Archivivi Comunità - Uno 2012

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Commento di Flavio P etrini

I soci di Archivivi - Uscita 1

Ugo Marinelli Commento di Pia Bacchielli Il braccio abbandonato, i capelli che ricadono da un lato formando una macchia scura che constrasta con la luce del volto. E poi l'effetto sgranato, il movimento suggerito da quella mano che sembra sciogliersi nell'opale dell'acqua, i bordi slabbrati che non definiscono l'immagine. Tutto nella foto di M arinelli rimanda a una visione sognata, quasi un incantesimo in cui la donna - come Narciso che si specchia nel fiume - è caduta. Anche il bianco e nero, con la delicata gamma dei grigi, oltrepassa il reale. M arinelli, che si costruisce le macchine da sè e va alla ricerca di pellicole che possano restituirgli l'emozione di scoperte ogni volta sempre nuove, può ben spingersi oltre. Non ha bisogno di appigli per volare.

Commento di Sauro Marini Chi conosce Ugo M arinelli è ormai da tempo abituato alle sue navigazioni fotografiche, che portano l’osservatore in mondi onirici, dove la scarsa nitidezza creata dalla particolare tecnica Pinhole che egli utilizza trasfigura le immagini in rappresentazioni di sogno. M i verrebbe da dire che poco importa il soggetto delle sue immagini, tanto questa morbidezza di linee e di contorni pesa nei suoi scatti; ma questa affermazione costituirebbe una ingiustizia nei confronti dei contenuti e delle storie che lui racconta con le sue foto stenopeiche, contenuti sempre densi ed enigmatici, che portano chi guarda a cercare di penetrare oltre lo strato sensibile della foto e capire cosa si celi dietro lo schermo di ciò che è raffigurato. E’ questo anche il caso del soggetto di questa fotografia, la donna che si sporge dal bordo della barca, con la mano (che si intravede appena per l’effetto del mosso stenopeico) che si tende verso un mare uniforme, privo di increspature, quasi un magma nebbioso che, dopo aver affascinato la donna, sembra quasi volerla trascinare nelle sue profondità per farle scoprire nuovi mondi. M i piace molto l’aspetto compositivo, in particolare la fuga prospettica delle linee della barca sul lato destro e la linea inclinata dell’orizzonte sul lato sinistro, che convergono e

conducono l’occhio dell’osservatore a confluire sul viso della donna; anche i tre minuscoli punti luminosi della collana, pure nella loro piccola dimensione, accendono un punto di interesse che ravviva la parte del corpo femminile, altrimenti troppo grigia. Insomma non so se si è capito, ma per me è una ottima immagine.

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Eccoci qua, cominciamo questa nuova esperienza con la prima immagine presentata; ritengo che non sia una delle più facili da commentare, ma cercherò di dire la mia, e cercherò soprattutto di farmi capire, che a volte è la cosa più difficile. Per cominciare devo fare alcune precisazioni: l'immagine presentata è stata realizzata con una macchina Pinhole, pellicola polaroid o similare; questa tecnica, definita “foto stenopeica”, prevede dei tempi di esposizione molto lunghi, per cui le parti in movimento figurano sfuocate, mentre le parti statiche risultano più nitide. Visto il genere di immagine, la posizione del soggetto sarà sicuramente stata decisa o suggerita dall'autore. Dividerò il mio giudizio in tre parti. TECNICA: su questo aspetto ho poco da dire, dato che la tecnica è particolare e non priva di difficoltà, perciò dal mio punto di vista – vista la mia poca pratica su questo genere - posso dire che mi sembra ben realizzata. NON M I PIACE: tutta la descrizione all’inizio è servita per “scusarmi” per quanto sto per dire; trattandosi di un soggetto in “posa” non apprezzo molto questo tipo di fotografia, come non prediligo la foto in studio, dove la luce, i soggetti, sono studiati a priori dando quasi sempre il risultato voluto. È comunque il mio punto di vista personale. M I PIACE: apprezzo le due parti che dividono il soggetto, la parte superiore, ben definita, “leggibile” l’espressione della ragazza, assorta nei suoi pensieri; la parte inferiore sfocata da un senso di movimento, di fuga, quasi a rappresentare l’abbandono, che collegato nell’insieme da l’idea che la ragazza stia tentando di raggiungere, di afferrare qualcosa che ormai è definitivamente andato in un’altra dimensione dove, passata quella soglia, tutto diventa impalpabile.


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