Il primo «Alfabetum protocollorum» del notaio Francesco Giuliani senior

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Collana: “opuscula n.4”

Il primo «Alfabetum protocollorum» del notaio Francesco Giuliani senior

Francesco Saverio Iatta


Il primo «Alfabetum protocollorum» del notaio Francesco Giuliani senior “Alfabetum Protocollorurm 1 / Mei N[otarii] Fran[cis]ci Juliani / de Conversano”. Al centro della prima ‘carta’ del codice seicentesco che abbiamo in questo momento innanzi agli occhi vi si legge, innanzi tutto, lo stringato incipit che abbiamo appena trascritto. Cui segue, un rigo dopo, posto al centro della stessa ‘carta’, quest’altra preziosa indicazione: ”1596 et 1597”. Immediatamente dopo, in stretto ordine alfabetico, sono poi riportati i nomi di battesimo 2 dei clienti per i quali il notaio Giuliani ha rogato gli ‘istrumenti’ che gli erano stati richiesti tra il 1596 e in parte quelli stilati il 1597. Per assolvere a questa operazione il notaio riporta prima i nomi di battesimo e quindi poi solo dopo i cognomi dei clienti per i quali aveva stilato una stipula, un rogito o uno dei vari negozi pubblici di cui il notaio di antico regime era tenuto a registrarne l’esistenza con un suo atto oppure per la registrazione di “pubbliche testimonianze, che era un rogito molto diffuso in età moderna” 3. Ecco qui di seguito riportati i nominativi del succitato elenco così come questi sono riprodotti subito dopo l’annotazione “1596 et 1597”: “Argentina Capone con Vito e Berar-


dino Capone, fratelli, c. 32 / Antonio Petruzello con Isabella e Vito Carriero, c. 34/ Eodem Antonio con Vito Carriero, c. 37/D[on] Antonello Saccaro con Cola Panarello, c. 64 / Antonio Musto con diversi debitori, c. 125/ Angelo Pignatello con Luca Pignatello, c. 152 / Antonio Musto con Nardo suo f[rat]ello, c. 160 / Agapito de Gregorio con Dorotea Cingara e Gioseppe, suo marito, c. 180 / Alesandro de Franceschi con Gio[vanni] Matteo Cositore, indennità, c. 205 / Aprile Colagrande erede di Portia Murro con il Monastero di S[anta] M[aria] dell'Isola, c. 214 / Angelo Santamaria con il m[agnifi]co Scipione Martucci, c. 235 / Angelo p[rede]tto con Paolo dello Re, c. 236 / Antonia de Bernardo con Donato Scattone, c. 241 / Aprile Colagrande con l'eredi di Portia Murro, c. 247 / Aprile p[rede]tto con notar Pirrantonio Fanelli, c. 249/Alesandro de Franceschi con Gio(vanni) Dom(enico) Giannuzzo, c. 253 /Angelo de Bitetta, annivers[ari]o con il Monastero di S. Franc[esc]o, c. 281/. Subito dopo l’indicazione 1698, riportata al centro della più volte indicata ‘carta’, sono trascritti i seguenti nominativi: “D[on] Angelo Margiotto contra diversi venditori, c. 5 / Antonio Parente con Palma di Colant[oni]o, moglie, c. 7 / Ant[oni]o predetto con Natale Giannuzzo, c. 9 / Alesandro de Alesandro con Paolo dello Cafaro, c.


13 / Angelo S[anta]maria con il R[everendo] Cap[ito]lo e Clero di Conv[ersa]no, c. 24 / Cl[erico] Angelo Conenna con Benedetta e Lucre[zi]a de Benedetta, c. 46 /” dopo di che termina quanto è stato riportato sulla prima ‘carta’ del codice che riporta, al suo apice, l’indicazione «Alfabetum Protocollorurm 4 / Mei N[otarii] Fran[cis]ci Juliani / de Conversano».


Illustrazione n.1: “Il primo foglio dell’Alfabetum protocollorum”


Il codice cui sin qui ci siano riferiti è stato, proprio di recente (dato che forse lo deve rendere ancor più caro ai conversanesi) al centro di una felice operazione di recupero effettuata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari che lo ha rinvenuto, presso un antiquario di Chicago, negli USA, in collaborazione con l'F.B.I. L’«Alfabetum» è quindi stato restituito ai dirigenti dell’Archivio Diocesano di Conversano presso cui, un tempo, il codice doveva essere custodito in quanto conservato insieme a tutti i «protocolli notarili» 5 del Giuliani. Si deve quindi, presumere, che l’«Alfabetum protocollorum» del Giuliani sr sia stato trafugato, ovviamente in maniera dolosa, da un assiduo frequentatore dell’ADC e che quest’ultimo non poteva non essere in contatto con degli antiquari, di norma famelicamente interessati alle ‘carte’ antiche, per mero scopo di lucro. L’«Alfabetum» (di cui intendiamo render conto data la sua peculiare natura quanto anche perché essenzialmente risulta (almeno sino ad ora) essere l’unico codice del genere che sia giunto sino a noi e che per ciò stesso ha quindi un suo tutto particolare valore per la sua singolarità) è stato redatto da Francesco Giuliani senior noto non solo perché è il ‘patriarca’ dei notai Giuliani, che rogarono ‘istrumenti’ nella ‘piazza’ di Con-


versano nel corso del ‘600, ma perché è anche il primo che abbia tentato di compilare una storia di Conversano di cui ci è, purtroppo, giunto un suo lacerto: il «Dal quarto libro dell’Historie di Francesco Giuliani di Conversano» pubblicato, nel 1987, da Angelo Fanelli in appendice alla «Cronotassi episcopale della chiesa di Conversano» 6. L’Alfabetum Protocollorum del Giuliani somma in sé più di un pregio. Questi sono da rivenirsi, innanzi tutto, proprio nella ragione che ne ha dettato la sua realizzazione. “In teoria [infatti] i vari protocolli [notarili] dovevano essere serviti da rubriche alfabetiche, La numerazione della carte era la base per la formazione di queste, su cui i notai dovevano segnare i nomi dei contraenti affinché potessero poi essere rintracciati con facilità1”. Va, inoltre, fatto rilevare che il codice compilato dal Giuliani dovrebbe essere un documento piuttosto raro. L’Alfabetum protocollorum del Giuliani è, infatti, il testimone raro (se non unico per l’area Meridionale?) di una funzionale pratica notarile in uso presso i notai di antico regime 7. Dovrebbe essere raro perché presso l’Archivio Diocesano di Conversano, sebbene si conservi un gran numero di protocolli notarili di notai che hanno rogato nella ‘piazza’ conversa-


nese 8, non esiste nessun altro manoscritto del genere e cioè un codice che come l’Alfabetum protocollorum del Giuliani assolve alle stesse funzioni cui era, senza ombra di dubbio, adibito precipuamente l’Alfabetum protocollorum e, cioè, come una funzionale rubrica atta a reperire con celerità gli atti vergati. Circostanza quest’ultima che ci fa ipotizzare (ma è eventualità tutta da provare) che se non siamo in presenza di un codice di singolare rilievo intrinseco, pur tuttavia l’Alfabetum protocollorum del Giuliani risulta essere il prototipo 9 – lo rimarchiamo: raro - di un codice di cui, molto probabilmente, non ci siano giunti altri simili esemplari. E, per ciò, la sua mera esistenza non solo attesta una pratica che, molto probabilmente, era seguita con diligente cura anche nella ‘piazza’ notarile conversanese ma che il suo ritrovamento risulta ancor più quasi provvidenziale in quando, come si è appena accennato, il codice che contiene l’Alfabetum Protocollorum del Giuliani dovrebbe risultare quasi unico nel suo genere. Infatti il codice del Giuliani prova, in maniera indiscutibile, la cura che i notai conversanesi ponevano nell’approntare rudimentali, ma non per questo meno funzionali, ‘rubriche’ letteralmente indispensabili per rintracciare, il più celermente possibile, i rogiti che man mano stilavano 10.


Infatti nell’Alfabetum protocollorum il Giuliani riporta anno dopo anno, a partire dal 1596 11 - disponendo in ordine alfabetico prima il nome di battesimo (e quindi il cognome del testatore e/o anche il nome del padre del testatore) di chi ha stipulato il rogito e, quindi, di chi, eventualmente, ne beneficia. Accanto a questi primi, essenziali dati il Giuliani riporta subito dopo di seguito, indicandolo con un tratto di penna (tratto che unisce i nomi dei contraenti la stipula), aggiungendovi il numero della prima carta 12 del registrun protocollorum sulla quale era stato trascritto il rogito cui si riferiva la registrazione nella rubrica. Operazione che, ovviamente, seguiva - immediatamente dopo - la redazione dell’atto, e cioè dopo aver tenuto presente l’imbreviatura 13 o minuta 14 dell’atto 15, che terminava con l’apposizione, al suo termine, del signum tabellionis

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del

notaio che lo aveva stilato 17. ‘Imbreviatura’ della ‘stipula’ che il Giuliani, come era prassi consolidata perché prevista dalle leggi che regolavano le funzioni del notaio in Età Moderna nel Regno di Napoli, aveva redatto in presenza degli interessati 18, di almeno due testimoni 19 (“alle donne era non era consentita la sottoscrizione di atti notarili, a meno che non fossero una delle parti in causa 20) e quindi del regio giudice ai contratti 21.


Atti che, per comodità, venivano redatti “per lo più nel tardo pomeriggio, dopo la fine delle attività lavorative. Numerosi erano anche gli atti rogati di notte fra l’ora prima e la terza, corrispondenti all’attuale fascia oraria compresa fra le 18.00 e le 21.000. In quest’ultimo caso i notai e i loro clienti sarebbero stati gli ultimi a recarsi a dormire giacché, tramontato il sole, a parte qualche irriducibile sonnambulo, la stragrande maggioranza della popolazione era andata da tempo a riposo” 22. “Sembra, tuttavia, che gli atti notturni fossero sconsigliati ai notai i quali avrebbero dovuto rogare in quelle ore solo in caso di effettiva necessità” 23. Al contrario la consuetudine di rogare in Calabria, nelle ore notturne, era comunque piuttosto diffusa, anche se le percentuali di stipule notturne si attestano sui livelli pugliesi 24. Si tenga, inoltre, presente che, per legge, nei giorni festivi era fatto divieto ai notai di rogare atti, anche se i giorni festivi, in epoca moderna, erano tantissimi 25. Si aggirava l’ostacolo, nei casi di impellente necessità, chiedendo e quindi ottenendo la relativa licenza alla autorità religiosa del luogo 26. Gli «Alfabeti» sono estremamente utili in quanto fornendo i nominativi delle parti contedenti, permettono di risalire agli atti relativi


L’«Alfabetum Protocollorum» è un manoscritto cartaceo opistografo 27 di cm. 31,5x cm.21 circa. È, attualmente, ‘protetto’ da una coperta cartonata. Questa coperta custodisce i ff. 1r-130v, attualmente, numerati a matita. Il codice si presenta, in attesa del suo restauro, in mediocri condizioni di conservazione. Vi si riscontrano, infatti, diffusi fori da tarlo che intaccano però solo pochi fogli iniziali e finali dell’Alfabetum. Poiché l’«Alfabetum Protocollorum» sta per essere affidato ad una impresa restauratrice l’attuale responsabile dell’ADC non gli ha ancora assegnato la sua definitiva signatura. L’«Alfabetum protocollorum» è costituito da dieci senioni (‘fascicoli’ costituiti da sei fogli). Il primo dei sei fogli, contraddistinto dalla lettera ‘A’ (che rubrica i contraenti di un rogito riportando per primi i nomi di battesimo dei clienti di cui il Giuliani aveva rogato un atto) contiene i ff. 1r-16v; quindi ‘B’ i ff. 18r-23v; ‘C’ i ff. 24r-38r; ‘D’ i ff. 39r-48v; ‘E’ i ff. 49r-50v; ‘F’ i ff. 51r-64r; ‘G’ i ff. 65r-93v; ‘I’ i ff. 94r-97r; ‘L’ i ff. 98r-104r; ‘M’ i ff. 105r-121v; ‘N’ i ff. 122r-128v. Il f. 129r è bianco. Sul f.129v vi sono, invece, alcune annotazioni. I ff. 130r-v contengono, invece, l'e-


lenco dei protocolli rogati dal notaio conversanese, non stilato dal Giuliani. Ne vengono indicati 50 in tutto e datano dal 1596-97 al 1655. Di questi, però, ora, sono, custoditi presso l’ADC 28 solo i protocolli che registrano gli atti rogati dal 1596 al 1644 29. Da quanto abbiamo poco prima fatto rilevare l’«Alfabetum Protocollorum» ci attesta che, nel corso del tempo, si sono smarriti almeno 11 protocolli del Giuliani «senior» e cioè quelli che si riferiscono agli anni che vanno dal 1645 al 1655. Nel f.130v dell’Alfabetum vi è, inoltre, la seguente ‘avvertenza’: “Ci mancano à <sic> questo repertorio le lettere: O. P. Q. R. S. T. V., credo siano disperse, ò <sic> non scritte”. Quanto abbiamo appena trascritto ci fa presupporre (contrariamente a quanto subodora chi ha stilato l’annotazione) che, oltre al codice che abbiamo sommariamente descritto, il Giuliani ne avesse predisposto, e quindi periodicamente aggiornato, anche un secondo. E che, quindi, questo secondo codice rubricasse i nomi di tutti coloro per i quali il Giuliani aveva redatto un rogito. E che, per ciò, in questo secondo volume sarebbero stati rubricati i contraenti di un rogito il cui nome di battesimo iniziava con la ‘O’ per poi proseguire sino alla ‘V’. Circostanza che ci fa presumere che il secondo volume


dell’«Alfabetum» del Giuliani sia andato smarrito. E che, per ciò, sia stato prima regolarmente predisposto quindi poi altrettanto regolarmente aggiornato. In caso contrario il notaio conversanese sarebbe incorso nei rigori della legge che prevedeva, per l’appunto, la tenuta costante e diligente dell’«Alfabetun protocollorum» da parte di ogni notaio e, per ciò, ogni notaio del Regno di Napoli era tenuto a rubricare, con particolare cura, i nomi dei contraenti di ogni strumento. Se al primo volume dell’«Alfabetum protocollorum» seguiva con ogni probabilità un secondo si è autorizzati a presumere che quanto è ora ritornato in possesso dell’ADC è un codice che si deve ritenere mutilo i quanto dello stesso si sono persi i ‘senioni’ che contenevano i nomi di tutti coloro che avevano rogato ‘istrumenti’ presso il Giulinai il cui nome di battesimo iniziava con lettere O. P. Q. R. S. T. V. L’«Alfabetum», come si sarà facilmente intuito, permetteva al Giuliani senior di reperire, con celerità, tutti gli ‘strumenti’ che aveva rogato. Si deve quindi arguire che il Giuliani si era, per tempo, preparato una rudimentale, ma ben funzionale, ‘rubrica’ 30.


L’apice 31 del f.1r dell’«Alfabetum» riporta – di mano del Giuliani – l’indicazione: “Alfabetum Protocollorurm Mei N[otarii] Fran[cis]ci Juliani de Conversano” 32. Questa prima indicazione e la successiva annotazione “1596 et 1597” ci rivelano che, nel momento in cui il Giuliani inizia a redigere il suo «Alfabetum» l’omonimo notaio Francesco Giuliani «junior» 33 che, dopo il Nostro, rogherà atti notarili nella stessa piazza di Conversano 34, non solo non era forse ancora nato, ma che di certo 35 non era stato ancora abilitato alla professione. Circostanza per la quale il primo dei Giuliani che provvide a stipulare rogiti notarili nella piazza di Conversano non avvertì affatto l’esigenza di far seguire al suo nome e cognome anche l’apposizione «senior», mentre il suo omonimo vi sarà, ovviamente, stato indotto, appena inizia a rogare nella stessa piazza e, per ciò, deve per legge far seguire al proprio nome e cognome l’apposizione «junior». Procedura correntemente utilizzata alla quale è ogni notaio costretto per non ingenerare equivoci. Nello stesso momento, anche il nostro Giuliani senior sarà obbligato ad aggiungere nel suo segno tabellionare l’indicazione «senior». Nuovo segno tabellionare che il Giuliani «senior» dovette, da capo, depositare nel registro apposita-


mente istituito 36, come anche aveva dovuto nel momento in cui fu ammesso alla professione. francoiatta@tiscali.it 1

La traduzione letterale è: “Alfabeto dei protocolli”. Ma una ben più libera e per ciò stesso forse più comprensibile traduzione è la seguente: “Elenco alfabetico dei nomi [dei contraenti dei rogiti da me stilati ora conservati nei miei protocolli notarili di cui appresso indico i nomi di battesimo dei contraenti e quindi gli anni rispettivi in cui questi rogiti sono stati da me stilati]. 2 “Dato il carattere fortemente conservatore degli usi burocratici in generale, e di quelli veneziani in particolare, in città si continuò a registrare prima i nomi di persona e quindi i cognomi ed eventualmente la paternità quando l’uso del cognome era oramai diffuso da secoli in tutti gli strati della popolazione, solo qualche notaio all’avanguardia, come Ruggero Mondini, cominciò già nel Settecento a rubricare i contraenti per cognome (cfr. Archivio di Stato di Venezia, Notarile Atti, b 9910). Anche i notai seguirono dunque l’uso imperante per compilare i loro alfabeti, come vennero chiamate queste speciali rubriche, che potevano essere redatte in un unico tomo relativo a più annate sia in piccoli registri verticali a Venezia detti vacchette, di solito coprenti un solo anno, queste erano poi o rilegate con i protocolli o conservate tutte assieme in un’unica busta”, cfr. M. P. Pedani Fabris, Gli atti inter vivos: minute, protocolli e alfabeti in «Veneta auctoritate notarius». Storia del notariato veneziano (15141797), collana ‘ Studi storici sul notariato italiano n. X’,


Consiglio Nazionale del Notariato, Giuffrè, Milano 1996, p.92. 3 Cfr. V. Naymo, Il notaio e le parti contraenti in Notai e notariato in Calabria in Età moderna, collana ‘Storia sociale e religiosa della Sicilia, del Mezzogiorno e dell’Europa mediterranea n.9’, Prefazione di F. Gaudioso, Rubettino, Soveria Mannelli 2008, p.48. 4 Rubriche alfabetiche del genere erano note come anche come “Alfabeti”, cfr., M. P. Pedani Fabris, Gli atti inter vivos: minute, protocolli e alfabeti, op. cit., p.92. 5 Preliminare alla ‘confezione’ dei «protocolli notarili», come è noto, era una prioritaria fase di ineludibili operazioni notarili. A richiesta dell'interessato, infatti, il notaio prima stendeva la minuta dell'atto che gli veniva richiesto e, successivamente, la stessa minuta veniva trascritta «in mundum», ossia in bella copia, e quindi consegnata agli interessati. La raccolta sistematica delle minute degli atti rogati dal notaio finivano quindi con il costituire i «protocolli notarili», i quali, a loro volta, venivano rilegati in volumi e quindi raccoglievano uno o più anni di «protocolli». Per i protocolli notarili conservati nell’ADC non si ha a disposizione che un vecchio, ma non ancora superato, contributo di Marco Lanera per cui cfr. M. Lanera, Archivio storico diocesano di Conversano. Catalogo sommario provvisorio 1981, Castellana 1981. 6 Per Francesco Giuliani senior, notaio[Conversano (BA) 1574 – 1655] cfr. A. Fanizzi, Chi era (il notaio Francesco Giuliani seniore), in l’altroFax quotidiano, 23 settembre 2004; F. Iatta, Una strada per il notaio Giuliani, in l’altroFAX quotidiano, a. II, n. 162, del 23 settembre 2004, p. 4; Id.,


L’attività del notaio Francesco Giuliani, in l’altroFAX quotidiano, a. II, n. 163, del 24 settembre 2004, p. 6; A. Fanizzi, Le Historie di Notar Francesco Giuliani, in Historie edite e inedite di Conversano, collana ‘ crescamus n. 4’, Arti Grafiche Scisci, Conversano 2006, pp. 13-15; F. Iatta, L’antica via “Strada Porta Giuliani”. Un importante tassello ci aiuta a ricostruire la storia della toponomastica conversanese, in FAX, a. XV, del 10 luglio 2010, p.25; Id., Sulle tracce di un enigma seicentesco. Un giallo dal passato che coinvolge un cardinale, un abate e il notaio conversanese Giuliani sr, in FAX, a. XV, del 26 giugno 2010, p. 30; Id., Chi ha scritto la prima storia della città? in Fax, edizione Conversano, a. XV, n.33, del 28 Agosto 2010, p.19; Id., Sulle tracce di un notaio di Antico regime. Francesco Giuliani (1574 – 1644), in FAX, a. XV, n. 34, del 2 settembre 2010, p.28 (prima puntata); Id., Francesco Giuliani un notaio operoso. Seconda ed ultima parte dell’indagine su un notaio di antico regime, in FAX, a. XV, n. 35, dell’11 settembre 2010, p.26; Id., Una strada dedicata al ‘clan’ Giuliani, in FAX, a. XV, del 13 novembre 2010, p.28; F. Giuliani, padre della storia della città, in FAX, a. XV, 27 novembre 2010, p.32; Id, Un componimento del notaio Giuliani (prima puntata), in FAX, a. XVI, del 16 aprile 2011, p.32; Id., Rinvenuti i versi del notaio Giuliani da Gianfranco Scrimieri mentre ricostruiva gli Annali tipografici dello stampatore borgognone Pietro Micheli (seconda puntata), in FAX, a. XVI, del 30 aprile 2011, p. 22; Id., Le relazioni sociali del notaio Giuliani. Rinvenuto, quasi per caso, un componimento laudativo da parte del cultore di storia locale Antonio Fanizzi (terza puntata), in Fax, a. XVI, del 7/05/2011, p.24; Id., Giuliani, rin-


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venuto un scritto. Il testo del componimento dell’illustre notaio in una rara pubblicazione del 600 (quarta ed ultima puntata), in FAX, a. XVI, del 14 maggio 2011, p. 28; Id, Lo scrivano del notaio Giuliani senior (prima puntata), in FAX, a. XVI, del 1 ottobre 2011, p.26; Id., Giuseppe Longo: lo scrivano del ‘600 (seconda puntata), in FAX, a. XVI, dell’8 ottobre 2011, p. 24: Id. Il primo protocollo del notaio Giuliani (prima puntata), in FAX, a. XVI, del 19 novembre 2011, p.26; Id, L’antenato dell’odierno timbro notarile (seconda puntata), in FAX, a. XVI, del 26 novembre 2011, p.28; Id., Giuliani, notaio particolarmente devoto (terza puntata), in Fax, a. XVI, del 10 dicembre 2011, p.38; Id., Il signum tabellionis del Giuliani senior (quarta puntata), in FAX, a. XVI, del 17 dicembre 2011,p.32; Id., I rapporti di parentela tra i Giuliani sr e jr (quinta puntata), in FAX, a. XVI, del 24 dicembre 2011,p. 26; Id., Gli anni di notariato del Giuliani senior (sesta puntata), in FAX, a. XVI, del 31 dicembre 2012,p.26; La funzione dei protocolli notarili (settima puntata), in FAX, a. XVII, del 7 gennaio 2012,p.22; Id., I problematici inizi del notaio Giuliani (ottava puntata), in FAX, a. XVII, del 14 gennaio 2012, p.22; Id., La condizione sociale del notaio nel ‘600 (nona puntata), in FAX, a. XVII, del 21 gennaio 2012,p.24 e Id., Lo status scioeconomico del Giuliani sr (decima ed ultima puntata), in FAX, a. XVII, del 28 gennaio 2012,p.24. Cfr. M. P. Pedani Fabris, Gli atti inter vivos: minute, protocolli e alfabeti in «Veneta auctoritate notarius». Storia del notariato veneziano (1514-1797), collana ‘ Studi storici sul notariato italiano n. X’, Consiglio Nazionale del Notariato, Giuffrè, Milano 1996, p.92.


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Cfr. M. Lanera, Archivio storico diocesano di Conversano. Catalogo sommario provvisorio 1981, A. G. Doge, Castellana Grotte 1981, p.42. Prima di confluire nell’Archivio Diocesano di Conversano le schede, cioè l’insieme dei volumi in cui era raccolta ordinatamente per anno la produzione degli atti dei notai poi confluiti nell’ADC, queste erano prima conservate: «Nel convento di S. Francesco da Paula. Not. Cataldo Aloisio principiò dal 1587 al 1645, e manca il primo [protocollo]. Not. Francesco Giuliani Seniore dall’anno 1596 al 1655. Not. Francescantonio Giuliani iuniores 1636 al 1667. Not. Lonardo Cellino dal 1606 al 1625. Not. Francesco Martucci dal 1500 al 1543. Not. Angelo Manna. Not. Francesco Trombetta dal 1587 al 1588. Not. Pierro Lieggi d’Elia. Not. Lucantonio Giuliano nepos dal 1625 al 1634. Nel Convento del Carmine. Not. Giovanni Vincenzo Giuliani dal 1592 al 1641. Not. Giovanni Antonio Vico dal 1654 al 1713. Not. Lucantonio Giuliani dal 1661 al 1680 in casa di Not. Giambattista Colaleo. Not. Giovanni Antonio Pascale dal 1582 al 1614. Not. Andrea Matteo la Viola dall’anno 1560 al 1572. Not. Francesco Giuliani dal 1633 al 1643 il reportorio in casa Minunni. Nel monastero di S. Benedetto. Not. Giacomantonio Pacelli 1633 al 1686 il repertorio in casa di Minunni. Not. Pierro Sepia 16**. Nel reverendo Capitolo e clero. Not. Nicola Colomba 15**. Nella casa del sig. Accolti Gil. Not. Petrace. Not. Giovanni La Carità in sua casa. Nella casa degli eredi del sig. Francesco Capone. Not. Lucantonio Tatullo. Nella casa del canonico Bonasora. Not. Donato Regina dal 1639 al 43. Not. Giovanni Antonio la Carità. Not. Michele de Michele dal 1572 al 1600, in casa di Not. Miccolis. Not. Nicolantonio Gatta


1692. Not. Vitantonio Bonasora, 1687 al 1731. Nella casa de sig. Esperti. Not. Angelo Polacchi. Not. Benedetto Esperti in casa di Minunni. Not. Pierro Fanelli. Not. Antonio Punizzio. Not. Bernardino del Vecchio. In casa de sig. Minunni. Not. Giovanni Grasso. Not. Pierro Battangelo. Nella casa del sig. Parente. Not. Nicola Maria Parente. Not. Angelo Giulianio in casa del sig. Minunni. Nella casa del sig. Paolo Castelli. Not. Gregorio Centrone di Castellana. Not. Domenico de Marinis. Nella casa del sig. Not. Vito Minunni. Not. Giovanni Minunni porzioni in casa de medesimi Minunni, e porzioni Not. Medico. Not. Antonio Punizio padre d’Angelo esercito dal 1660, al 1701. Not. Angelo Domenico Punizzi in sua casa del sig. Minunni l’anno 1709 al 1756. Not. Vito Minunni in sua casa principia dal 1716, e termina al 1776. Nella casa del sig. Minunni. Not. Giacobbo Fanelli in casa del sig. Minunni. Nel monastero di S. Cosmo. Not. Stefano Gigante. Not. Toma Aloisio 1500. Nella casa d’Annibale lo Fano. Not. Domenico Bassi dal 1741 al 1769. Not. Domenico Caronelli dal 17** sino 17**. Nella casa del canonico don Domenico Medico. Not. Francesco Paolo Medico 1734 al 1777. Not. Giuseppe Luigi Medico 1768 al 1786. Not. Francesco Perrini 1751 al 1800. Not. Domenico Minunni principia dall’anno 1765 al 18**. Not. Nicola Fanelli dal 1775 al 18**. Not. Nicola Miccolis dal 1785. Not. Giuseppe Fanelli dal 1785. Not. Giuseppe Tommaso Manodora dal 1787. Not. Giambattista Colaleo dal 1790. Not. Vito Francesco di Fana dal 1791, Not. Pietro Sciasciulli dal 1794. cfr.: www.archiviodiocesano.info/ADC_conversano/34.htm


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Non risulta che tra le ‘scritture’ del notaio apostolico de Monte vi fosse un Alfabetum protocollorum, cfr. F. Gaudioso, Un prete notaio d’antico regime. I protocolli di Domenco Diego de Monte notaio apostolico in Terra d’Otranto (1697-1732), Prefazione di B. Pellegrino, Università degli Studi di Lecce Pubblicazioni del Dipartimento di Studi storici dal Medio Evo all’Età contemporanea n. 20, Fonti medioevali e moderne per la storia di Terra d’Otranto n. IV sezione diretta da Benedetto Vetere e Bruno Pellegrino, Congedo, Galatina (LE) 1991. In compenso è stato redatto un Apertorium auctorum dei protocolli notarili redatti dal notaio apostolico de Monte, solo dopo la morte dello stesso notaio (cfr. Ibidem, Un prete notaio, op. cit., p.14 nota n.8). Apertorium che “consta di 19 carte e s’arresta al 1730”, cfr. Ibidem. Un prete notaio, op. cit., p.14 nota n.8. 10 Come abbiamo già segnalato “In teoria i vari protocolli dovevano essere tutti serviti da rubriche alfabetiche”, cfr. M. P. Pedani Fabris, «Veneta auctoritate notarius». Storia del notariato veneziano (1514-1797), collana ‘Consiglio nazionale del notariato. Studi storici sul notariato italiano n. X’, Giuffré, Milano 1996, p.92. 11 È la data presumibile in cui il Giuliani inizia a stilare i suoi primi rogiti. È una evidenza quest’ultima ch’è desumibile, riteniamo con un buon margine di probabilità, proprio dall’esiguo numero di rogiti di cui il notaio conversanese trascrive gli estremi sulla prima pagina del suo Alfabetum protocollorum. Addirittura, le prime annotazione riportate suo codice si riferiscono contemporaneamente a ben due anni. I clienti che gli si rivolgono, nel biennio 1596 - 1697, son solo diciassette. A partire, invece, dal 1598 le registrazioni


dei rogiti stilati in favore dei clienti del Giuliani riguardano quelle un anno. “I primi tempi - come ha potuto accertare il Mayno che vanta una pluridecennale stagione di ricerche “rimanevano non facili per qualsiasi notaio durante il primo anno di attività, Tommaso Cavaleri riuscì a redigere soltanto otto contratti”, cfr. V. Maymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, collana ‘Storia e sociale e religiosa della Sicilia, del Mezzogiorno e dell’Europa Mediterranea n.9”, Rubattino, 2008, p.58. 12 “L’uso di numerare le carte dei protocolli notarili è molto antico, tanto che proprio in tali registri si trovano i primi esempi di numerazione araba. A Venezia, fin dal Medioevo, i notai più solerti lo usavano, anche se fu solo nel 1575 che fu formalizzato l’obbligo di segnare i protocolli «carta per carta» affinché non potessero essere poi facilmente manomessi”, cfr. M. P. Pedani Fabris, «Veneta auctoritate notarius», op. cit. p.89. 13 “Per quanto riguarda gli atti inter vivos, in Età Moderna, di solito il notaio, alla presenza delle parti, scriveva la minuta, questa veniva redatta, all’inizio, su fogli sciolti, ma poi, dal 1653, su un quinterno cucito che, dal 1760, doveva avere le carte numerate. L’atto poi veniva trascritto nel protocollo e quindi erano preparati i vari originali per consegnarli alle parti …. Nei casi di contestazione o di errori di trascrizione era la minuta che faceva da fede nei confronti degli atti consegnati alle parti”, cfr. M. P. Pedani Fabris, «Veneta auctoritate notarius», op. cit., p.88. 14 Sulle minute e imbreviature cfr. Notarii. Documenti per la storia del notariato italiano, a c. di A. Petrucci, Milano 1958, pp.526 e B. Pagnin, Per uno studio sulla redazione


del documenti veneziani in Bullettino dell’«Archivio paleografico italiano», n.s.2 - 3/II (1956-57), p. 219. 15 Cfr. V. Maymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit. p.50. 16 “Ogni notaio, nella sottoscrizione, ai vari atti, doveva apporre un proprio segno di riconoscimento, che egli poteva liberamente ideare con la fantasia ma che, una volta adottato e presentato alla commissione esaminatrice, doveva restare identico per tutta la vita. Si trattava – come è ben noto – del cosiddetto signum tabellionorum ossia del segno dei tabellioni o di tabellionato. In quest’ultimo, di solito, ogni notaio inscriveva le proprie iniziali: prima la lettera “N”, abbreviazione del termine notarius, seguita sempre dalle iniziali del nome e cognome …”, cfr. V. Mayno, Notai …, op. cit. p.54. “A Venezia nei segni tabellionari si privilegiò la semplicità e la rapidità del tratto, rifiutando le raffigurazioni complicate con elementi architettonici o zoomorfi”, cfr. M. P. Pedani Fabris, «Veneta auctoritate notarius», op. cit., p.85. Il Nostro Giuliani, forse è appena il caso di sottolinearlo, segue quanto al suo segno tabellionare – ciò che tramandano le consuetudini, in vigore in Età Moderna, nella piazza di Venezia. Sulla tipologia dei signa notarili cfr. A. Pratesi, Genesi e forme del documento Medievale, Roma 1979, pp. 61-63. 17 Per il signum tabellionis adottato dal Giuliani senior cfr. la sua riproduzione che abbiamo inserito nelle illustrazioni fuori testo di questo nostro contributo. 18 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., pp.51-52. 19 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna i, op. cit., p.53


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Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna op. cit., p.53. “La pratica si ritrova anche in altre regioni del Regno, come la Puglia. Sembra che le donne non fossero ammesse alla pratica testimoniale negli atti per infermità di giudizio”, cfr. V. Mayno, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., p.53, nota n.38. Il Naymo rileva la tradizione in F. Gaudioso, Un notaio apostolico d’antico regime i protocolli di Domenico Diego de Monte notaio apostolico in Terra d’Otranto 1697-1732, Galatina 1991, p.34, nota 97. Sempre il Gaudioso rileva che: “La non rilevante presenza di donne tra i clienti dei notai è da attribuirsi, in larga parte, ai vincoli giuridici che ne limitava la facoltà di poter disporre liberamente dei propri beni, se non on il consenso del padre, del marito o dello stesso suocero; cfr. in tal senso, il manoscritto del notaio Giacomo Dragonetti, Appunti sul notariato e sulla stipula dei contratti, conservato in Archivio di Stato di Lecce, Sez. Not. formulari notarili, app. n.10, carte 332 non mumerate”, cfr. F. Gaudioso, Un notaio apostolico d’antico regime, op. cit. p.31, nota n.80. 21 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit. p.53. “Come nel medioevo, il compito [del regio giudice ai contratti] era quello di convalidare l’atto insieme al notaio. Anche in Età Moderna, infatti, il solo notaio non era in grado di conferire la pubblica fede senza l’intervento di un giudice. Va rilevato, tuttavia, che quest’ultimo aveva finito per assumere anche altre funzioni …” per quest’ultime cfr. V. Maymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit. p.53. “La figura del regio giudice sopravvive fino alla fine del XVIII secolo; in quello successivo i notai si


servirono esclusivamente di testimoni”, cfr. V. Maymo, Notai, op. cit. p.53. 22 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., pp.50-51. 23 Cfr. F. Gaudioso, Un notaio apostolico d’antico regime, op. cit., p.34, nota n.94. 24 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., p.50. “Le stipule notturne dovevano, però, essere evitate dai notai:” È cosa utile” – scriveva il Dragonetti – “ponere l’ora, che si stipula lo istrumento per la priorità e posterità di quello, e deve avvertire lo Notaro, se non vi è pericolo e la cosa non porta dilazione non stipulare di notte e se lo si deve stipulare, nella stipula vi si devono far accendere tre lumi, acciò le persone facilmente non s’ingannino”, cfr. G. Dragonetti, Appunti sul notariato e sulla stipula dei contratti, op. cit. 25 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., p.51. 26 Cfr. V. Naymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., p.51. “La formula habita venia che sovente si ritrova espressa, indicava che era stata ottenuta tale dispensa per stipulare, benché ci si trovasse di un giorno festivo. Altre espressioni quali habita venia ob die festum, oppure ob die dominicale, o ancora habita venia ab ordinario loci venivano adoperate dai notai più precisi”, cfr. V. Maymo, Notai e notariato in Calabria in Età Moderna, op. cit., p.51. 27 “Opistografo: Quando il foglio è impegnato nel recto e nel verso della scrittura”, cfr. A. Caterino, Nel mondo delle libro e delle biblioteche, Bari 1966, p.36


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Cfr. M. Lanera, Archivio storico diocesano di Conversano. Catalogo sommario provvisorio 1981, A. G. Doge, Castellana Grotte 1981, p.42 29 Questi stessi protocolli, prima di essere acquisti dall’ADC, erano stati depositati: “Nel convento di S. Francesco da Paula” cfr.: www.archiviodiocesano.info/ADC_conversano/34.htm 30 Rubrica: “libretto, quaderno con margini scalettati e fogli contrassegnati da lettere dell'alfabeto poste in ordine progressivo, usato per segnare indirizzi o appunti”, cfr. Vocabolario on line della Treccani, cfr. www.treccani.it 31 Apice, s.m., la parte più alta, cima, punta, cfr. Vocabolario on line della Treccani, cfr. www.treccani.it 32 La traduzione dell’incipit dell’Alfabetum protocollorum sciolta delle sue abbreviazioni è la seguente: “Alfabeto dei miei protocolli Notaio Francesco Giuliani di Conversano”. A questa prima indicazione segue l’anno e/o gli anni cui si riferisce l’Alfabetum quindi vengono riportati i nomi (e non i cognomi), posti in ordine alfabetico, di coloro per i quali il Giuliani ha redatto un rogito. 33 Il Giuliani cui ci riferiamo ha, infatti, lo steso nome di battesimo e quindi identico cognome del nostro. Pare, inoltre, che il Giuliani «junior» fosse nipote del Giuliani «senior». Devo quest’ultima informazione alla signorile disponibilità del dr Antonio Fanizzi che colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente. 34 Del notaio Francesco Guliani «junior», nell’ADC, sono attualmente custoditi i protocolli notarili che vanno dal 1633 al 1643, cfr. M. Lanera, Archivio, op. cit., p.42. Dati che confortano le indicazioni che abbiamo desunto dall’«Alfabe-


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tum» del Giuliani «senior» anche se il numero dei protocolli del Giuliani «junior» son così pochi che vien naturale presumere che ne siano andati smarriti un buon numero. A meno che il Giuliani «junior» non sia deceduto giovanissimo. La nostra certezza la desumiamo da un semplice dato di fatto. Appena un notaio superava gli esami che lo abilitavano alla professione questi era tenuto, per legge, a depositare il suo signum tabellionis o signum notarii, in un apposito registro, in quanto, il suo signum tabellionis o signum notarii, è la ‘firma’ del notaio che quest’ultimo appone al termine del suo ‘istrumento’ per attestarne espressamente l’autenticità, cfr. Pesani Fabris M. P., Il segno tabellionare in «Veneta auctoritate notarius». Storia del notariato veneziano (15141797), collana ‘ Studi storici sul notariato italiano n. X’, Consiglio Nazionale del Notariato, Giuffrè, Milano 1996, p.85 e Vincenzo Naymo, La redazione degli atti in Notai e notariato in Calabria in Età moderna, collana ‘Storia sociale e religiosa della Sicilia, del Mezzogiorno e dell’Europa mediterranea n.9’, Rubettino, Soveria Mannelli 2008, p.54. Per le implicazioni del caso e quindi la querelle cui accenniamo, cfr. M. P. Pedani Fabris, «Veneta actoritate notarius», op. cit., p. 85-87.


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