


Il misterioso sorriso della Gioconda è ciò che ha reso l’omonimo quadro di Leonardo il dipinto più famoso del mondo. Lo si deve allo «sfumato», l’ingegnosa tecnica pittorica di fluide transizioni di colore inventata dal maestro
Arte e tecnologia sono sorelle. Lo dicono già i loro nomi: entrambi i termini derivano dal greco antico «téchné», che significa maestria, perizia artigianale. Per molto tempo non è stata fatta alcuna distinzione tra i due ambiti. L’«artista» Leonardo da Vinci, ad esempio, li rappresentava entrambi: un ingegnere che ha inventato macchine complesse e un disegnatore, pittore e scultore di grande talento.
La tecnologia ha sempre fornito all’arte nuove possibilità espressive: basti pensare alla fusione dei metalli, alla fabbricazione della carta, alle tecniche di stampa, ai nuovi materiali, alla fotografia o ai film. Dal canto suo, l’arte è stata lo specchio di un mondo in continuo cambiamento grazie alle nuove tecnologie e ha sempre stimolato la riflessione critica. Questa interrelazione esiste tutt’oggi: attraverso strumenti digitali, intelligenza artificiale e realtà virtuali, molti artisti mettono in discussione il mondo moderno.
È considerato uno dei più grandi eruditi di tutti i tempi, ha studiato la natura e il corpo umano, ha realizzato dipinti e statue meravigliose e ha inventato macchine da guerra e da volo.
Nato il 15 aprile 1452 ad Anchiano, in Italia Morto il 2 maggio 1519 nel castello di Clos Lucé, Amboise, in Francia
La tecnologia contribuisce a preservare l’ARTE
Per Andreas Buder, direttore del corso di laurea in Conservazione presso la Scuola universitaria d’arte di Berna (HKB), non esiste futuro senza passato: «Il nostro compito è preservare l’arte e i beni culturali per le generazioni future», afferma.
«Siamo un po’ come gli investigatori criminali.»
Che si tratti di architettura, dipinti, sculture, grafici o videoarte, conservare un’opera d’arte significa preservarla per i posteri e mantenerla quanto più possibile identica all’originale. Per farlo, bisogna conoscerla. Infatti, la prima cosa alla quale i conservatori si dedicano è raccogliere quante più informazioni possibili sull’opera in questione. Per farlo serve una profonda conoscenza di un’ampia gamma di discipline. Quali sono i materiali e le tecniche utilizzate? Coincidono con l’epoca in cui si pensa sia stata realizzata l’opera?
Qual è la storia dell’opera, con quale intenzione è stata creata e in che stato si trova? Lo stile, il formato, la gamma di colori usati e le pennellate si addicono all’artista?
materiali e della tecnologia. È per questo che i restauratori collaborano spesso con esperti di altri settori nei cosiddetti gruppi interdisciplinari.
«Il nostro compito è preservare l’arte e i beni culturali per le generazioni future.»
«Se un pittore dipinge prevalentemente paesaggi e improvvisamente ci troviamo di fronte a un ritratto, è logico porsi qualche domanda», afferma Buder. Per rispondere a queste domande, la letteratura, la storia dell’arte e la cultura sono importanti al pari della scienza dei
Analizzare senza distruggere Ma siamo sicuri che l’opera sia originale? I conservatori non perseguono in primo luogo l’obiettivo di scoprire i falsi. Tuttavia, imparano a mettere in dubbio le opere che hanno di fronte e a osservarle attentamente. Il loro compito iniziale, quindi, è cercare indizi e argomentazioni per provare che non si tratti di un falso: «Siamo un po’ come gli investigatori criminali», sostiene Bruder. In questa ricerca di indizi, la tecnologia riveste un ruolo fondamentale, in particolare i moderni metodi di elaborazione delle immagini, che permettono di esaminare le opere d’arte in modo non invasivo, fornen-
do spesso informazioni sorprendenti. Ad esempio, possono rivelare la presenza di un secondo dipinto sotto quello analizzato, cosa che induce a porsi altre domande interessanti: per quale motivo e da chi è stato
coperto il dipinto? Quale delle due versioni conservare? Solo dopo aver risposto a queste domande i conservatori potranno delineare le misure ottimali da adottare per la conservazione o il restauro dell’opera.
Analisi di un dipinto al microscopio. In condizioni di luce normale, si esaminano la struttura, la composizione del dipinto e il supporto del quadro.
I processi tecnologici permettono di esaminare a fondo un oggetto d’arte attraverso l’analisi di colore, collanti, carta, tela, fibre tessili, legno, metallo e pietra. Tali processi forniscono informazioni su composizione, età e stato di conservazione dei materiali utilizzati. Si tratta di un’opera originale o c’è stato un ritocco o un’aggiunta successiva, ad esempio una firma? Lo strato di sporco è vero o è stato aggiunto appositamente a posteriori? Le superfici invecchiate artificialmente sono spesso il primo indizio di un falso.
Molti dei processi di analisi tecnologici utilizzano la luce dello spettro elettromagnetico della parte invisibile all’occhio umano. I raggi X, ad esempio, hanno lunghezze d’onda molto più corte della luce visibile, ma sono anche molto più potenti e capaci di penetrare nei corpi solidi, tanto da poter «vedere» al loro interno. Il procedimento utilizzato con maggiore frequenza prevede le quattro metodologie descritte di seguito.
Nel caso della microfluorescenza a raggi X, un campione viene irradiato con luce ai raggi X. Stimolati dai raggi X gli atomi presenti nel campione emettono anch’essi la luce, diventando così fluorescenti. Poiché questa radiazione è diversa per ogni elemento chimico, è possibile determinare esattamente il materiale di cui è composto il campione.
Oggi, la dea di marmo alta 2,03 metri, risalente a circa 2000 anni fa ma di una bellezza senza tempo, è esposta al Louvre di Parigi.
riflettografia infrarossa
Anche la riflettografia infrarossa, cioè l’irradiazione con luce nello spettro dell’infrarosso, sfrutta il fatto che le onde elettromagnetiche penetrano in un oggetto a diverse profondità e vengono parzialmente assorbite. Ciò permette, ad esempio, di rilevare la presenza del disegno sotto lo strato di colore superficiale, ossia il disegno preparatorio che l’artista ha realizzato con il carboncino, oppure la griglia di linee che un contraffattore ha utilizzato per copiare un’immagine 1:1.
Imaging
Nel caso dell’imaging multispettrale, invece, un oggetto d’arte viene irradiato con luce visibile e invisibile a diverse lunghezze d’onda per ottenere la massima quantità di informazioni. Una geniale evoluzione di questo principio è stata introdotta sul mercato dalla start-up svizzera MATIS: una telecamera multispettrale viene combinata con un algoritmo di elaborazione delle immagini ad apprendimento automatico grazie all’intelligenza artificiale e quindi migliora sempre più nel rilevare le informazioni nascoste nelle opere d’arte.
Infine, il metodo del C14 o del radiocarbonio può essere utilizzato per determinare l’età del materiale organico. Esso si basa sulla misurazione di un isotopo radioattivo del carbonio che viene assorbito da tutti gli esseri viventi finché sono in vita e poi decade nei loro resti. In questo modo è possibile determinare l’età di una tela (fatta di fibre vegetali) o di una tavola di legno su cui è dipinto un quadro.
L’arte è preziosa. Ciò che vale molto denaro viene contraffatto. A volte è fin troppo facile. Perché le persone a cui piace credere di poter acquistare opere d’arte di valore a prezzi stracciati non vanno troppo per il sottile.
Ma in cosa consiste una contraffazione? Chi copia semplicemente un quadro non è ancora un contraffattore. Una copia diventa un falso quando viene realizzata con l’intento di ingannare. Se qualcuno, cioè, vuole far credere ad altri che la sua copia è un’opera d’arte autentica, allora ci troviamo di fronte a una frode.
Smascherare le contraffazioni richiede conoscenza, scienza e una buona dose d’intelletto, oltre a un’attento spirito di osservazione. Ad esempio, verificare che le dimensioni del Dürer trovato a basso costo al mercatino delle pulci corrispondano effettivamente a quelle dell’originale. Conoscenza significa intendersi di storia dell’arte, ad esempio sapere esattamente quali stili e materiali appartengono a quale epoca e a quali artisti. Infine, la scienza
fornisce gli strumenti e i processi d’analisi necessari a svelare ciò che l’occhio nudo da solo non riesce a vedere. Ad esempio, una xilografia in cui la carta è sì antica ma la grafica proviene da una stampante a getto d’inchiostro.
Si inizia sempre con un sospetto La provenienza di un’opera è fondamentale per determinare se sia autentica o contraffatta. Per provenienza si intende la sto -
ria della sua proprietà. Tramite ricevute, fatture, giustificativi di vendita e cataloghi di mostre, la provenienza dimostra nel modo più esaustivo possibile chi siano stati i legittimi proprietari di un’opera d’arte nel corso degli anni. Grazie agli strumenti digitali che consentono di analizzare banche dati e archivi alla velocità della luce, la ricerca sulla provenienza, che prima richiedeva molto tempo, è diventata più semplice. Così, per i contraffattori è diventato più
difficile creare false tracce cartacee talmente convincenti da non far sorgere dubbi nemmeno agli esperti d’arte.
Una volta insorto il dubbio, la presunta opera contraffatta viene analizzata in modo più approfondito. A questo punto entrano in gioco metodi di indagine scientifici (che, per motivi di costo, non vengono utilizzati sistematicamente) con risultati a volte spettacolari.
Sono stati proprio un dubbio e un piccolo errore a incastrare, per esempio, il noto contraffattore tedesco Wolfgang Beltracchi. Molti continuano a considerarlo un genio: per quasi 40 anni Bernacchi è riuscito a contrabbandare sul mercato dell’arte internazionale dipinti provenienti da collezioni fittizie, truffando così milioni di persone. Non si trattava di copie, ma di quadri di famosi espressionisti tedeschi e francesi. Nella fattispecie, i quadri non erano mai esistiti, ma erano realizzati e documentati in modo così perfetto da far credere che lo fossero. La truffa di Beltracchi è stata smascherata quando un acquirente ha fatto esaminare un quadro che si credeva fosse stato dipinto da Heinrich Campendonk. Tra i colori sono state trovate tracce di bianco di titanio, un pigmento che non esisteva ai tempi di Campendonk.
Il valore dell’arte risiede nella sua unicità: di qualsiasi dipinto a olio, qualsiasi statua di marmo esiste un unico esemplare. Il discorso si complica per i disegni o le fotografie che sono facili da riprodurre, cioè da duplicare, con tecniche di stampa (ad esempio xilografia, calcografia, litografia o stampa artistica). In questo caso, più piccola è la tiratura, cioè il numero totale di copie stampate, maggiore è il valore della singola stampa. Ogni stampa è contrassegnata da un numero: ad esempio, 13/230 indica che si tratta della 13a stampa di 230 stampe totali.
Ma come funziona l’arte digitale, la cosiddetta Net Art, ossia quell’arte che non fa uso di pennello e tela, pietra e scalpello o della stampa ma usa gli strumenti dell’era dell’informazione? Quest’arte si basa sugli zeri e uno del codice informatico, pertanto può essere copiata o modificata a piacimento. Con Photoshop, per esempio, è possibile modificare, eliminare o sostituire in un attimo gli elementi di un’immagine digitale. Per molto tempo, quindi, le opere d’arte digitali non hanno po -
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tuto raggiungere il valore di dipinti o sculture.
Oggi, tuttavia, esistono gli NFT e improvvisamente anche l’arte digitale raggiunge prezzi nell’ordine dei milioni. L’acronimo NFT sta per Non-Fungible Token (gettone digitale non riproducibile). Con un NFT, un file digitale (sia esso un file MP4, un video, un meme o un avatar) riceve un timbro digitale di unicità che lo rende univocamente identificabile e lo attribuisce a un unico proprietario. Gli
NFT vengono salvati in una blockchain: le informazioni in essa contenute, quindi, sono archiviate in vari server, pubblicamente visualizzabili e non modificabili. Agli NFT vengono poi aggiunte nuove informazioni, come ad esempio un cambio di proprietà. Di conseguenza, sia la provenienza che l’autenticità di un’opera d’arte NFT sono sempre documentate in modo esaustivo. Questo rende i «Nifties» interessanti anche per il mercato dell’arte tradizionale, in quanto in grado di certificare l’origine e l’autenticità di un’opera
@gettyimages Creare il modello di stampa (al contrario) Distribuire il colore Creare gli stampiUn NFT equivale a un titolo di proprietà digitale. Con un NFT, anche una semplice immagine di pixel diventa un esemplare unico che può esistere in questa forma una sola volta.
Firmare e numerare
con maggiore affidabilità rispetto a un certificato cartaceo. Eppure, l’entusiasmo per gli NFT nell’arte digitale si è già smorzato e non si raggiungono più i prezzi da capogiro come all’inizio del boom.
I danni del tempo
La tela perde consistenza, la vernice si sfalda. Ma anche l’arte digitale non è immune ai danni del tempo. Danni che forse compaiono addirittura più velocemente e sono più gravi. I supporti dati diventano obsoleti e non sono più utiliz-
zabili, così come i lettori, i sistemi operativi e i software. Chi è che oggi saprebbe ancora utilizzare un floppy disk o una cassetta VHS? Qualcuno ha ancora a casa un televisore a tubo catodico in bianco e nero? La breve durata delle opere d’arte digitali interessa musei e collezioni ed è anche un argomento della formazione artistica: chi studia conservazione e restauro alla Scuola universitaria professionale di Berna può specializzarsi in conservazione di materiali e supporti moderni.
Di recente, un’opera creata da un programma di intelligenza artificiale ha vinto un premio. Stiamo forse assistendo alla fine dell’arte creata dall’essere umano? Lo abbiamo chiesto a Sabine Himmelsbach, direttrice della Casa delle arti elettroniche (Haus der Elektronischen Künste, HEK*) di Basilea.
Technoscope: L’IA rende superflui gli artisti?
Sabine Himmelsbach: Assolutamente no!
Perché no?
L’IA crea sempre e solo a partire da dati già esistenti che vengono immessi nel sistema, ovvero con cui viene addestrata. Può essere senz’altro interessante, ma il contributo decisivo lo fornisce l’input umano. Sono i cosiddetti «prompt» (indicazioni d’azione) a tirare fuori qualcosa dal materiale esistente. La creatività, quindi, resta una prerogativa dell’essere umano. Lo dimostrano anche le «prompt battle», il cui scopo è scoprire chi riesce a generare le immagini più belle o sorprendenti a partire da un’IA.
Quindi l’IA da sola non riesce a essere creativa?
Penso che la domanda sia formulata in modo sbagliato. Non si tratta di mettere in competizione uomo e macchina. L’IA è un mezzo utilizzato dagli artisti, uno strumento con cui lavorano e che amplia la
La HEK (www.hek.ch) si dedica alla cultura digitale e alle nuove forme d’arte nell’era dell’informazione, mettendo in risalto l’arte contemporanea che esplora e progetta nuove tecnologie.
loro tavolozza artistica tanto quanto altri strumenti tecnologici. La cosa interessante è vedere cosa uomo e macchina riescono a creare insieme.
E cosa ne sarà degli artisti?
L’IA potrebbe sostituirli?
Un’intelligenza artificiale è in grado di redigere testi molto sensati, ma non può sostituire una risposta umana e riflessiva all’arte contemporanea. Alla fine il concetto di «intelligenza» è semplicemente sbagliato, almeno per ora. Un’IA non sa affatto cosa scrive: è semplicemente uno strumento per l’analisi di dati e il riconoscimento di schemi. Mi auguro, quindi, che le critiche d’arte continuino a essere scritte da qualcuno che sa di cosa sta parlando.
Orientatore scolastico e professionale
Sono molto brava nel disegno e i miei amici mi consigliano di scegliere una scuola d’arte. A me però interessano molto anche l’informatica e le nuove tecnologie. Come posso scegliere un mestiere senza dover rinunciare a una o all’altra via? Matea, 14 anni.
Cara Matea, è fantastico che tu stia già pensando al tuo futuro formativo e professionale e a come combinare la tua passione per l’arte con professioni tecniche. Posso capire quanto possa sembrare un po’ confuso cercare di unire queste due sfere apparentemente diverse, ma voglio rassicurarti che è assolutamente avverabile.
Prima di iniziare a esplorare alcune possibilità di carriera che potrebbero soddisfare entrambe le tue passioni, sappi che flessibilità e creatività sono alla base di questo processo. Combinare il tuo interesse per l’arte con le professioni tecniche richiede un approccio multidisciplinare e l’apertura a diverse opportunità.
Se ami l’arte visiva, potresti considerare una carriera nella grafica digitale e nell’animazione. Questo campo combina l’arte con competenze tecniche nell’uso di software di grafica, animazione 3D e design. Potresti lavorare nell’industria cinematografica, pubblicitaria o dei videogiochi, dando vita alle tue creazioni artistiche attraverso l’anima-
zione digitale. Anche il design industriale è un settore in cui l’arte e la tecnica si incontrano. Questa professione ti consentirebbe di creare prodotti funzionali ma anche esteticamente piacevoli. Potresti lavorare su progetti di design di oggetti di uso quotidiano, mobili o persino veicoli. Non dimentichiamo che anche l’architettura richiede un equilibrio tra creatività e competenze tecniche.
Ricorda che il percorso verso la tua carriera ideale richiederà studio, pratica e dedizione. Esplora queste opzioni, rifletti sui tuoi punti di forza e le tue ambizioni, confrontati con un orientatore o un’orientatrice, parla con i professionisti del settore e cerca opportunità di apprendimento come corsi, stage o progetti personali per sviluppare le tue competenze.
Le carriere artistiche e tecniche stanno evolvendo costantemente, quindi sii disposta a imparare e adattarti. In bocca al lupo nel perseguire il tuo sogno di combinare la tua passione per l’arte con professioni tecniche. Sarà un viaggio emozionante e gratificante!
Dove girano molti soldi, le truffe sono dietro l’angolo: si stima che il 50% di tutte le opere d’arte sia contraffatto o erroneamente attribuito. Secondo UBS, nel 2022 il mercato globale dell’arte avrebbe raggiunto 65,1 miliardi di dollari.
Unodeipittorimaggiormente contraffattiè grandiVincentvanGogh.Persinoin museisonoespostivan Goghlacui autenticitàèdubbia.
450milionididollari:èl’incredibileprezzocon cuinel2017lacasad’astebritannicaChristie’s hamessoall’astail«SalvatorMundi»di LeonardodaVinci.Secondoalcuni esperti,sitrattadelfalsopiùcostosoal
Anche Salvador Dalì pare avere numerosi falsi in giro. Egli stesso non è del tutto innocente, visto che ha firmato migliaia di fogli bianchi. Essere imitato lo lusingava, in quanto vedeva in ciò una prova della sua grandezza.
Nel2019,unuomodiBasileaèstato processatoperavervendutosu oltreInternetacollezionistiamatoriali famosi.3800stampefirmatediartisti Inrealtà,sitrattavadi firmatepagineritagliatedalibrid’artee daluistesso.
Colophon
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Idea e redazione: Ester Elices | Collaboratori di redazione: Christine D’Anna-Huber |
Grafica: Andy Braun | Foto: Adobe Stock | Foto di copertina: Adobe Stock | Traduzione: Weiss traductions |
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