I moti del 1848 nel cilento

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a




COSTABILE CAKDUCCI.


>^

.^L>-^>-

BIBLIOTECA STORICA DEL RISORGIMENTO ITALIANO pubblicata da T.

CASINI

e V.

FIORINI (Serie

V -

1/.

t'a)

MATTEO MAZZIOTTI

COSTABILE CARDUCCI I

MOTI.

DEL CILENTO nel

1848

voijXJ^xe:

priiho

73/ ROMA-MILANO SOCIETÀ EDITillCE DANTE ALIGHIEKI DI

ALBRI6HI, SEGATI

1909

e C.

(^

1'^


PROPRIETÀ LETTERARIA

DELLA SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI DI

ALBEIGHI. SEGATI &

Roma

C.

Tipografia Cooperativa Sociale, via de' Barbieri,

R.


-"v.

PREFAZIONE

Xeffli

ebbe

avvenimenti del Regno di Napoli del 1848

gran jmrte

il

Cilento, contrada

del Salernitano,

piccola per /numero di abitanti ed estensione, ilota allora jjer

in

cj^uell'

ma

assai

indole ardita e ribelle. Le sue vicende

mi

epoca turbinosa

accingo a narrare

in

questo lavoro (1) con la guida

di docum,enfi inediti

degli avellivi di Stato e con

solo intento di espri-

mere schiettamente

il

vero

e

giudizio su gli avvenimenti

il

di dare e gli

un sereno ed equo

uomini che vi con-

corsero.

Gli avvenimenti? Il Cilento insorse due volte nel

1848.

Il

primo movimento,

nel

gennaio,

contribuĂŹ

potentemente a la concessione delle franchigie rappresentative.

Minore iĂŹnportanza ebbe senza dubbio

il se-

condo movimento, del luglio, che segui quello delle Calabrie.

La parte

vennero meno a tutto

fin),

liberale era discorde, alcune provincie le

promesse, altre delusero

le

speranze:

miseramente. Se avessero imitato l'esempio

(1) Diviso in due piccoli volumi. Puhhlirlierò tra cpuilche mese.

il

secondo


della provincia di Salerno forse molto diverse sarebbero

U

stute

sorti del regno.

Gli uomini?

Le

m.asse insorgenti, che agitavano

una

bandiera tricolore ed invocavano gli ordini rappresentativi,

non avevano purtroppo

opera loro. Insorgevano non per fede in

l'alta

nuova

ma per

idea,

governo luti.

la coscienza civile del-

e

per

il

una

antico istinto di ribellione ad ogni

fascino di pochi uomini pronti

e riso-

Fornite soltanto di qualche vecchio ed arruggi-

nito fucile

da

caccia,

non potettero resistere a forze rearmi e di munizioni.

golari provviste largam,ente di

I

capi erano pacifici borghesi, piccoli possidenti o

modesti professionisti di paese, perfino preti, improvvisati

ad un

della rivolta,

tratto capitani.

Lo

tore del registro e del bollo,

duce supremo dapprima ricevi-

stesso

Carducci,

Costcdjile

aveva poi fcdto

diere e l'assuntore di servizi postcdi. Volle

che sposasse la sorella di

un ardente

il

il

patriota.

trasformò in breve tempo in un cospiratore

e

locan-

destino

Ciò

da

lo

id-

timo in comandante di un' insurrezione.

Eppure quanta altezza e nobiltĂ di sentimento in uomini! I piĂŹi anziani di essi avevano visto nei primi loĂŹ'o an n i le morti e le repressioni feroci del 1828 ; questi

i

pili giovani ne

ribile: tutti

avevano inteso

ricordavano

del settembre

1847

in

i

il

racconto triste

supplizi e

le

e ter-

gravi condanne

Calabria ed in Sicilia. Sapevano

pienamente di andare incontro ad una strage crudele, o al patibolo, o a lunghi anni di galera e di carcere;

eppure j^f'ocedevano sereni ed animosi! Quanti, dopo

un fugace

trionfo,

non stentarono

e

perirono tra

le

catene o nella miseria delV esilio! Pochi soltanto videro l'alba redentrice del 1860.


La

sorte

più crudele

come un trionfatore

Carducci. Acclamato

toccò al

gennaio 1848, prode combat-

nel

Calabria nel giugno successivo, cadde, breve

tente in

tempo dopo, per opera di un sanguinario prete san-

Le sue

fedista.

deposte

ossa,

nella

di

chiesetta

umile villaggio, non hanno ancora, dopo sessant' l'onore di

una fossa separata, né

pide che ricordi

Per compiere

il

di

una modesta

la-

suo nome.

mie ricerche presso

le

un

anìii,

gli archivi

ho

dovuto, direi per necessità del mestiere, tormentare

molti bravi funzionari, tra il

i

quali

il

Casanova ed

cav.

prof. Barone dell' archivio di Stato

in

Napoli,

il

cav. Bilotti dell' archivio provinciale di Salerno, autore del bel

volume

«La

spedizione di Sapri

chiarimenti, per fotografìe dei luoghi. l'avv. Roberto

esse,

>.

Altre

molestare per notizie, per

egregie persone ho dovuto

Gaetani di Sapri,

Ricordo, tra il

colonnello

Giuseppe Del Re, nipote del fervido cospiratore suo

omonimo, Michelangelo D'Ayala, di soldato

bilissima figura

e

figlio

di

Mariano no-

di patriota,

il

deputato

Francesco D'Agosto, l'avv. Carlo Pesce di Lagonegro, il

signor Lorenzo

Mangoni

lettante di fotografia,

Debbo

rino.

Lacava del

cortese

di Torchiara, valoroso di-

sig.

Giovanni Pesce di Lau-

interessamento dell'onorevole

l'aver potuto leggere

il

processo per l'assassinio

Carducci, esistente presso l'archivio provinciale

di Potenza. il

al

il

A

mio animo

tutti questi gentili

cooperatori esprimo

grato.

Xelle Provincie dell'alta

e

della

media Italia

gli epi-

sodii della redenzione nazionale sono stati studiati con

amore

Non

e

così

grande diligenza in per

le

tutti

i

loro particolari.

provi ncie napoletane, che pure hanno


dato a la nobile causa tanto contributo di sangue, di

Fino a quando anche per queste saranno compiuti simili studi re-

sacrifizi e di lotte.

Provincie non si

vana

sterà

la

speranza di una storia del nostro

ri-

sorgimento. Il Luzio assai opportunam,ente ha scritto: «

L'artefice possente che ricostruisca la storia 'meravi-

gliosa del nostro tutto

risorgimento, componendola in un

luminoso ed armonico, non

è

ancor nato,

e fi.nchè

l'augurato architetto non sorga, fa mestieri di oscuri

manovali, di ostinati dissodatori che gli preparino terreno

»

il

(1).

Io ho cercato appunto, con questo scritto, di spiail

grande

una modestissima

pietra.

nare un piccolissimo lembo del terreno edificio

e

Della non sato in

portare ad esso lieve fatica

ogni modo

mi

terrò largamente

obliati e

pur

Roma, 30 ottobre

nomi da lungo

degni di onore. 1908. -)I.

;^1

compen-

se queste pagine varranno a ride-

stare nella gratitudine degli Italiani

tempo

jìer

Alessandro Luzio.

Mazziotti.

Profili biografici e bozzetti storici,

Casa editrice L. F. Cogliati. Milano. 1906.


CAPITOLO 11

Comitato liberale

I.

di

Napoli.

Sommario. — I. I primi anni del regno di Ferdinando II Borbone a Napoli - Una cospirazione fantastica nel 1837 - Arresto di Carlo Poerio, di Bozzelli e di Matteo De Augustinis - Assoluzione degli imputati - Pensieri ed

II. Formazione di comitati in Napoli e nelle provincie ^ Tumulti di Aquila nel 1841 Vigilanza della polizia sul Poerio ed i suoi amici III. Pratiche con i liberali siciliani - Condizioni poste da questi - Adunanza dei rappresentanti dei comitati nel 1842 - Parole del Bozzelli - Trattative con le altre

intendimenti di essi

Provincie italiane - Dissidi con la Giovane Italia - Si IV. Moti a Bostabilisce un programma comune logna e nelle Marche - Morte di G-iusej)pe Poerio - La

corrompe un familiare della casa di lui - Rivelazioni del delatore - Sorpresa e scoraggiamento

polizia

V. Il comitato di Cosenza delibera Equivoci insorti - Movimento in Cosenza VI. Adunanza indetta a Capodinel 15 marzo 1844 nelle provincie la rivolta -

monte - Imprigionamento dei capi della parte liberale in Napoli - Loro sofferenze in Castel S. Elmo - Miseria delle famiglie di alcuni di essi -

Offerte reali respinte

- Liberazione degli imputati VII. Nuove speranze dei liberali - Congresso degli scienziati in Napoli Malattia e morte del De Augustinis - Onorata povertà della sua famiglia Vili. Entusiasmo per le riforme


concesse dal nuovo pontefice - Segrete riunioni in un gabinetto di lettura - Pubblicazione della protesta del

Settembrini

— X.

Nuova

sina -

IX. Insurrezione di Reggio e di Mesincarcerazione del Poerio e del D'Ayala

Cospirazione nel carcere - Colloquio del Poerio - Complete intelligenze con il comitato di

e del Crispi

Palermo per

la rivolta - Difficoltà nelle provincie

-

Li-

berazione del D'Ayala.

I.

Le

liete

speranze destate da Ferdinando II

nel suo avvento al trono di Napoli nel 1830 erano

dolorosamente svanite insieme con

le

acclamazioni

avevano salutato l'alba del nuovo regno. Finito quel prime bagliore di clemenza e di più civile amministrazione, il giovane principe si adoperava a concentrare nella sua persona il governo dello Stato. Incolto come il padre e l'avo, ma più sagace ed assa men tristo di essi, aveva nel suo accorgimento unt sconfinata fiducia, che non riuscirono a turbare nt i tentativi di rivolta degli Abbruzzi, né le cospi popolari e

gli inni

di

giubilo

clie

razioni del prete Peluso e del Rossaroll, ne l'au

dace propaganda della Giovane giunsero dopo alcuni anni le

scene selvaggie, in

pretesi

Italia.

varie provincie,

avvelenatori, le repressioni

feroci, le

Soprag-

terrori del colera (1)

i

contro

sanguinose

continue denunzie di convegni

settarii

foggiate spesso per avidità di lucro, per vanità d

clamore o per sfogo di privata vendetta.

(1) Il

colera

si

manifestò in

Napoli

il

2 ottobre ISSt

cessò dopo alcuni mesi, per ricominciare più terribile

primavera

e nell'estate del 1837.

nelli


La

sera del 4 agosto

1837 un trombettiere del

2° reggimento dragoni, Matteo Pucci, raccogliendo millanterie di caserma sfuggite tra

i

fumi del vino,

confidava al colonnello Gaeta che nelle prime ore della notte parecclii sottoufficiali e soldati di di-

dovevano dicome nel 1820. Il comando della piazza, immediatamente avvertito, verificava i militari assenti; ne mancavano solo quattro, scoverti poi in amorosi ritrovi. Nonostante la manifesta falsità dell'accusa, un ordine sovrano mandava la notte stessa nelle prigioni del

versi corpi di guarnigione della città

sertare e

promuovere una

castello dell'Uovo

da

lo

venti militari. Costoro,

spavento e da

reggiarono

in

rivolta

la

allibiti

minaccia delle legnate, ga-

fantasticlie

invenzioni, narrando,

ciascuno a suo capriccio, di una estesa congiura nel presidio

coordinata ad un largo movimento

nei Principati di Avellino e di Salerno. Indicarono

come complici

ventisei borghesi, che vennero su-

bito chiusi nel carcere di Santa

Maria Apparente

;

tra gli altri Graetano Bracale di Salerno, confinato

per ragione politica e

familiare

da vari anni nella capitale Fran-

degli avvocati Carlo Poerio e

cesco Paolo Bozzelli

(1).

Carlo Poerio, nato in Napoli

il

netto seguito in esilio suo padre, Poerio,

il

più eloquente

del 1820, ritornato per

(1)

1803, aveva gioviil

barone Giuseppe

oratore del Parlamento

grazia sovrana nella sua

Archivio di Napoli, raiiiistero di polizia, anno 1837,

fascio 110, nota del prefetto di polizia

del 5 agosto.

Gennaro Piscopo,


città

il

1835

parlamentare, ormai

L'antico

(1).

avanti negli anni

(2),

viveva dopo tante traversie

tutto intento a le cure ed a

dava quasi più sospetto a

trionfi forensi e

i

la polizia,

non

che ne sorve-

gliava la casa in via dell'Università a causa del

gran furbo degli

il quale " pareva un Francesco Paolo Bozzelli, uno

giovane ancora,

figlio Carlo,

(3).

scrittori del

giornale

La Minerva dopo

i

moti del 1820, poi consigliere di Stato, mandato nell'anno seguente in prigione e quindi in esilio,

aveva ancke

egli

da breve tempo, per grazia

so-

vrana, fatto ritorno in Napob, con molta fama di autorità e di esperienza nelle dottrine costituzionali apprese in Francia, nel Belgio ed in Inghilterra.

Bastò a

Bozzelli

scovrire

la polizia

con

in relazione

gionarli tutti e

due

di

il

il

il

Poerio ed

Bracale

il

per impri-

8 novembre 1837 in

Santa Maria Apparente. L'istruzione del processo presso la Commissione

non palesò alcuna responsabilità del Bozprontamente la libertà. Circa il Poerio, indicato da la polizia " come l'ispiratore di Stato zelli,

che riebbe

di tutta la faccenda

,,,

apparve soltanto che egli

per prendere, secondo accennò qualche testimone,

(1) Giuseppe Poerio tornò in Napoli il 28 ottobre 1835, per grazia ottenutagli in Catanzaro da sua sorella Maria. Settembrini. Discorso in morte di Carlo Poerio (scritti

vari), voi. 2°, pag. 377

;

De Eiso

e

Serravalle, Bio-

grafia di Giuseppe Poerio. Il figlio Carlo cedentemente tornato in Napoli. (2)

(3)

Era nato

il 6 gennaio 1775. Settembrini Discorso citato. .

era già

pre-


intelligenze con

spedito

Avellino vi avesse

liberali di

i

barone G-ennaro

il

Bellelli di

Capaccio in

provincia di Salerno. Invano questi protestò

una sua causa

essere andato soltanto per

civile

;

Bellelli,

generale sotto

e poi nella rivoluzione del

1820 capo del

egli era figlio di

Murat

Gaetano

di

governo provvisorio a Salerno

I

II

giovane barone,

arrestato a Vietri sul mare, raggiunse

nel carcere

ben presto

suoi amici. (1)

i

La Commissione Suprema

di Stato

non tardava

a riconoscere nel voluminoso processo un falso e ridicolo tessuto di deyiumie e Ă i confessioni disformi,

un

contraddittorie ed incoerenti:

vero caos di dichia-

razioni discordanti e di ciarle e quindi con onesta

sentenza del 21 agosto 1838 assolveva gli imputati

borghesi

petenza,

i

(1).

Rinviava, per ragione di comaccusati di

militari

innanzi al Consiglio di guerra,

vando anche esso alcuna

tentata diserzione il

quale,

serietĂ in quell"

di " voci vaghe, confuse e contraddittorie y,, glio

medesimo anno ordinava

del

degli imputati

Per gionia

non troammasso il

26

lu-

la liberazione

(2).

medesimo processo subĂŹ una breve priun altro insigne avvocato, Matteo De Au-

il

gustinis

di

Felitto

in

provincia

(l-2j Archivio di Xapoli, doc.

di

Salerno

(3),

indicati. Xelle provincie

di Salerno, Avellino, Lecce e Bari seguirono lunghe pro-

cessure. (3)

Nato

il

di 11

agosto

De Augustinis ed Angela

1797 da

i

coniugi Domenico

Migliaccio (registro dei battez-

zati della parrocchia di Felitto).


che esercitava allora in Napoli con grande successo e decoro la professione forense e l'insegna-

mento

delle discipline

giuridiche ed economiche,

nelle quali pubblicò opere di

molta fama.

Avevano davvero congiurato

i

tre valorosi giu-

risti ?

Vari scrittori lo asseriscono designa

il

ratore, anzi

mente

la

di tutte

seguirono nel regno dal 3830 sanelli

affermò

:

"

Tutti

i

Il

(1).

un gran

Poerio quale

moti,

1860

al

cospi-

congiure che

le

i

Settembrini

tipo di

(2).

H

Pi-

tutti gli

conati,

avvennero nelle provincie meridionali dal 1830 al 1848 si intitolarono al nome di Carlo Poerio „ (3). Il Crispi esclamò " Egli fu sforzi infelici che

:

napoletani e per

il

centro per

si

erano raccolti nell'intendimento di rovesciare

i

trono dei Borboni,, bella

"A

un

(4).

altro biografo,

i

siciliani,

i

Contro tale opinione il

quali il

si ri-

Del Griudice, scrivendo:

molti parve ingrandire la figura di

lui,

già cosi

grande, truccandola in un cospiratore a la Mazzini

;

ed il risultato è stato invece che l'hanno deformata: ove sono le lettere, i documenti, i fatti che ci vestano il Poerio come ce lo vorrebbero dipinto il buon Settembrini, il Pisanelli ed il Crispi? E S3

(1)

Nisco, Ferdinando II ed

Sivo, Storia delle

Due

Sicilie

il

suo regno, png. 61

dal 1847

al

— Di:

1861, voi.

T.

pag. 81. (2)

Discorso citato.

PisAKBLLi, Commemorazione di Carlo Poerio neV.a seduta della Camera del 26 aprile 1867. (3)

(4) Crispi, ivi.


il

Poerio avesse davvero cospirato, perchè tanto im-

il Borbone che lo processava e lo condannava a la galera? „ (1). " Non il Poerio „, soggiunge il Del Giudice, " ma il Bozzelli fu a capo dei liberali napoletani „ (2). Chi ha ragione? Dice acutamente il Manzoni " la ragione ed il torto non si dividono mai con un taglio cosi netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o de]raltro„. Per gli anni precedenti al 1840 si appone al vero il Del Giudice; cade invece in errore per il tempo successivo. Né il Poerio né i suoi amici implicati nel processo avevano con-

precare contro

:

giurato li

:

lo attesta

fatto che la polizia, che pure

il

spiava assiduamente, non potè dimostrare nulla

a loro carico, lo conferma la sentenza di assoluzione.

A che allora il congiurare? Certamente essi, uomini di alto intelletto e di larga cultura che avevano respirato

le

aure rinnovatrici

de-

del

cennio e del periodo costituzionale del 1820, che

vedevano

altre

contrade fiorenti

rappresentative e per vivere

per istituzioni

civile,

mal potevano

rassegnarsi a tanto assolutismo, a tanta di ogni progresso e

(1-2)

non tacevano

Achille Ugo Del G iudice, I

Poerio subì

il

il

incuria

loro pensiero.

fratelli Poerio.

Carlo

processo e la condanna, non per la rivo-

luzione del gennaio 1848

coverta dal velo impenetrabile

ma per

avvenimenti po-

dell' art.

31 della costituzione,

steriori,

nei quali ninna colpa egli ebbe. Nel 3 luglio del

1848

egli,

come

risulta da

una

gli

lettera pubblicata

appunto

dal Del Giudice, scriveva a suo fratello Alessandro: sai

che

io

quando ogni

bo

fatto

le

mie prove come cospiratore,

altra via era chiusa.

»

«

Tu

ma


Ma

prostrava gli animi

lo

ignoranti, fanatiche, use da di

una borghesia

stocrazia

incolta,

i

cortigiana.

goffa,

se

possibile,

caldi e

una

ari-

Una nuova

avrebbe segnato

effimero e fugace trionfo.

altro

plebi

dispotismo,

avvilita e depressa, di

rivoluzione, anche

un

spettacolo di secoli al

Ricordavano

entusiasmi del 1820 troncati

generosi

bruscamente da l'Europa coalizzata, da le disei'zioni abbiette, da la pronta invasione austriaca, causa di ignominia e di impoverimento del regno Di quella generosa fiamma non restavano ormai !

che

morti crudeli,

le

i

lunghi e dolorosi

esilii,

i

vergogne E non aveva pochi anni prima, nel 1831, T Austria stessa soffocato i moti delle Holutti e le

!

magne e d elle Marche Le sommosse avvenute !

in varie provincie du-

rante l'epidemia colerica chiarirono, oltre la crassa

ignoranza delle plebi, un grave malcontento ed una

governo tramutatasi in odio per le repressioni atroci. A Penne, nell'Abruzzo, si era proclamata la costituzione del 1820 con un avversione contro

il

governo provvisorio, a Catania l'indipendenza dell'

Le processure

isola.

giure

intentate per sètte

e con-

nelle provincie di Salerno, di Avellino,

Bari e di Lecce indicavano

deva sotto

il

fuoco che

si

di

nascon-

calma apparente seguita a quelli avvenimenti. Di tale fermento profittava in larga misura .Lflr Giovane Italia, che i suoi fautori chia-

mavano

la

carhoneria riformata,

per ridestare nelle

immaginose genti meridionali le memorie ancora non del tutto spente della antica sètta e del suo fà scino misterioso. In una relazione di qualche


anno dopo

napoletana diceva:

la polizia

"

Le

oo-

municazioni della Giovane Italia non sono scese nelle classi infime, nonostante la pubblicazione dell'

perchè nel volgo pochi in-

apostolato popolare

tendono

meno leggono

e

(1).

Guadagnava però

terreno nella borghesia attraendo gli antichi patrioti della

repubblica partenopea,

carbonari del 1820 ed scuole

dei

glorie e

da

i

con

gesuiti

murattisti,

i

i

giovani, che uscivano da le la

mente

esaltata

da

le

repubblicane di Sparta e di

le virtù

Roma. Poerio ed

Il

i

suoi

amici, liberati dal carcere

nel 1838, ebbero rapida la

visione

cendio cui conducevano

non lontana scadenza

le dottrine del

a

del vasto in-

grande agitatore genovese. Seguirle

non potevano, ripugnando

essi

da l'idea repub-

blicana per la secolare tradizione monarchica na-

poletana

;

i

loro voti

si

limitavano unicamente a

franchigie costituzionali

La

(2).

d'animo, la lunga consuetudine

le

naturale mitezza di

una

vita

di

studi facevano loro detestare le violenze e le audacie

dei mazziniani, per ziali,

quali

i

anche

per quanto temerarie, erano

le

sommosse par-

utili

ad alimen-

Archivio di Xapoli, prefettura di polizia, auiio 1842, l». L'apostolato joopoìar e si pubblicava a Londra. (1)

fascio 198, incart. 393, voi.

Saverio Baldacchini scrisse « Io affermerò sempre Poerio non andò mai co' suoi desideri al di là di una monarcbia rappresentativa » Onoranze a Carlo Poerio, Ed il Del Giudice « Sogno di Poerio fu cbe con quella monarchia, cou quel re, il regno potesse godere del regime costituzionale ». Op. cit., pag. 2. (2)

che

:

il

.

:


10

fiamma

tare la

Per i liberali nanon valevano che ad un

della

rivolta.

invece esse

poletani

doloroso e sterile spargimento di sangue e a gettare intere contrade nel terrore e nello sconforto.

In

rimanere ancora inopeimportava abbandonare il campo, divenuto ormai meno ijifecondo, a gli uomini piĂš avventati tali

circostanze,

il

rosi

e

permettere ad

di riunire sotto la propria

essi

bandiera la parte liberale, massime di insanguinare

nuovamente

improvvise e con

lioni

uscire prontamente da si

folli l'

il

solo nelle provincie del regno,

altre contrade italiane

Occorreva

tentativi.

inerzia. Nelle loro

andò maturando questo programma

non

giovani, e

i

paese con ribel-

ma

anche in

una simultanea ed impo-

nente manifestazione diretta a conseguire chigie rappresentative

menti

preparare

:

Xon

(1).

era

ben

le fran-

definito in

che cosa essa dovesse consistere, se in una dimostrazione pacifica e rispettosa, secondo dei piĂš prudenti, od in soluta,

il

desiderio

una azione vigorosa

come intendevano

i

e ri-

piĂš animosi. L'indeter-

minatezza della parola giovava a raccogliere nello

tempo i partigiani dell'una e dell'altra. Disdegnando, ed a ragione, i moti isolati, non ravvisavano il Poerio ed i suoi compagni che anche le stesso

insurrezioni precedenti erano state preparate in varie provincie! Scoppiata in

mancata

circostanze

(1)

una

provincia, era

nelle altre per quelle mille imprevedibili

che

sogliono

D'AvALA, Memorie, pag.

accompagnare

62.

i

movi-


-

11

menti popolari, ad esempio un ingente apparato di truppe, il tradimento di un complice, un avviso mancato, l'arresto improvviso dei capi. II.

Ad ordire

grande manifestazione vaghegun lavorio segreto, lungo e te-

la

giata bisognava con

nace, tra

i

più minacciosi pericoli, ridestare nelle

Provincie gli animi oppressi da falliti,

i

molti tentativi

sradicare vecchie antipatie, antichi sospetti

e diffidenze tra gli abitanti del Sicilia

(1),

spronare gli

"arditi,

Napoletano e della vincere i dubbi e

raccogliere ed ordinare tutte

le esitanze dei più,

le forze disseminate sotto

una

sola dii'ezione, ap-

prestare per ogni evento denari ed armi.

In questo intento

si

stringevano

gli

uomini più

autorevoli della parte liberale in Napoli, zelli,

Poerio ed

il

ciavano lettere,

tore,

i

il

De

Augustinis, cui

il

Boz-

si

asso-

il Bellelli, Giuseppe Del Re, cultore di anima ardente, instancabile di cospira-

fratelli

Cosmo

e

Damiano Assanti

di Squii

lace (in Calabria), residenti in Napoli, già processati

per la cospirazione Peluso, Raffaele siciliano

(1)

A

il

dottore

Giovanni

(2).

quest'opera di conciliazione tra napoletani e

ciliani per stringere in

un

fascio le forze liberali

si-

accenna

L. FoRTis a pag. 88 nel libro Francesco Crispi. (2) n Eaffaele, Rivelazioni storiche, pag. 39, aggiunge Gaetano Badolisani, vecciiio liberale, che si diceva in corrispondenza con Giuditta Sidoli, amante del Mazzini, e che mori qualche anno dopo, gli avvocati Casimiro Al:

«

tieri e F. S. Barbarisi,

duca

di

San Donato.

il

militare

Giacomo Longo ed

il


12

Ben

presto lo stesso Poerio ed

i

suoi amici do-

vevano inconsciamente con Topera propria contridi moti isolati! E quelli ingenui sognatori di pacifìclie riforme si tramutavano in breve tempo in audaci cospiratori! Il Poerio, anima del movimento, usava grande prudenza per evitare, con nuove persecuzioni, altri dolori al padre suo, che ormai stanco per le lunghe buire ad una serie

tempeste trascorse bramava giorni.

finire in

Per non dare sospetto a

vecchio ed

pace

i

suoi

gli sbirri, l'illustre

suoi figliuoli evitavano di tenere in

i

La

casa loro qualsiasi riunione.

polizia, illusa

da

le

apparenze, scriveva in un rapporto al ministro in

data 2 giugno 1840 con rocratico:

"

consueto

il

Sono esenti da

gergo bu-

osservaòilità g\\ anda-

menti della famiglia del barone Poerio sottoposta a speciale sorveglianza

„ (1).

Per impulso di Carlo Poerio e dei suoi amici, si adunavano molti giovani liberali di provincia nella casa in Napoli di un giovane non ancora trentenne, Francescantonio Mazziotti, di antica fa-

miglia liberale del Cilento, che aveva perduto

padre in carcere per reità di Stato nel 1828

Uno

scrittore del

Mazziotti

si

letterarie,

i

tempo narra

:

"

In casa del barone

univano, sotto pretesto di accademie giovani più ardenti per la libertà.

quella patriottica società

erano partiti per

spettive provinole quindici giovani,

(1)

il

(2).

i

Da

le ri-

quali per

il

Archivio di Napoli, ministero di polizia, gabinetto,

fascio 29, incart. 89, voi. 120. (2)

Vedasi

il

mio lavoro La

rivolta del Cile7ìto nel 1828.


13

loro ingegno ed

influenza nei proprii paesi face-

vano sperare moltissimo su l'ottima loro missione; di destare cioè fra vinciali

il

desiderio di

indurli a pronunziarsi

Un

i

riuscita della

proprii compro-

un politico miglioramento

comunque

in tale senso

e di

(1).

aggiunge " Il comitato centrale sorto in Napoli sin dal 1841 aveva cura di organizzare e dirigere ad una azione comune le forze altro scrittore

:

miravano

delle diverse regioni ed a tale intento

le

riunioni in casa del barone Mazziotti, alle quali par-

tecipavano

i

rappresentanti di ogni provincia, che

poi venivano destinati a comunicare

a formare

i

il

sottocomitati provinciali

risultato

ed

„ (2).

In provincia di Reggio andava appunto, durante il

1841,

un giovane

di venti anni,

Gaetano Ruifo

di Bovalino, studente in Napoli. Egli, confidatosi

con i più noti liberali della provincia, il canonico Paolo Pellicano, Domenico Spanò Bolano, Francesco Mantica ed Antonino Fiutino, costituiva in

Reggio un comitato

con quello centrale di Napoli (3). In Cosenza facevano altrettanto Domenico Forginole Luigi Giordano e Raffaele in corrispondenza

,

Laureili, che, riuniti in casa di questo ultimo, tene-

vano corrispondenza tanto con che con

(1) litico

la

Giovane Italia

(4).

i

liberali napoletani

In provincia di Catan-

Pellicano Paolo, Ricordi intorno

al

movimento po-

di Reggio nell'anno 1847. Quelle riunioni erano co-

minciate dal 1840.

Fava Francesco, Il moto calabrese del 1847, pag. 24. Pellicano, ivi, pag. 13; Fava, ivi. La sommossa cosentina del (4) Storino Giuseppe, 15 marzo 1844. (2)

(3)


14

zaro formavano

un comitato

il

barone Stocco,

Cordopatri e Carlo Massinissa Presterà

(1).

il

In Po-

tenza esistevano da parecchi anni due gruppi di liberali:

uno

di seguaci della Giovine Italia, a capo

dei quali stava Emilio Maffei, zionali, diretto

ed influente in tutta

torevole

un

altro di costitu-

da l'avvocato Vincenzo D'Errico, au-

questo ultimo nucleo

si

la

provincia.

Con

pose in corrispondenza

il

Purtroppo di tutte queste lunghissime pratiche per formare comitati nelle comitato di Napoli

(2).

varie provincie del regno e per stabilire relazioni

con

altre contrade italiane

ignorano perfino

i

nomi

mancano

notizie e

si

dei corrispondenti. Fasci

di lettere e di documenti del maggiore interesse dovevano spesso distruggersi a l'improvviso per timore di visite della polizia (3). Gii uomini di

quella generazione preferivano

vere e non

l'

operare a lo

amavano che raramente

scri-

di parlare

da loro presa negli avvenimenti (4). Durante questo lavorio scoppiava il di 8 settembre 1841 in Aquila una sommossa, in cui cadeva per colpo di pugnale il colonnello Gennaro Tanfano, comandante delle armi nella provincia, antico cadella parte

(1) Pellicano, ivi pag. 12; Visalli, I calabresi nel risorgimento italiano, voi. 2», cap. 5o, pag. 38. (2) MoNDAixi, / moti ])olitici del 1S4S e la sètta del-

Vunità italiana in Basilicata, pag. 50. (3)

D'Ayala,

ivi,

pag. 62.

(4) Il Ilafliiele, clie

mente r opera scrivere

il

avicbbe potuto narrare completa-

del comitato napoletano, preferi invece di

libro già citato per

Carlo Gemelli.

confutare un lavoro di


15

pomassa con sorti

il

cardinale Ruffo nel 1799.

confidavano

Grli

in-

giorno nella capi-

clie lo stesso

ammuti-

tale a la parata militare di Piedigrotta si

nassero due reggimenti e che a l'iniziativa avesse corrisposto Cosenza.

Ma

l'avviso in Calabria

non

repressione

avvenuta

esempio,

del

si

doveva portare

per

lo fece

moto

tempo

calabresi seppero nel fine di essa (1). Cosi

colui che

di

la

istantanea

ed

Aquila,

i

stesso la rivolta e la

ebbe ben presto un primo

da

pmi:roppo seguito

molti

che

altri,

nonostante l'intesa di varie provinole per insorgere simultaneamente, pure, per strano concorso

una

di circostanze,

sola tenne la promessa.

verno pose in stato di assedio

H

go-

Aquila

la città di

;

una Commissione mihtare condannò a morte quattro persone, cinquantasei a

L'insuccesso di

ferri (2).

i

Aquila non disanimava

il

co-

mitato di Napoli, che proseguì nella via intrapresa

anche con maggiore

non sfuggi però

all'

Tanto affaccendarsi

alacrità.

occhio di

un

abile commissario

addetto allora a la sorveglianza del movimento politico della capitale,

corato di

Vincenzo Marchese, già de-

una commenda per

alti

servigi e tenuto

gran pregio dal ministro, che scriveva di lui: • fermo ed astuto, riunisce alle forme del magistrato

in

sapere di un funzionario inquisitore: mento non commuove la sua ragione; il

(1)

E. ~PoF.rao, Alcuni ìiiariiri

martiri italiani (2)

ivi.

»

,

co.o.entini.

sentiil

per-

«Pantheon dei

voi. 1°. pag. 360.

Settembrini, Ricordanze, voi. soli vennero sriustiziati.

Tre

il

è

1°.

pag. 207

— Islsco,


16

sonaggio più atto per

le

processine politiche

„ (1).

"

Questo vecchio lindo e guercio, tutto parole melate e cortesie „ (2), dal contegno benevolo e paterno, spiava le mosse dei liberali della capitale e riferiva direttamente al

Del Carretto. Costui,

per aver agio di scovrire meglio la trama, ingiun-

geva

al

suo fido dipendente di continuare la vigi-

lanza e di indagare se individui

Marchese trattarsi

isolati il

un comitato

(3).

Il

soltanto di poche persone, tra cui, oltre

principe di

un

Marchese,

figlio di

Marino Caracciolo,

Avellino, Michele Primicerio e Gae-

tano Trevisani "

"

(4).

sono

non perchè meno vazione,

di

6 novembre successivo lo assicurava

quelle già accennate,

il

dell'opera di

trattasse

si

ovvero

I più

il

cauti

Poerio e

desiderosi di

„,

il

soggiungeva

De Augustinis,

una

politica inno-

ma perchè meglio valutano l'inopportunità

delle circostanze ed

i

danni che deriverebbero da

tentativi senza risultato. Nello scorso anno,

ebbero luogo

quando

avvenimenti di Aquila, Trevisani e Primicerio spingevano Poerio e De Augustinis per gli

eccitare le Calabrie e Salerno;

ma

essi

restarono

inoperosi, perchè conoscevano che inutilmente

sarebbero compromessi.

(1)

Sono

ascritti

alla

si

sètta

Notizie desunte da le carte di Del Carretto e pub-

blicate dal Nisco, opera citata, pag. 21. (2) (3)

Settembrini, Ricordanze, voi. I, pag. 137. Archivio di Napoli, Prefettura di polizia, anno 1842.

fascio 291, incart. 499, rapporto del

Marchese del 9

lu-

glio 1842. (4)

Archivio di Napoli,

cart. 393, voi.

I.

ivi,

anno

1842, fascio 278, in-


17

anche lento

magistrato Avossa e Solari

l'ex (1).

.,

l'agitazione e

non

di indugiare

arresto dei capi

m.

l'

pericolosa,

Intanto, mediante

riusciva a mettere

i

l'

siciliani,

consigliava

ancora

(2).

energia del Raffaele,

si

comitati di Palermo e di Mes-

sina in piena relazione con

I liberali

Ci-

del

Marchese, ritenendo molto ristretta

Il

il

comitato di Napoli.

rappresentati presso

di questo

dal Raffaele e qualche volta anche da Carlo Gre-

ponevano

melli delegato del comitato di Messina,

come patto fondamentale

del loro

concorso a la

due regni, consentendo solo a l'unità della corona (3). Ripugnava questo patto a i liberali napoletani, prevedendo essi l' im-

rivolta la separazione dei

possibilità di ottenere a ciò

il

consenso del jjrincipe,

anche in un moto rivoluzionario, e la disastrosa impressione che ne avrebbe avuta la parte mazziniana, aspnante

Ma la ed

fin d' allora a

l'

unità della penisola

convincimento che ogni intelligenza con

il

diversamente sarebbe venuta

cilia

la resistenza degli

tato

(tt).

tenacia dei siciliani e dei loro rappresentanti la Si-

meno vincevano

uomini più autorevoli del comi-

(5).

Eapporto

(1)

uno

citato del 6

Avossa vauni. Mi riesce nuovo dei fratelli

di il

novembre

1842. Si allude

Salerno, probabilmente

nome

del Solari

:

ad

G-io-

suppongo

che vi sia errore in questo nome. (2)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1842, incart. 393, voi. I. rapporto già citato del

fascio 298,

18 dicembre 1842. (3-4-6)

2

Ratfaele, opera

citata, pag.

40 e seguenti.


18

Su la fine del 18-12 si potette indire finalmente una adunanza del comitato centrale e dei delegati delle Provincie

Assanti

in

e dell'isola nella casa dei fratelli

Napoli

venivano, oltre di questi, presidenza,

il

De

San Sepolcro.

al vico il

Inter-

Bozzelli, che tenne la

Augustinis, Michele Primicerio,

Del Re, Luigi Settembrini, Antonino Fiutino,

il

Nicola

Le

Piane, Ottavio Graziosi di Borbona

(1),

Giovanni Mosciaro (2). Vi prendeva parte anche un giovane già fin d'allora noto per studi e nobiltà di animo,

Alessandro Marini,

Carlo Poerio,

Mariano D'Ayala, che sdegnoso del dispotismo del tempo s'era dimesso da ufficiale dell'esercito e da insegnante del collegio militare dell' Annunziatella (3). Il Raffaele ripetè formalmente la condizione posta da i suoi conterranei, si discusse a opponendosi alcuni

lungo,

gagliardamente a la

proposta, finche, cedendo ad inesorabile necessità, i

convenuti dovettero piegare

al

propizio la il

"

il

capo. Si

comitato centrale di determinare in

data della rivolta.

Il

demandò momento

Bozzelli sciolse

convegno con queste parole rimaste famose: Abbattiamo uniti la comune tirannide e poi cia-

scuno a casa sua

„ (4).

Affluivano al comitato nello stesso tempo impazienze di giovani

(1) Il

Graziosi era anclie egli tornato da

(2)

Raffaele,

(3)

Un

(4)

ivi,

l'esilio.

ivi.

decreto reale del 3 agosto 1813 lo cancellava

in seguito a

yala,

che magnificavano nelle pro-

sua domanda da

p'ga 50.

Raffaele,

ivi,

pag. 42.

i

ruoli

dell'esercito.

D'A-


19

ed armi numerose, riluttanze di molti che per prudenza o per amore di quiete esortavano a gli indugi, diffidenze e gelosie fra contrada e contrada, antichi livori o smania di primato tra

vi noie file

i

capi. Soprattutto,

agghiacciava ogni fede ed ogni

entusiasmo quel perenne denigrare, consueto le genti napoletane, che gettava

ridicolo anche su

i

il

tra

sospetto ed

il

migliori liberali e faceva intrav-

vedere ad ogni passo spie e millantatori.

Più che

altro

imponevano un rinvio

le trattative

intraprese dal comitato e non ancora condotte a i liberali del regno con quelli Marche, delle Romagne, dell'Emilia, di Mo-

termine per collegare delle

dena essi,

Parma

e di

con

la

e fissare un'azione

Giovane Italia e con

La maggiore

comune con

la legione italica

difficoltà stava nel

del Fabrizi

(1).

programma

della rivolta. Il

volevano

bandiera repubblicana, che disdegna-

la

vano invece

i

Mazzini ed

il

Fabrizi

costituzionali di Xapoli perchè in-

non grate memorie a le popomezzodì e quindi causa sicura di disfatta. Veniva in Napoli su la fine della primavera del 1843 iJ conte Livio Zambeccari di Bologna, visa o sospetta per

lazioni del

antico

e focoso mazziniano, per chiarire

conterranei lo stato

(1)

Nisco, op.

cit.,

del regno

(2)

a

e forse

i

suoi

anche

pag. 60.

Montanelli, Memorie, pag. 57. Farixi, Lo Stato romano dall'anno 1815 al 1850, voi. I, pag. 83. Il Masi nell'articolo Cospirazioni in Romagna, pubblicato nella Nuova Antologia, fase, del l» settembre 1849, desume da (2)

un manoscritto Bologna ed

dell' Aglebert

ivi parlò di

che Carlo Poerio si recò a prossimi rivolgimenti nel regno.


20

per comunicare

Poerio ed a gli amici di lui

al

intelligenze stabilite fra zini.

in

i

costituzionali

ed

il

le

Maz-

Questi aveva consentito, per riunirle le forze

un

solo fascio, a

non

sollevare la bandiera re-

pubblicana, rimettendo la scelta del governo a la (1). Per evitare gelosie e rivavenne concretato che la " fratellanza prepalità, ratrice del movimento non si chiamava né Carbonarismo, né Giovane Italia, né Legione Italiana; non imponeva formalità d'iniziazione, non faceva quistione né di repubblica, né di costituzione, né

nazione ricostituita

di unità, né di federazione. 11

programma

politico

del 1843 era: governi provvisori in ogni paese sollevato, guerra ai nemici

in

d'Italia e di libertà „ (2). Il conte Zambeccari, dopo lunga sosta in Napoli,

percorse i

domestici e stranieri

nome comunemente il

regno fino a Messina per conferire con massime con i suoi

liberali delle varie provincie,

compagni di fede. Illuso da false apparenze e da mendaci promesse, o dal proprio entusiasmo, ritenne pronte

popolazioni a la rivolta, di cui in-

le

dicò la data, secondo poi corse voce, per

giorno di luglio

(1)

Farini,

ivi.

l'

ultimo

(3).

— Bertolini, Letture pojyolari

di storia

del risorgimento. (2)

Montanelli,

op.

(3)

FiNOCCHLA.RO

VINCENZO,

del 1848-49,

81 agosto

;

pag. 53.

altri

tanelli, voi.

cit.,

Lo

ivi.

La

scrittore

rivoluzione

indica

la

siciliana

data del

(Bertolini, Letture pop. del risorg.; Mon-

pag. 45) invece il 31 luglio, festa di Masi, nell'articolo citato, dice che il comitato di Bologna non si convinse delle assicurazioni dello S.

Ignazio.

Il

I,


21

IV. Attendevano impazienti a Bologna

il

ritorno

dello Zambeccari molti giovani della sua città de-

voti del Mazzini,

il

quale da Londra imperiosamente

ingiungeva senza tregua

dugi e

si

"

desse l'esempio

che

si

rompessero

Costoro

„ (1).

si

gli in-

appresta-

vano a seguire i moti napoletani, risoluti però, in caso di mancanza o di ritardo di questi, ad insorgere in ogni modo, con la speranza di trascinare i dubbiosi e gli incerti

A

(2).

e promettenti

lieti

i

Zambeccari (3), un fremito di gioia e un impeto di rivolta s' impadroniva degli animi di quei giovani, che subito ed affrettataannunzi portati da

mente gnato.

si

lo

diedero a prepararsi per

Trascorreva

però

cuna novità nel regno

Un ira si le

31

il

il

giorno desi-

luglio,

senza

al-

!

sentimento profondo

di indignazione e di

destava a Bologna e nelle altre provinole per

mancate promesse. Intanto

il

cardinale Spinola,

legato pontificio in Bologna, avvistosi del fermento

faceva improvvisamente arrestare

della città,

al-

temendo eguale sorte, per scansare il pericolo, si armarono e fuggirono su le alture vicine. Assaliti da i gendarmi e da gli svizzeri il 15 agosto 1843 neUa concuni dei più compromessi.

trada detta Savigno,

Zambeccari

e

si

Molti

altri,

batterono valorosamente

mandò a Napoli

il

Ribotti.

Anche

il

Masi

indica la data del 31 luglio, desumendola dal manoscritto dell' Aglebert. (1)

MiKGHETTi, / miei

(2)

Farixi, op.

(3)

Montanelli, Memorie, pag.

cit.,

ricordi, voi.

I,

pag. 113.

pag. 83. 44, voi. I.


22 sotto

comando

il

del dottore Pasquale Muratori,

uccidendo un capitano dei gendarmi di cognome quindi ripararono in Toscana (1). Castelvietri Poco tempo dopo sopraggiungeva a Bologna, con alcuni ufficiali italiani reduci da la guerra di Spagna, il capitano Ignazio Ribotti, uno dei capi della spedizione di Savoia, e si dava con circa duecento uomini a scorazzare tra le Romagne e le Marche (2). Una Commissione militare condannava dipoi a morte per questi avvenimenti ,

persone,

venti

a

l'

a venticinque

ergastolo tre,

anni di ferri cinque,

a quindici anni ventinove.

Dei condannati a morte sei soltanto subirono l'estremo supplizio, facilati a le spalle, il 7 marzo 1844

(3).

A

tale insuccesso,

una amara delu-

sione colpiva gli animi diposti da le larghe pro-

messe a

mava riunì

sicuri trionfi.

Un

vari anni dopo:

''

illustre scrittore escla-

Quale altra cospirazione

mai forze eguali a quella

vasta affiliazione,

1843? Una

del

che abbraccia

le

provincie del

mezzogiorno e del centro, capi energici ed audacissimi, concorso d' uomini stimati di tutte le condizioni, e nessun tradimento prima del giorno destinato

!

I soliti incidenti, che

le cospirazioni,

Lo

(1)

facevano

stesso eiorno

fallire

si

ripetono in tutte

anche questa!

dello scontro

Belluzzi, Risorgimento

italiano.

(4)

Nisco, op.

Montanelli,

cit.,

op.

pag. 56 cit.,

;

Farixi, pag. 85.

pag. 50.

il

— Comandini Al— Farini, op.

fonso, Memorie di Francesco Comandini. cit., pag. 84. (2-3)

„ (4).

di Savigno,


23

15 agosto 1843, moriva

dopo una grave tra

spasimi

acuti

il

barone Giuseppe Poerio

lunga malattia, che

e

per

parecchi mesi.

lo

A

tenne le

so-

lenni esequie accorse in folla la cittadinanza per

onorare l'antico patriota ed

il

potente oratore. Il

Bozzelli terminò l'elogio di lui con queste parole,

che destarono un sussulto nell'uditorio. morti siamo noi Nella

casa

"

I veri

„ (1).

affollata

dell'estinto

si

notava per

ostentazione di grande dolore un giovane calabrese, certo N..., che, perduto da qualche tempo, per ra-

gioni non note,

un grado

tra dolorose angustie e il

suo posto

(2).

causa liberale di Carlo

nell'esercito, si dibatteva si

affaticava a ricuperare

mostrava per la aveva conciliato la familiaritĂ

Il

gli

Poerio e

fervore che

dei

suoi amici, che lo esorta-

vano a procurare nuovi aderenti nella contrada nativa e lo ammettevano imprudentemente nei loro colloqui.

che nella

Il

attiva

vecchio

commissario Marchese,

sua sorveglianza aveva notato

ad avvicinarlo ed, accarezzani bisogni con promesse ed offerte, riusci a corromperlo e ad ottenere da lui segrete notizie, che tutto soddisfatto comunicava in alto con frequenti relazioni, da cui traspare ad ogni passo l'opera dei liberali napoletani (3).

l'ex ufficiale, prese

done

(1) (2)

gioni (3)

i

desideri ed

D'Atala, pag. 63. Sopprimo il nome

anche

per

ra-

Prefettura di polizia, anno 1843, incart. 1309. voi.

2Âť,

facili

e cam.bio

l'iniziale

a comprendersi.

rapporto del Marchese

dell'

11 agosto 1843.


24

Poerio dopo la morte del padre, che spesso raccomandava prudenza, almeno finche le circostanze non divenissero favorevoli, era divenuto assai più intraprendente (1). Per ottenere completi Il

gli

ragguagli su

lo stato degli

animi nella provincia

chiamava in Napoli uno dei più autorevoli liberali di essa, Domenico Forgiuele, ad un colloquio, che, per evitare sospetti, ebbe luogo la sera del 21 ottobre 1843 nei corridoi del palazzo di Cosenza,

S. Griacomo, addetto allora

per

gli uffici dei

mini-

Il Forgiuele, dando minute informazioni, annunziava che in Calabria si poteva fare pieno assegnamento su Carlo Campagna di Cosenza, sa Francesco Stocco di Nicastro ed altri (2). Il giorno 28 successivo si radunavano in casa dello stadente calabrese Alessandro Marini, a la strada Taverna Penta n. 75, 2° piano, il Poerio, il De Augustinis, il Bozzelli, il D'Ayala, il Forgiuele, steri.

Ottavio Graziosi,

ed

il

da

lui assunte,

i

fratelli Assanti, Felice Pierri (3)

vile delatore. Il

(1-2)

Note

De

Augustinis, per indagini

assicurava pronte le provincie di

di polizia nell'

incartamento suddetto. Lo Sto-

rino nell'opera citata le pubblica (doc. A)

come relazione

Rodriguez a la Commissione militare che pronunziò su i fatti di Cosenza del 1844, ma egli non fece che trascrivere appunti di polizia. (3) D Pierri era un ex ufficiale di marina, destituito del capitano Francesco

nel 1821 per causa politica, divenuto agente principale in

E^ggio

della

Regia dei

sali e

dei tabacchi

passata

il

gennaio 1843 dal Torlonia al Micucci. La polizia lo fece traslocare da Reggio, ove lo considerava più perilo

coloso, a Napoli.


25

Campobasso e per

di

Salerno

alcuni distretti

;

altrettanto

dicliiarava

Cosenza e quale aggiungeva che

delle provinole di

di

Reggio

il

la

città di

Messina, per garantire a le Calabrie

Forgiuele,

sua iniziativa,

si

attendevano da

il

la

offriva di dare degli ostaggi. Si altri

distretti della provincia

di

Cosenza e di Reggio il Primicerio ed un tale Onofrio Sergio mandati appositamente colà. Nell'adunanza

si

designavano per guidare militar-

meate l'impresa alcuni giovani ufficiali, il D'Ayala. il D'Avossa di Salerno, i fratelli Damiano e Cosimo Assanti, nipoti del generale Florestano Pepe. Marchese conchiudeva cosi: „ Abbenchè queste notizie siano stringenti, pure l'ufficiale N... che

Il

all' adunanza è di avviso che non si debba adottare per ora veruna misura, ma invece meglio approfondire la cosa, che sembra debba essere più estesa di quel che pare; ed all'uopo esso N... si propone di avere alcuni particolari abboccamenti con il cav. Bozzelli, per conoscere quali

intervenne

intelligenze possano esservi con l'estero.

Lo

scri-

vente sarebbe dell'avviso raedosimo, benché vegga indispensabile, dopo

qualche altro tempo,

l'ado-

primo di novembre in casa dello stesso studente si vedevano in più ristretta adunanza il Poerio, il Bozzelli, il Forgiuele ed il Primicerio redace allora da lì Calabrie con favorevoli notizie. Un giovane calazione di forti provvedimenti

ci)

„ (1). Il

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, fascio 1509, D'Ayala trascrive una parte

voi. 2°, parte 2», lettera A. Il

di questo rapporto.


26

brese, Pietro

con

Mazzone

Primicerio,

il

(1),

riferi

ritornato allora insieme di avere

girato

i

paesi

marina nella provincia di Reggio e di essersi posto d'accordo con lo Zerbi di Radicena, a Messina con un tale Piro e con nn emissario

della

italiano,

il

quale

si

tratteneva colà con

il

pretesto di

Marchese riferendo al ministro queste informazioni aggiun geva " Fra i più ardenti è il Poerio, che ha molti eseguire ritratti con il dagherrotipo

(2). Il

-

aderenti, tra cui Fabrizio AUiata, principe di Villafranca. Bozzelli, interrogato

separatamente

sui

progetti di Poerio, ha mostrato di crederne possi-

ha raccomandato però di non formare riunioni numerose, per non attirare l'atbile l'attuazione,

tenzione della polizia. Poiché Bozzelli pranza spesso in casa del generale Florestano

questi sia

sono

a

Pepe,

si

crede che

come lo Cosmo e Da-

parte della macchinazione,

indubbiamente

miano Assanti

,,

suoi nipoti

i

(3).

Tante assicurazioni non bastavano a i capi della parte liberale in Napoli, dominati sempre da l'idea, certo altissima,

ma

di assai difficile effetto, di

movimento generale

nel

vincie di Cosenza e di

un

regno. Solo nelle Pro-

Re^sio alcuni nuclei

Mazzone di Hoccella venne poi per i fatti del settembre 1847, in seguito ad una sentenza emanata da una Commissione militare, fucilato con altri quattro (1) Il

1"

compagni (2)

il

2 ottobre successivo.

L'emissario, cui

che con finto nome i

liberali. (3)

si

si

allude, era

il

generale Antonini,

recò in Sicilia per intelligenze con

Nisco, pag. 54.

Rapporto Marchese del 2 novembre 1843.

Ivi.


27

parivaao pronti a l'azione; stravansi

che

inerti, si

il

mo-

altre provincie

le

comitato

credette

differire ancora la tanto attesa risoluzione.

di

com-

Il

missario Marchese, attingendo sempre a la stessa fonte, scriveva "

La

il

novembre

Del Carretto

al

mezzi e di

dei

deficienza

cooperazioni renderono inefficaci gli

:

necessarie

altre

indicati ac-

cordi (quelli cioè adottati nei precedenti convegni) e nessuna positiva determinazione fu presa. Forginole, giovine intraprendente, ardito ed influente,

ritorna in Cosenza

A

„ (1).

tante incertezze ed indugi

animi. Crebbe anche

si

prostrarono gli

maggiormente

quando uno dei più operosi

lo

sconforto

liberali calabresi,

Gio-

vanni Mosciaro, dovette presentarsi in arsesto in Napoli e quando

si

vide, qualche giorno dopo,

il

ministro Del Carretto percorrere superbo e minaccioso le Calabrie il

(2).

Il

Marchese informava subito

ministro "del grande scoraggiamento che

tava tra gli individui

da

lui vigilati,

nevano più adunanze, né quilli,

dicendo

essi stessi

perchè non era quello

Alcuni dei più

arditi,

quali

si

no-

non te-

discorsi e restavano tran-

che ogni accordo era rotto

il

momento

di agire „ (3j.

disperando di ogni altra via,

meditarono un tentativo contro

(1)

i

il

re,

profittando che

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, fascio 1309,

voi. 2", parte 2»,

lettera B.

l'intendente di Cosenza

di

Il

Del Carretto scrisse

sorvegliare

il

al-

Forgiuele. Il

D'Ayala ha in parte pubblicato questo rapporto. Memorie, pag. 65. (2-3)

Doc. indicati.


28 egli usciva spesso senza scorta;

ma

il

Poerio ed

i

suoi amici sconsigliarono qualsiasi violenza risoluti a

volere soltanto

un movimento per ottenere riforme

senza alcun eccesso e rispettando il capo del Groverno. A raffrenare i più impazienti, a rincuorare

non bisognava perdersi d'animo, perché le cose della Romagna andavano bene e nella prossima primavera si potevano ripigliare con successo le interrotte operazioni „ (1). Ma di questi conforti non si appagarono alcuni giovani calabresi, che ordirono di appostarsi lungo la strada che conduce a la i

più

villa

al

avviliti,

il

Poerio soggiungeva che

reale di Capodimonte, impadronirsi

suo passaggio ed obbligarlo a

costituzione.

colpo

V.

"

del

Una improvvisa denunzia

re

una

concedere

stornò

il

(2).

Il

completo silenzio dei capi,

il

cessare im-

provviso d'ogni corrispondenza nel corso dell'in-

verno sorprendevano tristemente

le

cui vibravano ancora le speranze e

provincie, in i

fremiti del-

l'anno precedente. Il comitato di Reggio, cui qual-

che tempo prima

lo

portato da Napoli

i

studente Gaetano Ruffo avea più soddisfacenti annunzi, im-

pensierito dal brusco

mutamento, affidava ad uno

dei suoi, Antonino Plutino, di indagare

L' audace emissario, con

ad alcune cause nella

(1)

Archivio di Najwli,

(2)

Nisco,

ivi,

il

capitale, vi

ivi.

il

vero

(3).

pretesto di attendere

D'Ayala,

giungeva

ivi,

il

di

pag. 66.

pag. 61.

— Olivieri, / Plutino vel risor— Storino, pagina 21.

(3) Pellicano, pag. 14. gimento italiano, pag. 9,

ivi,


29

8 gennaio 1844, quando, sospeso ogni lavoro ed ogni ritrovo, i capi vivevano tutti isolati ed in disparte. Ritornando per terra, trovava lo stesso abbandono in Salerno ed in Basilicata. Griungeva il dì 8 febbraio a Cosenza, in mezzo ad animi accesi e risoluti a sollevarsi (1). Richiesto de lo stato della capitale e delle altre provinole, rispose, forse

per non spegnere tanti entusiasmi, di non essere riuscito a penetrarlo

(2).

In una tempestosa

riu-

nione di liberali cosentini, tenuta in casa di Paolo Scura,

discusse

si

animatamente;

un

nucleo di

giovani, tra cui Nicola Corigliano, Francesco Salfì,

Pietro Villacci, insofferenti d'ogni altro

voleva

la rivolta

per

il

15 marzo

(3).

gioranza degli intervenuti, tra cui riteneva necessario aspettare ancora.

il

ritardo,

La magForgiuele,

La

tenacità

r ardore dei primi sopraffaceva gli altri, fìacchii ed esitanti nel sostenere l'indugio per tema di e

contrasti,

viltà. Si fini, come spesso accade in tali con una di quelle mezze risoluzioni, equi-

voche,

più delle volte funeste, cioè di sollevarsi

accusa di

il

il

15 marzo salvo però conferma del comitato lo-

cale

(4).

n

Plutino, invitato ad assicurare

il

con-

De Chiara Stanislao, (1) Pellicano, ivi, pag. 15. / martiri cosentini del 1844, pag. 190. (2) Pellicano, ivi, pag. 14. Andreotti, Storia dei Cosentini, voi. Ili, pag. 295. Andreotti, ivi. Il Visalli riferisce la stessa risoluzione con questa variante '« purché il comitato, per informazioni assunte, non avesse creduto opportuno differirla » Opera citata, voi. II, pag. 40. (3)

(4)

:

.

...


30

corso

Reggio

di

e di

Messina, promise

soltanto

di adoperarsi per ottenerlo e di avvertire in i

tempo

cosentini del risultato delle sue pratiche. Difatti

andava prontamente con

ma

Messina,

canonico Pellicano a

il

liberali della città

i

chiedevano una

dilazione per prepararsi. Il Fiutino allora scrisse al Forgiuele, nel

potergli

mandare

"

linguaggio convenuto, i

sigari

ed

il

marzo, bisognando del tempo per apprestarli

La

della polizia, la quale qualche giorno i

il

15

„ (1).

impostata a Messina, cadde nelle mani

lettera,

stava

non

di

tabacco per

due poco

Ignari di

dopo arre-

accorti corrispondenti.

tali circostanze,

i

Cosentini, fidenti nella

bande

loro balda giovinezza, riunivano piccole

ar-

mate, massime nei paesi albanesi, ed incalzavano il

comitato locale, che esitava per poca fede nel

successo ed in attesa di lettere del Fiutino;

ma

Torà stringeva. In queste affannose incertezze, il comitato di Cosenza, mancandogli l'animo di una pronta e definitiva risoluzione, la rimetteva al comitato di Napoli, che, scorgendo ormai impossibile

ogni altro indugio, consentiva perii 15 marzo. Qual-

che giorno prima di esso, di

Ancona inviavano

beccari ed dilazione

un

i

liberali di

in Napoli

tale Simonetti,

il

aderiva e scriveva sollecitamente al avvertire gli amici di Cosenza;

(1)

Pellicano,

ivi,

pag. 18.

(2)

Raffaele,

ivi,

pa.s-.

43.

e

Zam-

chiedendo una breve

perchè non ancora pronti.

sventuratamente troppo tardi

Bologna

conte Livio

Il

comitato

Fiutino

di

ma la lettera giunse (2).

Visalli,

ivi,

pag. 42.


31

La

bande raccolte su le alscambiavano segnali mediante

sera del 15 marzo, le

ture presso la città

A

fuochi.

si

r alba seguente, esse in numero di circa

cento persone, per lo più albanesi, con una grande

bandiera tricolore, libertà!

al

grido di

:

"

Coraggio, viva la

penetrarono nella città fino a

dell'Intendenza e

si

scagliarono contro

del palazzo, chiuso al primo clamore.

la

piazza

il

portone

Il

coman-

dante le armi nella provincia, messo su ravviso durante la notte, raccoglieva davanti lo spiazzo

una compagnia di gendarmi ed ordinava al capitano Vincenzo Galluppi, figlio dell'illustre filosofo, con dodici gendarmi a cavallo, e ad un sottufficiale, con un distaccamento del carcere centrale

di

primo,

gendarmi, di

diciotto

altri

diverse

nella si

piazza. Il

correre

per vie

capitano, giunto

avanza, agitando

la

sciabola

per in

il

aria

uno dei capi di essi, il Salfi, lo esorta a far causa comune con loro. Al dimenare della sciabola del capitano, un albanese, certo Tavolare, credendo in pericolo il Saifì, spara un colpo

verso

i

rivoltosi;

di fucile contro

Galluppi, che, ferito alla testa,

il

stramazza esanime a nel quale caddero

il

terra. Salfi,

Nacque un altri

conflitto,

quattro giovani

€d un gendarme parecchi restarono feriti. Le bande si sgominarono precipitosamente per la ;

città (1).

del

Un

battaglione di cacciatori, al

colonnello

Zola,

comando

giunse rapidamente

a Co-

(1) Seguo il racconto dello Stormo, confermato da i documenti da lui stesso pubblicati, cioè il processo verbale della gendarmeria reale del 15 marzo 1844 (pag. 82j.


32

senza per ristabilire l'ordine, ed una Commissione militare subito

cominciò

radunata

terrore della popolazione

i

La mattina seguente

VI.

mezzo

in

al

suoi giudizi. conflitto

al

Co-

di

senza, ne perveniva la voce in ìTapoli, destando

più vivo stupore. il

Il

contror(iine dato

Poerio ed

il

dopo

Bozzelli, che

l'avve-

loro amici, lo

Zam-

Simonetti, per la mattina del 17

marzo

nuto, convocavano in fretta beccari ed

il

non sapevano spiegarsi

il

i

a Capodimonte nella villa del marchese Ruffo, ag-

giunto

al

Raffaele nella rappresentanza dei comitati

siciliani. La sommossa di Cosenza turbava profondamente anche il Del Carretto, di consueto cosi sereno e cosi sicuro di dominare gli avvenimenti. Non poteva più, come fino allora aveva fatto, nascondere il grande fermento delle Calabrie. D'altra parte arrivavano in quei giorni non liete informa2doni. Il ministro napoletano a Roma comunicava il

rapido incremento dei settari nelle Legazioni

console di Marsiglia riferiva che italiani raccolti in

La pronta convocazione

comitato centrale, riferita dal a la polizia, ingenerò

il

il

del

consueto delatore

sospetto che

si

tentare qualche sorpresa anche in Napoli.

tizie

il

Algeri preparavano uno sbarco

su le coste del regno.

Carretto

;

molti profughi

volesse Il

Del

corse ad informare di tutte queste no-

re,

il

quale, ravvisando prudente di assi-

curare la quiete nella capitale, ordinava di imprigio-

nare in

(1) il

S.

Elmo

i

Memorandum

re {Doc. indicati).

liberali ritenuti più pericolosi (1).

del ministro per

la

conferenza con


La

notte del 16 marzo

con una schiera di la

comitìissario Silvestri,

il

sbirri,

rovesciata violentemente

De

Augustinis, entrava nella

porta della casa del

stanza da letto di lui e gli imponeva di vestirsi in

sua presenza e di seguirlo. Invano

l'

insigne uomo,

convalescente di una bronchite, gli osservava sup-

umida

plichevole che Paria lo

avrebbe esposto a grave

e fredda della

notte

rischio. Il Silvestri ine-

conduceva in quelle ore nel castello di S. Elmo, lasciando nello spavento la moglie delP infermo e sette figli. Al commissario che lungo il cammino lo rimproverava aspramente egli rispondeva tranquillo e rassegnato " il mio male è incorregsorabile lo

o-ibile,

perchè è amore di patria e di libertà

Xella stessa notte

una mano

di

il

^ (1).

commissario Campagna, con

gendarmi, invadeva l'abitazione del

Raffaele, senza però rinvenirlo. Questi, per qualche

sospetto sortogli, aveva passato la notte presso

amico; la mattina seguente saputo di quella si

tenne per diverso tempo nascosto, finché, imbar-

catosi su si

un legno francese

marzo

del 16

arrestavano e traevano a S.

il

30

la sera del

rifugiò a Tunisi e dipoi a Marsiglia

medesima notte il

un

visita,

Poerio, Alessandro Marini,

Primicerio,

(1)

De Cesare

i

fratelli

Carlo,

(2)

Eaffaele,

(3)

Memorie, pag.

5

ivi.

La

pag. 50. 66.

Elmo il

Cosmo

Antonio Scialoia.

altri

vita, i

il

Nella

commissari

D'Ayala

Graziosi, e

luglio,

(2).

il

(3),

Pierro,

Damiano As-

tempi

e le

opere di


34 santi

Lo Zambeccari ed

(1).

fuirgire.

Invano

il

mattina saccessiva

la

principe di Villafranca ed

attendevano

Simonetti riuscirono a

il

amici a Capodimonte.

gli

Raffaele,

il

Ruffo con

Il

il

pochi

altri

protratto

mancanza di ogni avviso da parte dei compagni li teneva in ansia; quando trafelato

indugio, la loro

irrompeva nella sala il Del Re avvisando dell'avvenuto arresto di alcuni, della fuga di altri (2).

Elmo

I primi giorni di detenzione nel forte di S.

scorsero molto tristi per

prigionieri, rinchiiisi in

senza comunicazione con alcuno. Pa-

celle isolate e

recchi, tra cui

più di tutti

i

il

De

Cosmo

Augustinis, erano sofferenti, Assanti,

colpito nel

maggio

A

le soffe-

seguente da congestione cerebrale renze fìsiche

si

aggiungeva

il

(3).

cordoglio per

i

nuovi

e tristi avvenimenti di Calabria: lo sbarco dei fratelli

Bandiera,

tenza che per

la il

loro cattura, la

terribile

sen-

tumulto del 15 marzo condannò

a morte ventuno persone e molti all'ergastolo

(4),

la fucilazione di cinque di esse (5), e poi dei fratelli

Bandiera e di

mentava

(1)

il

altri sette loro

G-raziosi

ed

il

De

compagni. Tor-

Augustinis

il

pen-

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, fascio 1309,

voi. 2°, parte 2^. (2)

Raffaele,

ivi,

pag. 43.

Doc. indicati. (4) Tra i condannati all'ergastolo era il Forgiale, che dopo il 1860 entrò in magistratura e mori poi in Napoli (3)

noi febbraio del 18B8. (5)

Pietro Villacci, Nicola Corigliano, Raffaele Camo-

deca, Giuseppe Franzoso e Santo Cesareo.


35 siero delle

loro famiglie rimaste senza

sussistenza. Il

De

lamentando che Cioffi,

mezzi di

Augustinis con varie suppliche, la

povera sua

moglie, Isabella

stentavano di fame, chiedeva

e sette figli

la libertĂ provvisoria

per riprendere

le

sue occu-

pazioni, unica fonte di guadagno. Trascorsero an-

cora lentamente vari mesi nel carcere; ale suppliche dei due sventurati, che chiedevano onesto lavoro,

il

re rispondeva

17 agosto inviando al

il

generale Ruberti, comandante del forte, cento du-

per soccorrere

ca,ti

le

famiglie dei due detenuti,

mediante una cambiale

De

da Giuseppe D'Ayala, " era una

sottoscritta

Cristoforo. Questi, scrive

il

specie del barbiere di Siviglia del ministro di polizia,

cassiere dei fondi segreti, presidente di

Giunta

una

ed abusiva delle prigioni e con le

illegale

funzioni anche di cassiere della cassa di sconto in

luogo del figliuolo di Del Carretto ancora bamforte, „ (1). II comandante del due detenuti, restituiva la cambiale

bino

interpellati il

i

giorno 20,

dichiarando che essi nella loro nobile fierezza

ri-

cusavano ogni soccorso ma la somma fu altra volta rimandata e di nuovo restituita (2). n commissario Marchese ed il procuratore gene:

Suprema Commissione di Stato Nicola De Luca esaminarono a lungo le carte sequestrate a i rale della

(1)

D'Ayala,

(2)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, fascio 1349,

volume

2'^,

ivi,

parte

Memorie, a pag.

2^,

67,

pag. 70. lettera A. il

grande

prigionieri dal gen. Ruberti.

— Il

D'Ayala narra nelle

aflfetto

dimostrato verso

i


36

detenuti, fecero altre perquisizioni

fannò a cercare prove

di reità,

la polizia si af-

;

ma

inutilmente

;

si

dovette rinunziare al proposito di inviare a giudizio

durante un suo viaggio in Ca20 settembre del 1844, telegrafava al

gli imputati. Il re

labria,

ir

Del Carretto di metterli in libertà, ed il ministro si affrettava ad eseguire l'ordine sovrano (1). VII. Nella speranza di estinguere il fuoco nelle

governo vi mandava quattro colonne le percorsero nella primavera e nel-

Provincie,

il

mobili

che

(2),

r estate del 1844, arrestando

i

latitanti

ed

i

ma-

lintenzionati, inviando arbitrariamente nelle isole,

senza alcun giudizio di magistrato,

intimidendo

le

dimostrazioni

masse.

ufficiali

illudevano punto

il

Le

più

i

luminarie,

riottosi,

le feste e le

prodigate a le colonne non

Grovemo. Cominciava a spirare

un soffio d'aria rinnovatrice. Sebbene rigorosamente proibite da la polizia, penetravano clandestinamente nel regno molte copie del Primato del Gioberti, stampato a Bruxelles Si leggeva

il

31 agosto 1843.

avidamente in segreto

la

prosa

mi-

rabile di eloquenza e di dottrina dell' insigne filo-

sofo torinese, sate

fede

che intendeva, rievocando le pas-

grandezze,

ad infondere negli

italiani

una

gagliarda nel loro avvenire. Infiammavano

(1) ArcMvio di Napoli, prefettura di polizia, fascio 1349, volume 2o, parte 2», lettera A. (2) Archino di Xapoli, prefettura di polizia, fascio 1309, voi. 2°, parte 2». Comandavano le colonne i brigadieri Stokalper. De Cornè e Pignatelli ed il maggiore Pink.


37

pure

gli

animi

le

Speranze

di

Cesare Balbo,

le

poesie patriottiche del Berchet e del Griusti, ispi-

rando nelle

classi colte

del triste governo ed

rinnovamento

civile.

ed intelligenti il

Le

desiderio

di

il

disdegno

un potente

fucilazioni seguite senza

tregua dei cinque arditi cosentini e poi dei

fratelli

Bandiera e dei loro compagni avevano sollevato in tutta la penisola un grido di orrore. La morte cosi serenamente incontrata da quei prodi destava, specialmente nei giovani, profonda ammirazione, incitandoli

con

il

esempio

nobile

a

i

piĂš generosi

entusiasmi.

A zelli

fronte di tanta crudeltĂ

rare nelle vagheggiate

come

il

Poerio ed

comprendevano ormai quanto

fosse

ziarla nelle

le

Boz-

dimostrazioni pacifiche e

restasse soltanto a confidare in

insurrezione con

il

vano spe-

una aperta

armi. Si pensava allora di ini-

Romagne;

di lĂ

si

sarebbe estesa imme-

diatamente nelle Calabrie e nella

Sicilia, divampando quindi in tutto il regno. Per ordire questo largo movimento, si riprese subito a cospirare, ad inviare emissari e corrispondenze cifrate, a stringere con maggiore disciplina le forze dei comitati locali, ad apprestare uomini ed armi (1). Tanto agitarsi, durante lo scorcio del 1844 e V anno seguente, non poteva sfuggire al governo. Il Del Carretto in una relazione del 18 luglio al re scriveva: " Il commissario Marchese per riservate indagini

(1)

Gemelli. Spedizione dei Bandiera.

melli, pag. 576 e 577.

Scritti del Ge-


38 di polizia riferisce che la stagione estiva lia ride-

secondo n

stato,

solito,

progetti dei settatori di

i

un mese. Poerio sempre nei saputo che essi hanno ri-

politiche innovazioni

da più

fa continue

Da

visite a

giorni di lunedi, e

si

è

di

Augustinis,

cevuto istigazioni dalle Calabrie, dagli Abruzzi e dalla provincia

di Salerno

per operare

altro tentativo rivoluzionario.

qualche

Mettende però

essi

ad esame i mezzi che le cennate provinole potevano offrire, si diceva che in provincia di Salerno si poteva contare solo su Sanseverino, per le Calabrie su i paesi albanesi e per gli Abbrnzzi sugli aiuti

cose

si

che

si

sarebbero avuti dalle Marche. Tali

sono conosciute per mezzo di un abile agente

che avvicina

l'

avv. Gaetano Trevisani,

al corrente delle idee di Poerio e di

e divide

i

loro principi

De

il

quale è

Augustinis

„ (1).

In mezzo a tanto fervore d'intenti e di opere, raccoglieva in Napoli il 20 settembre del 1845 il settimo Congresso degli scienziati, cui presero parte i più illustri del tempo per dottrina e per

si

patriottismo. Intervennero tra

i

molti Giacinto Col-

Angelo Brofferio, Giuseppe Montanelli, Atto Vannucci, Vincenzo Salvagnoli, Valentino Pasini, legno,

Enrico Tazzoli

(1)

(il

glorioso martire di Belfiore)

(2).

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1845,

fascio 390. incart. 2777, voi. 4P A- Del delatore calabrese

non

vi è più traccia negli atti.

forse (2)

nanza

morto? D'Ayala. Memorie, pag. del Congresso.

Era scomparso? pentito? 15. Atti della settima

adu-


89

Per

la

prima volta

delle

liberali

i

altre

Pro-

vincie italiane potevano avvicinare quelli del re-

gno. In tutte le nienti, anche tra discussioni scientifiche e letterarie, solo pensiero

comunanza comune,

:

la fratellanza delle

balenava un

genti italiane, la

dei dolori e delle sventure per la patria

l'aspirazione fidente

crescevano

più astruse

le

le ansie

di

quei

Acnuove di

nell'avvenire.

giorni

le

Romagna. 23 settembre 1845 il giovane Pietro Rienzi Rimini con alcuni suoi compagni sorprendeva una caserma, disarmava i soldati, apriva le carceri e dirigeva un proclama a i principi ed a i popoli d'Europa. Altre città, Forlì, Cesena ed Imola, secondo le intelligenze prese, dovevano insorgere contemporaneamente, ma non si mossero. Solo poche bande formate in Bagnac?? vallo ed in Faenza dal conte Pasi e da Pietro Beltrami scorrazzarono Il

di

la

campagna

e combattettero

luogo detto Le Balze

valorosamente nel 26 settembre contro soldati

il

pontifici e svizzeri; però, viste inerti le altre città

di

Romagna, passarono

il

confine, ricoverandosi

parte in Toscana e parte nella repubblica di S. rino

(1).

Questi tentativi avvenuti

spargimento di sangue tenevano desti le

speranze,

durante

i

Ma-

senza grande gli

animi e

lavori del congresso.

Ferdinando II aveva consentito a l'adunanza di esso in Napoli per non fa.rsi proclamare da

CoiANDixi, Cento anni del secolo xix». Idem, CoHpiRomagna e di Bologn a. Faui'si, op. cit. cap. IX, pagina 112. (1)

razioni di


40

stampa

la

ma

stava sospettoso e

dine

la

Il

tale

lo

ufficio,

re:

"

La

diffidente; e

su

vigilava

polizia

molta cura.

congressisti

i

giorno

stesso

il

dell'

segreto

pubblica opinione non

con

per

in questa capitale; generalmente

si

persone attendibili

in

politica (1).

inaugurazione pensiero

del

pronunzia fa-

si

vorevole agli scienziati venuti

per suo or-

commissario Marchese, addetto a

accarezzando

scriveva,

nemico della scienza,

liberale europea

il

congresso

crede cbe siano Gli scienziati

sono accorti della sorveglianza della polizia ed

usano riserva. Oggi Mittermeier è stato visitato

da De Augustinis. visita per la

Il dott. Orioli (2) è sta,to

a far

seconda volta a Poerio, che abita nella

strada dell'Università

(3).

nistro diceva al Settembrini:

Un intimo del miHo lasciato ora il '*

marchese Del Carretto. Sbuffa come un toro e grida che questi scienziati gli danno molte noie per sorvegliarli. Mi ha mostrato un fascio di lettere dicendomi: Sono tutte relazioni su questi signori

(i).

Settembrixi, nelle Ricordanze, voi. I, pag. 217, « correva effettivamente la voce che gli scienziati fossero settari della Giovane Italia, mandati da Mazzini per suscitare la rivoluzione, ma erano voci suggerite dalla polizia ». De Sivo, Storia delle Due Sicilie dal 1848 (1) Il

attesta che

:

al 1861, voi.

I,

pag. 82.

^

(2)

Fuoruscito bolognese del 1831,

(3)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1859,

fascio 170, incart. 350, voi. 1863. (4)

Settembrini,

ivi.


41

Le lunghe

discussioni sostenute nel congresso,

specialmente con Pasquale Stanislao Mancini, avevano affranto la fibra del De Augustinis, indebolita e

scossa profondamente da

da

suo arresto e

la notte del

l'

sette

emozione sofferta mesi di prigionia,

moglie e dei figli rimaQualche giorno dopo la chiusura

resi atroci dal pensiero della sti

nella miseria.

del congresso, avvenuta

il

5 ottobre, un violento

accesso di angina ^^ec^oris lo assaliva, causandogli

Poggiava la mano scarna e tremante sul cuore, ripetendo con voce fioca: " Qui è il mio nemico „. Dopo quattordici ore di terribili sofferenze, spirava l' anima nobilissima il di 8 ottobre 1845, verso il mezzodì (1), tra le braccia della moglie e dei figli, circondato da amici affettuosi e da alcuni devoti discepoli, tra cui Nicola Castagna di Città S. Angelo. Il re ed il governo soccorsero indicibili tormenti.

in quelle ore angosciose la sconsolata famiglia

recchi allievi ed amici raccolsero

favore

di

essa.

Nelle

esequie,

successivo a la morte, con scienziati, tra

uno

nell'Accademia

21

cenzo

dei

(1)

Atto

città,

di

a

giorno

parlò

Moreno, vi

si

Cesare, lo Scialoia e

seppe, u. 342.

nel

l'intervento di molti

Pontaniana, lesse

febbraio 1846; e

De

fatte

degnamente più valorosi discepoli suoi, An-

tonio Scialoia. Vincenzo

il

pa-

cui Vincenzo Salvagnoli, e quanto

v'era di più eletto nella dell'estinto

;

una somma

morte

dell'

suo successore l'elogio di lui

associarono Inno-

Tommaso

Perifano.

8 ottobre 1845, Se.done

3. G-iu-


4-2

Il

De

Augustinis aveva statura piuttosto bassa,

colore del volto alquanto olivastro,

modesti, alieni

modi

il

cortesi e

da ogni sussiego e pretensione,

intelletto alto e possente.

Dirigeva

i

Progresso, ove

giornali

La

Temi napoletana ed Quantunque morisse a 48 anni, nel fiore ancora della vita, lasciò numerose opere di il

scrisse arti-

coli importanti.

economia (1). Il Raffaele scrive di lui: Ottimo cittadino, sapiente, onesto, amantissimo di libertà, amico dei Siciliani e caldo propugnatore dei loro diritti, la sua morte fu una gravis-

diritto e di "

sima perdita "

Era

1'

(2).

De

Carlo

ispira,tore, la

guida,

Cesare disse di il

lui

:

maestro amorosis-

simo dei giovani che impararono da lui la scienza economica. Oltre l'insegnamento di questa, egli dei giovani

inoculava nell'animo patria

„ (3).

ogni atto di abnegazione e di

rispetto a

amore

sacrifìcio.

28 gennaio 1845, a suo

lettera del

vanni che

l'

lo

interrogava su

i

suoi

glio che tu

non abbia a mancare

In una

fratello Grio-

intendimenti

beni di famiglia rispondeva cosi

i

della

L' animo suo era generoso, pronto ad

:

"

Vo-

di nulla, e però

che sia tuo e a tua disposizione quel poco che resta,

ci

essendomi determinato a voler riconoscere

in Felitto

non più che

del giorno ed ebbi

i

il

luogo ove vidi

la luce

miei genitori. Voglio essere,

come sarò finché Dio mi dà vita ed avrò un tetto ed un pane, vero fratello, per dividere quel pane,

(1)

Ne

pubblico l'elenco nell'appendice.

(2)

Raffaele,

ivi,

(b)

La

opere ed

l'ita,

le

pag. 44. i

tempi di Antonio Sciaìoia.


43

in caso

di

bisogno o di semplice piacere, con

miei germani.

Abitava a terzo piano di

Papà

sarà sempre sopra a tutti

Cisterna

la via

una modesta

dell'

,,

i

(1).

Olio n. 44, al

casa^ in cui visse molti

anni lavorando senza riposo.

Su

la

facciata

di

quella casa dovrebbe la città di ISTapoli porre al-

meno una

pietra per ricordo dell' insigne e sven-

turato scrittore. Dei suoi sette

figli,

uno, a

nome

Emilio, ancora fanciullo seguiva le lezioni di zoologia del prof. Costa, e la facilità ad apprendere ed il

vigore della sua mente destarono tanta sorpresa

ed ammirazione, che blicò

un

articolo

diciannove 1829)

del

anni si

il

su di

Poliorama pittoresco publui.

battè

su

Emilio, giovinetto, a

nato

(essendo

il

le barricate

dicembro

29 il

15 maggio

1848 in Napoli, e poi fuggi a Roma, passando quindi dopo sette mesi (a la caduta della repubblica) in America. In seguito si fece gesuita, divenne rettore dell' Università pontifìcia e mori in

Roma

nel 1899.

Un altro figlio

vive in Napoli dedito al gliuola, a

nome

Da la

nome (2).

un

tale

Una

fi-

Cataldo Carducci, poi

lettera originale esistente presso di me, da-

tami dal signor Rosario De Augustinis, nipote (2)

Valerio,

Ernestina, maestra elementare in

Resina, sposò colà

(1)

a

commercio

Debbo alcune

di Matteo.

di queste notizie al signor Ulisse

De

desunse da lettere del .signor Nicola Castagna e dell'illustre prof. Enrico Pessina, discepoli entrambi del De Augustinis, altre al prof. Enrico Bossi, marito di una figlia di Ernestina De Augustinis, ed altre finalmente al signor Rosario De Augustinis. A tutti questi Dominicis, cbe

le

cortesi informatori

i

più vivi ringraziamenti.


44

rimasta vedova con cinque

mori

figli,

nell'aprile

del 1891; un'altra figliuola, Elisa, sposò

il

capi-

tano di fanteria Pietro Buonocore e rimase anclie essa i

vedova con parecchi di Rosario

discendenti

Vivono a Felitto

figli (1).

De

Augustinis, fratello

di Matteo.

Una

Vili.

corrente di giubilo e di entusiasmo

un capo a

sollevava da

l'

altro

della penisola

il

decreto del 17 luglio 1816 con cui Pio IX, asceso al pontificato

il

16 giugno precedente, concedeva

una generale amnistia per

tutti

i

delitti di Stato.

L'inatteso avvenimento, le promesse che lo segui-

vano di civili riforme erano accolte in tutta Italia con feste ed acclamazioni. Le dottrine del Gioberti, del

Balbo, del D'Azeglio conquistavano a la

causa liberale anche gli animi piĂš temperati e

prudenti; l'esempio del nuovo pontefice dava ad esse l'aureola del trionfo e la consacrazione del sen-

timento religioso. Aderivano a

le

nuove idee

i

mag-

commercianti ed indurimasti fino allora in disparte, ed una folla

giori possidenti, facoltosi striali,

di giovani caldi ed operosi.

Si ascrivevano in quei

giorni al comitato della capitale Michele Persico,

con grande fama commercio in Napoli, e l'avvo-

che esercitava con successo e di

integritĂ

il

Giuseppe Belli

cato

Atripalda

in

(2).

provincia

Quest' ultimo, nato di

Avellino

nel

in

gen-

naio 1817 da Alfonso Belli, un esiliato del 1820,

Da

(1)

presso (2)

la

atti esistenti

Commissione

Nisco, op.

cit.,

nell'incartamento

De Augustinis

dei danneggiati politici napoletani.

pag. 60.

— D'Ayala, idem, pag.

83.


frequentava lo studio legale del celebre avvocato Giacinto Galanti. Il comitato napoletano soleva allora riunirsi

vico S. Michele, al largo del Merca-

al

piazza Dante), nella casa di Nicola Pa-

tello (ora

lumbo, nativo di Maiori nella costiera di Amalfi

ma

anche questo ritrovo,

la polizia, scoverto

giungeva a r intendente di Salerno di vigilare amici del Palumbo

;

ingli

Si dovette quindi andare

(1).

in cerca di altro luogo di convegno.

Un

tale

Girolamo Corsini, bolognese, aveva fon-

dato di recente con denaro fornitogli da Matteo

dimorante in

Centola, antico liberale salernitano

Napoli,

un

n. 345, nel

della

gabinetto

lettura in via Toledo

di

palazzo Buono, a

Madonna

angolo della chiesa

l'

delle Grazie.

Il

Poerio ed

i

suoi

amici cominciarono a radunarsi in quelle stanze e nelle

camere attigue della casa del Corsini, con

il

pretesto di leggere libri e giornali, evitando cosi i

sospetti della polizia

(2).

subbuglio per una lettera,

22

luglio,

Questa era allora in da essa sorpresa, del

da Firenze, senza firma, diretta ad Ensi leggevano queste tra-

rico Poerio, nella quale "

Si è

ma

però

sparenti parole:

commercianti,

costituita il

sene a capo è sempre incerto zione di

(1)

voi.

questa

lettera,

società di

.

Il re,

presa cogni-

ordinava una vigilanza

Archivio di Napoli, anno 1847, fascio 419, incart. 3278, rapporto del commissario Marchese. Si dice

X,

in questo rapporto, fra

veniva anche un (2)

una

mercante che deve por-

D'Ayala,

l'

altro,

figlio del

ivi,

che a

le

adunanze

De Augustinis.

pag. 92.

inter-


46

rigorosa sul Poerio e

anch.e più

su

compagni

i

di lui (1).

Una del

Una

a soqquadro.

polizia

]a

mise in quei giorni

ardita pubblicazione

Luigi

1847,

mattina, nel luglio

Settembrini,

da alcuni

uscito

anni dal carcere per imputazione di Stato, passando

per via dell'Assunzione a Cbiaia, vide nel cortile

una donna

del palazzo Del Carretto

e quattro fan-

a lutto avvicinarsi a la carrozza del

ciulli vestiti

ministro per presentargli una supplica. I domestici

immediatamente accorsi, scacciavano villanamente la povera donna ed i bambini, che rupdi lui,

pero in pianto. Il Settembrini a simile scena disgustosa, svaniti tutti r;itigli

da

propositi di prudenza ispi-

i

mezzo

tre anni e

prigionia e da le

di

e, come una forma meravigliosa por

necessità della famiglia, corse subito a casa egli

stesso narra

in

semplicità e limpidezza,

Due

un quadro

delle miserie che

Sicilie,

un opuscolo

27 anni. Lesse quelle poche amici,

il

D'Ayala,

quale, assuntosi la

stampa

il

Seguin

(2).

protesta del

in cui tracciò

popolo soffriva da

il

pagine

Primicerio

l'incarico

al Corsini,

al tipografo

La

scrisse

^popolo delle

e

il

a

tre

fidi

Del Re,

di pubblicarle,

che

a sua volta

Il

Primicerio ne

si

il

affidò

rivolse

mandava

cento copie a Pizzo in una scatola di cioccolata per

(1) Arcliivio

di Kapoli, doc. indiciti.

Settembrini, lìicordanze, voi. I, pag. 226. Il D'Ayala dice, per equivoco, la protesta pubblicata nel febbraio, pag. 93. Le prime copie furono pronte la notte dal 9 al 10 luglio (Raffaele, pag. 45). (2)


47

diffonderle in Calabria

(1).

Il

9 luglio sul piroscafo

Il Vesuvio, che partiva per Palermo in occasione della festa di Santa Rosalia, il Del Re ed il liberale siciliano Ercole Lauza di Trabia portarono in Sicilia moltissimi esemplari della protesta (2), uno dei quali

un animoso giovane gettava nella carrozza

del re, allora in

Palermo

(3).

n

Del Carretto, furente per l'audace pubblicazione, che lo colpiva in modo atroce, sguinzagliava per scoprirne Fautore, commettendo la direzione delle indagini ad un suo fido

birri e confidenti

dipendente,

Un

il

commissario G-iuseppe

De Simone

(4).

Giuseppe Campobasso, ebbe scovrire la trama. Un povero libraio,

altro commissario,

la fortuna di

di cognome Ruocco, che non lo conosceva, gli offri una copia della protesta per sei carlini (5). Il Ruocco, arrestato immediatamente, confessò di

avere avuto quella copia dal Seguin, che, a sua volta, rivelò di avere st rico del Corsini. Costui,

fessò che lo

mpato lo scritto per incadopo molto esitare, con-

aveva ricevuto dal Del Re e che

l'au-

tore ne era certo D. Luigi, del quale ignorava

il

cognome

il

(6).

Per

giustificarsi di tali rivelazioni

Corsini scriveva al D'Ayala dal carcere di S. Maria

(1)

fascio

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1847, 440, incart. 4085 voi. I.

(3)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, Raffaele, op. cit., pag. 45 e 48.

(4)

Archivio di Napoli.,

(2)

(5) (6)

ivi.

Pari a lire 2,55. Settembbixi, ivi, pag. 231.

ivi.


48

Apparente:

^

Convinto con cinque deposizioni,

al

mia carcerazione e dopo la più ferma resistenza nella negativa, convinto di aver dato io l'originale allo stampatore, di avere avuto io le prove da correggere, ed infine di aver ritirate e pagate quattrocento copie, mi era forza confessare da chi ebbi l'originale, a chi consegnai le stampe da correggere, a chi vendei le quattrocento copie. Diversamente io solo ero ritenuto colpevole di tutto. Aggiungete che la polizia ha usati con altri ed usa cetii mezzi -per sapere la verità, ai quali non mi sentivo la voglia di sottopormi. Guardate le braccia e le spalle di Camillo, torcoliere della stamperia Seguin, e ve ne persuaterzo giorno della

derete. Costretto

senza gravare

dunque

a dire la verità, la dissi

alcuno e nominai quelli soltanto

che non potevo a meno,

ma

parlai

dopo cinque

stampatori e non per spontanea volontà

Immediatamente

il

„ (1).

Del Carretto faceva chiudere

la tipografia L' Iride, tenuta

da F. P. Del Re, pa-

dre di Giuseppe, a la strada Magnacavallo n. 29

Venuto l'autore,

in chiaro di il

tutto,

meno

del

nome

(2).

del-

ministro ordinava l'arresto di Giuseppe

Del Ee, Giovanni Raffaele, Michele Primicerio^ Enrico Poerio e di Luigi Orlando, ritenuto erroneamente autore dello scritto. A l'una ant. del 28 luglio il commmissario Campobasso penetrava nella casa di Giovanni Raffaele per arrestarlo. Ma questi, passata

la

notte

(1)

D'Ayala,

(2)

Archivio di Napoli,

ivi,

pag. 94. ivi.

fuori

di

casa,

ottenne


49

per mezzo di Pietro Lanza, principe di Scordia, e del principe di Joinville,

l'

imbarco su

squadra

la

francese la notte del 30 luglio a S. Lucia.

compagnò sco Crispi, sostituì tati

il

ac-

Raffaele nella rappresentanza dei comi-

A

siciliani.

del 31 luglio

l'alba

salpò per Tunisi, donde

il

e vi giunse

il

squadra

la

Raffaele con passaporto

francese partiva per Marsiglia su

deaux

Lo

bordo l'avvocato siciliano Franceche dimorava dal 1843 in Napoli e che

fino a

6 agosto

La

(1).

de Bor-

ville

Su

di un'altra

nave, pure francese, mediante pratiche delD'Ayala,

da Napoli Giuseppe del Re,

fuggivano

Damiano Assanti, Scampava pure con

Poerio e cia (2).

la

Michele Primicerio. Caddero dei gendarmi, Corsini,

il

oltre

Seguin,

il il

Enrico

rifugiandosi in Fran-

libraio

fuga da

invece

l'arresto

nelle

mani

Aniello Ruocco,

torcoliere

della

il

tipografia

Francesco Trincherà, un tale lacovelli, Domenico Mauro, Domenico Del Re, fratello di Giuseppe, Michele Simonetti, Pasquali Colucci. IX. Stanco dei lunghi indugi, veniva in Napoli il

6 luglio del 1847 un acceso liberale della pro-

vincia di Reggio, tare, a

nome

soluzione,

Domenico Romeo, per solleciconterranei, una pronta ri-

dei suoi

resa anche più urgente da gli

avvenuti a causa della protesta

(3).

arresti

In un convegno

Eatpaele, ivi, pag. 49 e 50. D'Ayala, Memorie, pag. 93. (3) Fava, ivi, pag. 28. - Il D'Ayala scrive, pag. 95 " Il 25 luglio venne in Napoli Domenico Romeo per prendere (1) (2)

:

accordi ecc. „

Il

25 luglio invece ebbe luogo

il

convegno*


5(J

tenuto

il

25 luglio con

in Napoli,

Romeo

il

i

capi della parte liberale

e Carlo G-emelli, delegato del

comitato di Messina, chiedevano che

si

fissasse a

breve scadenza la rivolta, dichiaravano pericoloso

Reggio e Messina, soggiungevano, movimento, l'esempio trascinerĂ altri a seguirci (1). I delegati di Cosenza e di Catanzaro obbiettavano le numerose truppe inviate dal governo per la repressione del brigantaggio, i delegati dell' Abbruzzo la mancanza di preparazione, ogni

ritardo.

inizieranno

il

e sovratutto di armi. Il rappresentante del comi-

Palermo dichiarava che i suoi concittadini prima di ricorrere a le armi desideravano esperitato di

mentare, come ultimo tentativo, un indirizzo re.

A

queste parole

namente

Romeo, balzando

il

al

repenti-

"

faremo la rivoluzione anche senza la Sicilia; con i Borboni occorrono fatti e non parole. „ Trionfarono l'audacia e l'ardore del Romeo, sostenuto dal Poerio, dal Del Re, da Giuseppe De Simone, da Michele Primicerio e

in piedi, gridò

da

altri,

Partivano a e tre nipoti,

i

e

si

:

convenne

primi di agosto il

Gemelli,

i

nico Pellicano e Casimiro

contemporaneamente

il

il

di

insorgere

Romeo

con un

fratelli Plutino,

De

il

(2).

figlio

cano-

Lieto per sollevare

2 settembre Reggio e Mes-

(1) La Farina, Storia d' Italia dal 1815 al 1850, libro V, pag. 64; Eaffaele, pag. 50; Gemelli, SfoĂŹia della r/ioluzione Siciliana del 1S4S-49, p.^.g. 146.

(2)

Nisco, pag. 77; Olivieri, pag.

14.


51

Sina il

(1).

Ma

circostanze imprevedute affrettavano

movimento

in quest'ultima cittĂ .

La mattina

del 1° settembre

si

seppe in Mes-

sina che nel pomeriggio gli ufficiali della guarni-

gione dovevano riunirsi a

banchetto nell'albergo

Vittoria per festeggiare la promozione a generale

del loro colonnello e l'arrivo del nuovo. Parve oc-

casione propizia

per

un

audace

tentativo

:

sor-

prendere nell'albergo ed impadronirsi dei commensali, assalendo in pari fortezza.

tempo

Le truppe sfomite

le

dei loro

caserme e la comandanti

non potevano opporre che una fiacca resistenza (2). Le varie schiere dei rivoltosi si avviavano fidenti a l'assalto,

ma

gli ufficiali, avvertiti a

tempo, lascia-

vano precipitosamente le mense, accorrevano a le caserme e, riuniti i soldati, avanzavano da vari lati contro i ribelli, che, sopraffatti, dopo breve conflitto si sbandavano (3). Al rumore dei colpi di facile che stretto,

i

echeggiarono nell'altra parte dello

liberali di

Reggio insorsero anche

essi

nel corso della notte, disarmarono le guardie doganali, s'impadronirono del castello, che sovrasta di seguente istit irono

la cittĂ , ed

il

provvisorio.

Da

(1)

Raffaele, pag. 50; Gemelli, pag.

dice fissata la data del

tra cui il

e

il

un governo

Napoli andava a reprimere questo

1",

ma

tutti

Pellicano, radicano invece

il

Manzi, / prodromi della risoluzione Reggio Calabria, pag. 84. (2-3) GEMELLI; pag. 147 e 149.

gli

146. Il altri

giorno del

Gemelli scrittori,

2. Parimenti 1848 in Aquila


movimento ed

giero

il

il

conte D'Aquila con le navi

Guiscardo, cariche

Romeo, saputo

truppe

di

lo sbarco di queste,

il

Rug-

(1).

H

con molti ar-

mati prendeva la via delle montagne per iniziare

una campagna di guerriglie mediante piccole bande. parte delle truppe intanto approdava presso Gerace ed ivi, dopo lieve resistenza, arrestava Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo, Michele Bello, Domenico Salvadori e Rocco Verducci, che, condannati a morte da una Commissione militare, vennero fucilati il 2 ottobre 1847. Il Romeo ebbe da le guardie urbane tronco il capo, il quale fu portato nel

Una

locale del giudicato di Calanna.

Seguirono nelle

città insorte fucilazioni e processi.

Al primo menti,

il

e confuso

Poerio ed

il

annunzio di questi avveni-

D'Ayala

si

apprestavano ad

accorrere in Calabria. Il commissario del quartiere

Montecalvario Luigi Morbilli scriveva bre del 1847 al ministro:

il

5 settem-

"

ho vigilato ogni passo del Poerio, il quale ha avuto contatto con Trincherà (2), con D'Ayala, che abita alla via S. Bartolomeo n. 5, e con la famiglia del profugo Del Re nella locanda Zir (3). Il D'Ayala una sera, dopo avere avuto lungamente in sua casa il Poerio, uscì di notte ed andò ad imbarcarsi. Ieri mattina Poerio era preparato a partire da Napoli,

(1^ (2)

ma

ha contro-

Pellicano, ivi Fava, ivi Gemelli, ivi. Francesco Trincherà di Ostami, poi sovrainten-

dente del Grande Archivio di Napoli. (3) L'albergo Vittoria, tenuto da Gaetano Zir, neUa piazza Vittoria in Napoli.


53

mandato

la partenza.

di partire alla notizia

Reggio,

ma

ha

Ritengo che avesse deciso dei moti di Messina e di

dopo

desistito

il

ripristinamento

dell'ordine. Sarei di rispettoso avviso di arrestarli e di condurli in

M. Apparente,

S.

una congruapunizione, Accolta il

ove, ricevuta

allontanarli dal regno

la proposta, lo stesso Morbilli

„ (1).

procedeva

7 settembre a l'arresto del Poerio, del

D'Ajala

ed al sequestro delle loro carte, nelle quali però

non

si

rinvenne nulla di attendibile

la stessa sorte in Calabria

i

sico e Cozzolino, capi dei comitati

e

Cosenza

(2).

Subivano

baroni Stocco, Mardi

Catanzaro

(3),

X. Questa serie di tentativi, a breve intervallo, sempre piĂš larghi ed audaci, induceva nei popoli del regno la convinzione di un grande e vicino mutamento. I fautori di riforme diventavano sempre piĂš animosi ed intraprendenti

;

piegava invece,

prostrata e disillusa, la parte avversa, ormai incerta e timida del terni,

gori,

i

domani.

intendenti,

i

loro subalri-

cercavano con condiscendenze e con lusinghe

di far dimenticare

r avvenire. Perfino

(1)

Grii

funzionari di polizia, smessi gli antichi

i

passati soprusi e di assicurarsi il

Del Carretto

si

sprofondava

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1847, incart. 4271, rapporto del Morbilli, riferito

fascio 544,

in parte dal D'Ayala a pag. 96.

Le parole

congrua, puni-

zione fanno sospettare qualche sevizia. (2) Il

D'Ayala narra

suo arresto, pag. (3) Xlsco, pag.

97. 79.

alcuni interessanti particolari del


con la famiglia del D'Ayala, che pochi giorni prima aveva fatto arrestare, in umili scuse ed in generose profferte (1). Il contegno dei capi demoralizzava i subordinati, che, smessa ogni vigilanza, si abban-

donavano a la corrente. Di tanta rilassatezza profittavano

gli

amici del

Poerio per visitarlo di frequente in carcere

tavano ben presto l'esempio quanti tavano in Napoli. In questi convegni arditamente a cospirare;

il

imi-

;

liberali capisi

riprendeva

Poerio, sempre sereno,

impartiva ordini ed istruzioni,

mandava

corrispon-

denze nelle provincia. " Le sudice stanze del carcere di S. Maria Apparente - scrive il D'Ayala divennero

Di

il

il

quartiere generale dei liberali

Poerio regolava segretamente anche

mitato, che

si

lui,

alla via LatiUa,

l'avvocato Griacomo Tofano, a

La

(2).

il

co-

riuniva, sotto la presidenza del

a casa di

zelli,

„

le

Boz-

ovvero presso

Fosse del G-rano.

20 novembre, nella stanza del custode maggiore, il Poerio ordiva con Giuseppe Belli, Paolo Emilio Imbriani, Nicola Attanasio, Francescantonio Mazziotti e Ferdinando Mascilli per la sera del 22 una grande dimostrazione, ripetuta anche la sera del 24 innanzi a la reggia, al grido " Viva Pio IX, viva l'Italia, viva la Lega itasera del

:

liana!

„ (3).

A

queste dimostrazioni

fecero

eco

D'Ayala. pag. 98. D'Ayala, pag. 99; NiscO; pag. 83; Ranalli, Stona italiana dal 1846 al 1849, libro VI Settembrini, voi. I, (1)

(2)

;

pag. 243. (3)

Nisco, pagg. 87 e 88.


55

Palermo

quelle di

teatro Carolino o

novembre nel

sera del 27

la

il

di seguente nella villa Giulia.

Al ministro Del Carretto, die presentiva vicina spiaceva la prigionia del Poerio e

la tempesta,

degli amici di sigliandogli

lui.

Per non dare ombra

direttamente

la

al re con-

liberazione

di

essi,

induceva a farne la proposta il commissario di polizia Morbilli il 29 settembre del 1847 ma il ;

re la respingeva bruscamente. Allora l'astuto ministro,

per trovare altra via di uscita,

al potere giudiziario,

avrebbe carico.

assoluti,

Avendo

il

li

deferiva

ben sapendo che questo

nulla

essendo

li

risultato a loro

procuratore generale dichiarato

29 novembre che non esistevano prove di reato per il D'Ayala, il Morbilli, a suggerimento del

il

Del Carretto, scriveva

:

"

Si potria

concedere

al

D'Ayala che rieda libero in braccio dei suoi, e ritengo che vi giunga in certo modo convertito, se non per tutto, cosi per l' ultimo ammaestramento cui è stato assoggettato (1). Il Del Carretto allora ,,

rinnovava che

il

di

la

proposta di libertà per

il

8 dicembre usciva dal carcere

tre vi restava ancora

il

Poerio,

il

D'Ayala, (2),

quale,

men-

freddo

ed impassibile, ricusava di rispondere al procugenerale della Commissione Suprema di

ratore

Stato ed anche a questa, protestando per

l'ille-

galità dell'arresto avvenuto senza regolare

man-

(1)

D'Ayala, Memorie, pag.

100.

— Archivio

di Napoli,

prefettura di polizia, anno 1847, fascio 445, incart. 4271.

Rapporti del 23 e 24 novembre del detto anno. (2)

D'Ayala, pag.

101.


56

dato e senza la successiva denunzia al potere giudiziario

(1).

Urgeva sovratutto intendersi con

il

comitato di

Palermo, che mostravasi pronto a l'azione. scopo andava clandestinamente da Napoli

cembre

nell'isola

il

A

tale

13 di-

Francesco Crispi, succeduto

Raffaele, dopo la fuga di

lui,

al

nella rappresentanza

del comitato di Palermo. Il Crispi, di ritorno a la capitale, assicurava

Poerio cke

il

i

liberali paler-

mitani s'impegnavano ad insorgere peri primi; volevano però confermato novellamente e senza serve

il

cilia.

11

pevoli simile

ri-

patto della completa autonomia della Si-

comunque consadelle gravi difficoltĂ e dei pericoli di un patto, dovettero nondimeno sottostarvi. Il Poerio ed

i

suoi amici,

20 dicembre, nel carcere di stabiliva

definitivamente

rebbe per la prima, in zione del

S.

M. Apparente,

che Palermo

nome

si

insorge-

dell'antica costitu-

1812, seguirebbe Napoli, invocando la

costituzione del 1820

(2).

maggior sicurezza, mandava a Palermo il commerciante napolitano Michele Persico, che, dopo un segreto colloquio con il tenente Giacomo Longo, allora detenuto per accusa di sedizione militare, e con i capi del movimento, ritornò II

(1)

Poerio, per

Archivio di Napoli,

polizia del 30 (2) Crisi'I,

prile

1867, in

novembre

ivi,

rapporto del

prefetto

di

1847.

la Camera dei Deputati, il 29 acommemorazione di Carlo Poerio — Leone

Discorso a

Fortis, Francesco Crispi.


57

promessa che Palermo sarebbe insorta il 12 gennaio (1). Una sommossa nella capitale del regno sarebbe stata prontamente domata da le numerose truppe del presidio, massime da i reggimenti svizzeri molto temuti dal popolo. Occorreva destare l' insurrezione nelle provincie, costringendo il governo a sguernire la capitale ed a frazionare le sue forze (2). Si confidava negli Abbruzzi, ove dovevano andare da le Marche e da- la Toscana gruppi di volontari guidati dal nizzardo Ignazio Ribotti, da Nicola Fabbrizi e da Felice Orsini. Nel timore che Napoli

in

ripetendo

truppe austriache per invadere

Nisco a

il

Roma

si

la

solenne

come nel 1821, Poerio mandava Nicola

avanzassero,

regno,

il

per stabilire con Luigi Masi, Pietro

Sterbini ed altri liberali che le popolazioni avessero

nell'evenienza impedito

il

passo a gli Au-

striaci.

L'ora fissata

incalzava, ed occorreva disporre

altre provincie a secondare l'iniziativa dell'isola.

Da

gli

Abbruzzi giungevano notizie poco rassicu-

ranti; in Calabria

i

liberali

erano dispersi per gli

arresti e gli esigli, le popolazioni atterrite

da

le

scene sanguinose e racccapriccianti dell'anno pre-

(1)

Nisco, pag. 87.

(2)

Eaffaele, opera

citata, pag. 71. - Il

Petruccblli,

Storia della rivoluzione del 1848, pag. 47, afferma che, secondo i patti convenuti, Palermo e Napoli dovevano in-

sorgere

contemporaneamente il 12 gennaio; peiò niun conferma tale patto per Napoli.

altro scrittore


58

cedente. Altre contrade editavano per

tristi ricordi

di stragi, di vendette e di lunghe e crudeli persecuzioni.

La memoria non

tive rimaste sterili per

lontana di audaci inizia-

mancato concorso

di altre

Provincie e dei molti danni e dolori subiti, agghiac-

ciava gli animi, insorgere.

ritraendoli da

ogni pensiero di


CAPITOLO La sommossa /Sommano. -

I.

Il

del Cilento nel gennaio.

Cilento

si

Aspetto della contrada

E,osee relazioni

II.

delle

offre

-

ad iniziare

Cenno

la rivolta

delle sue vicende -

autorità locali - li governo vi

II. Piano della sommossa invia una colonna mobile - Il comitato manda nel Cilento Antonio Leipnecher

Notizia in Napoli della rivoluzione di Palermo Riunione del comitato di Napoli - Invio a Salerno di Giuseppe Belli - I capi della parte liberale nella proIII.

vincia di Salerno - Ritorno della colonna Gaeta nella provincia IV. Movimento a Castellabate - Conflitto

con i gendarmi - I liberali del circondario si riuniscono a Perdifumo e quindi marciano per la Pantana V. Insurrezione del circondario di Pollica - Partenza della colonna Vinciprova - Altre bande si riuniscono a Casalicchio - Uccisione del capo urbano De Feo - Il Leipnecher procede su Vallo - Imboscata dei VI. Costabile Carducci a Torgendarmi a Pattano chiara - Raccolta di masse armate a S. Antuono - Sequestro di somme nelle pubbliche casse - Guasto delle scafe al Sele ed al Calore - Gli insorti si dirigono a la

VII. Si attende colà il Mazziotti - OccupaPantana zione del villaggio di Sala di Gioi - Fucilazione di Ro-

Vili. Le colonne riunite giungono a Vallo - Spavento delle autorità locali - Formazione di IX. La colonna Vinciprova un governo provvisorio

sario Rizzo


60 Occupazione di varii paesi nel Vallo di S. Angelo Ingiunzioni del Vinciprova al sindaco di Corleto - La X. Agitazione dei funcolonna retrocede a Laurino zionari della provincia - Invio di un piroscafo con truppa a Castellabate - Ripristino del passaggio sul Sele - Timori di sedizione a Salerno - Disarmo a Castellabate - La truppa ripiega su Ogliastro - Preoccupazioni dell'intendente - Il governo manda nel Cilento sottointendente il colonnello Laballe - Sgomento del XI. Proclama del Carducci - Ripartizione di Sala delle masse in varie colonne - La colonna Ferrara parte per Stella Cilento - La colonna Pavone per il circonXII. Il dario di Gioi- Compito della terza colonna Carducci occupa Ceraso ed Ascea - Arresto dei capi urbani - Fucilazione a Pisciotta del barone Marasca XIII. Ingresso in Centola - Spavento del vescovo di Policastro - Fuga di lui e del capo urbano Pecorelli - Entrata degli insorti a Vibonati - Fuga del prete XIV. Movimento a Moutecorvino B. RicPeluso cio e Domenico Bruno - Occupazione del villaggio di Sosta in un convento - La rivolta a GifSanta Tecla XV. Entusiasmo in Napoli per i foni ed a Rovella moti del Cilento - Destituzione del Del Carretto - Dimostrazioni e petizioni per lo Statuto - Atto sovi'ano del 29 gennaio - Dimostrazioni di festa a Salerno - Ag-

-

'

C

gressione di soldati contro

i

dimostranti

-

Indulto a

favore degli insorti XVI. I regi assaltano Laurino - Fuga dei rivoltosi - Massacro di alcuni prigionieri

XVII. La notizia della costituzione a Moutecorvino ed a Rofrano - Carducci va a Sanza - Suo ritorno a Vallo - Ovazioni in Salerno a i capi del movimento - Banchetto in Napoli - Entusiasmo del nuovo intendente Suo manifesto a i cittadini - Risposta di Carmine Ruotolo - Liberazione di detenuti politici - Formazione della guardia nazionale in Salerno.

I.

In

si

affannosa trepidanza degli animi, quando

già appariva

caduta ogni speranza di tenere

le


61

promesse al comitato siciliano, ad un tratto offriva spontaneo ad innalzare il segnale della volta

si

ri-

Cilento, piccola e montuosa contrada posta due verdeggianti pianure del Sele e del-

il

tra le

Una

l'Aleuto, in provincia di Salerno.

sola via ro-

da poco completata vi conduceva. Quella via si distacca presso Eboli e, dopo largo tratto di piano, raggiunge il fiume Sele, su cui si transitava in quel tempo con una zattera, detta scafa,

tabile

allora

quindi, trascorrendo presso gli splendidi templi di

Pesto,

si

rampe d'Ogliastro

inerpica per le curve

fino a l'altipiano. Ivi, ad

un

risvolto, s'apre d'im-

provviso la lieta visione di molti villaggi tra

verde degli

monte

Stella,

che domina sovrano. La strada, giunta

al villaggio di

e di

lĂ ,

dio, tra

Rutino, discende

al

fiume Alento,

traversata la vallata, sale con dolce pen-

amene campagne,

capoluogo del

al

ed una traversa, da Rutino

al

Mercato Cilento,

niun' altra via rotabile esisteva nel distretto

Una

(1).

secolare oppressione di arroganti signorotti

compravano a

della capitale, che Cilento,

brama

di-

Vallo della Lucania. Oltre questa strada

stretto.

rapaci

il

oliveti nelle convalli o su le falde del

l'asta

i

feudi del

lasciandoli poi taglieggiare da ingordi e

fiscali,

aveva ispirato in quella gente un'acre

di rivolta.

La

quasi completa mancanza di

ogni giustizia sociale adusava

le

popolazioni a farsi

ragione da se stesse. In questo terreno fecondo di

(1)

Annali

civili del

regno di Napoli dell'anno 1846.

La

strada del Vallo costò ducati 352,854, pari a L. 1,499,639,50. La traversa del Mercato ducati 26,000, pari a L. 110,500.


62 istinti di ribellione

breve periodo della repub-

il

blica partenopea destava potenti entusiasmi,

come

un'alba liberatrice di resurrezione. Al trionfo della reazione,

mingki

patrioti

i

della contrada

andavano

ra-

lasciando nelle loro famiglie

in esilio,

desiderio pungente di quei giorni

lieti

il

e radiosi

ed un profondo rancore contro la restaurata

ti-

rannia. I profughi riapparvero esultanti nel decennio,

ma

1815

la novella restaurazione nel

av-

li

volse nelle tenebrose congreghe della Carboneria, diffusa anche nelle più piccole borgate.

come breve meteora cominciava il

moto

il

la

Scomparsa

Costituzione del 1820,

ri-

lavorio delle sètte, finché, scoppiato

del 1828,

si

videro arsi

i

villaggi, le vie

fiancheggiate da teschi di giustiziati,

del Vallo

centinaia di

persone doloranti negli ergastoli e

Di generazione in generazione si tramandava contro l'oppressore un odio tenace, accresciuto da le crudeli persecuzioni con cui il nelle

carceri.

governo vendicava nei

figli e

nei nipoti le pretese

colpe degli antenati. Nelle alte sfere della capitale e tra la gente

devota

all'

Vallo era considerato come

gente bieca e proletaria d'ordinario malvisti

;

i

più aspri

ordine "

(1).

Vi

funzionari

e costoro, persuasi

il

distretto di

torbido, si

pieno di

mandavano

ovvero

i

più

che nulla vi fosse da

da quella gente, non si occupavano che immaginare sètte e congiure, trascurando perfino di reprimere i delitti comuni. Il sperare

di scovrire o di

(1)

De

Sivo. pag. 122.


63

Oeva-G-rimaldi capitato colà pa-

sottointendente recchi anni

dopo

come

se

fosse stato

sfatti

restano impuniti,

non

scriveva

"

Questo distretto è

mai governato tutti i micomuni sono in uno stato mancano d'ogni comunicazione

di dilapidamento e

stradale

:

:

i

„ (1).

la rivolta cilentana del 1828 cupe agitazioni, che si accentuarono specialmente durante l'epidemia colerica del 1837. In quel funesto periodo la sètta detta La Propa-

anni successivi a

Grli

trascorsero in

ganda tenne

continuo

in

subbuglio

della provincia, diede luogo ad

un

i

funzionari

colossale pro-

cesso e popolò poi le carceri. Nei primi del gen-

naio 1843

si

scopriva nello stesso distretto un'al-

tra setta politica e comunista, detta la fratellanza, nella quale

trovarono complicate ben 261 per-

si

un centinaio

di esse andarono in prigione senza giudizio, undici relegate per sei anni

sone. Oltre

nelle isole, trenta in esilio (2).

governo nella primavera dell'anno seguente,

Il

per tenere a freno

maggiore giero,

recò

il

approdava

il

mandava

che, imbarcatosi a la

il

di seguente a Sapii.

La colonna si

17 a Maratea, poi a Lagonegro e quindi, retro-

(2) Arcliivio

i

distretti di Vallo e di Sala (3).

di Napoli, anno 1837, fascio 49, voi. XLTII.

una relazione (2-3)

irrequieti,

15 aprile 1841 su la fregata Rug-

cedendo, traversò

È

De Cornò,

G-abriele

presenza del re

gli spiriti

una colonna mobile comandata dal

nella provincia

del 1843.

Archivio di

ifopo/?',

incart. 856, voi. 15, p.

I.

prefettura di polizia, anno 1843,


64

Nonostante a

le feste e le

luminarie

una

truppe, persisteva, sotto

le

rente, la

fiamma

della rivolta.

Le

uÉ6.ciali fatte

calma appaautorità della

provincia dissimulavano lo stato di essa per com-

piacenza verso

il

ministro di polizia marchese Del

Carretto, che, a lo scopo di conservare prestigio

presso

il

re,

aveva adottato

sistema, a differenza

il

dell'Intontì suo predecessore, di occultare spesso la verità. Il

Del Carretto nel Consiglio di Stato

e nei suoi rapporti al re su

lo spirito

pubblico

si

studiava di mostrare, sotto la sua direzione, gene-

domini ed ogni cosa da mente preveduta (1). marchese Spaccaforno, Salerno

rale la tranquillità nei reali la

mano

sua

regolata, da la sua

L'intendente di

per scarso accorgimento, o piuttosto per confor-

marsi a l'indirizzo desiderato, riferiva il

18 marzo 1847:

"

Mi gode l'animo

al

ministro

di poterla

assicurare che le notizie sullo spirito pubblico sono assai soddisfacenti e

non

macchinazioni di sorta

vi è motivo di sospettare (2).

Il

tenente colonnello

Abbacucco Tarantino, comandante della gendarmeria in Salerno, incensando a piene mani il micon linguaggio da caserma, due giorni dopo: " Se non può dirsi distrutto perfettamente il seme settario, esso però può guardarsi come rimasto soltanto allignato debolmente nistro, gli scriveva,

in soli

pochi, che

a

fronte

della

generalità, la

quale veramente professa alta devozione

dell' ot-

(1)

Nisco, opera citata, pag. 20.

(2)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1843,

fascio 419. incart. 3278. voi.

T.


65

timo governo che soggetti invasi da

ci

come

regge, possono tenersi

massime,

tristi

ma

nell'impo-

tenza di nulla poter praticare contro la

comune

quiete. Tale è la loro posizione, tali sono le misure di

preveggenza che, grazie alla mente di V. E. emanano ,

da codesto ministero e tale è la vigilanza e l'autorità della forza, che si può francamente dire di non temersi alcun disordine politico „ (1). A tanto ottimismo che spirava da

le relazioni ufficiali

commissario Marchese, sarsi di

il

si

adattava

nubi nere e minacciose, non taceva

coli evidenti della

dello stesso

anno

prossima tempesta. egli,

impressione destata da tefice,

mal

il

quale, scorgendo l'adden-

Il

i

peri-

31 marzo

posta in rilievo la grande riforme del nuovo pon-

le

soggiungeva malinconicamente:

"

Lo

spirito

pubblico non è soddisfacente nella capitale ed una

sommossa

Una

non lontana. un comitato) è stata

nelle provinole si accenna

società (forse voleva dire

stabilita a

Catanzaro, in coiTispondenza con Co-

Reggio e Messina „ (2). Del Carretto, pur gustando l'incenso che emanava da tali relazioni, non si lasciava illudere da senza, Il

massime per la provincia prudentemente spediva colà una colonna mobile comandata dal generale Gaeta. Essa, entrando nella provincia da la parte di Sanseverino, passava per Salerno e quindi il 30 settembre

i

rosei colori di queste,

di Salerno,

e

per Capaccio; dipoi per Frignano, Torchiara e Co-

(1)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1847,

fascio 419, incart. 3278, voi. (2)

I.

Eapporto del 20 marzo 1847,

ivi.


66 il 2 ottobre Ratino. Di lĂ ar4 ottobre a Vallo accolta con grandi dimostrazioni ufficiali (1). H 31 ottobre la colonna tornava a la capitale, non restando a mantenere l'ordine nella contrada che pochi gendarmi e le

persilo raggiungeva

rivava

il

guardie urbane II. si

Tra

il

stabiliva

(2).

Poerio ed alcuni liberali del Cilento il

piano

del 17 gennaio gli

dell' insurrezione.

abitanti

dei

La mattina

circondari (ora

mandamenti) di Torchiara, Castellabate e Pollica dovevano al grido di " viva la libertà , viva la costituzione! „ (3) levarsi in armi, assalire le caserme dei gendarmi e delle guardie urbane, impadronirsi delle

armi e delle munizioni loro, liberare i deteil danaro delle casse go-

nuti politici, sequestrare

vernative per

Una

i

bisogni delle forze insurrezionali.

colonna di qaeste avrebbe percorso

i

paesi

Angelo e quindi del distretto di Sala proclamando dappertutto la rivolta. Le altre masse dovevano converger nella valle dell'Aleuto al luogo detto Pantana, piombare improvvisamente del Vallo di S.

sa Vallo della Lucania, capoluogo del distretto, ed ivi, sorrette da i liberali del paese, tra cui principalmente Stefano Passero ed Alessandro Pinto,

(1)

(2)

Eapporto del 31 marzo 1847, ivi. Rapporto dell'ispettore di polizia

naro Sarto,

anno 1848, (3) Silvio

dell'

8

ottobre

1847.

di

Vallo Gen-

Archivio

di Napoli,

incart, 4373, voi. 36.

Spaventa consigliò

di

non compromettere go

l'avvenire proclamando nell'insurrezione una forma di

verno piuttosto die uu'

altra


67

disarmare

ed

tici

gendarmi, escarcerare

i

un governo

istituire

traversando rapidamente rino, per

là,

provvisorio. Di poi,

circondario

il

di

Lau-

valico del Corticato penetrare nel di-

il

di Sala e giungere al capoluogo di esso.

stretto

Di

detenuti poli-

i

congiungendosi con

precedente colonna

la

e con quattro compagnie di rivoltosi promesse da

muovere su Salerno, raccogliere cammino masse di armati della provincia

la Basilicata (1),

lungo

il

di Avellino e quindi,

Salerno.

Da

sempre ingrossando, occupare

ultimo correre su la capitale, che a

masse sarebbe anche

r approssimarsi delle

essa

vigorosamente insorta.

Di queste intelligenze non si fece alcun mistero, l'impegno del comitato siciliano

anzi, imitandosi

di insorgere a scadenza

mente, e

lo

regioni italiane, che

18 gennaio

fìssa,

stamparono anche

Ne

(2).

il

si

bandì pubblica-

i

giornali di altre

Cilento sarebbe insorto

diffondevano

la

il

voce nelle Pro-

vincie numerosi studenti espulsi da la capitale nel

corso del dicembre.

Il

Del Carretto

giorni del dicembre riferiva al re le particolari

:

fin "

da

i

primi

Considerando

circostanze dei tempi attuali, ho

ri-

volto principalmente lo sguardo alla classe degli

studenti

come

quella

che

è più

inchinevole ad

aberrazioni politiche e che, mentre ben guidata è la

speranza delle famiglie e

(i)

MoNDAiNi, pag. 48 e

(2) Il

De Sivo

fetavano che

dello

Stato,

per lo

50.

scrive a pag. 22: «I giornali d'Italia pro-

al 18

mitato provinciale

gennaio

si

ribellerebbe

diiferi poi di

il

Cilento». Il co-

un giorno

il

movimento.


68

può essere fonte di gravi mali ove si abbandoni a ree tendenze e s'imbeva dei principii

contrario

sovversivi

,,,

Proponeva quindi di allontanare da

Napoli per qualche tempo, con

il

pretesto delle

La

ferie del Natale, gli studenti di provincia.

pro-

andò immediatamente in esecuzione (1). Quei giovani, in gran parte entusiasti delle nuove idee, portarono nelle provinole Pannunzio dell'imminente movimento. Grli stuaccolta

posta,

dal

re,

denti del Salernitano con ardore giovanile assicu-

ravano

il

sicuro trionfo e spronavano

terranei. Il Poerio inviava intanto,

il

i

loro con-

10 gennaio,

nel Cilento a dirigere le operazioni militari dei belli

ri-

un uomo audace ed intraprendente, Antonio

Leipnecher. Costui, nato in Siracusa Grio vanni

28 luglio 1805 da

il

Leipnecher, tenente in un reggimento

allora di guarnigione colĂ , e

da Maria Giuseppina

Menzione, otteneva nel 1812 come ficiale

un posto gratuito nel

figlio

di uf-

collegio militare di

Monreale. Passava nel 1819 a l'accademia militare in Napoli e quindi nel 1822, insieme a

D'Ayala, nel collegio il

giovinetto

politiche

poco

cosi

(1)

Avendo

im])rudentemente manifestato idee ortodosse,

d'accordo col governo,

i

superiori

di disfarsi di

pericoloso togliendogli

vi si riusci con

Mariano

dell' Annunziatella.

un decreto

il

pensarono,

un

allievo

posto concessogli:

reale del 14

marzo 1823,

Archivio militare di Napoli, anno 1848, incart. 4273,

voi. 36.


Ic'i

ANTONIO LEIPXECHEK.



69

che limitò

degK

il

benefìcio dei posti gratuiti a

i

figli

Morto intanto il padre vedova passava a seconde nozze con Grio-

ufficiali superiori (1).

di lui, la

vanni Decusatis, che, anch'esso sottufficiale subalterno, non possedeva tanto da tenere a pagamento in collegio

il

figliastro e quindi si vide obbligato a

congedo definitivo: ciò che gli venne concesso con risoluzione presa nel Consiglio di Stato del 4 novembre 1823 (2). L'ex allievo, trovatosi tutto ad un tratto con gli studi incompleti e senza mezzi di fortuna, si diede, seguendo la sua inclinazione, a la pittura, che colchiedere per

il

giovanetto

tivò per sei anni (3) l'

animo,

lo

;

ma

il

Tardore battagliero del-

sdegno della patita espulsione

vano, più che a

le tele

ed a

i

lo trae-

pennelli, a le emozioni

roventi e brusche delle congiure: egli prendeva

parte nel 1831 a l'infelice spedizione in Savoia

(-l).

(1) Il Leipnecher in un interrogatorio subito di poi addusse quel decreto per spiegare la sua uscita dal collegio; ma evidentemente egli tacque il vero motivo, cioè le

sue opinioni

zioni dei

politiclie.

per non

suoi giudici. Archivio

voi. 33 (processo della sètta dell' il

De

aggravare

le

preven-

di [XapoU, fascio

Unità

italiana).

206,

Anche

Sivo (opera citata, pag. 122) afferma che perde

il

posto per ragione politica. (2) Protocollo del Ministero della guerra, verbale del 4 novembre 1823, n. 7. Non vi è addotta alcuna ragione né della domanda, uè del provvedimento. "^3)

Interrogatorio citato.

(4)

Biografia di lui pubblicata da Felice

Barrilla nel

giornale V Inferno del 7 aprile 1848. In questa biografìa

Fautore accenna ad una storia dei fatti del Vallo che egli scriveva, ma che credo non sia stata mai data a le stampe.


scampava a

Ricercato,

come

nella

ufficiale

in Algeria

valorosamente

dove

Parigi,

legione

arruolò

si

combattè Francia nel

straniera:

Da

(1).

la

1833 passava in Inghilterra, quindi nel Belgio, nel 1835 di nuovo a Parigi, ove sposava

di poi

Griuseppina Estel Ubel, con cui ritornò in patria nel 1840 glie,

che

Mortagli qualche anno dopo

(2).

due

gli lasciò

la

mo-

andò ad abitare

egli

figli,

con un suo zio a nome Raffaele; esercitava tura ed il negozio dei fiori.

la pit-

L'audace cospiratore, partito da Napoli con sole

una

dieci piastre per capitanare militarmente

voluzione

(3),

giungeva

la sera del

ri-

13 gennaio se-

gretamente nel Cilento, accolto nella casa del barone Francesco Mazziotti nel piccolo villaggio di Celso

(4).

Questi teneva allora a la testa della sua

azienda un fido ed Vinciprova, liberale,

parente.

Leonino

uomo profondamente devoto

a la causa

affettuoso

cospiratore

di ogni pericolo,

freddo,

Leipnecher, mediante

(1)

glaciale,

sprezzante

pronto ad ogni cimento le

Lo confermano anche

il

(5).

Il

numerose aderenze del

Db Srvo,

pag. 122 del voi.

I,

e I'Ulloa, pag. 35. (2) si

Suo interrogatorio.

dimise da

ufficiale

De Sivo

Il

per

dice che

sposare una

il

Leipnecher con lei

fioraia e

venne in Napoli. (3) (4)

Biografia citata.

Rapporto del giudice regio

Archivio di Napoli, fascio

di Vallo del

30 aprile 1849.

8», incart. 249, voi. 6°

- Griornale

V Inferno del 3 aprile 1848. (5)

Nato

il

14

marzo

1809,

Vinciprova ed Elisabetta Elia.

in

Omignano, da Pietro


71

Mazziotti e l'opera del Vinciprova,

si

intese con

i

liberali dei circondari vicini e quindi aspettò nel

suo asilo

il

giorno della rivolta.

In mezzo a queste impazienti attese, la sera del 13 gennaio il piroscafo " Vesuvio „ portava TTT

.

in Isfapoli la notizia della rivoluzione scoppiata

il

giorno precedente in Palermo, già preannunziata

con manifesto del 10

(1).

La

notizia,

dapprima con grande segretezza,

un lampo per

si

comunicata diffuse

come

destando alto giubilo fra

la città,

i

profondo sgomento nella Corte. Il governo cercò di nascondere il grave avvenimento ed il giornale ufficiale tacque di esso per ben cinliberali,

que

giorni,

sibile

il

dopo dei

poiché era già a conoscenza di

silenzio,

tutti, si limitò

non essendo più pos-

quali,

ad annunziare

il

mattina del 12 taluni sconsigliati e eccitato in tro

" la

giorno 17 che

Palermo un movimento

tristi

avevano

sedizioso, con-

quale quella guarnigione erasi con prontezza

il

messa all'oppugnazione impassibilità,

giore

„,

E

per mostrare la mag-

giornale dopo quelle laco-

il

niche parole pubblicava l'elenco degli alunni segnalatisi negli

l'anno

(1)

esami presso

i

reali licei in

quel-

(2).

Petruccelli, opera

citata, pag. 49. Il

Nisco narra

(opera citata, pag, 109) che la sera precedente al teatro S. Carlo, a lo spettacolo di gala per il giorno natalizio del re,

Carlo Pavone ed

il

palco, all'apparire di uccelli

con nastri

barone ^lazziotti lanciarono da un Ferdinando II, un colombo e molti

tricolori,

promuovendo

cosi battimani

e dimostrazioni. (2) Gioiiiale delle

due

Sicilie del 17

gennaio 1848.


72

A l'annunzio bero

degli avvenimenti di

Palermo creb-

fervore e l'opera del comitato napoletano,

il

che per stornare

cambiava

sospetti della polizia

i

spesso di sede, raccogliendosi ora in casa del Boz-

suo presidente, ora presso

zelli,

il

D'Ayala, uscito

da poghi giorni dal carcere, ovvero presso l'avvocato Griacomo Tofano, talvolta anche a la via Pontecorvo in casa del barone Grennaro Bellelli, cassiere del comitato (1).

Ma

più

risoluzioni

le

importanti, decisive,

si

prendevano dal Poerio nel carcere. Egli inviava in quei giorni a Salerno il giovane Griuseppe Belli per informare delle intelligenze adottate con i liberali del Cilento

il

capo di esso era un Griovanni Avossa, bile

famiglia

del 1820.

comitato provinciale

illustre

nato

il

sigli

(1)

e la

tutta

il

senno

una

la provincia

Avvalorava con

i

saggi con-

lunga esperienza l'opera del comitato

Nisco, pag. 110

Lettera ai suoi (2)

1798 da antica e novicende politiche

Per l'ammirabile facondia, per

e la dottrina godeva in (3).

A

nelle

illustratasi

grande autorità

(2).

avvocato salernitano,

D'Ayala, pag. 47

Tofano,

elettori.

Nisco, pag. 110.

(3) Il

Massari scrive

tile ironia, del frizzo

di lui

:

«

Ha

il

privilegio della gen-

elegante, del cortese sarcasmo

:

dopo

che ho ascoltato tutti gli oratori politici di maggior grado delle nostre Provincie, non saprei additare veruno che meglio di Avossa e con il senso squisito della opportunità maneggi l'epil'eloquentissimo Vincenzo Salvagnoli

gramma pag. 205.

»

.

/ r.a,Hl

io,

di Najioli dal 25 gennaio 184S in

])0Ì,


73

un

altro insigne giurista,

già

carcerato

del 1821

(1).

e

poi

Domenico

Q-iannatasio,

durante

esule

reazione

la

I più fervidi ed intraprendenti nel

comitato erano

avvocati Raffaele Conforti, elo-

gli

quente e forbito oratore

(2), Michele Pironti Monterò, anima davvero spartana, Francesco

Francesca, mente immaginosa e calda,

Angelo tola,

e

Rocco Positano,

uomo esemplare per

i

i

di

La

fratelli

medici Giovanni Cen-

virtù e sapienza, e Matteo

Luciani, di aspetto burbero, cuore nobilissimo di cittadino e di filantropo,

vecchio liberale.

Salerno

il

A

il

barone Q-.B. Bottiglieri,

costoro

s'

univano spesso in

prete Ovidio Serino di Carife,

anima im-

petuosa ed irrequieta, ed un dotto canonico, Filippo

Abignente, di una delle più antiche e

civili

fami-

glie di Sarno. Il comitato di Salerno corrispondeva

con molti liberali della provincia e specialmente del Cilento, tra cui l'arciprete Filippo Patella e

Gaetano Rotoli di Agropoli, Giovanni Guerrieri Campagna, Angelo e Carlo Pavone di Torchiara,

di i

Magnoni

fratelli

di Castellabate,

De Dominicis

Nato

di Rutino,

i

fratelli

Leonino Vinciprova

De

Angelis

di Celso, Ulisse

di Ascea, quest'ultimo, figlio di Teo-

il 15 gennaio 1798. Eitornato daldivenne nel 1838 sindaco della sua città nativa. Le precedenti vicende di lui e del D'Avpssa narrerò in altro prossimo libro, / cMrbonari di Salerno

(1)

l'esilio

in Salerno

1830,

il

nel 1820.

(2)L'Ulìoa

maneggi

»

,

lo dice

«facile dicitore, inquieto, cupido di

pag. 35. Era nato

il

4 ottobre 1804, da Luigi

Conforti e da Maddalena Montefusco. in Galvanico.


74

dosio giustiziato a Saleri:o

nimenti del Vallo

il

1828 per

avve-

gli

(1).

governo intanto non restava inerte. Le voci dapprima segrete, poi apertamente palesi, dell'imminente moto del Cilento lo inducevano a ricostituire rapidamente ed a rimandare colĂ la colonna mobile sotto gli ordini dello stesso generale Graeta. Essa giungeva & Salerno il 17 gennaio 1&48 Il

ed accampava fuori porta dell'Annunziata (2). Per la notizia del prossimo arrivo della colonna o per altre circostanze,

per

la rivolta

A la

buona

il

comitato provinciale differiva

il

18 gennaio.

riuscita di essa

corso del capoluogo della

interessava

provincia.

con-

il

Andavano a

Salerno, per incarico del Poerio, a spronare

il

co-

mitato due animosi giovani, Carlo Pavone di Torchiara e l'ingegnere Griuseppe Pizzuti di Montecorvino,

accompagnati da Carlo De Angelis di D'Avossa dichiarava loro pronti

Castellabate. Il

gh

artigiani

invece

i

ed

popolino ad insorgere,

il

proprietari ed

di severe repressioni e

i

restii

commercianti per tema

da parte della colonna Gaeta della cittĂ da parte delle

bombardamento

di

navi da guerra ancorate nel porto; ruutile quindi sperare in IV.

un movimento

La mattina

della cittĂ

(3).

del 17 gennaio, secondo le intel-

ligenze stabilite nella capitale, insorgevano gli abi-

(1)

Nisco, pag. 110

(2)

Rapporto

dell'

—

Mazziotti, opera

poli, incart. 2-49, fascio 8, voi 6. (3)

De

citata.

intendente Lopane. Archivio

Angells, Memorie, pag.

27.

di

Na-


75

tanti di Castellabate e dei paesi vicini, raccoglien-

dosi in gran parte in armi nel capoluogo del circon-

notavano Luigi Parente, Nicola Pepe, Federico Coppola, Vincenzo Maurano, Filippo Landulfo, l'arciprete Cocozza, Gennaro De Lucia. Capitanati dal sacerdote Pompeo DeAngelis, assalirono iniprovvisamente con grande violenza la caserma dei gendarmi al grido di "viva

Tra

dario.

la libertà!

teleone,

convenuti

i

si

viva la costituzione!

comandante

la

tenente

Mon-

tenenza di Vallo, che tro-

vavasi a Castellabate, ed

venuto dipoi famoso per

il

caporale

Gambone,

sue gesta,

le

tenace resistenza tirando da

ma

„. Il

le finestre

di-

opposero

molti colpi

gran lunga prevalenti dovettero desistere e fuggirono rapidamente nella casa del sottocapo urbano (1). I rivoldi fucile;

tosi,

di fronte a forze di

impadronitisi di poche armi e di alcune

nizioni rinvenute nella

mu-

caserma dei gendarmi,

si

diressero al carcere, liberarono parecchi detenuti politici

e quindi

si

incamminarono verso

tigua borgata di Perdifumo. Colà forte

mano

li

la

con-

attendeva una

di abitanti dei paesi del circondario.

Unitisi tutti, proseguirono per Vatolla,

dove pas-

sarono la notte ricoverati nell'antico convento dei cappuccini.

A

l'alba seguente

di là discesero nella

signata

come punto

mossero per Rutino; Pantana, de-

località detta

di

concentramento di gran

parte delle bande insurrezionali.

Rapporto del giudice regio di Castellabate del 19 genArchimo di Napoli, anno 1848, incart. 4273. De Angelis Carlo, Memoi-ie, pag. 22. (1)

naio.


si radunavano gran silenzio nel villaggio di Celso, nel comune

V. Ai primi albori del 17 gennaio in

di Pollica, molti individui, possidenti e contadini,

quasi tutti armati.

mando

di

Una

parte di

Leonino Vinciprova,

essi, si

sotto

il

co-

dirigeva a la

marina di Acciaroli e, disarmate le guardie doganali, prendeva la via di Castellabate, con l'intendimento di raccogliere lungo il cammino altri insorti e quindi per i comuni di Rutino, Perito, Stio, Camperà, Laurino e Piaggine penetrare nel Vallo di Santangelo e poi nel distretto di Sala ed aspettare colà le altre masse insui'rezionali del Cilento. Il Leipnecher intanto con una trentina di armati, partendo da la borgata dello stesso comune denominata Cannicchio, al grido di " viva Pio IX muoia il tiranno !„ entrava in Pollica. Ivi accorrevano dal villaggio di Celso un centinaio di insorti a gli ordini di Filadelfo Sodano, farmacista di Celso, già compromesso per i fatti del 1828. Le due schiere riunite sorprendevano la caserma dei gendarmi, disarmandoli e facendoli prigionieri, !

liberavano

qualche

detenuto e

sequestravano

il

giudice regio Alessandro Salerno, che obbligarono

Quindi per

a seguirli.

Cattolica

raggiunto

la ripida discesa il

villaggio di

detta

" la

Casalicchio

(chiamato ora Casalvelino), vi erompevano improv-

visamente e di furia e, fatte suonare le campane a stormo, vi proclamavano la rivolta. I capi presero alloggio in casa del barone Francesco Gagliardi

(1)

clie

Seguo

segui

la

il

(1).

racconto fatto dipoi dal giudice Salerno,

colonna fino a Casalicchio, in una sua de-

posizione del 16 ottobre 1852.


il

Nel corso della notte sotto capourbano di

figlio

si

sussurrò nel paese che

De

notaio Francescantonio

del

De

Feo,

Feo,

con-

Grennaro

esso,

servava una buona provvista di armi e di munizioni.

Al far del giorno 18 un nucleo

di insorti,

attratto dal desiderio di impadronirsi di esse, cor-

reva a la casa del

De Feo ma ;

egli,

prevenuto a

tempo, chiudeva e barricava sollecitamente Gli insorti ad alte

tone d'ingresso.

devano

chie-

armi, passando rapidamente da le pre-

le

ghiere a le minacce, le

por-

il

grida

ma

il

De Feo

ricusava ed a

voci dei tumultuanti, aiiacciatosi ad una finestra,

Viva il re! „. A l'incalzare delle miDe Feo da V alto sparava su la folla vari

rispondeva

nacce colpi,

il

"

che ferirono tre persone.

Uno

dei tumultuanti

avvertiva di ciò FHadelfo Sodano, che, uscito su

un balcone

di reagire contro

il

al

rumore

della casa G-agliardi, ordinò

capourbano

e di incendiarne la

casa se questi avesse continuato a resistere. Difatti alcuni della massa

si

davano

allora a raccogliere

fascine e paglia ed a portarle sotto le piccolo edifìcio per attaccarvi

vane

figlio del

il

fuoco

mura

del

Un

gio-

(1).

Sodano, a nome Luigi, nell'onesto

intendimento di

evitare altro sangue,

scongiurò

amichevolmente il De Feo ad aprire il portone. H malcauto aderì al poco prudente consigilo, fidente nelle assicurazioni del Sodano che non gli sarebbe stato fatto alcun male. Quella fiumana di gente irruppe nell'atrio mentre il giovane dava il braccio :

(1)

Dicliiarazione del Sodano ed atti del processo. Ar-

chivio di Salerno, fascio 41, 25. 50.


78 al De Feo per garentirlo da ogni offesa, questi stramazzò a terra per varii colpi datigli da i feriti

o da

i

nome

La

loro congiunti.

sorella del

De

Feo, a

Celeste, accorse a sollevarlo e piangente lo

fece trasportare in

una bottega vicina

;

ma dopo

qualche ora egli spirava, lasciando nello spavento

mori poco Angiola Maria Luigi ed Antonio Ca-

vecchio padre, che

e nell'angoscia

il

tempo dopo di Spinelli e due

dolore, la moglie

teneri

figli,

millo.

La

folla,

penetrata nella casa del trucidato,

impadroniva

si

poche armi e delle scarse munizioni rinvenute; quindi, raggiunti gli altri compagni, usciva dal paese e, discendendo da la collina su cui esso è posto, perveniva dopo circa un'ora a là località detta Pantana, ove dovevano affluire le

bande

altre

n

di

insurrezionali.

Leipnecher sapeva

il

capoluogo del distretto,

per opera dei liberali del luogo e specialmente di

Alessandro Pinto, Stefano Passero e del barone Vallante, pronto ad accogliere lietamente le masse

ad impedire qualsiasi resistenza dei pochi gendarmi ed urbani. In tale fiducia, anziché attene

dere le altre colonne, pensò di procedere diretta-

mente verso Vallo; con

i

e tranquillo e sereno imprese

suoi a percorrere la salita faticosa di circa

quattordici chilometri che vi conduce,

non

sospet-

tando affatto una ingrata sorpresa. Il capitano dei gendarmi del distretto, Girolamo De Liguoro, saputo in precedenza gli intendimenti dei ribelli, aveva pensato, d'accordo con il sottintendente Pasquale Mirabelli Centurione, di sbar-


79

rare loro

via profittando deiroscurità profonda

la

della notte. Raccolti otto

gendarmi

e undici guardie

urbane, essendosi la maggior parte di esse tate,

scendeva a

la volta della

rifiu-

Pantana. Presso

comune

villaggio di Pattano, frazione del

il

di Vallo,

forma una curva ed è costeggiata da giardini cinti da mura. Il De Liguoro si appostava la via

con

suoi dietro di queste, aspettando l'arrivo dei

i

rivoltosi.

Un

vocio sommesso, un rumore di passi e

l'incerto cliiarore di alcune lanterne

annunciarono

Una lunga

scarica di fu-

Fapprossimarsi di cili

da

per

la

i

essi.

fianchi della strada risuonava

campagna ed

il

ad un tratto

bagliore dei colpi rischiarò

l'aria. Cadeva spento un bel giovane diciassettenne, Q-iuseppe Lippi di Casalicchio, soprannominato Barbaglia, assai popolare nel suo paese e che animosamente procedeva nelle prime file. A l'improvviso grandinare delle palle molta parte della massa, presa dal panico, si sbandò per le campagne. H Leipnecher con alcuni più coraggiosi allora i gendarmi si spinse risolutamente innanzi

improvvisamente

;

e gli urbani fuggirono attraverso ferita la guardia

i

campi, lasciando

Antonio Nicoletti di Vallo

(1).

comandante delle masse, sospettando erroneamente un tradimento da parte dei vallesi. ritenne Il

prudente di ripiegare sollecitamente

al

casone del

marchese Atenolfi, raccogliere colà gli sbandati ed attendere per il di seguente le masse degli

(i)

Anche

il

De

l'insuccesso del

Sivo, opera citata, pag. 122, accenna a

De Liguoro.


Corse allora voce che parecclii

altri circondari (1).

fossero morti nel conflitto (2) della parrocchia di

defunti

due

solo

il

:

Lippi ed un tale

di Casalicchio

A

VI.

il

ma

nel registro dei

(3).

capitanare

di Torchiara

;

Pattano ne risultano Gennaro Di Crescenzo

il

movim^^nto nel circondario

comitato destinava Constabile Car-

ducci. Costui, di civile ed agiaia famiglia di Ca-

paccio

(4), fatti

i

primi studi nel paese nativo, era

passato a Napoli per frequentare

ma

i

corsi di legge;

insofferente di codici e di pandette, era ritor-

nato

al

suo paese, ove tenne

Tujfficio di ricevitore

del registro. Lasciato quel posto, lerno,

un albergo dei servizi

(1)

si

stabili a

Sa-

dove insieme con Stefano Ferrara impiantò (5)

ed assunse per varii anni l'appalto

postali

nella provincia

(6).

Avendo

Giornale L'Inferno del 13 aprile 1848. « Nella notte venne attaccata la truppa liberale e Iieip-

del 18 gennaio

necher trovò prudente il differire la marcia su Vallo». (2) Il De Axgelis, Memorie, pag. 23. parla di due morti e di due feriti. (3)

Eegistri parrocchiali di Pattano.

(4)

Nato

il

15 giugno 1804, da Antonio e da Giuseppina

Verduzio. (6)

Due

scrittori borbonici lo dicono per dispregio

candiere fallito».

De

Sivo. opera citata, pag. 122 -

*

lo-

Ulloa,

idem, pag. 34. Invece egli possedeva una discreta proprietà oltre a quella paterna. Uno zio, Matteo Carducci, gli

aveva donato, con istrumento del 12 dicembre 1828

per notar Giuseppe Carrozza di Altavilla Silentina, la metà della casa in Capaccio a la strada S. Agostino ed

Castagneto

i

fondi

Tuoro. (6) Esercitava questo appalto e quello del passaggio della scafa negli anni 1846 e 1847. e


81

sposato Vittoria Del Re, sorella di GĂŹ-iuseppe, era stato tratto

da l'esempio del cognato e dal fĂ scino

delle cospirazioni a gettarsi in queste. In Napoli,

ove a

i

si

recava di frequente, prendeva parte assidua

lavori del comitato e ne diffondeva le idee nel

suo distretto. Per la vicinanza del suo paese al Cilento, per parentele ed amicizie era entrato in

intime relazioni con Il

liberali della contrada.

i

Carducci, giunto l'avviso della rivoluzione scop-

piata in Palermo, correva in Napoli per le definitive intelligenze con

il

Poerio ed

il

comitato.

La

mattina del 16 partiva con Diego De Mattia per Torchiara e, accolto la sera segretamente da i fra-

Angelo

telli

con vari

liberali di

Pavone

telli

e circa duecento individui, la

parte armati,

luogo detto diera

viva

Pavone, conferiva lungamente quei paesi. La sera del 17 i fra-

e Carlo

si

S.

tricolore, l'Italia,

Antuono

ed, innalzata

gridando

"

viva Pio IX!

assalivano e disarmavano

vano alcuni detenuti giudicato regio.

maggior

raccoglievano a la spicciolata nel

i

„,

Viva

la

una

ban-

costituzione,

entravano nel paese,

pochi gendarmi, libera-

e quindi

movevano verso

Il cancelliere del

il

giudicato, Griu-

seppe Angelo Guarna, atterrito fuggiva gettandosi

da una

finestra

poco

alta in

un

giardino, mentre

i

ribelli penetrati nell'archivio lanciavano su la strada

tutti gli atti di polizia e

(1)

li

bruciavano

Per prov-

Archivio di Salerno, processi 1848, fascio 26760. Ee-

lazione del cancelliere l'usciere.

Purtroppo in

Guarna

del di successivo.

recchi oggetti.

Idem

del-

tale circostanza alcuni perversi ru-

barono nella casa del cancelliere attigua

6

(1).

al giudicato pa-


82

vedere al sostentamento delle forze insurrezionali, i

capi sequestrarono la cassa dell' ufficio del regi-

stro e bollo,

ma non

dei quali

Carducci stesso rilasciava ricevuta a

lo

il

rinvennero

sbigottito funzionario

(1).

clie solo

Grià nel

D. 43.33,

corso della

notte precedente Carlo Pavone, Filippo Vitagliano e Pietro

Gargano avevano

costretto

un

facoltoso

proprietario di Ogliastro, Antonio Marandia, a prestare loro 73 ducati

n

(2).

Carducci quindi sul fare della notte dello

un centinaio

stesso giorno 17 con

reva

al

rali di

fiume Sele

Capaccio, tra

di insorti cor-

e,

coadiuvato da alcuni libe-

i

quali Zaccaria Ragone, Pa-

squale Santomauro, Antonio Barlotti, rompeva, per

impedire

il

passo a

le

truppe,

le

due

scafe, l'una

della provincia, Taltra del principe di Centola, e le seppelliva nella sabbia.

Lo

stesso praticava

un

drappello dei suoi per la scafa sul fiume Calore,

appartenente a la regia tenuta di Persane

Dopo

(3).

aver bivaccato presso Pesto, la mattina seguente giunse nella contrada S. Antuono, popolata per il

mercato del

telli

mercoledì. Ivi rinveniva

Pavone con un grosso gruppo

i

fra-

di persone

guidate da Filippo Patella, Lucio Magnoni, Filippo

{^l)

Aì-chivio di Salerno, processi 1848, fascio 3646, n. 17

(2)

Dichiarazione del Marandia del 4 settembre 1848.

Aì'chivio di Salerno,

r.

.

processiira, fascio 94. Ricevuta in

data del 17 gennaio 1848. (3) Eapporto del sottointendente di Campagna del 18 gennaio 1848. Archivio di Napoli, incart. 4273. Il Nisco er"

roneamente attribuisce

al

Leipnecher

il

guasto delle scafe*


o-

1^



83

Vitagliano

da

(1) e

De

fratelli

i

Augustinis di Fri-

gnano. Tutte queste masse sotto il comando del Carducci proseguivano il giorno 18 per Rutino e quindi, prendendo la via che conduce a Vallo, rag-

giungevano

colonna del Leipnecher

la

principali

Pantana.

il

"

uno

promotori

dell'insurrezione

(2).

VII. Ivi attendevano dei

alla

barone Mazziotti,

Questi, giusta le intelligenze prese con

comitato

il

di Napoli, partiva la mattina del 18 per

il

seguito da

Francesco

i

suoi conterranei,

fratelli

Cilento,

Paolo e Michele Del Mastro di Ortodonico, Luigi De Augustinis di Prignano, Ferdinando Vairo e G-iuseppe Stoppelli di Torchiara, e di buon'ora giun-

geva

al Sele,

allora per le forti pioggie invernali

gonfio ed impetuoso. alcuni amici, tra cui

La

scafa per

il

A l'opposta riva i

fratelli

li

aspettavano

Vasaturo di Omignano.

passaggio del fiume appariva in

rottami in mezzo all'alveo: battello, gettato a

nessuna traccia

mare dal Carducci

del

la notte pre-

cedente, impossibile quindi attraversare

il

fiume.

Invano tentarono con una barca presso Pesto di passare per mare a l'altra sponda (3) dovettero, ;

per ineluttabile

necessità, rinunziare

parte, secondo gli

(1)

impegni da

a prendere

essi assunti, al

Del Vitagliano e delle sue traversie per

i

mo-

moti del

1828 ho già scritto nel mio libro già citato. (2) Parole della sentenza della Gran Corte Speciale di Napoli del 20 agosto 1853. (3)

La

temjjesta impedi anche ad

dal governo

tra breve.

di

un

pii-oscafo inviato

sbarcare a Castellabate,

come narrerò


84

vimento della loro contrada. Ritornando mesti ed accorati su

loro

i

balenò

passi,

al

Mazziotti

il

pensiero di promuovere la rivolta nel cicondario di

Montecorvino, ove aveva parentele e larghe

aderenze, e colà

Griungevano

diresse con

si

nel

gruppi di armati

:

suoi

compagni.

l'uno da Stella Cilento

dato da Raffaele Zammarrelli, di

i

frattempo a la Pantana due

coman-

comune

l'altro dal

Ascea guidato da Ulisse De Dominicis, che

pose a

capo

si

dell'avanguardia.

L'agguato avvenuto

Pattano destava nella

a

mente dei capi ansie ed incertezze temevano sopraffatti od arrestati i liberali vallesi: forse, pensiero anche più triste, qualcuno aveva tradito. Da Vallo niuna notizia; invece da Salerno giungevano voci vaghe e confuse di un forte concentramento di truppe e di partenze di piroscafi da Napoli per sbarcare un battaglione su le coste del :

Cilento. Avventurarsi

arditamente

su Vallo im-

portava esporsi con ogni probabilità ad un insuccesso, che

avrebbe certamente avvilito

rincuorato

i

gendarmi e

irreparabilmente lo stato del

gli urbani,

le sorti dell'impresa.

capoluogo

il

le

masse,

compromesso

Ad

accertare

Carducci mandava

sol-

Intanto sembrava poco prudente soffermarsi un'altra notte nella vallata ove è la Pantana, che era esposta a sorprese da lecitamente alcuni suoi

ogni lato

e,

sfornita

fidi.

di

case e

di

abitanti,

non

poteva apprestare vitto e ricovero. I capi deliberavano quindi di salire su l'altura ove è situato

il

villaggio detto allora

Salento, ed attendervi

il

Sala di Gioi,

ora

ritorno degli informatori.


85

Suir imbrunire del giorno 19, dopo breve cam-

masse arrivavano a Salento, accolte dai paese poco prima prevenuti, tra cui Marcello Scarpa ed i suoi fratelli, antichi carbonari del 1820 e poi profughi nell'anno successivo. Stante il numero ristretto delle case, il comandante mino,

le

liberali del

della colonna ordinava che ciascuno degli abitanti

del villaggio dovesse ospitare quattro individui di essa.

La mattina

seguente, 20 gennaio, alcuni di co-

un

storo alloggiati nella casa di

lasciate le armi, uscirono per

non piĂš

ritorno

a giustificarsi,

le

tale

il

rinvennero.

addusse che

Rosario Rizzo,

paese,

ma

al loro

Rizzo, invitato

Il

della

altri

colonna

sopravvenuti dopo la loro uscita se n'erano imnonostante

padroniti,

ghiere

le

sue

vive proteste e pre-

Disposizioni precise del

(1).

comando mi-

pene a coloro che avessero armi la maggior parte degli insorti ne mancava: bisognava tenere con molta cura le poche che si possedevano. I quattro ospiti, nacciavano

gravi

distratto o perduto le

:

vista inutile ogni insistenza per riavere le armi,

spaventati del pericolo cui

pensarono al al

si

trovavano esposti,

di scagionarsi subito e, saltati

Rizzo,

lo

legarono e lo trascinarono

Carducci, alloggiato con gli

altri

dei fratelli Scarpa. Ivi, per salvarsi sabilitĂ ,

{!)

addussero che

il

avanti

capi nella casa

da ogni respon-

prigioniero durante la

De Angelis è detto erroueaRizzo era capo urbano di Salento.

Nelle Memorie del

mente che

il

addosso


86 notte, profittando del loro sonno, si era

nito delle armi

ingiungeva

(1).

comandante

Il

ma

egli

si

limitava a protestarsi in-

nocente, ripetendo tra le lagrime ed le ragioni addotte a

voltosi

condurre

il

masse

prigioniero di restituire le armi e

al

di giustificarsi,

lora,

impadro-

delle

i

i

singhiozzi

suoi ospiti. Il Carducci

al--

bruscamente a i suoi, ordinava di Rizzo nella piazza del paese innanzi

la chiesa e di fucilarlo.

Trovavasi in quel momento nella piazza Antonio Leipnecher, che, informatosi delPaccaduto, ebbe pietoso pensiero di

il

salvare l'infelice e gli chiese

di designare tra gli insorti, che avrebbe a l'uopo

che

riuniti nella piazza, coloro le armi. Il

avevano

gli

tolto

Rizzo, smarritosi di animo, rispose rei-

teratamente

riuscirgli

impossibile ravvisarli

fra

tante persone. Fallita anche questa via di scampo, il

Leipnecher lasciava libero corso a

gli ordini del

capo. Si diffuse la voce di poi che

il

Rizzo nell'estrema

angoscia di quell'ora avesse invano implorato conforti religiosi

(1)

(2).

G-iunto

il

Decisione della Gran Corte

Citeriore del 10

marzo

triste corteo

i

nella

speciale di Principato

1852, presso l'arcliivio provinciale

di Salerno. (2)

Lo afferma

mostra

il

la decisione

processo.

Lo

l'arciprete del paese,

riferi

suindicata, soltanto,

ma non

lo di-

per altrui detto,

Francesco Scarpa, nella sua dichia-

razione del 21 ottobre 1849 nel detto processo. Per verificare se il Rizzo avesse avuto i conforti religiosi, chiesi la fede di

morte;

ma mancano

nel

comune

di Salento

registri parrocchiali dei defunti dal 1830 al 1848.

i


87

piazza, alcuni dei rivoltosi, postisi di fronte al misero,

gli

bocconi

scaricarono addosso

al

i

fucili

suolo crivellato di colpi,

Un altro degli

cadde

egli

:

ma ancora

vivo.

esecutori, certo per troncare le atroci

sofferenze del caduto, gli sparava una pistola nel-

Narrò

l'orecchio.

di poi la

nel processo che segui

un

essi costrinsero

il

sentenza pronunziata

doloroso avvenimento che

pastore, per caso presente al

Tomeo di Campora, a tronuna scure al corpo informe la testa, che, messa su un'asta piantata nella piazza, vi restò, orrendo spettacolo, per due giorni. Il difatto,

certo

Nicola

care con

sgraziato, ancor giovane toccando soltanto ni,

lasciava la povera moglie Maria

e quattro teneri

i

32 an-

Rosa Scarpa

figli!

Vili. Fin da la sera precedente l'insuccesso dei

gendarmi capoluogo

Pattano e l'approssimasse destavano nei funzionari del

e degli urbani a

marsi delle

del distretto

crebbe vieppiù fitti.

Temendo saccheggi

sgomenti con

un vivo spavento, che degli scon-

al ritorno precipitoso

le loro

e vendette,

si

famiglie, presso

raccolsero il

sottoin-

tendente Pasquale Centurione Mirabelli e vi restarono tra ansie ed angoscio tutta la notte ed il

di seguente

(1).

Sul

far

no 19 un improvviso scoppio

della sera

del gior-

di grida e di spari

annunziò l'avvicinarsi delle masse, che sostarono al principio dell'abitato; le finestre delle case ad

(1)

^J"arrazione

del giudice regio di Vallo del giorno

SOaprile 184S. Aì'cJuvio di Ncqjoli, fascio

8, incart. 249. voi. 6.


un

apparvero illuminate ed adorne di ban-

tratto

diere tricolori. I più eletti cittadini, tra cui il

Vallante ed

Passero, con

il

il

clero

il

Finto,

andarono a

ricevere la colonna, che procedeva tra alte e giulive

acclamazioni. tisi

dal

Carducci ed

Il

sottointendente,

il

rassicurarono lui e gli

garentendo l'ordine e

altri funzionari,

Costituirono per

tranquillità.

Leipnecher, reca-

il

la pubblica

un go-

distretto

verno provvisorio, di cui formarono parte

come

presidente,

il

Yaliante,

il

De

Dominicis, Raf-

faele Passarelli e Cristoforo Ferrara

nenti

(1).

Venne

adibito

Pinto

il

come compo-

a segretario

Annibale

Curzio di S. Angelo a Fasanella, cancelliere del giudicato di Vallo.

municare a

i

H

sindaci

sottointendente dovette coil

nuovo governo

quindi

e

parti per Napoli con la sua famiglia. Il capitano

De Liguoro

si

era già posto in salvo nel distretto

Qualcuno dei

di Sala.

rivoltosi voleva punite le

guardie urbane per l'agguato di Pattano, ma, chiarito

che esse vi il

da loro

assai di

sero a lui

state

condotte del tutto

buon grado

accettato, che

si

unis-

(2).

IX. Durante prova con

erano

Carducci vietò qualsiasi molestia, a patto,

ignare,

gli

avvenimenti narrati,

il

Vinci-

andava a Perdi fumo, impadronendosi del capo urbano del luogo Felice Magno, che condusse seco. Passava quindi a Rutino e a Perito, a Stio, a Campora ed i

suoi seguaci da Castellabate

(1-2) Narrazione del giudice regio 30 aprile 1849 su citata.

di Vallo

del

di


89

a Laurino,

accolto ovunque,

massime

in

questo

Il

Magno,

ultimo comune, con grandi acclamazioni. profittando di

un

confusione, fuggiva

istante di

riparando a Cava dei Tirreni. Secondo stabilito,

il

il

piano

Vinciprova doveva occupare, mediante

piccoli drappelli,

i

comuni

del circondario di San-

t'Angelo a Fasanella ed attendere a Laurino rivo

del Carducci con le masse.

l'ar-

Eseguendo

tali

disposizioni, l'avanguardia della sua colonna pren-

deva

giorno 19 Roscigno, vi incendiava l'archi-

il

vio comunale e distruggeva Il

grosso dalla colonna

si

i

ritratti

dei reali

(1).

ripartiva in varie schiere

:

una entrava il giorno 20 in Roccadaspide (2); un altra comandata da Ernesto Del Mercato procedeva verso Sacco

il

giorno 25, rafforzata da varii

Angelo Zoccoli e Carlo Marino; una terza comandata da Filippo Patella, dopo del paese, tra cui

avere bruciato lizia in

Non

i

ritratti dei reali e le carte di

procedeva per Postiglione. tardava a giungere al Vinciprova

po-

Grioi,

l'an-

nunzio dell'entrata trionfale delle masse in Vallo,

avvenuta

il

giorno 19,

ma

in pari

tempo anche

l'avviso che nel distretto di Sala, contrariamente

a le speranze nutrite, non era avvenuto alcun

vimento

mo-

nò da la Basilicata nÊ da la provincia di Avellino arrivavano gli aiuti promessi. Il Carducci da Vallo, in data del 22 gennaio, gli ingiungeva di procedere immediatamente sa Cor-

(^1-2)

e che

Eapporto

dell'

intendente Lopane del 20 gennaio.

Archivio di NajwĂŹi, anno 1848, iucart. 4273.


90 leto,

di unirsi colà al no'aio Nicola Causale, fido

ed inoltre di preparare mille due mila in Piaggine e cinquecento in Fogna, ove, soggiungeva il Carducci, " mi porterò con la mia colonna domani „ (1). liberale del paese,

razioni in Laurino,

Il

Vinciprova, apprestate

entrava

il

le razioni ordinategli,

giorno 24 in Piaggine;

con una schiera di

liberali

il

ivi gli s^ univa

dottore Giuseppe

Bruno. Di là comunicava al sindaco di Corleto il suo prossimo arrivo; ma tardando la risposta, gli scriveva novellamente il giorno 24 " Mi rincresce :

non avere ricevuto alcuna

mio preda timore o da disprezzo. Nel primo caso vi prego di rassicurarvi, perchè la mia colonna cammina per una causa giusta e santa. Nel secondo caso vi prego di rientrare in voi stesso e pensare che tutta una nazione di

cedente

si

è

ufficio.

commossa

Non

al

risposta al

so se ciò proceda

grido della patria.

risponderete a questo santo grido.

compiacente rassegnare a

mini

(2),

tutti

Anche

voi

Sarete perciò

cotesti

galantuo-

clero e popolo, la preghiera di ricevere

mia colonna con V amore e lo zelo che richiede una si gran causa. Nel tempo stesso disporrete per le armi e per le persone che debbono rinforzare la mia colonna, affinchè possa fare le mosse che mi vendono indicate dal comando generale residente la

(1)

Lettera del Carducci del 22 gennaio 1848. L'origila famiglia Vinciprova, è

datomi cortesemente da presso di me. nale,

(2)

Nelle provincie napoletane

nel senso di persone

civili.

la parola

è adoperata


91

in Vallo. Tenete pronte razioni ed alloggi per quat-

trocento persone

Anche la

al

(1).

comando

completa

tranquillità

del

conveniva quindi attendere

posito di

il

vere per

lo

nelle altre parti della

direttamente

recarsi

di" Sala;

Carducci, desistendo dal pro-

distretto di Sala, scriveva

Vinciprova che

distretto

avvenimenti, esten-

gli

dendo intanto l'insurrezione provincia. Perciò

veniva confermata

di Vallo

il

attendeva

per

Laurino nel

giorno 23 da Vallo al

:

"

Ho

pensato di muo-

Vallo di Policastro. Mi piace che Ella,

il

dopo avere eseguito quanto conviensi in Gorleto, vada, se ha forze bastanti, nel Vallo di Diano: farebbe con ciò cosa assai buona, diversamente

occuperà

S.

Angelo a Fasanella e

del distretto di quei dintorni

„ (2).

gli

altri

Anche

al

paesi

Vin-

sembrava per il momento inutile, non prevedendo l'imminente tempesta, la venuta di altre forze e lo scriveva lo stesso giorno 23 al

ciprova

Carducci. Questi intanto ignaro, forse per dispersione

di

qualche

corrispondenza,

dell'avvenuta

occupazione di vari comuni del Vallo di S. Angelo

da parte del Vinciprova, gli scriveva il giorno 24 (3): " Sono sorpreso come Ella, conoscendo l'imponenza delle nostre marce, resti tuttavia in Laurino. Siccome Le dinotaicon l'altra mia, Ella si porterà nel circondario di Santangelo, ed indi, se

(1)

Archivio di Napoli ministero di polizia, anno 1848,

incart. 4273, voi. 36. (2-3)

di me.

De due

lettere originali del Carducci sono presso


92

crederà che possa

muovere verso Campagna,

si

unirà con le forze del signor Patella, che trovasi

ed

a Postiglione,

movimento me ne

me

le

ulteriori

far restare

gione

andrà ad occupare Campagna però, prima di fare tale

ben vero

ed Eboli;

terrà

in Laurino

ricevere

da

dimentichi

di

inteso per

disposizioni.

Non

una competente guarni-

„ (1).

Ma, anziché avanzare animosamente secondo prescrizioni del Carducci, era ripiegare.

Da

truppe con una

aveva passato

il

le

necessità

sicuri informatori risultava

forte nucleo di glieria

dolorosa

che un

sezione di arti-

fiume Sele e

si

apprestava

proprio ad affrontare le masse. Il distretto di Sala si

manteneva

tranquillo: nei rinforzi della Basili-

cata più non era da confidare, la

come neanche su colonna del Carducci, che aveva ormai preso

altro Il

cammino. Vinciprova, con saggio consiglio, anziché pro-

seguire, subito iniziava

un movimento

di ritirata e

prima su Roscigno e quindi su Laurino. Durante questo movimento, altri infordi concentrazione

matori venuti dal Sele affermavano che colà su un ponte di barche ed in parte su la scafa della casa reale a Persane (2) erano passate le truppe ed i cannoni mandati dal comando dello stato maggiore di Napoli e che ad esse

si

erano unite mol-

(1)

L'originale è presso di ine.

(2)

Archivio militare di Napoli, incart. Lahalle.


93

tissime guardie urbane del distretto di Vallo, co-

mandate dal cav. Vairo, e del comune comandate dal barone Do Marco.

di Capaccio,

H capitano Benedetto Sangiovanni di Laurino, che faceva parte delle forze insurrezionali, consigliò

ad esse

di

accampare

detto Serre di Fogna. di

non potere

resistere in

regolari, consultati

i

29 gennaio nel luogo

il

H Vinciprova, ritenendo però campo aperto

a truppe

suoi ufficiali e lo stesso San-

giovanni, risolvè di rinchiudersi

in Laurino, che

per la posizione elevata, a cavaliere di aspri burroni, e

per la sua cinta

di

mura poteva almeno

per qualche giorno apprestare valida difesa. Li pari

tempo mandò per aiuti al governo provvisorio di Vallo (1). Al sao approssimarsi fuggirono da Laurino il giudice regio ed un tenente dei gendarmi colà accorso da Sala. X. La mattina del 18 gennaio si seppe a Salerno dei moti di Castellabate e di Torchiara e del guasto della scafa per notizie inviate frettolosa-

mente da i sottointendenti

di Vallo e di

Campagna.

Questo ultimo, Raffaele Aiello, corse al fiume Sele con il tenente dei gendarmi di Eboli per accertarsi dell'avvenuto (2). Il sottointendente di Sala,

conte di S. Secondo, per premunire

da una invasione, spediva un

il

suo distretto

ufficiale di

gendar-

(1) Il governo, sfornito di forze, non potette mandare che pochi uomini, ed anche troppo tardi. (2) Archivio di Napoli^ anno 1848, incart. 4273, voi. 36,


94

meria con buon nerbo di gendarmi e di urbani a difendere il valico del Corticato, che serve di passaggio tra

Reggeva

i

due distretti (1). T intendenza di Salerno

allora

tario generale di essa

il

segre-

Domenico Lo Pane, funzio-

nario accorto, prudente ed energico. Al primo an-

nunzio

egli,

chiamati a consiglio

comandante

la

il

colonna mobile, ed

generale G-aeta, il

comandante

armi nella provincia, ordinava al capitano di gendarmeria Biasiello ed al tenente colonnello Aba-

le

cucco Tarantino di ristabilire di

il

passaggio del fiume,

avanzare con molti gendarmi e soldati di ca-

valleria nel Cilento e reprimere

vigorosamente la

Contemporaneamente insisteva presso governo per V invio di un piroscafo con truppe

insurrezione. il

a CasteUabate

(2).

In seguito a tale richiesta par-

20 il pirocomandante Criscuolo, con una com-

tiva a quella volta la notte dal 19 al

scafo Delfino,

pagnia di granatieri del 12° di

linea, a gli ordini

del capitano di stato maggiore

Tommaso De An-

gelis. Il il

mare molto agitato impedĂŹ l'approdo ed

capitano dovette tornare a Salerno in attesa

Avvenuta questa solun cinquecento soldati, e gli urbani passarono il fiume ed accamparono la sera del 20 presso Pesto per muovere il di sedella riparazione delle scafe.

lecitamente,

i

regi, in tutto

guente il De Angelis con il capitano Martinez per CasteUabate (3), il tenente colonnello Tarantino

(2)

Lettera del sottointendente del 19 gennaio, Suo rapporto al ministero, ivi.

(3)

Archivio di Xapoli, anno 1848, iucart. 4273, voi. 36.

(1)

ivi.


-

95

con

capitani Biasiello,

i

Guerra

e

urbani su

gli

Ogliastro.

Anche

il

capoluogo della provincia destava gravi

apprensioni a l'intendente. Si sussurrava con gran-

de mistero che nel circondario di Sanseverino, al governo, si preparassero masse armate per entrare in Salerno e tentare una sorpresa. Su una copia affissa ad una cantonata della

molto sospetto

città del decreto che

impieghi tra

i

aboliva la promiscuità degli

napoletani ed

rono scritte queste parole:

"

i

siciliani

trova-

si

Utinam regnum

sici-

lianum unam cervicem haberet-Ferdinandus „ (1). I regii intanto procedevano verso il distretto di Vallo. Il capitano

De

Angelis, giunto

in Castel

labate, disarmava gli abitanti, rassicurava

i

fun-

zionarii del luogo e quindi tornava tranquillamente

in Napoli su

a prenderlo

capitale

la sera del

22 gennaio

andato

Delfiìio

Ma

(2).

ciò

non

Lo Pane, che, impaurito da l'ingrosmovimento nella provincia, scriveva a la il 23 gennaio: " La truppa spedita nel di-

acquietava sare del

lo stesso piroscafo

il

stretto di Vallo, o perchè inferiore di forze o per-

chè crede di attendere, non attacca la rapidità necessaria. Essi i

i

rivoltosi

con

aumentano ogni giorno:

funzionari pubblici sono intimiditi.

Il sotto in-

tendente di Sala avvisa che sono giunti a Laurino e

domanda

gli urbani

(1)

ed

i

truppe,

non essendo

guardaboschi.

Rapporto suindicato

dell'

Anche

intendente

sufficienti il

distretto

del 22 gen-

naio 1848. (2)

Nota

del

ministero di polizia del 23 gennaio,

ivi.


96 di

Campagna

è minacciato. Sul Sele

nire urbani e doganieri;

ma

ho

fatto riu-

potranno resistere?

H

brigadiere Gaeta non vuole smembrare la sua colonna. Vi è qualche timore per Salerno e per

i

comuni del circondario di Sanse verino. Io scrivo ogni momento, mando esploratori, prego e minaccio, non so che cosa fare di più ma che vale tutto questo se i rivoltosi si avanzano senza tro:

vare ostacoli? Truppa, Eccellenza, e presto in opposto la cancrena si avanza „ (1). Il governo non ;

restava sordo a

si

le forze del G-aeta

due compagnie

di

vive insistenze. Per rinforzare

mandava da

Portici a Salerno

zappatori ed una

di linea

da

Castellammare.

Nel frattempo i regii avanzavano. H capitano Guerra giungeva a Torchiara; ma i ribelli erano già partiti ed egli dovette limitarsi ad operare il disarmo dal 21 al 24 gennaio nei villaggi di Prignano,

Untino,

Copersito,

ed Oglia-

Torchiara

seguendo

stro (2). Il tenente colonnello Tarantino,

con

il

grosso della colonna, occupava

il

giorno 23

Rutino, ma, temendo una aggressione a

da

la parte di Cicerale

le spalle

che gli avrebbe tagliato la

ritirata su Salerno, scriveva

il

giorno 24:

"

Gli in-

sono molto cresciuti di numero ed io, ritenendo mal sicura la posizione di Prignano, ho dosorti

vuto ripiegare su Ogliastro.Essi intendono marciare per la valle di Sanseverino sopra Salerno e indi

nota succitata. Lettera del Lopaiie del 26 febbraio,

(1) Ivi,

(2)

ivi.


.

97

su Napoli. Occorre mi

cannoni

teria di

^

(1).

mandi subito una bat-

si

Ad

accrescere le ansie del-

aggiungevano

preoccupazioni del-

l'

intendente

l'

ispettore di polizia Griacomo Tomlinson,

scriveva da

si

Campagna

l'inerzia della colonna

fatto ingigantire

i

"

che:

il

quale

deplorava vivamente

mobile di Salerno che aveva

rivoltosi

Il

„.

procuratore del

non confidava ormai

spaventato,

re di Salerno,

le

celeste.. Egli scriveva: " Se la Dio non ci aiuta, ci troveremo in una posizione ben triste, calcolando che, superato l'osta-

che nel soccorso

mano

di

colo delle nostre truppe, sarà invasa questa città,

rivoluzionato tale „

il

distretto

Parve necessario

un

e

minacciata

la capi-

(2).

al

governo di concentrare in

solo capo le forze militari nel distretto insorto

ed all'uopo destinava il colonnello Carlo Lahalle, comandante del 1° reggimento di artiglieria (3), che con una sezione di esso parti da la capitale il 24 gennaio (4). La sera a Salerno conferiva con

(1)

La

lettera del Tarantino è trascritta in

una

rela-

zione del capitano Cesare Martinez dal Barrizzo (presso Sele) del 25 gennaio 1848. (2)

Anno

il

1848. incart. 4273, voi. 36.

Archivio di Kapoli, ministero giustizia,

ramo

pe-

anno 1850, fascio 4329, nota del 28 gennaio. (3) Nato in Napoli il 1795 da un colonnello francese chiamato da i Borboni per riordinare l'artiglieria. Il Nisco

nale,

(opera citata, pag. Ili) ed sero

elle

De Angelis

De Sivo

il

chiese egli stesso

il

dice del Lahalle:

«

Nota del ministero

incart. succitato.

i

ribelli. Il

bravo, intelligente ufficiale

di artiglieria, di sentimenti liberali (4)

(idem, pag. 22) scris-

comando contro

della

»

guerra del 20 gennaio,


il

Lopane che

gli

consegnava, per

truppa, trecento ducati.

veva verso

La mattina

fiume Sele;

il

ma

i

bisogni della

il

Lahalle muo-

accortosi della in-

sufficienza di quel denaro, nella notte precedente al

27 gennaio chiedeva a V intendente prontamente

duemila ducati. H Lopane spediva subito la somma, aggiungendo che al bisogno poteva sequestrare le casse comunali. Il Lahalle muoveva il 27 da Eboli con molta truppa e con cinquecento urbani raccolti da l'intendente nella provincia. altri

I funzionari del

temevano che

il

distretto di Sala, sgomentati,

Carducci avesse iniziato per Tor-

raca, Casaletto e

Sanza

la

marcia su Sala.

tointendente tempestava di lettere truppe:

di

l'invio

non

vedendo

Il sot-

ministero per

il

soddisfatte

le

sue richieste, correva a Polla dal maggiore Ber-

comandava un distaccamento

tone, che vi dati,

supplicandolo a difendere

Ma

distretto.

il

il

capoluogo del

maggiore, impassibile a

del sottointendente, gli

;

le ansie

opponeva che ordini peren-

tori gli ingiungevano di raggiungere I^ahalle

di sol-

il

colonnello

consenti soltanto a scrivere a questo per

ragguagliarlo del pericolo del capoluogo del distretto. Il

sottointendente terminava una sua

let-

tera al proprio superiore con queste malinconiche

parole

:

"

Se

il

colonnello aderirĂ , correremo a Sala

per difenderci energicamente

diversamente non

;

potrò qui rispondere di qualunque avvenimento ed in

caso

di

invasione

quindi a Salerno

(1)

„ (1).

retrocederò ad

Anche

Rapporto del 2G febbraio da

il

Auletta e

vescovo di Vallo,

Polla.


99

Gregorio Maria, rifugiatosi a Sala invocava dal governo pronti aiuti per impedire l'invasione del distretto.

XI. Durante lava

la sosta a

movimento

il

delle

Vallo

il

Carducci rego-

varie bande del Vinci-

prova, corrispondendo direttamente con lui e con il Patella, il Del Mercato ed i Pavone, a nome "del Comando generale " delle armi dell'indipendenza italiana „. Avvisava " che marciava l'armata dei i sindaci del distretto

gli altri capi, cioè

fratelli

" liberali

sotto gli auspici della libera Italia

pubblicava "

il

Signori - Il tempo delle preghiere inutilmente

"

passò

"

fiche dimostrazioni.

"

zato

:

inutili le proteste, le suppliche, le paci-

:

Ferdinando tutto ha sprez-

e noi, popoli nati liberi, ridotti fra catene,

"

nella miseria, tarderemo ancora a riacquistare

"

legittimi diritti? All'armi, fratelli del

" di "

e

seguente manifesto:

Vallo

!

La

forza di tutti è onnipotente,

dei popoli è la caduta dei re.

H

i

distretto l'

unirsi

giorno 17 gen-

"

naio 1848 segnò

"

dell'universale rigenerazione. Napoli accoglierà

"

con trasporto quanti salernitani armati

"

senteranno

"

per stabilire riforme ed istituzioni

"

progresso del secolo

" l'Italia' e " ai capi, " chiari

sostegno

della

voluto

gloriosa

si

pre-

comune, analoghe al

causa

dall'Europa,

dal-

da Pio. Unione, ordine, subordinazione rispetto alla

tradimento

alla

proprietà.

H

furto

si

di-

causa della patria comune

come tale punito. Chi sarà mancante di mezzi ne sarà provveduto. Con questi principii il cielo

" e "

a

in Torchiara l'epoca


100 " "

seconderà la giustissima impresa tanto quanto giusta: Napoletani, all'armi! "

Il comandante in capo, Carducci

santa

„ (1).

In Vallo restò a disposizione del governo provil Leipnecher con duecento armati, ripartendosi le masse in tre colonne. Una prima, al

visorio

comando

Ferrara

di Griuseppe

imprigionato per

chio liberale,

doveva percorrere rantire Tordine e

i

la

di S. Biase, vecfatti del 1828,

i

paesi del

Cilento

H

tranquillità.

sieme a Rafifaele Zammarrelli di

,

per ga-

Ferrara, in-

Stella

Cilento

da Vallo il giorno 20, passò per molti comuni, fermandosi a Castellabate, ove fece bruciare i processi penali e

ed a molti conterranei

di

le carte di polizia esistenti

Una

seconda colonna, a

vone, ebbe

parti

presso

il

Gioi,

giudicato

gli ordini di

compito di occupare

il

condario di

lui,

lasciarvi

i

(2).

Angelo Pa-

paesi del cir-

qualche

presidio

e

quindi, passando per Frignano ed Ogliastro, con-

vergere, al pari della colonna precedente, su Castellabate

mezzo

di

(3).

Difatti

varie

circondario,

ma

il

giorno 26 gennaio

bande occupò i dipoi per nuove

comuni

di

per quel

disposizioni in-

vece di poggiare a Castellabate rimase a Capaccio

(1)

È

lo stesso

proclama, salvo lievi varianti,- affisso a la rivoluzione per il 12 gennaio.

Palermo che annunziava

(2) Sentenza della Gran Corte speciale di Salerno del 23 ottobre 1852. (3)

Lettera del Carducci al Pavone del 27 gennaio 1848.

Archivio di Salerno, n. 94, E.

P., voi. l».


101

fino al termine

movimento

del

lonna, più numerosa,

ducci, era destinata, secondo il

comitato, ad

(1).

La

guidata da lo

terza

co-

stesso Car-

piano stabilito con

il

irrompere per

circondario

il

di

Laurino e per il valico del Corticato nel distretto di Sala, ed ivi riunita a le bande del Vinciprova ed a quelle del Vallo di Teggiano e della Basilicata, procedere vigorosamente su Salerno (2). Ma,

come ho già

accennato,, recenti e precise informa-

assicuravano

zioni

del

pitano dei gendarmi

De

i

di-

il

ca-

Liguoro, riavuto da la

prima sorpresa, radunava urbani

una

ancora

tutto inerti

Potenza; d'altra parte

di Sala e di

stretti

e

gendarmi per

forte resistenza a Castellabate ed a Pisciotta,

ove aveva chiuso

magazzino

il

sciando senza sale e tabacchi vista di queste circostanze

delle privative, la-

le

popolazioni

(3),

In

Carducci mutava

il

suo piano. Anziché recarsi direttamente nel

il

cir-

condario di Laurino e di là nel Vallo di Diano, divisava di occupare sollevare

i

comuni

il

circondario di Pisciotta,

di esso, invadere

il

Vallo di

Policastro (4) e quindi per Rofrano piombare nel distretto di Sala (5).

XIL

II

Carducci, avvertito

tato itinerario,

muoveva

la

il

Vinciprova del

sera

mu-

del 23 gennaio

da Vallo per Ceraso, accolto lietamente da gli abiun buon numero si uni a la colonna.

tanti, di cui

(1)

Archivio

(2-3)

detto, fascio 2676,

44-14-50.

Lettera del Carducci del 25 gennaio da Vallo al

Vinciprova. (4-5)

Idem

del 23 e 25 gennaio.


102 Il

comandante accettò

l'ospitalità dei fratelli Felice

e Pietro Griordano antichi e provati liberali. Passò la

mattina seguente, 25 gennaio, ad Ascea. No-

nostante una pioggia dirotta, gli abitanti, e tra essi

ancbe il

capo urbano, barone Andrea Maresca, ed andarono a

il

sotto capo urbano, Pasquale Guercio,

riceverlo; anzi

il

casa al Carducci al

Maresca (1),

palazzo di Ulisse

amico,

il

ma

quale nel

offri

alloggio nella sua

questi

si

diresse invece

De Dominicis, suo vecchio momento trovavasi nella sot-

stante marina. Il comandante della colonna pubblicò immediatamente un bando, ordinando a tutti i cittadini la consegna delle armi tra ventiquattr'ore sotto

pena di fucilazione. H Maresca presentava subito due fucili. Arrivava intanto il De Dominicis, che tratto in disparte il Carducci, parlò con lui lungamente; e quest'ultimo mandò ad arrestare il capo ed il sotto capo degli urbani e li fece chiudere tutti e due nel corpo di guardia, ove restarono tutta

la notte. Perquisita intanto la

Maresca, vi

si

una sciabola di lui

si

e

trovarono un

una giberna,

e

trovò anche ima pariglia di pistole.

mattina seguente, 26 gennaio,

(1) Si

casa del

due pugnali, presso una donna

fucile,

disse allora e

si

la

La

colonna prosegui

scrisse di poi, tra gli altri dal

Maresca ed il Guercio avevano resistito colonna. Ciò non è vero, come lo dimostra una sen-

D'Ayala, che

il

a la tenza della Gran Corte Speciale di Salerno del 12 otto bre 1850.


103 i due prigionieri, che vennero custoditi nella locanda di un tale Aniello

per Pisciotta, traendo seco

Mautone destinata a corpo insorti. Il

di guardia.

aveva arriso a

gli

guasto del telegrafo a Castellabate,

la

Fino a quell'istante

la fortuna

improvvisa occupazione di Vallo avevano impedito al

governo una rapida conoscenza

degli avveni-

mare tempestoso avevano reso impossibile l'invio di truppe. Ora

menti;

la rottura delle scafo,

tutto cambiava.

Ristabilito

governo sapeva ogni

telegi^afo a Castel-

cessata la fui'ia del mare,

labate, riparate le scafo, il

il

il

jjasso

dei

rivoltosi e po-

teva prontamente provvedere. Anzi,

si

sussurava

di imminenti sbarchi nella marina, del concentrarsi di soldati e di cannoni ad Eboli per muovere contro il Cilento. Fallite le promesse delle Pro-

vincie vicine e le speranze nel distretto di Sala,

restava una piccola contrada con pochi uomini male armati sola a fronte di un governo potente, temuto per tristi memorie di atroci vendette. Cominciavano nelle popolazioni ed anche nelle file dei rivoltosi le il

incertezze e le ansie e con esse

pericolo di resistenze popolari, di indisciplina e

di diserzione delle masse.

Un

solo

esempio avrebbe

inesorabilmente perduto l'impresa.

In questi frangenti, a l'animo del Carducci turbato dal manifesto pericolo e da sinistri presagi balenò la funesta idea di mantenere l'obbedienza delle popolazioni e delle masse incutendo il terrore. Ingiungeva perciò a i comandanti delle bande nel compiere il disarmo " di fare man bassa su


104 tutti

nemici

i

(1).

E, incalzando "

timori, scriveva al Vinciprova

di

i

suoi giusti

non risparmiare

ad Angelo Pavone, comandante di una banda a Gioì: " Voglio augurarmi che le mie disposizioni siano state da lei eseguite, cioè il

sangue

„ (2)

e

i sindaci di G-ioi e di Salella ed il capo degli urbani di Cicerale e di porre a sacco

di far fucilare

ed a fuoco Ogliastro e Frignano, cioè tutte quelle famiglie regia

.

quali abbiano

le

La lettera

raccapriccianti

miare sangue

favoreggiato la causa

Pavone terminava con queste parole: " La esorto a non risparal

e a far

denaro

gredita la nostra causa

„ (3),

se vuole

vedere pro-

Per fortuna

danti delle bande non usarono violenze ordini del capo prevalse

Una

il

i

coman-

:

su

gli

sentimento dell'umanità.

preparava a i due prigionieri, Maresca esecrato da la parte liberale per le continue denunzie che gli si attribuivano (4) e ritenuto generalmente causa precipua della fucilazione av venata il 1828 di Teodosio De Domitriste sorte si

massime

nicis.

al

Una

lettera di Ulisse

De

Dominicis, figlio

del giustiziato, troncò forse d'un tratto le esitanze del

Carducci.

Chiamava

casa di Ignazio

nella

Mandina, ove era ospitato, il suo ufficiale dinanza Luigi De Mattia per impartirgli disposizioni circa

CI)

Lettera

(2)

Idem

al

i

di or-

sue

le

prigionieri.

Vinciprova del 23 gennaio.

del 25 detto, appendice, doc.

II.

Lettera del Carducci da Pisciotta del 27 gennaio. Archivio di Salerno, n. 94, R. P., voi. I. (3)

(4)

Nella lettera citata è detto:

tanto male alla nostra causa ed

ai

«

Il

Maresca ha

nostri fratelli

fatto ».


105

H De Mattia era nato in Vallo il 7 dicembre 1804, da Salvatore De Mattia, fratello di Emilio e di Diego condannati a morte nel 1829 per la rivolta del Cilento dell'anno precedente. Quali ordini gli diede

il

Carducci? Secondo alcuni, di convocare un consiglio di guerra per giadicare di farli fucilare

a

i

i

prigionieri,

zione deir intendente

che

afi'erma

indica anche

altri,

Una

rela-

intervenne la

sentenza di un Consiglio di gueiTa

comandante

secondo

termini del bando.

di cui

(1),

il

gendarmeria in una sua nota componenti (2). Escludono invece

della i

qualsiasi giudizio l'ispettore di polizia di Vallo (3)

e la sentenza della

Gran Corte

del 12 settembre 1850

avvenimento

triste

tempo, non

fu

Speciale di Salerno

che pronunziò poi sul

(4),

e che certo,

imparziale. 11

come

De

dirò a suo

Mattia chiuse

prigionieri ed invitò

nella cappella di

S. Sofìa

due

uno a nome Federico Sacco, per Maresca ed il suo compagno

i

preti, di cui

i

conforti religiosi. Il

di sventura, atterriti e piangenti, supplicavano fer-

vidamente quei buoni sacerdoti ad impetrare grazia per loro, ed essi infatti si presentarono umilmente al Cardacci invocandone la pietà ma egli ;

restò impassibile

tendeva "

le risoluzioni di lui,

Ancora (1)

e, rivoltosi al

siete qui,

pensate

De

Mattia che at-

bruscamente

gli disse:

al vostro destino „ (5).

E^lazione del 19 novembre 1849 {Archivio di Napoli,

fascio 66, incart. 636, voi. 76\ (2)

Archivio di Salerno, carte varie, fascio 28. Archivio di Napoli, fascio 66, come sopra.

(3-4) (^5)

Interrogatorio del

fucilazione del Maresca.

De Mattia

nel processo per la


.

106

Lo

sventurato Maresca

De ma questi

Aniello vore,

rispose

:

^

suo parente

il

gli riferiva

a chi

che ha fatto

II

„.

preghiera

la

ha dimenticato quel Maresca, disperando ormai di

Adesso cerca pietà

ogni salvezza, tra

veva

rictiiese

Dominicis di adoperarsi a proprio fa-

le

;

lagrime ed

i

singhiozzi scri-

su l'altare della cappella le sue estreme vo-

lontà. Intanto la giovine moglie del Gruercio, gettatasi

piedi del Carducci, ottenne mediante le

ai

istanze della signora

De Dominicis la

liberazione

del marito.

Per eseguire la fucilazione il De Mattia si rivolse, per suggerimento od ordine del Carducci, dal comune di Laureana, coi rivoltosi venuti mandati dal tenente Fabio Cagnano. Vennero designati, o si offrirono spontaneamente (come ritenne di poi la sentenza). Pasquale Marino, Francesco Saverio Principe, Domenico Inverso e Francesco Taddeo di Matonti, Antonio Palladino e Luigi Sevo di Vallo. I due ultimi trassero fuori da la cappella il Maresca, cui il De Sevo pose una

a

benda su gli occhi, e quindi lo condussero in mezzo a la piazza (1), ove accorsero un centinaio d'insorti.

L'ufficiale, posti in riga

i

sei esecutori,

ordinò loro di sparare tre a la volta, mirando a la testa. Parti il

un primo colpo

cranio a Y infelice,

(1)

La

fede di

il

isolato,

che fracassò

quale cadde pesantemente

morte del Maresca

\^iibro 60

dei defunti

nella parroccliia di Pisciotta) dice l'esecuzione

nel luogo detto

<

Foresta

»

avvenuta


107

a terra

(1).

Seguirono

Mattia dette

da ultimo

altri colpi, e

il

De

colpo di grazia tirando al caduto

il

una pistolettata nell'orecchio. Col permesso del comandante le forze insurrezionali il prete Sacco seppelliva nella chiesa parrocchiale

sanguinoso ca-

il

davere. L'infelice vittima lasciò la povera moglie,

Francesca Maiuri, e cinque XIII.

Da

figli.

Carducci

il dì seguente con molti liberali del paese, tra cui Giuseppe Pagano, e con una compagnia di vallesi condotta da Stefano Passero andò a Centola, ospite della famiglia Lupo. Il Passero sequestrando per ordine

Pisciotta

il

una somma di ducati trenta al cascomunale ne rilasciava ricevuta, apponendovi questa data " Centola, undecimo giorno della nodel suo capo siere

stra rigenerazione

„.

Correva voce che

le

masse avrebbero proseguito

per Celle e per Roccagloriosa passando per Polica-

capourbano del paese, facendo lo spaadunava gli urbani per contrastare ad esse passo (2). Il vescovo di Policastro Mons. Laudisio

stro. Il fiero

valdo, il

con il clero e con

gli

alunni del seminario

chiesa pregando in continuazione sare l'

il

pericolo.

improvviso che

Con viva le

i

si

chiuse in

santi per scan-

soddisfazione seppe a

masse sarebbero andate invece

direttamente a Laurito, lasciando cosi da parte la

(1> Nel processo si discusse lungamente su l'autore del primo colpo. La sentenza lo attribuì al De Mattia, che negò risolutamente. (2) Dichiarazione del capourbano Pecorelli. Processo

Carducci, Archivio provinciale di Potenza.


llJÒ

sua tranquilla residenza! Ilare e contento scriveva clero ed

" Il

giorno 27:

i

tero in continuazione a pregare G-esù e la

e nostro Signore fece

Una

Madonna,

allontanare quell'orda

attendeva

trista sorpresa

il

ragazzi del seminario stet-

il

(1).

timido prelato.

Carducci si proponeva infatti di andare direttamente a Laurito e di là a Casaletto ad aspetIl

tare gli emissari che

vevano inviare si

(2).

i

liberali della Basilicata do-

Ma

informato che ancora non

apprestava in quella provincia alcun concorso,

mutava d> nuovo il suo programma. Distaccate due compagnie, una sotto il comando di Nicola Antonio Gatti di Ceraso a Futani, l' altra capitanata da Stefano Passero a Torre Orsaia, con ordine ad en-

trambe

di attenderlo a Sanza, egli col grosso della

colonna procedeva per Camerota

il

giorno 28 e

H vescovo ed il capourbano, a l'annunzio, fuggivano precipitosamente nella notte successiva, lasciando nello spavento circa un centinaio di alunni del semiquindi

si

volgeva proprio a Policastro.

La mattina

nario.

seguente, 30 gennaio, la colonna

entrava in Policastro, incontrata festosamente da Cristoforo Falcone, telleria i

suoi

per figli

i

il

vecchio relegato a

fatti del 1821,

la

Pan-

che segui di poi con

la colonna.

Questa, ignara degli avvenimenti della capitale,

passando per Capitello, proseguiva

(1)

il

31 gennaio

Relazione del giudice Palieri del 4 febbraio 1848. Pro-

cesso Carducci, Archivio provinciale di Potenza, (2)

Lettera del Carducci da Pisciotta del 28 gennaio,

stente presso di me.

esi-


109

per Vibonati, vi bruciava

disarmava

gendarmi

i

carte

le

H

(1).

di

polizia

e

giudice regio del

circondario Michele Palieri, soddisfatto che contro

timori

i

invalsi

rivoltosi

i

le vite e le proprietà,

conte "

n

di

avessero

Secondo, sottointendente

S.

contegno di

tutti

severa

la affabilità,

di

Sala:

capi è la moderazione

i

è

rispettato

a scrivere al

affrettava

si

la disciplina

dei loro

e

su-

Fermo al mio posto ho fatto si che nessuno fuggisse tocco da timore panico e sono contento di essere riuscito ad estinguere una scintilla bordinati.

capace di accendere il più spaventoso incendio anarchico

(2).

Questo rapporto, che

trasmise in alto dicendo di l'influenza dei cHentani,

raggiungeva

accettando

il

fatto sotto

principio

delle

(3).

rimasto qualche giorno a Polica-

Il Carducci, stro,

ritenerlo

segnò

sventure del buon giudice

sottintendente

il

i

4 febbraio a Vibonati, da Gaetano Sapri, Angelo Tinelli, il 2 feb-

suoi

ivi l'ospitalità

Giffoni. Il sindaco di

braio invitava

il

il

offertagli

Carducci a soff'ermarsi nel suo

comune, ma egli vi mandava invece il distacca mento comandato da Stefano Passero. I liberali di Sapri, tra cui Giovanni Galletti con i suoi figli Salvatore e Raffaele, il clero con l'arciprete Nicola Timpanelli accolsero festevolmente le

masse con

L'arciprete

bandiera tricolore e con la croce. guidava in chiesa, intuonava il

Rapporto del Palieri del 4 febbraio già citato. Lettera del sottointendente di Sala del 6 febbraio,

(1-2) (3)

la

le


110

Te Deum

e quindi asceso sul

pergamo predicava

al popolo.

Abitava allora in Sapri, suo paese nativo, un vecchio prete, Vincenzo Peluso, fanatico sanfedista del 1799, che fuggito per delitti di sangue in Sicilia il 1809 vi era stato ricevuto con grande favore da la Corte borbonica, di cui divenne familiare, tanto che, vuoisi, avesse accompagnato la regina Carolina a Vienna il 1815 (1). Al Peluso si che queste

riferiva, a V approssimarsi delle masse,

volessero ucciderlo e bruciargli la casa; voce

al

certo foggiata per malignitĂ dei suoi nemici o per

quella smania tanto

comune

di

apparire bene in-

formati e di dare preziosi consigli.

Il

vecchio prete

a queste voci lasciava frettolosamente

paese con

il

alcuni suoi fidi e per timore andava ramingo per

campagne, riparando la notte in alcune caverne. Carducci, dopo breve dimora in Vibonati, saliva con i suoi seguaci per una via mulattiera a Role

11

frano.

si

XIV. Durante questi movimenti il Mazziotti adoperava febbrilmente nel circondario di Mon-

tecorvino a raccogliere proseliti per una sollevazione.

Lo coadiuvavano energicamente

giunti fratelli Pizzuti ed paese, tra cui

Calabritto

e

altri

vecchi

Giuseppe D'Aiutolo,

i

suoi con-

liberali del la

famiglia

Domenicantonio Foglia. Gran parte

degli abitanti però mostravasi restia, tanto che per

(1)

Sentenza della sezione

di

accusa di Potenza del

16 gennaio 1863. Rapporto del giudice istruttore luliani del 12

marzo

1849. {Processo Carducci), voi.

2'>,

parte

2Âť.


Ili

presa;

abbandonare P im-

parve inevitabile

vari giorni

ma

su le esitanze ed

i

timori della popo-

lazione prevalsero la volontĂ ferma e

dei

tere iniziare

formava

Mazziotti,

Il

liberali.

il

movimento

Poerio e

il

sicuro

gli

l'

opera tenace

ormai

po-

di

ne

nella contrada,

in-

chiedeva persona per di-

rigere militarmente le forze insurrezionali.

Trovavansi allora in Napoli due giovani baldi ed animosi,

B. Riccio e Domenico Bruno.

G-.

di essi, nato

il

Andrea Riccio a

da Teresa Marra, dopo

e

studi in Napoli

amore

Il

primo

22 febbraio 1822 in Torcbiara da si

era, per

l'

i

primi

indole ardita e

per

armi, arruolato volontario nel primo

le

reggimento di linea allora in Sicilia, passando dopo breve tempo caporale. Il Bruno, nato in Bella (Basilicata)

il

3 aprile 1823 da Nicola Bruno e Teresa

Ferrone, compiuti gli studi di chimica e farmacia,

come soldato di leva nello stesso regL'animo avventuroso e fervido delle nuove idee trasse i due giovani, insieme con gli ufera entrato

gimento.

Longo, Delli Franci ed altri, a prendere parte ad una cospirazione. Un caporale del reggimento denunziò la trama: il comando arrestò il ficiali

Riccio ed

Bruno ed altri undici militari. La Palermo li assolse per manprove ma, come accadeva di frequente il

Gran Corte canza di

speciale di :

allora, essi restarono in carcere a disposizione della

ministro della guerra ordinava l'invio

polizia. Il

di essi a Napoli.

a restare

s\

rivoluzione ivi altri

H

Longo

e Delli Franci riuscirono

Palermo ed ebbero poi gran parte avvenuta

pochi giorni

andarono in Napoli prigionieri presso

nella

dopo; gli la delega-


112

zione del corpo cui appartenevano

Nonostant-e

(1).

dure prove subite il Riccio ed il Bruno si posero in relazione con il comitato di Xapoli spe-

le

cialmente con

fuggirono

il

Poerio, ed a proposta di questo

27 gennaio dal carcere e corsero a

il

Mont ecorvino

(2).

Mazziotti con

Il

Bruno ed sera del

i

i

suoi conterranei,

28 gennaio

la

in

li

il

disarmarono, quindi

diressero per passare la notte ad

di cappuccini

Riccio,

caserma dei gendarmi nel

villaggio di Santa Tecla e si

il

del circondario assalirono la

liberali

un monastero

presso l'abitato di Giffoni. Fidenti

una buona accoglienza bussarono a

la

gran

porta del convento, quando ad un tratto in mezzo a le tenebre risuonò

da

finestre del

le

un

forte colpo di fucile tirato

monastero.

A

gettarono a terra la porta.

Allora

i

rivoltosi

quella vista

vero cappuccino, preso da lo spavento,

si

un po-

lanciava

da una fijiestra, fratturandosi nella caduta una gamba. Per evitare violenze, il Mazziotti impose a i suoi di fermarsi, penetrò solo nel convento, ove trovò ratili

Il

i

frati

tremanti e chiedenti pietà. Rassicu-

pienamente, ebbe da

essi viveri

ed alloggio.

giorno dopo passarono a Griffoni e quindi a

tecorvino Rovella, ove liberarono fransero

(1)

i

i

Mon-

detenuti ed in-

ritratti dei reali.

Stato di

servizio

del Biccio.

Meìnorie dilla

rivoluzione siciliana del 1848. (2)

Archivio di Napoli, prefettura di polizia, anno 1847,

{ascio 442, incart. 4183, voi.

I.


Ilo

XV. n moto

del Cilento, magnificato ed ingi'an-

dito da la parte

liberale,

destava nel governo

e

un vivo sgomento, temendosi che si non estendesse solo in tutto il principato citeriore, ma anche nelle provincie contigue (1). In un' adunanza dal comitato tenuta in quei giorni in casa del Bozzelli il D'Ayala, uscito da poco dal carcere, narrava in mezzo a la sorpresa degli astanti che il potente Del Carretto impaurito della marea che montava era ricorso per consiglio a lui e che egli lo aveva esortato a dimettersi da l'ufficio, spianando nella Corte

cosi la

via a le riforme

del 1S20

riprendendo

la

(2).

L'antico carbonaro

di poter restare ancora ministro

si illuse

vecchia divisa di liberale lasciata da

tanti anni. Intanto

il re.

nella speranza di scongiu-

rare la tempesta, con vari decreti in data del IS gen-

naio nominava luogotenente generale in Sicilia suo

concedeva una ammini-

fratello conte di Aquila,

strazione separata a l'isola, maggiori facoltà a la

Consulta di Stato ed a i consigK provinciali, alctme larghezze a la stampa ed altre riforme. Disponeva pure la liberazione di tutti i detenuti per reati di stampa, ordine che il prefetto di polizia eseguiva lo stesso altri tutti gli

protesta.

(li

E

dì,

liberando dal carcere fra gli

imputati per la pubblicazione della

Corsini

come suddito

estero era stato

Eacioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Xisco, pag. Ili De Sivr..

Basilicata, voi. Il, pag. 477

voi. I, pag. 123. (2)

D'Ayala, pag. 101

Srv'O, ivi

Nisco.

ivi.

Tofano, lettera

citata

— De


ili

qualche giorno prima, suo paese

(1).

Tornava

Poerio in mezzo a

il

10 gennaio, rimandato

così in libertà

al

anche Carlo

le feste dei liberali

napoletani.

Del Carretto, scorgendo irresistibile la corrente, divisò di dominarla ponendosene a capo. Il

Narra

il

Nisco che

vacillante ministro risolse

il

gendarmi e le immense schiere degli sbirri, dettargli uno statuto costituzionale e proclamarsi liberale ed ordinatore del paese. Ma il marchese di Pietratrama, ne avvertiva il socatella, scoverta la vrano, il quale, chiamato a palazzo il ministro di polizia, lo faceva trarre in arresto ed imbarcare il 25 di imporsi al re con

i

gennaio per Marsiglia

(2).

La

suoi dodicimila

temuto ministro accresceva r audacia della parte liberale. Nel pomeriggio del 27 gennaio, per volere del Poerio e del comitato, una grande dimostrazione partendo dal largo Mercatello, ora piazza Dante, percorreva la via Toledo disgrazia

del

fiao a la reggia tra

polosa

città,

Nel tempo

il

plauso e

invocando

stesso

il

liberi

le feste della

po-

ordinamenti

(3).

comitato di Napoli delibe-

rava in casa del Bozzelli un indirizzo nobilissimo al re.

Lo firmarono ben duecentonove

(1) Aì'chivio 11.

cittadini,

di Napoli^ anuo 1347, fascio 440,

incart.

4085. (2)

tristi

Nisco, pag. ili

Il

Raffaele, pag.

73,

narra

le

accoglienze ricevute dal Del Carretto a Marsiglia.

Raffaele, ivi, pag. 71 Nisco, pag. 113 DbSivo, Mancini Pierantoni, Una payino di storia TUKIELLO. dcd 18 IS al 1860. (3)

pag. 124


115

fra

i

migliori per censo, per altezza d'ingegno e

Fra

di studi.

i

sottoscrittori della provincia di Sa-

lerno notavansi G-ennaro nolfi,

Matteo Centola,

tonio

De

Honestis

(1).

Bellelli,

Pasquale Ate-

Giuseppe Abignenti, iVn-

Parecchi della parte liberale

salernitana trovavansi allora impegnati nei moti della provincia.

La mattina

del 29 appariva su le cantonate della

r atto sovrano che prometteva tra dieci giorni determinandone le basi. La notizia deir insperato avvenimento si diffondeva con grande

cittĂ

la costituzione,

rapiditĂ nelle provincie. Molti viaggiatori che par-

tivano da Napoli in quel giorno per Nocera e di lĂ per Salerno portavano coccarde

tore della diligenza postale che rilevava tori a la

lerno,

un

condut-

tricolori. Il i

viaggia-

stazione di Nocera per condurli a

De

tal Salvatore

Sa-

Cesare siciliano, dimo-

rante da parecchi anni in Salerno, vinto dall'entusiasmo,

si

fregiava anche egli di nastri tricolori

e gridava arrivando

nella

meridiane: viva

viva la costituzione!

diatamente

il

gli si

re,

cittĂ verso le tre po-

Imme-

avventavano addosso gendarmi

e sbirri, ignari dell'improvvisa concessione sovrana, Io trascinavano dal generale Gaeta, che gli strap-

pava dal petto

i

nastri e sotto

buona scorta

lo

spediva all'intendente. il De Cesare, senti con grande meraviglia dell'atto sovrano; la notizia gli veniva confermata dal giudice regio di Vietri allora

Costui, interrogato

(i;

D'Ayala. pag.

112.


tornato da Napoli

a consiglio

il

(1).

Chiamava immediatamente il comandante le armi

gen. Graeta,

nella provincia

ed

piĂš

i

alti

funzionari di

Discutevano vivamente, quando presso

il

essa.

palazzo

dell'intendenza su la larga via della marina echeg-

giarono ad un tratto ripetute grida di vlua

il

re,

viva la costituzione! e comparvero circa mille di-

mostranti insigniti di coccarde tricolori, preceduti

da una grande bandiera. Guidavano zione alcuni tra di Salerno,

la dimostra-

piĂš giovani ed ardenti liberali

i

Franceso Romano, Lorenzo Alemagna,

Michele Pironti, Cesare Bassi, Francesco

Giovanni

De Pa-

Matteo Luciani, SteCarmine Ruotolo, Francesco Mauro, il sacerdote Antonio scale

(2),

Bottiglieri,

fano Marino, Francesco

De

Rubertis.

ciava

il

A

La

Francesca,

grida dei dimostranti

le

si

asso-

popolo in massa aggiungendo: viva la Lega

Nono! Procedevano tranquilli ed quando a l'improvviso una turba di gen-

Italiana^ viva Pio esultanti,

darmi e

di soldati

si

scagliò contro di loro tirando

a l'impazzata colpi di fucile e sciabolate.

dato dei dragoni strappava di al

giovine Ruggiero

cio.

Un

Pironti ed

(1) (2)

per

i

(3)

il

la

Un

sol-

bandiera

un bracdragoni colpiva mor-

e lo feriva ad

altro soldato pure dei

talmente Francesco il

Marano

mano

De Matteis.

Parecchi, tra cui

Romano, restarono

feriti (3).

Archivio di Napoli, anno 1848, incart. 4273. Figlio di Gaetano De Pascale, condannato a morte fatti del 1820.

Archivio di Napoli, doc. dal lt48 al 1850, fascio 182,

esp. 2793.


117

LMngiusta e violenta aggressione suscitava un grave malcontento nel popolo. L'intendente per tema di qualche scoppio dell'indignazione pubblica e per sospetto che masse armate prorompessero nella città

dal circondario di Montecorvino, nel

quale già ferveva la rivolta, poneva Salerno in stato di assedio e la faceva percorrere da

nume-

Però il giorno successivo, domenica 30 gennaio, giungeva l' annunzio ufficiale dell' atto sovrano ed immediatamente, dismesso ogni rigore da parte delle autorità locali ed ogni risentimento del popolo per l'accaduto del giorno precedente, la città apparve tutta imbandierata e festante. Con il facile entusiasmo del rose pattuglie

di cavalleria.

nostro popolo le dimostrazioni di giubilo

si

segui-

vano incessantemente, dimenticandosi in un attimo le prepotenze ed i soprusi di cosi lunga serie di anni.

La

sera nelle principali famiglie della città

nero

feste, e

splendida riusci fra

le

si

ten-

altre quella

data da la signora Schaftler, moglie di un facoltoso industriale svizzero.

La

concessione

sovrana

rendeva manifesta

la

convenienza e l'urgenza di una generale amnistia per

i

bande

moti

avvenuti,

di rivoltosi

percorrevano

i

anche

non ancora

perchè

numerose

del tutto rassicurati,

distretti di A'allo e di

Campagna.

L'intendente chiedeva premurosamente istruzioni al

nuovo governo ed

il

procuratore generale della

Grran Corte criminale di Salerno scriveva al ministro

ho si

il

30 gennaio: "Mi giova

scritto in tanti rapporti,

sono riuniti sotto

il

ripeterle ciò che

cioè

comando

di

che coloro che

un

capo, oltre


vociferazioni

delle

e

degli

hanno pure

evviva,

esatte contribuzioni da particolari, preso

casse

nelle

Debbo

regie e distaccate

le

denaro

il

insegne regie.

in onore del vero anche soggiungere

che armi non sono incorse in alcun reato di sangue, poiché niun funzionario lo indica e ninno lo ha asserito „ (1). Il governo aderiva a la

le genti in

proposta e l'intendente pubblicava

questo manifesto "

il

1^ febbraio

(2):

La Commissione della provincia di Principato Ci-

teriore residente in Salerno rende noto ciò che segue : "

Le Autorità

di questa provincia,

avendo fatto

conoscere lo stato delle cose del distretto di Vallo,

sono state riscontrate e tutte sottomesse all'Augusto Sovrano. il

medesimo ha ordinato

Il

a S. E.

Ministro Segretario di Stato dell'Interno di far

promulgare un indulto a favore di coloro che sono in armi nel detto distretto ed ha dato subito gli ordini opportuni al colonnello La Halle onde desista da qualunque ostilità verso coloro che docili

rientrano nel sentiero del dovere e

metteranno

si

alle leggi in vigore profittando

sotto-

della

sovrana clemenza. "

Salerno, 1« febbraio 1848.

La Commissione " Il

comandante

la

colonna mobile: gen. Gaeta.

"

Per V inteìidente, il segretario generale: Lo Pane. Il comandante le armi: La Valle.

"

Il procuratore generale: Colangeli

"

(1-2)

Archivio di Napoli, ministero di polizia, anno 1848,

ignorava ancora a Salerno Rizzo e del Mares-a.

incart. 4273, voi. 36. Si

morte

„.

del

De Feo,

del

la


119

XVI. Il comandante dei regi, arrivato la sera del 30 gennaio sotto Laurino, principiava subito l'as-

ma

salto; resistettero gli insorti,

notte, terminò

guente

il

il

combattimento.

Lahalle, puntati

cominciò vigorosamente

con valore

i

i

La mattina

cannoni contro

De

paese,

mancarono però ben pre-

rivoltosi, cui

con

i

suoi urbani assal-

porta maggiore del paese, mentre

la

tenente

il

la se-

fuoco, al quale risposero

il

sto le munizioni. Il Vairo

tava

sopraggiunta

il

primo

Cossio del dodicesimo di linea assal-

tava la porta piccola. Per evitare inutile spargi-

mento

sangue ed il saccheggio delle case, il Vinil Sangiovanni a trattare la resa

di

ciprova inviava

ma lo

;

colonnello Abacucco Tarantino, arrestatolo,

il

mandava

al Lahalle,

che

lo

tenne prigioniero

nel locale del convento.

Intanto

il

De

tenente

Cossio, penetrando a viva

forza in Laurino, faceva molti prigionieri e libe-

rava

A

i

quattro

gendarmi

colà

tenuti in

arresto.

l'entrata dei regi molti dei rivoltosi, per

corsero verso la parte

pare la vita,

scam-

meridionale

del paese, gettandosi per alcune rupi scoscese dette del Belvedere.

A

questo la truppa rimasta ancorn

fuori del paese cominciò a tirare con

contro

pane

i

fuggenti.

del

Un

rapporto

4 febbraio 1848

il

cannone

intendente Lo-

dell'

riferisce

che

perirono

per quei colpi o nella caduta circa cento dei belli,

ri-

molti riportarono ferite e circa settanta re-

starono prigionieri;

Le Memorie

rii ArrJl/'rio

i

regi ebbero due soli feriti

di Carlo

De Angelis

di XdnOh'.

ivi.

(1).

dicono che pe-


120

rirono due gendarmi e tre o quattro urbani e circa

trenta insorti caddero nella fuga per

cannone

di "

contro di

tirati

essi.

alcuni rotti e precipitati,

tre S.

singolare che nei

parrocchie

molti colpi scrisse:

molti per velocità e

pratica di quei luoghi scamparono

È

i

L'UUoa „ (1).

registri dei defunti

di Laurino,

delle

nominate Ognissanti,

Biagio e Santamaria, non risultino morti in quella

giornate

(2).

Da

i

registri dello stato civile in data

del 2 febbraio 1848 risultano due soli morti effetto di ferite riportate

"

negli avvenimenti

per

che

ebbero luogo in queste contrade nel giorno 31 dell'or

decorso mese di gennaio

„,

cioè:

Griuseppe

Antonio Borelli, di anni 43, industriale, entrambi di Agropoli. Il cadavere del primo venne rinvenuto nel luogo detto Fontanelle, quello del secondo nella

Patella, capitano di barca, di anni 52, ed

contrada detta

]\Iolinello (3).

La

tradizione vuole

due sventurati fossero stati uccisi a colpi di pistola da un feroce capo urbano; lo conferma una nota dell'intendenza del 22 ottobre del 1850.

che

i

Come

si

spiega che

dello stato civile

i

registri parrocchiali e quelli

non facciano menzione

di altre

morti? Certamente parecchi perirono in quella costanza, tra i quali

un

certo Domenicantonio

del villaggio di S. Giovanni nel

Comune

cir-

Monzo

di Stella

Opera citata, pag. 36. Riscoutrava diligentemente i registri a mia preghiera il mio amico prof. G-io vanni Pesce, cui rendo le maggiori grazie. (1)

(2)

(3;

Reijistio dello stato civile di Laurino.


121

Cilento,

come

da

risulta

vari

documenti

(1). Il sin-

daco di Laurino, richiesto di chiarimenti, gio 1866 rispondeva cosi: Il sindaco del

il

3

mag-

tempo Fi-

lippo Magliani registrò solo le morti del Borrelli e del Patella; per gli trito fu

verso

il

altri,

lato

di

siccome l'attacco più nu-

mezzogiorno dell'abitato

Laurino ove è una rupe tagliata a picco, i caduti precipitarono nel fiume: le acque portarono via i cadaveri e non vi fu persona che si azzardasse a raccoglierli per tema di compromettersi con la truppa. I morti furono diversi: se ne ignora il numero preciso. Posso assicurare altresì che nel di seguente all'attacco qualche cadavere rimasto fu raccolto dalla truppa e sepolto e non si curò la ricognizione, né la iscrizione negli atti dello stato di

:^

civile „ (2).

La

facile vittoria conseguita inebriava le

rose guardie urbane ed sorte attendeva

gio vanni,

i

i

loro capi

nume-

una misera

;

prigionieri e forse lo stesso Ban-

quando a mezzodì

del 31 gennaio giun-

geva Aniello Joca da Roscigno annunziando la costituzione promessa dal re con l'atto sovrano di due giorni prima. Il Lab alle, liberati i prigionieri, tra cui

(lì 11

il

Sangiovanni, e licenziati

tribunale di Vallo con sentenza del

2:5

gli ur-

febbraio 1884

ritenne dimostrata in base a varii documenti la morte del

Monzo

a Laurino nel gennaio 1848 ed ordinò l'iscrizione

comune, marzo 1884. eredi di Dome-

di essa nei registri dello stato civile dello stesso

nei quali difatti è riportata in data del 5 {2)

Nota

Ijolitici

alligata a

Monzo

l'

iucartamanto degli

presso la Commissione dei danneggiati napoletani.

nicantonio


122

andò

bani, la

col cav.

colonna ad

saa

Vairo a Piaggine e quindi con Eboli, indignato fieramente

governo che aveva omesso di avverpromessa costituzione (1). XYII. Il lieto annunzio dell'atto sovrano si diffondeva rapidamente nella provincia. Griungeva a Montecorvino mentre i rivoltosi assistevano in chiesa al canto del Te Deum, raddoppiando in tutti il giubbilo. Arrivava invece con ritardo soltanto al campo del Carducci a Rofrano. Una sera, mentre questi era a cena presso il barone Tosone, irruppe improvvisamente nella sala il Leipnecher, corso appositamente da Vallo per comunicare gli avvenimenti della capitale. Il Carducci il di seguente con le sue masse andava aSanza, accolto festevolmente da Terenzio Barzellone, vecchio liberale del 1820 (2). Ivi trovava la colonna del Gatti, che. occupato il giorno 26 Futani e nei giorni successivi Torre Or-

contro

il

tirlo della

saia e Castelruggero, era per Caselle

sboccato a

Sanza, ove avea bruciato

le carte della

gendarmi, disarmato

urbani e liberato

gli

nuti.

Per ordine del Carducci

tava

lo stesso

giorno innanzi

il

al

tenenza dei

Gratti si

i

dete-

presen-

supplente del giu-

dicato, lo stesso Barzellone, dichiarando di avere in

omaggio a

li)

Ciò

la costituzione

mi vieuo

riferito dal

licenziati

i

gen. Francesco

suoi sa-

Lahalle.

figlio del colonnello. (2) Il

Barcellone per l'amicizia del Carducci e per i si trovò poi complicato in un

successivi moti del luglio processo.


123

^ordinati ed ingiunto loro di ritornare a le proprie famiglie

(1).

Carducci ed

Il

il

Leipnecher andarono

a Vallo, ricevuti con gioia da tutto

intendente

sotto tale,

Mirabelli, reduce

presentava ad

si

il

subito

popolo.

da

la

H

capi-

umile e supplicante,

essi

manifestando loro che un bollettino dell'insurre-

stampato

zione

narrato

che

in Salerno

26 gennaio

il

suo contegno ostile verso

il

i

aveva

ribelli; ciò

avrebbe certamente esposto a rappresaglie Chiedeva a i

lo

della parte liberale allora trionfante.

capi del movimento, ed essi per bontĂ di cuore vi

aderirono, di attestare la sua favorevole con-

dotta nella

circostanza. I cittadini

accolsero con

Avossa

volle suoi ospiti.

li

salernitani

li

dimostrazioni; e Giovanni

solenni

Dopo breve dimora

in

Salerno partivano per Napoli, ove per celebrare il

moto

un grande banchetto

del Cilento ebbe luogo

a la trattoria Ville de Paris, al quale presero parte il il

Carducci, Conforti,

il

Leipnecher, Luciani,

il

Centola, Carlo

provincia

La

De

i

il

Mazziotti,

fratelli

il

Bellelli,

Giovanni e Matteo

Angelis e molti liberali della

(2).

concessione

delle

franchigie

costituzionali'

esaltava potentemente gli animi nella provincia di

Salerno e vi destava una nuova vita: nel capo-

luogo sorgevano prontamente tre sero

(1)

anno (2)

i

nomi

Verbale

del 5 febbraio

1848.

1848, incart. 4273, voi 36.

De

circoli,

che pre-

di nazionale, progressista e popolare.

Angelis, Memorie, pag.

30.

Archivio di NapcĂŹi


i24 Il

governo cambiava subito,

il

di

8 febbraio V in-

tendente, sostituendo al marchese Spaccaforno, destinato a Palermo,

il

magistrato Aurelio Saliceti,

allora vicepresidente del Tribunale di Napoli

Costui,

il

(1).

un grande cittadinanza un mani-

successivo giorno 14, acceso di

entusiasmo, rivolgeva a la

chiamava

festo, in cui

a Salomone!

intendente

il

(2).

eroico

il

re e lo

paragonava nuovo

I cittadini rispondendo al

15 dello stesso mese con un indirizzo

redatto da l'avvocato Carmine Ruotolo ed improntato a

non minore entusiasmo dicevano

"

:

Oli voi

sarete al certo Faccetto del Signore! Voi benediranno questo mare e questa cerchia di montagne, voi loderanno gli avvenire e nell'amore del re e dei cittadini e fratelli voi metterete le piĂš profonde radici

A

„ (3).

dirigere

i

distretti della provincia

mandava uomini Vallo Belli,

il

a

di

noti

il

sentimenti

governo

liberali,

a

16 febbraio destinava l'avvocato Griuseppe

Campagna

nel 2

maggio successivo l'av(4). Nel marzo

vocato salernitano Modestino Faiella si il

costituiva in Salerno la guardia nazionale sotto

comando

di

Giovanni Avossa, che con i suoi di25 giuramento a la il giorno

pendenti prestava

(1)

Giornale delle

Due /Sicilie del

9 febbraio 184sB

— Gior-

nale deU' Intendenza di Principato Citra. (2)

Archivio di Salerno, anuo 1848. fascio 244. Pub-

Giornale delle Due iSicilie il 19 febbraio. Al nominato dipoi ministro il 9 marzo 1848, venne surrogato a Salerno l'avv. Giovanni Vignali. blicato nel

Saliceti,

(3)

Giornale delle

(4)

Idem

Due

Sicilie del 19 febbraio 1848.

del 16 febbraio e 2

maggio

1848.


125

un ringraziamento a la cittadichiamava la nuova milizia con le pa-

costituzione. In

nanza

egli

role rimaste dipoi famose: imlladio della libertà e della costituzione.

H

4

riceveva la nomina

il

Carducci

della

guardia

aprile successivo

di colonnello

nazionale per Finterà provincia.

Accrescevano

la

generale esultanza la libera-

zione di molti detenuti politici ed

gran numero di prof aghi.

Un

il

ritorno di

decreto reale del

24 gennaio aveva concesso completa grazia a i

tutti

condannati e detenuti per causa politica che

trovavano nel regno del

1*^

(1).

Un

un

si

decreto successivo

febbraio estese la grazia a tutti

i

condan

-

1830 in poi (2). Tornavano in Napoli da Parigi con passaporti del 17 marzo 1848 il generale Raffaele Carascosa, Giuseppe Ricciardi, Lorenzo De Concilii, Gfiorgio nati ed imputati politici dal

Tamaio, Gruglielmo Pepe, Piersilvestro Leopardi, i Amari ed il barone Giordano (3). Il 27 feb-

fratelli

braio s'imbarcavano a Livorno per Napoli Silvio

Spaventa, Damiano Assanti, Enrico Poerio, Giu-

Re

Si rivedeva in Salerno dopo famoso Antonio Gaietti, già capo della rivolta del Cilento del 1828, condannato tre volte a morte, salvato dal governo francese (5).

seppe Del

diciotto anni

(4).

il

(1)

Giornale delle

(2)

Idem

(3-4)

Due

Sicilie del "Ji

gennaio

Archivio di Napoli, doc. dal 1848 al 1850,

voi. 56. (5")

184tì.

del 2 febbraio

Veggasi

il

mio

libro più volte citato.

fa'selo 2.


CAPITOLO Da

III.

Tatto sovrano al 15 maggio.

Sommario. — I. Disordini nel Cilento - Usurpazioni di terre comunali - Devastazioni di boschi - Atroci delitti

— II. Partenza di volontari napoletani per la guerra

lombarda

Invio di truppe regolari

-

contro gli Austriaci

-

Combattimenti

— III. Elezione dei deputati nella pro-

Nomine di pari - Alti uffici concessi a cittadini di quella provincia IV. Preparativi per una nuova insui-rezione - Proclami per la costituzione

vincia di Salerno -

moto nel Salernitano - Luigi Gaetano Capozzoli vanno ad agitare il Cilento - Mi-

del 1820 - Emissarii in e

campo del Eaceio V. Preoccupazioni per l'apertura della Camera - Avvisi a le guardie nazionali - Proclami e disposizioni del Carducci VI. Il

chele Aletta al

15

maggio

La protesta

-

dei deputati - Il Carducci ed

i

salernitani al largo della Carità - Difesa della barri-

cata a Monteoliveto ed a la strada dei Fiorentini - Armassa - Fucilazioni nei fossati della darsena - Saccheggio delle case - Le vittime della giornata -

resti in

Gli ufficiali

De Sauget

e Bellelli ricusano decorazioni

VII. Raccolta a Salerno di guardie nazionali e di

cittadini per

muovere su Napoli - Giovanni Avossa Movimento delle guardie na-

sconsiglia la partenza -

zionali negli altri distretti della provincia - Provve-

dimenti del governo inviate in

VIII. Richiamo delle truppe Lombardia - Dimostrazioni al generale Pepe


127 iu

Bologna

truppe

- Iudi3cipĂŹiria delle

generale Lahalle -

La maggior

- Suicidio del

parte della spedizione

torna nel regno.

I.

A

gli

improvvisi entusiasmi

per

le

conse-

guite franchigie succedeva ben presto nella provincia di Salerno,

profonda

come

agitazione.

in

Plebi

altre

del regno,

ignoranti

una

abbrutite

da una secolare oppressione credevano a le mal comprese grida di libertĂ di poter rompere ogni freno. Perversi emissarii predicavano la comunione dei beni e la divisione delle terre, ed a tali esor-

invadevano private le ancbe le terre comunali ed (1). Aggiungeva esca al fuoco la sètta detta la fratellanza, sorta novellamente nel villaggio di Novi Velia presso Vallo e diffusasi rapidamente in molti cotazioni masse tumultuanti di popolo

muni

della provincia

(2).

Nei primi giorni di aprile

turbe di contadini armati di zappe, di vanghe e di scuri devastavano

gravemente

le foreste di

Rocca

Gloriosa, di Novi, di Ceraso, di Vallo e di altri

di villici del villaggio di

maggio una folla San Clemente nel co-

mune

si

comuni del di

distretto (3). Il 7

Nocera Superiore

Monte Albino

e vi recideva

gettava sul bosco di

un ingente numero

(1) Il Nisco, pag. 157, il Ds Sivo, pag. 177, e I'Ulloa, pag. 95, narrano che in Olevano ed anche in altri comuni si

predicava dal pergamo la comunione dei beni. (2) Ulloa, pag. 93. (3) Rapporto del sottointendente di Vallo del 5 apri-

le 1848.

Archivio di Salerno, anno 1848, fascio 244.


128

di piante (1). Altrettanto

accadeva in Auletta nelle

tenute comunali ed in quelle del marchese Antonio Castriota Scandemberg, ed in Acquavella nella

tenuta Torricelli posseduta dal principe Granito

Belmonte (2). Per reprimere tali abusi Raffaele Conforti, nominato ministro con decreto del 12 aprile 1848, mandava, invano, a gli intendenti nelle proviucie una circolare nella quale diceva: " E venuto a notizia di questa Reale Segreteria che in qualche provincia del regno le popolazioni di alcuni comuni, concitate al sospetto da la povertà, cui le a^vevano dannate più assai la cupidigia di poche famiglie che la sterilità della terra o la malvagità dei tempi, siansi mosse a rivendicare i loro diritti su i fondi

di

che, già demaniali o patrimoniali, erano poi dive-

nuti preda di particolari cittadini

soggiungeva

:

meco Tanimo le

"

La

prego,

sig.

e le forze a far

„.

La

circolare

intendente, a volger si

che, rimanendosi

popolazioni anzidette dai mezzi finora adoperati

per riguadagnare

i

loro diritti, a quelli più legali

e stabilmente efficaci

si

affidino,

i

quali sono pre-

cetti inviolabili di legge, riescono sotto

Fegida del

presente governo a vincere qualsiasi prepotenza

o raggiro riale,

(1)

anno (2)

e,

meglio che

hanno a guardiani

la forza

bruta e mate-

e proteggitori la ragione,

Archivio di Najyoli, ministero di polizia, fascio 3141, 1848, incart. 16.

Reclamo

del principe,

ivi, voi. 28.


129

e

diritto

il

troppo

le

Xelle

boschi.

dei

leggi

le

Continuarono

(1).

usurpazioni delle terre e città

nei

e

le

pur-

devastazioni

grossi

centri

av-

venivano ogni giorno rumorose dimostrazioni di operai reclamanti

la

limitazione delle ore

voro e l'aumento delle mercedi seguirono

sarti,

i

muratori,

i

:

di la-

cominciarono

i

tipografi, gli operai

Sarno ed a Cava (2j. aggiungevano in varie

delle fabbriche di tessuti a

A

i

gravi disordini

si.

contrade, specialmente aei circondarii di Torchiara, di Pollica e di Castell abate, frequenti

delitti (3).

In una petizione diretta al ministero dell'interno il 15 aprile 1848 da i più noti liberali della contrada, tra cui Filippo Patella, i fratelli Pavone, i

fratelli

Magnoni, Filippo Vitagliano,

il

sacerdote

De Ciutiis, i de Augustinis di Frignano, si indicavano i mali che la travagliavano e si chiedevano pronti rimedi. In quello scritto si legge " Nei comuni di Serramezzana, Fornelli ed Orto:

donico nel circondario di Castellabate, nido antico di ladroni e di facinorosi, animati ora

nità perchè

(1)

non

si

da l'impu-

possono cogliere in flagranza,

Pubblicata da I'Ulloa, pag. XLI.

Il Nisco censura da Giuseppe Vacca) dicendo che divisione dei beni comunali (pag. 157).

t^uesta circolare (redatta

essa prometteva la

L'accusa non mi sembi-a giusta. (2) Nisco, pag. 158 - De Sivo, pag. 177. (3)

gno

Eapporto dell'intendente di Salerno del 17 giuanno 1848, fascio 3141, in-

1848. Archivio di Napoli,

cart. 16. Il

De

Sivo, I'Ulloa, pag. indicate,

ciono a narrare lungamente quei 9

delitti.

si

compiac-


130

gente perversa spinta da

la

miseria

riunisce in

si

vanno va-

piccole comitive e di giorno e di notte

gabondi depredando

ie case campestri,

sequestrando

commercio, ricattando

persone, intercettando cosi

il

gli onesti proprietarii in

seno delle loro famiglie.

Molti proprietarii

si

trasferiscono altrove, altri

non

escono di casa e la povera gente risente gli effetti della miseria

Un

„ (1).

audace delitto avvenuto

6 aprile nel cir-

il

condario di Torchiara vi gettava

Venti malfattori,

costernazione.

terrore e la

il

nascostisi

nella

cappella del camposanto di Laureana, penetrarono nella

chiesa

del villaggio di Matonti, sorpresero

r arciprete Angelo Raffaele celebrava la messa, cri e lo

di

si

ricattarlo. Il sacrestano a quella vi-

furiosamente

mise a sonare

accorsero

Bambacaro che vi gh abiti sacontigua montagna

strapparono

trascinarono verso la

Rocca per

sta

gli

gli

abitanti

guardie nazionali, e

si

del

le

villaggio,

dettero

campane massime le ;

ad inseguire

gli

aggressori, che esasperati dal vedersi sfuggire la

preda tirarono dei colpi di

facile contro lo sven-

turato prete. Questi raccolto da

spirava due giorni dopo.

i

suoi conterranei

Gli aggressori vennero

arrestati. II.

Le famose cinque

lano scacciava cittĂ

lombarde

quali Mi-

giornate nelle

gli Austriaci, la sollevazione di altre

e di Venezia, la

guerra indetta da

Carlo Alberto a l'Austria entusiasmavano

(1)

Pubblico in appendice integralmente

la

gli

animi.

petizione.


131

Giungeva nel regno da Roma l'eco della grande adunanza del 23 marzo in cui il padre Gavazzi bandiva

la crociata contro lo straniero e della be-

nedizione a le bandiere dei volontari, che parti-

vano per

i

campi lombardi.

A

l'arrivo in

Napoli

della principessa Cristina Trivulzio Belgioioso ve-

nata per adunare volontarii, una clamorosa dimostrazione popolare, la sera del 26 marzo, chiedeva

armi e navi per la guerra contro lo straniero. re a malincuore dovette consentire.

Il

Sul piroscafo Virgilio concesso dal Governo salparono il 30 marzo con la Belgioioso per Civitavecchia centoventi giovani

(1),

provincia di Salerno, G. B. Scapaticci, studenti sarnesi, tore, cantante (2).

fra

i

quali tre della

Marano ed Alessandro

Portavano

e

Quinzio Fabbricasu la divisa,

rica-

una grande croce

rossa.

Altri centocinquanta partivano sul piroscafo

Lom-

mata, in mezzo bardo

il

al petto,

4 aprile

diretti del pari a Civitavecchia,

ove si congiunsero con pagni romani.

i

primi e con

i

loro

com-

Altri battaglioni di volontari allestivano Fran-

cesco Materazzi, Francesco Carrano, Rocco Vaccaro, Cesare Rossaroll, che del suo battaglione diede

De Sivo, pag. 158. Il Giornale 30 marzo 1848 ed FI lume a gaz pubblicarono l'elenco dei volontarii, senza però l'indicazione Nisco, pag. 150 -

(1)

delle

Due

Sicilie del

dei loro paesi. (2)

Lettera del giudice regio di Sarno del 29 ago-

sto 1850. Archivio di Salerno, carte diverse, fascio senza

numero.


132 il

comando

zione

De

(1).

A

questa

spedi-

ascrissero della provincia di Salerno

si

come

a Girolamo Ulloa, restando egli

capitano aiutante maggiore

Diego

Vivo, furiere del sesto di linea, G-aetano Ri-

naldi ed Enrico Mancusi

dava

rassegna

sarli in

(2). Il

darsena a salutare

a la

(3).

i

re

Ferdinando an-

partenti ed a pas-

L'Ulloa con

il

glione partiva sul piroscafo Archimede

suo battail

ed approdava a Livorno, donde movendo mese, giungeva

stesso

spedizione

21 dello

3 marzo a le Grazie,

il

generale dei

quartiere

13 aprile il

volontarii toscani

(4).

La

Rocco Vaccaro, della

comandata da

quale facevano parte Pasquale Di Donato ed Alfonso Laudisio di Sarno, battaglione Carrano

Durando

nerale

La

si

si

diresse a Venezia

;

il

riunÏ con le truppe del gè ~

e corse la sorte di esse (5).

parte liberale e la

stampa invocavano dal

Governo un largo invio di truppe regolari. Il miTroya aderiva solennemente a questo voto nel suo programma del 3 aprile. In un proclama del giorno 7 successivo il re dichiarava: " Le sorti della patria vanno a decidersi nei piani di Lomnistero

bardia ed ogni principe e popolo della penisola è in debito di accorrere e prendere parte a la lotta

(1)

VoLLARO Saverio, Austriaca

(2)

Lettera suindicata del giudice regio di Sarno.

Due

res.

14 aprile 1848.

(3)

Giornale

(4)

De

Sivo, pag. 208.

(5)

La

provincia di Salerno dette a la guerra contro novanta volontari, giusta l'elenco esistente

delle

lo straniero

negli atti del tempo.

Sicilie del


133

che deve assicurare T indipendenza,

Noi intendiamo

gloria.

la libertà e la

con tutte

di concorrervi

nostre forze di terra e di mare, con

i

senali e con

(1).

tesori della nazione „

i

le

nostri ar-

Già il 5 di aprile era partito sul piroscafo Palinuro il 1° battaglione del decimo di linea, di ottocento uomini, sotto

comando

il

Rodriguez. Approdato a jjennino per

Modena il

il

del

colonnello

Livorno, passava T Ap-

valico dell' Abetone, raggiungeva

e Reggio, quindi, varcato

Po,

il

si

univa

giorno 23 in Bozzolo presso Mantova a cinque-

mila toscani comandati dal generale Ferrari Il

giorno 14

successivo

moveva su

chimede un altro battaglione

dello

la

dini

venne posto

lontari designato con cacciatori

(3).

Il

un battaglione

anclie il

nome

A'^iglia,

di

8*^

ove

il

Ma

a

di

cui or-

i

558 vo-

battaglione dei

approdato egualmente

Livorno, raggiunse per la stessa via S. Silvestro, villaggio a

reggi-

stesso

mento, comandato dal maggiore Viglia,

(2).

nave Ar-

il

a

3 maggio

due miglia da Mantova,

giorno stesso combattè contro gli Austriaci. queste piccole spedizioni

sufficienti

a

le

necessità della

non sembravano guerra, ne

spondenti a l'importanza dello Stato che dava. I liberali incalzavano

le

corri-

man-

governo e questo la corte, finché il giorno 17 apparve nel giornale ufficiale questo comunicato: " Il re, aderendo a le richieste del governo sardo espresse per mezzo

Due

(1)

Giornale delle

(2)

De

(3)

Nisco, pag. 151

il

Sicilie dello stesso giorno.

Sivo, pag. 208. -

De

Sivo. pag. 162.


134

Rignon incaricato dal re Carlo Alha disposto V invio di quattro mila uomini il comando del generale Gugliemo Pepe per

del conte Di berto, sotto

prendere

la guerra clie si combatte in indipendenza italiana e di spedire

parte a

Lombardia per

l'

a Venezia parecchi ufficiali e sottoufficiali

Sempre

sotto l'impulso continuo del

spedizione veniva aumentata a 13 mila costituita

da due

divisioni.

Il

(1).

pubblico la

uomini,

tenente generale

Giovanni Statella comandava la prima, formata da due reggimenti di linea, il 1° ed il 12o. un battaglione del 5°

reggimento, uno del

7^,

il

terzo

battaglione cacciatori, una compagnia zappatori ed otto cannoni. Il generale Carlo

dava

la

menti di

linea,

il

7°,

l'S*^

un cavalleria, un battaglione

dell' ll^*,

terie di

A

capo

Nicoletti

coman-

seconda divisione, formata da tre reggie

il

9°,

altro di cacciatori, tre

cannoni e due dell'artiglieria

un battaglione reggimenti di

di carabinieri,

due bat-

compagnie di zappatori. era

Carlo Lahalle, allora

promosso generale. Moveva la seconda divisione per via di terra traversando gli Abbruzzi, accolta dovunque con grandi acclamazioni. Invece la prima divisione si imbarcava il 27 aprile per Ancona su la squadra

comandata dal contrammiraglio De Cosa, costituita da cinque fregate a vapore, Carlo 3°, Roberto, Guiscardo, Ruggiero e Sannita, due fregate a vela, Regina e Isabella, ed un brigantino. Il ge-

(1)

Giornaìe delle

Due

Sicilie del 17 aprile.


135

Pepe trattenuto da

lieve infermità si im4 mao-gio su lo Stromboli insieme con stato maggiore ed approdava in Ancona il

nerale

barcava lo

il

20 maggio (1). La prima spedizione, che comprendeva i due battaglioni del IO*' di linea comandati da i colonnelli Rodriguez e Viglia, si trovò ben presto al fuoco. Gli Austriaci, usciti il mattino del 3 maggio da

Mantova per

porta Predella, assalirono

la

toscano, al quale allora era giunto "

ma

Viglia,

vennero

respinti.

Il

4

il

il

campo

battaglione

gli Austriaci

ritornarono a l'assalto, riportando un nuovo insuccesso;

però

il

comandante Ferrari per equi-

voco ordinò la ritirata. Arrivato il 2° battaglione Rodriguez il giorno 8, le truppe toscane e napo letane obbligarono

nemico ad abbandonare

il

la

posizione occupata ed a rientrare in Mantova. Il

giorno 10 avvenne

Montanara un al

al

ponte delle

Grazie presso

altro scontro favorevole a

quale presero parte

il

i

nostri,

battaglione Viglia ed

i

volontari partiti con esso da Napoli. Il Ferrari in se-

guito a questo successo pose nerale al ponte

delle

il

suo quartiere ge-

Grazie, ripartendo

le

sue

forze su Curtatone e Montanara.

La mattina stesso

del 13 gli Austriaci assalirono nello

tempo Funa

glione dei volontari

mente

la

pochi

feriti,

ei)

De

prima

e l'altra

posizione.

Il batta-

napoletani difese splendida-

di esse, riportando lievi perdite

tra cui

Enrico Poerio

Sivo. pag. l<o a 175.

e

con

Cesare Ros-


136

Parimenti a Montanara resistettero con vacompagnie napoletane del 10° di linea.

saroll.

lore quattro Il

nemico

rinnovò il

il

l'

giorno 29 con maggior nerbo di forze

assalto a le

due

A

posizioni.

Curtatone

battaglione dei volontari napoletani dovette non

ostante

il

suo valore ripiegare su Goito e quindi

su Mantova e Brescia, perdendo 250 uomini tra

morti e prigionieri, con 86 altri,

il

professore Pilla

dava un battaglione

feriti.

napoletano, che

di volontarii

guito a questa ritirata anche linea dovettero

tanara scani

e

ed a

i

su

battaglioni

pisani.

gli

comanIn

se-

napoletani del 10° di

i

abbandonare

retrocedere

Cadde, fra

la posizione di

Mon-

Goito, unendosi ai to-

Rodriguez

e Viglia. Il

giorno 30 gli Austriaci assalirono infruttuosamente Goito. In questo combattimento mori tra gli altri il volontario Domenico Speranza di Catona, villaggio del comune di Ascea in provincia di Salerno (1).

Al generale Pepe giunto in Ancona il 6 maggio perveniva una lettera di Daniele Manin, capo del governo provvisorio di Venezia, che chiedeva

H Pepe aderiva di buon grado proseguendo per Venezia. Alessandro Poerio, che aveva come volontario seguito il Pepe, scriveva da Ancona il giorno 11 maggio a Giuseppe Del Re accennando a la suprema necesaiuti per la difesa della città.

sità

nava

ri")

di liberare cosi:

"

Venezia.

Qaeste

La

sua

lettera

termi-

cose ho voluto scriverti af-

D'Ayai.a, Ifaliani morti combattendo,

n. 395.


137

finché tu e

il

Carducci,

che caramente saluto, e

il

tuo energico cognato,

quanti

altri siete

amatori della causa nazionale aiutiate che

costà

le istanze,

fanno dal generale Pepe con dimostrazioni

si

gagliarde che sieno potente scoppio della blica opinione e forzino la

mano

al

pub-

governo, vin-

cendo ogni ostacolo di Corte, sventando tutte le mene segrete, facendo vergognare chi è capace di vergogna ed impaurire chi non ha altro Dio che paura

la

Un

III.

vocava

i

(1).

decreto reale del 29 marzo 1848 con-

comizi elettorali per

il

15 aprile a norma

della legge elettorale provvisoria del 29 febbraio dello stesso anno.

A la provincia

tavano quattordici deputati, cioè

di Salerno spetsei al distretto del

capoluogo, due al distretto di Sala e tre per cia-

scuno

un

ai distretti di

Campagna

altro decreto del 5 aprile,

e di Vallo.

modificando

la

Però legge

provvisoria, stabili la votazione nei capoluoghi di

non più per distretto, come era prima disposto, ma per provincia. Votarono in quella di Salerno 7495 elettori: due soli candidati conseguirono la maggioranza assoluta necessaria per la proclamazione a primo scrutinio, Giovanni Avossa, con 5841 voti, e Domenico Giancircondario e stato

nattasio, con 4012. Nella votazione gio,

naro

(1)

avvenuta

il

Bellelli,

Documen'ì

labra, pag. j03.

di ballottag-

2 maggio, riuscirono

Giacomo

stovìci

eletti

Gen-

Giuliani, Giosuè Sangio-

riguaràanti V insurrezione ca-


138

vanni, Francescantonio forti,

De Q-.

Con-

Mazziotti, Raffaele

Carducci, G. A. Positano, Ulisse

Costabile

Dominicis, Michele Pironti, Filippo Abignenti,

B. Bottiglieri

tutti gli eletti,

(1).

meno

Q-ià

ho

fatto

menzione

di

del G-iuliani e del Sangio-

vanni, di cui darò qualche cenno.

Giacomo Giuliani, nato in Napoli, insegnava agronomia nel liceo di Salerno. Suo padre, Gabriele, sottointendente in Santangelo dei Lombardi, collocato a riposo con decreto del 6 erasi stabilito

con un altro suo

novembre 1847,

figliuolo, Federico,

a Roccadaspide. Giosuè Sangiovanni, nato da Pasquale Sangiovanni in Laurino

da giovinetto

1775, aveva iin

il

mequando

coltivate le scienze naturali e la

dicina. Si trovava in Napoli per

i

suoi studi

avvenne la rivoluzione del 1799 durante la quale effli combattè valorosamente a Miniscola contro ;

gli Inglesi.

con

il

Imprigionato dipoi

ai

Granili insieme

suo illustre maestro Domenico Cirillo, andò

Nel 1807, a la seconda occupaebbe la nomina di professore di zoologia e di anatomia comparata e su argomenti di queste materie scrisse molte memorie. Mori il esiKato in Francia.

zione francese,

;

17 maggio 1849 in Pozzuoli

(1)

Verbale della

del 27 aprile fascio 476. I

1848,

nomi

(2).

Commissione del Principato Citra prefettura

di

polizia,

incart.

4251,

sono disposti secondo

dei candidati

i

voti ottenuti. (2)

Da

notizie raccolte presso

i

suoi parenti in Laurino.

Nell'elenco dei condannati durante la

reazione,

pubbli-

cato dal Sansone (volume 7» dei Documenti per la storia


139

Vennero nominati

regno, della pro-

del

pari

vincia di Salerno, nions. Laudisio, vescovo di Policastro,

Domenico Abatemarco, uno

cospiratori nei moti del

1820,

il

dei principali

principe di Bei-

monte Angelo Granito, il marchese di Castelnuovo Fulvio Atenolfì, ardente carbonaro nel 1820, il duca di Oampomele Francesco Evoli, il principe D'Angri (1). Durante il periodo costituzionale, Griovanni Avossa nominato il 7 aprile del 1848 ministro di grazia e giustizia declinò

l'ujfficio

per ragioni di

il Conforti. Gennaro Belvenne nominato il 4 aprile 1848 incaricato d'affari presso il Granduca di Toscana. Domenico Abatemarco entrò come consigliere nella Suprema

salute e gli fu suiTogato

lelli

ebbe

Corte di Giustizia; suo fratello Gabriele

nomina

3 aprile e restò in ufficio fino cessivo.

la

di direttore dell'interno nel ministero del

Il

Pironti, che

nei

al 7

settembre suc-

primi mesi del go-

verno costituzionale stampava in Salerno un giornale.

La Guida

dice della

rV.

La

del Popolo,

venne nominato giu-

Gran Corte Criminale

di Terra di Lavoro.

rivoluzione trionfante in tutta l'Europa,

perfino in Austria, la repubblica a Parigi, la Sicilia

ancora in piena rivolta infiammavano

le

spe-

ranze della parte più avanzata, che diffidava della lealtà del re.

Fremeva

in molti

vecchi

il

ricordo

Sicilia), figura invece nn Giuseppe Sangiovanni condannato dal visitatore Marano a 15 anni di esilio con

della

risoluzione del 9 (1)

maggio

1800.

Decreti del 13 maggio, 28 giugno e 9 luglio 1818.


i40

1820 e degli antichi

della tradita costituzione del trionfi,

della carboneria. Nei circoli affollati e nelle

piazze

si

gridava che

reazionari levavano la te-

i

che l'odiato Del Carretto tornava minaccioso

sta,

nel regno, che occorreva tenersi pronti ed in armi.

In alcuni comuni della provincia di Salerno

neggiava apertamente a

ed in Bellosguardo

si

la

repubblica; in

tentava di elevare nelle piazze

r albero della libertà; a Perdifumo il

si

si in-

Aquara

si

costringeva

parroco a sonare a festa per la repubblica che diceva già proclamata in Xapoli

(1).

una nuova

I liberali più accesi preparavano

surrezione

stabilita,

si

disse,

per

Migliaia di armati dovevano in cogliersi

da tutte

le

in-

10 maggio.

il

quel giorno rac-

contrade del regno, massime

dal Cilento, su l'altura di Monteforte in provincia

famosa per i ricordi del 1820 (2). proclama diretto in data del 30 aprile da un

di Avellino,

Uu

Comitato generale delle provincie a

gno diceva:

popoli del re-

i

"

L'ora del pieno riscatto d'Italia è sonata. Leviamoci tutti, non per accendere le faci della guerra civile,

ma

sorgimento sopra solide

per fondare basi,

il

nostro

conformi in tutto

ri-

al

genio italiano. Viva la costituzione del 1820! Viva l'Italia!

clama

(1)

Viva Pio

9°!

Viva

il

re! „ (3).

ricco di reminiscenze della

Ulloa. pag.

Un

altro pro-

carboneria di-

97.

Idem, pag. 122 a 124 - De Sivo, pag. 181 - Archivio di Salerno, processo Aletta. (2)

(3)

Archivio di Salerno,

rULT.OA, doc.

LXIX.

ivi.

-

Proclama pubblicato da


141 "

ceva:

Fratelli, scuotetevi e

mantenete

sacro giuramento. Cittadini, a le

il

vostro

armi, per

Dio,

vendichiamo dal tiranno ed una volta per tanto sangue sparso sempre risorgiamo liberi, perchè liberi ci vuole Iddio grande architetto dell'Universo, liberi ci a

le

armi! Disperdiamo

vuole

nostro

Cristo

i

nostri nemici,

salvatore, liberi ci vuole

il

grande Santo protettore della costituzione del 1820 (1). Patrioti, fratelli, cittadini, a le armi, a le armi, che non dobbiamo deporre se non quando vedremo davvero salvata la patria e radicata la costituzione del 1820, riformata sopra democrati-

che basi e piantata per sempre la nostra vera

li-

Viva Pio 9° Viva la costituzione del 1820 Viva Tunione e l'indipendenza italiana! „ (2). bertà

!

Con

!

!

molti emissari correvano

questi proclami

i cittadini ad insorgere. primeggiavano per fuoco

Provincie infervorando

le

Nel Principato

citeriore

ad audacia nell'agitare

le

popolazioni

dio Scrino di Carife, villaggio del

cato Sanse verino, Francesco

De

il

prete Ovi-

comune

di

Mer-

Stefano di Sanza,

Un altro

Griuseppe e Raffaele Pessolano di Atena.

prete animoso, intraprendente, Matteo Farro di Bel-

losguardo, predicava pubblicamente

per

le

A

sommuovere

il

fratelli dei

famosi oiu-

Teobaldo, protettore della carboneria.

Proclama 15 maggio. (2)

le vie e

Cilento andavano fra gli altri

Luigi e Gaetano CaDozzoli,

(1) S.

per

piazze la rivolta.

alligato a l'atto di accusa per

i

fatti del


142

del

stiziati dell'

1829.

Costoro,

prosciolti

per effetto

amnistia del febbraio da la relegazione, du-

rata venti anni, erano da l'isola della Pantelleria

Partirono

da la capitale il 30 aprile con un proclama rivolto da essi " Ai prodi ed eroi del Cilento, „ che terminava cosi: " Cittadini, fratelli, a le armi, a le armi Per Dio, uniNapoli.

in

tornati

!

difendiamo

tevi a noi,

la

costituzione

del

1820

che fu giurata ed è tuttora vigente e solo sospesa restò dal tradimento della tirannide, dalla violenza

ghe

questa

baionette austriache:

delle

legge, la nostra regola,

abbasso

basi;

un

dettò

mento

e la frode!

di volpi

A

sia la nostra

redatta sopra più lar-

lo statuto

consiglio

salviamo nostri

ma

del 19 febbraio che e sanzionò

l'armi, a le

il

armi,

tradi-

fratelli,

da la tirannide, riacquistiamo i vendichiamo il sangue dei martiri

la patria

dritti,

nostri fratelli

!

tano Capozzoli

I cittadini e fratelli Luigi e Gae-

„ (1).

A i primi di maggio i due emissari giungevano a Cicerale presso Filippo Vitagliano, antico liberale, per

comunicargli

quindi, separatisi, Cilento,

il

De

die nazionali del suo

bero mancando egli

Atto

Dominicis. Luigi, pas-

3 maggio nel vallone detto Fiorito nei s' imbatteva in alcune guarcomune, che non lo riconobdi là da fanciullo. Costoro,

dintorni di Monteforte,

(1)

comitato;

suo paese nativo, G-aetano verso Ascea

per conferire con Ulisse

sando

gli ordini del

movevano Luigi per Monteforte

di accusa succitato.


143

visto l'atteggiamento sospetto gli

rispose tirando

guardie,

delle si

un colpo di baionetta contro una un tale Imbriaco. Allora le altre

scagliarono addosso al Capozzoli

vemente a Il

sconosciuto,

dello

intimarono l'arresto; a questa intimazione egli

la testa, lo

e, feritolo

condussero in Monteforte.

capitano della guardia nazionale lo

giudice

istruttore,

gra-

mandò

al

quale lo sottopose a pro-

il

cesso e lo fece rinchiudere nelle carceri di Vallo

(1).

G-aetano invece perveniva senza correre alcun pericolo presso

il

De

Dominicis.

A

sommuovere il distretto di Sala il Carducci inviava il 3 maggio da Napoli un tale Michele Aletta. Questi, nato in S. Griacomo il 20 maggio 1793, era andato giovinetto in Salerno per fare pratica di usciere giudiziario; le notificazioni

ma

più che

turbinavano

per

la

le

citazioni e

sua

testa

le

Nel 1820 gettatosi in mezzo a i più esaltati, si prendeva al sopravvenire della reazione una condanna, da parte della Suprema Commis-

nuove

idee.

sione di Stato, di cinque anni di prigionia, che scon-

tava conia più stoica indifferenza. Nel gennaio 1848

raggiungeva a Torreorsaia nale del

Gratti e la

la

seguiva

colonna insurreziofino a Sanza.

Sorti

immediatamente, seguendo l'impulso dell'animo irrequieto, si poneva tra i più caldi agi-

nuovi

torbidi,

tatori. Il

(1)

il

6 mag-

Evase poi, il 9 luglio, da le carceri e si uni con suo Gaetano a le bande cilentane {Archivio di Sale7')io,

fratello

H. P.

Carducci consegnava a l'Aletta

60).


144

gio molte copie del proclama del 30 aprile ed

una Giovanni Andrea Romeo, allora intendente a Salerno (1), con cui lo pregava di nominare l'Aletta comandante di una colonna mobile di quaranta uomini nel distretto di Sala e di provlettera per

vederlo di altrettanti fucili

(2).

Fornito della nomina e delle armi rivava a Sala

gente

il

di 8 maggio,

sottointendenza

la

ricevuta e scriveva a

i

l'

Aletta ar-

comunicava

cav.

Bove

la

al

reg-

missione

capitani della guardia na-

San Giacomo e di Sala di buon numero di guardie. Annunziava con

zionale di Sassano, di inviargli

un manifesto che

il

Del Carretto era giĂ tornato nel

regno per ordire una controrivoluzione egli

(3)

e

avrebbe marciato con duemila uomini su

pitale per difendere

"

la nostra politica rigenera-

zione e proclamare la costituzione del 1820 si

inattesa tempesta,

che

la ca-

il

„.

A

sottointendente titubante

mandava

a Salerno un' apposita staffetta per avere

istruzioni.

Reggeva allora V intendenza di Salerno, Romeo, l'avvocato Enrico Mam-

in assenza del brini,

come segretario

generale. Questi, meravigliato

della notizia, scriveva al Carducci manifestando

dubbio che non

si

trattasse di

e chiedendogli chiarimenti

il

una mistificazione

(4).

22 marzo 1848.

(1)

Surrogato

(2)

Interrogatorio dell'Aletta, del 5 settembre 1849 nelle

al Saliceti

il

prigioni di Salerno. Archivio di Snlenio, processo Aletta, fascio 2660, voi. 20. (d)

Voce allora molto

(4)

Lettera del Mambrini

sutrez. calabrese, N. 105.

diffusa,

ma

falsa.

al Carducci.

Doc.

ator. dell' in-


145

Intanto

l'AJetta, lasciato in asso

il

sottointen-

dente, con venticinque uomini raccolti a stento e

con una immensa bandiera tricolore saliva

un monte

gio su

distretti di Sala e di Vallo. cio,

il

9

mag-

detto Raccio posto al confine dei

Di

là, fìal

inviava messi e proclami a

i

campo

del

Bac-

capitani delle guar-

ingiungendo loro di unirsi a lui " che marciava su Napoli con duemila uomini „. I capitani, poco fidenti in quelle grandiose assicuradie nazionali,

tacquero o risposero. in

zioni,

modo

evasivo.

L'A-

dopo un paio di giorni di attesa si risolveva, scorgendo che non veniva alcuno, a scendere dal monte ed imprecando e maledicendo ritornava a

letta

Sala.

Lungo

la via, incontrate

conducevano un

alcune guardie che

arrestato, lo liberava per far

stra di autorità e di

comando. Pervenuto

a

mo-

Sala,

il 15 maggio un impiegato dell' intendenza che per incarico del Mambrini gli portava un ordine del Carducci di tornare a Salerno per ricevere nuove istruzioni. L'Aletta, recatosi a Sa-

vi trovava

non

lerno,

vi trovava

il

entrambi allora in Napoli V. Si approssimava, tra zioni,

il

di 15

maggio

Camera. La parte

Carducci, ne

il

Romeo,

(1).

le

più vive preoccupa-

stabilito per l'apertura della

liberale

fremeva di sdegno a

'•ausa dei continui intrighi di

nario formato specialmente di

un comitato alti

reazio-

ufficiali

del-

perle continue difficoltà che il re opponeva a l' avanzare delle truppe e dei volontari l'esercito e

(1)

Interrogatorio citato.

10


146 partiti per la

voci

guerra lombarda. Si diffondevano

minacciose di sorprese e di

violenze

della

plebe e della Corte contro la rappresentanza na-

Per scongiurare

zionale.

nore

le

il

pericolo

si

pensò di

te-

guardie nazionali delle provincie pronte ad

accorrere in massa in Napoli. Il

Carducci, colonnello della guardia nazionale

della provincia di

Salerno, andava

sera

la

13 maggio a l'Intendenza e d'intesa con

il

del

reg-

gente di essa Enrico Mambrini faceva stampare

un proclama ed maggio. Nel primo, accennato a pericoli per il Parlamento e per le istituzioni rappresentative, incitava a le armi i citdal tipografo Raffaele Migliaccio

una

circolare in data del 12

Con le armi a la mano attenderemo che l'assemblea nazionale allarghi ed tadini,

soggiungendo:

"

assodi le nostre istituzioni e proclami in faccia a

l'Europa

la

causa dell'indipendenza italiana. In

essa sono riposte le nostre speranze; ed voti

non

falliranno per essa. Se

r;ìnno conculcati,

sapremo

i

i

nostri

suoi decreti sa-

allora che fare dei no-

moschetti „(1). Con la circolare diretta a i capi della guardia nazionale deplorava gli eccessi com-

stri

messi da alcuni abusando del suo nome e dichiarava

che egli aveva, sempre raccomandato trioti e le

firmati in

guardie nazionali

si

"

che

i

pa-

tenessero vigili ed

qualunque perigliosa emergenza, sopra

tutto per assicurare la dignità e la maestà dei decreti del

(1)

Parlamento nazionale e

Proclama a stampa alligato

al

la tutela dell' or-

processo Aletta.


147

dine sociale; e che

mai degenerare tro la

il

loro contegno non, dovesse

in ostilità contro le leggi e con-

gerarchia naturale dei poteri

(1).

Non

pago degli ordini ufficiali, scriveva particolarmente a i capi della guardia nazionale nei varii distretti

tenersi pronti con

di

i

loro subordinati

ed a Stefano Passero, capitano del distretto di Vallo, di raccogliere sotto

forze del distretto

con

il

ordini tutte le

suoi

(2).

Mambrini, in seguito a

Il

lite

i

le intelligenze stabi-

Carducci, ingiungeva al

dei

direttore

dazii indiretti di Salerno di consegnare al sindaco

della città

una notevole quantità

provvederne

la

di

polvere per

guardia nazionale. Difatti

il

tenente

guarda-magazzino Leonardo De Crescenzo dava la mattina seguente al sindaco, e questi al comando della guardia nazionale, sei barili di polvere del peso di tre cantala e rotoli trenta

(3). Il

Carducci

prrtiva la sera del 14 per Napoli per adempiere al

suo dovere di deputato.

VI.

Non

è

mio compito narrare gli avvenimenti del 15 maggio in Napoli.

dell'infausta giornata

Sorti vivi dissensi tra

i

deputati, riuniti in seduta

preparatoria nel locale di Monteoliveto, circa la formula

ed

il

del giuramento da prestarsi,

re la

parte liberale più avanzata, tra cui moltissimi gio-

Processo Aletta. Lettera pubblicata in appendice. (3) Ordini del Mambrini del 13 e del 17 maggio 1848 Kicevuta del sindaco (Doc. alligati a l' atto di accusa per il processo degli avvenimenti del lo maggio). (1)

(2)


148

vani di provincia, massime delle Calabrie e del

da popolani,

Cilento, coadiuvata

mare

si

diede

deUa

a for-

numerose barricate. Per ristabilire l'ordine, il re faceva uscire le truppe, che si allineavano innanzi a in via Toledo ed in altre vie

città

reggia e nella contigua piazza detta di S. Ferdi-

la

nando.

Un colpo di fucile tirato

gida contro

un

presso la via S. Bri-

soldati determinò

i

che

conflitto,

si

protrasse

immediatamente

per parecchie ore

deUa giornata. Le guardie nazionali ed un gran numero di giovani da le finestre de le case prospicienti su la via Toledo e da dietro le barricate tiravano contro

i

soldati.

In quelle ore sanguinose, un

ufficiale

borbonico

imponeva in nome del re a i deputati di sciogliersi. Cedendo a ]a violenza, abbandonarono la sala, dopo avere deliberato e sottoscritto questa protesta, redatta dal Mancini: "

La Camera

de' deputati, riunita nelle sue se-

dute preparatorie in Monteoliveto, mentre era tenta

a'

suoi lavori ed all'adempimento

del

in-

suo

mandato vedendosi aggredita con inaudita infamia dalla violenza delle armi regie nelle persone inviolabili de' suoi

componenti, nelle quali è

vrana rappresentdma

della

nazione,

la so-

protesta in

faccia all'Italia, l'opera del cui provvidenziale ri-

sorgimento

si

vuol turbare col nefando eccesso, in

faccia a tutta l'Europa civile cggi ridesta allo spirito

della

libertà

contro quest' atto di cieco ed

incorreggibile dispotismo e dichiara che essa

sospende

le

sue sedute

se

non perchè

non

costretta


149

ma, lungi

dalla forza brutale;

dall'

abbandonare

r adempimento dei suoi solenni doveri, non fa che sciogliersi

momentaneamente per

dove ed appena potrà,

affin

unirsi di nuovo,

di prendere quelle

deliberazioni che sono reclamate da' dritti dei popoli,

dalla gravità della situazione e dai principi

della conculcata

Napoli, lo

maggio 1848,

pomeridiane

Eomeo,

umanità

e dignità nazionale

in Monteoliveto, alle ore 7

— Cav. Cagnazzi, presidente - Stefano

segretario - Giuseppe de Vincenzi - Leo-

nardo Doroteo - Salvatore Tommasi - Gaetano del Giudice - Eugenio de Riso - F. A. Mazziotti - Niccola de

Luca

Luigi Zuppetta F.

De

Angelo Camillo de Meis Filippo Abignente - F. Clausi -

-

Blasiis - F, Sacchi - Goffredo Sigismondi - Innocenzo de Cesare juniore Ortale - Belisario Clemente - P. S. Man-

Michele Pironti

Tommaso cini -

Enrico Berardi - Antonio Cimino - Carmelo Faccioli - Antonio Laterza - Nazario Colaneri -

Pasquale Amodio - Domenico

Re

De

Cesaris - Giu-

Bpaveota - Saverio Barbarisi - Benedetto Musolino - Ferdinando Petruccelli - Gennaro Bellelli - Ottavio Tupj)uti - Diodato Sansone - Antonio Ciccone - Giovanni Salsano Michele Cremonese - Luigi Cardone - Stanislao Barracca - Girolamo Sagariga - Giuseppe Tari F. Bella - Luigi Scarambone - Casimiro De Lieto - Giuseppe Polsinelli - Francesco Garofano - Antonio Fiutino - Gaetano Pesce - P. Ferretti - Michele Primicerio - Ernesto Capocci - Paolo Anania de Luca - Giuseppe Pisanelli - L. Lucarelli - Tomseppe del

- Silvio


150

masoLanzetta - Costabile Carducci - Griovanni Semmola - Marino Turchi - Vincenzo Lanza - Cesare Marini - Ignazio Larussa - Domenico Mauro „ (1). La protesta venne consegnata al più giovane dei deputati, Stefano Romeo, con l' incarico di rifugiarsi su le navi francesi e

pubblicarla; fu

di

La

difatti inserita nel giornale fiorentino

del 22 maggio. gio narrò, di

ma

Il

Giornale

Patria

mag-

del 29

ufficiale

ignoro se sia vero, che la guardia

pubbKca sicurezza

scortò

i

deputati fino a le loro

abitazioni.

Un aspro combattimento

avveniva

Carità (ora piazza Poerio), presso uliveto.

Erano

più accesi

La

il

Largo

al

ivi accorsi a difesa dei

liberali, tra cai

della

palazzo Montedeputati

i

Pietro Mileti, Giovanni

da molti ufTra essi, i due capitani ingegnere Francesco Giordano, di Lustra in provincia di Salerno (3), ed Antonio Gaietti, reduce dal lungo esilio. Costui, a i primi colpi, esclamò Cecilia e Costabile Carducci, seguiti

ficiali

della guardia nazionale (2).

:

'*

Coraggio, napoletani, questo è

toria è nostra!

„ (4).

il

momento;

la vit-

Trovavansi pure colà Pasquale

Lamberti, napoletano, dimorante a Salerno, espulso

Atto di accusa del procuratore generale Angiolillo giugno 1851 nel processo per gli avvenimenti del 15 maggio. Dog. 16o. (2) La Cecilia, Memorie, voi. 4°. (3) Deputato del collegio di Torchiara nella XIII legi\1)

dell'll

slatura, autore del progetto d'arte

Reggio

della ferrovia

Eboli-

litoranca.

(4^ Sentenza della Gran Corte Speciale 20 agosto 1853. pas-. ;U.

di

Napoli del


0^ ^'5


PALAZZINA LEANZA A IMONTEOLIVETO.


151

da

gendarmeria e sottoposto a

la

pena della

la

bacchetta per ragione politica, Diego

De

Mattia,

il

condannato a morte del 1828, che, ferito ad una gamba, cadde e venne trasportato nel vicino palazzo Mastellone, dove restò nascosto, ed Antonio Guerritore di Pagani, che fu presente a la

morte di Luigi Lavista. Il Guerritore, per salvarsi da una turba di lazzeri che lo minacciava, riparò nella bottega di

notte.

un carbonaio

La mattina

ed un carico

abiti laceri

e vi limase tutta la

seguente, con di

il

volto tinto, gli

carbone su

le

spaile

raggiunse la sua abitazione pochi giorni dopo, im;

barcatosi su una nave francese, approdò a Civita

vecchia

(1).

Antonio Leipnecher, del

12*'

-

battaglione

della guardia nazionale, passò la notte precedente al

15 maggio su una barricata presso

Angelis

;

la

compagni, da un balcone presso pia tirava su

A

il

caffè

De

mattina successiva, con alcuni suoi

i

il

ponte di Tap-

soldati.

fianco del palazzo Gravina, allora apparte-

nente a la famiglia Ricciardi, addetto ora a sede degli uffici postali, sorge una

palazzina segnata anche attualmente con il numero civico 2, che prospetta su la piccola piazza ove è la fontana detta di Monteoliveto, ed alquanto più discosto l'edifìcio

ove trovavansi

riuniti

i

deputati. Al terzo

piano della palazzina abitava da molti anni con la sua famiglia Luigi Leanza. Questi, nato nel 1791

San Giovanni a Piro in provincia di Salerno da Emanuele Leanza e da Nicoletta Rossi, aveva da

in

(1)

Guerritore. Echi iM passato.


15_'

giovinetto fatto la

campagna

di Russia e

tuto dipoi a Tolentino ed a Macerata.

combat-

Dopo avere

a la restaui'azione del 1815 lasciato

il

servizio,

venne complicato nei moti del 1820 ed ebbe in contumacia condanna di morte (1). H Leanza, insieme con il nipote Emanuele, figlio di un suo fratello, e con i suoi conterranei Luigi e Girolamo Palumbo, durante la notte precedente al lo maggio aveva raccolto nella casa armi e munizioni e gran numero di ciottoli. AllorchĂŠ una compagnia a

capitano Luigi Tabacchi, apreggimento dei granatieri della guar-

gli ordini del

partenente

al

dia comandato dal colonnello Ferdinando Recco, mosse contro la barricata di via Monteoliveto, il Leanza ed i Palumbo cominciarono il fuoco contro gli assalitori e dipoi, terminate le munizioni,

diedero a scagliare

sassi,

ferendo vari soldati

(2).

I granatieri, furenti, di-

sfatta la barricata, invasero la palazzina trati al

si

uccidendo un caporale e

secondo piano, vi uccisero

il

e,

peue-

giovine ven-

tenne Angiolo Santini che era a letto infermo.

Quindi

saliti al

piano superiore, ferirono una fan-

ciulla di quattordici anni, figlia di

ed arrestarono

(1)

i

fratelli

Debbo queste

Palumbo

Luigi Leanza,

(3).

I due Leanza

notizie a la cortesia del

sig.

Miche-

langiolo d'Ayala, che le ha desunte da un'opera inedita

Mariano D'Ayala. Questa valorosa difesa della barricata narra anche

del suo illustre genitore (2) il

Nisco, pag. 176. Un rapporto dello stesso Eecco {Arch. militare di

(3)

Napoli, n. 6925) conferma che la

mise violenze

e rapine.

compagnia Tabacchi com-


153

con

gli altri di famiglia

una piccola loggia

in

per salvarsi saltarono da

una casa

da ad un bracstrada, anda-

vicina, inseguiti

le palle degli aggressori, che ferirono

cio

il

giovane Leanza. Raggiunta

la

rono a ripararsi nella casa di questo a la via Atri.

Un altro combattimento aveva luogo presso la barricata formata a l'angolo della via detta dei Fiorentini.

vano

Da un

albergo vicino,

la barricata

Cristoforo

La

Follia, difen-

Falcone

stro(l), Biagio Grizzuti di Sala (2),

Polica-

di

Francesco Paolo

Del Mastro di Ortodonico, sergente del 4° battaglione dei cacciatori, il prete Ovidio Scrino, Michele Sorgente di Cava (3), Antonio Conforti, Michele e Domenico Giannattasio di Giffoni ed Andrea Curzio di Sant'Angelo a Fasanella, di 23 anni, allora stu-

dente in Napoli, che uccise, secondo dicono cumenti,

un

ufficiale

svizzero e quindi

i

do-

ferito

e

prigioniero venne trasportato a l'ospedale dei Pellegrini

(4).

Il

Falcone ed

il

fuggire travestiti da facchini

Durante

il

conflitto

i

G-rizzuti riuscirono a (5).

soldati svizzeri

arresta-

rono nelle vie e nelle case cinquecentoquattro per-

(1) L'antico relegato a la Pantelleria. Di lui ho fatto cenno nel capitolo precedente. (2) Ciò risulta per il Falcone ed il Grizzuti da i documenti àoìV ArcMvio di Napoli, ministero di polizia, carte

del 1848, fascio 208. (3)

Archivio di /Salerno, nota del cav. Vairo, anno 1849, 93 di Vallo, voi 1°.

n. 2076, fascio (4) Ivi,

Sala del (5) Ivi,

anno 1°

1850, fascio 8.

Nota del sottintendente

febbraio 1850.

anno

1849, n. 2076, fascio 93 di Vallo.

di


154

Andrea Creycenzi di Sarno, profesGermano Ricciardi, Biagio ed Alessandro Salerno ed i due fratelli Palumbo (1). Conducevano a gruppi gli arrestati in una stalla attigua a la Gran Guardia (2) e di là nei fossati sone, tra cui

sore di dritto,

marina ordinarono primo grappo di prigionieri di inginocchiarsi e barbaramente li fucilarono (3). Cadde tra essi il coreografo Salvatore Taglioni, arrestato da i soldati in una casa al largo del Castello mentre sparava contro la truppa. Un pietoso soldato svizzero, della darsena. I cannonieri di al

accortosi che

in salvo

(4).

il

Taglioni respirava ancora, lo trasse

Un

secondo gruppo stava in ginocchio

per subire la stessa sorte, implorando invano pietà,

quando da

l'alto della strada del

Gigante improv-

visamente una voce gridò grazia! ed salva la vita

(5).

La truppa

i

miseri ebbero

trascinò quindi

i

prigio-

(1) Tra gli arrestati era anche il celebre pittore Domenico Morelli. (2) Al largo del Castello, ora piazza del municipio.

De

(3) Il

pag. 96) -

giunge

«

Il

Sivo parla di cinque o sei fucilati (opera cit., MiccHiTELLi dice che furono 13 o 15, ma sog-

chi ha potuto noverarli?

»

- Il

Leopardi

nelle sue

Narì'azioni storiche, pagina 479, dice che furono venti e

che i cannonieri di marina asserivano avere agito per ordine del loro capo, il conte di Aquila. Uno dei prigionieri salvati, il venerando senatore Michelangiolo De Cesare, mi narrava il triste episodio. (4) Archivio di Napoli, carte dal 1848 al 1850, fascio 297, n. 6658.

De Sivo ed

{b) Il

salvare .senz.

i

il

Leopardi affermano che l'ordine di Luigi Co-

prigionieri venne dato dal generale


lòò nieri su le navi militari, cento ottanta su la fregata

Regina Amalia, novantadue

sul Miseno, cento sul

Valoroso, novautasette su V Intrepido, trentacinque

su la

Maria

due

giorni, ricevendo,

Cristina

su le quali navi restarono

(1),

seconda afferma

qualche

scrittore liberale, maltrattamenti e sevizie (2).

Domata

la rivolta, la plebaglia

cominciò

il

sac-

cheggio delle case. Penetrava a viva forze in esse

con

alte grida,

depredava

e

devastava tutto, spesso

tra sinistri bagliori di incendi. Simili orrori dura-

notte successiva al 15 e la matquando Tambasciatore francese ottenne di fare ristabilire l'ordine. L'ammiraglio Baudin, comandante della squadra francese, accorsa da Castellammare il 9 maggio, dette ricovero non solo a cittadini francesi, ma anche a

rono tutta

la

tina seguente,

moltissimi napoletani

(3).

Si diffondevano nella città, accrescendo

il

ter-

bugiarde ed esagerate. Si dicevano fuciottantacinque deputati, tra cui il Dragonetti ed

rore, voci lati il

Mileti, decapitato

(1)

n.

Processo per

i

il

famoso Michele Viscusi

fatti

del

15

(4),

maggio, incart. 4969,

18. (2)

MiCHiTELLi. Storia

delle

rìvoluzioni del regno

di

Napoli. \d)

Discorso di Bastide. ministro degli esteri, a la Cail 31 maggio Bastide, La répithlique

mera francese

frangaise et Vltalie en 1848, pag. 178. (4) Popolano di sentimenti liberali, famoso per le sue argute facezie. Di lui parlano il Settembrini nelle Eicordanze, voi. l". pa?. 256 e molti altri scrittori del tempo.


156

morte nel

1242 persone, taato che

conflitto

nale ufficiale

dovette smentire

tali

gior-

il

dicerie (1) e

pubblicare l'elenco delle vittime, che ascendevano a 132. Certo

il

governo volle diminuirne

il

numero,

che alcuni scrittori fanno ascendere a cinquecento (2).

Tra

morti: Salvatore

i

bile giovinetta

Tornabene

tenne Gustavo Morbilli,

soccombè insieme con un al

di Catania, la no-

Costanza Vasaturo,

suo palazzo, diciannove

il

duca

il

giovine ven-

di Girella,

che

corista nell'assalto dato ufficiali e

molti soldati

svizzeri, parecchi sconosciuti. Moltissimi

furono

i

cento uno ricoverati nell'infermeria del corpo

feriti,

trenta

dei cannonieri (3)

guardie nazionali

nel-

l'ospedale militare della TrinitĂ , da cui poi usci-

rono

liberi

il

giorno 19, settantatre nell'ospedale

dei Pellegiini. Di tutti tatre

(4).

Molti

i

feriti

altri feriti

morirono settanpresentarono suc-

si

cessivamente a l'ospedale dei Pellegrini, la cui direzione scriveva il 27 maggio 1848 di avere curato fino a cento dirli,

li

aveva

feriti,

fatti uscire

Xon mancarono

ma non il

potendo custo-

giorno 25.

decorazioni in premio a

tori della triste giornata: anzi

vinci-

i

lunghissimo fu

l'e-

lenco di esse. Soltanto due ufficiali di artiglieria.

—

Eap(1) Giornale delle Due Sicilie del 29 maggio 1848 porto del generale Lubrano, comandante la piazza di Napoli,

nel processo per

i

(2) Ni.sco dice circa (3)

Processo per

mando

i

fatti del 15

maggio.

cinquecento, pag. 177.

fatti del 15

maggio — Lettera

del co-

del corpo.

(4} Ivi,

nota della direzione del camposanto di Napoli.


157

Guglielmo il

De Sauget

coraggio di

e Federico Bellelli,

dichiarare

ebbero

capitano

loro

al

•'

non

accetterebbero decorazioni per aver compiuto do-

lorosamente

loro dovere militare contro

il

concittadini e poscia

missioni

il

i

propri

sue di-

le

„ (1).

VII. Nella città e nella

come

dava

Bellelli

nelle altre,

di Salerno,

provincia

trepidava per

si

le notizie

vaghe,

confuse e contraddittorie che venivano da la capitale.

In mezzo a

Il

i

governo, attenuando

quille

le

"

:

potuto aprirsi

incertezze la

per

fatti

tenere tran-

telegramma circolare non hanno questa mattina a causa di una falegislative

guardia

nazionale contro

Adesso che sono

reali milizie.

sito

i

Le Camere

tale collisione della

calma

affanose

primi dispacci di Napoli.

popolazioni, con

comunicava

la

più

le

sera del 15 giunsero

le ore

è perfettamente ristabilita

le

ventiquattro

con appo-

e

decreto verrà in breve assegnato altro giorno

per l'apertura delle Camere provvisoriamente ferita

„ (2).

H

dif-

Carducci invece telegrafava, forse

mentre nella capitale durava ancora

conflitto,

il

queste gravi parole, che distruggevano le assicurazioni ufficiali ed

accendevano

srli

animi

:

" Il

ca-

Pesci, Il gen. Carlo pag. 179 Federico Bellelli, suo tempo, pag. 5 fratello di Gennaro, fu deputato di Capaccio nella decima legislatura. Negli esami per tenente egli risultò il primo fra 14 concorrenti con la qualifica di merito grandis(1)

Nisco,

op. cit

Mezzacapo ed

simo. Pesci, (2)

,

il

ivi.

Processo per

i

fatti del lo

maggio, fascio

18, voi. 5°.


15o

pitano comandante la guar

nazionale di Salerno

lia

con tutti i militi che sarà per riunire si porti in Napoli per difendere la patria „. Simili telegrammi mandava il Carducci a i capitani delle guardie nazionali in Calabria, aggiungendo che la rappre-

sentanza nazionale era minacciata

In seguito a l'ordine ricevuto

(1). il

capitano an-

ziano della guardia nazionale in Salerno, Raffaele

Morese, convocati la

i

provincia questo ordine

capitani dei distretti della :

Nel ricevere questa

"

tera chiamerà sotto le armi e,

scelti gli

bito altri

spediva

gli ufficiati a consiglio,

mattina del 16 a

l'

intera sua

uomini capaci di

muovere per questa

partire,

città,

a

li

farà su-

ciò uniti a gli

possano marciare per la capitale, ove

fratelli si

stanno battendo per

la

let-

compagnia

i

nostri

causa comune

„ (2).

In pari tempo pubblicava questo manifesto, sottoscritto da lui e da gli altri ufficiali (3) " A la guardia nazionale ed a i cittadini. " Essendo la patria in pericolo e la rappresen:

tanza nazionale minacciata,

si

invitano

i

cittadini

a marciare sopra Napoli ben provveduti di armi e di munizioni. Raffaele Morese,

Santo Mercato,

Matteo Natella, Achille Mezzacapo, Matteo Giannone, G-ennaro Ferrara, Federico Della Monica, Carlo Pascarella, Giovanni Negri, Alessandro Baccaro. Michele

Lauro -Grotto, Lorenzo Alemagna

(2)

Atto di accusa, doc. Processo detto, ivi.

(3)

Pubblicato da

(1)"

Ivi,

1'

12.

Ulloa, pag. CX.

„.


159

Mambrini, reggente V intendenza

Il

convocava

lo stesso

pubblica sicurezza, la quale deliberò: levare da i

ii

Salerno,

giorno 16 la Commissione d1°)

di prei

fondi pubblici ducati cinquecento per

i

bisogni della milizia cittadina

comandante

;

2'')

di invitare

il

armi nella provincia a mettere a disposizione della guardia nazionale due compagnie di cacciatori e la guardia di P. S. da adodelle

perarsi nei limiti territoriali della provincia stessa 3°) di

;

ordinare ai sindaci di apprestare a le guardie

nazionali di transito alloggio e vitto.

Battuta la generale, le

si

adunavano

la sera del

15

guardie nazionali di Salerno e poco dopo molte

ne giungevano da

i

comuni

di Baronissi, di

San

Severino e di Eboli, queste ultime guidate dal barone Francesco Romano, Francesco e

Domenicantonio Vacca

(1),

La Francesca

raccogliendosi tutte

nell'antico convento di S. Benedetto. Si attendevano

r indomani

ma

guardie di Sarno e di San Valen-

le

Abiannunziava la rivolta già soffocata nel sangue. Invano le spronava a partire il prete Ovidio Serino " con il contegno di un demone „, come disse dipoi la tino;

gnenti,

le

che,

trattenne arrivato

il

sentenza che lo giudicò

n fava

Mambrini, reggente il

giorno 16

al

deputato Filippo

allora

da

Napoli,

(2).

dell'

Carducci:

intendenza, telegra"

Da

ieri al

giorno

è qui riunita la giardia nazionale della città

(1)

Sentenza della Gran Corte Speciale di Salerno del

25 gennaio 1851. (2)

di

Idem

del 25

giugno

1852.


160

Salerno, e da ieri sera arrivarono di truppa dei

scopo

:

circonvicini paesi.

quello di venire

numerose masse Unico è il loro

capitale. Si sa an-

nella

cora che altre milizie cittadine verranno da vicini e specialmente dal Vallo

,,

(1).

Ed

il

i

paesi

capitano

Morese, per notizie avute dal Cilento, telegrafava

In giornata riceverò un rinforzo di diecimila uomini „ (2). Al rullo dei tamburi le guardie nazionali e masse

al

di

"

Carducci a sua volta:

popolani sfilavano per la marina di Salerno

per muovere su Napoli, quando

si

vide arrivare

una carrozza tutta coverta di polvere Giovanni Avossa, che non aveva potuto profittare della ferrovia fino a Nocera allora in-

di carriera in

terrotta.

Egli narrò

le

scene

crudeli del giorno

precedente, le barricate disfatte, riose, dirette su

la capitale (3).

guire ducci,

il

Esitavano

cammino da

da

i

le

Nocera per sbarrare

pericoli

i

truppe vittoil

passo verso

capi, indotti a prose-

gli ordini

venuti dal Car-

de la rappresentanza nazio-

da

nale, a ripiegare invece

la

parola

sicura del

D' Avossa, da la certezza di non potere avanzare oltre Nocera.

Giungevano

altri

telegrammi del go -

verno, assicurando completa la calma nella capitale,

vietando

a le

guardie

nazionali

di

muo-

(1-2) Processo del 15 maggio. Telegrammi già pubblicati da I'Ulloa, doc. CIX. (3) Dichiarazione dello stesso Avossa del 25 settembre i84y nel processo del 15 maggio. — Atto di accusa dell' 11 giugno 1851 del procuratore generale Angiolillo nella

stessa causa.


161

versi (1). Prevalsero in alcuni i consigli del D' Avossa in

altri,

accorsi solo per obbligo di disciplina,

il

desi-

derio di tranquillità: tutti ritornarono a le loro case.

I liberali più accesi biasimarono aspramente

Re

vecchio patriota salernitano. Giuseppe Del

il

in

una lettera al Carducci scriveva: " Mi si dice che il movimento era presso a scoppiare (in Salerno) ieri mattina e che F Avossa l'avesse impedito. Io non voglio pronunciare accusa contro di lui, poiché può essere benissimo che mi si sia detto il falso „ (2). Benedetto Musolino in un suo libro, lodato l'entusiasmo delle popolazioni pronte ad accorrere su Napoli, soggiunge con amarezza :

"

Quello slancio fu fermato dai moderati ed in Sa-

lerno specialmente per

Giovanni Avossa

Se

desiderio

il

opera del noto avvocato

(3).

di

una pronta

sconfìtta e la concitazione

riscossa

dalla

profonda degli animi

potettero allora fare apparire tradimento

o viltà

contegno del D' Avossa, oggi a mente serena si impone più equanime ed onesto giudizio. Vinta il

del tutto la sommossa, la le

cittadinanza da

profughi

i

capi,

atterrita

saccheggi e da gli incendi,

guardie nazionali delle provinole procedendo su

la capitale le

i

avrebbero invano insanguinato di nuovo

vie ed aggiunto altre vittime ed altri dolori a

la contristata città.

Documenti alligati a l'atto di accusa per maggio — Doc. della insurrezione Calabro.

(1)

16

(2)

Doc.

(3)

La

11

dell' insurrez.

i

fatti del

calahra, n. 402, pag. 538,

rivoluzione del 1848 nelle Calabrie, pag. 19.


162

Negli

navano

altri distretti della le

provincia intanto

campane a stormo

e si

si

battevano

buri per raccogliere le guardie nazionali ed

suo-

tam-

i

poNel distretto di Campagna, a Postiglione, il capitano della guardia nazionale, Nicola Pascale, il

polo.

partiva con

ottanta uomini

squale Bosco e Carlo e distruggevano

i

De

ritratti

pagna, Francesco Copeti, nazionale,

A

(1).

Buccino, Pa-

Vito riunivano dei

guardie

le

reali (2).

A

Cam-

capitano della guardia

scriveva al Carducci

:

"

la milizia cit-

da un sommo zelo patrio e di amore per Fattuale governo costituzionale, tutta pronta si mostra a 1' esecuzione dei decreti del Parlamento (3). Nel distretto di Sala, Iklicliele Aletta correva di paese in paese raccogliendo uomini ed armi ed assicurava che con migliaia d'armati avrebbe marciato su la capitale (4). G-iuseppe Maria Pessotadina, animata

,,

capitano delle guardie nazionali di Atena,

lani,

invitava a

il

17 maggio

il

sottointendente

di

Sala

i fucili e le munizioni tolte a l'agendarmeria per partire subito per la ca-

consegnargli

bolita

pitale (5).

(Ij

Sentenza già citata

Archivio di Salerno, fascio 27,

1849, voi. 2». (2)

Requisitoria

del

proc.

gen. Gabriele del

18

feb-

braio 1850, voi. 54, E. P. (8)

Doc. delV iiuurrezione calàbra, pag. 169.

(4) Ivi. (6) La lettera del Pessolani è trascritta in una sentenza della Gran Corte Speciale di Salerno del 17 maggio 1852.

j -




163

In molti comuni del Cilento accadeva

lo stesso

:

in Agropoli per opera di Filippo Patella, a Tor-

chiara dei fratelli Pavone, Vitaliano,

a Castellabate di Carlo

a Cicerale di Filippo

Emesto Del Mercato,

a Laureana di

De

Angelis, a Stella

di

Raffaele Zammarelli. Masse di guardie na2donali e di

armati convennero a S. Antonio, donde gelis telegrafava a Salerno:

"

De An-

il

Conosciuto

il

peri-

colo della capitale, ho riunito a Castellabate no-

vecento guardie,

le quali

insieme con quelle degli

altri circondari, in tutto tremila,

Preparate

questa sera costà. loggi

nativo.

potranno arrivare razioni

e gli al-

Altre masse preparava Ulisse

(1).

corso

minicis,

le

De Do-

15 maggio ad Ascea, suo paese

il

Egli telegrafava a Salerno

:

"

Questo

di-

armi circa miUe iiomini pronti ad ogni chiamata per sostenere la nostra causa „ (2). In questo frattempo il governo energicamente stretto tiene sotto le

si

adoperava a

calma

ad impedire maggio, scioglimento delle Camere, sog-

ristabilire la

e

ogni movimento. Con manifesto del 16

comunicando giungeva:

"

lo

Le Camere

legislative,

di

cui

nel

venne di fatto impedita la riunione, non tarderanno ad essere convocate con altro apgiorno di ieri

posito decreto per affiancare del loro autorevole

concorso

(1)

i

principi

Processo per

i

dell' ordine,

della

legalità

e

maggio — Archivio di NaTelegramma stampato anche

fatti del 15

poli, fascio 18. voi. 5°, n. 4969.

da I'Ulloa, pag. CXI. (2) Decisione del 20 agosto 1853 nella causa per fatti del 15 maggio a carico dei contumaci, pag. 15.

i


164

della prosperità generale, clie

formano il preminente governo. Vogliano

obbietto delle cure del reale

adunque gli amici dell'ordine e della libertà rimanere tranquilli su tutto ciò che deve tendere per le vie legali a promuovere il bene di questa comune patria „ (1). Il re stesso con un proclama del 24 maggio per rimuovere ogni sospetto su la sua lealtà dichiarava: " La nostra fermissima ed immutabile volontà è di mantenere la costituzione del 10 febbraio pura ed immacolata da ogni specie di eccesso; la quale, essendo la sola

con

i

veri e

presenti bisogni di questa parte d'Italia, sarà l'arca sacrosanta,

su la

quale debbono

sorti dei nostri amatissimi

corona Il

popoK

appoggiarsi

(2).

Governo

in pari

gio al generale

Lanza

tempo ordinava di marciare con

di truppe, specialmente di cavalleria,

per respingere 8Ì

le

e della nostra

le

il 17 magbuon nerbo su Nocera

colonne di guardie nazionali che

Il Lanza lo stesso un avamposto di cavalleria a la Le Camerelle, chiudeva con un

dirigevano su la capitale.

giorno inviava

contrada detta cordone di posti di fanteria la via di Sanseverino ed avvisava le autorità politiche di Salerno del suo arrivo a Nocera con una forte colonna mobile per impedire ogni movimento su Napoli (3).

Un

decreto del 16 maggio toglieva

(1)

Giornale delle

(2)

Idem

Due

Sicilie del 16

da inten-

maggio

1848.

del 24 detto.

(3) Doc. dell' insurrezione calahra, pag. 601, storico della colonna mobile del gen. Lanza.


165

dente a Salerno G-iovanni Andrea Romeo, compromesso negli avvenimenti della capitale, e gli surrogava Giovanni Consiglio di Vietri, un bravo ufficiale di artiglieria

miglia, cui l'

ufficio

Un

si

ingiungeva di prendere possesso delcome difatti avvenne (1).

dì successivo,

il

altro decreto del

nibilità

dimessosi per ragioni di fa-

24 maggio poneva in dispo-

segretario generale Mambrini.

il

Ignare di tutto intanto molte colonne di guardie nazionali e di popolani procedevano da i distretti della provincia verso

capoluogo. Pervenute al

il

Sele, seppero spenta ogni rivolta nella capitale, ri-

tornate le guardie nazionali del distretto di Salerno, sbarrata

presso

da

soldati e

da cannoni

Nocera. Lettere di amici e di

la via

fidi liberali

da la capitale e da Salerno consigliavano concordemente di sciogliersi: a questo partito esse si attennero

(2).

H

generale Pepe giungeva il giorno 20 maggio a Bologna, accolto con grandi ovazioni dal popolo esultante. Il di 23 successivo gli si

Vili.

presentò

un

il

Antonio Scala latore di adducendo i disordini

brigadiere

ordine del

re, il

quale,

avvenuti in Napoli e l'agitazione delle provinole, gli

ordinava di cedere

per far ricondurre

risoluto a continure con

temeva però che

(1)

comando

il

al

i

suoi più fidi per

l'esercito

dopo

Giornale delle Due Sicilie del 16 maggio

De

Angblis, Memorie, pag.

il

Pepe,

campo,

l'ordine reale

nale delV Intendenza di Principato Citra. (2)

gen. StateUa

la spedizione nel regno. Il

36.

non

IQ^ — Gior-


-

iU6

avrebbe seguito; quindi rassegnava

lo

La

comando. una grande

il

sera, sparsarsi la notizia nella cittĂ ,

dimostrazione popolare con molti ufficiali

napoletani

recò sotto le finestre dell'al-

si

bergo Brilun, ove alloggiava che riassumesse verso

l'esercito

comando

il

Po.

il

ufficiali e sotto

Il

il

Pepe, chiedendo

e che avanzasse

con

generale esitava, dubi-

tando dell'obbedienza delle truppe;

ma

assicurazioni dei capi raccolti intorno

a lui riprese

il

comando ed ordinò la marcia in Lungo la marcia molti soldati

dopo

le

avanti. e sottufficiali,

vinti dal desiderio di ritornare in patria e di evitare le fatiche

ed

i

pericoli della guerra e dal prestigio

dell'ordine sovrano, manifestavano la volontĂ di

retrocedere. Invano

i

loro ufficiali piĂš elevati

li

esortavano a serbare la disciplina e ad attendere risposta rale al re

da Napoli a le lettere inviate dal geneed al governo per dimostrare il disonore

che sarebbe venuto

al

paese dal

ritiro delle

truppe. I

rompevano ogni freno insorgendo contro i 30 maggio una parte della colonna comandata dal generale Carlo soldati

loro capi e disertavano a gruppi. Il

Lahalle tra

nonostante

Lugo

e Bagnocavallo volse le

gli ordini e le

Lahalle, colpito da

si

preghiere degli

spalle

ufficiali. Il

indecoroso ed umiliante spet-

tacolo nel suo cuore di antico ed onorato soldato,

non ebbe la forza di resistere e, da l'arcione, se la esplose sotto esanime su

la via.

Le

spoglie

tratta il

una

pistola

mento, cadendo

del valoroso uffi-

ciale ebbero sepoltura in Bagnocavallo nella tomba gentilizia della famiglia Montanari e larghe ed

affettuose onoranze gli furono rese ivi ed in

Na-


167 poli.

Mariano d'Ayala pubblicò su

biografia di lui

(1).

della spedizione, di pltissia

A

lungo

Un

i

giornali

cognome

Testa, moriva di apo-

la marcia.

poco a poco prese

la via del

ritomo

la

mag-

gior parte della spedizione. Traversarono le

magne

e le

una

colonnello che faceva parte

Marche

Ro-

sotto gli ordini del colonnello

Zola e pervennero negli Abbruzzi. Seguirono invece la

il

Pepe a Venezia

il

2° battaglione cacciatori,

seconda batteria da campo, la sesta compagnia

due battaglioni di volontari! e quasi quattrocento uomini di altri corpi. zappatori,

d) L'estinto figlie,

a

nome

lasciò la

moglie, Marianna Friozzi, tre

Matilde, Teresa e Clelia, ed

uu

Francesco, generale dell'esercito nazionale, a riposo.

figlio,

a

nome

attualmente


CAPITOLO Carducci Sommario

IV.

in Calabria.

I. Eiunioue di deputati a l'albergo di Ginevra - Si delibera di sollevare le pi-ovincie - Rifugio di molti deputati su le navi francesi - Carteggio tra

Carducci e suo cognato Giuseppe Del Re II. La liberale temperata è contraria a nuove sommosse - Consigli del D'Avossa al Carducci - Il Lamberti va in provincia di Salerno per preparare il movimento - Approdo di deputati a Malta ed a Civitavecchia III. Il deputato Ricciardi convoca i colleglli a Cosenza - Formazione in questa città di un governo provvisorio - La Sicilia manda aiuti a i calabresi - Il Caril

parte

ducci si unisce a la spedizione - Sbarco di essa a Paola - Lettera del Carducci al Ricciardi IV. Formazione di comitati a Vallo ed a Sala - Adunanze segrete per l'occupazione del ponte di Campestrino V. Il Circolo lucano - Federazione delle provincia - Riunione della Dieta provinciale a Potenza - Proclama del Petruccelli VI. Partenza di una colonna mobile per le Calabrie - Il comandante della colonna riceve avviso che masse di insorti si riuniscono a Campestrino - Mancate promesse del D'Errico - La colonna arriva a Polla YLl. Riunione dei delegati delle Provincie federate a Potenza - I delegati di Salerno -Aspre censure a la condotta del D'Errico - Lettera del Carducci VIII. Carducci a Spezzano - Ripiega a Campo-

-


169 tenese

- G-li si affida

comando

il

della quarta brigata

- Scontro vittorioso degli insorti - Altro conflitto a S. Elia

-Encomi

di vari scrittori al

Carducci

IX. Sua mis-

sione nelle provinole di Salerno e di Basilicata - Lettere di lui al Ribotti - Arrivo a Scalea - Partenza per Sapri.

I.

L'espulsione dei deputati da la sala di Monte-

oliveto, l'improvviso

Camera

scioglimento della

decretato lo stesso giorno, la voce dell'imminente

richiamo delle truppe sopratutto

vano

ed

le stragi

mandate

in

Lombardia

e

saccheggi avvenuti ave-

i

suscitato asprissimo

sdegno nella parte

li-

berale. I deputati calabresi e parecchi di altre pro-

vinole alloggiati a V albergo di Ginevra pensarono di riunire a consiglio per

il

giorno 17

colleghi

i

rimasti nella capitale. Giovanni Avossa da hergo del Commercio in piazza

dei Fiorentini

scriveva lo stesso giorno 15 al Carducci

dispensabihssimo che noi

ci

l'

:

"

al(1)

È in-

vedessimo. Se tu puoi

un momento nella mia locanda, verrai; se no, dimmi ciò che vuoi fare. Io vorrei partire per Salerno. Nella mia locanda ho preso rifugio con venire

Bellelli,

che ancora

quello che

si

tissima città

(1)

Nei

ti

attende, Petruccelli,

Pisa-

Vieni adunque subito per combinare teco

ecc.

nelli,

deve fare in quella nostra allarmaricevè „ (2). Forse il Carducci non

locali occupati fino

ad un anno

fa

da

la

Banca

popolare. (2)

Doc.

manca

dell'

la data,

difatti l'Avossa

insurrezione calabra, n. 416. Nella lettera

ma

è

chiaramente del giorno 15, essendo il 16 per la sua città.

partito


170 la

l'Avossa

lettera;

parti la mattina del 16 per

Salerno.

A

V albergo

Ginevra

di

giorno 17

il

l'adunanza. Sovrastava nei convenuti espresso

protesta

nella

dove ed appena potrà, a deliberazioni die

popoli ecc.

„.

Il

fine di

tenne

pensiero

Camera non

" la

momentaneamente per

sciogliersi

si

il

fa che

unirsi di nuovo,

prendere quelle

sono reclamate dai

diritti dei

deputato Petruccelli propose di

convocare la rappresentanza città di provincia (1);

il

nazionale

in

una

deputato Musolino sug-

gerì Cosenza ove a la notizia della catastrofe del

16 maggio

A

si

era

costituito

un governo provvi-

deputati il PeVerrà giorno in cui i rappresentanti del popolo vorranno fare la rivoluzione e non potranno farla „ (3). Alcuni storici dicono vagamente che l' adunanza sorio

(2).

truccelli

le obbiezioni di altri

esclamò

deliberò di fare

indicano facile

il

"

:

insorgere le provinole,

ma non

piano d'insurrezione adottato: però è

desumerlo da

ciò

che avvenne di poi e da

alcuni documenti che menzionerò in

seguito. Si

accettò la proposta, già fatta da lo Spaventa nel

giornale 11 Nazionale, di promuovere, d'accordo con i

siciliani, la rivolta nelle

(1)

Calabrie, diffonderla nelle

Dichiarazione di Achille Argentino del 2 settem-

bre 1848 pubblicata darUlloa nell'opera citata, pag. 108. (2)

Musolino,

La

rivoluzione del J84S

nelle

Calabrie,

pag. 28. (3)

Dichiarazione dell'Argentino

pagina 200.

-

De

Sivo,

voi.

1»,


171 altre provincie e stringere la capitale in

di ferro, in lare (1).

E

modo da

costringere

Ricciardi ed

i

un cerchio

re a capito-

il

deputati calabresi assun-

sero l'impegno di andare prontamente a Cosenza,

convocare

Camera

ivi la

I deputati

Del

Re

e sollevare le Calabrie (2).

De

e

un'azione comune con

bilire

promisero di

Blasiis

andare con Vincenzo Carbonelli a

Roma

per sta-

liberali della città

i

Mariano D'Ayala, ostilità con il governo, a fare insogere gli Abbruzzi. Vincenzo D'Errico, deputato di Potenza, che godeva nella sua provincia di molta autorità e di larghe aderenze, e, più di lui, un suo nipote promettevano l'invio di bande insurrezionali al ponte di Campee quindi in Aquila per indurre

intendente colà e già in aperta

strino su la strada consolare delle Calabrie per im-

pedire

il

passo a

le milizie

che

certamente inviate contro

ducci doveva fare insorgere

(1)

Nisco,

Storia

ci'

il

il

(3).

Il

Car-

Cilento quando le

Italia, voi. 1°,

DAlNi, / moti politici del 1848

governo avrebbe

calabresi

i

pag. 230

e la setta

dell'

Mox-

Unità Ita-

liana in Basilicata.

(2)

Nisco, opera citata, pag. 184

De (3)

Ulloa. pag. 204

Sito. pag. 200.

Le promesse

dei D'Errico risultano da varii docu-

menti, fra cui una lettera scrittagli

cumenti indicati n. 311)

n. 261),

L'Ulloa

una

scrive

:

«

dal

Carducci (do-

Lamberti (ivi Arrivava a Potenza Vinlettera del

cenzo D'Errico fuggito da Napoli (dopo il 15 maggio). Il nipote di lui calando da le navi francesi e congedandosi dal Carducci promesso aveva che alzare farebbe il vessillo della rivolta in Potenza » (pag. 218).


172

bande

di Basilicata e del distretto di Sala aves-

sero occupato

ponte di Campestrino.

il

Correva per

insistente la voce che la

la città

avrebbe imprigionato

polizia

i

deputati intervenuti

a l'adunanza preparatoria. Molti per sfuggire a l'arresto

rifugiarono su la squadra francese,

si

accogliendo l'offerta dell'ammiraglio Baudin. Tra essi lafia, il

lo

Saliceti,

il

De

il

Romeo,

il

Bellelli,

Blasiis,

i

due Curioni,

Ricciardi,

il

il

il

Sa-

Petraccelli,

il D' Errico con il nipote, Mauro. Ivi si erano pure ricovepareccM liberali che avevano preso parte a le

Mazziotti,

il

Zuppetta,

rati

barricate

;

il

fra

i

quali

figlio del

bonelli,

il

gustinis

(1).

Il

il

La

Cecilia,

Romeo,

il

il

Mileti,

figlio

del

il

Car-

De Au-

Carducci tentò di partire per la sua

provincia, ma accortosi che

i

gendarmi

lo

cercavano,

riparò anche egli su la nave francese Friedland.

La moglie con

andò per qualche giorno insieme

di lui

la famiglia

La

Cecilia a Giugliano, nei dintorni

i fratelli Palumbo, in un piccolo appartamento che questi tenevano in fìtto nel palazzo dei principi Colonna (2). Da Giugliano la moglie del Carducci tornò poi a Salerno. Da bordo il Carducci scriveva al padre: " Qui (in Napoli) le cose intristiscono ed io ho dovuto prendere un asilo sicuro, non avendo potuto recarmi fuori (in provincia) „ (3). Faceva in pari tempo

di Napoli, presso

(1)

nelli,

Processo

pe;-

^

fatti del 15

maggio

Nicola Mignogna.

(2)

La

(3)

Doc. indicati,

Cecilia, Memorie. n. 403,

pag. 531.

— Pupino Carbo-


178

viva premura a suo cognato

ma

a bordo,

me non

Del Re

su

squadra

la

francese),

questo è un asilo che avete ricevuto, indecoroso:

deluse.

cinque o

E

A

io lo

le

se

credo

qualche

vostre speranze

non parte prima di come si dice ? E se ha or-

se la flotta

sei altri giorni ^

come è

giacché,

se pensate di essere utili in

luogo del regno, temo forte che

dine,

"

piace la risoluzione che avete presa (di

rifugiarsi

vadano

venire

di

questi ricusava rispondendogli:

possibile, di

andare in qualche porto di

Francia? Allora addio progetti, addio speranze (1). Pensate bene a quello che vi dico. Quanto a me,

non mi vanno a sangue mio dovere. Domani andrò a Salerno: se mi faranno difficoltà, dirò che vado per riprendere colà mia sorella. Vedrò con i miei occhi quel che vi ha di vero in quella città. Mi si dice che il movimento era prossimo a scoppiare vi ripeto che queste offerte

e che resterò a fare

ieri

il

mattina e che l'A vessa lo avesse impedito. Io

non voglio pronunziare accuse contro di lui, poiché può essere benissimo che mi si sia detto il falso (2). Non scrivo altro. Prego abbracciarmi gli amici tutti caramente e di' loro che dispongano di me come meglio loro aggrada. Addio di nuovo, ti abbraccio e sono di cuore

il

tuo affezionatissimo P.

Di ritomo da Salerno

(1)

17

il

Del

(3).

scriveva al co-

Allude al programma stabilito nella riunione del

maggio a Valhergo Ginevra. (2) Come ho già narrato, era (3)

Re

Doc. indicati, n. 402.

vero.

Giuseppe Del Re firmava

lettere al cognato con la lettera P,

le

iniziale di Peppino.


174

gnato di avere ottenuto un passaporto per Roma. E soggiungeva: " Parto domani, spero di essere utile quanto voialtri; un giorno a Roma e poi subito in Aquila (1). Forse verrà con me Primicerio.

Da Aquila partirò tire

tornerò in

Roma

„.

E

conckiudeva:

domani dopo mezzogiorno; prima

"

Io

di par-

attendo vostre lettere e vostre istruzioni. Sce-

una persona che sia in relazione con noi se non parte Michele (2), egli sarebbe opportuno a ciò. Il paese è triste, ma non scorato. Tutti sperano in noi: abbandoneremo noi questa causa santissima? E non vendicheremo un popolo mitragliato per lascivia di sangue da un re bombardatore? All'opera

gliete

;

dunque, con sangue freddo e prudenza. E questo ti dico affinchè tu non abbia più in testa certe chi-

mere e non viva

di illusioni.

Tu mi

Non

intendi.

ma

valutare troppo gli uomini a

le parole,

e pensa pure che alcuni

mettono all'opera più

si

a

i

fatti;

per interesse particolare che pel bene della patria.

Fortunatamente tu

Or

ti

trovi

con

i

migliori amici

con essi loro, e sopra tutto col tuo ottimo amico Silvio Spaventa, che abbraccio di cuore fo lo stesso a gli altri, ninno eccettuato. Un abbraccio a te pm'e „ (3). tuoi.

fa' di consigliarti

;

II. I liberali

tembrini,

il

più temperati, come

il

Poerio,

il

Set-

Massari, dissentivano altamente dal di-

segno di una nuova insurrezione e sostenevano che

(2)

Per trattare con l'intendente D'Ayala. Michele Pironti.

(3)

Doc. indicati,

(1)

n.

3-4,

pag. 116.


175 si

dovesse confidare nell'opera del parlamento

(1).

governo aveva con decreto reale del 24 maggio convocato i comizi elettorali per il 15 giugno e le

Il

Camere per

il

1° luglio.

Sembrava

al Poerio, e cosi

anche a la massima parte dei deputati napoletani, che dopo tale riconvocazione fosse venuta meno la riserva di riunire altrove il parlamento (2) e che " il

ricorrere a la forza bratale

come unico mezzo

di salute fosse mettere a repentaglio l'avvenire del

un giuocare

paese,

al

giuoco della guerra

triste

Soggiungeva il l' iniquo governo non può distruggere la Poerio costituzione di fronte ad una opposizione legale. sorti

civile le :

Ma

della patria „

(3).

"

se esso trionfa dell' insurrezione (e

combattenti questo non è

con 70 mila

non potrà mai tremenda reazione del

difficile),

opporsi, anche volendo, alla

suo partito, e questo paese sarà crudelmente insan-

guinato peggio della Spagna e del Portogallo

In Salerno

il

d'Avossa ed

i

comitato provinciale aderivano pienamente siero del Poerio (5).

del Carducci,

(1)

si

H

„ (4).

suoi amici dell'antico al

pen-

D'Avossa, amico affettuoso

accorava che questi associandosi

Settembrini, Ricordanze,

sari, Casi di Napoli, pag. 184

De

306 MasCesare, Una fami-

voi. 1°, pag.

glia di patriotti, pag. 146. (2)

Nisco, pag. 185.

Del Giudice, I fratéUi Poerio, pag. 20, lettera di Carlo Poerio del 3 lugHo 1848. (4) Imbriani, opera citata, pag. 123, lettera di Carlo Poerio a suo fratello. (3)

(5)

Db Angeus,

Memorie, pag.

38.


176

a

i

più esaltati volesse, secondo

che cor-

le voci

revano, gettarsi di nuovo in mezzo a le rivolte.

A i

preghiera della moglie di

che tremava per

lui,

pericoli del suo diletto, egli scrisse

doloroso presagio!

tera (triste e

"

Mio

let-

(1):

Salerno, 21 "

questa

maggio

1848.

caro Carducci,

Ti recherà sui vapori francesi quest'altra mia

"

lettera Ovidio

"

arrivato da Napoli.

"

rimbombo

Serino, che

poco innanzi è qui

La povera rumori che

di certi

tua moglie, sul

le

sono pervenuti

" all'orecchio, "

usassi la

" te

a fine

ha vivamente desiderato che io mia parola e la mia autorità presso di di preservarti da qualunque risoluzione

"

subitanea ed arrischiata che potessi per avven-

"

tura tu prendere o

seguire.

Ebbene,

io accet-

"

tando

"

non devi

"

"

non si fa mai due volte mondo, e se si fa non riesce. Prevengoti inoltre che nò negli Abbruzzi, né nelle Calabrie, ne nel Cilento potrai rischiar buona ventura. Nel Cilento

"

verresti senza l'antico prestigio,

la

sua preghiera

ti

dico: no, no, no,

tu

ritentare la vita del rivoluzionario, la

quale, caro Costabile,

" al

"

" il "

tuo

Abruzzo andresti

" rischi,

"

nome molto

dilaniato

;

tra gente

agli ultimi onori, ed

il

trovando tu colà

in Calabria

ed in

straniera, ai primi

tuo gran coraggio

sarebbe minore dei tuoi perigli. Di guisa che po-

(6j Già pubblicata dal Pizzolorusso nel suo lavoro / martiri per la libertà italiana nétta provincia di Salerno


"

da ora e di qui vaticinarti uno di questi crudelissimi destini: o tu cadendo nelle mani di un governo inesorabile allegrerai i suoi

"

trionfi lasciando la vita su di

" trei

"

ben

" rirai

" "

io

per la

mano comprata

un patibolo, o peun traditore. Per

di

me, me ne lavo le mani e dichiaro innanzi a Dio che qualunque tuo tentativo discorde dal mio

"

non solo è un' insania, una illusione pueuna immoralità. Ed in vero in che deplorabile stato non rimarresti tu e i tuoi miseri figli? Nudi, raminghi, sprezzati, avviliti ben

"

avrebbero

"

consiglio

ma

" rile, "

è

essi

diritto di maledirti fin

il

dentro

"

tomba. Di quali e quanti dolori non hai tu stra tua moglie ? Ebbene, risparmiale almeno l'onta di vedersi chiamata un

"

giorno la schernita vedova di un brigan...

"

non ho

" la

-

" ziata la scheletrita

" sai "

il

coraggio di

che cosi

finir la

chiamano

si

parola

ribelli

i

;

ma

Ah!

tu ben

che non vin-

cono. "

Ma

poi dimmi, di grazia, qual'è lo scopo che

"

tu e

"

porvi

"

bruzzese?... "

gli altri

Ma

nella

siete

compagni fazione

voi

ventura potreste pro-

di

calabra,

altri

i

salernitana o ab-

competenti

giudici

Sono

di

"

questa sovrana

"

"

una guerra civile buoni argomenti a risolverla? Anche io son di credere che la costituzione, dopo il giorno 15, poteva essere sal-

"

vata con la costituzione stessa, e senza violare

"

la costituzione

"

quistione?

gli errori e

i

delitti di

"

nazionale

"

sola 12

ha

;

ma

prossima

è

sempre

la

rappresentanza

a riconvocarsi

dritto di chieder

quella

che

conto ai ministri dei


ITò "

loro traviamenti, è la tribuna

"

battaglia,

"

i

solo

campo

solo

di

saettati

Fa' che di questo mio coscienzioso avviso sien

" fatti

consapevoli gli

altri rifugiati, e, se il credi,

mio

fa pur loro leggere questo

foglio,

senza cu-

che dovesse venirmene mala voce. Addio,

" rarti

una parola

"

scrivimi

"

angoscio in cui trovasi

sola cbe sia di conforto alle

presentemente tua mo-

che sia di pegno a

" glie,

"

il

Olimpo donde saranno

nemici della nazione.

"

"

il

dine ed affetto che mai

me

di quella

fino

ad ora

gratituhfsi

vio-

" lati. "

Gli affettuosi consigli

&. D'AvossA„.

dell'amico, le preghiere

delle

moglie non valsero

uomo

dal suo proposito.

a rimuovere

Non

gli

il

iiero

fu possibile di

andare immediatamente nella sua provincia, perchè la polizia lo avrebbe certamente arrestato

temendo nelle nuove agitazioni che si minacciavano chi aveva guidato il movimento del Cilento nel gennaio

rava,

come dichiarò

nazionale

di

Egli d'altra parte

(1).

in

Salerno

un proclama a (2),

che

questa volta non incontrasse niziare

il

il

(1)

Con

Doc.

sua provincia

grave rischio

d'i-

non

gli

le

la rivolta fosse co-

giugno il Carducci scriveva che aveva permesso di recarsi nella sua

lettera del 25

provincia (Doc. indicati, (2)

deside-

guardia

movimento. Perciò, consentendo a

proposte dei suoi colleghi che

la polizia

la

la

medesimi,

n. 261).

n. 396, pag. 535.


179

Abbruzzi, aveva promesso soltanto che il Cilento sarebbe insorto allorché le bande insurrezionali del distretto di Sala e della Basilicata avessero occupato il ponte minciata nelle Calabrie e negli

Ad

di Campestrino.

eseguire questo piano nella

provincia di Salerno,

il

Carducci spediva

il

Pasquale Lamberti con l'istruzione di

fido

suo

solle-

citare gli amici a costituire comitati insurrezionali

nei distretti e preparare le masse da opporre a

regi

i

(1).

Ricciardi ed

Il

deputati della Calabria chie-

i

devano a l'ammiraglio Baudin

di

coste calabresi ovvero in Sicilia,

sbarcarli su le

donde avrebbero

potuto facilmente passare lo stretto. L'ammiraglio,

per evitare complicazioni diplomatiche con

verno

napoletano,

ricusava,

adducendo

il

go-

le istru-

ricevute da Parigi di condurli a Marsiglia od a Malta. Finalmente concesse loro un piccolo

zioni

trasporto

vapore,

a

il

24 maggio a Malta cui

Carducci, ed

il

(2). i

Pluton, Gli

che

altri

sbarcò

li

deputati,

compromessi da

i

fatti

il

tra

del

15 maggio, approdarono con la squadra francese a la fine del

Roma Re,

il

che

(1)

mese a Civitavecchia,

(3).

quale

Ivi qualche giorno il

e di là raggiunsero

dopo arrivò

le provinole,

specialmente la Calabria,

Lettera del Lamberti al Carducci

De

il

Del

2 giugno scrisse ad Alessando Poerio

(Ivi,

la Basi-

pag. 433).

da MesPetruccelli, oliera citata, pag. 131. 29 maggio (3) Imbriani V., Alessandro Poerio a Venezia, lettera del Del Ee. (2)

sina

il

Sivo, pag. 200, Relazione del Petruccelli


180 licata ed

il

Salernitano,

si

agitavano. Soggiungeva:

mi

nostro amico marchese Luigi (Dragonetti)

" Il

attende in Rieti ed io partirò domani in compagnia di

un amico (De in.

Da

Blasiis) „ (1).

Malta

insieme con

Ricciardi,

il

suoi

i

colleghi Raffaele Valentino,

Domenico Mauro ed

Eugenio De Riso,

sul

andava

sina, e quindi

il

dava a Villa San Giovanni. Di dal Miletti, dal Torricelli, dal

che

tino,

lo

piroscafo

governo

Giglio

Mes31 maggio con una barca appro-

delle onde, inviatogli dal

siciliano, a

là,

accompagnato

Romeo

e dal Fiu-

avevano preceduto, giunse a Cosenza

2 giugno (2). Da questa città i quattro deputati pubblicarono un proclama in cui dicevano che i fatti del 15 maggio avevano rotto ogni patto tra principe e popolo e che perciò essi, fattisi capi il

del

movimento

lenne protesta

leghi a convenire

riprendere

le

Calabrie,

delle

memori

della so-

parlamento, invitavano

del

15 giugno a Cosenza

il

deliberazioni

interrotte

in

col-

i

"

onde

Napoli

dalla forza brutale e porre sotto l'egida dell'as-

semblea nazionale i sacri diritti del popolo na„. Invocavano a sostegno della libertà

poletano

Il La Farina in una lettera del (1) Lettera indicata 30 giugno 1848 scriveva « Saliceti^ Romeo, Bellelli, Massari ed altri deputati napoletani che si trovano qui a

Roma gina (2)

sono venuti a trovarmi

>

{Epistolario, voi.

pa-

1,

317).

Db

Sivo, pag. 236.

tata, pag. 131)

barca da pesca.

che

il

— Il Petruccelli

scrive (opera

Ricciardi andò a Messina su

ci-

una


181

nazionale la fede e lo zelo delle milizie

garentivano

sicurezza

la

spetto delle proprietà si

(1). Il

cittadini

presieduto

dal

deputato

via di terra

le spalle

gli insorti calabresi,

ordinò

siciliano il

formata

i

regi

comando

La

il

governo

ri-

una spedizione di generale Ignazio

del

da settecento

pezzi di artiglieria. il

il

(2).

volontari sotto Ribotti,

Valentino,

fossero mossi verso le Calabrie per

Per soccorrere voluzionario

e ri-

comitati di Po-

i

tenza e di Salerno ad aggredire a si

il

di seguente (3 giugno)

quale lo stesso giorno invitava

ove questi

civili,

ed

Cosenza un comitato di salute

in

costituiva

pubblica,

dei

siciliani

spedizione

si

con

sei

raccoglieva

12 giugno a Milazzo, ove due vapori mandati

da Palermo, il Giglio delle onde ed il Vesuvio, attendevano per l'imbarco. Il Carducci con altri sei compagni, tra i quali il Petruccelli, Q-iuseppe

Miranda

e Vito

Porcaro, la notte del 3 giugno

parti per Messina e di là raggiunse Milazzo per unirsi a

i

volontari siciliani

(3),

dei quali facevano

Atto di accusa redatto dal procuratore generale Cosenza, Gaetano Grimaldi, del 13 novembre 1851 -

(1)

di

Doc. indicati, n. 44, pag. 127. (2) Doc. indicati, n. 46, pag. 130. (3)

Lettera del Carducci del 25 giugno 1848

Lettera di Del

Be

(Doc. in-

2 giuQuesta notte partono sette altri dei nostri per la Sicilia e tra questi mio cognato » (Imbriani, Alessandro Poerio a Venezia). Credo che partirono con un secondo viaggio del Pluton. dicati, n.

261, pag. 370)

gno 1848 ad Alessandro Poerio. .

«

del


182

parte gli

ufficiali

Q-iacomo Longo e Mariano Delli

Franci.

La

medesima

sera

A

Paola.

faceva rotta per

la spedizione

l'alba del giorno 13

una nave che sembrava

vide a distanza

si

marina da guerra

della

i due vapori siciliani si Di là il Giglio delle onde tornò a Milazzo, mentre il Vesuvio, allontanatasi la nave sospetta, movendo direttamente per Paola,

napoletana

per evitarla

;

diressero a Stromboli.

vi arrivava nel corso della notte.

tuoso agitava

il

cinarsi a la rada.

mare, rendendo

H

ignoravano

dizione

Ribotti ed se

nella

truppe borboniche e quale abitanti.

cessario ciò

si

Un

difficile

offersero il

l'avvi-

capi della spe-

i

città

si

spontaneamente

si

stimò ne-

nella città: a

Carducci,

il

colonnello Landi ed

trova'ssero

l'animo degli

fosse

Per misura di prudenza mandare per informazioni

Petruccelli,

vento impe-

il

il

capitano di

vascello Salvatore Castiglia. Costoro, scesi a terra,

avvisarono

il

Ribotti della completa

mancanza

di

truppe e dei sentimenti favorevoli degli abitanti, si

che la spedizione approdò a

del giorno seguente Il

le

5 del mattino

(1).

Carducci comprendeva la necessità di esten-

dere l'insurrezione nelle provinole vicine, perchè altrimenti

(1)

il

moto calabrese sarebbe

Narrazione del Petruccelli (Doc.

stato subito

indicati, n. 128)

Relazione del Rihotti del 17 giugno 1848 al governo ciliano (Ivi, doc. 1B7).

— si


183

vinto. Quindi scriveva sollecitamente al Ricciardi cosi: «

Paola, a le 3 dopo mezzanotte del 13 giugno 1848. "

"

Mio

caro amico,

giunto col generale Ribotti a

Io sono qui

mezzo in unione di settecento siciliani, sei pezzi da campagna, dodici mule e munizioni con me sono discesi altresì Petruccelli, Miranda e Porcaro, tutti insieme venuti da Roma, ove abbiamo ricevuto lettere di D'Ayala che negli Abbruzzi si sarebbe posto a la testa del movimento (1) ed ove si sono portati Giuseppe Del Re e Oarbonelli. Noi siamo venuti col Vesuvio^ avendo spedito il Giglio l'una e

:

delle

onde a Messina a rilevare

tanesi.

Giacomino Longo

si

altri seicento

ca-

è portato in Catanzaro

per porsi a la testa di quel movimento. Sono calati (discesi) in

Sapri duemila regi, che sento già at-

taccati da la nostra gente colà da

vere

(2);

mi

ci

vorrei portare,

me

ma

fatta

muo-

amerei prima

avere con voi un abboccamento. Qualora approviate la mia partenza per Sapri, procurate di di-

sporre che mi venga data sizione di

un

centinaio

una forza a mia dispoonde non ri-

di uomini,

cevere qualche incontro per le strade il

vivo della voce

;

il

di più

con

(3).

(1) Era una speranza. Il Carducci la spacciava come cosa sicura per incoraggiare il comitato di Cosenza. (2) Notizia erronea. La colonna sbarcata a Sapri non incontrò resistenza. (3)

Doc. indicati,

n. 118,

pag. 218.


184

IV.

Lamberti intanto,

Il

giusta

le

istruzioni

ricevute dal Carducci, andava a Vallo e vi costi-

un Comitato delcome presidente,

tuiva, in casa di Stefano Passero,

Vordine,

formato

dal

Passero

Ottavio Valiante vice presidente, Raffaele Passarelli,

Marcello Scarpa, l'antico profugo del 1820,

e Cristoforo Ferrara. Il comitato

insorgere

il

promise di far

distretto di Vallo subito

mazione del campo

a

Campestrino

dopo

la for-

(1).

L'instancabile emissario proseguiva quindi per

Sala

seppe

latore di

De

una

lettera

del

Carducci a Giu-

Petrinis, di cui fu ospite. I liberali di

convocarono nella casa comunale, il 12 giugno, ben cento settantotto tra capitani ed ufficiali di guardia nazionale e proprietarii del distretto ed elessero un governo provvisorio, formato dal sot-

tintendente Michelangiolo

Bove come

presidente,

da Giovanni Pessolano, Giuseppe Giuliani, Giuseppe De Petrinis, il sindaco Girolamo De Petrinis, Angelo Boschi e Giuseppe Romano (2). I convenuti giurarono sul Vangelo e su una spada armi guardie nazionali e cittadini e i ribelli che sarebbero venuti da vicina Basilicata il ponte di Campestrino (3).

di riunire in dì occupare la

(1)

con

Lettera del Lamberti al Carducci del 28 giugno.

Documenti

dell'

insurrezione calahra, n. 311, pag. 433.

Sentenza della Gran Corte Speciale di Salerno del 27 gennaio 1852. Narra pure la (3) Lettera del Lamberti succitata formazione di quel comitato una lettera del sottintendente di Sala del 27 gennaio 18B6. Archivio di Salerno, (2)

carte sfuse, fascio

5°.


.

185

Altre

adunanze tenevansi da

liberale, il

tra

quali l'Aletta,

i

Caputo ed

altri,

capi della parte

i

fratelli

i

Pessolano,

in Diano, nelle case delle fa-

miglie Costa, Capobianco e Carrano

(1).

Animava

adunanze un uomo allora nel vigore degli anni e di grande autorità, Giuseppe Pessolano. Suo padre, Saverio Arcangelo, condannato nel capo tali

per

i

1820, poi relegato nelle isole di

fatti del

Pantelleria e di Ponza, aveva avuto la grazia so-

vrana nel giugno del 1830 (2). Giuseppe Pessolano, già assoluto da la Commissione Suprema di Stato

da l'accusa

di detenzione di oggetti

cacciatori con

il

grado

settarii,

co-

ad arruolarsi nei

stretto di poi per debito di leva

di sergente, era stato con-

gedato nel 1834. Dopo

sovrano del gen-

l'atto

naio 1848 divenne capitano della guardia nazionale

(3),

11 Pessolano,

altro liberale

il

il Lamberti ed un Pasquale Parisi, te-

prete Serino,

del distretto,

nevano frequenti colloqui in una contrada detta con molti amici

S. Venere, nei dintorni di Polla,

loro del distretto di Sala e dei

gelo

Le Fratte

e Brienza,

ed armati e formare

il

comuni

An-

di S.

per raccogliere armi

campo presso

il

ponte di

Campestrino. Il

governo provvisorio

di Sala,

mata dal suo presidente M.

(1)

(2)

con lettera

Bove,

>

GiORDA>ìO, Ufi cospiratore atenate.

fir-

spediva

Archivio di Salerno, fascio 2660, voi. II. Di lui narrerò in un altro prossimo lavoro:

bonari di Salerno del 1820 (3)

xV.

1

1 car-


186

ordine a

i

comuni del scuno

capitani

guardia

nazionale dei

ponte di Campestrino quando la Basili-

al

secondo

cata,

della

distretto di inviare dieci guardie cia-

le

promesse del D'Errico, vi avesse

mandato duecento individui armati. V. Fin dal 29 aprile erasi costituito in Potenza

un

Circolo

raccoglieva

lucano che, presieduto la

parte liberale

specialmente del capoluogo

avvenimenti del 15 maggio

(1). il

dal D'Errico,

della

provincia

In seguito a Circolo

aveva

e gli

ini-

ziato trattative con le altre provincie continentali

una federazione con

del regno per formare

esse.

Q-ià la Calabria era insorta istituendo nelle sue

Provincie governi provvisori; la provincia di Salerno aspettava per seguire l'esempio che, secondo

accordi intervenuti,

gli

si

movesse

la Basilicata.

Tutti gli animi erano sospesi per le notizie che

si

La parte temperata mandava con-

attendevano da questa ultima provincia. liberale napoletana più di

sigli

calma e di prudenza;

i

più accesi in-

vece tempestavano perchè Potenza ciata al

movimento

delle Calabrie.

tentino, Paolo Cortese il

(2),

si

fosse asso-

Un

liberale po-

scriveva cosi da Napoli

10 giugno ad un amico suo conterraneo: "

La

provincia di Salerno è degna dell'ammira-

zione di chiunque nutre in cuore sentimenti di vera

Le varie

fasi e l'opera di questo circolo sono narmaggiori particolari nei libri citati del Racioppi, del Mondaini e del Lacava. (2) Dopo il 1860 divenne deputato, nel 1866 ministro (1)

rate con

i

di giustizia.


187

abbominazione eterna del tiranno bomal dire di tutti coloro che stanno a capo di tale movimento, anela di essere seguita dalla Basilicata nel santissimo agone; epperò, amico libertà e di

ma essa,

bardatore;

mio, per l'amore che tutti dobbiamo a questa patria diletta

gono

prego, insieme a coloro che

ti

la

somma

costà ten-

delle cose, di spedire subito per-

sona a Salerno e nel Cilento per intendersela con quei prodi

fratelli.

Persone ragguardevoli che non

nomino, per non comprometterle, ed fatto

alle quali

ho

leggere la cara tua mi hanno scongiurato

di risponderti prestissimo, facendo conoscere a voialtri

di costà

che la salvezza del regno sta nelle

vostre mani, imperocché se voi senza porre

tempo

in mezzo, con la velocità del baleno, seguirete

i

moti delle Calabrie, vi unirete a Salerno, formerete un governo provvisorio come queste provinole, causa trionferà e

la nostra

la tirannide,

il

colosso

dai piedi di argilla, cadrà infranto, ne sorgerà più

mai. Pensate che ai giorni nostri

i

momenti sono

preziosi e gravidi di eventi, che la fortuna di rado

presenta

il

rarlo con

suo crine, e chi non avrà saputo affer-

mano poderosa invano

si

lamenterà poi

del tempo perduto; che se vi moverete adesso, siete

quasi

tutte le provincie e quindi invincibili,

se aspetterete i

ma

guardando con occhio indifferente

calabresi, voi sarete colpiti alla spicciolata e di-

strutti „ (1).

(Ij

Pubblicata dal Mondami, pag. 137, trascritta dal accusa contro i liberali di Potenza.

l'atto di


188

In Potenza un forte nucleo di giovani cercava

ma

di spingere a l'azione,

stevano specialmente

H

voli cittadini.

che

che

ficoltà

a questa corrente resi-

proprietari ed

i

D'Errico esitava tra

era lasciato

si

i

più autore-

le

promesse

sfuggire in Xapoli e le dif-

opponevano molti suoi amici. In

gli

queste incertezze, per mostrare di fare qualche cosa egli

un il

pubblicava

il

10 giugno, in nome del Circolo^ " Noi vogliamo

altro manifesto, nel quale diceva: leale e sincero

tuzionale,

il

mantenimento del regime

costi-

diritto di svolgere la costituzione e

sicure guarentigie perchè la

Camera

elettiva libera

e sicura possa compiere la sua grave, altissima mis-

sione

„ (1).

Per spronare

la Basilicata

ad una pronta ed ener-

gica risoluzione intervenivano a la dieta provinciale in

Potenza

il

15 giugno

provincia di Salerno,

questa

si

sarebbero

i

(2)

quali,

trovati

due delegati della

assicurando che in pronti

ben mille e

duecento armati, insistevano che il Circolo avesse promesso come pegno della sua cooperazione di mandare almeno duecento armati. La parte più

giovane

dell'adunanza

secondava

richieste e

le

ma gli uoproponeva mini più temperati ed autorevoli dell'adunanza resistevano vigorosamente a tali proposte. Il presidente dell'adunanza poneva in dubbio che il Salernitano avrebbe dato quella massa di uomini, d'

insorgere senza indugio

;

(1) Ivi. (2)

Indetta per la nomina dei due rappresentanti della

Basilicata a la confederazione delle provincie.


189

e nel suo discorso "

si

l'idea dei lucani

con

ma

calabresi,

i

lasciò ad un tratto sfuggire clie non era di far causa comune

soltanto di volere la costitu-

zione libera da ogni derla

„ (1).

come

attacco e

tale difen-

parole

I delegati salernitani a queste

indignati lasciavano l'adunanza. Il

Petruccelli

mandava da

clama che terminava dini,

all'armi!

cosi:

un

la Calabria

pro-

"All'armi dunque, citta-

Basilicata, Cosenza, Catanzaro, Sa-

lerno hanno riscattata la libertà ; riscattatela tutti :

che uno più non vi

sia sulla santa terra d'Italia

che

Borbone Dio condannato l' Italia; lo condannino tutti e lo abbandonino ad essere solitario e ramingo come Caino, ad essere straziato come Prometeo, come Buoso da Doara esecrato. All'armi, all'armi! I deputati alla Camera, i cittadini al campo! „ (2). In mezzo a queste opposte correnti, il Circolo lucano, per far mostra di qualche operosità, spediva fosse bruttato di affetto e di fede pel

!

l'ha condannato, l'ha

da per tutto emissari, scegliendoli tra dati, per allontanarli,

si

i

più riscal-

disse allora, dal capoluogo

deUa provincia. VI. Si avvicinava intelligenze

il

giorno 19 in cui per le

precedentemente

stabilite

le

bande

insurrezionali del Potentino e dei distretti di Sala e di

Campagna dovevano occupare

Campestrino ed impedirne

(1)

MoNDAiNi, opera

contro (2)

i

liberali di

Doc. indicati,

il

ponte

di

passaggio a le truppe.

citata, pag.

137

Potenza. n. 127,

il

pag. 226.

— Atto

di

accusa


190

Si sapeva già che al

governo aveva ordinato

il

generale Lanza di muovere con una

colonna

uomini da Nocera a la volta de le Calabrie per congiungersi ad altre colonne inviate colà per mare. In adempimento degli ordini ricevuti il Lanza il 17 giugno scriveva da Nocera al

di duemila

comando generale

:

"

In giornata muoverò per

Salerno, sede degli esaltati

„ (1).

Difatti

il

giorno 17

una colonna mobile composta dal primo battaglione cacciatori e una parte

parti a quella volta con

del terzo, tre squadroni di carabinieri a cavallo,

uno del terzo dragoni e due pezzi da campagna (2). Mentre indugiava a Salerno per incutere timore a gli esaltati^ ebbe notizia il giorno 19 che bande armate si proponevano di occupare i passaggi dello Scorzo e di Campestrino; per sventare simile le sue mosse (3). Lamberti intanto, fidente nelle precedenti promesse del D'Errico, correva di paese in paese

disegno affrettò Il

nella provincia di Salerno per procurare invio di

armati a

i

passaggi di Campestrino e dello Scorzo.

Insisteva energicamente soprattutto con

Gennaro

Rosapepe, capitano della guardia nazionale di Cone

tursi,

con

il

giudice regio del luogo Q-ennaro

Castaldi, ardente liberale.

gno

La mattina

del 17 giu-

recatosi appositamente colà, scongiurava

(1-2)

litare

Doc. (3)

i

suoi

dell' archivio mimobile del generale Lanza.

Archivio militare f?2JVapo??, carte

— Storico della colonna dell'

insurrezione calabra, pag. 601.

Storico

carte del

suddetto

Archivio

comando generale.

militare

di Napoli,


191

amici a mandare quanta

Per

piĂš.

gente fosse possibile.

effetto di tante sollecitazioni accorsero a

Cam-

pestrino alcuni nuclei di armati, specialmente da

Polla e da Pertosa, nella fiducia di trovarvi gli insorti di Potenza,

ma

invece trovarono deserta

contrada e scoraggiati tornarono indietro

la

dif-

fondendo

la notizia della

mancata promessa. Ne

valsero a

muovere gente

esortazioni e preghiere

dell'Aletta, del Parisi, del Pessolano, di

Marone ed

Lo

riuniti

altri,

Francesco

appositamente a Polla.

governo provvisorio, avvisato dell' insucil giorno dopo l'ordine dato (1). Invece delle promesse bande insurrezionali partivano da Potenza per il ponte di Campestrino, stesso

revocava

cesso,

mandati dal Circolo lucano, tre soli individui: Arcangelo Battaglia, Pasquale Griliberti e l'architetto Giuseppe D' Errico. Si disse allora che avessero l' incarico di minare il ponte. Il processo narra cosi r episodio " Q-iunti costoro a Polla, si recarono con il maestro piperniere Sabato Rago sul ponte di Campestrino, dove gli fecero osservare in quale :

parte del ponte

si

poteva tagliare, in quale altra

mettere delle mine, ed infine dove potevansi fare le barricate.

Dopo

di che, minacciati in Polla dal

barone Antonio Curcio ed intimoriti dal prossimo arrivo di truppe, se ne ritornavano con le pive in tasca (1)

„

(2).

Fu

questo,

soggiunge

il

Mondaini,

Archivio di Salerno, processo contro l'Aletta, fa-

scio 2660, voi. 30. (2) Mondaini, opera citata, pag. 160. Lo scrittore ha desunte queste note da documenti dell'archivio provin-

ciale di

Potenza, cartella

III, voi. 1Âť,

parte

5*,

pag. 10-13.


192 l'aiuto

tutto

Lucania a

della

insorti

gli

cala-

bresi! (1).

H

generale Lanza in questo intervallo passava

per lo Scorzo e per Campestrino

il

giorno 18 senza

incontrare alcun ostacolo, arrivando sollecitamente a Polla

(2),

donde "

generale:

il

giorno 21 scriveva al

Ieri arrivai in Polla

di ventiquattro miglia e più

tare

ad oggetto di

da

i

quali ieri Taltro avevo ricevuto notizia

di essersi riunita della gente

tagliare

il

armata a scopo

ponte per impedire

il

Un

di

passaggio delle

truppe. Stanotte marcerò a la volta di

renzo

affret-

passaggio dello Scorzo e del ponte Campe-

il

strino

comando

dopo una tappa

San Lo-

(3).

messo

di Postiglione avvertiva

il

Lamberti

esser fallite le promesse del D'Errico, sguerniti

passaggi di Campestrino e dello Scorzo,

de

le

i

truppe

colonna Lanza già in moto da Eboli a quella

la

Vedendo ormai

volta.

inutile qualsiasi altro tenta-

Lamberti fuggiva a Campotenese il giorno 20, riunendosi a le masse insurrezionali del Mauro (4). Al passaggio della colonna Lanza i germani Raffaele e Giuseppe Pessolano, per non essere imprigionati, si nascondevano in una casa presso Sala. tivo,

il

(1) Ivi. (2)

Storico della colonna mobile del generale

Lanza

Doc. dell'insurrezione calaòra, pag. 601. (3)

Storico suddetto.

S.

Lorenzo

dula, ove potevano acquartierarsi (4)

è i

la

Certosa di Pa-

soldati.

Interrogatorio dello stesso Lamberti

bre 1848, in Salerno, R. P.

il

16

novem-


193

mancate promesse della Basilicata i liberali del regno confidavano ancora in essa per l'imminente adunanza indetta a Potenza VII. Nonostante

le

dei delegati della federazione delle provincie. Si

adunavano i

infatti a

Potenza

il

giorno 25 giugno

delegati della Basilicata, di Terra d'Otranto, di

A

Bari, di Capitanata e del Molise.

provincia "

di

Salerno

che farebbe da

sé,

e fatti

non parole

anche questa volta vennero meno delegati, scrive "

testa

il

randum,

(1).

Ma

le speranze. I

Racioppi, sottoscrissero una pro-

vacuamente famosa nel la quale

l'invito la

aveva fieramente risposto

titolo

memo-

di

protesta ed ultimato a la po-

Re aveva la pretensione di metterla in dimora con la minaccia d'insorgimento a giorno fìsso „. In sostanza non facevano che ripetere le dichiarazioni platoniche del Circolo lucano con l'aggiunta di queste altisonanti parole: " ove siffatte giuste pretese vengano spregiate, protestano testà del

innanzi a Dio ed al cospetto di tutte incivilite

della necessità

vare collocate

in cui

si

(4),

daini (3) aggiungono che segretamente

concertarono

nazioni

„ (2).

Racioppi, in altro suo lavoro

Il

le

potranno tro-

un movimento da

ed i

il

Mon-

convenuti

iniziarsi

da un

comitato di guerra presieduto dal D' Errico e stabilirono le

località

ove doveano raccogliersi

(1-2) Racioppi, Storia dei (3)

gina 483. (4j

moti di Basilicata, pag.

Storia della Lucania e della Basilicata, voi

Opera

13

citata, pag. 184.

2°,

le

17.

pa-


lui

masse insorgenti, i capi di esse ed il giorno (10 luglio). Questa occulta intelligenza conferma il Libertini, uno dei delegati della provincia di Lecce, in una lettera scritta lo stesso giorno 25 giugno, nella quale narra che si era spedita al re una protesta e che, decorso

un breve

perentorio, sarebbero

insorte le cinque provincie confederate

La

(1).

parte più giovane e più avanzata dei liberali

da Emilio Maifei, non prestò memorandum, che defini ironicamente " una pelle di leone addossata ad un topo „, e pubblicò nel giornale La libertà italiana un vio-

lucani, capitanata

alcuna fede

al

lento proclama, che concludeva con queste bellicose

A

parole

"

nuovo

sole

l'armi, figli della Lucania, a Farmi! 11

non

veda stupidi spettatori dei fatti ma il nuovo sole brilli su le nostre armi, e serrati sotto il vessillo che indica morte ai traditori, salute alla patria corriamo sul campo ove s'innalza il santuario della sovranità popolare. Iddio è con noi, viva la libertà, vivano ci

degli strenui calabri,

le legioni dei lucano-calabri! „ Il Circolo

nominava

infatti

il

(2).

28 giugno, invece

del promesso comitato di guerra, una commissione

formata da cinque dei suoi componenti la quale venne detta commissione di centralizzazione e corrispondenza. Questa commissione con segrete

raccomandava a ogni bisogno non appena colari

(1)

"

Opera

(2; Ivi,

citata, pag. 185.

pag. 192.

cir-

tutti d'essere pronti

ad

causa della

li-

la santa


195

berta avrebbe patria

della

potuto reclamarlo

soggiungeva)

(essa

tutti: le provinole confederate

"

„.

All'appello

concorreranno

eseguiranno

vimenti in un medesimo istante

„.

La

mo-

i

circolare

Armati tutti dunque e pronti! tromba guerriera accorrete! „ (1) Tutto questo apparato bellicoso svani in un attimo terminava cosi:

Al primo a

"

squillo di

la notizia

delle

disfatte degli insorti

28 giugno a Castrovillari cessivo a Campotenese. del

calabresi

e del giorno

30 suc-

L' invio dei tre emissari al ponte di Campestrino suscitò

più aspri giudizi.

i

"

Carducci:

H

Il

Lamberti

scrisse al

giorno 19 giugno doveva giungere

(nel distretto di Sala)

da Potenza un contingente di il compromesso fatto dal

duecento individui, giusta sig.

D. Vincenzo d'Errico, presidente di quel

colo.

Ma

il

fatto

si

zolato dal governo e Bozzelli,

il

cir-

fu che l'istesso D'Errico, prez-

compromesso con

giorno 18 invece di mandare

il

il

signor

suo con-

tingente spedi tre individui nel distretto di Sala, e propriamente in Polla, signori Palmieri,

e tutti

i

il

i

quali, riunendosi

barone Curcio,

Brienzesi, fecero

con

i

figlio di Sciarpa,

una controrivoluzione,

fa-

cendo avvicinare sul ponte di Campestrino, punto che da noi doveva essere occupato, il numero di mille e duecento regi, composti di cinquecento cavalli e settecento pedoni,

con due pezzi

con un pezzo da 12 ed un obice

di artiglieria,

„ (2).

(1)

Opera

(2)

Lettera del 28 giugno 1848. Doc. indicati,

pag. 433.

citata, pag. 203. n. 311,


196

La

missione dei tre liberali resta ancora avvolta

nel mistero. citato

disse

Una

nota ufficiale posta al documento

ben diverso

lo

scopo di essa,

però spiegarli menomamente.

con

il

senza

Lamberti, che

cuore pieno di speranza per

fraterno promesso da

mente

Il

il

concorso

D'Errico si era febbriladoperato per la formazione del campo a i

Campestrino, nella profonda amarezza del disinganno gridò al tradimento dei tre emissarii. Ma ad assolvere costoro da l'ingiusta accusa vale il processo da essi subito. Arcangelo Battaglia di Anzi fu condannato a sette anni di prigionia ed ebbe la grazia soltanto il 30 giugno 1856, Pasquale Giliberti di Accettura e Giuseppe D'Errico fu Giuseppe stettero lungamente in carcere (1). Più che il modesto episodio accennato, destò severi, oltraggiosi commenti il contegno della parte moderata e principalmente del D'Errico. Il pro-

clama pubblicato dal Maffei nel giornale La libertà " il flagrante tradimento

italiana protestava contro

consumato nel club oligarchico residente

in

Po-

tenza che aveva condotto la provincia in una fatale inerzia con tanto il

vergognoso tergiversare

PetrucceUi della Gattina accusò

il

„.

Anche

Circolo di tra-

dimento (2). Il Carducci scriveva il 25 giugno a Giuseppe D'Errico: " Trovo vergognoso che, dopo le tante promesse fatte in Napoli, te ne puoi restare ino-

(1)

Brienza, Il martirologio della Lucania, pag. 130, MoNDAiNi, Opera citata, pag. 190. MoNDAiNi, pag. 126.

170, 173 (2)


197

peroso

tua

nella

tutto

non

provincia e finora

posto in rivolta. Questo,

ti

assicuro,

ti

ti

sei

fa perdere

tuo prestigio e quello del tuo degno zio

il

D. Vincenzo. Ti scongiuro a muoverti subito, e qualora non

ti

credi forte di poterti sostenere nella

tua provincia, portati qui. Troverai nella valle di S.

Martino

mini

il

Mauro, che ha con

vieni con

;

i

travagli di renderci sii

liberi,

duemila uoi

e veri figli d'Italia e

certo della nostra vittoria

Uno

lui

tuoi bravi a dividere con noi

(1).

scrittore della Basilicata tentò

una apolo-

gia dei propri conterranei e nella sua esaltazione

giunse fino a censurare la prov^incia di Salerno,

accusandola di non essersi opposta a l'avanzare della colonna

Busacca sbarcata a Sapri!

(2).

La vana

accusa cade a fronte della considerazione che solo la provincia di Salerno

secondò

il

movimento

ca-

labrese.

Certo in quelle ore agitate, quando

da per tutto tradimenti e

spie,

il

si

vedevano

contegno della

parte liberale temperata della Basilicata potè in-

generare gravi sospetti. L'opera serena, mitigatrice del

tempo,

i

successivi processi chiarirono la

Vincenzo D' Errico, l' autore principale del supposto tradimento, processato, fuggiva in Piemonte e moriva esule a Torino il 1856 (3), ciò verità.

(1) Doc. dell' Insurrezione calàbra. n. 261, lettera a Giuseppe D'Errico. La lettera originale è presso l' archivio militare di Pizzofalcone {Carte del comando generale). (2) RiviELLO, Cronaca potentina. (3)

MoNDAiNi, Opera

morie, pag. 23.

citata, pag.

316

— D'Atala,

Me-


che basta a liberare da qualsiasi sospetto la memoria di lui. Egli, purtroppo, in momenti di profonda perturbazione d'animo, allorché dopo la catastrofe del 15

maggio era con

suoi colleghi del

i

Parlamento rifugiato su le navi francesi, promise, con la facilità propria delle nature meridionali, il concorso della sua contrada.

Ma

tranquilla della provincia nativa,

tornato a la vita

non tardò a

scor-

gere che un gran numero di liberali disapprovava

nuova insurrezione, le classi possidenti temevano le repressioni del governo, le masse mostravansi indifferenti e in tutti dominava piena sfila

ducia nei moti calabresi. Onesto giudizio pronunziava

il

Racioppi quando scrisse:

preparato, inerti le masse, restie

"

tutto era im-

le classi alte

della

dubbi o sopraffatti i più della parte libe(1). Parimenti il Lacava dice: " ingiusti i

società,

rale „

sospetti e le accuse: la Basilicata senza prepara-

zione alcuna non poteva insorgere e portare aiuto

a

le

Calabrie

(2).

Certo

il

D' Errico avrebbe evi-

tato accuse ed infìjiite amarezze ove, anziché ter-

giversare e ricorrere ad una lunga serie di espedienti, avesse accettato

del Carducci

non

si

il

generoso e leale consiglio

quando questi

provincia fosse andato con fatiche ed d'Italia

(1)

gli scriveva

i

i

suoi a

"

se

dividere le

pericoli per rendersi liberi e veri figli

„.

Storia dei popoli della

Lucania

e della Basilicata,

pag. 486. (2)

che

sentiva forte di potersi sostenere nella sua

Michele Lacava,

Cronistoria, pag. 27.


199

Vm.

Mentre

colonna Lanza partiva da Sa-

la

lerno altre truppe trovavansi giĂ

A la notizia del governo

nelle Calabrie.

provvisorio stabilito in Co-

senza e dell'agitarsi della provincia di Catanzaro il

re aveva ordinato l'immediato invio di rilevanti

forze.

Una prima

colonna di tremila uomini a

gli

ordini del brigadiere Ferdinando Nunziante sbar-

cava

il

5 giugno a Pizzo ed occupava

teleone

a

per tenere

il

Mon-

7

freno la provincia di Ca-

tanzaro.

Pochi giorni dopo,

comando

il

10 giugno, una seconda co-

generale Busacca partiva da Napoli su i vapori Sannita, Ferdinando II e Maria Cristina ed approdava a Sapri la mattina successiva. Raggiunta per aspri e faticosi sentieri

lonna

al

del

Rivello e quindi la consolare presso Lauria, occu-

pava

il 15 la valle di S. Martino ed il piano di Campotenese, inoltrandosi fino a Morano (1). Non è mio compito narrare le vicende dell' in-

surrezione calabrese, il

ma

solo la parte che vi

ebbe

Carducci. I documenti del tempo purtroppo non

ne danno che

notizie

monche ed

inesatte, cui

quindi necessariamente limitarmi. Egli e

debbo

Dome-

Mauro ebbero, dopo l'approdo a Paola, il comando di quattrocento uomini. Il giorno lo giugno, nico

accampati presso Spezzano Albanese, seppero che la colonna

Busacca procedeva risolutamente forte uomini contro di loro, che

di mille ed ottocento

per l'inferioritĂ del numero non avrebbero potuto

(1)

Giornale militare della colonna Busacca

cati, n. 426. pag. 523).

''Doc. indi-


200

opporre resistenza. senza rinforzi,

essi

a tempo. In vista di subito

con

consiglio

gnie

attendevano da Conon potevano giungere

Grli insorti

ma

queste circostanze, tenuto i

capi

delle

compa-

varie

l'Appennino (1), ed occupare V importante posizione di Campotenese risolsero di ripiegare verso

lasciata dai regi

per Lungro,

(2).

Difatti,

Fermo

girando per

e

fermarono a Campotenese, ove, per meglio difendersi, formarono delle barricate e ruppero

il

si

ponte

detto del Cornudo su la strada

consolare che conduce a Napoli. 11 Busacca partiva a l'alba del 16 da Morano ed occupava verso le ore 10 Castrovillari. Ivi il 18 un ufficiale di stato maggiore gli consegnava un

ordine del governo di attendere in Campotenese la

colonna Lanza e di congiungersi con essa.

Ma quella

vantaggiosa posizione era stata presa da

Mauro

le

bande

da un gran numero di insorti accorsi da i paesi vicini. H Busacca comunicava al comando di stato maggiore l'impossibilitĂ di riprendere Campotenese e sostava a Cadel Carducci e del

e

strovillari (3).

Intanto

il

Comitato

senza affidava, le

forze

(1)

il

di salute pubblica di

17 giugno,

il

comando

insurrezionali al generale Ribotti

Doc. indicati,

u. 133,

Co-

di tutte

e po-

pag. 240.

delazione del Mauro e del Carducci del 15 giugno da Spezzano al Ribotti (^Documenti indicati, n. 138 e 189, (2)

pag. 240). (8)

Giornale della colonna Busacca (Doc. indicati,

pag. 593).

n. 426,


201

néva a disposizione di lui il Carducci (1). Il generale, con ordine del giorno della stessa data, costituiva tutte le sue forze in due divisioni, dando al Carducci il comando della 4* brigata della prima divisione

H

(2).

Ribotti con circa mille duecento uomini, dei

quali faceva parte la brigata Carducci, il

accampava

21 giugno in Spezzano Albanese con

sito di attaccare

del 22

il

i

regi in Castrovillari

Ribotti, avvisato che

i

(3).

il

propo-

A

l'alba

regi avanzavano

contro di lui per la strada consolare che da Ca-

conduce a Spezzano, occupò le alture, cominciando il fuoco. Su la strada consolare e strovillari

nelle

campagne ad

insorti ed

una

i

regi,

essa adiacenti combatterono gli

Ribotti

relazione del

seguiti

da

mente per

insorti

gli

la

quali dovettero ripiegare. In

i

si

narra:

ritirarono

si

via donde erano

dai nostri, che con due pezzi di sero a delle

Cammarata

Il

(4).

Calabrie magnificò

attenuando evidentemente diario:

"

Dopo due

i

si

regi in-

montagna giun-

giornale

fatti,

ore di fuoco

per non essere circondata,

i

precipitosa-

venuti, inseguiti

successo.

il

"

U Italiano Il

Busacca,

scrisse nel la

suo

spedizione,

è ritirata alle 12

me-

ridiane in Castrovillari, sostenendo con fuoco di

(1) (2) (3)

Verbale del 17 giugno 1848 (Ivi, n. 149, pag. 258). Ordine dei giorno (Ivi, n. 153, pag. 260). Relazione del Carducci del 21 giugno da Spezzano

(Ivi, n. 191, (4)

idem.

pag. 297).

Dog. indicati, (Ivi, n. 264,

n. 246,

pag.

pag. 381).

363

Altra relazione


202

cacciatori la ritirata sino a sei miglia di distanza.

Un

furiere e

nove soldati per causa

sono caduti in potere dei

di

rivoltosi.

dati sono stati leggermente feriti

noncuranza

Quattro

sol-

„ (1).

Incoraggiato da im primo, per quanto leggiero, risultato,

il

Ribotti intendeva, con

cui faceva parte

una divisione di il Busacca

Carducci, assalire

il

a Castrovillari per poi avanzare verso Monteleone e

sconfìggere

zando,

il

Nunziante

occupava

il

A

(2).

giorno 25

l'uopo avan-

Cassano

(3)

ed

il

giorno seguente nel luogo detto Sant'Elia ebbe

uno scontro con

i regi cbe si erano mossi ad afgiungere della notte pose termine al combattimento: ciascuna delle parti si attribuì la

frontarlo.

H

vittoria. Cosi nel giornale della

colonna è riferito:

" le

masse avvicinatesi a Castrovillari sono state respinte e messe in fuga, lasciando circa sessanta morti mentre la truppa non ebbe che un morto ed un ferito „ (4). Il Nisco invece scrive: " L'avanguardia comandata dal Longo sostenne con ga;

gliardia l'attacco e rafforzata dal

centro respin-

geva il nemico fìn sotto le mura della piccola città. Venuta la notte, il Ribotti ordinò la ritirata su Cassano, la quale creduta una sconfitta cagionò generale sconforto Il

(1) cati,

Carducci

si

(5).

comportò sempre da valoroso.

Giornale militare della colonna Bu.s-acca (Doc. indiN. 426, pag. 593).

(2-3) Lettera del Carducci (4) (5)

Giornale indicato. Nisco, pag. 187.

i^Ivi,

n. 260,

pag. 379).


203 " Il solo

Il Micchetelli dice:

Carducci, vero

cro-

ciato dì libertà, viva face di guerra, coraggioso e leale,

non cessò mai

del trionfo

uomo

di

„ (1). Il

di essere

animoso e fidente " il

Nisco scrive che

cuore immenso,

per impeto di passione

Carducci,

e che operava

sovra tutto dominavano

(e

in lui quelle per la libertà e per l'indipendenza d'Italia),

che chiacchierò

anzi che imitare altri

sempre e non combattè mai si cacciò animoso nelle pugne „ (2). IX. I capi del moto calabrese avevano fin allora tenuto desta la fede de le popolazioni nel successo, assicurando pronti a sollevarsi gli Abbruzzi, la Basilicata e la provincia di Salerno. I

indugi mantenevano tanto

gli

animi

a le colonne

più che

Calabria altre di continuo

Ormai appariva Calabria

De

triste,

se

regie

lunghi

ansie crudeli;

già corse in

ne aggiungevano.

angosciosa la verità;

avrebbe combattuto

Blasiis,

in

sola.

A

i

la

deputati

Romeo, Del Re, andati a Rieti per inil D'Ayala a destare la rivolta

durre segretamente negli Abbruzzi,

il

valoroso patriota aveva dovuto

mostrare la impossibilità di riuscirvi, perchè paese era impreparato

sentendo

il

gno passato

(3).

Lo

stesso D'Ayala, pre-

suo prossimo arresto, aveva il

confine, riparando

e poi in Toscana.

Da

il 23 giuda prima a Rieti

la Basilicata,

mini e di armi, non venivano che

(1)

(2) (3)

il

invece di uole

sterili

Micchetelli, Opera citata, voi. 2°, pag. 410. Opera citata, pag. 191. D'Ayala, Memorie, pag. 144 e 158.

ed


204

accademiche dichiarazioni del Circolo lucano e fiere proteste

le

contro di questo del Maffei e di altri

giovani animosi, che avrebbero volato portare dav-

vero aiuto a

Tante

i

calabresi.

disillusioni colpivano

amaramente

i

capi

prevedendo un sicuro insuccesso, scrivevano al governo di Palermo: " Mentre due vapori facendo il lungo della spedizione

siciliana,

i

quali,

vengono a prenderci su le coste noi faremo il possibile per sostenerci

giro della Sicilia

de l'Ionio, innanzi nella

Castrovillari

restando

Sila,

marina

carci nella

ed in ultimo ci salveremo sempre a portata d'imbar-

di Corìgliano „ (1).

Un'ultima estrema speranza balenò a la mente dei promotori del moto calabrese: fare insorgere il

il paese che nello scorso gennaio aveva primo innalzato la bandiera della rivolta.

Cilento,

per

il

Forse l'incendio

si

sarebbe esteso in tutto

il

Sa-

lernitano e nella Basilicata ed avrebbe rialzato le

parte

della

sorti

Per

ricorrere a l'uomo

necessario

pochi

liberale.

mesi

prima trascinare

tale

aveva

che le

impresa era saputo

popolazioni.

Il

Lamberti irrequieto, agitato correva da l'uno a l'altro capo delle forze insurrezionali insistendo perchè

si

Con una al

fosse

lettera

generale in

mandato il Carducci nel Cilento. del 28 giugno da Mormanno dava capo Ribotti non solo ragguagli

su le posizioni nemiche,

(1)

Memorie

ma

anche suggerimenti

della rivoluzione siciliana.

La

relazione è

8otto3critta dal Ribotti, Longo. Delli Franci, Carducci altri.

ed.


205 "

e consigli, scrivendogli:

contingente di cento

Ella dovrebbe darmi

calabri

almeno,

ed

un

pro-

io

metto e giuro di unire otto o nove mila armati nel distretto di Sala ed in quello di Campagna aspettano

che ansiosi

il

drappello

Calabro: do-

vrebbe ordinare al colonnello Carducci di portarsi immantinenti nel Cilento per impedire sbarchi a Sapri e cosi il sig. Ferdinando non potrebbe più distribuire forze e dovrebbe tremare

H

.,

(1).

colonnello Delli Tranci, capo dello stato

mag-

28 giugno dal quartiere quest'ordine: " FiAlbanese generale di Spezzano dando moltissimo nell'immenso attaccamento che Ella ha per la causa santa, nonché nella di Lei solerzia e nel potere che ha nelle provincie di Basilicata e Salerno, sarà compiacente mettersi in movimento per quella volta onde promuovere giore,

dava

lo spirito

teri „

al

Carducci

patrio,

il

accordandole

perciò

pieni

po-

(2).

In seguito a

tali

ordini,

il

Carducci, presa una

scorta di pochi uomini, partiva con di arrivare al lido e per via di

l'

intendimento

mare raggiungere

Durante la marcia veniva a sapere che il generale Lanza, procedendo per la valle di S. Martino e per Laino, aveva avuto un conflitto con le bande presso il ponte del Canneto ed aveva occupato Mormanno. Il Mauro che comandava le bande aveva creduto allora di sciogliere il camSapri.

(1)

Doc. indicati,

n. 310,

(2)

Idem,

pag. 429.

n. 307,

pag. 431.


206

po

(1).

Tarbato da questo avvenimento, che aveva il Carducci al suo

scoraggiato vivamente le masse, arrivo in "

Lungro scriveva

sono a rassegnarle

al Ribotti,

giunto

che,

il

29 giugno:

alle

ore

dieci

pom. in questo comune, ho saputo che alle ore ventidue e mezzo dai regi è stata suonata la ge-

Mauro la nostra Mormanno ha abbandonata la

nerale e che per ordine del sig. stanziata in

forza

sua posizione presa Sopra

crocifìsso

il

ed è andata

a rinforzare Campotenese, ove si

La truppa il

regia

si

ritira in

Rotonda per tentare

passaggio di Campotenese, cosa per altro che

non credo. lo

si crede che i regi od almeno difenderla.

dirigano per sostenersi

meno

Ho

stimato far riunire un

di cento individui

in Basilicata, di promettere carlini

per

ogni

quattro al giorno e ducati

testa di soldato che

liberamente della

numero per onde meco portarmeli

mi portano,

sei

come

si

rileva

per

ogni

e ciò per potermi

portare in Basilicata, non

sicurezza,

individuo

da

essendovi

la lettera ac-

clusa, che mi farà di nuovo tenere. Domani appena fatto giorno mi recherò in Valle San Martino, ove, dopo parlato con Mauro, la terrò in-

formato di tutto

(2).

Nel giornale della colonna Busàcca è detto, sotto la che una parte dei rivoltosi guidati dal Mauro fuggi per Saracena, Lungo e Fermo a Spezzano L'Andreotti, op. citata, pag. 378, indica varie ragioni che indussero il Mauro ad indietreggiare. (1)

data

lo luglio,

(2)

Dog. indicati,

n. 332,

esatta dei fatti è contenuta

pag. 458 nello

Una

narrazione

storico della colonna


207

Per sollevare

la Basilicata si stabiliva di inviare

colà anche

il

scriveva

30 giugno

mi

il

Petruccelli,

quale da Campotenese

il

al Delli

"

Franci:

Appena

sarò rimesso (era infermo) partirò per Basili-

cata, di

dove per corriere apposito colà inviato ho

ricevuto le più belle notizie su la pronta rivolta.

Non

aspetta che me.

si

Mi

si

domandano due

uf-

(essendovi a Potenza sei pezzi di artiglieria)

ficiali

ed un piccolo nucleo di calabri o

onde

siciliani

delle masse. Baste-

incominciare la reclutazione

rebbero cinquanta; potete disporne? Inviate Carducci

Il

maglio

con-

di

(1).

Carducci affrontando la costituire

un drappello

rosi ed intrepidi

difficile

impresa di

in provincia di Salerno

portare la rivolta

deva

agirebbe

Si

Cilento.

al

certo „

con

il

inten-

di cento uomini vigo-

nome

di

compagnia

della

morte, fregiandoli di una croce rossa sul petto e di altra simile nera su la parte superiore del braccio (2). Ma, o avesse di poi cambiato pensiero non avesse trovato a sufficienza compagni adatti

destro o

a r impresa, conduceva con se solo quindici individui, quasi tutti calabresi.

mobile del generale Lanza. Doc. indicati, pag. 662. A questa lettera avrebbe dovuto seguire nei documenti l'altra che vi era acclusa

pare. Forse

si

:

ma

invece

il

governo non

sarebbe trovata

la

la fece

stam-

spiegazione delle feroci

parole del Carducci! (1) Ivi, doc. 347, (2)

Sua

pag. 483.

lettera da

pag. 473.

Luugro

del 30

giugno

1848, ivi, N. 355,


208

Nel muovere da Lungro riferiva al generale Ri" Nel momento sono col piede alla staffa per partire per la valle di San Martino, ove giunto, cercherò di persuadere Mauro di mandare una forza botti:

di tre o quattrocento persone,

Morano per impedire

La

regi

i

come

vi erano, in

(1).

notte successiva comunicava al Ribotti dal

Gambuta che

Punto

di

tuto

regi

i

nella

nuncio di uno

sbarco

di

portato lo scioglimento e gli insorti di là

Lungresi

i

avevano bat-

valle di S. Martino, però l'an-

truppe a Sapri

del

aveva

campo a Mormanno

andavano a riunirsi con le altre (2). Soggiungeva il Carducci

colonne a Spezzano che,

comunque giunto

scioglieva

il

derlo a restare colà

H

momento

nel

campo, pure

era

in cui

il

Mauro

riuscito a persua-

(3).

Ribotti, fidente nell' azione del Carducci, gli

scriveva da Spezzano Albanese a Campotenese

annunciandogli

1° luglio

l'

il

invio di munizioni e di

denaro e raccomandandogli di sostenersi vigorosamente in Campotenese (4). Ma già era avvenuto

sbandamento delle masse in quella posizione Carducci ne ragguagliava subito il generale con lo

;

il

la

seguente lettera del 1° luglio: "

Ho

atteso in

sicuro che Ella all'ultima

(1)

Sua

mia

Lungro

l'intera giornata di oggi,

sarebbe compiaciuto rispondere con la quale la ponevo a giorno

si

lettera da

Lungro

del 30

giugno 1848, N. 355,

pag. 483. (2-3) Ivi, doc. (4) Ivi,

N. 356, pag. 485.

doc. 362, pag. 493.

4


209 dell'ultima rapata (1) fatta dalle truppe di

tenese senza capi e senza disciplina, in difficilmente

domani

il

si

potrà

attivo,

si

porterà da

De Simone, uomo

gui-

lei

di coraggio ed

che io per considerarlo l'ho nominato com-

missario civile e tenente colonnello

questo

tite

che

che

più riunire la gente:

resto qui riunita

data dal giovane

Campo-

modo

sommo

uomo

;

replico

:

sen-

dacché è uomo di sostenervi, dacché

e fidateci,

valore. Cercate

spero con la massa aiutare di molto

il

di io

vostro mo-

vimento. Agite da voi solo, non sentite nessuno

ed

al certo vincerete „

Ribotti "

(2).

2 luglio da Lungro scriveva

Il

Se

di

nuovo

al

:

io avessi

potuto persuadere le masse a re-

stare nella valle di

San Martino, ove con 50 uo-

mini mi era compromesso di custodire quel passaggio, r assicuro che tale importante posizione non si troverebbe ora in braccio ai regi. Questi hanno ora comunicazione con le truppe stanzionate in Rotonda, Mormanno ed in Castrovillari, ed hanno aggiunto ai due pìccoli cannoni di Castrovillari altri due di Rotonda. " Le masse anzidette sono decimate di due terzi e comandate da un commissario poeta, generale che non ha mai conosciuto l'arte della gueixa e nello stesso tempo di un timore senza pari. Egli praticò nella circostanza quello che

altra

volta fece in

Spezzano e che l'egregio comitato di Cosenza non

(1)

Parola dialettale che indica uu grave

(2) Ivi, doc. 364, 14

pag. 495.

eri'ore.


210

seppe rimediare a tempo. Io intanto parto per la mia missione e son certo di avere dei buoni ri-

ne attenderà i ragguagli „ (1). il Carducci spediva da Verbicaro

sultati, e

n una

3 luglio

circolare a

i

insorti invitandoli

tadine nel

campo

comitati circondariali dei paesi

ad inviare tutte dei Ribotti

le

guardie

cit-

(2).

AiTivava a mezzodì dello stesso giorno a la spiaggia di Scalea, ove fu ospite in

cognato

Saporito,

più

fidi

di

una

villa di

Giuseppe

Raffaele Ginnari, uno dei

dei suoi compagni.

La mattina

successiva

passava nel comune di Aieta accolto lietamente dal suo amico Ferdinando

De Paola

(3).

Disceso ala marina di Praia, noleggiò una barca per Sapri, dando incarico a due dei suoi seguaci,

Pasquale Bifano di Torraca e Andrea Lotito, di condurre colà per terra due cavalli (4) sotto la guida di un naturale del luogo pratico della contrada,

un

certo Pasquale Sarrubbi di Aieta.

Ho dovuto accomodare il penon è regolare per errori occorsi nella stamj>a del documento. (1) Ivi,

N. 370, pag. 500.

riodo, che

N. 373, pag. 508. Processo Carducci, rapporto dell'istruttore Juliaui del 12 marzo 1849, voi. 2", parte 2*. La stessa via del Carducci faceva nel 1860, con ben diversa fortuna, Giu(2) Ivi,

(3-4)

seppe Garibaldi.


^]PI>E1STI3ICE

Elenco delle opere

1.

Matteo De Augustinis.

di

Considerazioni economiche sulle solenni esposizioni

delle

arti e

delle

industrie

esposizione napoletana delVanno scolo) 2.

jSTapoli,

Alcuni pensieri

sulla

e

1836 (opu-

tipografia di E. Manzi, 1836.

intorno

ad una misura

pi'hUica utilità (opuscolo)

— Napoli,

di

agosto

1833, seconda edizione. 3.

Aìicora alcune idee sidla quistione del libero e del disciplinato

commercio

delle

nazioni

(di-

scorso). 4.

Della proprietà letteraria fini (opuscolo)

5.

Della natura

— 6.

Il

e dei

suoi giusti con-

Napoli. (opuscolo)

e dell' uffizio delle leggi

Napoli.

Tavoliere

di

Puglia

esaminato

nelle

sue

leggi costitutive e nel rapporto dell'affranca-

zione ed alienazione 7.

Del

poli, tipografia

u*

delle

terre

gelso e della seta per gli Italiani

Manzi, gennaio 1833.

Napoli.

Na-


212 8.

Intorno

alle

presenti condizioni della bella

teratura in Italia ed al

modo come

rarle (articolo estratto dal

derno XLIII)

incompiata)

qua-

Progresso,

Napoli.

Economia

9. Istituzioni di

let-

miglio-

Sociale (opera rimasta

Napoli,

tipografia Porcelli,

1837.

10.

Elementi di economia

Italia,

1843.

11.

Trattato delle servitù fondiarie, seguito

dalla

traduzione

sociale

del Trattato del

sig.

P. Lepage

intorno alla procedura dei giudizi che ne de-

rivano applicato

12.

1-4.

leggi e

1833.

Napoli, 1833. Dei Porti Franchi Napoli, 1843. Catechismo di economia sociale

15. Corso

di

nomia poli,

16.

nostre

attuali

di

Napoli, 13.

alle

Giuseppe Marinelli Napoli, tipografìa Porcelli, 1830, volumi due. Condizioni economiche iel Regyio di Napoli regolamenti

La

revisione critica

al

"

Corso

di Pellegrino Rossi

politica „

di

eco-

Na-

1844.

Valle del Liri

e

le

sue industrie (memoria

negli Atti dell'Accademia pontaniana). 17. Sul lento progresso dell' agricoltura e della popo-

lazione yresso di noi. 18.

Su

la

natura

lettere,

19.

e

su

gli effetti della

moralità nelle

scienze edarti.

Sul pauperismo in Europa

e

sui provvedimenti

tendenti a sradicarlo. 20. Considerazioni su gli studi e sul sapere della Sicilia citeriore dal

ISSI

al 1847.


213

Documenti. lo

COMANDO GENERALE DELLE TRUPPE IN MASSA

DELLA INDIPENDENZA ITALIANA N. 22

Pisciotta, 27

Big.

genuaio 1848,

Comandante,

Trovo positivamente punibile la sua oscitanza nel non avermi dato conoscenza delle sue operazioni sin dal giorno che ci dividemmo da Vallo. Voglio augurarmi che le mie disposizioni siano state da Lei eseguite, cioè di avere fatto in G-ioi fucilare quel giudice regio, il sindaco di Salella ed urbano di Cicerale, giusta le mie il comandante prescrizioni, e di porre a sacco ed a fuoco Ogliastro e Prignano, cioè tutte quelle famiglie le quali ab-

biano favoreggiato

causa regia.

la

Sono certo ancora che si

le

si

sarà portato ad oc-

che se poi non

ha fatto, porrà subito in movimento seco portando tutte sue forze disponibili, non toccando però le sue

cupare Castellabate

:

lo

guarnigioni stabilite in Monteforte, Gioi,

Monte

ed Ogliastro. Disporrà intanto che il comandante Ferrara si unisca alle sue poche forze per raggiungere Castellabate, ove terrà anche le stesse norme precisatele per Ogliastro e

Pngnano.


214

L'esorto a non risparmiare sangue e far dena,ro se vuole vedere progredita la nostra causa.

Sarà compiacente accusarmi ricezione della presente,

denotandomi

lo stato positivo delle Il

commidante

in

sue forze. capo

COSTABILE CaBDUCCI

(1).

Al comandante Pavone del Circondario di Gioì.

n. A.

S. E.

IL

Ministro dell'Interno.

come amanti della libertà, hanno tanto tempo sofferto, sono egualmente amanti dell'ordine, e però non possono sopportare oggimai l'apatia degli impiegati e l'anarchia in che vannosi mettendo alcuni coI cittadini cilentani,

pel cui conseguimento

muni

del Cilento. Perciò

si

fanno rappresentare

da una deputazione per venirle esponendo dei tristi e per ottenere in conseguenza mezzi

fatti effi-

cacissimi e pronti di garenzia delle persone e delle proprietà. I

comuni

di

Serramezzana, Fornelli ed Ortodo-

nico nel circondario di Castellabate, nido antico di ladii e facinorosi, animati ora

non

(1)

si

da l'impunità perchè possono cogliere in flagrante, gente perduta

Solo la firma è di cai-attere del Carducci. Archivio

iH Salerno, n. 94. R. E.. Voi

1°.


2i5

e

spinta dalla miseria figlia

gordo,

del ba-

e

vanno vagabondi depredando

notte

in

dell'ozio

riuniscono in piccole comitive e di giorno

si

le

case

campestri, sequestrano persone, intercettando cosĂŹ il

commercio, ricattano

gli assenti presi in

loro famiglie. Molti proprietarii

delle

scono altrove,

altri

vera gente risente Il

non escono

si

seno

trasferi-

di casa e la po-

gli effetti della miseria.

6 aprile venti facinorosi, nascostisi nella cap-

camposanto di Laureana, sorpresero l'arciprete di Matonti mentre celebrava la messa nella pella del

sua parrocchia e quindi strappategli la vesti sacre si

Il

dettero a trascinarlo verso la

montagna

di

Rocca.

sacrestano suonò le campane. Gli abitanti inse-

guirono

i

ladri,

colpi di fucile.

La G. un capo;

N., il

i

La

quali uccisero Q-.

il

N. arrestò

prete con due

gli aggressori.

sempre zelante, manca di armi

e di

circondario di Torchiara è senza giu-

Dimandiamo che si V intendente, che si provvegga per il giudice a Torchiara, che ei nomini il comandante dice regio e senza supplente.

destini subito

del battaglione della G. N., che

si

disarmino Ser-

ramezzana. Fornelli ed Ortodonico e e

si

mandino Dal

Arcip.

sorveglino

si

nel Cilento delle truppe.

Cilento, 15 aprile 1848.

Filippo Patella, Pasquale de Stefano,

Filippo Vitaliano, Andrea

De

Ciutis.

Seguono molti altri nomi, tra cui stinis, Pavone, Magnoni e moltissimi

i

De Ago-

altri.


li

in

HI.

Mio

Amo

caro Stefano,

che tutte

le

forze mobili del distretto di

Vallo, in caso di riunirsi, dipendessero dai tuoi or-

dini ed è perciò che

ti

prego scrivere a

tutti gli

amo

amici. Desidero l'ordine ed è perciò che

ti

ponessi in una tal quale dignità armata e sorvegliassi tutti quei

e

come

luoghi che potrai credere sospetti,

tra questi credo vi fosse Piaggine, cosi te

la sentirai col sig.

barone Valente di Laurino, per

avere quelle notizie che faranno bisogno. Sono tuoi comandi,

mi

ti

raccomando

la

cosa

dico abbracciandoti

maggio

Napoli, 12

1848.

Tuo

affino

amico

Caeducci.

Al

sig.

Stefano Passero,

capitano della Guardia Nazionale molile di

Vallo.

Fine

dei, vol.

I.

ai

pubblica e


IISTDICE

Prefazione Capitolo

I.

Il Cohiitato liberale

di XcqMli

Pag-

iv

...

1

regno di Ferdinando II Borbone a Napoli - Una cospirazione fantastica nel 1837 - Arresto di Carlo Poerio, di Bozzelli e di Matteo De Augustinis - Assoluzione degli imputati - Pensieri ed intendimenti di essi II. Formazione di comitati in Napoli e nelle provinole - Tumulti di Aquila nel 1841 - Vigilanza della polizia sul Poerio od i III. Pratiche con i liberali siciliani - Condisuoi amici zioni poste da questi - Adunanza dei rappresentanti dei comitati nel 1812 - Parole del Bozzelli - Trattative con le altre provincie italiane - Dissidi con la Giovane Italia - Si I.

I primi anni del

un programma comune — IV. Iloti a Bologna e Marche - Morte di Giuseppe Poerio - La polizia corrompe un familiare della casa di lui - Kivelazioni del destabilisce

nelle

latore - Sorpresa e scoraggiamento nelle provincie

— V. Il

comitato di Cosenza delibera la rivolta - Equivoci insorti Movimento in Cosenza nel 15 marzo ISii VI. Adunanza indetta a Capodim.onte - Imprigionamento dei capi della parte liberale in Napoli - Loro sofferenze in Castel S. Elm^o -

iliseria delle famiglie di alcuni di essi -

spinte - Liberazione degli imputati

Offerte reali re-

VII.

Nuove speranze

dei liberali - Congresso degli scienziati in Napoli - Malattia

morte del De Augustinis - Onorata povertà della sua fa— Vili. Entusiasmo per le riforme concesse dal nuovo pontefice - Segrete riunioni in nn gabinetto di lettura- Pubblicazione della protesta del Settembrini — IX. Insurrezione di Reggio e di Messina - Nuova incarcerazione del Poerio e del D'Ayala — X. Cospirazione nel carcere e

miglia


Colloquio del Poerio il

Comitato

e del Crispi

Complete intelligenze con

-

di Palernao per la rivolta - Difficoltà nelle Pro-

vincie - Liberazione del D'Ayala.

Capitolo

II.

La sommossa

del Cilento

L

nel gen-

Pag.

naio

ad iniziare la rivolta Aspetto della contrada - Cenno delle sue vicende - Rosee relazioni delle autorità locali - Il governo vi invia una colonna mobile II. Piano della sommossa - Il comitato manda nel Cilento Antonio Leipnecher DI. Notizia in Napoli della rivoluzione di Palermo - Riunione del comitato di Napoli - Invio a Salerno di Giuseppe Belli - I capi della parte liberale nella provincia di Salerno - Ritomo della colonna Gaeta nella provincia IV. Hovimeuto a Castellabate - Conflitto con II

Cilento

si offre

gendarmi - I liberali del circondario si riuniscono a Perditumo e quindi marciano per la Pantana — V. Insurrezione del Circondario di Pollica - Partenza della colonna Vinciprova - Altre bande si riuniscono a Casalicchio - Uccisione del capo urbano De Feo - H Leipnecher procede su Vallo Imboscata dei gendarmi a Pattano — VI. Costabile Carducci a Torchiara - Raccolta di masse armate a S. Antuono Sequestro di somme nello pubbliche casse - Guasto delle

i

scafe al Sele ed al Ciilore - Gli insorti

si diriggono a la Mazziotti - Occupazione del villaggio di Sala di Gioi - Fucilazione di Rosario Rizzo Vm, Le colonne riunite giungono a Vallo - Spavento delle autorità locali - Formazione di un governo provvisorio rX. La colonna Vinciprova - Occupazione di varii giunti nel Vallo di S. Angolo - Ingiunzioni del Vinciprova al sindaco di Corleto - La colonna retrocede a Laurino X. Agitazione dei funzionarli della provincia - Invio di un piroscafo con truppa a Castellabate - Ripristino del passaggio sul Sele - Timori di sedizione a Salerno - Disarmo a Castellabate - La truppa ripiega su Ogliastro - Preoccupazioni dell'intendente - 11 governo manda nel Cilento il colonnello Lahalle - Sgomento del sottointendente di Sala — XI. Proclama del Carducci - Ripartizione delle masse in varie colonne - La colonna Ferrara parte per Stella Cilento — La colonna Pavone per il circondario di Gioi - Compito della terza colonna XII. Il Carducci occupa Ceraso ed Asce» - Arresto did capi urbani - Fucilazione a Pisciotta del barone Maresca XIII. Ingresso in Centola - Spavento del vescovo di Policastro - Faga di lui e del capo urbano Pecorelli - Entrata degli insorti a Vibonati- Fuga del prete Peluso XIV. Movimento a Montecorviuo - G. B. Riccio e

Pantana

VII. Si attende colà

il

Domenico Bruno

- Occupazione del villaggio di Santa Te-

59


219 eia

-

velia

un convento - La rivolta a Qiffoni ed a BoXV. Entusiasmo in Napoli per i moti del Cilento -

Sosta in

Destituzione del Del Carretto - Dimostrazioni e petizioni per lo Statuto - Atto sovrano del 29 gennaio - Dimostrazioni di festa a Salerno - Aggressione di soldati contro i dimostranti - Indulto a favore degli insorti XVI. I regi assaltano Laurino - Fuga dei rivoltosi - Massacro di alcuni

prigionieri XVII. La notizia della costituzione a Montecorvino ed a Sofrano - Carducci va a Sanza - Suo ritomo a Vallo - Ovazioni in Salerno a i capi del movim.ento - Banchetto in Napoli - Entusiasmo del nuovo intendente - Suo manifesto a i cittadini - Kisposta di Carmine Kuotolo - Liberazione di detenuti politici - Formazione della guardia nazionale in Salerno.

Capitolo

III.

Da

Vatto sovrano al lo

maggio Pag. 126

Diòordini nel CUento - Usurpazioni di terre comunali Devastazioni di boschi - Atroci delitti IL Partenza di volontari napoletani per la guerra lombarda - Invio di truppe regolari - Combattimenti contro gli Austriaci III. Elezione dei deputati nella provincia di Salerno - Nomine di pari - Alti uffici concessi a cittadini di quella provincia IV. Preparativi per una nuova insurrezione - Proclami per la costituzione del 1820 - Emissarii in moto nel Salernitano I.

Luigi e Gaetano Capezzoli vanno ad agitare il Cilento - MiV. Preoccupazioni per chele Aletta al campo del Baccio l'apertura della Camera - Avvisi a le guardie nazionali VI. 11 15 maggio Proclami e disposizioni del Carducci La protesta dei deputati - Il Carducci ed i salernitani al largo della Carità, - Difeea della barricata a Monteoliveto ed a la strada dei Fiorentini - Arresti in massa - FucilaLe zioni nei fossati della darsena - Saccheggio delle case vittime della giornata - Gli ufficia,li De Saaget e Bellelli riVII. Eaccolta a Salerno di guardie cusano decorazioni nazionali e di cittadini per muovere su Napoli - Giovanni Avossa sconsiglia la partenza - Movimento delle guardie nazionali negli altri distretti della provincia - Provvedimenti VIIL Richiamo delle truppe inviate in Lomdel governo bardia - Dimostrazioni al generale Pepe in Bologna - Indisciplina delle truppe - Suicidio del generale Lahalle - La maggior parte della spedizione torna nel regno.

Capitolo IV. I.

Carducci in Calabria

Riunione di deputati a Yaìbergo

di sollevare le provinole - Rifugio

navi francesi sepije Del Re

-

di Oinecra - Si delibera

di molti deputati sa le Carteggio tra il Carducci e suo cognato GiuIL La parte liberale temperata è contraria

168


220 a nuove sommosse - Consigli del D'Avossa al Carducci - 11 Lamberti va in provincia di Salerno per preparare il movijnento - Approdo di deputati a Malta ed a Civitavecchia III. H deputato Ricciardi convoca i colleglli a Cosenza — Form.azione in questa città di un governo provvisorio -

La

Sicilia

manda

aiuti ai calabresi - Il Carducci

si

unisce

a la spedizione - Sbarco di essa a Paola - Lettera del Carducci al Ricciardi - IV. Formazione di comitati a Vallo ed

a Sala - Adiinanze segrete per l'occupazione del ponte di Campestrino V. Il Circolo lucano - Federazione delle Provincie - Riunione della Dieta provinciale a Potenza - ProVI. Partenza di una colonna moclama del Petruccelli bile per le Calabrie - Il comandante della colonna riceve avviso cbe masse di insorti si riuniscono a Campestrino Mancate promesse del D'Errico - La colonna arriva a Polla VII. Riunione dei delegati delle pro%ànoie federate a Potenza - I delegati di Salerno - Aspre censure a la condotta Vili. Carducci 8 del D'Errico - Lettera del Carducci Si>ezzano - Ripiega a Campotenese - Gli si affida il comando della quarta brigata - Scontro vittorioso degli insorti - Altro coniiitto a S. Elia - Encomi di vari scrittori al Carducci

IX. Sua missione nelle provincie di Salerno e di Basilicata - Lettere di lai al Ribotti - Arrivo a Scalea - Partenza per Sapri.

Appendice. gustinis

Documeiìtì

Elenco

delle opere

di Matteo

De AuPag.

2H 21B




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