IMPORTANTI DIPINTI ANTICHI, MOBILI E OGGETTI D'ARTE, RARE PORCELLANE ITALIANE, TAPPETI, PIZZI

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VENEZIA 13 DICEMBRE 2009

PALAZZO GIOVANELLI IMPORTANTI DIPINTI ANTICHI MOBILI E OGGETTI D’ARTE RARE PORCELLANE ITALIANE, TAPPETI, PIZZI PROVENIENTI DA RACCOLTE PRIVATE VENETE


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IMPORTANTI DIPINTI ANTICHI MOBILI E OGGETTI D’ARTE RARE PORCELLANE ITALIANE, TAPPETI, PIZZI PROVENIENTI DA RACCOLTE PRIVATE VENETE

SEDUTA UNICA DOMENICA 13 DICEMBRE 2009, ORE 15.30 DAL LOTTO 1 AL LOTTO 214

ESPOSIZIONE DA SABATO 5 A SABATO 12 DICEMBRE 2009 ORARIO 10.00 - 19.00 DOMENICA 13 DICEMBRE 2009 ORARIO 10.00 - 13.00

PALAZZO GIOVANELLI

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SEDUTA UNICA DOMENICA 13 DICEMBRE 2009 ORE 15.30 DAL LOTTO 1 AL LOTTO 214

Tutti i lotti presentati in questa vendita sono sottoposti alle condizioni e commissioni d’asta pubblicate alla fine del catalogo. La partecipazione all’asta presuppone l’integrale accettazione delle stesse. San Marco Casa d’Aste dà l’opportunità a tutti i clienti stranieri di pagare e ritirare i beni presentati in asta, a condizione che questi ottengano il permesso di esportazione. Nel caso lo Stato italiano ponga il veto all’esportazione, la vendita sarà ritenuta nulla.

San Marco Auction House gives the opportunity to all its foreign customers to pay for and collect the goods presented during the auction, provided that the said objects obtain the export permission. If Italy should put a veto on the exportation, the sale will be considered void. All the lots presented in this sale are subjected to the auction conditions and commissions published at the end of the catalogue. The participation in the auction implies their full acceptance.



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GENNARO FAVAI Venezia 1879 – 1958

PUNTA DELLA DOGANA tempera su masonite, cm 70x92,5 firma in basso a destra: G. Favai sul retro antica iscrizione: Dalla finestra di Palazzo Ducale in Venezia / Chiesa Salute Dogana ecc € 3.500-5.500


DA UNA RACCOLTA RODIGINA LOTTI 2 - 40

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PITTORE DELLA CERCHIA DI GAETANO VETTURALI Lucca, fine del XVIII secolo

PAESAGGIO CON ARCHITETTURA CLASSICA olio su tela, cm 46x63 € 1.500-2.000


3

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PITTORE DELLA CERCHIA DI PAOLO PAOLETTI Veneto o Friuli, XVIII secolo

FIORI IN UN CATINO olio su tela, cm 46x60 € 3.000-4.000

4

PITTORE DELLA CERCHIA DI GIUSEPPE BONITO Napoli, XVII secolo

RITRATTO DI GENTILUOMO CON MAZZO DI ROSELLINE olio su tela, cm 77x62 € 4.000-6.000 4


5

PITTORE DELLA CERCHIA DI ANTONIO DIZIANI Venezia, seconda metà del XVIII secolo

PAESAGGIO LACUSTRE CON COSTRUZIONE TURRITA olio su tela, cm 42x57

PAESAGGIO CON PONTE SUL TORRENTE olio su tela, cm 42x57 Entrambi entro cornici modanate in legno dorato dell’epoca. Provenienza: Villa Zilleri dal Verme € 5.000-7.000


6

PITTORE DELLA CERCHIA DI ANTONIO DIZIANI Venezia, seconda metà del XVIII secolo

PAESAGGIO CON CAVALIERE E ARCO IN ROVINA olio su tela, cm 42x57

PAESAGGIO CON ARMENTI SUL PONTE olio su tela, cm 42x57 Entrambi entro cornici modanate e in legno dorato dell’epoca. Provenienza: Villa Zilleri dal Verme € 5.000-7.000


7

PITTORE VENETO DEL XVII SECOLO L’IMPERATORE AUGUSTO olio su tela applicata su tavola, cm 43x32 iscrizioni: D. OCT. AUGUSTUS

L’IMPERATORE TIBERIO olio su tela applicata su tavola, cm 43x32 iscrizioni: TIBERIUS GAL. € 4.000-6.000


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8

PITTORE VENETO DEL XVII SECOLO

9

PITTORE DELLA CERCHIA DI PAOLO ANESI Roma, metà del XVIII secolo

LA PARTENZA DEL FIGLIOL PRODIGO olio su tela, cm 45x60 € 3.000-4.000

PAESAGGIO CON ARCO IN ROVINA olio su tela, cm 28x41 Entro cornice in legno intagliato e dorato dell’epoca. € 4.000-6.000

9


10

PITTORE VENETO-CRETESE DEL XVI SECOLO ADORAZIONE DEI MAGI olio su tavola, cm 41x40 Entro cornice sansovinesca in legno intagliato dell’epoca. € 3.000-4.000

11

PITTORE FIAMMINGO DEL XVII SECOLO VIANDANTE CON CANE E DUE CIUCHI olio su tavola, cm 21x25,5 Entro cornice a guilloché in legno intagliato ed ebanizzato dell’epoca. € 5.000-7.000 10

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12

PITTORE VENETO DEL XVIII SECOLO RITRATTO DI GIOVINETTO DI CASA GIOVANNELLI CON GIUBBA NERA olio su tela, cm 50x39

RITRATTO DI GIOVINETTO DI CASA GIOVANNELLI CON GIUBBA VERDE olio su tela, cm 50x39 € 10.000-12.000


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ANTONIO ZANCHI Este 1631 – Venezia 1722

MADONNA IN GLORIA olio su tela, cm 70x51 Entro cornice modanata in legno parzialmente dorato dell’epoca. € 3.000-4.000


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PITTORE DEL XVIII SECOLO MADONNA ADORANTE IL BAMBINO olio su tela, cm 86x67 € 1.500-2.000

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PITTORE DEL XVII SECOLO ANNUNCIAZIONE olio su tela, cm 91x70 € 1.800-2.500

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GIORGIO ANSELMI Verona 1723 – Lendinara 1797

MADONNA COL BAMBINO olio su tela, cm 72x61 € 5.000-6.000

Giorgio Anselmi fu allievo del Balestra attivo prevalentemente in Veneto, in Lombardia, in Emilia e nel Trentino, il cui percorso artistico può essere ricostruito grazie ad un elenco autografo redatto nel 1773 che censisce tutti i suoi quadri ed affreschi. A Mantova dipinse la cupola della chiesa di Sant'Andrea e alcune sale del Palazzo Ducale e del Palazzo Te, mentre a Lendinara iniziò a dipingere la cupola del duomo dove due anni dopo morì cadendo da una impalcatura. Nonostante fosse anche un attivo decoratore - a Verona dipinse sale e soffitti nei palazzi Canossa, Erbisti e Paletta egli è essenzialmente ricordato per la sua produzione di opere a carattere religioso, tra cui spiccano le cinque tele con Storie del Vecchio Testamento nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Desenzano del Garda e la Gloria di san Zeno custodita nella Parrocchiale di Rivarolo del Re ed Uniti. A tale produzione anche la nostra teletta devozionale può agevolmente essere ricondotta.


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GIOVANNI ANTONIO DE PIERI detto LO ZOPPO Vicenza 1671 – 1751

VERGINE MARIA olio su tela, cm 79x63 € 6.000-8.000

Detto lo Zoppo per una menomazione fisica, Giovanni Antonio De Pieri operò esclusivamente nel territorio della repubblica veneta e fu allievo di Francesco Maffei. Nell’opera che qui si presenta, raffigurante la Vergine in atteggiamento di sorpresa, forse colta nel momento dell’Annunciazione, si evince l’influenza che sul pittore veronese ebbe la grande tradizione dei maestri veneti e il colorismo del Cinquecento, desunti certamente dal maestro che a sua volta aveva risentito del rinnovamento operato a Venezia dal Liss, dal Fetti e dallo Strozzi.


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BOTTEGA DEI MAGANZA Attiva a Vicenza fra XVI e XVII secolo

GESÙ SPOGLIATO olio su tela, cm 110x90 € 6.000-8.000

La tela proposta può agevolmente essere ricondotta alla bottega dei Maganza, senza dubbio il più prolifico atelier pittorico vicentino, le cui opere, realizzate in perfetta sintonia con le istanze controriformiste, sono presenti in numerosi edifici religiosi della città. Il capostipite, Giambattista Maganza il Vecchio (detto il Magagnò), si era formato nella cerchia di Alvise Cornaro e, membro dell'Accademia Olimpica, aveva ideato i costumi per l'Edipo Re, la prima opera rappresentata al Teatro Olimpico. La sua vasta produzione a fresco, volta a decorare molte ville del Vicentino, risente palesemente della lezione di Veronese, Tintoretto e dei Bassano. Alla cultura figurativa veneziana guarderà con attenzione anche il figlio Alessandro, cresciuto nella bottega paterna ma recatosi per alcuni anni a Venezia, ove sembra apprezzare soprattutto l'opera di Palma il Giovane. Come segno di piena adesione allo spirito della Controriforma, rinnega la lezione veronesiana e sceglie tonalità cupe e spente, come si evince dai cinque episodi della Passione di Cristo nel Duomo di Vicenza e nel ciclo per la Cappella del Rosario in Santa Corona, sempre a Vicenza. Sulla sua scia si pongono quattro dei suoi figli: il primogenito Giambattista il Giovane, Marcantonio, Girolamo e Vincenzo; di questi solo Giambattista si distingue per una certa autonomia dal padre, recuperando una tavolozza più ricca e vivace unita al gusto per i dettagli decorativi. Assieme al padre Alessandro realizza parte degli affreschi che decorano la Rotonda, in particolare alcuni riquadri dei soffitti e le Allegorie nella cupola.



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GAETANO GREZLER Verona 1765 – Venezia, post 1839

MADONNA COL BAMBINO CON SAN GIOVANNINO, SAN GIUSEPPE E SAN BERNARDINO DA SIENA olio su tela, cm 91x62 firma e data nella losanga del basamento del trono: G. / Grezler Veronensis / F. / 1801 € 8.000-10.000

Nel panorama dei pittori attivi in Veneto fra Sette e Ottocento spicca Gaetano Grezler, autore oggetto di un succinto profilo da parte di Diego Zannandreis e che solo di recente è stato rivalutato dalla critica. Singolare figura di collezionista di reliquie, egli era originario di Verona e aveva frequentato la bottega del fratellastro di Giambettino Cignaroli, padre Felice, forse fino al 1786, anno in cui il maestro lascia la città scaligera per assumere la carica di vicario del monastero di Isola della Scala. Negli anni successivi Grezler, prima di una sorta di ‘esilio artistico’ a Dignano D’Istria documentato dal 1818, frequenterà attivamente il panorama artistico veneziano, protetto dal patriarca Federico Maria Giovanelli. La nostra paletta, come sottolinea Pavanello, è la sua opera più alta: “la Madonna è un omaggio a Della Rosa, ma san Bernardino ha già i tratti emaciati degli estenuati mistici del primo Ottocento, mentre il trono, con quei gradoni neoquattrocenteschi da trattato prospettico, anticipa il clima purista nello spirito di un Giovanni Chiari, a questa data possibile forse solo a Venezia”. Bibliografia: G. Pavanello, La pittura nel Veneto. L’Ottocento, II, Milano 2002, p. 315, fig. 369



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SCUOLA DI SIMONE CANTARINI XVII secolo

ADORAZIONE DEI MAGI olio su tela, cm 62x48 Entro bella cornice sansovinesca in legno scolpito e dorato dell’epoca € 8.000-10.000


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PITTORE DELLA CERCHIA DI BARTOLOMEO MONTAGNA Veneto, XVI secolo

SACRA FAMIGLIA olio su tavola, cm 43x55 Entro cornice a tabernacolo dell’epoca in legno finemente intagliato. € 8.000-10.000


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PITTORE DELLA CERCHIA DI FRANCESCO RIZZO DA SANTACROCE Veneto, prima metà del XVI secolo

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PITTORE VERONESE DEL XVIII SECOLO VENERE E ADONE olio su tela, cm 61x79

MADONNA DEL ROSARIO COL BAMBINO, SAN ROCCO E UN ALTRO SANTO

VENERE CERCA DI TRATTENERE ADONE

olio su tela, cm 63x83

olio su tela, cm 61x79

€ 4.000-6.000

€ 8.000-10.000


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CHARLES-LOUIS CLERISSEAU Parigi 1721 – 1820

VEDUTA CON ROVINE CLASSICHE E FIGURE olio su tela, cm 74x48 € 8.000-10.000

Viaggiatore, architetto e pittore francese noto per l’efficacia e l’attendibilità delle sue vedute archeologiche, Clerisseau fu allievo di Jacques-François Blondel e, vinto nel 1746 il prix de Rome in architettura, si recò nella città dei papi come pensionante dell’Accademia di Francia, entrando così in contatto con i viaggiatori inglesi. Dopo la parentesi di un viaggio che lo portò in Dalmazia, insieme a Robert Adam per rilevare il Palazzo di Diocleziano, e a Venezia, tornò a Roma nel 1762 e dipinse, soprattutto per i turisti stranieri, una serie di quadri e guazzi di soggetto architettonico, caratterizzati da scenari in cui inserisce rappresentazioni di fantasie all'antica. Ottenuto grande successo in questo genere di vedute, nel 1764, su raccomandazione del Winckelmann, il cardinale Alessandro Albani gli affidò la decorazione di una sala della sua villa e nel 1766 si guadagnò la committenza da parte di padre Le Seur della decorazione della Stanza del pappagallo nel convento di Trinità dei Monti. Sulla scia di questa produzione (che si protrasse anche dopo il successivo rientro a Parigi) e della raccolta di incisioni sulle Antichità della Francia edite nel 1778 si pone la nostra tela che ben esemplifica le due diverse sfaccettature che caratterizzano l’opera dell’artista, diviso tra un approccio scrupoloso e filologicamente fedele di stampo illuministico e un tratto più libero e immaginifico che anticipa oramai la corrente neoclassica. Racchiude il dipinto una cornice coeva in legno intagliato e dorato.



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FRANCESCO LONDONIO Milano 1723 – 1783

CONTADINI CON ARMENTI E CAPRETTE olio su tela, cm 45x60 € 2.800-3.500

Il soggetto e i caratteri stilistici di questa tela suggeriscono di assegnarla a Francesco Londonio, pittore e incisore attivo a Milano nella seconda metà del XVIII secolo, uno dei più significativi esponenti della pittura di genere nel Settecento lombardo sulla scia dei maestri fiamminghi. Essa confluisce nella sua vasta produzione incentrata su paesaggi bucolici, pastori, contadini e animali delle campagne lombarde, di cui peraltro il pittore, anche in ossequio alla committenza, spesso tende ad offrire un’immagine arcadica, con toni cromatici di raffinata delicatezza, piuttosto che una realistica presa diretta dal vero.


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MARGHERITA CAFFI Milano (?) c.a 1650 – 1710

NATURA MORTA DI FIORI olio su tela, cm 59x75 € 10.000-15.000

Nota soprattutto per le sue composizioni di frutta e fiori, Margerita Caffi annovera fra i suoi committenti illustri gli arciduchi del Tirolo (molti suoi dipinti sono infatti ancora oggi in Austria), i re di Spagna e i granduchi di Toscana. Anticipatrice di analoghe briose fantasie floreali riferibili all’ambito del veneziano Francesco Guardi, la Caffi mostra estrema libertà della stesura pittorica; le sue esuberanti composizioni rocaille a ‘maglia larga’ e, come anche in questo caso in cui raffigura un bouquet che appare quasi sospeso sullo sfondo neutro, solitamente caratterizzate da una composizione ‘arruffata’ e volutamente disordinata, riscossero grande fortuna a Milano, città dove la pittrice trascorse gli ultimi anni della sua esistenza e dove diede vita ad una fiorente scuola locale di naturamortisti.


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NICOLA MARIA RECCO Attivo a Napoli nella seconda metà del secolo XVII

NATURA MORTA CON BECCACCE olio su tela, cm 38x49 Firma in basso a destra: Nicola Recco € 6.000-10.000

Si tratta di un’opera autografa di uno dei figli di Giuseppe Recco, Nicola Maria, che attinse a piene mani dal patrimonio iconografico familiare. De Logu aveva una certa considerazione per i suoi dipinti, “notevoli specialmente per i primi piani, meno gli sfondi che sono un po’ sommari”. Le opere di Nicola Maria, interni di cucine ma essenzialmente nature morte di pesci, sono attente nei dettagli e accentuate negli effetti luministici, come nel caso delle nostre tre beccacce adagiate a terra e colpite violentemente dalla luce che piove dall’alto.


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ANGELO MARIA CRIVELLI detto IL CRIVELLONE ?, XVII secolo - Parma 1760

NATURA MORTA DI CACCIAGIONE olio su tela, cm 63x70 € 2.500-3.500


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PITTORE DELLA CERCHIA DI SEBASTIANO BOMBELLI Veneto, prima metà del XVIII secolo

RITRATTO DI GENTILUOMO olio su tela, cm 78x73 € 5.000-7.000


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SEBASTIANO BOMBELLI Udine 1635 - Venezia 1719

RITRATTO DI DAMA olio su tela, cm 83x64 € 6.000-8.000

La bella tela in esame si colloca nell’ambito di quella produzione aulica che, sia pure con esiti formali diversi, costituisce un aspetto assai significativo della ritrattistica veneziana nel corso del Sei e Settecento, trasmettendo l’immagine postuma o reale – come sembra in questo caso – di coloro che ricoprirono una posizione di prestigio sociale nell’ambito della Repubblica. Si tratta di un genere in cui si distinse Sebastiano Bombelli, pittore friulano che a partire dal settimo decennio del Seicento si stabilì in Laguna, dove ottenne grandissimo successo ritraendo soprattutto nobiluomini, condottieri e prelati. A lui si può ben assegnare questo incisivo Ritratto di dama, che reca un’iscrizione non più chiaramente leggibile, sulla destra, dalla quale si evince però la data 1683. Subito colpisce la luminosissima qualità del colore e l’attenta resa dei dettagli; si noti, ad esempio, l’elegante veste rossa della giovane donna rifinita da ricchi inserti in pizzo e frange dorate ad ornare il giro manica, nonché l’elaborata acconciatura e i gioielli di perle. La nobildonna è racchiusa entro un ovale dipinto e il suo volto è indagato con l’acutezza fisionomica e l’espressività psicologica che caratterizza i migliori ritratti di Sebastiano, maestro nell’afferrare l’intimità fisica e spirituale dei suoi personaggi. Racchiude il dipinto la bella cornice coeva in legno intagliato e dorato.


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NICOLA GRASSI (attr.) Formaseo in Carnia 1682 - Venezia 1748

ANNUNCIAZIONE olio su tela, cm 42x34 Entro cornice in legno intagliato e dorato dell’epoca € 10.000-15.000


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NICOLA GRASSI (attr.) Formaseo in Carnia 1682 - Venezia 1748

RIPOSO DALLA FUGA IN EGITTO olio su tela, cm 42x34 Entro cornice in legno intagliato e dorato dell’epoca € 10.000-15.000


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CARLO GRUBACS Perasto 1801 – 1870

IL DOGE SUL BUCINTORO SI DIRIGE VERSO SAN NICOLÒ DI LIDO olio su tela, cm 40x60 € 40.000-60.000

La tela proposta, che reca sul retro un’etichetta con autentica della Pinacoteca Franellich (inv. n. 945), è opera di Carlo Grubacs, vedutista ottocentesco originario della Dalmazia e allievo di un anziano Guardi a Venezia, città dove approda giovanissimo nel 1818. Canaletto, sebbene morto ormai dal 1768, è il suo punto di riferimento e lo vediamo nei soggetti dei suoi quadri che ritraggono scorci ed episodi della Venezia più rappresentativa, nonché dalla tavolozza che privilegia le stesse tonalità azzurro cielo e rosate per le architetture. Epigono, dunque, della grande tradizione settecentesca di Canaletto e di Francesco Guardi, dai quali egli recupera scorci e inquadrature, Grubacs aggiorna i suoi modelli attualizzando i costumi delle numerose e vivacissime macchiette che popolano piazze e fondamente. Lo si evince anche dalla nostra veduta che mostra – con il tipico innaturale allargamento dell’immagine che deriva probabilmente al pittore dall’uso di un supporto ottico – la cerimonia dello Sposalizio del mare dalla riva di Sant’Elena prospiciente il bacino di San Marco, con la solenne processione di imbarcazioni guidate dalla nave del doge, il Bucintoro. Anche in questo caso, il puntuale modello del pittore è la nota tela di analogo soggetto di Francesco Guardi conservata al Louvre (olio su tela, cm 66x100), probabilmente tratta, a sua volta, direttamente da un dipinto di Canaletto.



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LORENZO TIEPOLO Venezia 1736 – Madrid 1776

TESTA DI VECCHIO olio su tela, cm 58x45 € 4.000-6.000

L’assegnazione del dipinto a Lorenzo Tiepolo nasce dal confronto con opere simili che a lui vengono concordemente assegnate dalla critica, quali, ad esempio, la coppia di Teste di vecchi conservate a Ca’ Rezzonico a Venezia o quelle del Martin von Wagner Museum di Wurzburg. Similissima è, infatti, la trattazione del volto anziano incorniciato da barba e capelli canuti e dal floscio copricapo, trattato secondo l’usanza, di derivazione nordica e molto in voga nella Venezia del Settecento, di ritrarre teste di carattere. Racchiude la tela una cornice in legno intagliato e dorato dell’epoca.



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GIOVANNI ANTONIO PELLEGRINI Venezia 1675 -1741

SACRIFICIO DI IFIGENIA olio su tela, cm 134x108,5 € 80.000-120.000

Ifigenia era figlia di Agamemnone, re di Micene e capo della spedizione contro Troia. Egli aveva irritato Diana uccidendo una cerva sacra e per vendetta la dea fece calare la bonaccia sul mare che la flotta dei Greci stava solcando in navigazione verso Troia. Agamennone seppe dal veggente Calcante che Ifigenia doveva essere sacrificata per placare l'ira di Diana, quindi il re fece portare la figlia in Aulide con la scusa di darla in sposa ad Achille. Saputa la verità, la fanciulla accettò il proprio destino per il bene della patria ma, per sua fortuna, quando il sacrificio iniziò, Diana avvolse Ifigenia con una nube e la rapì trasportandola in Tauride (l'attuale Crimea) sul Mar Nero, sostituendola sull’altare con una cerva. L’autore del dipinto, incentrato sullo svenimento di Ifigenia, può essere agevolmente individuato in Giovanni Antonio Pellegrini, pittore veneziano ispirato dai modelli di Sebastiano Ricci e Luca Giordano, attivo a lungo a Londra, in Germania, nei Paesi Bassi e a Parigi e, negli ultimi due decenni di vita, ancora a Venezia. Il formato e il taglio compositivo che porta le figure in primo piano e in piena luminosità sono quelli prediletti dal Pellegrini. La qualità inventiva e della stesura pittorica che appare lievissima, pur in una certa resa volumetrica delle figure, consente di collocare il dipinto in una fase tarda, dopo il rientro a Venezia nei primi anni Venti del pittore; i richiami ai precedenti ricceschi, infatti, di natura ormai superficialmente tipologica, servono piuttosto a far emergere l’autonomia della personalità stilistica di Antonio Pellegrini il quale riesce,

attraverso la sua fantasia cromatica, a fare rivivere la drammatica scena in una visione fuggevole e irreale. La felicità di stile che l’opera esprime in una sorta di levità rococò, nell’alleggerimento descrittivo delle notazioni ambientali, nella sicurezza di scelte e nell’accostamento delle gamme cromatiche chiare e ‘pastello’ in presenza di una luce diffusa, consentono di individuare in essi gli emblemi di una certa modernità, di un aggiornamento ad un gusto internazionale, di cui il pittore poteva farsi promotore nella sua Venezia. Il patetismo che traspare dalla tela in oggetto si rintraccia in opere certe del pittore sempre incentrate su eventi drammatici come il Sacrificio di Polissena di collezione privata a Venezia (cfr. E. Martini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia 1964, tav. 36), Sofonisba riceve da Massinissa la coppa del veleno a Pommerfelden, presso il castello di Schönborn (Baviera), e, soprattutto, il Martirio di santa Caterina del Museo Antoniano di Padova, opera che evoca suggestioni rubesiane. Destinata alla basilica di San’Antonio, quest’ultima era già conclusa nel 1735 e, per la stessa pennellata intrisa di luce, oltre che per la somigliantissima protagonista in deliquio, sembra condividere con il nostro dipinto una cronologia ai primi anni del quarto decennio del secolo, quando il Pellegrini è maggiormente impegnato a Padova alla decorazione della volta del presbiterio di San Tommaso e alla cupola del presbiterio della basilica del Santo, opere purtroppo andate perdute.


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PIETRO LONGHI Venezia 1702 – 1785

L’AMBASCIATA DEL MORO olio su tela, cm 61x50 € 80.000-100.000

La bellissima tela presentata fu ascritta già nel 1946 al pittore veneziano Pietro Longhi da Suida (comunicazione scritta), che sottolinea “the fine pictorial qualities of the present example”. L’attribuzione dell’opera al maestro veneziano è stata confermata in questa occasione da Egidio Martini per “l’altissima qualità pittorica”. Nota lo studioso che “sia lo splendido colore, sia il sicuro e finissimo tocco di pennellata, l’avvicinano ai migliori esiti del pittore, come ad esempio, al Mondo novo della Qerini Stampalia (inv. 440) e al Cavadenti della Pinacoteca di Brera di Milano, opere queste da porre come esecuzione intorno al 1750, cioè in un momento tra i più felici della produzione del pittore”. Come attestano i cronisti a lui contemporanei, solo dopo il 1734 il Longhi si dedica alla pittura di genere, abbandonando, anche se non definitivamente come la storiografia sostiene, il genere storico-mitologico su grande scala per cui godeva buona fama e dedicandosi principalmente a narrare episodi della vita quotidiana dei nobili e dei popolani veneziani in tele di piccolo formato. Furono il viaggio a Bologna e l’accostamento alle opere di Giuseppe Maria Crespi a favorire tale conversione dell’artista che, secondo la testimonianza del figlio Alessandro, “mutò pensiero, ed avendo uno spirito brillante e bizzarro, posesi a dipingere … civili trattenimenti, cioè conversazioni, con ischerzi d’amore, di gelosie, i quali tratti esattamente dal naturale, fecero colpo”. Da motivi di genere, di carattere rustico e contadinesco, ispirati sovente ad esempi fiamminghi ed olandesi, Longhi passò poi alle sue

famose scene di vita veneziana, colte sempre con acutissimo spirito di osservazione e con ironia sottile e garbata, nei palazzi patrizi come nelle abitazioni borghesi e nei campielli della città lagunare. Questo tipo di produzione, in cui appunto metteva in scena “conversazioni, giochi, ridotti, maschere, parlatorj, con tale colorito ed evidenza, che a prima vista riconosconsi le persone e i luoghi rappresentati” (P. Guarienti, in P. A. Orlandi, Abbecedario pittorico …, Venezia 1753), si contano esempi mirabili come il Concerto e la Lezione di ballo delle Gallerie dell’Accademia, la Presentazione al Louvre, lo Svenimento e la Moscacieca della National Gallery di Washington, il Concertino della Pinacoteca di Brera, la Venditrice di ciambelle di Ca’ Rezzonico. A questi si associa la nostra mirabile teletta raffigurante l’Ambasciata del moro in cui una giovane donna riceve una missiva per mano di un giovane saraceno. Essa si rifà alla medesima rappresentazione, sempre autografa del pittore veneziano, conservata al Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico a Venezia (inv. 13011), pressoché delle stesse dimensioni (olio su tela, cm 62x50) e praticamente sovrapponibile alla nostra. I due dipinti condividono una attentissima definizione di tutti i particolari, dalla delicata fattura della veste della dama ricamata a tralci vegetali sul fondo all’audace ed armonioso rosso cinabro dell’abito del moro fino al vasetto con le rose posto sopra il cassettone e al dipinto con un paesaggio e viandanti appeso alla parete.



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FEDERICO CERVELLI Lombardia, XVII secolo

CLEOPATRA olio su tela, cm 75x60 € 15.000-18.000

Dopo aver ricevuto la sua formazione in ambito lombardo, Federico Cervelli è giunto a Venezia poco più che trentenne, città dove il pittore ebbe modo di interessarsi soprattutto alle realizzazioni degli artisti in quel momento particolarmente in auge, Pietro Liberi e Sebastiano Mazzoni, non senza rivolgere anche qualche attenzione al mondo di Luca Giordano, anch’egli transitato in laguna. Da queste diverse influenze Cervelli ricava il suo stile estremamente accattivante, assai dinamico e sensuale, connotato da un naturalismo estremamente intenso, come si evince anche dalla tela che qui si presenta dove dominano quella scioltezza espressiva e quella luminosità cromatica che caratterizzano le sue prove migliori. Occupa il primo piano l’immagine di una bellissima Cleopatra ingioiellata, ripresa in una scena del noto fastoso banchetto con Antonio. Ella è ritratta in abiti discinti mentre si sfila un orecchino con una perla di inestimabile valore che, di lì a poco, verrà disciolta nel vino che poi la regina bevve, ostentando con quel gesto la sua indifferenza alla ricchezza.



38

POMPEO BATONI Lucca 1708 – Roma 1787

RITRATTO DI GENTILUOMO ALLO SCRITTOIO olio su tela, cm 93,5x71,5 firma e data in basso a destra: Anno 1755 d. 13 Aprile / F. P. Batoni / delineavit L. C. […] ætatis mea XLII Anno € 130.000-160.000

Nato a Lucca ma scappato prestissimo a Roma quando non aveva ancora vent’anni per sottrarsi al padre tiranno che lo voleva orafo come lui, Batoni nel suo atelier al centro di Roma riceveva aristocratici e sovrani europei in paziente attesa per farsi ritrarre da lui. Famoso e richiestissimo fino in punto di morte, celebrato dai suoi contemporanei come “il Raffaello dei nostri tempi”, appena sepolto Batoni fu dimenticato persino in l‘Inghilterra, che ne aveva fatto lo specchio della grande aristocrazia e del bel mondo come della piccola nobiltà terriera. Mutava il gusto e il rigore formale e moralistico del neoclassicismo prendeva il sopravvento oscurando la fama del pittore lucchese, ultimo campione della grande tradizione italiana. Pur trattando i generi più diversi e ricevendo, a partire dal 1735, numerose commissioni per pale d’altare, dipinti di soggetto mitologico e di storia, Batoni fu infatti soprattutto straordinariamente popolare come ritrattista; per oltre trent’anni, tra il tramonto di Tiepolo e l’affermarsi di Canova, egli fu considerato il maggiore pittore del suo tempo. Papi e sovrani delle più prestigiose corti del continente si contesero le sue opere, che fossero gli immensi quadri storici e mitologici dove sovrani come Giuseppe II, Federico II o Caterina di Russia proiettavano le proprie aspirazioni riformatrici, o quei bellissimi ritratti, inventati per collegare i

personaggi al loro ambiente. I suoi clienti lo avevano apprezzato, infatti, per la lucida precisione e l’aria di modernità presenti nei suoi ritratti, di cui é significativo esempio questo splendido Ritratto di gentiluomo allo scrittoio, colto in un momento di distrazione dalla scrittura mentre, alzato lo sguardo dalle carte, rimane come in attesa, con la destra sollevata a sorreggere la penna appena intinta nel calamaio. Colpisce immediatamente la sottile e arguta resa psicologica del volto dell’effigiato, colto in una posa volutamente informale e ruotato di tre quarti verso sinistra. Immortalato, come recita l’iscrizione sulle carte, a quarantadue anni, non è escluso che si tratti probabilmente di uno dei tanti gentiluomini - si narra che solo gli inglesi siano stati più di centocinquanta - che, soggiornando a Roma durante il Grand Tour, posarono per il pittore. Condotta con il disegno elegante e la tecnica raffinata che costituiscono il carattere distintivo della ritrattistica del Batoni, la tela é impostata su un raffinato gioco di accordi cromatici: contro un fondale uniformemente scuro, il velluto rosso della giacca dell’effigiato si accende nei sapienti riflessi della luce che sottolineano le pieghe e nel candore dei bianchi dei pizzi della camicia, esaltati a loro volta dal contrasto cromatico con i bruni della pelliccia che profila lo scollo e le maniche della giubba.

38 part.



39

BENEDETTO GENNARI Cento 1633 – Bologna 1715

RITRATTO DI CARLO II olio su tela, cm 124x101,5 € 40.000-50.000

Si tratta di una replica autografa dal dipinto di analogo soggetto eseguito da Benedetto Gennari e conservato presso la Government Art Collection di Londra (1678), descritto dallo stesso pittore come “una mezza figura ritratto del Re che fu poi mandato fuor d’Inghilterra (copiato da uno dei miliori e cangiato alcune cose per farlo riuscir melio)”. Il Gennari, infatti, mostrando il debito nei confronti del maestro Guercino nella morbidezza delle forme e nella elegante compostezza del protagonista ritratto in posa ufficiale, copiò il ritratto dall’originale riferito ad un pittore della scuola di Peter Lely e conservato presso la collezione Sir Gyles Isham (n. 19, Lamport Hall, Northampton) attenendosi al modello, salvo per l’aggiunta della corona reale che si vede sulla sinistra del quadro (entrambe le opere sono riprodotte in: P. Bagni, Benedetto Gennari e la bottega del Guercino, Bologna 1986, cat. 45, 46). Il prototipo della Government Art Collection era stato dipinto in pendant con una tela raffigurante la regina Caterina di Braganza (“vestita però a mia fantasia”), anch’essa conservata nella stessa raccolta londinese; a parte la regina, che si fece ritrarre dal Gennari in altre due occasioni (è documentato un dipinto disperso e uno oggi a Goodwood House, presso Chirchester, quasi sicuramente tratto da un quadro di Jacob Huyusmans ora a Windsor), raramente i regnanti posarono per il Gennari: la gran parte delle effigi reali da lui eseguite risulta infatti derivata da quelle dei ritrattisti di corte. A Londra Benedetto Gennari era arrivato nel 1674 con il conte

bolognese Antonio Giuseppe Zambeccari e con Francesco Riva, anch'egli pittore maturato nella bottega del Guercino. Qui la funzione ufficiale di Benedetto, noto per il suo legame familiare e professionale con il cattolico Guercino, era infatti preminentemente quella di pittore scaro, ed in tal senso fu ampiamente utilizzato dai regnanti Stuart e poi dagli York, principalmente dalle regine Caterina e Maria Beatrice e dal re James II, ma non dal precedente Charles II, l’effigiato della tela qui presentata, che, pur essendo segretamente cattolico, per i suoi appartamenti privati commissionò al Gennari esclusivamente opere di soggetto profano. La fama del Gennari in Inghilterra era nota anche ai contemporanei; il Malvasia infatti scriveva del pittore: "oggi che ciò sto scrivendo, dichiarato pittore della Maestà del Re d'Inghilterra, presso il quale si trova con grande onore e grossa provvisione". Benedetto godette, quindi, di ottima stima da parte dei regnanti che gli garantirono successo e denaro, a dispetto dei tiepidi consensi dimostratigli precedentemente dalla corte parigina. La casa reale lo aveva accolto favorevolmente promettendogli, onde convincerlo a restare, una pensione annua di cinquecento sterline, di cui, tuttavia secondo i documenti dell'epoca, non vide mai un soldo. La commessa più importante per il Gennari arriva nel 1686 quando esegue nove quadri per la cappella di Giacomo II nel palazzo di Whitehall, poi passati in collezioni private in seguito allo smantellamento della cappella negli anni della rivoluzione.



40

BARTOLOMEO SCHEDONI Formigine 1578 – Parma 1615

SACRA FAMIGLIA olio su tavola, cm 53,5x47,5 iscrizioni sul retro: N°17; Schedoni pinxit (o pintor) € 120.000-150.000

Si tratta di una replica autografa del quadro firmato e datato 1613 da Bartolomeo Schedoni che compare citato negli inventari farnesiani del 1693 e 1708 (“una Madonna in atto di parlare con S. Giuseppe. Il Bambino in grembo con croce in mano, e di dietro, S. Gio. Batt.a con iscrizione in fondo: 1613 Bartolomeo Schedoni”), opera coeva ad una incisione nota in tre stati, probabilmente fatta stampare dallo stesso pittore a Roma da Giovanni Giacomo Rossi durante un viaggio della maturità nella città dei papi (fig. 1). Tale viaggio sembrerebbe confermato dalla mancanza di documentazione relativa allo Schedoni nel 1613. E’ probabile che dal medesimo disegno riprodotto in F. Dallasta e C. Cecchinelli, Bartolomeo Schedoni pittore emiliano (Modena 1578 – Parma 1615), Parma 1999, fig. D27, lo Schedoni abbia ricavato sia il materiale per l’incisione sia per il dipinto farnesiano, in entrambi i casi aggiungendo altri personaggi: nell’incisione san Giuseppe e nel dipinto anche san Giovanni Battista. I due genitori conversano, precisamente come esposto negli inventari sopracitati, forse sulla missione del Figlio, il quale, pur essendo bambino, viene presentato nella sua missione di Salvator Mundi. La consapevolezza del Bambino è esplicata dal suo sguardo rivolto altrove, metafora dell’accettazione del proprio destino. Considerazioni formali e stilistiche rimandano alla produzione matura del maestro: la mano destra del san Giuseppe è confrontabile con la mano sinistra della Vergine nella Sacra Famiglia con tavolo da lavoro (Napoli, Palazzo Reale) o con la destra dell’angelo in dialogo con Giuseppe nella medesima pala napoletana. La mano destra della Vergine, inoltre, affonda morbidamente le dita nel panneggio come quella della Madonna col Bambino di San Pietroburgo, che condivide con la nostra anche il taglio prospettico della croce. Significativo risulta poi il paragone con l’incisione tratta da Badalocchio da

fig. 1

un disegno di Schedoni conservato al Gabinetto di disegni e stampe degli Uffizi a Firenze, ove identica è la mano destra della Vergine, simili risultano i panneggi, le pieghe, i particolari iconografici (dal turbante di Maria al gomito di Cristo) e l’intonazione complessiva dei soggetti, consonanti con quelli degli ultimi anni di vita dell’artista. Un altro utile paragone va instaurato, inoltre, con la Sacra Famiglia della collezione Mahon, risalente con tutta probabilità alla fine del 1613 o all’anno successivo, essendo stato un dono di nozze del pittore alla sposa Barbara Saliti. Qui, ove per la figura della Vergine Maria è ipotizzabile l’uso della stessa modella, la forte accentuazione chiaroscurale rimanda alla fase finale del pittore, quando il caravaggismo schedoniano era stato assorbito e si esprimeva nelle grandi pale degli ultimi anni di attività. Questa estrema produzione parmense del pittore si evidenzia immediatamente per la prevalenza di dipinti a soggetto religioso rispetto alla precedente fase modenese (fino al 1607), questo probabilmente per volere del mecenate Ranuccio I Farnese che aveva trovato nello Schedoni il pittore più consono all’espressione della propria devozione, tanto da arrogarsi una sorta di ‘esclusiva’ su di lui, artista aggiornato sui nuovi orientamenti stilistici e iconografici che giungevano da Roma e Milano, capitali della fede cattolica post-conciliare. Da segnalare, sul retro del dipinto qui offerto, due sigilli ovali in ceralacca rossa con gigli e tre stelle a sei punte incorniciati da una ghirlanda vegetale (fig. 2). Bibliografia: F. Dallasta e C. Cecchinelli, Bartolomeo Schedoni a Parma (1607-1615). Pittura e Controriforma alla corte di Ranuccio I Franese, s.l. 2002, p. 76 n. 59, tav. A

fig. 2



DA UN COMPENDIO VENEZIANO LOTTI 41 - 57

41

41

PITTORE DEL XVII SECOLO NATURA MORTA DI FRUTTA olio su rame, cm 30x39 € 4.000-5.000

42

CARLO DOLCI (?) Firenze 1616 - 1686

ORAZIONE NELL’ORTO olio su tela, cm 36x25,5 € 4.000-5.000

42


43

BERNARDO ZILOTTI Borso del Grappa 1716 – Bassano del Grappa 1783

PAESAGGIO MONTANO olio su tela, cm 70x86 € 8.000-9.000

Quella presentata, come ebbe a sottolineare Egidio Martini (comunicazione scritta), è opera di uno dei migliori incisori veneti del Settecento, Bernado Zilotti, anche pittore e collezionista spesse volte confuso, nella raffigurazione dei paesaggi, con Marco Ricci. Lo stesso nostro paesaggio con popolani e pecore ha molti elementi ricceschi: in esso sia gli alberi a sinistra sia il monte a destra e i vari avvallamenti rocciosi del terreno, nonché le figure, sono del tutto simili e corrispondono a quelli delle sue varie incisioni (cfr. F. Bartoluzzi, Bernardo Zilotti 1716-1783. Incisore veneto del '700, Borso del Grappa 1994, fig. 19) e dei suoi disegni (ibidem, fig. 25). Come sottolinea lo studioso, si tratta di “un’opera filologicamente importante, cioè come un primo tentativo di attribuzione finché non si troveranno di questo maestro dei paesaggi maggiormente documentati”.


44

JAN FRANS VAN BLOEMEN detto L’ORIZZONTE Anversa 1662 – Roma 1774

PAESAGGIO CON UNA CONTADINELLA olio su tela, cm 64x77 € 8.000-9.000

Come riconosciuto da Egidio Martini (comunicazione scritta), si tratta di un tipico esempio della produzione matura dell’Orizzonte, verso i primi decenni del Settecento quando, dopo essere giunto a Roma nel 1688, ottenne fin da subito uno straordinario successo per le sue immagini di amplissimi paesaggi nei quali egli propone una natura accogliente, assai serena, per lo più illuminata da tagli radenti di luce che rendono perfettamente leggibili tutti i particolari architettonici e naturali inseriti nelle scene, minuziosamente descritti. Tanto l’apertura paesistica quanto i due alberi a fare da quinte sceniche si ritrovano nella Scena arcadica della campagna romana di collezione privata a Roma e nel Paesaggio laziale della Galleria Doria Panphili; anche la figura della contadinella vestita di bianco con la camicetta azzurra torna in altre opere del pittore come la Veduta del Tevere a Ponte Milvio, all’Accademia di San Luca.


45

ERNESTO DARET Bruxelles, seconda metà del XVII secolo – Padova, dopo il 1694

PAESAGGIO MONTANO CON ARMENTI E UNA CENA olio su tela, cm 70x92 € 10.000-14.000

Si tratta di una tela di Ernesto Daret, come riconosciuto da Egidio Martini (comunicazione scritta). Forse di passaggio a Roma prima di arrivare in Veneto, egli fu pittore piacevolissimo di cui poco sappiamo ma di cui conosciamo vari dipinti quasi tutti databili all’ultimo decennio del Seicento, alcuni dei quali, come quelli del Museo Civico di Bassano, firmati. Molte sue opere ricordano i paesaggi di alcuni pittori “italianizzanti” come Johann Melchior Roos, specialmente per quello che riguarda il modo di trattare gli animali. Sono, le sue, solitamente scene raffiguranti contadini, pastori, animali e casolari, ambientate sullo sfondo di paesaggi con bellissimi cieli e monti azzurri, come nella tela in esame. Qui evidente è l’influenza di Matteo de’ Pitocchi, dell’Eismann e di altri paesisti attivi a Roma; oltre all’invenzione paesaggistica popolata da contadini attorno ad una mensa improvvisata e animali, notiamo il suo peculiare brio, una freschezza di pennellata e una particolare gamma coloristica basata sugli azzurri, i gialli paglierini, i rossi cinabro che, pur conservando in parte un sapore fiammingo, sono da considerare di sostanza veneta, tanto da sembrare precorrere, per il loro carattere agreste, il fare pittorico di Antonio Diziani.


46

PAOLO ANESI Roma 1697 – 1773

PAESAGGIO CON LAGO E FIGURE olio su tela, cm 36x54

PAESAGGIO MONTANO CON FIGURE E ANIMALI olio su tela, cm 36x54 € 16.000-20.000

Le due tele, evidentemente dipinte in pendant per l’identica cifra stilistica, l’omogeneità dei soggetti rappresentati e le identiche dimensioni, sono state ascritte da Egidio Martini (comunicazione scritta) alla maturità di Paolo Anesi, pittore romano allievo del fiorentino Giuseppe Chiari per le figure e per i paesaggi del romano Bernardino Fregioni. Molto apprezzato sia dai committenti italiani che dai viaggiatori stranieri, soprattutto inglesi, in visita in Italia per il “Grand Tour”, nelle sue pitture, generalmente di formato da cavalletto, prevalgono le raffigurazioni di paesaggi fantasiosi o parzialmente ispirati a cose reali, frequentemente attraversati da fiumi o connotati da specchi d’acqua (come in uno dei nostri quadri) che trasmettono una visione calma, resa ancor più serena da una luminosità calda, velata d’accenti tenuemente malinconici. Assai evidenti sono gli influssi sulla sua pittura della cultura figurativa veneta, con palesi richiami ai modi e alle strutture paesistiche di Alessio de Marchis e


Zais. Giova ricordare che l’Anesi fu compagno di studi del paesaggista Andrea Locatelli e amico di Paolo Monaldi, mentre attraverso il limpido magistero vedutistico di Gaspar van Wittel riuscì a raggiungere una considerevole chiarezza compositiva, frutto di una grande maturità artistica, che gli consentì di eseguire i suoi paesaggi in collaborazione anche di Gian Paolo Panini e Pompeo Batoni, autore delle figure. A sostegno del’attribuzione, si vedano i calzanti confronti fra la tela con paesaggio montano, un viandante con cane e due cavalli e il Paesaggio lacustre con il Colosseo di collezione privata e il Paesaggio fantasioso della raccolta Bises di Roma (cfr. A. Busiri Vici, Roma, trittico paesistico romano del Settecento. Paolo Anesi, Paolo Monaldi, Alessio De Marchis, Roma 1976, figg. 21, 23).


47

ANTONIO CALZA Verona 1653 – 1725

BATTAGLIA olio su tela, cm 58x84 € 8.000-9.000

Allievo del Borgognone, l'insigne pittore di battaglie, Calza fu un buon seguace del maestro in questo genere d'arte. Operò in Lombardia e in Toscana e fu poi a Bologna, ove insegnò alla locale Accademia. Tornò infine a Verona, dove sono ricordate varie opere di carattere storico-religioso ed alcuni suoi lavori decorativi in case private, ambito quest’ultimo in cui ben rientra la nostra tela. Questa, realizzata con notevole forza espressiva, richiama la concitazione della mischia dei due Scontri di cavalieri tra cristiani e turchi del Museo di Castelvecchio di Verona. Come notato da Martini, che ne conferma l’attribuzione (comunicazione scritta), “in essi ritroviamo lo stesso modo di concepire la composizione e lo stesso tocco di pennellata del maestro: nel quale però esso si differenzia per una maggiore vivacità coloristica che lo rende più piacevole e bello”.


48

AUGUST QUERFURT Wolfenbuttel 1696 – Vienna 1761

SCENA DI CACCIA olio su tela, cm 35x45

SCENA DI CACCIA olio su tela, cm 35x45 € 10.000-12.000

Queste due dinamiche scene di caccia, eseguite in pendant ed entrambe inquadrate dinanzi ad ampi paesaggi e sotto le nuvole del cielo, possono essere ricondotte ad August Querfurt, allievo ad Augusta di Rugendas e influenzato dal caposcuola Wouwermann, dai Parrocel e da Jan van Huchtenburg. Pittore di formazione nordica, completò la propria educazione artistica in Italia, ove rimase a lungo lavorando assiduamente, subendo in particolar modo la suggestione dei pittori veneti, come Zais e Casanova, e favorendo così l’eclettismo della sua fase matura. In questo caso il Querfurt esplica un libero piglio esecutivo e una sciolta impronta pittorica, basata su veloci stesure, con vivide macchie cromatiche e luministiche, quali si possono appunto vedere sul dorso e sul ventre dei cavalli bianchi e bruni nell’uno e nell’altro dipinto e sulle giubbe colorate delle figurine di cacciatori. Si tratta di una pittura efficacemente incisiva nel rendere le scene concitate che ricorda, per l’appunto, i modi di un Bergognone, le cui opere il Querfurt ebbe certamente modo di conoscere durante il suo soggiorno romano.


49

DOMENICO BRANDI Napoli 1683 – 1730

SCENA PASTORALE olio su tela, cm 69x95 € 10.000-12.000

L’autore della teletta in esame va riconosciuto in Domenico Brandi (Egidio Martini, comunicazione scritta), pittore napoletano che in quest’opera, come in molte altre del suo catalogo, si ispira a Rosa da Tivoli, però distinguendosene nel porre i gruppi di animali, pecore, capre, mucche e pastori quasi sempre entro un ampio paesaggio. Lo si evince, oltre che da altre opere certe del pittore come nei Pastori con bestiame della Graf Harrach’sche Gemäldegalerie di Vienna e il Paesaggio con pastori e animali firmato e datato 1730, già presso Finarte a Roma (asta del 28 aprile 1992), anche dalla nostra tela, “dipinto gioioso e piacevole, d’una qualità pittorica eccellente, e tra i migliori del pittore in questo genere” (Martini).


50

PIETER VAN LAER detto IL BAMBOCCIO Haarlem 1599 – 1642

SOSTA DI UN CAVALIERE ALL’OSTERIA olio su tela, cm 36,5x47 € 5.000-6.000

Come riconosciuto da Egidio Martini (comunicazione scritta), si tratta di un’opera di Pieter Van Laer detto Il Bamboccio, pittore appartenete alla schiera di paesaggisti e dei pittori di genere, quasi tutti olandesi e detti ‘bamboccianti’, operanti a Roma nel pieno Seicento accanto ad alcuni pittori romani come il Cerquozzi e il Monaldi. Van Laer si distingue dagli altri per una modellazione delle forme più sentita e, nelle scene di genere, per le aperture paesistiche che alleggeriscono la raffigurazione. Come sottolinea Martini, “quest’opera delicata e finissima” si lega bene come soggetto e come cifra stilistica alla Sosta in osteria della Galleria Spada di Roma (inv. 316), nella quale compare lo stesso cavallo bianco e figure molto somiglianti, e alla Sosta del cacciatore dell’Ermitage di San Pietroburgo, che reca una similissima costruzione del fondo paesaggistico.


51

51

GIOVAN BATTISTA PITTONI (?) Venezia 1687 -1767

LOTH E LE FIGLIE olio su tela, cm 39x64 € 9.000-11.000

52

ANTONIO BALESTRA (?) Verona 1666 – 1740

VISIONE DI SANT’ANTONIO DELLA VERGINE COL BAMBINO olio su tela, cm 44x30 € 4.000-6.000

52


53

PITTORE SENESE DELLA SECONDA META’ DEL XVI SECOLO MADONNA COL BAMBINO olio su tela, cm 60x43 € 9.000-11.000

Il dipinto raffigura, sullo sfondo di un ampio paesaggio che trascolora sui toni dell’azzurro-verde, la Madonna a mani giunte in adorazione del Bambino, che sorregge sulle ginocchia. Ascrivibile, con ogni probabilità, ad un pittore attivo nel Senese nel secondo Cinquecento ed influenzato dai manieristi di seconda generazione, la tela sembra volere esprimere, attraverso un’intima atmosfera, modi narrativi semplici e immediati che la collocano nell’ambito della pittura di devozione privata.


54

SIMONE BRENTANA Venezia 1656 – Verona 1741

GIUSEPPE INTERPRETA I SOGNI AI PRIGIONIERI olio su tela, cm 66x45,5 € 8.000-10.000

Il dipinto è incentrato sulla narrazione della vicenda biblica che vede Giuseppe, figlio di Giacobbe, imprigionato a causa della falsa accusa della moglie di Putifarre. Nella cella egli interpreta i sogni del capocoppiere e del capopanettiere del faraone, predicendo al primo la liberazione e la reintegrazione in carica, al secondo l’impiccagione a un palo da lì a tre giorni. L’opera può essere agevolmente ricondotta al catalogo di Simone Brentana, pittore veneziano ma anche poeta e musicista. Stabilitosi a Verona all'età di vent’anni, ricevette cospicue commissioni dal Granduca di Toscana e dai Reali di Polonia e Danimarca, lavorando al contempo per le principali chiese della città scaligera. Partito da una maniera tenebrosa, giunse a una pennellata soffice e a un colorito chiaro, come in questa tela in cui domina il rosa cipria della veste di Giuseppe, il giallo del suo manto e l’azzurro, magistralmente esaltati da un sapiente uso del chiaroscuro e dal contrasto cromatico contro lo sfondo nei toni bruno.



55

MICHELE ROCCA Parma 1666 – Venezia 1751

DUE NAIADI E ILA olio su tela, cm 80x62 € 9.000-10.000

L’opera è riferita da Egidio Martini (comunicazione scritta) alla piena maturità di Michele Rocca, pittore parmense che svolse la sua attività artistica a Roma, dove è documentato dal 1691 al 1730 e dove, assieme a Francesco Trevisani e Sebastiano Conca, fece parte dell’entourage culturale del Cardinale Pietro Ottoboni, mecenate e appassionato d’arte. A parte poche prove, il Rocca si dedicò quasi esclusivamente a dipinti da cavalletto e da quadreria, solitamente a soggetto mitologico, commissionatigli da colti collezionisti privati sensibili a quel gusto classicista che andava permeando le ultime espressioni del barocco romano, sulla scia di Carlo Maratta. L’origine parmense del pittore - e quindi con la sua formazione culturale basata sullo studio dei grandi maestri del Manierismo emiliano, soprattutto Correggio e Parmigianino che favorirono il suo avvicinamento al gusto rococò francese si evince dall’opera in esame, accostabile ad altre del catalogo come il Trionfo di Galatea già presso Christie’s a Londra e il Ratto di Europa in collezione privata a Salsomaggiore (cfr. G. Sestieri, Michele Rocca e la pittura rococò a Roma, Roma 2004, tavv. 16, 18), opere basate su una similissima idea compositiva.



56

GIROLAMO GALIZZI DA SANTACROCE Santacroce 1500 c.a – 1556

SACRA FAMIGLIA olio su tavola, cm 43,5X73,5 € 8.000-9.000

Sullo sfondo della capanna che ospitò la natività del piccolo Gesù a Betlemme, la Madonna sorregge sulle ginocchia l’irrequieto Bambino che, ignudo e coperto di un solo drappo candido, la abbraccia con fare affettuoso. Poco distante san Giuseppe distoglie lo sguardo dal gruppo scaro come distratto da un evento esterno al quadro. L’opera può essere ricondotta al pittore veneto Girolamo Galizzi da Santacroce che si formò presso la bottega di Giovanni Bellini e nel corso della sua lunga attività “parafrasò” - come ebbe a dire il Berenson - la maniera dei maggiori pittori del tempo, da Bonifacio de’ Pitati a Vincenzo Catena, da Tiziano a Paris Bordon. E’ chiaro il riferimento a questi maestri, per lo più specializzati nel tema della sacra conversazione, spesso affollata di personaggi, i cui protagonisti sono inseriti in ampi paesaggi, e

in dipinti devozionali che presentano un numero più selezionato di figure, come avviene nell’opera che qui si presenta. Girolamo sembra voler attualizzare in questo dipinto uno schema compositivo e iconografico arcaizzante che può ancora ricordare le ideazioni quattrocentesche di stampo belliniano, tenute ancora in voga nel Cinquecento, proprio nei decenni che vedono attivo Bonifacio Veronese e gli esponenti dei diversi rami della bottega Santacroce. Da notare il gusto assai raffinato nelle scelte coloristiche vivaci e cangianti (si noti l’accostamento del rosa acceso della veste della Madonna con l’azzurro del manto e il giallo oro del mantello di san Giuseppe con la tunica argentea), anche questa caratteristica che dimostra un contatto costante con le correnti della pittura veneziana di tradizione arcaica.



57

POLIDORO DE RENZI detto POLIDORO DA LANCIANO Lanciano 1515 – Venezia 1565

SPOSALIZIO MISTICO DI SANTA CATERINA COI SANTI GIUSEPPE, GIOVANNI BATTISTA E ANTONIO ABATE olio su tela, cm 81x116,5 € 35.000-45.000

L’opera reca la giusta attribuzione a Polidoro da Lanciano, pittore del quale non si hanno notizie sugli anni della giovinezza e della formazione ma che sappiamo dovette stabilirsi nella contrada San Pantaleone di Venezia, dove esisteva una comunità di immigrati abruzzesi, verso la metà degli anni Venti del Cinquecento. Numerosi sono i dipinti di Polidoro incentrati sul tema della Sacra conversazione, qui arricchita dall’episodio dello sposalizio mistico di santa Caterina. Tale soggetto fu trattato altre volte dal pittore, come nella splendida tela in collezione privata a Bergamo (riprodotta in: E. Martini, Pittura veneta e altra italiana dal XV al XIX secolo, Rimini 1992, fig. 62), con la

quale la nostra condivide anche la particolare nobiltà formale di evidente discendenza tizianesca e bonifacesca, nonché l’elegantissima finezza esecutiva. A supporto dell’attribuzione, il calzante confronto con la Madonna col Bambino e san Giovannino in collezione privata a Venezia (cfr. E. Martini, op. cit., fig. 601), ove, seppure in controparte, compare un similissimo Bambino ignudo in braccio alla Madre, proteso nell’accarezzare l’agnello di san Giovannino e, contemporaneamente, nel benedire con la destra il cugino, in un gesto analogo a quello compiuto dal nostro piccolo Gesù che si slunga per infilare il simbolico anello al dito di santa Caterina.



PROVENIENZE DIVERSE LOTTI 58 - 64

58

58

SCUOLA DEI BASSANO Veneto, XVII secolo

SCENA DI GENERE CON CONTADINI E ARMENTI olio su tela, cm 71x100 € 6.000-8.000

58A

PITTORE MARCHIGIANO DEL XV SECOLO ANNUNCIAZIONE olio su tavola, cm 43,5x56 € 9.000-12.000 58A


59

PITTORE TOSCANO DEGLI INIZI DEL XVI SECOLO MADONNA COL BAMBINO E SANT’ANNA olio su tavola, entro cornice a tabernacolo in legno scolpito e dorato cm 134x119 € 25.000-28.000


60

GIOVAN ANTONIO BOLTRAFFIO Milano 1466/67 – 1516

MADONNA DEL LATTE olio su tela, cm 80x65 € 30.000-40.000

Già prima del 1491 il Boltraffio lavorava nello studio di Leonardo a Milano, ove eseguì capolavori come la bellissima Madonna del fiore, passata al Museo Poldi Pezzoli dalla collezione Litta, cui apparteneva anche un’altra nota opera di mano di Leonardo eseguita negli stessi anni nella medesima bottega, la Madonna del latte acquistata nel 1865 dallo zar Alessandro II per l’Ermitage. Una variante di questa composizione, forse di Bernardino de’ Conti, è al Poldi Pezzoli, dove in origine portava addirittura l’attribuzione al maestro. Da tali modelli leonardeschi, a ulteriore conferma della fortuna goduta da tale iconografia nella cerchia dei pittori lombardi che gravitavano attorno al maestro da Vinci, può essere considerata anche la nostra Madonna che allatta il Figlio. Seppure quest’ultima si distacchi considerevolmente dalla tela dell’Ermitage per alcune significative varianti iconografiche, si accosta più significativamente ad un dipinto di analogo soggetto conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano e ricondotto alla bottega del Luini, di cui si segnala un’altra copia in collezione Agazzi a Palazzago, presso Milano.

Similissima è la struttura compositiva della scena ambientata in un interno connotato da una finestra, sullo sfondo a sinistra, che apre su un ampio paesaggio; identiche anche le pose delle figure, di grande sodezza di impianto, nonché la densa gamma cromatica giocata sui toni del bruno ed esaltata dagli incarnati porcellanati e dalla veste rossa della Vergine, del tutto simile a quella della Madonna luiniana anche nei dettagli delle passamanerie dorate e delle impalpabili bordure bianche a profilare le maniche e l’ampio scollo. Pur riprendendone, tuttavia, la caratteristica tipologia figurativa, la traduce secondo una diversa e più asciutta definizione delle forme e secondo soluzioni figurative estremamente misurate, come si evince soprattutto dal meno florido Bambino dal fisico più asciutto. La figura della Madonna, in particolare, viene rilevata con grande finezza di stesura e con una vena narrativa sottile e suadente, secondo un’espressività contenuta e smorzata, ricondotta a più intima contemplazione secondo gli eleganti ed impeccabili modelli leonardeschi.



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ELISABETTA MARCHIONI Attiva a Rovigo nella seconda metà del XVII secolo

DUE VASI, UN VASSOIO E UN CESTO DI FIORI olio su tela, cm 144x190

DUE VASI, UN VASSOIO E UN CESTO DI FIORI olio su tela, cm 144x190 € 80.000-120.000

Questa coppia di nature morte è nota in letteratura per essere stata pubblicata da John T. Spike come opera della rodigina Elisabetta Marchioni. Come riferisce lo studioso, si tratta di “un encomiabile esempio dell’approccio spontaneo, quasi improvvisato, dell’artista”, abile e prolifica pittrice di fiori mirabili per la loro esuberanza protorococò. Sembra che l’artista dipingesse prevalentemente quadri di fiori per le famiglie più illustri di Rovigo e l’unica eccezione a questo filone è costituita da un paliotto floreale che donò alla chiesa dei cappuccini, ora conservato all’Accademia dei Concordi di Rovigo. Esso ha permesso agli studiosi di differenziare la sua produzione da quella di Margherita Caffi, con lei a lungo confusa e come lei anticipatrice delle fantasie di fiori eseguiti in ambito veneziano sulla falsariga di Francesco Guardi. Come nella maggior parte delle sue composizioni, vasi, vassoi e cesti sono collocati su due diversi livelli per creare cascate di


fiori dall’alto verso il basso e riempire così l’intera superficie dipinta. I bouquets sono un fantasioso assortimento di rose, garofani, tuberose e tulipani screziati resi con la libertà e la vivacità abituale della Marchioni, “i cui fiori danno sempre l’impressione di essere stati inventati sul momento, piuttosto che copiati dal vero. La pittrice doveva andare orgogliosa della propria capacità di eseguire variazioni infinite sul suo tema preferito senza mai ripetersi alla lettera. Non esistono due rose che, per quanto simili, siano esattamente uguali. Analogamente, dipinse vasi simili in quasi tutte le sue opere, ma sempre con lievi varianti nell’ornamentazione a sbalzo” (Spike). Bibliografia: J. T. Spike, Il senso del piacere. Una collezione di nature morte, Firenze 2002, nn. 34-35, p. 88


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SCUOLA DI GIULIO CARPIONI Veneto, fine del XVII secolo

MOSÈ FA SCATURIRE LE ACQUE olio su tela, cm 79x96,5 € 10.000-14.000

Si tratta di un’opera che si pone sulla scia della maniera di Giulio Carpioni, pittore veneziano a lungo attivo a Vicenza e campione del classicismo di stampo romano in Veneto. Lo richiama una certa ricerca formale elaborata, accompagnata da un colore estremamente prezioso, su toni variati, spesso acri e freddi, di una tavolozza giocata prevalentemente sui blu, gli azzurri e i rossi spenti. Nella tela in esame, infatti, il pittore lascia da parte, come lo stesso Carpioni era solito fare, le intonazioni chiaroscurali per puntare su una luminosità mediante la quale possa essere valorizzato lo smalto dei colori. Tale espediente si ritrova in opere certe del maestro veneziano, ugualmente ambientate in ampi paesaggi e affollate di figure, come L’offerta a Venere in collezione Miazzo a Genova o il Trionfo di Sileno dello Stadelsches Kunstinstitute di Francoforte, ove, similmente, ritorna sulla sinistra il possente torso maschile di schiena piegato avanti, nel nostro caso intento, come gli altri ebrei nel deserto qui raffigurati, a raccogliere nei recipienti l’acqua fatta sgorgare da Mosè da una roccia per dissetare loro e le proprie greggi.


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GIOVAN BATTISTA CROSATO Venezia 1685 c.a – 1758

PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO olio su tela, cm 60x62 € 18.000-25.000

La tela offerta raffigura la presentazione del Bambin Gesù al tempio di Gerusalemme da parte di Maria e Giuseppe, atto con il quale i genitori intendevano consacrare il primogenito al Signore. Riceve il piccolo il vecchio Simeone, il sommo sacerdote al quale era stato rivelato che non sarebbe morto prima di aver visto il Messia; egli lo prese tra le braccia e disse: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace…”. Nello stesso tempo predisse a Maria che a causa di suo figlio avrebbe avuto l’anima trafitta da una spada. L’opera è riferibile al veneziano Giovan Battista Crosato, pittore e scenografo di formazione veneziana che svolse gran parte della sua attività in Piemonte, al servizio della corte sabauda. Le sue eleganti e luminose decorazioni si avvalgono di efficaci scenografie da lui stesso disegnate, e si distinguono dalle contemporanee manifestazioni del rococò internazionale per il brio delle invenzioni e la vivacità dei colori, come si desume anche dalla tela qui presentata animata da una levità prettamente settecentesca.


64

ANTONIO MARINI Venezia 1668 – 1725

CAVALIERI IN UN PAESAGGIO olio su tela, cm 150x218 € 18.000-25.000

Nella grande tela presentata la tecnica evidenzia le caratteristiche tipiche della maniera di Antonio Marini, pittore veneziano allievo di Boschini che tradusse in ‘dialetto’ veneto gli schemi paesistici alla Salvator Rosa. Tipica è la maniera rapida e la pennellata franta con cui sono trattati i particolari e, in particolar modo, le figurine di cavalieri con turbanti in riposo, mentre la profondità della resa prospettica è affidata alla successione graduata dei piani, risolta sullo sfondo di ampio respiro in una visione morbida e vaporosa a tinte trascoloranti. Il paesaggio presenterebbe analogie stilistiche con alcune tele certe del catalogo del Marini come i tre Paesaggi con cavalieri della Pinacoteca Civica di Padova, il Paesaggio con arco naturale dell’Accademia Carrara di Bergamo e i Paesaggi della Temple Newsam House di Leeds, con i quali la nostra tela condivide non solo la felicità creativa, ma anche il raggiungimento di quegli esiti suggestivi che rientravano nel filone protoromantico e che proprio in quel torno di anni incontravano favore di pubblico e diffusione.



DA UNA RACCOLTA VERONESE LOTTO 65 65

SALVATOR ROSA Napoli 1615 – Roma 1673

LA SCALA DI GIACOBBE olio su tela, cm 81x103 sigla in basso a sinistra: SR € 70.000-80.000

La tela raffigura Giacobbe che, sistemati dei sassi e dei legni come giaciglio, si era steso a dormire durante una sosta notturna nel suo viaggio verso Harran (Genesi, 28, 10-22). In sogno vide una scala che portava in cielo, percorsa nei due sensi da schiere di angeli; dalla cima della scala Dio gli parlò e gli promise che la terra sulla quale giaceva sarebbe un giorno appartenuta ai suoi discendenti, il popolo di Israele. Quando si svegliò, Giacobbe eresse una stele e vi versò sopra dell’olio; chiamò quel luogo Betel, “casa di Dio”. Si tratta di una replica autografa del dipinto di analogo soggetto di Salvator Rosa conservato presso la Devonshire Collection a Chatsworth. La nostra tela, per la quale già Roberto Longhi si era espresso in favore dell’attribuzione al pittore napoletano (comunicazione scritta), seppure molto fedele al modello, se ne differenzia per alcune lievi varianti nella trattazione dello sfondo caratterizzato da nubi piatte e allungate, meno spumose rispetto a quelle del dipinto inglese che, inoltre, lasciano libera una significativa porzione di cielo, al centro, qui offuscata dalla presenza dei nembi. La tela, come la compagna in collezione Devonshire, può essere datata intorno al 1650 per una visione pittoresca del dato reale a cui Salvator Rosa, dopo il soggiorno fiorentino (1639-40) e già a partire dalla metà del quinto decennio del secolo, era stato indotto da una presa di distanza dal classicismo e dalla pittura nordica. Dopo essersi formato infatti a Napoli accanto a Jusepe de Ribera e Aniello Falcone, che lo iniziò alla pittura di battaglia e di paesaggio, Salvator Rosa si era stabilito nel 1635 a Roma, al servizio del cardinale Brancaccio, e qui era venuto a contatto con la pittura dei bamboccianti e dei classicisti come Claude Lorrain. A questo periodo appartengono anche quadri di magia e stregoneria, esemplati, come i numerosi paesaggi, su questa maniera definita più volte ‘preromantica’ e che influenzerà a sua volta Testa, Dughet, Mola e il Grechetto. Nel nostro caso, il soggetto rappresentato si riconduce ai severi temi mitologici e biblici usati dal pittore con intento moralizzante che contribuiscono a creare nelle sue opere atmosfere cupe e misteriose, dove la visione di una natura deserta e selvaggia esalta la solitudine umana e, in particolare, quella dei soggetti raffigurati, trasponendo in pittura lo stoicismo e il quietismo, ossia le tendenze mistico-filosofiche cui si rivolgeva la sua sensibilità inquieta.

65 part.



DA UNA RACCOLTA VENETA LOTTI 66 - 74

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DOMENICO MAGGIOTTO Venezia 1712 – 1793

BUSTO DI VECCHIO BARBATO CON RAMI DI QUERCIA E VISCHIO olio su tela, cm 59,5x45,3

€ 50.000-60.000

Ricondotto da Ugo Ruggeri al veneziano Domenico Maggiotto (comunicazione scritta), il dipinto ritrae un vecchio con barba e capelli canuti che, calzato un cappello sul capo, rivolge lo sguardo allo spettatore e sorregge con la sinistra un rametto di vischio e uno di quercia. Questi ultimi sembrano indicarlo quale Allegoria del solstizio d’inverno, in obbedienza ad una iconografia di origine celtico-druidica divulgata nel Settecento anche nella massoneria quale simbolo di rinnovamento e resurrezione. Ruggeri riscontra vivissime analogie stilistiche ed iconografiche con dipinti del Maggiotto come la Lezione di disegno del Musée d’Art et d’Historie di Ginevra e con la versione dello stesso tema del Museo Civico di Treviso (cfr. R. Pallucchini, La pittura nel Veneto, il Settecento, II, Venezia 1996, figg. 250-253), “delle quali condivide la manovra pittorica di delibata sottigliezza nell’interazione del fondo grigio azzurrino con la stesura più robusta del volto, tipicamente accentuata nell’accensione rossastra della gota e del naso”.

Pallucchini aveva proposto una datazione alta per le due Lezioni di disegno citate a confronto, in un momento in cui il pittore aderisce ancora in pieno allo stile piazzettesco. Entrato giovanissimo nella bottega di Piazzetta, Maggiotto è forse il maggiore interprete delle tematiche trattate dal maestro, nonché della sua tecnica pittorica, smorzandone tuttavia il violento luminismo e conferendo ai soggetti trattati una tipica intonazione malinconica. Sulla scia della produzione piazzettesca di ‘teste di carattere’ di derivazione rembrandtiana, genere pittorico molto in voga nella Venezia del Settecento che trovò terreno fertile grazie alla diffusione delle incisioni del maestro olandese integralmente acquistate dal grande collezionista e conoscitore Anton Maria Zanetti il Vecchio durante il suo viaggio nei Paesi Bassi, si colloca dunque la nostra tela, perfettamente in linea con il resto della vasta produzione di scene di genere e di busti di adolescenti per cui Domenico Maggiotto è prevalentemente noto.



67

GIOVAN BATTISTA PIAZZETTA Venezia 1692 – 1754

ALESSANDRO DAVANTI AL CADAVERE DI DARIO olio su tela, cm 42,5x79,2 € 80.000-100.000

L’importante tela in oggetto raffigura Alessandro Magno di fronte al corpo del re persiano Dario, ucciso nel 333 nella piana di Isso, in Cilicia, dai suoi stessi uomini (Plutarco, 33, 43). Alessandro lo trovò disteso e sul punto di morire; il re poté sussurrare un ringraziamento al vincitore per essere stato benevolo con sua moglie e le sue figlie. Secondo la tradizionale iconografia Alessandro è qui raffigurato stante con una mano all’orecchio mentre ascolta le parole di Dario. Come affermato da George Knox e poi confermato da Ugo Ruggeri (comunicazioni scritte), si tratta di un’opera autografa di Giovan Battista Piazzetta. Entrambi gli studiosi concordano nel collegare l’opera in esame alla grande tela di analogo soggetto commissionata al maestro dalla famiglia Pisani Moretta e conservata al Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico a Venezia e, di conseguenza, al suo modello preparatorio del Fitzwilliam Museum di Cambridge. Come notato da Ruggeri, da quest’ultimo bozzetto la nostra tela differisce non tanto per alcune varianti figurali quanto piuttosto per l’aspetto generale dell’attuazione pittorica che “sembra connotata da una immediatezza e irruenza di stesura superiore a quella della tela inglese, che (…) si distingue per un’accuratezza di esecuzione (…) caratteristica di uno stadio ulteriore di gestazione dell’immagine”. Più precisamente, Ruggeri riferisce come la nostra tela sia da considerare il bozzetto dal quale dipende il modello di Cambridge, essendo entrambi preparatori per l’opera di Ca’ Rezzonico, come anche Knox sostiene. Il biennio 1745-46 nell’arco del quale Piazzetta portò a termine l’enorme tela di Ca’ Rezzonico può essere dunque considerato il termine ante quem per il bozzetto che qui si presenta. Siamo in un momento immediatamente precedente alla fondazione nel 1750 della scuola di pittura voluta da Giovan Battista e da cui poi nacque l’Accademia, in un periodo in cui egli, stabilitosi a Venezia nel 1711, lavorava a capo di una attivissima bottega cui presero parte assistenti di notevole personalità come Maggiotto, Cappella e Angeli. Alla luce di quanto appreso in occasione del fondamentale soggiorno bolognese e sulla scia di Sebastiano Ricci, ora le composizioni si avvalgono degli artifici prospettici della scuola emiliana e i colori si alleggeriscono di una tramatura luminosa conscia degli sviluppi della coeva pittura veneziana. Lo si evince a partire da opere come l’Assunta del Louvre e la pala dei Santi Vincenzo, Giacinto e Lorenzo Bertrando in Santa Maria del Rosario, detta dei Gesuati, a Venezia, fino alla successiva produzione di opere a carattere religioso, accanto alle quali sempre più spesso trovavano posto ‘mezze figure’ o figure isolate, rappresentate come motivi di genere, e quindi scene profane o bibliche interpretate come scene pastorali.



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GASPARE DIZIANI Belluno 1689 – Venezia 1767

ALFEO E ARETUSA olio su pergamena, cm 27x33,5 € 20.000-25.000

Quello trasposto in immagine nella pergamena qui offerta è il mito ovidiano secondo il quale il dio fluviale Alfeo fu preso da amore per la ninfa Aretusa mentre questa si bagnava innocentemente nelle sue acque (Metamorfosi, V, 572-641). Aretusa fuggì per monti e valli inseguita da Alfeo e, quando le mancarono le forze, Diana venne in suo soccorso avvolgendola in una nube e mutandola poi in un ruscello sotterraneo. La ninfa è qui raffigurata mentre si protende verso la dea che, allo stesso tempo, allontana il sopraggiunto bruto Alfeo. Come nota Ugo Ruggeri (comunicazione scritta), si tratta di “un esempio assai brillante dell’attività matura di Gaspare Diziani”, databile tra il sesto e il settimo decennio del Settecento per l’estrema vicinanza con numerose tele di questo periodo e, nello specifico, con un’opera in collezione

privata raffigurante Apollo e Dafne (cfr. D. Dotti, in Le meraviglie di Venezia. Dipinti del ‘700 in collezioni private, catalogo della mostra a cura di D. Succi e A. Delneri, Gorizia 2008, n. 13), di cui può essere considerata una versione molto variata e autonoma; con questa, infatti, sostanzialmente differisce per il contenuto figurale, condividendone però la struttura compositiva, le scelte tipologiche e i modi della stesura pittorica. Da notare l’adozione di un supporto pittorico inconsueto come la pergamena (l’unico esempio noto nella produzione di Diaziani), peraltro molto diffuso in Veneto e adottato di sovente da Marco Ricci nei suoi paesaggi a tempera su pelli di capretto.



69

GASPARE DIZIANI Belluno 1689 – Venezia 1767

TRANSITO DI SAN GIUSEPPE olio su tela, cm 44x37 € 25.000-30.000

Il dipinto raffigura la morte di san Giuseppe che, secondo una biografia apocrifa, morì all’età di centoundici anni. Sono presenti Gesù, Maria e gli angeli, alcuni librati in volo, altri sul primo piano accanto agli strumenti da falegname e con la verga fiorita. Restituita da Ugo Ruggeri (comunicazione scritta) a Gaspare Diziani, la tela è infatti “di qualità molto elevata, tipica dell’artista bellunese” che si esprimeva con uno stile pittorico estremamente elegante e raffinato, di splendida vena coloristica. Si tratta di un bozzetto per una pala di maggiori dimensioni, in evidente relazione con il dipinto di analogo soggetto della chiesa di San Gregorio a Treviso (riprodotto in A. P. Zugni Tauro, Gaspare Diziani, Venezia s.d., fig. 42) e con i relativi modelletti e bozzetti già nella collezione Agosti di Belluno e

nella collezione Heinemann di Beverly Hills (A. P. Zugni Tauro, op. cit., figg. 40, 41), dai quali differisce per significative varianti compositive, avvicinandosi peraltro al bozzetto della collezione Agosti e agli altri della stessa raccolta (A. P. Zugni Tauro, op. cit., figg. 44-46) per la “sapida freschezza pittorica”. Come nota Ruggeri, la datazione al quarto decennio del Settecento proposta dalla Zugni Tauro per i bozzetti sopracitati si addice perfettamente anche a questo inedito dizianesco, la cui precedente attribuzione al suo maestro e conterraneo Sebastiano Ricci, del quale il pittore qui ha certamente presente opere come l’Assunta della chiesa di San Carlo a Vienna (1733), fornisce indicazioni circa l’orientamento culturale dell’artista in questo momento del suo percorso artistico.



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STEFANO MARIA LEGNANI detto IL LEGNANINO Milano 1661 – 1713

SAN PIETRO IN CARCERE LIBERATO DALL’ANGELO olio su tela, cm 107x84 € 35.000-45.000

L’opera proposta raffigura la liberazione di san Pietro dal carcere per mano di un angelo, così come narrato negli Atti degli Apostoli (12, 1-11). Al tempo della persecuzione degli apostoli scatenata da Erode, Pietro era stato imprigionato e mentre dormiva, custodito da due soldati, gli apparve in cella un angelo che, invitatolo ad alzarsi, lo condusse fuori dalla prigione, oltre le mura della città, senza che alcuno potesse vederlo. In questo caso, Pietro in ceppi è risvegliato dal tocco dell’angelo che, investito da un raggio luminoso, gli indica l’uscita. La tela è stata attribuita a Stefano Maria Legnani da Ugo Ruggeri (comunicazione scritta) sulla base di calzanti confronti con opere certe del pittore milanese. Fra questi lavori della piena maturità dell’artista ricordiamo il San Michele Arcangelo e le anime purganti della chiesa di San Francesco di Paola a

Torino, databile intorno al 1700 (cfr. M. Dell’Olmo, Stefano Maria Legnani, “Il Legnanino”, Bologna 1998, n. 64, fig. 84) e il Sogno di san Giuseppe del Museo Civico di Novara, del 1708 (cfr. M. Dell’Olmo, op. cit., n. 81, fig. 101), che condividono con l’opera in oggetto quella convivenza di classicismo e neocorreggismo derivati al Legnanino dalla sua formazione a Bologna, presso Carlo Cignani, e a Roma, accanto a Carlo Maratta, suggerendo una collocazione cronologica del dipinto nel primo decennio del Settecento. Ad un momento maturo del percorso artistico del pittore conduce anche la ricchezza del linguaggio espressivo, infarcito delle molteplici componenti che avevano favorito la svolta in direzione di un barocchetto tutto settecentesco: dalla conoscenza dell’opera di Giovan Battista Gaulli, il Baciccio, alla contemporanea pittura genovese dei Piola.



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ANTONIO ZANCHI Este 1631 – Venezia 1722

SAN ROCCO E GLI APPESTATI olio su tela, cm 92x73 € 40.000-50.000

Il dipinto è stato ricondotto da Ugo Ruggeri (comunicazione scritta) ad Antonio Zanchi, pittore trasferitosi molto giovane a Venezia, dove aderì pienamente alla maniera di Jacopo Tintoretto. Si tratta di una versione autonoma del tema affrontato dal pittore nel grande telero raffigurante La peste a Venezia, dipinto per lo scalone della Scuola Grande di San Rocco a Venezia, firmato e datato 1666 (cfr. P. Zampetti, Antonio Zanchi, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Seicento. IV, Bergamo 1987, 571/140). Nello specifico, la nostra tela corrisponde alla parte destra di tale composizione ove sul primo piano compaiono le figure dei poveri e dei malati che attendono il soccorso del santo antipestifero per eccellenza, Rocco, originario di Montpellier, che viaggiò per tutta l’Europa dedicandosi alla cura degli appestati. Tuttavia, essa ne differisce per la presenza di

importanti varianti, precisabili nelle dimensioni della figura di san Rocco - molto più piccola ed allontanata nello spazio rispetto al dipinto veneziano – che sopraggiunge su una nube, nell’assenza di uno dei due angeli che nel telero sorreggono il santo, nella presenza, infine, della colonna sulla destra, che è assente nel dipinto principale. Come nota Ruggeri, “l’esistenza e l’importanza di queste varianti sono evidente segno di autenticità, così come l’esecuzione pittorica, di franca speditezza, che bene si confà allo stile dello Zanchi nel momento della sua prima maturità, che nel capolavoro di San Rocco ed in questa inedita versione di esso esprime appieno la poetica ‘tenebrosa’ dell’artista, tra i più insigni del Seicento veneziano, nella quale si coniugano i portati del naturalismo riberesco con i ricordi della grande tradizione veneta del Cinquecento, soprattutto in direzione tintorettesca”.



72

PIETRO LIBERI Padova 1614 - Venezia 1687

MADDALENA PENITENTE olio su tela, cm 59x72,5 € 35.000-45.000

L’opera reca l’attribuzione al pittore veneto Pietro Liberi che, dopo lunghi viaggi in Turchia, Tunisia, Portogallo, Francia, Spagna e un soggiorno a Roma (1638-41) si stabilì a Venezia (1643), dove, grazie agli studi compiuti su Raffaello, Michelangelo, Annibale Carracci e Tiziano, si conquistò fama e autorevoli commissioni rivolte soprattutto, più che alle grandi composizioni storiche, al genere erotico-mitologico nel quale il pittore era sicuramente più versato. Si tratta, in questo caso, di una nuova redazione di un tema caro all’artista, quello della Maddalena penitente ritratta ignuda a sorreggere il teschio, memento mori e allusione alla caducità della vita terrena. La tipologia del volto della figura e il trattamento elegante in piccole ciocche ricciute della capigliatura, ravvivate da bagliori dorati che ne esaltano la biondezza, fanno supporre che si tratti di un’opera della maturità da collocarsi accanto all’Allegoria del Podestà Zaccaria Vendramin della Rotonda di Rovigo, datato 1663,

anche per la forma disegnativa distesa e pacata, i toni tenui, preziosi e freddi, distribuiti in campiture distinte, in un’atmosfera fosca di fondo che ne esalta la chiarezza. Il soggetto religioso è qui trattato nella stessa chiave sensualistica e con la medesima grazia presettecentesca con cui il pittore era solito approcciare alle sue opere a soggetto profano: “facea con piacere gl’ignudi – osservava lo Zanetti (1771) – e spezialmente le femmine, che sono i suoi capi d’opera”, tanto da meritarsi la fama di pittore libertino. Tali soggetti, per la spregiudicata modernità, dovevano piacere non solo ai committenti italiani ma anche a quelli tedeschi: il che spiega il largo successo ottenuto dall’artista dal sesto decennio in poi. Bibliografia: U. Ruggeri, Pietro e Marco Liberi, pittori nella Venezia del Seicento, Rimini 1996, cat. p111, p. 163



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GREGORIO LAZZARINI Venezia 1655 – Villabona di Rovigo 1730

FAVOLA DI GIOVE, GIUNONE ED IO olio su tela, cm 150x240 € 120.000-150.000

La tela fu oggetto di studio da parte di Fabrizio Magani (comunicazione scritta) che ne ha escluso la paternità di Antonio Bellucci nel corso delle ricerche confluite nella stesura del volume monografico sul pittore, in occasione del quale continuava ad accettare una collocazione in area veneta, con una cronologia che non deve superare il primo decennio del XVIII secolo. Nel frattempo George Knox (comunicazione scritta) proponeva l’idea che si potesse trattare di un’opera di Gregorio Lazzarini, un artista della stessa generazione di Bellucci e con lui spesso confuso per via di una certa apparente omogeneità stilistica. Tale proposta fu poi accettata dallo stesso Magani (comunicazione scritta) che ipotizzava come il soggetto trattato potesse essere quello descritto da Vincenzo da Canal presso la “bottega dello Speziale a San Trovaso” (Vita di Gregorio Lazzarini scritta da Vincenzo da Canal P.V. pubblicata per la prima volta nelle nozze Da Mula – Lavagnoli, Venezia 1809, p. LI) e realizzato nel 1675. La biografia menziona infatti una serie di opere disgraziatamente non più rintracciabili e fra queste “la favola di Giove e d’Io trasformata in vacca”, la prima opera a carattere profano eseguita dal ventenne Gregorio Lazzarini. Date le dimensioni ragguardevoli del dipinto è più che probabile la sua destinazione nel contesto di un arredo pittorico dal contenuto allegorico-mitologico, così come facevano intendere i soggetti delle altre sei tele nominate assieme alla nostra dal da Canal. E’ anche verosimile che il giovane artista all’inizio della sua carriera si rivolgesse a una clientela borghese, ma che tuttavia, nel caso dello ‘Speziale’, allora si doveva ritenere di tutto riguardo. E’ noto, infatti, come fossero ricchi e stimati coloro che esercitavano questa professione nella città lagunare ed è probabile che alcuni di loro avessero abbellito le pareti delle loro botteghe con i dipinti degli artisti reputati insieme abili ed economici (ricordiamo

come nel celebre dipinto di Pietro Longhi intitolato Il farmacista alle Gallerie dell’Accademia sopra l’armadio della bottega è riconoscibile una Natività del veronese Antonio Balestra). A sostegno dell’identificazione del nostro dipinto con quello citato nella biografia suddetta, il fatto che il Lazzarini frequentasse un’Accademia privata in San Trovaso, il quartiere in cui si trovava anche lo ‘Speziale’ che, dunque, avrebbe potuto ben conoscerlo ed ingaggiarlo. Nel 1675 Gregorio Lazzarini era infatti considerato un maestro in via di affermazione, come si evince dal dipinto in esame in cui, “nonostante qualche acerbità di ordine compositivo, pare già tutta formata quell’aspirazione al ‘fare grande’, nel solco più rigoroso tracciato dall’esperienza del pieno Seicento, della quale il giovane maestro veste i panni con grande slancio, nel rievocare, ad esempio, i modi di Antonio Zanchi e nell’avvicinarsi alla più sperimentale pittura di Sebastiano Ricci: uno slancio che sembra avviare l’artista verso una più solida e riconoscibile maniera dopo i primi insegnamenti presso “Francesco Rosa Genovese, che aveva del gagliardo, risaltante e risoluto” e “Girolamo Forabosco, pittore finito, diligente e vago, e quindi caro all’universale (Vita di Gregorio Lazzarini cit., p. XX). Due punti fermi nella formazione di Gregorio Lazzarini che riscontriamo puntualmente nel dipinto qui esaminato, ove Giunone cerca di riconquistare Giove innamoratosi di Io, cui allude la testa di mucca che sbuca da sinistra. Provenienza: Madrid, Escolrial Parigi, collezione Hausmann Bibliografia: F. Magani, Antonio Bellucci. Catalogo ragionato, Rimini 1995, p. 208





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ANDREA MELDOLLA detto LO SCHIAVONE Zara 1510/15 – Venezia 1563

LA SAMARITANA AL POZZO olio su tela, cm 55x111 € 150.000-190.000

La tela raffigura il noto episodio narrato dal Vangelo di Giovanni (4, 1-30) secondo il quale Gesù, recandosi dalla Giudea alla Galilea, sostò per riposare presso il ‘pozzo di Giacobbe’, fuori della città di Sicàr, in Samaria. Una donna del posto, un’adultera, venne a prendere acqua e fu molto sorpresa nel sentirsi chiedere da bere, non soltanto perché era contro le consuetudini che un ebreo si rivolgesse a uno straniero, ma a causa dell’antico odio dei giudei per i samaritani che comportava addirittura il rifiuto di bere dagli stessi recipienti. I discepoli di Gesù, sulla destra della composizione, alle spalle della giovane, tornando dalla città, si stupirono vedendo Gesù che parlava con la donna. Il Messia aveva infatti colto l’opportunità per impartirle un insegnamento in forma di metafora: “chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete”. L’autore del dipinto è stato giustamente individuato da Lionello Puppi (comunicazione al proprietario) in Andrea Meldolla, anche noto come lo Schiavone, pittore che ebbe un ruolo fondamentale nella diffusione del manierismo di stampo emiliano fra le lagune. In contrasto con le notizie fornite dal Ridolfi nel Seicento che lo descriveva come un artista misero e randagio, “nato di bassi parenti schiavoni”, alla ricerca di commissioni di poco conto e alla dipendenza di “dipintori da banche”, le fonti documentarie, in accordo con l’Aretino e Vasari, identificano il pittore nel figlio di un uomo d’arme al servizio della Repubblica veneziana che godette di notevole reputazione presso gli artisti suoi contemporanei sia presso una cerchia di colti committenti e professionisti. Formatosi in ambiente tizianesco, dopo un iniziale avvicinamento ai modi di Bonifacio de’ Pitati, fu tra i primi ad accogliere e rielaborare con grande originalità le novità della cultura figurativa toscoromana introdotta dal Salviati e dalle stampe di Parmigianino; tuttavia, l’ostilità di alcuni settori della cultura figurativa lagunare, e in particolare le aspre critiche di Paolo Pino, lo indussero probabilmente a ripiegare verso modi più tradizionali.

L’influsso di tali motivi si coglie nell’opera che qui si presenta, in cui il raggruppamento serrato delle figure in due schieramenti distinti e relegati all’estrema destra e all’estrema sinistra del quadro rimandano ad altre complesse composizioni come l’Incontro di Giacobbe ed Esaù delle Collezioni Reali inglesi. Tipica dello Schiavone è la tendenza a contrarre i piani in profondità con effetti di delicata dissolvenza atmosferica, come si nota dallo scorcio cittadino giocato sui toni azzurrati, memore di analoghe soluzioni adottate da Tiziano e da Lambert Sustris. Anche la pennellata sciolta e l’esecuzione corsiva delle figure e dei panneggi sottilissimi e inconsistenti rimanda ai modi del pittore neerlandese, assieme al quale lo Schiavone, attorno alla metà degli anni Quaranta, aveva lavorato alla decorazione della Villa Pellegrini tra Chioggia e Monselice, probabilmente distrutta. La tavolozza cromatica, giocata sui toni prevalentemente bruno-grigi e azzurro-polvere dell’ambientazione spaziale è ravvivata dalle macchie giallo oro, rosso ciliegia, azzurro e rosa accesi delle vesti delle figure principali, secondo un espediente volto ad esaltare i protagonisti della scena e a lasciare quasi ‘mimetizzare’ gi astanti con le mura della città. Il modo liberissimo di raccontare l’evento, con una pennellata fresca, di gran tocco, e con viva espressività comune sia alle incisioni che ai dipinti dello Schiavone, pongono la nostra tela perfettamente in linea con altre opere certe di soggetto religioso del pittore quali la Pietà della Pinacoteca di Dresda, la Conversione di Saulo della Pinacoteca Querini Stampalia di Venezia, l’Adorazione dei Magi della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, le tele della Cantoria di Santa Maria del Carmine a Venezia e le due ante d’organo dipinte per la chiesa di San Pietro a Belluno. La tela in oggetto sarà oggetto di studio da parte del prof. Lionello Puppi.





PROPRIETA’ DI UN COLLEZIONISTA LOMBARDO LOTTI 75 - 76

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GIOVANNI DEL BIONDO Firenze, documentato dal 1356 – 1398

MADONNA DEL LATTE E CROCIFISSIONE tempera e oro su tavola, cm 96,5x58,5 € 120.000-150.000

L’importante tavola fu venduta nel 1934 a Torino come opera di scuola senese del Trecento. Fu poi ricondotta da Miklos Boskovits al catalogo di Giovanni del Biondo, pittore formatosi intorno alla metà del Trecento nella bottega degli Orcagna, dove recepì gli influssi di Nardo di Cione collaborandovi verso il 1357 alla decorazione della cappella Strozzi in Santa Maria Novella. La ricostruzione di questa personalità artistica si deve a Suida, che riunì molte opere sotto il nome convenzionale di ‘Maestro della Cappella Rinuccini’, e al Gamba che identificò quell’anonimo artefice con Giovanni del Biondo. La tavola è collocabile verso la prima metà dell’ottavo decennio del secolo per una certa consonanza stilistica con opere di questi anni come il polittico della Cappella Tosinghi in Santa Croce (1372), due tavole con l’Incoronazione della Vergine, una a Richmond (1372) e l’altra nella cattedrale di Fiesole (1373), le parti di un trittico conservate nella chiesa parrocchiale di San Donato in Poggio (1375) e la predella del polittico della Cappella Rinuccini in Santa Croce (1379). La marcata caratterizzazione dei personaggi è tipica, infatti, della maturità del pittore, da quando Giovanni si allontanò dal modo di dipingere degli Orcagna nel corso del settimo decennio del secolo per poi riavvicinarvisi solo intorno agli anni Ottanta. Comune all’opera di Giovanni in questo torno di anni in cui, come ebbe a dire Zeri, cercò di “rinverdire le aridità dell’accademia orcagnesca” e di tradurle in una “parlata rusticheggiante e saporita”, è il particolarissimo modo di caricare i tratti fisionomici e la tipica morbidezza cerea degli incarnati, come anche l’intenso chiaroscuro che rende le forme bruscamente tondeggianti, secondo un intento di riadattamento di prototipi giotteschi. Il pittore, allo stesso

tempo, semplifica e schematizza le forme, contenendole nel ritmo dinamico del contorno che le stacca nitide, quasi ritagliate, sul lucente fondo oro. I particolari dei ricami della veste del Bambino e dei cerchi delle aureole, elaborati con minuzia, rivelano quanto egli sia attratto dalla policromia e dalla ricchezza narrativa della miniatura tardogotica. A sostegno dell’attribuzione, si confronti, inoltre, la nostra Vergine con quella della tavola conservata a Figline Valdarno della chiesa di San Francesco e la crocifissione della parte apicale con quella, già centro di trittico, della Memorial Art Gallery di Rochester (New York). Provenienza: collezione Gualino, Torino collezione Buscaini, Milano collezione Grassi, Roma Bibliografia: G. Castagnoli (a cura di), Dagli ori antichi agli anni Venti. Le collezioni di Riccardo Gualino, catalogo della mostra, Torino 1982, p. 48, n. 7 M. Boskovits, in “Art Bulletin”, 1972, 207, n. 33 M. Boskovits, La pittura fiorentina alla vigilia del Rinascimento, Firenze 1975, fig. 75 W. Angelelli, A. de Marchi, Pittura dal Duecento al primo Cinquecento nelle fotografie di Girolamo Bombelli, Milano 1991, p. 163, n. 307 R.Offner & K.Steinweg, A critical and Historical Corpus of Florentine Painting, New York 1969



76

APOLLONIO DI GIOVANNI Firenze 1415/17 - 1456

MADONNA COL BAMBINO TRA SAN GIOVANNI BATTISTA E SAN DOMENICO tempera e oro su tavola, cm 69x42 A RICHIESTA

Come confermato da Andrea de Marchi (comunicazione scritta), l’autore di questo dipinto va riconosciuto in Apollonio di Giovanni, pittore fiorentino prevalentemente noto come decoratore di cassoni nunziali con soggetti classici e mitologici. Questa notevole produzione, cui si collegano strettamente le miniature del Virgilio della Biblioteca Riccardiana (ms. 492), costituiva il corpus del cosiddetto Maestro dei cassoni Jarves o Vergil Master, prima di riconoscervi l’opera di Apollonio di Giovanni grazie all’identificazione dei cassoni nunziali per il matrimonio di Pietro di Francesco di Paolo Vettori e Caterina di Giovanni Rucellai (1463/65) con due pannelli, uno distrutto e l’altro oggi all’Oberlin Art Museum. Come rilevato da Ellen Callmann nella sua monografia del 1974 su Apollonio, la produzione a carattere religioso del pittore consiste per lo più in anconette di piccole dimensioni, se si fa eccezione per le quattro tavole raffiguranti la Madonna col Bambino e angeli in collezione Berenson, del Fogg Art Museum, della Berea College Study Collection e già della collezione Toscanelli di Pontedera, di una Madonna in collezione Dreyfuss e Thompson a Parigi, delle Annunciazioni del Museo della Collegiata di Castigliane Olona e di San Martino a Mensola e del Thronum Gratiae con i santi Cosma, Damiano, Sebastiano, Giuliano e Francesco delle gallerie fiorentine, già depositato ai Musei civici di Pistoia. Si tratta di opere in cui è chiaro il rapporto con Giovanni di ser Giovanni detto Lo Scheggia, fratello minore di Masaccio, e con Francesco Pesellino, artista attivo già negli anni Quaranta, dei quali vengono riproposte le fisionomie dai volti carnosi e dai nasi e dalle palpebre un po’ squadrati; il trattamento dei panneggi e dei boccoli delle capigliature, invece, rimanda ad analoghe soluzioni angelichiane probabilmente note ad Apollonio tramite Zanobi Strozzi. Proprio nel momento del percorso artistico del pittore che più risente della maniera del Pesellino e di Domenico di Michelino può essere collocata cronologicamente la nostra tavola, per la quale può essere istituito un calzante confronto con

l’Annunciazione della Yale University Gallery di New Haven (che replica con varianti quella di San Martino a Mensola sopracitata), molto vicina a Pesellino per l’intaglio netto e minuto delle pieghe dei panneggi. Come nota de Marchi, il volto carnoso dell’arcangelo Gabriele può essere avvicinato a quello della nostra Vergine per le stesse palpebre rigonfie e le labbra sottili; simile è l’andamento calligrafico dell’orlo inferiore delle vesti e dei riccioli delle capigliature. La rotondità dei volti, invece, richiama i tipi di Domenico di Michelino. Rielaborando il tipico schematismo delle sua anconette devozionali, il pittore fa sedere la Madonna su un trono completamente nascosto dalle vesti, affidando la monumentalità della figura alla sola costruzione plastica in risalto sul fondo oro; la affiancano in posizione avanzata, a sinistra, il Battista che addita Gesù e, a destra, san Domenico con i gigli e l’abito del suo ordine. La scena è introdotta da una pedana sagomata ad esedra, sul primo piano, appositamente per ospitare un cantaro biansato e baccellato in lamina d’oro, a contenere gigli e rose bianche recisi, allusivi alla purezza della Vergine. Il Bambino, che solitamente Apollonio raffigura irrequieto e vivace, secondo i modelli lippeschi e donatelliani, è qui piuttosto composto ed educato, già un po’ cresciuto, ed è intento a srotolare un cartiglio dal testo non più leggibile, aiutato dalla Madre. A sostegno di una datazione anteriore al sesto decennio, quando l’arte di Apollonio evolse verso stilizzazioni più aspre alla Neri di Bicci, il capo scoperto della nostra Madonna, appena protetto da un velo trasparente con la bordura puntinata di bianco, secondo una soluzione che anticipa la ripetizione delle sofisticate acconciature alla Filippo Lippi e l’abitudine di porre i nimbi dorati in scorcio prospettico, come fossero piattelli. Come sottolinea ancora de Marchi, la decorazione razzata dei nimbi bidimensionali rimanda piuttosto al mondo angelichiano di Zanobi Strozzi e contribuisce a confermare l’esecuzione dell’opera negli anni Quaranta del Quattrocento.



PORCELLANE ITALIANE LOTTI 77 - 103

«Se le cose stavano veramente così, se per l’immaginazione del Settecento la porcellana non era solo un materiale esotico come un altro ma una sostanza magica e talismanica – la sostanza della longevità, della potenza, dell’invulnerabilità – allora era più facile capire perché il re avesse riempito di quarantamila pezzi un intero palazzo» B. Chatwin, Utz, 1989


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SCULTURA € 1.200-1.500

in porcellana bianca modellata a rappresentare una figura maschile della Commedia dell’Arte. L’uomo con il volto fortemente caratterizzato nei tratti fisionomici, simili a quelli di una maschera, e nell’espressione sorniona, è colto probabilmente nell’atto di vendere ciò che porta nella borsa a tracolla; gli abiti umili lo identificano come un popolano. Il modellato e l’assenza di policromia datano l’opera al periodo tardo Barocco, inserendosi tra le maschere della Commedia dell’Arte direttamente ispirate alle sculturine di Vienna. Manifattura Ginori, Doccia, XVIII secolo h. cm. 11

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SCULTURA € 1.200-1.500

in porcellana bianca modellata a rappresentare una figura femminile della Commedia dell’Arte. Abbigliata con una semplice camiciola e un ampia gonna svolazzante, la donna, stante, è ritratta con il volto all’insù in un’espressione di beata spensieratezza, il corpo assume una posizione complicata, poco elegante, una gamba in avanti, un braccio sul fianco. La plasticità dell’opera è caratterizzata dalla materia vibrante ricca di passaggi chiaroscurali che ne enfatizzano la dinamicità e l’espressività. L’opera, scevra di policromia, si data al periodo tardo Barocco, inserendosi tra le maschere della Commedia dell’Arte direttamente ispirate alle sculturine di Vienna. Manifattura Ginori, Doccia, XVIII secolo h. cm. 10,5


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GRUPPO € 2.000-2.500

in porcellana bianca modellata a rappresentare una donna di origini popolari come si evince dalla cuffia che raccoglie i cappelli, l’abito semplice con lo scollo arrotondato e il grembiule, le maniche rimboccate lasciano scoperte le robuste braccia, con le quali regge un vaso; accanto un bimbetto richiama la sua attenzione. Il modellato pur non soffermandosi sui dettagli si caratterizza per la particolare attenzione ai passaggi chiaroscurali che esaltano la dinamicità e la resa dei caratteri fisionomici del gruppo. L’opera proprio per la semplicità e naturalezza plastica si data nel periodo tardo Barocco. Tali figurine, insieme ai noti gruppi delle maschere della Commedia, le Stagioni o i caramogi, si ispirano a modelli europei. Manifattura Ginori, Doccia, XVIII secolo h. cm. 13,5


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GRUPPO € 2.200-3.000

in porcellana bianca modellata a rappresentare Venere appare ad Enea e Acate, episodio tratto dal poema di Virgilio. Stanti su nuvole a riccio e cartouches rocaille Venere, nelle vesti di cacciatrice, si presenta ad Enea e al suo amico Acate, dopo il naufragio a Cartagine, per indirizzare l’amato figlio verso il palazzo di Didone. Alle spalle della dea della bellezza si trova Cupido intento a giocare con una colomba. La straordinaria qualità del manufatto rispecchia l’operato congiunto del francese Jean Pierre Varion e dell’estense Girolamo Franchini, come confermano i più recenti studi di Giuliana Ericani. Le figure hanno caratteristiche peculiari che compaiono in altre opere di questo periodo come Venere e Amore o Venere appare a Vulcano: «forme tornite, gambe tozze, gesti leziosi, visi con mento e naso a punta, occhi a mandorla, bocche piccole e femminee anche nelle figure maschili». Lo spettatore rimane affascinato dai raffinati particolari minuziosamente descritti come i fiori che adornano le chiome di Venere, le piume sui copricapi maschili o l’albero. Il gruppo mitologico, qui presentato, si rifà con precisione ad una fonte iconografica, individuata dagli studiosi Lane e Baroni: il cenotafio per i reali di Francia, disegnato da Schenau per l’incisore Littrer. Esistono altre versioni di questo esemplare conservate ai Musei Civici di Torino e al Victoria and Albert Museum di Londra. Este, 1778-1785 h. cm. 16 Bibliografia di confronto: G. Ericani, Le manifatture atestine del Settecento e dell’Ottocento: Brunello e Franchini, in La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, Verona, 1990, p. 394 A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976, p. 56, fig. 333

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GRUPPO â‚Ź 2.800-3.500

in porcellana bianca modellata a rappresentare Il Concerto. Nella scultura, modellata a tutto tondo, la scena si sviluppa attorno ad un rigoglioso alberello: un suonatore di mandola, assiso su una roccia, e due cantanti, un giovine vestito con frac e cappello e una dama. La ricercatezza delle pose si unisce ad un modellato che si arricchisce dei particolari: le complicati acconciature, anche maschili, i nastri e le rifiniture che ornano gli abiti, i sottili racemi fioriti. Base ad imitare una roccia. Il tema del Concerto è in assoluto uno dei piÚ replicati nel Settecento da tutte le manifatture europee. Manifattura Antonibon, Nove, XVIII secolo h. cm. 32 Bibliografia di confronto: G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, La ceramica degli Antonibon, Milano, 1990 La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani e P. Marini, Verona, 1990

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SCULTURA € 1.500-2.000

in porcellana bianca modellata a tutto tondo a rappresentare una giovinetta con mandola. Gustoso ritratto che mantiene un modellato semplice che non assorbe i leziosi dettagli tipici della scultura Rococò, imprimendo una particolare naturalezza alla figura. La caratterizzano le rigide pieghe della veste con lo scollo arrotondato e ingentilito da un colletto dall’orlo lobato, il volto florido, la postura complicata e precaria, i goffi piedi scalzi. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 14,5 Bibliografia: F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., pp. 240-241, fig. 72 Bibliografia di confronto: A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976

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GRUPPO € 2.000-2.500

in porcellana bianca modellata a tutto tondo a rappresentare due musici. Entrambi assisi su dei tronchi d’albero, un giovane tiene in mano un corno mentre si rivolge ad una dama con una ghironda, che ricambia il suo sguardo. La ricercata composizione piramidale della scena, che si rifà alle manifatture europee, in particolare a quella di Meissen, si combina con il semplice modellato che caratterizza queste porcellane. Base circolare a rocchetto, modanata e percorsa da animali fantastici dalle cui fauci escono ghirlande fogliacee. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 16,5 Bibliografia: F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., pp. 244-245, fig. 84 Bibliografia di confronto: A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976

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GRUPPO € 2.500-3.500

in porcellana bianca modellata a rappresentare gentiluomini e contadini che riposano seduti ai piedi di un albero. La scena si svolge intorno all’alto tronco, le figure dialogano amabilmente tra loro a due a due. Nell’esemplare, qui proposto, si apprezza particolarmente la ricercata naturalezza data alle sculture e più in generale all’atmosfera, pur mantenedo un modellato semplice. La manifattura Cozzi ha prodotto numerosi gruppi e statue la cui iconografia ha una valenza simbolica. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 31 Bibliografia: F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., pp. 244-245, fig. 86 Bibliografia di confronto: A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976

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GRUPPO € 3.000-4.000

in porcellana bianca modellata a rappresentare tre giocosi putti. All’ombra di un arco di arbusti un fanciullo ebbro, come si deduce dalla fiaschetta aperta a tracolla, riposa dopo aver raccolto le messi, un fascio di grano si trova ai suoi piedi. Una fanciulla si erge per sottrarre la falce nella mano del dormiente, e contemporaneamente con una mano tappa la bocca dell’amico perché non faccia la “spia”. La ricercata composizione piramidale della divertente scena, che si rifà alle manifatture europee, si combina con il semplice modellato che caratterizza queste porcellane. La manifattura Cozzi ha prodotto numerosi gruppi e statue la cui iconografia ha una valenza simbolica. Si conoscono altri due esemplari simili. Base a rocchetto modanata. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 22,5 Bibliografia: F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., pp. 240-241, fig. 73 Bibliografia di confronto: A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976 S. Levy, G. Morazzoni, Le porcellane italiane, vol. I, Milano, 1960, tav .83

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FIGURA € 1.500-2.000

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FIGURA € 1.500-2.000

in porcellana bianca squisitamente dipinta in policromia in prevalenza nei toni dell’azzurro, verde, bruno e rosso. La deliziosa scultura ritrae un giovinetto stante, abbigliato con una marsina bianca decorata a righe verdi e tralci di fiori stilizzati, il risvolto dei polsini in azzurro, brache rigate in rosso su calze bianche e scarpe a punta azzurre. La leziosa postura con un braccio appoggiato ad un fianco e una mano che avvicina un delicato fiore al volto esprimono pienamente il gusto Rococò dell’epoca. Manifattura Antonibon, Nove, XVIII secolo h. cm. 10,5

in porcellana bianca squisitamente dipinta in vivace policromia in prevalenza nei toni del verde, rosso e rosa acceso. La deliziosa scultura ritrae un giovinetto stante, abbigliato con un cappello a tesa larga rigato, una lunga marsina bianca a righe rosse con dei risvolti sul collo in verde chiaro, brache a fasce rosa accesso e verde. Le leziosa e complicata postura con un piede sollevato quasi a compiere un passo di danza e una rosa carminio in mano esprimono pienamente il gusto Rococò dell’epoca. Manifattura Antonibon, Nove, XVIII secolo h. cm. 11

Bibliografia di confronto: G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, La ceramica degli Antonibon, Milano, 1990 La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani e P. Marini, Verona, 1990 A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976

Bibliografia di confronto: G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, La ceramica degli Antonibon, Milano, 1990 La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani e P. Marini, Verona, 1990 A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976


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GRUPPO € 3.500-4.500

in porcellana bianca dipinta parzialmente dipinta in policromia in prrevalenza nei toni del verde, malva. La scultura raffigurante L’omaggio del contadino presenta due fanciulle, una stesa con veste bianca decorata a righe verdi e fiori stilizzati rossi, mentre si intrattengono con un giovane pastore, con branche e marsina verdi su calze bianche, accompagnato dal fedele cagnolino, che porge una colombella. L’altra fanciulla, in veste carminio chinè, incoraggia l’amica ad accettare il dono. Alle spalle un amorino assiste alla scena. Base ad imitare la roccia. La graziosa rappresentazione si ispira al tema dell’Arcadia, tanto di moda in quel periodo e che ha visto una vasta diffusione, grazie alle stampe di Remondini, delle incisioni francesi di Daman che presentavo pastorelli sempre raffigurati nei loro abiti festivi, e fanciulle, con fiocchi e scarpette a punta, mentre conversano amabilmente. L’opera si contraddistingue per un modellato costruito a piani larghi che indugia sulla descrizione dei particolari in cui, come scrive Giuliana Ericani, «pur nella ricercata graziosità degli insiemi, spira […] una gravitas da statuaria classica». Manifattura Antonibon, Nove, 1775-1790 Esposizioni: La ceramica degli Antonibon, Palazzo Agostinelli, Bassano del Grappa, 1990 Bibliografia: G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, La ceramica degli Antonibon, Milano, 1990, p. 173, fig. 259 La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani e P. Marini, Verona, 1990, p. 322

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FIGURA € 1.500-2.000

in porcellana bianca magistralmente dipinta in policromia in prevalenza dei toni dell’azzurro, giallo, rosso e violetto. La deliziosa scultura ritrae una giovane fanciulla in abiti orientali: una sopraveste bianca decorata a righine violetto ingentilita da colletto lobato e cinta gialli su una lunga tunica con fiori rossi stilizzati. Il morbido modellato si coniuga con la delicata cromia creando un’opera di estrema raffinatezza. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 11,5 Bibliografia: F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., p. 216, tav. LIII

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FIGURA € 1.500-2.000

in porcellana bianca magistralmente dipinta in policromia in prevalenza dei toni del verde, rosso e violetto. La deliziosa scultura ritrae un bimbo in abiti cinesi: un chimono carminio chinè aperto lascia vedere la lunga tunica bianca decorata a righine rosse e fiori stilizzati stretta in vita da una cinta, un buffo cappellino verde sul capo. Il morbido modellato si coniuga con la delicata cromia creando un’opera di estrema raffinatezza. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 12 Bibliografia: F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., p. 216, tav. LIII


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FIGURA â‚Ź 1.800-2.500

in porcellana bianca parzialmente dipinta in policromia. La scultura tratta dal repertorio della Commedia dell’Arte ritrae una damina abbigliata con una veste gialla e bianca dalla profonda scollatura arrotondata che mette in evidenza il seno. Una mascherina nera le nasconde gli occhi. Il modellato semplice esalta la naturalezza e il carattere malizioso dell’opera. Base sagomata a vaso rovesciato con fascia baccellata e mascheroni grotteschi. Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1790 h. cm. 14,5


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GRUPPO € 3.000-4.000

in porcellana bianca parzialmente dipinta in tenue policromia. Scultura raffigurante una scena cortese, Il corteggiamento, nella quale un giovane, con giacca rosa acceso lasciata aperta, gilet bianco ricamato a fiori stilizzati, brache bianche e scarpe a punta, offre ad un dama un mazzetto di fiori. La giovane donna, una pastorella come si evince dall’agnellino accucciato a suoi piedi e dai vestiti semplici, è ritratta assisa su una roccia; il corpetto azzurro sulla veste bianca con le maniche rimboccate, che lasciano intravedere le robuste braccia, la gonna alzata sul davanti a scoprire la sottoveste ricamata a fiori, i piedi nudi. Base sagomata a finte rocce. La modellazione risulta semplificata; la piacevolezza della scenetta riprende il gusto dei tempi per la rievocazione moraleggiante dell’Arcadia in cui il mondo agreste dei contadini viene idealizzato. Manifattura Ginori, Doccia, XVIII secolo h. cm. 25


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COPPIA DI CANDELIERI â‚Ź 10.000-14.000

in porcellana bianca parzialmente dipinta in vivace policromia. Sculture modellate in foggia di turchi. Accuratamente descritti gli abiti con i gilet rosso e verde profilati in pelliccia, la fascia rigata allacciata in vita e fittamente panneggiata, le brache larghe gialle e rosse su calze bianche e babbucce verdi e gialle rispettivamente. Le due figure, stanti in una posa complicata costruita per contrapposti, reggono con un braccio la bobĂŠche a guisa di cornucopia nervata, tesa eversa con orlo a cespo fogliaceo. Base ovale decorata a cartouche rocaille. Manifattura Ginori, Doccia, XVIII secolo h. cm. 23,5 ciascuno


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GRUPPO € 3.000-3.500

in porcellana bianca dipinta in vivace policromia. Su una zolla erbosa tre frondosi alberi fannno da quinta scenica a un gentiluomo, con marsina carmine chinè aperta sulla camicia bianca, pantaloni giallo chiaro su calze bianche e scarpe a punta nere, che offre un mazzo di fiori ad una fanciulla in abiti semplici con la sopraveste alzata sul davanti. La giovane è stata sorpresa dal galante gentiluomo mentre raccoglieva dei fiori, come si evince dal cesto ricolmo di delicatissime roselline appoggiato a terra. La scena ripropone il tema idealizzato dell’Arcadia, uno dei più amati nel Settecento. Manifattura tedesca, XVIII secolo h. cm. 22,5


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FIGURA € 25.000-30.000

in porcellana bianca parzialmente dipinta in policromia. La scultura raffigura probabilmente un personaggio dalla serie voci di Napoli. Il modellato presenta le consuete caratteristiche del primo periodo della manifattura di Capodimonte: la sobrietà delle note di colore (ridotte quasi al solo profilo degli abiti) esaltano la bellezza e il candore della materia, l’assenza di minuzie e dettagli, l’attenzione alla espressività dei volti e al senso di movimento attraverso gli effetti luministici. Come ricorda la studiosa Mottola Molfino «con le figurine Capodimonte realizzò opere d’arte di tale intensità e ricchezza di espressioni e significati da porle tra i più alti risultati figurativi dell’età del Rococò. I commedianti ironici e dispettosi, i venditori protervi e allegri, gli innamorati eleganti o plebei […]». Le voci di Napoli costituiscono infatti, insieme ai “generi” dei “gruppi galanti”, alle scenette tratte dalla Commedia dell’Arte e dalla vita domestica, il variopinto repertorio di realtà quotidiane a cui attinge Giuseppe Gricci. L’artista, a cui possiamo attribuire senza esitazioni l’opera qui proposta, infonde alla sua produzione plastica la freschezza e la giocosa malizia tipicamente partenopee, che si fonde alla cultura europea contemporanea diffusa attraverso le stampe delle opere di Watteau, Boucher e Lancret, già assorbite da Meissen. Manifattura Capodimonte, Napoli, periodo Carlo III h. cm. 16 Restauri Bibliografia di confronto: Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. II, Busto Arsizio, 1977


96

96

COPPIA DI TAZZINE â‚Ź 800-1.000

in porcellana bianca parzialmente dipinta in policromia a creare piccole vedute paesaggistiche con architetture rurali; profilo superiore a doppia filettatura rossa e blu. Treviso, XVIII secolo

97

TAZZINA â‚Ź 1.500-2.000

completa di piattino in porcellana bianca parzialmente dipinta in bicromia verde e rosso mattone a motivi di foglie di tabacco tra steli fioriti e pagode stilizzate. Manifattura Antonibon, Nove, XVIII secolo

97


98

COPPIA DI TAZZINE € 4.000-5.000

complete di piattino in porcellana bianca parzialmente dipinta a piccolo fuoco nei toni delle porpore, azzurro, verde, giallo e nero, a creare elegante decoro di gusto neoclassico con nastro che con movimento sinuoso, che rivela gli echi dello stile Rococò, compone medaglioni e nastri d’amore che legano bouquets di fiori con piccole rose e altri fiorellini, quest’ultimi sottilmente profilati in nero. Piatto circolare con tesa lievemente eversa; tazzina alta con manico ad orecchio, piede ad anello. Marca di fabbrica con N incisa Manifattura G.B. Antonibon - F. Parolin, Nove, 1790-1800 c.a Esposizioni: La ceramica degli Antonibon, Palazzo Agostinelli, Bassano del Grappa, 1990 Bibliografia: G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, La ceramica degli Antonibon, Milano, 1990, pp. 136-137, scheda e fig. 202 La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani e P. Marini, Verona, 1990, p. 329 Bibliografia di confronto: S. Levy, Tazzine italiane da collezione, Milano, 1968, tav. 45


99

DUE TAZZINE € 6.000-7.000

complete di piattino in porcellana bianca caratterizzata dai profili dorati e parzialmente dipinta a piccolo fuoco in vivace policromia, nei toni del viola, porpora, giallo, rosso ferro, azzurro e verde, a creare decoro a cineserie con personaggi, impegnati in svariate attività, stanti o assisi su un terreno erboso e circondati da diversi paesaggi con rigogliosi arbusti e costruzioni di gusto orientale. Piatti circolari dalla tessa lievemente eversa; tazzine a coppetta, piede ad anello. Per la creazione delle fantasiose immagini i pittori novesi si sono ispirati alle incisioni del Livre des chinois disegnate da Jean Baptiste Pillement e incise da Carnot, edite a Londra nel 1758. Le due tazzine, qui presentate, sono parte di un servizio che comprendeva sette pezzi, esposti nella mostra dedicata alla manifattura Antonibon nel 1990. I due suppellettili risultano di particolare pregio e intersesse poiché se ne conoscono le fonti iconografiche: in una la figura di un orientale, seduto su di un masso di spalle, con un bizzarro copricapo a due punte, risulta l’unica figura di questo tipo di decoro ad essere fedelmente ripresa dalla suddetta serie, mentre nell’altra l’omino ritratto assiso di profilo mentre suona il corno, deriva da una stampa conservata presso la Civica Raccolta Achille Bertarelli di Milano, probabilmente risalente al catalogo Remondini di Bassano del Grappa. Anche i singoli elementi che si inseriscono nei paesaggi, come i frondosi alberi, gli splendidi insetti e le architetture, sono desunti dalle incisioni di Carnot ma di difficile individuazione grazie alle originali composizioni. Marca di fabbrica con asterisco in rosso Manifattura Antonibon, Nove, XVIII secolo Esposizioni: La ceramica degli Antonibon, Palazzo Agostinelli, Bassano del Grappa, 1990 Bibliografia: G. Ericani, P. Marini, N. Stringa, La ceramica degli Antonibon, Milano, 1990, pp. 129-130, scheda e fig. 179 Bibliografia di confronto: S. Levy, Tazzine italiane da collezione, Milano, 1968

99 part.


100

TAZZINA € 5.000-6.000

completa di piattino in porcellana bianca caratterizzata dai profili dorati e parzialmente dipinta in vivace policromia a creare decoro raffigurante l’Ascensione della mongolfiera fra rigogliosi paesaggi con frondosi alberi, dame e gentiluomini che assistono al mirabile evento. Si tratta con tutta probabilità della rappresentazione del globo aerostatico che prese il volo a Venezia il 15 aprile 1784 raggiungendo l’altezza di 2155 piedi. Questo ornato si trova in altri esemplari della manifattura Cozzi. Piattino circolare con tesa lievemente rialzata; tazzina a coppetta senza manici. Marca di fabbrica con ancora in rosso Manifattura Cozzi, Venezia, XVIII secolo Esposizioni: Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, Cà Rezzonico, Venezia, 1998 Bibliografia: Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, a cura di F. Pedrocco, Venezia, 1998, pp. 72-73, figg. 97-98 F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., p. 215, tav. XLIX S. Levy, Tazzine italiane da collezione, Milano, 1968 G. Morazzoni, Porcellane italiane, vol. I, Milano, 1960, tav. 47B

100

101

TAZZINA € 5.000-6.000

completa di piattino in porcellana bianca caratterizzata dai profili dorati e parzialmente dipinta in vivace policromia a creare decoro raffigurante l’Ascensione della mongolfiera fra rigogliosi paesaggi con frondosi alberi, dame e gentiluomini che assistono al mirabile evento. Si tratta con tutta probabilità della rappresentazione del globo aerostatico che prese il volo a Venezia il 15 aprile 1784 raggiungendo l’altezza di 2155 piedi. Questo ornato si trova in altri esemplari della manifattura Cozzi. Piattino circolare con tesa lievemente rialzata; tazzina a coppetta senza manici. Marca di fabbrica con ancora in rosso Manifattura Cozzi, Venezia, XVIII secolo Esposizioni: Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, Cà Rezzonico, Venezia, 1998 Bibliografia: Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, a cura di F. Pedrocco, Venezia, 1998, pp. 72-73, figg. 97-98 F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., p. 215, tav. XLIX S. Levy, Tazzine italiane da collezione, Milano, 1968 G. Morazzoni, Porcellane italiane, vol. I, Milano, 1960, tav. 47B

101

part.



102

SERVIZIO DA CAFFÈ € 25.000-30.000

composto da sei tazzine complete di piattino in porcellana bianca parzialmente dorata e dipinta in monocromo rosso a creare decoro di gusto orientaleggiante con pagode, frondosi alberi, ponticelli e motivi vegetali stilizzati. Piattino circolare con tesa lievemente rialzata; tazzina alta con manico ad orecchio, piede ad anello. Dotate di custodia originale rivestita in cuoio pressato ingentilito da dorati fiori recisi sparsi. Marca di fabbrica con ancora in rosso Manifattura Cozzi, Venezia, 1770-1775 bauletto cm. 16,5x31x26 Esposizioni: Arte al caffè, Bolzano, 2002 Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, Cà Rezzonico, Venezia, 1998 Bibliografia: Arte al caffè, Bolzano, 2002, p. 81, fig. 62 Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, a cura di F. Pedrocco, Venezia, 1998, p. 56, scheda e fig. 66 F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., pp.226-227, fig. 33 Bibliografia di confronto: N. Barbantini, Le porcellane di Venezia e delle Nove, Venezia, 1936


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TEIERA € 70.000-100.000

in porcellana bianca parzialmente dipinta in policromia nei toni del verde e rosso a creare motivi vegetali; corpo esagonale caratterizzato da elegante decoro in rilievo a raffigurare racemi di pruno fioriti compresi nelle riserve lineari; nella spalla medaglioni con volativi anch’essi in rilievo. Breve collo a fascia percorso da fitte nervature verticali; coperchio a cupola costituito da riserve disposte a raggiera e ingentilito da finissimi tralci di vite intrecciati, presa apicale in foggia di figura accovacciata su una tartaruga; versatoio nervato di linea sinuosa nervato con attacco modellato a mascherone dal pronunciato naso aquilino e l’espressione sorniona. Manico sagomato a guisa di sculturina orientale assisa, ispirata ai lavori del cosiddetto Duramano che riflettono decori a chinoiseria e turcheria, infatti l’intero manufatto deriva da modelli orientali eseguiti da Böttger in terra rossa. Lo studioso Francesco Stazzi riconosce nel raffinato ornato di questo esemplare l’unica «espressione di scultura finora conosciuta nella produzione Vezzi». Esiste un esemplare simile, sebbene in porcellana bianca, con delle mancanze rispetto a quello qui presentato, nelle raccolte di Cà Rezzonico a Venezia. Giovanni Vezzi, giovane rampollo di ricchissima famiglia, ebbe il merito di importare a Venezia la formula chimica per creare la porcellana, scoperta da Johann Friedrich Böttger, un alchimistica al servizio della corte di Dresda. La sua manifattura fu fondata nel 1720 e, in ordine di tempo, fu la terza a nascere in Europa, dopo quella di Meissen (1710) e quella di Du Paquier di Vienna (1718). Chiuse i battenti nel 1727; nel breve volgere di questi anni Giovanni Vezzi produsse diversi oggetti, in particolare servizi da tè, e, in numero più limitato, vasi, piatti e caffettiere. Marca di fabbrica in rosso «Ven.a» Manifattura Vezzi, Venezia, 1723-1727 h. cm. 15,5 Esposizioni: Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, Cà Rezzonico, Venezia, 1998 Bibliografia: Le porcellane di Venezia nel Settecento. Vezzi, Hewelcke, Cozzi, a cura di F. Pedrocco, Venezia, 1998, p. 32, scheda e fig. 17 L. Melegati, Giovanni Vezzi e le sue porcellane, Milano, 1998, p. 80, scheda e fig. 16 F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d., tav. I Bibliografia di confronto: A. Mottola Molfino, L’arte della porcellana in Italia, vol. I, Busto Arsizio, 1976 F. Stazzi, Le porcellane veneziane di Geminiano e Vincenzo Cozzi, Venezia, s.d. S. Levy, G. Morazzoni, Le porcellane italiane, Milano, 1960 N. Barbantini, Le porcellane di Venezia e delle Nove, Venezia, 1936

103 part.



MOBILI E OGGETTI D’ARTE LOTTI 104 - 149


104

104

COPPIA DI FORMELLE € 1.500-2.000

in legno riccamente scolpito, laccato, dorato e dipinto in policromia; corpo dal profilo sagomato culminante nella valva di conchiglia apicale; sulla fronte, entro riserva a cartiglio polilobato, sant'Agata con i seni recisi su un piatto e un monaco benedettino dalla lunga barba bianca con un pastorale in mano; sul retro rispettivamente uno scheletro con falce, personificazione della Morte, e Cristo crocifisso con il teschio a terra, memento mori. Una reca la data dipinta1663 cm. 47,5x53,5 ciascuna

105

SERVIZIO DI PIATTI € 1.500-2.000

in porcellana bianca caratterizzata da profili dorati e parzialmente dipinta in policromia a creare elegante decoro a contrasto cromatico con fasce in monocromo rosa acceso e cornici, che percorrono gli orli, a spighe di grano e fiorellini blu. Lo distinguono le forme bombate, i manici a voluta, i coperchi a cupola con prese apicali in foggia di boccioli. Lo compongono 127 pezzi: 10 tazzine da caffè con piattini, 1 lattiera, 1 caffettiera, 12 portauovo,2 saliere con coperchio e piattino da portata, 4 alzatine di due misure, 2 fruttiere dalla tesa traforata, 3 zuppiere circolari, di cui una di dimensioni maggiori, 2 piatti circolari da portata, 4 vassoietti in forma di losanga, 24 piattini da dessert, 12 piatti fondi, 46 piatti piani, 4 piattini ovali da portata. Manifattura Ginori, Doccia, prima metà del XX secolo

105


106

106

COPPIA DI APPLIQUES € 1.500-2.000

a otto lumi in ferro laccato e in legno intagliato e argentato a mecca; cartella costituita dall’elegante intreccio di volute, ingentilite da lunghe foglie lanceolate accartocciate, desinenti nella bobéche a piattello. Dotate di impianto elettrico. Piemonte, XVIII secolo cm. 82x101 ciascuna

107

GRANDE PORTAVIVANDE € 1.000-1.500

in Sheffield sbalzato e cesellato a creare cornici a motivi fitomorfi stilizzati entro losanghe; brevi gambe a voluta; corpo ovale dal profondo cavetto e l’ampia tesa eversa; coperchio a cupola ingentilito da sculturina a guisa di fagiano, minuziosamente descritto nel piumaggio; manici arcuati. Inghilterra, XX secolo cm. 46x96,5x62,5

107


108

COPPIA DI COLONNE € 3.000-4.000

portabusto in noce; base e piano a sezione ottagonale aggettanti; fusto troncoconico scanalato e ingentilito da fascia a motivi fitomorfi stilizzati e profili a più modanature; capitello ispirato allo stile corinzio scolpito a lunghe foglie d’acanto accartocciate con fruttini. XIX secolo h. cm. 101 ciascuna


109

109

COPPIA DI MENSOLINE € 4.000-5.000

in noce intagliato; piano demi-lune in aggetto modanato e fortemente sagomato, a seguire le mosse e contromosse della fascia sottopiano; sostegno di linea sinuosa. Veneto, XVIII secolo cm. 39,5x49x24,5 ciascuna

110

SCRITTOIO DA VIAGGIO € 400-600

a struttura rettangolare in legno; fronte a ribalta a celare piano di scrittura, vani a giorno di diverse proporzioni, portapenne, e riserva per l’inchiostro. Sui fianchi manici a cartiglio. cm. 35x35x21 110


111

COPPIA DI MOBILETTI â‚Ź 2.500-3.500

in legno laccato bigio e dipinto in policromia a creare anfore e animali fantastici che emergono dal fondo scuro. Base ottagonale dipinta a imitare una superficie marmorea; corpo cilindrico dotato sulla fronte di una tablette estraibile sottesa da un’anta. Napoli, periodo Neoclassico h. cm. 93 ciascuno


112

112

SEI SPECCHIERINE â‚Ź 3.000-4.000

in legno intagliato, laccato bigio e caratterizzato da profili dorati; struttura rettangolare; cimasa centinata, profilo esterno a volute contrapposte a comprendere valva di conchiglia; al vertice inferiore palmetta. Marche, XVIII secolo cm. 60x42,5 ciascuna

113

COPPIA DI TAVOLINI â‚Ź 1.800-2.500

in legno intagliato, laccato avorio e caratterizzate da profili dorati, piano in marmo rosso di Verona dal profilo serpentino a seguire le mosse e contromosse della fascia sottopiano; fronte ingentilita da valva di conchiglia; gambe en cabriole percorse da ornati fitomorfi stilizzati. XIX secolo cm. 70x105x58 ciascuno

113


114

114

COPPIA DI SPECCHIERE â‚Ź 8.000-10.000

a struttura rettangolare in legno intagliato, laccato e parzialmente dorato; profilo interno frangiato, quello esterno con decoro a giorno costituito da susseguirsi di volute fogliacee accartocciate e steli fioriti di gusto rocaille, al vertice superiore palmetta in aggetto sormontata da racemo fiorito. Napoli, XVIII secolo cm. 91,5x49 ciascuna Mancanze

115

TAVOLINO â‚Ź 700-800

in legno dorato e dipinto; piano ovale caratterizzato da diversi decori fitomorfi, cornice a teoria di palmette; sostegni in foggia di aquile reali con ali spiegate; traversa centrale a girali raccordati al centro da elemento a coppa rovesciata; piedi a riccio. Roma, prima metĂ del XIX secolo cm. 63x76x47

115


116

VETRINA â‚Ź 8.000-12.000

a doppio corpo interamente lastronata in bois de rose con venature disposte a farfalla e caratterizzata eleganti da profili dorati in rilievo; sezione superiore sagomata, ingentilita da cimasa a palmetta traforata di gusto rocaille, dotata di antina vetrata dal profilo di linea serpentina e sottesa da vano a giorno. Piano sinuoso e modanato a seguire le mosse e contromosse dei fianchi e della fronte; fascia sottopiano ingentilita da riserve a cartouche; eleganti gambe en cabriole raccordate da fiammella; piedi con scarpetta bronzea a voluta fogliacea. Reca firma: A. HUGNET/PARIS Periodo Napoleone III cm. 194x85x43


117

RITRATTO DI DAMA € 3.000-4.000

scolpito in marmo bianco. La scultura ritrae una giovane dama: l’aggraziato volto ovale dall’espressione serena è incorniciato da vaporose chiome ondulate parzialmente raccolte, alcune ciocche ricadono sul petto lasciato scoperto dall’ampia scollatura della veste, fittamente panneggiata. Francia, fine del XVIII secolo h. cm. 60


118

PORTA € 14.000-18.000

a due battenti in legno laccato, dorato e dipinto in policromia a imitare il marmo e la boiserie, impreziosita da profili e applicazioni di gusto rocaille a creare volute fogliacee accartocciate con palmette e corolle frangiate. Struttura rettangolare caratterizzata da riserve con cornici a più modanature in rilievo a comprendere specchiature mistilinee. La sezione superiore ospita una specchiera centinata. Il verso è anch’esso interamente laccato e dipinto in policromia. Presenta un decoro bipartito: nella parte superiore entro due specchiature, a simulare una struttura architettonica ad arco, due Re Magi, sontuosamente abbigliati con vesti in preziosi tessuti, che deposte le corone, simbolo del loro potere, s’inchinano adoranti, sul fondo un paesaggio con frondosi alberi; nella parte inferiore sobrio decoro a cartouche e pendoni fogliacei. Roma, XVIII secolo cm. 260x142

118 retro


119

LIBRERIA â‚Ź 8.000-12.000

a struttura rettangolare in palissandro; mobile a doppio corpo; cappello di linea spezzata gradinato e in aggetto; sezione superiore tripartita dotata di cinque grandi ante vetrate di diverse proporzioni con mensole regolabili, i due laterali di maggiori dimensioni e sporgenti; piano anch’esso di linea spezzata a seguire la fronte; fascia sottopiano dotata di quattro cassetti allineati, sottesi da cinque sportelli, con riserve scorniciate, celanti vani a giorno, i due laterali ingentiliti da lesene a guisa di colonne scanalate con terminale a voluta e attacco a foglia stilizzata; fianchi lineari; base diritta. Inghilterra, inizi del XIX secolo cm. 288x273x52



120

SCRIVANIA DA CENTRO € 28.000-35.000

in legno intagliato e laccato avorio, impreziosita da cornici e decori dorati; piano, modanato e lievemente aggettante, fortemente sagomato a seguire le mosse e contromosse dell’ampia fascia sottopiano; quest’ultima caratterizzata dal profilo serpentino e da ricco decoro in stile neorococò con riserve mistilinee entro cui emergono rose e racemi fioriti in rilievo, al centro, sulla fronte, stemma a cartiglio percorso da volute fogliacee accartocciate con l’iscrizione LIBERTAS; sul verso la scrivania è dotata di cinque cassetti di diverse proporzioni disposti a galleria; gambe en cabriole ingentilite da ampia voluta nervata e decori fitomorfi di gusto rocaille; piedi a guisa di zoccolo fesso. Una celebre foto (fig.1) ritrae l’onorevole Arpinati seduto alla scrivania qui presentata nello studio in Campidoglio. Stato Pontifico, 1920 circa cm. 85x175x94

fig. 1


121

121

COPPIA DI PANCHE DA ANDRONE € 8.000-12.000

in legno intagliato, laccato e dipinto in policromia a creare decoro di gusto rocaille con volute, lunghe foglie accartocciate e frangiate, valve di conchiglia e riserve a cartouche che enfatizzano le forme sinuose; dorsale fortemente sagomato di linea serpentina; sedile lineare modanato ad angoli arrotondati, sollevabile; grembiale anch’esso mosso. Veneto, periodo Luigi XIV cm. 127x192x 39 ciascuna

122

CASSONE € 3.000-5.000

a struttura rettangolare in noce intagliato, caratterizzato da cornici a più modanature; coperchio incernierato; fronte caratterizzata da specchiature decorate a bassorilievo con intrecci a motivi vegetali che comprendono stemma araldico con un leone rampante con una stella e una gru; lesene anch’esse percorse da motivi fitomorfi; fianchi scorniciati; grembiale baccellato; piedi posteriori a mensola, quelli anteriori a zampa ferina. Veneto, XVII secolo cm. 58,5x160x52

122


121

123

CASSONE â‚Ź 3.000-5.000

a struttura rettangolare in noce intagliato caratterizzato da cornici modanate; coperchio incernierato e in aggetto, con elemento rialzato al centro; fronte dotata di riserva scorniciata a comprendere due specchiature in rilievo ed elementi ornamentali torniti, riproposti nei fianchi; grembiale gradinato; piedi a zampa ferina. Emilia, XVII secolo cm. 59,5x180x63

123


124

124

CASSONE â‚Ź 3.000-5.000

a struttura rettangolare in noce; coperchio incernierato modanato e in aggetto; fronte con riserva scorniciata ingentilita da bassorilievo a raffigurare susseguirsi di volte a cuspide entro cui si stagliano gigli fiorentini e altri motivi fitomorfi, all’intorno arbusti stilizzati; sui fianchi medaglioni con ritratti virili; grembiale gradinato; piedi posteriori a mensola sagomata, quelli anteriori in foggia di leoncini. Lombardia, XVII secolo cm. 56x162x67

125

TAVOLO FRATINO â‚Ź 4.000-5.000

in noce intagliato; piano lineare aggettante; traversa, sproni e gambe fortemente sagomati a volute contrapposte e concatenate. Lombardia, XVII secolo cm. 74x126,5x63,5

125


126

126

CASSONE â‚Ź 3.000-5.000

a struttura rettangolare in noce; coperchio incernierato sotteso da cornice a dentelli; fronte caratterizzato da intaglio a motivi floreali e, al centro, volute fogliacee con steli fioriti a racchiudere uno stemma aniconico; lesene con telamoni in aggetto; fianchi scorniciati; grembiale gradinato e baccellato; piedi posteriori a mensola sagomata; quelli anteriori a zampa ferina. Lombardia, XVII secolo cm. 51x154x53,5

127

TAVOLO â‚Ź 5.000-6.000

a struttura rettangolare in noce intagliato; piano aggettante; traverse ad “H� e gambe tornite a balaustro con attacco a dado, ingentilite da elementi a fusello ed elementi a vasetto; piedi a boccia schiacciata. Emilia, XVII secolo cm. 77x128,5x59,5

127


128

COPPIA DI ANGELI â‚Ź 15.000-20.000

montati a lampada scolpiti in legno dorato. Di splendida fattura i due angeli alati, qui proposti, sono inginocchiati su vaporose nubi; abbigliati con una veste all’antica allacciata su una spalla e ricadente in un ricco e copioso panneggio costruito con vibranti linee spezzate che, per contrasto, esaltano le morbide ed esili membra. I dolci ovali dei volti sono incorniciati da ondulate chiome definite ciocca per ciocca. Originariamente le due sculture appartenevano ad un complesso scultoreo, probabilmente una Natività . Dotate di impianto elettrico e paralume in tessuto. Toscana, XVI secolo angeli h. cm. 80 c.a ciascuno, lampada h. cm. 155 ciascuna


129

CONSOLE â‚Ź 10.000-12.000

in legno riccamente scolpito e dorato a creare esuberante decoro di gusto rocaille. Piano modanato in marmo rosso di Verona fortemente sagomato a seguire le mosse e contromosse della fascia sottopiano traforata; quest’ultima costituita da susseguirsi di volute fogliacee contrapposte e concatenate a comprendere, al centro, testa alata; traverse a farfalla mosse e ingentilite da lunghe foglie lanceolate accartocciate e raccordate da splendido mascherone grottesco sormontato da palmetta; alte gambe costruite da girali nervati, impreziositi da festoni fogliacei con fiori; piedi a riccio. Roma, periodo Luigi XV cm. 102x166x85 Ridoratura di epoca successiva


130

COPPIA DI LAMPIONI â‚Ź 3.000-4.000

in rame dorato, sbalzato, cesellato e parzialmente dipinto in monocromo rosso a creare decoro a contrasto cromatico; fusto nervato e ingentilito da nodi; lanterna a guisa di coppa con fascia baccellata e pareti con decori fogliacei entro riserve; tesa in aggetto ornata a giorno da motivi fitomorfi; base quadrangolare traforata in ghisa. Piemonte, periodo Luigi XVI h. cm. 222 c.a ciascuno


131

VETRINA â‚Ź 5.000-6.000

in legno intagliato e dorato caratterizzata da diverse cornici modanate e finemente intagliate: palmette, ovoli, baccellature, maschere grottesche e volute fogliacee a comprendere valve di conchiglia. Cappello di linea spezzata in aggetto; fronte caratterizzata da anta in vetro compresa fra paraste a colonnina percorse da eleganti motivi vegetali; sezione inferiore costituita da due sportelli tra due elementi scolpiti a motivi fitomorfi stilizzati; fianchi lineari anch’essi vetrati; base diritta. Roma, inizi del XIX secolo cm. 213x135x46


132

132

COPPIA DI SPECCHIERINE â‚Ź 4.000-6.000

in legno intagliato, laccato avorio, caratterizzate da profili dorati e parzialmente dipinte in tenue policromia a creare elegante decoro di gusto rocaille. Struttura rettangolare ad angoli smussati; profilo esterno in rilievo percorso da lunghe foglie lanceolate accartocciate e steli fioriti, al vertice superiore palmetta. Genova, XVIII secolo cm. 78,5x52 ciascuna

133

COPPIA DI PANCHETTI â‚Ź 4.000-5.000

in legno riccamente scolpito e dorato; schienale a giorno costituito da sostegni sinuosi desinenti a riccio; sedile trapezoidale sagomato imbottito e rivestito in arazzetto ricamato con fili policromi a ramages fioriti; grembiale mosso ingentilito da palmetta; traverse a farfalla nervate di linea serpentina; brevi gambe en cabriole con attacco a lunga foglia d’acanto; piedi a guisa di zoccolo fesso. Periodo Luigi XV cm. 68x68x47 ciascuno

133


134

COPPIA DI CONSOLES â‚Ź 15.000-22.000

in legno intagliato, laccato avorio e impreziosito da profili dorati; piano lineare in scagliola a creare elegante decoro geometrico a contrasto cromatico; fascia sottopiano a imitare una superficie marmorea ingentilita da ghirlande di foglie d’alloro fra cornici a fuselli e perline; gambe troncoconiche percorse da scanalature con attacco a cespo fogliaceo; piedi a pilastrino. Piemonte, XVIII secolo cm. 95,5x101x56 ciascuna


135

COPPIA DI SPECCHIERE â‚Ź 18.000-25.000

in legno intagliato, laccato avorio e parzialmente dipinto; corpo polilobato caratterizzato da fascia interna rilevata dal profilo di linea serpentina; quella esterna a giorno percorsa da volute fogliacee accartocciate e frangiate di gusto rocaille; al vertice superiore cimasa in aggetto con palmette. Genova, XVIII secolo cm. 90x61 ciascuna


136

SPECCHIERA â‚Ź 15.000-20.000

in legno intagliato, laccato avorio, impreziosito da profili dorati e parzialmente dipinto in tenue policromia a creare elegante decoro a fiori recisi sparsi e, nella cimasa, scena cortese raffigurante una fanciulla corteggiata da un gentiluomo. Struttura rettangolare; profilo interno di linea sinuosa, quello esterno fortemente sagomato costituito da susseguirsi di volute fogliacee accartocciate e frangiate di gusto rocaille, ingentilito da tralci di vite a creare ornato a giorno; vertice superiore centinato con palmetta apicale centrata da medaglione con profilo virile. Piedini a riccio. Venezia, XVIII secolo cm. 83x45


137

CASSETTONE â‚Ź 20.000-30.000

in noce caratterizzato da riserve in radica di noce e ingentilito da intarsio in legni di diverse essenze a creare filettature e ricco decoro a motivi geometrici; piano dal profilo modanato e sagomato a seguire le mosse e contromosse della fronte e dei fianchi. Fronte costituita da tre cassetti con maniglie a pomolo tornito; lesene angolari percorse da decoro a nastro ritorto; grembiale mosso con brevi scanalature di gusto neoclassico e ingentilito da medaglione con ritratto di profilo; brevi gambe troncoconiche scanalate. Verona, periodo Luigi XVI cm. 94x134x66


138

BUREAU â‚Ź 25.000-35.000

in noce impreziosito da ricercato decoro intarsiato in legni di varie essenze a marquetteries geometriche e cornici in rilievo; piano lineare; sezione superiore dotata di ribalta, celante sei tiretti disposti su due ordini, sottesa da cassettino; fianchi dotati di ampia fascia verticale di linea sinuosa; sezione inferiore caratterizzata da fronte lievemente mossa a tre ordini di cassetti; maniglie e serrature coeve di gusto rocaille; grembiale gradinato; piedi a mensola sagomata. Verona, XVIII secolo cm. 104x122x57

138 part.


139

COPPIA DI MOBILETTI € 40.000-60.000

in noce e legno ebanizzato, impreziositi da intarsio in legni di pregiate essenze a creare decoro a contrasto cromatico con esuberanti composizioni di steli fioriti fra lunghe foglie lanceolate e accartocciate su fondo scuro. Piano lievemente in aggetto dal profilo modanato e fortemente sagomato a seguire le mosse e contromosse dei fianchi e della fronte; fascia sottopiano dotata di tiretto sotteso da antina; lesene angolari piatte percorse da pendoni fogliacei e uccelletti di splendito intaglio; brevi gambe mosse desinenti a riccio. Valorizzati dall’essere ancora en pendant i mobiletti, qui proposti, presentano un dettaglio molto interessante e curioso: le dimensioni differiscono leggermente, questo perché solitamente il mobile destinato alla donna era lievemente più grande e bombato, mentre quello per l’uomo caratterizzato per un’impostazione più severa. Brescia, XVIII secolo cm. 78x52x36 c.a ciascuno



140

BUREAU TRUMEAU â‚Ź 30.000-40.000

interamente lastronato in noce, impreziosito da diverse specchiature nei toni caldi della radica di noce e da filettature mistilinee rilevate in legno ebanizzato che esaltano le marezzature della radica. Struttura rettangolare di impronta architettonica; elegante centina a timpano spezzato con profilo a voluta nervata secondo i modi del barocchetto; sezione superiore costituita da anta con ampia riserva a specchio percorsa da cornicetta a teoria di palmette dorate; corpo inferiore fortemente sagomato, dotato sulla fronte di ribalta, celante segreto e sei tiretti, di cui tre ne simulano il loro doppio; la sottendono tre cassetti dal profilo di linea serpentina; grembiale modanato; piedi a mensola sagomata. Lombardia, XVIII secolo cm. 236x120x55


141

CREDENZA â‚Ź 14.500-16.500

in ciliegio intagliato; struttura rettangolare; piano lineare ad angoli arrotondati e dal profilo modanato; fronte e spalle dotate di quattro ante caratterizzate da specchiature lineari scorniciate; grembiale a giorno scolpito a motivi geometrici che alleggeriscono il mobile; brevi piedi troncopiramidali con attacco a dado centrato da rosetta. Periodo Luigi XVI cm. 98x210x55


142

COPPIA DI POLTRONE â‚Ź 8.000-12.000

in noce intagliato, caratterizzate da finissime cornici a dentelli; schienale sagomato a cartiglio ingentilito al vertice superiore da motivo fitomorfo a rocaille; cartella imbottita e rivestita, come l’ampio sedile, in tessuto rigato; montanti e braccioli sinuosi e nervati; gambe mosse; piedi abbozzati a guisa di zoccolo. Lombardia, XVIII secolo


143

BUREAU â‚Ź 18.000-20.000

lastronato in noce caratterizzato da calde filettature in noce biondo a creare decoro a contrasto cromatico con motivi fitomorfi; piano lineare modanato sotteso da ribalta celante cinque tiretti allineati di diverse proporzioni dal profilo mosso, due cassettini a scomparsa, vani a giorno e segreto; fronte di linea serpentina con ampia fascia verticale concava; fianchi lineari con riserva lineare; grembiale sinuoso gradinato; piedi a mensola sagomata. Veneto, XVIII secolo cm. 106x115xx58


144

COPPIA DI POLTRONE € 18.000-24.000

in noce ingentilito da profili dorati; schienale a cartiglio con profilo dalle sinuosità accentuate e percorso da nervature; cartella imbottita e rivestita, come l’ampio sedile, in tessuto; montanti e braccioli a volute desinenti a riccio; grembiale mosso centrato da palmetta; gambe anch’esse mosse. Venezia, XVIII secolo


145

BUREAU â‚Ź 25.000-30.000

interamente lastronato in noce, impreziosito da riserve nei toni caldi della radica di noce, filettature e cornici rilevate; sezione superiore dotata di ribalta dal profilo di linea serpentina a celare uno sportellino, due vani a giorno sottesi da tiretti e un segreto; un alternarsi di mosse e contromosse contraddistingue i fianchi e la fronte della sezione inferiore; quest’ultima costituita da tre ordini di cassetti; grembiale anch’esso mosso e nervato; brevi sostegni flessi. Serrature e maniglie coeve, modellate con putti e figure fantastiche di gusto rocaille. Ferrara, periodo Luigi XV cm. 104,5x119x53


146

COPPIA DI MOBILETTI € 24.000-26.000

a struttura rettangolare interamente lastronati in noce e impreziositi da riserve nei toni caldi della radica di noce e da filettature a creare elegante decoro. Piano modanato lievemente in aggetto dal profilo di linea spezzata a seguire le sinuosità della fronte; quest’ultima costituita da due ordini di cassetti; fianchi lineari; grembiale gradinato; traverse ad “H” mosse e finemente percorse da nervature; brevi gambe en cabriole. Ferrara, periodo Luigi XV cm. 85x83x46,5 ciascuno


147

COPPIA DI POLTRONE € 24.000-28.000

in noce intagliato impreziosito da profili lumeggiati in oro, caratterizzate da cornici a più modanature. Schienale a giorno dal profilo esterno a cartiglio ingentilito al centro sinuoso motivo a treccia, ripreso con nodo più stretto sulle centine. Montanti a congiungersi con i braccioli di linea serpentina nervati. Sedile imbottito e rivestito in tessuto; gambe en cabriole percorse da profonde nervature; elegante intaglio dei piedi en escargot, ossia arricciati su se stessi. Gli esemplari, qui presentati, si qualificano nella storia del mobile veneziano come due manufatti di eccellente qualità caratterizzati dal difficile connubio di originalità ed eleganza. Venezia, 1770 c.a Bibliografia: C. Santini, Mille mobili veneti. L’arredo domestico in Veneto dal secolo XV al secolo XIX, vol. III, Modena, s.d., p. 219, scheda e fig. 360 S. Levy, Il mobile veneziano del Settecento. Testo con note di G. Morazzoni, vol. I, Novara, 1996, tav. 36 S. Colombo, L’arte del legno e del mobile in Italia; Busto Arsizio, 1981, scheda e fig. 355 € 24.000-28.000 G. Morazzoni, Il mobile veneziano del ‘700, vol. I, Milano, 1958, tav. CXXXVa


148

PORTANTINA € 90.000-140.000

Splendido esemplare in legno riccamente scolpito, laccato nero e rosso, caratterizzato da profili dorati e parzialmente dipinto a creare ricco decoro fitomorfo rilevato di gusto rocaille, steli fioriti e scene mitologiche. La finissima decorazione pittorica, arricchita di diversi significati allegorici, si dispiega sul fianco con putto con tridente che cavalca un delfino, sull’altro la fenice, il mitico uccello, mentre brucia se stesso per risorgere successivamente sulle proprie ceneri; sulla fronte una figura femminile, con veste bianca all’antica, assisa su vaporose nubi, regge in mano un compasso, strumento che potrebbe alludere alla personificazione dell’Astronomia o della Giustizia, oppure rimandare alle qualità del mittente dell’opera; sul retro la rappresentazione di Cibele. La dea identificata con la Madre-Terra viene raffigurata secondo l’antica iconografia: assisa su un carro trainato da leoni, indossa una veste bianca e un manto rosso trattenuto sul capo dalla corona turrita, suo tradizionale attributo, mostra una chiave. Elegante struttura rettangolare con tettuccio in cuoio a guisa di cupola orientale ingentilito da pinnacoli in foggia di lanterne e palmette in aggetto, riserve con cornici rilevate; due sportelli laterali; finestre sui fianchi e sulla fronte, caratterizzate da profilo percorso da modulanti volute concatenate che si raccordano, sui soli fianchi, con i braccioli torniti a riccio; piedi a guisa di testa zoomorfa. Lo straordinario esemplare conserva l’interno completamente rivestito in tessuto rosso porpora damascato e arricchito da drappi rifiniti con passamaneria bordata in oro e argento e finita a ricamo dell’epoca. Dotata di stanghe laterali coeve per i portatori, anch’esse intagliate a imitare le spire e la testa di un serpente. Roma, periodo Luigi XIV cm. 190x345x65





149

DIVANO DA ANDRONE € 35.000-45.000

in noce intagliato caratterizzato da elegante decoro di gusto rocaille. Spalliera a giorno costituita da cartelle di linea serpentina, quella superiore percorsa da nervature e palmette frangiate che enfatizzano la sinuosità delle forme, raccordate al centro da motivo a treccia; montanti e braccioli desinenti a riccio mossi e nervati; sedile in paglia; grembiale percorso da modulanti volute ingentilite anch’esse da motivi a barocchette; brevi gambe en cabriole. Dotato di cuscini imbottiti e rivestiti in tessuto. Venezia, XVIII secolo l. cm. 242 Bibliografia di confronto: S. Colombo, L’arte del legno e del mobile in Italia, Busto Arsizio, 1981, schede e figg. 356, 360



MAIOLICHE VENETE DEL XIX SECOLO LOTTI 150 - 169

166 part.


150

151A 151

150

PIATTO DA PORTATA

152

151

€ 800-950 in maiolica bianca parzialmente dipinta in prevalenza nei toni del blu, verde e ocra a creare decoro di gusto orientale che riprende il tipico ornato “a ponticello”, presenta l’arcuata radice cinese su cui sorgono pagode e graticci; tesa eversa percorsa da nervature, profilo sagomato ingentilito da cornicetta a motivi vegetali. Manifattura Antonibon, Nove, XVIII secolo cm. 2x24x19

PIATTINO € 150-200

ovale in terraglia bianca parzialmente dipinta in policromia in prevalenza nei toni dell’azzurro, rosa, verde e ocra a creare sull’intera superficie decoro a fiori “gettati”; tesa eversa percorsa da costolature; profilo sagomato. Marca di fabbrica con asterisco in blu Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo cm. 2x19x16 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

151A PIATTINO € 150-200 ovale in terraglia bianca parzialmente dipinta in policromia in prevalenza nei toni freddi dell’azzurro verde e rosa a creare sull’intera superficie decoro a fiori “gettati”; tesa eversa percorsa da costolature; profilo mosso. Marca di fabbrica con asterisco in blu Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo cm. 2x19x16 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

152

TAZZA DA PUERPERA € 800-1.200

in maiolica bianca parzialmente dipinta in policromia a creare diversi mazzetti di fiori compresi entro un esuberante gioco di riserve in rilievo di gusto rocaille a cartiglio accartocciato con profili fogliati e frangiati nei toni dell’azzurro. Piatto circolare, tesa eversa dal bordo mistilineo nervato e percorso da una cornice puntinata in magenta; coppa con base ad anello; manici in foggia di cartiglio; coperchio a cupola con presa apicale traforata a cespo fogliaceo. Marca di fabbrica con asterisco giallo ocra e Nove in blu Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo d. cm. 22,5, h. cm. 18 compl.


154

153

153

PIATTO

156

154

€ 350-450

155

PIATTO € 300-400

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinto in tenue policromia in prevalenza nei toni del rosa, giallo e verde a creare sull’intera superficie elegante decoro a fiori “gettati”con una rosa e campanule. Tesa eversa nervata, profilo mosso e costolato. Marca di fabbrica con asterisco in blu Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo d. cm. 24

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinto in vivace policromia, in prevalenza nei toni del rosa, violetto, giallo, verde e blu a creare sull’intera superficie elegante decoro a fiori “gettati”. Tesa eversa nervata, profilo mosso e costolato. Marca di fabbrica con asterisco e Nove in azzurro Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo d. cm. 23,5

Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

155

156

PIATTO € 350-450

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinta in policromia a creare sull’intera superficie decoro a fiori “gettati” tra cui si riconoscono crisantemi rosa e un tulipano giallo fra lunghe foglie lanceolate. Tesa eversa nervata, profilo mosso e costolato. Marca di fabbrica con asterisco azzurro Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo d. cm. 24,5 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

PIATTO € 350-450

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinto in vivace policromia, in prevalenza nei toni del rosa, violetto, giallo e verde a creare sull’intera superficie elegante decoro a fiori “gettati” tra cui campanule, crisantemi e un tulipano. Alta tesa eversa nervata, profilo mosso e costolato. Marca di fabbrica con asterisco in azzurro Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo d. cm. 24,5 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978


157

RINFRESCATOIO € 500-600

in maiolica bianca parzialmente dipinta in tenue policromia a creare elegante decoro a racemi fioriti e bouquets di variopinti fiori; piede ovale polilobato; alta coppa percorsa da baccellature; profilo fortemente sagomato a corolla. Internamente scanalato per trattenere i calici da vino. Marca di fabbrica con asterisco azzurro Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo cm.15,5x24,5x18,5 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

157

158

RINFRESCATOIO € 1.000-1.200

in maiolica bianca parzialmente dipinta in vivace policromia a creare esuberante decoro a mazzetti di fiori sparsi. Piede ovale polilobato; alta coppa percorsa da baccellature; profilo fortemente sagomato a corolla. Internamente scanalato per trattenere i calici da vino. Marca di fabbrica con asterisco in ocra Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo cm. 17x28,5x22 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

158


159

159

160

PIATTO

161

160

€ 600-800 circolare in terraglia bianca parzialmente dipinta in policromia a raffigurare il profeta Giacobbe assiso su una panca con un libro in mano sul cavetto; motivi vegetali stilizzati sulla tesa eversa. Marca di fabbrica Nove in blu Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo d. cm. 23,5 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

161

PIATTO € 500-600

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinta in bruno a creare diversi decori, sul cavetto un paesaggio con la veduta di una chiesa, sulla tesa eversa profilo percorso da decoro a decalcomania a imitare la trama di un tessuto in pizzo. Manifattura veneta, XIX secolo d. cm. 31 Sbreccatue Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

162

PIATTO € 250-300

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinta in vivace policromia a creare decoro floreale. Tesa lievemente eversa. Restauri Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

162

PIATTO € 500-600

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinta in policromia a creare diversi decori: un vivace uccellino sul profondo cavetto, a motivi vegetali stilizzati “a spugnetta” sulla tesa eversa. Manifattura veneta, seconda metà del XIX secolo d. cm. 26 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978


163

PIATTO € 600-700

circolare in maiolica dipinta in policromia in prevalenza nei toni del blu, rosso, giallo e verde a creare decoro floreale di gusto orientaleggiante e filettature nei toni dell’azzurro; ampia tesa eversa. Faenza, XVIII secolo d. cm. 35

164

163

164

PIATTO € 600-700

circolare in terraglia bianca parzialmente dipinta in vivace policromia a creare un amorino alato che regge un enorme bocciolo di rosa e altri fiori; ampia tesa eversa. Manifattura veneta, XIX secolo d. cm. 35 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

165

SERVIZIO DA THE € 400-500

composto da quattro tazzine complete di piattino in maiolica bianca parzialmente dipinta in policromia a creare decoro con diversi fiori recisi sparsi e motivi vegetali stilizzati in rilievo, ad impreziosire il manufatto roselline a tutto tondo si inseriscono entro riserve lineari giallo ocra. Piattino circolare dal bordo rialzato; tazzina a coppa con manico a voluta, piede ad anello. Marca di fabbrica con asterisco e Nove in blu Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo 165


166

CALAMAIO € 2.500-3.500

in maiolica bianca parzialmente dipinta in tenue policromia a creare decoro a mazzetti di fiori e riserve dipinte in monocromo bruno a raffigurare paesaggi lacustri. Piedi a guisa di zampa ferina con attacco a maschera zoomorfa; corpo fortemente sagomato dal profilo a volute accartocciate di gusto rocaille, a celare vasetto con coperchio a cupola per l’inchiostro. L’opera si arricchisce della scultura di un giovinetto, caratterizzata dai lineamenti dolci e dalla cura per la descrizione degli abiti principeschi, ritratto steso nell’atto di scrivere su uno stemma a cartiglio Venezia. Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo cm. 26x40x33 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978 166

167

GIARDINIERA € 900-1.000

in maiolica bianca dipinta in tenue policromia a creare elegante decoro con diverse composizioni floreali, racemi fioriti e fiori recisi sparsi entro riserve a cartouche. Modellata a guisa di carrozza dal profilo mosso e ingentilito da decori di gusto rocaille che impreziosiscono il manufatto; ornati a tutto tondo in foggia di aquila reale e teste zoomorfe fantastiche. Marca di fabbrica con asterisco azzurro Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo cm. 34,5x49x27 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

167


168

VASO € 600-750

biansato in maiolica bianca parzialmente dipinta in policromia a creare diversi decori tra i quali bouquets di variopinti fiori; tripode sagomato con decoro a traforo costituito da animali fantastici dalle fauci spalancate; corpo ovoidale bombato sulla spalla percorso da esuberante decoro in rilievo in stile neorococò con ampie baccellature, riserve a cartouche e, sulla fronte, il ritratto di una giovane donna assisa su una seggiola, sullo sfondo un’architettura; breve collo a strozzatura; tesa eversa dal profilo frastagliato; manici a voluta. Reca firma: R. Passarin Manifattura Raffaele Passarin, Bassano del Grappa, XIX secolo h. cm. 50 Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

168

169

DUE VASI € 1.600-1.800

in maiolica bianca parzialmente dipinta in vivace policromia a creare diversi decori a motivi fitomorfi stilizzati, a fiori recisi sparsi e, sulle fronti, bouquets di variopinti fiori. Piede circolare modanato; corpo ovoidale bombato sulla spalla e ingentilito dall’applicazione di un cartiglio che riporta uno spartito musicale e le iniziali V.P.; alto collo cilindrico; tesa eversa a guisa di beccuccio dal profilo fogliato; manico a simulare due arbusti intrecciati e percorsi da tralci di vite con attacco a mascherone zoomorfo. Marca di fabbrica con asterisco azzurro Manifattura Antonibon, Nove, XIX secolo h. cm. 57,5 ciascuno Bibliografia di confronto: La ceramica dell’Ottocento nel Veneto e in Emilia Romagna, a cura di R. Ausenda, G. C. Bojani, Modena, 1998 La ceramica popolare veneta dell’Ottocento, a cura di A. Cecchetto, L. Magagnato, N. Stringa, Milano, 1978

169


IMPORTANTI TAPPETI ANTICHI LOTTI 170 - 183

183 part.


170

ANTICO TAPPETO KAZAK â‚Ź 6.000-8.000

con decori a stelle stilizzate su fondo blu; molteplici cornici concentriche. Caucaso, metĂ del XIX secolo cm. 141x116


171

ANTICO TAPPETO SHIRWAN â‚Ź 12.000-15.000

con decoro a riserve verticali percorse da motivi geometrici stilizzati; bordura a larga fascia su fondo chiaro. Caucaso, metĂ del XIX secolo cm. 210x136


172

ANTICO TAPPETO SHIRWAN € 6.000-10.000

con campo a fondo blu con fitti motivi vegetali stilizzati; bordure a più ordini. Caucaso, metà del XIX secolo cm. 167x120


173

ANTICO TAPPETO SHIRWAN â‚Ź 10.000-14.000

con campo a fondo beige decorato a fitti motivi vegetali stilizzati; bordure a cornici cencentriche. Caucaso, metĂ del XIX secolo cm. 175x97


174

ANTICO TAPPETO KAZAK KARACHOP â‚Ź 12.000-15.000

a fondo verde con sfumature azzurre, al centro un doppio medaglione ottagonale uncinato; doppia bordura a punta di freccia reciproca a volte sostituita da un profilo a dente di sega. Caucaso, prima metĂ del XIX secolo cm. 225x158


175

ANTICO TAPPETO GHIORDES A PREGHIERA € 6.000-8.000

con nicchia centrale a fondo blu decorata da vaso stilizzato; cornici a più ordini decorate con minute inflorescenze di giacinto. Anatolia occidentale, XVIII secolo cm. 172x125


176

TAPPETO TABRIZ â‚Ź 18.000-25.000

decorato a fitti motivi floreali e vegetali su fondo rosa scuro; cornice a fondo blu. Persia, XX secolo cm. 350x220


177

TAPPETO KIRMAN DI MANIFATTURA IMPERIALE € 25.000-30.000

decorato a racemi fioriti su fondo verde tenue e beige; cornice a più ordini. Persia, metà del XX secolo cm. 375x260


178

ANTICO TAPPETO ISFAHAN € 12.000-18.000

con decoro a fondo rosso a motivi floreali concentrici e medaglione centrale romboidale; profilo a più ordini caratterizzato da diversi motivi fitomorfi. Persia, seconda metà del XIX secolo cm. 214x140


179

ANTICO TAPPETO ISFAHAN € 15.000-25.000

con decoro a fondo rosso a motivi floreali concentrici e medaglione centrale polilobato; profilo a più ordini caratterizzato da fiori stilizzati contrapposti. Persia, prima metà del XIX secolo cm. 210x138


180

RARO TAPPETO TABRIZ â‚Ź 25.000-35.000

con decoro a motivi stilizzati in blu e rosso su fondo beige, cornici a decoro geometrico. Persia, prima metĂ del XIX secolo cm. 250x150


181

ANTICO TAPPETO TABRIZ â‚Ź 22.000-30.000

su campo a fondo rosso ingentilito da decoro a losanga color cammello; cornici a piĂš ordini decorate en suite. Pesia, XVIII secolo cm. 420x286


182

ANTICO TAPPETO KIRMAN YADZ â‚Ź 25.000-40.000

entro riserva sagomata al vertice superiore raffinato decoro ramages fioriti su campo a fondo blu decorato; molteplici cornici a fondo rosso. Persia, XVIII secolo cm. 333x240


183

ANTICO TAPPETO SENNEH â‚Ź 40.000-60.000

con raffinato decoro raffigurante l'Albero della Vita ed uccelletti, magistralmente descritti su campo a fondo blu scuro. Persia occidentale, XVIII secolo cm. 400x225



PIZZI LOTTI 184 - 214

188

184

189

LOTTO

185

€ 250-350

LOTTO € 300-400

composto da grande centro in lino e filè e un copricuscino ricamato ad ago.

composto da un centro ovale, un centro circolare e sei centri medi anch’essi circolari in lino e pizzo di Cantù.

186

187

LOTTO € 400-500

LOTTO € 500-600

composto da grande centro circolare e dodici centri di minori dimensioni in pizzo di Idrija. d. cm. 60 e d. cm 14

composto da cinque centri circolari e diciasette centri di minori dimensioni in pizzo di Idrija. d. cm. 20, d. cm. 16

188

189

SERVIZIO ALL’AMERICANA € 1.200-1.400

composto da dodici tovagliette complete di tovaglioli in lino bianco con pizzo di Cantù ad ago.

SERVIZIO ALL’AMERICANA € 1.500-1.800

composto da una striscia rettangolare, dodici tovagliette complete di tovaglioli in lino ecru con pizzi a punto rinascimento e tombolo.


192

190

193

LOTTO

191

€ 500-600

LOTTO € 400-600

composto da dieci sottopiatti circolari grandi e otto sottopiatti di dimensioni minori in pizzo di Idrija. d. cm. 24, d. cm. 14

composto da centro ovale e un centro circolare in pizzo di Idrija. l. cm. 105, d. cm. 72

192

193

SERVIZIO ALL’AMERICANA € 3.500-4.000

composto da striscia ovale e dodici tovagliette ovali interamente eseguite ad ago a punto Milano e a punto Venezia.

TOVAGLIA € 4.500-5.500

rettangolare completa di dodici tovaglioli in lino con ricamo a mano, finitura e bordo riquadrato in pizzo di Burano ad ago. cm. 300x180


194

TOVAGLIA € 2.000-2.300

quadrangolare in lino ricamata a mano, al centro un pizzo di Burano eseguito ad ago. cm. 180x180

195

LENZUOLO MATRIMONIALE € 1.000-1.200

in misto lino con due federe ricamati a mano, inserti in pizzo di Burano ad ago.

196

LENZUOLO MATRIMONIALE € 1.000-1.200

in lino con due federe ricamato a mano con inserti in pizzo di Burano. 194

195

196


197

TOVAGLIA € 4.500-5.000

rettangolare in lino interamente ricamato a punto intaglio con motivi floreali e volute, medaglioni e riquadro centrale a punto ago e filè. cm. 380x180

197

198

GRANDE TOVAGLIA € 6.000-8.000

in lino interamente ricamato a punto pieno, punto intaglio, ricchi inserti e finiture in filè, grandi medaglioni a putti e angeli in pizzo di Burano cm. 400x210

198


199

TOVAGLIA â‚Ź 4.000-4.500

rettangolare completa di dodici tovaglioli in finissimo lino ricamata a tutto campo a piccoli fiorellini, riquadrata a punto giorno. Al centro bell’inserto rettangolare in pizzo di Burano a motivi floreali e colombe della pace. cm. 350x180 Provenienza: già collezione Olga Asta


200

200

201

LOTTO € 700-900

composto da quattro centrini ovali di diverse misure in pizzo di Burano ad ago.

202

DODICI SOTTOPIATTI € 1.200-1.500

circolari in finissimo pizzo di Burano ad ago. d. cm. 15

201

202

STRISCIA € 2.000-2.500

in pizzo di Burano eseguita ad ago. Scuola Quintavalle cm. 106x31


203

TOVAGLIA â‚Ź 14.000-18.000

in bisso di lino ricamata a mano con tralci di fiori e foglie, alta finitura e tramezzo in pizzo di Idrija ad ago. La completano dodici tovaglioli con ricamo ed angoli in pizzo. cm. 300x180


204

IMPORTANTE TOVAGLIA â‚Ź 15.000-18.000

in finissimo lino ricamata a mano a motivi di volute ad intaglio e foglioline a punto pieno. Al centro ricco intramezzo rettangolare e intrecciato. Sul fondo alta finitura in pizzo di Burano ad ago. La completano dodici tovaglioli con ricamo ed angoli in pizzo. cm. 320x180


205

IMPORTANTE E BELLA TOVAGLIA â‚Ź 20.000-24.000

rettangolare in pizzo di Burano interamente eseguita a punto ago, ampie volute a racchiudere fiori, medaglioni e coroncine floreali. La completano dodici tovaglioli con angoli in pizzo. cm. 300x180


206

GRANDE CENTRO â‚Ź 2.500-2.800

ovale eseguito ad ago, scuola Quintavilla Burano. l. cm. 106

206

207

LOTTO â‚Ź 1.500-1.800

composto da grande centro circolare, sei centri piccoli, un centro medio in finissimo pizzo di Idrija. d. cm. 80, d. cm. 17, d. cm. 12

207


208

SERVIZIO ALL’AMERICANA € 800-1.000

composto da un centro ovale e otto sottopiatti ovali in bisso di lino color ecru, bordati in pizzo San Sepolcro. Otto angoli in pizzo predisposti per i tovaglioli.

208

209

LOTTO € 500-600

composto da un centro ovale e un centro circolare in pizzo di Idrija. l. cm. 105, d. cm. 72

209


210

210

211

LOTTO

211

€ 500-600

LOTTO € 1.000-1.200

composto da cinque antiche bordure di diverse misure e fatture eseguite ad ago.

composto da tre bordure, un colletto e una grande striscia in pizzo antico rettangolare eseguita ad ago a punto Venezia.

212

213

LOTTO € 250-350

composto da sei sottopiatti in lino e pizzo Rosalin perlè Venezia. d. cm. 15 ciascuno

214

LOTTO € 400-500

composto da tre scialli in tulle nero ricamato.

LOTTO € 100-200

composto da due tovagliette, sei salviettine, due centrini quadrati, nove centrini quadrati in lino e bordura in pizzo.



INDICE ARTISTI

P

A ANESI PAOLO ANSELMI GIORGIO APOLLONIO DI GIOVANNI

46 16 76

B BALESTRA ANTONIO (?) BATONI POMPEO BOLTRAFFIO GIOVAN ANTONIO BOMBELLI SEBASTIANO BOTTEGA DEI MAGANZA BRANDI DOMENICO BRENTANA SIMONE

52 38 60 30 18 49 54

C CAFFI MARGHERITA CALZA ANTONIO CERVELLI FEDERICO CLERISSEAU CHARLES-LOUIS CRIVELLI ANGELO MARIA detto IL CRIVELLONE CROSATO GIOVAN BATTISTA

26 47 37 24 28 63

PELLEGRINI GIOVANNI ANTONIO PIAZZETTA GIOVAN BATTISTA PITTONI GIOVAN BATTISTA (?) PITTORE DEL XVII SECOLO PITTORE DEL XVIII SECOLO PITTORE DELLA CERCHIA DI ANTONIO DIZIANI PITTORE DELLA CERCHIA DI BARTOLOMEO MONTAGNA PITTORE DELLA CERCHIA DI FRANCESCO RIZZO DA SANTACROCE PITTORE DELLA CERCHIA DI GAETANO VETTURALI PITTORE DELLA CERCHIA DI GIUSEPPE BONITO PITTORE DELLA CERCHIA DI PAOLO ANESI PITTORE DELLA CERCHIA DI PAOLO PAOLETTI PITTORE DELLA CERCHIA DI SEBASTIANO BOMBELLI PITTORE FIAMMINGO DEL XVII SECOLO PITTORE MARCHIGIANO DEL XV SECOLO PITTORE SENESE DELLA SECONDA META' DEL XVI SECOLO PITTORE TOSCANO DEGLI INIZI DEL XVI SECOLO PITTORE VENETO DEL XVII SECOLO PITTORE VENETO DEL XVIII SECOLO PITTORE VENETO-CRETESE DEL XVI SECOLO PITTORE VERONESE DEL XVIII SECOLO POLIDORO DE RENZI detto POLIDORO DA LANCIANO

35 67 51 15, 41 14 5, 6 21 22 2 4 9 3 29 11 58A 53 59 7, 8 12 10 23 57

D Q DARET ERNESTO DE PIERI GIOVANNI ANTONIO detto LO ZOPPO DIZIANI GASPARE DOLCI CARLO (?)

45 17 68, 69 42

F FAVAI GENNARO

1

39 75 56 31, 32 19 33

R RECCO NICOLA MARIA ROCCA MICHELE ROSA SALVATOR

SCHEDONI BARTOLOMEO SCUOLA DEI BASSANO SCUOLA DI GIULIO CARPIONO SCUOLA DI SIMONE CANTARINI

27 55 65

73 70 72 25 36

40 58 62 20

T TIEPOLO LORENZO

L LAZZARINI GREGORIO LEGNANI STEFANO MARIA detto IL LEGNANINO LIBERI PIETRO LONDONIO FRANCESCO LONGHI PIETRO

48

S

G GENNARI BENEDETTO GIOVANNI DEL BIONDO GIROLAMO GALIZZI DA SANTACROCE GRASSI NICOLA (attr.) GREZLER GAETANO GRUBACS CARLO

QUERFURT AUGUST

34

V VAN BLOEMEN JAN FRANS detto L'ORIZZONTE VAN LAER PIETER detto IL BAMBOCCIO

44 50

Z M MAGGIOTTO DOMENICO MARCHIONI ELISABETTA MARINI ANTONIO MELDOLLA ANDREA detto LO SCHIAVONE

66 61 64 74

ZANCHI ANTONIO ZELOTTI BERNARDO

13, 71 43



CONDIZIONI GENERALI DI VENDITA

1.

In una fase precedente l’asta, la San Marco Casa d’Aste SpA provvederà all’esposizione delle opere, durante la quale il direttore della vendita, o banditore, ed i suoi incaricati saranno a disposizione per ogni chiarimento; l’esposizione ha lo scopo di far bene esaminare lo stato di conservazione e la qualità degli oggetti e chiarire eventuali errori ed inesattezze in cui si fosse incorsi nella compilazione del catalogo, la cui contestazione dovrà essere formulata, a pena di decadenza, nei confronti di San Marco Casa d’Aste SpA prima dell’aggiudicazione.

2.

I lotti sono venduti nelle “condizioni in cui si trovano” ivi compresi difetti ed imperfezioni presenti al momento dell’aggiudicazione.

3.

La preventiva registrazione è condizione necessaria per la partecipazione alla procedura di vendita mediante asta (vedi “informazioni generali per i potenziali acquirenti”).

4.

La vendita dei lotti si conclude in favore del soggetto che presenterà l’offerta più alta accettata dal Direttore di vendita, o banditore. Il colpo di martello del direttore di vendita o banditore determina l’accettazione dell’offerta.

5.

Il Direttore della vendita o banditore può accettare commissioni d’acquisto, a prezzi stabiliti, su preciso mandato. L’offerta effettuata in sala e durante l’asta prevale sempre sulla commissione d’acquisto. Durante l’asta, il Direttore della vendita, o banditore, ha la facoltà di variare l’ordine di vendita ivi compresa la possibilità di abbinare, separare, ritirare un lotto dall’asta. Il Direttore della vendita o banditore può adottare qualsiasi provvedimento che ritenga adatto alle circostanze, può accettare commissioni telefoniche e autorizzare connessioni in audio e videoconferenza finalizzate alla partecipazione all’asta.

6.

Gli oggetti saranno aggiudicati esclusivamente dal Direttore della vendita, o banditore, e l’acquirente è tenuto ad effettuarne il pagamento secondo le modalità prescritte dall’art. 7. Si precisa che le vendite si intendono immediatamente regolate per cassa.

7.

L’acquiren te è tenuto a pagare in ogni caso, oltre al prezzo di aggiudicazione, la commissione d’ acquisto pari al 25% fino a € 250.000, e al 18, 5% sul prezzo di aggiudicaz ione eccedente tale importo, compren si vo dell’iva prevista dalla normativa vigente. In con formi tà a quanto previsto dal d.l. 25/06/2008, n. 112, art. 32, la San Marco Casa d’Aste SpA non accetta il pagamento in contanti per importi superiori ad € 12.500. La San Marco Casa d’Aste SpA è ten uta, altresì, a richiedere ai propri clienti l’esibizione di un documento di identità e la conf erma del domici li o.

8.

I lotti venduti devono essere tempestivamente ritirati dall’acquirente a sua cura e rischio previo pagamento da effettuarsi secondo le predette modalità. Scaduto il termine previsto, la San Marco Casa d’Aste SpA addebiterà tutti i diritti di custodia e il rimborso delle spese di assicurazione maturati fino al momento del ritiro.

9.

La San Marco Casa d’Aste SpA agisce in qualità di mandataria con rappresentanza dei proprietari delle opere poste in vendita; pertanto, non acquista diritti né assume obblighi in proprio ad eccezione dei casi in cui è proprietaria di un lotto. Ogni responsabilità ex artt. 1476 ss. cod. civ. continua a gravare in capo ai proprietari delle opere.

10.

Le opere presenti nel catalogo hanno schede dettagliate che ne descrivono l’autenticità e l’attribuzione. Si precisa che ogni singola scheda costituisce esclusivamente espressione di un’opinione critica. Le opere infatti possono essere sempre esaminate dal pubblico durante l’esposizione che precede l’asta. Per i dipinti antichi e del XIX secolo, si certifica l’epoca in cui l’autore attribuitoè vissuto e la scuola cui esso appartiene. I dipinti presentati nei cataloghi di arte moderna e contemporanea sono, solitamente, accompagnati da certificati di autenticità, indicati nelle relative schede. Nessun altro diverso certificato, perizia o opinione, richiesti o presentati a vendita avvenuta, potrà essere fatto valere quale motivo di contestazione alla San Marco Casa d’Aste SpA dell’autenticità di tali opere.

11.

Gli eventuali reclami potranno essere presi in considerazione solo se comunicati in forma scritta e mezzo raccomandata a/r alla San Marco Casa d’Aste SpA entro e non oltre 15 (quindici) giorni dalla data del ritiro del bene acquistato. La fondatezza di un reclamo, tempestivamente proposto, sarà valutata in contraddittorio fra un studioso o esperto indipendente nominato dalla casa d’aste e uno studioso o esperto indipendente e di pari qualifica indicato dall’acquirente.

12.

Un reclamo riconosciuto fondato comporta il semplice rimborso della somma effettivamente pagata, a fronte della restituzione dell’opera e sempre che l’acquirente sia in grado di riconsegnare alla San Marco Casa d’Aste SpA il lotto libero da rivendicazioni o da ogni pretesa da parte di terzi e il lotto sia nelle stesse condizioni in cui si trovava alla data della vendita.

13.

La San Marco Casa d’Aste SpA provvede ad indicare nel catalogo le opere dichiarate di importante interesse storico ed artistico ai sensi dell’art. 6 d.l. 29/10/99 n. 490. Su queste opere lo Stato può esercitare il diritto di prelazione; la vendita, pertanto, avrà efficacia solo dopo che sia trascorso il termine di legge per l’esercizio del diritto di prelazione. Nel caso in cui lo Stato eserciti il diritto di prelazione, l’aggiudicatario avrà diritto al rimborso delle somme eventualmente già pagate.

14.

Tutte le opere databili ad oltre cinquanta anni sono soggette alle relative norme di tutela. In particolare, non possono essere trasportate fuori dal territorio italiano senza avere ottenuto il certificato di libera circolazione da parte della competente autorità. Si precisa che il costo del rilascio degli attestati di libera circolazione e/o licenza di esportazione è a carico dell’acquirente. Il ritardo nel rilascio di una qualsiasi licenza non costituisce una causa di risoluzione, di annullamento e nullità della vendita, né giustifica il ritardato pagamento da parte dell’acquirente. La San Marco Casa d’Aste SpA dà l’opportunità a tutti i clienti stranieri di pagare e ritirare i beni presentati nel catalogo a condizione che questi ottengano il permesso di esportazione. Nel caso lo Stato italiano ponga il veto all’esportazione la vendita sarà ritenuta nulla.

15. DIRITTO DI SEGUITO Il 9 aprile 2006 è entrato in vigore il Decreto Legislativo 13 febbraio 2006 n. 118 che, in attuazione della Direttiva 2001/84/CE, ha introdotto nell’ordinamento giuridico italiano il diritto degli autori di opere d’arte e di manoscritti, ed ai loro aventi causa, ad un compenso sul prezzo di ogni vendita dell’originale successiva alla prima (c.d. “diritto di seguito”).

a) b) c) d) e)

Il diritto di seguito è dovuto solo se il prezzo della vendita non è inferiore a 3.000,00 Euro. Esso è così determinato: 4% per la parte del prezzo di vendita compresa tra € 3.000,00 e € 50.000,00 3% per la parte del prezzo di vendita compresa tra € 50.000,01 e € 200.000,00 1% per la parte del prezzo di vendita compresa tra € 200.000,01 e € 350.000,00 0,5% per la parte del prezzo di vendita compresa tra € 350.000,01 e € 500.000,00 0,25% per la parte di vendita superiore a € 500.000,00 L’acquirente si impegna a pagare oltre al prezzo di aggiudicazione e alle commissioni d’acquisto il diritto di seguito nella percentuale sopra indicata. L’importo totale per il diritto di seguito non può essere comunque superiore a € 12.500,00. San Marco Casa d’Aste Spa, in quanto casa d’aste, è tenuta a versare il diritto di seguito alla Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE).

16.

Tutte le presenti condizioni generali di vendita vengono accettate tacitamente da tutti i soggetti partecipanti alla procedura di vendita all’asta.

17.

Si precisa che le presenti condizioni di vendita ed il contratto sono disciplinati dalla legge italiana. Per tutte le controversie che dovessero sorgere per l’esecuzione e l’interpretazione relative alle presenti condizioni generali di vendita e al contratto è stabilita la competenza esclusiva del foro di Venezia.

18.

Il soggetto acquirente dichiara di prestare il proprio espresso consenso ai sensi dell’art. 23 d.lgs. 30.06.2003 n. 196 alla trasmissione dei propri dati personali e dichiara, altresì, di aver ricevuto l’informativa di cui all’art. 13 d.lgs. 30.06.2003 n. 196.

INFORMAZIONI GENERALI PER I POTENZIALI ACQUIRENTI E PER I MANDANTI-VENDITORI OPERAZIONE DI REGISTRAZIONE ED USO DELLE PALETTE PER LE OFFERTE Compilando e sottoscrivendo il modulo di registrazione e di attribuzione di una paletta numerata, l’acquirente accetta le “condizioni generali di vendita” stampate in questo catalogo. Tutti i potenziali acquirenti devono munirsi di una paletta per le offerte prima che inizi la procedura di vendita. È possibile pre-registrarsi durante l’esposizione. Nel caso l’acquirente agisca come rappresentante di una terza persona, si richiede una autorizzazione scritta. Tutti i potenziali acquirenti devono portare con sé un valido documento d’identità ai fini di consentire la registrazione. Le palette numerate possono essere utilizzate per indicare le offerte al Direttore di vendita o banditore durante l’asta. Tutti i lotti venduti saranno fatturati al nome e all’indirizzo comunicato al momento dell’assegnazione delle palette d’offerta numerate. Al termine dell’asta l’acquirente è tenuto a restituire la paletta al banco registrazioni. Ogni cliente è responsabile dell’uso del numero di paletta a lui attribuito. La paletta non è cedibile e va restituita alla fine dell’asta. In caso di smarrimento è necessario informare immediatamente l’assistente del Direttore di vendita o banditore. Questo sistema non vale per chi partecipa all’asta tramite proposta scritta. SIGNIFICATO DELLE ESPRESSIONI PREZZI DI STIMA, PREZZI BASE D’ASTA, PREZZI DI RISERVA E PREZZI DI AGGIUDICAZIONE PUBBLICATE NEL CATALOGO Nel catalogo vengono usate le seguenti espressioni: Il “PREZZO DI STIMA”: in tutti cataloghi della San Marco Casa d’Aste Spa, in calce alle schede dell’opera presentata, è riportato in euro, è cioè la valutazione che gli esperti assegnano ad ogni lotto. “A RICHIESTA”: in alcuni lotti di particolare pregio ed importanza appare l’espressione “a richiesta”. In questo caso, gli eventuali acquirenti potranno contattare i nostri esperti per ottenere informazioni specifiche sull’oggetto ed indicazioni di stima. “OFFERTA LIBERA” o “M.O.”: queste espressioni indicano che la base d’asta è libera. “PREZZO BASE D’ASTA”: si intende la cifra di partenza della gara, che coincide generalmente con la metà del prezzo massimo di stima. “PREZZO DI RISERVA”: è un dato confidenziale ed è riferibile al prezzo minimo concordato dalla casa d’aste con il Direttore di vendita o banditore di sotto del quale il lotto non potrà essere venduto. È facoltà del Direttore di vendita o banditore variare la base d’asta, correggendo in questo modo l’eventuale imprecisione nella stesura delle valutazioni. “PREZZO DI AGGIUDICAZIONE”: è il prezzo al quale il lotto viene aggiudicato e sul quale saranno applicate le commissioni d’acquisto. INFORMAZIONI PER AGEVOLARE LA LETTURA DEL CATALOGO Le misure, qualora non venga specificato altrimenti, vanno considerate in quest’ordine: altezza, larghezza e profondità. Per i beni mobili, le dimensioni indicano l’ingombro massimo dell’oggetto. Nei dipinti la data che viene indicata tra parentesi è solo indicativa dell’epoca di esecuzione, quella senza parentesi risulta invece dal recto o dal verso del dipinto o da una dichiarazione scritta, comunque di mano dell’autore, come specificato nella scheda descrittiva dell’opera. Sotto la voce “provenienza” sono elencati i timbri e le etichette delle gallerie e delle collezioni applicati sul retro, nel caso dei dipinti, oppure le appartenenze in collezioni nel caso di arredi. L’abbreviazione “(s.c.)” indica le opere sprovviste di cornice. Si precisa che per quanto riguarda i gioielli, la caratura delle pietre indicata in catalogo, essendo stata eseguita la perizia su pietre montate, è suscettibile di piccole variazioni. MODALITÀ DI OFFERTA PER I SOGGETTI CHE NON POSSONO ESSERE PRESENTI ALLA VENDITA. PARTECIPAZIONE MEDIANTE TELEFONO Se l’acquirente non può partecipare all’asta di persona, può comunque partecipare telefonicamente. La San Marco Casa d’Aste Spa potrà effettuare collegamenti telefonici, nei limiti della disponibilità di linee, per lotti con valore di stima superiore ad euro € 500. Al fine di assicurare il collegamento telefonico, si invita a prendere accordi con il personale della San Marco Casa d’Aste Spa almeno 8 ore prima dell’asta e a compilare il modulo predisposto per gli acquisti

su commissione da inviare per fax con i documenti richiesti in allegato (vedere “acquisti su commissione”). Il servizio è gratuito. L’acquirente può anche indicare il “limite massimo” di offerta, in modo tale che qualora sia impossibile raggiungerlo telefonicamente possa comunque partecipare all’asta. La sopradescritta modalità di partecipazione resta comunque a rischio dell’offerente, anche in ordine alle possibili problematiche tecniche ad essa connesse. COMMISSIONI D’ACQUISTO San Marco Casa d’Aste Spa può accettare “commissioni di acquisto” delle opere in vendita a prezzi determinati su preciso mandato. I lotti saranno sempre acquistati al prezzo più conveniente consentito da altre offerte sugli stessi lotti e dalle riserve degli stessi. In caso di offerte identiche, sarà data la precedenza a quella ricevuta per prima. Si invita gli acquirenti ad indicare sempre il limite massimo in quanto non si accettano ordini di acquisto con offerta illimitata. Gli ordini dettati telefonicamente sono accettati solo a rischio del mittente e devono essere confermati per lettera, fax o telegramma prima dell’asta. Le offerte devono pervenire almeno 10 ore prima dell’inizio dell’asta. Non si riterranno valide comunicazioni esclusivamente verbali, incomplete o tardive. IL PAGAMENTO Il pagamento dei lotti dovrà essere effettuato immediatamente dopo l’asta e comunque entro e non oltre sette giorni lavorativi dalla data stessa, rispettando le modalità previste nelle condizioni generali di vendita riportate nel catalogo. Le seguenti forme di pagamento potranno facilitare l’immediato ritiro di quanto acquistato: 1. contanti fino a € 12.500,00; 2. assegno circolare; 3. assegno bancario di conto corrente. Si precisa che il pagamento a mezzo bonifico bancario ed assegno circolare o bancario deve essere specificatamente concordato prima dell’asta con la direzione amministrativa. Ad ogni modo, in caso di pagamento a mezzo assegno circolare e bancario, San Marco Casa d’Aste Spa si riserva la possibilità di consegnare il lotto solo dopo aver verificato presso l’istituto di emissione la disponibilità dei fondi. Le condizioni generali di vendita impongono agli acquirenti il pagamento immediato dei beni acquistati. San Marco Casa d’Aste Spa può consentire a sua discrezione pagamenti dilazionati, ove richiesti e concordati preventivamente almeno 7 giorni prima dell’inizio della vendita. INFORMAZIONI PER I MANDANTI-VENDITORI Chiunque desideri far valutare o includere nelle vendite oggetti d’antiquariato e da collezione, può mettersi in contatto con il nostro ufficio di Venezia corrente in Santa Croce 1681/A, tel. 041/2777981 fax 041/2770664. I critici ed esperti di cui si avvale la nostra società sono a disposizione per studiare, valutare e valorizzare opere d’arte e ogni bene avente valore collezionistico o storico. In caso di vendita è attribuita a San Marco Casa d’Aste Spa una commissione normalmente pari al 15% più iva, calcolata sul prezzo di aggiudicazione dei lotti venduti. Qualora sia concordato un prezzo di riserva sul bene e definite le modalità d’asta, sarà richiesta la compilazione di un mandato a vendere alla San Marco Casa d’Aste Spa. Le spese di trasporto, assicurazione e fotografie, dovranno comunque essere pagate dal mandante-venditore, qualunque sia l’esito dell’asta. Il pagamento di quanto aggiudicato all’asta, al netto dei diritti e delle spese, sarà inviato al mandante-venditore dopo 35 (trentacinque) giorni lavorativi dalla data della vendita, a condizione che l’acquirente abbia onorato l’obbligazione assunta al momento dell’aggiudicazione, e che non vi siano stati reclami o contestazioni inerenti i beni aggiudicati. San Marco Casa d’Aste Spa metterà a disposizione del mandante-venditore le opere non vendute nei 40 giorni successivi all’asta, il quale provvederà al ritiro delle stesse a propria cura e spese, salvo che non si concordi una riduzione dei prezzi di riserva concedendo il tempo necessario all’effettuazione di ulteriori tentativi di vendita da espletarsi anche per trattativa privata.



GENERAL CONDITIONS OF SALE

1.

Before the beginning of the auction, a pre-viewing of the items will be arranged by San Marco Casa d’Aste S.p.A. During this time, the Director of the sale, or Auctioneer, and his representatives will be available for any clarifications; the purpose of the pre-auction viewing is to allow for a close examination of the conditions and quality of the items, as well as to rectify any error and inaccuracy that may have occurred during the compilation of the catalogue. Objections made to such regards are not admitted after the sale. To avoid exclusion, any objection to such regard must be raised against San Marco Casa d’Aste S.p.A. before the knocking down of the item of interest.

2.

Items are sold in their “existing conditions”. Such conditions include all defects and imperfections already existing at the time the single item is knocked down.

3.

Registration is necessary in order to participate to the sale procedure through auction (see “Information for prospective buyers”).

4.

Sale is carried out to the highest bidder, whose bid has been accepted by the Director of the sale or Auctioneer. The hammer-stroke of the Director of the sale, or Auctioneer, determines the acceptance of the bid.

5.

The Director of the sale or Auctioneer is entitled to accept bids on behalf of clients on commission at determined prices and upon a precise mandate. A bid made in the salesroom during the auction will always prevail over a commissioned bid. During the auction, the Director of the sale or Auctioneer is entitled to change the sale order, join or separate the lots, take back any lot and to adopt any measure that is he believes to be suitable to the circumstances, to accept telephone commissions and authorize audio and video connections to partecipate to the sale.

6.

Lots will be exclusively knocked down by the Director of the sale, or Auctioneer, and the buyer is required to make payment according to the conditions stated in art. 7. It must be pointed out that sales require immediate cash payments.

7.

The B uyer is required to pay at any event, i n addition to the price of his accepted bid, a premium of 25% up to 250.000,00, and of 18,5% for the amoun t of price exeeding such sum. Th is premium includes the VAT du e in accordance with the existing tax legislation. According to the Italian Law Decree 25/06/2008, n. 112, art. 32, San Marco Casa d’ Aste S. p. A. cann ot accept cash payments exceeding € 12.500. San M arco Casa d’Aste S.p.A. is furthermore obli ged to ask his clients for a valid ID and a conformation of th eir domicile.

8.

Purchased lots are to be collected at the buyer’s own risk and care upon payment made as outlined above. Upon expiration of the deadline, San Marco Casa d’Aste S.p.A. will charge the buyer for storage and insurance costs incurred up to the moment of collection.

9.

San Marco Casa d’Aste S.p.A. acts as an agent for the owners of the items for sale. Therefore San Marco Casa d’Aste S.p.A. does not acquire any rights, not directly takes on any obligations, exept when San Marco Casa d’Aste S.p.A. is the owner of the item. All the responsibilities pursuant to articles 1476 ff. of the Italian Civil Code continue to rest on the shoulders of those who own the items.

10.

The items presented in the catalogue have individual descriptions of authenticity and attribution. It must be underlined that each single description constitutes the expression of a critical opinion. Any item can always be examined by the public during the pre-auction viewing. For Old Master and 19th century paintings, the period and school in which the attributed artist lived and worked is guaranteed. The paintings presented in the catalogue of Modern and Contemporary Art are usually accompanied by certificates of authenticity which are indicated in the appropriate catalogue entries. No other certificate, appraisal or opinion requested or presented after the sale will be considered valid grounds for objections made to San Marco Casa d’Aste S.p.A. regarding the authenticity of any works.

11.

Any complaint will be taken into consideration only if presented in writings and by registered post (that is by “raccomandata a/r”) to San Marco Casa d’Aste S.p.A. within 15 (fifteen) days after the date of collection of the purchased work. The legitimacy of a complaint that is duly communicated will be evaluated on the basis of a cross-examination between a researcher or independent expert appointed by San Marco Casa d’Aste S.p.A. and an equally qualified expert nominated by the buyer.

12.

A complaint that is deemed legitimate will lead simply to a refund of the amount paid, only upon the return of the item and only if the buyer is able to return such item to San Marco Casa d’Aste S.p.A. free from third party rights and provided that the item is in the same conditions it was at the time it was sold.

13.

The items that have already been declared of significant interest as per art. 6 of the Legislative Decree n. 490 of 29/10/1999 are indicated as such in the catalogue by San Marco Casa d’Aste S.p.A. For such items, the Government may exercise the right of pre-emption at the hammer price; in these instances, the sale will be effective only after the legal period for exercising the right of pre-emption has elapsed. If the right of pre-emption is indeed exercised, the highest bidder will be entitled to a refund of any amounts paid.

14.

Any item datable to over fifty years ago is subject to the corresponding protective regulations and, in particular, cannot be transported outside the Italian territory without a certificate of free circulation issued by the competent Authority. It must be underlined that all charges for export licences or certificates as well as for any other required documentation shall be borne by the buyer. The delay in obtaining licenses or the denial of licenses shall in no way justify the rescission or the cancellation of any sale, nor shall it justify the delay in making full payment by the purchaser for the related lot. San Marco Casa d’Aste S.p.A. grants to all his foreign customers the opportunity of paying and collecting the items shown in the catalogue under the condition that an export permission is given. Should the Italian authorities be contrary to the export of the item, the sale of such item will be considered as void.

15.

ARTIST’S RESALE RIGHT On 9 April 2006, the Decreto Legislativo dated 13 February 2006, n. 118 came into force implementing the Directive 2001/84/CE, thereby introducing into the Italian legal system the right for authors of works of art and manuscripts and their beneficiaries to receive a royalty from the proceeds of each subsequent sale of the work following the original sale.

a) b) c) d) e)

Artist’s Resale Right is payable only if the sale price exceeds € 3.000,00 and is calculated as follows: 4% royalty rate for hammer price from € 3.000,00 to € 50.000,00 3% royalty rate for hammer price from € 50.000,01 to € 200.000,00 1% royalty rate for hammer price from € 200.000,01 to € 350.000,00 0,5% royalty rate for hammer price from € 350.000,01 to € 500.000,00 0,25% royalty rate for hammer price exceeding € 500.000,00 The buyer undertakes to pay the Artist’s Resale Right in addition to the sale price and buyer’s premium. San Marco Casa d’Aste Spa is responsible for forwarding any Artist’s Resale Rights to the Italian Society of Authors and Editors (SIAE).

16.

The present terms of sale and the contract are regulated by Italian law. All complaints regarding the present terms of sale and the contract are under the exclusive jurisdiction of the Venice Civil Court.

17.

The purchaser hereby confirms his consent to the processing, disclosure and transfer of sensitive information for the provision of auction and other related services, in accordance with article 23 of Italian Legislative Decree 30/06/2003, n. 196; the purchaser hereby confirms also having received the information provided for by art. 13 of Italian Legislative Decree 30/06/2003, n.196.

18.

The present general sale regulations are considered to be tacitly accepted by all participants to the auction.

GENERAL INFORMATIONS FOR PROSPECTIVE BUYERS AND FOR SELLERS REGISTRATION AND BIDDING PADDLES By filling out and signing the registration form and after a numbered paddle has been assigned, the buyer accepts the “Conditions of Sale” printed in this catalogue. All potential buyers are requested to get a paddle for bidding before the sale procedure begins. It is possible to pre-register during the pre-auction viewing. If the buyer is acting as an agent of a third person, a written authorisation is required. All potential buyers are requested to bring identification with them to allow for registration. The assigned numbered paddles can be used to indicate bids to the Director of Sale or Auctioneer during the auction. All lots sold will be invoiced to the name and address provided upon registration when receiving the numbered bidding paddle. At the end of the auction, buyers are requested to return their paddles to the registration counter. Each client is liable for the use of the paddle number assigned to him/her; paddles are not transferable and must be returned upon termination of the auction. The representatives of the Director of sale or Auctioneer must be informed promptly in case the paddle is lost. The aforementioned system does not apply whenever the prospective buyers is participating to the auction by means of a written bid. ESTIMATES, STARTING PRICES, RESERVE PRICES AND HAMMER PRICES Estimated price (“PREZZO DI STIMA”) in all our catalogues, namely the value assigned by our experts to each lot, are indicated in each catalogue entry. This amount is expressed in Euros. The specification “A RICHIESTA” (upon request) appears next to certain lots that are particularly precious and important. If such is the case, prospective buyers may contact our experts for specific information regarding those specific lots and for an indication of the related estimates. If the specification “OFFERTA LIBERA” (free bid) or “M.O.” appears, the starting price in the auction is open. The starting price (“PREZZO BASE D’ASTA”) is the price at which bidding starts; this is generally equal to half of the lower estimated price. The reserve price (“PREZZO DI RISERVA”) is a confidential amount and refers to the minimum price agreed upon between the Auction House and the Director of Sale or Auctioneer below which the lot cannot be sold. The Auctioneer may vary the starting price, thereby correcting any inaccuracies in the assigned estimates. The hammer price is the price at which any lot is sold and on which premiums are applied. USEFUL READING INFORMATIONS Unless otherwise specified, measurements are provided in this order: height, width and depth. For furniture, the measurements indicate the maximum space occupied by the object. Dates in parentheses are merely indicative of the period of the paintings; those without parentheses are taken instead from the back or front of the painting or from a written statement by the artist, as specified in the catalogue entry of the work. The heading “Provenienza” (provenance) is followed by a listing of the stamps and labels of the galleries and collections that are indicated on the back of the paintings, or of the related collections in case of furnishings. The abbreviation “(s.c.)” stands for unframed works. As for jewels, the weight in carats of all stones as shown in the catalogue may present minor variations, as appraisals are carried out on mounted stones. ABSENTEE BIDS San Marco Casa d’Aste S.p.A. may accept “absentee bids” for the items to be auctioned at determined prices and upon a specific mandate. All lots will always be purchased at the lowest price allowed for by other bids on the same lots and by the reserve prices. If identical bids are received, the first bid received by San Marco Casa d’Aste S.p.A. shall take precedence. A maximum limit must be indicated, as absentee bids with unlimited bidding will not be accepted. Bidding over the telephone is at the caller risk and must be confirmed by letter, fax or telegram prior to the auction. Bidding offers must be sent at least 10 hours before the auction. Oral, incomplete or late communications will not be considered valid. PARTICIPATING IN THE AUCTION BY TELEPHONE Buyers unable to participate in the auction in person may participate by telephone. San Marco Casa d’Aste S.p.A. offers the possibility to place bids by telephone, as warranted by line availability, for lots with an estimate greater than € 500. In order to ensure the telephone connection, we ask that you make arrangements with the staff of San Marco Casa d’Aste S.p.A. at least 8 hours prior to the auction, and that you fill out the appropriate form for absentee bidding, to be sent by fax along with copies of the required documents attached (see “absentee bidding”). The service is totally free. Buyers may also give a “maximum bid limit”, in order to ensure participation in the sale, should they not be reachable by telephone. The abovementioned method of participation remains at the bidder’s risk, given the possible technical problems related to it. METHODS OF PAYMENT Payment for purchased lots must be made immediately after the auction and no later than seven working days after the date of the sale, in accordance with the methods outlined in the sale conditions indicated in the catalogue. The following forms of payment may facilitate the immediate collection of the item(s) purchased: 1. Cash up to € 12,500.00. 2. Bank draft, subject to prior verification with the issuing institution. 3. Personal cheque. Please note that Money transfers, bank drafts and personal cheques must be specifically agreed upon with the administrative direction before the auction takes place. Whenever the payments are made with a bank draft or a personal cheque, San Marco Casa d’Aste S.p.A. reserves the right to verify the existence of the necessary funds in the buyer’s bank account before delivering the lot. According to the general conditions of sale, buyers are required to make immediate payments for purchased items. San Marco Casa d’Aste S.p.A. may occasionally allow, at its own discretion, deferred payment when requested and agreed upon at least 10 days prior to the start of the sale. USEFUL INFORMATION FOR SELLING THROUGH SAN MARCO CASA D’ASTE S.p.A. Should you wish to have your antiques or collectibles evaluated or included in our auctions, you may contact our Venice office. The office is located in Santa Croce 1681/A, phone +39 041/2777981, fax +39 041/2770664. The team of critics and experts of the Auction House is available for the appraisal and evaluation of works of art and other objects of collectible or historical value. In the case of a successful sale, San Marco Casa d’Aste S.p.A. will receive a commission; said commission is normally equal to 15% plus VAT of the hammer price of sold items. Once a reserve price is agreed upon for an item and the auction procedures have been defined, a sale mandate for San Marco Casa d’Aste S.p.A. will have to be drawn. The seller, regardless of the outcome of the sale, will be liable to pay for transportation, insurance and marketing costs. The payment of the hammer price with the deducted sale commission and expenses of sold lots will be sent to the seller 35 working days after the date of the sale, provided that the buyer has honoured the due payment and that there has not been any subsequent complaints or protests with respect to the sold items. San Marco Casa d’Aste S.p.A. will return any unsold items to the seller during the 40-day period following the auction. The seller will duly collect unsold items at his own expenses and care, unless a reduced reserve price and an extended period of time are agreed upon with the aim of making further sale attempts, even through private negotiations.


INFORMATIVA E CONSENSO AI SENSI DELL’ART. 13 DEL DECRETO LEGISLATIVO 196/03 CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI Titolare de l trattamento dati La titolarità del trattamento spetta a: San Marco Casa d’Aste SpA con sede a Santa Croce 1681/A in Venezia, tel. 041 2777981, fax 041 2770664, e-mail: info@sanmarcoaste.com Fonte dei dati personali I dati personali in possesso della società sono raccolti direttamente presso la clientela in occasione dell’instaurazione di rapporti commerciali. Finalità de l trattamento a cui sono destinati i dati Con riferimento a tali dati Vi informiamo che saranno trattati nell’ambito della normale attività dell’azienda secondo le seguenti finalità: a) finalità strettamente connesse e strumentali alla gestione dei rapporti con la clientela (es: acquisizione di informazioni preliminari alla conclusione di un contratto, esecuzione di operazioni sulla base degli obblighi derivanti da contratti conclusi con la clientela, ecc.) b) finalità derivanti da obblighi di legge, da regolamenti, da normativa comunitaria, da disposizioni impartite da autorità a ciò legittimate dalla legge o da organi di vigilanza e controllo; c) finalità promozionali o di vendita diretta di propri prodotti o servizi; M odalità di tratta me nto dei dati In relazione alle indicate finalità, il trattamento dei dati personali avviene mediante strumenti manuali, informatici e telematici con logiche di trattamento correlate alle finalità stesse e, comunque, in modo da garantire la sicurezza e la riservatezza dei dati stessi, così come previsto e disciplinato dagli articoli da 31 a 36 del Codice in Materia di Protezione dei Dati Personali (D. Lgs. 30/06/2003, n. 196 – di seguito Codice) e sempre nel rispetto dell’art. 11 del codice. Il suo consenso non è necessario per il trattamento e la comunicazione relativamente alla finalità sub a), in quanto richiesti per l’esecuzione di obblighi contrattuali e pre-contrattuali, e sub b) in quanto obbligatori per legge. Pertanto l’eventuale rifiuto a fornirli o al successivo trattamento potrà determinare l’impossibilità della scrivente a dar corso ai rapporti contrattuali medesimi. Anche per la finalità sub c) il suo consenso non è necessario per il trattamento (art. 130 D. Lgs. 196/03), Lei ha comunque il diritto di opporsi in ogni momento al trattamento in modo gratuito. C ategorie di so ggetti ai quali i dati po ssono ess ere comunicati All’interno dell’azienda possono venire a conoscenza dei Suoi dati personali soltanto i dipendenti da noi incaricati del loro trattamento, nonché i soggetti incaricati all’installazione e manutenzione degli impianti telefonici. I dati saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi in Italia e all’estero per i necessari adempimenti contrattuali o per obblighi di legge. Inoltre, qualora fosse necessario, i dati potranno essere comunicati ad agenti, Istituti di Credito per la gestione di incassi e pagamenti; a studi legali per recupero credito. I dati verranno trattati per tutta la durata dei rapporti contrattuali instaurati e anche successivamente per l’espletamento di tutti gli adempimenti di legge nonché per future finalità commerciali. D iritti de ll’i nte ressato previ sti dall’art. 7 del D.Lgs. 196/ 2003 Informiamo, infine, che l’art. 7 del D. Lgs. in argomento conferisce agli interessati la possibilità di esercitare specifici diritti. Responsabile del trattamento è il Legale Rappresentante protempore, domiciliato per i presenti fini presso San Marco Casa d’Aste SpA, con sede in Santa Croce 1681/A, in Venezia, tel. 041 2777981, fax 041 2770664, e-mail: info@sanmarcoaste.com Ad esso la S.V. si potrà rivolgere per tutto quanto concerne il trattamento dei Suoi dati, in particolar modo per l’esercizio di cui all’art. 7 del D. Lgs. 196/03.

Decreto Legislativo 30 gi ugno 2003 n. 196 A rt, 7 (D iritto di ac cesso ai dati pe rsonali ed altri diri tti) 1. L’interessato ha diritto di ottenere la conferma dell’esistenza o meno di dati personali che lo riguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile. 2. L’interessato ha diritto di ottenere l’indicazione: a) dell’origine dei dati personali; b) delle finalità e modalità del trattamento; c) della logica applicata in caso di trattamento effettuato con l’ausilio di strumenti elettronici; d) degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili e del rappresentante designato ai sensi dell’art. 5 comma 2; e) dei soggetti o delle categorie di soggetti ai quali i dati personali possono essere comunicati o che possono venire a conoscenza in qualità di rappresentante designato nel territorio dello Stato, di responsabili o incaricati. 3. L’interessato ha diritto di ottenere: a) l’aggiornamento, la rettificazione ovvero, quando vi ha interesse, l’integrazione dei dati; b) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge, compresi quelli cui non è necessaria la conservazione in relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati; c) l’attestazione che le operazioni di cui alle lettere a) e b) sono state portate a conoscenza, anche per quanto riguarda il loro contenuto, di coloro ai quali i dati sono stati comunicati o diffusi, eccettuato il caso in cui tale adempimento si rivela impossibile o comporta un impiego di mezzi manifestamente sproporzionato rispetto al diritto tutelato. 4. L’interessato ha diritto di opporsi, in tutto o in parte: a) per motivi legittimi al trattamento dei dati personali che lo riguardano, ancorché pertinenti allo scopo della raccolta; b) al trattamento dei dati personali che lo riguardano ai fini di invio materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.


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€ Dichiaro di aver ricevuto, di aver letto ed approvato l’informativa ex art. 13 del D.Lgs. 196/03 e presto, ai sensi degli artt. 23 e 43 del D.Lgs. 196/03 sulla protezione dei dati personali, il mio consenso al trattamento ed alla comunicazione, anche all’estero, dei miei dati, secondo i termini e le modalità di cui alla menzionata informativa.

I hareby confirm to have received, read and approved the information of article 13 of tha Italian Legislative Decree 196/03 on Data Protection, I hereby also consent to the use and disclosure of my personal data, for the purposes of articles 23 and 43 of the Italian Legislative Decree 196/2003, by San Marco Casa d’Aste S.p.a. including abroad, on the terms set out in the above-mentioned information.

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Approvo specificatamente ai sensi dell’art. 1341, II comma le seguenti clausole delle Condizioni generali di vendita pubblicate sul catalogo della San Marco Casa d’Aste SpA relative a questa determinata asta: 2, 4, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16. Approvo inoltre specificatamente ai sensi dell’art. 1341, II comma, i termini e le condizioni previste dall’Informativa generale per i potenziali acquirenti e per i mandanti.

I hereby expressly approve for the purposes af article 1341, II comma of the Italian Civil Code, the following clauses of the General conditions of sale: 2, 4, 6, 7, 8, 9,10, 11, 12, 13, 14, 15, 16. I hereby also expressly approve, for the purposes of the above mentioned article 1341, II comma of the Italian Civil Code, the terms and conditions of the General informations for prospective buyers and for sellers.

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