ottobre 2015

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Cronaca sportiva di ieri e di oggi

notizie

Anno VII Ottobre 2015

Autorizzazione Tribunale di Livorno n° 1109 del 07/05/2009

MISS LIVORNO È ANCHE MISS “ALMANACCO DELLO SPORT” Testimonial dello Sport livornese

All’interno il poster delle finaliste di Miss Livorno 2015

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Cronaca sportiva di ieri e di oggi

In questo numero

notizie

Anno VII Ottobre 2015

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La “lunga estate calda” del Coni provinciale

6/7 GIANNI STAMPA: un uomo versatile con un sorriso per tutti

Autorizzazione Tribunale di Livorno n° 1109 del 07/05/2009

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9-11 ANDREA BALDINI e ALDO

MISS LIVORNO È ANCHE MISS “ALMANACCO DELLO SPORT”

MONTANO Bis mondiale a squadre

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Testimonial dello Sport livornese

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All’interno il poster delle finaliste di Miss Livorno 2015

Al Liceo Scientifico Enriques, l’esperienza di LORENZO DI BATTE

14/ Counselor sportivo: una relazione PROVINCIA DI LIVORNO

COMUNE DI LIVORNO

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In copertina Linda Sonetti, Miss Livorno 2015 e Miss Almanacco dello Sport. Testimonial dello sport livornese

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L’Almanacco

notizie

Direttora responsabile Antonella De Vito hanno collaborato Mario Orsini

VAIRON-MAN: Vado non per partecipare ma per vincere

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MICHELE BORGHETTI due volte Campione del Mondo nella dama inglese

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Granducato Rugby in giallo, bianco e rosso

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Libertas-Pielle in un derby che riporta al passato

22-23 I sette Camminatori Folli animati da amicizia e spirito di avventura

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Nuoto Livorno: CHIARA MASINI LUCCETTI, FEDERICO TURRINI E SARA FRANCESCHI

28-29 MAURO MARTELLI e la forza del remo

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d’aiuto attraverso l’ascolto

STELLA NEMESI, trionfo sui pattini

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Un’apnea al mare Immersioni estive nel blu sconfinato

Autorizzazione Tribunale di Livorno n° 1109 del 7 maggio 2009

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Le ragazze del Softball Liburnia seguite da Sonia Del Nero

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35-37 LINDA SONETTI Miss Livorno 2015

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Primo posto alla preolimpica per FRANCESCO MARRAI A MICHAEL CERRI la maglia di campione toscano

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FEDERICO ESPOSITO ci racconta il sup

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Un tetto per continuare a fare attività fisica Franco Fabbri e il Torretta Volley

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Tempo di vacanze e di sport

Il 2° Criterium giovani ciclisti intitolato a Gino Calderini, per mantenere viva, in tutti gli sportivi e non, la memoria del caro amico

DI Paolo Corrieri Delegato Provinciale Coni

Paolo Corrieri delegato Provinciale Coni

o sport non va in ferie e garantisce una cocente (date anche le temperature) stagione estiva che si avvia con le feste finali di GiocoSport, a sancire il passaggio tra il tempo della scuola e quello delle vacanze. Feste che in molti Comuni della Provincia hanno coinvolto migliaia di bambini con personale docente ed istruttori CONI che hanno invaso gli impian-

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getti, nell’impegno costante di far conoscere fattivamente ai giovani tutti gli sport presenti sul territorio. Una festa che apre la stagione estiva e che ha visto protagonista il CONI livornese in alcuni appuntamenti di grande levatura a cominciare dalla piacevolissima serata estiva all’Ippodromo Caprilli di Ardenza, con l’abbinamento tra Federazioni Sportive e cavalli in gara in una

Presenza CONI dovuta anche per l’evento largamente atteso e che, come delegazione provinciale, abbiamo largamente sostenuto: il Campionato Mondiale di Dama Inglese tra lo sfidante Lubabalo Kondlo ed il detentore Michele Borghetti ti sportivi con i loro giochi, colori e voci sotto gli occhi di un nutrito pubblico. Un’occasione che si ripete ormai da molti anni e che rappresenta il punto più alto del rapporto CONI – Scuola, quasi un test di gradimento dell’attività svolta in collaborazione tra i due sog-

Coinvolgeremo le federazioni che vorranno mettere in campo le espressioni dei propri sport in una kermesse che mette in mostra Benessere, Bellezza e Sport in un connubio quanto mai naturale

divertente kermesse che ha animato l’intera serata. Anche questo è un appuntamento che si ripete nelle estati livornesi, con grande concorso di pubblico, funzionale alla visibilità del CONI sul territorio e soprattutto la sua presenza su tutte le strutture in cui lo sport è protagonista. Sport protagonista anche a Castagneto Carducci dove l’Amministrazione Comunale ha attuato un Consiglio Comunale aperto nella piazza principale

CONI

la “lunga estate calda” del Coni provinciale

del paese per l’adozione, da parte della Amministrazione stessa, della Carta Etica dello Sport promulgata dalla Regione Toscana, con l’adesione del CONI. Serata di grande adesione di pubblico e di soggetti dello sport operanti o originari del territorio castagnetano in tut-

te le gradualità di espressioni e risultati. Presenza CONI dovuta anche per l’evento largamente atteso e che, come delegazione provinciale, abbiamo largamente sostenuto: il Campionato Mondiale di Dama Inglese tra lo sfidante Lubabalo Kondlo ed il detentore Michele Borghetti. Prima vittoria di cui facciamo vanto è stata proprio la scelta della nostra città per la sfida mondiale, nobilitata dalla vittoria finale di Michele che ha confermato il suo titolo di campione mondiale, che arricchisce ulteriormente il suo prestigioso curriculum sportivo ed il palmares. Infine, un evento particolarmente caro al CONI livornese è stato il 2° Criterium giovani ciclisti intitolato a Gino Calderini, per mantenere viva, in tutti gli sportivi e non, la memoria del caro amico. Un’occasione anche per stringerci ancora una volta attorno alla famiglia Calderini e rinverdire la sua personalità ed il suo apporto allo sport livornese. Ed il futuro... riparte GiocoSport, riparte il progetto Multietnico e va in cantiere una collaborazione con la Camera di Commercio per un evento a cavallo dell’8 dicembre al PalaModigliani, con il coinvolgimento delle federazioni che vorranno mettere in campo le espressioni dei propri sport in una kermesse che mette in mostra Benessere, Bellezza e Sport in un connubio quanto mai naturale.

Corrieri che premia Mauro Martelli

L’Almanacco

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IL RICORDO

Gianni Stampa: un uomo versatile con un sorriso per tutti Un’eredità che non dimenticheremo

oggi il mondo avrebbe veramente molto bisogno. Fra i suoi amici di “lungo corso” abbiamo incontrato Massimiliano Bardocci attore vernacolare del teatro labronico e di prosa e collaboratore giornalistico di Gianni che ci racconta: “Oltre a Gianni Stampa aveva anche un altro nome d’arte. In campo teatrale, quando faceva l’attore vernacolare, il varietà, il presentatore o il comico, tutti lo chiamavano Porfirio”.

In campo teatrale, quando faceva l’attore vernacolare, il varietà, il presentatore o il comico, tutti lo chiamavano Porfirio

Da sx Gianni Picchi, Martina De Memme e Ivan Mach di Palmenstein e Roberto Scotto (foto Corrado Salvini)

Massimiliano è molto commosso e ci ringrazia per avergli dato l’opportunità di ricordare il suo amico: “Il nostro rapporto ha origine da un legame con la famiglia di mia madre, i Carpitelli, perché lui recitava con mio nonno Carlo Carpitelli, che interpretava la vecchia del teatro popolare di Beppe Orlandi. Era quindi molto legato a me, che ho ereditato il ruolo recitando oggi nei panni della vecchia. Gianni era molto fiero di questa mia interpretazione, veniva sempre a vedere gli spettacoli e se c’era da darmi qualche consiglio me lo offriva con gentilezza, perché mi voleva aiutare ed io ho sempre accettato le sue indicazioni. In famiglia avevo sentito parlare di lui, ma la prima volta che lo conobbi di persona fu durante la recita di una commedia di Beppe Orlandi per la regia di Beppe Ranucci, dove faceva il maggiordomo presentatore; eravamo alla fine degli anni ‘80”.

bbiamo parlato di lui con i suoi amici, perché potessero aiutarci a ricordarlo. Gianni Picchi, detto Gianni Stampa, era un collaboratore dell’Almanacco, che non si tirava indietro neanche quando c’era da fare lo speaker durante le presentazioni. Suoi erano gli articoli sul Livorno Calcio, sul mondo dei remi e anche su le varie Miss Almanacco.

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Tutti, assolutamente tutti, lo ricordano per il suo sorriso e perché nella sua vita non ha mai parlato male di nessuno Ognuno ha un ricordo, un aneddoto da raccontare, ma quello che più di ogni altra cosa ci ha colpito è che tutti, assolutamente tutti, lo ricordano per il suo sorriso e perché nella sua vita non ha mai parlato male di nessuno. Una qualità veramente notevole, della quale 6

L’Almanacco

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Premiazione di Andrea Luci, Livorno Calcio


era legato anche al fratello di mio nonno, Enrico Carpitelli, che è stato allenatore del Livorno Calcio e fu proprio lui a dargli il patentino di allenatore, di cui andava molto fiero”. Aveva creato anche una sua testata giornalistica online (www.giannipicchi.it): “A me ha dato molti consigli -ci spiega ancora Massimiliano- mi ha inserito nel suo gior-

IL RICORDO

Gianni era infermiere professionale all’ospedale di Livorno, ma nella sua versatilità non poteva bastargli e così si dedicava anche al teatro, allo sport e al giornalismo collaborando, fra gli altri, con QuiLivorno. “Tutti lo ricordano -continua Massimiliano- come una persona molto seria e professionale in tutto quello che faceva. Con il suo spirito quando c’era da aiutare qualcuno si adoperava in mille modi”. E grazie alla passione per lo sport e alla sua sensibilità e generosità ha incontrato ed è diventato amico anche di Mauro Martelli che ci dice: “Conobbi Gianni in maniera più profonda nel 2011 quando venne ad assistere al record del mondo dei 100 chilometri, con

Gianni Picchi e Chiara Balleri durante l’intervista

Gianni era infermiere professionale all’ospedale di Livorno, ma nella sua versatilità non poteva bastargli e così si dedicava anche al teatro, allo sport e al giornalismo la rappresentativa nazionale indoor svoltosi alla Terrazza Mascagni. Legammo molto e anche in occasione della mia malattia Gianni mi fu vicino. Era un amico, una persona profonda. Abbiamo condiviso tante cose insieme. La prima medaglia che ho vinto ai Campionati, dopo la malattia l’ho regalata a lui, proprio perché fra noi c’era un legame forte. Mi seguiva, ed era sempre disponibile a darmi una mano con i ragazzi di Sportlandia. Era una persona seria, ascoltava tutti con la stessa attenzione, era il giornalista di tutti, rappresentava tutti e lo faceva con umiltà”. Sì, lo sport era una sua grande passione, che viaggiava prevalentemente su due binari: calcio e remo. “Gianni -racconta Massimiliano-

nale e nel mondo televisivo. Eravamo molto legati anche dalla comune passione per il mondo del remo. Io sono lo speaker delle gare e lui è sempre stato al mio fianco, anche nell’ultima manifestazione alla quale ha potuto partecipare: la Risi’atori del 31 maggio, quando ha commentato nel pomeriggio i 7.600 metri di gara, e rientrato a casa la sera si è sentito male. Ricordarlo durante il trofeo ’70esimo della Liberazione’ gara remiera giova-

nile collaterale alla Coppa Ilio Barontini, che si è svolta proprio nel giorno del suo funerale, è stato per me un grande dolore, non so come ho fatto a commentare tutta la manifestazione senza di lui, ogni volta che giravo lo sguardo mi sembrava di vederlo ovunque. Questo succede ancora oggi e non solo a me, gli amici comuni mi hanno confessato che spesso sembra anche a loro di vederlo in giro per la città, la sua amata Livorno, con la sua bicicletta elettrica e il suo sorriso”. Non sarà facile trovare un modo per onorare la sua memoria, per ricordare il suo sorriso, le sue battute, l’amore verso gli altri, la passione per lo sport

Questo succede ancora oggi e non solo a me, gli amici comuni mi hanno confessato che spesso sembra anche a loro di vederlo in giro per la città, la sua amata Livorno, con la sua bicicletta elettrica e il suo sorriso e per il teatro. Ma poi, chissà lui come avrebbe voluto essere ricordato... “Non lo so -conclude Massimiliano- anche su questo tema riusciva sempre a scherzare, diceva -se muoio non faccio dura’ fatica a nessuno... abito proprio dietro la camera mortuaria!- Credo che Gianni ci abbia nascosto il pericolo di salute che correva, perché voleva ironizzare su tutto, non gli sarebbe certo piaciuto portare il malumore. Era una persona attiva, non si fermava mai, come lui sosteneva, il giorno andava in giro per la città e la notte scriveva”. Caro Gianni grazie per quello che ci hai insegnato con la tua testimonianza. Ci mancherai. La redazione

Da sx Roberto Scotto, Gianni Picchi, Martina De Memme e Ivan Mach di Palmenstein (foto Corrado Salvini)

Caro Gianni grazie per quello che ci hai insegnato con la tua testimonianza. Ci mancherai L’Almanacco

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Andrea Baldini e Aldo Montano due nomi che fanno la differenza in pedana DI Mario orSini

Scherma

Bis mondiale a squadre a Mosca per fioretto e sciabola

facevano parte: Marco Marin, Tonhi Terenzi, Luigi Tarantino e Raffaello Caserta. A Mosca, a dire la verità, il cammino degli azzurri verso la gloria è iniziato con un giorno d’anticipo: giovedì 16 luglio. Ed è iniziato a vele spiegate, con i successi netti, limpidi e senza cardiopalmi. Nei sedicesimi ad alzare bandiera bianca di fronte a Montano e compagni è stata la Repubblica Ceca per 45-10 e negli ottavi il Messico per 45-32. Poi, il 17 luglio, l’apoteosi. Con tre vittorie di fila. Prima, nei quarti contro la Romania per 45-32 e successivamente, a stretto giro di posta, in semifinale, contro i cugini francesi per 45-39 e a chiudere il “the end” trionfale contro la corazzata russa.

Le dichiarazioni a caldo

Il gruppo dei fiorettisti

ul trono mondiale del fioretto e della sciabola a squadre. Andrea Baldini e Aldo Montano, a metà luglio, sono tornati a casa, da Mosca, con una stupenda medaglia d’oro al collo. A spingerli nell’olimpo una cavalcata con tante assonanze in comune. Entrambi, infatti, hanno avuto l’onore e anche l’onere, tutt’altro che marginale, di salire in pedana, nelle rispettive squadre, come ultimi frazionisti. Cioè nel momento topico della gara quando responsabilità, tensione agonistica, ansia si moltiplicano, all’ennesima potenza. E rispetto agli assalti precedenti non è più consentito sbagliare.

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la nazionale di sciabola riuscì a trionfare battendo anche in quella circostanza la Russia. Di quella squadra, lo ricordiamo,

Inutile sottolineare la soddisfazione di Aldo Montano appena sceso di pedana. “Era da quando sono entrato in nazionale, nel lontano 2002, che cercavo di mettermi al collo questa medaglia”, le sue prime parole. Poi aggiunge: “Averla conquistata qui a Mosca, contro la Russia, amplifica la gioia. È stato bello festeggiare con questa squadra”. Felice non poteva essere altrimenti anche il CT Giovanni Sirovich: “È stata una stupenda emozione. Un’emozione che condivido con tutti coloro che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo. Da anni eravamo ai vertici senza riuscire mai a centrare la vittoria. Oggi è arrivata nel migliore dei modi, dimostrando al mondo il valore di questi ragazzi e dell’intero movimento della sciabola italiana”.

È stata una stupenda emozione. Un’emozione che condivido con tutti coloro che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo

La zampata del leone Montano Il primo ad assaporare le gioie del trionfo è stato l’Aldone nazionale. Al suo fianco Diego Occhiuzzi, Enrico Berré e Luca Curatoli. Un mix ben assortito di esperienza: Diego. E di gioventù e talento: Berrè e Curatoli. Per le statistiche il giorno speciale, destinato a passare alla storia, è stato venerdì 17 luglio. Nella finalissima lo squadrone azzurro, capitanato da Aldo Montano, con una prestazione straordinaria, ha costretto alla resa i padroni di casa della Russia, guidati dall’ex CT azzurro Cristian Bauer, e scritto, a caratteri cubitali, il nome dell’Italia della sciabola maschile nell’albo d’oro mondiale dopo vent’anni. Dal quel lontano 1995 quando, sulle pedane dell’Aja,

L’Urlo di Aldo Montano a Mosca

L’Almanacco

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Scherma

Sciabola femminile ai margini del podio

Nella prova a squadre di sciabola femminile l’Italia ha chiuso, invece, al quinto posto. Il quartetto azzurro composto da Rossella Gregorio, Loreta Gulotta e dalle due sciabolatrici del Fides: Irene Vecchi e Ilaria Bianco dopo aver vinto negli ottavi per 45-25 l’assalto contro l’Ungheria, è stato sconfitto, nei quarti, per 4540, dall’Ucraina, della super campionessa e quasi imbattibile Olga Kharlan. Poi per le sciabolatrici italiane si sono aperte le porte del tabellone dei piazzamenti. Qui, grazie ai due successi di fila con Cina e Francia, hanno potuto centrare il quinto posto assoluto.

Adesso per rimanere ai vertici occorre dare sempre il massimo e non sentirsi mai appagati

Baldo d’oro

La squadra Azzurra che ha vinto la medaglia nella Sciabola maschile a Mosca

Giappone (45-25), Ungheria (45-18) e nella finalissima, come i “fratellini”, i padroni di casa della Russia.

le vedendo i risultati”. Per Andrea Baldini questa vittoria ha avuto un valore doppio. A causa di scelte tecniche del CT Andrea

Due giorni dopo il successo di Montano nella sciabola è arrivato quello di Andrea Baldini nel fioretto a squadre. Al fianco del Baldo: Andrea Cassarà, Giorgio Avola e Daniele Garozzo. Anche in questo caso ad alzare bandiera bianca, in dirittura d’arrivo, dopo che Baldini aveva messo a segno la stoccata del 45-38, sono stati gli schermitori di casa. Guidati dall’ex CT azzurro Stefano Cerioni. Piuttosto agevole, prima della finalissima il cammino dei fiorettisti azzurri, grazie ai successi netti contro l’Ucraina (45-32), gli Usa (45-37) e la Francia (in semifinale) 45-25. A completare il trionfo azzurro, di quel magico 19 luglio, la cavalcata trionfale del Dream Team Rosa del fioretto. Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Valentina Vezzali, Martina Batini, prima di assaporare la gioia della vittoria hanno battuto nell’ordine: Spagna (45-13), L’urlo della squadra di Fioretto a Mosca

Dichiarazioni a caldo di Andrea Baldini e del CT

La squadra Azzurra che ha vinto la medaglia nella Sciabola maschile a Mosca 10

L’Almanacco

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Un’esplosione incontenibile di gioia. Appena messa a segno l’ultima stoccata, contro il coetaneo fiorettista russo Aleksey Cheremisinov, Andrea Baldini, sprizzava gioia da tutti i pori. Appena un cronista gli ricorda di aver fatto il bis labronico, dopo il successo di Aldo Montano, spolvera un pizzico d’ironia in salsa labronica. “Un altro oro a Livorno? Meglio così. Molto meglio due medaglie d’oro che una soltanto”. Poi chiosa: “Sono davvero contento. Ci tenevo a vincere contro una grande squadra come la Russia. L’obiettivo primario per noi, in ogni caso, era la qualificazione alle Olimpiadi di Rio. Battendo gli Stati Uniti, nei quarti, di fatto l’abbiamo quasi centrata. Poi dato che eravamo in ballo, abbiamo ballato. In maniera ottima-

Cipressa, il Baldo a Mosca ha potuto disputare solamente la prova a squadre, con una sola opportunità di salire sul podio. La felicità di Baldini è stata anche quella del CT Cipressa; “I successi, nelle due prove a squadre maschile e femminile, ripagano i grandi sacrifici fatti dalle nostre fiorettiste e dai nostri fiorettisti. Ma soprattutto riscattano le opache prove individuali. E, nel caso dei maschi, anche quella scialba, a squadre, ai campionati Europei di Montreux del mese scorso”. Con questa vittoria, a punteggio triplicato, rispetto a quello delle gare in Coppa del Mondo, i fiorettisti azzurri hanno ipotecato qualificazione alle Olimpiadi di Rio 2016. In proposito Cipressa aggiunge: “Adesso per rimanere ai vertici occorre dare sempre il massimo e non sentirsi mai appagati”. Foto di Augusto Bizzi


Scherma

Stoccate in riva al mare per far conoscere e apprezzare la scherma In scena i giovani spadaccini TESTO E FOTO DI Mario orSini

Camilla Michelucci

Fioretti e sciabole alla Terazza Mascagni

er i piccoli e giovani spadaccini, dai sei ai quindici anni, del Fides, domenica 6 settembre, nello splendido scenario della terrazza Mascagni, una giornata speciale. Con le loro bellissime tutine bianche, le maschere calate sul viso e i fioretti, le sciabole d’acciaio o di plastica in mano, hanno dato un saggio della loro bravura di fronte a centinaia di persone capitate lì per caso, oppure grazie al tamtam dei più moderni, sofisticati e tecnologizzati mezzi di comunicazione a disposizione di mamme, babbi e nonni. L’occasione è stata l’annuale festa promozionale mondiale della scherma che a livello nazionale, sulle nostre piazze, ha coinvolto una settantina di società. L’obiettivo degli organizzatori era finalizzato a far conoscere e apprezzare, da vicino, la scherma. Uno sport che in occasione di

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Olimpiadi, campionati del Mondo ed Europei, regala ogni volta infinite soddisfazioni all’Italia. A dare ordine alle esibizioni, sul lungomare labronico, i maestri Nicola Zanotti, Giuseppe Pierucci, Rolando Rigoli e Cristina Abniacar.

Staff Fides Quattro super insegnanti di scherma che insieme a Anna Kassianovich e Ilaria Bianco costituiscono lo staff magistrale della gloriosa società di via Allende. Ilaria Bianco oltre che come ottima maestra di scherma, lo ricordiamo, è ancora saldamente sulla breccia dell’onda come sciabolatrice a livello agonistico e seria candida a partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. A dar una mano, ai sei maestri, da quest’anno, è anche il giovane Roberto Bellucci. Un ragazzino che in questi anni

A dare ordine alle esibizioni, sul lungomare labronico, i maestri Nicola Zanotti, Giuseppe Pierucci, Rolando Rigoli e Cristina Abniacar

Abniacar, Rigoli, Pierucci e Zanotti con alcuni allievi

oltre che come bravo fiorettista si è sempre distinto per serietà, rispetto e impegno. A fianco dei maestri, al Fides, anche in questa stagione 2015-2016 continuerà a svolgere il prezioso lavoro di preparatore atletico, il professor Franco Fabbri e, come aiutante, il dottor Leonardo Tomer.

Ritorno di Rolando Rigoli Nel caso del maestro Rolando Rigoli, oro olimpico a squadre Monaco ’72 e argento a Città del Messico 1968, si tratta di un graditissimo ritorno, nella “casa madre”, dopo la pluriannuale parentesi al timone della scuola scherma “M° R. Rigoli”, all’Arena Astra. Il suo non è certamente un ritorno simbolico. Con la vivacità, la professionalità, la competenza, l’entusiasmo e l’amore per questo sport, che ha sempre avuto, è pronto a dare il suo contributo alla crescita sportiva e umana degli spadaccini del circolo capitanato dal presidentissimo Mario Miccoli. Un circolo che grazie anche agli altri eccezionali maestri potrà continuare a sfornare campioni e a volare alto nel cielo costellato di trionfi della scherma mondiale, come ha sempre fatto.

Un momento della manifestazione

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L’esperienza di Lorenzo Di Batte DI anTonella de viTo

Il logo dell’indirizzo sportivo nizia il terzo anno di vita per l’indirizzo sportivo del Liceo Scientifico Enriques. Un percorso didattico ed educativo che sta ricevendo numerosi consensi all’interno e all’esterno della scuola. Abbiamo scelto di raccontare questa storia attraverso Lorenzo Di Batte un ragazzo della terza classe. “Terminate le medie ero indeciso fra l’Istituto Tecnico Industriale e il Liceo Scientifico Enriques, perché sono sempre stato maggiormente interessato e più portato per le materie scientifiche, in particolare la matematica.

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Quando ho saputo che all’Enriques c’era l’indirizzo sportivo ho deciso, senza indugi, perché pratico sport e già al tempo mi allenavo molto. Ho pensato che avrei avuto dei vantaggi sotto il profilo scolastico e scientifico, ma anche rispetto allo sport”. Quali disciplina pratichi? “Il calcio. Ho sempre fatto solo questo sport”. adesso che stai frequentando il terzo anno puoi darci un giudizio generale sul biennio.

Noi calciatori solitamente abbiamo una prospettiva univoca, frequentando l’Enriques ho imparato a pensare ad altre discipline, ad altre regole e ad altri mondi “È una scuola dove si sta bene, con i professori abbiamo anche un rapporto umano oltre a quello scolastico, impariamo molto. Posso definirla una scuola che apre la mente, dove non si fa solo teoria, ma si ha l’opportunità di incontrare persone che sono al di fuori del mondo scolastico, con le quali possiamo dialogare”. Cosa ha dato questa scuola alla tua vita sportiva? “Mi ha aiutato a capire lo sport, guardandolo anche da altri punti di vista. Noi calciatori solitamente abbiamo una prospettiva univoca, frequentando l’Enriques ho imparato a pensare ad altre discipline, ad altre regole, e ad altri mondi”. il tuo essere già uno sportivo ti ha aiutato? “Sì, lo sport ti insegna a gestire il tempo, ad avere un obiettivo e questo serve anche nella scuola”. Se il calcio scomparisse dal mondo a quale disciplina ti dedicheresti? “Mi orienterei sempre verso uno sport di squadra, il basket, ad esempio, mi piace molto”. l’esperienza più bella? Lorenzo Di Batte

“Quando andammo al Coni per assistere ad una partita di baseball fra Italia e Olanda, ma avemmo modo di avvicinarci anche ad altre discipline presenti al Centro Coni di Tirrenia”. il tuo obiettivo sportivo? “Diventare un professionista”. e quello scolastico? “Mi piacerebbe laurearmi, ma non ho individuato in cosa, ho ancora un po’ di tempo per pensarci bene e scegliere la cosa giusta per me”. Cosa ti piacerebbe ancora fare con la scuola? “Conoscere anche altre discipline, quelle meno note ed imparare di più sugli aspetti giuridici dello sport”. il campione che più ti è piaciuto, fra quelli conosciuti a scuola? “Andrea Cassarà perché è un ragazzo umile, ma ha raggiunto livelli mondiali nella scherma. Anche conoscere Nicola Vizzoni è stato molto interessante”. la vita di classe? “Siamo molto uniti”. “Qual è l’opinione che le persone fuori dalla scuola hanno di questo indirizzo? “Talvolta qualcuno sostiene che non facciamo niente, credono che trascorriamo 5 ore al giorno in palestra. Altri si stupiscono quando scoprono che abbiamo anche le verifiche di educazione fisica. Questo perché non sono informati e non ci conoscono”. Cosa ti preoccupa del triennio che dovrai affrontare?

Liceo Scientifico Enriques

Tre candeline per l’indirizzo sportivo del liceo Scientifico enriques

Posso definirla una scuola che apre la mente, dove non si fa solo teoria, ma si ha l’opportunità di incontrare persone che sono al di fuori del mondo scolastico, con le quali possiamo dialogare “La distanza per raggiungere Empoli dove mi alleno. La mia giornata è piuttosto impegnativa, la mattina sono a scuola, alle 14.20 ho il pullman che mi porta agli allenamenti, ritorno alle 19.30 e devo mettermi a studiare. Inoltre, mi preoccupo un po’ dell’insegnamento, perché dovremo affrontare materie nuove e tutti ci dicono che il metodo di studio dovrà essere diverso”. Con quale squadra giochi? “Con la società Tutto Cuoio, che ha la squadra in Lega Pro. Cristiano Lucarelli è l’allenatore e Igor Protti è il direttore sportivo. È il secondo anno che sono nel Tutto Cuoio c/o Ponte a Egola”.

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Counselor sportivo

Counselor sportivo: una relazione d’aiuto attraverso l’ascolto Lavorare sulle motivazioni e sull’accoglienza

gazzi che escono da casa, lasciano la loro famiglia e la loro città, spesso in giovane età e si trovano a dover affrontare nuovi ambienti e stili di vita, e talvolta hanno bisogno di aiuto. Si può curare un aspetto di accoglienza che è sicuramente utile e questo può avere ricadute positive sulla prestazione sportiva e sul fattore umano”. Quale sport accetta meglio e fa più uso del counseling? Alessandro:“Non ho dati sufficienti per rispondere a questa domanda, ma posso raccontare della mia esperienza personale. Come ho già detto l’essere counselor mi aiuta nel mio ruolo di maestro di tennis e di preparatore atletico, ma quando lo sportivo chiede in modo preciso l’aiuto di un counselor allora entro in campo in modo specifico. A Lucca ho lavorato naturalmente con tennisti, ma an-

Alessandro Pardocchi e Patrizia Falleni, entrambi Professional Counselor, ci spiegano cosa vuol dire applicare questa attività allo sport

i piace paragonare lo sport ad un iceberg. Quello che il pubblico vede con le manifestazioni sportive è solo la punta di un lavoro, composto da più aspetti che, per continuare la nostra metafora, restano sotto il livello del mare e non a tutti sono visibili. Qui si intrecciano varie figure chiamate per contribuire in un modo o nell’altro alla preparazione degli atleti. Fra questi vi è una figura relativamente nuova che si chiama Counselor sportivo. Alessandro Pardocchi e Patrizia Falleni, entrambi Professional Counselor, ci spiegano cosa vuol dire applicare questa attività allo sport.

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d’aiuto con uno strumento semplice come l’ascolto. Il nostro intervento non entra nella sfera psicologica ma in quella emotivo-relazionale. Il nostro scopo è di mettere le persone nella condizione di accedere alle proprie risorse per far fronte al problema che si presenta”. Quindi anche chi pratica sport ha necessità di essere ascoltato e aiutato? Patrizia: “Certo. Questo perché lo sport è cambiato rispetto agli anni passati, il bacino di utenza è aumentato molto, non si pratica una disciplina solo per la prestazione sportiva in sé, quindi si sviluppano dinamiche che talvolta possono essere complesse. Pensiamo, ad esempio, ai ra-

Il Counselor è una figura professionale che lavora nel campo della relazione d’aiuto con uno strumento semplice come l’ascolto. Il nostro intervento non entra nella sfera psicologica ma in quella emotivo-relazionale Cominciamo con Alessandro che si presenta: “Sono un preparatore atletico e un maestro di tennis, e l’essere anche Counselor mi ha aiutato nella mia attività”. Patrizia Falleni ci dice: “Sono una Professional Counselor e mi occupo, in generale, delle persone o i gruppi che in un determinato periodo della loro vita hanno bisogno di aiuto e questo lo faccio in ambito sportivo e non solo”. Cosa vuol dire aiutare le persone? “Il Counselor è una figura professionale che lavora nel campo della relazione 14

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che con atleti del settore del nuoto, scherma e triathlon, discipline dove si lavora sulla richiesta dei singoli. Per lavorare con una squadra invece deve essere la società che struttura l’operazione e la richiesta di counseling, ma per adesso operiamo più con le persone singole che con i gruppi, dove questa pratica d’aiuto deve ancora entrare”. Quali altri ambienti possiamo portare ad esempio? Patrizia: “In molti ambienti è possibile fare counseling, ma porterei ad esempio le scuole, dove la pratica si sta diffondendo e vi sono degli sportelli di ascolti dedicati ai ragazzi. A Livorno non è una disciplina molto conosciuta, ma speriamo che presto lo sia perché è molto versatile e può portare a buoni risultati, anche in tempi brevi. In ambiente sportivo il counselor lavora molto sull’aspetto motivazionale dello sportivo, collaborando anche con i vari tecnici e le figure che ruotano intorno alla persona”.


Una nuova società che unisce le forze opo la “diaspora” estiva nel mondo del rugby livornese, che è bene lasciarsi alle spalle, cerchiamo di vedere il classico bicchiere mezzo pieno e parliamo al positivo, presentando la nuova società che si è data il nome di Granducato Rugby e ha adottato i colori giallo, bianco e rosso. La nuova società nasce da un accordo di collaborazione fra Etruschi Livorno e Lions Amaranto Livorno ed avrà il compito di formare le leve degli under 16 e degli under 18. Etruschi e Lions hanno prestato al Granducato Rugby tutti gli atleti delle due categorie, ma questo non vuol dire che il gruppo sia chiuso. Infatti, vi è la volontà di aprire il progetto anche ad altri sodalizi della zona e non solo. Già alcuni atleti di Massa e Cecina hanno aderito all’iniziativa. E così Etruschi e Lions, messo da parte rivalità e campanilismi, hanno dato vita al Granducato Rugby con lo scopo di far crescere e dare così più opportunità sportive ai propri ragazzi. Lo staff dirigenziale e tecnico è così composto: presidente Loredana Russo, vice presidenti Mauro Fraddanni e Carlo Ghiozzi, consiglieri Massimiliano Castelli e Paolo Ciandri, direttore tecnico Andrea Saccà, coordinatore gruppo allenatori Massimo Milianti, tecnico under 16 Giampaolo Brancoli, tecnico un-

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der 18 Michele Pelletti, tecnico mischia, Massimo Goti, tecnico Tre Quarti Fabio Getaniello, preparatore fisico ed atletico Lorenzo Fuduli. Presidente è dunque Loredana Russo, per otto anni - fino allo scorso febbraio - massimo dirigente del Lucca Rugby. Una ‘figura’ neutrale rispetto ad Etruschi e Lions, i cui presidenti, Ghiozzi e Fraddanni, ricoprono invece i ruoli di vice-presidenti del nuovo club. Circa 60 gli atleti coinvolti nel progetto, che si alleneranno al campo ‘Tamberi’ (quartier generale degli Etruschi) e al campo di ‘Montenero Basso’ (campo assegnato ai Lions). Durante la presentazione ufficiale della nuova società i commenti sono stati positivi, come quello di Sebastiano Ardita, consigliere del comitato regionale della FIR che ha dichiarato: “Sono felice di poter assistere a questa unione. Molte volte avevamo sollecitato le due società a trovare questo tipo di proficuo accordo: finalmente ci siamo riusciti”. Entusiasti i presidenti degli Etruschi Carlo Ghiozzi e dei Lions Mauro Fraddanni. “Fino a poche settimane fa, nessuno - hanno affermato - credeva che saremmo riusciti a creare tutto questo e invece eccoci qua. Adesso spetta a voi ragazzi, quindi credete in quello che fate perché siete voi al centro di

Circa 60 gli atleti coinvolti nel progetto, che si alleneranno al campo ‘Tamberi’ (quartier generale degli Etruschi) e al campo di ‘Montenero Basso’ (campo assegnato ai Lions)

Rugby

Granducato rugby in giallo, bianco e rosso

tutto. Fondamentale l’unione di intenti delle nostre due società, che continueranno, ovviamente, in modo autonomo, le loro altre attività. La speranza è che questa collaborazione porti risultati importanti, non solo a breve termine”. Loredana Russo ha assicurato: “Metterò tutto l’impegno possibile in questa avventura. Vogliamo dare ai ragazzi il meglio possibile; sarò sempre a disposizione di tutti”. Nell’occasione il massimo dirigente della società Granducato Rugby ha donato simbolicamente due palloni, uno a ciascuna delle due nuove ‘sinergiche’ squadre. Lungo l’intervento del Direttore Tecnico Andrea Saccà. “Il progetto - ha sottolineato il 31enne alle-

La nuova società nasce da un accordo di collaborazione fra Etruschi Livorno e Lions Amaranto Livorno ed avrà il compito di formare le leve degli under 16 e degli under 18 natore - è serio: vogliamo creare un organico di grande livello. La crescita di questi ragazzi avverrà sotto vari aspetti. Cureremo il fattore tecnico attraverso il campo di gioco, l’aspetto fisico con il lavoro in palestra e l’aspetto mentale perché ogni ragazzo deve porsi come obiettivo la propria crescita. Fondamentale sarà anche l’aiuto delle famiglie: questa nuova società deve essere vista anche dai genitori dei ragazzi come un punto di riferimento”. Infine le parole dell’esperto Massimo Milianti, Coordinatore Gruppo Allenatori. “Vogliamo ha sottolineato - espanderci il più possibile senza essere antagonisti di nessuno. Il nostro intento è quello di far crescere il rugby non solo a Livorno, ma in tutta la Toscana”. Si ringrazia per le informazione l’Ufficio Comunicazione dei Lions Amaranto Livorno

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Vado non per partecipare ma per vincere TESTO E FOTO Di Mario orSini

Vairo Lenti festeggiato

idolo di tante teenager e dolci donzelle. Vairo Lenti o più semplicemente, “VaIron-Man“, ventitré anni compiuti l’8 settembre, come appeal, nel variegato e popoloso mondo della boxe nostrana, non è secondo a nessuno. Quando sale sul ring, specialmente a Livorno e dintorni, si materializzano, come per incanto, “coloriti” e osannanti striscioni. E a fare da colonna sonora, alle sue belle performance, sono sempre assordanti cori da stadio scanditi, a squarciagola, da baldi giovanotti e affascinanti femminucce. A stimolare coreografie e comportamenti, un po’ sopra le righe rispetto alla normalità, un volto sempre sorridente e una simpatia istintiva che sprizza da tutti i pori. E dal punto di vista tecnico-atletico una mobilità e una classe che non si compra al mercato, in una catego-

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ria, quella al limite dei 64Kg, o superleggeri, in grado di esaltare lo spettacolo, grazie a match spettacolari e agonisticamente esaltanti. E magari, come è accaduto ultimamente conclusi, quasi sempre, con le braccia al cielo in segno di trionfo. Nei primi spiccioli di questa caldissima estate Vairo Lenti ha ottenuto uno dei successi più importanti, se non il più importante, di una carriera che per adesso l’ha visto tante volte vittorioso. A Rossano, in provincia di Caserta ha vinto il torneo nazionale il Guanto d’Oro d’Italia, trofeo Aldo Garofalo. Una grande kermesse pugilistica, quella calabrese, riservata ai migliori boxer under 25 dello Stivale, indetta dalla F.P.I. ed organizzata in collaborazione con le Associazioni Sportive Dilettantistiche: Pugilistica Cariatese

Pugilato

vairon-Man l’idolo delle teenager

nalissima. Un successo quello di Lenti frutto di talento, classe, sacrifici e convinzione: “Vado non per partecipare ma per vincere”, ci aveva detto prima di salutare Livorno. E visto come poi sono andate le cose ha mantenuto, alla grande, la promessa. Quando gli chiediamo di chiosare su quella vittoria è come invitarlo a nozze. Le parole escono con fluidità e il volto s’illumina di soddisfazione. “Il Guanto d’Oro -afferma- è uno trofei più ambiti a livello nazionale, secondo solo ai campionati tricolori”. altre tue vittorie importanti in carriera? “Due titoli regionali assoluti, due titoli interregionali e la soddisfazione, tre anni fa, di aver battuto l’azzurro e sei volte campione italiano Dario Vangeli”. Chi avevi a bordo ring? “Babbo Roberto, supportato dal preparatore atletico Luca Giusti”. Sempre convinto di passare tra i professionisti? “Sì. Il professionismo secondo me è la vera essenza della boxe. La nazionale dilettante non rientra nei miei programmi a meno che non mi facciano delle proposte allettanti”. Quanto hai sudato per prepararti all’appuntamento? “Ho iniziato a gennaio, sotto la guida di babbo Roberto, con allenamenti mirati curando, in particolare, potenza esplosiva, preparazione atletica, la resistenza e tecnica, anche con sedute di guanti”. dove finiscono i tuoi meriti e dove iniziano quelli di babbo e di luca Giusti?

“Ho iniziato a gennaio, sotto la guida di babbo Roberto, con allenamenti mirati curando, in particolare, potenza esplosiva, preparazione atletica, la resistenza e tecnica” e Amaranto Boxe di Reggio Calabria. Per mettere le mani sul prestigioso trofeo VaIron-Man, nel giro di 48 ore, dal venerdì alla domenica, ha battuto nell’ordine Donatello Perulli nei quarti, Nicola Cristofori in semifinale e Alessandro Mazzali (Team Boxe Roma XI) nella fi-

Andrea Oggiano e Vairo Lenti

“Io ho messo: impegno, serietà, tanti sacrifici e fame di vittorie. Mio padre la sua grande esperienza, maturata anche in nazionale e in combattimenti ad alto livello. E Luca Giusti, che ha creduto nel nostro progetto, la sua grande professionalità. Grazie di cuore ad entrambi”.

Vairo Lenti con alcune fan

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Dama

Michele Borghetti due volte Campione del Mondo nella dama inglese Una conferma di un grande talento Al torneo dello scorso anno, al quale Michele ovviamente non ha partecipato essendo il campione in carica, ha vinto Lubabalo Kondlo, che ha così potuto oggi sfidare Michele. Un grande giocatore, che però ha perso, non ce l’ha fatta a tenere testa a Michele”. Michele è un vero fenomeno della dama inglese e non solo. “Fino al 2013, cioè fino a quando ha vinto Michele, il campione del mondo di dama inglese è sempre stato un atleta di lingua inglese. E quest’anno

La nostra è una disciplina povera, dove girano pochi soldi ma ricca di stimoli mentali

La premiazione di Michele Borghetti con Cesare Gentile presidente dell’Unione Veterani di Livorno

ntrare nella sala dove si disputa la finale del Campionato del mondo di Dama Inglese mette un po’ di soggezione. Certo, i nostri cellulari sono rigorosamente spenti e sappiamo che non dobbiamo proferire parola, ma anche il respiro ci sembra troppo rumoroso per non parlare dei passi che pur cerchiamo di fare in punta di piedi. La concentrazione pretesa dal match è molta e certo non vogliamo essere noi i disturbatori, anche perché in nessun modo vorremmo distrarre il nostro campione del mondo Michele Borghetti.

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volta maestro di dama e colui che ha avuto il merito di portare la finale di un campionato mondiale nella nostra città. Perché la finale si disputa fra due soli giocatori? “Negli anni pari si svolge un torneo al quale partecipano i migliori giocatori del mondo, il cui vincitore acquisisce il diritto a sfidare il campione del mondo in carica. Sfida che si svolge l’anno seguente, in questo caso nel 2015.

per la prima volta in gara non c’è un finalista americano, perché lo sfidante di Michele è sudafricano”. il ritmo è stato molto duro: quaranta partite in due settimane. “Sì, e posso confermare che Michele si è preparato duramente, con molto impegno e responsabilità”. da chi è organizzato questo match? “Il Match Mondiale è promosso dalla Word Checker Graughts Federation – WCDF, che ne ha affidato l’organizzazione alla Federazione Italiana Dama - FID che a sua volta ha delegato il Circolo Damistico di Foggia, che è stato supportato dal Circolo Damistico P. Piccioli di Livorno”.

Giocando a dama impariamo la previsione, che guarda un po’ nel futuro e considera le conseguenze che potrebbero scaturire da un’azione E Michele non ci delude, dopo due settimane di duri incontri, confermandosi campione, battendo lo sfidante Lubabalo Kondlo. Ripassiamo le regole della sfida con Gianfranco Borghetti, che oltre ad essere il padre di Michele è a sua 18

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Moneti del Campionato di Dama Inglese


Dama

Questa volta la città è stata più accogliente verso questa manifestazione? “Sì, Livorno si è aperta di più, c’è stata una buona risposta, anche sulla stampa. Gli sponsor si sono fatti avanti. La nostra è una disciplina povera, dove girano pochi soldi, siamo modesti nelle nostre richieste. Basta pensare che la borsa in palio era di 5.000 euro: 3000 per il vincitore e 2.000 per l’altro. Altri sport le considererebbero cifre ridicole, ma noi siamo poveri di soldi e ricchi di stimoli mentali”. in quanti hanno seguito il match? “In molti. Naturalmente non si possono fare numeri precisi, tutte le partite sono state date in streaming e gli appassionati della disciplina hanno potuto seguirle in ogni luogo del mondo.

Momenti del Campionato di Dama Inglese

trebbero scaturire da un’azione; 2) la circospezione, che esamina la scena dell’azione; 3) la cautela, l’abitudine

di non fare le proprie mosse troppo avventatamente. Infine, tramite la dama impariamo a non farci scoraggiare dalle apparenze presenti nello stato dei nostri affari, a perseverare sperando in un cambiamento favorevole, cercando delle risorse. Il gioco è ricco di eventi, in esso vi è una molteplicità di svolte, la fortuna è

Sì, Livorno si è aperta di più, c’è stata una buona risposta, anche sulla stampa

Il tavolo sul quale si sono svolti i campionati del mondo

Tutte le partite sono state date in streaming e gli appassionati della disciplina hanno potuto seguirle in luogo del mondo Inoltre, abbiamo avuto numerosi ospiti anche sul posto, che sono venuti all’hotel La Vedetta, che ci ha ospitato, per vedere in diretta giocare i due campioni”. Chi desideri ringraziare? “In queste occasioni si rischia di dimenticare qualcuno, quindi scusandomi in anticipo per eventuali assenze vorrei qui ringraziare la WCDP, la FID, Il Circolo di Foggia, La Regione Toscana, l’Amministrazione comunale di Livorno, la Provincia, l’Unione Veterani dello Sport di Livorno, il Circolo Damistico livornese, il Coni delegazione di Livorno e tutti gli sponsor”. Perché giocare a dama? “Per rispondere voglio citare le parole di Benjamin Franklin che nel 1870 disse: Giocando a dama impariamo 1) la previsione, che guarda un po’ nel futuro e considera le conseguenze che po-

soggetta a delle improvvise vicissitudini e frequentemente si scoprono, dopo una lunga contemplazione, i mezzi per uscire da difficoltà ritenute insormontabili; si è incoraggiati a continuare fino all’ultimo, sperando nella vittoria grazie alle capacità o nella patta per mezzo della negligenza dell’avversario”.

Gianfranco Borghetti con F. Alan Millhone giudice del campionato

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Una competizione per la Coppa Toscana serie C

La squadra della Pallacanestro Livorno (PL) ome non parlare di derby in questa fine d’estate, che ha voluto dimostrare quanto il basket sia ancora amato a Livorno? Sul campo Libertas e Pielle per un incontro valido per la Coppa Toscana di serie C. Vince la Libertas grazie soprattutto al suo capitano Edoardo Nesti. Fin qui la cronaca letta su tutti i giornali locali, ma fra i numeri che veramente contano per la città ci sono i 2.000 spettatori, con il PalaMacchia che è tornato ad essere il centro della pallacanestro livornese, con la fila al botteghino per acquistare il biglietto, i parcheggi pieni, la presenza del sindaco Filippo Nogarin e un tifo da labronici. Finisce 62 a 48 con una partita molto combattuta, che ha visto i due sfidanti sempre pronti all’azione, decisi a non arrendersi. Fra gli spalti qualche buco vuoto, ovviamente il PalaMacchia può accogliere molte più persone, ma certo da tempo a Livorno non si registrava un pubblico così numeroso per una partita di basket. Sono sta-

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ti calcolati circa 30 anni dall’ultimo derby e quindi i più giovani hanno dovuto ricorrere a chi ha qualche capello bianco, per fare il paragone con il passato, per ricordare derby come questi, ma in serie maggiori. La partita sembra però che debba restare negli annali della pallacanestro e non avere seguiti, perché la federazione ha messo le due squadre livornesi in due gironi diversi e quindi i derby non sono in calendario. Un vero peccato, e le motivazioni vanno ricercate nella storia delle due squadre e della città, che proviamo a sintetizzare brevemente, con la speranza di indurre i vertici della federazione a ripensare al calendario dei prossimi campionati. La Libertas Livorno è stata fondata nel 1947 e negli anni è diventata una società dai grandi risultati, che le permisero di giocare nella massima serie. Il ‘91 è l’anno della fusione con la Pielle che dà origine alla Libertas Pallacanestro Livorno fallita nel ‘94. Nel ‘97 si crea una società parallela con lo scopo di curare il settore giovani-

le e il mini-basket, che prende il nome di Libertas Liburnia Basket, che per sopravvivere alla morte della Libertas diventa una società satellite del Don Bosco. Arriviamo ai nostri giorni quando nel 2006 la Liburnia acquisisce i diritti sportivi di serie D e riporta il marchio Libertas sui parquet italiani, con il quale arriva fino alla serie C, dove attualmente gioca. Anche per la Pielle dobbiamo tornare indietro nel tempo per celebrarne l’origine. Ufficialmente nasce nel 1960 con l’aiuto della Compagnia Portuali, ma il primo gemito può essere fatto risalire al 1950 con la ricostruzione post-bellica del Cantiere Navale Orlando e la sua sezione di basket. Anni ruggenti, che la vedono in prima serie fino alla retrocessione del 1959 e l’assorbimento nella Libertas. Ma la Pielle rinasce grazie ad un gruppo di irriducibili per tornare nuovamente alle vette della serie A. Il destino però si ripete e ancora nel ‘91 la società si fonda con la Libertas Pallacanetro Livorno. La Pielle sparisce dal basket professionistico ma continua la sua attività con i giovani, per ottenere ottimi risultati. Da qui inizia la rimonta che porta alla serie D nel 1993, l’anno dopo la C2 per conquistare la C1 nel ‘98. Nella stagione ‘98-’99 c’è la promozione in B2, dove nella stagione successiva vince 21 partite su 26, e in finale si guadagna il ritorno in B1. Ma i problemi finanziari restano una costante, ed arriva un nuovo fallimento. Ripartita per l’ennesima volta dalla promozione, la Pielle conquista la serie D al termine della stagione 2006-07 mentre ritorna in serie C2 con play-off nella stagione 2013-2014. Insomma, una storia ancora tutta da scrivere per le due società livornesi che resistono fra mille avversità, per tornare ad essere le grandi signore dello sport labronico.

Basket

libertas-Pielle in un derby che riporta al passato

Foto Novi

Sono stati calcolati circa 30 anni dall’ultimo derby e quindi i più giovani hanno dovuto ricorrere a chi ha qualche capello bianco, per fare il paragone con il passato

La squadra Libertas Livorno

L’allenatore della PL Marco Mori

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i sette Camminatori Folli animati da amicizia e spirito di avventura Uno zaino in spalla e tanti chilometri nei piedi

Con Babbo Natale in Lapponia

l nostro sport è l’amicizia”. Indubbiamente è una nuova disciplina e possiamo dire che ci piace molto. I Camminatori Folli, così si sono autodefiniti, non sono degli atleti, non seguono nessuna preparazione, ma comunque riescono a fare molti chilometri, sostenuti appunto dall’amicizia che c’è fra loro. Sono sette e sono cresciuti insieme frequentando la parrocchia di Sant’Andrea, i loro nomi sono: Stefano Santomauro, Massimo Montuori, Emiliano Contini, Gianluca Lomi, Alessio Sampaolo, Riccardo Centelli e Emiliano Biagi. Per farci raccontare la loro avventura sui due piedi abbiamo incontrato Stefano e Riccardo. “Siamo sette ragazzi con alla base una sana follia e un grande amore per i viaggi. Questi due elementi ci hanno portato a dire, in un giorno del 2000, un po’ per scherzo e un po’ per spirito d’avventura -andiamo a Roma a piedi-”. Ma non era uno scherzo. “Evidentemente no, perché dopo una settimana ci siamo messi lo zaino in spalla e siamo partiti, camminando lungo l’Aurelia. Le nostre caratteristiche sono quelle di non avere nessuna preparazione fisica, non prenotare, non programmare se non la destinazione. Anche quando i viaggi sono diventati oltre oceano non è cambiato niente se non la prenotazione del volo, che siamo costretti a fare. Possiamo sintetizzare dicendo che

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siamo sette amici che viaggiano insieme, si prendono in giro e in alcuni momenti hanno avuto anche un po’ di paura”. nella vita cosa fate? “Fra noi ci sono broker assicurativi, attori, operai, operatori sociali, agenti di spedizioni e un ispettore di polizia”. Quanti viaggi avete affrontato? “Nel 2000 abbiamo fatto Livorno Roma, nel 2002 Livorno Assisi, nel 2004 ci siamo dedicati al Cammino di Santiago de Compostela, ma ci siamo fermati

a Santiago perché alcuni di noi si sono sentiti male, hanno avuto la dissenteria perdendo 9 chili in 4 giorni. Nel 2008 abbiamo voluto concludere il cammino, partendo da Santiago, dove ci eravamo fermati precedentemente, per arrivare a Finisterre. Il 2012 ci ha visto affrontare il Nepal, il 2013 lo abbiamo dedicato al Venezuela e nel 2014 siamo andati in Lapponia”. Tutto questo camminare vi ha dato una grande risonanza mediatica. “Ci hanno invitati alla trasmissione Alle Falde del Kilimangiaro, il Fatto Quotidiano ci ha fatto un servizio, così il Tg2, Rai 1, ecc.”. Chiediamo a Stefano che fa da regista: Com’è nata l’idea di realizzare dei film sulle vostre esperienze? “Anche questo per gioco. Il film è tutto in diretta, nel senso che non ci sono i ciak si gira. Faccio le riprese quando penso che stia per succedere qualcosa, e talvolta gli altri neanche se ne accorgono. Se anche succede qualcosa d’importante, ma la cinepresa è spenta, pazienza, non stiamo certo a rifarlo. Uno stile che piace”. Che cosa deve esserci per forza nello zaino? “Sicuramente la borraccia dell’acqua. In questi anni abbiamo imparato come si riempie uno zaino, nel primo viaggio i nostri bagagli pesavano intorno agli 11

In questi anni abbiamo imparato come si fa uno zaino, nel primo viaggio pesavano intorno agli 11 chili, adesso siamo arrivati a 5

Panorama del Venezuela


Le difficoltà maggiori le abbiamo sempre avute con l’ambiente, mai con le persone

Panorama del Venezuela

chili, adesso siamo arrivati a 5. Molto più facili da portare in spalla”. Come sono entrati il volontariato, la solidarietà, la beneficenza nei vostri viaggi? “Quando proiettiamo i film l’ingresso è ad offerta libera e il ricavato viene destinato a un progetto. Alla prima proiezione che facemmo nel 2004 con il Camminino di Santiago vennero 8 persone, mentre per l’ultimo viaggio in Lapponia abbiamo fatto due proiezioni al cinema per un totale di 800 persone. Sono venuti anche da fuori Livorno”. a quali progetti vi siete dedicati? “Con il primo abbiamo cercato di aiutare Giovanna Temperanza, la signora di Riparbella che ha deciso di riaprire il ristorante dopo che il marito si era

lata di cemento al momento della ricostruzione delle mura, come atto simbolico. Naturalmente il sindaco ci chiamò per partecipare alla cerimonia”. ed infine, il progetto più grosso, quello che più di ogni altro vi ha impegnato. “Uno di noi ascoltò casualmente su Radio Deejay un’intervista di Luciana Littizzetto a due mamme di Reggio Emilia che parlavano del parco inclusivo. Noi non ne avevamo mai sentito parlare, così scrivemmo a queste mamme, le andammo a trovare e capito di cosa si trattava decidemmo di realizzarlo anche a Livorno. Un progetto che ci ha impegnato moltissimo, perché dovevamo raccogliere 40 mila euro in sei mesi, per aprire 180 metri quadrati di parco inclusi-

È stato commuovente quando una mamma si è avvicinata per ringraziarci perché il figlio di quarant’anni non era mai salito su altalena prima e adesso poteva finalmente farlo suicidato per i debiti. Le abbiamo portato l’offerta dei soldi raccolti, circa 2000 euro, e lo abbiamo fatto organizzando una camminata da Cecina fino a Riparbella aperta a tutti, mettendo insieme un gruppo di sessanta persone, che una volta arrivati alla meta, hanno naturalmente mangiato al ristorante di Giovanna, diventando clienti. Il secondo lo abbiamo dedicato alle mura di Volterra, infatti, eravamo rimasti colpiti dal crollo avvenuto dopo giorni di pioggia incessante. Questa volta abbiamo portato la nostra offerta con un gruppo di 150 persone, ognuna della quale ha trasportato un sasso simbolico, naturalmente a piedi. Fu una giornata fantastica, ci aspettarono nella piazza della cittadina con gli sbandieratori e fummo ricevuti nella sala consiliare del Comune. I sassi donati furono conservati e posti nella co-

Walking

vo, dove anche i ragazzi diversamente abili potessero giocare e divertirsi come e con i normodotati. Il film sul viaggio in Lapponia è stato lo start della raccolta. Abbiamo trovato una grande solidarietà da parte della gente, che si è fidata di noi. È il primo parco in Italia completamente autofinanziato. All’inaugurazione c’erano tantissime persone, ed è stato commuovente quando una mamma si è avvicinata per ringraziarci perché il figlio di quarant’anni non era mai salito su un’altalena prima e adesso poteva finalmente farlo”. la cosa più difficile che avete dovuto affrontare durante i vostri viaggi?

“In Venezuela. Abbiamo camminato su un dirupo piuttosto difficoltoso, all’inizio dell’area amazzonica. Le difficoltà maggiori le abbiamo sempre avute con l’ambiente, mai con le persone”. dove trovate forza e energia per affrontare questi viaggi, tanto più che non siete neanche degli sportivi? “Riusciamo a realizzare imprese per noi impossibili, come arrivare a 4.000 metri di altezza in Nepal o affrontare il Cammino di Santiago de Compostela, perché ognuno di noi ha accanto a sé delle persone amiche. Questo fa la differenza. Nessuno di noi da solo sarebbe mai riuscito in tutto questo”. Cosa vi ha insegnato questa esperienza? “Possiamo affidare alle parole di Hermane Hesse, che era un vagabondo come noi, la risposta a questa domanda. ‘Noi viandanti siamo fatti così: la nostra smania di vagabondaggio e di vita errabonda non è nient’altro che amore’”.

Camminatori al Cammino di Santiago de Compostela

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e Finaliste

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Nuoto

Un’estate internazionale per la nuoto livorno Chiara Masini Luccetti, Federico Turrini e Sara Franceschi ome loro nessuno mai: la staffetta 4X200 stile libero azzurra femminile colora d’argento la quinta giornata del nuoto ai Mondiali di Kazan vincendo la prima medaglia della storia federale nella specialità. Alice Mizzau, Erica Musso, la livornese Chiara Masini Luccetti della (Nuoto Livorno/G.S. Forestale) e Federica Pellegrini conquistano un secondo posto meraviglioso, quasi insperato chiudendo in 7’48”41 nella gara vinta dalle extraterrestri statunitensi, guidate dai fenomeni Missy Franklin e Ka-

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Sapevamo che gli Usa erano imprendibili per i cambi che avrebbero effettuato in finale, ma essere dietro di loro ci inorgoglisce maggiormente tie Ledecky, in 7’45”37. Terza la Cina in 7’49”10. Si tratta della quarta medaglia della spedizione russa del nuoto dopo gli argenti della Pellegrini, Paltrinieri e la 4X100 maschile. Le campionesse d’Europa a Berlino si sono esaltate nel “freddo” pomeriggio della Kazan Arena con una gara di testa, forza, muscoli, testa e cuore. Tutte e quattro sapevano di poter limare qualcosa rispetto al mattino (7’52”51), ma addirittura un miglioramento del genere, forse no. Alice Mizzau ha dato il là alle danze chiudendo la prima frazione quarta con 1’57”50; poi il testimone

è passato nelle bracciate di Erica Musso (scatenata sul podio con un selfie cui hanno partecipato tutte le premiate) che ha chiuso settima in 1’58”66 ma a solo due secondi dalla Gran Bretagna; sorprende Chiara Masini Luccetti che lanciata si supera e in 1’57”52 riporta le compagne al quinto posto, a un secondo e 20 centesimi dalle britanniche. Poi Federica Pellegrini completa l’opera con una frazione shock da 1’54”73 (seconda solo a quella della Sjostroem - 1’54”31) che rimonta sia le inglesi, ma anche le svedesi per un secondo posto storico. Terzo cambio Chiara Masini Luccetti ha ridato fiducia avvicinando le azzurre al podio. Invece nono posto “beffa” per Federico Turrini nelle batterie dei 400 Misti in Kazan: per soli 3 decimi sfuma l’accesso alla finale mondiale. Un nono posto ad un Mondiale “in un 400 Misti” significa eliminazione e, nel caso di Federico Turrini, beffa da 3 maledetti decimi: con 4’15’’70, infatti, il capitano del Nuoto Livorno si è dovuto fermare alle batterie e guardarsi la finale dagli spalti. Un vero peccato, per un crono d’ingresso alla portata e che, ne siamo certi, Turro avrebbe migliorato sensibilmente il pomeriggio giocandosi un posto d’éite tra i più forti mististi del pianeta. Federico si riscatta il 12 e 13 agosto partecipando alla prima tappa di Coppa del Mondo Fina a Mosca collezionando un argento. Sara Franceschi a Singapore è diventata grande. Non tanto perché si è con-

Alice Mizzau, Erica Musso, Chiara Masini Luccetti e Federica Pellegrini

Sara Franceschi

fermata tra le migliori mististe del pianeta (nono posto nei 400 con il primato personale di 4’47’’54 e per una manciata di decimi out anche dalla finale dei 200), bensì per la frazione che ha confezionato con 4X200 Stile Libero: per la prima volta in carriera infatti la livornese (figlia di Stefano, capo allenato-

Per i neofiti di nuoto potrebbe risultare solo un semplice dato statistico, ma per gli addetti ai lavori è chiaro che si tratta di una gemma re del Nuoto Livorno e tecnico federale della nazionale Assoluta) ha partecipato ad una staffetta internazionale realizzando un incredibile 1’59’’78; un crono che, seppur lanciato, conferma la quantità di talento presente nelle braccia e nelle gambe di una ragazza appena 16enne. Foto di Andrea Masini Si ringrazia per le notizie l’Ufficio Comunicazione della Nuoto Livorno

Federico Turrini

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Canottaggio indoor

Mauro Martelli e la forza del remo La storia sportiva e umana di un atleta

Con le persone poliedriche non è semplice trovare l’input della storia, così non ci resta che affidarci al tempo e ripercorrere cronologicamente la sua esperienza di vita

I ragazzi del Pontino San Marco ai campionati italiani vinti nel 2007

na forza di volontà da prendere ad esempio” penso subito dopo aver salutato e ringraziato Mauro Martelli, per avermi dedicato del tempo raccontandomi la sua vita che si intreccia con sport, volontariato e battaglia contro la malattia. Quarantanovenne, consigliere regionale Fic, atleta dei Vigili del Fuoco Tomei e testimonial Airc. Da dove iniziare a parlare di lui senza sacrificare un aspetto all’altro? Quale episodio merita di essere maggiormente evidenziato? Con le persone poliedriche non è semplice trovare l’input della storia, così non ci resta che affidarci al tempo e ripercorrere cronologicamente la sua esperienza di vita. “Mi sono avvicinato allo sport da piccolo con il nuoto, ho proseguito con un po’ di judo e poi sono approdato al calcio quando avevo circa sette anni. Sono rimasto in questo ambiente fino al ‘90 con buone soddisfazioni, infatti, ho giocato nei giovani del Livorno Calcio ed ho partecipato ad alcuni campionati in promozione con squadre extra cittadine, fino all’incidente subito al ginocchio, quando già però la mia carriera era in discesa”. a questo punto il canottaggio si è affacciato nella tua vita. “Dopo l’operazione i medici mi consigliarono di andare in bicicletta o fare ca-

“U

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mi con i programmi federali, che per me erano già pesanti, ma per stare al passo arrivavo prima di tutti allo Scolmatore e mi mettevo a vogare all’ergometro, vedevo arrivare gli altri, uscire in canoa per gli allenamenti, tornare, farsi la doccia, andare via e io ero sempre al remo ad allenarmi. La dedizione e la serietà di Stefano sono eccezionali, ti spiega ogni cosa, ti segue con attenzione, insomma, è fantastico”.

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ed i gozzi? “Sono rimasti nella mia vita. Nel 2015 ho accettato di allenare i ragazzi del Labrone, cercando di importare la struttura tecnica del canottaggio. I ragazzi poi mi hanno voluto anche nell’equipaggio e così ho gareggiato per la Barontini e per il Palio. Ho accettato volentieri perché era da poco scomparso Gianni Picchi e volevo rendergli omaggio remando con il lutto al braccio”. Perché il labrone? “Il presidente Simone Giovannetti è un amico fin dall’infanzia e poi il Labrone è sempre stata la cantina che più di ogni altra mi ha dato una mano con i ragazzi diversamente abili, pur con tutte le difficoltà economiche di questo periodo, ci hanno sempre ospitato e si sono tassati fra loro per offrire una merenda o altro. Anche per questo mi sono sentito di aiutarli nel campo delle gare remiere”. Come ti sei avvicinato al mondo della disabilità?

nottaggio per rinforzare la gamba. A quel tempo ero un profano, ed il canottaggio per me erano solo i gozzi, così mi avvicinai al mondo del remo cittadino, ma non mi dettero molte speranze perché il mio fisico era piuttosto piccolo per questa disciplina. Grande però era la mia testardaggine e decisi comunque di iniziare a vogare, frequentando le cantine meno blasonate, che erano però disposte ad accogliermi”. È poi arrivata la svolta. “Nel 2004 ho iniziato a fare canottaggio indoor con i Canottieri livornesi, ma la svolta è arrivata quando sono entrato nei Vigili del Fuoco, ed ho avuto modo di conoscere Stefano Lari, che mi ha insegnato tutto quello che so. Devo dire che oggi il Tomei VV.FF. ha due dei tecnici più bravi d’Italia, che sono appunto Stefano Lari e Antonio Baldacci”. loro non ti hanno scoraggiato? “Stefano mi chiese sempliMauro Martelli premiato dopo il record del mondo sui cemente cosa volevo fare e io 1000 km da sinistra da Nicoletti predidente regionale gli risposi che ero pronto a FIC, Berti presidente regionale FIDS e Gentile tutto. Così iniziò ad allenarpresidente della sezione di Livorno UNVS.


Da loro ho imparato la genuinità dei rapporti, ti dicono quello che pensano, che hanno nel cuore, senza preamboli e quando esprimono affetto sei sicuro che è vero con disabilità intellettiva. Da loro ho imparato la genuinità dei rapporti, ti dicono quello che pensano, che hanno nel cuore, senza preamboli e quando esprimono affetto sei sicuro che è vero”. arriviamo adesso alla vicenda umana, cioè alla lotta contro la malattia. “Stavo pensando di lasciare l’attività sportiva perché sull’ergometro avevo raggiunto tutto e cominciavo ad essere un po’ saturo, quando scoprii di avere un tumore. Era il 2012 e stavo preparando un record del mondo. Così durante la presentazione dell’evento in Comune, annunciai che quella sarebbe stata la mia ultima gara, e poi avrei dato l’addio al canottaggio indoor perché malato”. Ma così non fu... “No, perché cominciò a darmi fastidio l’essere chiamato ‘ex-vogatore o il malato’. Così chiesi agli oncologici se potevo ricominciare ad allenarmi, e loro mi sostennero controllando il mio stato generale ogni settimana. Il mio obiettivo era quello di partecipare ai Campionati italiani che coincidevano con la fine del ciclo di chemioterapia. Così iniziai ad allenarmi in piena terapia, senza capelli, con il viso trasformato, ma il mio fisico reggeva, la pressione andava bene, le pulsazioni non aumentavano. Così sono andato agli italiani con la squadra ed abbiamo vinto. Questo ha avuto una grande risonanza mediatica e adesso sono testimonial del Airc”. le cure come sono proseguite? “Sono continuate e mi Massimiliano Bardocci speaker del palio marinaro, intervista Mauro Martelli sono operato due volte, a feb-

sioni, facemmo perfino il giro dei fossi in occasione del Palio dell’Antenna”. Come è proseguita l’esperienza? “Vedendo l’entusiasmo e la gioia dei ragazzi chiedemmo di continuare l’esperienza, ma non c’era nessuna associazione interessata a portare avanti questo sport, così decidemmo di farla noi, fondando Sportlandia. Abbiamo avuto la disponibilità della palestra dei Vigili del Fuoco e poi con l’aiuto di Vittorio Pasqui, della Fondazione Livorno e di tanti altri siamo riusciti ad attrezzare una palestra per gli allenamenti, ma anche per accogliere quei ragazzi che non possono dedicarsi a questa disciplina, ma vengono comunque per stare insieme, infatti, abbiamo istallato anche un biliardino e l’uso della merenda insieme. Voglio ringraziare anche la ditta Lorenzini con Enio per la donazione della barca da Coastal Rowing per i nostri atleti

braio e poi ad aprile. A settembre ho vinto un altro record italiano al Giglio in memoria delle vittime della Concordia e poi ho conquistato il record del mondo a maggio del 2014: il primo record del mondo dopo la malattia. E poi è arrivata la chiamata di Napolitano che mi ha ricevuto al Quirinale, insieme ad altri testimonial, ricercatori ecc.. È stato un grande onore. Lo sport mi ha aiutato ad affrontare le terapie che sono molto pesanti. Adesso ho deciso che continuerò a vogare fino a quando ce la farò, per me e per tutti coloro che sono in un letto e non possono farlo”. Cosa ti piacerebbe fare ancora? “Intanto mi piacerebbe guarire in modo definitivo, ma in questi casi solo dopo 5 anni si può dichiarare vittoria assoluta e per me adesso sono trascorsi solo due anni e mezzo. Poi mi piacerebbe aiutare la mia disciplina a diventare, sempre più, un veicolo per fare beneficenza”. Qual è stata la più grande soddisfazione in campo sportivo e in campo umano?

Canottaggio indoor

“Ho sempre voluto fare volontariato, ma inizialmente non sapevo bene come muovermi. L’occasione mi fu stata offerta dalla Uisp che volle organizzare, insieme a Special Olympic all’epoca rappresentata da Giuliana Bertoli, un evento di canottaggio. Così insieme a Claudio Cecconi cominciammo ad insegnare a questi ragazzi a vogare, e quando andammo a La Spezia per il primo meeting vincemmo. La parola “vincere” va sempre usata fra virgolette perché in queste manifestazioni c’è una graduatoria, ma alla fine si fa in modo che tutti abbiano un premio e siano gratificati. La vera vittoria è aver partecipato. Comunque questa manifestazione ci dette molta visibilità e quando rientrammo a Livorno ci invitarono in moltissime occa-

Adesso ho deciso che continuerò a vogare fino a quando ce la farò, per me e per tutti coloro che sono in un letto e non possono farlo “La più grande soddisfazione sportiva è quella di aver vinto l’europeo, perché erano 2.000 metri a staffetta con sfidanti di alto livello. Avevo dei grandi compagni di squadra, è stata una bella soddisfazione vincere, anche perché avevo la chemio addosso. In campo umano invece la maggior soddisfazione è avere tanti ragazzi diversamente abili che vengono in palestra, anche senza allenarsi, perché vuol dire che con noi stanno bene”.

Il Palmares 12 Record del mondo 1 Campionato europeo 19 Titoli italiani L’Almanacco

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Sessantuno bambine e un bambino per il trofeo provinciale a squadre DI Mario orSini

Ilaria Stefanini con le squadre prime classificate pettacolare, emozionante e incerto fino alla fine. Il trofeo provinciale a squadre di pattinaggio artistico a rotelle, ottimamente organizzato dalla Lega Uisp, anche quest’anno non ha tradito le attese. A vincere al termine delle tre avvincenti e spettacolari giornate di gare la compagine Stella Nemesi. Bravissime, però, anche tutte le altre squadre. L’epilogo a fine maggio al circolo La Rosa, in un clima festoso ed effervescente. I primi due atti, invece, l’11 maggio al circolo Pattinaggio La Stella e il 22 maggio al circolo La Cigna in via delle Sorgenti. In gara ben cinque squadre del Circolo Pattinaggio Artistico La Stella, tre del Circolo Pattinaggio La Rosa, tre del circolo La Cigna Gymnasium–Divo Demi e due di Ven-

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Gruppo La Rosa

turina: I Falchi Bruni e I Falchi Biondi. In tutto sessantuno bambine e un bambino. A gioire, insieme alle piccole protagoniste della Stella Nemesi, le loro tre giovanissime maestre, tutte ventitreenni: Benedetta Andreani, Irene Anselmi e Silvia Lorenzelli. Ma a trionfare sono state tutte le partecipanti. Una competizione che ha esaltato, oltre ai valori tecnici quelli umani: impegno, caparbietà e spirito di squadra. Contenta della piena riuscita del trofeo la presidente provinciale della Lega Uisp Ilaria Stefanini Goti: “Le bambine hanno affrontato con il sorriso sulle labbra e un pizzico di emozione il loro primo vero e proprio battesimo agonistico”. Per le prime tre squadre classificate l’avventura non è finita lì. Infatti, oltre alla grande soddisfazione di salire

L’epilogo a fine maggio al circolo La Rosa, in un clima festoso ed effervescente

Pattinaggio

Stella nemesi trionfa sui pattini

sul podio si sono guadagnate la possibilità di partecipare ai campionati regionali”. Il prossimo anno per quasi tutte, per non dire tutte, le protagoniste di questa bellissima competizione a squadre provinciale, si apriranno le porte del circuito ufficiale individuale e in qualche caso a squadre. E per le più brave anche regionali. Classifica Finale. 1° La Stella Nemesi

(4723, punti): Maria Antonini, Veronica Bocelli, Marta Colombo, Vittoria Fiorini, Eva Putrino. 2° La Stella Atena (4662 punti): Rachele Cresci, Anna Falca, Elisa Luzzi, Giada Minuti, Margherita Rossi. 3° La Cigna Blu (4319 punti): Melissa Branchetti, Viola Guillet, Giulia Grimaldi, Lisa Risaliti, Martina Vanni. 4° La Cigna Bianca (4259 punti): Alice Disgraziati, Sara Ferretti, Sara Risaliti, Vittoria Sanna, Alessia Strazzullo. 5° La Stella Calipso (4219 punti ): Carlotta Del Bravo, Giulia Filippi, Carolina Mezzanotte, Martina Norfini, Lara Pennacchia. 6° La Rosa Rosa (4128 punti): Aurora Baldi, Mya Balloni, Serena Pagano, Gaia Porciani. 7° La Rosa Bianca (3933 punti): Alice Borriello, Asia Canessa, Asia Giommi, Carolina Porciani. 8° Divo Demi Ros-

Gruppo La Stella sa (3922 punti): Carolina Ciolli, Emma Costa, Anita Fiaschi, Francesca Fiaschi, Giorgia Moretti. Vittoria Pireddu. 9° La Stella Dafne (3837 punti): Emma Botteghi, Sara Dell’Agnello, Giulia Marcaccini, Greta Marini.10° La Rosa Rossa (3598 punti): Eva Chiellini, Giada Guidi, Noemi Lombardi, Ambra Vettori. 11° La Stella Clizia (3485 punti): Giulia Baldacci, Chiara Caleo, Giulia Falotico, Giorgia Marini, Gemma Tedeschi, 12° I Falchi Bruni (3289 punti): Elisa Antonelli, Silvia Antonelli, Sofia Neri, Irene Paoli, Greta Paiella.13° I Falchi Biondi (1702 punti ma ritirati dopo la prima gara): Matteo Fedeli, Giulia Merli, Chiara Merli, Sofia Pasi, Emma Pecchioni. Presidente provinciale Uisp: Ilaria Stefanini Goti. Presidente regionale Uisp: Glauco Cintoi. Segretario: Ettore Carpenè.

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Softball

Un’estate trascorsa fra campionato e tornei Le ragazze del Softball Liburnia

Roberto Scotto con un mix di ragazze dell’under 21 e della serie B

nstancabile e positiva Sonia Del Nero presidente del Softball Liburnia ci racconta l’estate delle “sue ragazze”, come le chiama affettuosamente, perché il suo impegno è anche quello di essere un’amica speciale per le atlete, un ruolo che le viene naturale, senza alcuno sforzo. “Durante l’estate le under 21 sono andate meravigliosamente bene, il progetto di crescita delle piccole atlete sta andando avanti dando i suoi risultati positivi, proprio come volevamo. Basta dire che

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A dx Sonia Del Nero, presidentessa Softball Club Liburnia con Rachele, l’atleta più giovane della squadra 32

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su 9 atlete 5 sono state selezionate per la rappresentativa regionale. Un dato che parla da solo”. Cosa avete fatto oltre al campionato? “Abbiamo, anche quest’anno, organizzato i tornei con le americane. Insomma le soddisfazioni sono state tante

sovvenzionano anche un po’, con un contribuito per il noleggio del campo”. le atlete più grandi come sono andate? “Anche loro si sono comportate molto bene, nonostante sia mancata qual-

Basta dire che su 9 atlete 5 sono state selezionate per la rappresentativa regionale. Un dato che parla da solo che giocatrice di un certo livello, e quindi erano spiazzate in alcuni ruoli, come negli esterni. Nonostante tutto sono riuscite a tenere testa al campionato, sono state brave dimostrando tanto impegno e disponibilità al sacrificio, purtroppo non sono state ricompensate dai risultati, ma questo arriverà sicuramente nella prossima stagione, perché l’esperienza che hanno avuto quest’estate è sicuramente formativa”. adesso che tipo di allenamento state facendo? “Fino alla fine dell’anno ci concentriamo esclusivamente sulla preparazione atletica, ad anno nuovo, come di consueto, inizieremo anche con quella tecnica”. Chi vuoi ringraziare? “Naturalmente i nostri sponsor che ci permettono di fare il campionato, come Scotto Pubblicità per le grandi e la Farmaceutica Tuscafarm per le under 21”.

È stata una bella esperienza, le ragazze si sono confrontate con le colleghe d’oltreoceano, ed anche gli americani ci hanno fatto molti complimenti per le nostre atlete e le ragazze più giovani stanno crescendo bene”. Quante partite avete giocato con le americane? “Abbiamo fatto due gironi per un totale di 4 partite. È stata una bella esperienza, le ragazze si sono confrontate con le colleghe d’oltreoceano, ed anche gli americani ci hanno fatto molti complimenti per le nostre atlete”. Sono le ragazze che vennero anche la scorsa estate? “No, ogni anno cambiano, perché i college americani selezionano una squadra fra le più brave del momento e per premio le portano in giro per l’Italia a confrontarsi con le nostre squadre maggiori”. immagino che sia stata anche l’occasione per fare un po’ di festa tutte insieme. “Certo, abbiamo fatto un party con lo scambio delle maglie, delle divise, delle bandiere e dei gagliardetti. Sono 5 anni che le americane vengo per giocare e ci

A sx Giulia Catalano, lanciatrice partente serie B, con Federica Baule, anche lei lanciatrice partente ma under 21


Immersioni estive nel blu sconfinato DI andrea roSSi ome ogni anno, la stagione estiva è arrivata e la scuola di immersione si appresta a terminare il corso della stagione invernale. L’estate è sinonimo di bel tempo e lunghe giornate soleggiate, che portano con se le giuste condizioni meteomarine per mettere in pratica quanto appreso durante l’inverno.

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In quel momento sei sospeso nell’acqua come tu fossi sospeso nel vuoto Quella che negli ultimi mesi era acqua mista a cloro, adesso è sostituita da un paesaggio blu sconfinato, da lasciare senza fiato anche chi come noi è abituato alle gioie donateci dal mare. La costa livornese offre molti angoli suggestivi ma il nostro preferito è presso gli scogli antistanti la Torre di Calafuria. Qui la scogliera degrada in maniera dolce verso il mare offrendoci il giusto ambiente per prepararci alle immersioni. I momenti che precedono la discesa a mare non sono mai carichi di tensione ed anzi da buon livornesi sono conditi da sfottò e situazioni di ilarità irripetibili. La manovra di vestizione, è sempre carica di emozione perché sancisce la separazione tra il luogo dove l’essere umano è abituato a vivere e muoversi, con l’ambiente marino, luogo dove ogni barriera interposta tra l’uomo e la natura sembra cadere. Adesso tutti gli allievi e soprattutto gli istruttori sono pronti ad entrare in acqua per raggiungere insieme

il punto prefissato per allestire la zona di immersione. La discesa in mare è sempre gradevole, soprattutto in estate, perché il calore accumulato durante la vestizione, viene immediatamente spazzato via dal refrigerio fornito dall’acqua. Nonostante siano anni che collaboro nella scuola, ogni immersione per me è sempre una sorpresa, perché la gioia mista a tensione presente negli occhi delle persone intorno a me, riescono sempre a darmi la carica necessaria per trasmettere la mia passione agli altri. Arrivati alla zona prescelta, cominciamo ad allestire la struttura che ci permetterà di scendere in tutta sicurezza su fondali che in quella zona arrivano rapidamente anche ad oltre 20 metri.

La costa livornese offre molti angoli suggestivi ma il nostro preferito è presso gli scogli antistanti la Torre di Calafuria È arrivato il momento di cominciare ed il primo tuffo è scandito da momenti di ricerca di concentrazione e giusto ritmo respiratorio che culminano con un ultimo atto respiratorio. Ecco la discesa è cominciata e le pinne si sono immerse completamente in acqua. Accanto a te hai solo il cavo che guardi con rispetto e curiosità e lo osservi mentre il tuo corpo comincia a fendere l’acqua sempre più verso il basso. I metri passano veloce-

Cica Sub

Un’apnea al mare per il Cica Sub

mente, non stiamo ricercando nessun record per cui si tratta sempre di quote basse, ed il piattello designa il punto massimo da raggiungere. In quel momento sei sospeso nell’acqua come tu fossi sospeso nel vuoto; alzando gli occhi alla superficie ti rendi conto che il tuo sforzo, seppur inferiore a quello compiuto dai grandi campioni, ti ha portato lontano dal tua habitat naturale e sei riuscito ad arrivare dove prima non avresti mai pensato.

Una enorme colonna di acqua ti sovrasta e potrebbe intimidire anche il più esperto, ma hai passato gli ultimi mesi a fare esercizi per sapere cosa fare in questi momenti Una enorme colonna di acqua ti sovrasta e potrebbe intimidire anche il più esperto, ma hai passato gli ultimi mesi a fare esercizi per sapere cosa fare in questi momenti per cui, lentamente cominci la risalita guardando sempre il cavo davanti a te. La pressione dell’acqua sul tuo corpo torna a farsi più leggera e le gambe degli altri allievi intorno a te ti fanno capire che stai per arrivare in superficie; eccoti tornato nel tuo ambiente naturale, ma l’emozione che hai appena provato, ti spinge a prepararti per una nuova immersione. Gli esercizi si susseguono senza sosta, e la dedizione mostrata dagli istruttori è alla pari dell’impegno profuso dagli allievi per mettere in pratica quanto ripetuto innumerevoli volte durante l’inverno in piscina. Purtroppo la stanchezza sopraggiunge ed il momento di tornare con i piedi per terra è sancito sempre da sorrisi misti a tristezza. Ma niente è perduto perché anche la prossima volta il mare sarà lì pronto ad accoglierci. Nelle immagini Consegna brevetti Apnea & AR 2015

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dal 1971

Il Presidende della Cooper Livorno Gino Gori, premia Camilla Serra Miss Cooper 2015


Venticinquesima edizione tutta dedicata al mare DI MarCo SilveSTri n pubblico eccezionale per due serate consecutive all’insegna della moda, della musica, della danza, della comicità e della bellezza femminile (non soltanto esteriore). Tanta gente in età eterogenea, tanti operatori del settore spettacolo alla ricerca di nuovi talenti, tante famiglie al completo, nonne comprese, ad applaudire e commuoversi per le sfilate in costume e in abito da sera delle venticinque bimbe di scoglio finaliste di Miss Livorno 2015 XXV edizione.

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la concezione più ampia del termine), offrendosi come spazio ideale per una manifestazione che da venticinque anni è entrata ogni anno di più nel cuore e nella simpatia della città labronica. In un contesto scenografico ispirato al mare, con reti da pesca e conchiglie a far da cornice alla passerella ed in un “palinsesto” di serate ricco di attrazioni e momenti di spettacolo, le protagoniste indiscusse sono state comunque loro, le ragazze giunte alla fase finale di Miss Livorno dopo due mesi di selezioni, prove, sfilate nei locali e sulle spiagge del litorale livornese e pisano, provini video-fotografici, sessioni di trucco, estetica e di acconciatura. Per loro la prima delle due serate finali si è rivelata anche una opportunità per mettersi alla prova come cantanti e ballerine: la Cronosax Livorno, infatti, associazione aderente alle Acli che ha ideato e cura da sempre la manifestazione (guidata da Marco Silvestri e Riccardo Rossato, oltre che dal coordinatore eventi Stefano Salvini), ha istituito un vero e proprio “talent” tra le Miss, tendenzialmente finalizzato a metterne in risalto le qualità artistiche al di là della bellezza puramente fisica. Tra le tante fasce assegnate, una in particolare ha toccato la sensibilità

li Miss Fonti del Corallo, Miss Il Tirreno, Miss Caprilli, Miss Promosport, Miss Almanacco dello sport, Miss Social, Fashion Girl Simona acconciature (coiffeur ufficiale di Miss Livorno 2015), Make up girl La Gardenia (esclusivista per il trucco), Miss

Miss Livorno

Miss livorno 2015, linda Sonetti… la Miss dei sogni

Ci sono stati attimi di commozione per il titolo di “Miss delle Miss”, aggiudicato attraverso i voti delle stesse ragazze finaliste, dedicato alla memoria di Ilaria Carella Crilà (fornitrice della linea costumi). E tra un ospite e l’altro (le Five sisters reduci da X Factor, alcune giovani cantanti, gli atleti dello Zen Club, i ballerini dell’Accademia della danza, il cabarettista Michele Crestacci), si è giunti alla proclamazione tanto attesa di Miss Livorno 2015: quando il poliedrico ed affabulatore Alby, presentatore storico delle Miss labroniche ha pronunciato il suo nome, tutte le ragazze si sono strette intorno a lei, a Linda Sonetti, diciottenne studentessa del Cecioni, sommersa dai coriandoli sparati dai lati della Terrazza, dagli applausi, dai baci e ab-

Una manifestazione che da sempre invita a sognare, a valorizzare le “bimbe” livornesi, a far loro assaporare il divertimento di far parte di uno show, senza creare false illusioni Un’edizione veramente speciale, quella che ha avuto il suo epilogo il 21 e 22 agosto scorso alla Terrazza Mascagni, ai piedi del Gazebo, su quella scacchiera affascinante divenuta per l’occasione un palco naturale dal quale l’arte ha trovato espressione attraverso le più varie forme. Ed il lungomare rappresentativo di Livorno, per due sere, si è veramente illuminato di bellezza (nel-

degli oltre cinquemila presenti: ci sono stati attimi di commozione per il titolo di “Miss delle Miss”, aggiudicato attraverso i voti delle stesse ragazze finaliste, dedicato alla memoria di Ilaria Carella, la ragazza tragicamente scomparsa in un incidente stradale durante una vacanza in Calabria a dicembre scorso, ex Miss che aveva partecipato negli anni precedenti al concorso. A seguire, poi, sono state chiamate a ricevere i tanti premi messi in palio dagli organizzatori e dagli sponsor, le vincitrici di oltre quindici titoli, tra i qua-

bracci di quanti avevano scommesso su una sua affermazione e dei tanti, ancora increduli, che non pensavano (fors’anche per scaramanzia) che Linda potesse divenire la reginetta livornese del venticinquennale di Miss Livorno. Un sogno avverato, per lei, in una serata da sogno (anche dal punto di vista meteorologico) in una manifestazione che da sempre invita a sognare, a valorizzare le “bimbe” livornesi, a far loro assaporare il divertimento di far parte di uno show, senza creare false illusioni.

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Miss Livorno 2015

Miss, Miss e ancora Miss: Linda Sonetti si aggiudica molti riconoscimenti per bellezza e capacità na rappresentanza sportiva livornese formata da Letizia Tinghi, Mauro Martelli e Filippo Mannucci ha partecipato alle serate delle Miss perché si parlava di bellezza, ma anche di sport e di talento. Come rappresentanti dell’Almanacco dello Sport hanno premiato Linda Sonetti che le fasce le ha indossate entrambe, infatti, è stata eletta Miss Almanacco dello Sport e Miss Livorno. È un tornado di positività, Linda Sonetti 18 anni ad agosto, ed anche se arriva sempre in ritardo agli appuntamenti riesce a farsi perdonare facilmente con il suo sorriso luminoso. Abbiamo voluto conoscerla meglio e presentarla ai lettori della nostra rivista. raccontaci la cosa che più ti caratterizza. “Ballare. Fin da piccola mi è sempre piaciuto. A due anni guardavo Grease e davanti alla televisione cercavo di imitare i protagonisti. Così mia madre decise di

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farmi frequentare un corso di danza”. Una carriera precocissima. “A tre anni ho cominciato a studiare le danze latino-americane e la classica, a 11 anni ho smesso le latino--americane perché non mi trovavo bene con il mio ballerino e continuai con la classica, moderna e pop. La svolta è arrivata tre anni fa quando ho deciso di iscrivermi all’Accademia della Danza dove ho ricominciato con le latino-americane, che mi erano rimaste nel cuore e mi sono avvicinata anche alle standard, che non avevo mai prtaticato prima e che i miei insegnanti mi hanno fatto subito amare. Adesso mi concentro su queste due discipline e ho lasciato, per motivi di tempo, le altre”. Che scuola frequenti? “Il Liceo Scientifico Cecione ad indirizzo artistico. Mi è sempre piaciuta l’arte e i settori dove si può applicare la fantasia, come il mondo della moda. Sono sempre stata più portata per le materie umaniste,

Sono solare, positiva, vitale e trasmetto tutto questo alle persone che mi sono vicine, e poi sono sensibile, non superficiale, mi piace sentire le emozioni che la vita può donare

Filippo Mannucci, Linda Sonetti e Roberto Scotto 36

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mi piace anche scrivere”. Come vedi il tuo futuro? “Mi piacerebbe entrare al Polimoda di Firenze e fare la stilista. Vorrei però anche diventare una ballerina di un certo livello o fare la modella per le sfilate o per i servizi fotografici. Ma nel mio cassetto ci sono anche altri sogni, come viaggiare”. A raccontarci Linda ci sono anche i suoi insegnanti, Linda Mistretta e Marco Falaschi titolari dell’Accademia della Danza, che raccontano: “Linda ci ha dato molte soddisfazioni. Le danze latino-americane le aveva già praticate da piccola, ma le standard no, ed in pochissimo tempo è diventata bravis-

Linda Sonetti, Miss Almanacco 2015

sima, tanto che con il suo precedente ballerino ha ottenuto ottimi risultati, come l’essersi qualificata ai Campionati italiani nei Dieci Balli, e vincere, due anni fa, i campionati regionali. Tutti l’adoriamo per quello che è. Linda è famosa per i baci e gli abbracci che distribuisce, tutti le vogliono bene dai più piccoli ai più vecchi. Ci ha reso molto orgogliosi quando ha vinto Miss Livorno e questo è sicuramente l’inizio di una bella carriera. Per noi è una delle allieve speciali”. Torniamo a Linda che ascolta con attenzione le parole della sua insegnante, che ha eletto a mentore. Com’è nata l’idea di partecipare a Miss livorno? “L’idea nacque 4 anni fa, per gioco, fu Stefano Salvini a chiedermi di partecipare. Grazie alla spinta dei miei genitori e delle mie amiche decisi di accettare l’invito, per provare una nuova esperienza. Il primo anno, nel 2012 arrivai a pari merito con la prima, avevo 15 anni, ma per un conteggio particolare vinse lei. Poi ho partecipato nuovamente l’anno dopo e quello ancora dopo, perché l’esperienza mi era piaciuta, mi ero divertita e poi un concorso di questo tipo è una grande occasione per fare amicizia. Quest’anno non volevo presentarmi, dopo tre volte mi sembrava giusto smettere, però è stato introdotto anche Miss Livorno Tallent, che mi ha permesso di esibirmi con un ballo latino-americano, e così ho deciso di esserci anche nel 2015”. raccontaci com’è andata? “È stato un momento emozionante, ballare è stato più difficile che non sfilare camminando. Tremavo come una fo-


Miss Livorno 2015

glia, ma è andato tutto bene. Ho poi vinto Miss Almanacco dello Sport e Miss Social Network, perché su facebook ho ottenuto più ‘mi piace’, superando i mille. Ed infine, sono arrivate le finali di Miss Livorno, non mi aspettavo di vincere, avevo calcolato che al massimo sarei arrivata sesta. Quando hanno pronunciato il mio nome, le bimbe mi sono saltate addosso per festeggiarmi ed io ero stordita ed emozionata”.

La danza però mi appassiona molto di più, qui riesco ad essere me stessa, è la cosa che più mi libera e mi fa star bene Tutte queste vittorie a cosa ti danno diritto? “Ho vinto la possibilità di partecipare ad un concorso nazionale che si chiama Io Protagonista, che farò ad aprile. Inoltre sarò in finale a Miss Blu Mare, perché ho vinto una crociera sul Mediterraneo e durante il viaggio, sulla nave, si svolgerà il concorso. Poi ho fatto alcuni servizi fotografici e tante interviste”. Cosa ti ha colpito di più di questa avventura in passerella? “Sicuramente le mie compagne quando mi hanno festeggiato e poi la mia insegnante di danza che mi ha detto che era fiera di

Mauro Martelli, Dario Griselli e Letizia Tinghi presenti in giuria

me, mia madre che non ci credeva e la mia migliore amica che da Londra mi ha trasmesso tutto il suo affetto. Insomma, mi è piaciuto tanto vedere le persone che mi vogliono bene essere sinceramente felici per me”. Come ti descriveresti? “Solare, positiva, vitale e trasmetto tutto questo alle persone che mi sono vicine, e poi sono sensibile, non superficiale, mi piace sentire le emozioni che la vita può donare. Certo, talvolta questo ti espone, rischia di farti diventare fragile, perché la vita porta anche dolori e delusioni, ma va bene così perché non voglio avere un’esistenza piatta. Mi piace sfilare, mi diverte, mi piace condividere con altre ragazze questi momenti. La danza però mi appassiona molto di più, qui riesco ad essere me stessa, è la cosa che più mi libera e mi fa star bene”. Cosa ti aspetti da un rapporto di coppia? “Non credo esista un modello preciso, dipende anche dal momento in cui incontri una persona che ti fa star bene, che ti colpisce per le sue caratteristiche. Non guardo all’aspetto estetico fine a se stesso, ma cerco una persona che sappia rispettarmi, che condivida

Da destra: Linda Mistretta, Linda Sonetti e Marco Falaschi

con me gioie e dolori, e nello stesso tempo che non sia troppo ‘appiccicosa’, nel senso che mi lasci la libertà di vivere e fare le mie scelte. Prima di tutto voglio stare bene con me stessa, essere felice per quello che sono, poi se riesco a trovare qualcuno con cui condividere il tutto, allora sarà ancora più bello. Una coppia la concepisco come due persone autonome e forti, che stanno insieme perché si vogliono bene, sanno parlare di ogni cosa senza giudizi. E tutto questo può venire da una persona esteticamente bella o anche brutta, non cambia niente”. Cosa vuoi dire ai giovani della tua generazione?

A 18 anni credo sia bello vivere la vita lasciandosi andare, pensando ad un futuro bello, senza compromettersi con alcol o droghe “A 18 anni credo sia bello vivere la vita lasciandosi andare, pensando ad un futuro bello, senza compromettersi con alcol o droghe. Dobbiamo riuscire a credere di più nella vita e nelle nostre potenzialità, riuscire a combattere e sacrificarsi di più, per continuare a portare avanti i sogni, senza lasciarsi andare, con la voglia di fare nuove esperienze, vivere nuove emozioni. Anch’io ho avuto momenti difficili, ero depressa, non ero più soddisfatta, vedevo la mia esistenza futile. Ma piano piano mi sono rialzata, grazie ai miei genitori e ai maestri della scuola di danza. Insomma, ci sono passata anch’io e so che se ne può uscire. Questo voglio dire ai miei coetanei che stanno attraversando un brutto periodo”.

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Vela

Primo posto alla preolimpica per Francesco Marrai Un’estate entusiasmante

ca. Non basta qualificare la classe, ma bisogna fare anche un risultato singolarmente che ti permetta di entrare nel gruppo di quelli che hanno dimostrato di avere le capacità per lottare per una medaglia olimpica”.

inalmente una bella e meritata estate per Francesco Marrai, classe Laser, che in quella che viene chiamata preolimpica, ma che potremo definire anche una prova generale delle olimpiadi del prossimo anno, tanto più che si è svolta nelle stesse acque, ha conquistato il primo posto.

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raccontaci i tuoi successi estivi. “Ho iniziato con con un diciassettesimo posto al mondiale in Canada e un ottavo all’europeo in Danimarca. Poi siamo andati direttamente a Rio dove abbiamo fatto qualche giorno di allenamento prima di partecipare alla preolimpica. Il mio obiettivo era quello di arrivare fra i primi 10,

Non basta qualificare la classe, ma bisogna fare anche un risultato singolarmente che ti permetta di entrare nel gruppo di quelli che hanno dimostrato di avere le capacità per lottare per una medaglia olimpica fra i primi 5 l’obiettivo massimo, ed invece è arrivato il primo posto ed è stata la migliore conclusione di stagione che ci poteva essere”. Quale il livello dei tuoi avversari? “Molto alto, essendo una preolimpica c’erano tutti i ragazzi che hanno i numeri per essere il prossimo anno alle olimpiadi di Rio e vincere una medaglia, diciamo che la flotta era schierata al massimo delle sue potenzialità”. Che cosa ti manca per avere la qualificazione alle olimpiadi? “Da normativa un equipaggio deve fare risultati di livello, dimostrando alla Federazione e al Coni di poter fare un risultato alle olimpiadi e fra questi rientra un podio ai mondiali, agli europei e alla preolimpi-

Dire contento sarebbe riduttivo, perché sono più che contento Quindi devi continuare a mantenere il tuo andamento. “Certo. La strada da percorrere verso Rio è ancora lunga e impegnativa”. Come va lo studio? “Sono uno studente di Ingegneria Nautica a La Spezia, ma naturalmente ho rallentato il passo rispetto agli altri, perché la vela mi ha richiesto molto impegno. L’obiettivo ovviamente è quello di concludere ed arrivare alla laurea”. Quanto viaggi? “Molto. Quest’anno non sono mai riuscito a stare a casa più di dieci giorni consecutivi”. Complessivamente sei contento? “Dire contento sarebbe riduttivo, perché sono più che contento. Questo risultato mi ha dato la consapevolezza del mio lavoro e dei risultati che posso ottenere”. Concludiamo con la domanda di rito: chi vuoi ringraziare? “Naturalmente tutto il gruppo sportivo delle Guardia di Finanza, la Federazione italiana Vela che mi dà sempre molta fiducia, i miei sponsor Celadin e Garnell e i supporter Negrinautica, Inkospor, NeilPryde e il Circolo Nautico Livorno”. Nelle immagini Francesco Marrai

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Ciclismo Allievi

a Michael Cerri la maglia di campione toscano La corsa più importante dell’anno per gli allievi DI Mario orSini

trocinio del Coni Regionale e provinciale e dei Comuni di Livorno e di Collesalvetti, la corsa nel ricordo di Ivo Mancini a 100 anni dalla nascita. In cabina di regia con lui: Simone Dardini, Paolo Fruzzetti e il mitico Paolo Quaglierini. A dare il supporto operativo, alla macchina organizzatrice, invece, l’AS Colognole, con Giorgio Bacci e Giuliano Santucci.

Campione del Mondo Ivo Mancini, classe 1915, lo ricordiamo brevemente, è stato uno dei più grandi corridori di Collesalvetti e dintorni di tutti i tempi. L’anno di grazia per lui il 1935.

Per Cerri un successo non casuale ma fortemente voluto. “Volevo vincere ed ho vinto”

Michael Cerri sul primo gradino del podio, Alessandro Iacchi sul secondo e Simone Ventisette sul terzo

toccata vincente di Michael Cerri, nella corsa più importante dell’anno, disputata dalle nostre parti a livello giovanile. Il campioncino di S. Lorenzo alle Corti, con un guizzo degno del miglior Marc Cavendish, ha scritto il proprio nome nel trofeo Ivo Mancini e ha indossato la maglia di campione regionale Allievi. L’epilogo sul lungo rettilineo, a ridosso della pista Ivo Mancini di Stagno, al termine di una gara volata via, senza un attimo di pausa, a oltre 40 Km/h. A pilotare, in maniera egregia, la macchina organizzativa il presidente provinciale della FCI, Luca Casini, cui va anche il merito di aver partorito l’idea di organizzare, con il pa-

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A Roma vinse il campionato italiano dilettanti E un mesetto dopo, in Belgio, per distacco, trionfò nel campionato del mondo, staccando nel finale il francese Robert Charpentier. Ma torniamo alla gara di Stagno. Pronti via ed è subito bagarre, con il gruppo che si allunga e accorcia come un elastico. Sul traguardo volante di Guasticce, Nicolò Leoncini brucia Lorenzo Biagiotti, ma il resto del gruppo rimane incollato alle calcagna. A provare ad accendere la miccia, al primo passaggio da Parrana S. Martino, sono stati Andrea Innocenti e Michael Cerri. Bravissimi a scollinare con una cinquantina di metri di vantaggio. Troppo pochi, però, per fare il vuoto. Nel successivo tratto di falsopiano e discesa, il gruppo si spezza in due tronconi e, in pochi chilometri, il di-


Ivo Mancini, classe 1915, lo ricordiamo brevemente, è stato uno dei più grandi corridori di Collesalvetti e dintorni di tutti i tempi

La partenza

la fettuccia d’arrivo, cerca e trova un pertugio giusto e grazie a una violentissima accelerazione mette tutti d’accordo. Per Cerri un successo non casuale ma fortemente voluto. “Volevo vincere ed ho vinto”. Poi le premiazioni. A portare il saluto del Comune di Livorno, l’assessore allo sport Nicola Perullo. E di quello di Collesalvetti il sindaco Lorenzo Bacci e l’assessora allo sport e vice sindaca Libera Cami-

Ciclismo Allievi

tro il resto della comitiva. Poi il volatone finale. Michael Cerri ai cinquecento metri s’incolla alla ruota magica di Andrea Innocenti e, a un tiro di schioppo dal-

stacco tra attaccanti e ritardatari, diventa incolmabile. Nel successivo e definitivo passaggio sull’asperità di Pietreto valevole anche come GPM, transita per primo Andrea Innocenti, davanti a Daniele Lucherini e Michael Cerri.

L’epilogo sul lungo rettilineo, a ridosso della pista Ivo Mancini di Stagno, al termine di una gara volata via, senza un attimo di pausa, a oltre 40 Km/h L’ultimo tentativo, degno di tale nome, a un paio di chilometri dall’arrivo. Francesco Taddei schizza fuori dal plotone a velocità doppia e guadagna una cinquantina di metri. Il più sveglio a rintuzzare l’attacco è Jacopo Pirone che, però, si trascina die-

Michael Cerri con mamma, babbo e fratellino

ci. Ordine D’Arrivo. 1° Michael Cerri (Coltano Grube Costr.), in 1h e 58’ alla media di 40,169 Km/h, 2° Alessandro Iacchi, 3° Simone Ventisette. Seguono nell’ordine: Geremia Fedeli, Lorenzo Cataldo, Daniele Dovichi, Andrea Innocenti, Francesco Menichetti, Filippo Magli, Tommaso Nencini, tutti con lo stesso tempo. Partiti 118, arrivati 67. Foto di Mario Orsini

La partenza

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La nuova disciplina con la tavola

Sup

Federico esposito ci racconta il sup

termi in gioco con un’altra disciplina con la speranza di tornare a rivivere il sogno olimpico”. ritorniamo al sup. “È una disciplina che arriva dall’America dove si è diffusa da qualche anno, ed è capace di raggiungere i 400 - 500 iscritti alle gare. Anche in Italia si sta facendo strada, alla Coppa Italia ci sono stati circa 70 iscritti, mentre a livello europeo è già ben conosciuta ed apprezzata. A dicembre ci sarà una gara internazionale a Parigi e abbiamo raggiunto i 500 partecipanti in soli 28 minuti dall’apertura delle iscrizioni. È una disciplina che mi piace molto e potrebbe essere una nuova strada per il futuro”.

A livello fisico è molto faticoso, l’unico mezzo di propulsione è il remo ed è piuttosto duro muoversi solo con questo

Federico Esposito con la tavola da sup

estate appena trascorsa ha portato anche delle novità, intese come tali nel nostro ambiente, perché già molto diffuse nel resto del mondo. Non sarà certo sfuggito agli sportivi il diffondersi dello Stand up Paddle, più semplicemente indicato con il suo acronimo Sup, una variante del surf che utilizza una longboard dove si sta in piedi e per spostarsi si usa una pagaia. Uno sport che finalmente è arrivato anche in Italia e a Livorno. Abbiamo chiesto a Federico Esposito, olimpionico di Londra con il windsurf e appassionato di tavole, in ogni forma si presentino, come ha accolta questa nuova disciplina.

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“Ho iniziato a praticare il Sup da otto mesi circa, inizialmente per integrare la mia preparazione nel windsurf, ma poi ho cominciato ad appassionarmi e a vederla come una disciplina con una sua dignità, che vale la pena fare in quanto tale. Ho partecipato alle prime gare, sono arrivati i risultati che mi hanno portato fino al terzo posto nella prima prova di Coppa Italia e a buoni risultati nelle altre tappe, fino alla recente vittoria di una gara internazionale”. approfittiamo per chiederti anche come sta andando la tua preparazione in vista di rio e quale sarà la disciplina con la tavola ammessa alle prossime olimpiadi?

Che tipo di preparazione fisica richiede il sup? “A livello fisico è molto faticoso, l’unico mezzo di propulsione è il remo ed è piuttosto duro muoversi solo con questo. Le tavole sono molto buone, ce ne sono di tutti i tipi, e anche gli atleti meno giovani o con qualche difficoltà possono raggiungere buoni risultati. Personalmente mi ha portato grandi vantaggi soprattutto nelle condizioni di poco vento. Infatti, ho sviluppato meglio l’equilibrio e alcuni muscoli come, ad esempio, quelli stabilizzatori. Adesso la tavola la sento più salda ai piedi”. Prossimi obiettivi? “La gara intenzionale di sup a Parigi sulla Senna a dicembre e poi il mondiale di windsurf a febbraio 2016 in Israele”.

Ho iniziato a praticare il Sup da otto mesi circa, inizialmente per integrare la mia preparazione nel windsurf, ma poi ho iniziato ad appassionarmi

Federico Esposito al centro durante la premiazione di una gara di sup

“Naturalmente mi sto allenando molto, perché le olimpiadi sono un obiettivo molto bello da raggiungere. Dopo Londra c’è stato un periodo in cui sembrava che il windsurf venisse escluso dal Cio a favore del kitesurf, ma poi è rimasto tutto com’era e a Rio ci sarà il windsurf. Alcuni sostengono che alle olimpiadi del 2020 potranno esserci entrambe le discipline. Speriamo, sarebbe molto bello”. Per te che sei un appassionato di entrambe sarà un problema scegliere. “Non credo, con il windsurf ho fatto un lungo percorso e ho raggiunto tutto quello che potevo ottenere, ad esclusione delle olimpiadi che sono stato un sogno raggiunto solo a metà non essendo salito sul podio. Quindi mi piacerebbe anche rimet-

Federico Esposito con la tavola da sup

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Un tetto per continuare a fare attività fisica La simpatica vignetta che spiega il progetto del Prato

l benvenuto a questo mite autunno è stato dato con un evento strepitoso: “Saremo più di 1000” L’evento, si è svolto il 25 settembre al Prato il parco che si affaccia su viale Carducci. Già la conferenza stampa di presentazione, definita un pre-show, quanto sarebbe stato grandioso l’evento, ed infatti, così è stato. Sul palco del Prato si sono alternati i Gary Baldi Bros Circus, il coro Garibaldi d’assalto e il comico Claudio Marmugi. “Saremo più di 1000” è il titolo: un’assonanza di parole che ricorda il grande eroe dei due mondi che idealmente era al Prato a rendere onore alle imprese dei volontari in questo posto ormai caro a molti livornesi. A novembre dello scorso anno iniziò un grande percorso che sa di amore e di condivisione. Il Prato, lo ricordiamo, è una struttura comunale gestita dal Comitato Unitario pro – Handicappati di Livorno (parola brutta e desueta, che ci auspichiamo sia cambiata al più presto

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“Più di mille” le espressioni di solidarietà ricevute

A.S.Ha.Livorno

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DI Sandra MazzinGhi nello statuto dell’associazione!) e necessitava di importanti lavori di manutenzione. Il tetto della palestra dove fanno attività sportiva i ragazzi diversamente abili dell’associazione è in pessime condizioni: ci sono infiltrazioni d’acqua e la spesa per la riparazione si aggira sui 50mila euro. Il Comune non può effettuare questi lavori e tutto lasciava presagire che il decadimento vincesse ancora, come il grave rischio di negare a questi ragazzi un’attività sportiva, che non solo può aiutarli a vivere una vita migliore, ma che rappresenta un momento di socializzazione, al quale loro tengono molto. Allora alcuni volontari hanno deciso di contrastare il degrado e l’abbandono effettuando i lavori per permettere ai ragazzi di continuare la loro attività. E così dal 22 novembre 2014 con un entusiasmo che è aumentato giorno dopo giorno, evento dopo evento, sono iniziati i primi lavori: la potatura del parco, la tinteggiatura delle stanze, la sistemazione dei locali…

“Saremo più di 1000” è il titolo: un’assonanza di parole che ricorda il grande eroe dei due mondi che idealmente era al Prato a rendere onore alle imprese dei volontari

Molti livornesi da quel giorno sono entrati al Prato per la prima volta. E da quel giorno eventi culturali, eventi sportivi, mostre, concerti, hanno incrementato il salvadanaio per avere sempre più vicino quel numero: 50.000 euro.

Alcuni volontari hanno deciso di contrastare il degrado e l’abbandono effettuando i lavori per permettere ai ragazzi di continuare la loro attività Siamo già oltre la metà... Siamo già oltre la metà... ma possiamo dire che questo progetto ha dato l’occasione a tanti cittadini di esprimere la loro solidarietà, un sentimento spesso presente negli animi, ma non facile da indirizzare su una strada. Il Prato è anche questo e il titolo dell’evento “Saremo più di mille”, è stato un fortunato presagio, perché allo spettacolo non siamo arrivati a mille, ma c’è mancato poco e sappiamo con certezza che oggi il nostro obiettivo è condiviso da più di mille cuori.

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Pallavolo

Franco Fabbri e la società Torretta volley Responsabile della Scuola Federale di Pallavolo

Foto di gruppo dei ragazzi della Scuola Federale di Pallavolo

na scuola per imparare a giocare a pallavolo. Sembra una cosa piuttosto naturale e ovvia, eppure non lo è. Franco Fabbri, insegnante di educazione fisica, preparatore atletico di schermitori di alto livello, da oltre 30 anni allenatore di pallavolo e direttore della Scuola Federale di pallavolo della società Torretta Volley e da quest’anno anche direttore tecnico di tutto il settore femminile, ci spiega perché non è così scontato parlare di “scuole”. Che cos’è la Scuola Federale? “La Scuola Federale è nata fra il 2010 e il 2011 per volontà della Federazione, perché le varie commissioni tecniche della nazionale si erano accorte che l’Italia, dopo i successi a livello internazionali aveva avuto un calo di risultati. Dalle ricerche fatte è emerso che ciò è dipeso dall’avere anticipato la specializzazioni nei vari ruoli dei giocatori. Se specializzo in maniera precoce ottengo dei risultati immediati, ma poi nel tempo qualcosa viene a mancare. Questo studio è stato

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Children’s Time 46

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la molla che ha fatto scattare la voglia di far nascere la scuola di pallavolo, in modo che nei settori giovanili siano rispettate le tappe di apprendimento, nelle varie fasce di età, sia nel campo motorio che tecnico. Questo è un principio molto importante dal punto di vista motorio per la crescita dei ragazzi ed anche a livello tecnico, dove ogni giovane atleta deve imparare a fare un po’ tutto. La specializzazione poi ci sarà, al momento giusto”. le caratteristiche di questa scuola? “Intanto dobbiamo dire che al momento è l’unica presente a Livorno ed è nata grazie a Piero Menicucci che insieme a me ha creduto nel progetto e si è impegnato perché si realizzasse. Seguiamo i ragazzi fino all’under 13 e il nostro programma prevede due interventi nelle scuole, uno

Il mio sogno nel cassetto è quello di rimanere con il Torretta anche con un ruolo più importante e riuscire ad offrire un servizio sempre migliore ai giovani alle elementari Micheli e l’altro all’Istituto Santo Spirito. Abbiamo poi i corsi di avviamento alla pallavolo che si svolgono nella palestra delle Sorgenti”. Quanti sono i corsi? “Abbiamo due corsi dai 5 ai 10 anni, seguiti dalle tecniche Alessandra Giuntini e Marina Roncucci coadiuvati da Eleonora Calò e da Valentina Martelli. Poi si passa alla squadra fem-

minile di Minivolley che farà il campionato 3 contro 3 allenata da Jacopo Bosco. E poi nell’under 12 abbiamo una squadra maschile e due femminile, ed infine, una squadra under 13 femminile”. le maggiori soddisfazioni come tecnico di pallavolo? “Devo ringraziare molto la Federazione, quando nel 2000 con Alessandro Lavorenti presidente, mi offrì l’incarico di responsabile degli allenatori della provincia di Livorno, incarico che ho portato avanti per 14 anni e mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone e di diventare docente dei corsi per i nuovi allenatori. Un’altra grande soddisfazione che ho avuto, e che mi ha dato la Federazione provinciale di Livorno è stata quella di fare il selezionatore; per 4 anni ho organizzato il torneo delle Province, mettendo insieme un gruppo competitivo nel maschile, con il quale abbiamo vinto il campionato regionale, ed è stata l’unica volta che questo è successo con il maschile. Poi naturalmente sono stato gratificato molto dall’aver allenato giocatrici che poi sono andate in nazionale e di aver vinto alcuni campionati provinciali”. la soddisfazione più bella come preparatore atletico? “Il rapporto con Andrea Baldini”.

Pallavolo in maschera

Un sogno nel cassetto? “Rimanere con il Torretta Volley, anche con un ruolo più importante, e riuscire ad offrire un servizio sempre migliore ai giovani. La società ha al vertice tre persone: Emilia Crescenzo presidente, il direttore sportivo Piero Menicucci e il segretario Giovanni Bosco. Mentre fra i miei collaboratori voglio ricordare Dino Del Vivo con il suo importante compito di tenere i contatti con la Federazione per elaborare il tipo di attività delle varie squadre: è un po’ lo stratega del nostro gruppo. C’è poi Enrico Chicca, consigliere delegato alla organizzazione e alla gestione dei corsi di avviamento allo sport, e poi la psicologa Patrizia Fabbri, che è mia figlia e cura i rapporti con le famiglie, soprattutto con le squadre degli under 12 e degli under 13”.


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