canale del parto, alla nascita vive. Primo anno di vita. Sono poche parole che indicano soltanto il tempo delle disordinate quattro stagioni. Tre mesi per tre mesi che non sono mai gli stessi come se ogni estate non fosse mai uguale a quella dell’anno precedente. Il giro della terra intorno al sole è sempre lo stesso come se fosse in un tempo infinito. Ma, forse, il movimento che non è stato mai percepito, non è sempre lo stesso.
se, ascoltato, ricrea il primo istante di vita 54
17 agosto 2013
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